Le bussole gemelle

di Yooh_beviamoci_su
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il ritorno di Capitan Sparrow ***
Capitolo 2: *** La leggenda delle bussole gemelle ***
Capitolo 3: *** Visita a Barbossa ***
Capitolo 4: *** L'albero dalle piume rosse ***
Capitolo 5: *** A bordo della Paon Bleu ***
Capitolo 6: *** A bordo della Paon Bleu- Thomas Andre ***
Capitolo 7: *** La tortura ***
Capitolo 8: *** Segreti ***
Capitolo 9: *** Antidoti greci ***



Capitolo 1
*** Il ritorno di Capitan Sparrow ***


Angolino dell'autrice
Allora, salve a tutti °u° questa è la mia prima fanfiction, quindi siate clementi. Che dirvi? Lo so, il primo capitolo è un po' corto, ma devo correggere tutta la storia perché radicalmente ho deciso di cambiare la trama. Eh già. Ora il mio cervellino, all'1.05 si sta spegnendo, quindi meglio che io pubblichi il primo capitolo al più presto. adieux. Seguite e recensite la storia, mi raccomando :3





Capitolo 1.
Il ritorno di capitan Sparrow

 





- Oggi-
Il loro occhio  si scostò improvvisamente dalle mani della Dea, che fremevano mantendendo la trasparenza cristallina dell'acqua di cui erano fatte: cominciarono a guardare l'orizzonte, in attesa del calare del sole, speranzosi che quello che cercavano di ottenere si realizzasse.
- Cosa succederà?- Gibbs cominciava a temere che tutto ciò che avevano sperato in quei mesi, quegli sforzi, si sarebbero, appena arrivata la notte, disintegrati davanti agli occhi di tutti loro.
Calypso non smetteva di tenere le mani protese verso degli oggetti a terra, sul ponte della nave.
All'improvviso un'enorme onda ricoperta di bianca schiuma si dirigeva verso la nave. In cima, a comandarla, si erigeva un'allungata figura femminile, con i capelli dorati al vento, la giubba che faceva per andarsene. La spada nella cintura, il tricorno nella mano destra: ce l'avevano fatta, era ritornato il loro capitano, Capitan Alicia Sparrow.


- Quattro mesi prima-
- Sparrow, hai paura di morire?- Hector caricò la pistola e gliela puntò addosso.
Alicia strinse tra il palmo e le dita il suo medaglione, fino a far sbiancare le nocche. Inarcò le sopracciglia, con aria di sfida.
- Ricorda, non finirà così.
L'ultima cosa che riuscì a sentire fu il rumore assordante della pallottola che le trafiggeva il petto, e che la trascinava sul fondo del cristallino oceano, a riposare lontano da lì, come aveva sempre desiderato.



-Oggi-
Si aggrappò con una sola mano ad una cima a lei allungata. E si arrampicò fino al ponte, come nulla le fosse accaduto.
Precipitò con un salto sul legno nero a prua, dando le spalle al timone. Davanti aveva la sua ciurma al completo, anzi, quello che ne rimaneva dopo lo scontro contro Barbossa e la sua patetica marina inglese da strapazzo.
Un silenzio di neve cadde intorno a lei, lasciando l'imbarazzo della sua trionfale entrata.
- Ad essere sincera,- prese parola infilandosi il cappello di suo fratello sopra i capelli coperti da una bandana bianca,- mi aspettavo un'accoglienza diversa, da questa.
Dai marinai si levò un grido, molti lanciarono i loro cappelli in aria, altri agitavano le spade sopra la loro testa. I suoi amici la guardavano con le lacrime agli occhi e lei sorrise, mostrando il suo canino spezzato, e tirando la bianca cicatrice sul suo labbro superiore.
Con un altro balzo scese atterrando ai piedi dell'albero, vicino ai suoi, che avevano fatto di tutto per riportarla tra loro.
- Calypso,- si rivolse di spalle alla dea,- ti devo un enorme favore.- Non fece in tempo a pronunciare la frase che questa si era già smaterializzata, ed era tornata nel suo limpido mare.

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Capitolo 2
*** La leggenda delle bussole gemelle ***


Angolino dell'autrice
Ok, il capitolo è di nuovo troppo corto :c ma non ho avuto molto tempo, per adesso c'è questo qui c: Comunque, spero ci sia qualcuno che lo apprezzi c: Ehm.. ho detto tutto, continuate a seguire e abbiate fede :')
A breve dovrei aggiungere i "disegni", diciamo, se va tutto bene.


Alcuni dei suoi uomini si ritirarono sotto coperta, altri si misero a lavare il pavimento nel ponte.
Gibbs, Ty e Randall erano rimasti accanto a lei, mentre Caryl si era allontanata da loro.
Alicia si sfilò gli stivali e li svuotò da un contenuto industriale di acqua marina.
- I miei piedi erano l'habitat di un pesce,- rise tra sè e sè cominciando a camminare avanti e indietro a piedi nudi.
Ty la prese da dietro, afferrandole i capelli- Ehi, tu,- la rimproverò,- sei appena resuscitata e l'unica cosa che riesci a dire è "i miei piedi erano l'habitat di un pesce"? Ma è uno scherzo.
- Oh. Scusatemi. A questo punto dovrei dire... grazie.
- Capitano! Ehm, capitano, cosa ha intenzione di fare?- balbettò Gibbs tenendo la vecchia mappa appartenente a Randall.
- Mappa!,- lei gliela strappò dalle mani facendo avvicinare tutti a sè,- secondo me... Ty, sull'albero maestro. Cerchiamo la Marina Reale.
- Gli inglesi, capitano?- riprese Gibbs.
- Esattamente.
- Vendetta...- soffiò Ty.
- Comprendi, Gibbs?- Alicia sorrideva maliziosamente tenendo gli occhi fissi sulla mappa.
- Sì, capitano. Ma cosa otterremo trovando la bussola?- un uomo che lavava il pavimento si avvicinò discreto e stette ad ascoltare.
- Devo raccontarvi di nuovo tutta la leggenda? Oh, avanti io non-- Borbottò Randall
Sparrow passò la pergamena all'amico e sopraggiunse, alzandosi in piedi- Non fa nulla, la racconterò io:- cominciò a raccontare, molti uomini si avvicinarono a lei, anche Caryl- un tempo, un uomo che viveva in una piccola, piccolina, piccina picciò isoletta, costruì con il legno della sua nave centenaria due bussole, assolutamente identiche.
- Come mai quest'uomo decise di costruirle con il legno della sua nave?
- E fammi finire, per grazia. Dicevo: Tanto non ho più bisogno di quel catorcio, i miei uomini mi hanno abbandonato e ormai ho perso la voglia di viaggiare per mare-
- Troppo rhum?
- I commenti dopo. Credo che due bussole sarebbero più d'aiuto, una ufficiale e una di scorta, pensava l'uomo, accigliato su uno scoglio davanti al tramonto. Quello che voleva in realtà, era andare a trovare un'ultima volta la sua figliola; la ricordava bellissima, con lunghi capelli corvini e celesti iridi incastonate negli occhi.
Una notte, mentre l'uomo dormiva, la dea Calypso decise, udendo i nobili pensieri che l'uomo raccontava davanti al tramonto ogni sera, di rendere realizzabile il suo sogno: diede un potere sovrannaturale a ogni bussola, una, che dipinse di vernice nera, aveva il potere di portare il proprietario alla cosa che più desiderava, per appunto,
quella che possiede Jakie.-
- L'altra però era molto più potente.
- E che poteri ha?
- Questo non lo sa nessuno. Per questo voglio trovarla.
- Secondo me è solo una leggenda.
- Io credo invece di no. Ma comunque, fatemi continuare: L'uomo da quel giorno fino alla sua partenza offrì doni alla dea, come statue, miniature, preghiere... Infine, quando partì, utilizzò al meglio la bussola nera: trovò la figlia e, insieme, salparono i sette mari per molto tempo.
Divenuto molto anziano, abbandonò alla ragazza la sua nave (che aveva ricostruito prima di partire) e le due bussole. La fanciulla cominciò ad abusare del potere della bussola che il padre aveva usato per ritrovarla, e la dea Calypso, non potendo sopportare il peso di vedere ella travolta da tutta quella magia, la portò via con se (nell'aldilà) per via di una tempesta, tenne via la bussola con sè e nessuno ne seppe più niente. Poi, intrappolata nella forma umana, la scambiò con Jack Sparrow. La bussola bianca invece rimase nel relitto
... che evidentemente è naufragato proprio...- indicò un punto segnato da una X rossa sulla mappa- Qui! Bene, Mastro Randall, accompagnami al timone. Ty, come ti ho detto prima su, fai la vedetta, Gibbs, controlla le vele. Si va verso est.

