Questo non è un addio ma un ciao

di Violet_Pendragon
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una proposta molto strana ***
Capitolo 2: *** uno spiacevole incidente ***
Capitolo 3: *** Robert Langdon arriva a Roma ***
Capitolo 4: *** Fuoco ***



Capitolo 1
*** Una proposta molto strana ***


Nome: Letizia Galilei Età: 15 anni compiuti da poco Capelli: biondo scuro Occhi:verdi Carattere: testarda e ribelle. Ama stare se ore con la testa nei libri e cacciarsi nei guai con i suoi amici. Luce. Tanta luce fastidiosa mi sveglio. Guardai l'orologio sul comodino: le 6.30. Non volevo alzarmi, era troppo presto e io d'estate dormivo fino a tardi. Mi alzai verso le 7 e andai in cucina....non c'era nessuno così cercai nel resto della casa ( che era un piccolo appartamento dove abitavamo io e mia madre), ma nessuno. Mi guardai intorno e non vidi niente di "anomalo" fino a che guardai sul frigorifero. Vidi che sopra c'era un foglio attaccato con una calamita: mi avvicinai e lessi ad alta voce: "Buongiorno tesoro Sono uscita presto di casa devo andare al lavoro e tornerò sta sera sul tardi. Vai dalla nonna o dalle tue amiche e chiamami a pranzo. Mamma" Che bello potevo fare tutto quello che volevo e nessuno poteva dirmi niente! Mi misi davanti all'armadio e presi un paio di pantaloni neri, una camicetta celeste con le maniche a tre quarti ed un gilet nero a righe bianche. Nell'arco di cinque minuti ero pronta e mi stavo guardando allo specchio e notai che mi mancava qualcosa....la borsa!!! Ma certo! Era attaccata all'attaccapanni e nel prenderla andai a sbattere contro la televisione. Misi dentro il telefono, il portafoglio e un libro che avevo preso dalla biblioteca e che dovevo riportarlo quel giorno. Appena aprii la porta notai un pacchettino verde chiaro con un fiocchetti giallo. Lo presi in mano e vidi che...che era per ME!! Senza esitare lo scartai e ci trovai una sciarpa blu elettrico. Corsi in casa e me la provai davanti allo specchio....mi stava benissimo! Corsi fuori di casa. Abitare al terzo piano di un condominio significava che tutti i giorni dovevo farmi a piedi 6 rampe di scale, ma non mi importava tanto. "Buongiorno signora Eda" dissi mentre scendevo la terza rampa di scale alla mia vicina di casa, una signora molto "ingombrante", ma anche simpatica "Buongiorno Letizia" disse la signora Eda che quasi non mi vide per quanto andavo di fretta. Arrivata alla porta d'ingresso e mi arrivo un messaggio, era il mio migliore amico "Buongiorno Sherlock, alle nove in biblioteca allora?" "Elementare Watson!". Io ed il mio migliore amico, Filippo, ci chiamavamo Sherlock e Watson per il fatto che adoravano risolvere misteri e cacciarci nei guai. Per arrivare alla biblioteca dovevo passare davanti al Vaticano. Mentre ci passavo una suora mi venne addosso "Mi scusi...mi scusi tanto" mi disse lei mortificata "No, non si preoccupi...." mi guardai intorno, tutti correvano verso piazza San Pietro"...ma che succede?" chiesi alla suora prima che se ne andasse "È morto il Papa!" mi disse trattenendo le lacrime....ci rimasi scocciata... Come era successo?? Mentre pensavo la suora mi disse "Stanno portando il corpo del Santo Padre fuori per mostrarlo ai fedeli signorina" e poi svanì. Dovevo vederlo. Non sapevo perché ma mi venne spontaneo così mi precipitai tra la folla cercando di avanzare tra la gente spingendo tutti e cercando di arrivare il più vicino possibile per vederlo. Ero arrivata vicinissima per vedere il corpo del Papa trasportato da quattro uomini vestiti di nero, dietro di lui un corteo di cardinali vestiti di rosso cantavano canzoni religiose in latino. Mentre osservavo il corteo di gente che mi passava davanti notai un prete vicino alla salma del defunto Papa. Poteva avere venticinque anni o anche più, aveva il volto sconvolto doveva essere molto legato al Papa.... Lo stavo osservando attentamente volevo scoprire qualcos'altro su di lui e poi me ne accorsi... si era accorto che lo guardavo ed inizio a guardarmi a sua volta. Diventai rossa come un peperone in meno di un secondo e volsi subito lo sguardo altrove, ma lui continuava a guardarmi come se fosse incuriosito da me. Mi arrivo una chiamata. Filippo. "Dove sei? Sono qui da un quarto d'ora!!"disse "Scusa sto in Vaticano" dissi velocemente "In Vaticano?! Che ci stai a fare li!?" "Sto ad un funerale arrivo subito"dissi incavolata "Ok a dopo" la conversazione fini lì. Nel frattempo il corteo di cardinali ed il defunto Papa erano entrati in Vaticano . "Mi scusi signorina?" disse uno degli uomini che portava la salma del Papa. "Si?" dissi io un po sconvolta "Può venite con me? Il Camerlengo la vuole vedere" senza fare tante domande scavalcai le barriere che segnavano un percorso doveva seguire il piccolo corteo che seguiva la salma. - Il Camerlengo!? Ma chi è!?!?