La
mattina mi svegliai
grazie ad un'infermiera che mi scuoteva dicendomi che dovevo recarmi
nella stanza del mio bambino.
Mi
alzai velocemente dal
lettino e mi recai in reparto.
Giunta
davanti alla
stanza dell'incubatrice vidi una coppia che si teneva per mano e che
attendeva senza entrare, complice l'infermiera che conobbi il giorno
prima che faceva da barriera.
"Eccola"
disse
lei guardandomi.
La
coppia si voltò verso
di me, la speranza negli occhi.
Mi
avvicinai con cautela
e mi posizionai davanti a loro.
"Salve,
io sono
Rosy"
"Ciao,
noi siamo i
signori O'Connel siamo qui per Luke, tua madre ci ha parlato molto di
te" mi sorrisero.
"Mi
dispiace
informarvi che mia madre vi ha parlato di Luke senza il mio permesso.
Mio figlio non verrà dato in adozione" dissi decisa.
Loro
mi guardarono
spaesati "noi pensavamo che.. " iniziò la signora.
"Mi
dispiace darvi
questo dispiacere. Da quanto siete in contatto con mia madre?"
volli capire fino a dove si potesse spingere mia madre.
"Dal
quinto mese.
Abbiamo anche già fatto la cameretta" rimasi scioccata. Come
aveva potuto...
"Mi
dispiace davvero
tanto. Ma non posso darvi mio figlio" li guardai mortificata. Mi
sembrarono molto tristi e infelici.
"Conosco
una ragazza
più giovane di me che vorrebbe dare in adozione sua figlia.
Se
volete posso mettervi in contatto con lei".
"Non
so se sia il
caso" disse il signor O'Connel.
"Sarah,
questa
ragazza, non ha trovato nessuna coppia che le andasse a genio. Ma voi
sembrate persone per bene, potreste piacerle. Tra l'altro oggi
è in
ospedale per dei controlli".
Si
guardarono per qualche
secondo poi annuirono.
Mandai
un messaggio
veloce a Sarah, una ragazza che conobbi ad un corso preparto che
avevo frequentato, dicendole che avevo trovato una coppia che forse
le sarebbe piaciuta e che eravamo in ospedale.
Mi
rispose subito e mi
disse in che stanza fosse e di raggiungerla lì.
"Ha
detto che vuole
incontrarvi" annuirono, un sorriso mesto dipingeva le loro
labbra.
"Un
secondo"
dissi. Entrai nella stanza di Luke e gli toccai un piedino. Avrei
voluto prenderlo in braccio ma non potevo, era ancora debole e io non
abbastanza pronta.
Uscì
dalla stanza e
accompagnai i due dalla mia amica.
Sarah,
alla loro vista,
si mostrò subito entusiasta e li salutò
calorosamente.
"Questi
sono i
signori O'Connel" glieli presentai.
Discussero
per qualche
minuto e più il tempo passava più la vedevo
entusiasta.
Così
decisi di lasciarli
da soli a discutere.
Ritornai
dal mio bambino
e lì vi trovai mia madre che lo osservava a distanza.
"Delusa?"
le
chiesi facendola girare verso di me.
"Di
cosa tesoro?"
chiese, un sorriso tirato.
"Che
Luke sia ancora
qui" le dissi acida "So cosa hai fatto mamma, ho incontrato
la coppia".
Sbiancò,
pensava di
farmela sotto al naso per caso? Non le avevo nemmeno dato il permesso
di parlare di mio figlio nei termini di adozione.
Eppure
dovrebbe capirmi.
Non ci siamo viste per anni.
"Ti
posso spiegare
io.."
"Tu
cosa? Vuoi dirmi
che dovevi farlo? Che sono troppo piccola? Che non capisco?
Spiegamelo perché davvero non ti capisco...
Perché l'hai fatto? Tu
per prima dovresti capire perché non voglio dare via Luke"
dissi.
"Hai
ragione, dovrei
capirti. Ma non ci riesco, io ti volevo tu invece non volevi un
figlio".
La
interruppi subito "è
vero non lo volevo all'inizio ma ora lo amo questo bambino.
È stata
una parte di me per nove mesi e ora è qui"
"Ma
sei ancora
troppo giovane.. come farai con la scuola? Ti troverai un lavoro per
mantenere questo figlio?" volle apparire ragionevole ma non lo
fu per nulla.
