Ho perso me stessa quella sera

di elizabethprandi
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Riuscivo a tenere a stento la mia amica Serena sotto braccio per quanto era ubriaca.
Continuava a dimenarsi sembrava non stesse capendo che stavamo semplicemente tornando a casa a piedi da quella maledetta festa.

 

Ogni volta era la stessa maledettissima cosa, lei ubriaca io sobria e che dovevo riportarla a casa, avrebbe dovuto assumermi come baby sitter..
“mai più Serena, mai più!” sibilai quasi senza forze continuando a passi lenti
“certo certo” rispose per accontentarmi..
“mi farai morire prima o poi” sospirai un'ultima volta.

Eravamo ormai quasi arrivate a casa mia, non avrei permesso che sua madre la vedesse in questo stato, quando girando in un vicolo leggermente stretto notai quattro ombre immobili che ridevano e scherzavano.
Un pensiero mi invase, tornandomi in mente quel servizio del telegiornale del giorno prima.

“Siamo già alla seconda vittima di stupro avvicinata nel medesimo modo della prima. Sono quattro i ragazzi in questione e si precipitano sempre verso ragazze ubriache e indifese, appostandosi in luoghi vicino a discoteche. Continuano le indagini.”

Pensai a loro forse perchè si trovavano in questo vicolo che faceva da angolo a un pub, aspettando la loro prossima preda.
Mi preoccupai subito per Serena che stava a mala pena in piedi così senza pensarci due volte cercai di uscire da quel vicolo camminando all'indietro, non volevo dare le spalle a quei ragazzi, non si sa mai.
“mmmm ma dove siamo?” urlò all'improvviso Serena, dio, l'ammazzerei.
Improvvisamente si girarono, scrutando verso di noi essendo buio..
“cazzo Serena, stai zitta” risposi a bassa voce.
Notai che stavano camminando lentamente verso di noi, mi resi conto che non potevamo scappare, Serena non stava in piedi e non potevo lasciarla li in mano a quattro stupratori.
“Sere ascoltami bene, cerca di stare dritta il più possibile, non devi parlare per forza ma almeno fingi di star bene, siamo nella merda.”
“mm ok ok”
La poggiai al muro e mi diressi verso di loro, più stavano lontani da Serena meglio era, e forse a una ragazza sobria non avrebbero toccato nemmeno un capello, non penso siano così stupidi, dovrebbero sapere che noi ragazze non ci mettiamo ne due ne tre a denunciarli.

“ti sei persa?” iniziò un ragazzo non troppo alto, meridionale sicuramente notai dall'accento.
“no no” cercai di essere più tranquilla possibile ma le mani mi tradirono, continuavo a muoverle come se ci fosse una zanzara in vista.
“mi sembri agitata” continuò un riccio sorridendo
“sto benissimo”
“la tua amica non mi sembra invece”
“è solo un po' stanca”
Volevano avvicinarsi a lei ma mi misi di fronte un'altra volta.
“cosa avete intenzione di fare?” chiesi
“è ubriaca vero? Perchè cerchi di nascondercela?” – commentò un ragazzo biondino pieno di tatuaddi sotto gli sguardi degli amici divertiti
“serena scappa! Cerca di correre, vai via!” urlai all'improvviso, mi ascoltò subito e se ne andò a spasso svelto.
Sembrava volessero seguirla quando un moro con i capelli tirati su a casaccio constatò che non ne valeva la pena, avrebbero potuto riconoscerli.
“Dolcezza” mi richiamò lui, “non giocare con noi” disse avvicinandosi sempre di più a me con lo sguardo basso
“ma chi vi caga” al suono di queste parole scattò verso di me facendomi indietreggiare fino a toccare contro il muro di quel maledetto vicolo.
“come hai detto?” poggiò le mani sui fianchi “ma lo sai chi siamo noi” -
“certo che lo so, li guardo anche io i notiziari e mi dispiace ma non faccio parte del vostro canone di ragazza da violentare” non so cosa mi spingeva a rispondere così, stavo aggravando solo la situazione ma non ne potevo farne a meno.
Sorrise come divertito e si avvicinò così tanto da poter sentire il suo respiro addosso e tutto questo mi faceva ribrezzo.
Con tutte le forze che avevo lo spinsi ma non riuscii a scappare essendo circondata dai suoi tre amici.
“ragazzi, per stasera basta andiamo” ordinò mentre gli amici si aprirono facendomi andare,
“ci si vede dolcezza” concluse, ma non risposi.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2

