Il pezzo mancante - Guido, Azzurra e Davide

di Serenella88
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1. Un matrimonio per tornare in pista ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2. La notte di San Silvestro 2012 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3. Si ama e basta ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4. Una Cenerentola nella notte ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5. Partire è un pò morire ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6. Come si organizza una caccia al tesoro ***
Capitolo 7: *** Il matrimonio di Margherita: amore, famiglie e convento ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8. La caccia al tesoro di Azzurra ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9. Una vacanza al mare tra passato, presente e futuro ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10. Gli imprevisti di una proposta ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11. Per tutti i giorni della mia vita ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12. Casa Corsi - Leonardi ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13. Sono incinta (Facile a farsi, difficile a dirsi) ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14. A.a.a. Nome Cercasi ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15. Parto o non parto ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1. Un matrimonio per tornare in pista ***


Capitolo 1. Un matrimonio per tornare in pista


Guido è nel bar del convento, abito elegante, blu scuro, papillon, camicia bianca immacolata, capelli gelatinati, cammina e sembra piuttosto nervoso. Davide è seduto a uno dei tavolini e sta colorando un disegno. (Suor Angela) “Senti tu hai deciso di consumare il pavimento a furia di andare avanti e indietro?” gli chiede la consorella per stemperare il nervosismo del professore.

(Guido) “Senta Suor Angela non ci si metta anche lei, eh! Buono si, ma questo è troppo! E’ mezz’ora che aspetto, io quando do un appuntamento sono puntuale, io!”

(Suor Angela) “Azzurra no, non proprio!”

Guido la guarda di traverso

“Hai ragione lei è molto ritardataria, lei” continua il suo discordo la suora.

Entra Margherita e fischia “Aspetti Azzurra, si stava sistemando i capelli, a che ora avevate appuntamento?”

(Guido) “Trentacinque minuti fa!”

(Margherita) “Allora ancora dieci minuti e arriva?”

(Guido) “Come dieci minuti?” poi guarda la religiosa che pulisce un tavolino “Suor Angela!”

(Suor Angela) “Eh! E che vuoi da me? Diciamo che con Azzurra è così. Noi le diamo appuntamento tre quarti d’ora prima dell’orario previsto e lei arriva al momento giusto!”

(Guido) “Eh no, eh no, io me ne vado, adesso basta”

(Suor Angela) “No Guido aspetta, aspetta non la mollare lei ci tiene tanto a questo matrimonio” cerca di convincerlo la suora.

“Eccomi qua!” Azzurra entra in sala. E' davvero uno schianto. Indossa un abito nero a fascia, corto, seno in rilievo e gambe in bella mostra, con completo di borsa e scarpe rosa shocking! Capelli mossi e raccolti ai lati, appuntati con un fermaglio fatto di piccoli Swarovski!

“Tesoro ma come sei bella!” la accoglie suor Angela

“Mamma mia, sei davvero una principessa!” le fa eco Margherita.

Guido la guarda smarrito e non profferisce parola!

(Davide) “Azzurra… Azzurra ma se sei così bella al matrimonio si innamorano tutti di te?”

“Magari nano, magari, diciamo che questo è l’evento giusto, a questo matrimonio ritorno in pista, è la mia occasione!”

“Adesso andiamo” la richiama Guido infastidito “Che sei già in ritardo di 45 minuti”

(Azzurra) “In ritardo? Ma quando mai! Io… Io sono sempre puntuale, lo sanno tutti!” Davide ride e Guido la precede dirigendosi fuori verso il taxi.

Quando arrivano in chiesa, la cerimonia è ancora in corso di celebrazione, quando entrano molti si voltano a guardarli e soprattutto i maschietti indugiano lo sguardo su di lei! Guido tossisce e le si accomoda accanto quasi per proteggerla dagli sguardi inopportuni.

Al lancio del riso fuori dalla chiesa, Azzurra saluta e incontra tutte le sue (ex e presunte) amiche, si aggancia al braccio di Guido e quasi lo stritola “Ehi, ehi così mi fai male”

(Azzurra) “Scusa, però ti prego sorridi, ti prego, fingi di amarmi follemente”

(Guido) “Ma si può sapere cosa gli hai raccontato?”

(Azzurra) “La verità, che stiamo insieme e che tu non puoi fare a meno di me”

(Guido) “Si, certo, la verità proprio!”

(Azzurra) “Oddio, Chanel! Sta venendo proprio qui, oddio!”

(Guido) “Ma chi la stilista? Ma non è morta?”

(Azzurra) “Ma certo che è morta! Infatti lei è Ila, però noi la chiamiamo così perché si occupa di moda, sa sempre tutto in fatto di tendenza, insomma di solito non si va a un matrimonio senza avere un suo parere sull’abito! Ed io non la chiamo più da 6 mesi, mica le posso chiedere cosa mi devo mettere in convento!”

“Azzurra Leonardi che piacere vederti cara!”

(Azzurra) “Ciao Chanel, è un piacere anche per me, lui è…”

“il professor Guido Corsi” la interruppe lei e a lui non fecero aprire bocca “lo sanno tutti mia cara che state insieme”

“Ecco!” disse soltanto Guido.

La ragazza presunta intenditrice di moda la squadrò da capo a piedi e Guido vide Azzurra impacciata come se stesse sostenendo un esame “Però! Raffinato non c’è che dire! Elegante, ben portato, ma nero Azzurra mia! Ad un matrimonio non si va mai vestiti di nero ne di bianco! Almeno visto che è un ricevimento giornaliero sei stata brava a non presentarti in abito lungo, come ha fatto quella sfigata della figlia dell’ingegner De Benedictis, stavolta mi sente, gliene devo dire quattro assolutamente! Buon proseguimento piccioncini!”

Lui si voltò e Azzurra gli mandò un bacio “Grazie… grazie! Ho passato l’esame con Chanel! YUUUU!”

(Guido) “Ma voi siete tutte matte sul serio! Ma dove sono capitato? Intanto tu da domani dici a tutti che ci siamo lasciati e che non stiamo insieme altrimenti se lo viene a sapere Beatrice si mette male Azzurra! Io ti ho solo fatto un favore, non ti ho consentito di riempire tutta Modena di bugie su di noi!” alzò il tono della voce.

(Azzurra) “Shhhh! E non gridare, mamma mia! Non ti preoccupare domani metto un post su facebook e sistemo tutto io! E poi non preoccuparti tutta la gente che c’è a questa festa ha frequentato l’università solo per convalidare gli esami e fare la seduta di laurea, non c’è nessun punto comune con Miss Moscetta! Non lo scoprirà mai!”

(Guido) “Eh lo spero!” grugnì lui.

“Azzurra, ma sei bellissima, ma come ho fatto a farmi sfuggire un’occasione così!” le disse un ragazzo avvicinandosi con fare sbruffone.

“Eh, come hai fatto a farti sfuggire un’occasione così, ma si sa come si dice ogni lasciata è persa!” rispose Guido per lei e lo fece allontanare “E comunque non credevo che andare in giro con te, significasse lottare nella giungla!”

(Guido) “In che senso? Nonostante sei accompagnata da me, non ti levano gli occhi di dosso, ci provano senza ritegno, secondo me è colpa del vestito!”

(Azzurra) “Perché cos’ha il mio vestito?”

(Guido) “Ha troppo poco, ecco!”

(Azzurra) “Ma se l’ho pagato 300 euro!”

(Guido) “Non ho detto che l’hai pagato poco, ma che è troppo scollato, troppo corto, ti copre a malapena quello che c’è da coprire!”

(Azzurra) “Il mio vestito è perfetto, l’ha detto anche Chanel! E poi mi hai aiutato tu a sceglierlo, di cosa ti lamenti!”

(Guido) “Io? Ma che dici?”

(Azzurra) “L’altro giorno in giardino, ti ho chiesto se dovevo prenderlo corto per lasciare scoperte le gambe o scollato per il seno!”

(Guido) “Veramente io non ti ho risposto e tu a quanto pare hai fatto tutte e due!” disse lui guardandola “Non fa una piega!”

“Zuzù!”