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Capitolo 3
*** Visita a Barbossa ***


Angolino dell'autrice
Bene, allora, ecco a voi il terzo capitolo, spero sia apprezzato (?) e non ho nient'altro da dire :) grazie molte a chi segue la storia e la seguirà. :3


- Capitano! Capitano!- le grida che giunsero all'orecchio di Alicia non promettevano nulla di sereno e tranquillo.
Si precipitò nel cuore della notte in dormiveglia sul ponte, mentre l'uomo che faceva la vedetta notturna scendeva passando per la scala a pioli.
- Abbiamo trovato la Marina Reale.
- Ma chi è questa Marina?- domandò lei ancora confusa.
- No, capitano, non è una ragazza, abbiamo avvistato la ciurma di Barbossa.
- Oh, ti dispiacerebbe porgermi uno di quei barili mezzi vuoti?
- Quelli con il rhum, capitano?
- No, no, uno di quelli con l'acqua.
L'uomo in silezio appostò il barile mezzo vuoto davanti al suo capitano, che lo prese e se lo gettò sul viso.
- Ok, ora va meglio. CIURMA!
Non si scorgeva nessuno sul ponte.
- Pirata dei miei stivali, cosa aspetti? Vai a svegliare i tuoi compagni!
- Vado, signor capitano.
- Sono una donna.
- Signora capitano.
- No, suona meglio "signor".
- Signor capitano.
- Prova con "signorina".
- Signorina capitano...?
- No, no, "signor".
- Credo che possa andar bene solo capitano.
Lei rientrò nei suoi appartamenti e si munì di veleno, spada, caricò la pistola con tre colpi e si infilò il medaglione dentro la maglia.Uscì allo scoperto e radunò tutti innanzi a sè.
Dopo aver nominato Randall primo ufficiale provvisorio, slegò una scialuppa e vi si buttò dentro.
Si infilò un largo cappello trafitto da una splendente piuma di pavone e indossò un giustacuore color scarlatto, raggiunse a remi la poppa dell'altra nave e furtiva si intrufolò dentro da un oblò, nascondendosi dietro barili colmi di provviste.
Mentre tentava di avvicinarsi alla scala che portava all'esterno, scorse due uomini che facevano le pulizie nella stanza.
I due parlottavano tranquillamente fra di loro, mentre Alicia stette ad ascoltare ciò che dicevano, sperando di ricavarne qualche utile informazione.
- ...verso est,- concluse uno, immergendo lo straccio nel secchio ai suoi piedi.
Questa frase la fece rizzare in piedi, e la fece ardere di odio verso il loro capitano, e la rese più determinata ad uccidere quel verme.
Strisciò dietro di loro, cercando di fare meno rumore possibile con la spada, che per sua disgrazia faceva un rumore infernale quando striciava a terra.
Prima che i due potessero accorgersene, erano già in un angolino, legati e imbavagliati.
Salì le scale furtiva e provò a passare davanti a due guardie vestite color granata.
- Ehi, tu!- gridarono in coro vedendola intenta ad aprire la maniglia della camera.
- Signori...- spalancò le braccia tentando di fermarli nel attaccarla,- ebbene, vi debbo delle spiegazioni.
Questi si guardarono nello stesso momento, puntandole addosso i fucili.
- Oh. Questo proprio non me l'aspettavo.
Con un calcio fece volare in aria il fucile di uno, girò di trecentosessanta gradi intorno a lei e con l'altra gamba si guadagnò un fucile tra le mani.
Con la parte posteriore dell'arma li colpì alla testa e li trascinò dentro gli appartamenti di Hector, lasciandoli rannicchiati in un angolo: per un po' non avrebbero disturbato.
Si appostò all'interno dell'appartamento di Hector e cominciò a prendere in prestito (ovvero rubare) qualsiasi cose l'attirasse, dalle monetine di pietra a quelle d'oro, dai piccoli pezzi di stoffa ai calici di media grandezza.
Neppure lei sapeva per quale motivo avesse attraversato con tanta facilità gli ostacoli.
Non passò molto tempo prima che l'ospite venisse accolta dal padrone di casa.
- Ci rivediamo.- Alicia buttò alle sue spalle ciò che aveva in mano, distruggendolo in mille pezzi.
- A quanto vedo la dea ha risarcito il suo debito.
- E tu risarcirai il tuo.
Cominciarono ad intrecciare le spade facendole tintinnare con un fastidioso rumore metallico.
Mentre Sparrow schivava con una scivolata la spada del suo nemico, che le arrivava da sopra la testa, riuscì a svitare la gamba di bottiglia di Hector, che cadde a terra strepitando. Alicia premette con il tacco degli stivali sul petto dell'uomo e gli puntò la pistola sulla fronte.
Aveva l'opportunità di ucciderlo, ma qualcosa glielo impediva. Come poteva ancora avere pietà di quel disgustoso verme? Non doveva ucciderlo. Forse non ancora.
- Questo è solo un avvertimento. Stai lontano da tutto ciò che mi riguarda,- staccò lo stivale mandando la spada dell'avversario lontana da lui e si allontanò lasciandosi alle spalle l'uomo  che cercava di reinfilarsi la gamba finta, tuffandosi nell'oscurità del mare notturno.
A nuoto raggiunse la sua nave, alla quale avevano attaccato lanterne ovunque, in modo che potesse con facilità riconoscerla.
Dopo che si fu asciugata e cambiata d'abito uscì sotto il cielo stellato, e si sedette a terra, accanto alla porta della sua cabina.
Sentì dei passi davanti a lei, ma non riuscì a identificare bene chi fosse, si erano spenti i fuochi, solo la luce della luna le permetteva di vedere un'ombra indistinta.

