Stay with me

di Suomalainen
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Hollywood ***
Capitolo 2: *** Ordinary Girl ***
Capitolo 3: *** Breakaway ***
Capitolo 4: *** Best Day of My Life. ***



Capitolo 1
*** Hollywood ***


"Could you be a teenage idol?
Could you be a Movie Star? [...]
Well remember when you're rich that you sold yourself for this."
[Hollywood, Michael Bublé]

Ryan

«Fallo per me, fallo per te... Fallo per loro.» disse il mio menager sorridendomi. Era il migliore, lo sapevo e lo sapeva anche lui, per questo riusciva sempre a farmi fare ciò che voleva lui. Quello che volevo io era irrilevante. Sospirai e non dissi nulla, continuai a fissarlo sperando che cambiasse idea, ma tutto quello che lui aggiunse fu «Vedrai, con questa trovata farai soldi a palate... FAREMO soldi a palate, e anche la tua immagine migliorerà agli occhi di tutti. Ne varrà la pena, credimi».
Mi alzai in piedi e andai verso la grande finestra della mia villa, quella che dava sulla piscina, mi passai una mano tra i capelli «Va bene, facciamolo» dissi freddamente guardando fuori, un uccello, che si era posato sullo sdraio, aveva aperto le ali e aveva spiccato il volo.

Salii sulla limousine che si era fermata davanti a casa mia. Mi sistemai sul sedile in pelle e presi la bottiglia di champagne dal mini-bar e ne versai il contenuto in due bicchieri. Pochi secondi dopo la limousine si fermò e la porta si aprì. Posai i bicchieri sul tavolino di fronte a me e presi la mano della ragazza che stava entrando.
«Ciao London» lei non disse nulla, mi diede un leggero bacio sulle labbra e poi si sistemò nel posto accanto al mio, era arrabbiata, lo si vedeva da lontano un miglio.
«Come sta-»
«Fammi capire, quando pensavi di dirmelo?» sibilò
«Hai parlato con Luke?»
«Sì. Perché?»
«Farà bene alla mia immagine dice...»
«E a me non pensi?»
Mi sentii un traditore in quel momento, a me piaceva London, mi dispiaceva farla soffrire.
«Certo che ci penso London, ma potremmo comunque vederci, lontano dai riflettori e dai paparazzi, sarà tutto molto più tranquillo.»
Mi guardò come se avessi detto la cosa più stupida del mondo, chiuse gli occhi per un momento e poi li riaprì, non c'era nessuna emozione, nessun sentimento «Ascoltami Ryan...» sussurrò aggiunstandomi la cravatta «Se la nostra storia non è alla luce del sole, se non posso dichiarare al mondo intero il mio amore, se non puoi accompagnarmi alle feste o cose del genere, allora non voglio continuarla. Ci rimarrei troppo male...» mi mordicchiò l'orecchio. Chiusi gli occhi lasciandomi andare, dopo tutto non aveva tutti i torti, se mi amava non poteva pretendere che tenessimo la nostra storia così a distanza, insomma noi...
Aprii gli occhi e mi allontanai da lei «Ma che ti prende?» sibilò lei
«Ti servo non è vero?»
«Cosa stai dicendo?»
«Tu non mi ami, ti servo solo per avere più popolarità non è così?» il mio tono di voce era calmo, ci ero abituato a queste cose, non mi importava più ormai, e in quel momento mi sorpresi a pensare che nonostante tutto non mi importava neanche più tanto di London.
Lei aprì la bocca per ribattere, ma in quel momento l'auto si fermò, lei si ricompose e io mi preparai. Ricordai i consigli di Luke "Evita figure di merda. Sii gentile. Sorridi, sempre." erano state le sue parole, "E se muoio dentro e non ho voglia di sorridere?" avevo risposto, lui mi aveva dato una pacca sulla spalla "Sei uno degli attori più pagati di Hollywood... Vuoi davvero che ti insegni io come fare a recitare ad essere l'uomo più felice sulla faccia della terra?" ------------------------------ Heiii People! Questa è una delle mie prime storie, quindi fatemi sapere come vi sembra, lo so, è solo l'inizio, ma conto di aggiornare una volta a settimana come minimo:) Un bacio <3 Suomalainen