“Camy?” si avvicinarono e fecero gli auguri agli sposi.

(Camilla) “Adesso facciamo la foto, ho deciso di fare le foto con tutte le coppie di amici singolarmente e poi dopo voglio fare il lancio del bouquet qui sul piazzale della chiesa!”

(Azzurra) “Ah bene, bene!”

(Camilla) “Ovviamente ti voglio in prima fila, magari lo raccogli tu e i prossimi potreste essere voi!” A Guido stava venendo un colpo, cominciò a tossire nervosamente e dovette allentarsi il colletto della camicia.

Al lancio del bouquet fu un’altra delle invitate a prenderlo, facile, si sarebbe sposata il mese dopo! Lui la trovò circondata da due o tre ragazzi che scherzavano e flirtavano con lei.

(Guido) “Azzurra, cara, credo che sia arrivato il momento di andare!” Era particolarmente irritato. Salutarono e si avviarono. “Se per domani non smonti questa storia che stiamo insieme, non rispondo di me Azzurra e stavolta non ci sarà suor Angela che tenga!”

(Azzurra) “Ahhh! Ti ho detto di stare calmo, stai calmissimo, guarda! Certo che dico che ci siamo lasciati, ma che ti credi, venire qui ha alzato tantissimo le mie quotazioni! Guarda qui, contatti, email, cellulari, bigliettini da visita, da domani saprò io come farmi consolare! Sarò la più figa di fine anno!” Lui la guardò scrollando la testa. “Anzi devo mettere un post anche su twitter, si si si e devo mandare un messaggio su whatsapp, per forza!”

Mentre scendevano le scale della chiesa, ai cui piedi c’era un taxi ad aspettarli, Azzurra dovette aggrapparsi nuovamente a lui.

(Guido) “Che succede adesso?”

(Azzurra) “Le scarpe”

(Guido) “Chi viene per giudicare le scarpe direttamente Prada?”

(Azzurra) “No… ahi, la scarpa, cavolo, mi si è rotto il tacco!”

(Guido) “Eh si, mi dispiace, ti sei fatta male?”

(Azzurra) “No… no… ma adesso come faccio a camminare?”

(Guido) “Appoggiati, su piano, su!”

Erano così vicini ed era bello essere accompagnata così amorevolmente da lui, ma Guido sapeva essere dolce, disponibile, accomodante e al tempo stesso formale, freddo e distaccato, quando furono in taxi, fu chiamato dal rettore e liberatosi dal papillon si fece lasciare direttamente all’università. Lei tornò al convento scalza e un po’ sconsolata, ma poi le si illuminò il viso, dal giorno seguente doveva usare le informazioni ricevute a quel matrimonio a suo vantaggio, una lista di pretendenti ecco cosa avrebbe fatto!

 

Conoscersi è la regola, riconoscersi è raro, non perdersi è la splendida eccezione.

Massimo Bisotti

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Capitolo 2
*** Capitolo 2. La notte di San Silvestro 2012 ***


Capitolo 2. La notte di San Silvestro 2012

Ultimo dell’anno 2012. Sala da pranzo del Convento.

“Signore benedici questa cena, l’ultima cena di quest’anno che volge a termine e dona amore, pace e serenità a coloro che siedono a questa tavola, fa che il tuo amore e la tua grazia non abbandonino mai i loro cuori” prega commossa suor Costanza.

“Grazie madre, adesso ceniamo, ma che belli che siete” afferma suor Angela.

La tavolata è composta da Nina, Chiara e Riccardo, Margherita, Guido, Azzurra e Davide. Suor Angela li guarda felice e con tanto affetto, la cena della Vigilia era stata una cena tra consorelle, molto diversa, silenziosa e solitaria, una cena di preghiera seguita dalla messa per la nascita del Bambin Gesù. Margherita aveva raggiunto i suoi genitori ed era stata in famiglia, la stessa cosa aveva fatto Chiara che l’aveva trascorsa con il padre e Riccardo, Nina aveva passato la serata con la madre, mentre Azzurra aveva raggiunto Gianandrea a Mosca, Guido e Davide erano stati in montagna con Beatrice. Al ritorno Azzurra si era lamentata del freddo gelido della capitale russa e dell’impossibilità di indossare tutti gli abiti cool a bretelline che aveva portato con sé, Davide invece era stato felicissimo di andare in vacanza con Guido ma al rientro non aveva proprio l’espressione di uno che si era divertito moltissimo.

Finita la cena misero un po’ di musica soft e cominciarono a ballare, suor Angela con Davide, Nina con Margherita, Riccardo con Chiara.

Azzurra e Guido erano un po’ in disparte, Guido guardava da una finestra e lei lo raggiunse “Cos’è rimpiangi la baita a Courmayeur di Miss Moscetta?”

“Azzurra!” fece lui per rimproverarla “No sono stato bene a cena qui, Davide poi si sta divertendo tantissimo”

“Lo credo bene! A Courmayeur dove lo avete lasciato in un freezer?” Attese un altro rimprovero del professore che invece rise di gusto

“E tu a Mosca? Tutta vita notturna, cene diplomatiche e notti roventi?”

Stavolta fu lei a cambiare espressione “Lasciamo perdere guarda! Non ho potuto partecipare a nessuna cena, perché nulla di quello che mi ero portata da mettere andava bene, sono rimasta attaccata al riscaldamento della camera! Un freddo che credevo di morire per bulimia”

“Bulimia?”

“Si quella cosa che muori congelato!”

“Ipotermia!”

“Eh vabbè che ho detto!”

E lui tornò a ridere di gusto poi la vide malinconica e le chiese “A cosa pensi?”

“Uhm, è ormai finito un altro anno e che anno! E’ cambiata tutta la mia vita guarda, il convento, mio padre”

“A chi lo dici? Sono successe cosi tante cose, penso a Manuela che non c’è più, a Davide, alla residenza universitaria”

Lei rise con amarezza “L’anno scorso ero a Cortina, vestita di tutto punto, in mezzo a decine di ragazzi e ragazze, ammirata, invidiata ed invece ora in convento, senza un soldo e con un padre in galera!”

“Rimpiangi le tue vecchie compagnie?” chiese lui perplesso.

Lei sorrise di nuovo “A dire il vero, no, ero sola pur essendo sempre circondata da tanta gente e non mi sono sentita mai tanto amata come in questo momento. E poi chissà l’anno prossimo dove sarò, come festeggerò”

Lui si rabbuiò “Magari con Gianandrea, in una casa tutta vostra o in giro per il mondo al suo fianco!”

Anche lei divenne triste di colpo “Certo al suo fianco e tu dove sarai tra un anno?”

“Eh magari lo sapessi!”

"Sarai sposato con Beatrice, sarai nella sua baita in montagna e farete i ciocchi di legno davanti al camino, tra quelle mummie dei suoi cari!”

“E dai, non esagerare, tu non la conosci, lei è una professionista seria, qualificata, apprezzata, stimata”

“Certo, certo ed è proprio da queste parole che traspare tutto il vostro amore!” lui la guardò di traverso, stava per arrivare la frecciata, ma per sua fortuna li interruppe Davide “Guido perché tu e Azzurra non vi divertite, venite a ballare”

“No nano, è tardissimo ed è arrivata l’ora per te di andare a nanna, ti stai scalmanando troppo e poi dopo non prendi sonno”

“Ma no Azzurra io voglio fare il brindisi”

“Il brindisi a 8 anni? No nano io lo so come vanno queste cose a me non la fai, le mie prime nottate fuori, le ore piccole e i primi drink sono cominciati proprio ai veglioni di Capodanno”

“Azzurra” intervenne suor Angela “Dai che stiamo per cominciare il conto alla rovescia e poi dopo fila a letto” Davide rise “Non ci posso credere, adesso sono io la bacchettona! Madre lei contribuirà alla perdizione di questo bambino” chiosò Azzurra spostandosi verso il tavolo per il brindisi

“Si… si… certo” rispose la suora e Guido e Davide risero insieme di gusto raggiungendoli.

