bloody nightmare

di NinaBlueOceanAndSky
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** bloody nightmare ***
Capitolo 2: *** lost in my memories ***
Capitolo 3: *** the Memories of chaz ***
Capitolo 4: *** Secret ***
Capitolo 5: *** The Soldier ***



Capitolo 1
*** bloody nightmare ***



Un forte vento provocato da un violento temporale faceva sbattere i rami del faggio in giardino contro le finestre di camera mia facendomi perdere il sonno.

Da piccola vedevo quell'enorme albero come un rifugio,un luogo sicuro in cui ricercare protezione ma adesso assomigliava di più ad un orrendo mostro con braccia lunghe e venose pronte ad artigliarmi,facendomi sprofondare in un incubo senza fine.

Un fulmine improvviso mi fece sobbalzare e,col respiroaffannoso,cominciai a scrutarmi attorno inutilmente a causa dell'oscurità che mi avvolgeva.

Decisi di alzarmi dal letto,nel mentre tentai di sistemarmi i capelli lunghi e lisci, i quali mi erano rimasti appiccicati al collo per colpa del sudore freddo.
Mentre delle goccioline di sudore cominciarono a rigarmi le tempie come spilli appuntiti, mi accinsi a scendere le scale che portavano dalla mia camera al primo piano della casa:
percorsi il lungo corridoio fino a raggiungere il locale della cucina.
Una strana sensazione mi pervase,sentii il rumore di un cristallo infrangersi e,con il cuore in tumulto, corsi verso la direzione da cui proveniva il suono.

Proveniva dalla cucina;cercai l'interruttore della luce ma il temporale aveva causato un blackout facendo saltare la corrente.
Mi avvicinai lentamente nella speranza di non calpestare i probabili pezzi sparsi sul pavimento e, passo dopo passo,percepii una sostanza vischiosa e appiccicosa sotto i piedi nudi;disgustata da quell'orrenda sensazione
indietreggiai finché un lampo luminoso non illuminò il piano cottura mostrandomi una raccapricciante visione:
un ampio lenzuolo cremisi si estendeva sotto il corpo del mio povero fratello,ormai privo di vita.

Sembrò che il cuore stesse per esplodermi dal petto,il fiato mi mancò,riuscii a malapena ad indietreggiare contro al muro piastrellato della cucina fino ad accasciar mici contro.

-n-non può essere vero!Si può sapere che diavolo è successo?!!-

gridai in preda al terrore e lo shock continuando a fissare nel buio
il cadavere di mio fratello.
"è ...un incubo!!"

pensai spaventata tra me e me.

All'improvviso da dietro la porta, una mano mi afferrò la spalla facendomi trasalire dal terrore.

-Ti ho trovato finalmente. Ma che?!-

Chaz osservò sconvolto quello che doveva essere prima mio fratello;nonostante fosse rimasto shockato quanto me rimase freddo e impassibile senza scomporsi. Magari avessi avuto il suo coraggio e la sua fermezza,almeno adesso non sarei così distrutta.

Nel sentire la sua voce mi tranquillizzai un poco ma quel suo tono preoccupato non preannunciava un bel esito.

Voltai il viso verso di lui facendo incrociare i suoi occhi castano chiaro con i miei.

-Mio dio,Audry stai bene?!Riesci a rialzarti?-

mi chiese accovacciandosi accanto a me tirandomi su per le spalle

-C-Credo di si...ma... chi può essere stato a fare ciò?-

gli domandai a fatica facendomi avvolgere dalle sue forti braccia.

-Non lo so ma,chiunque o qualunque cosa sia stato di sicuro non aveva solo intenzione di uccidere tuo fratello.

Per ora dobbiamo trovare un altro rifugio più sicuro,questo luogo non è più protetto ormai-

Lasciare mio fratello,la nostra casa dio ero ancora troppo angosciata e shockata per razionalizzare tutto quello che era appena successo.

Le mani di Chaz cominciarono ad accarezzarmi le braccia per confortarmi.

Uscimmo dalla cucina e uscimmo di corsa dalla porta d'ingresso:
il temporale non voleva saperne di smettere,a stento riuscivamo arimanere in piedi a causa della bufera che minacciava di scaraventarci a terra,tutta la città era minacciata dalla tempesta.

Uno scenario infernale faceva da sfondo al centro abitato:vi era sangue ovunque per le strade;
la pioggia stava lavando via tutto il liquido rosso vivo come quando si pulisce una chiazza di fango sul pavimento

Mentre Chaz riparava entrambi col proprio impermeabile dall'acquazzone mi rassicurò dicendomi

-troveremo una via d'uscita.-

Me lo disse fissandomi intensamente negli occhi:era l'unica oramai di cui mi fidavo.

Pensai se questo incubo insanguinato fosse soltanto tale o che fosse solamente l'inizio di una realtà
mostruosa senza fine.