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Capitolo 2
*** Ordinary Girl ***


I make wishes, I have Dreams
And I still want to believe
Anything can happen in this world,
for an Ordinary Girl.
[Ordinary Girl, Miley Cirus]


Julia

«Joe! Cosa ti porto?»
«Il solito Julia... Con una fetta di limone in più»
«Arriva in un secondo» scrissi sul taccuino l'ordinazione e poi mi diressi verso il bancone e urlai al ragazzo dei cocktail «Cuba Libre con una fetta di limone»
«Arriva subito!»
Mi avvicinai alla mia amica e collega Ayani «Come andiamo?»
«Sono stanca e l'unica cosa che voglio è andare a casa a dormire»
«Dai, ancora mezz'ora e poi iniziamo a sbaraccare» presi il vassoio con sopra il cocktail per Joe e mi diressi al suo tavolo, Ayani mi seguii «Lo so, ma non ce la faccio più, è da questa mattina che sono in piedi e che corro da una parte all'altra della città per varie commissioni... Sono davvero stravolta!»
«Dopo un po' ti fai l'abitudine...» le sorrisi
«Se lo dici tu!» sospirò
Posai il bicchiere di Joe sul suo tavolo «Sono sei dollari, Joe» non rispose, stava guardando la tv «Non è che puoi alzare un po'?» chiese.
Mi avvicinai al televisore e alzai il volume manualmente, il telecomando era finito la sera prima dentro un boccale di birra per colpa di alcuni ubriachi e non funzionava d'allora.
Il giornalista in tv stava presentando una serata molto importante per il mondo del cinema «Tutti i fans sono letteralmente IMPAZZITI» stava dicendo rivolto alla telecamera «Sta arrivando un'altra limousine, vediamo chi sarà a scendere e a camminare sul tappeto rosso questa volta...» le telecamere furono puntate sulla porta dell'auto, quando l'autista l'aprì si udì un urlo e una ragazza scese dalla macchina, sorrise alle telecamere e salutò «Ma è London Hashton, questo vuol dire che-» il giornalista non riuscì a finire la frase che dei cori si alzarono e si mescolarono con le urla delle ragazze ammassate contro le transenne «Ryan! Ryan! Ryaaaan!» urlavano. Dalla limousine uscì un ragazzo, iniziò a sorridere e a salutare anche lui, fece delle foto con alcune ragazze e firmò qualche autografo, poi raggiunse la ragazza che era in auto con lui, le posò una mano sulla schiena e camminarono insieme fino all'entrata, dove il giornalista li fermò «Sono qui ora con Ryan Gosling e London Hashton... Ditemi come vi sentite ad essere qui con tutti questi fans che impazziscono per voi e in particolare per te Ryan?»
«Mi sento benissimo! Sono davvero felice! Insomma tutti vorrebbero essere al mio posto in questo momento no?» sorrise
«Oh, di sicuro... Ti faccio l'ultima domanda e poi vi lascio andare... Molti vogliono sapere come sta andando la storia tra voi due, siete una delle coppie più famose in questo momento!» chiese il giornalista facendo l'occhiolino alla ragazza. Ryan sembrò essere preso alla sprovvista, si grattò dietro la nuca sembrando imbarazzato e rispose «Sta andando molto bene» guardò la ragazza negli occhi «E spero che continui ad andarlo.» lei gli sorrise e gli scoccò un bacio sulle labbra «Lo amo così tanto!» disse quasi urlando.
