Love Potion No 19

di aliciablade
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** cap 1 - Love is Sharing ***
Capitolo 2: *** cap 2 - Love is Mom Knows Best ***
Capitolo 3: *** cap 3 - Love is Still Warm from the Oven ***
Capitolo 4: *** cap 4 - Love is Unique ***
Capitolo 5: *** cap 5 - Love is Insults (every ten minutes) ***
Capitolo 6: *** cap 6 - Love is Excellent Motivation ***
Capitolo 7: *** cap 7 - Love is in the Self-help aisle ***
Capitolo 8: *** cap 8 - Love is Dazzling and Radiant and Stunning ***
Capitolo 9: *** Cap 9 - Love is in Denial ***



Capitolo 1
*** cap 1 - Love is Sharing ***


Note di lithtys: questa ff è tradotta da lithtys col permesso dell'autrice.

LOVE POTION No 19

By Alicia Blade

CAPITOLO 1 - LOVE IS SHARING

 

Era arancione.

Un bell'arancione, simile ad un ranuncolo o ad un papavero o ad una lanterna di zucca appena intagliata, illuminata dall'interno. Fissarla era come guardare il sole quando è così vicino all'orizzonte da prendere un acceso colore rosso dorato e tu credi di bruciarti gli occhi, ma non succede.

Era bello.

Un bel, traslucido liquido arancione.

La bottiglia era di vetro trasparente - forse cristallo - con un diamante cesellato che catturava la luce polverosa della piccola bottega e la rifletteva in arcobaleni di color arancione. Il tappo di legno di sughero era sormontato da un semplice e dorato amuleto a forma di cuore. Non era più largo di una scatoletta per la pellicola.

Un piccolo biglietto di fianco ad essa aveva la scritta 'Pozione d'Amore N°19' in caratteri dorati.

"Bello, non è fero?", chiese la proprietaria del negozio e Minako si risvegliò dal suo stato ipnotico.

"Funziona?", chiese, giocherellando nervosamente con una ciocca di capelli biondi, mentre la donna si avvicinava e sbirciava sopra la sua spalla.

"Natuvalmente".

"E'un errore? Non dovrebbe essere 'Pozione d'amore N°9' ?".

La donna sogghignò in modo misterioso. I capelli neri, la pelle d'avorio, ed il suo sorriso di un rossetto pesante la facevano assomigliare ad una bambolina cinese. Il pensiero fece rabbrividire Minako, così decise che forse la donna assomigliava a Biancaneve. Una Biancaneve con occhi castani e unghie curate e con così tanti campanelli e ornamenti cuciti sul suo vestito da tintinnare mentre si muoveva.

"Ci sono difevsi tipi di pozioni d'amove, bambina mia. La Numevo Nove è una pozione del bacio: colui che la befe si sentivà costvetto a baciave chiunque e qualunque cosa con cui entvevà in contatto. La Numevo Diciannofe è molto più efficace".

"Che cosa fa?".

"Amplifica i sentimenti o l'affetto. L'amicizia diviene devozione. L'attvazione diviene lussuvia. L'adovazione, amove. E l'amove...avia".

"Aria?".

"Non puoi fifevne senza".

"Oh", Minako pensò al suo compagno carino del laboratorio di chimica. Pensò al ragazzo galante che si sedeva sempre di fianco a lei sull'autobus. Pensò al nuovo, sexy insegnante che era passato direttamente dall'università all'essere un suo compagno di aula. Poi pensò al giovane Adone dai capelli biondo chiaro che faceva i migliori frappè al cioccolato del quartiere di Azabu - il ragazzo da cui non riusciva a staccare gli occhi e col quale era stranamente timida: Furuhata Motoki.

"Lo prendo".

La donna sogghignò di nuovo e prese la bottiglietta dal ripiano. Girandosi, si ritirò dietro il bancone e iniziò ad avvolgerla nella carta velina, ma mentre lo faceva, due schiamazzanti scimmie apparvero improvvisamente e corsero sulla sua spalla; ognuna indossava una cravatta legata in modo sicuro attorno al collo. Minako sussultò e fece un passo indietro, ma la donna ridacchiò solamente e allungò una mano per grattare i pelosi animali sulla testa. "Questi sono Pulguitas e Frijolito. Non essere spafentata. Escono solamente quando li piace un cliente".

Minako rise nervosamente e si avvicinò, ma si raggelò quando la scimmia con la cravatta blu iniziò a strillare.

"Ah, già, gvazie pev avevmelo vicovdato, Frojolito". Sorrise alla scimmia, ma la sua espressione divenne seria quando fronteggiò di nuovo Minako. "Ti davò un avvevtimento, bambina: beve l'inteva bottiglia vendevà l'effettò etevno. Ma vevsa solo una goccia e la pozione duvevà solo pochi giovni".

Minako annuì, guardando la donna far scivolare la pozione in una borsetta di velluto e allungargliela attraverso il bancone. Le diede un mucchietto di monete e fissò la piccola placca dietro il registro di cassa, che diceva 'Señorita Leilani, articoli da regalo e cose magiche. Si accettano Master Card e Lady Visa".

"Eh, grazie, Señorita Leilani!"", esclamò, sentendo il bisogno di inchinarsi, ma invece si girò e corse fuori dal negozietto, ridendo come un'idiota.

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La sala giochi era affollata quando Minako entrò; la boccetta di vetro ancora avvolta nella sua carta velina e tenuta saldamente in mano. Evitando una coppia di bambini che correvano intorno e le cameriere che portavano i vassoi, Minako raggiunse il bancone, col fiato corto e sorridendo maliziosamente.

"Ciao, Motoki-san!".

"Oh, ciao, Minako-chan. Come stai?".

"Favolosamente, grazie. Sono sicura che oggi è una giornata piena".

Ridacchiò, passando alcuni gelati ai clienti. "Puoi dirlo forte. Cosa posso portarti?".

"Beh, prenderò un frappè al cioccolato e che ne dici se ne offro uno anche a te? Stai lavorando così duramente, che sono sicura tu sia assetato".

"Ah, grazie Minako-chan, è molto dolce da parte tua, ma sono a posto per il momento".

"Oh, ma insisto! Non bevo mai da sola".

Motoki alzò un sopracciglio, ma poi scosse la testa e fece spallucce. "Va bene, se insisti. Grazie".

"Di nulla!".

Tornò poco dopo con due frappè al cioccolato, uno sormontato da panna montata e due ciliegie, mentre l'altro non ne aveva nessuna. Minako era a conoscenza che Motoki sapeva che lei amava le ciliegie e le aveva dato anche quella del suo frappè. Sospirò sognante mentre lui le allungava la bevanda. "Grazie, Motoki".

"Non c'è problema. Ora però ho da fare. Me lo guardi fino a quando non mi prendo una pausa?".

"Sarà un onore".

Sorrise e sparì nella stanza sul retro. Senza esitazione, Minako stracciò la carta velina della boccetta nascosta, tirò via il tappo e lasciò che lo sciropposo liquido arancione cadesse a goccioline nel frappè. Con la cannuccia raschiò via tutti i rimasugli, poi lo mescolò per eliminare tutte le ricciolute tracce arancioni. Neanche dopo dieci secondi da quando Motoki se n'era andato, la pozione d'amore era stata distribuita in modo sicuro nella sua bevanda e Minako si risedette con un sospiro ed un sorriso orgoglioso sulle labbra

"Minako-chan, maialina! ", disse da dietro una voce scherzosa e Minako si girò per vedere Usagi che balzava su uno sgabello vicino al bancone. "Hai davvero bisogno di due frappè? Onestamente! Posso averne uno?".

"Eh, no, l'altro è di Motoki-san", disse nervosamente, chiedendosi se Usagi l'avesse vista mettere la pozione nella bevanda di Motoki. Ma la sua amica sembrava apparentemente ignara del suo comportamento sospetto e continuò solamente a fissare il frappè al cioccolato con occhi affamati.

"Davvero? Perfetto! Allora non gli dispiacerà se ne bevo un po'", disse, prendendo in mano il bicchiere. Strillando, Minako lo strappò dalle mani della sua amica e lo nascose dietro la schiena. "No!".

Usagi sollevò un sopracciglio. "Qual'è il problema? Motoki mi lascia sempre prendere qualche sorso delle sue cose. Inoltre, se ne può fare un altro se lo vuole".

"Beh, è solo che...eh...c'è in giro un raffreddore! E se uno di voi due è ammalato, mi dispiacerebbe che si diffondesse. O...che succederebbe se...avete la mononucleosi o altro? Sarebbe orrendo!".

Ridacchiando, Usagi cercò di afferrare il frappè. "Non essere sciocca. Motoki è sano come un pesce ed io ho l'immunità di...di...beh, qualcosa con un forte sistema immunitario!".

"Già, ma tu non vuoi i germi dei RAGAZZI, no?".

"Germi dei ragazzi? Che classe frequenti, Minako-chan?".

"Io...eh...oh, non importa. Ma toh, perché invece, non ne bevi un po'del mio? C'è ancora della panna montata e ti lascio anche una delle mie ciliegie!".

L'attenzione di Usagi fu immediatamente calamitata dal frappè dimenticato sul bancone e, sembrandole un affare, sorrise e allungò una mano verso di esso.

"Dio, Odango Atama, non puoi aspettare altri due minuti e ordinartene uno?".

L'espressione allegra di Usagi svanì e fu velocemente rimpiazzata da guance arrossate e sguardo fiammeggiante. Ruotando sul suo sgabello, venne faccia a faccia con Chiba Mamoru, uno studente universitario che viveva per tormentarla ed era conosciuto come il suo nemico giurato per tutto il distretto di Juuban.

Tirando un sospiro di sollievo per l'interruzione, Minako mise il frappè di Motoki sul bancone proprio mentre lui ritornava dalla stanza sul retro. Gli ci volle solo un momento per osservare la scena e roteare gli occhi. "Non di nuovo", borbottò sottovoce.

Minako gli sorrise dolcemente e scrollò innocentemente le spalle, facendo scivolare il frappè verso di lui. Non ci fece caso, aspettando il momento opportuno per intromettersi nell'insoluto litigio fra due dei suoi più cari amici.

"COME mi hai chiamata?", proruppe Usagi, facendo un pugno e sventolandolo minacciosamente verso Mamoru.

Sogghignò. "Che c'è? Il tuo stomaco brontola troppo forte perché tu possa sentirmi, Odango Atama?". L'odiato nomignolo fu strascicato in modo sardonico mentre i suoi occhi blu brillavano in attesa della sua reazione. Non fu deluso.

"Come osi chiamarmi in quel modo, tu, pomposa, egocentrica, sudicia, ignorante feccia?", ribollì.

Sollevando un sopracciglio, Mamoru dovette mordersi la lingua per trattenersi dal ridere al fiume di insulti. Sapeva che molto probabilmente si era esercitata per tutto il giorno.

"Cavolo, questo si che è un vocabolario, Odango! Ora fammi vedere se sai definire tutte queste grosse parole".

"Facile! Cercale nel dizionario e ci vedrai la tua foto di fianco!".

"Hey, ragazzi", intervenne Motoki, "non potete cercare di essere civili per un giorno?".

"Credo che quella sia una parola che non c'è nel SUO vocabolario", sbuffò Usagi.

"Usagi-chan", sospirò Motoki, scuotendo la testa.

"Che c'è? Ha iniziato lui!".

"Oh, questa si che è una risposta matura".

"Sta zitto, Mamoru-baka!".

"Facciamo un patto!", disse Motoki, afferrando il suo frappè. "Se la smettete di bisticciare, darò ad ognuno di voi un frappè al cioccolato gratis!".Questo suscitò la sua attenzione ed Usagi si girò per vedere il frappè allungato invitantemente verso di lei. Minako strillò, gli occhi che andavano spalancandosi per la paura mentre vedeva la sua amica prendere la bevanda. "Beh, ci sto. Ma se lui inizia qualcosa...".

"Aspetta! Ma...quello è...Motoki-san, è il tuo frappè!", mormorò Minako mentre la cannuccia si avvicinava alle labbra di Usagi.

"Oh, non importa. Ne farò dell'altro. Che ne dici, Mamoru-kun?".

Mamoru scrollò le spalle. "Grazie, ma ho già preso il caffè. Odio ridurmi come lei".

Usagi lo fissò dall'angolo degli occhi. "Questa te la faccio passare perché ho avuto del cioccolato gratis".

"Non ci va molto per entusiasmarti, vero?".

"Che cosa vorresti dire?".

"Solo che...".

"Ti darò caffè gratis per una SETTIMANA se la pianti!", urlò disperatamente Motoki.

Mamoru sogghignò al suo migliore amico, poi guardò la faccia imbronciata di Usagi e scosse la testa. "Non è abbastanza", confessò, ma l'insulto si fermò quando gli venne messa davanti una tazza della fumante bevanda.

Apparentemente contenta che le munizioni del suo nemico avessero subito cessato il fuoco, Usagi sogghignò al suo ancora intatto frappè e di nuovo tirò la cannuccia verso la bocca. Minako guardò con orrore, spostando gli occhi fra la bocca aperta di Usagi e lo sguardo orgoglioso di Motoki, sentendosi inerme quando le labbra della sua amica si chiusero attorno alla cannuccia e lo spesso, scuro liquido fu tirato su attraverso il tubicino di plastica, come al rallentatore. Si mordicchiò le labbra mentre Usagi deglutiva il primo sorso, poi sospirò pesantemente e seppellì il volto fra le mani, sapendo che la sua missione era fallita.

"Mmm! E'delizioso, Motoki-san! E'più dolce del normale! Hai cambiato marca di gelato o altro?".

Motoki ridacchiò e si preparò un altro frappè. "No, Usagi-chan. E' il solito".

"Oh, beh, oggi pomeriggio ha un gusto particolarmente spettacolare". Non appena il gelato si fu sufficientemente sciolto da non rappresentare più una minaccia di congelarle il cervello, Usagi ne divorò più di metà in pochi attimi.

"Cavolo, respira, Odango Atama, Il frappè non va da nessuna parte; non hai bisogno di inalarlo".

"Mi sto solo gustando uno dei più semplici piaceri della vita. Puoi lasciarmi in pace per cinque minuti, baka?".

"Mi sto solo preoccupando per il tuo benessere. Ovviamente tu non hai abbastanza buon senso, e mi spiacerebbe se tu morissi per aver inspirato del gelato!".

"So come bere un cavolo di frappè, cretino! Non sono stupida, sai?".

"Avresti potuto ingannarmi".

Motoki roteò disperatamente gli occhi e si rassegnò a trascorrere il resto della sua giornata di lavoro a guardare i loro bisticci senza interferire.

Gli occhi di Usagi si incupirono mentre si girava lentamente per fronteggiare Mamoru alzandosi dallo suo sgabello. Le sue nocche divennero bianche mentre si stringevano attorno al bicchiere, la faccia divenne più rossa ed il suo respiro più pesante. Mamoru la guardava contento, girandosi con un ghigno sul volto ad affrontare la silenziosa sfida. Si preparò per ricevere qualsiasi assalto furioso di insulti, pronto a tenerle testa col sarcasmo per cui era noto. Comunque, non urlò né gridò o pianse. Invece, Usagi increspò le labbra, fece un lungo, regolare respiro, allungò il frappè e con molta calma lo rovesciò sulla testa di Mamoru.

Il gelato al cioccolato scivolò fuori dal bicchiere e colò sui perfetti capelli neri di Mamoru. Boccheggiò, troppo sbalordito per muoversi mentre i resti del frappè gocciolavano sulla sua fronte e giù per il collo. Con un sorriso soddisfatto, Usagi appoggiò il bicchiere sul bancone.

"Inspira questo, stupido!", lo provocò. Poi girò altezzosamente i tacchi e se ne andò via con atteggiamento di sfida.

Comunque, era appena riuscita a fare due passi prima di sentirsi improvvisamente male. Il pavimento iniziò a girare, le luci divennero dolorosamente brillanti, e si sentì come se delle scintille saettassero nel suo cervello. Piagnucolando, si portò una mano alla testa e chiuse gli occhi.

"Usagi-chan!".

L'urlo di Minako fu l'ultima cosa che Usagi sentì prima di collassare a terra.

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Note di lithtys: questa storia consta di 12 capitoli. Li tradurrò interamente senza spezzettarli in più parti.

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Capitolo 2
*** cap 2 - Love is Mom Knows Best ***


Note di lithtys: questa ff è tradotta da lithtys col permesso dell'autrice.

LOVE POTION No 19

By Alicia Blade

CAPITOLO 2 - LOVE IS MOM KNOWS BEST

 

"Penso si stia riprendendo".

"Sta bene? Usagi-chan? Puoi sentirmi? Dio, spero di non averla avvelenata...".

Usagi gemette e aprì lentamente gli occhi. Il mondo le stava ancora girando attorno, ma si stava gradualmente fermando, lasciandole solo un leggero pulsare nella testa. Si sfregò pigramente gli occhi e cercò di sedersi. Era nella stanza sul retro della sala giochi, stesa sul sofà del vecchio negozio di articoli usati. Motoki era accovacciato di fianco a lei con un bicchiere d'acqua e Minako, in piedi di fianco a lui, si stava mordendo nervosamente le unghie. Mamoru si trovava sull'uscio della porta e si stava strofinando i capelli con un asciugamano per piatti.

Il cuore le balzò in petto mentre lo guardava, anche se non le stava prestando attenzione. La sua gola divenne improvvisamente asciutta; i palmi delle mani sudati.

"Guarda come sei rossa! Usagi-chan, bevi questo".

Tremando, prese il bicchiere da Motoki e se lo portò alle labbra. L'acqua era fredda e rinfrescante, ma quando all'improvviso gli occhi di Mamoru si focalizzarono su di lei, si ritrovò a soffocare. Girandosi dall'altra parte mentre il sangue le coloriva velocemente le guance, Usagi cercò disperatamente di calmare le sue vorticose emozioni.

"Stai bene, Usagi-chan?", piagnucolò nervosamente Minako, inginocchiandosi di fianco a lei.

"S-si. Sto bene", sussurrò, scrutando l'orribile disegno marrone del divano, qualsiasi cosa per tenere la sua mente lontana dallo splendido sguardo penetrante di Mamoru. "Che cosa è successo?".

"Sei svenuta".

"Svenuta?".

"Non ti ricordi?", le chiese nervosamente Minako. "Sei svenuta proprio dopo che tu...".

Usagi sollevò lo sguardo e vide la sua amica mordersi il labbro e guardare indietro verso Mamoru. Era ovvio che stava cercando di non scoppiare a ridere istericamente, ma le sfuggì comunque un piccolo sogghigno. Mamoru roteò gli occhi.

"Proprio dopo che cosa?".

Si girò verso Motoki, che stava iniziando a diventare rosa nel tentativo di non ridere.

"Che cosa ho fatto?".

Minako scoppiò in forsennate risate. "Hai rovesciato il tuo frappè sulla testa di Mamoru! Non ti ricordi? E'stata la cosa più divertente che abbia visto ultimamente!".

Allo scoppio di risa della ragazza, anche Motoki non resistette.

Mamoru sospirò irritato. "Mi fa piacere che qualcuno l'abbia trovato divertente". Poi i suoi occhi incontrarono ancora una volta quelli di Usagi e si accigliò, l'asciugamano ancora avvolto attorno al collo. Lo stava fissando con gli occhi spalancati ed il colore che andava scomparendo dal suo viso. Il bicchiere giaceva dimenticato fra le sue mani mentre le sue labbra dischiuse tremavano per lo shock.

"Ho fatto cosa?", mormorò.

Mamoru inarcò un sopracciglio nella sua maniera fastidiosamente sexy e Usagi cercò di tenere calme le farfalle nello stomaco. I suoi tentativi furono vani.

"Non si ricorda", sbuffò, scuotendo la testa. "Conveniente".

Dopo aver posato il bicchiere sul pavimento, Usagi sollevò le mani verso la bocca, continuando a sbirciare l'uomo dai capelli neri mentre gli occhi le si riempivano di lacrime. "Mi...mi dispiace".

Le risate di Motoki e Minako cessarono bruscamente e si voltarono a guardarla. Mamoru fece un allarmato passo indietro.

"Che cosa?".

"Scusa?".

"Deve aver battuto la testa quando è caduta".

Stringendo la mascella, Usagi si alzò in piedi e serrò i pugni. "Mi dispiace così tanto, Mamoru-san. Non...non so a cosa stessi pensando. Io...per favore, perdonami!". Tirando su col naso, nascose il volto fra le mani.