- pensai nella mia testa mentre entravo in Vaticano sotto gli occhi di milioni di persone. Era cosi silenzioso lì dentro eppure di fuori le persone cantavano e gridavano, ma la dentro era tutto così tranquillo. Mi portarono in una specie di ufficio arredato in modo "elegante". Seduto su una poltrona c'era un uomo dai capelli marroni e la tunica da prete...." Signor Camerlengo? La signorina che voleva vedere è qui" disse l'uomo vestito di nero "Grazie potete andare". La sua voce era magnifica, era dolce e calda, una voce che ti suonava familiare anche se era la prima volta che la ascoltavi.... ma mente io pensavo alla sua voce lui si alzo in piedi e lo vidi in faccia: era il prete che avevo visto durante ai funerali!! O.MIO.DIO. Che cosa vorrà? Perché da me?? Che ho fatto? "Sedetevi la prego" non mi ero accorta che ero ancora lì con lui "G...grazie" dissi a bassa voce "Allora, come vi chiavate?" "L..Letizia Galilei signore" "Sapete il significato del vostro nome?" "S...si, significa GIOIA" nel frattempo mi squilla il telefono "Rispondete pure" "Grazie scusatemi" mi alzai e risposi: era Filippo "Sono qui fuori ma non to vedo dove sei? "Sono con il Camerlengo dentro il Vaticano non so quanto dovrò stare qui" "Fai con calma io sto qui fuori" "Ok ciao a dopo" "A dopo Ti voglio bene" "Anche io" Spengo il telefono e lo metto in borsa. "L'ho fatta venire qui perché vorrei che restasse qui in Vaticano per un tempo indefinito per aiutarmi" "Aiutarla? A fare cosa?" chiesi: ormai mie ero incuriosita e volevo saperne di più "Io....io ho bisogno di parlare con qualcuno...qualcuno che possa darmi un consiglio su qualunque cosa....ovviamente avrà una ricompensa con tutto quello che vuole". Al sentire quelle parole il mio volto si riempi di gioia...potevo avere una ricompensa e io sapevo cosa volevo: "Io vorrei avere accesso agli archivi Vaticani" dissi con sicurezza; gli archivi Vaticani erano pieni di libri contenenti misteri e informazioni che non potrei trovare da nessuna parte..." Be è una richiesta strana da parte di una ragazza giovane quanto lei..." disse il Camerlengo sorpreso dalla mia richiesta"....pero accetto.... Lei ovviamente potrà venire ed andare a suo piacimento dal Vaticano e potrà vedere tutte le stanza che vorrà tra...." "Tranne che negli alloggi del defunto Papa... So come funzionano le cose alla morte di un Papa mi sono informata" " Sa ho capito subito che non era come le altre ragazze della sua età " nei suoi occhi c'era felicità ma anche curiosità, voleva sapere di più su di me ed io su di lui. "Allora siamo d'accordo?" "Certo! Questo è il mio numero" gli dissi dandogli un foglietto di carta "Così se le servo sa come rintracciarmi" "Grazie" disse guardandomi negli occhi "Di niente" dissi facendo un sorriso e poi andai via. -Hei Watson sono fuori- scrissi a Filippo ma non feci in tempo a mandare il messaggio che qualcuno mi abbraccio da dietro circondando la mia vita con le proprie braccia "Hei Sherlock ciao!" io mi limitai a ridere ed ad abbracciarlo e mentre lo facevo vidi che il Camerlengo ci stava guardando e dall'ingresso del Vaticano. Così feci finta di niente, mi girai e andammo via. Sapevo che ci stava seguendo, ma non mi importava tanto. "Non puoi capire che mi è successo!!" dissi a Filippo prendendolo per mano "Cosa dai dii!!" "Il Camerlengo mi ha dato la libertà di poter andare a visitare tutto il Vaticano compresi gli Archivi Vaticani!!" rimase scioccato dalla notizia. "Cosa vuole in cambio?" "Solo una persona con cui parlare" "Perché proprio te??" disse con un tono agitato "Sei geloso??" "NO! Solo che volevo saperne di più su questa storia!" scoppiai a ridere per un motivo ignoto e continuammo a camminare. Mentre stavamo parlando andai contro una persona che solo dopo essermi girata riconobbi che era il Camerlengo. Mi squilla il telefono mia nonna. Gli rispondo e lei mi dice che dovevo dormire da una mia amica perché lei aveva una visita l'indomani e che doveva partire la sera. (mia madre lo sapeva già ovviamente, lei sa tutto!!). Per me non c'erano problemi. Solo che non sapevo da chi andare perché tutte le mie amiche erano in vacanza, così mi ricordai che potevo andare e venire dal Vaticano a mio piacimento...PERFETTO!! Avrei dormito lì. Nel frattempo eravamo tornati davanti al Vaticano, dopo il solito giro per Roma. Ora dovevo solo dirle al Camerlengo che avrei passato la notte lì. Non sapevo come avrebbe reagito, intanto però entriamo dentro e ammiriamo ancora la magnificenza degli interni quando da dietro mi arriva lui, il Camerlengo, con tutta la sua bellezza e dolcezza. Rimasi incantata da lui che se non fosse stato per Filippo che mi diete una gomitata non mi sarei accorta che stava parlando con me. "Potete venire con me?" "Si" rispondemmo in coro. Lo seguimmo "Ti sei per caso innamorata di lui?" mi sussurro nell'orecchio"No ma che dici!!! È un prete!!" ma infondo al mio cuore sapevo che non era così. "Ho notato che siete molto "LEGATI" voi due..." "Visto ci ha seguito lo dicevo!!" dissi ad alta voce come se lui non ci fosse " Come hai fatto a scoprirlo?" "L'ho intuito" - che figura di m****- pensai. Ci porto nell'ufficio delle guardie svizzere. "Bene come avete intuito vi ho seguiti e quindi so che lei deve andare a dormire da questo giovanotto che a quanto pare è il suo fidanzato" disse con una voce spenta. "FIDANZATO!?" dissi con una faccia quasi schifata. "Siamo solo buoni amici!!" "Io...io credevo che lo foste.... scusate tanto". Era diventato rosso: non avevo mai visto un prete imbarazzato!! Discutemmo sul fatto ed alla fine lui disse che potevo dormire nei suoi alloggi mentre lui avrebbe riposato in una stanza degli ospiti che essenzialmente servivano per i cardinali. Salutammo il Camerlengo e ce ne andammo. Fuori dal Vaticano io e Filippo ci separammo e ognuno di noi andò per la sua strada. Mentre tornavo a casa mi chiamò mia madre; non potevo dire a mia madre che andavo a dormire in Vaticano e che avevo anche un, se vogliamo chiamarlo così, lavoro così mi limitai a dirgli che dormivo da una mia amica. Arrivata a casa presi uno zainetto, che di solito usavo per le uscite, e ci misi dentro il mio simpatico pigiama con le ranocchie verdi ed un cambio per il