la rivolta del sottomondo

di muffin_4
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** prologo ***
Capitolo 2: *** discorsi fra amici ***
Capitolo 3: *** Luce nell'oscurità ***



Capitolo 1
*** prologo ***


Prologo

Pioveva. La pioggia le bagnava i capelli ,sotto il cappuccio, le gocce le si impigliavano fra le ciglia. Camminava sul marciapiede, senza ombrello, nella notte buia. Il freddo le entrava nelle ossa ma non importava. Le macchine le passavano accanto di rado, come spiriti in cerca di pace. Aveva controllato che tutti dormissero prima di uscire di casa. Ricordava il viso beato di suo fratello Trevor, con gli occhi chiusi e la bocca aperta. Ormai non condividevano più la stessa stanza ma lei andava spesso a controllare che dormisse, per imprimersi il suo viso nella memoria, perché, per lei, ogni notte poteva benissimo essere l’ultima. Seguì la strada fino alla scuola, poi girò l’angolo per trovarsi in un vicolo. Proseguì fino a che non vide il mare e si fermò.
 Una domanda le rimbombò nella testa: ‘’Sicura di essere dalla parte giusta?’’. ‘’Sì’’ rispose fra se e se. Era sicura.
Svoltò in un vicolo ceco. Sulla parete in fondo c’erano dei bidoni dell’immondizia contornati per terra dagli  escrementi dei cavalli. Il tutto aveva un odore nauseabondo. Tappandosi il naso, Estelle si diresse verso una delle pareti del vicolo su cui si apriva una grata apparentemente atta ad arieggiare una cantina. Aprì la grata e dall’ oscurità salì un alito gelido.La ragazza prese un ultima boccata dell’ aria esterna e saltò nel buio umido in basso, oltre la grata.
Ad attenderla trovò due occhi conosciuti. Moira la salutò con un cenno e poi entambe sparirono nell’oscurità dei cunicoli

 

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Capitolo 2
*** discorsi fra amici ***