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Capitolo 4
*** L'albero dalle piume rosse ***


Angolino dell'autrice
Ehilà :D sono pigra, per questo ci ho messo tanto a scrivere il quarto capitolo; a dirl la verità l'avevo già scritto ma non avevo voglia di correggerlo, ecco. Come al solito mi auguro vi garbi :3 Vabbè, comunque, adieux. c: Ah, comunque devo ancora correggere bene.E ricordate che sbaglio sempre a scrivere "addio" in francese perché mi dimentico della x. c:





- Ehi, so che non l'hai ucciso,- Ty si schiarì la voce. Intanto che si avvicinava, Alicia riusciva a riconoscere di più i suoi tratti.
- Presumo che lo immaginassero tutti, quel branco di suini, non si sono nemmeno degnati di aspettarmi sul ponte. E se mi avessero catturato?
- Per cortesia, sai benissimo anche tu che difficilmente ti saresti fatta catturare, gli ho detto io di andare a riposare.
Si sedette accanto a lei e stappò con i denti una bottiglia di rhum.
- Anch'io voglio il rhum...
- Vattelo a prendere, Aly.
- "Aly"? Sai dove te lo faccio ficcare quell'"Aly"? Ma guarda tu, questa gente.
Rientrò nelle sue camere e lasciò l'amico fuori dalla sua porta. Si sdraiò sulla branda con le braccia incrociate dietro la nuca, e stette a fissare il soffitto, per una bella mezz'ora.
La candela nel comodino di fianco a lei si spense, lasciando il buio che si trovava all'esterno, con solo la luna piena che illuminava la sua scrivania. Con un fiammifero accese un candelabro sopra il tavolo e prese a leggere una vecchia lettera da uno scrittore anonimo, che non aveva mai scartato, e che era la prima volta che vedeva.
Curiosa la aprii e cominciò a leggere. I suoi occhi si facevano sempre più pesanti, e riteneva quella lettera la più noiosa che avesse mai letto.
Richiuse bruscamente il foglio dentro la busta, e si mise a dormire.
La mattina dopo venne svegliata da Gibbs, che annunciava l'arrivo a terra.
Sbarcarono con sette scialuppe sull'isola, dove sarebbe dovuta trovarsi la bussola.
Caryl cominciava a darle su i nervi. Sempre con la sua boccuccia increspata e sempre attenta a non sporcare quelle stupide scarpe regalatele dal suo paparino, non le stavano chiedendo l'Oceano, doveva semplicemente camminare in mezzo al bosco, non doveva fare altro, invece stava indietro, rallentando l'intero gruppo.
- Desolata, principessa,- Alicia indietreggiò verso lei prendendola per il collo,- o muovi quel tuo bel culetto, oppure te lo ritrovi con tutto il resto del tuo corpo in fondo al mare, comprendi?- tornò davanti affiancata dal primo ufficiale e proseguirono, senza un fiato di troppo.
- A questo punto,- parlò tra sé e sé Randall fermandosi di colpo, tenendo gli occhi fissi sulla pergamena,- dovremmo trovare... una bottiglia con dell'acqua?
Lunghi secondi di silezio accompagnavano gli sguardi che si incrociavano, che andavano alla fine, a fermarsi sul capitano, come fosse stata un puntaspilli.
- Io consiglio di fare una breve sosta,- sbottò, sentendosi fin troppo osservata per i suoi gusti.
Si appoggiò con la schiena ad un albero all'ombra e si mise a osservare la mappa. Nella mano sinistra teneva una bottiglia vuota, provava a trovare un collegamento. Senza farsi vedere da nessuno arrivò alla spiaggia, e riempì la bottiglia d'acqua.
Tornando, per asciugarsi le mani sui vestiti, arrotolò involontariamente la pergamena intorno alla bottiglia, e con la coda dell'occhio scorse una frase. La capovolse tappando la bocca della bottiglia con un dito, e lesse ad alta voce "L'albero dalle piume rosse".
Corse dov'erano gli altri, e con un gesto gli indicò di seguirla.
- Capitano, cos'avete trovato?
- L'ALBERO DALLE PIUME ROSSE!- rispose lei, come fosse stata la cosa più ovvia di questo mondo.
- Quella ha bevuto tutte le scorte del vostro squallido rhum, ve lo dico io,- Caryl snobbò con il suo solito sarcasmo inesistente che riusciva semplicemente ad attrarre a sè sguardi perplessi.
Sparrow si fermò, elegantemente  girò le spalle verso di lei; le puntò la pistola addosso e premette il grilletto.
- Ti va bene che non c'era nessuna polvere da sparo,- disse dopo, ridendo,- cercate questo "albero", scansafatiche che non siete altro.
Ty la prese da parte, mentre il resto della ciurma obbediva.
- sapevi che non c'era la polvere da sparo, vero?
- Forse.
- No?
- Ho solo voglia di sbarazzarmene, e so che se non lo farò io se ne occuperà il suo papino, quindi gli sto solo scontando il patibolo, è una buona azione.
- Ci finisci tu al patibolo, se continui così. Ti ricordo che è la figlia di un qualche Lord, se venissero anche solo a sapere del tuo tentato omicidio ti affligerebbero come minimo la pena di morte, e non oso pensare cosa ti farebbero se solo vedessero che sei marchiata come pirata.
- A questo punto, piccolo, piccolo, piccolo e ingenuo Ty,- fece un mezzo giro intorno a lui e si fermò alle sue spalle,- sei nei guai fino al collo quanto me, ti accuserebbero di "sequestro", l'hai portata su una nave non autorizzata dal re, la stai per sposare senza il permesso di suo padre e soprattutto, ricorda che uno come noi non smette mai di essere un pirata.
Poi fece un passo. Due, tre. Si fermò davanti a lui e lo fissò negli occhi che sembravano mimetizzarsi con il mare, che faceva da sfondo.
- Non cercherò più di far del male alla tua fidanzatina, così smetterete di parlare, parlare, parlare e parlare.- ripose la spada,- parola di Sparrow.
- Capitano!- una voce alle loro spalle li interruppe. Un uomo era arrivato davanti ad un albero secolare dalle foglie color arancione e granata, e nel tronco vi era un grande scavo, dal quale provenivano delle luci.
- Mastro Gibbs, mastro Randall, mastro Ty. Con me, avanti.- annunciò Sparrow.
- Viene anche Caryl con me.- intervenne Ty.
- La principessina Caryl può anche stare qui.
- Viene.
- Sta qui.
- Ti ho detto che viene.
- E io, che sono il capitano, dico che resta qui.
Gli occhi di tutti la fissavano con aria di rimprovero.
- Per grazia, non voglio nemmeno immaginare quanto possa costarmi ciò che sto per dire,- si guardò intorno e cominciò a affacciarsi dentro il buco scavato nella corteccia,- la principessina può venire. E soprattutto, -disse infine con uno spruzzo di amara ironia nella punta della sua lingua-: viva i futuri sposi. Vi abbraccerei, veramente.
- Ci abbracceresti?- domandò Caryl.
- Certo, fino a vedere come le budella vi escono dalle orecchie.