giorno seguente. Verso le 6 del pomeriggio chiamai mia madre e gli dissi che stavo per andare dalla mia "amica". Uscita di casa notai che il cielo era nuvoloso e intuii che la sera stessa si sarebbe messo a piovere così mi affrettai ad arrivare alla mia meta. Piazza San Pietro era ancora piena zeppa di gente, si intuiva il perché: il giorno dopo sarebbe incominciato il conclave. I cardinali di tutto il mondo erano arrivati nello stesso momento in cui io avevo messo il piede in Vaticano. Tra i cardinali erano presenti anche i "preferiti" (cioè i più probabili aspiranti a diventare Papa): il francese Lamasse, l'italiano Aldo Baggia, il tedesco Ebner e lo spagnolo Guidera. L'idea di entrare con loro mi spaventava un po' così quando incominciarono ad entrare mi misi in disparte con le mani al petto e me ne rimasi lì e li guardai passare. Ad aspettarli c'era il camerlengo cosi mi girai di scatto e mi nascosi dietro ad una colonna. Non volevo far sapere ai cardinali che ero lì, non volevo (in qualche modo) distrarli dal loro dovere, ma soprattutto non volevo che il Camerlengo stesse troppo tempo con me. Quando i cardinali ed il Camerlengo furono entrati in una porta che conduceva alle loro stanze, uscii da dietro la colonna e incominciai a girovagare qua e là. "Eccoti qui dove ti eri cacciata?" disse la voce inconfondibile del Camerlengo "Io...io...i cardinali...io..." dissi balbettando; non sapevo cosa dire così mi azzittii. Lui mi guardo e sorrise ed io ricambiai il sorriso."Dai vieni ti mostro la tua stanza" disse appoggiando la sua mano sulla mia spalla; annuii. Entrammo dalla stessa porta dalla quale erano entrati poco prima i cardinali. Mi ritrovai nella parte del Vaticano riservato agli "abitanti". Passammo nel corridoio dove si trovavano gli alloggi dei cardinali (e del Camerlengo) per poi uscire in un cortile. La i cardinali e altre persone parlavano e stavano all'aria aperta. Mentre camminavano notai un gruppo di cardinali che fumavano. "I cardinali possono fumare?" sussurrai all'orecchio del Camerlengo "Si possono, solo non lo fanno sapere in giro"disse ridendo. Mi sembrava molto strano che i cardinali potessero fumare però se niente e nessuno glie lo impediva la decisione era la loro. Entrammo negli appartamenti Vaticani e ci fermammo davanti una porta che il Camerlengo gentilmente mi aprii. La stanza era magnifica e molto ampia. C'erano due porte ai lati e tutto in torno delle mensole piene zeppe di libri e nell'angolo un letto matrimoniale pieno di cuscini. C'era anche una finestra che dava direttamente su Piazza San Pietro. Prima che il Camerlengo svanisse dalla mia vista gli chiesi come si chiamasse perché mi ero stufata di chiamarlo "Camerlengo". "Mi chiamo Patrick McKenna" disse lui facendo un piccolo sorriso e poi fece per andarsene ma si soffermo sulla porta e si girò. "Vuole vedere gli archivi Vaticani?" disse posando la mano su una poltrona lì vicino. "Sii certo!! Ma per favore non mi dia del Lei" dissi un po' scocciata perché se mi davano del Lei mi facevano sentire più vecchia degli anni che avevo. "Si certo scusat...scusa. Andiamo?" annui e mollai lo zaino sul letto. Gli archivi Vaticani (in latino Archivum Secretum Apostolicum Vaticanum) si trovavano non molto lontani dalla mia stanza ed io dovevo solo percorrere un corridoio piuttosto lungo decorato con quadri raffiguranti precedenti Papi. Non mi soffermai a lungo a guardare i particolari di ognuno dei quadri, ma lo avrei fatto volentieri l'indomani. Mi limitai a seguire Monsignor Camerlengo Patrick McKenna negli archivi vaticani. A guardia dell'ingresso c'erano delle guardie svizzere che bloccavano l'ingresso con delle lance incrociate ma appena videro il Camerlengo si misero come sull'attenti; prima che entrassi il Camerlengo disse alle guardie che potevano andare e le guardie ubbidirono senza fare domande. "Allora da dove vuoi iniziare?" disse mettendosi le mani sui fianchi. "Da quella parte" dissi indicando uno degli scaffali e affrettandomi ad arrivare per non far vedere che la mia faccia era diventata rossa. Scorsi velocemente il dito sui vecchi libri polverosi e ne presi uno di, a quanto pareva, Leonardo da Vinci. Non credevo che potesse esserci un suo libro. Il libro parlava delle sue opere e raffigurava molti dei suoi schizzi: era scritto in latino e lessi tutto quello che capivo e ogni tanto davo un occhiata a Patrick che nel frattempo girovagava per gli scaffali in cerca di qualcosa. Verso le dieci avevo finito di leggere il libro, così mi alzai e lo rimisi delicatamente al suo posto. Appena mi girai mi ritrovai immobilizzata da Patrick contro la libreria che oscillò. Non sapevo cosa fare, cercavo di liberarmi ma mi teneva troppo stretta ed i miei sforzi erano inutili. Lo guardai negli occhi: occhi azzurri come l'oceano che mi fissavano e poi con uno scatto veloce mi lascio le mani e mi prese la testa e la avvicino alla sua sempre di più. Sentivo il suo respiro sul mio collo e le sue labbra sfioravano le mie, pochi millimetri ci separavano.... Cosa stavo facendo!?!?!? Lo volevo era vero, ma se qualcuno lo sarebbe venuto a sapere avrebbe perso il suo incarico e per lui era troppo importante così quando proprio stava per baciarmi girai la testa e il suo bacio fini sul mio collo. Appoggio la testa sulla mia guancia ed incominciò a piangere. Gli alzai la testa e lo abbracciai "Mi dispiace tanto scusami" sussurrò singhiozzando. Gli diedi un bacio sulla fronte e corsi nella mia stanza, la chiusi a chiave e scoppiai a piangere.

