La ragazza dai capelli rossi

di Scimmietta_Innamorata99
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Jolanda ha appena cambiato scuola. ***
Capitolo 2: *** Nuove amicizie ***
Capitolo 3: *** Sguardi indecifrabili ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4. ***
Capitolo 5: *** Incontri imprevisti. ***
Capitolo 6: *** Sorprese ***
Capitolo 7: *** Perché? ***
Capitolo 8: *** Sentimenti e desideri ***



Capitolo 1
*** Jolanda ha appena cambiato scuola. ***


Quando entrai nella nuova classe non mi ero accorta che il mio volto fosse dello stesso colore dei miei capelli. 
Rosso fuoco.
Di solito non sono una ragazza timida, ma non avevo mai cambiato scuola, e cambiarla al penultimo anno delle superiori non era un'impresa facilissima. 
Mi immaginavo di non essere accettata o le solite cose che si pensano quando ti trovi in situazioni simili.
Ovviamente la figuraccia che avevo fatto col professore di non so quale materia poco fa non faceva che aumentare il mio stato pietoso "aragosta style".
Sì, una figuraccia di cacca lessa.
Ero lì ferma davanti alla porta della classe indecisa se entrare o meno ed ero nervosa. 
Molto nervosa.
E quindi per calmarmi un po' mi misi seduta per terra a gambe incrociate con gli occhi chiusi in "tipica posizione di yoga". 
E ovviamente il professore aprì la porta in quel fottuto momento e mi vide in quella fottuta posizione.
Dopo che ebbi farfugliato qualcosa di insensato mi fece un sorriso comprensivo e mi lasciò entrare in classe.
Iniziai a rilassarmi quando mi sedetti vicino ad un ragazzo alto e castano dall'aria simpatica.
"Ehi ,ragazza nuova, come ti chiami? Io sono Nicola" mi disse con un sorriso che gli arrivava da un orecchio all'altro.
"Ciao Nicola, piacere. Io sono Jolanda" risposi, sorridendo a mia volta.
"Ehi tu! Per fortuna un'altra ragazza in questa classe di matti! Ci aiuterai a tenere a bada questi bambinoni con gli ormoni a mille, non è vero? 
In due non ci riusciamo!! " urlò dall'altro capo della classe una ragazza alta e riccia , seguita dalla risata di una ragazza un po' bassina e mora seduta accanto a lei.
"Ma certo che vi aiuterò, farò del mio meglio ragazze! " urlai ridendo a mia volta.

Tutti mi si erano avvicinati incuriositi facendomi un po' le solite domande e non provai nessun imbarazzo nel rispondere. 
Erano persone semplici e sembravano felici di avere una nuova compagna.
"Sì, ho cambiato perchè non mi trovavo con i compagni e i professori erano davvero tremendi" spiegai nell'intervallo ad un ragazzo alto e pieno di lentiggini che si chiamava Giovanni. 

C'era anche un tipo strano in quella classe. Probabilmente era anche il ragazzo più bello che avessi mai visto.
Alto, muscoloso, occhi neri e capelli scuri scompigliati, labbra piene e sguardo magnetico.  
Di sicuro è il tipico Don Giovanni della scuola" pensai.
Ed era pure maleducato, siccome non mi aveva rivolto neanche un "ciao" e non si era girato a guardarmi neanche una volta, sebbene sedesse nel banco davanti a Nicola.


Tornata a casa mi buttai sul letto e sospirai di felicità.
Le due ragazze, Cristina e Sofia erano deliziose ed ero sicura che tra noi sarebbe nata una splendida amicizia, Nicola era stato adorabile e anche gli altri erano tutti simpatici, mi avevano accolta come una di famiglia ed erano stati tutti carini con me.

Tutti tranne uno, ma questi sono dettagli.


Angolo autrice!
Ciao a tutte!
Questa è la prima storia in assoluto che pubblico su un sito e non era neanche in programma, pensate un po'! 
Stasera ero ispirata e ho buttato giú due righe che spero vi abbiano tenuto un po' di compagnia.
Mi scuso per eventuali errori.
A dire la verità sono un po' emozionata, sono anche curiosa di sapere se vi piacerà o meno ^_^
Penso di aver detto tutto :) 
Al prossimo capitolo, per chi vorrà ;) 

 

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Capitolo 2
*** Nuove amicizie ***


Nuove amicizie
Quando suonò la sveglia avrei voluto morire.
Ma perchè, dico, PERCHE' la scuola deve iniziare alle 8 del mattino? 
Praticamente all' alba ecchecavolo!
Mi alzai sbuffando dal letto e mi diressi verso la cucina in stile zombie mattutino.
Salutai mia mamma che come al solito era già vestita di tutto punto e che correva come una pazza per la casa cercando le solite cose che scordava sempre.
“Mamma, le chiavi le hai lasciate sul divano! Ieri mi ci sono seduta per sbaglio sopra e mi hanno punta il sedere!” urlai per farmi sentire e feci in tempo a vedere mia mamma che si dava un colpetto sulla fronte.
Quanto è sbadata mia madre! Mi fa sempre morire dalle risate.
“Jolanda tesoro và a svegliare tua sorella! E se non ci riesci con le buone rovesciale addosso un po' d'acqua, funziona sempre” disse mia madre facendomi l'occhiolino.
Saggia donna.
Siccome avevo voglia di divertirmi senza pensare a fare la brava sorellina minore premurosa, corsi in bagno e riempii un bicchierone d'acqua, dopodichè entrai nella camera di Sarah, la mia DOLCE sorellona di un anno più grande e mi avvicinai piano piano al suo letto.
“Sarah cara, non è più ora di fare la nanna” sussurai sorridendo malignamente.
Inclinai un po' il bicchiere... Un altro po'... ancora un po'... Finchè:
“JOLANDAAAAAA IO TI UCCIDERO' PRIMA O POI!!!!!” 
“Ben svegliata sorellona, ora sono in ritardo e devo scappare addiooo!!” e corsi via a gambe levate.
Lo so, mi comportai come una fifona ma mia sorella arrabbiata e per giunta di prima mattina era peggio di un branco di tigri affamate.


Arrivata in classe mi fermai a chiacchierare con Cristina e Sofia.
“Oddio tu sei il mio idolo! Ti giuro, il metodo dell' acqua non l'ho mai sperimentato ma provvederò sicuramente!” esclamò entusiasta Cristina saltellando come una pazza e facendo rimbalzare la sua lunga chioma riccioluta.
“Davvero un'idea geniale! La sperimenerò domani sicuramente su mio fratello, oddio non vedo l'ora!” disse Sofia unendosi al balletto di Cristina mentre io mi sganasciavo dalle risate.
Gli altri ci guardavano divertiti, tranne uno che non ci guardava proprio.
Ma che aveva di strano quel ragazzo? Insomma, puoi anche sorridere ogni tanto eh, non fa male!
“Ragazze... Chi è quel ragazzo che se ne sta seduto a guardare fuori dalla finestra ed è sempre così serio?” sussurrai.
“Oh... è mio fratello Ivan... Non farci troppo caso, si comporta sempre così...” mi rispose Sofia.
Suo fratello?
Beh in effetti ora che li guardavo attentamente si somigliavano parecchio.
“Siete fratelli gemelli?”
“Esatto...” rispose Sofia con aria assente.
Preferii non indagare oltre, nonostante fossi molto curiosa.
Ci sedemmo e iniziò la lezione.


“Senti ti va di venire con noi stasera in pizzeria?” mi chiese Cristina tutta felice.
“Ne sarei felicissima e poi non ho nessuna voglia di incontrare mia sorella. Scommetto che me la farà pagare cara.” 
Rabbrividii al pensiero della scorsa volta che le avevo infilato un serpente di gomma nel letto e la notte dopo avevo trovato nel MIO un ragno enorme VERO che si era procurata quella scema di mia sorella.


