La pulce e il gigante

di Ronnie92
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il gigante Beewon ***
Capitolo 2: *** Isabelle ***
Capitolo 3: *** Il primo incontro non si scorda mai ***
Capitolo 4: *** Non voglio farti male ***
Capitolo 5: *** Il mondo lì fuori ***
Capitolo 6: *** Chi è il vero mostro? ***
Capitolo 7: *** Angolo dello scrittore ***



Capitolo 1
*** Il gigante Beewon ***


Si narra che nelle terre lontane, oltre le montagne e oltre il blu del mare, esistesse una terra chiamata  “Teropia” .

Gli abitanti di quella  terra fertile si dedicavano tutti i giorni ad estenuanti attività bucoliche.
Attività che richiedevano una lavorazione continua e faticosa.

L'evento non sarebbe stato così infausto di per sè. 
Il problema era la presenza di Beewon, un Gigante delle Lande, abitante delle montagne.
Era lui che richiedeva altissimi tributi, 
ed era sempre lui a lordare la vita dei poveri contadini.

Mr. B trascorreva le sue giornate nelle foreste a caccia di bestie per nutrire la sua fame sconfinata. 
A causa della sua famelica ingordigia pretendeva  una scorta infinita di vettovaglie, e, in cambio, avrebbe salvaguardato la vita dei contadini dai briganti  e dai pirati dal grande blu.

La vita era per quei contadini era davvero pesante.
E a causa di B.  non avevano niente per cui vivere, se non il continuo sacrificio di continuare a produrre per non essere divorati.

Beewon era davvero  cattivo.
Una volta all’anno, durante il periodo della vendemmia, pretendeva in dono il corpo di una vergine, così che potesse soddisfare i suoi piaceri carnali.

Sollazzare un gigante non era facile, soprattutto perché... Era gigante!

Nessuna ragazza  si offriva volontariamente come vittima sacrificale. 

Per  decretare  chi dovesse sacrificarsi, fu creato un sistema che costringeva solo le ragazze che avevano compiuto  sedici anni e meno di venti, a  sottostare al “Tocco”. 

Il rituale era barbaro e consisteva nel rimanere il più tempo possibile sott’acqua.
La prima che usciva  a prendere fiato perdeva, e avrebbe lettarlmente perso tutto.

Si raccontava che tanti anni prima, alcuni contadini, stanchi dei soprusi, si ribellarono. 
Provarono ad attentare  alla vita del gigante, ma furono barbaramente uccisi, o almeno questo è quello che si raccontava.

Si sapeva per certo però che nessuno tornò dalla spedizione di caccia.
E questo faceva presagire morte.

Anche quell'anno la vendemmia stava per avvicinarsi e tutte le fanciulle erano terrorizzate dalla prova temibile a cui avrebbero dovuto  sottoporsi. Tutte, eccetto Isabelle.

 

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Capitolo 2
*** Isabelle ***


Isabelle avrebbe compiuto sedici anni proprio il giorno della vendemmia, e proprio per tale motivo sarebbe stata soggetta, come le altre al “tocco”.
La madre era molto preoccupata, e stava escogitando  un piano per farle evitare la prova: avrebbe mentito spudoratamente sulla sua età.  E tranquillamente il popolo le avrebbe creduto, visto che esteticamente sembrava molto più piccola.
Per questo le sorelline l’avevano soprannominata “la pulce”.
Ma la pulce, aveva un carattere molto irrequieto, e non amava essere presa in giro per il suo aspetto. Odiava tutti coloro che la credevano più piccola della sua età effettiva,e per dimostrare di essere grande, il giorno della vendemmia, dopo essere venuta casualmente a scoprire il piano della madre, decise di offrirsi volontaria come sollazzo per il gigante quell’anno.
Lei si che avrebbe preferito morire piuttosto che essere ritenuta codarda!
Un gran sollievo pervase tutte le altre giovani, che avevano il viso scavato dal pianto rassegante fino a qualche ora prima per il rituale.  Il resto della popolazione, che si era riunito attorno al grande lago per presenziare e testimoniarne la validità della prova rimase sorpreso della decisione della ragazza.
Quando  la madre la vide arrivare con la sua aria altezzosa e fiera  cadde per terra svenuta, dopo aver sentito quelle parole tanto fatidiche quanto drammatiche.
Essa si sedette aspettando che il suo promesso arrivasse. La sua mente vagava maliziosa tra le fantasie romantiche che spesso la colpivano nel cuore della notte.
Ma subito le cacciava via dalla testa, in fondo era sempre un gigante, un essere senza cuore che avrebbe approfittato della sua giovinezza, uccidendola quando non le sarebbe servito più. Qualcosa in lei suggeriva che le cose avrebbero preso una piega diversa, molto diversa da ciò che aveva sempre immaginato.
E mai quella sensazione si sarebbe rivelata più azzeccata.