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Capitolo 2
*** lost in my memories ***


Continuando a camminare,ci allontanammo sempre di più dalla mia abitazione,ormai tomba del mio amato fratello. La tempesta finalmente si era placata ma il cielo era ancora oscurato dalle grigie e nere nubi;non riuscivamo a scorgere nulla attorno a noi a causa della fitta oscurità che ci circondava. Chaz non mi aveva mollato nemmeno per un secondo,era rimasto al mio fianco per tutto il tempo stringendomi la mano per rassicurarmi. O forse per rassicurasi a sua volta? Continuavo a pensare a come era potuto succedere tutto ciò;e poi perché proprio a noi?I ricordi del passato si stavano facendo sempre più vividi e assieme ad essi si aggiungevano i sensi di colpa;se io non fossi nata la mamma e Joe sarebbero ancora qui con me. Ricordai anche di come Joe,il mio adorato fratellone,amasse occuparsi della sua officina:la sua passione era sempre stata quella delle auto in particolar modo quelle d'epoca. Un sorriso lieve riaffiorò sul mio viso ripensando ad un episodio accaduto pochi anni fa:per il mio sedicesimo compleanno Joe voleva a tutti i costi farmi un bel regalo e così,quella sera stessa,mi ritrovai sotto casa una bellissima spider rosso fiammante del '69. Joe ci aveva impiegato delle settimane per ripararla del tutto e dovevo ammettere che il risultato era stato davvero eccellente. Dio se mi mancava. Era stato la mia unica e vera famiglia,aveva dovuto non solo farmi da fratello ma anche da padre;papà,o meglio John,era scappato di casa dopo che mia madre era morta dandomi alla luce,abbandonando suo figlio appena adolescente e una bimba appena nata. Mio fratello non lo perdonò mai di tale gesto,ogni istante sperava che fosse morto in modo da alleggerirsi un po' di più l'anima,sebbene lo cercasse in segreto a mia insaputa. Lo scoprì un giorno in cui doveva rimanere fino a sera tardi in officina,ero andata in cucina per bere qualcosa quando,ad un certo punto, avevo notato sul bancone in marmo dei documenti e delle foto su un certo John Calligun. Mio fratello non seppe mai dell'accaduto e perciò pensava di potermi lasciare all'oscuro della faccenda. O almeno così pensava…Ma mio fratello non fu l'unica persona importante che fece parte della mia triste vita. Quando andavo ancora alle medie,mio fratello conobbe Chaz un suo coetaneo per cui mi presi una grandissima cotta e che ancora adesso possiedo. La prima volta che lo vidi e lo conobbi fu quando Joe lo invitò a casa nostra;mio fratello lo considerava un genietto dell'informatica infatti era l'unico a scuola,sempre sotto testimonianza di mio fratello,a conoscere la password dell'archivio dei compiti in classe degli insegnanti. Nessuno lo scoprì mai e non per questo motivo oggi è diventato un eccellente programmatore informatico. Mentre io mi perdevo in questi tristi e deprimenti ricordi,Chaz continuò a sostenermi contro di sé:erano passate ormai ore da quando avevamo abbandonato casa mia e il centro cittadino. Ero davvero stanca e l'unico pensiero che avevo in mente in quel momento era solo di accasciarmi al suolo e gettarmi tra le braccia di Morfeo..

Su coraggio Audry,non devi mollare ok?.Continuiamo a camminare non manca molto.

Ma…si può sapere dove mi stai portando?

chiesi con voce fiacca e debole.

Te l'ho detto piccola in un posto sicuro..

il suono della sua dolce voce mi scaldò il cuore e mi diede una motivazione in più per continuare quel cammino infinito e senza meta.

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Capitolo 3
*** the Memories of chaz ***