Perplesso, Mamoru si girò dalla ragazza che piangeva verso le altre persone stupite che occupavano la stanza. Schiarendosi la gola, infilò entrambe le mani nelle tasche dei pantaloni. "Ok, Odango Atama, basta che la smetti di fare la regina di un dramma teatrale".

Tremando, Usagi fece un profondo respiro e si morse la lingua, cercando disperatamente di assentire alla sua richiesta.

"Minako, forse dovresti portarla a casa", suggerì Motoki.

"Si, sembra...una buona idea", iniziò a dire Minako, volgendo sospettosamente lo sguardo da Mamoru ad Usagi, prima di scuotere bruscamente la testa e borbottare a bassa voce. "No. Non è possibile. Andiamo, Usagi, ti porto a casa".

Asciugandosi gli occhi ed evitando lo sguardo di Mamoru, Usagi si lasciò accompagnare da Minako fuori dalla porta. Trattenne il respiro mentre il suo braccio sfiorava la manica di Mamoru.

Confusi, Mamoru e Motoki seguirono con lo sguardo le ragazze fino a quando non scomparirono dalla loro vista; poi Mamoru si girò verso il suo migliore amico.

"Di cosa credi si tratti?", chiese nervosamente.

"Non ne ho idea", rispose Motoki, grattandosi la testa. "Forse siamo davvero passati ad una nuova marca di gelato".

"Usagi, sei sicura di stare bene?", chiese Minako mentre serpeggiavano per la strada, in direzione della casa di Usagi.

"Naturalmente. Sto bene. Sono solo stanca. Perché continui a chiedermelo?". Nonostante Minako cercasse di mantenere il tono della voce privo di preoccupazione, anche Usagi ne avvertì il pungente tono sommesso. Era solo così stanca dei punzecchiamenti dell'amica. Non riusciva a vedere che non voleva parlare di ciò che era accaduto?

Almeno, non prima di aver capito le stessa cos'era successo.

Minako le tirò una ciocca di capelli. "Perché sei ancora molto pallida. E...voglio dire, dai, ti sei scusata con Mamoru! E'come la zona crepuscolare!".

Usagi si fece piccola piccola. "Non è strano. Non avrei dovuto rovesciargli il frappè addosso".

La sua amica sbuffò. "Oh, per favore. Il 'dovrei' ed il 'non dovrei' non hanno mai avuto a che fare con la tua relazione con lui!".

Usagi si fermò sulla porta di casa e girò su se stessa per fronteggiare Minako, gli occhi spalancati. "Relazione? Che relazione? Non abbiamo una relazione, Minako! Qualsiasi cosa tu possa pensare di sapere, è sbagliata! Non c'è nulla fra di noi!". Usagi serrò le labbra ed abbassò lo sguardo. "Nulla", ripeté tranquillamente.

Minako annuì sospettosamente. "D'accordo, Usagi. Forse dovresti distenderti".

Annuendo, Usagi sospirò e si voltò, scomparendo dentro casa senza salutare. Minako scosse la testa incredula e si incamminò verso il tempio di Rei. Stava morendo dalla voglia di raccontare a qualcuno gli eventi dela giornata e non poteva aspettare per vedere la faccia che Rei avrebbe fatto quando le avrebbe raccontato di come Usagi avesse rovesciato il frappè sulla testa di Mamoru. Sarebbe andata fuori di testa!

Usagi si gettò sul letto, seppellì la testa nel cuscino quanto più profondamente poté e urlò. Quando rimase senza fiato, allungò il collo, fece un profondo respiro e perlustrò la stanza con lo sguardo per notare che Luna non era lì, poi strinse forte il cuscino attorno alle orecchie e urlò di nuovo.

La sua vita era finita.

Il mondo avrebbe dovuto smettere di girare. Il sole non avrebbe più avuto motivo di continuare a splendere.

Era tutto inutile. Senza ragione. Confuso.

Calciò rozzamente la trapunta e prese a pugni il materasso.

Quando poco dopo l'aggressione finì, tirò su le lenzuola e pianse a lungo, desiderando soffocare. Capì che anche le lacrime che non riusciva a fermare erano inutili, perché non avrebbero aiutato nessuno, tanto meno lei stessa.

La sua vita era finita.

Lui la odiava.

"Usagi, tesoro, va tutto bene lì dentro?".

Le lacrime che non credeva di poter fermare, cessarono. Mettendosi seduta, si strofinò il naso con la manica. "Si, mamma, sto bene".

"Posso entrare?".

Esitò, cogliendo il riflesso dei suoi gonfi occhi rossi nello specchio.

"Si".

Ikuko aprì la porta della camera, gettò uno sguardo a sua figlia e corse al suo fianco, dicendole amorevolmente, "Oh, amore, cosa ti è successo? Cosa c'è che non va?".

La sua partecipazione andò dritta al cuore di Usagi che crollò fra le braccia della madre, di nuovo singhiozzando disperatamente. Ikuko la consolò carezzandole amorevolmente i capelli e le sussurrò tutte le parole giuste che una mamma conosce, ma il pianto di Usagi si calmò appena.

"Oh, mamma!", riuscì a dire fra i singhiozzi. "Non è...giusto!".

"Lo so, tesoro. Non è giusto. Non è proprio giusto. Lo so. Lo so".

Non ne aveva idea.

Ma Usagi comunque le credette, e dopo alcuni minuti di pianto doloroso, cercò di riprendere a respirare e si allontanò dalle confortevoli braccia della madre.

"Dì a mamma cos'è successo", la incitò Ikuko quando pensò che il respiro della figlia fosse abbastanza tranquillo.

Usagi si morse il labbro e combatté per rimanere calma, sentendo che ogni secondo che passava portava con sé la minaccia di altre lacrime. Fissò intontita il motivo a scacchi del suo copriletto mentre lo stringeva forte fra le dita. "Beh,...", disse in modo miserevole, "c'è questo ragazzo...".

Ikuko trattenne un sorriso. Naturalmente c'era questo ragazzo.

Usagi fece un profondo respiro, e fu come se quella sola piccola confessione avesse rimosso il blocco nella sua voce. Doveva dirlo a qualcuno o sarebbe esplosa, e chi meglio di sua madre che l'amava e non l'avrebbe mai giudicata?

"E lo amo!", piagnucolò. "Ed è tutto per me, mamma, tutto! E'il giorno e la notte, la vita e la morte ed è perfetto! E sono così pazza di lui che mi sento male solo a pensarci, perché mi rende così nervosa e così sbadata e la mia vita non è degna di essere vissuta senza di lui. Ed è intelligente e spiritoso e incantevole ed elegante e galante e alto e, oh, mamma, ha questo viso così bello che non ci crederesti! E'il tipo di volto che ti fa venir voglia di fissarlo e non smettere mai e quando sorride, il che, okay, non è così spesso, ma quando lo fa! E'come...è come...", Usagi sospirò languidamente e cadde indietro sul cuscino, abbracciando la trapunta stretta al petto. "E'qualcosa che non ho mai visto prima!".

Allungando una mano per prendere quella di sua figlia, Ikuko le chiese gentilmente. "Allora perché stavi piangendo?".

Il dolore ritornò ad infrangere i suoi sogni ad occhi aperti ed Usagi sbatté le palpebre per ricacciare indietro le lacrime. "Perché mi odia".

"Oh, non essere sciocca, Usagi".

"Davvero! E'la verità! Pensa che io sia stupida e goffa e pigra e ora penserà anche che sono maleducata ed immatura ! E non posso sopportarlo. Non posso vivere senza di lui. Sapendo che pensa...che mi odia!", gemette e tirò via il cuscino sotto di lei per stringerselo sul viso.

Sospirando, Ikuko diede dei leggeri colpetti sulla gamba di sua figlia, pensando a tutte le cose che avrebbe potuto dirle, ma che non l'avrebbero aiutata. Il mondo è pieno di pesci. Sei ancora troppo giovane per pensare all'amore. Se non gli piaci, non ti merita. Sei una ragazza speciale e troverai qualcuno speciale. Non sa quello che si perde.

Invece, scosse la testa e disse, "Tesoro, ti arrendi troppo facilmente".

I singhiozzi si spensero di nuovo ed Usagi allontanò il cuscino dal viso. Guardò sua madre con aria interrogativa non sicura di aver sentito correttamente e per vedere se la donna stesse scherzando, prima di tirarsi su di nuovo.

"Che cosa intendi?".

"Intendo, se sei così innamorata di lui, allora devi combattere per lui. Naturalmente, se non vale la pena battersi per lui, allora non c'è nessun problema, no?".

"Oh, ma ne vale la pena!", esclamò, ansiosa di affermare i suoi pregi al mondo.

"Allora perché non combatti per lui?".

Il suo impulso momentaneo si dissolse ed Usagi crollò in avanti con un sospiro. "Perché mi odia!".

"Come può qualcuno odiarti, Usagi? Sei la ragazza più amabile al mondo. Io dovrei saperlo visto che ti ho cresciuta in questo modo".

Sua figlia ridacchiò. "Non capisci, mamma. Non eri lì. Non hai visto cos'ho - oh! Come ho potuto essere così stupida?".

"Che cosa hai fatto esattamente?".

Giocherellò con i pollici e si schiarì nervosamente la gola. "Beh...io...ehm...".

"Usagi?".

"Gli ho...in un certo senso...rovesciato il mio frappè sulla testa".

Se Usagi non fosse sembrata così disperata in quel momento, Ikuko era sicura che si sarebbe rotolata per le risate. Aveva cresciuto una piccola ragazza focosa, questo era certo. "Capisco", disse, mordendosi internamente le labbra per evitare di ridere. "E...perché?".

Usagi corrugò la fronte. "Non mi ricordo. Mi stava prendendo in giro, credo".

"Credi?".

"Beh ecco...è quello che succede solitamente. Ma questo pomeriggio è accaduto tutto così in fretta. Mi girava un po'la testa ed ero stanca; è tutto così confuso. Non mi ricordo esattamente cos'è accaduto, eccetto che un minuto Motoki mi stava dando il frappè e poco dopo mi sono svegliata nel magazzino e Mamoru aveva del frappè nei suoi capelli. Oh, ma era così carino mentre si strofinava la testa con quell'asciugamano". Ridacchiò al ricordo e non notò la strana espressione con cui la madre l'aveva squadrata.

"Scusa, torna indietro. Penso di essermi persa qualcosa", la interruppe Ikuko, sollevando una mano. "Ti sei svegliata in un magazzino?".

"Beh, è una specie di magazzino che serve anche da stanza di riposo per i dipendenti, sai no?".

"Tesoro, sei svenuta?".

"Si...".

"Qualcuno ti ha portato dal dottore? Ora stai meglio?", toccò con il palmo della mano la fronte di Usagi. "Posso portarti un bicchiere d'acqua".

"No, mamma, sto bene". Scacciò via la mano e si appoggiò, con uno sguardo torvo, alla testa del letto. "Credo avessi solo caldo o fossi disidratata o simili. Non so cosa mi sia preso, davvero. Ma ora sto bene. Beh...fisicamente, almeno". Sospirò abbattuta.

Il timore di Ikuko andava scomparendo mentre scuoteva la testa e consolava la sua bambina. "Okay, allora hai rovesciato il frappè sul povero ragazzo. Non è la fine del mondo, Usagi".

"Lo è invece! Non mi parlerà mai più! Mi eviterà come la peste! E anche se prima non mi disprezzava abbastanza, ora non ho più alcuna possibilità!".

"Ma certo che ce l'hai! Sei la ragazza più carina di tutta Tokyo. Tutto ciò che devi fare è scusarti per il piccolo incidente e tutto andrà a posto. Lo prometto".

Usagi incrociò le braccia sul petto, imbronciata. "Niente è mai così semplice, mamma".

Ikuko ridacchiò. "Beh, che altro puoi fare, cara? Sviluppare qualche elaborato e complicato stratagemma per conquistare il suo cuore? Gli uomini sono creature semplici, Usagi, e sono certa che la soluzione al tuo problema sia molto semplice. Allora, la prossima volta che lo vedi...".

"Mamma, giusto!". Usagi balzò in piedi colpendosi la mano con il pugno. "Ecco ciò di cui ho bisogno! Uno stratagemma!". Sbatté le palpebre e scosse la testa. "No, no, sa troppo di qualcosa di malvagio. Un piano. Ideerò un elaborato e complicato piano psicologico per conquistare il cuore di Mamoru. Dovrà essere brillante! E romantico! E mostrargli tutti i miei pregi meravigliosi e provargli una volta per tutte che siamo fatti per stare insieme!".

"Uh, Usagi, non credo che...". Si interruppe, notando il luccichio deliziato negli occhi d Usagi e sospirò. Quello sguardo era molto più bello rispetto alle lacrime di un momento prima e non poteva certo permettersi di distruggerlo. "Si, cara, un piano brillante. Perchè non lasci che ti porti un po'di cibo mentre tu inizi a lavorarci? Che ne dici di biscotti con gocce di cioccolato?".

Usagi boccheggiò. "Biscotti! Oh, mamma, sei un genio! Si, biscotti, il mio piano inizierà con dei biscotti! Su andiamo, dobbiamo almeno farne due o tre infornate!". Saltò giù dal letto e afferrò il polso della madre, trascinandola giù per le scale.

"Ma tesoro, i biscotti erano per te".

"Oh, mamma, non essere sciocca. Devo essere magra e bella per conquistare il suo cuore e sai che quei biscotti vanno poi ad accumularsi sui miei fianchi. Ma se li facciamo per lui, beh, sai cosa si dice: il modo più rapido per arrivare al cuore di un uomo è passare per il suo stomaco! Ora andiamo a fare la prima infornata!".

_________________________________________________________

Note di lithtys: eccomi tornata con il secondo capitolo. Dal prossimo si entrerà nel vivo dell'azione...e ci sarà da ridere! XD

Grazie a Cassandra14, semplicementeme, miki90, Hatori, Kirby, Strega_Mogana, sissy, sailormoon81, Ale e lua! ^///^

Per Strega_Mogana e Kirby: Mamoru non ha bevuto neanche una goccia della pozione...l'unica a subirne gli effetti sarà Usagi con delle conseguenze che...beh, vi lascio immaginare!

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Capitolo 3
*** cap 3 - Love is Still Warm from the Oven ***


Note di lithtys: questa ff è tradotta da lithtys col permesso dell'autrice.

LOVE POTION No 19

By Alicia Blade

CAPITOLO 3- LOVE IS STILL WARM FROM THE OVEN

 

Le sue mani stavano tremando così tanto che era sorpresa di non aver ancora rovesciato il vassoio di biscotti che teneva in mano. Lo stomaco non smetteva di torcersi. Credeva di poter nuovamente svenire.

Ma non l'aveva ancora fatto, non durante la lunga camminata, ed ora era qui, dentro il suo condominio, fuori dalla sua porta. Lui si trovava proprio dall'altra parte di questo muro. Il suo cuore stava battendo più forte di un tamburo. I suoi piedi erano incollati al pavimento.

Non posso farlo. Non posso farlo. Che cosa pensavo? Non posso farlo!

Ma capì che non poteva neanche andarsene. Il suo corpo aveva perso tutta l'energia e se ne stava lì, tremante. L'odore dei biscotti si diffondeva nell'aria, facendola sentire ancora peggio, nauseata e stordita. La gola era completamente asciutta.

Ormai era da più di venti munti che si trovava fuori dalla sua porta, cercando disperatamente il coraggio per bussare e non trovandolo. Non poteva evitare di pensare a milioni di cose diverse che avrebbero potuto andare male. Poteva ridere. Poteva guardarla sprezzantemente. Poteva ritenerla una spiacevole seccatura sulla soglia di casa. Poteva chiuderle la porta in faccia. Poteva...

Gemette.

Oh mio Dio, poteva esserci una ragazza con lui!

Le sue guance presero fuoco, i suoi occhi si riempirono di lacrime. Le scacciò via duramente, scuotendo la testa così forte che le sue stesse confuse paure tintinnarono all'interno.

"Non ha una ragazza. Non può avere una ragazza. Non ha-".

La porta si spalancò.

Usagi strillò e si ritrasse, fino a toccare con il corpo il lato opposto del corridoio con in mano un vassoio di (miracolosamente salvi) biscotti, fissando un Mamoru molto sorpreso.

Sbatté le palpebre. "Odango?".

I pensieri di Usagi divennero incoerenti, la bocca che si contorceva per lo shock, il cuore che le ostruiva la gola e riuscì ad emettere solamente suoni balbuzienti.

Aggrottò un sopracciglio. "Che ci fai qui?".

"Io...er...uh...beh...Umm...Heheh...uh...". Chiuse la bocca, stringendo i denti per non far uscire le idiozie che stava dicendo e allungò il vassoio di biscotti verso di lui.

Guardò i biscotti. Poi guardò nuovamente la ragazza. Poi i biscotti. Poi di nuovo la ragazza.

"Allora...che ci fai qui?".

"Biscotti", squittì. "Biscotti fatti in casa. Io. Biscotti al cioccolato. Fatti in casa. Per te. Biscotti".

La guardò socchiudendo gli occhi, meditando. "Ti senti bene?".

Annuì vigorosamente.

Guardò nuovamente il vassoio. "Sono avvelenati?".

Boccheggiò, "Non lo farei mai!".

Scuotendo la testa, si appoggiò lungo la porta di casa. Usagi stava ancora tendendogli i biscotti. "Allora...perché mi hai portato dei biscotti?".

Usagi inspirò tremante e si schiarì la gola, cercando disperatamente di calmare le sue agitate emozioni. Non poteva distogliere lo sguardo. "Perché", iniziò, "mi dispiace molto per il frappè di oggi. E'stato davvero rude da parte mia e spero che li accetterai come simbolo di pace". Era grata di aver provato il discorso mentre camminava, altrimenti era sicura che un altro fiume di illogici suoni sarebbe stato tutto ciò che avrebbe potuto dire.

Stette in silenzio per un momento, fissandola incredulo ed Usagi si ritrovò affascinata dalle sue lunghe ciglia.

Infine rispose, "Sei sicura di sentirti bene?".

Annuì di nuovo, le labbra secche. Ogni nervo del suo corpo le stava urlando di gettarsi fra le sue braccia - di sentire le dita di Mamoru sulla pelle, di conoscere il sapore sconosciuto delle sue labbra, di memorizzare il profumo della sua colonia. Puntò i piedi nel tappeto e si spinse nuovamente indietro contro il muro con tanta forza quanta ne aveva, preoccupata di poter compiere anche la minima di queste azioni...non sarebbe stata in grado di fermarsi.

Mamoru lentamente allungò la mano e prese il vassoio e lei ritirò immediatamente le braccia ponendole in modo protettivo sul ventre.

"Beh, um, grazie, suppongo".

Usagi annuì ancora.

Si sfregò la tempia con due dita, guardandola impacciato. "Allora, um...vuoi...entrare?".

Le luci del sole albeggiarono sul suo volto. "Certo!", sussurrò.

Mamoru fece un passo indietro, stupito. "Davvero?". Era chiaro che non era la risposta che si aspettava, ma il sorriso di Usagi provava che aveva detto realmente di si. "Oh, um, okay. Entra". Si fece da parte e lei si sforzò di allontanarsi dal muro, grata che le gambe la tenessero meglio di quanto credeva.

Mamoru chiuse la porta dietro di lei e andò a posare i biscotti sul tavolino da caffè nel mezzo del soggiorno. Poi si tolse la giacca e la gettò su sofà e per la prima volta il pensiero che stesse per uscire attraversò la mente di Usagi.

"Sono venuta nel momento sbagliato?".

"No, no, va bene. Stavo solo andando al negozio all'angolo a prendere uno smacchiatore".

"Per cosa?".

Sogghignò. Le tremarono le ginocchia e si conficcò le unghie nei palmi delle mani per trattenersi dallo sciogliersi sul tappeto. "Credevi che il frappè al cioccolato e la giacca di lana non si sarebbero mischiati?".

"Oh!", si portò una mano alla bocca. "Mi dispiace!".

Sollevò un sopracciglio, guardandola stranamente, prima di scuotere la testa. "E'tutto a posto. Non preoccuparti, Odango. Solo...smettila di scusarti. Mi rendi nervoso".

"Davvero? Oh, scusa".

Sollevò di nuovo il sopracciglio.

