L'Iris del deserto

di Uchiha29
(/viewuser.php?uid=255682)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Latte e biscotti ***
Capitolo 3: *** Maniglia ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


L'Iris del deserto. - Prologo


Non uno straccio di stelle, quella notte.
La pallida luce della Luna illuminava i volti distrutti dei Ninja di Suna.
Erano partiti in tanti, ma solo il quaranta percento era tornato.
Il Kazekage marciava davanti a tutti, guidandoli attraverso la piccola foresta dietro a Suna, unica fonte di beni di prima necessita per gli abitanti del Villaggio.
Non era una foresta spontanea, ovviamente. Gli alberi avevano tutti circa quindici anni, ed erano cresciuti in terre modificate dai justu. Prima c’era solo sabbia.
Gli alberi, man mano che procedevano, diventavano sempre più bassi e meno fitti, fino a lasciare posto a piccoli campi arati.
Gaara guardò oltre a essi e scorse le imponenti mura di pietra del Villaggio.
Le guardie del portone Ovest, mezze addormentate, si risvegliarono di colpo quando li videro.
-Kazekage-dono!- esclamarono in coro precipitandosi verso la loro direzione.
Li invitarono ad entrare sorridenti, ma il loro sorriso sparì ben presto:
-Siete solo voi…?-
Temari, alla destra di Gaara, annuì abbassando lo sguardo.
-Abbiamo avuto molte perdite, purtroppo. Ci sono anche dei feriti fra noi, vi prego di chiamare una squadra medica.-
-Agli ordini!- aprirono le porte con un meccanismo, e i volti degli shinobi si rilassarono: finalmente erano a casa.
I più giovani cominciarono a correre per le strade, silenziosi ma felici.
I più esperti, invece, con passo felpato ritornavano alle loro abitazioni.
-Gaara, non preferisci andare anche tu all’ospedale?- suggerì Kankuro.
-No, sto più che bene.- lo tranquillizzò il rosso.
-Io vado con Kankuro. Allora... ci si vede a casa.- aggiunse Temari con un piccolo sorriso.
I due si voltarono e il Kazekage rispose al sorriso. Gli era mancata quella frase.
 
Passando per la via, incontrò la sua allieva: aveva la fronte fasciata e anche il braccio.
-Masturi- salutò il ragazzo.
-Gaara-sama!- la mora sorrise e abbassò il capo, rispettosa come al solito.
-Stai bene?-
-Non mi lamento, ci sono casi più gravi del mio. Solo qualche ferita al braccio e alla testa.-
-Ne sono felice.-
-Lei sta bene?-
-Ho passato momenti migliori, ma sto bene.-
Fecero un attimo di silenzio e si guardarono.
Ad un certo punto, però, Gaara sentì qualcosa di sospetto:
-Hai sentito?- mormorò.
-No. Che cosa?- Il ragazzo le fece segno di stare in silenzio.
Nguee, Nguee!
-Oh, ma è il pianto di un bambino? Perché a quest’ora della notte? Stanno tutti dormendo, abbiamo fatto in modo di non svegliare nessuno…-
Il Kazekage le fece cenno di seguirlo.
Il pianto proveniva dall’abitazione di Gaara. Questa sì che era una cosa strana.
-Kazekage! C’è una cesta all’ingresso!- Matsuri cominciò a correre verso l’abitazione del suo maestro.
-Che diavolo…?-
I due si avvicinarono e osservarono il contenuto della cesta: era una bambina dagli occhi neri come la pece e i capelli color carota. Tra le mani, la piccola stringeva un Iris.
Matsuri per prima la prese in braccio, cercando di tranquillizzarla. La cullò un momento, giusto per farla smettere di piangere. Era lì da poco, infatti era pulita e sembrava anche nutrita.
Gaara, invece, doveva ancora mettere insieme tutti i tasselli e fare mente locale. Stavano succedendo troppe cose e troppo in fretta.
-C’è un biglietto sotto alle coperte.- La ragazza prese tra le mani il piccolo pezzo di carta:
 