Al brindisi ognuno incrociò il suo calice con l’altro, a Davide misero del succo di frutta per farlo partecipare allo scambio augurale, Margherita abbracciò Suor Angela, strinse forte forte Azzurra e poi corse a telefonare, anche Nina dopo aver augurato a tutti “buon anno” senza nessun bacio ne abbraccio si allontanò per telefonare, Chiara e Riccardo dopo il rito degli auguri, si avviarono in giardino per suggellare con un bacio il nuovo anno, suor Angela e suor Costanza dopo l’affettuoso scambio di auguri si avviarono in cappella per una preghiera prima di ritirarsi nelle loro stanze.

“Capodanno da favola proprio, siamo rimasti solo noi tre!” sentenziò Azzurra “Anzi siamo rimasti solo noi due!” disse guardando Davide appisolato su una poltrona.

“Eh tu che ti lamentavi che non si sarebbe addormentato, ora mi tocca portarlo in braccio a letto” osservò Guido.

“Aspetta” lo fermò lei “Mi fai un po’ di compagnia?”

“Va bene dai, che vuoi fare?”

“A Capodanno dopo la mezzanotte, si fanno le feste, i balli e i brindisi” rispose lei con aria sognante

“Le feste non mi piacciono, di ballare non se parla”

“Noioso come al solito!” lo interruppe lei “Facciamo almeno il brindisi!”

“Ecco, tieni il bicchiere, auguri Azzurra Leonardi, felice 2013!” avvicinarono i calici e poi sorseggiarono lo spumante.

“Auguri anche a te, professor Corsi, che il 2013 possa essere un anno da ricordare”

“Me lo ricorderò senz’altro” disse fissandola, cominciarono ad avvicinarsi, si guardarono negli occhi, sarebbe bastato così poco per sfiorarsi le labbra, per abbandonarsi l’uno all’altra, ma poi come colpito da un fulmine lui si sottrasse.

“Devo… devo chiamare Gianandrea, devo fargli gli auguri” disse lei confusa e delusa, mettendo un bel po’ di distanza tra loro.

“Ma a Mosca c’è il fuso, è notte fonda!” osservò lui.

“Si infatti, allora sei tu, sei tu che devi chiamare Beatrice, sì devi chiamare Beatrice, buonanotte” pronunciò allontanandosi.

“Azzurra”

Lei si voltò speranzosa.

“Noi due siamo inconciliabili! Io non sono quello che tu cerchi e non lo sarò mai”

Lei scappò via amareggiata.

“Lui ti spezzerebbe il cuore Azzurra e tu non puoi permettertelo, quindi stagli alla larga! Tu sei una persona adulta, forte e fidanzata. Non innamorarti di lui. Non farlo!” si disse lei guardando la notte stellata fuori dalla finestra della sua stanza.

“Lei ti spezzerebbe il cuore Guido, di nuovo e tu non puoi permettertelo! E’ stato troppo faticoso, troppo doloroso e fa ancora troppo male. Tu sei un uomo adulto, razionale, forte e poi c’è Beatrice. Non puoi innamorarti di Azzurra. Non avrebbe senso. Non può accadere!” pensò lui mentre ammirava le stelle nel cielo.

“Felice 2013! Certo Davide ritroverà suo padre, lui se ne andrà a Berlino ed io sposerò Gianandrea, sarà un anno felice! Forse alla fine di quest’anno non mi ricorderò più nemmeno di averlo conosciuto il sexyprof” Rifletté ancora lei distesa nel suo letto senza prender sonno.

“Il 2013 sarà un anno da ricordare, certo, avrò la cattedra a Berlino, ritroverò Beatrice, le mie vecchie abitudini, le vecchie amicizie, magari scrivo un libro… organizzo dei seminari… promuovo un ciclo di conferenze. Non mi sfiorerà mai più l’idea della regina dell’ignoranza” concluse lui seduto sul bordo del letto.

 

Non c'è travestimento che possa alla lunga nascondere l'amore dov'è, né fingerlo dove non è.

François de La Rochefoucauld, Massime, 1678

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Capitolo 3
*** Capitolo 3. Si ama e basta ***


“Buonanotte tesoro, riposati ora, è stata una giornata impegnativa” disse suor Angela chiudendo la porta della cameretta di Davide.

“Ehi!” pronunciò poi rivolgendosi a Guido che era seduto in poltrona e che guardava fisso di fronte a sé “Tutto bene?”

Lui sussultò “Si… Si va bene, perché?”

“Beh diciamo che ti ho visto così pensieroso, sei ancora arrabbiato per la storia della cena con Azzurra?”

“NO!” esclamò lui duro “No affatto, buonanotte suor Angela!” rispose abbassando il tono.

“Buonanotte”

“Se sono ancora arrabbiato, per la cena saltata con Azzurra? Io… io credo di essere furioso, non sentivo più tanta rabbia in corpo da un secolo!” pensò Guido “E non sono arrabbiato con Azzurra, con Davide, con suor Angela, sono arrabbiato con me stesso, solo con me stesso.  Maledetto San Valentino! Non era bastato con Manuela, no, adesso ho la nausea per la festa degli innamorati anche per Azzurra! Possibile che per un attimo, solo per un attimo, ho creduto che lei potesse fermarsi a cena con me? A cena in un convento e grazie all’intromissione di Davide e di Suor Angela, come minimo mi avrebbe ripetuto che era da sfigati per tutta la serata! Ma cosa ha da farmi perdere la ragione, eh? Perché lei? Perché dopo così tanto tempo?” era irrequieto, andò a controllare che Davide dormisse e guardò per l’ennesima volta la sveglia sul comodino.

“Ma sono stupido? Adesso lei sarà a cena con il suo fidanzato, staranno sorseggiando champagne o peggio ancora staranno ballando un lento, le avrà regalato delle rose?” si chiese e poi si rispose da solo “Sicuramente le avrà regalato delle rose, quell’uomo sembra che se non si presenti con fasci di rose rosse o scatole di cioccolatini prelibati non lo fanno passare alla frontiera! Stomachevole! Ed io invece qui ad arrovellarmi quel poco di cervello che spero mi sia rimasto ancora! Arriverà il giorno in cui il pensiero di Azzurra mi farà fare solo una grossa risata, deve arrivare, in fondo forse è una cosa normale che mi prendessi una cotta per lei, è così bella, chiunque perderebbe la testa per lei, poi va sempre in giro mezzo svestita, sempre in casa insieme! Sì è una cotta! Deve essere per forza una cotta, non ci sono altre spiegazioni. La soluzione è solo una, sempre quella, indossare una bella maschera di indifferenza ed essere inflessibile, freddo, mantenere le distanze!”

“Ecco appunto, manteniamo le distanze, grazie! Proprio quello che mi ha detto anche lei l’altro giorno, ma non è che ne se è accorta che mi piace? Quel giorno in giardino è stata così strana, certo che anche io poi solo per prendere un pallone non riesco a fare a meno di sfiorarla, stiamo messi proprio male! Speriamo che non se ne accorga, altrimenti già mi immagino, si farà una bella risata, una scrollata di spalle, sarò un altro dei suoi ammiratori respinti! Sarò lo zimbello del convento e della residenza universitaria”

“Adesso però basta parlare di lei” tornò di nuovo in camera di Davide e lo osservò dormire, doveva ascoltare il consiglio di Baglioni di cui si era fatta portavoce Suor Angela? La vita è adesso… e Davide aveva bisogno di lui ora, quando gli aveva regalato la spada, era stato così felice, così orgoglioso del dono ricevuto, infatti, l’aveva messa ai piedi del letto per non separarsene, ma dato che poteva costituire un pericolo, Guido la tolse.

Era confuso, insoddisfatto, amareggiato, tornò in camera sua, quando in strada si distinse chiaramente un ticchettio, erano tacchi di una donna, era lei, non aveva dubbi, Chiara usava scarpe con tacchi più bassi, spesso zeppe, Nina non si separava mai dai suoi stivaletti, Margherita non era uscita, era lei.

Si affacciò da dietro una tenda ma non aveva una buona visuale sulla strada, notò solo una limousine bianca, poi sentì i passi riecheggiare in convento e poi più nulla.