Tornai a casa e appena chiusi la porta feci un respiro di sollievo sapendo di essere salva.
Salii e prima di entrare in camera mia decisi di andare in quella degli ospiti per controllare se Serena stesse bene.
“Mik, eccoti finalmente!” si alzò venendomi in contro.
“ti sei ripresa?” sorrisi leggermente
“mi sono fatta una doccia fredda ma ora ho un mal di testa allucinante” rispose sedendosi di nuovo sul letto massaggiandosi le tempie
“immagino.”
“con quei ragazzi? Hai risolto?” era preoccupata e si vedeva
“certo, non mi hanno fatto nulla, e non ci daranno più fastidio” dissi con tono poco convinto.
“ma che ti hanno detto?”
“nulla, mi hanno chiesto se sapevo chi fossero, tranquilla è tutto ok” cercai di tranquillizzarla.


Quel ragazzo aveva solamente detto “ci si vede” niente di personale, anzi molto generale, spero l'abbia detto così tanto per dire.

Erano passati 5 giorni da quella sera, andavo a scuola ed ero all'ultimo anno finalmente, come sempre tornavo a casa, i pomeriggi a studiare e uscire con amici e del ragazzo nemmeno l'ombra fortunatamente, ma non ero tranquilla, non so perchè.
Avevo chiesto a Serena se poteva rimanere a casa mia almeno finchè quel bruttissimo periodo non sarebbe finito, giusto fino a quando mio papà non fosse tornato a casa da quel viaggio di lavoro di due mesi.

“oggi facciamo un giro? Non mi va di stare in casa” chiese Serena annoiata sul divano
“ok vado a prepararmi” risposi anche se avrei preferito stare in casa.
Salimmo in macchina con destinazione a me sconosciuta, ci saremmo fermate appena ci colpiva qualcosa.

“passiamo un attimo in biblioteca che voglio prendere un libro” squillò Serena distraendomi da qualche pensiero.
“va bene”l e sorrisi
“ti aspetto in macchina” dissi una volta arrivate.
Scese dirigendosi verso la biblioteca; indossai le cuffie e misi un po' di musica dal mio i-phone guardando fuori dal finestrino
Dopo pochi minuti sentii la porta chiudersi pensando fosse Serena.
“oh alla buon'ora” mi girai rimanendo sbalordita alla vista del ragazzo moro che sorrideva maliziosamente, cavolo che occhi.. pensai subito dopo.
“ancora tu, che vuoi?” istintivamente cercai di sfilare le chiavi dalla “toppa” visto che Serena le aveva lasciate qui, ma prontamente mi bloccò il braccio
“non farlo dolcezza”
Mi venne in mente un'altra soluzione e cercai di uscire dalla macchina ma era troppo veloce e la chiuse velocemente dall'interno, ero in trappola.
“tranquilla, non voglio farti del male piccola”
“dove vuoi portarmi?” chiesi sempre più agitata
“vuoi stare tranquilla?” rispose evitando la mia domanda
“no non sto tranquilla, ma che cazzo fai!” sbottai all'improvviso
“non provare più a rispondermi ok?” alzò la voce avvicinandosi al mio viso, non risposi sconcentrata da tutta questa situazione allucinante se non quasi impossibile, uno sconosciuto che entra in macchina portandoti via, nemmeno nei film di fantascienza succede ciò.

Ma Serena? Dove diavolo era? Spostai lo sguardo sperando di vederla uscire da quella biblioteca.

