A Causa di un Errore

di CL_Kiki
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1~ ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2~ ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3~ ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4~ ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5~ ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6~ ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7~ ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1~ ***


Ciao a tutte :D 
Wow, non credevo di riuscire a pubblicarla davvero, invece eccomi qua! Non pensavo che ...Per Te... avrebbe avuto tutto questo successo e, io e mia cugina, siamo molto fiere! Però,mentre continuamo a scrivere i nuovi capitoli, stiamo anche lavorando anche a storie, da sole, ed ecco la mia prima. Non pensavo di riuscirci e sono stupita da me stessa! 
Questa volta, ho deciso di cambiare personaggi, poichè, con i B2ST, ho preferito restare concentrata su quella storia ed evitare confusione.
Volevo anche scrivere che, la pagina che era dedicata, inizialmente solo a ...Per Te..., sta subendo diverse modifiche ed ora è dedicata a noi come scrittrici in modo da inserire tutte le nostre storie!


https://www.facebook.com/pages/CL_Kiki-jex_b2st-EFP/337429203023783

Beh, ora vi lascio alla storia e spero di leggere presto qualche recensione! Buona lettura!









Erano le 16 di un venerdì come tanti altri e Min Jee era impegnata in un ampia conversazione telefonica con due amiche che avrebbe incontrato più tardi: Choi Ae Sook e Kang Eun Hee.
< Vi volete decidere?! Non capisco più niente! > la ragazza gridava mentre camminava per le strade di Seoul ed era consapevole di avere gli sguardi dei passanti puntanti su di lei.
< Min, ascolta. Ci vediamo alle 18.30 alla stazione e poi andiamo tutte al bowling, ok? > aveva finalmente deciso Ae Sook.
< Avete deciso allora … Aspettate – Min sembrava perplessa – quale bowling? >
< Quello nuovo che ha aperto in periferia! Dicono sia davvero stupendo e che si possano incontrare diversi bei ragazzi, come non approfittarne! > Eun Hee si esaltava sempre troppo quando c'erano di mezzo i ragazzi.
< Eun... Non ti sei fidanzata la settimana scorsa?! >
< Settimana scorsa, due giorni fa... qual'è la differenza?! Sempre ragazzi sono! Sbrigati a finire quello che devi fare e sbrigati! > La ragazza chiuse velocemente la chiamata, lasciando le amiche da sole.
< Ricorda che a lei piace semplicemente andarci a letto. I tuoi ti faranno problemi? >
< Come sempre. Gli dico che andiamo al solito pub così non discuteranno. >
< E se passano di là? >
< Loro non vanno mica in quella zona. Dovresti sapere come sono. >
< Vabbè, allora ci vediamo alle 18.30 alla stazione, a più tardi! >
Anche l'altra amica chiuse la chiamata e a Min Jee comparve un sorriso in volto, pensando a quello che avrebbero combinato le altre.
Si conoscevano da quando erano piccole e ora andavano alla stessa scuola. Avevano iniziato a frequentare l'ultimo anno un mese fa e già erano piene di compiti. Non si scherzava con i test finali e per l'ammissione all'università.
Min Jee si stava avviando a casa, dopo essere uscita più tardi da scuola, ma prima doveva passare a comprare delle cose per sua madre al negozio di musica, ecco perché Eun Hee era preoccupata per il ritardo. Il laboratorio di musica classica le prendeva diverso tempo ma le piaceva. Suonava il violino e il violoncello e, sin da quando era piccola, il suo sogno era quello di entrare a far parte di una grande orchestra. Sua madre è una pianista famosa in tutto il mondo mentre il padre è un grande imprenditore. I suoi genitori facevano mandare sempre una macchina a prenderla all'uscita di scuola ma lei conosceva una strada secondaria. Non le piaceva, voleva girare per la città e poi le dava fastidio il fatto che i suoi genitori si preoccupassero tanto per farla tornare a casa sana e salva, ma non li trovava mai ad aspettarla. Erano quasi sempre fuori casa. Quel giorno, poteva ritenersi speciale.
Uscita dal negozio, ricevette un messaggio dalle amiche.


From Eun Hee:
Verranno con noi anche Young Mi e Sung Hi. Ci divertiremo un mondo!


La cosa, invece, non la divertiva affatto. Ogni volta che uscivano con queste due “amiche”, sempre se così si potevano definire, Eun Hee dava il peggio di se e Ae Sook le andava dietro per tranquillizzarla mentre lei, se ne stava bene alla larga, tanto trovava sempre qualcun altro con cui parlare. Solo che, quella sera, non andavano al solito posto dove c'erano sempre i soliti amici. Quella sera dovevano andare in quel nuovo bowling. A Min Jee nemmeno piaceva il bowling, non le era mai piaciuto e, una volta che ci aveva giocato, si era stirata il muscolo che l'aveva costretta a non suonare per tre mesi.
Pensierosa e in cerca di un piano per riuscire a sfuggire da quella situazione, si ritrovò già davanti al cancello di casa. Era così presa da non aver pensato a una scusa da dire a sua madre per non essere tornata con la macchina mandata e visto che era a casa, la ramanzina non se la sarebbe persa. Invece, quando stava per entrare nel palazzo un auto suonò alla sue spalle.
< Salve signorina. > disse l'autista
< Ma come...? >
< L'abbiamo aspettata dietro il vialetto. >
< L'abbiamo? Chi c'è? >
Il finestrino posteriore si abbasso e si intravide il viso di un ragazzo.
< Oppa! >
< Non ti togli il vizio, eh? >
Oppa, o meglio Yong Shi, era il fratello di Min Jee. 23 anni, alto, bellissimo (molte delle sue amiche ci provavano spesso, senza successo), molte lo mettevano allo stesso livello di Idol e Modelli. Frequentava l'università in America.
< Quando sei tornato da New York? >
< Stamattina. Io volevo farti una sorpresa a scuola ma, a quanto pare, ho fatto la sorpresa solo alle tue compagne di laboratorio! >
< Mi sembra giusto, ogni tanto si meritano anche loro una sorpresa, no? >
< Quanto sei simpatica... Dai, andiamo prima che mamma chiami ancora. Ha chiamato almeno 10 volte. Le ho detto che non eri ancora uscita quindi reggimi il gioco. >
< Va bene. >
Il fratello scese dalla macchina e strinse in un abbraccio la minore, prima di dirigersi verso l'entrata del palazzo. Abitavano nell'attico di un palazzo di Gangnam. Min Jee stava cercando di farsi raccontare tutto il possibile sulla vita NewYorkese del fratello ma non appena uscirono dall'ascensore la madre interruppe la loro discussione.
< Finalmente siete tornati! >
< Si, Omma. >
< Com'è andata al laboratorio? >
< Come sempre... Ah, ecco gli spartiti che mi avevi chiesto! > disse porgendo il sacchetto del negozio di musica.
< Grazie. Sono stata in ansia tutto il pomeriggio. Devo subito andare a scrivere il nuovo brano che ho in testa da quando ho visto tuo fratello. >
Così, lasciò i due all'ingresso e si chiuse nello studio musicale che si trovava di fronte l'ingresso, attraversato il salone.
La casa era molto moderna, avevano cambiato gli interni pochi mesi prima. I suoi genitori volevano sempre essere aggiornati.
< Come sempre, pensa solo alla sua musica. >
< E tu? >
< Io? Io penso anche agli amici, a te, alla scuola... >
< Ma la musica rimane al primo posto. >
< Senti, se devi insinuare che sono come Omma, meglio che te ne vai. >
Mentre parlavano, i due erano saliti al secondo piano dell'attico ed erano entrati nella stanza della ragazza. La camera era grande e molto semplice. Pareti bianche e, dove si appoggiava la testiera del letto, azzurra. I lati bianchi erano decorate con foto e copie di quadri del rinascimento. In una parete bianca, era dipinto uno spartito con la chiave di violino e note varie, opera di Ae Sook, l'artista del gruppo. Il letto si trovava accanto alla porta d'ingresso. Di fronte, un armadio riempiva lo spazio ed accanto, un separé che separava il resto della stanza con uno specchio poiché era la zona per cambiarsi.
< Non sto dicendo che sei come Omma. Però anche tu ami la musica e spesso metti altre cose da parte per dedicarti ad essa. >
< Non è vero... – nel frattempo prese dall'armadio un paio di jeans e un maglioncino nero e viola scuro a righe, probabilmente di una taglia più grande – … ok, forse a volte si ma mai con la famiglia! Se avessi dei figli non lo farei mai. >
Il ragazzo si trovava sempre a disagio quando la sorella si cambiava in sua presenza. Si, c'era un separé che la nascondeva ma il materiale era così leggero che s'intravedeva il corpo nudo della ragazza. L'aveva cresciuta lui e odiava essere suo fratello. Gliel'aveva detto, una volta, ma lei non poté fare niente. Erano fratelli e non si potevano cambiare le cose.
< Si, vedremo che dirai quando farai parte di un'orchestra, avrai continui impegni e non potrai stare con la famiglia. >
< Perché dici così? Io non voglio trascurare nessuno! >
Indossati gli stivali e sistemata anche la sciarpa, prese la borsa, pronta per uscire.
< Min, perché te la prendi tanto? Odi davvero tanto Omma? >
< Io non la odio ma in tutta la vita ho ricevuto affetto solo da te, quindi vorrei riuscire a non fare lo stesso errore. Ora scusa, ma mi stanno aspettando. >
< Min... Min! - Mentre la ragazza stava uscendo dalla camera il ragazzo la prese per il polso – Mi sei mancata. >
< Anche tu, Oppa.... >

 