Bill aveva sempre saputo che Trevor era una persona dall’ umore insolito. Il problema era che in certe situazioni lo diventava ancora di più. Durante la loro lunga amicizia, Bill aveva imparato a riconoscere tali situazioni ma non aveva mai visto Trevor agitarsi tanto per la fiera. In quel momento si stava tormentando con le mani i bottoni della camicia dopo aver finito di mangiarsi le unghie.
La fiera consisteva in un evento di paese durante il quale gli allevatori arrivavano dalla campagna per vendere le mucche, e la gente del paese approfittava dell’occasione  per organizzare balli o giochi di ogni sorta, cose che in una situazione normale sarebbero parse stupide ma che, nell’atmosfera della fiera, apparivano perfettamente sensate e divertenti. Durante la fiera nelle strade non circolavano automobili e ,poco fuori del paese , si vedevano le roulotte del vecchio piccolo circo che ogni anno si presentava in città; ovviamente lo spettacolo offerto da quest’ ultimo era pessimo e scadente ma agli abitanti del paese non importava, presi com’erano dalla situazione.
A Trevor la fiera era sempre piaciuta, quindi Bill non sapeva spiegarsi quel nervosismo e quell’ accanimento contro la propria camicia.                                                                                                                        -Che hai?-gli chiese infine                                                                                                                                                        -Nulla…-rispose lui. Bill lo fissò cercando di trasmettergli mentalmente il messaggio ‘’non me la conti giusta’’. Trevor parve cogliere tale messaggio e rispose-Ho seguito mia sorella. Una settimana fa-                                                                                                                                                           Bill era confuso: conosceva la sorella di Trevor, Estelle,  da anni e gli era sempre apparsa una persona a posto, niente problemi con la scuola o cattive compagnie, che lui sapesse non fumava e non aveva mai fatto nulla di stupido. L’unica cosa che gli venne quindi da dire fu -E….PERCHE’?!?-
 Trevor sospirò-Sono mesi che la sento uscire di casa nel mezzo della notte. Lo fa più o meno tre volte a settimana. All’inizio pensavo che fosse la mia immaginazione, poi ,quando ho capito che non era così, ho pensato che uscisse per andare in discoteca o da un ragazzo, e invece…-prese un altro sospiro.                                                                                                                                                           -E invece cosa?! Si vede con le amiche del circolo di ricamo o con una vecchia signora che le insegna a leggere il futuro?- chiese Bill spazientito.                                                                                        -L’ho seguita fino ad un vicolo ma lei era sparita. Il vicolo non aveva altre uscite oltre a quella da dove venivo io, quindi non poteva essere fuggita correndo. Poi ho notato che una grata, di quelle che sbarrano le finestre delle cantine, era leggermente storta e allora l’ho tolta e ho guardato e…-
-E !?!?!?-
-E c’era buio ma ho capito che non era una cantina. Era un cunicolo, di quelli bui ed umidi, magari con qualche pipistrello o qualche ragno…Ok, sto un po’ esagerando, il fatto è che mia sorella tre volte a settimana entra in un cunicolo che porta chissà dove.-
Bill non riusciva a credere alle proprie orecchie. Estelle era la tranquillità fatta a persona….
-Da quanto tempo?- riuscì a chiedere.
Trevor rispose senza smettere di tormentarsi la camicia- Da dopo la fiera dell’anno scorso, credo-   Bill vagò con lo sguardo per il piccolo soggiorno della casa di Trevor. Le tendine gialle ondeggiavano al vento che spirava dalla finestra aperta. Quello che l’amico aveva appena detto spiegava la sua agitazione ,ma Bill si chiese perché l’amico non l’avesse manifestato prima. Poi pensò che Trevor, al contrario di Estelle, non era esattamente un tipo tranquillo: in seconda elementare aveva versato una boccetta di inchiostro nella borsa della maestra e tutti avevano pensato che lo avesse fatto per sbaglio ,convinti dai suoi occhi azzurri; in quarta aveva litigato con una bambina, Gill Finnegan, e un giorno, dopo essersi addormentata una volta in classe, si era ritrovata i capelli impiastricciati di cewngum; in prima media era stato sospeso per il tentato furto dello spazzolone del bidello ;in seconda era stato bocciato, nonostante gli ottimi voti per ‘cattiva condotta’ ,e così si era ritrovato in classe con Bill; aveva passato la terza media per miracolo, fra ex fidanzate gelose (di cui a lui non importava poi tanto) e insegnanti odiosi per poi iniziare a frequentare un liceo che lo aveva fatto calmare un po’. Insomma, non c’era da stupirsi se non era impressionato dalle fughe notturne della sorella, dato che lui il sabato spariva verso le undici di sera da casa e tornava il mattino dopo. Però era una settimana che Trevor era nervoso e questo significava che quei cunicoli sotterranei lo inquietavano e se Trevor era inquieto, Bill lo sapeva, c’era decisamente da preoccuparsi.
-Qual’ è il piano?- chiese dopo una pausa Bill
-Voglio seguirla di nuovo. Con te questa volta e voglio esplorare quei cunicoli.- Rispose Trevor con quella che Bill chiamava faccia da ’’ho un guaio in cui tuffarmi, ma tu devi prestarmi il trampolino’’.
-Oggi?! Ma oggi c’è la fiera!! Non si può fare domani?- Si lamentò Bill.
-Si DEVE fare oggi per due ragioni: la prima è che ho l’ impressione che oggi accadrà qualcosa, la seconda è che non so se fra una settimana ,al termine della fiera ,avrò ancora il coraggio di seguirla e poi lei potrebbe anche smettere di scendere…- Spiegò Trevor.
-Se smettesse la faccenda non sarebbe più di nostro interesse, no?- Chiese speranzoso Bill.
Trevor espresse il proprio disappunto con uno sguardo che diceva chiaramente ‘’A volte mi chiedo se tu sia  solo un povero idiota capitato sulla mia strada per caso’’. Loro due erano amici da anni ma continuavano ad essere tanto diversi che non si sarebbe detto che si conoscessero.
Proprio in quel momento Rafael, il fratello piccolo di Trevor, entrò nella stanza subito seguito da Estelle. Entrambi ridevano. Bill trovava che Estelle fosse davvero bella: era bionda ,minuta ,magra , con due grandi occhi scuri in contrasto con la pelle pallida e sottile; era un anno più grande di Trevor e quel giorno d’ estate indossava un abito a quadri blu che la faceva risaltare la delicatezza delle sue forme e dei suoi lineamenti. Trevor, dal canto suo, era convinto che la sorella fosse una specie di mostro informe con un vestito blu.
Estelle smise di ridere e solo in quel momento Bill si accorse che a stava fissando. Si riscosse dai suoi pensieri mentre Trevor chiedeva -Allora, andiamo?-.La ragazza annuì e dopo una breve pausa aggiunse- Rafael verrà con la mamma dopo pranzo, io pranzerò alla fiera e ho detto che voi due avreste fatto lo stesso…ho fatto bene?-
-Sì, brava, ora andiamo- rispose frettolosamente Trevor. Estelle sbuffò e diede un bacio sulla fronte di Rafael per salutarlo. Bill glielo aveva visto fare anche con Trevor, anche se ,negli ultimi tempi, lui la respingeva spesso. Lei non ne sembrava ferita, per fortuna.
Tutti e tre uscirono in strada, travolti dagli odori di spezie, erba appena tagliata, dolciumi e bestiame , dai corpi delle persone che ingombravano la strada , dal sole di Giunio e dalla brezza di mare.
 