“la tua amica per ora non uscirà da li, tranquilla, è in buona compagnia” continuò “a proposito io sono Bart piccola” la prima cosa che mi venne in mente furono i Simpson, ma non era il caso di pensare a loro, nonostante amassi quel cartone.
“bene Bart, puoi lasciarmi andare? Visto che non ho idea di chi tu sia.” sottolineai il suo nome cambiando tono, non ce la facevo più, anche se avevo una paura tremenda non riuscivo a stare zitta.
“abbassa i toni!” notai nei suoi occhi rabbia, tanta rabbia.
Accese il motore e partì, dio, mi vennero in mente mille pensieri, e ora? Dove mi porta? E se mi stupra? Si sicuro, è il suo lavoro, e poi mi ammazzerà per non lasciare tracce. Cazzo, è un incubo.

 

“tu sei?” domandò, ma non risposi continuando a guardare fuori dal finestrino
“ti ho fatto una domanda!” appoggiò la sua mano sulla mia coscia stringendola leggermente
“Mi” “Sara” mentii correggendomi subito
“bene Sara, mi piaci, aggressiva, sarà più difficile ma mi piace”

Sarà più difficile? Ma di cosa sta parlando? La macchina si fermò e scesi, non avevo idea di dove fossi, sembrava solamente un'altra parte della città, ma non la conoscevo.
Non potevo stare con lui, chissà dove mi avrebbe portato.
“seguimi” disse e notando che non controllava se gli stessi dietro, dopo alcuni metri cercai di indietreggiare allontanandomi sempre di più da lui. Cosa diavolo mi era venuto in mente?
“dove credi di andare piccola?” non risposi, mi girai e iniziai a correre più veloce possibile verso un posto per potermi nascondere; cosa cazzo stavo facendo? Ripetei per l'ennesima volta, sono scema, una stupida, ma non potevo permettere che quell'essere mi mettesse le mani addosso, è malato.
“sto parlando con te!” sbottò afferrandomi il polso, quanto era veloce? Troppo, troppo per me.
“scusa” sibilai guardando un punto qualsiasi che non fosse lui
“non farmi arrabbiare”
“la mia amica mi aspetta” presi coraggio e risposi
“può aspettare ancora un po' no?”
“direi di no” dissi maledicendomi di avergli risposto in modo aggressivo un'altra volta e infatti mi guardò con occhi pieni di rabbia stringendo una mano a pungo chiuso.

Notai in lontananza un taxi dall'altra parte della strada, così con uno scatto attraversai dirigendomi verso esso.
“ancora scappi?” urlò rimanendo fermo
“tu sei mia, non rendere le cose più difficili piccola!” non risposi avvicinandomi sempre di più al taxi camminando.
“non mi scapperai più!” salii e me ne andai, quando passai davanti a lui lo guardai, era incazzato nero, penso che se mi trovasse di nuovo non l'avrei passata liscia. Dovrò stare più attenta.

“Tu sei mia” ripensai, era davvero malato quel ragazzo. Ne ho sentite di storie del genere, ma non pensavo fosse psicologicamente possibile innamorarsi, o meglio ossessionarsi di una persona così facilmente; sarà sicuramente stato uno sguardo o un gesto sbagliato che gli avrà scattare qualcosa.



Tornai a casa e spiegai a Serena tutto quello che era successo e mi disse che un ragazzo molto carino l'aveva fermata in biblioteca per qualche consiglio; sicuramente faceva parte del gruppo, ma ubriaca com'era quella sera non avrebbe mai potuto ricordarlo.
Era tutto organizzato, non è stato un caso e questo mi spaventava ancora di più.

“Serena..” dissi titubante
“dimmi” rispose tranquillamente preparando la cena
“chi ha riportato qui la nostra macchina?” continuai a guardare fuori dalla finestra
“ma che dici?” disse sorridendo istericamente avvicinandosi alla finestra
Non può essere, ora sapevano anche il nostro indirizzo.