****


Uscì di casa senza una scusa per saltare la serata, quindi si rassegnò e si diresse verso la stazione. Mancava un'ora all'appuntamento e sarebbe potuta andare a piedi.
Quando arrivò, le amiche erano già tutte arrivate, persino le due odiose che erano sempre in ritardo, erano già all'appuntamento.
< Eccoti! Come mai sei in ritardo? > diceva Eun Hee
< Ritardo? L'appuntamento era alle 18.30 e mancano ancora 5 minuti. >
< Non ti è arrivato il messaggio? >
< Messaggio? >
< Avevamo anticipato di mezz'ora! >
Min Jee prese il telefono e trovò diversi messaggi.
< Oddio... Scusatemi. Ho litigato con mio fratello e non ho controllato il telefono... >
< TUO FRATELLO È TORNATO?! >
< Eun Hee non ci pensare nemmeno, chiaro?! Ora andiamo! >
Il nuovo bowling non era molto vicino quindi ci volle un bel po' di tempo per arrivare. Seguivano la mappa di una brochure che distribuivano in centro.
< Qua dice che ci sono anche diversi negozi! Sembra quasi un centro commerciale! >
Young Mi sembrava davvero troppo esaltata, l'odiava.
< È semplicemente un bowling. >
< Questo lo dici tu, Sang Min Jee! Ohhh eccolo là! >
Il locale era davvero enorme, dopo tutto, l'odiosa aveva ragione. Sembrava davvero un centro commerciale. Lato negativo. L'atmosfera, il luogo, a Min non piaceva proprio un bel niente però non poteva fare altro che seguire le amiche. Non se ne parlava di andarsene da sola e si era già fatto buio. Meglio rimanere.
Mentre si avvicinavano all'ingresso, le odiose iniziarono a correre verso un gruppetto di ragazze.
< Ohhh siete anche voi qui! >
< Young Mi! Sung Hi! Veloci, abbiamo trovato un modo per entrare senza pagare la partita! Seguiteci. > diceva una del gruppetto che non riconobbe.
L'ingresso era molto accogliente, le pareti erano riempiti di scaffali con peluche, cd e un enorme distributore di caramelle, tutte di colori sgargianti: giallo, azzurro, rosso e tanti altri.
Superato l'ingresso, si arrivava in un enorme corridoio che continuava ai lati dell'ingresso con diversi tipi di negozi mentre, davanti a loro, si scagliavano degli archi che portavano alle innumerevoli piste di bowling. Non c'è che dire, il posto era davvero bellissimo.
Min era rimasta stupefatta dall'architettura del luogo ma, mentre era sovrappensiero, si senti tirare il braccio.
< Perché ti blocchi così? Muoviti! >
La presa di Ae Sook era davvero forte e le faceva male al braccio. Il locale era davvero affollato e, anche se si riprese dal quel piccolo momento di distrazione, non riuscì a capire dove si stessero dirigendo. Il locale non era ancora molto affollato ma, a causa delle amiche che la tiravano, le scene le passavano davanti troppo velocemente per mettere a fuoco i dettagli che la circondavano. Passarono una porta che le condusse in una scala che scendeva, probabilmente riservata ai membri del personale perché era molto diversa dallo spazio precedente: pareti bianche, spoglie, non aveva proprio niente di particolare. Scesero di un piano, sorpassando un'altra porta e si ritrovarono in una stanza affollatissima e, da quel poco che notava, era tutta rovinata, con pareti incrostate e spoglie. Sembrava di essere usciti da quel locale spettacolare ed essere entrati in un palazzo squallido presente nelle vicinanze. La sala era piena di fumo, cosa che le rendeva difficile respirava e la forte musica le stava facendo venire il mal di testa. Min perse l'orientamento e non riusciva più a restare in quella stanza, doveva andarsene.
< Ae. AE! - gridò per farsi sentire perché la musica copriva il suono della sua voce – Io... Io esco, non riesco a stare là dentro! >
Si staccò bruscamente dalla mano dell'amica e cercò l'uscita più vicina. Si ritrovò in un altra stanza ma non aveva la minima intenzione di tornare n quella camera affollata.
La sala era piena di tavoli, tutti circondati da ragazzi che giocavano a carte. Probabilmente poker ma lei non ne capiva molto di questi giochi. Nel lato opposto a dove si trovava lei, una porta faceva entrare molta luce, simile a quella delle lampade che si trovavano all'esterno del centro, magari passando da la sarebbe riuscita a tornare all'ingresso principale.
Cercò di non farsi notare e, passando quasi attaccata alle pareti, tipo spia segreta, si andava avvicinando sempre più all'uscita.
A due metri di distanza dalla porta, venne nuovamente bloccata dal polso. Oggi non poteva essere lasciato in pace. Ma chi poteva averla fermata?
< Ehilà, carina. Non mi sembri maggiorenne, che ci fai da queste parti? >
Min si girò di colpo e davanti a sé trovo un ragazzo di cui non riuscì a individuarlo bene il viso. Era seduto con una gamba accavallata. Indossava un paio di pantaloni alla turca neri e una felpa molto scollata beige. Il viso era coperto dagli occhiali da sole e i capelli non si vedevano a causa del cappuccio della felpa. L'unica parte visibile era il ciuffo biondo all'insù che lasciava scoperta la fronte.
< Sono entrata qui per sbaglio... stavo proprio uscendo! > Cercò di allontanarsi ma venne tirata di nuovo indietro.
< Perché così di fretta? >
< Avanti Il, lasciala stare. > Un altro ragazzo, seduto accanto a lui gli aveva messo una mano nella spalla. Aveva i capelli rossi e una maglia a collo alto. Anche lui, come il primo, indossava degli occhiali da sole. Che poi, perché gli occhiali da sole in un posto al buio?
< T-Ti prego... Io non voglio nemmeno restarci, qui... sono solo di passaggio... >
< Il, non vogliamo problemi, no? >
< Mi sto solo divertendo. - senza lasciare il polso della ragazza, si alzò e si avvicinò sempre di più a lei fino a farla sbattere contro il muro. - Non si può? >
< M-meglio di no! >
< Avanti, sei così carina. >
< Lasciala stare. > Un altro ragazzo si era avvicinato a loro e guardava in modo minaccioso il ragazzo che teneva in pugno Min.
< Che vuoi tu? Fatti gli affari tuoi. >
< Non mi faccio gli affari miei. Lascia stare la ragazza. >
< Chi è per essere così protettivo nei tuo confronti, eh? >
< L-lui... è... >
< Sono il suo ragazzo. - Prese la mano di Min e stacco quella del ragazzo dal suo braccio. - andiamo. >
Non diede il tempo al ragazzo di rispondere che uscirono da quella porta e salendo delle scale esterne, si ritrovarono del retro della costruzione.
< Tutto bene? Che ci facevi in quel posto? >
< È colpa delle mie amiche. Anzi, di due oche che non sono per niente mie amiche. Mi avevano portato in una sala accanto a quella e l'unica porta che ho trovato e stata quella che mi ha portato in questa... > disse indicando la porta in fondo alle scale.
< Meglio che non ci torni. >
< Guarda, non ne ho la minima intenzione. >
< Non sembri nemmeno maggiorenne... >
< Infatti non lo sono. Ho solo 18 anni. Comunque grazie, per prima. > detto questo si allontanò, cercando di trovare la porta d'ingresso.
< Ehi, non ti presenti nemmeno? Che maleducata. >
< Aishh. Sono Sang Min Jee. >
< Piacere Sang Min Jee! - le rivolse un sorriso – Andiamo? >
< Andiamo dove? E quale sarebbe il tuo nome? >
< Andiamo a cercare le tue amiche, pensi che ti lascio sola dopo che quel tizio di ha adocchiato? Ah-ah, certo. Comunque chiamami semplicemente Shin. >


 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2~ ***


Salve a tutti! :D Eccoci con il secondo capitolo della FF! 
Questo capitolo è leggermente più forte (ma leggermente) quindi preparatevi (?).  Finalmente compare l'idol della storia, IlHoon, come scritto nella descrizione e vedremo un pò come si svilupperanno le cose :3
Volevo ringraziarvi perchè, anche se con un solo capitolo, la storia ha già 2 preferiti e ha superato le 70 visite ç^ç Sono commossa <3
Vi lascio al capitolo e vi ricordo la pagina su cui potete seguirmi, insieme a mia cugina, su facebook *^* Bye <3


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< Ma io ti detto il mio nome completo. È mancanza di educazione anche questo, sai? >
< Non importa. Le tue amiche saranno in pensiero. Non vuoi andare da solo? >
< Sei bravo a cambiare discorso, sai? >
< Sono bravo in molte cose. >
Il ragazzo era davvero alto, almeno 15 cm in più di Min, aveva i capelli castani e i lineamenti del viso marcati. Aveva qualcosa che incuriosiva la ragazza, ma fece finta di niente e continuò con la ricerca delle amiche.
Nel locale erano arrivate davvero molte persone, i negozi erano affollatissimi e le piste da bowling tutte occupate. Si era riempito in così poco tempo ma, guardando in alto, verso l'uscita del centro, si accorse che l'orologio indicava le 8 di sera.
< È impossibile. Non sono stata così tanto tempo lontana da qua. >
< Lontana forse no ma è già un ora che cerchiamo le tue amiche. Perché non le chiami? >
< Un'ora...? >
Le avevano fatto un incantesimo per farle dimenticare l'ultima ora passata o avevano fatto andare avanti l'orologio? Era impossibile che avesse perso così la cognizione del tempo.
< Già, un'ora. Chiami le tue amiche o no? >
< Sarà meglio di si. >
Prese il telefono dalla tasca dei suoi pantaloni e compose velocemente il numero di Ae Sook, sperando nella risposta dell'amica che, sfortunatamente non avvenne. Suonava ma non riceveva nessuna risposta. Provò con Eun Hee ma avvenne la stessa cosa. Non sapeva che fare, iniziava a preoccuparsi. Le amiche rispondevano sempre perché non staccavano mai le mani dal cellulare ma adesso... qualcosa non andava.
< Non rispondono. >
< Si staranno divertendo da qualche parte. Vuoi fare qualcosa? >
< Sono preoccupata. >
< Ma dai, staranno bene! O hai paura di restare con me? >
< Scherzi, vero? Loro rispondono sempre! >
< Per una volta può anche capitare che non possano rispondere! Calmati! >
In quel momento il telefono squillò.
< Yoboseyo? >
< Min? Perché chiami? >
< Come perché? Eun, dove siete? >
< Siamo andate via da un pezzo, tu non sei a casa? >
< No, sono qua da un ora che vi cerco! >
< Noi pensavamo che te ne fossi andata quando sei scappata via. Non sai che ti sei persa! Abbiamo incontrato dei rag... > non poté finire la frase che Min Jee la interruppe.
< Stai scherzando?! Mi è quasi preso un infarti quando non vi trovavo! Pensavo che potevate esservi messe in qualche guaio! >
< Esagerata! Ci sentiamo domani mattina, torna a casa sana e salva. Annyeong! >
Min era pronta a rispondere a tono ma l'amica le chiuse il telefono in faccia.
< Aishh. Meglio che torno a casa. È buio fuori e questa zona non mi piace per niente. Grazie di tutto. >
< Ferma! Dove abiti? >
< A Gangnam. >
< Allora non vai da sola! È lontanissimo. >
< Sono abituata a camminare da sola la sera quindi non... >
< Shh. Non voglio sentire discussioni. Andiamo >
Il ragazzo prese la sua mano e iniziò a camminare verso Gangnam.
< La mia mano e il mio polso non possono avere pace oggi? >
< Wae? >
< Oggi mi afferrate tutti e mi tirate via! Posso camminare anche da sola! >
< È più divertente così. >
< Smettila – bruscamente, tiro via la mano dalla sua – lasciami stare, ok? >
< Ok, tranquilla signorina. >
Continuarono a camminare per un bel po' senza parlare o rivolgersi uno sguardo. Per la maggior parte della strada Min fu abbastanza nervosa ma, appena uscirono dal quartiere di periferia del bowling, si calmò subito.
< Ok, ora posso andare anche da sola. >
< Non ti lascio. >
< Ma che te ne frega se vado da sola o no? >
< Mi preoccupo. Ti ho salvato una volta, può essere che ti cacci in un altro guaio e debba salvarti di nuovo. >
< Molto divertente. >
< Sono un comico, vero? Seguimi, conosco una scorciatoia. >
< Non ti seguo. >
< Non vuoi liberarti il prima possibile di me? Quindi seguimi. >
Aveva ragione. La ragazza voleva liberarsi il prima possibile di lui quindi lo seguì. La condusse in un vicolo stretto e buio, sembrava di essere tornata in periferia, non c'erano lampioni e l'unica luce che arrivava era della della luna che era comunque molto fiacca a causa delle palazzine alte che circondavano la stradina e che la facevano sembrare ancora più angusta. Le vennero i brividi, che doveva fare? Tornare indietro? E se sarebbe sbucato qualcuno da qualche stradina laterale che avevano superato? Si sarebbe trovata sola e senza difesa.
< P-Possiamo andare un po' più veloce? >
< Perché questa fretta? >
< Non mi piace questa strada... Non potevamo seguire quella normale? >
< Potevi anche non seguirmi. >
Non riusciva a vederlo in volto, camminava ad almeno un metro e mezzo da lei ed era quasi del tutto nascosto dall'ombra. Continuava a pensare che avere qualcosa di strano e, in quel momento, aveva davvero paura di capire cose fosse. Distratta da questi pensieri, non si era resa conto che il ragazzo si era fermato e ci era andata a sbattere.
Shin fissava avanti a lui e non si era mosso di un millimetro dopo lo scontro.
< Scusa. >
< Dovrei essere io a scusarmi... >
< Per cosa? Sono stata io a venire a sbattere contro di te. >
< Non mi scuso per una cosa che ho fatto, ma per ciò che farò... >
< Che vuoi... >
Il ragazzo si girò e, afferrandola per i polsi la portò con le spalle al muro, bloccandole le mani dietro la schiena.
< Lasciami stare! >
< Scherzi? Ti ho sopportato tutta la sera solo per questo! Vedi di non rompere le palle e sta ferma! >
< AAAAH! >
La spingeva con forza contro il muro in modo da non darle modo di muovere le braccia. Sentì il freddo passare da sotto il maglioncino e le mani del ragazzo contro i fianchi. Andava piano, forse per non far finire mai quell'attimo di panico e paura che sarebbe rimasto impresso nella sua memoria per la sua vita. Le lacrime iniziarono a scendere e a rigarle il viso nell'attimo in cui senti il ragazzo sbottonarle i pantaloni e iniziare ad abbassarli.
< Lasciami! Ti prego, basta! >
< Sta zitta! >
< Ti prego! - le parole venivano soffocate dai continui singhiozzi – Aiuto! AIUTO! >
Non si rese conto di cosa successe in quel momento ma si senti libera, stringendo le braccia al petto, cadde a terra, con la vista confusa per le lacrime che le riempivano gli occhi. Appena riuscì a liberarsene notò Shin a terra e un altro ragazzo che lo teneva per il colletto della maglietta.
< Vuoi essere picchiato ancora o te ne vai?! >
Lasciò con un colpo il colletto e Shin si alzò, scappando via di corsa.
< Stai bene? Ti ha fatto niente? >
Il ragazzo si inginocchiò davanti a lei, tendendole una mano. Aveva un'aspetto familiare. Indossava una giacca con sotto una felpa scollata con il cappuccio alzato e il ciuffo biondo che sbucava da esso.
< T-Tu... sei il ragazzo di oggi pomeriggio? >
< Mi dispiace per prima. Davvero. - le porse nuovamente la mano - Dai, alzati, sistemati e andiamo via da questo vicolo. >
Un po' diffidente, accetto comunque l'aiuto, era sull'orlo di una crisi di nervi e aveva davvero bisogno di una mano. Appena l'aiutò ad alzarsi, si girò per permettere alla ragazza di rimettersi in sesto e poi, con un braccio attorno alle spalle, l'accompagnò lontano dal quel posto.
< G-Grazie... >
< Non devi ringraziare. L'avrei potuto uccidere quel bastardo. >