Erano le tre del mattino. Lui uno straccio che non aveva ancora chiuso occhio e lei che tornava in limousine, quello dimostrava ampiamente perché lui e Azzurra Leonardi non sarebbero stati mai insieme, anche il sole e la luna avevano più cose in comune di loro due!

“Io la amo” sussurrò “Io amo Azzurra” disse flebilmente. “Bene adesso che l’ho anche detto, adesso che mi sono liberato la coscienza, devo dormire, devo, altrimenti domattina all’università mi addormento ascoltando le tesi dei laureandi”

“Margherita… Margherita” la chiamò Azzurra pizzicandola.

“Ehi, mi fai male! Azzurra ma che c’è?”

“Posso dormire qui con te?”

“Dai vieni, io credevo che restassi fuori con Gianandrea stanotte”

“L’ho lasciato”

“Chi?”

“Ma sei sveglia o dormi?”

“Ma certo che sono sveglia, anzi mi ero addormentata solo poco fa, stasera ho visto Emilio, c’ha provato ma io gli ho detto che non me la sono sento di iniziare un’altra storia e lui se ne è andato!”

“Margherita di questo passo resteremo zitelle a vita e magari l’unico modo per non rimanere sole sarà farci suore, anzi sicuramente prenderemo il posto di Suor Costanza e Suor Angela quando andranno in pensione”

“Ma che dici? Ma quali suore? Tu suora?” cominciò a ridere “Faresti saltare in aria il convento”

“Non mi chiedi perché ho lasciato Gianandrea?”

“Per Guido” ammise candidamente Margherita.

“E tu che ne sai? Si vede così tanto?”

Margherita si era appisolata e non rispose “Si vede così tanto?” le urlò in un orecchio

“Oddio Azzurra se fai così ti butto giù dal letto! Un pochino, si vede solo un pochino e poi l’avevo capito l’altro giorno sul campo di calcio”

“Devo parlare con Suor Angela, devo parlare con lei, assolutamente, così Suor Angela parla con Dio, prega per me, mi fa una grazia ed io non lo amerò più”

“Ma dove vai, matta?”

“In cappella!”

Margherita, invece, sprofondò in un sonno agitato.

Dopo aver confidato i suoi sentimenti a Suor Angela, che l’aveva sostenuta e le aveva dato tanto coraggio, Azzurra aveva bisogno di riposarsi almeno un paio d’ore, era stanca, ma la testa e il cuore continuavano a dimenarsi per lui, infatti prima di andare nella sua camera, salì a casa di Guido. Lo osservò dormire, si soffermò sulle sue labbra, pensò a quando si erano baciati e a quanto avrebbe voluto di nuovo un momento di intimità con lui “perché sei così carino?” sussurrò, poi cercò di recuperare un briciolo di dignità e di raziocinio e si avviò in camera sua.

Guido si mosse “ma c’è qualcuno” pensò tra veglia e sonno, ma quando aprì gli occhi non vide nessuno… che strano eppure gli era parso di sentire la voce di Azzurra, il suo profumo, la sua presenza. Riabbassò la testa sul cuscino deluso, più stanco di quando doveva aver preso sonno solo poche ore prima. “Ma possibile che appena apro gli occhi, penso a lei? Anzi nemmeno li apro e già mi sembra di sentirla accanto? Una doccia fredda, ecco cosa ci vuole!” disse alzandosi “Comincia un’altra giornata professor Corsi! Un’altra giornata di lotta con i tuoi sentimenti quelli che provi e che non mostri agli altri per non andare in frantumi. Conta solo sulla ragione che non ti ha mai tradito, non usare il tuo cuore”

 

L’amore è qualcosa che nel momento in cui te ne rendi conto, ormai lo stai già vivendo.

Banana Yoshimoto - Tsugumi

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Capitolo 4
*** Capitolo 4. Una Cenerentola nella notte ***


Beatrice conversava con altri accademici, lui annuiva, sorrideva, ma la testa era da tutta altra parte! Serata indimenticabile non c’era che dire, quel ballo, quell’intimità, prima quegli attimi vissuti stringendola tra le sue braccia e poi Miss Moscetta, come l’avrebbe chiamata lei e quell’annuncio “Hai vinto la cattedra a Berlino”

“Ma davvero andrò a Berlino? Nonostante Davide e nonostante lei?”

“Tu cosa ne pensi Guido?” lo richiamò all’attenzione Beatrice.

“Si, sono d’accordo, sono d’accordo con te” rispose lui per cavarsi d’impaccio.

“Veramente io intendevo sul tuo sostituto alla residenza universitaria?”

“Ah, beh c’è ancora un po’ di tempo, sicuramente verrà scelta la persona giusta. Scusate ma vado a prendere qualcosa da bere” si allontanò dal gruppo, si sentiva soffocare da tutte quelle chiacchiere inutili mentre lui aveva un tumulto nella testa e nel cuore.

Quando si recò al buffet fu chiamato da un cameriere “Professor Corsi, dovrei darle una cosa?”

Lui lo guardò stupito “Di cosa si tratta, scusi?”

“Di questa” disse mostrandogli un sandalo rosso.

“Mah! E’ la scarpa di Azzurra”

“Si infatti, è della signora che l’accompagnava alla festa, l’ha persa andando via ed io penso che le farebbe piacere riaverla”

“E’ andata via senza una scarpa e come ha fatto a guidare?”

Il cameriere scrollò le spalle e lui la prese ringraziandolo. Divenne subito pensieroso. Certo si era comportato proprio male con lei, l’aveva invitata ad accompagnarlo e lei era diventata subito un agnello sacrificale in quel luogo chiuso, opulento, obsoleto, ristretto, ma nonostante tutto aveva venduto cara la pelle, si era presentata in tutta la sua bellezza, il suo candore, la sua allegria, la sua spontaneità, la sua voglia di confrontarsi pur sapendo che non era il suo mondo, l’aveva fatto per lui e lui invece? L’aveva lasciata andare via, senza una parola, un gesto. Era arrivata Beatrice e l’aveva buttata via come una scarpa vecchia, come aveva potuto essere così insensibile? A proposito di scarpe, neanche si era accorto che ne aveva perso una, sperava solo che lei fosse tornata a casa sana e salva e che ora stesse dormendo tranquilla.

“Ehi? A cosa pensi?” gli chiese Beatrice raggiungendolo “ma di chi è quella scarpa?”

“E’ di Azzurra, l’ha persa quando se ne è andata!”

“Non è che l’ha fatto apposta per farsela rimettere da te? Pensa te che romantico! Cenerentola che perde la scarpetta!”

“Beatrice non sei divertente per niente, chiamo un taxi è tardi! Davide è da solo e voglio tornare a casa!”

“Va bene, va bene, non ti scaldare tanto, altrimenti sembra davvero che sei interessato alla regina dell’ignoranza!”

Guido la guardò in malo modo mentre componeva il numero del servizio taxi.

Dopo aver lasciato Beatrice in hotel, tornò in convento, era tutto spento, buio e silenzioso, sicuramente anche lei stava dormendo, cosa avrebbe dato per andare a controllare, per sincerarsi che era tranquilla nel suo letto. Salì a casa, andò subito da Davide che riposava sereno nel suo lettino, si tolse il papillon ed appoggiò la scarpa sul suo comodino, quando suonò il telefono, sentì un colpo al cuore. Erano le tre e mezzo, chi poteva essere a quell’ora e cosa era accaduto?

Lesse sul display “Suor Angela” rispose immediatamente “Suor Angela che succede?”

“Ah Guido scusami se ti ho svegliato, ma sono in ospedale ed ho pensato che era meglio avvertirti”

“Non mi ha svegliato non si preoccupi, ma come in ospedale cosa è successo? Si è sentita male? Vuole che la raggiunga?” chiese lui inquieto.