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Capitolo 2
*** uno spiacevole incidente ***


Qualcuno bussa alla porta. Mi alzo pigramente dal letto in cui mi ero addormentata la notte prima. Ero ancora sconvolta del fatto accaduto la sera prima ed avevo paura che fosse lui, ma non potevo rinchiudermi nella stanza per sempre così andai ad aprire. Nessuno, non c’era nessuno tranne una lettera con il sigillo del Camerlengo. La presi in mano: la busta era fatta di pergamena ruvida e di color panna come la lettera al suo interno; sopra la busta era presente il sigillo fatto di cera rossa e, sfiorandola, mi accorsi che non era del tutto asciutta. Sopra il sigillo c’era il mio nome invece dall’altro lato c’era scritto in corsivo “Monsignor Camerlengo Patrick McKenna”. Mi soffermai un attimo: avevo paura di aprire la lettera, non avevo proprio idea di cosa c’era scritto, però ero anche curiosa così la aprì. La lettera era scritta con una penna stilografica a inchiostro nero che risaltava sulla pergamena color panna. Mi sdraiai sul letto e incominciai a leggere: “Cara Letizia, Mi scuso per quello che è successo ieri sera. Non so cosa mi sia accaduto e mi dispiace tanto. Se volete potete andarvene e le giuro che non la disturberò più, ma se volete restare sarei grato se venisse a fare colazione nella sala da pranzo insieme i Cardinali.” La lettera (più che altro bigliettino) finiva così, senza una firma o nient’altro. Lasciai cadere la lettera per terra e mi alzai dal letto. Mi levai il pigiama e lo misi dentro lo zaino e mi misi addosso il cambio. Presi lo zaino e uscì silenziosamente dalla stanza. Mentre camminavo lungo il corridoio mi soffermai a guardare i quadri dei defunti Papi, ma subito da dietro di me sentì dei passi. Un gruppo di quattro cardinali vestiti con la loro normale tunica nera con una fasci rossa intorno alla vita. Uno di loro mi chiese ” Vi siete persa signorina?” facendo un lieve sorriso “No no, ero diretta in sala da pranzo anche se non so dove si trovi. “ dissi un po’ imbarazzata. “Se vuole la accompagnamo noi. Tanto siamo diretti lì ” disse un altro. “Voi siete i preferiti?” domandai. “Si proprio così: io sono Il Cardinal Aldo Baggia mentre loro sono i Cardinale Lamasse, francese, il Cardinale Ebner, tedesco ed il Cardinale Guidera, spagnolo. Mentre voi chi siete?” disse gentilmente il Cardinal Baggia. “Oh io sono Letizia Galilei. Sono ospite del Camerlengo qui in Vaticano per qualche giorno.” dissi ai quattro Cardinali; nel tempo di arrivare alla sala da pranzo i quattro mi fecero altre domande come quanti anni avessi o che rapporto avessi con il Camerlengo e come lo avevo conosciuto. Anche se avevo una miriade di domande da fare ai Cardinali mi limitai solo a rispondere alle loro domande. Nella sala da pranzo erano presenti dei tavolini dove erano dei cartellini con soscritto la nazione di provenienza dei diversi cardinali. I quattro Cardinali che mi avevano accompagnata fino alla sala da pranzo erano andati avanti credendo che io li avrei seguiti e mi sarei accomodata insieme a loro per la colazione, ma sul punto di entrare in una sala con 115 Cardinali ed un Camerlengo mi spaventava molto. Mi sentivo un pesce fuor d’acqua... quando i preferiti se ne accorsero mi vennero a chiedere che cosa succedeva così gli dissi che mi vergognavo e loro capirono subito i perché così mi dissero che non c’era niente da temere e che sarebbero stati sempre con me per “proteggermi”. Mi rassicurai e mi dissi che non avevo niente da perdere così, quando i preferiti entrarono io li seguì a ruota e mi accomodai al loro tavolo. Durante la colazione (che era buonissima) notai la faccia preoccupata del Camerlengo e finita la colazione andai da lui per capire che cosa stava succedendo. “Sai, quando è morto il Santo Padre io ho sofferto più di tutti perché per me era come un…un..” “Un padre?” chiesi. “Si esattamente”. Restammo a parlare per un ora e mezza buona e poi glielo chiesi: gli chiesi il perché di quel folle gesto e perché sembrava preoccupato, come