Pettinai i lunghi e lisci capelli rossi e scesi le scale di corsa per andare nella pizzeria con le ragazze.
Quando arrivai c'era solo Cristina e ci fermammo a chiacchierare.
Poco dopo sentimmo un motorino fermarsi da cui scese Sofia. 
Salutò suo fratello Ivan che si era fermato ad osservarci per un minuto ma che partì subito dopo.
Sembrava stanco morto.



Dopo una squisita pizza e tante risate ci salutammo per ritornare a casa.
Quando stavo salutando Cristina, però, inciampai e andai a sbattere contro un ragazzo.
“Ehi ragazza dai capelli rossi... Stà un po' attenta a dove metti i piedi” sibilò... Ivan.
Bene, un'altra figura di cacca da aggiungere alla lista.
“Scusa tanto sai, capita a tutti di inciampare” ribatteri inacidita.
E mi voltai per tornare a casa.

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Capitolo 3
*** Sguardi indecifrabili ***


 

SGUARDI INDECIFRABILI

 

Tornata a casa corsi velocemente verso la mia stanza cercando di non incontrare Sarah.

Avevo passato davvero una bella serata e le mie nuove compagne di classe erano fantastiche.

Avevo capito che mi avevano invitata per conoscerci meglio, e di questo gliene fui molto grata.

 

Mentre facevo la doccia mi venne in mente una cosa.

Quella sera Ivan mi aveva rivolto la parola per la prima volta; certo non era stata chissà quale conversazione, anzi...

Quel ragazzo mi incuriosiva troppo, non c'era niente da fare.

Mentre l'acqua calda mi scioglieva la schiena decisi che avrei provato a parlarci, a conoscerlo meglio.

Era davvero strano il modo in cui guardava la gente, come se non la vedesse realmente o come se non gliene importasse.

Eppure... non ero sicura che quello sguardo fosse indifferenza, nascondeva qualcosa di più dietro quella corazza.

Rabbrividisco ancora pensando al suo sussurro.

Era un misto di arroganza e di sensualità, la sua voce era profonda e intensa.

“Mai sentito una voce così” pensai uscendo dalla doccia e avvolgendomi nell'accappatoio.

Diedi la buonanotte a mia mamma e quando aprii la porta della mia stanza inciampai e mi ritrovai col sedere a terra.

Ma...cosa diavolo...?

“SARAAAAH” urlai ridendo nello stesso tempo.

Quella cretina di mia sorella aveva messo due sedie ben distanti l'una dall'altra davanti alla porta e aveva teso una fune legandone i capi sulle sedie.

Lo sapevo che me l'avrebbe fatta pagare, me lo sarei dovuta aspettare.

Mi misi il pigiama e corsi nella sua stanza.

“Bene sorellona ora siamo pari” dissi ridendo.

“Già. Ora va a nanna, che domani c' è scuola... Oppure vuoi che ti SVEGLI io?” mi rispose con un furbo sorriso.

“Nono, preferisco la sveglia, sai, è più delicata” ribattei dandole una piccola spinta.

Poco prima di uscire dalla stanza sentii Sarah dire “Non mi divertirei così tanto senza una sorella scema come te” e mi sorrise.

“Beh manco io se è per questo” le feci l'occhiolino e ritornai in camera.

 

 

Stavo camminando per strada, era mattina prestissimo,forse l'alba.

Cosa ci facevo là? Non capivo bene dove mi trovavo, lo sfondo era indefinito e sfocato.

Vidi però una persona che non riconobbi all'istante.

Aveva il viso stanchissimo, la postura dritta, il passo veloce, lo sguardo furtivo ma magnetico come sempre.

Ivan.

Lo chiamai e non rispose ma in quel momento riconobbi il luogo.

Eravamo al porto della mia città. Che ci facevo qui?

Lo richiamai nuovamente ma neanche questa volta si girò.

 

Mi svegliai confusa, cercando di capire il senso di quello strano sogno, ma ero troppo stanca e ricaddi addormentata subito dopo.

Quando mi svegliai alla mattina il sogno non me lo ricordavo più.

 

 

Arrivata in classe mi sedetti sul banco e iniziai a parlare con Nicola.

Si lamentava perchè domani ci sarebbe stato il compito di matematica e non era affatto preparato.

Io risi rispondendogli che se aveva bisogno di una mano gliela avrei data volentieri (niente doppi sensi grazie), quando entrò Ivan.

 

Mi avvicinai a lui.

“Buongiorno, ragazza dai capelli rossi”

“Buongiorno, tipo strano”

Mi guardò enigmatico e fece un mezzo sorriso, dopodichè andò a sedersi al suo posto.

Mezzo sorriso.

Oh cavolo, se i suoi mezzi sorrisi erano quelli non osavo immaginare quelli interi.

 

Mentre il prof di storia spiegava notai che Ivan ogni tanto si girava e mi osservava di sbieco.

Teneva gli occhi leggermente socchiusi, come se stesse pensando intensamente a qualcosa.

Lo guardai a mia volta e a questo punto aprì del tutto gli occhi, come se guardando i miei avrebbe potuto vederci dentro qualcosa.

Mi sentivo strana.

Completamente affascinata da quegli occhi scuri e contornati di ciglia folte e nere.

Il suo sguardo era ossidiana pura.

Tutto ad un tratto si rigirò, si sistemò sulla sedia son le gambe ben distese, le braccia incrociate e il viso rivolto al professore che non si era accorto di niente.

Solo in quel momento mi accorsi di aver trattenuto il respiro per tutto il tempo.

Il cuore aveva aumentato i battiti e il mio cervello pensava a tutto tranne che a quello che diceva il professore.

 

 

Perchè ero così affascinata da quel ragazzo?

Forse perchè lo seguiva sempre quell'aura di mistero?

Forse perchè i suoi occhi erano così intensi e profondi?

O forse perchè la sua voce era la più bella che avessi mai sentito?

Non seppi darmi una risposta.

 

 

Angolo autrice :)

Salve a tutte!

Diciamo che ora siamo solo all'inizio e quindi la storia deve prendere forma.

Ahahaha io adoro le due sorelle che litigano continuamente ma che in realtà si vogliono un bene dell'anima.

Poi hanno solo un anno di differenza e questo le farà avvicinare molto, in futuro.

Poi ovviamente sono innamorata del personaggio di Ivan *.*

Mi farebbe piacere se mi lasciaste un commentino, anche solo per sapere se la storia vi piace e faccio bene a continuare oppure no...

Beh un bacione a tutte quelle che leggono la mia storia!

Ida <3

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Capitolo 4
*** Capitolo 4. ***


 

Mi rigirai nervosa tra le coperte, cercando di prepararmi psicologicamente per l'imminente compito di matematica.

Come si poteva essere tanto crudeli proprio non lo riuscivo a capire! Darci solo quattro giorni di tempo per prepararci era inconcepibile!

Siccome non riuscivo assolutamente a prendere sonno, scesi di sotto nel salotto a bere un bicchiere d'acqua.

Il salotto spazioso era illuminato solo da una piccola lucina da terra e un'arietta fresca e deliziosa entrava dalla grande portafinestra aperta che dava sul balcone affacciato nel giardino.

Adoravo quel giardino.

Era molto grande e tutto verde. La mia parte preferita era in assoluto quella dove si trovavano tre grandi alberi di ciliegio che quando fiorivano erano uno spettacolo mozzafiato.

Fin da bambina mi piaceva scorrazzare su quel prato, mi sentivo libera e felice.

Mi sedetti sulla mia poltrona preferita e chiusi gli occhi, annusando il piacevole odore di natura che proveniva da quella finestra.

I miei pensieri si soffermarono sulla mia vecchia scuola.

Avevo fatto davvero bene a cambiare, non avevo dubbi.

Anche semplicemente gli interni erano completamente differenti.

Quello della vecchia scuola era freddo, con i muri scrostati di un grigio tetro, mentre quello della mia nuova scuola era caldo e rassicurante, di un bel colore arancio sgargiante.