 
 
 
 
 
Bill aveva sempre saputo che Trevor era una persona dall’ umore insolito. Il problema era che in certe situazioni lo diventava ancora di più. Durante la loro lunga amicizia, Bill aveva imparato a riconoscere tali situazioni ma non aveva mai visto Trevor agitarsi tanto per la fiera. In quel momento si stava tormentando con le mani i bottoni della camicia dopo aver finito di mangiarsi le unghie.
La fiera consisteva in un evento di paese durante il quale gli allevatori arrivavano dalla campagna per vendere le mucche, e la gente del paese approfittava dell’occasione  per organizzare balli o giochi di ogni sorta, cose che in una situazione normale sarebbero parse stupide ma che, nell’atmosfera della fiera, apparivano perfettamente sensate e divertenti. Durante la fiera nelle strade non circolavano automobili e ,poco fuori del paese , si vedevano le roulotte del vecchio piccolo circo che ogni anno si presentava in città; ovviamente lo spettacolo offerto da quest’ ultimo era pessimo e scadente ma agli abitanti del paese non importava, presi com’erano dalla situazione.
A Trevor la fiera era sempre piaciuta, quindi Bill non sapeva spiegarsi quel nervosismo e quell’ accanimento contro la propria camicia.                                                                                                                        -Che hai?-gli chiese infine                                                                                                                                                        -Nulla…-rispose lui. Bill lo fissò cercando di trasmettergli mentalmente il messaggio ‘’non me la conti giusta’’. Trevor parve cogliere tale messaggio e rispose-Ho seguito mia sorella. Una settimana fa-                                                                                                                                                           Bill era confuso: conosceva la sorella di Trevor, Estelle,  da anni e gli era sempre apparsa una persona a posto, niente problemi con la scuola o cattive compagnie, che lui sapesse non fumava e non aveva mai fatto nulla di stupido. L’unica cosa che gli venne quindi da dire fu -E….PERCHE’?!?-
 Trevor sospirò-Sono mesi che la sento uscire di casa nel mezzo della notte. Lo fa più o meno tre volte a settimana. All’inizio pensavo che fosse la mia immaginazione, poi ,quando ho capito che non era così, ho pensato che uscisse per andare in discoteca o da un ragazzo, e invece…-prese un altro sospiro.                                                                                                                                                           -E invece cosa?! Si vede con le amiche del circolo di ricamo o con una vecchia signora che le insegna a leggere il futuro?- chiese Bill spazientito.                                                                                        -L’ho seguita fino ad un vicolo ma lei era sparita. Il vicolo non aveva altre uscite oltre a quella da dove venivo io, quindi non poteva essere fuggita correndo. Poi ho notato che una grata, di quelle che sbarrano le finestre delle cantine, era leggermente storta e allora l’ho tolta e ho guardato e…-
-E !?!?!?-
-E c’era buio ma ho capito che non era una cantina. Era un cunicolo, di quelli bui ed umidi, magari con qualche pipistrello o qualche ragno…Ok, sto un po’ esagerando, il fatto è che mia sorella tre volte a settimana entra in un cunicolo che porta chissà dove.-
Bill non riusciva a credere alle proprie orecchie. Estelle era la tranquillità fatta a persona….
-Da quanto tempo?- riuscì a chiedere.