 

****


Dopo qualche decina di minuti, Min si sentì di nuovo tranquilla e si distaccò da quel braccio e iniziò a camminare a qualche metro da lui.
< Come ti chiami? > La colse di sorpresa. Pensava che se fosse andato, non aveva più controllato se la seguiva.
< Come ti chiami tu? >
Un sorrisino gli comparve nelle labbra.
< Io sono – disse togliendo gli occhiali da sole che aveva ancora in volto - Jung IlHoon. >
< Jung IlHoon? - tutt'un tratto si rese conto – Quel Jung IlHoon? >
< Ne conosci qualche altro? >
< Ringraziami di ricordare il tuo nome. Non mi piace la vostra musica, come quasi tutta quella pop. >
< E così che ringrazi chi ti ha salvato? >
< Avevi detto di non ringraziarti! >
< Ho cambiato idea. Come ti chiami? >
< Sang Min Jee... >
< Min Jee...? Beh, non sei proprio saggia eh¹. Non avresti dovuto seguire quel tizio. >
< Allora non dovrei seguire nemmeno te. >
< Teoricamente sono io che ti sto seguendo. >
< Dettagli... >
A IlHoon scappò una risata e poi, si rese conto che la ragazza stava tremando, quindi si tolse la giacca e la mise nelle spalle di Min, che rimase sorpresa dal gesto del ragazzo.
< Ti accompagno a casa. >
< E chi mi dice che non succederà la stessa cosa di prima? >
< Per prima cosa, prendiamo solo strade principali, secondo, non mi permetterei mai di fare una cosa del genere. >
< Uhm... >
< Dai, di me ti puoi fidare. E poi non vorrei mai rovinare la mia figura. Sai il mio nome completo e sai che sono un idol. Nulla ti impedirebbe di andare alla polizia. >
< Su questo hai ragione... Ecco perché quel ragazzo non mi ha detto il suo nome... >
< Sei una stupida, sai? >
< Ehi! >
< È vero. >
< Aishh. >
I due continuarono a bisticciare fino all'arrivo a casa di Min.
< Quindi abiti qua? >
< Ne... >
< Ok... Grazie? >
< Perché mi dici grazie? >
< Dovresti dirlo tu. >
< Dopo che mi hai dato della stupida? Non ci sperare >
< Che ingrata! - fece finta di darle un pugno nella spalla e Min chiuse gli occhi – Ehi, Sang Min Jee, sto facendo finta. >
< Eh? - Ne aprì uno e si rese conto che aveva la mano appoggiata nella sua spalla – Oh... Giusto. Annyeonghaesyo! - fece per andarsene ma si girò di scatto – Mi stavo portando la tua giacca. Tieni o morirai di freddo, tanto io sto entrando >
< Ah, me ne stavo dimenticando anche io. Allora, 'notte. >

 

****


Min rimase qualche minuto davanti la porta d'ingresso del palazzo osservando IlHoon, l'idol che l'aveva salvata, andarsene. Quando decise di entrare, una voce la colse di sorpresa.
< Chi era il ragazzo con cui stavi parlando? >
< Uhm? Oppa! Da quanto sei là? >
Il ragazzo era seduto in uno dei divanetti che si trovavano nella hall del palazzo.
< Da abbastanza tempo. Chi era? >
< Era un... - in realtà non sapeva come definirlo, non poteva raccontare tutta la storia a lui, si sarebbe preoccupato troppo – era solo un amico. >
< Non mi piace com'era vestito. Sembrava un poco di buono. >
Mentre si dirigevano verso l'ascensore, Min si fece sfuggire un “sapessi”, cosa che insospettì il fratello, perché notò che le aveva rivolto uno strano sguardo. Avevano appena varcato la porta d'ingresso che il ragazzo ricominciò a parlare.
< Per caso è il tuo ragazzo? >
< Chi? Quello? Scherzi? >
< Mai stato così serio. >
< Eh? Nono, per niente. E perché ti interessa? >
< Dovresti ricordarti che sono geloso. >
< E forse dovresti ricordarti che a New York hai una ragazza. >
< Eh dai! Sono tuo fratello! >
< Cosa che non ti porta a immischiarti nella mia vita privata. Buonanotte. >
Yong Shi non ebbe il tempo di ribattere che Min Jee aveva già salito le scale e sbatte la porta della propria camera alle sue spalle.




¹ Min Jee vuol dire rispettivamente luminosa e saggia.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3~ ***


BuonaSera! Dai, siamo già al terzo capitolo e i responsi sono positivissimi *^* Grazie, miei cari lettori <3
I preferiti aumentano (e siamo solo a 3 capitoli! La cosa mi ha colpito un sacco) e le recensioni arrivano! Grazie ancora *^*
Vi ricordo il link della pagina di facebook! Mettete mi piace, mi piacerebbe fare la vostra conoscenza :3
Bye <3

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Il giorno dopo Min Jee si svegliò con un terribile dolore alle braccia e si accorse di avere dei terribili lividi là dove, Shin o qualunque sia stato il suo nome, l'aveva stretta. Dopo essersi preparata e aver fatto velocemente colazione, rivolgendo a mala pena la parola a Yong Shi, scese da casa, pronta a dirigersi a un incontro con le amiche.
Min Jee arrivò in piazza e trovò Ae Sook e Eun Hee sedute in una panchina.
< YA. VOI DUE. >
< Min Jee! Parlavamo di te! - Eun Hee si alzò per salutarla ma fu costretta ad indietreggiare violentemente a causa dell'amica che per poco non le andava contro – C-Che c'è? >
< Che c'è? CHE C'È? Ieri mi avete abbandonato in quel posto! >
< Pensavamo che te ne fossi andata. >
< Secondo te me ne andavo da sola in una zona come quella?! >
< Eun! Te lo avevo detto! > ribatteva Ae Sook.
< Eun, giuro che d'ora in avanti, se vengono quelle due arpie con te non ci esco più! >
< Eh dai! Sono mie amiche! >
< E tu escici, solo io non verrò. >
Min Jee si diresse verso un altra panchina e si sedette con le braccia incrociate al petto.
< È successo qualcosa? > Ae Sook sembrava preoccupata.
< Storia lunga. Sappiate solo che mi sono presa un bello spavento... >
< Min... - Eun Hee s'inginocchiò accanto all'amica – scusami... >
< Aishh. Alzati. Ti perdono, anzi, vi perdono perché, Ae, tu l'hai seguita, se mi dite tutto ciò che sapete sui BTOB. >
< AAAAH! - Eun Hee si alzò di colpo – Hai deciso di ascoltare la musica pop finalmente?! >
< Stai scherzando? Ho solo bisogno di informazioni. Avanti, parlate. >
Le due ragazze si sedettero accanto a Min Jee e iniziarono a riferirle ciò che sapevano sul gruppo.
< I BTOB sono un gruppo composto da 7 membri, hanno debuttato l'anno scorso sotto il nome della casa discografica Cube Ent. > Stava raccontando Eun Hee.
< Durante quest'anno e mezzo hanno fatto 3 Mini Album e per hanno da poco completato la promozione di Thriller. - Continuava Ae Sook. - t'interessano pure le canzoni? >
< No, per niente. >
< Che altro? >
< Loro. >
< Ah. Il leader è EunKwang, poi ci sono ChanSub, Peniel, IlHoon, MinHyuk, SungJae e HyunSik. >
< IlHoon hai detto? >
< Si, ha 19 anni ed è Vocalist e Rapper. >
< Eh? 19? >
< Ne. Ma non è il più piccolo! SungJae ne ha 18! >
< Non è questo il punto... vabbè, lascia stare. Mi puoi fare vedere qualche foto? >
< Uhm? Perché ti interessa? >
< Non posso vedere nemmeno una foto? >
< Oh, scusa. - Ae Sook prese il telefono e, andando nelle immagini, prese una foto – Ecco, è lui. >
“Allora è davvero lui.”
Min Jee era rimasta con lo sguardo fisso sulla foto e non si accorse dello stupore delle amiche.
< Che c'è? >
< Sembra quasi che ti piace. - disse Eun Hee. - Ti piace? >
< Macché! >
< Ah, meglio! È il mio bias! >
< Aishh. Non lo conosci mica! - disse nervosa e si alzò – comunque grazie. >
< Perché tutto quest'interesse? >
< Bah... Così. Andiamo, devo vedere per un maglioncino! >
Non voleva dire niente ma il maglioncino della sera prima si era rovinato durante l'incidente, se così si può definire.
Durante il giro, la ragazza trovò quello che le serviva e in più, provarono quasi tutti i capi dei negozi in cui entravano, poi non poteva mancare la tappa al negozio di musica dove, Ae Sook e Eun Hee, si perdevano fra gli scaffali di musica k pop mentre Min si rifugiava nel reparto di musica classica, finché le amiche non tornavano da lei, con almeno un cd da comprare, se andava bene. Spesso anche di più.
Ultima tappa di quella mattina fu il solito ristorante di cui erano, ormai, clienti fisse.
< Aaah! Mi sento così sazia! >
< Ci credo, dopo tutto quello che hai mangiato! - disse Min indicando i piatti davanti a Ae. - A chi tocca pagare oggi? >
< A te, Min. >
< Bene, allora io vado. >
La ragazza si diresse verso la cassa e, dopo circa 10 minuti pieni di fila, riuscì a pagare e a raggiungere le amiche all'esterno del locale.
< Ce l'ho fatta a pagare! Non ci speravo più! >
< Sang Min Jee. >
Girandosi, si ritrovò un ragazzo dall'aria familiare a circa 2 metri da lei. Gli stessi occhiali da sole, stessa giacca ma vestito più “elegante”. Camicia, jeans e un paio di mocassini.
< E tu che ci fai qua? >
< Passavo e ti ho vista seduta, quindi ho pensato, perché non l'aspetto e la saluto? > le rivolse un sorriso che fece rimanere di stucco le amiche dietro.
< Grazie per il pensiero ma potevi anche farne a meno. >
< Vabbè, ormai sono qua. Dammi il tuo telefono. >
< Wae? >
< Perché se mi andrà potrò chiamarti quando mi pare. >
< Come no, scordatelo. >
< E va bene... - iniziò a camminare verso di lei e, passandole accanto, le sfiorò il cellulare dalla tasca dei jeans - … farò da solo. >
< Ya! - cercò di bloccarlo ma lui iniziò a correre – YA! FERMATI! >
L'unica soluzione che trovò fu quella di seguirlo, quindi iniziò a correre e le amiche fecero altrettanto, però, quasi subito, IlHoon si fermò e si girò verso Min, ridandole indietro il telefono.
< Ecco, ora hai salvato anche il mio. Se capita qualcosa come ieri chiamami. >
< Cosa sei? La mia guardia del corpo? >
< Una specie. Annyeong! >
Con questo, si allontanò.
< Si può sapere chi era quello? >
“Non ci credo che non l'hanno riconosciuto. È dicono che è il loro idolo.”
< Solo un ragazzo che mi ha aiutato ieri. Andiamo via prima che torni indietro. >
 