“Vi prego di prendere questa piccola sotto la vostra custodia, poiché da ora sarà sola.
Trovatele un nome, datele felicità, crescetela e fatela vostra allieva. I suoi genitori sono morti entrambi in battaglia e io sono di troppo in questo mondo. Presto chiuderò gli occhi per l’ultima volta anche io, perciò vi affido ciò che rimane di due shinobi che si sono sacrificati per offrirle un futuro felice.
Fatela crescere sana e forte, sono le mie ultime volontà. Non chiudetela in un orfanotrofio, crescerebbe triste e debole.
Prendetela sotto la vostra custodia, vi prego, Kazekage-dono.
Datele la felicità che voi non avete mai avuto.
-A.”
Matsuri terminò la lettura. Aveva gli occhi lucidi. Una bambina così piccola non meritava di crescere nella solitudine.
-Cosa farete?- chiese guardandolo.
Gaara aveva gli occhi spalancati: sembrava davvero sconvolto.
Aveva solo diciotto anni e oltre ad essere Kazekage aveva un mucchio di responsabilità. Non poteva prendersi anche questa.
-La metteremo in un orfanotrofio.-
-Cosa? Ma…- la sua allieva era profondamente delusa. I genitori della piccola si erano sacrificati perché potesse avere un futuro felice e il suo maestro voleva davvero vanificare in quel modo il loro sacrificio?
-Sono stanco. Ti prego occupati tu di portarla all’orfanotrofio poco lontano da Suna.- rispose il rosso massaggiandosi una tempia.
-Ma.. Gaara-sama..-
-Va’.- le ordinò il Kazekage, entrando in casa.
Matsuri, con gli occhi tristi prese in braccio la bimba e si incamminò.
 
*
 
Era di fronte all’orfanotrofio, ed erano le cinque di mattina. Trascinava le gambe stanca, mentre sulla sua spalla era poggiata la testa della bambina, che dormiva tranquilla.
All’ingresso vide un bambino entrare nella struttura piangendo e una donna che parlava con un’altra donna.
-E’ il decimo questa sera.- dalla sua posizione poteva sentirle parlare.
-Il Daimyo del Vento non ci darà mai i soldi per mantenerli tutti..- sospirò. –I fondi basteranno solo per due pasti al giorno scarsi…- mormorò.
A Matsuri si gelò il sangue.
Osservò la piccola che si teneva stretta a lei e i suoi occhi si addolcirono. Come poteva fare una cosa del genere? Con quale coraggio avrebbe abbandonato al suo destino una creatura così fragile? Anche se significava disubbidire agli ordini del Kazekage, era pronta ad assumersi la piena responsabilità delle sue azioni:
-Non ti lascerò lì se ho la possibilità di renderti felice.- le sussurrò accarezzandole il capo.
Girò i tacchi e si diresse verso la sua casa, che da quel momento sarebbe diventata la loro.
 
*
 
Gaara tornò fuori.
L’Iris che era nella culla e il biglietto erano rimasti sulle scale.
Afferrò il fiore e se lo rigirò tra le mani. Forse non era stata tra le sue scelte più sagge, ma la bambina era così dolce e piccola che non avrebbe avuto problemi ad essere adottata, anche se raramente qualcuno a Suna adottava un bambino.
“E se finisce in una famiglia che la maltratta?” i sensi di colpa lo stavano distruggendo. Si sedette sulla scalinata e si passò una mano tra i capelli.
Inutile provare a dormire, erano già le cinque e i suoi fratelli avrebbero fatto il loro solito casino, una volta tornati. In più, quella sensazione che gli torturava lo stomaco non gli avrebbe fatto chiudere occhio.
Ricordò della sua infanzia da incubo, delle lacrime versate da solo su un altalena affiancato solo da un orsetto di pezza.
Nessun bambino si meritava di passare ciò che aveva passato lui. Nessuno.
Si alzò di scatto e cominciò a correre verso l’orfanotrofio:
-Non la lascerò lì se ho la possibilità di renderla felice.- 


Angolo autrice:
eh sì. E' un periodo in cui sono ispirata al massimo e una Gaara/Matsuri non poteva assolutamente mancare.
Spero vivamente che vi piaccia!
Grazie a chi recensirà o leggerà solamente.
Baci, Uchiha29.