Trevor rispose senza smettere di tormentarsi la camicia- Da dopo la fiera dell’anno scorso, credo-   Bill vagò con lo sguardo per il piccolo soggiorno della casa di Trevor. Le tendine gialle ondeggiavano al vento che spirava dalla finestra aperta. Quello che l’amico aveva appena detto spiegava la sua agitazione ,ma Bill si chiese perché l’amico non l’avesse manifestato prima. Poi pensò che Trevor, al contrario di Estelle, non era esattamente un tipo tranquillo: in seconda elementare aveva versato una boccetta di inchiostro nella borsa della maestra e tutti avevano pensato che lo avesse fatto per sbaglio ,convinti dai suoi occhi azzurri; in quarta aveva litigato con una bambina, Gill Finnegan, e un giorno, dopo essersi addormentata una volta in classe, si era ritrovata i capelli impiastricciati di cewngum; in prima media era stato sospeso per il tentato furto dello spazzolone del bidello ;in seconda era stato bocciato, nonostante gli ottimi voti per ‘cattiva condotta’ ,e così si era ritrovato in classe con Bill; aveva passato la terza media per miracolo, fra ex fidanzate gelose (di cui a lui non importava poi tanto) e insegnanti odiosi per poi iniziare a frequentare un liceo che lo aveva fatto calmare un po’. Insomma, non c’era da stupirsi se non era impressionato dalle fughe notturne della sorella, dato che lui il sabato spariva verso le undici di sera da casa e tornava il mattino dopo. Però era una settimana che Trevor era nervoso e questo significava che quei cunicoli sotterranei lo inquietavano e se Trevor era inquieto, Bill lo sapeva, c’era decisamente da preoccuparsi.
-Qual’ è il piano?- chiese dopo una pausa Bill
-Voglio seguirla di nuovo. Con te questa volta e voglio esplorare quei cunicoli.- Rispose Trevor con quella che Bill chiamava faccia da ’’ho un guaio in cui tuffarmi, ma tu devi prestarmi il trampolino’’.
-Oggi?! Ma oggi c’è la fiera!! Non si può fare domani?- Si lamentò Bill.
-Si DEVE fare oggi per due ragioni: la prima è che ho l’ impressione che oggi accadrà qualcosa, la seconda è che non so se fra una settimana ,al termine della fiera ,avrò ancora il coraggio di seguirla e poi lei potrebbe anche smettere di scendere…- Spiegò Trevor.
-Se smettesse la faccenda non sarebbe più di nostro interesse, no?- Chiese speranzoso Bill.
Trevor espresse il proprio disappunto con uno sguardo che diceva chiaramente ‘’A volte mi chiedo se tu sia  solo un povero idiota capitato sulla mia strada per caso’’. Loro due erano amici da anni ma continuavano ad essere tanto diversi che non si sarebbe detto che si conoscessero.
Proprio in quel momento Rafael, il fratello piccolo di Trevor, entrò nella stanza subito seguito da Estelle. Entrambi ridevano. Bill trovava che Estelle fosse davvero bella: era bionda ,minuta ,magra , con due grandi occhi scuri in contrasto con la pelle pallida e sottile; era un anno più grande di Trevor e quel giorno d’ estate indossava un abito a quadri blu che la faceva risaltare la delicatezza delle sue forme e dei suoi lineamenti. Trevor, dal canto suo, era convinto che la sorella fosse una specie di mostro informe con un vestito blu.
Estelle smise di ridere e solo in quel momento Bill si accorse che a stava fissando. Si riscosse dai suoi pensieri mentre Trevor chiedeva -Allora, andiamo?-.La ragazza annuì e dopo una breve pausa aggiunse- Rafael verrà con la mamma dopo pranzo, io pranzerò alla fiera e ho detto che voi due avreste fatto lo stesso…ho fatto bene?-
-Sì, brava, ora andiamo- rispose frettolosamente Trevor. Estelle sbuffò e diede un bacio sulla fronte di Rafael per salutarlo. Bill glielo aveva visto fare anche con Trevor, anche se ,negli ultimi tempi, lui la respingeva spesso. Lei non ne sembrava ferita, per fortuna.
Tutti e tre uscirono in strada, travolti dagli odori di spezie, erba appena tagliata, dolciumi e bestiame , dai corpi delle persone che ingombravano la strada , dal sole di Giunio e dalla brezza di mare.
 