«Che bella coppia! E questo era tutto per ques-».
Spensi la televisione.
«Quel ragazzo abitava qui una volta sapete?» disse Joe
«Ryan Gosling? Oh andiamo Joe, non scherzare!» rispose Ayani continuando a pulire un tavolo «Avrà vissuto la sua intera vita a Hollywood»
«Ve lo giuro, abitava non poco lontano da casa di mio cugino Henry, ve lo ricordate mio cugino no?!»
«Quello che ha vomitato sul bancone la scorsa settimana? Come poterlo dimenticare» dissi ridendo «Tipi come quello non si scordano facilmente»
«Proprio lui! Mi ha raccontato che era un amico del figlio di un suo amico, e abitava poco lontano da lui. Era simpatico da bambino, diceva, ma quando è diventato famoso... Si è lasciato un po' prendere la mano dalla popolarità»
«Chi non lo farebbe?» chiesi «Insomma, mi abituerei persino io ad una vita fatta di limousine, feste, soldi, belle case...»
«Tutti si abituerebbero!» disse ridendo Ayani
«Già, sarebbe bello...» dissi io
«Ragazze io vi lascio, i soldi sono sul tavolo Julia, tieni pure il resto» disse Joe prima di uscire dalla porta. Lo salutammo e poi tornammo a pulire i tavoli.
«Ci pensi però?» chiese Ayani
«A cosa?»
«Ad incontrare qualcuno di famoso, ad incontrare lui, Ryan...»
«Facciamo parte di mondi diversi, non credo che potrebbe mai succedere...»
«Sarebbe bello però no? Incontrarlo e scoprire che alla fine non è molto diverso da noi.»
«Intendi scoprire che anche lui lavora in un pub dove almeno una volta a settimana scoppia una rissa?»
«Se lo fa, sicuramente lo fa in segreto»
«Immagino di sì» mi misi a ridere, l'idea che un attore come lui lavori in un bar non troppo alla moda in incognito mi faceva piegare in due dalle risate. Mi tolsi il grenbiule e lo appesi dietro al bancone, guardai l'ora, erano le due del mattino, tra cinque ore mi sarei dovuta svegliare per andare al colloquio di lavoro.
«Pronta per domani?»
«Per oggi intendi?» indicai l'ora alla mia amica, lei sorrise e annuì «Non so...»
«Andrà benissimo!»
«Lo spero... Sarebbe la mia occasione»
«Vai a casa, fatti una doccia e cerca di riposare, finisco io qua!»
«Sei sicura?»
«Certo! Vai!»
«Grazie, sei la migliore!» l'abbracciai e poi corsi fuori. L'aria del mattino era frizzante, presi la bici e cercai di pedalare il più velocemente possibile a casa, mi lacrimavano gli occhi per il freddo. Una volta a casa mi feci una doccia e poi mi coricai. Dovevo riposare, quella sarebbe stata la mia occasione, l'occasione che aspettavo da una vita, avrei avuto la possibilità di andarmene da lì. Avrei avuto la possibilità di vivere la vita che avevo sempre voluto.