I corridoi erano grandi e le porte delle classi di un bel bianco candido.

Per non parlare delle persone. Quelli della vecchia scuola erano tutti snob e con la puzza sotto il naso mentre in questa nuova sono tutte persone semplici. Certo ci saranno sicuramente quelli antipatici e maleducati ma pazienza.

L' unica amica vera che mi ero fatta nell'altra scuola era Sharon, la ragazza più simpatica che abbia mai conosciuto. Si era un po' rattristata del fatto che cambiassi, ma dall'altro lato era felice per me.

Per fortuna ci siamo tenute sempre in contatto e ci vediamo spesso.

Sorrisi ripensando alla nostra ultima conversazione al telefono.

“Jolanda, tesoro raccontami tutto! I compagni, i professori, i ragazzi come sono? C'è qualche bel bocconcino di carne?”

aveva esclamato tutta d'un fiato facendomi scoppiare a ridere.

“Tesoro calma e prendi fiato. Così, brava!
Comunque i compagni sono fantastici, tutti allegri e simpatici, i professori sono a posto ma quella di matematica è una strega, non la posso soffire!

Poi che dirti, c'è un ragazzo un po' strano che mi incuriosisce tantissimo.. E' bello come un sole, diciamocelo, e ha sempre quell'aria un po' distante... E' il fratello gemello di Sofia, una ragazza davvero adorabile.

Ogni tanto però noto anche in lei quell'aria un po' triste...”

“Wow adoro il mistero! Beh cara, sono davvero felice per te. Sai che anche io avrei volentieri cambiato scuola, ma valli a convincere i miei genitori... Io ora devo scappare ci sentiamo presto Jolly”

“D'accordo Sha, a presto”

 

Persa nei miei pensieri, che si erano soffermati ad immaginare un paio di grandi occhi scuri e magnetici, mi addormentai placidamente sulla poltrona.

 

 

Arrivai a scuola un po' in anticipo, quindi mi avvicinai al gruppetto di ragazzi della mia classe che era radunato accanto al portone.

“E poi Cristina è scivolata e ha sbattuto la testa contro la schiena del prof. Gatti” stava dicendo tra una risata e l'altra Giovanni, facendo scoppiare tutti a ridere, compresa Cristina.

“Lo so, è stata una figuraccia epica, soprattutto la faccia di Gatti era imperdibile” disse tutta allegra.

Dopo aver riso fino alle lacrime e dato una pacca sulla spalla per salutare il mio caro compagno di banco, suonò la campana e salimmo in classe, improvvisamente terrorizzati per la verifica di mate.

 

Dopo le due ore infernali mi fermai in corridoio a chiacchierare con Cristina e Sofia.

“E poi un giorno dovremmo uscire tutte e tre a fare un giro” stava dicendo Sofia e io annuii sorridendo.

“Scusa è tuo questo?” sentii QUELLA voce e trattenni il respiro. Mi voltai lentamente e mi ritrovai Ivan di fronte.

Aveva dei jeans scuri e una maglia nera aderente che metteva in risalto i muscoli evidenti ma non esagerati.

A completare il tutto c'erano i soliti occhi ammalianti, un mezzo sorrisino sghembo e i capelli in disordine che gli davano quel tocco sbarazzino tremendamente affascinante.

Un po' in ritardo il mio sguardo scese sulla sua mano che stringeva il mio fermacapellii.

“Oh... Sì grazie, è proprio mio” lo guardai leggermente confusa, si era accorto che avevo i capelli legati con quel fermaglio?

“Quando ti sei alzata dalla sedia è scivolato a terra e l'ho raccolto...” continuò grattandosi la testa lievemente imbarazzato “ma dovevi essere proprio distratta per non essertene accorta” concluse, ritornando con quel suo mezzo sorrisino divertito.

“In effetti stavo pensando a quante domande avrò sbagliato in quel dannato compito... Tu come pensi ti sia andato?” gli chiesi, mentre prendevo il fermaglio dalla sua mano e sistemavo i capelli.

“Penso piuttosto bene, ma la matematica non è mai stato il mio forte...” mi rispose, dopo aver seguito con lo sguardo i miei gesti.

“Io solitamente me la cavo, ma se quella ci dà solamente quattro giorni di tempo per prepararci... Avrò fatto un pasticcio, me lo sento” mi lamentai, mentre con la coda dell'occhio vedevo Cristina scivolare a terra per colpa di uno sgambetto di Giovanni.

“Ma sì, tranquilla, non farti troppi problemi, al massimo lo recuperi con un'interrogazione” mi rispose ridendo sotto i baffi. Anche lui aveva seguito la scena.

“Sai che Giovanni ha una cotta per Cristina?” mi confidò.

“Dici sul serio? Mmmmm... Bel modo di corteggiarla!” gli risposi ridendo a mia volta.

Suonò la campanella di fine intervallo e ci dirigemmo in classe in silenzio.

Seduta al mio banco vidi Giovanni dare una pacca amichevole sulla sua spalla, e lui gli rispose con dei pugni giocosi.

“Ah, quindi non è completamente asociale” dissi a Sofia con un sorriso soddisfatto.

“Lui non è asociale... Non ha molti amici, questo è vero, ma Giovanni è il suo migliore amico da anni... E' diventato quasi un secondo fratello anche per me” mi rispose guardando con tenerezza il fratello gemello.

“Ivan a volte è strano, ma ci si abitua a lui...” continuò, improvvisamente con sguardo assente.

“Ragazzi fate silenzio e si inizia la lezione!” strillò la prof di inglese, interrompendo la nostra conversazione.

 

 

Angolo autrice

Salve a tutte!

Ho aggiornato un po' in ritardo ma ero via e non avevo il pc con me...

Ci tengo a ringraziare di cuore le ragazze che hanno recensito e che hanno aggiunto la mia storia tra preferite, seguite e ricordate <3

Un grazie anche a chi legge in silenzio, spero che questo capitolo vi piaccia... :)

Finalmente Ivan e Jolanda hanno avuto una conversazione sensata, spero che non stia andando troppo di fretta... Fatemi sapere!

Un bacione enorme a tutte voi :-*

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Capitolo 5
*** Incontri imprevisti. ***


 

 

Io e Sharon eravamo sedute sul mio letto, avevamo appena finito di mangiare il terzo pacco di biscotti al cioccolato che amavamo tanto.

Fortuna che mio papà ne comprava sempre in quantità industriali... solo così potevamo placare l'enorme pozzo senza fondo che si ritrovava Sharon al posto dello stomaco.

“Jolly un giorno voglio assolutamente conoscere le tue compagne di classe che sembrano così simpatiche! Che ne dici se un giorno usciamo tutte insieme?” disse la mia migliore amica massaggiandosi la pancia soddisfatta.

Ah, la signorina è sazia, dunque!

“Mi pare un'ottima idea! Chissà se anche loro sono dipendenti dei biscotti al cioccolato?” risposi facendole l'occhiolino e scompigliandole i capelli mentre faceva una faccia imbronciata.

“Speriamo di no! Quelli li ho prenotati io e guai a chi ci mette sopra le zampe!” replicò abbracciando il sacchetto ormai vuoto con possessività. Aveva gli occhi a cuoricino.

“Sei incredibile Sha... E poi non ingrassi mai accipicchia!” mi lamentai.

Ed era vero, la mia amica nonostante mangiasse più della razione giornaliera di un elefante restava comunque magra.

“Il segreto è uno solo mia cara: bisogna semplicemente muoversi tanto” annunciò tutta fiera della sua mente geniale.

“Hai ragione, pazzoide. Allora che ne dici se andiamo a fare due passi sul lungomare? Sai, devo smaltire tre pacchi di biscotti al cioccolato...” dissi, mentre mi alzavo per andare in bagno a prepararmi e a...ehm...digerire.

 

 

Appena uscimmo di casa intravidi mia sorella che chiacchierava allegramente con una sua amica.