 
 
 
 
 
   

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Capitolo 3
*** Luce nell'oscurità ***


2
Trevor camminava per le vie affollate di gente, fra i vari banchi di mercato che da sempre accompagnavano la fiera. Al suo fianco c’era di Bill, o, come lui preferiva chiamarlo, ”la persona più tranquilla del mondo conosciuto”.
Quel giorno Trevor era terribilmente nervoso. Non che lo si potesse biasimare, quando tua sorella, che è lo stereotipo della brava ragazza, scappa tre volte a settimana per andare sottoterra non molti mantengono la calma.
-Raggiungo Celine e pranziamo insieme, voi fate come preferite- disse Estelle
-Okay- le rispose gentilmente Bill. Celine era amica di Estelle dalle elementari e continuavano a vedersi con una certa regolarità. “Ma non è certo con lei che si incontra nei cunicoli”, pensò Trevor. Celine era figlia di genitori molto rigidi, non poteva stare fuori oltre le 5:00 del pomeriggio e, con quanto la sorvegliavano, non poteva di certo fuggire la notte.
-Ci vediamo stasera a cena-li salutò Estelle
-Ciao-dissero in coro lui e Bill, quest’ ultimo pieno dell’ entusiasmo che lo invadeva ogni qualvolta vedeva Estelle. Lei sorrise, perché, essendo una ragazza intelligente, aveva capito da tempo che Bill aveva una cotta per lei. Non che ci volesse un genio per accorgersene; talvolta Trevor si chiedeva se Bill si rendesse conto delle figure che faceva mentre le faceva o dopo, o addirittura se decidesse in anticipo, magari inconsciamente, di fare la figura dello stupido per far dimenticare al mondo le varie gare di matematica che vinceva continuamente.
Trevor ebbe un’idea degna di se stesso. Si blocco in mezzo alla strada, spintonato dalla fiumana di gente che lo spintonava in avanti, e aspettò che sua sorella si allontanasse.
-Ehi, ma…che fai?!-  gli chiese Bill infastidito, uscendo di colpo dal trance mistico indotto dalla presenza di Estelle.
Trevor non rispose, prese l’amico per un braccio e lo trascinò fino ad una bancarella dove si fermò per fingere di essere interessato a… cos’erano, cosmetici o detersivi? Non aveva importanza.
-hai intenzione di seguirla per vedere se entra in quella botola? E poi suppongo che, invece di aspettare dopo cena e parlarle a casa, vorrai andare sottoterra.- Disse Bill con tono rassegnato, e poi aggiunse –E suppongo anche che mi trascinerai con te. E che non pranzeremo.-
Trevor era davvero affezionato a Bill, ma, talvolta, pensava in modo troppo poco impulsivo per i suoi gusti.
-è mai possibile che pensi sempre a cose sensate e che mai  e poi mai faresti qualcosa di folle come buttarti in un tunnel oscuro con il tuo migliore amico?!- Esplose.
- Ma dai, se va bene c’è il club del cucito che si riunisce in segreto per cucire i punti proibiti della biancheria che una sposa indosserà la prima notte di nozze- rispose Bill
-Detta così sembra che tu faccia molte fantasie sulla biancheria delle spose-
-Piantala-
Estelle, dall’ altra parte della strada si fermò a parlare con una ragazza formosa dai lunghi capelli neri. La ragazza la prese per mano e iniziò a camminare. Era tesa in volto e i due lucenti occhi neri lucevano di agitazione.
-Sbaglio o Celine l’altro ieri era più magra di cinque chili e con i capelli marroncini?- Mormorò Trevor sarcastico.
-La chirurgia plastica fa miracoli-
-Magari potrebbe farne anche col tuo naso-
-O con i tuoi pie….- Iniziò a dire Bill. Trevor lo interruppe: -I miei piedi sono perfetti, come del resto sono io; ora le seguiamo o preferisci restare qui fermo finchè non torno!?-