 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Latte e biscotti ***


L'Iris del deserto - 1. Latte e biscotti



Matsuri aprì la porta con difficoltà, stanca e con la bambina in braccio.
-Finalmente a casa...-  sorrise togliendosi le scarpe.
Nessuno l'aspettava in quel piccolo appartamento, ma la rincuorava sapere che da quel giorno non sarebbe più stata sola.
Poggiò la piccola sul divanetto nel salotto e andò nella sua stanza  per cercare qualcosa che potesse anche lontanamente sembrare una culla. Purtroppo, tutto ciò che riuscì a trovare fu una modesta cesta in legno.
All'interno di essa, mise delle coperte bianche e morbide, in modo da renderla il più comoda e accogliente possibile, anche se era solo una cosa provvisoria.
-Dovrai accontentarti, mi dispiace, più tardi andrò a comprare una culla.- le parlò come se potesse risponderle, mettendola delicatamente all'interno della cesta.
-Ora stai buona qui, sono tanto stanca..- sbadigliò, le accarezzò una guancia con il braccio sano, e poi, si sdraiò sul divanetto cercando di prendere sonno. 
Era davvero esausta, perciò non ci mise molto ad addormentarsi.

*

-Kazekage-dono!- la donna, quando aprì la porta, quasi svenne trovandosi il Kazekage in persona davanti.
-E' arrivata una bambina questa sera?- chiese senza troppi giri di parole.
-Sì, ce ne hanno portate molte...- abbassò lo sguardo.
-Vi prego, capisco che è molto presto, ma fatemele vedere.-
-Da questa parte.-
La donna lo condusse in una stanza poco illuminata e piena di lettini.
-Stanno dormendo.- lo avvisò.
-Non ci sono neonati?- si guardò intorno: i bambini erano troppo grandi.
-Questa sera ne è arrivato uno, ma è un maschio.- 
Il ragazzo assunse un'espressione stupita: com'era possibile? Aveva ordinato a Matsuri di portarla all'orfanotrofio.
...giusto, Matsuri! Come aveva fatto a non pensarci prima?
-Capisco... mi dispiace, le ho fatto perdere tempo.- si mise sulla soglia della porta e la guardò dritta negli occhi. -Comunque, provvederà Suna a mantenerli, non si preoccupi.- aggiunse.
-C-cosa? Ma il nostro orfanostrofio è fuori dal villaggio!- la donna sembrava incredula.
-Lo so, ma conoscendo il Daimyo non spenderà un solo centesimo per tutti i nuovi arrivati.-
Alzò gli occhi al cielo. -Tra l'altro, la maggior parte di essi sono figli di Shinobi della Sabbia. Sento di avere una responsabilità verso di loro.- si giustificò. 
Gaara sapeva bene che in realtà stava facendo tutto questo perchè si sentiva tremendamente in colpa. Non si sarebbe mai perdonato il fatto di aver pensato anche solo una volta di abbandonare una bambina così piccola in un mondo così crudele e nelle mani di un destino ancor più crudele del mondo.
-Kazekage-dono, non so davvero come ringraziarla!- Inutile dire che la donna lo stava guardando con le lacrime agli occhi. Quelle persone che lavoravano lì dentro rinunciavano ad un sacco di cose ogni mese pur di riuscire a tirare avanti. Sicuramente amavano quel posto e quei bambini, nonostante fosse incredibilmente triste sapere che nessuno di essi era veramente felice con loro.
-Si figuri..- e detto questo, uscì.
"Matsuri, avrei dovuto capirlo subito che non eri capace di fare una cosa talmente vigliacca. Non è da te scappare." pensò. Come gli era venuto in mente di mollarla in un posto simile? Nel bel mezzo della notte e con un braccio rotto. Da sola, tra l'altro. 
Sì, doveva essere proprio impazzito.