"Smettila
mamma, se
solo tu fossi stata più attenta... lascia stare" era inutile
discutere con lei. Vivevamo insieme ma non mi conosceva per niente.
Faceva
finta di nulla
quando vedeva qualche livido e non parlavamo praticamente
più; era
sempre occupata con il lavoro.
Non
poteva sapere che
Eliah mi picchiava o che avevo un lavoro.
Avevo
messo dei soldi da
parte. E avevo ancora quelli che volevo usare per andare via quel
giorno. Mi sarebbero bastati per un paio di mesi o
giù di lì.
Mi
allontanai da lei quel
giorno. Andai a parlare con l'infermiera e le dissi di non far vedere
a mia madre il bimbo, non ne aveva il diritto.
Poi
incontrai John che mi
disse che sapeva che avevo litigato con mia madre e che potevo stare
nell'appartamento in cui viveva lui prima e che ora era diventato una
specie di magazzino in cui teneva delle sculture e dei dipinti.
Così
mi trasferì lì.
All'improvviso mi ero ritrovata a vivere da sola e con un bimbo "in
arrivo".
Non
avevo le
preoccupazioni per l'affitto ma dovevo preoccuparmi comunque per le
spese del bambino.
Le
cose per lui non
sarebbero state mai abbastanza.
Iniziai
a lavorare
part-time come cameriera di giorno e come barista di notte in un
locale vicino a casa. Questo almeno fino a quando fui sola.
All'arrivo
di Lukas a
casa era tutto pronto, avevo sistemato i dipinti e le sculture di
John in una delle stanze e l'avevo chiusa a chiave. Erano belli ma
ingombranti.
Poi
avevo dato una
sistemata al salotto rendendolo a prova di bambino, avevo sistemato
la culla nella stanza padronale dove dormivo e poi avevo iniziato a
dipingere le pareti della nuova stanzetta di Luke, stanza in cui
avrebbe dormito quando sarebbe stato più grande.
Per
i primi tempi fu
difficile tenere il ritmo, gestire un bimbo con l'asma e le coliche
non era semplice e nemmeno mantenere entrambi i lavori lo fu.
Dopo
qualche settimana
fui costretta a chiamare un'infermiera che potesse stare con il
piccolo mentre ero fuori la sera. Era ancora troppo piccolo per una
baby sitter e poi aveva attacchi d'asma frequenti, avevo bisogno di
qualcuno di qualificato e il più possibile affidabile.Per il
resto
la mattina me lo portavo al lavoro.
In
quei momenti era
tranquillo ma la sera impazziva letteralmente, iniziava a piangere
per le coliche e voleva sempre stare in braccio a me,perciò
dopo
poco tempo l'infermiera non potette più occuparsene e io fui
costretta a mollare il lavoro da barista.
In
quel periodo conclusi
gli studi online, stavo finendo il college quando tornò a
casa.
E
non la nostra vecchia
casa ma bensì la mia e quella di Luke.
Non
mi sarei mai
aspettata di vederlo a casa mia e nemmeno che Luke avrebbe incontrato
suo padre.
Entrò
in casa senza che
me ne accorgessi, di notte.
Io
e il bimbo stavamo
dormendo nel lettone. All'epoca Luke doveva compiere cinque anni.
Era
intelligente il mio
bimbo, aveva iniziato a camminare prestissimo mentre aveva iniziato a
parlare un po' più tardi, cosa che all'epoca mi fece
preoccupare.
Entrò
in stanza e accese
la luce, cosa che mi fece svegliare.
Si
fermò sull'uscio e ci
squadrammo per qualche secondo.
Poi
vide Lukas e rimase
impassibile.
Mi
infilai una vestaglia
e uscì dalla stanza inseguendolo.
"Cosa
ci fai qui?"
mi chiese una volta giunta in salotto, le braccia incrociate e un
cipiglio in volto.
"Questa
è casa mia.
Cosa ci fai tu piuttosto?" gli chiesi stanca strofinandomi il
viso.
"No,
questa è la
casa di mio padre, e da oggi mia" disse sciogliendo le braccia
"l'ho rilevata ieri pomeriggio".
Lo
guardai allibita.
"John
lo sa?"
chiesi dubbiosa.