Non avevo intenzione di rimanere chiusa in casa a vita, l'unica cosa che potevo fare era uscire in compagnia e a piedi, sembrava la cosa più sicura per adesso.
La sera essendo sabato acconsentii di uscire nonostante quello che fosse successo il pomeriggio; io e Serena ci saremmo incontrate con due compagni di classe, essendo ragazzi mi sentivo più al sicuro in caso fosse successo qualcosa.
Camminavamo tranquilli per il centro quando Carlo e Lorenzo notarono in lontananza qualcuno che si stava picchiando e decisero di avvicinarsi di corsa con Serena al seguito
“no aspettate, non lasciatemi da sola” dissi cercando di raggiungerli anche se ormai erano lontani.
Camminai nella loro direzione ma mi sentivo qualcosa o meglio qualcuno addosso.
“ciao piccola” sentii il suo respiro sul mio collo.
Aprii ancora di più gli occhi al suono di quelle parole, quella voce, ero sicura fosse lui e non mi girai, continuai a camminare guardandomi intorno, cercando un posto pieno di gente in cui poter scappare.. bar sulla sinistra, perfetto.
Mi ci fiondai dentro anche se sapevo che Bart non mi avrebbe lasciata andare, mi girai e stava camminando tranquillo sorridente.
“ti prego, se un ragazzo ti chiede di me digli che sono uscita dal retro non che sono in bagno” dissi al barista che mi guardò terrorizzato, non gli diedi il tempo di rispondere che mi ero già chiusa a chiave nella stanza.
Appoggiata al muro mi lasciai cadere portando le gambe al petto sperando di non dover avere più a che fare con lui.
“dov'è la ragazza?” lo sentii
“ti ho chiesto dove cazzo è la ragazza!” alzò la voce, ero in panico, non sapevo che fare.
“non dire cazzate” ruppe qualcosa, sentii il rumore di vetro frantumarsi a terra;
“in.. in bagno” rispose e sentii perfettamente.
No cazzo, no cazzo. Mi strinsi ancora di più in me stessa sapendo che ci avrebbe messo del tempo per aprire la porta.
“perchè non apri Sara?” sbatté le mani contro, sempre più forte
“ti conviene aprire!” urlò
Decisi di aprire, non volevo nemmeno immaginare la scena che si stava svolgendo al di la di quella porta che ci divideva
“oh brava dolcezza” feci passi indietro
“stasera dobbiamo uscire insieme” mormorò avvicinandosi
“sono le dieci, potevi pensarci prima” mi odio, mi odio, perchè continuavo a rispondere così? Come se la situazione me lo permettesse. Sospirò.
“in realtà ero passato a casa tua ma te ne eri già andata, lavati la faccia io ti aspetto fuori, se non esci ti vengo a prendere.” mi puntò il dito contro e se ne andò.
Mi lasciò del tempo, mi sciacquai ma rimasi dubbiosa sul da farsi così continuai a camminare avanti e indietro in quei tre metri.
“sei pronta?” ridacchiò
“mm no” risposi per avere ancora del tempo per pensare, non potevo fare nulla così aprii la porta.
“bene ora possiamo andare” si incamminò verso l'uscita
“ti conviene seguirmi se non vuoi che finisca male” sbottò, presi coraggio e lo seguii fuori dal bar scusandomi con il barista, femminuccia.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Mi stava già aspettando appoggiato alla sua auto con un sorriso stampato in volto che mi fece arrossire, dopo tutto era un bel ragazzo, alto, fisicato, moro con occhi azzurri e zigomo accentuato, ma che tramutò subito in sguardo serio ordinandomi di non fare cazzate e di salire in macchina.


“dove stiamo andando?” presi coraggio e ruppi il silenzio
“in un pub tranquilla” rispose concentrato alla guida.
Si tranquilla, perchè è una cosa normale, pensai.
Scesi dalla macchina mi prese per mano come per assicurarsi che non scappassi di nuovo, entrammo in questo pub dall'aspetto country e andammo a sederci in un tavolo libero.
“vado a ordinare” disse lasciandomi li sa sola; era così sicuro che sarei rimasta li? Forse si, non potevo rischiare di nuovo, la cosa migliore era mandare un messaggio a Serena e dirle che ero viva, almeno, e cosi feci.
“avvisato la tua amica?” ma quanti occhi ha questo? Mi chiesi mentalmente mentre tornava con due cocktail, alcolici immaginai.
“si” risposi guardandomi le mani ancora con il telefono tra loro.