se si sentisse minacciato da qualcuno…”Devi sapere che io ho ventidue anni e non ho mai baciato una ragazza e vedendo te sono rimasto incantato dalla tua bellezza così quando siamo rimasti soli mi è venuto istintivo cercarti di baciare anche se qualcuno ci avesse visti sarei stato scomunicato” disse lui guardano il pavimento come se non volesse guardarmi negli occhi per paura della mia reazione. “Lo sapevo e per questo mi sono girata prima che potessi farlo anche se...be… mi sarebbe piaciuto anche a me..” al suono di quelle parole alzò la testa e mi guardò dritto negli occhi, mi guardò come se gli avessi appena confessato il mio amore e, in un certo senso era proprio così. Decidemmo di dimenticare questa storia e di andare avanti come se niente fosse. Appena finimmo di parlare mi venne voglia di andare a prendere una boccata di aria fresca per schiarirmi le idee così feci la stessa strada che feci per arrivare nella stanza del Camerlengo. Percorsi il corridoio pieno di quadri, scesi le scale e infine dovevo solo passare per gli alloggi dei Cardinali. Imboccato il corridoio mi accorsi che un uomo stavo trasportando un Cardinale che pareva svenuto, lo riconobbi subito si trattava di uno dei preferiti: Monsignor Aldo Baggia. Non corsi verso il Cardinale per aiutarlo perché l’uomo che trasportava il suo corpo aveva una pistola nella giacca: quell’uomo lo stava rapendo!! Stava rapendo tutti i preferiti!! Li caricò uno ad uno su un furgoncino nero e prima che potesse caricare il povero Cardinal Lamasse scappai. Non c’era tempo da perdere dovevo avvisare qualcuno, ma chi?! Non potevo dirlo alle guardie svizzere c’era il rischio che mi arrestassero perché loro non sapevano che ero ospite del Camerlengo. Ma certo!! Il CAMERLENGO!! Dovevo andare a dirglielo subito!! Senza pensarci due volte mollai lo zaino per terra e corsi verso l’ufficio del Camerlengo, ma davanti alla sua porta c’era una delle guardie svizzere ma era vestito con giacca e cravatta sul nero. Cercai di aprire la porta, ma lui mi blocco e mi spinse all’indietro. “Devo parlare urgentemente con il Camerlengo!” dissi arrabbiata più che mai. “Il Camerlengo ha momentaneamente da fare” disse lui freddo come il ghiaccio. “Ma è urgente!”urlai e cercai di entrare, ma lui mi fermò un’altra volta e mi fece cadere a terra. “Mi ascolti bene: ho appena visto un uomo che rapiva i quattro preferiti e li portava via su un camioncino nero e se non avviso il Camerlengo potrebbero anche morire!” ma la guardia non mi credette “Mi ascolti bene o lei se ne va con le buone maniere o la sbatto fuori con le cattive!” la guardia avanzo rapida verso di me nel tentativo di prendermi , ma fui più veloce di lui e mi spostai facendolo cadere. Nel frattempo mi ero avvicinata alla porta e stavo per aprirla, ma la guardia si era alzata e mi aveva preso dalla vita e alzata in aria. Per liberarmi nel modo più veloce diedi una gomitata allo stomaco della guardia che cadde a terra in preda al dolore. Aprì la porta e trovai il Camerlengo che pregava. “I quattro preferiti sono stati rapit..” ma non finì la frase che la guardia mi prese dai capelli e mi trascinò fino alla porta. Nel vedere quella scena il Camerlengo prese quello che sembrava un barattolino pieno di inchiostro e lo buttò addosso alla guardia. Il barattolino finì sulla faccia della guardia che urlò e le schegge gli entrarono negli occhi; da sopra di me colava una miscela di inchiostro nero e sangue. Mi finì sulla fronte e per impedire che mi finisse anche negli occhi o in bocca, mi coprì il volto con le mani che in poco tempo si ricoprirono più di sangue rosso e denso che di inchiostro nero. Alla vista del sangue urlai, non mi ero accorta che la guardia dietro di me era morta. Giaceva in una pozza di sangue con il volto sfregiato dalle schegge; il sangue aveva macchiato il tappeto sottostante e scorreva senza sosta diffondendosi ovunque. Quando mi girai il Camerlengo vide che stavo piangendo, piangendo sangue ma non mio ma della guardia che aveva ucciso per salvarmi.