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Capitolo 5
*** A bordo della Paon Bleu ***


Buonasera a tutti, sono tornata e, scusate se (come quasi sempre) il capitolo non è controllato del tutto. Se trovate qualcosa che non va o che non capite basta chiedere :3 P.s. ho ripostato il capitolo cambiando il titolo e aggiungendo la continuazione. Spero vi piaccia, adieux

Prima di arrivare in un vicolo cieco, dovettero scendere metri interminabili di scale di pietra, che stavano per cedere.
- Un vicolo cieco,- sbottò Alicia.
Dov'era la nave dell'uomo della leggenda? Evidentemente era stata persa in mare tempo prima.
Fecero un passo avanti, e con loro sorpresa  i falò appesi alle pareti si infuocarono di per sè. Notarono una fontana al centro della stanza, la quale il capitano era certa che non ci fosse stata prima che tutti e tre avessero sceso fino all'ultimo scalino, e certamente anche i suoi accompagnatori se n'erano accorti.
Fecero per avvicinarsi a questa, ma una voce che proveniva dal nulla li fermò.
- Non troverete le risposte immergendovi in queste acque, madame,- disse la voce.
- Chi c'è qua dentro?- domandò Randall armandosi.
- Francesi?
- Non ancora; vi consiglio di fare le cose più in fretta possibile.
- Significa che stanno per arrivare?
- Esattamente, astuto giovine.
- Siete la voce di un oracolo?
- Quante domande, io vivo dentro quest'acqua e non posso uscire, vedo e sento tutto, passato, presente, futuro, io sono il custode della bussola bianca di Calypso. Vi concedo una domanda, e vi dirò tutto ciò che so.
- Volevamo cortesemente sapere dove custodite la bussola.
- La custodisce Thomas Andre, medico di bordo della Paon Bleu,- rispose il custode della fontana
- Troviamo quel bastardo,- Randall non fece in tempo a pronunciare quella frase che le luci si erano spente, e un coro di passi in corsa attraversava le scale. In men che non si dica avevano catene dietro la schiena e pistole puntate sotto il collo.
- Ma guarda tu cos'abbiamo trovato,- un ammiraglio cominciò a girare intorno ad Alicia, guardandola con un'aria dispregiativa. Lei si limitò ad un sorriso sarcastico, e a qualche gomitata nelle costole dei suoi uomini,- Pirati,- conostatò poi. Prese il braccio di Sparrow, guardò i suoi tatuaggi e rise tra sè e sè,- un'altra discendente della famiglia Sparrow, eh? Già solo per questo ti condannerei al patibolo. Ma siccome sei la creatura più bella che io abbia mai visto, ti concederò l'onore di prendermi come marito.
- E' uno scherzo, giusto? Preferisco una corda attorno al collo, grazie dell'offerta.
- Et voilà madame, un cappio a sua disposizione,- disse,- ammiraglio Francoir, attualmente capitano di una delle navi della flotta francese "Royale", più importanti del momento: la nostra amata Paon bleu.
Alicia deglutì, tra lo stupore e la felicità: Andre doveva certamente trovarsi ancora a bordo della nave, e non aspettava altro che salirvi, per potersi togliere quel peso di dosso. Se avesse ottenuto quella bussola, avrebbe finalmente potuto cercare senza troppi intoppi Jack, e finalmente avrebbe potuto pestarlo di santa ragione, per il fatto che non si fosse fatto vivo per circa un anno. Sapeva solo che non era morto, le notizie giungono in fretta tra pirati, e certamente una morte, che per molti sarebbe stata l'opportunità di vivere la propria vita in santa pace e serena, avrebbe fatto il giro di tutta Europa e delle Tredici Colonie, in pochissimo tempo.
 


Sparrow e la maggior parte della sua ciurma si ritrovarono a bordo della nave di Francoir, alcuni dietro le sbarre, altri a pulire i pavimenti e muovere i remi.
Lei, Gibbs, Ty, Randall e Caryl erano gli unici a trovarsi in quella cella lurida e con resti di cibarie ovunque. La principessina e gli altri dormivano, mentre Alicia stava sveglia,  seduta in un angolo, a giocare con i ciondoli che aveva legati ai capelli color sabbia.
- Non dormi?- Ty aprì gli occhi, e le si avvicinò strisciando per terra, per accomodarsi accanto a lei.
- Prova tu a dormire, con tutti i problemi che mi invadono la mente,- rispose, smettendo
di tenere lo sguardo puntato per terra, e cominciò a guardare negli occhi il suo amico. Stette un minuto in silenzio, e cominciò a perdersi in quei diamanti, che prendevano il colore del cielo, alla luce della luna immersa in un oceano di stelle.
In quel momento, si chiese del perché non aveva mai guardato così attentamente Ty, con ciuffi ribelli che gli cadevano sulle guance, che si ordinava di tanto in tanto.
Appena lo vide sistemarsi la camicia, smise di farsi ipnotizzare da quelle iridi stregate.
- Io direi di trovare Andre,- interruppe quel silenzio di tomba lui.
- Abbiamo bisogno di un piano,- rispose il capitano con tono rigido.
- Esatto. Chiamiamo gli altri.
- Ma anche no, lascia che Caryl dorma, almeno non parla.
- Senti Alicia,- si fece scuro in volto, e assunse un'aria seria,- dimmi cosa succede che non va. Posso aiutarti.
- Non ho bisogno del tuo aiuto.
- Oh, avanti, cosa ti ha fatto?
- Ah, e a questo punto sono io che devo dirtelo? Te lo sei già dimenticato? Bene, ti rinfrescherò la memoria, mio caro.
Cominciò a raccontare, mantenendo il volume della voce più basso possibile, per non farsi sentire: -Ricordi quell'autunno che ero sbarcata a Tortuga venendo a cercarvi per chiedervi aiuto? Ebbene, non conoscevo ancora Caryl. Come al solito io mi aspettavo un'accoglienza migliore, e invece mi portaste davanti una ragazzina che mi fece la predica su quanto fosse stupido essere pirati. E voi nemmeno le diceste qualcosa, quello fu il colmo!
- E tu ti sei tenuta dentro che non ti era andata giù la storia dei pirati?
- Non ti credevo così idiota da non capirlo! E ora la sposi, e ora andrà tutto a quel paese.
- Avevi solo da dirmelo prima.
- Avevi solo da capirlo!
- Quando sarà finito tutto questo potrò spiegarti le mie ragioni, ora sopporta questa situazione e smetti di comportarti da bambina viziata.