Ciaaaao a tutti!
Ecco a voi il secondo capitolo, spero vi piaccia e fatemi sapere che ne pensate!
Quale sarà la storia dietro a tutti questi personaggi? Come faranno le loro strade ad incrociarsi? *Cercando di creare suspence hahaha* Per ora le cose stanno procedendo lentamente, ma giuro (pinky promise) che si evolveranno in modo interessante (;
Magari entro la fine di questa settimana riesco a postare anche il terzo capitolo, ma non prometto nulla, anche se sono presa assai bene e ho un sacco di idee che mi ronzano in testa uhuuu :DD
Un mega saluto!

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Capitolo 3
*** Breakaway ***


Breakaway.

Felt like no one could hear me
Wanted to belong here
But something felt so wrong here
So I prayed I could breakaway.
[Breakaway, Kelly Clarkson]


Ryan

Era quasi ora di partire, tutto era pronto e la macchina mi stava aspettando nel viale davanti a casa. Il telefono iniziò a suonare proprio mentre stavo sistemando le ultime valige dentro il bagagliaio del mio fuoristrada.
«Pronto?»
«Ehi Ryan! Sono Luke, come l'ha presa London?»
«Abbiamo rotto»
«Mi dispiace»
«Non è vero»
«Hai ragione, comunque... Sei pronto?»
«No, non penso.» lo dissi più freddamente possibile, per cercare di far sentire in colpa il mio maneger, ma non servì a nulla, «Fantastico!» rispose contento «Ci sentiamo domattina, quando ti sarai già sistemato»
«Va bene, a domani...» stavo per mettere giu quando la sua voce mi richiamò «Ah... Ryan?»
«Sì?»
«Non attirare troppo l'attenzione per favore»
«Farò del mio meglio.» e chiusi la telefonata.
Mi misi al volante e partii. Non mi serviva il navigatore per andare lì, nonostante fosse passato tanto tempo dall'ultima volta che ci ero andato, la strada la ricordavo benissimo.
Non condividevo per nulla l'idea di Luke, come avrebbe giovato alla mia immagine allontanarmi da tutti e da tutto, per tornare in quel buco di città dov'ero cresciuto? Per di più io e London avevamo rotto, non che me ne fregasse poi qualcosa, ormai stavamo insieme per forza di abitudine, non era più come i primi momenti passati insieme. Io ero cotto di lei, ma da come si erano evolute le cose, dubitavo che lei fosse mai stata innamorata di me, forse le servivo, oppure aveva deciso insieme a sua madre che ero un partito più che decente. Dio, quanto odiavo sua madre. "Almeno adesso non dovrò più vederla" pensai.

Dopo quattro ore circa arrivai a destinazione, parcheggiai nel vialetto davanti a casa dei miei. Adesso loro abitavano in un'altra città vicino, più grande e più comodo per me da raggiungere, ma quella casa non erano mai riusciti a venderla, avevano sempre pensato che una casa in campagna sarebbe sempre potuta servire "Per quando sarò nonna" era solita ripetere mia madre. Sì, certo, aspetta e spera.
Scaricai i bagagli ed entrai nella villetta; dentro era esattamente come me lo ricordavo, non era cambiato nulla, il divano davanti al caminetto, le foto di famiglia appese al muro, la cucina bianca e luminosa.
Salii le scale per andare a vedere le stanze, la mia non esisteva più, quando me n'ero andato si era trasformata in uno sgabuzzino, mi ricordo di essermi arrabbiato con i miei per questo, ma adesso capivo perché l'avessero fatto. Entrai in quella dei miei, sarebbe stata mia per le prossime settimane, sistemai le mie cose nell'armadio e disfai il resto dei bagagli, mi feci una doccia e poi scesi in cucina per farmi qualcosa da mangiare.
Finito di mangiare guardai l'ora, le nove e trenta, il tempo sembrava volato, mi buttai sul divano e accesi la televisione. Trovai subito quello che cercavo: trasmettevano la diretta della serata di galà alla quale avevo dovuto rinunciare, c'era lo stesso giornalista che mi aveva intervistato il giorno prima «Ed eccoci di nuovo qua!» stava dicendo emozionato «Ci sono arrivate voci sul fatto che il nostro amato Ryan Gosling non sia con noi questa sera» si diresse verso delle fans «Hai saputo che l'attore Ryan Gosling non sarà qua questa sera?» chiese ad una di loro, «No» rispose lei emozionata «Ne sono rimasta delusa, speravo tanto di incontrarlo» sembrava realmente triste. La trovai quasi patetica, non mi conosceva neanche, come poteva essere triste?
«Sono sicuro che lui ora ci stia guardando» riprese il giornalista «Vuoi dirgli qualcosa?»
«Sì!» urlò la fan «Ryan TI AMO! SPOSAMIII RYAN!» e poi sventolò un cartellone con un mio primo piano. Il giornalista si allontanò un po' e poi rivolto verso le telecamere disse «Come puoi notare siamo tutti tristi per la tua assenza Ryan... Oppure no» corse verso il tappeto rosso e il cameraman inquadrò una coppia appena arrivata. Lui era un attore che era diventato famoso fra gli adolescenti per un suo ultimo film che aveva avuto grande successo e lei era... No. Non era possibile.
«A quanto pare qualcuno non è a tenere compagnia a Ryan questa sera» disse l'uomo e si avvicinò alla coppia «London, dove hai lasciato il tuo fidanzato?»
«Veramente non lo so... Ci siamo lasciati» disse toccandosi i capelli, odiavo quando faceva così, perché voleva dire che si stava per inventare qualcosa.
«Ma come London? Fino a ieri vi amavate così tanto... Cosa è successo?»
«Bhè, ieri sera l'ho trovato a letto con un'altra e così ho deciso di chiudere-»
Spensi la televisione e buttai il telecomando per terra. COSA? Così adesso era colpa mia che l'avevo tradita. Non ci potevo credere. E per di più lei mi aveva già rimpiazzato con un altro. Tirai un pugno al muro, facendomi sanguinare le nocche. Stronza.
Avevo bisogno di bere, ma in casa non avevo nulla, presi le chiavi della macchina e partii.