 

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Capitolo 3
*** Il primo incontro non si scorda mai ***


Il gigante, conscio del rituale,  non aveva nulla da ridire in proposito, e dopo aver atteso un’oretta irrequieto, accorse al lago per vedere quale di quelle belle giovani sarebbe divenuta la sua compagna.
Quando arrivò, non trovò il solito fervore che accompagnava tutti gli anni quella manifestazione, come la chiama lui. Trovò semplicemente una ragazzina seduta su di una roccia con i piedi nell’acqua, che lo aspettava placida.

“E tu chi saresti?” – fece il gigante rivolto alla ragazza che giaceva ai suoi piedi-

- puntualizzò lei, quasi a dimostrare il  suo immenso orgoglio. –
“Volontaria? –disse a voce gutturale di Bee- tu non sembri avere neanche la metà degli anni per poter essere la mia compagna! Tu non mi interessi –disse secco, rivolgendosi a lei con un tono di stizza- Cos’è questo?! Uno scherzo?! Volete che distrugga tutto? – urlò inferocito verso le case poco lontane del paese –“



La ragazza si sollevò infuriata, e tirato indietro le ciocche bionde che le increspavano il viso a mo di onda, si avvicinò al piede del gigante, noncurante delle sue azioni, e gli tirò un portentoso calcio al  mignolo.

“Come osi mocciosa! Tutti devono temermi qui e se sei tu il mio premio, allora mi accontenterò per quest’anno!–la afferrò sollevandola da terra e posandola su di una spalla -. Adesso verrai con me, nella mia casa, e lì, stanotte, adempirai ai tuoi doveri!” – urlò in modo che tutto il paese sentisse, e la povera madre, che da poco si era ripresa dallo shock precedente, cadde nuovamente al suolo con l’eleganza di un sacco di patate.

La ragazza alquanto terrorizzata, rimase in silenzio per tutto il viaggio verso le montagne innevate, non così lontane dal suo paese, ma quel tanto che bastava per farle salire la malinconia.
Non aveva rimpianti, eccetto quello di essere stata troppo imprudente con quella sua decisione. Forse morire sotto il corpo di un gigante, non sarebbe stata proprio un’ottima fine. E avere solo sedici anni, significava perdere tutte le cose più belle.
Ma il suo cuore era leggero, e con leggerezza si avvicinava alla sua sorte.

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Capitolo 4
*** Non voglio farti male ***


Verso il tardo pomeriggio, i due arrivarono finalmente nella capanna enorme del gigante. Questa era costruita molto bene, e all’interno era davvero tutto molto sistemato, un ordine che lasciò esterrefatta la giovane, che fu adagiata, su di un divano fatto di pagliuzze d’oro molto comodo. L’aria era pulita e serena, tutto rimandava a pace e tranquillità, forse morire in un posto così non sarebbe stato tanto male.