Sperava solo che fosse a casa, nel suo letto a dormire. Anche perchè il suo subconscio gli suggeriva che era alta la possibilità che fosse finita tra le fauci di qualche strano animale o fosse stata rapita. Ora sì che era davvero preoccupato.
Corse per un paio di minuti, finchè non si trovò davanti ad una palazzina a tre piani. 
Suonò il citofono e attese qualche secondo:
-Chi...chi è?- era la voce stanca della ragazza. In quel momento, il cuore di Gaara riprese a battere: per fortuna stava bene. Ciò, quindi, voleva anche dire che la bambina era con lei sana e salva.
Sorrise leggermente al pensiero di Matsuri preoccupata di disubbidire ai suoi ordini.
-Sono io, Gaara.-
-K-Kazekage-sama!- il tono di voce tornò il solito.
-Dobbiamo parlare.-
-La faccio salire...- rispose mogia. Sicuramente si stava già preparando ad una lavata di testa da parte sua. 
Matsuri, dall'altra parte del citofono, una volta finita la conversazione si precipitò a nascondere la bambina. La mise in camera sua, dietro al letto, e chiuse la porta della stanza.
-Entri pure...- gli aprì la porta, mentre cercava di aggiustarsi i capelli come meglio poteva.
-Allora, dov'è la bambina?- sospirò Gaara curvando leggermente le labbra da un lato.
-B-bambina? E' all'orfanotrofio...- disse con tono il più convincente possibile.
Proprio in quell'istante, dalla camera di Matsuri si udì chiaramente un pianto. La ragazza si sbattè una mano in fronte, mentre il Kazekage la guardava quasi ridendo.
-Siete arrabbiato..?- chiese lei mortificata.
-Tranquilla, ho sbagliato io. E' che non sono pronto a prendermi una responsabilità simile..- 
-Lo capisco..- la bambina pianse di nuovo. -Vado a vedere.- aggiunse sorridendo leggermente.
-Ti accompagno.. se non ti dispiace.- Matsuri scosse la testa e sorrise.
Aprì la porta della sua camera e si ritrovò davanti la piccola che agitava le mani nella cesta, proprio come se stesse cercando qualcosa.
-Perchè piange?- chiese Gaara chiaramente inesperto.
Matsuri si avvicinò alla bambina e la osservò: stava boccheggiando, sicuramente aveva fame.
-Credo sia affamata.- la prese in braccio cercando di calmarla.
-I bambini bevono il latte?- chiese insicuro il Kazekage.
-Ehm.. sì. Lei dev'essere sui cinque mesi, non ci servirà qualcosa di particolare, basterà del latte riscaldato con qualcosa dentro.-
Gaara aprì il frigo e prese una bottiglia di latte con l'intenzione di riscaldarlo.
La kunoichi, intanto, si mise in punta di piedi cercando di afferrare il pentolino nella credenza sopra alla cucina.
-Aspetta, ti aiuto.- con facilità, il ragazzo allungò un braccio e tirò giù l'oggetto.
-Grazie.- arrossì lei.
Gaara mise il latte riscaldato in una ciotola e vi inserì qualche biscotto all'interno, in modo da ottenere una pappetta che non esigeva di essere masticata.
-Apri la bocca.- ordinò il ragazzo tenendo gli occhi fissi in quelli della bambina. Quest'ultima, tenne le labbra serrate.
-Credo che dovrebbe essere un po' più giocoso... lasci fare a me.- Matsuri prese il cucchiaino dalle mani del Kazekage. 
-Arriva il treninoo, apri la bocca!- disse in modo dolce e scherzoso.
La piccola ubbidì, spalancando talmente tanto la cavità orale da mostrare l'ugola.
-Ecco, brava...- sfilò il cucchiaino e lo rimise nella ciotola.
-Provi lei.- lo incitò.
Gaara prese una cucchiaiata di pappetta e provò a fare ciò che prima aveva fatto la sua allieva, ma con scarsi risultati.
Matsuri rise genuina alla scena: era buffo vedere il suo sensei, famoso per la compostezza, perdere la pazienza per una bambina capricciosa.