“Sarah hai le chiavi?” le urlai per farmi sentire.

Appena mi vide mi corse incontro.

“No, mamma non è a casa?” mi rispose mentre la sua amica ci raggiungeva e ci salutava con la mano.

“No, è uscita a fare delle commissioni... Ti do le mie solo perchè oggi mi ha addolcita tutto quel cioccolato, altrimenti ti lascerei fuori casa” le dissi spintonandola scherzosamente e facendole l'occhiolino.

“Ok questa è da segnare. Mi porterò sempre con me un po' di cioccolato, se ti fa diventare così mansueta” rispose ridendo, poi prese le mie chiavi e ci salutammo.

 

 

Il cielo era sereno e l'aria fresca ci accarezzava le guance.

Era quasi il tramonto, e stavamo passeggiando da circa un'ora sul lungomare.

Un gabbiano si stava pulendo un'ala, alcune barche dei pescatori svuotavano le loro reti e i padroni delle bancarelle di vestiti stavano sbaraccando.

Ci sedemmo su un muretto e continuammo a parlare ammirando il mare, fino a quando una voce ci distrasse.

“Jolanda, ciao!” mi girai e vidi Nicola che ci stava venendo incontro tutto sorridente.

Sharon mi fissava incuriosita e io presentai la mia migliore amica al mio caro compagno di banco.

“Sharon lui è Nicola, Nicola lei è Sharon, la mia migliore amica” gli dissi, indicandoli reciprocamente.

Si strinsero le mani e Sharon sembrava leggermente più nervosa.

“Sentite io stavo andando al supermercato per comprare delle stupidaggini per mia mamma.

Si è messa in testa di cucinare chissà quale diavoleria ma le mancano gli ingredienti... Vi va di accompagnarmi?” ci propose, guardando prima me e poi Sharon.

Acconsentimmo contente e ci incamminammo con lui verso il supermercato.

Arrivati, Nicola estrasse dalla tasca della giacca un foglietto di carta tutto spiegazzato e decifrò quella che avrebbe dovuto essere la calligrafia della madre ma che a me sembrava piuttosto uno strano codice segreto africano.

“Lo so mia mamma scrive un po' male...”mi disse, notando il mio sguardo confuso. “Secondo te che c'è scritto?” si rivolse poi a Sharon, porgendole il foglietto.

“Allora fa vedere un po'... Mmmm questo è sicuramente formaggio...”bisbigliò più a se stessa che a noi “formaggio di... sale? Nono, quella è una i … Soia? Può essere formaggio di soia?” rispose guardando Nicola divertita.

“Sì, hai ragione, è formaggio di soia... Oddio ragazze salvatemi... Cosa mi toccherà mangiare stasera?” piagnucolò lui con le mani tra i capelli mentre noi ci sbellicavamo dal ridere. Una coppia di signori ben vestiti e con la puzza sotto al naso ci guardarono infastiditi.

“Poi devo prendere aceto di riso e pomodori. Uh, pomodori! Finalmente una cosa normale!” sospirò di sollievo guardando con amore quelle otto lettere come se fossero la sua salvezza.

Pagammo quella bizzarra spesa e uscimmo dal negozio.

 

Ci dirigemmo nella piazza vicina e ci sedemmo sul muretto accanto ad un bar.

Proprio in quel momento scorsi una figura che usciva dal locale, ma non riconobbi subito il viso.

A quanto pare Sharon sì, poiché mi sussurrò “Oddio Jolanda, è Andrea... Ti prego nascondimi”

Velocemente la coprii col mio corpo, ma non fui abbastanza veloce.

Il cretino infatti l'aveva vista e si stava avvicinando a noi con quello sguardo odioso di sempre.

Andrea era il ragazzo di Sharon. Sono stati insieme tre anni, lei era innamorata persa ma lui la ingannava con una ragazza più grande.

Quando Sharon lo aveva scoperto le si era spezzato il cuore, passò un periodo orribile.

Io le fui vicina ogni istante e lei me ne fu molto riconoscente, ma a volte si ha bisogno di un paio di forti braccia che ci proteggono e ci consolano. E lei desiderava le braccia di Andrea.

“Sharon, da quanto tempo!” disse l'odioso prendendola per un braccio.

Lei si divincolò ma lui la stringeva troppo forte.

In quel momento Nicola lasciò cadere la busta della spesa e liberò con uno strattone la mia amica dalla presa del bastardo.

“Non azzardarti a comportarti così. Chi ti credi di essere?” gli sibilò minaccioso Nicola mentre nascondeva Sharon con il suo corpo e le stringeva ancora il braccio, ma delicatamente.

“E tu chi saresti, scusa?”gli rispose Andrea guardandolo malissimo.

“Il ragazzo di Sharon. E ora se vuoi farci un piacere, levati di torno e non farti più vedere” gli ordinò il mio amico.

Sharon era esterrefatta, alternava lo sguardo da Nicola alla sua mano che ancora la stringeva e a me.

Anche io ero sbalordita, ma ero felicissima che avesse protetto la mia amica.

Andrea se ne andò, dopo aver dato un'occhiataccia a tutti noi e sputato per terra.

 

 

“Sharon... Ho inventato di essere il tuo ragazzo perchè ti vedevo in difficoltà e quel tizio ti stava facendo male... Spero non ti sia offesa o...” disse Nicola guardando la mia amica di sottecchi.

“Shhh zitto. Ti sono infinitamente grata di ciò che hai fatto, dico sul serio... L'ultima cosa di cui avevo bisogno era farmi rovinare questa bella giornata da quel coglione” lo tranquillizzò lei dandogli delle pacche leggere sulla spalla.

Stavamo tornando a casa, ormai si era fatta sera e iniziava a fare più freddo.

Salutammo Nicola e ci dirigemmo verso casa mia, Sharon avrebbe dormito da me.

Feci per prendere le chiavi di casa ma una voce nell'oscurità mi fece sobbalzare.

“Ragazza dai capelli rossi... Finalmente sei tornata” disse una voce bassa e suadente.

Vidi Ivan accanto alla porta di casa mia, non lo avevo notato perchè era buio.

“Ivan? Che... ci fai qui?” gli dissi confusissima, il mio cuore aveva inspiegabilmente aumentato i battiti e il mio cervello non riusciva a pensare, i miei occhi guardavano solo lui, appoggiato alla mia porta con le braccia incrociate, gli occhi semichiusi e quel sorrisino da infarto.

“Ho un messaggio da parte di mia sorella. Mi ha dato lei il tuo indirizzo. Vuole che la aiuti a cercare il regalo per Cristina, dato che tra due giorni è il suo compleanno.” mi rispose guardandomi negli occhi.

“Ah... Certo, dille che va benissimo.. Ma non poteva dirmelo lei di persona?” gli chiesi ancora confusa.

Insomma, non che mi dispiacesse ritrovarmelo davanti casa mia, ma ero curiosa.

“Lei oggi ha avuto molto da fare e si è scordata di dirtelo a scuola, quindi siccome io oggi non ero occupato mi ha chiesto questo favore” parlava lentamente e mi osservava. Sembrava divertito della mia espressione confusa.

“Ah benissimo. Allora dille che è perfetto, e che quando vuole può chiamarmi.”

Gli diedi il mio numero, poi mi girai verso Sharon che mi guardava incuriosita.

“Ivan lei è la mia migliore amica, Sharon” gli dissi con un sorriso.

“Piacere” disse lui stringendole la mano.

“Bene allora io andrei... Il mio dovere l'ho fatto” e mi guardò sorridendo un po' stanco.

“Bene allora... Ci vediamo...Buonanotte Ivan” risposi in un soffio.

“Notte ragazza dai capelli rossi” e se ne andò, veloce e silenzioso.

Con la voce che si ritrovava non mi dispiaceva affatto che mi chiamasse in quel modo...

Sospirai, Sharon continuava a fissarmi curiosa.