Julia

Entrai nel pub, ero mezz'ora in ritardo, ma non mi avrebbero detto niente, Ayani mi avrebbe coperta come io solitamente facevo con lei.
«Ehii, pensavo ti fossi persa!» urlò la mia amica non appena entrai
«Scusa, sono rimasta addormentata...»
«Allora? Il colloquio com'è andato?»
«Non so...» risposi «Mi hanno detto che mi avrebbero fatto sapere»
Presi il grembiule e me lo infilai, afferrai il taccuino e mi guardai in giro, era decisamente pieno quella sera, ed erano tutti abbastanza caldi per via dell'alcool in corpo.
«A che ora stacchi?»
«Tra due ore, tu?»
«Mi tocca l'ultimo turno oggi» sospirai, non mi sentivo informa quel giorno, avevo anche una brutta sensazione per il colloquio di quella mattina, non erano stati entusiasti di me, anzi, quando parlavo sembrava quasi che fossero annoiati. "Le faremo sapere entro due settimane", avrei lavorato in quel bar per il resto della mia vita, perché quelle erano le parole in codice per dire che non ero ciò che cercavano.
Fui chiamata da un gesto di un cliente al bancone «Cosa ti posso portare?»
«Tre birre»
«Arrivano» mi spostai vicino al frigo e ne tirai fuori tre, mi chinai per prendere lo stappa bottiglie, quando udii un rumore di bicchieri rotti. Mi alzai di scatto e vidi che era scoppiata una rissa sul fondo del locale. Mollai lì le birre e corsi nella loro direzione, un ragazzo con un cappellino da baseball calato sugli occhi stava tirando un pugno ad un uomo che in zona era conosciuto per essere una testa calda «Smettetela» urlai, cercando di farmi spazio, ma nessuno sembrò sentirmi. Arrivarono altri due ragazzi che iniziarono a picchiare anche loro il ragazzo con il cappello. Mi buttai in mezzo «ADESSO BASTA» urlai, arrivò anche Ayani che si mise di fianco a me con un telefono in mano «Se non ve ne andate giuro che chiamo la polizia» disse decisa. L'uomo fece un cenno agli altri due e uscirono lasciando il ragazzo a terra, cercai di farlo rialzare e poi lo aiutai a camminare «Lo aiuto io, tranquilla» dissi ad Ayani, e poi condussi il ragazzo nello stanzino dove tenevamo il kit di primo soccorso. Lo feci sedere su una sedia, presi dal kit del cotone e ci versai del disinfettante sopra.
«Hai avuto fegato a metterti in mezzo»
«Tu invece non hai avuto un pizzico di cervello per attaccare rissa con Travis»
«Chi?» chiese tra una smorfia e l'altra
«Lascia perdere... Non sei di queste parti eh?» presi una sedia e la portai davanti alla sua, mi sedetti e gli tolsi il cappellino. La sua faccia era una maschera di sangue «Dalla tua faccia deduco di essere messo male» ironizzò, avvicinai il cotone al suo viso «Farà male» lo avvertii, e poi iniziai a pulirlo dal sangue. Non disse nulla, ma si vedeva che il disinfettante bruciava a contatto con le sue ferite; finito di pulirgli la faccia gli diedi un fazzoletto per il naso perché continuava a sanguinare e poi passai a fasciargli la mano destra che aveva tutte le nocche sanguinanti.
«Passerà» lo guardai in faccia, adesso, almeno pulito dal sangue, sembrava molto più presentabile. Sembrava quasi... «Assomigli ad un attore famoso sai?» gli dissi
«Davvero? A chi?»
«Si chiama Ryan Goglin... O qualcosa del genere» lo vidi sorridere divertito «Già, qualcosa del genere probabilmente»
«Viveva qui una volta sai?»
«Interessante»
«Già... Io dovrei tornare di là, come ti senti? Devo chiamare un'ambulanza?»
«Starò bene e se mi prepari qualcosa di veramente forte da bere, starò ancora meglio».