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Capitolo 6
*** A bordo della Paon Bleu- Thomas Andre ***


Santo cielo, buonasera lettori *0* pensavate fossi morta, eh? E invece no, non vi siete ancora liberati di me. Questo capitolo l'ho ripostato, aggiungendo qualcosina, per precisione la fine del capitolo. Sto tentando di continuarlo, ho continuato questo capitolo perché mi sono sognata due personaggi nuovi, che ho disegnato e immaginato i loro caratteri. Spero che da oggi riuscirò nuovamente ad aggiornare la storia ogni settimana, altrimenti sapete che è sempre per la stessa ragione, ovvero che non riesco ad esprimermi. Sto attraversando una specie di periodo da blocco dello scrittore, sì. Come sempre spero gradiate il mio sforzo e ringraziate i miei incubi notturni. No, ok, ahahah, ho sognato che mi minacciavano di darmi in pasto agli squali, ma sono tutti dettagli. Spero abbiate passato nuove vacanze al contrario di me, che non ho visto il mare nemmeno a pagare oro, che storia triste la mia. Mi raccomando, lasciatemi una piccola recensione, mh? Allora adieux, ci si sente ^^
p.s. Sì, è ancora da correggere bene, AHHAHAAHAHAH.







- Bambina viziata? Ma come ti permetti?
- Taci, sta arrivando qualcuno,- le tappò la bocca con la mano, ottenendo il suo silenzio.
Due voci, dall'accento francese, riecheggiavano nel corridoio sibilando parole, man mano che si avvicinavano alla cella, abbastanza decifrabili.
- Abbiamo bisogno di Sparrow, quindi vedi di non ucciderla.
- Non lo farò, signore.
- Gli ordini del capitano sono stati chiari: la vuole priva di coscenza, per almeno quarantotto ore.
- Sarà fatto, signore.
Alicia e Ty si guardarono, come si fossero letti entrambi nella mente. Fecero finta di essersi addormentati, mentre qualcuno si avvicinava alle sbarre, e con una chiave apriva la porta. Con gli occhi socchiusi, riuscirono a vedere la figura ben distinta di un ragazzo, con una valigetta tra le mani cui frugava dentro.
Ty silenziosamente gli arrivò da dietro, sfilandogli la spada e la pistola dalla cintura. Passò ad Alicia una delle due armi, e lei prontamente gliela puntò addosso minacciandolo di morte.
Portò un dito di fronte alle sue labbra, e gli fece capire di dover tecere.
Guardò Ty e con aria annoiata gli fece un cenno verso gli altri che stavano dormendo: - Sveglia quel sudicio branco di scansafatiche,- poi si rivolse al giovane,- vuota il sacco. Subito.
- Ordini del capitano, Miss Sparrow. Sono veramente...
- Allora, mettiamo in chiaro due cose: io per te sono solo "capitan Alicia Sparrow" o semplicemente "capitano", poi penso che tu non possa essere altro che "veramente spaventato", o sbaglio?
- No, capitano.
- Si comincia a ragionare.- Alicia improvvisamente sembrò rabbuiarsi in volto, e prese a riflettere. Poi prendendo un bel respiro ricominciò:- per la grazia del Signore, hanno toccato con le loro manacce il mio povero timone! Avanti, legate questo energumeno, e riprendiamoci la nostra nave!
Il resto del gruppo si alzò di colpo, legando con delle corde appese su un chiodo all'esterno della cella Andre, che assunse un'espressione disgustata quando gli si avvicinarono i pirati.
Alicia, con il tacco degli suoi stivali, spalancò la porta di colpo, che andò a sbattere contro il muro dello stretto corridioio ammuffito, rimbalzando e sbattendole sul naso.
- Sto cominciando a perdere colpi, probabilmente soffro di claustrofobia; Santa Vergine, aiutami,- mormorò girando la chiave nella serratura. Poi prese a massaggiarsi il naso, ancora delusa dalla figura che si era fatta davanti a quel detestabile francese che tentava di addormentarla.
Ad un certo punto, sfilò dalla tasca del suo giustacuore color prugna un taccuino completamente sbrindellato, nel quale, con un pezzo di carbone che vi teneva allegato, si segnò due appunti sulle domande da fare al loro prigioniero. Uscirono su quell'umido corridoio e recuperarono le loro armi, che stupidamente erano state lasciate in un angolo incustodite.
Non avevano tempo di recuperare il resto della ciurma, dovevano essere silenziosi e lesti se volevano concludere qualcosa senza sparatorie di qualsiasi genere.
Con le bocche cucite, si diressero verso la scala che portava sul ponte e uscirono alla luce della luna. La volta stellata sulle loro teste era interrotta dalle vele che sventolavano a causa del vento; stavano per slegare una scialuppa e imbarcarsi sulla nave di Sparrow, quando si ritrovarono completamente circondati dalla Marina Francese.
- Posate le armi a terra, pirati.- gli ordinò Fracoir, agitando la sua spadina da quattro soldi.
- Altrimenti?- rise Alicia tenendo stretto Thomas, che ormai non si dimenava nemmeno più.
I francesi tacquero e a quel punto Ty scoppiò a ridere, facendo fatica a fermarsi: aveva capito che forse Andre era qualcosa di più che un semplice medico di bordo, e che ciò che aveva detto l'oracolo non faceva la minima piega.
- Non lo uccidiamo solo a tre condizioni: la scialuppa, la nostra nave e la nostra ciurma. Provate anche solo a sparare qualche colpo di cannone, pistola o qualsiasi arma da fuoco e state certi che non lo rivedrete mai più,-li minacciò Randall, che aveva scambiato uno sguardo di intesa con Ty.
- Uccidetelo, tanto abbiamo altri medici tra la ciurma.- balbettò l'ammiraglio, tentando di sembrare meno preoccupato di quanto lo era.
- Oh, perfetto.- Randall caricò la pistola.
- Fermo!- gridò l'altro prima che premesse il grilletto,- accettiamo le vostre... condizioni.
Al che il gruppo di pirati slegò finalmente la barca e si arrampicò sul ponte della loro nave, in attesa dell'arrivo di tutta la ciurma.
- E comunque questa è la MIA nave.- disse Sparrow nell'orecchio dell'amico.



A quel punto dovevano sfrattare il francese messo a capo al posto di Alicia, il che non sarebe stato un compito troppo difficile. Qualche minaccia, due o tre ceffoni e si risolveva tutto.
Mentre il capitano stava per prendere il timone (che avrebbe successivamente ripulito con uno straccio), notò al posto del suo comandante, una figura di spalle vagamente familiare e un'altra subito accanto, che teneva un pappagallo cacatua dal ciuffo giallo sulla spalla destra.
Alicia si fermò un istante, riflettendo su ciò che aveva davanti.
- Zie?- pensò ad alta voce, strabuzzando gli occhi e rimanendo impietrita.
Le due figure si voltarono mostrandosi: come pensava erano Clinda e Sole, le amiche più intime di sua madre. Erano cugine, e da sempre Clinda stava sempre vicino a Sole perché la trovava completamente fuori di testa e per nulla autosufficiente. In effetti, lei era convinta di essere una veggente e diceva di riuscire a parlare con il suo pappagallo, o come lo chiamava lei, il suo "pennuto ciccione". La prima era di carnagione scura, con una frangia spettinata e le treccine. Aveva gli occhi piccoli e di un azzurro intenso, che contrastavano con le grandi labbra sopra il suo mento. Aveva una cicatrice proprio sullo zigomo, che le era stata provocata da un momento di schizzofrenia del pennuto ciccione. Portava una camicia bianca incastrata dentro i pantaloni di pelle scamosciata che cadevano sulle gambe formose. Sole, invece, era completamente differente da sua cugina: era bionda e aveva una pelle bianca come la ceramica, che al sole prendeva sfumature rosse. In testa, intrecciata tra le ciocche, teneva una tiara di catenelle, con un pendente proprio in mezzo alla fronte, che, siccome guardava troppo a lungo, l'aveva fatta diventare strabica da un occhio, da quello color nocciola per l'esattezza, perché l'altro era color fango; quando sorrideva, mostrava sempre i suoi canini che, quando era rimasta prigioniera presso la corte olandese, si era limata a punta come arma per tenere lontani  i suoi compagni di cella. Si vestiva sempre con maglie corte che scoprivano la pancia, nonostante la sua età (certamente superava i trent'anni), abbinata ad una gonna lunga, fino ai piedi, che era costretta sempre a tirarsi su con la mano, quando doveva correre. Camminava scalza quella povera donna, ma questo ormai non le doleva più, perché i suoi piedi erano come d'acciaio da quante ne avevano passate.
Clinda le fece cenno di tacere, mentre Sole le spiegava che fingevano di essere francesi con il labiale.
Sparrow era confusa, ne aveva passate troppe in quella giornata, e quello che stava vedendo in quel momento era davvero troppo, o almeno era questo ciò che credeva.