Non mi andava di bere alcool, primo perchè non lo reggevo, secondo perchè da ubriaca avrebbe potuto fare tutto quello che aspettava da una settimana e terzo ci aveva sicuramente messo dentro qualche pasticca, ho questa fobia da anni ormai ecco perchè non bevo mai fuori.
“non bevi?” chiese sorseggiando il suo cocktail
“non mi va grazie” mi guardò serio come se lo avessi mandato a quel paese
“bevi!” mi obbligò facendomi sobbalzare
“non voglio finire come le vostre vittime” risposi a tono quasi urlando.
Scoppiò quasi a ridere, era divertito dal mio comportamento, ma non c'era nulla da ridere, questo ragazzo era un pazzo, malato e basta.
Si accorse che mezzo pub era rivolto verso di noi, sicuramente avevano sentito le mie parole; mi prese da un braccio e mi portò fuori facendomi salire ancora in macchina

Avrei voluto tentare di scappare altre cento volte ma non volevo rischiare, con uno ragazzo così mi sarei aspettata qualsiasi cosa, mi avrebbe fatto del male? Probabile.

“quante volte devo dirtelo di non rispondermi con quel tono?” urlò rivolto verso di me, mentre io guardavo di fronte.
“hai capito?” mi strinse i polsi, mi stava facendo male ma non volevo darlo a vedere.
“si..ho capito” risposi con voce tremante.
“ti riporto a casa” dentro di me stavo saltando, almeno mi avrebbe riportato a casa e sarei potuta stare tranquilla.




Mi aprì la portiera e mi fece scendere, una volta fatto si appoggiò ad essa tenendomi per la vita; il lampione alle mie spalle ci illuminava perfettamente.
“perchè non mi guardi negli occhi?” chiesi io con voce dolce; mi ero resa conto che mi guardava dritta negli occhi solo quando era incazzato nero e non quando la situazione sembrava stesse migliorando, con migliorando intendo che poteva sembrare un normale ragazzo e non un pazzo.
“perchè sono troppo belli” rispose tirando su lo sguardo e chiudendo gli occhi a due fessure guardandomi, sorrisi leggermente a viso basso sperando di averlo nascosto.
Mi lasciò le braccia e pensai di poter andare senza problemi, mi girai dirigendomi verso la porta..
“non mi saluti?” replicò tornando al suo tono da duro
“non dare confidenza agli sconosciuti, hai presente?” dissi sincera, chiudendomi in casa prima che potesse raggiungermi.

Controllai dalla finestra che se ne stesse andando, cosa che fece dopo aver rivolto un'altra volta lo sguardo verso di me.
“E' stata colpa mia e dei ragazzi scusa, non dovevamo lasciarti sola cazzo!” disse serena la mattina dopo con tono molto preoccupato
“hey hey, tranquilla non mi ha fatto nulla” le sorrisi dolcemente
“sicura?”
“si” sorseggiai il caffè.

Passammo tutta la domenica in casa, tra studio, musica, tv e cibo; mi mancavano queste giornate con la mia migliore amica e con tutto quello che stava succedendo ne passavamo insieme sempre meno.
“perchè non chiami la polizia?” chiese Serena mentre stavamo cenando
“ma sei pazza? È la volta buona che mi ammazza” risposi incredula delle sue parole
“no, è la volta buona che tutto questo finisca, ti crederanno, i lividi ai polsi li hai ancora e sanno che questi quattro ragazzi sono ancora in giro” commentò seria
“ho paura, e se non lo prenderanno?” non penso si faccia trovare così dalla polizia, abiterà sicuramente in una casa ben nascosta e poi chissà quanta gente lo avrà già denunciato alla polizia senza nessun risultato, pensai.