"Ack! Mi dispiace! Intendo, no che non mi dispiace! Scusa scusa! Intendo...um...io...penso che smetterò di chiederti scusa adesso...". Abbassò gli occhi e iniziò a conficcare le dita dei piedi nel tappeto, ma il sogghigno di Mamoru riportò la sua attenzione su di lui. Il suo cuore fremette a quel suono e capì che le piaceva farlo ridere. Lo avrebbe fatto ridere ogni momento della giornata se solo avesse potuto. Era il suono più perfetto al mondo e sapere di averlo provocato la riempiva d'orgoglio. Gli sorrise di rimando.

"Sei perdonata. Rilassati".

Annuì, sospirando sognante mentre iniziava a saltellare impacciatamente da un piede all'altro.

"Posso offrirti qualcosa da bere?".

"Oh, um", pensò allo champagne o al vino, ma mormorò, "dell'acqua andrà bene, grazie".

"Certo".

Lo seguì in cucina ed esaminò la piccola stanza mentre lui rompeva del ghiaccio e lo metteva nel bicchiere. Poi una bellissima fantasia invase i suoi pensieri così fissati su Mamoru. Vide se stessa in quella cucina di venerdì sera, lei e Mamoru stavano preparando insieme la cena, stuzzicandosi e ridendo insieme, il paradisiaco profumo di aglio e pomodori sospeso nell'aria. Lei indossava un minuscolo e carino grembiule rosa e Mamoru si divertiva a slegarle i lacci quando lei non stava prestando attenzione, perché sapeva che la faceva arrabbiare. Poi il suo volto sarebbe arrossito e lo avrebbe rimproverato, scuotendogli davanti agli occhi il cucchiaio di legno. Lui avrebbe riso e l'avrebbe abbracciata, legandole saldamente il grembiule attorno alla vita mentre si abbassava per rubarle un altro bacio.

"Usagi?".

"Huh? Che c'è? Oh!". Afferrò il bicchiere d'acqua che le veniva offerto e, sentendosi arrossire, abbassò lo sguardo per fissare le piastrelle del pavimento.

Mamoru non riusciva a ricordarsi l'ultima volta in cui aveva avuto ospiti che non fossero Motoki e stette a guardare la ragazza come se fosse un'apparizione, chiedendosi che cosa esattamente uno doveva fare in questi casi. Versandosi un bicchiere d'acqua, ne prese un lungo sorso prima di girarsi verso la ragazza il cui volto era ancora rosso e che era particolarmente interessata al suo pavimento. Si chiese brevemente a che diavolo potesse pensare per essere così agitata, ma scosse la testa, ritenendo fosse meglio non saperlo. La giornata era stata abbastanza strana e aspettava solo che finisse e, se tutto fosse andato bene, ogni cosa sarebbe tornata alla normalità. Nessun altro frappè né visite inattese.

"Comunque, grazie per i biscotti".

Sollevò gli occhi per incontrare i suoi e sorrise con gli occhi che le brillavano. Quello sguardo gli fece congelare la mano che stavo portando il bicchiere alle sue labbra. Non lo aveva mai guardato in quel modo, prima. Che cosa significava quello sguardo?

"Prego! Spero ti piacciano. Mia mamma mi ha aiutata a farli e lei fa i migliori biscotti al mondo".

Sogghignò. "Beh, i biscotti con gocce di cioccolato sono i miei preferiti".

Se possibile, il sorriso di Usagi si allargò ulteriormente. "Oh, bene! Ho pensato che potessero esserlo!".

Quello sguardo euforico ebbe uno strano effetto sul cuore di Mamoru così si girò, facendo scorrere una mano fra i capelli. L'azione le provocò un'ondata di desiderio e ripose velocemente il bicchiere sul bancone prima che perdesse la capacità di tenerlo.

"Beh, um, per quanto piacevole sia stata questa visita inattesa", mormorò Mamoru con un pizzico di sarcasmo, appoggiandosi al bancone, "ti serve qualcos'altro, Odango Atama?". Sperava di poter riportare un senso di normalità nella conversazione tirando fuori il vecchio e familiare soprannome, ma la cosa non sembrò turbarla minimamente. Usagi continuava a guardarlo allegramente, benché fosse un po'rossa.

"No, i biscotti sono tutto, davvero, credo".

Appariva timorosa e Mamoru non riusciva ad immaginare perché diavolo non stesse smaniando dalla voglia di correre via dal suo appartamento così in fretta quanto le sue lunghe gambe potevano sopportare - lunghe? Scuotendo la testa, la superò e ritornò nel soggiorno, prendendo la giacca dal sofà. "Beh, allora devo andare al negozio prima che chiuda".

"Potrei portare la tua giacca in lavanderia domani, ti va?".

Si girò a guardarla, pronto a roteare sarcasticamente gli occhi, ma si fermò quando notò lo sguardo serio sul suo viso. " Naw, non devi farlo. Tuttavia, ti ringrazio".

"Oh, per favore? Lo vorrei davvero".

"Non preoccuparti, Odango".

"Non sono preoccupata, voglio solo mettere a posto le cose. Dopotutto è solo colpa mia se è macchiata. E'il minimo che possa fare".

Guardò i biscotti in modo significativo. "Ma non è un problema".

"Però mi sentirei molto meglio se potessi!", insistette, balzando in avanti e prendendogli la mano.

Nel secondo in cui le sue dita toccarono quelle di Mamoru, boccheggiò è si impietrì. Lui stesso sobbalzò leggermente, ed entrambi abbassarono lo sguardo per fissare le loro mani intrecciate. Mamoru pensò che era la prima volta che lei lo toccava, in tutti quei mesi in cui la conosceva.

I pensieri di Usagi non erano così coerenti.

Gli sto tenendo la mano. Gli sto tenendo la mano. Oh mio Dio, che faccio? Oh mio Dio, oh mio Dio, oh mio Dio!

Il suo viso prese fuoco e balzò improvvisamente indietro come se avesse avuto in mano un ferro bollente, le mani che afferravano il bancone dietro di lei, stringendolo così forte che le nocche iniziarono a farle male.

Mamoru la guardò, sorpreso, e la vide fissarlo con gli occhi spalancati, come se fosse un ladro preso con le mani nel sacco.

Stringendo le labbra e aggrottando le sopracciglia, le si avvicinò.

Oh mio Dio, mi sta per baciare! non poté evitare di pensare.

Sollevando una mano, Mamoru poggiò il palmo sulla fronte di Usagi. Squittì e si ritrasse, inclinandosi indietro sul bancone. "Che-che cosa stai facendo?".

"Sei calda, Odango. Sei sicura di sentirti bene? Vuoi un'aspirina?".

La sensazione della sua mano posata sulla sua fronte rese deboli le gambe di Usagi e fu grata al bancone per il suo supporto. La stava toccando - di sua volontà. L'aveva toccata lui questa volta.

Poi pensò a quello che le aveva detto ed il suo cuore si sciolse per la preoccupazione che le stava mostrando. Sorrise in modo bizzarro, desiderando di essere malata cosicché potesse dirgli che era così e lui si sarebbe preso cura di lei fino a rimetterla in salute.

L'amore è una malattia?

Poi pensò che potesse essere gentile dimostrargli la stessa preoccupazione, così staccò una mano dal bancone e la posò sulla sua fronte.

La fissò stupito.

"Sei caldo anche te, Mamoru".

La guardò silenziosamente, la mano sulla fronte i lei e quella di Usagi sulla sua, poi, un momento dopo, si ritrovò a ridere. Tolse la mano e fece un passo indietro.

"Va bene, Odango, puoi portare la mia giacca in lavanderia. Se insisti".

Ridacchiò e annuì entusiasticamente. "Sarà un onore".

Mamoru scosse la testa e camminò in un'altra stanza, ritornando un momento dopo con in mano la giacca verde. Usagi la afferrò grata mentre gliela porgeva, poi rimase lì sorridendo e saltellando da un piede all'altro cercando di annusare la giacca senza farsi beccare.

"Allora, credo, um...devo andare", mormorò, detestando l'idea di dover lasciare il confortevole piccolo appartamento che odorava di biscotti, e l'uomo che riempiva il suo mondo di raggi di sole ed arcobaleni. Incrociò le dita sotto la giacca e sperò che la pregasse di restare. Sperò che corresse da lei e le prendesse il viso fra le mani e la baciasse, togliendole il respiro. Sperò che mettesse una cassetta nel videoregistratore e la spingesse sul sofà e ordinasse cibo da asporto e la tenesse fra le braccia finché non si fosse addormentata.

"Si, credo di si".

Sospirò e sciolse le dita.

"Ti vedrò domani, allora?".

Il volto di Usagi si illuminò. "Mi vuoi vedere domani?".

La guardò sospettosamente. "Per...riavere la mia giacca?".

"Oh. Oh, certo, naturalmente".

"Se è pronta, ovviamente. A volte ci vuole qualche giorno...".

Annuì. "Beh, sono sicura che se no ci incontreremo. Voglio dire, sembra che ci accada sempre, no?".

Sogghignò. "Sembra di si".

"Bene! Allora, a domani!".

"Eh, okay, penso di si. Oda- Usagi-chan".

Spalancò gli occhi e boccheggiò nel sentirlo usare il suo nome. Lo sguardo di sorpresa stranamente imbarazzò Mamoru e si ritrovò ad arrossire, con suo sommo sgomento.

Voltandosi, borbottò, "Grazie ancora per i biscotti".

La sorpresa si mutò in esaltazione e Usagi gli sorrise radiosamente, anche se lui non poteva vederla. "Prego. Buonanotte, Mamoru-san".

" 'notte".

Le tenne la porta aperta e non poté trattenersi dal guardarla andare via né poté capire perché si sentiva così strano quando lei era gentile con lui. Chiudendo la porta, camminò lentamente verso il tavolino da caffè e prese un biscotto. Si sciolse nella sua bocca, ancora caldo dal forno, e non poté non sorridere.

Questo lato di Usagi era oltremodo strano, per dire il minimo, e anche se non riusciva a non sperare che le cose tornassero presto alla normalità, da una parte gli piaceva.

Sebbene sapesse che cercava solo di scusarsi, gli sembrava quasi di avere un amica.

----------------

Usagi non poteva trattenersi.

A distanza di due isolati dall'appartamento di Mamoru, fece scivolare le braccia dentro le maniche della giacca verde e seppellì il naso nel risvolto. Si fermò per un momento, contenta di stare ferma a memorizzare il leggero strofinamento della lana contro la sua pelle ed il caldo peso della giacca sulle sue spalle ed il profumo che era un estraneo miscuglio di cioccolato e colonia. Sentendosi svenire, allungò una mano nella tasca e tirò fuori un biglietto di carta accuratamente piegato.

"Biscotti", lesse ad alta voce, "fatto. Scuse, fatte. Mostrargli il tuo lato domestico-trattino-sarai una buona moglie, in corso".

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Note di lithtys: sono tornata! No, non è una minaccia! XD Come avete potuto leggere, Usagi sta mettendo in atto il suo piano...Funzionerà?

Ringrazio Gaia, Hatori, miki90, sailormoon81,semplicementeme, Kirby e Strega_Mogana. Grazie, davvero! *_____*

Per semplicementeme: ti anticipo che in questa ff Usagi sarà solamente Usagi...niente Sailor Moon.

Per Strega_Mogana: la pozione...esistesse, penso che non saresti la sola a volerne una boccetta!

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Capitolo 4
*** cap 4 - Love is Unique ***


Note di lithtys: questa ff è tradotta da lithtys col permesso dell'autrice.

LOVE POTION No 19

By Alicia Blade

CAPITOLO 4 - LOVE IS UNIQUE

"Buongiorno, mamma!", cantilenò Usagi, danzando per la cucina in pantofole.

Ikuko si voltò, vide sua figlia quasi completamente vestita col il trucco già fatto ed i capelli acconciati e si girò, mortalmente pallida. Guardò l'orologio, poi nuovamente la bionda i cui piedi stavano piroettando sulle mattonelle del pavimento.

"Usagi! Sono solo le 8.30! Sai vero, che è sabato?".

"Certo, mamma. Ma devo andare in un posto e vedere delle persone! Dimmi, mamy, dove posso trovare una buona lavanderia nei dintorni?".

"Lavanderia? Tesoro, che cosa devi lavare? Posso farlo io questo pomeriggio".

"No, non è per me. In realtà è la giacca di Mamoru - quella su cui ieri ho versato il frappè. Gliela farò pulire...per scusarmi".

Ikuko increspò le labbra, poi prese un sorso del suo caffè zuccherato. "Beh, d'accordo, ma non lasciare che quel ragazzo faccia di te una cameriera".

"Oh, mamy, non lo farebbe mai! Ma voglio dimostrargli che posso essere una brava casalinga".

Ikuko sputò il caffè. "Che cosa? Usagi, sei troppo giovane per pensare a cose come queste!".

Usagi fece un passo indietro. "Giovane? Che cosa importa l'età quando hai incontrato la tua anima gemella?".

Gettando un asciugamano per piatti sul tavolo, Ikuko scosse la testa. "Sarà meglio che tu non ti faccia sentire da tuo padre. C'è una lavanderia all'angolo tra la Quarta e la Sakura".

"Grazie, mamma!", Usagi le diede un bacio sulla guancia, poi girò su se stessa e uscì dalla cucina con determinazione.

"Spero sia solo una fase", mormorò Ikuko fra sé e sé. "E se questo ragazzo le spezza il cuore, io romperò il suo...".

"Oh, cavolo!", esclamò Usagi calciando la base della porta con il piede. "Che razza di attività non apre fino alle 10 di sabato?". Borbottando, gettò la giacca sulla sua spalla e si appoggiò tristemente contro la vetrina della lavanderia, mettendo la mano in tasca alla ricerca della lista. "Credo che dovrò tornare più tardi. Che cos'altro c'è in programma per oggi?". Esaminò la lista, sussurrando, "Mostrargli le qualità necessarie di una buona casalinga: cucinare, stirare, pulire, togliere la polvere, massaggiare i pedi...". Ridacchiando, si girò ed iniziò a camminare pigramente per la strada. "Potrei massaggiargli i piedi. Lo vorrei davvero. Mi chiedo se lo spaventerebbe a morte. Forse sarebbe meglio un massaggio alle spalle?". La sua immaginazione le fornì un'immagine della schiena nuda di Mamoru, le sue braccia abbastanza forti da prenderla in braccio senza sforzo, la pelle abbronzata e perfetta, quei muscoli tesi sotto il suo tocco.

"Yoo-hoo". Delle dita che le davano dei colpetti sulla fronte, la riportarono bruscamente alla realtà e Usagi si ritrovò a fissare degli occhi color porpora che la guardavano derisori. Strillò e fece un salto indietro, mettendosi una mano sul cuore.

"Rei! Mi hai spaventata a morte!".

Rei sghignazzò e si mie le mani sui fianchi. "Beh, onestamente Usagi-chan, se non avessi avuto la testa fra le nuvole, mi avresti vista. Era cinque minuti che aspettavo, ma tu continuavi a bighellonare per la strada. Comunque, a cosa stavi pensando?".

Usagi divenne di un rosso acceso e Rei sollevò le sopracciglia, certa di aver capito.

"Ooh, Usagi stava facendo pensieri sconci su un ragazzo!", la stuzzicò.

"Non è vero!". Ma il rossore sulle sue guance che andava diffondendosi lungo il collo, non la rese credibile.

"Allora chi è? Motoki? Oh, no, lo so! Stavi pensando ad Umino, non è vero? Speri in un altro stupido frappè uno di questi giorni?".

Usagi si sentiva soffocare. "No davvero! Non penserei mai a lui...è solo che...". Non poté evitarlo: la sua crudele immaginazione le mostrò subito un'immagine di lei che massaggiava le spalle di un Umino a torso nudo. "Ew!". Rabbrividendo, chiuse saldamente gli occhi e scosse la testa, cercando disperatamente di liberarsi da quell'idea. "Oh, penso di essere spaventata a morte".

Rei stava ridendo così forte, con le lacrime che iniziavano a formarsi agli angoli degli occhi, che si appoggiò ad un lampione per tenersi in equilibrio, tenendosi la pancia. "Oh, avresti dovuto vedere la tua faccia! A qualsiasi cosa tu abbia pensato, sono così felice di non averla potuta vedere!".

Usagi non poté evitare di ridacchiare, e riportare indietro l'idea di Mamoru mezzo nudo le rese facile scacciare dalla sua mente ogni pensiero di Umino. Sospirò e sbirciò Rei con la coda dell'occhio. La sacerdotessa si stava asciugando le lacrime.

"Allora, dove stai andando, Rei-chan?".

"Alla sala giochi. Anche te?".

"Oh, um...Si. Sto andando proprio là anch'io".

"Un po'presto per te, non credi?", Rei guardò il suo orologio. "Infatti, è davvero presto! Quand'è stata l'ultima volta che sei stata in piedi alle 9 di sabato?".

Sorridendo nervosamente, Usagi scrollò le spalle ed iniziò a camminare in direzione della sala giochi. "E'da un po'".

"Dimmi, quella non è la giacca di Mamoru?".

Boccheggiò e inconsciamente appallottolò la giacca, avvolgendo le braccia attorno ad essa in un vano tentativo di nascondere il fatto che fosse la sua giacca. Ovviamente Rei non si fece fregare e di nuovo Usagi si ritrovò a ridere nervosamente e spiegò la giacca per evitare che si spiegazzasse.

"Già, lo è". Si morse l'interno delle guance, preparandosi al fiume di domande che sarebbero arrivate.

"Perché diavolo hai la giacca di Mamoru?".

Inspirò profondamente, ma Rei la interruppe prima che potesse spiegarlo.

"Aspetta! Riguarda quel frappè, non è vero?".

"Che cosa? Lo sai?".

"Si, Mina-chan mi ha telefonato ieri sera e me lo ha raccontato. Onestamente, Odango, come hai potuto? Su quei capelli perfetti...".

Usagi sentì un'improvvisa ondata di gelosia costringerle la gola. " Hey, non parlare di lui in questo modo!".

Rei sbuffò. " Solo perché a te non piace questo non significa che non sia il ragazzo più bello su questo lato del Pacifico".

Usagi dovette nascondere i pugni nelle pieghe della giacca per trattenersi dal colpire una delle sue migliori amiche, silenziosamente cercando di ricordarsi che Mamoru era, realmente, la cosa più bella su cui avesse mai posato gli occhi ed era naturale che le altre ragazze la pensassero allo stesso modo. Ma Rei non avrebbe dovuto pensare a lui in questi termini! Mamoru era suo!

Eccetto, che in realtà non lo era.

Scrollando le spalle, Usagi non poté non sentirsi stranamente tradita. "Già, beh, mi sono offerta di portare la sua giacca in lavanderia".

Rei si voltò verso di lei con gli occhi spalancati. "Cosa?".

Usagi annuì, sentendosi riempire da un pizzico di orgoglio all'espressione sbalordita ed ovviamente impressionata di Rei. Dopo un momento durante il quale Rei sembrò scervellarsi per pensare ad una risposta adeguata, finì col sorridere. "Beh, davvero maturo da parte tua, Odango Atama".

La bionda arrossì e fu immensamente felice di vedere la sala giochi all'orizzonte. Era quasi vuota a quell'ora del mattino e le ragazze si ritrovarono a mettere i primi gettoni ad ogni gioco che sceglievano. Con i gettoni in mano, Rei puntò verso il gioco nuovo di zecca 'Sailor Moon Universe', dal creatore di 'Sailor V'. Per quanto Usagi fosse tentata di raggiungerla, si trattenne quando scorse Motoki pulire il bancone. Sentiva che c'era qualcosa di cui doveva parlargli.

Tirando fuori il suo grande piano, esaminò la lista e avvertì lo stomaco farsi di piombo.

"Oh, già. Quello".

Estorcere informazioni da Motoki: Ad ogni modo, che genere di ragazza piace a Mamoru?

Si sentiva male ed a disagio mentre costeggiava le macchinette, avvicinandosi quanto più cautamente poteva al migliore amico di Mamoru. Sapeva che non avrebbe avuto occasione migliore di questa per giocare al detective, ma come poteva tirare fuori il discorso senza fornirgli indizi circa i suoi sentimenti? Non voleva che qualcuno sapesse come si sentiva - sarebbe morta se qualcuno ne fosse venuto a conoscenza - e specialmente la persona al mondo che era più propensa a spifferare tutto a Mamoru. Eccetto forse Minako. Quella ragazza non sarebbe riuscita a tenere un segreto neanche se fosse stata lasciata in mezzo ad un'isola deserta con la bocca chiusa da un nastro adesivo.