“Mi sa che stanotte avrò delle difficoltà ad addormentarmi” ammisi, poi lei mi prese sottobraccio iniziando a ridere.

“Allora siamo in due” e mi fece l'occhiolino.

 

 

 

L' angolo della scimmia

Ciao a tuttee :)ecco qua un nuovo capitolo, credo di averlo fatto un po' più lungo del solito :)

Spero si sia capito che l'ultima cosa che dice Sharon sia riferita al fatto che Nicola l'abbia protetta.

Fatemi sapere cosa ne pensate, sono curiosa!

Un bacio extramegagigante <3 alla prossima;)

 

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Capitolo 6
*** Sorprese ***


Ci eravamo addormentate alle quattro e mezza del mattino in una posizione alquanto assurda.

Vi basti sapere che i piedi di Sharon erano appiccicati al mio naso e immaginerete voi.

Quando me ne accorsi quella mattina avrei voluto morire.. Quindi quell'odorino un po' strano non veniva dalla finestra!

“Sharon, diamine! Non potevi trovare un altro posto per mettere i tuoi profumatissimi piedi?” le bofonchiai non appena mi resi conto della situazione.

Lei non rispose, probabilmente era rimasta a metà strada tra il mondo reale e quello dei suoi sogni.

Bene, in questi casi c'è solamente una cosa da fare.

Tre, due, uno...

“AAAAAAAAAAAAH ti prego basta Jolanda ahahahah oddiooooo il solletico no, non sui piediii!!” urlò la mia amica mentre rideva, urlava e si dimenava come un'anguilla in calore.

Quando decisi che si era completamente svegliata (dopo una LUNGA decisione, dunque) smisi di torturarla e la lasciai respirare.

Scendemmo in cucina per fare colazione che lei ancora mi guardava male e io avevo un'aria super soddisfatta.

 

 

 

Ci mettemmo d'accordo con Sofia, Giovanni e Nicola per andare nel pomeriggio a cercare il regalo per Cristina.

Una parte di me sperava che insieme a Sofia sarebbe arrivato qualcun altro, ma l'altra parte di me era convinta del contrario.

 

L' appuntamento era davanti al bar della piazza, quindi subito dopo pranzo io e Sharon ci incamminammo per il lungomare che sbucava nella piazza.

Sharon era leggermente agitata e il mio fiuto infallibile aveva intuito che era il caro bel Nicola a mandarla in tilt.

Ci eravamo fatte un po' carine per quest'uscita.

Lei aveva un vestito corto azzurro con delle spalline sottili che slanciavano la sua figura, aveva truccato gli occhi verdi con un filo di eyeliner e mascara e le labbra con un lucidalabbra. Era meravigliosa.

Io invece avevo un vestito verde corto e senza spalline con una cintura che mi stringeva in vita e avevo messo un po' di matita nera e mascara per far risaltare ancora di più i miei occhi neri. I capelli li avevo lasciati sciolti.

Quando arrivammo, trovammo Giovanni e Nicola che ci stavano aspettando.

“Giovanni lei è Sharon, una mia amica” gli dissi, e subito dopo lo vidi sgranare gli occhi e ammiccare verso Nicola.

“Ah ma quindi è le...”

“Ok, lui è Giovanni ed è il ragazzo più cretino sulla faccia della terra, non farci caso Sharon” lo interruppe Nicola dandogli casualmente (mah, mica tanto...) una gomitata nelle costole.

Sharon rideva, poi strinse la mano di Giovanni.

Mentre loro continuavano a blaterare il mio sguardo si fermò in un altro punto.

Sofia si incamminava verso di noi ma non era lei a distrarmi, oh no, era il suo stupendo fratello che camminava con le mani in tasca, il passo veloce e aggraziato.

Aveva un semplicissimo paio di jeans e una giacca nera, ma quel semplice abbigliamento lo rendeva ancora più incredibile.

Non potevo crederci... Quindi era venuto davvero...

Solo quando mi disse “Ehi ragazza dai capelli rossi” (ormai stavo iniziando a prenderci l'abitudine) mi accorsi che ci eravamo fissati per tutto il tempo, da quando l'avevo scorto in lontananza, fino a quando non ci aveva raggiunti.

Ma ero immersa nei miei pensieri, non me ne ero resa conto.

“Ivan... Mi fa piacere che sia venuto pure tu”gli dissi con un sorriso.

Mi guardò leggermente confuso, poi mi rispose

“In realtà non avevo in programma di restare per molto...” mi rispose, e forse deve aver notato la delusione nei miei occhi, siccome si affrettò ad aggiungere “ma penso che per un giorno posso spassarmela e basta” e mi sorrise.

Un VERO sorriso. Uno di quei sorrisi che arrivano agli occhi, che li illuminano e che ti contagiano.

Mi sentivo morire. Mai, e dico mai, mi ero sentita così.

Era come se qualcuno mi stesse schiacciando un blocco di cemento nello stomaco, mi stava stritolando tutti i miei organi interni e il mio povero cuore stava letteralmente impazzendo. Galoppava come se avesse dovuto percorrere i 1500 metri in cinque minuti.

“Ehm... che hai? Sei arrossita e mi guardi con quell'espressione da baccalà” mi disse ridendo.

Mi ripresi dal mio tormento interiore (come suona epico) e mi schiarii la voce.

“Signorino io non sono assolutamente arrossita!Io avrò pure l'espressione di un baccalà, ma tu stai ridendo e assomigli ad un babbuino col solletico” ribattei sfornando uno dei miei ghigni più diabolici mentre cercavo di non pensare al fatto che quando rideva assomigliava a tutto tranne che ad un babbuino.

Alle mie parole si mise a ridere ancora di più, e io mi sentivo talmente felice...

“Ivan ma è tutto ok? Non ti ho mai visto così!” disse Sofia avvicinandosi timorosa al fratello e guardandomi confusa. Aveva forse paura che l'avessi avvelenato?

“Sofia...Non capisci....I babbuini....I baccalà...” cercò di spiegare l'adorabile fratellino tra una risata e l'altra.

“Babbuini e baccalà? Che conversazioni interessanti che avete! Beh continuate pure, se è questo l'effetto che fai su mio fratello stagli pure sempre appiccicata” mi fece l'occhiolino, poi si avvicinò a Sharon, la quale si allontanò con lei dopo avermi lanciato un'occhiata piena di sottintesi.

 

 

Come regalo per Cristina scegliemmo una maglia adorabile con la scritta MONELLA in bella vista.

Perfetta per lei, insomma.

Giovanni ci fece perdere un sacco di tempo perchè voleva essere sicuro di prendere un regalo stupendo per la sua amata.

Ah, l'amour.

Per tutto il pomeriggio io e Ivan avevamo camminato fianco a fianco. Non parlavamo sempre, ma il nostro silenzio non era uno di quelli pesanti, era un silenzio che voleva dire “mi sento bene con te, voglio conoscerti e non ho fretta”.

Ogni tanto mi guardava e ovviamente io guardavo lui.

Ivan era come una calamita per i miei occhi.

Di una cosa ero completamente certa: ero totalmente attratta e incuriosita da lui. Non ero esperta di amore o cose simili, quindi non avevo idea di cosa provassi verso quello strano ragazzo.

Stava scendendo la sera, stavamo passeggiando tutti insieme sul lungomare.

Io ammiravo i colori del cielo e del mare.

“Guarda che colori...” avevo parlato ad alta voce? No, di sicuro la mia voce non era così affascinante.

“Anche io li stavo ammirando... Questo cielo sembra come un quadro appena finito, quando i colori sono così intensi... C'è ancora l'impronta del pittore...” non mi ero accorta di star dicendo ciò che avevo in testa ad Ivan, ma mi sentivo così con lui. Senza bisogno di fare finta, mi veniva spontaneo dirgli quello che pensavo.

Quando alzai gli occhi verso di lui notai che mi stava fissando con un'espressione meravigliosa. Era come se stesse ancora riflettendo sulle mie parole e fosse rapito da qualcosa.