La pioggia stava diventando insopportabile,Audrey era stremata e la
mia giacca non avrebbe riparato entrambi ancora per molto.
-Cristo c'è ancora del sangue sulla strada-pensai osservando l'asfalto
sanguinolento.
Quelle creature avevano rovinato la vita di miliardi di persone,e tra
quelle vi era anche la mia…Audrey tremava come una foglia contro di me
ma nonostante la stanchezza e lo shock proseguimmo il nostro percorso
verso la salvezza.
Possibile che non esistesse una cura per annientare quei figli di
puttana?Sean,carissimo amico nonché nostro medico di famiglia,mi aveva
accennato ad una sorta di vaccino contro il virus ormai in circolo. Mi
raccontò dei vari esperimenti che una nota casa farmaceutica aveva
apportato su soggetti umani "consenzienti". Ahaha si certo proprio
"consenzienti. Ovviamente il tutto venne tenuto all'oscuro dal Governo
finché un infiltrato della stampa locale di Washington non scoprì il
macabro e oscuro segreto portando alla luce lo scandalo sulle
mutazioni genetiche. Sean non collaborò mai coi suddetti membri della
società;nonostante gli avessero spiattellato sotto il naso il
contratto non firmò mai e così si ritrovò perseguitato dalla CIA come
un terrorista. Mi ricordo ancora,dopo che avvenne il fatto,
dell'episodio che Sean aveva assistito a pochi giorni fa:mi disse che
stava rientrando a casa quando uno di quei mostri aveva cercato di
attaccarlo;sul momento non era riuscito a reagire e nemmeno ad
estrarre la pistola che portava sempre con sé quando in un attimo un
piccolo regime di soldati erano riusciti a sparare all'essere un
sedativo per poi dileguarsi con esso a bordo di un camioncino blindato
nero verso il buoi totale. Ogni singolo ricordo rivenne alla mente;mi
ricordo di quando mio padre quando tornava a casa,nonostante avesse
avuto una giornata stressante nel suo studio legale,mi regalava sempre
un bel sorriso e giocava sempre con gioia con me,anche mia madre la
ricordo bene,dio quanto era bella:i suoi lunghi,lisci capelli biondi e
il suo sorriso mi riempivano sempre il cuore di pace e serenità. La
nascita di mia sorella portò ancora più allegria nella
nostra vita. Sfortunatamente,dopo lo scandalo dell'azienda
farmaceutica e degli esperimenti attuati su esseri umani la mia vita
si frantumò in mille pezzi. I giornali e le televisioni non fecero che
parlare per giorni e giorni se non di questo fenomeno e avvertirono
alle persone di blindarsi in casa e di non uscire ad ore tarde della
giornata. Per un certo periodo,smisero di assillare la gente con
questo brutto avvenimento. Sperammo che fosse tutto finito
ma a quanto pare ci stavamo illudendo o meglio mi stavo illudendo
troppo facilmente.
Il giorno del tredicesimo compleanno di Ashley,decidemmo di fare un
campeggio tutti quanti assieme. Mi ritorna alla mente lo splendido
panorama di montagna,del lago in cui io e la mia sorellina ci
tuffavamo e ci divertivamo assieme e anche del bosco…già il bosco. Una
sera,Ashley mi sfidò a passare una notte intera nel bosco;all'inizio
le dissi che era fin troppo pericoloso ma quando iniziò a darmi del
fifone il mio orgoglio prese il soppravvento,soffocando così il mio
buonsenso.
Non ricordo quanto fosse passato ma,dopo aver camminato nell'oscurità
a lungo con l'aiuto di una misera torcia elettrica mezza
scassata,riuscimmo a trovare un posticino tranquillo. In quel
momento,un corpo nero sbucò dal fogliame fitto saltando addosso a mia
sorella. L'ultimo barlume di ricordo che mi è rimasto ancora impresso
nella memoria è il corpo esanime,pieno di ferite e squarci sul corpo
della mia sorellina e quell'essere nero che,dopo aver concluso il suo
laudo pasto,se ne andò per sempre via dalla mia vista. Alle prime luci
dell'alba,riuscii a rientrare al campeggio ma lo scenario macabro di
fronte a me era ancora più spaventoso di quello che avevo assistito
poche ore fa:la tenda dei miei genitori era completamente distrutta,i
loro corpi erano riversi sul terreno e solo un'enorme pozza di sangue
dava un tocco di colore a quel quadro mostruoso. Quell'episodio non
riuscii più a togliermelo dalla testa e me lo portai appresso fino
alle superiori dove incontrai Joe una persona davvero fantastica. Un
ragazzo che mi cambiò totalmente la vita. Nonostante avessimo
instaurato un rapporto fraterno, non ebbi mai il coraggio di narrargli
del mio
traumatico incidente;gli raccontai solo della mia famiglia,mentendo
spudoratamente sulla loro morte;gli dissi che erano morti in un
incidente d'auto e mia sorella era morta di cancro pochi anni fa. Fu
l'unico a comprendere davvero ciò che stavo passando dato che anche
lui aveva perso sua madre da piccolo e suo padre era un bastardo di
prima categoria che aveva abbandonato sia lui che la sua sorellina
Audrey,non
presentandosi mai più. Prima che morisse per mano di quegli orribili
esseri,mi parlò del suo piano nel ricercare suo padre;per un colpo di
fortuna Sean,il caro vecchio Sean,era anche stato amico e collega di
lavoro del padre di Joe. Sia lui che suo padre conoscevano la cura
contro la mutazione. Da quel che seppi da Sean,il padre di Joe era
scomparso nel nulla mentre lui,prima di rifugiarsi a Washington,mi
aveva parlato di una colonia di sopravvissuti nella East Coast. Così,
dopo avermi donato una magnum a lui cara in modo da potermi
difendermi,partì spedito verso la costa orientale americana dicendo di
raggiungerlo solo in caso in cui avessi trovato altri sopravvisuti
nelle vicinanze.
La voce di Audrey mi riportò alla realtà,facendomi dimenticare gli
oscuri demoni del mio passato.
-Chaz laggiù ci deve essere una casa,forse se provassimo a chiedere
aiuto potrebbero darci una mano non credi?-mi chiese speranzosa
indicandomi a stento la casetta dal tetto blu scuro.
-Certo andiamo- le dissi sorridendo e stringendola ancora più forte a
me in modo da non farla crollare al suolo. Senza aggiungere altro ci
dirigemmo verso la casetta.
Giunti davanti alla piccola porta in legno,bussai con decisione nella
speranza che Dio avesse ancora un po' di pietà e misericordia per noi
facendoci trovare qualcuno al di là di quella maledettissima asse di
legno.