****

Il weekend passò velocemente e, fra un uscita e l'altra, arrivò un altro lunedì.
Uscì da casa verso le 6 del mattino con indosso la sua uniforme, formata da una camicia bianca, cravatta nera, una giacca blu notte, gonna a campana in stile scozzese grigia, parigine dello stesso colore e un paio di mocassini neri.
L'aria fresca le portava indietro i capelli mori e le faceva venire la pelle d'oca, solo perché non era ancora sorto il sole.
La scuola non era troppo lontano da casa di Min. Era un'enorme villa che si trovava al centro di un'altrettanto enorme giardino. Dallo spiazzale di fronte alla villa, si aprivano diversi vialetti che portavano a diverse strutture come la piscina o il campo da pallavolo.
Le aule erano organizzate come in America, ogni professore aveva l'aula privata.
Dopo le normali ore di lezione, il resto del pomeriggio, se si voleva rimanere nell'edificio, poteva essere gestito dai ragazzi con gruppi di studio o con i diversi laboratori.
Min Jee entrò nella sua aula e fu accolta da un solare saluto da parte dei compagni.
< Annyeonghaseyo, Min Jee! >
< Annyeong ragazzi. >
< Min! Vieni qua! > AeSook gesticolava in modo esagerato, contando il fatto che le dividevano solo 2 metri di distanza.
< Basta agitare le braccia! Che c'è? >
< Ti abbiamo portato un regalo? > Eun Hee nascondeva qualcosa dietro la schiena.
< Regalo? Che regalo? >
< Visto che ti sei interessata tanto... ta daaaah! - l'amica aveva tirato fuori un ciondolo per il cellulare con il simbolo dei BTOB – Ti piace? >
< … Mi state prendendo in giro? >
< Che sei antipatica! - Hee prese il cellulare che le usciva dalla tasca della giacca e attacco il ciondolo – Non puoi toglierlo! È un nostro regalo! >
< Aishh. Che devo fare con voi due?! >
< Tutti in piedi! Entra l'insegnante > Il rappresentante di classe era in piedi, davanti al proprio banco, ad accogliere l'ingresso dell'insegnate.
Le lezioni passarono lentamente visto che, il lunedì, aveva sempre le materie più noiose.
All'ora di pranzo, prese tutte le sue cose e si diresse verso l'uscita dell'aula.
< Sang Min Jee, non rimani? > il rappresentante, Park Hyun Ki, l'aveva chiamata. Erano mesi che non si rivolgevano la parola, a causa della loro rottura.
< Aniyo, oggi vado direttamente all'aula di musica. Dillo tu all'insegnate, Annyeong! >
< O-Ok... >
L'aula si trovava nella sala est della villa, all'ultimo piano. Era molto grande e, per le numerose finestre, era molto luminosa. Alla fine dell'aula, una porta finestra portava a un enorme terrazzo da cui si poteva vedere tutto il giardino della scuola. Quasi tutti i poggia spartiti erano vuoti, tranne per due, occupati da dei suoi compagni di laboratorio, il primo violoncello e il secondo flauto a fiato.
< Annyeong Min, oggi sei venuta prima. >
< Si, mi annoiava stare in classe. >
< Beata te che te lo puoi permettere, con i voti che hai. >
< Già... >
 
****

Erano quasi le 6 di sera e IlHoon si trovava davanti l'ingresso della scuola superiore.
Indossava un paio di Jeans attillati, una felpa nera, per non dare troppo nell'occhio, con il cappuccio alzato, un capello sotto di esso, dai cui spuntava un piccolo ciuffetto biondo e un paio di occhiali da sole per nascondergli il viso.
Appoggiato al muro di fronte al cancello, controllava in continuazione l'orologio dal suo cellulare chiedendosi perché non fosse ancora uscita.
Mentre controllava l'ennesima volta l'orario, sentì delle voci provenire dal vialetto della scuola e vide comparire tre ragazze che parlavano e scherzavano.
< Perché hai perso così tanto tempo? >
Min Jee non si era accorto di lui e, sentendo la sua voce, era saltata in aria.
< Ehi! Mi hai fatto prendere un colpo. Perché sei qua? Come facevi a sapere che frequentavo questa scuola? >
< Ho i miei metodi. È buio, ti accompagno a casa. >
< Non c'è ne è bisogno. >
< Invece io dico di si. - IlHoon si avvicinò alla ragazza e la prese per il braccio, tirandola via – Andiamo. >
< Ya! Aspetta! Ma... Ragazze, ci sentiamo più tardi! >
Così, se ne andarono, lasciando le due ragazze ancora davanti il cancello, con lo sguardo incredulo.
****


< Sei il loro idolo però non ti hanno riconosciuto. Vorrei sapere come fanno a definirsi fan. >
< Sono delle Melody? >
< Delle che? >
< Melody. È il nome del fandom. >
< Ah, già... Me lo avevano accennato. >
Il ragazzo le aveva lasciato da un pezzo il braccio e, adesso, camminavano a circa un metro di distanza fra loro. Lui con le mani dentro le tasche della felpa, lei che teneva stretta al gomito la borsa della scuola.
< Quindi... Come hai scoperto che andavo in quella scuola? >
< Ti ho seguito stamattina. Ringraziami per essermi alzato presto, sei scesa che ancora era buio. >
< Mi stai stalkerando per caso? È la prima volta che sento che è un idol ad essere lo stalker nei confronti di una ragazze e non viceversa. >
< Io non sto stalkerando proprio nessuno! Sto cercando di essere gentile preoccupandomi per te e per scusarmi ancora dell'altra sera. Se non vuoi posso anche andare via. >
< Bene, allora vai. >
< Bene. >
< Bene. >
IlHoon si girò e tornò indietro, girando al primo angolo che incontrò.
Min continuò a camminare per la solita strada ma si sentiva più insicura. Si girava a controllare qualsiasi strada passava e andava accelerando il passo. Poi, un rumore improvviso la fece saltare fino a farla arrivare con le spalle al muro ma, si rese conto, che era solo un gatto che aveva fatto cadere una scatoletta da un cestino vicino.
< Vuoi andare avanti ancora a lungo? Si vede che hai paura. >
Non se ne era resa conto ma la stava seguendo, eppure si era girata spesso.
< Aniyo... Non ho paura... >
< Allora perché hai fatto quel salto? È stato abbastanza comico. Almeno hai detto ai tuoi genitori cosa è successo? >
< Aniyo... >
< Sei proprio stupida. Andiamo, ti accompagno a casa anche se non ti va. >
< Va bene... Ma tu non hai altro da fare? >
< Perché mi fai sempre le stesse domande? Me lo avevi chiesto. >
< Scusa... >
< Aishh. Tranquilla. Solo, mi diverte uscire e staccarmi dal lavoro. >
< Capisco... Venerdì hai fatto ingelosire mio fratello. >
< Davvero? >
< Si. Ti ha visto quando mi hai lasciato sotto casa e mi ha fatto un sacco di domande su di te. >
< E cosa gli hai detto? >
Si era fermato sotto un lampione e, osservandosi intorno, si rese conto che erano già arrivati davanti l'entrata del palazzo di casa sua.
< Che eri un amico. Che altro gli avrei dovuto dire? >
< La verità su c'ho che era successo poco prima? >
< Si sarebbe preoccupato troppo e non mi avrebbe più fatta uscire di casa. >
< Molto protettivo. >
< Si. È un po' troppo attaccato. >
< Da come parli, sembra anche troppo per essere un fratello. >
< Si... Siamo sempre stati parecchio attaccati e pensa di poter avere la priorità su tutto. >
< Allora avrò un rivale, eh? >
< Rivale? Che intendi? >
Probabilmente era arrossata in volto, perché IlHoon le rivolse un sorriso a metà fra il divertito e il malizioso.
< Sarò io la tua “guardia del corpo”. A che ora esci da scuola? >
< Che ti interessa? >
< Aishh. Queste ragazze. Vabbè, dammi il telefono. >
Di colpo, le strappo il telefono di mano e iniziò a lavorarci sopra tenendo, nel lato opposto, il suo cellulare.
< Ho istallato un sistema di rintracciamento satellitare. Se uscirai prima di scuola, vedrò che ti muovi quindi, ti conviene dirmi l'orario. >
< Ora mi sembri davvero un stalker. >
< Cosa devo fare con te? >
< … Esco alle 2.30. Spesso resto anche più tardi ma prima di quell'orario non posso uscire. >
< Bene. Ora sali. >
< Ne... >
Min Jee aprì il portone e prima di entrare, si girò verso il ragazzo che si era già allontanato.
< IlHoon! >
< Mmh? Che c'è? >
< … Kamsamnidà. > Gli rivolse un sorrise e, senza aspettare una risposta, entrò nell'edificio, sentendo che le guance le andavano in fiamme.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4~ ***


Hellooooo! Finalmente è il 26 del mese! Che vuol dire? Ovviamente, NUOVO CAPITOLO.  :D
Vi sono mancata? Spero di si. Vorrei continuare a ringraziarvi per le recensioni e per le visualizzazioni, che sono salite tantissimo *^* Anche i preferiti! Grazie mille <3 Ora vi lascio alla storia... e ricordate di mettere mi piace alla pagina di facebook! :D