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Capitolo 3
*** Robert Langdon arriva a Roma ***


Ora avevo paura, avevo paura della persona che mi aveva salvato, avevo paura della persona che amavo con tutto il mio cuore. Lo guardai: i suoi occhi celesti come il mare erano lucidi, le sue mani erano sporche del sangue della sua vittima e lui accasciato per terra a guardare il corpo senza vita della guardia. Era scoppiato a piangere e subito dopo anche io, ma non volevo vederlo soffrire, così lentamente mi avvicinai a lui e lo abbracciai. “Io non volevo ma lui…lui” mi mormorò all’orecchio. Sapevo che era vero, che non voleva veramente uccidere quell’uomo e che voleva solo proteggermi, ma c’era una cosa ancora più importante da risolvere. “Dai alzati in piedi” gli dissi con una voce che mi ricordava quella di mia madre…quella che mi faceva far sentire meglio quando mi facevo male e quella che serviva in questo momento per risollevare il morale della persona che mi aveva salvato in un modo brusco e impulsivo. Lo aiutai a tirarsi su e poi ci andammo a cambiare entrambi. Buttai via i vestiti imbrattati di sangue e mi andai a sciacquare la faccia. Il sangue mi segnava la faccia: incominciava a colarmi dall’attaccatura dei capelli fino ad arrivare agli oggi e poi al naso . Una goccia di sangue mi finì nella bocca e il sapore mi fece vomitare. Mi affrettai a sciacquarmi il viso e a mettermi dei vestiti puliti. Potevo andarmene via, ma ormai ero troppo dentro; avevo visto chi aveva rapito i preferiti e io tenevo a loro ed avrei fatto di tutto per salvarli. Quando uscì dal bagno vidi il Camerlengo che correva su e giù dalla stanza, si stava mangiando le unghie della mano destra e nella sinistra teneva un grande mazzo si chiavi dorate. Questo voleva dire solo una cosa: il Conclave stava per iniziare. “Il Conclave! Sta iniziando dobbiamo fermarlo!” urlai al Camerlengo che era ancora sotto shock per quello che era accaduto. Gli andai vicino…2IO non volevo…” e scoppio a piangere. Mi faceva soffrire vederlo in quello stato così lo feci…lo baciai. Lui non se lo aspettava e ne rimase sconvolto, ma poco dopo quando stavo per staccare le mie labbra dalle sue lui lasciò cadere il mazzo di chiavi dorate che caddero a terra tintinnando. Sapevo che era “pericoloso” baciarlo ma non mi importava perché capivo che lui lo voleva più di ogni altra cosa e, infondo, mi piaceva anche a me. Sentimmo dei passi e subito ci staccammo come se avessimo ricevuto una scarica elettrica. “Scusate il disturbo Monsignor, ma i Cardinali chiedono se potete far iniziare il Conclave chiudendoli nella Capella Sistina” disse una guardia, come quella che aveva ucciso poco prima. “Certo arrivo subito” disse sbrigandosi a prendermi da sotto il braccio per andarsene il più presto possibile da quella stanza. Un corteo di cardinali vestiti in abito corale rosso avanzavano lenti lungo la scalinata che li conduceva verso la Capella Sistina. Il Camerlengo percorse velocemente gli scalini per arrivare in capo al gruppo per cercare di fermarli. Si invento molte scuse, ma i Cardinali non volevano dargli retta così entrarono nella Capella Sistina. Non potevo restare lì a guardare così entrai dentro con loro. “I quattro prefetti Aldo Baggia, Lamasse,Ebner e Guidera sono stati rapiti stamattina dai loro alloggi da un uomo che in seguito li ha caricati su un furgone nero e li ha portati chi sa dove. L’uomo era armato di pistola per questo non mi sono avvicinata così sono corsa ad avvisare il Camerlengo del fatto accaduto. Come fate ad eleggere il sommo Pontefice senza la presenza dei preferiti?” i Cardinali rimasero sconvolti, ma uno di loro si avvicino a me e mi prese sottobraccio per poi chiamare anche il Camerlengo. Andammo in una stanza vuota e il Cardinale non fece entrare nessuno a parte noi. “Cosa dobbiamo fare adesso?” chiese il Cardinale. “Monsignore, se posso, io direi di chiamare un esperto in fatto di scomparse qualcuno che ha già lavorato per il Vaticano” dissi sedendomi su una poltrona. “E avete in mente qualcuno?” chiese il cardinale facendo un piccolo inchino per guardarmi meglio “Si. Robert Langdon”. “E sia” disse il Cardinale. Uscimmo dalla stanza e il Cardinale rientrò nella Capella. “Mi dispiace signorina, ma anche se, a quanto pare lei tenga molto alla nostra incolumità, noi dobbiamo fare lo stesso il conclave. Detto questo Monsignor Camerlengo procedete” disse facendo un piccolo gesto con la mano. Non volevo immischiarmi così lasciai che Patrick chiudesse le porte del Conclave. Appena che le porte furono chiuse io e Patrick andammo nel suo ufficio. “Avanti chiamalo e fallo venire qui” dissi velocemente “Già fatto” appena disse questo entro di scatto il capo delle guardie svizzere e ci chiese di seguirlo al quartier generale. “Ci è appena arrivato questo video”. Il video era come una poesia. Una poesia che parlava della rinascita di un’antica minaccia per la chiesa: gli Illuministi. Conoscevo la loro storia ed era anche il motivo per cui volevo visitare gli archivi. Anche Langdon lo voleva, ma a lui serviva un permesso da parte del Papa che non aveva mai ricevuto. Appena il vide finì spiegai a tutti cosa intendeva fare l’assassino ai cardinali: voleva marchiarli con i quattro elementi terra, ari, fuoco e acqua ed “esporli” sugli altari della scienza che erano le chiese illuministe cioè con presenze artistiche fatte da artisti illuministi come Raffaello o Bernini. Inoltre avrebbe distrutto la Città del Vaticano dalla luce: una bomba e non una bomba qualunque. Dalle avanzate capacità che avevo in fisica intuì che la bomba era fatta di antimateria e che se l’antimateria avrebbe toccato i due poli del cilindro che la racchiudeva sarebbe esplosa distruggendo la Città del Vaticano ed anche una parte di Roma stessa. Dovevamo solo capire dove avrebbe ucciso il primo Cardinale. Incominciai a pensare hai più vecchi illuministi e alla loro storia con la chiesa e poi mi venne in mente: Galileo Galilei. “Galilei!” urlai, nessuno mi capì all’istante così li spiegai. “Galileo Galilei, che non è un mio