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Capitolo 4
*** Secret ***


pov Audrey

Con qualche incertezza,Chaz ed io decidemmo lo stesso di passare la notte in quella tetra e sinistra casa.
Senza separarmi dalla salda stretta di Chaz varcammo assieme il piccolo cancello cigolante in legno bianco. Attraversammo una piccola stradina di mattonelle in cemento fino a raggiungere l'ingresso caratterizzato da una piccola scalinata in marmo ormai rovinato a causa del tempo.
Per un attimo ci rivolgemmo uno sguardo l'un l'altro
-Audrey ne sei sicura?Non sappiamo neanche se…-
-Chaz sono sfinita e non credo che continuando a camminare troveremo un altro riparo.-
-Si scusami hai ragione, e poi oramai è tardi per proseguire il cammino. Su avanti ti aiuto.-mi sostenne per un fianco in modo tale che potessi avere più facilità nei movimenti.
Salimmo le tre sporche e consumate scale e Chaz bussò alla porta.
-Ehy c'è nessuno?Siamo due ragazzi che hanno bisogno di ospitalità per la notte-gridò. Silenzio. Chaz picchiò forte ancora una volta alla porta ma invano. Prima che perdesse le speranze, mi ci appoggiai contro un attimo scoprendo con gioia che era aperta. Con esitazione decidemmo di entrare in modo da esplorare l'abitazione e cercare di capire se non vi fosse davvero qualcuno all'interno di essa.
L'interno della casa rispecchiava esattamente l'aspetto austero e vissuto dell'esterno:varcata la soglia d'ingresso vi era un piccolo antro alla cui sinistra stava una rampa di scale che portavano,si presumeva, al primo piano;dall'altra parte dell'antro poco distante dalla stessa rampa, si arrivava ad un immenso salone ornato solo da ampie finestre con pesanti e scure tende. Non essendoci porte che dividessero i singoli abitacoli,si poteva scorgere di fronte alla stanza del salone la cucina,o ciò che avrebbe dovuto essere a giudicare da un forno davvero grande che ricordava il forno della strega di Hansel e Gretel e un piccolo tavolo circolare in legno circondato da due sedie mangiate dai tarli. Il piano cottura era posto all'angolo della stanza e formava una grande elle mentre sospesa e appesa alla parete stava la credenza i legno e vetrate colorate.
Chaz mi posò su un divanetto scolorito che doveva risalire all'incirca al novecento mentre lui con circospezione si guardava attorno camminando avanti e indietro per l'antro facendo scricchiolare il vecchio parquet.
-Dio sembra la scena di un film horror. Qui non c'è proprio nessuno.-
-Chissà dove sono i proprietari e se per caso…-
-No Audrey non dirlo neanche per scherzo!-mi urlò sconvolto Chaz. Non lo avevo mai visto con uno sguardo così…terrorizzato. Sì era decisamente terrorizzato ma da cosa?
Si allontanò di nuovo in modo tale da poter trovare qualche oggetto o sostanza commestibile che ci permettesse di sopravvivere almeno per quella notte.
-Diamine si sono portati via tutto. Non è rimasto decisamente niente-stavo per svenire ma decisi di farmi forza e cercare di non essergli di peso così mi limitai a sorridergli e gli dissi
-Grazie Chaz per tutto quello che hai fatto per me e mio fratello,be' soprattutto per mio fratello.-
-Oh Audrey- mi abbracciò stretta a sé. Il suo profumo mi inebriò così tanto da rilassarmi;chiusi un attimo gli occhi e mi concentrai solo su quel magnifico aroma che proveniva dalla sua pelle.
-Senti forse è rimasto ancora del cibo che magari si sono dimenticati,torno di nuovo a controllare.-così dicendo scomparve in cucina alla ricerca di qualche alimento da mettere sotto i denti.
La stanchezza mi stava assalendo e non avrei tenuto gli occhi aperti ancora per molto. Con coraggio e tanta forza di volontà, cercai di rimanere sveglia;per distrarmi cominciai a guardarmi attorno spaesata e allo stesso tempo incuriosita di tutta quella desolazione che regnava la casa. Avevo nella testa mille domande a cui non riuscivo a trovare nessuna riposta. All'improvviso, girai la testa verso la cucina e vidi Chaz aprire delle ante della credenza. Non riuscivo a scorgerlo bene poiché era girato di schiena, vidi solamente la sua figura rimanere immobile un istante che mi sembrò eterno. Che cosa aveva attirato la sua attenzione tanto da farlo rimanere in così immobile e concentrato su di essa? Con uno sforzo immane,mi alzai cautamente dal divanetto e andai in cucina per vedere ciò che aveva trovato Chaz. Vidi solamente prendere l'"oggetto" del suo interesse in mano, era bianco e sottile ma non capii cosa fosse esattamente. Appena cercai di sfiorarli una spalla per farlo voltare e capire quale fosse l'oggetto che aveva in mano, Chaz mi anticipò voltandosi ancor prima che lo chiamassi o che capisse che fossi alle sue spalle.
-Ah Audrey eccoti,guarda sono riuscito a trovare cibo-lo pronunciò con una voce d uomo delle caverne mostrandomi un vasetto di burro d'arachidi e un panetto già scartato di pan carré.
-Ehy cos'hai?Stai male per caso?-
-Ah no no,sto bene è solo…ah non importa mangiamo ho lo stomaco che reclama cibo.-dissi facendogli il verso.
Ritornammo nella sala e ci mettemmo a mangiare i nostri panini sul piccolo divanetto. Fuori di casa la tempesta imperversava ancora imperterrita e l'umidità all'interno dell'abitazione era davvero opprimente. Stavo letteralmente congelando. Solo dopo pochi minuti ci accorgemmo dell'esistenza di un bel caminetto a fianco del divanetto. Era rimasta poca legna ma sarebbe bastata comunque per riscaldarci un po'. Chaz si avvicinò alla cesta,prese quattro tronchetti e li gettò all'interno del camino. Con la fortuna che Chaz fumava, prese dal taschino dei jeans il suo accendino e,dopo alcuni tentativi, accese il fuoco. Rimasi con lo sguardo fisso sul fuocherello, non mi accorsi nemmeno che Chaz era tornato a sedersi accanto a me. Quando mi ripresi dallo stato di trans temporaneo dovuto alla stanchezza, il mio sguardo si posò sulla parete. Rimasi pietrificata vedendo il quadro che era appeso al di sopra del caminetto. Sgranai gli occhi dalla confusione e dalla paura