“Ebbene – fece il gigante- siamo arrivati nella mia dimora! Qui tu resterai e…”
 


Il gigante cominciò a ridere, e rise tanto, da mettere le mani sulla pancia e piegarsi in due.

“Immagino cosa si dica di me in paese.. che sono un mostro, che violento giovani belle e vergini, addirittura che mi nutra dei loro corpi, una volta che ho finito di divertirmi con voi..”

Il gigante si sedette sul divano enorme, accanto a lei. Poggiò una mano nei suoi capelli neri e argentei, tirandoli su lievemente, mostrando alla ragazza, qualcosa che nessuno aveva mai notato, una tremenda cicatrice che copriva tutta la sua fronte.



Beewon rise ancora più fragorosamente che in precedenza, chiudendo gli occhi per non far scendere le lacrime causate dal divertimento.

“Bastardo ed egoista.. ecco come appaio al popolo. Un gigante farabutto che sfrutta i poveri contadini. Ebbene, piccola fanciulla.. prima di tutto dimmi, come ti chiami?”

- La ragazza abbassò lo sguardo, intristita da quelle rivelazioni che prima di allora avevano avuto sempre poco peso. Sarà che fino ad allora non aveva avuto il tempo di preoccuparsi di una morte così tanto vicina.-

“Bene –continuò il gigante- ora che sei qui, piccola pulce, tu, come il resto delle altre giovani prima di te, saprai la storia del perché accade tutto questo.”

Isabelle rimase scioccata nel sentire quelle parole. Non sembrava così ottuso come appariva davanti al popolo. Sembrava quasi dotato di.. un’anima.



“..Esattamente! – continuò lui – come il popolo travisa la tua età, perché appari più piccola, travisano anche i miei gesti, perché appaio colmo di crudeltà e cattiveria. E mi attribuiscono atti che in realtà sono ben diversi, e io glielo lascio credere. Perché tutto così risulta molto più semplice, per voi e per me. Come posso dire.. per quieto vivere.”

Non era facile per il gigante parlare in tono pacato, ma come ogni anno si ritrovava a fare, spiegava la storia della sua vita a una giovane vergine, che intimorita dalla sua presenza, spesso non prestava realmente attenzione,almeno fino a quando si accorgeva con i propri occhi, che lui non le avrebbe mai fatto del male.

“Io sono Beewon, un gigante –custode, e in quanto tale ho bisogno di custodire qualcosa di molto segreto e pericoloso, e segreto deve rimanere per il bene del tuo popolo!”

La ragazza, sentì una calma apparente provenire dall’omone al suo fianco, e la paura di morire si trasformò nella curiosità di sapere.

< –disse sinceramente guardandolo nei suoi occhioni marroni-.

“Non devi averne” –fece lui ricambiando lo sguardo nei suoi piccoli occhi smeraldini-.

La ragazza si tranquillizzò, pronta a sapere qualsiasi verità che il gigante le avrebbe rivelato. Ora che aveva saputo che non sarebbe morta, almeno fin quando avrebbe continuato a parlare, avrebbe deciso di ascoltare tutta la sua storia e poi continuare magari con qualche domanda, per saperne di più sul suo destino.

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Capitolo 5
*** Il mondo lì fuori ***


Passò poco, e il gigante le parlò tranquillo.

“Non preoccuparti –fece lui, quasi come le avesse letto il pensiero- dopo che avrai sentito la storia sarai libera, molto più libera di ciò che credi.”

–disse lei credendo di averlo spiazzato-

“In realtà sono loro a non voler tornare più indietro” –rispose lui pienamente convinto-.

.

“Nulla dici? Questo è quello che vi dicono sempre, per farvi rimanere bloccate lì. Come se in tutta Teropia ci fosse solo il vostro paesuccio!”.

.