Ero così presa ad ammirare il ragazzo che passeggiava al mio fianco che non guardavo dove stavo mettendo i piedi, così inciampai su un gradino e finii per terra.

Manco il tempo di accorgermi di cosa fosse successo che il paio di occhi più belli del mondo furono all'altezza dei miei,.

“Ohi, tutto a posto?” mi disse preoccupato.

“Sì...mi fa solo un po' male la caviglia...” risposi senza fiato per quella vicinanza inattesa, cercando di tirarmi su.

Due secondi dopo mi ritrovai con le mie braccia che gli stringevano il collo, un suo braccio sotto la mia schiena e l'altro sotto le mie ginocchia.

Mi aveva presa in braccio.

Oh cazzo.

“Ehi ma sei leggerissima!” mi disse guardandomi stupito.

Io non gli risposi, ero ancora senza fiato. Cioè, stavo tra le braccia di un ragazzo meraviglioso! Ma io dovevo inciampare più spesso, assolutamente!

Gli altri erano un po' più avanti e non si erano accorti di niente.

Meglio così, non avevo voglia di un pubblico.

Stando così vicina a lui ero terrorizzata dal fatto che lui potesse sentire il mio cuore martellare furiosamente. Non sarebbe strano, secondo me perfino quel vecchietto laggiù lo riusciva a sentire, dato che sembrava un tamburo.

Camminava veloce e in silenzio.

Lo guardai dal basso e notai che aveva i muscoli della faccia leggermente tesi. Era troppo, troppo bello.

Cercando di non dare nell'occhio respirai a fondo per poter sentire pienamente il suo profumo. Era il più buon profumo che avessi mai sentito.

Essenza di Ivan.

Ok forse così suona male.

Raggiungemmo gli altri in silenzio, questa volta un silenzio un po' imbarazzato.

“Sofia io la accompagno a casa, le fa male la caviglia e non riuscirebbe ad arrivarci prima di dopodomani” disse Ivan a sua sorella. Tutti ci stavano guardando, soprattutto Sharon mi stava letteralmente trapassando con lo sguardo come se volesse leggermi dentro cosa fosse successo.

Le mimai con le labbra un “Ti racconto dopo” e sembrò calmarsi un po'. Notai che stava accanto a Nicola ed ero felice per lei.

Salutammo i nostri amici, poi Ivan si voltò per prendere la strada che arrivava a casa mia.

“Ti sei divertito oggi?” gli chiesi, dopo qualche minuto di silenzio. Solo i nostri respiri riempivano quel vuoto, in quei momenti.

“Mi sono divertito tantissimo... Soprattutto perchè una baccalà mi faceva a volte ridere, a volte sorridere e a volte morire dalla voglia di stringerla tra le braccia...” mi rispose fissandomi negli occhi. Il cielo si era scurito e i suoi occhi nell'oscurità mi provocavano delle emozioni indescrivibili.

Per non parlare delle sue parole.

Cercando di non fargli capire quanto ciò che aveva detto mi avesse stupita gli risposi : “Ma non ti dovrebbe fare un po' impressione abbracciare un baccalà? Puzzano pure!”

“Hai ragione, ma forse i baccalà con i capelli rossi sono una specie non ancora scoperta... E ti assicuro che non puzzano, anzi...” mi disse guardandomi con gli occhi socchiusi e col mezzo sorriso che amavo tanto.

“Beh i babbuini con la giacca nera sono davvero particolari, sono così misteriosi e ammalianti” stavo al suo gioco.

“E poi il babbuino ha salvato il baccalà, merita una ricompensa no?”

Non mi ero accorta che eravamo già arrivati sotto casa mia da un po' di tempo ormai, stavo così bene tra le sue braccia a scherzare con lui che avrei desiderato essere ancora molto lontana da qua.

Mi guardò negli occhi, il mio cuore stava impazzendo ancora di più, no, non lo fare o credo che impazzirei io...

Ma lo fece.

Durò qualche secondo, non di più, ma il contatto con le sue labbra scatenò un incendio dentro di me.

Erano lisce, morbide, delicate, gentili...

“La mia ricompensa... e la tua buonanotte. A domami Jolanda” mi sussurrò posandomi delicatamente a terra e andandosene dopo avermi abbracciata.

 

 

 

 

L'angolo della scimmia

Ed eccomi qua con questo nuovo capitolo! Sinceramente mi piace molto, l'ho scritto tutto d'un fiato :)

I nostri babbuini e baccalà si stanno avvicinando sempre di più evvai :)

beh io sarei felicissima di sapere che cosa ne pensate!

Un bacione e alla prossima <3

Ida <3

 

 

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Capitolo 7
*** Perché? ***


 

 

 

Entrai in casa ancora scombussolata.

Mia mamma mi vide.

“Tesoro! Come stai? Ti sei divertita con i tuoi amici?” mi chiese venendomi incontro saltellando.

Beh non chiedetemi come mai stesse saltellando.

“Mi ha...baciata....” sussurrai a me stessa, evidentemente mia mamma non sentì nulla poiché mi ripeté “Beh ti sei divertita?”

Io stavo per esplodere dalla gioia e lei mi chiedeva se mi fossi divertita.

“Mi ha...Oh sì sì mamma, è stato molto bello. Beh io vado a dormire ho un sonno!” mi ripresi, stavo per ripetere “Mi ha baciata” ma sarebbe stato troppo perfino per un baccalà come me, suvvia!

Le schioccai un bacio sulla guancia, poi mi fiondai sulle scale e salii in camera mia.

Ero molto su di giri.

Mi svestii con aria sognante e mi misi il mio pigiama azzurro chiaro ripetendo “mi ha...baciata, oddio non ci credo... Ma... come mai l'ha fatto? La mia buonanotte? Uh se pensa che dopo questo riuscirò a dormire, il babbuino si sbaglia di grosso...”

E infatti non riuscii a chiudere occhio, mi ritornavano di continuo in mente i suoi occhi che brillavano al buio e la sua voce... Mi toccai le labbra e mi ritrovai a sorridere come una scema.

Che mi stava succedendo? Sentivo ancora l'impronta delle labbra soffici di Ivan.

Mi addormentai alle tre di notte e sognai babbuini che mi fissavano... Era alquanto inquietante.

 

 

Il mattino seguente ero orripilante.

Avevo dormito malissimo e infatti le mie occhiaie erano un misto di viola, blu e ancora viola.

Mi lavai la faccia, poi fregai il correttore di mia sorella e lo applicai in quantità industriale, misi un po' di mascara e matita e mi vestii.

“Giorno...”farfugliò Sarah entrando in bagno.

“Ciao” le risposi facendo uno sbadiglio da oscar.

“Ehi chiudi quella bocca che entrano le mosche” mi disse mia sorella mentre si sciacquava il viso.

“Beh meglio le mosche che le vespe non credi?” le risposi con aria maliziosa.

Se l'era già dimenticato?

A quanto pare no, siccome mi fissò alquanto male per averle ricordato quel giorno orrendo.

Eravamo in spiaggia e ad un certo punto molte vespe si erano avvicinate a noi, e mia sorella, dato che non teneva la bocca chiusa ma urlava e urlava si era ritrovata con una vespa in bocca. Era sbiancata e per fortuna ha fatto in tempo a sputarla fuori prima che la pungesse...

“Sì, decisamente meglio le mosche” ripetei da sola, finendo di spazzolare i miei capelli e uscendo dal bagno.

 

 

Arrivai a scuola con il cuore in gola.

Come si sarebbe comportato dopo quello che era successo?

“Ehi baccalà” sussultai a quelle parole, lentamente mi girai e me lo ritrovai di fronte, splendido come sempre che mi fissava divertito.

“Babbuino...” gli risposi, non sapendo cosa altro dire.

“Non hai dormito stanotte?” mi chiese trattenendo una risata.

“Cosa te lo fa pensare?” ribattei incrociando le braccia al petto.