Si schiarì la gola e Motoki sollevò lo sguardo, sogghignando.

"Buongiorno, Usagi-chan!".

"Buongiorno", squittì, stringendo la giacca di Mamoru dietro alla schiena.

"Sei arrivata presto".

"Già. Volevo avvantaggiarmi per il week-end".

Ridacchiando, Motoki appoggiò la scopa contro il muro. "Beh, che ne dici di una ciambella per iniziare bene la giornata? E della cioccolata calda?".

Usagi aveva l'acquolina in bocca e ci volle tutta la sua forza di volontà per riuscire a scuotere la testa, molto tristemente e dolorosamente. "No, non posso. Che ne dici di un po'di succo di mela? E forse un uovo con una fetta di pane tostato? Uhm, pane di grano, se ce l'hai".

Motoki sbatté le palpebre guardandola incerto, mentre aggirava il bancone. "Um, beh, sembra molto...salutare, Usagi. Sei sicura?".

Si sforzò di sorridere. "Si. Una ciambella a quest'ora del mattino sarebbe troppo pesante per lo stomaco. Inoltre, sto cercando di perdere peso".

Un lampo di comprensione comparve negli occhi di Motoki e si chinò su di lei, appoggiando i gomiti sul bancone. "Ah, è per questo?".

Sebbene sapesse che stesse cercando di non sembrare accondiscendente, Usagi si vergognò, sentendosi sciocca. Posò la giacca su uno sgabello e si arrampicò su quello a fianco, evitando di incontrare i suoi occhi.

"Non fa mai male essere un po'più in forma", mormorò.

Motoki si grattò nervosamente dietro alle orecchie. "E'vero. E'una cosa giusta mangiare cose sane, ma devi essere sicura che lo stai facendo per un giusto motivo. Essere sana e forte è un buon motivo. E'per questo che stai cambiando le tue abitudini alimentari?".

Non ci fu bisogno di rispondere, naturalmente, perché Motoki sapeva già che non era questa la ragione.

"E'una parte del motivo".

"E l'altra parte?".

Scrollò le spalle, colpevole.

"Usagi, guardami".

Stringendo le labbra, incontrò il suo sorriso gentile.

"Sei bella, Usagi-chan. Una delle ragazze più carine che abbia mai visto. Non devi cambiare per nulla. Sei perfetta così come sei".

Sorrise e abbassò lo sguardo sulle sue mani. "Grazie, Motoki-san".

"Dico davvero. Inoltre, non vorrai diventare una di quelle ragazze anoressiche. Un po'di carne attorno alle ossa è salutare, è ciò che è salutare è attraente".

Nonostante Usagi gli fosse grata, non poté non pensare che le parole di Motoki fossero le parole che diresti ad una brutta ragazza per farla sentire meglio. Come 'E'ciò che hai dentro che conta'.

Non che non fosse d'accordo. Era solo che non voleva essere solamente attraente. Voleva essere meravigliosa. Dopo tutto, in quale altro modo poteva catturare l'attenzione di un uomo meraviglioso?

"Grazie, Motoki-san", ripetè.

Stette zitto per un momento, poi sospirò. "Non ne sei convinta, vero?".

Sollevando lo sguardo, sbatté le ciglia come segno di scusa, facendolo sorridere.

"E'solo che...beh, forse a te piacciono le ragazze in carne, ma i ragazzi hanno gusti differenti, no? Come faccio a sapere se sono attraente per qualcun altro?".

"Se un ragazzo vuole vederti morire di fame solo per renderlo felice, allora potresti trovarne uno migliore. Qualsiasi ragazzo che tenga davvero a te, vorrebbe vederti in salute - e felice. E credo che la felicità includa qualche occasionale pizza o frappè al cioccolato".

Usagi fece una smorfia alla menzione del frappè al cioccolato, ma Motoki non sembrò notarlo.

"Ad ogni modo, che cosa cerca la maggior parte dei ragazzi in una ragazza?", insistette, cercando di dirigere la conversazione dove voleva che andasse.

"Una buona personalità. I ragazzi amano una ragazza con cui è bello trascorrere del tempo. Qualcuna che è dolce, e divertente e spiritosa...".

Usagi sbadigliò. "Blah, blah, blah. Intendo fisicamente, Motoki-san! Che cosa cercano i ragazzi?".

Scosse la testa. "E'diverso per ogni ragazzo. Proprio come a certe ragazze piacciono i mori e ad altre i biondi. E'la stessa cosa per i ragazzi. Ma una buona igiene è sempre importante. Denti bianchi e una carnagione rosea non fanno mai male".

"Hmm, capisco. Così, per dire, che genere di ragazza ti piace?". Cercò di sembrare nonchalante, implorando la sua voce di rimanere ferma.

Motoki scosse la testa. "Non ho davvero un tipo. Ogni persona ha delle qualità attraenti, e a volte, anche se non sei attratto immediatamente da una persona, se la conosci meglio, la sua personalità può fartela apparire bella, e allora ti chiedi come fai a non averlo notato prima".

"Onestamente, puoi essere un po'più preciso?".

Rise. "Sto cercando di non scavarmi la fossa da solo! Il momento in cui dirò che mi piacciono le brune, potrei innamorarmi di una bionda!".

Usagi sogghignò e posò il mento sui palmi delle mani come se fosse profondamente immersa in qualche pensiero. "Bene, allora...allora perché non mi dici il genere di ragazza a cui qualcun altro è interessato?".

"Qualcun altro? E come faccio a saperlo?".

"Beh, cavolo, non lo so. Che mi dici...oh, che mi dici di un ragazzo come Mamoru?". La gola le si chiuse a quel nome e deglutì nervosamente. "Sembra che sia...esigente".

Gli occhi marroni di Motoki si sollevarono a guardare il soffitto ed il suo silenzio rese Usagi ansiosa, ma anche speranzosa. Stava davvero considerando la sua domanda! Ce l'aveva fatta!

Dopo un lungo momento, Motoki scosse la testa. "Sai, Usagi-chan, non ho idea di che genere di ragazza possa piacergli".

Il suo cuore sprofondò.

"In tutti questi anni, non ha mai avuto una relazione seria ed è andato a qualche appuntamento qua e là. Non l'ho mai visto flirtare, ed il pensiero di lui che corteggia una ragazza mi fa ridere. Inoltre, i ragazzi non parlano di queste cose".

Sospirò. " Capisco. Um, che ne dici offrirmi quel succo alla mela?".

"Oh, certo!".

Quando Motoki si voltò, Usagi si sentì lacerata nelle sue emozioni. Parte di lei era grata che Mamoru non fosse mai uscito seriamente con una ragazza - non ce ne sarebbero state molte a cui paragonarla e non avrebbe dovuto preoccuparsi di altre ragazze che conoscevano i suoi baci o che erano familiari con le sue protettive braccia. Ma dall'altra parte, la spaventava pensare a quanto sarebbe stata dura impressionarlo. Quante centinaia di ragazze avevano fallito nel catturare le sue attenzioni, certamente non per mancanza di volontà? Che cosa faceva pensare ad Usagi di poter essere quella che avrebbe notato?

"Pensandoci bene", disse Motoki, ritornando un momento dopo con un grosso bicchiere di succo di mela. "Mi ricordo una conversazione che ho avuto con Mamoru riguardo alle ragazze".

"Si?", si raddrizzò sulla sedia.

"Non mi ricordo come abbiamo iniziato a parlarne, ma gli chiesi perché non invitasse mai nessuna ad uscire, con tutte quelle ragazze che si inciampavano l'un l'altra per andargli vicino e così via".

"E cosa ha detto?".

"Beh, prima ha fatto un noioso monologo sul non avere abbastanza tempo per una ragazza. Ma poi ha detto che tutte quelle ragazze sembravano...che parola ha usato? Plastica, credo. O finte. E che se avesse voluto fare coppia fissa con qualcuna, voleva trovare prima una persona speciale. Qualcuna unica".

Usagi sorrise. Poteva sentire Mamoru dire quelle parole e in quel momento si innamorò ancora più di lui. Voleva così tanto essere quel qualcuno speciale.

Quando Motoki si voltò, tirò fuori la sua lista e scrisse velocemente. Dimostrargli che sei unica.

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Note di lithtys: scusate l'immenso ritardo, ma mercoledì ho un esame e sono sommersa dallo studio. Perdonatemi... *_______*

Piccolo OT: spero di riuscire a tradurre un altro capitolo di Dark Angel prima di Natale, ma non ne sono certa...mi impegnerò però.

Ringrazio bunnylove, sailormoon81, semplicementeme, Kirby, lala_g, Gaia, Strega_Mogana e ada.

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Capitolo 5
*** cap 5 - Love is Insults (every ten minutes) ***


Note di lithtys: questa ff è tradotta da lithtys col permesso dell'autrice.

LOVE POTION No 19

By Alicia Blade

CAPITOLO 5 - LOVE IS INSULTS (EVERY TEN MINUTES)

"Si, lo so che queste cose normalmente richiedono un paio di giorni, ma non sarebbe possibile, solo per questa volta, averla pronta per stasera? Voglio dire, non può darmi la precedenza? Che ne dice se la corrompo? Funzionerebbe?".

La donna dietro il bancone si massaggiò le tempie. "Non mi farò corrompere da te, tesoro. Se iniziamo a far decidere ai nostri clienti il giorno in cui ritirare i vestiti, chiuderemo in pochissimo tempo. Non posso iniziare a fare eccezioni!".

Usagi piagnucolò. "Ma è davvero molto importante!".

La donna sollevò un sopracciglio e guardò verso la giacca di un verde orrendo. "Davvero lo è?".

Sapendo dove stavano andando i pensieri della donna, Usagi annuì vigorosamente. "Si! Vede, questa è la giacca preferita di questo ragazzo di cui sono così pazzamente innamorata e sto cercando di dimostrargli che magnifica ragazza sarei! Ma, vede, io...ehm...ho accidentalmente versato qualcosa su questa", accennò alla macchia scura intorno al collo, "e ora devo farmi perdonare, riportandogliela pulita come se fosse nuova. E più riesco ad essere veloce, più velocemente riusciremo ad essere...sa, no...".

La donna sospirò. "Va bene, va bene! Puoi venirla a prendere alle quattro. Ma fa che non diventi un'abitudine".

Usagi sogghignò ed impulsivamente si allungò sul bancone per stringere la donna in un abbraccio. "Oh, grazie! Lei è la migliore!".

Mentre Usagi usciva saltellando dalla lavanderia, la donna non poté evitare di sorridere e scuotere la testa. Poteva ricordarsi com'era avere quattordici anni ed essere pazzamente innamorata. Un po'le mancava.

Usagi era ancora più terrorizzata questa volta di quanto lo fosse stata la notte precedente. Di nuovo, si trovava fuori dalla sua porta, impietrita dalla paura. Di nuovo, si sentiva male per l'ansia. Di nuovo, non riusciva né a bussare né a scappare via.

Il problema era che questa volta non aveva nessuna scusa. Nessun piatto di biscotti ad aprirle la strada. Nessun vassoio da cui essere distratta. Solo lei. Solo lei di fronte alla porta di Mamoru a chiedersi che cosa mai gli avrebbe detto quando lui l'avesse aperta.

Per la diciottesima volta alzò il braccio per bussare, e per la diciottesima volta lo ritirò contro il petto prima di riuscirci. Scosse la testa, sentendosi sull'orlo delle lacrime.

"Oh, perché è così difficile?".

La porta si spalancò.

Usagi squittì e si gettò contro il muro.

Mamoru urlò e saltò all'indietro, stringendosi una mano sul cuore. "Dio, Odango!", urlò. "Devi smetterla di fare così!".

"Scusa", sussurrò, cercando disperatamente di calmare il suo cuore impazzito.

"Da quant'è che sei là fuori?".

"Ehm...sono appena arrivata", mentì.

Mamoru si passò entrambe le mani nei capelli. "E cosa c'è questa volta? Torta al formaggio?". Stava improvvisamente sorridendo e Usagi sentì la voce costretta nella sua gola. Scosse lentamente la testa.

Fingendo disappunto, Mamoru scrollò le spalle. "Allora perché sei qui - di nuovo?".

Strinse le labbra, sforzandosi nel tentativo di allontanarsi dal muro. "Uhm, se questo è un brutto momento-".

"No, stavo solo andando a vedere cosa combina Motoki. Ehm...". Guardò verso il suo appartamento. "Credo tu voglia entrare".

Abbassò la testa e sollevò lo sguardo per fissarlo attraverso le ciglia, mentre lui si faceva da parte. Entrò ed esaminò il salotto immacolato e senza macchie, mentre la porta si chiudeva dietro di lei.

"Allora?".

Si voltò verso di lui. "Allora?".

Sollevò entrambe le sopracciglia, sollecitandola silenziosamente.

"Oh! Allora! Uhm...Beh, stavo proprio pensando che, forse...forse c'è qualcosa in cui posso aiutarti?".

Si accigliò. "Come cosa?".

"Come, come, qualsiasi cosa in cui un ragazzo scapolo abbia bisogno di aiuto! Come la biancheria da lavare".

"Biancheria da lavare?".

"Si, o...pulire? Con l'aspirapolvere?".

"Lavori di casa?".

"Mmhmm". Si guardò attorno, sentendo il suo stomaco stringersi. L'uomo spendeva bene i suoi soldi per Mr Pulito. "Deve esserci qualcosa...". Guardando verso la cucina, vide una sola tazza appoggiata di fianco al alvello. "O piatti! Potrei lavare i piatti!".

Mamoru la fissò, sbalordito e confuso, mentre lei si dirigeva verso la cucina. Finchè ritornò in sé, Usagi aveva già riempito il lavandino a metà con acqua calda e soda e stava lavando la tazzina di caffè. Affiancandola, posò una mano sul bancone e si chinò ad esaminare la sua espressione determinata.

"Odango, perchè diavolo vorresti fare i miei lavori di casa?.

Non fermò il suo sfregare. "Per rimediare per ciò che è successo ieri". Per dimostrarti con che genere di ragazza potresti sistemarti.

"Ok, questo è troppo", Mamoru afferrò la tazza dalle sue mani insaponate e tolse il tappo al lavandino. Risciacquandola un po'di volte, la appoggiò sul bancone e allungò ad Usagi un asciugamano. Lo prese spaventata, chiedendosi se lo aveva fatto arrabbiare.

"Hai già rimediato per il frappè. Siamo pari. Me ne sono già dimenticato, okay? Solo...comportati nomalmente. Per favore".

"Normalmente?".

"Si, sai, insultarmi o roba del genere".

Si morse il labbro e appallottolò l'asciugamano fra le mani. "Ma...non...che cosa vuoi che ti dica?". Sei perfetto.

Rise e sollevò gli occhi al cielo, appoggiandosi indietro sul bancone. La posizione era quasi vulnerabile e sembrava un ragazzino, con gli occhi che gli brillavano e una gamba appoggiata casualmente sull'altra. Voleva abbracciarlo e sfregare la punta del naso amorevolmente contro il suo collo.

"Okay, proviamo così. Io dico, Hey Odango, hai preso un'altra insufficienza oggi? E tu rispondi...". La guardò di traverso.

Parlando di verifiche, ho un test di anatomia martedì. Mi vuoi aiutare a studiare? Arrossì. "Rispondo, non chiamarmi così, Baka! E per tua informazione, è sabato, perciò è logico che non abbia preso alcuna insufficienza!".

Sogghignò e poi rise, e Usagi strinse l'asciugamano contro il petto, deliziata. Non c'era sensazione migliore al mondo che essere il motivo del suo sorriso. La felicità e la contentezza che avvertì in quel suono la fece sentire come se il suo cuore stesse per esplodere.

"Meglio. Allora, vuoi venire con me alla sala giochi?".

Spalancò gli occhi e non credeva che il suo sorriso potesse diventare ancora più grande. "Certo!". E'un appuntamento?

"Ma ad una condizione"; disse Mamoru, puntandole un dito contro il viso, quasi toccandole la punta del naso. I suoi occhi brillavano ancora e sebbene non capisse l'espressione di assoluta gioia che era apparsa sul volto di Usagi, si ritrovò a non poter evitare di sorriderle a sua volta. Era contagioso. "Non farmi più favori, e niente più scuse. Oh, e dovrai dirmi qualcosa di sgarbato ogni dieci minuti. Ok?".

Ridacchiò e annuì eccitata. "Ok!".

Usagi era leggermente, ma non completamente, sorpresa dal fatto che Rei fosse ancora seduta davanti al gioco 'Sailor Scout Universe', quando lei e Mamoru entrarono nella sala giochi.

"Sono già passati dieci minuti?".

Mamoru guardò l'orologio. "Dodici, in verità".

"Oh, okay, uhm...che cosa ci facciamo alla sala giochi, Mamoru? Pensavo stessimo andando allo zoo. Sai, per visitare la tua famiglia!".

Mamoru rise. Ed il cuore di Usagi danzò. Chi avrebbe mai pensato che le sarebbe piaciuto così tanto insultarlo?

Si sedettero entrambi al bancone e notarono Motoki fermo, immobile con la brocca del caffè in mano che li fissava a bocca aperta. Guardava avanti ed indietro fra i due suoi amici più cari. "Ch-Che cosa...come...chi siete voi due e cosa ne avete fatto di Usagi e Mamoru?"..

Ancora ridacchiando, Mamoru allungò un mano e prese la brocca, dato che aveva notato l'allentarsi della presa di Motoki. "Ecco, posiamo giù questa, non credi?".

"Siete proprio venuti...insieme?".

"Usagi! Sei qui! Dove sei fuggita, senza neanche salutare?".

Usagi ruotò su se stessa e trovò Rei con le mani sui fianchi, che la fissava.

"Ehm, avevo delle cose da fare e tu sembravi così concentrata su quel gioco, che non volevo infastidirti...".

Rei scacciò via le sue scuse con una mano e si appropriò dell'altra sedia di fianco a Mamoru. "Ciao, Mamoru-san!", tubò. "Vorrei approfittare di questa opportunità per scusarmi del comportamento di ieri della mia amica. Alcune persone non crescono mai, non è vero?".

"Hey!", Usagi sentì il sangue colorarle le guance, arrabbiata con Rei poiché la stava sminuendo in presenza di Mamoru, ma ancora di più per come Rei si stava chinando verso Mamoru, sbattendo le ciglia in modo sexy. Usagi strinse i pugni finché le sue nocche non furono bianche.

Ma Mamoru sembrava completamente ignaro delle avance di Rei e sollevò soltanto una mano. "Per favore, non parliamone più. Mai più".

Usagi incenerì la sua amica con lo sguardo, ma Rei sembrò non notarlo, talmente era intenta a catturare l'attenzione di Mamoru. Usagi stava bollendo di rabbia sulla sedia.

"D'accordo. Non ti biasimo per volertelo dimenticare. Ad ogni modo, c'è una nuova pellicola al cinema". Rei diceva la parola pellicola piuttosto che film, solo perché stava parlando con Mamoru. "Ti andrebbe di andare a vederlo questa sera?".

Usagi boccheggiò. "No!", gracchiò. Rei, Mamoru e Motoki si voltarono sorpresi verso di lei.

Rei fu la prima a riprendersi. "Scusa, Odango?".

"Ehm...". Agitata, spostò lo sguardo da Rei a Mamoru e di nuovo indietro, desiderando potersi trasformare in una pulce minuta, piccola e invisibile.Si rimpicciolì quanto poteva. Gli occhi di Mamoru, che un attimo prima avevano un'espressione shockata a causa del suo scatto, ora divennero sospettosi ed inclinò la testa di lato.

"C'è qualcosa che non va, Odango?".

"Uh...beh...è solo che...". Deglutì, gettando uno sguardo disperato verso Motoki in cerca di aiuto, ma sembrava ancora più stupito degli altri due. "E'solo che ho sentito che il nuovo film è orribile. Orrendo. Non volete sprecare i vostri soldi, no?".

Lo sguardo che Rei le rivolse sarebbe stato in grado di bucare un cartone. Usagi poteva giurare di aver sentito la sacerdotessa ruggire.