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Un incubo.
Stava rivivendo tutto ciò che era successo nel fine settimana prima.
La mattina a scuola, il ritorno di suo fratello, il bowling... tutto tranquillo. Ma poi arrivò quello che aveva temuto di più...
Il vicolo, le proprie braccia schiacciate fra il muro e la sua schiena, tutto intorno sfocato a causa delle lacrime che le riempivano gli occhi e infine... la calma.
Si svegliò di soprassalto, sudata e stanca. Tutto ciò che riusciva a ricordare era il suo volto, quei capelli biondi e quella mano che la teneva stretta mentre le chiedeva come stava... L'unica parte che gli sfuggiva erano gli occhi che non aveva mai visto a causa degli occhiali da sole che portava ogni volta.
Guardò la sveglia e si rese conto che mancava solo mezz'ora prima di doversi alzare quindi decise di farsi subito una doccia e senza rendersene conto, si ritrovò a piangere. Non era rimasta sola per più di 5 minuti e non aveva avuto tempo per ricordare ciò che era successo e non poteva immaginare di esserne rimasta così segnata... Però, il viso di IlHoon le riportava la calma. Anche se era stato lui il primo a farle avere paura, in quella sala di giocatori di poker, l'aveva anche salvata e continuava ad aiutarla.
Mentre piangeva sentì dei passi fuori dalla porta e improvvisamente tornò con i piedi per terra, non poteva farsi vedere in quello stato o sarebbe diventata una “tragedia”.
< Min? Sei sveglia? >
< Yong Shi... >
< Min? Tutto bene? >
< Si, sto bene! Mi sto facendo la doccia, mi sono svegliata un po' prima del solito, non volevo svegliarti con il rumore dell'acqua. >
La camera del fratello era proprio accanto alla sua ma, a causa del colpo preso dall'incubo, non ci aveva pensato.
< Tranquilla! Io vado a preparare la colazione. Appena sei pronta scendi. >
< Si... >
Chiusa la porta, decise di uscire e si preparò in fretta, non aveva intenzione di rimettersi a pensare come prima. Asciugati i capelli e indossata la divisa, scese al piano di sotto dove, oltre al fratello, trovò anche i genitori.
< Annyeong... >
< Annyeong tesoro. >
< È tanto che non vi vedo a colazione. Di solito dormite a quest'ora. >
< Oggi abbiamo un impegno e ci siamo dovuti alzare presto. >
< Ah, ecco perché... >
Dopo una colazione veloce, prese la borsa e scese. Non le andava di stare sola ma quando stava con i genitori era ancora peggio. Arrivata fuori dal palazzo, si guardò un po' in torno, sperando di individuare IlHoon, pronto ad aspettarla e ad accompagnarla a scuola ma no. In effetti, il giorno prima le aveva detto che sarebbe venuto all'uscita.
Sperava che la giornata sarebbe passata velocemente, non aveva voglia di stare con le altre, aveva bisogno di qualcuno con cui poter sfogare tutto ciò che aveva accumulato quella sera.
A scuola, Ae Sook e Eun Hee parlavano ma lei non seguiva, non riusciva a stare nemmeno dietro alle spiegazioni.
< Min? > Ae Sook la chiamava e le schioccava le dita davanti agli occhi.
< Uhm... >
< Min! >
< Cosa? Che c'è? >
< Sembri distratta... >
< Cosa? Ah... Scusate... Che dicevi? >
< Ora vai al laboratorio? >
< No. Penso di uscire normalmente... >
< Tu che salti il laboratorio? Che succede? > Le ragazze si erano sedute accanto al suo banco.
< Oggi semplicemente mi secca... e ho lasciato il violino a casa. Capita. >
< Non capita a te. >
< Può capitare a chiunque. Io esco... >
Min Jee si alzò e, prendendo la borsa, uscì dall'aula. Arrivata al vialetto che portava al cancello principale della scuola, si accorse che le amiche la seguirono e si girò di colpo.
< Voi non andate al laboratorio? >
< Oggi non andiamo, avevamo già deciso così. >
< Va bene. >
Continuò ad andare dritto e, come immaginava, appoggiato al muro accanto al cancello c'era IlHoon che l'aspettava.
< Ehi! - Si staccò dal muro e si avvicinò alla ragazza – Oggi sei uscita presto. Pensavo che sarei dovuto tornare pi... >
Non concluse la frase perché Min si mise di corsa davanti a lui, con la mano stretta al suo polso e con le lacrime agli occhi.
< Ti prego – disse sottovoce – portami via da qui... >
Il viso di IlHoon era contratto, come se fosse scioccato. Notò le ragazze che li stavano raggiungendo. < Ti prego... >
Le lacrime avevano iniziato a rigarle il viso e la mano stringeva di più il polso.
Aveva abbassato il volto e adesso, la frangia dei capelli le copriva gli occhi.
Senza pensarci due volte, la prese per mano e la tirò via, camminando per almeno 10 isolati finché non la spinse in un vicolo, dove Min si appoggiò al muro, con il viso coperto dalle mani, e, a poco a poco, scivolò giù, fino a ritrovarsi seduta a terra. La gonna le scopriva le gambe ma non sembrava interessarle e IlHoon cercò di far finta di niente.
< Ehi, calmati. - Si inginocchiò davanti a lei ma non sapeva che fare in quel momento. - Che è successo? >
< H-Ho rivisto tutto... - le parole erano molto confuse – Ho rivissuto tutto stanotte. Non mi ero resa conto di quanto sia rimasta colpita da tutto quello che è successo... >
Min Jee scoprì il volto e, il ragazzo, togliendosi gli occhiali da sole, le prese istintivamente le mani, stringendole nelle sue.
< È passato tutto... Devi tranquillizzarti, così ti sentirai solo peggio. Devi dirlo a qualcuno. >
< IlHoon... Ho paura... >
Alzò lo sguardo e per la prima volta, incontrò il suo e vide i suoi occhi. Erano di un castano scuro, colore che dava una profondità e un'intensità immensa ma allo stesso tempo, a causa dei suoi tratti da bambino, sembrava lo sguardo di un cucciolo, che comunque riuscivano a mandarti in subbuglio e facendoti venire le farfalle allo stomaco. Erano incredibili.
< Riuscirai a superarlo. Ok? Devi resistere. >
< E se non ci riuscissi... >
< Ci sarò io a reggerti. Per causa mia quel bastardo è venuto a contatto con te e quindi io ti aiuterò a risolvere la cosa. >
< IlHoon... >
< Forza, ti aiuto ad alzarti. Andiamo a prendere qualcosa da bere. >
< Si... >
Si rimise gli occhiali da sole, la prese per i gomiti e la tirò su, poi le circondò i fianchi con un braccio e si avviarono per un qualche locale che poi si rivelò essere il bar della Cube.
Qualche metro prima di arrivare all'edificio l'allontanò da lui con dolcezza, era normale che non poteva farsi vedere con una ragazza.
< Ma puoi stare qui senza essere disturbato dalle fan? >
< No, andiamo nella parte riservata, tanto ti fanno entrare visto che sei con me. >
< Ma come mai proprio qui? >
< Devo sbrigare una cosa, quindi tu stai un po' seduta qua e io salgo 10 minuti. Almeno sei qua e sto tranquillo. >
Come aveva detto, non gli fecero problemi per passare visto che era con lui.
< Ordina quello che vuoi, torno subito. >
Min Jee lo vide uscire da un'altra porta che portava a una rampa di scale e, dopo che si chiuse alle sue spalle, ordinò qualcosa da bere.
Mentre aspettava, studiò tutta la sala con lo sguardo. Il bianco dominava ovunque e diversi dettagli erano colorati di azzurro, colore della casa discografica o almeno, lo pensava vedendo l'esterno dell'edificio. Sulle pareti erano appese diverse foto e una in particolare la colpì: il primo piano di un ragazzo castano con i capelli corti e lisci, gli occhi da bambino e un sorriso dolce. Doveva essere al periodo del debutto, si notava che era più piccolo.


 

****



I minuti passavano. Dieci. Venti. Trenta.
Ancora non si vedeva. Il lavoro doveva essere più lungo di quello che immaginava. Min Jee avrebbe preferito andarsene ma non ne aveva il coraggio e, poi, era stato così gentile, non voleva farlo stare in pensiero.
Ad un certo punto la porta si aprì e ne uscì IlHoon, senza occhiali da sole e cappello... A che ci pensava, non aveva nemmeno mai visto i suoi capelli, tranne quel ciuffo che spuntava fuori a coprire una parte della fronte.
< Scusami! - disse, sedendosi nella sedia di fronte a quella della ragazza – È durato più del previsto. >
< Tranquillo. Sono stata bene... Un po' di calma non mi ha fatto male. E comunque è per colpa mia che hai dovuto fare di fretta. Se sapevo, non ti avrei trattenuto con le mie paranoie. > Aveva il gomito appoggiato al tavolo e, con la mano, si reggeva la fronte, perché per i pianti, le faceva male la testa.
< Ma scherzi? Non c'è problema. Avevi bisogno di sfogarti e ti ho ascoltato, non hai colpa. >
Nello stesso momento in cui finì la frase, la porta da cui era uscito IlHoon qualche minuti prima, si riaprì e ne uscì un altro ragazzo. I capelli rossi saltavano all'occhio ma lo sguardo scese subito al petto dove, a causa della maglietta, era facile notare i muscoli. Aveva qualcosa di familiare...
< Ecco dov'eri finito! Uhm... Ma tu sei la ragazza di venerdì sera! >
Certo che aveva qualcosa di familiare. Era il ragazzo che si trovava nella sala da poker al bowling con IlHoon. Si alzò e gli rivolse un inchino.
< Annyeonghaseyo! >
< Come mai sei qua? IlHoon ha fatto qualcos'altro? >
< Ehi! Mi sono già scusato per quella sera! >
< Infatti! Mi ha anche aiutato... >
< Ah, davvero? - si rivolse alla ragazza – Piacere, sono Lee MinHyuk. >
< Piacere mio, sono Sang Min Jee. >
< Bel nome. >
< Kamsamnidà... >
< Min Jee, puoi anche risederti. Hyuk, ti unisci a noi? >
< Si. - prese una sedia e si sedette al contrario, appoggiando le braccia, anche esse muscolose, sullo schienale. - Com'è che vi siete rincontrati? >
< Beh... >
< C'è stato un incidente venerdì sera – parlò velocemente IlHoon. - e mi sono sentito in dovere di aiutarla. Così ora ci incontriamo spesso. >
< Esatto... > La ragazza teneva lo sguardo basso, imbarazzata.
< Hai la divisa, quindi vai ancora a scuola. >
< Beh, si. Sono all'ultimo anno. >
< Faticoso. Buona fortuna. >
< Kamsamnidà... Se le mie amiche venissero a sapere che sto parlando con voi mi urlerebbero in faccia. >
< Sono Melody? Anche tu lo sei? >
< Loro si! Tantissimo. Io... beh, non proprio. Non ascolto pop, suono il violino e ascolto solo musica classica. >
< YA! Pensavo che avessi iniziato ad ascoltare un po' della nostra musica da quando mi conosci. >
< Non sperarci... Senza offesa, ma non è il mio genere. >
< Ora capisco perché sei scappata dalla quella sala – disse MinHyuk – c'era un concerto di una qualche band. >
< Ahh... YA. Tu non sei maggiorenne! Mi sono informata! Che ci facevi in quella sala?! > Aveva puntato un dito verso IlHoon e lui, scherzando, alzo le mani.
< Colpevole! Ci andiamo solo per divertirci un po'. Sta tranquilla, il signorino qua presente non mi fa nemmeno toccare alcol. Aishh. >
< Fa bene! Non puoi! >
< Sei una che segue molto le regole? >
< Si, sono educata io! >
< Si, certo, come un elefante è elegante in un negozio di porcella! >
< YA! >
< Calma voi due! Pensavo che andavate d'accordo. >
< Lui fa salire il peggio di me. >
Aveva finalmente finito di bere il suo tè freddo con le perle e, per il nervosismo, sbatté il bicchiere nel tavolo.
< E io che dovrei dire? Aishh... Dai, ti accompagno a casa. Esci e fermati all'angolo da dove siamo venuti. Guai se vai da sola. >
< Non dirmi ch... Ok. Ti aspetto. >
Salutò MinHyuk con un inchino e uscì dall'edificio.
< Torno direttamente al dormitorio quindi non mi aspettate qua e andate a casa. >
< L'accompagni anche a casa? >
< È una storia lunga. >
< Avevo capito che ti eri già scusato. >
< Non è per questo. Senti, ne parliamo dopo, ok? >
Non aspettò la risposta del collega che uscì anche lui dall'edificio, indossando il cappello e gli occhiali e raggiunse la ragazza all'angolo che l'aspettava come promesso.
< Andiamo. >
< Simpatico l'amico. >
< Si. È il più “ambito” da tutte. >
< Ma dai? Suppongo per i muscoli. Tu non ne hai. >
< Ehi, tu che ne sai? >
< A lui si notavano senza problemi anche con la maglietta, a te no. >
< Aishh. Ragazzina. >
< Ragazzina a chi? >
< A te, stupida! >
Si fermarono un attimo a guardarsi con sguardo di sfida ma in meno di dieci secondi scoppiarono entrambi a ridere.
< Sei proprio comico quando hai quello sguardo! >
< Lo stesso vale per te! >
Continuarono a camminare scherzando e, in poco tempo, si ritrovarono davanti il palazzo.
< Eccoci arrivati. Vuoi che ti accompagni anche fino alla porta dell'appartamento? >
< Penso che l'ascensore sia abbastanza sicuro quindi non ti preoccupare. >
< Va bene. - IlHoon si avvicinò a lei, tanto da farla arrossire e con una mano le sfiorò il polso – Allora ci vediamo domani? >
< Ne. Ti mando un messaggio con l'orario in cui esco, almeno non aspetti inutilmente. >
< Va bene. >
< Kamsamnidà. >
< La smetti di ringraziarmi? >
< Scusami, è l'abitudine. >
< Sei troppo educata – le diede un pizzicotto nella guancia e le rivolse un sorriso – Annyeong. >
< Annyeong... >



 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5~ ***


BUONA SERA! Ditelo che eravate in ansia perchè ancora non avevo pubblicato il capitolo :'D Mi scuso per il ritardo ma, essendo sabato, ero fuori e, visto che sono tornata presto, ho deciso di aggiornare comunque stanotte, invece di aspettare domani sera, visto che durante il giorno non sarò presente. Questo capitolo è un po' più ahwjbawrb ma lascio a voi i commenti u.u 
Detto questo, vi lascio al capitolo e vi ricordo di mettere mi piace alla pagina di facebook (mi dispiace ma ve la porterete fino alla fine :'D )

https://www.facebook.com/pages/CL_Kiki-Ely-Lee-89-EFP/337429203023783?ref_type=bookmark