Erano le tre di notte passate, nel locale c'eravamo solo più io e il ragazzo della rissa «io dovrei chiudere» gli dissi avvicinandomi a lui, lui mi guardò con sguardo vuoto e si mise in piedi a fatica «Me ne vado subito...» sbiascicava le parole, era ubriaco fradicio, probabilmente gli avevano servito altri drink dopo quello che gli avevo preparato io, perché era veramente messo male.
«Vuoi che ti chiami un taxi?»
«No, io... Ho la macchina qui fuori...»
«Non puoi guidare in queste condizioni!»
«Io sto benissimo. Di quali condizioni stai parlando? Devo solo trovare le chiavi...» si frugò in tasca fin quando non ne tirò fuori un mazzo di chiavi, che io prontamente gli strappai di mano «Se guidi in questo stato sarai un pericolo per te e per gli altri! In che hotel dormi? Ti chiamo un taxi»
«Io ho una casa qua, mica dormo in un hotel»
«Qual'è la via allora?»
«Los Angeles»
«Non siamo a Los Angeles!»
«Strano... Perché io ho una casa anche lì» si mise a ridere «Ho una vita lì... Anche degli amici e una volta avevo una fidanzata» iniziò a blaterare qualcosa riguardo ad un attore famoso, che però non riuscii a seguire. Non potevo farlo guidare in quello stato, ma lui non si ricordava dove abitava, cosa dovevo fare? Non sembrava un maniaco, anzi adesso che lo guardavo bene portava vestiti costosi e sembrava un bravo ragazzo. Sospirai, me ne sarei pentita, ne ero sicura, gli tesi la mano «Vieni con me».

Angolo dell'autrice:
Hola mundo! Lo so sono stata pessima, è da un botto che non aggiornavo (come se ci fosse qualcuno che segue la storia HAHAH). Anyway, ecco a voi il terzo capitolo della storia, fatemi sapere che ne pensate, se vi ha fatto schifo, se è tremendamente prevedibile, se vi è piaciuto, se potrebbe essere usato come carta igenica, insomma qualsiasi cosa che vi venga in mente scrivetela, davvero!
Buon giovedì a tutti!
Suomalainen (;

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Capitolo 4
*** Best Day of My Life. ***


Best Day of My Life.

I'm never gonna look back
I'm never gonna give it up
No, please don't wake me now
This is gonna be the Best Day of my Life.
[Best day of my Life, American Authors]