-Oh mio dio-
-Cosa hai Audrey?-mi disse preoccupato allacciando un braccio attorno alle mie spalle
-La donna del quadro.-
-Chi è?è una persona che conosci?-
-Si che conoscevo.-
-Mi dispiace.-
-Già era mia madre.-dissi a mezza voce. Ero rimasta così sconvolta da quella tragica rivelazione che non riuscii più a riprendermi. Ero confusa e spaventata al tempo stesso. Ma dove diavolo eravamo finiti? Che fosse l'inferno?Probabile dato che l'atmosfera che ci circondava era simile.
La mamma era sempre stata una bellissima donna;nel quadro era rappresentata con un magnifico sorriso mentre sulle spalle gli ricadevano i lunghi e corvini capelli.
-Senti e se fosse stata la casa dei tuoi nonni?In fondo c'è una foto di tua madre potrebbero essere stati i suoi genitori i proprietari di questa casa. -
-No impossibile i miei nonni abitavano nell'Ohio e comunque non avrebbero mai appeso un quadro del genere. Solo una persona che la conosceva bene e provava dei sentimenti davvero profondi avrebbe potuto fare una cosa del genere.-dissi indicando la gigantografia sulla parete.
-Forse può essere stato tuo…-
-No, papà se ne è andato dopo che mamma mi ha dato alla luce è impossibile che possa essere stato lui. Un uomo così vile non avrebbe mai potuto commettere un atto di così alta nobiltà d'animo.-dissi dura mentre le lacrime cominciavano ad annebbiarmi la vista.
-Be' a dir la verità tuo fratello mi ricordo che mi aveva accennato ad un trasloco prima che tu nascessi.-disse sorpreso accennando un lieve sorriso.
Prima che potessi chiedergli altre informazioni su ciò che Joe gli avesse raccontato,un rumore sinistro ci fece sobbalzare dal terrore facendoci scattare in piedi come in preda ad una scossa elettrica.
-Cosa è stato Chaz?-chiesi spaventata mentre mi aggrappavo in cerca di protezione al suo braccio muscoloso.
-Penso che provenisse dalla cucina.-disse piano
-Su forza seguimi ma fa piano.-
-No Chaz che fai è pericoloso. E se fosse un pazzo o un assassino?-
-Tranquilla piccola l'unico essere che ci potrebbe mai attaccare in un posto del genere potrebbe essere un ragno.-mi rassicurò sorridendomi contagiando anche me. Lo ascoltai anche se un po' contrariata e lo seguii fino in cucina.
In meno di pochi istanti una figura si erse dinanzi a noi;data l'oscurità non riuscii a scorgere la presenza estranea. Un rumore simile più ad un ringhio provenne proprio da quella "creatura"si perché di certo non era umano quell'essere di fronte a noi. Infatti appena mi sporsi da dietro la schiena di Chaz,la realtà mi sconvolse più del dovuto:i suoi occhi gialli simili a quelli di una bestia scrutavano Chaz e me in maniera minacciosa,il volto,se prima apparteneva ad un essere umano, ora era divenuta una maschera orrenda e deforme. Siccome aveva una figura umanoide possedeva degli abiti ormai fatti a brandelli,divenuti stracci;un tremendo fetore proveniva dal suo corpo come se stesse andando in putrefazione. Ma cosa stava succedendo?Cosa era quell'essere?E soprattutto era davvero la realtà o stavo vivendo solo un tremendo incubo e di lì a poco mi sarei risvegliata nel mio caldo e accogliente letto?Chaz cercò qualche oggetto per colpire il mostro,trovò un coltello dal cassetto delle posate ma prima che potesse andare incontro alla creatura,lei stessa fu più veloce e si aizzò contro di lui ferendolo gravemente alla gamba. Il sangue sgorgava copiosamente dalla coscia sinistra e il dolore divenne così acuto da farlo crollare al suolo facendolo urlare e piangere dal tremendo e forte male. Ero impietrita letteralmente dalla paura,la creatura mi stava fissando in modo famelico e il sudore non smetteva di colarmi dalle tempie. Il cuore mi martellava e forti conati di vomito,dovuti alla tensione e alla paura,cominciarono a ribaltarmi lo stomaco come un calzino.
-Ti prego non uccidermi-dissi piangendo dalla disperazione. Era finita. Non avevo più via di scampo,sapevo che ero rassegnata e che non sarebbe mai arrivato nessuno a salvarmi. L'unico pensiero positivo era che se almeno fossi morta avrei finalmente raggiunto Joe e la mamma e avremmo vissuto finalmente la nostra eterna vita insieme e felici.
Andrà tutto bene mi tornarono in mente le parole di mio fratello. Joe me le diceva sempre quando c'era un ostacolo che pensavo non potessi superare e invece alla fine riuscivo sempre ad abbatterlo. Chiusi con rassegnazione gli occhi umidi,ma prima che il mostro potesse uccidermi sentii un frastuono all'interno della stanza e quando li riaprii vidi la creatura stesa al suolo proprio davanti all'enorme forno. La persona che mi aveva o meglio che aveva salvato me e Chaz doveva essere stato un supereroe uscito da chissà quale fumetto della Marvel. Appena mi avvicinai di un poco per riuscire ad intravedere la sagoma nella penombra rimasi sorprendentemente shoccata;era un uomo che avrebbe dovuto avere all'incirca una trentina o quarantina d'anni,il ciuffo dei corti capelli castani gli nascondeva gli occhi e mi impediva di farmi un'idea di come fosse.