Mamoru la fissò, non convinto, per alcuni istanti, prima di girarsi verso Rei con un sorriso di scusa. "Non posso. Ho un enorme test di biologia lunedì per cui non ho ancora iniziato a studiare. Grazie per l'invito, però".

Scrollò le spalle, non cercando neanche di nascondere il suo disappunto. "Sarà per la prossima volta".

Usagi tirò un sospiro di sollievo, e sebbene sapesse di non aver dato molto nell'occhio, Mamoru la guardò di traverso, prima di girarsi verso Motoki. "Uh, che ne dici di un giro di...", si fermò, meditando sull'ordinazione, prima di continuare, " cioccolata calda? Offro io". Motoki guardò Rei, il cui disappunto era sparito e ora stava gioendo per l'offerta di Mamoru, poi Usagi, la quale sembrava egualmente esaltata, prima di scuotere la testa. "Certo, amico".

"Allora, Odango, penso il tempo sia scaduto".

"Huh? Il tempo di cosa?".

Mamoru sogghignò furbescamente. "Non mi devi un insulto aspro?".

"Oh, giusto! Fammi pensare. Uhm...comunque, che genere di perdente se ne sta a casa a studiare di sabato sera?".

Il suo sorriso si allargò, ma Rei, che non sembrava aver notato lo sguardo d'intesa ed il legame che andava formandosi fra i due, si schernì. "Non ti farebbe male studiare, Odango. Almeno una volta a settimana, non credi?".

L'orgoglio di Usagi per aver conquistato un'altra occhiata adorabile da parte di Mamoru, crollò a terra. Le sue spalle si abbassarono e si girò verso il bancone, strofinandone con noncuranza il bordo. "ma io studio...", mormorò esitante, sentendosi inadeguata in confronto all'intelligenza di Rei. Si chiese se a Mamoru piacessero le ragazze che avevano tutte A in pagella, come Rei o Ami. Scommetteva che era così.

"Memorizzare i triangoli d'amore dei riassunti delle Soap Opera non è studiare".

Ancora una volta, Usagi cercò di rimpicciolirsi sullo sgabello. " Non leggo il riassunto delle Soap opera. E'solo che a volte mi manca la motivazione per studiare". Sentì le lacrime bruciarle gli occhi.

"Qualche volta?", ribatté Rei.

Usagi fu grata a Motoki quando questo le mise davanti una tazza di cioccolata così da avere qualcos'altro su cui focalizzare la sua attenzione, che non fossero i pungenti commenti di Rei. Ma quando il caldo liquido raggiunse lo stomaco, lo sentì pesante, bollente ed opprimente, non confortante. Cercò di pensare che Mamoru le stava offrendo da bere, il che la fece sentire deliziata per un momento, ma poi si ricordò che lo stesso era per Rei. Probabilmente le piaceva di più. Era più bella. Più intelligente. E più aggraziata.

Spinse via la cioccolata e si alzò dallo sgabello. "Beh, uhm, devo veramente andare. Uhm, grazie per la cioccolata calda, Mamoru-san". Si voltò per andarsene senza guardare nessuno di loro.

"Aspetta, Odango!".

Le si mozzò il respiro e si voltò timidamente verso Mamoru che la stava fissando con palese preoccupazione. Deglutì, e sentì il cuore accelerare i battiti. Immaginò di posargli le mani sul volto e di dargli un tenero bacio, ma le ferite nella sua autostima erano troppo fresche per pensare a questa possibilità.

"Si?".

"Uh...". Sembrava che stesse cercando qualcosa da dire e Usagi pensò che forse voleva confortarla e allontanare da lei quel dolore e dirle che era bella e meravigliosa e che la amava, anche se non le piaceva studiare. "Che ne dici di un altro insulto? Per non perdere l'abitudine". Incurvò le labbra, prendendola leggermente in giro, ma i suoi occhi erano carichi di preoccupazione. Mamoru poteva vedere che era ferita, e lei sapeva che questo era il suo modo di farla sentire meglio. Voleva avvolgerli le braccia attorno al collo, per ringraziarlo. Ma invece le avvolse intorno a sé stessa e fissò il soffitto, pensando.

"Non sei fortunato? Offrire da bere a due stupende ragazze, quando anche le più brutte non ti si avvicinerebbero ad un metro di distanza".

Le sue labbra si incresparono ancora di più e aprì la bocca per risponderle; Usagli sapeva che stava per ribattere alla sua battuta con qualcosa di simile. "Intendi una splendida ragazza ed una goffa testa di Odango", ma esitò e distolse lo sguardo.

"Già", Mamoru disse, molto lentamente, poi sollevò lo sguardo e le fece l'occhiolino. Le fece l'occhiolino. "Già, credo di esserlo".

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Note di lithtys: eccomi qua con un altro capitolo...speravo proprio di riuscirlo a pubblicare prima di Natale!

Ringrazio semplicementeme, Gaia, sailormoon81, Kirby, Strega_Mogana e giulia_88.

Per Strega_Mogana: non ti preoccupare...l'effetto della pozione è temporaneo...diciamo quel tanto che basta a far capire a Mamoru i suoi sentimenti... ^_-

Ne approfitto per augurare a tutte un BUON NATALE!!!

Un bacione

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Capitolo 6
*** cap 6 - Love is Excellent Motivation ***


Note di lithtys: questa ff è tradotta da lithtys col permesso dell'autrice.

LOVE POTION No 19

By Alicia Blade

CAPITOLO 6 - LOVE IS EXCELLENT MOTIVATION

Questa volta non era spaventata dall'essere fuori dalla sua porta. Ancora nervosa e timida, si, ma non pietrificata. Il suo cuore si sentiva ancora calpestato dalle dure parole che quella mattina Rei le aveva detto nella sala giochi e Usagi aveva trascorso l'intero giorno cercando disperatamente di ricostruire la stima in sè stessa, ma ogni volta in cui pensava a Mamoru - il che avveniva molto, molto spesso - non poteva evitare di pensare che non aveva alcuna possibilità.

Probabilmente voleva una ragazza che dicesse pellicola al posto di film, come Rei. E che poteva parlare di biologia e chimica e fisica con lui.

Ma poteva imparare tutte queste cose, non è vero? Se si impegnava davvero, poteva essere intelligente. Lo avrebbe fatto, per lui. Ci avrebbe provato.

E poi c'era quello che le aveva detto Motoki. Che Mamoru era interessato alle ragazze uniche e differenti. Quel pensiero l'aveva tormentata tutto il giorno, perché non riusciva a pensare ad una sola cosa che potesse dimostrargli la sua individualità. E poi iniziava a pensare che forse non era così tanto unica, e se era davvero così...

Sospirò. Non mi amerà mai.

Ma non poteva ancora arrendersi. Se c'era anche il più piccolo barlume di speranza che lui potesse sentire qualcosa - qualsiasi cosa - per lei, allora ci avrebbe provato e ci sarebbe riuscita. Aveva bisogno che lui fosse suo. Aveva bisogno di lui.

Così, con la sua giacca avvolta in una busta per indumenti, regalo della lavanderia, posata sul braccio, si trovava fuori dalla sua porta.

Di nuovo.

Non volendo spaventarlo per la terza volta, strinse i denti, chiuse gli occhi e bussò.

Ci fu un breve strascicare di piedi prima che la porta si aprisse, rivelando Mamoru in pantaloncini, maglietta bianca e occhiali da vista.

Usagi si sciolse completamente.

Era sicura che avrebbe lasciato una macchia sul tappeto per come il suo corpo ed il suo cuore si stavano sciogliendo. Non poteva respirare. Le sue ginocchia erano fatte di gelatina. La sua bocca era spalancata e sapeva che non poteva fare nulla a riguardo.

Era. Così. Sexy.

Mamoru sembrava sorpreso - di nuovo - di vederla, ma non come prima, per ovvie ragioni. Togliendosi gli occhiali, le sorrise nervosamente e si appoggiò alla porta.

Il cuore di Usagi batteva furiosamente contro le sue costole, cercando disperatamente di uscire. Deglutendo rumorosamente, squittì un ciao, trovando che ogni suo pensiero era avviluppato alle sue ampie spalle ed ai suoi occhi blu come l'oceano.

"Allora...nessun biscotto?".

Scosse la testa.

"Non sei qui per lavare i piatti, vero?".

Continuò a scuotere la testa, la bocca ancora aperta.

"Allora?". I suoi occhi si posarono sulla giacca che pendeva dal braccio di Usagi e lei sorrise nervosamente, tendendogliela.

"La tua giacca", sussurrò.

"Grazie". La prese ed uno spiacevole silenzio calò fra di loro mentre Usagi cercava disperatamente di ricomporsi. Un momento dopo, capendo che era meglio andarsene prima di rendersi completamente ridicola, fece un passo indietro.

"Beh, credo che questo sia tutto, allora", mormorò, iniziando a voltarsi.

"Aspetta, Oda-Usagi".

I suoi piedi incespicarono e allungò una mano verso il muro per sorreggersi, mentre si voltava verso di lui. Saltò in avanti come se si preparasse a prenderla, ma vedendo che non c'era bisogno della sua assistenza, si tirò indietro, verso la sicurezza della sua porta, appendendo la giacca sul pomello.

"Si?".

"Ehm...", grattandosi la nuca e divenendo improvvisamente incantato dal rivestimento della sua porta, Mamoru aveva nuovamente l'aspetto di un ragazzino confuso.

Il cuore di Usagi si addolcì, alcune delle sue paure svanirono e aspettò.

"Stavo solo...pensando a quello che Rei ha detto stamattina alla sala giochi...".

Sentì il suo cuore irrigidirsi ed abbassò lo sguardo sul tappeto.

"...e a te che hai risposto che ti manca la motivazione per studiare e, beh...E'solo che, sai, è un problema davvero comune fra gli studenti".

Osando guardarlo di nuovo, Usagi si chiese se stesse cercando di farla sentire meglio.

"Può essere duro per molte persone concentrarsi sui compiti, specialmente se hanno molte distrazioni e cose da fare. Beh, sai come può essere...".

Oh, sta cercando di farmi sentire meglio!

"Allora, stavo pensando...Sei stata così diversa, e...ehm...dolce, ultimamente...".

Pensa che io sia dolce!

"...che, se sei interessata, potresti...E'solo, che io sono qui a studiare, tutta la notte, e se vuoi rimanere, potremmo...studiare...insieme". Si schiarì la gola, il che significava la fine del suo monologo, e timidamente sollevò lo sguardo verso di lei.

E lei era lì, completamente sciolta, ogni muscolo era diventato un grande, soffice pudding nel corridoio del suo palazzo.

"Davvero?".

Annuì. "So che è sabato sera e probabilmente avrai altre cose da fare, ma saresti la benvenuta se-".

"Certo! Mi piacerebbe!".

Si fermò. "Davvero?".

"Si! Ma devo andare a casa a prendere le mie cose. Non ho alcun quaderno con me o libri o altro".

Lentamente, increspò le labbra in un sorriso. "Beh, d'accordo. Io andrò al negozio per prendere qualche snack mentre tu sei via".

"Okay!".

"Bene".

"Tornerò a breve!".

"D'accordo".

Mamoru sorrise fra sé e sé mentre Usagi volava per il corridoio verso l'ascensore. Sembrava così felice, così entusiasta. Di studiare. Non riusciva davvero ad immaginare perché, ma non c'era modo di negare la sua eccitazione. Rientrando nel suo appartamento, prese il portafoglio stupefatto, pensando agli eventi delle ultime ventiquattr'ore.

Usagi era così diversa. Non nella sua personalità, ma nelle sue azioni verso di lui. Nel modo in cui lo guardava, le cose che diceva, come sembrava così...spaventata, in un certo qual modo. Come se stesse sempre trattenendo il respiro ed aspettando che lui dicesse o facesse qualcosa. Come se stesse cercando di compiacerlo. Come se stesse cercando di farsi volere bene.

Scosse la testa. Perché le importava? Da quando le importava? Le importava realmente, o stavo solo immaginando delle cose? Ma no che non immaginava delle cose. Stava cercando di essergli amica, lo sapeva. Non c'era altra spiegazione. Ed anche se non era sicuro su che cosa avesse portato a quel cambiamento, non poteva negare che gli piaceva. D'accordo, era giovane e impulsiva e irresponsabile, ma era anche...

Anche...

"Meravigliosa", sussurrò, trovandosi in mezzo al suo salotto a fissare un piatto di biscotti mezzo vuoto sul suo tavolino da caffè.

Scosse la testa, sentendosi improvvisamente a disagio per il corso che avevano preso i suoi pensieri.

Aveva bisogno di un altro amico, e Usagi era come qualsiasi altra persona. Era gentile e generosa e, per qualche strana ragione, gli sembrava improvvisamente di piacerle. Di piacerle davvero. Un sacco.

Ma probabilmente stava leggendo fra le righe.

___________________________________

Usagi trovò la sua motivazione.

Aveva fatto un patto con sé stessa - e stava disperatamente cercando di mantenerlo. Per ogni pagina che leggeva dal suo libro di storia, avrebbe potuto alzare lo sguardo su Mamoru e contare fino a 10. Una conta molto lenta fino a 10.

Non lo aveva notato, immerso com'era nei suoi appunti di biologia. Erano entrambi seduti sul pavimento attorno al tavolino da caffè, che era coperto di libri, quaderni, penne, matite, calcolatrici, guide di studio, tabulati, appunti, ed un sacco di snacks.

Sorridendo, Usagi allungò una mano per prendere delle caramelle e se le mise in bocca una per volta, mentre memorizzava i suoi lineamenti.

Uno. I suoi occhiali era calati sulla punta del naso.

Due. I suoi capelli erano davanti agli occhi.

Tre. Le sue labbra si muovevano ritmicamente, silenziosamente, mentre leggeva fra sé e sé.

Quattro. Una mano stava pigramente battendo una matita sul tavolo.

Cinque. Le dita dell'altra mano scorrevano sulle parole della pagina di fronte a lui.

Sei. Il suo respiro era dolce e regolare.

Sette. Le sue gambe erano incrociate con noncuranza sotto di lui.

Otto. I suoi calzini erano grigi con le punte bianche.

Nove. La sua maglietta aveva alcuni fili che pendevano dalle maniche.

Dieci. I suoi occhi erano pieni di concentrazione e comprensione.

Undici...

Hey, avevi detto fino a 10!

Sospirando, lanciò l'ultima caramella in bocca, facendo in modo che i suoi occhi lo assaporassero un'ultima volta, prima di riconcentrarsi sul libro che parlava delle antiche civiltà dell'Asia dell'Est.

"Che c'è?".

Sollevò la testa di scatto e vide che lui la guardava con la coda dell'occhio. Le si irrigidì la schiena. "Cosa?".

"Stai sorridendo".

Lo fissò, confusa, prima di arrossire e rivolgere la sua attenzione di nuovo al libro.

"Stavo solo...pensando".

"A cosa?". Mamoru posò la matita sul tavolo e stiracchiò le braccia sopra la testa.

Scrollò le spalle, volendo che lui lasciasse cadere la cosa. "Come va con biologia?".

Sbuffò e si sfregò gli occhi con il palmo della mano. "Chi lo sospettava che studiare la vita facesse sentire così morti?". Poi sogghignò. "Sai, se due giorni fa qualcuno mi avesse detto che saremmo stati qui, a studiare da me, avrei pensato che fosse pazzo".

Ridendo, Usagi osò guardarlo. Gli occhi di Mamoru brillavano, ma lui distolse lo sguardo, improvvisamente affascinato da una scatola di pretzel.

"Grazie", sussurrò.

"Di cosa?".

"Per avermi fatto venire qui. Per...la motivazione".

Scrollò le spalle come se non fosse nulla, ma il sorriso lusingato faceva intendere altrimenti. Il cuore di Usagi danzò quando notò il leggero rossore che gli imporporava le guance mentre ritornava a concentrarsi sul libro di fronte a lui.

Mordicchiandosi il labbro, Usagi si schiarì la gola e appoggiò i gomiti sul tavolino.

"Mamoru-san?".

"Hm?", la guardò da sopra gli occhiali.

"Che cosa - che cosa pensi...renda una persona, ehm, una ragazza, unica?".

Sbatté le palpebre, in silenzio, poi aggrottò le sopracciglia. "Che cosa intendi?".

"Sai, se una ragazza stesse cercando di essere...uhm...diversa e...eccezionale? Se stesse cercando di emergere fra tutte". Strinse le labbra, sperando di non essersi scoperta troppo.

Mamoru non disse nulla e Usagi poteva sentire il suo cuore battere nervosamente ed il sangue salirle alle gote. Infine, rispose, "Perché me lo chiedi?".

Titubò, gingillandosi con il bordo del libro per tenere occupate le sue dita. "Ho solo sentito qualcuno dire, prima oggi, che...i ragazzi...alcuni ragazzi...sono attratti dalle ragazze uniche".

Un altro lungo silenzio. Usagi divenne consapevole del ticchettio del lontano orologio e del pigro rombo del traffico della città. Poi, Mamoru ridacchiò, e lei lo sbirciò da sotto le ciglia. Stava sorridendo e scuotendo la testa e strofinandosi le dita sulla fronte.

"Odango", iniziò, inalando pazientemente e distogliendo lo sguardo, "tu sei la ragazza più unica che abbia mai conosciuto in tutta la mia vita".

Spalancò gli occhi e le si mozzò la voce, deliziata. Sorrise. No, brillò. E quando Mamoru rivolse nuovamente lo sguardo su di lei, quella visione gli fece fermare il cuore ed accelerare i battiti. Era arrossita e gli occhi le luccicavano. Sembrava pronta a bruciare per la felicità.

"Grazie", cercò di dire, tremando, pensando, mi può amare. Può farlo! Pensa che io sia unica e speciale ed è attratto da queste cose il che significa che può essere attratto da me!

"Dico davvero", rispose, poi fece scorrere una mano fra i capelli, improvvisamente stranamente nervoso. "Allora, come va con la storia?".

"A meraviglia", esclamò con i nervi aggrovigliati per i caldi, teneri sentimenti.

"Tutto è meraviglioso!", prese il suo evidenziatore e ritornò a leggere, ma neanche dopo due righe, si fermò e lo guardò di nuovo. Mamoru stava battendo nuovamente la matita sul tavolo e fissava nel vuoto. "Sai, hai ragione!".

La guardò.

"E'più facile studiare quando sei in compagnia. Ci sono meno distrazioni...". Fece una pausa, pensando che in questo caso non era del tutto vero, ma scosse la testa e continuò, "Ed è più facile concentrarsi quando è questo lo scopo per cui sei qui e tutto. Credo che mi stia aiutando molto".

L'espressione di Mamoru si addolcì. "Già, è bello".

Quella frase rimase sospesa nell'aria, con l'orologio, il traffico ed Usagi che era ritornata a leggere, ancora sorridendo, e Mamoru che si ritrovò a guardarla e a non volere distogliere lo sguardo. Un improvviso, strano desiderio gli strinse il cuore; un desiderio che non aveva mai avvertito prima e che non capiva. Deglutì nervosamente, picchiettandosi la gomma sulle labbra e fissando le ciocche che le si arricciavano dietro l'orecchio. Il suo battito accelerò, mentre prendeva coscienza di come teneva la matita fra le dita e si mordicchiava il labbro e socchiudeva gli occhi alle parole estranee.

Distolse a fatica lo sguardo e chiuse saldamente gli occhi, scuotendo la testa, come cercando di scacciare via quei pensieri e inspirò profondamente, realizzando che doveva aver smesso di respirare.

"Stai bene?".

"Huh?". Aprendo gli occhi, vide che lo guardava, preoccupata. Si strofinò di nuovo gli occhi. "Si, si. Sono solo stanco".

"Oh, si sta facendo tardi. Forse dovrei andare".

"Già, forse dovresti", Le parole suonarono fredde anche alle sue stesse orecchie, e sollevò immediatamente lo sguardo in segno di scusa. "Non...non lo intendevo in quel modo. Ma i tuoi genitori saranno preoccupati. E comunque non penso che posso studiare ancora per questa sera".

Annuì comprensiva ed iniziò a raccogliere le sue cose e a metterle in cartella. Mamoru aveva una stretta allo stomaco al pensiero che lei se ne andasse, e questo lo fece divenire ancora più ansioso di vederla andare via. Forse. Ma non era più sicuro. Riguardo a nulla.