-Provi ad essere più sorridente!- rise lei.
-Uff, pensaci tu, non mi da retta.- si arrese dopo un altro paio di tentativi.
La ragazza ripetè la precedente operazione con lo stesso risultato. Il rosso si corrucciò e mise il broncio: trovava ingiusto il fatto che lui non ci riuscisse.
-Saresti una brava madre.- disse di punto in bianco.
La kunoichi si sentì avvampare. Aveva sentito bene?
-Oh, la ringrazio, Kazekage-sa...-
-Gaara. Gaara e basta.- la corresse.
Matsuri annuì, ancora con le guance arrossate per l'affermazione di prima.
-Ci siamo dimenticati una cosa.- esordì lo shinobi.
-Cioè?- La piccola prese un altro boccone.
-Come la chiamiamo?-
E' vero, non avevano pensato a un nome. Se n'erano completamente dimenticati.
-Che ne dice di Miku?- propose Matsuri.
-Troppo scontato. Mhm...- Il ragazzo s'illuminò ricordandol'Iris che la piccola teneva in mano al momento del loro primo incontro.
-E Ayame*?- aggiunse subito dopo.
-E' perfetto! Le si addice.- disse accarezzandole la testa.
Gaara sorrise dolcemente alla scena: sembravano già volersi bene.
-Matsuri, Ayame è stata affidata a me, non vorrei crearti disturbo..- disse poco dopo.
-Si figuri, la aiuterò volentieri i primi mesi. Capisco che lei è un uomo molto impegnato e anche i suoi fratelli non sono da meno.-
-Ne sei sicura? Se non ti senti in grado proverò a cavarmela da solo.- la rassicurò.
La kunoichi scosse la testa.
-E lei è pronto ad assumersi una simile responsabilità da solo?-
-Sinceramente? No, non lo sono affatto.- sospirò.
-Beh, può contare su di me. Il peso delle responsabilità è meno se condiviso.- sorrise dolcemente la sua allieva.
-Hai ragione. Ti ringrazio tanto per quello che stai facendo. Mia sorella non sarebbe capace neanche di cambiare un pannolino.- si passò una mano tra i capelli  e sbadigliò stanco.
-Andate a riposarvi, ci penso io a lei.-
-Ferma. La bambina non resterà qui. Da questo momento è sotto la mia responsabilità, quindi vivrà con me.-
-C-come...? E io come faccio ad aiutarvi?- non aveva di certo intenzione di fare avanti e indietro per Suna più volte al giorno.
-Ho una casa molto grande, potresti venire da me per un po'.- propose il Kazekage.
-Davvero? Siete serio?- questa proprio non se l'aspettava.
-Sì, ai miei fratelli farà solo piacere. Il problema principale, però, sarà spiegargli la situazione.- incrociò le braccia al petto com'era solito fare.
Matsuri guardò la piccola sulle sue ginocchia, sembrava felice.
"Non sarai accettata da tutti, piccolina... mi dispiace tanto." sospirò sconsolata pensando alle facce dei consiglieri e a tutte le alte cariche del villaggio: quella bambina avrebbe causato non poco scompiglio, soprattutto tra gli anziani.
-Prepara le tue cose.- disse Gaara prendendo Ayame in braccio.
-Cosa? Adesso?-
Il ragazzo annuì.
-Cosa diremo ai suoi fratelli?- Già si immaginava le reazioni.
-Non lo so. Voglio solo che sia una bambina felice.- la guardò negli occhi e vide il suo riflesso in essi. Quel kanji sulla sua fronte, 'amore'... una bella parola per molti. Ne aveva sentito parlare tanto: nei film la gente si diceva "ti amo", dei genitori che amano il proprio bambino, una  persona che ama mangiare ecc. si usava in diversi contesti.
Ma lui... cosa amava lui? E com'era essere amati?
Ayame gli sfiorò il naso con una mano e il Kazekage sorrise a quel gesto così innocente.
Non sapeva neanche cosa significasse amare, ma sentiva che l'avrebbe capito insieme a quella bambina.