“No, non preoccuparti, non si tratta di me ma di Azzurra, ha avuto un’incidente con la macchina ed ora siamo al pronto soccorso”

Guido sentì il sangue salirgli alla testa, si sedette sul letto per paura che gli mancasse il terreno sotto i piedi “Azzurra? Un’incidente?” disse con voce tremolante “Ma come sta? Comunque arrivo subito”

“No, no non preoccuparti, sta bene, non è successo nulla di grave. Non è necessario che ci raggiungi”

Lui tirò un sospiro di sollievo ma sentiva l’ansia crescere dentro “ma dov’è adesso? E’ sicura che non sia successo nulla di grave?”

“Ma certo che sono sicura. Si è soltanto fatta male a un piede, una caviglia credo, l’hanno già medicata. Sta firmando dei fogli per il triage ospedaliero, tra pochi minuti saremo a casa, io ti ho chiamato solo perché la macchina di Azzurra si è fermata per l’incidente ed è rimasta in Via dei Gigli, non è che puoi chiamare un carro attrezzi, qualcuno che possa sistemargliela? Non vorrei gliela portassero via i vigili”

“Va bene, va bene me ne occuperò io, comunque ora scendo al bar vi aspetto lì”

“Oh, grazie Guido, poter contare su di te mi rende più tranquilla, ah sta tornando Azzurra, ci vediamo tra poco allora”

“Si e mi raccomando almeno lei guidi con prudenza!”

Scese giù al bar e i minuti sembravano essere diventati delle ore, complimenti professore Corsi, davvero complimenti. Già mi ero comportato malissimo lasciandola andare via così, ora aggiungiamoci pure che lei ha avuto un incidente! E questo è perché la amo e se non la amassi che facevo la abbandonavo su un’autostrada bendata? Mi hanno spezzato il cuore, è vero, ma con gli altri non sono certo un campione di amorevolezza, di premura, di sollecitudine! Speriamo solo che Suor Angela non abbia mentito sulle sue condizioni per non farmi preoccupare, finché non la vedo con i miei occhi sana e salva non mi capacito. Poi sentì alle sue spalle un rumore, un lamento di dolore e la voce di Suor Angela. “Eccola” pensò voltandosi e le raggiunse attraversando la sala.

 

L'amore è come un albero: spunta da sé, getta profondamente le radici in tutto il nostro essere, e continua a verdeggiare anche sopra un cuore in rovina.

Victor Hugo, Notre-Dame de Paris, 1831

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Capitolo 5
*** Capitolo 5. Partire è un pò morire ***


Era sera, ormai era diventata un’abitudine, era il momento migliore della giornata per riflettere, per pensare, per decidere, per scegliere. “Come aveva detto suor Angela a Margherita poco prima in sala? Si vergognava di avergli mentito su Davide e sul suo vero padre, però almeno lui ora l’aveva conosciuto, si era affezionato al bambino e poteva davvero scegliere, sapendo a cosa rinunciava”. Andò nella cameretta di Davide vuota, sentì una stretta al cuore. Lui poteva capire le ragioni di Suor Angela, erano lodevoli davvero, ma non poteva giustificarla, grazie alle sue bugie lui non era più capace di scegliere! “Io avevo una vita, forse noiosa, ripetitiva, priva di passioni come dice Azzurra, ma era la mia vita e mi piaceva così e nessuno aveva il diritto di sconvolgerla! Ora invece non ci capisco più niente e non voglio più sentirmi così in balìa delle situazioni, delle emozioni, del rapporto con gli altri. Io non voglio che qualcuno dipenda da me (quante volte l’avrò detto) e di conseguenza non voglio nessuno da cui dipendere, fa troppo male!”

“Erano anni che sognavo la cattedra a Berlino, ho studiato tanto, mi sono impegnato, ci sono stati periodi in cui ho vissuto per il raggiungimento di quest’obiettivo, ed ora che sono ad un passo dal realizzarlo, mi sento in colpa, se non accetto mi sembra di tradire me stesso, quello che ero, quello a cui aspiravo, senza contare che la mia carriera così raggiunge una fase di stallo, diventa un percorso troncato!” comincio a mettere dei vestiti in una valigia.

“E se accetto? In fondo qui ci sono delle cose, delle persone a cui non so più se sono capace di rinunciare, Davide non è mio figlio, d’accordo, lo so, ma io gli voglio bene, ormai è come se facesse parte della mia vita, lui ha bisogno di me! Sarò capace di accettare? E’ incredibile, ma stavolta davvero non so cosa devo fare, non lo so, non sono sicuro, sono davvero in grado di prendermi cura di lui nel modo giusto? A volte ho ancora paura di gettargli addosso il risentimento per il mio rapporto con Manuela, povero piccolo all’inizio non riuscivo a fare a meno di pensare che era per colpa sua se il mio matrimonio era finito, invece, solo dopo ho capito e sto capendo che la colpa era anche mia. Io ho sempre cercato di dare il massimo in tutto, di essere controllato, rassicurante, razionale, non ho contemplato i fallimenti nella mia vita ed invece come uomo sono fallito anche io e ancora non riesco a perdonarlo agli altri e non lo perdono a me stesso”

Mentre metteva in una scatola dei libri si ritrovò in mano una grammatica russa e sorrise. “E poi c’è lei, altra nota dolente, nonostante il cuore a pezzi, mi sono pure innamorato di lei mica una persona posata, riservata, riflessiva, no di certo, un vulcano ecco cos’è, esplosiva, impulsiva, energica, esuberante, chiassosa, dedita ai colpi di testa, però sa essere generosa e coraggiosa molto più di me. Lo dimostra l’ennesimo colpo di testa che si avvia a fare, domani andrà in comune per le pubblicazioni, è così decisa a sposare Gianandrea. E io? Perché nemmeno per un secondo ha proposto a me di fare qualcosa insieme per Davide? Si è vero le ho detto che volevo andare a Berlino e mi sono pure arrabbiato perché lei faceva parte del complotto con Suor Angela sul padre di Davide, però se si fosse aperta con me, se mi avesse chiesto di adottarlo insieme Davide io sarei ancora così deciso a partire per Berlino? Io non sopporto nemmeno l’idea che lei si sposi con quello!”

“Oh oh! Ma che diavolo mi prende, prima voglio una cosa e un secondo dopo voglio quella opposta, sembro un bambino che non sa dire scegliere se vuole andare sullo scivolo o sull’altalena! Non riesco a decidere, io Guido Corsi che ho sempre trovato la mia forza nella capacità di analizzare lucidamente le situazioni e di prendere le opportune scelte non so decidere. Io sono sempre andato avanti dritto per la mia strada, ho sempre contato solo su me stesso. Forse stavolta è difficile perché partire è la soluzione più semplice, più giusta, più ragionevole ma è anche la decisione che non farà soffrire solo Davide e Azzurra, stavolta fa un male cane anche a me!”

Squillò il cellulare.

“Pronto?”

“Amore, che voce che hai? Cosa stavi facendo?” era Beatrice.

“Preparavo una borsa, voglio andare in albergo questi ultimi giorni, credo che sia meglio così”

“Infatti, è la soluzione migliore così cominci a riprendere in mano la tua vita e ad allontanarti da quel convento, vedrai ti farà bene”

“Certo” rispose lui non convinto.

“Amore guarda che lo so che non è facile, ne abbiamo già parlato anche altre volte, ora sei triste, ormai ti eri abituato a vivere con Davide, ad essere circondato da tante persone affettuose, ma è stata solo una parentesi, la tua vita non è questa. Pensa se rinunciassi, Azzurra e Gianandrea si stanno per sposare, andranno a convivere, cercheranno di crescere insieme Davide. A te cosa rimarrebbe? Vuoi seppellirti in un convento facendo il tutor di una residenza universitaria a vita? E poi detto tra noi stanno cominciando a girare strane voci sul rettore Alfieri, su sua figlia Chiara e su Suor Angela, quindi fossi in te, andrei via da lì prima che la situazione possa compromettere il tuo percorso accademico”

“Si, hai ragione, hai ragione come sempre Beatrice. E’ arrivata la mia occasione e sarebbe stupido sbatterle la porta in faccia”

“Ah, c’è una cosa che volevo dirti, io sono pronta ad aspettare i tuoi tempi e non ti ho mai chiesto nulla, a me le cose tra noi vanno benissimo così, ma se il motivo che ti legasse a Modena è l’idea di avere una famiglia, io sono qui Guido. Potremmo avere una casa da dividere insieme e un bambino davvero nostro. Pensaci”

“Ora sono stanco. Vado a dormire. Buonanotte Beatrice”

“Buonanotte amore”

“Azzurra, nonostante tutto, ama Gianandrea altrimenti non avrebbe accettato di sposarlo e non avrebbe continuato a vederlo anche dopo la loro rottura, insieme si prenderanno cura di Davide, restare qui che senso ha? Anzi probabilmente vederli diventare una famiglia mi distruggerebbe, mi farà soffrire più che allontanarmi. Vado a Berlino, torno alla mia vecchia vita, comincio a valutare dei progetti con Beatrice e riuscirò finalmente ad avere il controllo della mia esistenza e del mio cuore. Ritornerà tutto come prima, anche meglio”.