Sentiva che il suo certo, sicuro, confortevole mondo stava cadendo a pezzi e non capiva se era una buona cosa o cattiva o solo un cambiamento di tipo mediocre. In ogni caso lo spaventava. Stette in piedi mentre Usagi si metteva le scarpe, i pensieri sconvolti, non avendo idea di come gestire le emozioni che improvvisamente si muovevano in lui. La loro turbolenza gli rendeva le ginocchia deboli e tremò quando lei allungò una mano per afferrare il pomello della porta. La udì a malapena dire "Buonanotte", attraverso lo scorrere del sangue nelle sue tempie.

"Aspetta, Odango!".

Si voltò, gli occhi interrogativi, molta della loro luce era scomparsa. Non era solo pochi minuti fa che lo aveva guardato con così tanta adorazione, così tanta gentilezza, così tanta-

"Forse dovremmo rifarlo qualche volta? Sai, sei...". Tossì, distogliendo lo sguardo, fissando il pavimento, poi sospirando e ritornando a guardarla. "Sei sempre la benvenuta qui".

Lo sguardo confuso e spaventato era ancora lì, poi scomparve e stava di nuovo brillando. Splendendo. Sembrando un angelo pronto a volare via.

"Okay! E'grandioso! Grazie, Mamoru-san!".

E le paure, i dubbi e l'agitazione scomparvero e sogghignò, i pensieri nuovamente tranquilli. Si sentiva felice. E a suo agio. Ancora confuso, ma in un modo che gli faceva presagire che tutto sarebbe andato per il meglio. Che in quel momento, tutto andava bene.

"Certo, Usa. Buona serata".

Annuì e saltellò fuori dalla porta. Gli ci volle un bel po' per avere la forza di chiuderla dietro di lei.

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Note di lithtys: eccomi qui con il sesto capitolo. Scusate moltissimo per il ritardo.

Ringrazio Gaia, giulia_88, sailormoon81, Strega_Mogana, valepoit, Kirby e miki90.

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Capitolo 7
*** cap 7 - Love is in the Self-help aisle ***


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Note di lithtys: questa ff è tradotta da lithtys col permesso dell'autrice.

LOVE POTION No 19

By Alicia Blade

CAPITOLO 7 - LOVE IS IN THE SELF-HELP AISLE

"Mamma, a che ora apre la libreria?", urlò Usagi dalla tromba delle scale, mentre si infilava le scarpe.

Kenji sollevò sospettosamente lo sguardo dal giornale, mentre Ikuko fece cadere la frittella che stava saltando e girando in padella. Si scambiarono un'occhiata sorpresa.

"Ehm, Usagi?", la chiamò Ikuko.

"Si?", rispose, facendo capolino dalla porta della cucina con indosso un grazioso vestitino arancione con la borsa gettata sulla spalla.

Simultaneamente, i suoi genitori controllarono l'orologio, prima di girarsi nuovamente verso di lei.

"Ikuko?".

"Si, Kenji?".

"Sono davvero le 8.30?".

"Si, tesoro".

"Del mattino?".

"Si, caro".

"E Usagi è...?".

"Si, amore".

Kenji posò lentamente il giornale, si alzò dalla sedia e si diresse verso la camera da letto. Usagi lo guardò allontanarsi, silenziosamente, prima di rivolgere lo sguardo a sua madre, che appariva stranamente colpita e pallida.

"Mamma?".

"Si, cara?".

"A che ora apre la libreria?".

Ikuko increspò le labbra e rimase in silenzio per un lungo momento, prima di girasi con calma e rimuovere la padella dal fornello.

"Tesoro, riguarda quel ragazzo?".

Usagi puntò la punta della scarpa sul tappeto. "Che cosa intendi?".

"Perché sei in piedi alle 8.30 di domenica? E perché vuoi andare in libreria? Ti stai comportando molto stranamente ultimamente e mi stavo solo chiedendo se centrasse quel ragazzo".

Scrollò le spalle. "Forse. Pensavo solo che forse potrei trovare un libro che mi possa aiutare in questa situazione".

"Che situazione?".

"Sai, cercare di fare innamorare qualcuno di te. Cioè, c'è un libro per tutto, no? Ho pensato che potrei trovare qualcosa che mi possa aiutare".

Ikuko sospirò e scosse la testa. "Tesoro, sei meravigliosa così come sei. Non hai bisogno di un libro per dimostrarglielo".

"Già, ma ogni piccola cosa può aiutarmi. Oh! Mamma, te l'ho detto?".

"Cosa, amore?".

"Non mi odia!".

"Beh, naturalmente".

"Potrei anche piacergli!".

Ikuko sorrise al viso raggiante della figlia. "Beh, lo spero. Sarebbe un idiota, altrimenti".

"Grazie, mamma. Allora, la libreria?".

Ikuko roteò gli occhi, capendo che sarebbe stato inutile cercare di convincere Usagi ad abbandonare il piano a cui stava lavorando. "Non so a che ora aprano, Usagi. Perché non telefoni?".

"No, faccio che andare a vedere. Grazie, mamma. Tornerò più tardi!".

"Affascinante", sussurrò, ergendosi sul libro che aveva in grembo. Se qualcuno si fosse chiesto perché ci fosse una ragazza di quattordici anni seduta nel mezzo del corridoio dell'area 'sesso e relazioni', apparentemente ammaliata dalla pila di libri che aveva messo di fronte a lei, non aveva detto nulla. E due ore più tardi, quando il collo aveva iniziato a farle male, Usagi si sentì come se avesse estratto qualche valente informazione. Chi se lo aspettava che i libri sapessero così tante cose sull'amore?

"Se gli uomini arrivano da Marte, che cosa si potrebbe dire di Rei?", rifletté Usagi, sfogliando l'indice. " 'Come segnare punti con l'altro sesso'. Questo suona bene". Saltò a quel capitolo e iniziò a leggere i sottotitoli, aspettando che qualche epifania saltasse fuori da quelle pagine e le dicesse come rendere suo Mamoru. Presto, arrivò ad una lista di idee per 'far guadagnare punti alle donne', e lesse avidamente.

" 'Numero 3. Lui si perde mentre guida mentre a lei non importa un gran che' ". Usagi storse il naso. "Prima bisognerebbe che lui mi portasse da qualche parte, e poi scommetto che comunque non si perderebbe. Che altro?"

" 'Numero 17. Lei è felice di vederlo rientrare a casa'. Beh, lo sarei certamente se vivessimo insieme. Ma sono già abbastanza felice di vederlo. Non importa dove siamo".

" 'Numero 21. A lei piace davvero fare sesso con...' ", Usagi arrossì e chiuse il libro. "Okay, non credo che questo libro sia quello che sto cercando". Afferrò il libro successivo, intitolato 101 modi per flirtare e iniziò a sfogliarlo, ma divenne presto frustrata notando che molti esempi riguardavano il primo incontro, e non come flirtare con un ragazzo che conosci da quasi un anno.

" 'Numero 24. Quattro suggerimenti per flirtare che attireranno gli uomini come pazzi: 'Un libro ricco di paroloni o di un autore controverso o con un titolo intrigante'. Hmm, questo sembra qualcosa che potrebbe attirare l'attenzione di Mamoru. Meglio tenerlo a mente. Che altro? 'Una macchina chique'. Già, a questo punto anche una patente sarebbe impressionante. 'Giacche e T-shirts con i loghi delle squadre, perché agli uomini piacciono le donne che amano gli sports' ". Usagi increspò le labbra e pensò alle sue precedenti conversazioni con Mamoru, incapace di ricordare alcun accenno riguardo a qualche sport e, scrollando le spalle, ritornò alla lista. " 'Cibo' ". Beh, i biscotti sono cibo! Ne ho azzeccata una, allora!

" 'Numero 50. Fare complimenti alle cose che il denaro non può comprare. Ogni persona che abbia accesso ad una carta di credito non scaduta può comprarsi una elegantissima cravatta. Acquisterai più punti se sottolineerai il modo in cui un accessorio illumina il suo sorriso' ". Usagi scosse la testa e gettò il libro a lato. "E'difficile da fare quando si aspetta che io lo insulti ogni 10 minuti". Stava per prendere un altro libro dalla pila di fronte a lei, quando una copertina attirò la sua attenzione. Sobbalzò e lo afferrò. Il cuore che le batteva furiosamente mentre leggeva il titolo ad alta voce.

"Come far innamorare un uomo di te. E'perfetto!".

"Usagi-chan?".

Squittì e si voltò verso la voce, nascondendo il libro dietro alla schiena. "Oh, Ami-chan!", sussurrò nervosamente, ridacchiando. "Che coincidenza incontrarti qui!".

"Direi. Usagi-chan, che ci fai in una libreria?".

Il tono stupefatto di Ami ferì i sentimenti di Usagi (dopo tutto, poteva comprare dei libri come qualsiasi altra persona), ma era troppo indaffarata a cercare di spostare la catasta di 'consigli d'amore' lontano dalla visuale della sua amica per notarlo.

"Stavo solo, sai, leggendo qua e là". Mentre gli occhi di Ami guardavano sospettosamente l'insegna 'sesso e relazioni' posta sopra il capo di Usagi, lei si affrettò a continuare. "Che ci fai qui?".

"Prendo qualche libro di medicina. Quello che stavo leggendo la scorsa settimana aveva solamente un capitolo sulla gravidanza e volevo trovare qualcosa che andasse più in profondità".

"Beh, sembra così interessante", disse Usagi, alzandosi lentamente con i libri nascosti dietro alla schiena.

Ami sollevò la testa. "Davvero?".

Sbattendo le palpebre, Usagi ripercorse gli ultimi minuti di conversazione. "Ehm, sembra qualcosa che potrebbe realmente interessarti, ecco! Allora, uhm, spero tu possa trovare qualcosa. Stavo giusto per andarmene, allora, forse...ti vedrò più tardi...?".

"Che cosa nascondi dietro alla schiena?".

Usagi arrossì, le dita che si contorcevano sulla copertina del libro. "Nulla?".

Ami aggrottò un sopracciglio. Usagi cercò una via d'uscita. Nessuna delle due si mosse.

Infine, la bionda si arrese al suo destino e, sospirando, mostrò il libro ad Ami. Lesse il titolo silenziosamente, prima che una luce di comprensione le brillasse negli occhi.

"Oh! Stai studiando l'amore per il compito di psicologia?".

Le sue parole risuonarono senza successo nelle orecchie di Usagi. Compito di psicologia? Quale compito di psicologia? "Ehm, si! In effetti, sto studiando l'amore. Per psicologia. Per il mio compito di psicologia. E'per il...?".

"Prossimo mese".

Sbiancò. Chi iniziava a fare un compito un mese prima? "Si, proprio quello. Inizio presto. Mi conosci!", trillò.

"E'magnifico, Usagi-chan! Fammi sapere se hai bisogno di aiuto per trovare del materiale di ricerca". "Sarai la prima persona che chiamerò. Devo andare. Bye, Ami-chan! Buona fortuna per quella cosa sulla gravidanza!".

Si diresse alla cassa per comprare la guida, ignorando il rossore di Ami mentre le donne vicine sollevavano un sopracciglio all'esclamazione di Usagi.

Usagi era sbalordita. Un momento prima si trovava in una indaffarata, chiassosa città piena di macchine e moto e uomini d'affari e inquinamento atmosferico e ora si ritrovava in una privata, serena, intossicante oasi.

I muri del salone erano pitturati in un pallido verde salvia e decorati con dipinti di Monet e Childe Hassams delineati con orchidee. La musica di un piano riempiva languidamente l'aria e Usagi riconobbe il debole profumo di lavanda. Una minuscola fontana d'acqua gorgogliava sul bancone della receptionist, mentre Usagi afferrava nervosamente un opuscolo.

La donna dietro al bancone sollevò lo sguardo dall'agenda degli appuntamenti e sorrise. "Ciao, benvenuta al Sakura Salon e Day Spa. Come posso aiutarti?".

Usagi esitò, raffigurando nella sua mente l'immagine dei suoi risparmi e la nuova Playstation che non sarebbe stata in grado di comprarsi dopo oggi. Sospirando, gettò uno sguardo alla lunghissima lista nell'opuscolo. "Vorrei il trattamento completo".

(Cinque minuti più tardi...)

Emerse dallo spogliatoio con l'accappatoio bianco felpato avvolto saldamente attorno al corpo. Una signora del personale la stava aspettando con un bicchiere di limonata ed il programma nell'altra mano.

"Sei pronta?", le chiese la donna, notando il leggero disagio di Usagi.

La ragazza annuì e accettò la bevanda.

"Bene, prima faremo uno scrub esfoliante per il corpo al sale marino, seguito da un bagno di fango e da impacchi di alga marina".

Usagi quasi soffocò con la limonata. "Scusi?".

La donna le gettò un'occhiata con la coda dell'occhio e la sospinse per il corridoio. "Cosa c'è che non va?".

"Beh, ecco...è solo che...non mi aspettavo che venissero coinvolti fango e alghe marine in questo regime di bellezza".

La donna rise. "Il fango fa benissimo per le impurità e le tossine e le alghe aiutano a mineralizzare il tuo corpo e a tenerlo in forma".

Rendendosi conto di non avere la minima idea di cosa questo significasse, Usagi finse un sorriso e annuì. "Beh, è lei l'esperta".

Ridacchiando, la donna controllò la sua scheda. "Dopo quello ti risciacqueremo e procederemo nella stanza della ceretta".

"Ceretta?".

"Ceretta per tutto il corpo".

"Tutto il corpo?".

"Si...è ciò che vuoi, no?".

"Um. Che cosa significa esattamente?".

"Beh, mettiamo un sottile strato di cera sulla tua pelle e poi posiamo una striscia di lino. La cera aderisce ad ogni pelo del tuo corpo, che verrà poi rimosso quando strapperemo via la striscia. Al contrario della rasatura che taglia solamente la superficie del pelo, la ceretta lo rimuove completamente dal follicolo, lasciandoti il corpo liscio per sei settimane".

"Oh. Sembra bello. Fa male?".

(Un'ora dopo...)

"Aaaii", urlò. "Voglio tornare nel bagno di fango".

La ragazza della ceretta sospirò e fece cadere il lino nel cestino. "Ma ora hai una striscia di gamba senza peli. Potrebbe sembrare strano".

Singhiozzando, Usagi annuì e si riappoggiò sul lettino. "Okay. Posso sopportarlo. Ho passato di peggio. Continui". Si ritrasse quando venne rimossa un'altra striscia, ma scoprì che non era poi così doloroso come pensava fosse.

"E'dura essere belle, vero?".

"Può dirlo forte. Allora, cosa devo fare dopo?", chiese, cercando qualcosa che potesse distrarla dalla ceretta.

"C'è il pranzo", disse la donna, che aveva deciso di trascorrere l'intera giornata con lei.

"Oh, il pranzo è incluso nel trattamento? Bene! Avete-ouch!-degli hamburgers?".

La signora e la ragazza della ceretta si scambiarono un'occhiata.

"Um, qui serviamo pranzi leggeri e disintossicanti".

Usagi si sentì sprofondare, mentre il suo stomaco aveva preso a borbottare. "E sarebbe...?".

"Thè verde, frutta fresca, insalata di spinaci con vinaigrette".

Sospirando, Usagi rivolse la sua attenzione al soffitto, il dolore per la ceretta attenuato dal disappunto. "Ho già l'acquolina in bocca", mormorò sarcasticamente.

"Oh, ma possiamo aggiungere del miele al tuo thè".

"Cavolo, ora si che va meglio!".

(Quarantacinque minuti dopo...)

"Mi faccia indovinare", rifletté Usagi, fissando il suo viso allo specchio. "la roba verde detossifica, nutre e purifica".

"Precisamente".

"E i cetrioli?".

"Renderanno liscia l'area intorno agli occhi e ridurranno il gonfiore ed il rossore".

"Se lo dice lei". Si sdraiò sul lettino e lasciò che le mettessero le fette verdi sugli occhi.

"Ora, dobbiamo lasciar riposare la maschera per trenta minuti; nel frattempo inizieremo a lavorare sui piedi e sulle mani. Hai preferenze per il colore?".

"Um...mi piace molto il rosa".

"Ok. Le mie due tonalità preferite sono il 'Blushing Rose' ed il 'Pretty Pink' ".

Usagi sogghignò, sentendo la sua pelle tirare sotto la maschera. "Blushing Rose. Assolutamente".

(Venti minuti dopo...)

"Mm, ora va meglio", Mormorò sognante Usagi mentre la ragazza della pedicure le massaggiava la lozione sui piedi e sulle sue (incredibilmente lisce) gambe.

La donna rise. "Vuoi lo stesso colore anche alle unghie dei piedi?".

"Certo, sarebbe perfetto".

"Posso chiederti", disse la donna dopo un momento di esitazione, "perché stai facendo tutto questo? Sei già una ragazza molto bella. E'solo per viziarti o è in arrivo un'occasione speciale?"

Usagi sentì un leggero rossore diffondersi sul suo viso ed abbassò lo sguardo sulle sue perfette unghie color Blushing Rose. "Beh, in realtà nessuna delle due cose. E'solo che...", sospirò, sentendo il cuore sciogliersi al solo pensiero di Mamoru. "E'solo che c'è questo ragazzo...".

(Molto tempo dopo...)

"...Così mi ha invitata ad andare a studiare da lui, sapendo che sono una studentessa orribile e incapace di concentrarsi, ma sono sicura che stesse cercando di aiutarmi ad avere più confidenza nelle mie capacità. Ed è stato così dolce per tutto il tempo. Cioè, okay, non abbiamo parlato per buona parte del tempo perché lui doveva studiare, e mi sono sforzata anch'io di fare altrettanto, ma quando stavamo parlando...Oh, è così meraviglioso. Aveva un'intera scorta di snacks ed ha insistito nel dirmi che non sono stupida, ma ho solo bisogno di essere motivata, ed aveva ragione. Era come se davvero credesse in me, e non è una cosa che posso dire di molte persone. Oh! E poi quando stavo andandomene aveva quest'espressione così adorabile, come se fosse davvero nervoso e timido all'improvviso e mi ha detto di tornare quando voglio. Che sarei sempre stata la benvenuta. Sembrava quasi che mi stesse chiedendo di uscire, capisci?". Usai rise allegramente, con le lacrime che splendevano fra le ciglia. "Non lo stava facendo per davvero, naturalmente, ma è un pensiero così bello. Oh, e la parte migliore è...[...]...così, okay, ho chiesto al suo migliore amico che genere di ragazza gli piace, e Motoki (il suo migliore amico), mi ha detto che gli piacciono le ragazze che sono uniche e diverse dalle altre. Così gli ho chiesto, a Mamoru, che cosa pensa che possa rendere unica una ragazza e sai cosa mi ha risposto?".

Usagi sbirciò il gruppo di ragazze che ridacchiavano intorno a lei: la ragazza della ceretta, l'esperta della cura della pelle, la parrucchiera, la ragazza della manicure, la terapista del massaggio, più la sua assistente, un intero gruppo di clienti-chiamate-ospiti, e addirittura la padrona della SPA, tutte che la guardavano con un'espressione sognante e innamorata.

Ha detto, 'Odango,' (è così che mi chiama-non è dolce? Prima odiavo questo nomignolo, ma ora ogni volta che lo dice sento il mio cuore accelerare i battiti), 'Odango, sei la ragazza più unica che abbia mai conosciuto' ".

Le donne sospirarono tutte simultaneamente.

"Sembra meraviglioso", mormorò la parrucchiera, ancora con la forbice fra le mani mentre la donna su cui stava lavorando le stava a fianco con i capelli per metà lunghi e per metà corti.

"Lo è. Non posso neanche iniziare a descrivervi quanto lo sia. E'intelligente, concentrato, bello, dolce, gentile, ambizioso, garbato, incantevole, spiritoso...".

"Stop, stop", sussurrò la donna della manicure, sollevando le mani in segno di resa. "Non posso più sopportarlo. Se continui così, credo che mi innamorerò di lui".

Tutte le donne scoppiarono a ridere e annuirono, mentre Usagi non poté non pensare che aveva stretto amicizia con un nuovo gruppo di amiche.

"Allora, che cosa hai intenzione di fare per conquistarlo?", chiese un'altra ospite con la faccia pitturata di verde.