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Capitolo 7
*** La tortura ***


Buonasera c: sì, avevo detto che continuavo ma siccome avevo le idee ho preferito scriverlo e postarlo subito, giusto per recuperare di un minimo il tempo perso(?) Ehm, okay, nulla da dire. Forse è giusto un po' (COME SEMPRE, DIAMINE) da ricontrollare. Che poi il bello è che li ricontrollo ma mi dimentico di cambiare la intro. Eh va beh, la vita rega. Non fa nulla, allora ci sentiamo al prossimo capitolo e ricordate di lasciarmi una piccola recnsione. adieux *^*
p.s. se per caso avete qualche idea per il titolo me la suggerite? :c A me non piace un granché ahahahah



- Cosa diamine ci fate qui, voi due?- sbottò il capitano, con uno sguardo spossato.
- Ci danno da mangiare gratis,- rispose il pappagallo.
- Ma che...?
- Sole ha acceso una candela sulla sua brandina, questa è caduta, la nave ha preso fuco, siamo arrivate a Parigi solo noi due con una misera zattera fatta dei resti della mia bellissima nave e siccome è poco furba e con lei intorno non ci sarebbe possibilità di rubarne un'altra, eccoci qua,- corresse Clinda, come per dirle di non ascoltare i due di fianco a lei..
Alicia sospirò, come usava fare di solito per non mettersi a urlare o agitare la spada rischiando di mozzare la testa a qualche innocente.
- Fermi tutti: come fate a fingere di essere francesi se non avete né l'accento né il nome che potrebbe anche solo avere a che fare con un qualcosa di francofono?- domandò Caryl, che si schiarì la voce. In fondo qualche volta riusciva a dire qualcosa di sensato, invece che i continui starnazzi da oca giuliva.
- Clinda ha fatto "affari" con il Conte,- sghignazzò poi l'altra lisciandosi i capelli color oro e accarezzando le piume candide del suo volatile.
- Non mi va di sapere che genere di affari,- mormorò Sparrow, rassegnata.
- E' una cosa inaudita,- si intromise Gibbs, che si trovava dietro il gruppo.
- Taci tu, mozzo. A mali estremi, estremi rimedi. Però, ora abbiamo la nave,- rispose con tono severo, sputando a terra. In quel momento ad Alicia prese un tuffo al cuore: il suo ponte, il suo bellissimo lucido e amato ponte, sporcato dalla saliva di Clinda; si infilzò le unghie sul palmo chiudendo la mano a pugno, per mantenere la calma.
- Questa è la mia nave, diavolo.
- Ora ci sono io al timone, quindi è mia.
- Non mi piace minacciare di morte gli amici di famiglia.
- Ah, non hai più l'umorismo di una volta. Alicia non ne poteva più di continui colpi di scena, avrebbe voluto ammazzarli tutti, le provocavano troppo stress. In più aveva in testa un sacco di domande senza risposta, sulle quali voleva considerarle al più presto capitoli chiusi; non aveva mai sopportato la tensione e ora meno che mai.
Randall intanto aveva trascinato Thomas nelle segrete, lasciandolo lì con una bottiglia di rhum con qualche goccia di laudano, come gli aveva ordinato il suo capitano. Ma il medico non era così ingenuo e tantomeno tentato abbastanza alla per ingurgitare quel liquore. Se ne stette lì, per qualche ora, mentre la ciurma ritornava a bordo e la nave di Alicia seminava la Paon Bleu. Non gli portarono da mangiare, gliel'avrebbero dato solamente se avessee risposto alle loro domande. E poi l'avrebbero torturato. Non pesantemente, ovvio, ma l'avrebbero torturato.
- Solletico.- suggerirono. Era piena notte e si trovavano sul ponte, per non disturbare nei piani inferiori o mettere in disordine l'alloggio del capitano e solo ora stavano decidendo come fargli sputare fuori le informazioni, prima erano stati impegnati a brindare, mangiare e cose del genere, per aver recuperato la nave o per qualsivoglia scusa. L'unica che non aveva toccato da bere o da mangiare era Alicia, che stava assorta nei suoi pensieri seduta alla sua scrivania, senza alcuna candela accesa, solo con il tramonto alle sue spalle che le faceva da lumiere.
Uscì di colpo dalla stanza sbattendo la porta dietro di lei, e corse subito ad intervenire.
- Il solletico è troppo banale. Io nemmeno lo soffro, quindi potrebbe semplicemente fingere.- protestò il capitano.
- Adesso se tu non gli avesse spiegato cosa fare, potremmo benissimo procedere senza alcun intoppo.
- E' furbo il ragazzo, in fondo mi piace,- si avvicinò per guardarlo negli occhi, che la osservavano in un misto tra terrore, rabbia e odio. Erano verdi, come i prati di Londra in primavera, dove correva da bambina e imparava a farsi le ossa prima di viaggiare per mare. Le sembravano essere occhi che ne avevano viste e vissute tante, ma che nonostante tutto non avevano mai smesso di brillare di luce propria. Aveva un nonsoché di affascinante, quello sguardo. Sorrise,- e non poco.
A quel punto Ty sbuffò, tirandola via da davanti a quelle iridi ipnotiche e prendendo il suo posto. Gli diede un paio di schiaffetti e gli domandò se davvero non aveva bevuto quel rhum, perché non gli sembrava piuttosto sveglio; Thomas Andre era legato ai piedi dell'albero maestro, con intorno Gibbs, Ty, Alicia e Randall. Poi i tre lo slegarono dall'albero, mentre Sparrow li guardava con le braccia conserte, ancora assorta nello sguardo del prigioniero. Poi prese un barile d'acqua e, mentre gli legavano i piedi e le mani stava cominciando a ripensarci sul fatto di torturarlo. E questo la spaventava, perché a eccezione di Ty, nessuno aveva mai avuto una dimostrazione della sua pietà. Perché lei non aveva pietà o compassione. Forse sì, ce l'aveva, ma non avrebbe dovuto averne, o chi l'avrebbe presa sul serio? Sarebbe stata un'altra di quelle piratesse chiamate "bambolina" dai marinai o, peggio ancora, una persona migliore. Perché la compassione genera il senso di colpa e il senso di colpa porta alle buone azioni e le buone azioni portano a seguire le regole del paese. Questo non doveva succedere. Lei era un pirata, da generazioni, e non voleva interrompere questa catena di leggende; si svegliò da quello stato di trance e si strofinò le mani sul viso, per tornare in sé, e riprese l'interrogatorio.
- Innanzitutto, dicci dov'è la bussola.
- No, non ve lo dirò mai, questa deve ess-- Thomas non fece in tempo a finire la frase che Ty l'aveva già preso dai capelli e fatto immergere nell'acqua del barile. Alicia in quel momento non provava nulla, né divertimento né dispiacere.
- Lo vuoi far finire di parlare, per la Grazia del Signore? Lo fai annegare quando te lo dico io. Oppure te lo farai anche tu un bagnetto, ma non nel barile, direttamente nell'Oceano.
- Come volete, capitano.
- Continua.
- Questa bussola deve essere utilizzata per scopi nobili, non per le vostre piraterie.
- E sentiamoli questi scopi nobili! Oh, aspetta, fammi indovinare: per la ricerca della fonte della Giovinezza per il Re? O per trovare il Tesoro dell'isola del Cocco da distribuirvi fra nobiltà? Patetici.- A quell'esclamazione di Randall, Alicia rise con un tono ironico, come per ricordare tutte le volte che l'avevano fatto, per affermarlo, scuotendo la testa.
- Se rispondi alle nostre domande ti daremo da mangiare.- gli ricordò Gibbs.
Gli immersero nuovamente la testa nel barile e il medico ne uscì senza fiato, sputando sui suoi piedi l'acqua e continuando a tossire come avesse avuto la polmonite.
- Dicci dov'è la bussola.- gli ordinò il capitano.
- Negli stivali.
Controllarono negli stivali mentre lei li osservava, ma non sembrarono trovare nulla. Alicia annuì con il viso, e ritentarono di affogarlo. Dopo qualche secondo di troppo Sparrow sembrava soffrire, come se le importasse qualcosa dell'uomo che voleva consegnarla a Francoir, ma nemmeno sapeva il perché.
Uscito dall'acqua Thom sembrava disperato.
- E' negli stivali, ve lo giuro su mia madre, mio padre e il mio nome.
- State fermi.
Annuirono, mentre lei si mangiava le unghie, tentando di pensare a qualcosa. Forse erano semplicemente loro che non erano stati capaci a trovarli, pensò, conoscendoli.
Chiese agli altri due di togliergli gli stivali e lei li prese e vi frugò dentro; quando capovolse la calzatura sinistra, tra le mani le cadde una bussola dai colori della madreperla e l'avorio.
- La bussola...- sussurrò mentre gli altri la guardavano con un'aria interrogativa, come per chiederle se stava bene o se aveva qualcosa che non andava.
- Quello è un semplice pezzo di corda annodato, Alicia,- balbettò Randall, spaventato.
- E' la bussola.- intervenne il ragazzo che ancora tossiva per l'acqua che aveva ingerito,- se posso permettermi, vi spiegherei anche il motivo di tutto ciò, capitano.