 
​*Ayame: significa letteralmente 'Iris' in giapponese.

Angolo dell'autrice:
Ecco a voi il primo capitolo ufficiale.
A partire da questo, vedremo prossimamente come le cose si evolveranno tra quei tre ^^
Preparatevi a valanghe di scene fluff. Detto questo, spero che il capitolo vi sia piaciuto.
Grazie a chi recensirà o a chi leggerà solamente.
Baci, Uchiha29

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Maniglia ***


L'Iris del deserto.- Maniglia


-E questo moccioso chi diavolo è?!- Temari indicò la bambina indignata.
-E' una femmina.- precisò Gaara seduto a terra con una mano sulla fronte.
Doveva immaginarselo: i suoi fratelli erano rimasti più sconvolti di lui alla visione della bambina. Certo, anche lui aveva sbagliato a piombare nella stanza con una neonata in braccio e dire "Da oggi farà parte della famiglia.", ma a lui non era mai piaciuto fare giri di parole.
Kankuro sembrava essere quello più sconvolto, Temari invece si era ripresa in fretta dalla notizia e stava dando di matto. Aveva ragione Matsuri ad essersi preoccupata delle possibili reazioni dei due.
-Non mi importa! Ci mancavano solo i poppanti in questa casa.- Si mise una mano in fronte sospirando e continuò a camminare avanti e indietro per lo stesso tratto. Gli stava facendo venire il mal di testa.
-Okay... io non ci ho capito molto. Potreste spiegarmi di nuovo la situazione...?- Kankuro era visibilmente confuso... come compatirlo? Era appena diventato zio a sua insaputa. Zio poi... per modo di dire.
-Qualcuno ha lasciato questa bambina all'ingresso di casa e mi ha chiesto di crescerla.- Ripetè per la millesima volta Gaara ormai all'esasperazione. Era appena tornato da una guerra e ora gli toccava passare un altro inferno.
-Allora non è un sogno...- Kankuro guardò il pavimento a bocca aperta come se potesse essere qualcosa di potenzialmente interessante, ma in realtà erano solo gli effetti della notizia chock.
-E Matsuri cosa c'entra in tutto questo?- Chiese Temari incrociando le mani al petto.
-Senza offesa, ma non credo che tu sia in grado di occupartene, Temari...- Il marionettista, dicendo quelle parole, si fece piccolo piccolo. Probabilmente si stava già preparando ad una sfuriata da parte della sorella, anzi, sicuramente.
-Cosa stai insinuando?- Lo guardò in cagnesco. Uno di quegli sguardi che potevano competere con le occhiate di Madara, insomma.
Il ragazzo scosse la testa rigido come un pezzo di legno e indietreggò fino a trovarsi con le spalle contro al muro, mentre la sorella continuava a guardarlo come si guarda qualcuno che ti ha appena rovinato il lavoro di una vita... o più semplicemente come qualcuno che dice a una donna ciò che non vuole sentirsi dire.
La scena del quasi crimine fu interrotta da Gaara che si schiarì la voce, ottenendo così l'attenzione dei suoi fratelli:
-Scusate se vi interrompo, ma stavo dicendo che Matsuri e la bambina resteranno qui... o meglio, Matsuri se ne andrà presto e la bambina resterà. Deve solo insegnarmi qualche cosa basilare sui bambini. Insomma, le donne hanno un certo istinto materno, certe cose non so farle.- Gaara si accorse dell'errore fatto solo quando lo sguardo della sorella tornò ad essere fiammeggiante.
-Perchè... io non sono forse una donna?- La bionda si voltò con gli occhi iniettati di sangue e guardò il rosso come prima guardava Kankuro. Il Kazekage deglutì, cercando comunque di essere più impassibile che poteva.
La scena fu interrotta di nuovo da qualcuno che si sporse leggermente dietro allo Shoji*, mostrando solo il volto:
-Ehm, scusatemi tanto... dov'è la mia stanza?- Chiese timidamente Matsuri dopo aver inclinato il capo in segno di rispetto.
-Ti accompagno io. Si trova al piano superiore: non è in stile tradizionale quel piano, rischierai di perderti.- Si offerse la bionda che aveva improvvisamente cambiato tonalità di voce.
I due fratelli si guardarono e tirarono un sospiro di sollievo all'insuno: fortunatamente non c'era stata nessuna vittima.