-Senti…-gli dissi avvicinandomi piano a lui e alla creatura a terra. Prima che potessi continuare a parlargli,mi fece segno con la mano di rimanere dove stavo e di far silenzio. In un arco di pochi secondi,quel uomo si era inginocchiato di fianco all'essere e gli aveva spezzato l'osso del collo come se avesse appena rotto la testa di una bambola. Rimasi sconcertata e sconvolta da una visione del genere. Tirandosi su in piedi,si girò verso me e Chaz che ancora urlava dal forte dolore alla gamba. Dopo essermi ripresa dallo shock, mi inginocchiai di fianco al ragazzo di cui ero follemente innamorata e gridai disperata
-Oh dio Chaz stai sanguinando. Va tutto bene ci sono qui io.-
-Au…drey.- a malapena riuscì a sussurrare il mio nome
-Dio non mi lasciare.-
-Calmati ragazzina non morirà. È stato fortunato che non lo abbia ferito alla femorale.-parlò per la prima volta l'uomo che poco fa aveva ucciso a sangue freddo ciò che prima doveva essere stato un umano. Voltandomi lentamente,finalmente riuscii a vederlo in viso:si era sistemato il ciuffo dietro all'orecchio sinistro mostrando un paio di occhi scuri come la notte;era vestito in maniera fin troppo elegante che lo faceva assomigliare più ad un killer professionista ma che gli faceva risaltare a meraviglia la muscolatura sottostante la camicia che da bianca aveva assunto una tonalità bordeaux a causa del sangue e della polvere.
-Si può sapere chi sei tu?-
-Oh e un grazie non sarebbe gradito dopo che vi ho salvati da una cruda e violenta morte?.-chiese sarcastico
-Smettila il mio amico è ferito e qui dentro non c'è niente che…-
-Lascia fare a me.-si inginocchiò a fianco a me. Prese dalla cintura un pugnale e con esso strappò i jeans del mio Chaz scoprendoli la coscia ferita. Il taglio per fortuna non era profondo;con uno strattone si strappò un pezzo della manica della sua elegante camicia bianca usandola come benda provvisoria per l'arto.
-Oh a proposito io sono David.-mi disse sorridendomi e facendomi l'occhiolino in maniera fin troppo maliziosa per quel momento tragico e a dir poco macabro. In un'altra situazione forse sarei arrossita e magari mi avrebbe lusingata ma in quel momento mi sembrò solamente fuori luogo.
-Io sono Audrey.-dissi con voce spenta rivolgendo tutta la mia attenzione su Chaz che al momento si era tranquillizzato un po' di più e aveva smesso di contorcersi dalle forti fitte.
-Non so se siete masochisti ma si può sapere cosa ci facevate in un posto del genere?Cercavate per caso intimità?.-a quell'affermazione arrossii ma poi mi ripresi e sbottai
-Ma cosa diavolo dici?Siamo scappati dalla nostra città natale in cerca di riparo.-
-Riparo?Ah allora quegli esseri hanno attaccato anche voi?-
-Ecco…in realtà…siamo scappati da casa mia perché…mio fratello è stato ucciso.-
-Oh capisco.-come faceva ad essere così freddo e tranquillo?Diamine io gli avevo detto che mio fratello era stato assassinato e lui se ne usciva fuori con un 'Oh capisco?'
-Senti forse tu sai ciò che sta succedendo per cui potresti cortesemente dirmi cosa cavolo sta accadendo?-gli chiesi cercando di controllare il mio forte istinto omicida
-Purtroppo non mi è permesso rivelarvi niente ma domani con calma vi dirò tutto ciò che vorrete sapere;e poi non credo che il tuo amico sia nelle condizioni adatte per parlare col sottoscritto.-constatò indicando Chaz che si era già addormentato.
-Senti Aubrey.-
-Audrey- risposi seccata
-Audrey,dovresti andare a risposarti.-
-E chi mi dice che possa fidarmi di te?E se cercassi di uccidere anche me?-
-E per quale motivo dovrei farlo?Non sei tu il mio bersaglio. Comunque ti ripeto va a dormire ti prometto che a tempo dovuto avrai tutte le risposte che cerci.-
-Promesso?-
-Promessa di marine.-mi disse gentile mettendosi la mano sul cuore. Quindi era un militare. Be' almeno non era un assassino questo è certo.
-Ah aspetta hai per caso un accendino?-
-Perché?-
-Non vorrai lasciare il cadavere qui,no?-lo disse come si stesse riferendo alla carcassa di qualche animale morto. Presi l'accendino dalla tasca dei pantaloni di Chaz e lo diedi al marine. Gettò il piccolo oggetto sul corpo della creatura carbonizzandola del tutto ed emanando una puzza acre e pungente che mi fece venire un forte senso di nausea.
-Perfetto adesso potrai dormire sonni tranquilli.-mi rassicurò regalandomi un altro sorriso a trentadue denti. Be' in fondo non era poi così male.
-Grazie.-risposi ma questa volta con molta più gentilezza e gratitudine.
Prima che potessi fermarlo,scomparve nell'oscurità sperando che mantenesse fede alla parola data. Trasportai con fatica Chaz sul divanetto adagiandolo con cautela.
Che strano,chi era quel tipo?E come aveva fatto ad uccidere in maniera così facile quell'essere?Certo era straordinario ma come ci era riuscito rimaneva un mistero.
Mi strinsi sul divanetto a fianco di Chaz quando ricordai dell'oggetto bianco che aveva preso dalla credenza;vidi un lembo bianco spuntare da sotto la sua maglia. Lo presi con molta cautela in modo tale da non svegliarlo e con mio stupore scoprii che era solo una lettera. Una lettera? La girai e lessi il nome del destinatario. Incredibile, sulla busta c'era scritto
Per Audrey la mia dolce principessa ma chi poteva mai averla scritta?Solo Joe mi chiamava così quando ero una bambina ma quella non era la sua calligrafia. Ma se non era stato lui a scriverla allora chi è che l'aveva fatto? Tanti misteri si stavano aggirando attorno a tutta questa storia, la creatura, il super-uomo, la lettera…Posai la testa sul morbido divanetto e mi abbandonai ad un lungo e tormentato sonno.