"Si"
disse
strofinandosi anche lui il viso stanco "possiamo parlarne
domani? Sono stanco e vorrei dormire almeno qualche ora"
"Mamma?"
mi
sentì chiamare. Lo guardai per qualche secondo poi mi recai
da mio
figlio.
"Luke
tesoro, cosa
c'è?" chiesi. Ero una mamma apprensiva, soprattutto
perché
aveva l'asma e la notte faceva fatica a respirare.
"Male"
disse
toccandosi il petto. Poco dopo iniziò a respirare in modo
affannato
così gli diedi l'inalatore e lo aiutai a sedersi in modo
tale che
stesse meglio più in fretta.
"È
tutto ok, la
mamma è qui" gli dissi cullandolo dopo aver visto uscire dai
suoi occhietti qualche lacrima.
Si
spaventava sempre dopo
questi dolori.
Lo
cullai fino a quando
non si riaddormentò. Mi dimenticai di Eliah fino a quando
non lo
vidi sull'uscio.
"Dove
dormo?"
sussurrò.
"Divano"
mimai
con le labbra.
Annuì
e dopo qualche
secondo passato a fissare Luke se ne andò in salotto.
La
mattina dopo era il
mio giorno libero perciò mi svegliai verso le 9 e
sgattaiolai in
cucina per preparare al mio ometto la colazione: pancake e succo di
frutta.
"Buongiorno"
mi
salutò Eliah. Era già vestito, l'accenno di barba
che avevo
intravisto la notte precedente svanito e aveva messo un po' di
colonia.
"Buongiorno"
replicai "fatto colazione?" chiesi.
"No,
quelli sono per
me?" chiese, un sorriso tirato.
"No,
questi sono per
Luke che dovrebbe.." iniziai ma fui interrotta dalla voce di mio
figlio " mammmmaaa". Un terremoto si stava avvicinando.
"Appunto"
dissi
sorridendo. Misi il piatto a tavola e il succo in un bicchiere.
Luke
mi corse in braccio
e io me lo sbaciucchiai per qualche minuto.
"La
mamma ti ha
fatto i pancake e il succo che ti piace tanto" gli dissi
"Siiii"
disse
avvolgendomi le braccine al collo e abbracciandomi.
Poi
scese giù e si fermò
vedendo Eliah.
"Chi
sei?" gli
chiese.
"Lui
è lo zio
Eliah. È tornato ieri sera da un viaggio, saluta." risposi
io.
"Ciao"
disse
Eliah.
"Ciao"
disse
Luke avvicinandosi e stringendogli la mano. Lo aveva imparato da John
che veniva spesso a farci visita.
Poi
mio figlio si sedette
a tavola e iniziò a mangiare.
"Buoni?"
gli
chiesi.
Luke
annuì e sorrise
mostrando il vuoto lasciato da un dente caduto qualche giorno prima e
da cui si vedevano i pancake che stava mangiando. Io scoppiai a ridere
" chiudi la bocca" dissi e gli scompigliai i capelli.
Eliah
ci guardava in
silenzio. Gli diedi anche i suoi pancake e per me presi del latte e
un frutto.
Finita
la colazione Luke
corse in bagno a lavarsi i denti, quel giorno doveva andare dal nonno
in ufficio e io lo dovevo accompagnare.
Io
invece feci per andare
in camera a vestirmi ma lui mi prese per un polso."Dove vai?" mi chiese.
Io
mi ritrassi
immediatamente, memore ancora di quello che mi aveva fatto. Erano
passati anni ma mi faceva ancora ribrezzo.
"Dobbiamo parlare"
continuò quasi ferito dalla mia reazione.
"Vado
a cambiarmi,
devo portare Luke da John poi possiamo parlare" gli dissi.
"Vengo
con te"
disse.
Io
lo guardai dubbiosa ma
poi annuì.
Mi
recai in camera e mi
vestì in maniera semplice; un paio di jeans e un
maglioncino. Faceva
abbastanza freddo per essere a Settembre.
Poi
vestì mio figlio e
uscimmo tutti di casa.
Prendemmo
la mia macchina
che aveva il seggiolino e in dieci minuti giungemmo in ufficio da
John.
"Ciao
campione"
disse il custode del palazzo appena vide Luke. Quest ultimo corse
verso il custode e gli abbracciò le gambe "Ciao Sam"
strillò il piccolo.
"Giochi
con me più
tardi?" chiese Luke.