-Temari... secondo te cosa diranno gli anziani di lei? Saranno d'accordo con la decisione di Gaara- sama oppure la chiuderanno in un qualche orfanotrofio?- Matsuri seguiva la sua superiore su per le scale con gli occhi bassi e Ayame in braccio, che intanto stava giocando con una ciocca dei suoi capelli.
-E' un bel problema... ma non preoccuparti, se è riuscita a convincere Gaara riuscirà a convincere anche i consiglieri.- La rassicurò. La verità era che erano ben poche le possibilità che la bambina restasse insieme a loro, tuttavia, aveva visto Gaara veramente deciso a prendersi questa responsabilità, anche se non sarebbe stato solo.
-Lo spero...- Strinse la piccola contro il suo petto come se volesse proteggerla da un vento freddo. 
-Senti, non è che potresti insegnare anche a me qualcosina sui bambini?- Temari si fermò davanti alla porta di una stanza e arrossì. -Comunque è questa la tua stanza.-
-Ti ringrazio.- Sorrise afferrando le chiavi dalle mani dell'altra. -Tornando al discorso di prima... lo farò di certo, scommetto che sei bravissima con i bambini!- Sorrise nuovamente rispondendo alla domanda di prima.
-Si vede che non la conosci bene.- Disse una voce proveniente dalle scale: era Gaara.
La Sabaku No si voltò offesa.
-Sbrigatevela da soli qui, io scendo.- Temari riassunse il suo tipico temperamento da dura e scese le scale, lasciando i due da soli... anzi, i tre.
-Ha bisogno di qualcosa, Kazekage-sama?- Chiese gentilmente Matsuri con lo sguardo basso e le gote arrossate.
-No, volevo solo darti una mano con lei.- Cercò di sorridere.
-Immagino quanto sia stanco... non deve assolutamente preoccuparsi. Ci penso io qui.- Lo rassicurò.
-Sei tu che non devi preoccuparti.- La guardò corrucciato.
-Le dico di no.- Rise Matsuri posando le dita sulla maniglia della porta.
La sua risata cessò subito dopo aver sentito qualcosa di più caldo e più ruvido dell'acciaio sotto i suoi polpastrelli: entrambi avevano messo contemporaneamente la mano sul pomello e ora si guardavano stupiti e imbarazzati.
-S-Scusi...- Balbettò la kunoichi le cui gote si erano tinte di un rosso profondo. Sì, quasi come i capelli di Gaara.
-Scusa tu...- Il Kazekage si girò dall'altra parte per non far vedere che anche lui era arrossito.
Nuovamente, Matsuri poggiò la mano nello stesso punto di prima e spinse con delicatezza:
la stanza era grande e molto luminosa, certo, era molto sobria, ma era comunque pulita e ordinata.
-Ti piace?- Le chiese Gaara sulla soglia della porta.
-E' molto bella. Grazie mille! Ma... Ayame? Non vedo culle.- Lo guardò come se cercasse spiegazioni.
-Vedi quella porta difianco al letto? E' l'entrata per una cabina armadio che non abbiamo mai utilizzato. Divide la mia camera dalla tua.- Iniziò a spiegare. -Magari potremmo mettere una porta anche dalla parte della mia stanza in modo che siano collegate... sempre se tu sei d'accordo, ovviamente.-