Azzurra osservava Davide dormire nel suo letto, era inquieto nel sonno, lei lo accarezzava di tanto in tanto e cercava di rassicurarlo e di fargli sentire la sua presenza, non lo avrebbe lasciato mai, per niente al mondo. Inquieta e in cerca di rassicurazioni lo era anche lei, ma purtroppo nessuno le prendeva la mano e le infondeva coraggio, certo suor Angela le stava vicino il più possibile, cercava di sostenerla in ogni modo e Gianandrea nonostante lo avesse lasciato su due piedi a San Valentino era pronto a sposarla pur di stare con lei e di dare una famiglia a Davide. Peccato che non era l’uomo che voleva lei vicino in quel momento. Perchè il cuore non seguiva più la sua mente come faceva un tempo? Quando si “innamorava” a bacchetta e se lei decideva che voleva uscire con uno, puff, come per magia quello diventava pure interessante e si puntava diritto a cena e dopocena insieme. “Ma quando sono cambiata io, eh? Quando? Perché adesso voglio un uomo a cui non interesso nemmeno di striscio, voglio crescere questo bambino e voglio costruire una famiglia tutta mia? Deve essere colpa di suor Angela, sì madre Teresa di Calcutta, è stata lei sono sicura, mi ha convertito pure a me!” si rabbuiò.

“Adesso basta lagnarsi però, eh, anzi devo scegliere qualcosa da mettere per domani, devo andare in comune con Gianandrea per le pubblicazioni, mi tremano già le gambe, sarò capace di andare fino in fondo a questa cosa? Qual è la faccia che ha una che va dall’ufficiale di stato civile per sposarsi?” Sospirò. “Devo pensare alla faccia che avrei se andassi con Guido domani in comune allora sì che sarei tesa, emozionata, entusiasmata, mi tremerebbero davvero le gambe!” si fermò a guardare la foto de “la zingarella del boccaccino” che aveva appeso in camera ed ebbe un momento di rabbia “Eh no, no, non devo fare così, ogni cosa spunta Guido in mezzo, devo pensare al primo incontro con Gianandrea e racconto quello con lui, devo andare in comune e mi illudo di andarci con lui, non è normale, non posso fare così! E’ solo peggio! Mannaggia!” si diresse verso l’armadio “Gli abiti, i vestiti che devo indossare domani per il mio futuro sposo” passò in rassegna mezzo guardaroba e si fermò trattenendo tra le dita su un certo vestito rosso, sospirò nuovamente “Rosso… rosso come l’amore, come la passione, come il colore del San Valentino, rosso come il cuore, rosso come il sangue che ti schizza via dal cuore quando te lo mandano in mille pezzi!”

“Domani sarà una giornata intensa, meglio che me ne vado a dormire, da domani mi impegnerò con tutta me stessa affinché tutto torni come prima, quando credevo davvero che mi piacesse Gianandrea e non avevo affidato la mia felicità e la mia vita a Guido, da domani ritornerò indietro a quando non avevo perso la testa per lui, sarà anche meglio di prima!”

 

“Poi, tutto torna come prima, ma non è più la stessa cosa.”

Alessandro Baricco

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Capitolo 6
*** Capitolo 6. Come si organizza una caccia al tesoro ***


Capitolo 6. Come si organizza una caccia al tesoro

“Quindi sarai il mio papà per sempre?” gli disse buttandogli le braccia al collo Davide.

“Per semprissimo” rispose con le lacrime agli occhi Guido, continuarono a restare abbracciati a lungo, Guido gli accarezzava la testa, lo stringeva e si commuoveva, Davide restava con il capo sulla sua spalla, ad occhi chiusi, si sentiva al sicuro, adesso sì che era felice. Quando si staccarono, si guardarono sorridendo e poi Guido gli chiese “Adesso ti va di darmi una mano! Devo conquistare una persona”

“Azzurra”

“Si Azzurra! Lei è pazzesca” dichiarò Guido

“E’ perfetta per noi avevo proprio ragione” fu d’accordo Davide, risero di nuovo “Ma hai un piano?” chiese speranzoso il piccolo.

“Si ho un piano!”

“Facciamo finta di essere felici con Beatrice così lei diventa gelosa e ci dice che vuole noi?”

Guido rise di gusto “Lo stesso piano che hai attuato con me, eh furbetto! No niente Beatrice e niente bugie. Davide guarda che non è bello giocare con i sentimenti delle persone, non si scherza con il bene degli altri, almeno su questo non prendere esempio da Suor Angela!”

“Nemmeno a fin di bene?”

“No nemmeno a fin di bene, machiavellico!”

Lui lo guardò perplesso “E’ allora come fai a fare innamorare Azzurra?”

“Eh fosse facile farla innamorare di me, io spero che lei ci voglia bene e che voglia avermi accanto”

“Io la voglio vicino a me” affermò Davide

“Anche io la voglio accanto a me, ma tu devi aiutarmi, non sarà semplice quello che dobbiamo fare”

“Sono pronto” disse il piccolo, mostrandosi attento ad ogni sua parola.

“Dobbiamo trovare delle scatole, vuote, piccole, grandi, di qualsiasi dimensione e poi mi serve un pennarello, poi dobbiamo disegnare delle frecce, dobbiamo colorarle e dobbiamo costruire un percorso, se voglio avere una speranza con Azzurra devo farle ricordare tutti i momenti in cui siamo stati insieme, quando siamo stati felici, quando l’ho rimproverata, quando abbiamo litigato, quando ci siamo fatti forza a vicenda, insomma tutti i momenti che mi hanno fatto innamorare di lei giorno dopo giorno!”

“Pazzeschissimo! Una caccia al tesoro!”

“Infatti! Su forza mettiamoci all’opera”

Dopo qualche ora Davide si era appisolato con la testa e le braccia appoggiate al tavolo della cucina, Guido invece continuava a disegnare e tagliare frecce, portò il bambino a letto e trascorse una notte insonne. Troppe emozioni che gli ribollivano nel sangue, troppe parole che gli ronzavano nella testa e troppe palpitazioni forti che mettevano a dura prova il suo cuore. Aveva Davide! Si adesso Davide era suo ed ora voleva anche Azzurra, lei sarebbe stata sua? Loro sarebbero stati una famiglia?

Erano le sei del mattino, aveva preparato il suo vestito elegante, si era fatto la barba, aveva provato mille discorsi diversi di fronte ad uno specchio, aveva studiato frasi e frasi da dire, parole più adatte, espressioni da usare, chissà perché quando pensava di essere pronto non si ricordava più nulla di quello che aveva pensato. Era mostruoso, ma doveva svegliare Davide, aveva bisogno di lui per far funzionare il piano e aveva bisogno di loro! Si loro! Suor Angela, lei era necessaria, aveva sempre una parola buona per tutti, era così consolatoria, così brava a leggere nel cuore degli altri, aveva bisogno di lei per essere incoraggiato, per non sentirsi stupido e soprattutto per avere una spalla su cui piangere se lei lo avesse rifiutato!

“Ma davvero sarei capace di piangere se lei non mi volesse?” si chiese in preda al panico.