"Certo"
gli
sorrise Sam "se la mamma è d'accordo possiamo andare al
parco
con il nonno. Che dici mamma?" mi chiese.
Guardai
mio figlio che
aveva messo su una faccia adorabile, stava facendo gli occhioni e
faceva sporgere il labbro inferiore. Così ridacchiando un po'
restia
gli dissi di si.
"Ora
andiamo su dal
nonno" lo presi per mano e salimmo al quarto piano.
Lì
ci accolse la
segretaria che avvisò papà che eravamo
lì.
Subito
dopo si aprì la
porta e Luke corse ad abbracciare il nonno.
Forse
dovrei dargli meno
zucchero la mattina, è fin troppo agitato. Rischia di farsi
venire
un attacco d'asma.
"Ciao
papà"
dissi in contemporanea a Eliah che mi guardò stranito.
Salutai
John con due baci
sulle guance e poi gli spiegai brevemente il programma di oggi.
"Luke
perchè non
vai giù ad aspettarmi? " disse papà. Luke mi
guardò e gli feci
cenno di si.
Mio
figlio si fece
accompagnare dalla segretaria giù da Sam.
"Perchè
non me
l'hai detto? E soprattutto lui lo sa?" chiesi a John indicando
con un cenno del capo Eliah.
"Era
ora che Luke lo
incontrasse non pensi?" chiese.
"Sai
cos'è successo
e perché non volevo succedesse!" gli dissi dura.
"Io
sono qui"
disse Eliah ironico.
"Lo
vedo" dissi
accusandolo con lo sguardo "e sai cosa ti avevo detto al
riguardo".
"Sono
cambiato"
disse "e poi cos'è che dovrei sapere?" chiede confuso.
"Nulla"
dissi
intimando a John di stare zitto.
"Ok"
disse John
ponendo le mani in segno di resa "Dovrebbe saperlo però"
disse poi guardandomi.
"Ma
si può sapere
di cosa state parlando? Cosa centro io?" chiese spostando lo
sguardo da me a John.
"È
una faccenda
privata" dissi a Eliah, lo sguardo duro. Non sopportavo l'idea
che fosse tornato. E poi per cosa? Per stravolgermi di nuovo la vita?
"No"
iniziò
John "non lo è. Da oggi vivrete insieme" concluse
lapidario.
"Perfetto,
perfetto
davvero John" ce l'avevo a morte con lui. In certi momenti capivo
anche perché Eliah avesse certi comportamenti prepotenti.
"E
non potevi
chiedermelo magari? Tenendo conto che mio figlio
abita in
quella casa?" chiesi sottolineando che Luke fosse mio
figlio e basta. Non di Eliah, solo mio. Lui non lo merita un figlio.
"È
proprio perché
Luke abita in quella casa solo con te che lo
faccio. Ha
bisogno di una figura maschile più presente di me" disse
addolcendo lo sguardo.
Da
quando avevo avuto
Luke non avevo avuto tempo per trovarmi un uomo.
"Cos'è
un crimine
non volere un uomo nella mia vita?" dissi amara.
Me n'è
bastato uno per una vita intera "E poi pensi davvero che lui sia
adatto? Come faccio a sapere che non gli farà del male?" come
ne ha fatto a me, aggiunsi mentalmente.
"Sono
cambiato Rosy"
disse il diretto interessato.
"Ah
si? Adesso non
fumi canne ma sai passato a qualcosa di più forte? Magari
l'eroina o
la cocaina?" chiesi ironica.
"Sono
davvero
cambiato. Rose l'ho fatto dopo quella notte" disse mortificato.
"Lo
sa" gli
dissi facendo accenno a John "è l'unico che sa tutta la
storia"
dissi.
Eliah
sbiancò "l-lo
sai?" chiese balbettando.
"Si,
so tutto. E non
sto qui a dirti che il tuo comportamento è stato
deplorevole perché
lo sai già" disse la delusione negli occhi.
Una
volta me lo aveva
raccontato. Era deluso da Eliah, ma più di tutto era deluso
da se
stesso; non c'era stato e suo figlio si era trasformato in uno
stupratore.
"So
che sei cambiato
Eliah. Ho visto i tuoi progressi. Sono stato lì con te ogni
istante
della terapia. Ti ho sostenuto e ho visto i miglioramenti" disse
rivolto al figlio "li ho visti davvero Rosy" disse
guardandomi intensamente. Voleva convincermi.