"Beh, ho cercato di essere molto 'casalinga'. Sapete, lavare i piatti e fare biscotti e dimostrargli che sarei una buona moglie e tutte quelle cose li, ma non è andata bene come avevo sperato. Sembrava che i biscotti gli piacessero abbastanza, ma il resto pareva renderlo nervoso. Così, questo è il piano B. Questa mattina ho letto in un libro che gli uomini sono attratti dalle donne che...um, li imitano in qualche modo. Non copiandoli completamente, ma avendo gli stessi gusti, perché questo li fa sentire come se avessero qualcosa in comune con quella ragazza. E Mamoru è sempre così tutto d'un pezzo e di classe e sofisticato, ecco il perché del trattamento di bellezza. Ho solo bisogno di essere irresistibilmente bella sperando che la prossima volta che mi vede, lui...sapete, si innamorerà pazzamente di me". Scrollò le spalle, fingendo di avere più fiducia nel suo piano di quanta in realtà ne avesse.

"Beh, non sembra il tipo di ragazzo che basa le sue attenzioni sull'aspetto, ma non fa mai male", annunciò con orgoglio la padrona.

"Amen, tesoro. E sai una cosa? Non so voi ragazze, ma io ti offro la pedicure. Oggi non dovrai pagare per il mio servizio, cara".

"Neanche i capelli".

"O il makeup".

Presto, mentre le lacrime oscuravano la vista di Usagi, ogni impiegata della SPA le stava regalando il trattamento fino a quando, ridendo, la padrona sollevò le mani. " Bene, bene, la visita di questa ragazza è a carico della SPA! Ma potreste tornare tutte al lavoro prima di mandarmi in rovina?".

Mentre la folla lentamente si disperdeva, Usagi sentì un fazzoletto sfiorarle le guance. "Su, su, tesoro, non piangere. Il tuo mascara si scioglie"

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Note di lithtys: questo è un capitolo che potremmo chiamare di transizione. Il prossimo sarà molto più romantico.

Ringrazio semplicementeme, Usagi_84, Kirby, sailormoon81, Strega_Mogana, valepolit, Gaia, sissy, miki90, dolcebunny, Mile, chiara.

Per semplicementeme: la storia è terminata...sono io che sono di una lentezza esasperante XD. L'originale è in inglese e l'autrice è americana.

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Capitolo 8
*** cap 8 - Love is Dazzling and Radiant and Stunning ***


Note di lithtys: questa ff è tradotta da lithtys col permesso dell'autrice.

LOVE POTION No 19

By Alicia Blade

CAPITOLO 8 - LOVE IS DAZZLING AND RADIANT AND STUNNING

Usagi non era convinta che le sei ore trascorse alla spa avessero fatto meraviglie per il suo aspetto, ma camminando verso la sala giochi, avvertiva una profonda differenza nel modo in cui si sentiva. Camminava più impettita. Il mento più sollevato, le braccia che dondolavano più dolcemente, il viso radioso. Poteva ancora avvertire la ricca fragranza di gelsomino e lavanda che alleggiava come una piacevole nube intorno a lei. La sua pelle era liscia e soffice come il giorno in cui era nata. I capelli danzavano e brillavano e le unghie catturavano la luce del sole come piccoli diamanti rosa sulle sue dita.

Notò appena le bocche aperte e gli occhi spalancati degli uomini mentre passava, talmente era concentrata sul ragazzo che non vedeva l'ora di vedere.

"Odango", avrebbe mormorato mentre il desiderio riempiva i suoi occhi blu cobalto, prima di cingere le braccia attorno a lei e sussurrarle all'orecchio, "sei bellissima, radiosa e splendida. Com'è che non me ne sono accorto prima?". Poi avrebbe appoggiato con foga le labbra alle sue e l'avrebbe baciata fino a toglierle il respiro.

Ridacchiò, arrossendo sotto il fondotinta, mentre avvistava la sala giochi. Facendo un profondo respiro, stiracchiò le braccia sopra la testa per sciogliere i muscoli prima di incedere, determinata, dentro il locale.

Lui era là, seduto su uno sgabello lontano, e le dava la schiena, un libro e una tazza di caffè davanti, entrambi ignorati visto che Motoki, seduto sulla panca davanti, ciarlava sugli eventi della giornata.

Fece un altro profondo respiro e sentì la confidenza crescere in lei insieme alla speranza che i sogni ad occhi aperti fatti finora, si avverassero. Si sarebbe innamorato di lei. Doveva innamorarsi di lei. Non c'era ragione perché ciò non accadesse.

Sollevando il mento, si diresse verso di loro. Motoki la notò per primo e la rimirò sorpreso, la voce gli venne meno a metà della frase. "Usagi-chan?", chiese incredulo.

Il sorriso sul volto della ragazza si allargò. Forse il salone di bellezza aveva fatto più di quanto lei credesse.

Mamoru si girò a guardarla e qualcosa balenò nei suoi occhi.

Da un momento all'altro, pensò.Da un momento all'altro si alzerà, verrà verso di me e mi supplicherà di essere sua, per sempre. Da un momento all'altro...

"Usagi-chan?", ripeté Motoki e lei gettò un'occhiata di avvertimento nella sua direzione, essendosi quasi dimenticata della sua presenza. "Sei...diversa. Che cosa...hai fatto qualcosa ai capelli?", balbettò, notando i colpi di sole biondo miele, poi si interruppe e spalancò gli occhi. "Sei truccata?".

Sentì che stava per arrossire dal nervoso e rivolse lo sguardo verso il silenzioso e ammutolito Mamoru, prima di ritornare su Motoki. "Sentivo di avere bisogno di un cambiamento. Che ne pensi?". la domanda era ovviamente rivolta al moro.

"Sembri più grande!", Motoki continuò. Gli sorrise, poi tornò a guardare il suo amico.

"Sento odore di lavanda?".

Sopprimendo un grugnito, si girò nuovamente verso il biondo. "Si. E anche di gelsomino".

"E' un profumo fantastico. Molto femminile, Usagi-chan".

"Grazie". Rivolse nuovamente un'occhiata curiosa e piena di aspettative verso Mamoru e le balzò il cuore in gola nel notare che le aveva voltato la schiena e si era avvicinato il libro.

"Wow, beh, stai benissimo. Anche se, lo ammetto, ho sempre pensato che tu fossi una delle mie clienti più carine".

L'indifferenza di Mamoru lacerò il cuore di Usagi; sentiva cadere la speranza e neanche l'innocente flirtare di Motoki poté farle ritornare il sorriso. Nessuno dei due uomini lo notò, mentre Motoki si alzava.

"Beh, la mia pausa è quasi finita. Che ne dici di un milkshake prima che tutti i ragazzi single del locale inizino a combattere per decidere chi te ne ordinerà uno?".

"Sarebbe meraviglioso, grazie", mormorò abbattuta, ancora fissando Mamoru, mentre lui la ignorava intenzionalmente fino a quando Motoki non si allontanò. Stava lì, giocherellando nervosamente con le dita, aspettando ancora una reazione - ma l'attenzione di Mamoru era incollata al testo di biologia di fronte a lui.

Proprio mentre il suo coraggio la stava abbandonando e le lacrime minacciavano di sgorgare fra le ciglia e stava per andarsene, il moro iniziò a parlare.

"Vuoi sederti qui per un po'?".

Esitò. Nella voce di Mamoru non c'era traccia di emozione, come se l'invito fosse doveroso. Gentile, ma forzato. Scivolò sullo sgabello di fronte a lui e strinse la gonna fra i pugni. Poco dopo, arrivò una cameriera col suo frappé e Usagi afferrò la cannuccia, volendo concentrarsi su qualcosa.

"Uh-oh, farei meglio a fare attenzione". Sollevò lo sguardo e vide che Mamoru guardava sospettosamente il suo milkshake, con una luce divertita negli occhi. "Quella cosa è un'arma nelle tue mani".

Arrossì e lo allontanò, sospirando rumorosamente.

Il piccolo sorriso abbandonò le labbra del ragazzo, mentre si sedeva dritto. "Stavo solo scherzando, Odango".

Scrollò le spalle, sentendosi sempre più mortificata. "Non ho fame", sussurrò, ignorando la leggera sensazione che l'avvertiva delle imminenti lacrime.

"Cosa c’è che non va?", la domanda sembrava più un ordine.

Strinse le labbra, cercando disperatamente una scusa -una qualsiasi scusa logica- che giustificasse il suo improvviso cattivo umore. Considerò brevemente di fingersi allegra, mostrare un falso sorriso e battere un po' le ciglia, ma non ne aveva la forza. Scosse la testa e lo guardò con gli occhi lucidi. Mamoru restò senza fiato e si appoggiò allo schienale.

"Ti ucciderebbe farmi un complimento?", sibilò, mentre la prima lacrima scendeva sulla sua guancia. Furiosa con se stessa per la sua reazione eccessiva, per il suo comportamento così disperato e stupido di fronte a lui, la asciugò con la manica e incrociò le braccia sul petto, adirata. "Oh, non preoccuparti", mormorò quando vide che lui non diceva nulla. Infine, si alzò dallo sgabello, accorgendosi che uscire al più presto dalla sala giochi era la sua ultima possibilità per salvare un po' di dignità.

Ma si fermò, neanche dopo un passo, e seppellì il viso fra le mani, sapendo che la stava ancora guardando. Sapendo che sembrava un'idiota. Sapendo che non le importava della dignità e dell'orgoglio. Voleva solo piacergli!

Ma ancora non aveva detto nulla. Non avrebbe detto nulla. A lui, lei non piaceva.

Aveva atteso abbastanza a lungo. Mamoru aveva avuto la sua opportunità.

Il mondo di Usagi stava crollando e si sentiva cadere in uno spazio nero infinito, senza luce né aria. Un soffocante, caldo, oscuro buco, senza Mamoru. Nessun Mamoru. Nessun Mamoru.

Singhiozzò e fece un altro passo verso la porta.

"Odango-chan", mormorò. "tu-".

"Usagi-chan?". Usagi ansimò e sollevò lo sguardo per vedere Makoto andarle incontro. "Mi sembrava fossi tu! Oh, i tuoi capelli sono così carini!". La brunetta si interruppe quando, avvicinandosi, notò le guance arrossate di Usagi e il mascara che le colava sul viso. Pietrificata, spostò lo sguardo dalla sua migliore amica a Mamoru che le stava guardando in silenzio, che sembrava colpevole, turbato e a disagio. Il sorriso di Makoto diventò irato mentre appoggiava un braccio sulle spalle di Usagi e l'altro sul suo fianco.

"Diamine, Mamoru, che cosa le hai fatto questa volta? Non puoi lasciarla in pace ogni tanto?".

Mamoru sembrava essere stato colto alla sprovvista e faceva scorrere lo sguardo fra le due, mentre Usagi singhiozzava sempre più forte.

Lanciando un'altra occhiataccia all'uomo, Makoto si rivolse alla sua amica e iniziò a condurla verso l'uscita. "Non preoccuparti, Usagi-chan. E' solo un idiota, lo sai, no? Ma, hey, perché non chiamiamo le altre per una terapia dell'ultimo minuto? Poi possiamo prendere una banana split e chiacchierare di tutti i ragazzi carini, okay?". Fraintendendo i crescenti gemiti di Usagi, Makoto la portò fuori, cercando disperatamente di confortarla.

Quando scomparvero dalla vista, Mamoru si passò una mano fra i capelli e chiuse di scatto il libro. Gemendo, lasciò cadere la testa sul tavolo, pensando, Odango, sei bellissima, radiosa e splendida. Com'è che non me ne sono accorto prima?.

Le ragazze ridacchiavano e chiacchieravano, mentre attraversavano il grande viale pieno di negozi, indicando costosi vestiti di seta e provando oltraggiosi cappelli di paglia. La loro allegria, tuttavia, non contagiava Usagi che si trascinava miseramente dietro le sue quattro migliori amiche, tirando i piedi e ricacciando indietro le lacrime.

La faccia di Mamoru era impressa nella sua mente. Ovunque si voltasse, lo vedeva. Nei cartelloni, nelle inserzioni pubblicitarie, nei volti delle persone che passavano. Aveva sobbalzato almeno una ventina di volte, pensando di averlo visto svoltare una curva o dirigersi verso di lei, ma era solo la sua immaginazione. Era grata. Eternamente grata. La ossessionava già abbastanza così. E solo ricordare l'espressione che aveva nella sala giochi mentre Motoki blaterava senza sosta riguardo il suo trucco e i suoi capelli, la faceva sentire umiliata.

Una fredda indifferenza, ma con qualcosa celato, nascosto, nella profondità dei suoi occhi. Qualcosa di cui non poteva essere certa, ma che la terrorizzava poter credere. Irritazione? Fastidio?

Certamente non desiderio. Certamente non lussuria. Certamente non amore.

Chi era lei per poter pensare di risvegliare questi sentimenti nell'uomo più perfetto di Tokyo? Del mondo?

Chiuse con forza gli occhi e si morse duramente la lingua disperatamente cercando di concentrare la sua attenzione su quel dolore, piuttosto che su quello che le bruciava il petto. Quando riuscì a riprendere il controllo del suo respiro, aprì nuovamente gli occhi e vide una maglietta sportiva nella vicina vetrina. Blu. Una maglietta della squadra di baseball dei Seattle Mariner con il nome 'Ichiro' stampato sul retro. Sobbalzò, ricordandosi il libro che aveva letto la mattina. 'Gli uomini amano le donne che fanno sport'.

Velocemente, si voltò e si passò la manica sugli occhi. "Non importa", sussurrò fra sé e sé. "Anche se a Mamoru piacessero gli sports, non cambierebbe mai idea su di me. non c'è speranza".

"Ok, Usagi! Questa situazione è andata avanti anche troppo a lungo!".

Ansimò e sollevò lo sguardo sulle sue amiche che la circondavano, guardandola preoccupate. Fece un passo indietro, nervosa.

"Che accidenti ti sta succedendo oggi?", cominciò Makoto, con le mani sui fianchi. "Non hai detto una parola da quando ti ho incontrata alla sala giochi".

"E hai certamente pianto", continuò Ami, indicando le guance arrossate di Usagi.

"Per non parlare dell'improvvisa trasformazione", aggiunse Rei. "Sei truccata, ti sei fatta la manicure e Dio solo sa cos'altro".

Usagi si fissò i piedi, grata che le scarpe coprissero la pedicure e scosse la testa. "Niente, ragazze. Sto bene...", mormorò a bassa voce.

"Si tratta di un ragazzo". Sollevarono tutte il volto verso Minako che sembrava aver capito. Appariva un po' nervosa e un po' colpevole, ma più che altro preoccupata per Usagi. "Si tratta di un ragazzo", ripeté, poi sospirò piano piano, "Si tratta di Mamoru".

Rei, Makoto e Ami spostavano lo sguardo da una bionda all'altra, cercando di comprendere che cosa stesse cercando di dire Minako a riguardo della strana depressione di Usagi. Le loro domande trovarono presto risposta mentre le mani di Usagi si sollevavano a coprirsi il viso e la ragazza si lasciava finalmente andare al pianto che aveva cercato di trattenere. Il corpo, scosso dai singhiozzi, tremava e Makoto si fece avanti per sostenerla. Le si avvicinarono tutte, ignorando gli sguardi straniti dei passanti.

Credevano che i gemiti si placassero dopo pochi minuti, come accadeva sempre, e così furono veramente shockate nel constatare che Usagi stava ancora piangendo dopo cinque minuti, senza segno di volersi fermare. Makoto guardò stupita le altre, stringendo la ragazza al petto.

"Che cosa le ha fatto quell’idiota?".

"No", Usagi cercava di parlare attraverso le pieghe della maglia di Makoto, scuotendo la testa. "No, non ha...non ha...fatto nulla-". La sua preghiera venne interrotta da un'altra serie di gemiti.

Minako si rosicchiò le unghie, guardando per terra.

"Allora che cosa è successo, Odango Atama?", sospirò Rei, impaziente. Nonostante il suo comportamento sembrasse menefreghista, le ragazze sapevano che era solo perché Rei odiava vedere Usagi così addolorata. L'uso del nomignolo, tuttavia, servì solo a far piangere Usagi ancora di più.

Gemette, le dita che si aprivano e si chiudevano intorno alla maglia di Makoto, mentre cercava di respirare fra i singhiozzi. "Lo amo!", urlò, scuotendo la testa. " Lo amo. Lo amo così tanto. O Dio, cosa farò? Lo amo. lo amo...", la voce andava affievolendosi, come se quelle due parole fossero le uniche che sapeva dire, l'unica cosa onesta che aveva mai detto e ora non riusciva a fermarsi. Aveva aperto il vaso di Pandora.

Le ragazze, tutte ad eccezione di Minako, fecero un passo indietro, perplesse. Makoto si allontanò e tenne Usagi ad un metro di distanza, osservandone il volto arrossato e gonfio, incredula, mentre Minako faceva rapidamente un passo avanti e avvolgeva Usagi in un confortante abbraccio. Usagi accettò grata e continuò la sua tirata. Minako le accarezzò i capelli e guardò le sue amiche, scrollando le spalle.

"Ecco, l'ho detto", mormorò con ironia,. "Il mistero è risolto".

"Ma-ma-", Rei balbettò, tenendosi la fronte con una mano. "E' impossibile! Usagi odia Mamoru! Lo sanno tutti!".

"Non lo odio!", gracchiò, allontanandosi dall'abbraccio di Minako. Lanciò un'occhiataccia alle sue amiche, gli occhi iniettati di sangue, come se convincerle del suo amore immortale fosse la cosa più importante al mondo. "Non odio Mamoru! Come potrei? Chi potrebbe? E' incredibile! E' fantastico! E' così intelligente e dolce e gentile e generoso e...e...non lo odio. Lo amo così tanto. Ho così tanto bisogno di lui". Singhiozzò di nuovo e si lasciò abbracciare nuovamente da Minako. Ami, che era sempre preparata per qualsiasi situazione, le porse il fazzoletto e Usagi lo prese, nascondendovi il viso e continuando a scuotere le spalle. "Ma lui non mi ama", mormorò, la determinazione che andava scomparendo ed il dolore che tornava. "Non mi ama. Non mi amerà mai. E' inutile. Inutile. Non ho più ragione di vivere...".

Tre ragazze boccheggiarono e Minako sospirò pesantemente e le asciugò gli occhi. "Oh, tesoro", sussurrò. "E' tutta colpa mia".

"Usagi-chan, che cosa stai dicendo?", esclamò Makoto. " "E' solo uno stupido ragazzo! Sei veramente così triste?".

"Oh, non-", mormorò Usagi, "non parlare di lui in quel modo".

"Ma come puoi...? Usagi, non stai parlando come sempre. Non ti ricordi? Stiamo parlando di Mamoru! Ti ha presa in giro continuamente da quando vi siete incontrati!".

"Oh!", Rei spalancò gli occhi. "Eccetto ieri!". Le ragazze si voltarono incuriosite verso di lei. "Sono venuti alla sala giochi ieri. Ed era davvero, beh, abbastanza gentile. Almeno, non vi siete insultati per nulla. Ma che cosa è accaduto fra di voi per causare un cambiamento così drastico?".

L'attenzione delle ragazze si rivolse ad Usagi, ma fu Minako che timidamente sollevò la mano. "Ehm, penso di saperlo".

Aspettarono pazientemente che continuasse. Anche i singhiozzi di Usagi si stavano lentamente calmando.

"Vedete...io...ehm...l'altro giorno...io...", sospirò. "Usagi ha bevuto una pozione d'amore".

Batterono le palpebre.

"Ma non è quello che pensate! Stavo cercando di darla a Motoki, per...beh, sapete", continuò, arrossendo. "Ma invece l'ha bevuta Usagi e poi, ecco, ha iniziato a comportarsi stranamente. Beh, non così", gesticolò, indicando Usagi, "ma completamente innamorata. Nei confronti di Mamoru".

"Oh, Minako, come hai potuto? Sei la guerriera dell'amore! Avresti dovuto avere più buon senso di così!", la rimproverò Ami.

"Non credevo fosse così efficace! E poi, non era quel genere di pozione d'amore. Non cambia i sentimenti delle persone, li amplifica".

"Il che significa...?".

"Significa che Usagi ama realmente Mamoru. E' solo che con la pozione, è diventato, beh...una necessità. Lo amava prima, ora ne ha bisogno".

Tornarono a fissare Usagi, che stava guardando Minako con un'espressione indecifrabile, le lacrime avevano finito di scorrere, la maglia stretta nei pugni. Lentamente, scosse la testa e abbassò le spalle. "Non so di cosa tu stia parlando, Minako-chan, ma ti sbagli. Mi sono sempre sentita così. Ho sempre avuto bisogno di lui. Ne avrò sempre bisogno". Sospirò. "Grazie, ragazze, per avermi ascoltata, ma ora vorrei rimanere sola. Vado a casa". Lentamente, si allontanò, lasciando le altre a fissarla shockate.