< Di nuovo “l'amico”. >
Min Jee saltò in aria perché era così sovrappensiero da non essersi accorta di essere passata accanto a suo fratello mentre si dirigeva verso l'ascensore.
< Yong Shi! Scusami, non ti avevo visto. >
< Ma dai. >
< Perché sei così tirato? >
< Chi è quel ragazzo? >
< … È un amico, ricordo di avertelo già detto venerdì, o sbaglio? >
< Come si chiama? >
< Mi spieghi il perché di tutte queste domande? > disse mentre entravano nell'ascensore che era appena arrivato.
< Non mi piace. Non mi piace nemmeno come si veste. >
< Non ti piace come si veste? >
< No. >
< Questa è bella. Tu capisci come è una persona da come si veste. >
< Si avvicina troppo a te. >
< Ti è sembrato che mi abbia dato fastidio? >
< Forse a te no ma a me si. >
< E queste dovrebbe avere senso perché...? >
< Mi sto solo preoccupando per te. >
< Forse anche troppo. >
Finalmente l'ascensore concluse la sua corsa e la ragazza prese di fretta le chiavi sperando di poter finalmente entrare in casa e chiudere la conversazione.
< Min Jee... >
< Non parliamone più, ok? Non voglio che Omma e Appa si immischino. >
< Non sono a casa. >
< Perfetto... Senti – si mise davanti la porta che aveva appena aperto, bloccandone il passaggio – non ti deve importare con chi mi vedo, ok? Lui mi ha aiutato molto in questi giorni. >
< La cosa non cambia. >
< Mettiamo le cose in chiaro. Non ho intenzione di continuare a litigare con te mentre sei a Seoul solo perché continui a immischiarti nella mia vita privata! Pensa alla tua ragazza, va bene? >
Stava per andarsene quando la frase del fratello la fece restare di sasso.
< Katya mi ha lasciato. >
Lo seguì con lo sguardo. Si era spostato fino al divano, dove si era seduto. Stava con il volto basso e le mani intrecciate a reggere il mento. L'espressione cupa non faceva trapelare qualsiasi tipo di tristezza che potesse provare, era come bloccato a guardare il vuoto ma quando la sorella parlò, sembrava essersi ripreso.
< Oppa... Mi dispiace. >
< Non fa niente – la guardò e le rivolse un occhiolino – sono già due mesi che ci siamo lasciati. >
< Allora, visto che sono passati due mesi posso dirti una cosa, ma prometti di non offenderti. >
< Prometto. >
< NON SPIARMI PIÙ. >
Yong Shi scoppiò in una fragorosa risata mentre Min Jee saliva le scale e sbatteva la porta della sua camera alle sue spalle.


 
****


IlHoon era già arrivato al dormitorio quando i compagni di gruppo tornarono dalla Cube Ent.
Non si trovava molto lontano da Gangnam quindi in 10 minuti era già arrivato, invece gli altri 6 avevano perso più tempo del previsto.
< Eccovi tornati. >
Il ragazzo era in salotto, impegnato a fare zapping con il telecomando della televisione mentre si rilassava nel divano.
< Vi avevo dato per dispersi. >
< Pensavo che avresti perso più tempo con... Min Hee? >
< Min Jee. Comunque, abita qui vicino, quindi non c'è voluto molto. >
< Chi è Min Jee? >
A parlare fu un ragazzo molto alto, dal volto giovane, con i capelli corti e blu notte.
< Una ragazza che ci prova con Il. >
< Lei non ci prova con me. Anzi, quasi non mi sopporta. >
< E allora perché stai con lei? >
< Ha avuto un problema venerdì per causa mia e sto solo cercando di aiutarla... >
< Ma che sarà mai successo di così grave. Può sempre camminare da sola. >
< Hyuk, è una lunga storia. >
< Raccontamela allora. >
< Hyuk... >
< Se non vuole raccontare, lascialo stare. Sono fatti suoi. >
< Grazie SungJae. >
< EunKwang – disse mentre quest'ultimo entrava nella stanza – Tu mi dai ragione, vero? >
< Io non giudico senza conoscere. Però posso essere d'accordo sul fatto di stare attento. >
< Ecco. >
Mentre EunKwang si gettava nel divano, IlHoon si alzò e uscì nel balcone. La vista era fantastica. Il palazzo si affacciava sul fiume Han, ed essendo in un piano alto, si aveva una magnifica visuale della città.
< Ehi Il, - disse SungJae, che l'aveva seguito fuori – Quando me la presenti? >
< Non vedo perché dovrei presentartela. È solo un amica. >
< E allora perché la proteggi tanto come dice MinHyuk? >
< Lei... è quasi stata stuprata venerdì sera, per colpa mia... Eravamo andati a giocare di nuovo a poker dietro il nuovo bowling e per “giocare” con lei, un tizio le si avvicinò dicendo che era il suo ragazzo. Più tardi, mentre tornavo prima al dormitorio ho visto quello che stava facendo... Se ripenso ancora a quel bastardo... - La rabbia gli risalì e, senza pensarci due volte, diede un calcio a una sedia da giardino posizionata là accanto. - È colpa mia e voglio rimediare. E poi oggi ha avuto una crisi perché ha sognato tutto stanotte. Non riesce a uscire da sola per paura. Se posso almeno accompagnarla, lo faccio. >
< Che tenero il nostro IlHoon. - gli mise un braccio sopra le spalle – Se ne sei sicuro fa pure. Ma me la devi presentare lo stesso. >
Gli diede una pacca nella schiena e rientrò, lasciando il ragazzo solo, a guardare il cielo, ormai buio, riempirsi di stelle.


 
****


Erano passate circa due settimane da quando Min Jee e IlHoon si erano incontrati e, a poco a poco, stava iniziando a superare lo shock, anche se lentamente. Nel frattempo, ogni giorno lui la passava a prendere a scuola e l'accompagnava a casa e qualche volta facevano tappa in qualche locale a prendere qualcosa da bere. Solo il sabato e la domenica non si incontravano e lui le mandava comunque qualche messaggio per sapere se aveva bisogno di qualcosa. Era davvero così tenero a occuparsi di lei...
Quel giorno, la ragazza non riusciva a seguire le lezioni. Cercava di ascoltare ma le scoppiava la testa. Si era svegliata con i brividi e con qualche dolore che le aveva reso difficile arrivare a scuola, ma era comunque voluta andare a scuola perché voleva vederlo... però se ne stava pentendo. Guardava la lavagna e vedeva tutte cose sfocate e confuse. Prima della fine della seconda ora le arrivò un messaggio.

From IlHoon:
A che ora devo venire oggi?


To IlHoon:
Non lo so... Non mi sento tanto bene quindi penso di andarmene alla fine della terza ora, appena dopo la pausa...


Aveva aspettato una sua risposta ma non arrivò mai.
Appena suonò la campana che annunciava la fine della terza ora, si sentì sollevata e appoggiò la testa sul banco, sperando di riprendersi un po', prima di dover affrontare il ritorno a casa.
< Scusate, è questa la classe di Sang Min Jee? >
Sentire il suo nome la incuriosì, ma non aveva la forza di alzare la testa e controllare chi la cercava.
< Si, è là. >
< Min! >
Quando si sentì chiamare alzò di scatto la testa, cosa di cui si pentì immediatamente, vide tutti i suoi compagni che seguivano con lo sguardo il ragazzo che camminava velocemente verso di lei, compreso il rappresentante di classe e le sue amiche che si erano avvicinate alla porta.
< E tu che ci fai qua? >
IlHoon, più coperto del solito, s'inginocchiò accanto al suo banco e Min si accorse che aveva il fiatone.
< Ho il giorno libero e quando ho letto il tuo messaggio mi sono precipitato qui. - Con una mano le spostò la frangetta e appoggiò le labbra sulla fronte, cosa che fece stupire quasi tutti i compagni di classe – Ma tu hai la febbre! Perché sei venuta a scuola? Sei una stupida. >
< E tu sei... No, non ho abbastanza forza per pensare a come rispondere. >
< Aishh. Su, alzati, ti accompagno a casa. >
Si alzò e, dopo che il ragazzo le aveva sistemato le cose nella borsa e aveva preso la giacca che gli aveva passato Ae Sook, le mise un braccio attorno alle spalle e, stringendola a se, s'incamminò verso la porta dell'ingresso.
< Dove andate? > Park Hyun Ki aveva preso parola mentre i due stavano attraversando la porta.
< Sei il rappresentante? >
< Ne... >
< Avverti la professoressa che accompagno Sang Min Jee a casa, ha la febbre. >
< E tu sei? >
< Il suo migliore amico. Problemi? > Anche se aveva gli occhiali, si capiva che rivolgeva al ragazzo uno sguardo severo, a causa dei lineamenti del viso rigidi e tesi.
< No, nessuno. >
< Bene. >
Detto questo, spinse fuori la ragazza e, fino a che non furono fuori dall'edificio, non parlarono, sapendo che i ragazzi, li stavano seguendo con lo sguardo, anche dalle finestre dell'aula del secondo piano.
< Perché sei venuta a scuola? >
< Non potevo saltare le lezioni... > Bugia. Ma non poteva mica dirgli la verità.
< Dimmi che è cambiato, stando male non avrai seguito un bel niente. >
< È vero... - prima di finire la frase inciampò e quasi cadde – scusa. >
< Sei proprio senza forze... Su, sali, ti porto sulla schiena. >
< Eh? N-non ce ne è bisogno. >
< Invece si, se non vuoi cadere e farti pure male, avanti. E poi... - si tolse una delle felpe che aveva indosso e la diede alla ragazza – togliti la giacca e mettiti questa sotto. >
La ragazza fece come diceva il ragazzo, salì nella sua schiena e rimase di nuovo in silenzio per diversi minuti. Continuava ad avere i brividi ma erano diminuiti un po', grazie al calore che arrivava dal contatto con la schiena di IlHoon.
< IlHoon... - disse sotto voce – perché hai detto che sei il mio migliore amico? >
< Non dovevo? >
< Stavo solo chiedendo... >
< La scelta era fra migliore amico e ragazzo, direi che è stata meglio la prima opzione. Dovevo pur dire qualcosa. >
< Giusto... >
< La prossima volta dirò che sei la ragazza. Sarebbe divertente vedere la reazione degli altri. >
< Eh?! Ma no! Non penso che c'è ne sia bisogno... >
Solo all'idea che potesse dire di essere il suo ragazzo, arrossì tremendamente e si nascose il viso nella giacca di lui, sperando di calmarsi.
< Non senti caldo? Va bene che siamo ormai a Novembre, ma ha davvero troppe cose addosso... >
< Un po', ma dovevo nascondermi in qualche modo. In giro è più facile non farsi riconoscere ma in una scuola, beh, là è difficile. È come buttarsi in bocca a un Kraken. >
< Esagerato... >
< Forse un po'... Ma sai, non ho più fatto irruzione nelle scuole da quando sono idol! >
< Ma come? Io mi aspettavo che fosse all'ordine del giorno. >
< Aishh. Starai anche male ma scherzi sempre. >
< Ok, non fiato più. >
< Scherzo... Siamo arrivati. >
Mise giù la ragazza che per poco, di nuovo, non perse l'equilibrio.
< Il... Potresti accompagnarmi sopra? >

 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6~ ***


Buonasera! È arrivato il momento di aggiornare anche questo mese! La vostra Kiki vi è mancata? <3 Spero che vi siano mancati altrettato anche Min Jee e IlHoon :D
Vi lascio a questo nuovo capitolo e, come sempre, vi ricordo di mettere "Mi piace" alla pagina di facebook! 
Bye Bye
https://www.facebook.com/pages/CL_Kiki-Ely-Lee-89-EFP/337429203023783