Chiara e Nina, si Chiara e Nina loro dovevano piazzare le scatole nel convento, sulle scale, la spiritualità e la razionalità, servivano per forza in quella situazione e poi Margherita, si Margherita, conosceva Azzurra come le sue tasche, una delle sue vittime, pensò ridendo e solo lei poteva aiutarlo a capire se stesse andando definitivamente fuori strada oppure se stesse cogliendo nel segno! Ma dove erano tutte loro? Semplice in camera della futura sposina perché la sera prima dovevano fare l’addio al nubilato e siccome quella zona era off limits per i maschietti e dato che con il suo nervosismo avrebbe svegliato tutto il convento, Davide era il perfetto cavallo di Troia, colui che si sarebbe introdotto in camera di Margherita, avrebbe svegliato suor Angela e le ragazze, le avrebbe fatte scendere giù al bar, dove le aspettava lui, in procinto di attuare la strategia!

“Allora socio tutto chiaro?” chiese Guido

“Molto chiaro, vado di là e le sveglio piano piano, ma le sveglio e le faccio scendere giù al bar!” confermò Davide.

“Perfetto! E Azzurra?”

“No lei no, glielo dico subito a suor Angela, non fatela svegliare per nessuno motivo al mondo” affermò il piccolo, Guido annuì e sorrise.

Pochi minuti dopo arrivarono al bar, mezze stravolte Chiara, Nina, Margherita e suor Angela.

“Oh ma che succede? Mi devo preoccupare?” chiese subito la consorella.

“No eh, preoccupare no, vi prego è il mio matrimonio non voglio preoccuparmi, non voglio che accada niente di brutto!”

“Ma perché abbiamo lasciato dormire Azzurra e hai chiesto solo a noi di scendere?” chiese Chiara

“Forse si è stufato di averla sempre tra i piedi e voleva godersi una colazione in pace” aggiunse Nina.

“No non è vero, io e il mio papà (Guido rise) abbiamo un piano e voi dovete aiutarci”

“Tu e il tuo papà, ma che c’entra Paolo Marino adesso?” chiese suor Costanza entrando.

“No il mio vero papà è Guido, l’altro che è mio papà se ne è andato e mi ha lasciato qui con lui!”

“Oh che bello!” Suor Angela corse incontro a Davide e lo abbracciò, riservando poi una carezza sotto al mento a Guido.

“Ah l’avevo detto io che oggi che mi sposo, voglio solo notizie belle!”

“Infatti non è finita qui” aggiunse Guido rivolgendosi al tavolo della sala.

Tutte si voltarono e videro sette frecce ritagliate da cartoncini di vario colore, otto scatole, un paio di buste, un pennarello, poi c’erano due libri “Filosofia della storia e Storia della Filosofia”, poco distante una “Grammatica Russa”, un cartoncino con scritto Pretty Woman, la patente di Guido, ma che significava?

Davide intervenne subito “Azzurra è pazzesca ed io voglio che stia sempre con me e con Guido, io l’ho già conquistata, ma ora tocca a Guido!”. La parola passò al complice.

 “Voglio fare un percorso con degli oggetti che faccia ricordare ad Azzurra cosa hanno significato questi nove mesi insieme, voglio che capisca che la amo con tutti i suoi difetti, che la amo perché è lei, che la amo! Io quasi non ricordo più gli ultimi 8 anni della mia vita, ma ricordo tutto quello che mi è successo, che ci è successo da quando la conosco. Secondo voi è una buona idea? Ho qualche speranza?”

“No non ci posso credere, davvero?” esplose dalla felicità suor Angela.

“Che bello, che bello, che bello” cominciò a saltellare per la stanza Margherita.

“L’amore è il sentimento più bello e più forte che un cuore umano possa provare” disse Chiara

“Oddio mi viene da vomitare, però che pensiero carino, sembra quasi un processo avv. Corsi, ricostruzione dei fatti, raccolta di prove ed indizi, dibattimento, complimenti” fu la risposta di Nina.

Davide gli porse la benda “metti anche questa, in fondo è anche merito mio se vi mettete insieme”

“Diamo a Cesare quel che è di Cesare!” rispose suor Angela

 
“Ho bisogno di qualcuno che si intrufoli in camera di Azzurra, senza che lei se ne accorga” dichiarò Guido.

“Posso farlo io, so tutto di quella stanza!” disse Margherita “Cosa vuoi che ti prenda?”

“Mettile sul letto, l’abito rosso, quello che aveva l’altra sera, alla festa a cui siamo andati insieme, poi mi servono anche i sandali rossi che indossava quella sera e poi le lasci questa busta, ah è non dimenticarti la lista, quella dei milionari single su cui voleva fare colpo”

“Aspetta” la fermò Nina “Considerato il soggetto così riservato e composto, mettile anche questa sul letto” e le porse un’altra busta.

Guido la guardò con sguardo interrogativo “Cos’è?”

Nina aprì la busta e gli fece leggere il contenuto “E smettila di urlare”

“Si… si va bene, sono d’accordo”

Pochi minuti dopo la sposina fu di ritorno, Chiara e Nina sistemarono le scatole con dentro gli oggetti e poi insieme a Davide e Margherita le posizionavano dove il piccolo attaccava le frecce.

Guido rimase solo in cucina con un’altra scatola a strisce e qualcosa che si rigirava tra le mani, Suor Angela lo raggiunse “Cos’è?”

Lui richiuse in fretta l’oggetto nella scatola “Una stupidaggine!”

“E’ per Azzurra?” Lui annuì intristito “Eh beh cos’è questa faccia?”

“Ma secondo lei un uomo può fare una dichiarazione d’amore senza un solitario di brillante? E con questo coso?” le disse aprendolo “Vabbè poi lo chiedo a lei, quante dichiarazioni d’amore con brillante avrà avuto lei” le disse “Ma che bello, ma l’hai fatto tu?”

"Si, l’ho fatto stanotte in giardino, non riuscivo a chiudere occhio, l’ho fatto pensando al fatto che lei per me è un fiore, un fiore rosso, come il colore che le dona così tanto, lei è bellissima suor Angela, l’altra sera alla festa io ero così felice di averla accanto a me! Azzurra potrebbe avere il meglio! Perché dovrebbe volere me, io l’ho delusa, me l’ha anche detto, io non penso che sia un amore corrisposto!”

“L’amore vero non si misura con i gioielli che si regalano a suo suggello! Guarda che Azzurra non vuole più un uomo ricco da cui essere mantenuta, che le regala un anello di brillanti, una borsa firmata e che poi la lascia sola con le sue insicurezze, le sue fragilità. Non lo voleva neanche prima, credimi, era solo un modo per difendersi. Poteva sposare Gianandrea che la adorava e non l’ha fatto, prima ancora poteva continuare con quella storia assurda della lista e non l’ha fatto. Tu devi aprirle il tuo cuore! E poi come fai a dire che Azzurra non ti ama, se prima non gli dici quello che provi per lei?” fece una pausa ripensando a quando questa frase l’aveva detta a lei in giardino, che carini quei due, erano proprio innamorati ma erano dei gran testoni, orgogliosi ed insicuri!

Guido si alzò e per la prima volta da quando era lì, l’abbracciò, fu un abbraccio spontaneo e sincero, che terminò con un sorriso.

“Abbiamo fatto tutto!” disse Nina “Tutto sistemato” confermò Chiara “Adesso è arrivata l’ora di entrare in azione!” ordinò Davide.

“Va bene, va bene, allora tutti a cambiarci per le nozze e poi tra cinque minuti ai nostri posti e mi raccomando appena si sveglia avvertitemi!”

“Ricevuto!” rispose Margherita

“Tranquillo, nonostante il biglietto, quando sentirai strillarla come una matta per le stanze o per la balconata, capirai che sta arrivando!”

“E che dio ci aiuti” concluse Guido.

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Capitolo 7
*** Il matrimonio di Margherita: amore, famiglie e convento ***


Emilio era impaziente all’altare, la sposa era notevolmente in ritardo, Suor Costanza, in prima fila, teneva compagnia alla famiglia di Margherita, dall’altra parte c’erano i parenti ed alcuni amici dello sposo, Chiara e Nina erano pronte con il cuscino delle fedi ad un lato dell’altare, i testimoni sarebbero stati il fratello di Emilio, Michele e Azzurra.