antenato, scrisse tre libri che il Vaticano conserva negli archivi: Dialogo, Discorsi e Diagramma. Il fatto sta che il terzo saggio Diagramma, non venne pubblicato a Roma ma bensì In Olanda e poi portato a Roma. Si dice, però, che Galileo Galilei nascose un codice che conduce al Cammino dell’illuminazione. Se si trova l’inizio cammino si troveranno tutte le chiese o monumenti dove verranno sacrificati i cardinali. Tutto chiaro?” annuirono e restarono a bocca aperta. Presi lo zaino e mi affrettai a uscire dalla stanza per dirigermi agli archivi Vaticani. “Aspetta. Da dove sai tutte quelle cose sul fatto degli illuministi?” chiese lui bloccandomi la strada. “HO studiato e letto molte cose, ma altre cose erano nei vostri archivi e be , se non avete dato il permesso a un professore nonché uno dei più esperti in fatto della sua materia non credo che avreste dato il permesso a una quindicenne come me. O sbaglio?!” chiesi passando sotto il braccio di Patrick che mormorò “Non sbagli affatto”. Mi precipitai, nel vero senso della parola, negli archivi vaticani e per non farmi fermare dalle guardie mi diedero una specie di PASS e le guardie mi fecero passare senza fare domande. Andai nel reparto dedicato a Galileo Galilei e presi il libro che mi interessava. Lo osservai attentamente pagina per pagina e quando trovai ciò di cui avevo bisogno riporsi il libricino nel suo contenitore e lo misi al suo posto. Mentre stavo per uscire vidi che stava entrando qualcuno. Si trattava di Robert Langdon e di una donna sulla trentina che presero il libricino che avevo appena rimesso a posto. “E’ una filigrana” dissi quando arrivarono a pagina cinque del libricino. “E conduce alla Cappella Chigi nella chiesa di Santa Maria del Popolo. Dovete cercare il buco del demonio che non è, come pensate voi il Pantheon dove si trova la tomba di Raffaello. O sbagli?” dissi facendo un piccolo sorriso. “Come vi chiamate signorina?” si affrettò a dire Robert Langdon “ Mi chiamo Letizia Galilei e so cosa intende fare il rapitore hai quattro Cardinali” dissi. “La ascoltiamo parli pure” dille la donna. “Non sarebbe meglio che ci dirigiamo al buco del demonio? Magari ve lo dico per strada” dissi indicando l’uscita. “si giusto andiamo”. “E noi dovremmo fidarci su i ragionamenti di una ragazzina?!” disse il capo delle guardie svizzere mentre salivamo in macchina. Mi misi davanti. “Prima di tutto non sono una ragazzina, secondo si dovete fidarvi di me perché ho passato sette anni della mia vita a studiare la storia degli illuministi e se ho fatto sorprendere il professor Langdon che è un esperto nella materia si potete fidarmi di me!!” dissi un po’ scocciata. “Comunque io sono Vittoria Vetra” disse la donna porgendomi la mano. “E’ lei per caso la scienziata che ha rinchiuso l’antimateria in quel cilindro che dovrebbe esplodere più o meno verso mezzanotte?” chiesi guardando l’orologio del telefono. “S..si” disse lei arrossendo. “Bene! Piacere di conoscere una delle scienziate che stimo di più” le dissi sorridendo. “Il lavoro che avete fatto è sorprendente! Siete riusciti a riprodurre la Particella di Dio!!” dissi. “Come avete fatto a saperlo?” chiese lei. “Ho solo guardato attentamente la foto del cilindro che ci h mandato l’assassino. Niente di che” dissi dandogli la foto. Eravamo arrivati. “E’ geniale! E’ semplicemente geniale!!” sussurrò Robert Langdon a Vittoria Vetra credendo che io non li avessi sentiti. *************************** Salve a tutti Allora che ve ne pare della mia storia che ancora devo finire? Spero veramente tanto che vi piaccia e mi farebbe piacere se mi lasciaste una recensione per sapere se ho fatto qualche errore o detto qualcosa che non vi è piaciuto. Evangeline

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Capitolo 4
*** Fuoco ***


La macchina del capo delle guardie svizzere Richter, sfrecciava tra le strade strette e piene di turisti di Roma.
Dovevamo arrivare alla Chiesa di Santa Maria del Popolo il più presto possibile. Dovevamo tentare di salvare il primo Cardinale che l’assassino avrebbe ucciso alle 20.00 in punto: il mio orologio segnava le 20.03. forse era troppo tardi o forse no, c’era una piccola possibilità di salvare la vita di una persona che sarebbe potuto diventare il futuro Papa.
Dentro di me speravo vivamente che il primo cardinale che avrebbe ucciso non fosse Monsignor Aldo Baggia. Non so per qual motivo ma tenevo molto a lui. Era come se lo conoscessi da tanto…
Appena arrivati notammo che nella chiesa erano in corso dei lavori e ciò era a favore dell’assassino che poteva agire indisturbato.
Io, Robert e Vittoria entrammo dall’ingresso mentre Richter e il comandante della Gendarmeria Vaticana, Olivetti (che era arrivato da poco), entrarono dal retro: se ci fosse stato qualcuno non sarebbe potuto uscire da nessuna parte. Nessuno, non c’era nessuno, solo tanto materiale per ristrutturare la Chiesa che stava cadendo a pezzi. Senza porci tante domande cominciammo a cercare “il buco del demonio”. Cercammo in ogni angoli della chiesa, ma non trovammo niente. Mi fermai davanti l’altare e cominciai a pensare:…buco…tomba terrena…MA CERTO!! Non era una statua o altro, ma bensì un bassorilievo. Abbassai di scatto lo sguardo e notai un bassorilievo. Chiamai tutti e gli spiegai quello che avevo appena intuito. Sul bassorilievo c’era dipinta una frase in latino che con l’aiuto di Vittoria e di Robert tradummo come “il buco del demonio”. Lo tirammo su.”Voglio andare per prima” dissi. “Per quale motivo?” chiese Robert che stava cominciando a scendere i gradini della piccola scala polverosa. “Voglio vedere chi è perché tengo molto ai quattro Cardinali; voglio sapere chi di loro ha perso la vita per colpa mia! Perché se fossi andata prima dal Camerlengo forse saremmo potuti arrivare prima che quel pazzo omicida lo uccidesse nei più brutali dei modi!” detto questo nella chiesa cadde un silenzio di tomba. Erano tutti pietrificati dalla mia reazione. Non aspettai che qualcuno mi dicesse di farmi da parte perché ora “ci pensavano i grandi”, me lo avevano detto troppe volte.