“Teropia è tutto.. anche il vostro piccolo paesino ne fa parte.. ma oltre le grandi montagne, c’è tutto un mondo che aspetta solo voi, c’è il mare, altre città, altri popoli. Ma voi siete prigionieri della vostra mente e delle vostre paure. Odiate, picchiate e cacciate via, qualsiasi cosa sia diverso da voi. – il gigante alzò il ciuffo di capelli, mostrandole il suo taglio – Non pensare che questa me la sia fatta da solo! Questa ce l’ho da quando sono bambino.. e si anche noi nasciamo e cresciamo come voi, perché da piccoli siamo come voi.. ma poi cresciamo sempre più, fino a diventare giganti. La tua gente mi ha fatto questo, solo perché sono più alto e la mia voce è più roca. mi hanno cacciato via, insultato e fatto del male. Non ho più avuto una famiglia, e ho dovuto intraprendere questo personaggio cattivo, con sofferenza. Tutti hanno paura, anche io. Ma non si può eliminare un altro solo perché non è come te. Devo fare il cattivo per salvarvi, o almeno cercare di salvare qualcuno di voi.”

La ragazza rimase attonita da tutte quelle rivelazioni, un dolore la afferrò nel petto, quasi a sembrare che tutto ciò che le stava rivelando  l’avesse svegliata da un sonno che le annebbiava la vista.

“Mi spiace che tu abbia sofferto –queste parole uscirono dal suo cuore, mosso a pietà per la sorte del gigante. Un gigante che era sempre stato frainteso e visto per ciò che non era- lo so che la nostra gente è stupida. Non riesce a vedere al di là di ciò che ha davanti agli occhi. E mi dispiace per loro, perché anche io ero come loro fino a qualche minuto fa, e capisco che la causa di tutto questo dolore è frutto stesso della nostra natura e della nostra profonda  insicurezza.”

Si mise a piangere, intristita per la cattiveria con il quale Bee era stato trattato in quegli anni. Una parte che non era stata mai sua, ma che aveva dovuto intraprendere per sopravvivere  in quelle terre, nella sua casa. Per rivedere i suoi genitori, almeno una volta all’anno.
Il gigante, per tutta risposta, portò un dito verso le guance della ragazza, asciugandole le lacrime.

“Non preoccuparti per me, me la sono sempre cavata così da solo. La mia famiglia mi manca, ma ho avuto la forza di cambiare il mio destino, da misero a terrificante, e questa è la tua possibilità di essere migliore e conoscere il mondo che c’è lì fuori. È la tua ultima possibilità”

La pulce, saltò in grembo al gigante e pian piano, salì verso la sua faccia.



Le lacrime scendevano dalla facciona del gigante, perché mai nessuno, fino ad allora si era preoccupato per lui, dei suoi sentimenti e del suo dolore.
la pulce, vedendolo piangere, si avvicinò ancora di più al suo viso, e portò le labbra a contatto con la pelle dell’altro, baciandogli una guancia.



Bee, prese la ragazza e la mise sulla sua spalla- “ farò come vuoi” - .
Decise di tornare al paese per restituirla al suo popolo. perché lei, avrebbe, con le sue parole, cambiato il destino di molti di loro, se fosse arrivata ai loro cuori.
ma come spesso accade le cose non vengono comprese facilmente, e richiedono sacrifici e dolore per essere comprese.

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Capitolo 6
*** Chi è il vero mostro? ***