Ryan

Mi svegliai in preda ad un mal di testa terribile, cosa mi era successo? Mi guardai in giro. Un momento, quella non era casa mia e quello dove stavo dormendo non era il letto dei miei. Dove cazzo mi trovavo? Mi alzai di scatto, indossavo ancora i vestiti di ieri, solo la mia giacca era piegata su una sedia vicino al letto, per il resto, avevo ancora tutto addosso. Sentii un rumore di pentole e piatti al piano di sotto, scesi le scale con calma, guardandomi intorno, c'erano un sacco di foto appese al muro, in una di esse riconobbi la ragazza che mi aveva aiutato ieri, ero a casa sua.
Arrivai in cucina «Buongiorno!» dissi, lei probabilmente si spaventò perché fece un salto facendo cadere un uovo «Scusa, non volevo spaventarti»
«Non ti avevo sentito arrivare... Hai fame?» chiese mentre puliva per terra
«Un po'...»
«Latte e biscotti?»
«Per colazione?»
«Sì... Non va bene?»
«Non è molto americana come cosa, mi aspettavo più uova e pancakes...» io volevo mangiare uova e pancakes.
«Colazione europea, o così o niente.» rispose decisa
«Allora perché hai chiesto?»
«Per essere gentile e per farti credere di avere una più ampia scelta» si mise a ridere, io ero imbarazzato, non mi ricordavo che cosa era successo la sera prima e non sapevo bene che figura ci avevo fatto con lei... Magari adesso sarebbe corsa al primo quotidiano locale per dire che Ryan Gosling si era ubriacato nel suo bar, il mio agente sarebbe stato molto felice.
«Siediti» mi disse e mi posò davanti una tazza di latte e una scatola piena di biscotti, lei si sedette di fronte a me e iniziò a mangiare. Non sembrava intimidita da me e non faceva l'isterica, forse non era una mia fan, o forse era più psicopatica di quello che non dava a vedere.
«Allora... Ehm» iniziai, com'era il suo nome? «Julia» mi aiutò lei «Mirale Julia»
«Julia... Cosa è successo ieri?»
«Non ricordi nulla?»
«Ero in un pub, quello è tutto ciò che ricordo»
«Hai attaccato rissa con Travis che ti ha ridotto ad una maschera di sangue, ma niente di grave, e poi hai continuato a bere per tutta la sera. Eri ubriaco fradicio e volevi guidare, io te l'ho impedito, ma visto che non ti ricordavi più dove abitavi ti ho portato qua» lo raccontò come se fosse la cosa più naturale del mondo. Quindi per lei era normale salvare persone e portarle a casa sua? Sembrò capire cosa stavo pensando perché aggiunse «Non l'avevo mai fatto prima, avresti potuto essere un maniaco, ma dovevo rischiare» sorrise. No, decisamente non aveva capito chi ero, ebbi un ricordo sfocato della sera prima, di lei che mi diceva che assomigliavo molto a un attore di nome Ryan Goglin... Non aveva neanche azzeccato il mio nome.
«Allora come ti chiami tu?» mi chiese e intanto accese la televisione che si trovava sopra il mobile della cucina «Ryan...» dissi, poi la mia attenzione fu catturata dalla televisione, stavano facendo la replica del programma che avevo visto ieri prima di andare in quel pub, la fan che urlava di amarmi, il giornalista, London... Presi il telecomando e spensi la tv. Julia aveva visto abbastanza, perché guardo prima me e poi la televisione spenta.
«Oddio...» disse, mi guardava con occhi sbarrati, faceva quasi paura.
«Tornando al discorso di prima, mi chiamo Ryan Gosling e non Goglin» sorrisi
«Oddio, mi dispiace, avrei dovuto riconoscerti e per il nome... Scusa. Che figura di merda» le sue guance si arrossarono leggermente, le sorrisi, e mi sorpresi a pensare che quella cosa fosse molto dolce, arrossire intendo.
«Lei era... Quella ragazza, insomma...»
«Era la mia ex.» chiusi lì il discorso, parlare di lei mi faceva innervosire e montare la rabbia, ero lì per uno scopo ben preciso e non potevo distrarmi pensando a lei.
«Scusa» si alzò e iniziò a ripulire tutto, prese le chiavi della sua auto e poi mi guardò «Adesso ti ricordi dove abiti?».