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Capitolo 8
*** Segreti ***


Ma buonasera ewe. Questa sera non ho troppi particolari da mettere in chiaro, perciò non vi annoierò. Mi scuso se il titolo fa schifo e se non c'entra molto con ciò che segue. Questo capitolo si incentra sui dialoghi, ma spero non smettiate di seguire la storia perché per il prossimo capitolo ho in mente qualcosa di meno noioso, diciamo.
Buona lettura, e vi ricordo che se volete lasciare una piccola recensione siete i benvenuti ^^



- Insomma, può essere vista solamente da qualcuno che ha toccato il fondo dell'Oceano?
- Capitano, non date retta alle fandonie di quest'uomo, è delirante,- intervenne Randall.
- Non sono fandonie, Randall. Io... io posso giurarvi che la vedo. E so che posso sembrare tutta un po' "Jack", ma vi assicuro che, cielo, è ciò che stavamo cercando.
- Abbiamo bisogno di altre risposte prima che i francesi vengano a cercarlo,- proferì Gibbs.
- Siamo troppo veloci perché ci raggiungano, ma penso che tu abbia ragione, meglio non rischiare,- gli rispose Ty, che stava guardando l'orizzonte. O almeno probabilmente stava guardando l'orizzonte: quella notte era così buia che la linea tra cielo e oceano era scomparsa, e quei due elementi si erano fusi insieme.
Ripresero a mettersi in cerchio attorno a Thomas che aveva il viso pallido, perlato dalle gocce d'acqua che cominciavano ad asciugarsi sul suo viso.
- Perché Francoir voleva Alicia mezza morta?
- Non ne ho la più pallida idea,- sussurrò. Ty lo immerse nel barile, prendendolo dai ciuffi biondi.
- Ha detto che non lo sa.- lo rimproverò Sparrow, lanciandogli uno dei suoi sguardi di rimprovero.
- Da quando sei così ingenua?- gli domandò poi il suo amico, con tono dispregiativo.
- Thomas, sapete per caso il motivo per il quale mi voleva priva di conoscenza l'ammiraglio?- si rivolse al prigioniero la ragazza, con il volto spossato. Non aveva dato retta a ciò che le aveva detto Ty, altrimenti sarebbe scoppiato uno dei loro litigi peggiori, e in quel momento le mancavano la voglia e la forza di discutere.
- No capitano, vi dò nuovamente la mia parola.
- Vi ringrazio, signor Andre. Legategli piedi e polsi, ci penso io a portarlo nelle segrete. Non dimenticatevi del pasto che gli avevamo promesso- Gli altri tre esitarono.
-avanti, buoni a nulla, muovete quei fondoschiena flaccidi e fate come vi ho detto.
Comunque Alicia continuava a pensare che quel ragazzo avesse qualcosa di strano, aveva l'impressione che stesse nascondendo qualcosa, ma non sapeva certamente cosa.
In quell'istante la botola della coperta si spalancò. Risate sboccate e urla ilari sopraggiunsero sul ponte.
Clinda, Sole e Caryl salirono la scala traballanti, con due bottiglie di rhum a testa, una per mano. Ballavano e cantavano tenendosi a braccetto e "ululando" parole insensate.
La principessina cadde a terra, ridendo come un'ebete; il suo ragazzo corse a sollevarla, prendendola in braccio mentre lei gridava cose oscene. Lui le accarezzò i capelli, e le diede un bacio sulla fronte.
Alicia strinse i pugni, infilandosi nuovamente le unghie sul palmo. Quando si rese conto che Thomas la osservava, distolse lo sguardo dai due innamorati e a spintoni lo trascinò nella fredda cella dei sotterranei. Lo chiuse dentro, poi si sedette lì, ai piedi delle sbarre, dandogli le spalle.
- Avevate gli occhi lucidi quando guardavate il vostro amico.
- Oh, vi prego. Vi sono svariati motivi per avere gli occhi "lucidi", come dite voi, signor Andre.
- Se vi confesso una cosa, promettete di non farne parola con nessuno?
Sparrow drizzò le orecchie, e si voltò verso Thomas, che stava sempre lì, con i capelli ancora bagnati e un sorriso sbilenco.
- Sapete, non capita spesso che un nobile come voi riesca a conversare con un pirata, come me,- intervenne lei.
- Ma suvvia, allora il vostro amico aveva ragione, capitano.
- Non è un mio amico, diavolo. E poi vi potrei ripetere all'infinito che solitamente non sono così, ma voi non capireste comunque, evidentemente. Cosa nascondete che mi è sfuggito, dunque, dottore?
Senza rispondere alzò la manica della camicia e le mostrò il marchio a forma di P, che gli era stato fatto dalla compagnia delle indie.
- C'era da aspettarselo, Andre. Siete troppo furbo per essere un nobile. Ma ciò che mi affascina è perlopiù il modo in cui siete riuscito a ottenere la benevolenza dell'ammiraglio Francoir e a fingere così maledettamente bene.
- Per mia fortuna, capitan Sparrow, so leggere e scrivere, perciò curiosare nei libri non mi è stato troppo complicato.
- Perspicace, davvero perspicace. Un motivo in più per non fidarsi di voi, signore.
- Non perché io sia pirata, la mia parola non valga.
- Potreste semplicemente non avere una reputazione, del resto non vi mai sentito nominare da queste parti. E per "queste parti" intendo il mondo intero.
- Mi state dicendo che non vi fidate di me, capitano?
- Alicia, per voi. E comunque, sì, ve lo sto dicendo chiaro e tondo, filibustiere dei miei stivali. Ora, se non vi dispiace, devo occuparmi di tre ubriacone. Ossequi.
- E la mia cena?!
- Arriverà. Almeno credo.
- E allora vi auguro una buonanotte, Alicia.
- E io la auguro a voi, Thomas.