“Mah, forse il fatto che le tue occhiaie ti fanno assomigliare a un panda?” mi rispose, stavolta senza trattenerla, la risata.

Maledetto correttore, scriverò una lettera di protesta alla ditta che lo produce!

“Beh hai qualcosa contro i panda?” gli dissi avvicinandomi al mio banco e sedendomi.

Mi raggiunse e si fermò in piedi accanto a me.

“No, assolutamente niente” mi sussurrò, poi si voltò e si sedette al suo posto.

Non mi guardò più per tutto il giorno. Che ragazzo lunatico.

 

 

 

Nel pomeriggio Sharon venne a casa mia, manco il tempo di salutarla che lei “Dimmi tutto tutto tutto! Il bel principe che ha combinato ieri sera?”

Sospirai scuotendo la testa e le raccontai tutto quello che era successo.

Rise tantissimo per la storia dei baccalà e dei babbuini, beh dovevo ammettere che era divertente.

“E tu signorina? Guarda che non sono cieca, ho visto benissimo che tu e Nicola vi mangiavate con lo sguardo!”

Appena pronunciai il nome di Nicola le vennero gli occhi a forma di cuoricino.

“Non immagini quanto è stato carino con me! Quando stavo per inciampare mi ha afferrata al volo e io mi stavo per sciogliere.

Poi abbiamo parlato un sacco ed è così simpatico!!” mi disse saltellando per la mia stanza e addentando un biscotto al cioccolato.

“E sboccia l'amore....” mi misi a canticchiare guardandola sorridendo. Ero così felice per lei...

Se lo meritava davvero tanto! Era ora che mettesse un punto definitivo con quel bastardo di Andrea e si innamorasse di un altro.

 

 

Dopo aver accompagnato Sharon a casa sua decisi di tornare a casa passando per il porto.

Era già sera e i lampioni erano accesi.

C'era molto vento e il mare era molto agitato.

Mi strinsi nella giacca, quando vidi qualcosa che mi fece fermare di botto.

Una sagoma a me nota, le spalle ampie, le braccia muscolose che tenevano diverse cassette di frutta verdura. Stava aiutando a scaricare della merce da un camion stracolmo di cose.

Mi nascosi dietro ad una macchina, non volevo che mi vedesse.

Notai che si guardava continuamente intorno con sguardo furtivo, come se avesse paura di essere visto da qualcuno.

Ma da chi? E come mai Ivan aiutava a scaricare la merce?

Lo osservai a lungo, c'erano diversi uomini che lo aiutavano ma lui era quello che lavorava di più, per un tempo indeterminato lo vidi fare avanti e indietro con casse di verdura e di frutta.

Iniziava ad essere stanco. Ad un certo punto si fermò un attimo per riprendere fiato, sembrava che stesse pensando a qualcosa, poi si riscosse e continuò a fare avanti e indietro dal negozio al camion, dal camion al negozio.

Stavo congelando ma non riuscivo a muovermi di lì.

Pensavo ad un milione di cose.

Ma lui domani ha scuola, come me! Sarà stanchissimo!

Beh, supposi che era già da un bel po' che lo faceva, sembrava abituato.

Poi mi venne in mente quel sogno che avevo fatto un bel po' di giorni fa. Mi sembrava proprio questo il luogo!

Però era l'alba, non sera.

Mi venne in mente un'idea, per quanto assurda ma mi venne.

“Domani mi recherò qui all'alba per vedere se c'è...”

Decisi che ero stata lì ferma per abbastanza tempo, così, tra mille pensieri mi incamminai verso casa mia.

Non so perchè non mi volli mostrare a lui, non so perchè non volli parlargli e chiedergli spiegazioni.

Qualcosa nel suo sguardo stanco e furtivo mi aveva colpita.

 

Mi addormentai sfinita, come mai il mio babbuino doveva lavorare?

 

Angolo della scimmia.

Eccomi qua col capitolo 7!

Allora... Iniziamo a capire qualcosa di più su Ivan, ma per ora non ho detto ancora molto... Ci saranno delle motivazioni sul PERCHE' Ivan debba fare questo ma non deve fare solo quello.... AAAh meglio che sto zitta altrimenti faccio spoiler! Fatemi sapere che ne pensate, se siete rimaste deluse o altro..

Vorrei ringraziare di cuore:

m_Arti

Chizu_chan

Brillante e scura

feilin

Betz5SOS

Per aver lasciato delle recensioni alla mia storia <3

Ringrazio tantissimo anche tutte le ragazze che hanno messo la storia tra le preferite, seguite e ricordate e ringrazio ovviamente anche tutte quelle che leggono in silenzio <3

Al prossimo capitolo, spero di non deludere le vostre aspettative!

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Capitolo 8
*** Sentimenti e desideri ***


 

 

La sveglia suonò e mi catapultò fuori dal mio guscio caldo di coperte e lenzuola, riportandomi alla realtà.

Guardai l'ora e sbuffai sbadigliando, pensando di aver sbagliato a selezionare la giusta sveglia ieri sera.

Mica ero matta, ma quale essere umano può avere la forza di svegliarsi alle cinque del mattino?

Mi rigettai sul mio amato cuscino con il progetto di bruciare al più presto la sveglia traditrice.

Proprio mentre pensavo a questo mi venne d'un tratto in mente quello che mi ero ripromessa di fare.

Ivan. L'alba. Le verdure. Verdure?

Merda dovevo sbrigarmi.

Mi fiondai fuori dal letto in un secondo e rabbrividii al contatto del mio piede nudo con il pavimento gelido.

Andai nel bagno cercando di non svegliare nessuno, ma ovviamente inciampai nel secchio che non era al suo posto e feci rumore.

Ma che diamine!

Trattenni il fiato, avevo paura che qualcuno si fosse svegliato. Quando sentii il russare di mio padre nella stanza poco più a sinistra del bagno mi rasserenai.

Mi preparai in fretta e furia e cinque minuti dopo ero già fuori casa.

Freschetto alle cinque del mattino eh?

Mi misi a correre verso il porto, sperando da una parte di non trovare ciò che purtroppo sospettavo, dall'altra avrei tanto voluto vedere LUI, ma non sapevo come mai. Anche da lontano mi bastava.

Che mi prendeva?

 

 

Mi fermai ansante , ero arrivata.

Beh se non altro mi ero riscaldata, con quella corsa.

Ero proprio nel luogo dove i primi banconi del mercato stavano iniziando a sistemare i propri prodotti.

Una vecchietta poco più alla mia destra stava mettendo delle uova nelle confezioni.

Mi è sempre piaciuto il mercato, è un luogo così pieno di colori, con gente semplice, c'è vita! Beh c'è vita in orari un po' più umani ma ero felice di essere là.

Aguzzai gli occhi in cerca della mia preda (ok detto così suona male) fino a quando non lo avvistai.

Agente segreto 008 aveva individuato il suo obiettivo. Nascondersi in modo da non essere visti.

Finii di pensare alle cretinate della mia mente (svegliarsi troppo presto può avere effetti collaterali!) e mi concentrai su Ivan.

Si trovava accanto ad un camion e stava aiutando un signore a scaricare della merce. Intravidi dei salami e del formaggio. Posò le casse per terra e aiutò una signora a sistemare le cose sul suo banchetto.

Dopo che ebbe finito la ringraziò, lei gli strinse una mano guardandolo con affetto e gli diede dei soldi, poi Ivan si allontanò e si diresse da un altro camion.

Stesso procedimento, aiutava un signore ad allestire il suo banchetto per il mercato, questo lo ringraziava, lo pagava e lui se ne andava.

Andò avanti così per quattro o cinque volte. Si erano fatte ormai le sei e mezza del mattino.

Lo avevo osservato per tutto il tempo, ero rimasta incantata da quelle braccia forti e dalla sua espressione.