Non appena il gigante tornò in paese, tutti  si erano armati di forconi e fiaccole, guidati dalle madri infuriate per le sorti delle loro figlie, e da tutti i padri che avevano perso i loro figli, si prepararono per restituirgli tutto il male che il gigante aveva portato loro.  
Quando questi fu ben visibile al limitare delle case, venne colpito gravemente da alcune decine di forconi. Uno fu lanciato con tale violenza che colpì il suo volto scoperto, e un altro lo colpì nell’addome, che lo fecero barcollare e stramazzare al suolo.  Il gigante era consapevole che il popolo si sarebbe ribellato, come in passato, ma nonostante tutto vi andò comunque.
Durante quegli attacchi, il gigante non fece null’altro che proteggere la piccola donna, quella piccola fiammella in cui aveva riposto tutte le sue speranze, quella piccola donna che aveva sulla spalla.
Mentre cadde, perdendo i sensi per i colpi letali che aveva ricevuto sul volto e su tutto il corpo, la vide in lacrime, e mai avrebbe pensato che qualcuno avrebbe  pianto nel giorno della sua fine.
Pochi attimi prima della morte, le sorrise per ricambiare tutto quello che avrebbe fatto in futuro. Del resto un sacrificio grande avrebbe fatto molta differenza, e per quello lui donava la vita.

Isabelle, che non poté parlare per tutto quel tempo, abbracciò le mani di Beewon, stringendole più che poteva, finché non vide i suoi occhi chiudersi.
Si scatenò non appena toccò il terreno, protetta dalle mani del gigante,  tutte piene di lividi e graffi,e  il sangue usciva copiosamente, formando una pozza al di sotto del grande molosso.

“Ma siete tutti imbecilli? – il popolo rimase a bocca aperta, quando dalle mani del gigante apparve la pulce sana e salva. La madre cadde svenuta vedendola, questa volta dalla felicità.-
“Avete fatto del male all’unica persona che faceva qualcosa di buono per noi!”

Il popolo lì riunito, non riusciva a comprendere le parole della giovane, che lì, innanzi a loro, e con le braccia spalancate, si era posta fra la folla e il gigante.
Le prime reazioni  che si registrarono furono di ribrezzo e sconforto.

“Sei stata contagiata da quel mostro?”
“Probabilmente è stata drogata e non riesce a capire cosa è successo!” – diceva qualcuno in fondo -
“E’ pur sempre una bambina cosa avrebbe dovuto capire?” – palesavano le madri addolorate -

Quelle furono le parole che riuscì a sentire da quella marmaglia stupida che era lì davanti a lei, prima di esplodere in un canto di rabbia.

“Siete voi i mostri! Siete voi gli ottusi senza speranza! Non sono drogata e soprattutto non sono una bambina! –urlò con tutta la voce che aveva in petto-
 Lui sapeva.. lo sapeva!, ma aveva riposto fiducia in me e in voi, e noi lo abbiamo tradito!”

 La ragazza salì sul corpo del gigante e cominciò dall’inizio a raccontare tutta la “storia”, e tutta fu ascoltata dal popolo fino alla fine.
Quando Isabelle finì, non solo lei era in lacrime, ma tutti, adulti e piccini, anziani e bambini che ormai erano accorsi in gran numero, piangevano come poppanti, per la mala sorte che aveva colpito Beewon, il gigante- custode di  Teropia. Colui che sempre aveva aiutato il popolo prendendosi tutte le colpe e tutti i misfatti delle sue azioni.
Quella piccola fiammella divenne un fuoco ardente. La speranza del gigante fu ben riposta nel piccolo ma grande cuore di Isabelle.
Il suo sacrificio rese migliore un popolo, per questo non era stato vano.
Tutti lo avrebbero ricordato come un gigante buono, il loro custode.

 

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Capitolo 7
*** Angolo dello scrittore ***


Questa è una piccola postilla aggiuntiva. Le piccole storie vogliono sempre insegnare qualcosa. Per quanto piccole, per quanto stupide, possono e devono essere dirette. Purtroppo nel 2014 esistono ancora discrepanze e razzismi etici e culturali, problemi causati da religioni o colori della pelle diverse.
A tutti voi, che avete letto spero che il messaggio sia giunto “tutte le persone non devono essere giudicate per come appaiono, ma per come agiscono e per i motivi per cui agiscono.” È troppo facile incolpare gli altri per cose che riguardano tutti, per questo, apriamo gli occhi, siamo più tolleranti perché nel mondo c’è bisogno di rispetto.


 

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