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Capitolo 9
*** Antidoti greci ***


Allora, non mi giudicate, questo capitolo è molto "bleah", ma vi giuro, il mio computer è lungo come la Quaresima e dopo un po' mi passa la pazienza di metterci dieci minuti a scrivere due righe. Perciò quello che ho postato oggi è molto buttato lì, è una specie di corridoio tra il precedente capitolo e il successivo, quindi non è né entusiasmante né niente, ma forse un po' annoiante. Vi chiedo umilmente perdono, in ginocchio, se volete anche in giapponese e polacco :c appena metto a posto il portatile continuo al più presto. Sono mortificata :c adieux



Camminava spedita mentre pensava al fatto che non avesse la minima voglia di occuparsi della faccenda di Caryl e le altre due. Pensava anche che magari parlare con Thomas l'avesse aiutata, invece fu il contrario, perché aveva la testa più in confusione che prima.
Lo scontro con il petto di Ty la fece sobbalzare, e la distrasse dai suoi pensieri profondi.
- Perdonami,- soffiò lei, scansandolo da destra, e proseguendo sui suoi passi. Era strano, perché in quel momento non aveva avuto nemmeno il coraggio di guardarlo negli occhi o fargli notare di dover camminare più attentamente. Si limitò a scusarsi, come non aveva mai fatto forse in tutta la sua vita. Ed ecco, nuovamente si immerse nell'oblio della sua mente, mentre lentamente attraversava la sua nave, che barcollava tra le onde. 
Poi decise che sarebbe stato meglio fare una cosa per volta: prima risolveva il problema delle tre ubriacone e prima poteva riflettere su tutto quello che stava succedendo. Pensava a Jack, e si chiedeva cosa avrebbe fatto se non l'avesse trovato e se tutto quel viaggio fosse stato invano. E non lo sapeva. Non sapeva nemmeno quello.
Improvvisamente si fermò e fece due calcoli. Dove si trovava Caryl se Ty si era scontrato con lei qualche secondo prima? Fece retrofront, e quando vide la schiena dell'amico lo prese per la blusa e lo girò bruscamente.
- Dov'è la tua ragazza?- gli chiese, tentando di mantenere il suo tono di voce calmo e pacato.
Non rispose subito lui, si guardava intorno e si mordeva l'interno del labbro, come se stesse pensando a cosa risponderle.
- Ehm... è solo un posto provvisorio, vedi, ti giuro che sono soltanto andato a cercare un barile, ma...
- Poche parole.
- E'... nel tuo alloggio...
Senza rispondere sfoderò la spada e corse nei suoi appartamenti, sperando di non dare di matto proprio in quel momento, anche se qualunque circostanza sarebbe stata buona per ucciderla, quella non lo era per niente, anche perché sapeva che Ty non gliel'avrebbe perdonato.
Perché in fondo, perché nasconderlo, era il suo migliore amico da sempre,  tralasciando smancerie e cose varie, sapeva che ci teneva e che non sarebbe riuscita a torcergli un capello, nonostante le minacce. 
Spalancò la porta e si ritrovò quella che doveva essere figlia di un nobile sdraiata sul pavimento di legno nero, che cantava una canzone della quale non sapeva le parole (che sostituiva con versi incomprensibili e discutibili).
- Avanti, alzati.- le disse gettando la spada a terra e provando ad aiutarla. La prese sotto le braccia e la trascinò sul suo letto. L'altra cominciò a giocare con le sue dita e con le ombre che si riflettevano sulla parete illuminata da una moltitudine di candele posate sulla sua scrivania.
Andò a prendere una boccetta dentro un cassetto del mobile, e ne controllò l'etichetta. Era una specie di antidoto che aveva scambiato con un mercante greco, prima di morire. Da quello che aveva capito, era qualcosa che alleviava il dolore, ma era anche perfetto per le situazioni di quel genere.
Nel frattempo, mentre cercava, entrò nella stanza il suo amico, con un barile vuoto.
- Caryl, scendi da quel letto, o Alicia ti decapita.- ironizzò lui, marcando bene le parole.
- Oh cielo, come sei suscettibile, sai che non voglio che entri nessuno qua dentro senza il mio permesso. E per i miei gusti qui è già troppo affollato, ma come vedi mi sto impegnando per mantenere la calma.
- Ti faccio i miei complimenti.
Lei si avvicinò e cacciò in gola a Caryl due gocce di quell'infuso, e dopo qualche momento cadde in un sonno profondo, forse troppo profondo, poiché cominciò a russare in un modo assordante.
- Semplicemente incredibile, il contenuto di quella boccetta.
- Non pensavo le provocasse questa reazione, in realtà. Di solito ha l'effetto contrario,- si guardarono entrambi trattenendo delle risate,- ma il lato positivo è che starà certamente buona per un po'.
Mentre Ty portava Caryl nella stanza dove dormiva con Sole e Clinda, Alicia portò alle sue "coinquiline" quel portigioso filtro greco, che poco dopo ripresero conoscenza, senza effetti collaterali.

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