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Capitolo 5
*** The Soldier ***


POV David -part1-

Come d' accordo, tornai in quella topaia che si osava definire casa. Cercando di fare il meno rumore possibile, entrai nell'abitacolo raggiungendo a passo felpato l'immenso e inquietante androne. Con mio gran stupore notai che i due ragazzini dormivano ancora,beati e dolci come angioletti. Lentamente posai lo sguardo sulla ragazza, era davvero molto bella peccato che era solo poco più che una bambina. Con un sorriso amaro cominciai a pensare che avrei potuto provarci se fosse stata solo qualche annetto più "matura". All'improvviso, aspettando che i due pargoli si svegliassero, cominciai a ripensare con amarezza al mio passato che pensavo oramai di aver eliminato completamente dalla mia mente. Prima che la mia famiglia si trasferisse definitivamente negli States, abitavamo in una bellissima e lussuosissima villa a tre piani a York, nello Yorkshire. I miei nonni, ricchi e ben conosciuti duchi gallesi, cedettero dopo la loro morte tale meraviglia architettonica a mio padre Richard Miller. Mio padre era sempre stato un uomo di bell'aspetto dal quale presi tutta la sua fisionomia: dai suoi occhi azzurri cristallini fino al suo fisico possente. Ma i capelli…già i capelli erano come quelli di mia madre, castani lucenti. Papà era un ufficiale della marina inglese perciò era raro stare insieme in sua compagnia. Credo che non avesse assistito a nessuno dei miei compleanni e così come si perse anche la festa di diploma del mio liceo. -Chissà se si sarà perso anche la mia nascita?-pensai ridendo tra me e me. Era sempre stato un tipo molto severo e austero;al contrario mia madre era una donna a dir poco dolce e soave. Riusciva a mettere di buon umore chiunque le stesse accanto e portava sempre un raggio di sole anche nella giornata più uggiosa. Alla fine del liceo, dopo essere rimasta incinta di me, decise di non iscriversi al college al fine di inseguire il suo più grande sogno: la stilista. I suoi genitori,nonché miei nonni materni, non condivisero la sua scelta e così la diseredarono, non offrendole nemmeno un contributo economico. Mio padre però,nonostante il suo carattere chiuso, l'amava più di qualsiasi altra cosa al mondo. Così decise di sposarla in modo tale da poter offrire a me e a lei un futuro migliore. I genitori di papà non accettarono mai tale unione e così un'altra famiglia fu divisa per sempre. Eravamo rimasti solo in tre. Con il pretesto che mia madre non lavorava, mio padre era il solo che si dovesse occupare delle spese e dei contributi economici. Sfortunatamente, in seguito ad una crisi economica generale, i fondi per l'esercito inglese furono dimezzati e con essi furono di conseguenza anche gli stipendi di tutti gli ufficiali, sottoufficiali e soldati vennero diminuiti. Con coraggio, mio padre decise di trasferirsi in America e così andammo a vivere a San Francisco, in California. Negli USA mio padre percepì il doppio del guadagno e mia madre riuscì ad aprire il suo primo negozio d'abbigliamento. Durante il periodo dei miei diciotto anni, mentre mio padre si trovava a combattere in Afghanistan, decisi di arruolarmi io stesso nell'esercito per seguire le sue orme. Mia madre era da sempre stata contraria, non solo perché avesse paura che potessi fare la fine di papà ma perché temeva la solitudine. Nonostante tutti i litigi e le suppliche che mi fece per impedirmi di entrare nel corpo dei marines, andai all'ufficio di collocamento a Dallas,in Texas e da lì iniziò la mia avventura verso il pericolo,il sangue e la morte. Non scorderò mai quel triste e spiacevole giorno in cui la guerra portò via con sé mio padre. Era il giorno del ringraziamento ed io ero tornato a casa da pochi giorni, papà avrebbe dovuto raggiungermi da lì a pochi giorni. Da quando ero diventato un caporale, mi capitava spesso di ricevere sue chiamate o lettere dall'Afghanistan presso la base. Quel giorno però, stranamente, non arrivò nemmeno