Era assorto, sembrava stanco morto ma allo stesso tempo vedevo che non voleva far capire quanto fosse stremato, era gentilissimo nei confronti dei signori che aiutava e il sorriso che gli rivolgeva a lavoro terminato mi aveva letteralmente ipnotizzata.

Me ne stavo lì, nascosta dietro una pianta del bar di fronte, mi sentivo la pantera rosa.

Quando lo vidi fermarsi un attimo e asciugarsi la fronte avrei voluto correre da lui, saltargli al collo, guardarlo negli occhi e urlargli perchè faceva questo e da quanto tempo andava avanti tutta questa storia.

Se aveva bisogno di soldi non poteva fare un lavoro come il cameriere, magari nel pomeriggio, come fanno altri ragazzi della nostra età?

Come mai aveva scelto di lavorare alla sera tardi e all'alba?

Ci credo che aveva sempre quell'aria così stanca..

Mentre tutti questi dubbi mi affollavano la mente il tempo scorreva e mi accorsi che erano le sette meno un quarto, quindi controllai che lui non ci fosse e non mi vedesse, dopodichè mi misi a correre verso la scuola.

Ultimamente non facevo altro che correre, avrei potuto iscrivermi ad una maratona già che c'ero.

Vidi Ivan che correva poco più avanti di me, a quanto pare pure lui si era accorto dell'orario.

 

 

Arrivata in classe mi diressi come un tornado al banco di Ivan, che era ovviamente già seduto al suo posto con le gambe distese e le braccia incrociate.

Oh mammina da vicino si vedeva ancora di più quanto fosse stanco... Era così bello...

Diedi dell'idiota al mio cervello che formulò quest'ultimo pensiero.

“Baccalà rosso, devi dirmi qualcosa oppure ti sei incantata ad osservare il sottoscritto?” si rivolse a me col sopracciglio alzato e quel dannato sorrisino sghembo.

Esisteva solo una parola per descriverlo: sexy. Maledettamente sexy.

Cazzo Jolanda questo tra un po' ti manda al manicomio.

“Non mi incanto ad osservare i babbuini, ho gusti migliori” gli risposi imitando la sua espressione.

Mi sedetti al mio posto e mi misi a chiacchierare con Nicola.

“Che è quell'espressione sognante? Mmmmh stai forse pensando ad una fata dagli occhi verdi che ti ha rapito il cuore?” gli dissi melodrammatica.

Il mio vicino di banco scoppiò a ridere e si grattò la testa imbarazzato.

“Senti.. potresti darmi il suo numero vero? L'altro giorno abbiamo parlato di molte cose ma mi sono scordato di chiederglielo” mi mormorò con l'espressione da cucciolo bastonato.

Mi immaginai immediatamente la faccia di Sharon con gli occhi a cuoricino, scuotei la testa ridendo e diedi il suo numero a Nicola.

Così i piccioncini potevano sentirsi quando volevano.

 

 

Nell'intervallo raggiunsi Ivan che stava scherzando con Giovanni.

“Puoi venire un secondo?” gli dissi a bassa voce. Lui annuì guardandomi stranito e ci dirigemmo in un posto più appartato, vicino alla palestra.

“Senti Ivan hai due occhiaie grosse così, adesso mi spieghi che cavolo stai combinando” mi rivolsi a lui con tono severo, eravamo uno di fronte all'altra.

Non sapevo neanche io perchè lo stessi facendo, ma lo dovevo fare e basta.

La sua espressione si fece ancora più confusa, poi si passò una mano sulla faccia e mi rispose:

“Primo: non sei mia madre e quindi non ti deve interessare se dormo o non dormo.

Secondo: che cavolo te ne importa, scusa?” Non era arrabbiato, il suo tono era calmo e i suoi occhi mi stavano iniziando a distrarre.

“Non sono tua madre, questo è vero, ma... Non riesco a capire...” in quel momento fui presa da varie emozioni contrastanti: da una parte volevo dirgli tutto ciò che avevo visto e chiedergli spiegazioni, dall'altra pensavo che fosse meglio stare zitta e dall'altra parte ancora non desideravo altro che mi stringesse a sé, che mi tenesse in braccio come quando ero inciampata e che mi baciasse di nuovo.

Sebbene quel contatto fosse durato veramente pochissimo non avevo scordato la sensazione delle sue labbra, e mi mancavano, mi mancavano da morire.

Si fece più vicino, i nostri volti si sfioravano.

Il mio cuore accelerò i battiti.

“Che cosa non capisci?” soffiò sul mio viso con voce ammaliante.

Ok adesso era decisamente troppo. Il suo profumo mi mandava in tilt e se continuava a parlarmi e a guardarmi in quel modo mi sarei in fretta scordata chi ero, dove abitavo e quanti anni avevo.

Presi un respiro profondo.

Ti chiami Jolanda e hai diciassette anni. Perfetto, fin qui ci siamo.

Lo fissai con aria di sfida e gli risposi:

“A dire il vero non capisco tante cose di te... Ad esempio, come mai mi hai baciata, quella sera?” mi scostai leggermente da lui per riprendere a respirare normalmente.

“Ti ho baciata perchè in quel momento non desideravo altro. Mi eri così vicina e io... ho perso il controllo” parlò continuando a fissarmi e nel frattempo si era avvicinato nuovamente a me, fino a quando non fui con la schiena al muro e il suo viso a pochi centimetri dal mio.

“Ok ma se non ti allontani lo perdo pure io il controllo!” esclamai senza rendermi conto di quello che avevo appena detto.

Me ne pentii immediatamente. Non appena vidi spuntare il suo sorrisino stupendo arrossi come una cretina e spostai lo sguardo sul pavimento.

“Come hai detto scusa? Ti faccio perdere il controllo?” disse con tono vittorioso, manco gli avessero detto che aveva appena vinto la gara di formula uno.

Inclinò leggermente la testa per ricatturare i miei occhi, ma non ci riuscì, tenevo duro.

“No, vedi, non intendevo dire quello...” mi stavo arrampicando sugli specchi. “Intendevo dire che se mi stai così vicino non riesco a trattenermi dal prenderti a pugni” non c'era niente da fare, ero pessima a mentire e ad inventare scuse.

Infatti non ci credette minimamente.

“Mmmmh sì certo...comunque questa situazione” e sottolineò la parola situazione, alludendo a me schiacciata contro il muro e lui con le braccia anch'esse sul muro a mo' di gabbia “è molto invitante...” concluse ammiccando.

Fui salvata dalla campanella.

Lo scansai (malvolentieri ma non potevo permettergli di fottermi il cervello) e corsi in classe, lasciando che il mio cuore si calmasse.

 

Quando entrò in classe la professoressa era già seduta alla cattedra. Mi finsi molto concentrata ad osservare i delicati colori del mio portapenne in modo da non incrociare lo sguardo del babbuino più sexy e misterioso del mondo.

 

Poco prima di uscire da scuola per dirigermi verso casa mi fermò Sofia.

“Senti, domani è il compleanno di Cristy, avevo pensato che sarebbe stato bello prima uscire tutti insieme come l'altra volta e poi mi farebbe piacere se tu, Sharon e lei vi fermaste a dormire da me. Adoro i pigiama party!” esclamò entusiasta.

Ero felicissima, mi sarei divertita moltissimo!

“Ma certo!! Anche io amo i pigiama party! Ci divertiremo un sacco, vedrai” le feci l'occhiolino e me ne andai, dopo che lei mi ebbe abbracciata tutta contenta.

 

Solo mentre entravo a casa mi resi conto che fare un pigiama party a casa di Sofia equivaleva a passare una notte intera sotto lo stesso tetto di Ivan.

 

 

Angolo della scimmiaaa :)

Finalmente ecco il capitolo 8! Chiedo perdono per il ritardo ma ho avuto dei problemi con il computer e poi è cominciata la scuola...

A parte questo... Cosa ne pensate? Come vi sembra?

Fatemi sapere se vi piace o se devo migliorare in qualcosa :)

Un abbraccio a tutte voi, alla prossima <3

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