"Sono
pulito da
quattro anni Rose, niente droga e niente alcol. Amicizie migliori e
un ottimo lavoro. Non voglio che tu e..e Luke abbiate paura di me"
disse esitante "non gli farò del male. Non vi
farò del male".
"Per
ora dovrete
comunque vivere insieme" disse John.
Lo
guardai allibita "NO!"
dissi categorica.
"Non
puoi scegliere"
disse papà "non ti puoi permettere un'altra casa e lui ha
appena rilevato l'appartamento".
"Avevate
già
programmato tutto, non è vero?" dissi spostando il mio
sguardo
tra l'uno e l'altro ormai rassegnata.
"Tesoro
voglio solo
che Luke abbia una famiglia" disse John una volta che Eliah era
uscito un attimo.
Lo
fissai e mi costrinsi
ad annuire "vivremo insieme. Ma se succede qualcosa a Luke ti
riterrò direttamente responsabile".
Discutemmo
ancora per
qualche istante e una volta tornato Eliah ce ne andammo.
Tornammo
a casa, e
stabilimmo che lui avrebbe dormito nella stanza dei quadri.
Quel
giorno lo aiutai a
sgomberare la stanza.
Dopo
un paio d'ore
avevamo finito di sgomberare tutta la stanza. Mi recai così
in cucina
per prendere una bottiglia di vino e preparare il pranzo. Luke
sarebbe tornato verso le quattro.
Mi
versai un bicchiere di
vino.
Iniziai
a tagliare le
verdure, ero immersa nei miei pensieri.
Forse
la presenza di
Eliah nella vita di Luke avrebbe fatto bene al bambino. Forse..o
forse no. Solo il tempo me lo avrebbe detto.
"Sei sempre stata
brava a cucinare" disse ad un certo punto Eliah spaventandomi.
"Cavoli"
mi
tagliai con il coltello a causa dello spavento "mi hai
spaventata" dissi mettendo il dito in bocca e girandomi verso di
lui.
"Cerca
di non
apparirmi più così alle spalle. Non sono
abituata ad avere un uomo
per casa" dissi.
Dopo
qualche secondo il
dito smise di sanguinare e io continuai a cucinare.
"Mi
sei mancata"
disse. Era più vicino di prima.
"Non
ti avvicinare
più di così. Non sopporto averti così
vicino" dissi fredda.
Si
allontanò sospirando
e si sedette al tavolo. Rimase in silenzio per qualche minuto e poi
ricominciò a parlare "quanti anni ha Luke?"
Fermai
il mio lavoro per
qualche secondo meditando se dirgli la verità o mentergli.
Poteva
capire che Luke fosse suo figlio? " deve farne cinque fra
qualche settimana" dissi aprendo il frigo e prendendo della
carne.
"Capisco"
disse. Stava facendo sicuramente dei calcoli.
"E
il padre dov'è?"
chiese ad un certo punto quando mi voltai verso di lui per
apparecchiare.
"Non
voglio parlare
di questo argomento con te" dissi fredda. Amavo il mio bambino
ma il come l'avevo ottenuto non mi era piaciuto per niente.
"Ok"
disse.
Mangiammo
in completo
silenzio e poi disse " quando ritornerà a casa?".
Guardai
l'orologio "fra
qualche minuto" dissi.
Ero
stanca e domani sarei
dovuta andare a lavorare.
Mi
andai a sdraiare sul
divano e accesi la tv in cerca dei cartoni; di solito Luke e John,
dopo una giornata all'insegna del gioco amavano mettersi sul divano a
vedere i cartoni. Qualche volta si addormentavano lì e a me
non
restava altro che coprirli, spegnere la tv e andare a dormire.
Erano
davvero teneri
insieme.
Appena
chiusi gli occhi
sentì il campanello suonare.
Eccoli.
Andai ad aprire e
me li ritrovai tutti e due sporchi di terra, "ma cosa avete
fatto?" chiesi ridendo.
"Siamo
andati al
parchetto dove non c'è tanta erba e tuo figlio appena ha
visto il
fango ci si voleva buttare a capofitto. Ma poi l'ho fatto ragionare e
ci siamo seduti sull'erba. Poi ci siamo messi a giocare a nascondino
e questo è il risultato" disse ridendo.