Scesi le scale e appena fui con i piedi per terra notai che il pavimento era fatto di ossa: ossa umane. Feci un passo in dietro girandomi il tutto accompagnato da un piccolo urlo che mi si spense in gola.
La vista davanti a me era orribile: uno dei Cardinali giaceva a terra con mani e piedi legati. Era ricoperto di topi che gli mangiavano la pelle che aveva assunto un colore grigiastro. Aveva la terra in bocca e nel naso e sul petto era stato marchiato l’ambigramma “Earth”, uno dei quattro elementi. Dopo poco tempo scesero anche gli altri che alla vista del cadavere furono sconvolti e schifati. Appena Robert scese io salì di corsa. Stavo per uscire dalla chiesa quando Richter mi prese per un braccio. “Dove credi di andare signorina?” disse con un tono quasi disgustato. “In Vaticano!” dissi io liberandomi dalla sua presa e incominciando a correre per arrivare il più presto possibile in Vaticano, perché sarebbe stato lì il prossimo omicidio.
Corsi il più veloce possibile e caddi diverse volte a terra sbucciandomi le ginocchia e i palmi delle mani.
Arrivata in Piazza San Pietro notai che tutte le persone mi guardavano come se in me non andasse qualcosa. Non capivo cosa guardassero, così sotto gli occhi di tutti entrai in Vaticano dove fui scortata dalla Gendarmeria nell’ufficio del Camerlengo.>br/> Era seduto dietro una scrivania di legno decorata con vari disegni incisi o in rilievo. Davanti a lui c’era una finestra che dava direttamente su Piazza San Pietro colma di gente che aspettava la famosa fumata bianca. La sua tunica nera scendeva dalla sedia e dava più risalto al colore rosso della sedia. Era cosi bello ed elegante trasmetteva pace e serenità anche quando era agitato o arrabbiato: in quel momento stava scrivendo qualcosa ; quando entrai nella stanza, insieme a una guardia che lavorava per Olivetti, restai in silenzio un po’ per paura e un po’ per contemplarlo nella sua tranquillità e bellezza, ma poi la guardia parlò. “Scusi se la disturbo Monsignor, ma la signorina è qui” disse con un tono freddo e meccanico. Sentendo quelle parole posò la penna e si alzò: la luce rossa del tramonto gli illuminava il volto che in quel modo sembrava ancora più magnifico di sempre. Guardandomi si avvicinò pian piano e fece gesto alla guardia di andare e quella se ne andò.”Cosa ti è successo?” disse in tono preoccupato mettendomi le mani sulle spalle e avvicinandosi ancor di più a me. “Nella fretta sono caduta tre o quattro volte e mi sono fatta male, ma niente di grave” dissi tenendo gli occhi fissi nei suoi. “Vieni andiamo in infermeria” e ci incamminammo per un corridoio che portava in una piccola stanza.
La stanza era piena di suore vestite di bianco. Una di loro vedendo le mie condizioni mi venne in contro.”Cosa ti è successo piccolina?” disse guardando le mie mani ricoperte di sangue.”E’ caduta venendo qui” disse il Camerlengo prima che potessi dire la mia. “Capisco, vieni che disinfettiamo le ferite” disse la suora. La seguì non dicendo una parola anche se quella Sorella mi ispirava molta fiducia.
Poteva avere la stessa età del Camerlengo, eppure era molto brava nel suo lavoro. Mi disinfettò le ferite e me le fasciò per poi fissarle le bende con una retina.”Ecco fatto!” disse mentre mi sistemava l’ultima retina sulla mia mano destra. Scesi dal lettino dell’infermeria e mi avviai verso l’uscita quando scorsi il Camerlengo che parlava con la suora che mi aveva medicato le ferite. Aspettai fuori dall’infermeria, non volevo interromperli. “Eccoti dove eri andata a finire?” disse sorridendomi. “Qui sono sempre stata qui…” “Che cos’hai?” disse. Aveva notato che c’era qualcosa in me che non andava.”Ni-niente perché?” dissi abbassando la testa, ma lui con un piccolo gesto della mano me l’ha rialzata così da poter vedere che stavo piangendo. “Cosa ti è successo? Qualcuno ti ha fatto del male? Cosa… PARLA!” non dissi niente , ma scoppiai a piangere e mi gettai fra le sue braccia. Cercai di non farmi sentire dalle suore, ma non ci riuscì così dopo qualche minuto uscirono e chiesero cosa avevo. Prima che le suore mi portassero via, il Camerlengo mi afferrò per un braccio e mi portò via di nuovo nel suo studio, solo che non eravamo più da soli. Erano arrivati anche Robert e Vittoria che vedendomi piangere mi venne in contro e mi abbracciò.”Va tutto bene, va tutto bene…” mi sussurrò nell’orecchio…
Non sapevo che mentre io ero stata in Vaticano l’assassino stava organizzando il suo prossimo attacco…
Salve cari lettori, scusate se ci ho messo tanto per pubblicare questo capitolo, ma con il fatto che è iniziata la scuola ho avuto poco temo. Spero che vi piaccia e al prossimo capitolo.

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