-A me va benissimo! E' un'ottima idea. Così potremmo fare a turni la notte per controllarla.- Sorrise genuina la ragazza.
-Da qualche parte in questa casa dovrebbe esserci una culla, al massimo potremmo andare a comprarla. Per ora ti dispiace metterla nel letto?- Le chiese osservando la bambina dormire tranquilla tra le sue braccia... anzi, tra IL suo braccio, visto che l'altro era fuori uso. Doveva essere piuttosto doloroso per lei tenere la bambina sul suo braccio ingessato.
La ragazza non se lo fece ripetere due volte e poggiò la neonata il più delicatamente possibile sul materasso.
-Tieni.- Il Kazekage le lanciò uno strano dispositivo in mano. La sua allieva se lo rigirò tra le mani confusa.
-E' un walkie talkie, accendilo, così se piangerà la sentiremo.- Effettivamente, anche questa era una buona idea.
-Si può sapere quando li ha presi?- Ridacchiò la ragazza osservandoli.
-Non ne ho idea. Li ho trovati prima insieme a Kankuro mentre cercavamo una culla.- Sorrise leggermente il rosso.
Si avvicinarono entrambi al lettone e si sedettero sul lato destro, osservando più da vicino la bambina che si riposava tranquillamente.
Sorrisero entrambi inteneriti da quella scena.
-E' proprio una bella bimba.- Sussurrò la kunoichi sfiorando con un dito la piccola manina chiusa a pugno.
-E' vero...- Gaara espanse il suo sorriso ancora più intenerito dopo aver visto le due mani sfiorarsi. 
-Ngueee!- I due furono subito interrotti e sobbalzarono: ecco che ricominciava... 
-Abbiamo parlato troppo presto.- Sospirarono ambedue.
-Su... cosa c'è adesso?- La prese in braccio cercando di calmarla, tuttavia, appena la avvicinò, Matsuri impallidì.
-Ti senti bene?- Chiese lui notando il suo improvviso cambiamento.
-Kazekage-sama... abbiamo un bel problema.- La sua allieva era un misto tra il divertito e l'esasperato.
Gaara continuava a non capire cosa stesse succedendo e la guardò interrogativo.
-Ecco... ehm, direi che il latte con i biscotti di prima sono stati digeriti alla grande!- Scoppiò a ridere come una bambina
-Oh merda...- Il rosso si passò una mano tra i capelli come se fosse sul punto di una crisi. Come si poteva ridere? Non voleva crederci... l'universo ce l'aveva con lui o cosa?
La ragazza, alla faccia del suo maestro, rise ancora più forte di prima.
-Kankuro... vai a fare scorta di pannolini e ciucci!- Urlò dalle scale il rosso.
Dopo tutto, il soggiorno a casa Sabaku No non sarebbe stato male... anzi, era sicura che insieme se la sarebbero spassata.

*Shoji: sono le porte scorrevoli di carta delle case giapponesi.

Angolo dell'autrice:
Scusatemi per il ritardo!
In questo capitolo si cominciano ad avere accenni alla coppia principale (finalmente), e ora preparatecvi alle valanghe di scene fluff.
Spero davvero che vi sia piaciuto. Grazie a chi recensirà o a chi leggerà solamente!
-Baci, Uchiha29

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2847378