Julia

Lo portai fino al parcheggio del pub, dove la sera prima aveva lasciato la sua macchina «Eccoci qua» dissi scendendo «Ed ecco a te!» gli porsi le chiavi che gli avevo ritirato la sera prima «Mi avevi sequestrato le chiavi?!»
«Ti devi aspettare di tutto da un ubriaco!» sorrisi
«Già...» mi guardò in modo strano, probabilmente non aveva mai incontrato nessuno che non lo conoscesse.
Mi avvicinai per salutarlo dandogli due baci sulla guancia, ma dopo il primo mi fermai imbarazzata «Scusa, io sono abituata con la mia famiglia e ora... Scusa, mi sono confusa...» arrossii violentemente «Saluti la tua famiglia baciandoli sulla guancia?!»
«Tradizione... Sono mezza italiana, da noi si usa così, scusa.»
«Mamma Mia! Pizza, Pasta, Mafia!» urlò Ryan scuotendo le mani, lo guardai stupita e poi scoppiai a ridere, non avevo mai visto niente di più divertente «E quello cos'era?»
«Tutte le mie conoscenze di italiano» mi fece l'occhiolino, aprì la macchina e poi salì «Mi sa che però non ne so tanto quanto te»
«Siamo quasi lì... Potresti essere scambiato per un vero italiano!»
«Sei una bugiarda pessima»
«Per questo non sono un'attrice famosa» gli dissi, lo salutai con la mano e feci un passo indietro, in modo che lui potesse uscire con la macchina e andarsene.
Seguii con lo sguardo il suo fuoristrada finché non sparì dietro la curva, non mi sarebbe mai più capitata una cosa del genere in tutta la mia vita, rimpiansi un poco di non avergli chiesto nessuna foto o autografo, probabilmente non l'avrei mai più rivisto. In quel momento squillò il cellulare, lo presi dalla mia borsa, numero sconosciuto, chi poteva essere?
«Pronto?»
«Julia! Sono io, Ayani!»
«Ah sei tu... Ma di chi è questo numero?»
«Di mia madre... Sono senza soldi io. Sembri sorpresa comunque, stavi aspettando una chiamata?» chiese curiosa, non le avrei mai detto che per un attimo avevo sperato che fosse proprio LUI «Pensavo fosse l'esito del mio colloquio»
«Ah, mi dispiace di averti deluso... Che fai oggi pomeriggio?»
«Sono al pub, che dobbiamo allestire per la festa di questa sera... Ricordi?»
«Me n'ero scordata! Per che ora vai?»
«Pensavo di andare a casa, farmi un doccia, sistemare un po' e poi essere lì per le quattro, cinque al massimo, gli invitati arrivano per le otto mi pare...»
«Va bene, arriverò anche io per quell'ora. Dove sei ora?»
«Nel parcheggio del pub...» dissi cautamente
«A far cosa?!»
«Storia lunga... Ti dico poi!»
«Va bene, a dopo!»
Chiusi la telefonata, salii in auto e partii verso casa. Pensai a quanto fossero stati irreali questi due ultimi giorni... Il colloquio, Ryan... Forse era stato solo un sogno, forse adesso mi sveglio e scopro che nulla di tutto ciò è successo realmente.
Entro in casa «Ciao Romeo» saluto il gatto accarezzandogli la testa poi mi dirigo verso il telefono, avevo un messaggio in segreteria, premo il tasto per ascoltarlo iniziando a togliermi la giacca.
«Julia sei lì? Bhè, Julia sono la mamma, volevo solo ricordarti che fra due settimane c'è il matrimonio di tua cugina Maria, lei ci tiene tanto alla tua presenza...»
Guardai Romeo «Certo come no» gli dissi
«... E anche a me e a tuo padre farebbe piacere la tua presenza. Sai c'è quel ragazzotto figlio del collega di tuo padre che mi ha detto che avrebbe piacere di conoscerti, si chiama Andrea. Richiamami appena senti il messaggio che così ne parliamo, e decidiamo anche quando andare a provare il vestito, sai, Maria ti vuole come damigella. Ciao bella, ci manchi.»
Mi lasciai cadere sul divano. Stava scherzando vero? Non solo dovevo andare ad un matrimonio pieni di parenti stretti e non che mi avrebbero fatto il terzo grado sulla mia vita, ma mia madre aveva pure deciso che doveva fare la date planner. Mi sarei inventata una scusa e non sarei andata, anche se mi dispiaceva per Maria, certo non eravamo poi andate così d'accordo ultimamente, ma mi aveva chiesto di essere una delle damigelle, non potevo darle buca all'ultimo. Controllai l'ora, mi alzai e mi diressi verso il bagno, era meglio sbrigarsi, mi aspettava una lunga giornata.

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