< Accompagnarti sopra? >
< Si... Scusa, non dovevo chiedertelo. >
< No, macchè. Mi chiedevo solo se tuo fratello non si sarebbe nuovamente infastidito. >
< In casa non c'è nessuno. Ho paura di svenire da qualche parte, prima di arrivare di sopra... >
Il volto di Min Jee era rosso e affaticato. Respirava male e i brividi di freddo erano aumentati. IlHoon le prese il braccio della ragazza e sa la portò sopra le spalle, in modo da poterla circondare i fianchi con il suo e poterla sorreggere meglio.
< Andiamo. >
< Kamsamnidà... >
IlHoon non sapeva che aspettarsi dalla casa di Min, ma non quello. Appena entrò nell'appartamento/loft, rimase scioccato. Il bianco dominava in quella grande casa moderna e, la luce che entrava dalle tante finestre, favoriva a renderlo ancora più luminoso di quanto non fosse già. Mentre si guardava in torno, aiutò la ragazza a togliersi la giacca e si rese conto che stava peggio. I brividi erano peggiorati moltissimo e non riusciva a reggersi in piedi senza qualche appoggio. La circondò nuovamente con le braccia e avanzarono verso il salotto.
< Dov'è la tua stanza? Hai bisogno di metterti a letto. >
< Al... Al piano... > Aveva difficoltà anche a parlare e, quindi, indicò le scale con la mano.
Non si era accorto di esse fino a quando Min Jee non gliele aveva indicate. Salirono lentamente la scalinata e raggiunsero un lungo corridoio dove si aprivano diverse porte. Continuava a guardarsi intorno, non potendo fare a meno di vedere i tappeti costosi, i tavoli di vetro appoggiati alle pareti e gli ornamenti di cristallo poggiati sopra. Si riprese e condusse la ragazza fino alla stanza da lei indicata, alla fine del corridoio. La stanza era semplice come il resto della casa, a parte la parete azzurra dietro la testiera del letto. Nelle altre pareti, notò il disegno di uno spartito e delle foto e riconobbe le amiche che aveva incontrato, anche il giorno stesso, a scuola. Di fronte alla porta, notò un separé bianco, decorato con ventagli azzurri, accanto alla cabina armadio.
Mentre aiutava la ragazza a distendersi nel letto e a coprirla, fu investito da un profumo di vaniglia, proveniente da un vasetto con delle stecche di legno, posato sopra il comodino.
< Kamsamnidà. Scusa... Scusa se non ti riaccompagno alla porta. >
< Riaccompagnarmi alla porta? - disse mentre le metteva una mano sulla fronte – io non vado da nessuna parte, per ora. Sei caldissima, non ti lascio in queste condizioni. Vado a prendere una pezza e dell'acqua. >
Sentì Min Jee dire qualcosa, ma era già fuori dalla stanza che si dirigeva in cucina. Scese le scale, notò un arco che portava a una lussuosa sala da pranzo e, attraversata la salà, vide la porta che conduceva alla cucina e ci entrò. Anch'essa era luminosa, anche se le finestre erano più piccole rispetto a quelle del resto della casa. La parete di fronte la porta e quella alla destra di essa, erano percosse dai banconi della cucina mentre, nel centro, era posizionata un'isola circondata da sgabelli di metallo e pelle bianca.
Iniziò a frugare in tutti i cassetti dei banconi, trovando posate, tovagliette, utensili vari e, dopo aver aperto circa sette cassetti, trovò delle pezze. Ne prese due, che mise sopra l'isola e poi apri lo sportello sotto il lavandino, dove trovò una bacinella che riempì d'acqua fredda e poi, portò tutto di sopra. Entrato nella stanza, fece spazio nel comodino e appoggiò la bacinella, poi si sedette a bordo del letto della ragazza e le mise una pezza bagnata nella fronte. Osservava preoccupato il viso della ragazza. Aveva gli occhi chiusi e le labbra semiaperte. Il mento era coperto dalla coperta che seguiva i veloci movimenti del petto.
Si tolse gli occhiali da sole e qualche felpa di troppo, poggiandoli nel divanetto, nel lato opposto del letto. La casa era sicuramente riscaldata perchè, stava iniziando a sentire caldo.
Dopo aver imbevuto diverse volte le pezze, finalmente la temperatura stava iniziando a scendere e Min Jee prese sonno. Si allontanò dal letto e si mise a sedere nel divanetto spostando le proprie felpe e il violino poggiatoci sopra. Gli sbadigli salirono e, senza che se ne rendesse conto, si addormentò.
Pensò che fosse passata circa mezz'ora quando sentì una voce venire dal piano di sotto.
< Min Jee? Sei a casa? >
Sentì dei passi che salivano le scale e, la prima cosa che vide quando aprì gli occhi, fu un ragazzo sulla ventina, davanti alla porta che lo fissava.
< Chi sei? Che ci fai qua? >
Anche se era ancora assonnato, si alzò di botto.
< Sono un amico di Min Jee. Ha la febbre e l'ho accompagnata a casa. >
Il ragazzo spostò lo sguardo sulla bacinella e sulle pezze sopra il comodino, ma lo riportò velocemente su di lui.
< Beh... Grazie per esserti occupato di Min Jee ma ora puoi andare. >
Lo osservavo con sfida e rimproverò che IlHoon non potè fare a meno di ricambiare. Capì che quello era il fratello della ragazza e decise che non voleva avere discussioni con lui, anche se avrebbe preferito aspettare che lei si risvegliasse per vedere come stava.
Raccolse le felpe dal divano dietro di lui e s'incamminò verso l'uscita, fermandosi un attimo alla porta della camera, appoggiando una mano alla cornice di essa e rivolgendo un ultimo sguardo verso il letto, dove Min Jee dormiva.

 
****

Ricordava poco di quel che era successo da quando era arrivata all'ingresso del palazzo, molto probabilmente aveva quasi perso i sensi e aveva tutti ricordi alla rinfusa. Sentiva freddo e non riusciva a riscaldarsi nemmeno con il piumone che aveva di sopra anche se, il panno fresco che sentiva nella sua fronte non le dispiaceva. Il dolore era troppo forte e quella pezza le dava un minimo sollievo. Dopo un tempo che a lei era sembrato un'eternità, il dolore si affievolì e riuscì a prendere sonno. Aveva sentito delle voci ma non aveva la forza di aprire gli occhi e non riusciva a capire da chi provenissero, anche se non se ne preoccupò. Quando aprì gli occhi, non si sarebbe immaginata di trovare il fratello che le metteva, di nuovo, il panno bagnato in fronte. Era sicura di aver dormito solo per poco tempo. Sentiva il sudore colargli dalle tempie e la fronte ancora calda.
< Ti sei svegliata, finalmente. Ero così preoccupato. >
< Che ci fai qua? È presto, no? >
< È ora di pranzo passata, ti ho portato qualcosa da mangiare ma dormivi ancora. - l'aiutò a mettersi seduta e le passo un vassoio con una ciotola piena di pastina e brodo alla carne – mangia qualcosa. >
< Ne... >
Non si sentiva di mangiare, aveva la bocca dello stomaco chiuso, ma si sforzò per non sentir lamentare il fratello. Lasciò almeno mezza ciotola e prese la scusa di volersi rinfrescare e che avrebbe finito dopo. Mentre si dirigeva verso il bagno, il fratello le rivolse uno sguardo strano ma non gli diede conto, fino a quando, sciacquatasi il viso e guardandosi allo specchio, si rese conto di avere ancora la felpa di IlHoon. Era semplice e nera, con delle cuciture bianche a formare qualche disegno nelle maniche e nel cappuccio. Le arrivava a metà coscia e le maniche erano più lunghe delle sue braccia. Strinse le mani nei polsini e si avvicino la felpa al viso, profumava di cedro che, mischiata al profumo della pelle del ragazzo, sembrava più dolce di quanto dovrebbe essere.
Uscita dal bagno, il fratello era scomparso ma il vassoio era dove l'aveva lasciato. Si alzò un po' le maniche della felpa e lo prese, portandolo in cucina. Passando per il salotto, vide la madre semidistesa nel divano, con una rivista di musica in mano. In copertina c'era una sua foto e, certamente, anche un articolo all'interno. Quando passò davanti a lei, non alzò il viso ma le rivolse un veloce sguardo.
< Come stai? >
< Meglio. >
< Domani rimani a casa, non peggiorare la tua salute. >
< Va bene... >
< Di chi è quella? >
< Uhm? >
< La felpa. >
< Ah... è di Il... di un mio amico. Mi ha accompagnato a casa quando stavo male. >
< Quello che era in camera tua quando sono venuto? >
Yong Shi era appena uscito dalla sala della musica, la cui porta era dietro al secondo divano di pelle bianca.
< In camera tua? > La madre aveva alzato del tutto lo sguardo dalla rivista e guardava con sguardo severo la ragazza.
< Avevo la febbre, non mi ricordo quasi niente di quando sono tornata a casa. Pensi che avrei avuto la forza di fare qualcosa? >
< Tranquilla Omma, era nel divano che si era addormentato. Le aveva semplicemente messo delle pezze in fronte. È stato abbastanza gentile. E poi l'ho trovata vestita, ho controllato. >
< Oppa! >
< Per sicurezza. >
Fu invasa dalla rabbia ma, appena stava per rispondere, perse un po' l'equilibrio e le scivolò il vassoio di mano.
< Aishh. Va a letto e riposa, qui ci penso io. >
Annuì, lasciando il fratello intento a pulire il pavimento e la madre ancora distesa nel divano, salì in camera sua e s'infilò sotto le coperte, con la speranza di riprendere di nuovo sonno.

 
****

Era buio e non vedeva niente. All'improvviso una luce si accese sopra di lei e non illuminava nient'altro, era circondata dal niente. Aveva addosso un paio di jeans e un maglione lungo, nero e viola a righe, una sciarpa e degli stivali.
Era in preda al panico, odiava non vedere niente oltre il buio, le aveva sempre dato fastidio l'idea di non poter vedere niente. Chiuse un attimo gli occhi e quando li riaprì, non voleva credere a ciò che vedeva. Era ferma al centro di una stanza completamente bianca, illuminata da uno squallido lampadario con la luce che tremolava, probabilmente a causa della lampadina lenta. Il panico aumentò, non c'era nessuna porta, nessuna via di uscita. Si guardò in torno, sperando non aver visto bene ma, anche avvicinandosi alle parenti, non c'era niente. Iniziò a picchiare nelle pareti, a gridare, a chiedere aiuto ma, quando stava per cedere, si girò e, dal nulla era comparsa una porta. Corse verso di essa e la oltrepasso.
Adesso si trovava nel posto peggiore che potesse immaginare, era nello stesso vicolo della settimana prima ma non c'era nessuno. Provò a scappare ma era come dentro una scatola, non riusciva a superare quelle pareti che la circondavano, poi si senti spingere le spalle al muro ed eccolo là, davanti a lei.
Si svegliò in un groviglio di lenzuola, il sudore che le colava dalla schiena e la gola le faceva male... Non si era accorta di gridare, ma non riusciva a smettere. Stringeva fra i pugni la coperta ma sentiva comunque le unghia che le facevano male ai palmi delle mani, poi vide le luci del corridoio e suo fratello, seguito dai genitori, che entravano in camera. Yong Shi la prese fra le braccia continuando a ripete “Calma! Era solo un brutto sogno, solo un brutto sogno...”, ma lei sapeva che non era vero.
Lo sguardo della madre sembrava, per la prima volta, davvero preoccupato e, quando si sedette dal lato opposto del fratello, le iniziò ad accarezzare i capelli, come segno di conforto.
Le lacrime le rigavano le guance e singhiozzi erano così forti che quasi la soffocavano. Dopo circa 15 minuti, i genitori erano andati a letto, lasciando Min Jee con il fratello che cercava ancora di tranquillizzarla.
< Oppa, rimani qua per stanotte? Ti prego... non voglio restare sola. >
< Non devi nemmeno chiederlo. >
I due si distesero nel letto e la ragazza si lasciò stringere e cullare dalle sue braccia.