una sua telefonata a casa. Stavo iniziando ad affettare il d'orato e croccante tacchino sul tagliere, quando ad un certo punto qualcuno bussò alla porta di casa "Oh vado a vedere chi è. Spero tanto che sia tuo padre." Disse mamma felice e spensierata come una bambina. Peccato che il suo sorriso si spense del tutto quando vide sull'uscio della porta un probabile sottoufficiale. L'uomo teneva una busta gialla tra le mani, non c'era bisogno di capire cosa le stesse dicendo era chiaro che quel giorno mio padre non sarebbe mai più tornato a casa. Avrò sempre impresso in testa il ricordo di mia madre con in mano la busta giallastra, lo sguardo vitreo rimpiazzato in seguito da un velo di lacrime, le mani che stringevano disperate il pezzo di carta,stropicciandolo, avvicinandolo sempre di più al viso fino ad impregnarlo del liquido amaro dei suoi occhi umidi. Ricorderò sempre di quando si accasciò al suolo in ginocchio piangendo e gridando nella totale disperazione ed io di come corsi verso di lei cercando di tranquillizzarla stringendola sempre più forte contro di me, in modo tale da fermare le sue convulsioni dovute al pianto violento. Erano passati tre mesi da quando furono celebrati i funerali solenni per mio padre. Mia madre diventava sempre più depressa ogni giorno che passava ed io, nonostante potessi combattere in guerra o lottare contro ogni ostacolo sul mio cammino, in quel momento mi sentii totalmente impotente. Riuscii ad ottenere una licenza di congedo per un paio di mesi in modo tale da potermi occupare di mia madre. Benché mi sforzassi di distrarla in qualsivoglia modo, lei purtroppo era morta dentro. Quando morì mia madre avevo da poco venticinque anni, le avevano diagnosticato un tumore al seno,incurabile avevano dichiarato spiacevolmente i medici. Non mi era rimasto più nulla in California, ero rimasto completamente solo e sebbene avessi ancora dei nonni non mi presi la briga di andare a "recar loro fastidio";d'altronde loro stessi non si erano scomodati di venire ai funerali dei rispettivi figli. Decisi di trasferirmi al Clay National Guard Center, una delle basi che si trovava in Georgia. Trascorsi altri otto anni alla base, ero stato promosso da poco a grado maggiore di sergente. Ironia della sorte, quella stessa sera della mia promozione era anche la sera del mio trentatreesimo compleanno e i miei compagni vollero farmi uscire per andare a festeggiare. Eravamo entrati in uno squallido night club del centro; al suo interno ai tavolini in legno appiccicaticci di birra e di chissà quale altro liquido corporeo, sedevano uomini attempati con un poco di pancetta, insomma i classici camionisti dalla canottiera lercia e con in testa cappellini a visiera. Tra i tavoli, passavano veloci e sinuose come vipere le cameriere giovani e sensuali. Vestivano, se si potesse dire vestire, dei bikini ridottissimi che coprivano a malapena i capezzoli e la zona pubica. Nonché a me e ai ragazzi disgustasse lo spettacolo,anzi ma sinceramente non facevano per me quel "genere" di ragazze. Ci sedemmo ad un tavolo e dopo aver ingurgitato per due ore di fila litri e litri di birra, sentii due mani che si erano appena posate sul mio petto. Stavano massaggiando i miei pettorali e nonostante tutto l'alcol in circolo, giurai anche di aver percepito un seno morbido e prosperoso appoggiarsi contro la mia schiena. Percepii l'eccitazione aumentare e l'erezione che avevo nei jeans stava diventando sempre più insopportabile e difficile da contenere. Cominciai ad accarezzare quelle splendide e delicate mani di fata quando la bocca di quella che spero fosse stata una splendida e affascinante donna si posò contro un mio orecchio e mi sussurrò al suo interno "Mio bel marine vorresti vivere per sempre?"smisi di accarezzare quelle mani e lentamente mi voltai verso la donna misteriosa, cercando di capire se stessi avendo a che fare con una pazza o con uno scherzo architettato dai miei cari amiconi.

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