Infine, Rei ruppe il silenzio. "Minako, devi trovare una soluzione".

Minako si tirò nervosamente una ciocca di capelli. "Lo so, lo so. Ma non l'ha bevuta tutta. Non può certo durare per sempre".

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Note di lithtys: Mi scuso con tutti per la lunga attesa.

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Capitolo 9
*** Cap 9 - Love is in Denial ***


Note di lithtys: questa ff è tradotta da lithtys col permesso dell'autrice.

LOVE POTION No 19

By Alicia Blade

CAPITOLO 8 - LOVE IS IN DENIAL

La campanella suonò e Usagi sospirò profondamente prima di raccogliere lentamente i libri e farli scivolare nella cartella. Ami la guardò dalla sua sedia, accigliandosi quando Usagi si alzò facendo un sospirone che faceva apparire l'azione dolorosa, e lentamente iniziò a dirigersi verso la porta, a testa bassa. Ami la seguì, scuotendo la testa e facendo un debole sorriso alla loro insegnante.

Usagi era arrivata in ritardo -in estremo ritardo- quella mattina, ma Haruna sensei, dopo aver notato l'espressione abbattuta della ragazza ed i suoi occhi rossi, non aveva avuto cuore di metterla in punizione. Ora, stava guardando le due ragazze mentre uscivano dalla sua classe, domandandosi che cosa avesse potuto spezzare il cuore della ragazza più allegra della scuola.

Mentre si recavano verso la sala giochi per incontrare le altre ragazze, Ami, incapace di reggere l'assordante silenzio, aveva intrapreso un monologo sulle varie verifiche della giornata e sulle lezioni e compiti. Usagi non disse nulla...si fissava solamente i piedi con la frangia spettinata che le copriva gli occhi. Quella vista lacerò il cuore di Ami e cercò di pensare a qualche spiegazione scientifica o cura medica, ma non gliene venne in mente nessuna. Pensò di cercare nel suo computer qualcosa a riguardo delle pozioni d'amore e sui loro effetti collaterali e decisa che valeva la pena provarci, anche se non ci sperava molto. Quello era il campo di Minako.

La porta di vetro si aprì ed Usagi esitò. Appoggiando gentilmente la mano sulla spalla della ragazza, Ami la guidò all'interno dove vennero salutate da Minako, Rei e Makoto, già sedute sugli sgabelli.

"Giusto in tempo!", disse Rei, facendo loro segno, "Vi abbiamo ordinato un frappé".

"E stanno arrivando anche le patatine", aggiunse Makoto.

"Come ti senti, Usagi-chan?", le chiese Minako, preoccupata.

Usagi scrollò le spalle, mentre si sedeva di fianco a loro ed Ami occupava l'ultima sedia rimasta. "Bene", mentì, in modo poco convincente.

"Allora...ci h pensato molto", disse duramente Rei, "e sono riuscita a trovare altre due soluzioni al tuo problema, Usagi-chan, in aggiunta a quella di trovare una cura per la pozione d'amore".

Usagi sbuffò all'accenno alla pozione, credendo che i suoi sentimenti fossero reali e forti quanto l'amore che provava per la sua famiglia ed i suoi amici e non esclusivamente dovuti ad una pozione magica.

"Allora, quali sono queste idee?", chiese Ami.

"Primo, trovarle un altro uomo".

Usagi sollevò lo sguardo e la guardò male. "Non voglio un altro-".

"Lo so, lo so. Almeno ascoltami. Ti ricordi quando odiavi Mamoru?".

"Non ho mai-".

"Perché si comportava come un idiota con te! Con quei nomignoli e gli insulti e tutto il resto? Allora, se riusciamo a trovarti un vero principe così da allontanare i tuoi pensieri da lui, forse-".

"No!", urlò Usagi, stringendo le mani a pugno, mentre gli occhi andavano riempiendosi di lacrime. "Non voglio nessun altro! Questa non è una semplice cotta! Non è una stupida infatuazione. Gli appartengo completamente, interamente. Se non posso avere lui, allora non avrò nessuno. Diventerò una suora prima di fingere di essere innamorata di un altro!".

Le ragazze si scambiarono un'occhiata, guardando in modo strano la ragazza che si lasciò cadere amaramente sul suo sgabello, proprio mentre stava arrivando Motoki con 5 frappé e 2 grossi cestini di patatine. "Ecco a voi, ragazze. Hey, cosa c'è che non va, Usagi-chan?".

Minako gli fece velocemente segno di lasciar cadere il discorso e di andarsene. Capendo al volo, fece un passo indietro, borbottando..."Ehm...uhm...non importa. Okay. Beh, sai dove trovarmi se hai bisogno di qualcosa". Aveva l'espressione preoccupata, mentre ritornava al bancone e Minako cingeva le spalle di Usagi con un braccio.

"Qual'era la tua seconda idea, Rei?".

"L'opposto di questa", disse la sacerdotessa, scrollando le spalle. "Invece di costringere Usagi a lasciar perdere, faremo innamorare Mamoru di lei".

Usagi si imbronciò, abbattuta. "Pensi che non ci abbia provato?".

"Oh, suvvia, hai flirtato con lui per quanto? Tre giorni? Queste cose necessitano di tempo. Inoltre, non hai pensato di esserci andata troppo pesante? Possiamo provare tattiche diverse. Come, 'la ragazza difficile da conquistare'? O possiamo fingere di farvi andare ad un appuntamento al buio? O forse, farti uscire con qualcun altro così da renderlo geloso? Ci sono un sacco di cose che possiamo provare".

Anche se per un breve istante una luce di speranza era apparsa nello sguardo di Usagi, se ne andò via velocemente , mentre scuoteva la testa. "Che cosa importa? Non sarò mai abbastanza per lui. Nessuna cosa che io faccia potrà mai renderlo felice. Si merita una ragazza che sia intelligente e bella e affascinante e sofisticata e unica".

"Unica?", Makoto rise. "Usagi, tu sei la più-".

"Shh!", le interruppe Ami e si volsero in tempo per vedere Mamoru entrare nella sala giochi. Quando i suoi occhi si posarono su di loro ed in particolare sulla bionda che sembrava improvvisamente nascondersi dietro Minako, fece un profondo respiro e si diresse verso il loro tavolo. Usagi squittì nervosamente, incapace di distogliere lo sguardo da lui.

"Ehm, ciao", iniziò nervosamente.

"Ciao, Mamoru-san", risposero in coro le ragazze. Tutte, eccetto Usagi. Aveva perso la voce; il corpo le tremava e Minako, notandolo, le passò una mano sul braccio nel tentativo di calmarla.

"Odango-chan, mi chiedevo...posso parlarti?".

Era nervoso. Minako sollevò un sopracciglio e guardò le altre ragazze per vedere se lo avevano notato anche loro. Lo avevano notato. Mamoru non era mai nervoso.

Deglutendo, Usagi annuì lentamente e Minako la sospinse fuori dalla sua sedia. Riuscì a trovare un po' di forza nelle gambe e seguì Mamoru, all'estremità del bancone, lontani dalla confusione della sala giochi.

Le ragazze si guardavano incuriosite, pregando silenziosamente in una svolta della situazione, prima di concentrare la loro attenzione su Mamoru e Usagi.

"Forse non dovremmo guardare", sussurrò Ami, lo sguardo incollato alla coppia.

"Stai scherzando?".

"Scommetto che se Minako sbattesse le ciglia a Motoki, lui ci farebbe nascondere dietro al bancone per farci ascoltare cosa si dicono".

Minako sogghignò. "Mi piacerebbe avere quel tipo di potere su di lui". Poi, voltandosi verso le sue amiche, chiese, "Credete che lo farebbe?"

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Mamoru ed Usagi si sedettero sugli ultimi due sgabelli e la ragazza iniziò immediatamente a giocare con le bustine di zucchero sul bancone, desiderando di aver portato con sé il frappé, così da avere qualcosa da fare, ma poi grata di non averlo fatto perché avrebbe solo riportato alla mente dei brutti ricordi e avrebbe fatto ricordate a Mamoru quanto era stata infantile quando glielo aveva rovesciato in testa. Non osò incontrare il suo sguardo, anche quando il silenzio fra di loro divenne pesante e iniziava a soffocarla. Aprì un pacchetto e fece un minuscolo mucchietto di zucchero, guardando affascinata il modo in cui i granelli cadevano insieme e scintillavano.

Finalmente, Mamoru si schiarì la voce. "Sei arrabbiata con me".

Il respiro mozzato fece capire a Mamoru di avere ragione, anche se lei non era davvero arrabbiata con lui. Era infuriata con se stessa e innamorata di lui. Si morse il labbro ed aprì un altro pacchetto. Mamoru sospirò.

"Usagi, ascolta...sono...ehm...non me la cavo bene nelle amicizie, okay? Non ho mai avuto molti amici nella mia vita e, di questi, la maggior parte sono ragazzi, così...voglio esserti amico. In realtà ero veramente...felice...sabato sera quando eri da me e ho scoperto che mi sento a mio agio con te e questo mi piace. Ma non so che cosa fare, ora, con te. Non so cosa tu ti aspetti o cosa ho fatto di sbagliato. Non sono abituato a queste cose". Si interruppe, guardando la mandibola di Usagi tremare e le palpebre sbattere furiosamente. Le sue labbra erano increspate e dubitava che gli avrebbe risposto. Era arrivata alla quarta bustina di zucchero.

Dopo aver roteato gli occhi, infuriato per la sua inadeguatezza, allungò la mano e coprì quella di Usagi, fermando l'attacco ad una nuovo pacchetto di zucchero. Boccheggiando, lo guardò. Mamoru cercò di sorridere, sicuro di aver fatto più un sorrido pietoso e implorante che allegro. "Per quanto riguarda ieri", sussurrò, inumidendosi le labbra, "stavi bene. Davvero bene, in realtà. E' solo che non mi aspettavo...il cambiamento e dopo tutte queste situazioni nuove in così poco tempo, ecco...sono stato colto di sorpresa. So che è una scusa che non regge, ma non volevo farti star male. Davvero, non so perché tu tenga tanto alla mia opinione...", ridacchiò nervosamente, "ma credo che sia compreso nel pacchetto dell'amicizia. Allora...stavi bene!".

Usagi sbatté le palpebre, lo sguardo in grado di fargli perdere il sorriso che tentava disperatamente di trattenere, prima di aprire lentamente la bocca.

"Stavo bene?".

"Si, davvero".

Allontanò la mano dalla sua e improvvisamente fecero la loro comparsa delle lacrime di rabbia, "Bene, Mamoru?", quasi urlò. Si tirò indietro, sussultando. "Non stavo cercando di 'stare bene'!".

"Ehm...tu...che cosa...ho detto qualcosa di sbagliato?".

"Che ne dici di bella?", gridò, saltando giù dallo sgabello e mettendosi le mani sui fianchi, infuriata, "che ne dici di meravigliosa? Quello era quello che volevo che pensassi! Che sono splendida, Mamoru! Sono stata al salone di bellezza per ore! Mi sono fatta i capelli e le unghie e quell'orrendo fango verde e la ceretta...e l'ho fatto per te!". La sua tirata stava perdendo tono, mentre le lacrime le scendevano lungo le guance. Guardò la sua espressione sbigottita attraverso gli occhi annebbiati, cercando di trattenere i singhiozzi ed infine bisbigliando, "L'ho fatto per te. Per te, Mamoru. Perché voglio che pensi che io sia bella. Perché voglio che mi ami. E non come un'amica, ma come io amo te".

Sbatté le palpebre, la bocca aperta. "Usa...", inspirò, le labbra quasi incapaci di formulare una frase. Allungò le mani verso di lei, spaventato, insicuro. Voleva confortarla, disperatamente, ma il suo cervello si rifiutava di comprendere quello che gli stava dicendo e fino a quando non riusciva a capirlo...non sapeva che fare. "Usa, io-".

"No, Per favore, no".

Chiuse la bocca e all'improvviso, le braccia di Usagi furono attorno al suo capo, la testa premuta contro l'incavo del suo collo. Spalancò gli occhi e le sue braccia la strinsero inconsapevolmente. Stava tremando violentemente. Voleva tranquillizzarla, sapeva di doverlo fare, ma le sue mani che le accarezzavano la schiena e le spalle sembravano inesperte e rudi anche a lui. Deglutì nervosamente.

"Ti amo", sussurrò e Mamoru avvertì il suo fiato contro il collo, "ti amo così tanto, Mamoru. Sono innamorata così pazzamente di te che sto morendo dentro". Poi le mani di Usagi furono nei suoi capelli e le labbra sulle sue, piccole e calde e lo stavano baciando freneticamente, supplicandolo. Immediatamente Mamoru si trovò a non poter più respirare, o muoversi o pensare. La sensazione della sua bocca, delle sue dita nei capelli, del suo corpo, lo immobilizzarono. Il suo cervello si trovava in una fitta nebbia dove esisteva solo la sensazione di lei. Il suo cuore anelava a restituirle il bacio, ma era troppo sconvolto per iniziare anche solo a reagire al torrente di emozioni che lo stava sommergendo.

Usagi si allontanò. Mamoru la guardò shockato, le braccia ancora strette attorno alla sua vita. Piangeva ancora. I suoi occhi lo guardarono per un momento con un'espressione terrorizzata, prima di togliere le dita dai suoi capelli e aprire la bocca come per parlare.

Ma invece, i suoi occhi rotearono all'indietro e svenne fra le sue braccia.

"Usagi!", urlò, rinsaldando la sua presa per tenerla su. Le sue grida vennero immediatamente accompagnate da quelle delle sue amiche e guardò da sopra la spalla in tempo per vedere le quattro migliori amiche di Usagi e Motoki nascosti dietro il bancone. "Da quant'è che siete lì?", urlò.

"Svelto, portala sul retro", ordinò Rei, ignorando la sua domanda. "Ha bisogno di stare giù".

Cercando di rimettere insieme qualche frammento di razionalità. Mamoru, riconoscendo che Rei aveva ragione, prese Usagi fra le braccia e si affrettò verso il retro, posandola cautamente sul sofà. Quando gli sembrò comoda, anche se pallida, si girò verso i cinque amici che stavano sulla porta.

"E' anemica o qualcosa di simile?", ruggì. "Perché continua a svenire in questo modo?".

"Fammela vedere", disse Ami, spingendolo da parte e inginocchiandosi di fianco alla ragazza.

Lasciandole un po' di spazio per farle controllare il polso e la temperatura di Usagi, Mamoru si precipitò verso il gruppo, sembrando più stanco che infuriato.

Tirandosi indietro, Motoki mormorò, "Sta accadendo davvero?".

"Che succede? Da quand'è che eravate lì?".

"Mamoru, calmati", gli ordinò Rei. "Questo non riguarda te e poi ora abbiamo altre cose di cui preoccuparci".

"Inoltre", disse Minako, "c'è qualcosa che devi sapere prima che Usagi si svegli".

"Che cosa?".

"Beh, sai che Usagi ha iniziato a comportarsi diversamente verso di te dopo che è svenuta l'ultima volta...".

Mamoru sbatté le palpebre. Non aveva notato la coincidenza, ma ora che glielo faceva presente realizzò rapidamente che i due eventi erano stranamente coincidenti.

Continuò, "Ho ragione di credere che le cose cambieranno di nuovo quando si sveglierà".

"Come?".

Un gemito attirò la loro attenzione di nuovo su Usagi proprio mentre stava aprendo gli occhi. Ami stette dietro la ragazza mentre questa osservava la stanza, gli occhi che passavano da un amico all'altro. Mamoru si aspettava che il suo sguardo si fermasse su di lui. Non lo fece.

"Che è successo?", chiese ad Ami.

"Sei svenuta".

Si accigliò, poi sollevò lo sguardo pensierosa, poi boccheggiò. "Oh! Dopo che ho rovesciato il mio frappé sulla testa di-", guardò Mamoru, che si stava agitando. "Wow, ti sei pulito in fretta".

"Odango Atama, quello è successo venerdì", le disse Rei.

"Oggi è venerdì".

"No, è lunedì".

Studiò i loro stoici volti. "Davvero?".

Annuirono tutti.

"Non ti ricordi nulla degli ultimi 3 giorni?", le chiese Makoto, gettando uno sguardo a Mamoru, il quale stava ancora fissando Usagi con gli occhi spalancati. Era diventato stranamente pallido.

Usagi si soffermò e cercò di ricordare qualcosa, ma tutto ciò che le venne in mente era Mamoru che la insultava una volta di troppo fino a che lei era scoppiata e gli aveva versato mezzo frappé al cioccolato sulla testa. "No. Non da quando ho rovesciato quel milkshake su Mamoru". Ridacchiò e lo guardò, "Uno spreco orrendo per un frappé gratuito".

Mamoru strinse la mascella, ma Minako sembrò l'unica a notarlo.

"Usagi! Lo hai baciato!", proruppe Motoki. Le ragazze si fecero piccole piccole. Mamoru non disse nulla.

"Ho baciato chi?".

"Mamoru!".

Fissò Motoki per un attimo, poi Mamoru, poi scoppiò a ridere. "Già, come no! Come se potessi mai baciare quello! Ottima trovata, Motoki-onii-san!".

"Ma...ma...l'abbiamo visto tutti...proprio ora...", il ragazzo si interruppe quando Rei gli conficcò un unghia nel fianco.

"Non ti ricordi proprio nulla?".

"Che cosa? Tipo io che bacio il baka? Siete tutti matti! Quale ragazza nel pieno delle sue facoltà mentali vorrebbe...oh, solo il pensiero mi fa venire la nausea! Che razza di scherzo state cercando di farmi? E' davvero lunedì o state scherzando anche su questo?".

"Usagi, molte di noi non erano nemmeno qui venerdì, ricordi?".

"Oh, già...".

"E tu hai bac-".

"No", si volsero tutti verso Mamoru e videro che aveva gli occhi incollati su Usagi e furono sorpresi di vedere quell'espressione di totale indifferenza sul suo volto. Minako, che lo aveva osservato, scosse la testa e distolse lo sguardo. "Non è successo nulla. Non mi ha baciato. Perché avrebbe dovuto farlo?".

La sua voce era dura e fredda e Usagi si sentiva in trappola. Deglutì nervosamente, mentre un brivido le scendeva lungo la schiena.

Ma poi Mamoru distolse lo sguardo da lei, si girò e andò via, camminando velocemente fuori dalla sala giochi, mentre tutti lo osservavano, avvertendo una nube scura che incombeva sulla stanza e la strana sensazione che qualcosa fosse andato storto.

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Note di lithtys: innanzitutto volevo scusarmi con tutte quelle persone che mi hanno contattato via mail...mi sono accorta che i nuovi filtri anti-spam mi cestinavano direttamente le mail da indirizzi sconosciuti e così non so se mi sono persa qualcosa. Scusate. Se qualcuna di voi mi ha scritto, non pensi che non abbia voluto risponderle...semplicemente non ho ricevuto il suo messaggio ç____ç Ora ho sistemato tutto e non ci saranno più problemi...spero!

Hatori: come avrai letto, Usagi ha fatto IL guaio! Ha baciato Mamoru, lui ne è rimasto scosso e lei subito dopo se n'è dimenticata...peggio di così non potrebbe andare ç____ç

chichilina: ecco un altro capitolo...ancora 3 e 'Love Potion No19' sarà finita ^_-

ellephedre: anche a me dà una sensazione di freschezza *___* E' una fanfict dolce e simpatica ^___^ Ammetto che Alicia Blade è bravissima e tutte le sue storie meritano di essere lette *___*

bunny1987: spero ti sia piaciuto anche questo capitolo *___*

Gaia: credo che questo capitolo sia stato ancora più triste del precedente...ma le cose andranno meglio...o no? XD

maryusa: nuovo capitolo fresco fresco di stampa XD

jaj984: ho tutta l'intenzione di portare a termine questa traduzione ^___^ E' vero, sono un parecchio lenta, ma la finirò.

layly_lily: grazie mille per i complimenti! *____*

princessangel: mi sono un po' persa con gli aggiornamenti, ma eccomi qui! XD

Grazie a tutte per la pazienza e...scusatemi ancora per il problema delle mail.

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