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Capitolo 7
*** Capitolo 7~ ***


Buonasera! Scusatemi tantissimo per il ritardo ma, come avevo scritto nella pagina, ho avuto problemi con il wifi e non potevo pubblicare il capitolo çç Però ci sono riuscita! Beh, diciamo che è arrivato per festeggiare il comeback dei nostri amori <3 Quant'è bello IlHoon? Taaanto <3
Vi lascio alla lettura del capitolo e alla pagina facebook, notte!
https://www.facebook.com/pages/CL_Kiki-Ely-Lee-89-EFP/337429203023783




La mattina dopo, MinJee si risvegliò con il sole che illuminava completamente la camera. Si girò verso la sveglia, nel comodino alla sinistra del letto, e si accorse che erano già le dieci passate. Non aveva mai dormito così tanto. Il dolore alla testa era del tutto scomparso ma si sentiva ancora debole e decise di stare altri cinque minuti sdraiata prima di alzarsi.
Quando trovò le forze per alzarsi, incontro il fratello a metà scala, con un vassoio in mano.
< Stavo venendo a svegliarti e a portarti la colazione. >
< Preferisco stare giù, grazie. >
Si diressero insieme fino alla sala da pranzo dove prese a mangiare i pancake che le aveva preparato, anche se non le era tornata del tutto la fame.
< Allora, come ti senti stamattina? >
< Bene, non sento più nessun sintomo. Sarei potuta andare a scuola senza problemi, se qualcuno non mi staccava la sveglia. >
< Anche Omma era d'accordo sul farti rimanere a casa e pensa che sarebbe meglio se ci restassi per almeno altri due. Non c'è niente di male nel saltare qualche giorno, visto che stai male. Puoi leggere qualche libro o suonare senza pensare alla scuola e ai compiti, per una volta. >
In effetti, a questo non aveva pensato. Erano mesi che era bloccata al quinto libro delle “Cronache di Narnia” perchè, per pensare a studiare e al corso di musica, non aveva avuto tempo. Potrà anche non sembrare, ma adora i libri di genere fantasy.
< Forse hai ragione, dovrei proprio finire quel libro. Potrei prendermi un po' di tempo per me... >
< Direi di si. >
< Allora... Vado di sopra a leggere. >
Era stato gentile a non fare domande sull'incubo che, sfortunatamente, ricordava anche troppo bene. Salì le scale velocemente ed entrò nella sua camera, decisa a cambiarsi, prima di andare a leggere nella camera dedicata alla lettura, alla porta accanto. Si sfilò il pigiama di dosso e prese dall'armadio, un pantalone di una tuta nera aderente e una felpa leggera verde militare. Mentre usciva dalla camera notò che, il suo cellulare poggiato sul comodino accanto alla porta, lampeggiava. Lo ripose nella tasca della felpa e, appena si sedette nella sua poltrona preferita, posizionata davanti alla finestra che percorreva l'unica parete libera, incrociando le gambe e, liberando le mani dal libro che poggiò nel tavolino accanto, sbloccò il cellulare e aprì il messaggio che aveva ricevuto: era da parte di IlHoon.


From IlHoon:
“Come stai? Rispondi, appena ti svegli. Mi hai fatto preoccupare un sacco,
ieri.”


Era davvero così preoccupato? Poi, notò che il messaggio l'aveva mandato il giorno prima. Come aveva fatto a non notarlo? Di solito, non riusciva mai a dormire con un minimo di luce. Doveva stare proprio male per non rendersi conto che il cellulare aveva lampeggiato tutta la notte. Che doveva fare? Doveva chiamarlo? E se era al lavoro? L'avrebbe solo disturbato, magari avrebbe risposto anche arrabbiato e nervoso. E poi, lo conosceva solo da una settimana, chi era lei per chiamarlo direttamente al cellulare. No, non poteva chiamarlo, era fuori discussione.
Chiuse la schermata della rubrica e decise di posare il telefono e iniziare a leggere, ma non ne ebbe il tempo, perchè il telefono iniziò a squillare la Primavera di Vivaldi. Ebbe un sussulto quando nel display comparve il nome del ragazzo. Doveva rispondere? Beh... Una cosa era sicura, si stava ponendo un po' troppe domante per un semplice conoscente. Secondo, si sarebbe potuto offendere se non rispondeva. Quindi, passo il dito sullo schermo e portò il telefono all'orecchio.
< Yoboseyo? >
< MinJee? >
< Si, Ciao! >
< Meno male! Come stai? >
Era un sospiro di sollievo quello che aveva sentito?
< Tutto bene, sembra che mi sia ripresa. >
< Ma sei a casa, no? Non sei andata a scuola, vero? >
< No, mi sono svegliata mezz'ora fa. >
< Ah, beh, non ti facevo certo una che dormiva fino a tardi. >
< È stata una lunga notte... >
< MinJee? È successo qualcosa? >
< Niente di troppo preoccupante... Solo l'incubo che è tornato a farmi visita peggio della scorsa volta... >
< Dovresti parlarne con i tuoi o con uno psicologo... Potrebbe aiutarti. >
Parlarne con i miei? Con uno PSICOLOGO? Ma per chi l'aveva presa. Forse, capendo quello che stava pensando, a causa del silenzio, cambiò discorso.
< Ma che bello. Oggi non dovrò farti da scorta > disse, con tono ironico.
< Ah-Ah. Direi che sei libero fino a fine settimana. Mia madre vuole tenermi a casa, per sicurezza. Vuole evitare una ricaduta. >
< Non avevi detto che non le importava di te? >
< Esatto, lo fa solo per evitare che la contagi. >
< Interessante... >
< Comunque, se proprio ti manco, potresti fare qualche commissione per me e portarmi tutto a casa. >
< Tu? Mancarmi? Ma non scherziamo! Comunque, che cosa ti servirebbe? >
< Ti farò sapere, comunque portami le cose domani che non c'è mio fratello. Non immagini nemmeno che ha fatto appena sei andato! Meglio evitare di farti vedere di nuovo dentro casa. Almeno, se vieni domani, potrai salire e scendere senza combinare guai. >
< Ah, è così che mi ringrazi per essermi preso cura di te? Ingrata! >
Rise per qualche istante, sembrava davvero divertito.
< Il... Grazie. >
Rispose solo dopo qualche minuto di silenzio. < Non c'è di che. Scusa ma ora devo andare, ti chiamo dopo per la lista. >
Chiuse la telefonata così, senza salutare, forse la considerava come un'allontanamento temporaneo. Sta di fatto, che quando richiamò, aveva già finito il libro, pranzato e iniziato il sesto della saga. Erano circa le tre del pomeriggio.
< Scusa, se la sono tirata per le lunghe. >
< Non ti preoccupare. >
Dall'altro lato della cornetta si sentivano delle voci lontane che ridevano. Probabilmente Min... come si chiamava? MinHyuk? Si, probabilmente si, e forse anche gli altri del gruppo.
< Hai deciso che ti devo portare? >
< Fai sul serio? Io scherzavo! Magari devi anche lavorare! >
< Sono abituato a scappare, ogni tanto. Gli altri mi coprono. >
< Spiegami, com'è che non ti hanno ancora buttato fuori? >
< Perchè sono troppo bravo! Non possono lasciarsi sfuggire uno come me. >
< Montato. >
< Dico solo la verità. >
< Voglio un bubble tea fragola al tea verde e gelatina di fragola, un pacchettino di biscotti al cioccolato che fanno nel negozio del bubble tea e, magari, mi potesti anche comprare la rivista di musica classica che è uscita oggi! >
< Vuole anche un modellino allegato alla rivista? >
< No grazie, direi che così può anche andare bene! >
Non riuscì a farsi sfuggire una piccola risata e, nello stesso momento, nella stanza entrarono Ae Sook e Eun Hee, che stringeva in mano la rivista di musica, e Yong Shi.
< Beh, a quanto pare, puoi fare a meno anche della rivista. >
< Wae? >
< Mi è appena arrivata. Beh, ricorda tutto il resto! Ora va a lavorare, scansafatiche! >
Chiuse subito la chiamata, ma sentì comunque arrivare un urlo provenire dal telefono.
Il fratello le rivolse una strana occhiata, ma poi uscì dalla stanza, mentre le amiche si accomodarono nel divano, vicino alla poltrona.
< Parlavi con il ragazzo di ieri? Chi è? > Chiese Hee, sempre curiosa.
< Solo un amico. >
< Amico? Sembra che passi diverso tempo con lui e ti passa a prendere tutti i giorni a scuola, no? >
< Si... >
< Ti piace? > chiese Ae.
< Eh? Piacermi quello? No! Per niente! È solo un montato. >
< Però vi vedete spesso. >
< Un montato simpatico... > Non sapeva che altro dire, non aveva intenzione di rivelare tutto ciò che era successo solo una settimana fa.
< Certo... Siccome sei stata male, per questa volta ti lasciamo andare. - Disse Ae. Naturalmente, Hee non era daccordo e le rivolse uno sguardo di disapprovazione. - Ti abbiamo portato i compiti. Domani rientrerai? >
< Penso di no, mamma ha stranamente deciso che, per il suo bene, è meglio stare a casa in modo da evitare l'aumento dei germi che potrebbero colpirla. >
< Non me lo sarei mai aspettato. >
Dopo un attimo di esitazione le tre scoppiarono in una fragorosa risata e tornarono a parlare dei soliti pettegolezzi scolastici.

 
****

Il resto della giornata passò molto velocemente. Le ragazze andarono via circa un'ora dopo, e MinJee si dedicò un po' a se stessa. La notte riuscì a dormire senza problemi, niente incubi, fortunatamente. Come previsto, la mattina, sia i genitori che Yong Shi uscirono presto per i loro impegni e la ragazza rimase sola. Aveva mandato un messaggio a IlHoon intimorendolo di sbrigarsi a portarle il bubble tea o non gli sarebbe piaciuta molto la sua reazione, ma il ragazzo non rispose ed erano passate 2 interminabili ore prima di sentire il campanello della porta. Quando aprì, il ragazzo era ancora saggiamente coperto con cappuccio e occhiali da sole e le porgeva i sacchetti di cartoni come segno di scuse.
< Mi dispiace. I ragazzi mi hanno trattenuto a casa, sperando di convincermi a uscire con loro, essendo il nostro giorno libero. >
< Giorno libero? - Disse, facendo spazio, in modo che potesse entrare – Non me lo avevi detto. Ti avrei lasciato in pace. >
< Tranquilla, tanto sarei venuto anche senza il tuo obbligo > e così le rivolse uno dei suoi sorrisi che aveva visto nelle foto mostratale dalle amiche.
< Ah... Vuoi vedere la casa? L'ultima volta che sei venuto, penso che hai visto bene solo la mia camera, nemmeno nel suo migliore aspetto. >
< La tua camera non era così male. Mi piaceva lo spartito nella parete. >
< Grazie! >
Dopo un giro veloce della casa, MinJee dirisse IlHoon in cucina, dove si sedette sul bancone e prese il suo bubble tea.
< Ti sei ricordato il gusto, complimenti. >
< Se devo fare una cosa, la faccio bene! >
< Dai, hai ragione. Ti stai rendendo davvero utile in questi giorni. >
< Te lo devo... >
< La smetti? - fece una pausa per masticare un pezzo di biscotto – Ti ho già ripetuto che non è colpa tua, quindi smettila di sentirti in colpa! >
< E io ti ripeto che per colpa mia lui ti si è avvicinato. >
< Ma ormai è passato. Mi riprenderò... >
< Come vanno gli incubi? Ne hai avuti ancora? > si spostò di qualche metro e si appoggiò con i gomiti all'isola al centro della stanza.
< La notte che sono stata male... Però questa volta ho buttato talmente tante urla che si sono preoccupati persino i miei e mio fratello ha finito per passare la notte con me per farmi calmare. >
< Che fratello premuroso. >
< Si... C'è sempre quando ho bisogno. >
< Ma ora dovrà dividersi con me. >
< Ehi! Non sei il mio protettore! >
< Veramente, si. >
< Ok, è vero. Ma sei un po' come un conoscente – si fermò un attimo per prendere un altro sorso di tea e distoglieva lo sguardo dal viso del ragazzo. - Ma cambiamo discorso. Come vanno le prove? >
< E specificherei anche che non mi sopporti molto.. Comunque bene, grazie... - aveva ancora un sopracciglio alzato, per l'affermazione di prima. - Stiamo preparando un alto comeback. >
< Ancora? - tralasciando l'affermazione di prima Ma non avete finito circa un mese fa? >
< Già – continuò, staccandosi dall'isola e avvicinandosi a lei per prendere un biscotto dalla busta accanto a lei. - Simon vuole farci tornare presto sul palco. >
< Simon? >
< Il presidente della Cube, Hong Seung-sung. >
< Ah, ne so ben poco. >
< L'ho notato! > con una risata smorzo il silenzio che si stava venendo a formare. La giornata non sembrava andare poi così male.

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