Scoppiai
a ridere "fila
a lavarti ometto" dissi abbracciandolo e sporcandomi anche io.
Ma chi se ne importa che si sia sporcato, basta che sia felice. I
vestiti si lavano i sentimenti negativi sono più difficili
da mandar
via.
Lui
corse via e lo sentì
ridacchiare. Prima di sedermi gli avevo preparato la vasca con il mio
bagnoschiuma al cocco e ci avevo infilato i giochi da bagno. Lo avrei
lasciato giocare per un poco ancora e poi lo avrei dovuto tirare
fuori a forza. Amava fare il bagno, o almeno amava l'acqua. Un po'
meno la parte del lavaggio.
"Eliah
da a John un
cambio" dissi entrando in cucina dove lui stava lavando i
piatti.
"Perchè?"
chiese.
Ridacchiai
"va a
vedere tu stesso".
Lui
perplesso andò in
salotto dove papà era rimasto in piedi, in
difficoltà. Anche lui
sembrava stanco ma non voleva sporcare il divano e quindi sembrava
indeciso tra il sedersi per terra o chiedere aiuto.
Eliah
scoppiò a ridere
"ma cos'hai fatto?" gli chiese.
"Lunga
storia"
disse imbarazzato al figlio. Quest ultimo si recò in camera
sua e
prese un cambio per John che lo ringraziò e andò
a cambiarsi in
camera mia.
Passati
venti minuti
andai a recuperare mio figlio che, stranamente non fece capricci
quando iniziai a lavarlo per bene dallo sporco. Quando gli dissi che
doveva uscire annuì accondiscendente.
"Quando
se ne va lo
zio?" chiese Luke.
"Amore
lo zio vivrà
con noi. Non ti sta simpatico?" chiesi a lui sorridendogli.
Fece
no con la testa. Io
risi "oh tesoro, vedrai che quando inizierai a giocare con
lui ti starà più simpatico" cercai di
convincerlo. Almeno mio
figlio era dalla mia parte.
Lo
asciugai per benino e
poi lo mandai a vestirsi.
Feci
una doccia veloce e
poi andai anche io a cambiarmi.
Lungo
il corridoio
incontrai Eliah ma non lo degnai di uno sguardo e filai in camera "il
bagno è libero se vuoi" dissi prima di chiudere la porta.
Quella
sera papà se ne
andò a casa perché Luke si addormentò
subito dopo aver cenato
mentre io rimasi sul divano a bere un bicchiere di vino.
Ero
stressata dalla nuova
presenza in casa, un bicchiere era d'obbligo.
Lui
si sedette vicino a
me, in mano una bottiglietta d'acqua.
"Allora
è vero che
non bevi più..." dissi fissandolo.
"Già"
disse
lui girandosi verso di me.
"Com'è
stata la
gravidanza?" se ne uscì all'improvviso facendomi quasi
strozzare con il vino. Forse avremmo dovuto stabilire delle regole.
Sorrisi
al ricordo
"difficile, ho avuto alcune complicanze e Luke è nato
prematuro. Per questo ha l'asma" dissi facendo riferimento
all'episodio del giorno prima.
Rimasimo
in silenzio per
alcuni secondi.
"Dobbiamo
stabilire
delle regole" iniziai "così da poter vivere in modo civile
senza darci fastidio più di tanto".
"Ok"
disse.
"Ok,
allora:
-
niente donne o uomini per casa. Se vuoi farti
qualcuna o la fidanzata non puoi farlo quì perchè
c'è Luke;
-
Luke ed io abbiamo degli orari prestabiliti quindi,
se mi dici approssimativamente i tuoi vedremo di farli combaciare in
qualche modo;
-
Luke va alla scuola materna, quindi se chiamano a casa da
lì ti pregherei di avvisarmi per telefono. Poi ti
darò il mio numero.
-
Visto che ora siamo in due qui dovremo
dividerci le faccende di casa; poi ci metteremo d'accordo."
"Va
bene" disse
semplicemente.
"Io
vado a dormire.
Domani la sveglia è alle 8. Cercheremo di non fare troppo
casino"
"Non
importa, anche
io mi sveglierò a quell'ora. Buonanotte"
"Buonanotte"
Una
volta infilatami a
letto, Luke si mosse e mi abbracciò. Io lo strinsi a me e ci
addormentammo così.
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