L’amico sbuffò in risposta, lanciandogli uno sguardo che diceva chiaramente “Mi vendicherò su di te dopo, ora vediamo di uscirne vivi”.
Seguirono Estelle e la ragazza tenendosi a debita distanza, fermandosi davanti ai banchi, infilandosi nei portoni e fermandosi a parlare con dei perfetti sconosciuti, che regalavano loro frasi imbarazzate e sguardi allibiti in risposta.
Ad un certo punto la sorella di Trevor e la ragazza bruna entrarono in un vicolo e lui e Bill le seguirono. Trevor sapeva esattamente cosa avrebbe visto, e si stupì pure di non avere nessun tipo di strana sorpresa: lo stesso vicolo ceco che aveva visto la notte in cui aveva seguito Estelle e, come la volta precedente, era deserto, niente finestre o appigli per scalare il muro, i bidoni dell’immondizia infondo e la grata, leggermente storta da una parte.
Si girò per parlare con Bill, ma si rese conto che l’amico non stava guardando il vicolo deserto. Stava guardando lui e sembrava anche discretamente stupito. Solo allora Trevor si accorse di star tremando di tensione. Fece un passo avanti. Percepiva lo sguardo preoccupato di Bill, quel ragazzo era proprio un labirinto di sorprese: stavano per entrare in un tunnel sotterraneo e lui si preoccupava della sua preoccupazione.
Avanzarono verso la grata e dopo averla raggiunta la alzarono. Era più leggera di quando Trevor avesse pensato.
Fu lui a saltare per primo. Bill rimase a guardarlo dall’ apertura luminosa in alto.
-com’è il terreno? Perché se anneghi nelle sabbie mobili non salto-
- Come sei affettuoso.- rispose sarcastico Trevor – Salta, se proprio devo annegare nelle sabbie mobili sarebbe meglio farlo in compagnia-
Bill sbuffò rumorosamente e saltò. Quando entrambi furono immersi in quella oscurità umida, fitta e fredda, Trevor si rese conto che i cunicoli, per logica, vanno in due direzioni, in quanto possono essere percorsi in due direzioni opposte.
Bill, che probabilmente aveva pensato la stessa cosa con un quarto d’ora d’anticipo, interruppe il silenzio: -Ora suppongo che tu sappia dove andare. In caso contrario, io ho fame e un bel panino pomodoro e mozzarella sarebbe fantastico.-
Trevor decise di non dargliela vinta –Di là- disse indicando una direzione a caso e, anche se nel buoi non poteva vederlo, percepì il silenzioso sguardo che Bill gli dedicava spesso, uno sguardo che diceva chiaramente “so che menti”.
Proseguirono in quella direzione per circa cento passi. In fondo al corridoio c’era una luce che si allargava ogni metro che avanzavano. Arrivati più vicino, Trevor si rese conto che a luce arravava da una specie di terrazza. Appena la raggiunsero, restarono senza parole: davanti a loro un enorme spazio era stato scavato nel sottosuolo, una specie di enorme salone di cui non si vedevano i confini; la terrazza era molto vicina al soffitto e quello che sarebbe stato il pavimento distava da loro almeno una ventina di metri; la cosa più sorprendente erano le abitazioni: dalle capanne appese al soffitto della caverna a diverse altezze, collegate da ponti, a quelle scavate nella roccia delle stalattiti, delle stalagmiti enormi e delle rare colonne che punteggiavano la grotta, sul cui pavimento era appoggiati bassi edifici in mattoni e legno e si poteva indovinare la presenza di abitazioni addirittura sotto il fondo della grotta. L’ambiente era illuminato da lampioni, lampadari appesi sotto le capanne fluttuanti, cristalli luminosi che spuntavano dal terreno e le torce, elettriche o meno, impugnate dalla gente, macchioline scure agli occhi di Trevor.
 
 

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