Il mercoledì mattina, tre giorni dopo la “bellissima” serata con Bart, mentre andavamo a scuola, decisi che appena finita sarei andata dalla polizia a denunciarlo, non ce la facevo più a sopportare una situazione del genere.

Carlo e Lorenzo ci raggiunsero all'intervallo in cortile portandoci due caffè.
“dio vi amo” dissi sorridendogli “ho giusto bisogno di svegliarmi un po'” continuai
“ti amiamo anche noi” risposero dandomi contemporaneamente un bacio sulla guancia.
Dopo un po' che parlavamo di cosa fare nei prossimi giorni, girandomi, notai che dietro un albero in cortile qualcuno ci stava osservando; il cortile era aperto, non era difficile entrarci senza farsi notare, pensai subito a Bartolomeo che probabilmente mi stava controllando.
“Serena dietro quell'albero c'è Bart me lo sento” dissi alzandomi da un muretto sporgendomi un po'.
“entriamo a scuola che è meglio.” cercò di convincermi
“no la deve finire, vado da lui. Stai tranquilla, voi state qui se succede qualcosa urlo.”
Camminai lentamente raggiungendo l'albero;
“Bart, lo sapevo che eri..” non riuscii a terminare la frase che mi prese dalle spalle facendomi sbattere la schiena contro la corteccia.
“oh stai calmo” cercai di scostarlo ma mi bloccò tra le sue braccia
“stai calmo un cazzo, chi minchia sono quei due?” Sbottò, guardai i suoi occhi, erano pieni d'odio, il colore naturale si tramutò in rosso fuoco
“quei due chi?” cercai di sviare.
“non fare la simpatica con me, chi cazzo sono quelli” mi faceva paura quando usava quel tono
“Bart sono solo due compagni di corso, due amici!” alzai un po' la voce, continuava a tenermi saldamente le spalle
“che ti baciano? Cosa ti ho detto la prima volta che ci siamo visti?”
“non ricordo” cercai di pensare
“ti ho detto che eri mia” fece aderire il suo corpo al mio
“oh si” balbettai guardando a destra, a sinistra, in tutti i punti tranne che il suo viso.
“pensi che tutto questo sia uno scherzo?” scossi la testa, sicuramente non per me.
“e allora perchè cazzo ti fai baciare da qualsiasi ragazzo?” alzò di nuovo la voce
“sono solo amici te l'ho detto” se per questo erano anche gay, ma perchè dovermi giustificare con lui?
“non hai bisogno di amici se ci sono io” si tranquillizzò, la sua voce aveva alti e bassi, potevo constatare che questo ragazzo aveva seri problemi di umore, probabilmente era bipolare.
“lasciami andare Bart, ti prego” chiesi lasciandomi cadere a terra contro l'albero ma mi tirò subito su essendo ancora attaccato a me.
“ricorda Sara” ansimò “tu sei mia, gira ancora con qualche ragazzo e finisce male” concluse prima di andarsene.
Tornai di la con le lacrime che mi solcavano le guance, se prima ero sicura di andare a denunciarlo, ora lo ero ancora di più, non mi interessava se non l'avessero preso subito, doveva capire che Michela non è e non sarà mai di nessuno.

Le due ore successive non passarono più, ma probabilmente ero io che continuavo a pensare a quello che era appena successo e a quello che sarebbe potuto succedere una volta scattata la denuncia, ma non potevo tirarmi indietro, non ora.

“salve, scusi per le denunce ?” chiesi una volta entrata nel commissariato.
“in quella stanza” mi disse un giovane indicandomi una porta
“Dovrei fare una denuncia” dissi subito dopo aver bussato ed essere entrata
“certo, si sieda pure” mi sorrise la poliziotta
Spiegai tutto, denunciai Bart per stalking dicendo all'agente che si trattava di uno di quei quattro ragazzi che cercano da molto tempo; certo non avrebbero potuto fare molto, senza cognome e prove più valide non l'avrebbero mai trovato ma quello che conta è che magari ora mi avrebbe lasciata in pace.

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