“Suor Angela… Suor Angela” la chiamò Davide, tirandole il lembo della tonaca perché lei sull’ingresso della cappella, guardava fuori in cerca di chi mancava ancora all’appello.

“Si Davide dimmi”

“Ma Azzurra e Guido dove sono?” chiese il bambino.

“Come Azzurra e Guido? Ma perché non ci sono nemmeno loro! Oh Signore!” si affacciarono in cortile e i due piccioncini erano ancora là, dove li avevano lasciati quasi un’ora prima.

“Allora tesoro dammi una mano tu, vai lì, digli che il matrimonio sta per cominciare e che devono entrare in cappella, Azzurra poi è pure la testimone, io invece vado a vedere che fine ha fatto Margherita”

Davide corse subito e suor Angela asserì “Io faccio zac oggi, io! Non Emilio o Suor Costanza”

“Azzurra… Guido”

“Ohi amore” rispose subito lei staccandosi da Guido.

“Suor Angela ha detto che dobbiamo entrare in chiesa perché sta cominciando il matrimonio”

“Si… si… è vero hai ragione” confermò Guido.

“Poi ha detto pure che tu devi testimoniare Azzurra, ma perché? Non è una cosa bella il matrimonio?”

“Certo che è una cosa bella il matrimonio, è bellissima, ed io testimonierò che Margherita ed Emilio si amano. Ora andiamo su, su. Non posso fare tardi” si diressero alla cappella “Io sono la testimone” urlò lungo il tragitto. E Guido e Davide alzarono gli occhi al cielo.

Quando Margherita entrò in chiesa, le note della marcia nuziale risuonarono dall’organo, l’atmosfera era emozionante, nell’aria c’era il profumo dei fiori, dell’amore, della tenerezza, della fiducia, che accompagnava i due giovani e che era condivisa dalle persone a loro più care.

Dopo lo svolgimento della cerimonia religiosa, ci furono le foto di rito, poi il banchetto nuziale che era stato organizzato al bar, dove grazie a un catering e alla supervisione della mamma di Margherita furono preparati a buffet dei piatti molto gustosi.

Infine, ci fu una piccola sorpresina per gli sposi, in particolare per Margherita che sprizzò energia da tutti i pori, quando su un carrello spinto da Azzurra e Michele entrò in sala una mega wedding cake a sette piani tutta bianca, con dei decori di rose bianche e rosa.

“Ma è bellissima, è bellissima, grazie, grazie, è proprio come quella che ho sempre sognato” saltò dalla sedia la sposa che corse incontro ad Azzurra per abbracciarla “Grazie mille, sei l’amica più cara che ho”

“Si, va bene però adesso, mollami, eh! Altrimenti mi sgualcisci il vestito e mi fai pure piangere, si rovina il trucco! Basta abbracci e basta smancerie, fai il taglio della torta Marghi!”

Poi gli sposi ringraziarono anche Michele che aveva partecipato alla sorpresa con Azzurra.

“Sei stata davvero carina a far realizzare la torta per Margherita e mio fratello, lei era felicissima e so bene che convincere quel maestro pasticciere non è stato facile”

“Infatti, ma avrei mosso mari e monti per darle questa piccola felicità, poi diciamo che io me la cavo sempre in qualche modo e alcuni contatti mi sono rimasti ancora nella Modena bene”

Guido era con Davide e Suor Angela, gli stava raccontando che aveva intenzione di consultare un buon avvocato, esperto di diritto di famiglia, per tutelare la sua paternità del bambino.

“Senti che ne dici, se dopo il matrimonio andiamo a bere qualcosa insieme? Conosco anche io tanti bei posti della Modena bene” cominciò a corteggiarla Michele.

Guido li guardava da lontano e li teneva sotto controllo con lo sguardo, si era avvicinato per rispondere per le rime al ragazzo, ma ci pensò lei “Ti ringrazio, ma stasera sono già impegnata con il mio fidanzato, ah eccolo il professor Guido Corsi”

“Piacere” disse Michele senza nemmeno allungare la mano “Buona festa”, poi si allontanò seccato.

“Tu ai matrimoni non puoi essere lasciata sola un attimo, eh! Sei troppo bella amore, troppo bella” osservò Guido.

Lei sorrise “Sei più bello tu quando mi chiami amore”

Sorrisero insieme e si baciarono.

In serata gli ospiti se ne andarono, Margherita ed Emilio si avviarono a Rimini per la loro prima notte di nozze e le ragazze diedero una mano a sistemare il bar per l’apertura del giorno successivo, Guido invece portò Davide in stanza per farlo addormentare.

Poco dopo lo raggiunse Azzurra “Ehi?” la accolse lui.

“Davide dorme?”

“Si dorme come un angioletto. E tu, invece, come mai non sei in camera tua?”

“Volevo darti la buonanotte” gli disse avvicinandosi e ricominciarono a baciarsi appassionatamente.

“Se continuiamo così io non mi fermo alla buonanotte amore e credimi il mio autocontrollo se ne è andato già a farsi benedire” osservò Guido.

“E tu non lo sai che quando perdi il controllo mi piaci ancora di più professore”

Si spostarono in camera di lui “ma tu sei sicura? Con Davide nell’altra stanza, qui in convento”

“Tecnicamente qui non siamo in convento, ma nell’appartamento del custode, Davide dorme profondamente ed io non sono mai stata così sicura in vita mia”

“Lo sai che ti amo” le disse lui tornando a baciarla

“Si lo so, ma io sono sempre più felice ogni volta che me lo ripeti”

********

Il mattino seguente.

Azzurra si muove nel letto, poi quando apre gli occhi nota che Guido è accanto a lei e la osserva. “Buongiorno” le augurò lui.

“Buongiorno anche a te, ma che stavi facendo?”

“Ti guardavo mentre dormivi ed oltre a poterti ripetere che ti amo ti posso ripetere anche che sei bellissima?”

“Devi ripetermelo! E’ obbligatorio! E comunque ti proibisco di osservarmi mentre dormo, quella è un’esclusiva che spetta a me e un diritto di precedenza che mi sono conquistata io, caro prof!”

Lui la guardò confuso “Che significa? Non capisco?”

“Che lo spettacolo di vederti di dormire è riservato a me, di solito sono io che faccio queste cose! Cominciamo a mettere in chiaro i ruoli”

“Tu? Tu venivi qui di notte e mi guardavi dormire?”

“Esatto e devo dire che non sei niente male”

Lui la baciò “Tu comunque sei matta, eh!”

“Colpa tua che mi hai fatto innamorare, sexyprof! E’ a proposito se mentre sei il tutor qui, becco qualche studentella che ti sbava dietro le tiro appresso tutti i tuoi libri di diritto, così vediamo se non le faccio passare la voglia”

“Sei pericolosa, lo so! Ma è anche per questo che ti amo!”

Ripresero a baciarsi, mentre si rivestivano.

Davide bussò alla porta e poi tossì, ma loro continuarono imperterriti.

“Ma state sempre a baciarvi?” chiese il bambino.

“Guarda nano non ti lamentare che è pure colpa tua se siamo finiti per innamorarci e comunque vieni qui” gli ordinò Azzurra e quando si avvicinò gli sistemò la polo che aveva messo nei pantaloni, lo strinse e lo baciò “Ti voglio bene Davide”, si abbassò anche Guido “Anche io ti voglio bene ometto e sappi che per noi sei e sarai sempre la cosa più importante” “Anche io vi voglio bene perché voi siete la mia famiglia”

 

«Quando si ama non vi è nulla di meglio che dare sempre, tutto, la propria vita, il proprio pensiero, il proprio corpo, tutto quel che si possiede; sentire quel che si dà; mettere tutto in gioco e poter dare sempre di più.»

Guy de Maupassant

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Capitolo 8
*** Capitolo 8. La caccia al tesoro di Azzurra ***


Capitolo 8. La caccia al tesoro di Azzurra

Alla fine della sua lezione universitaria in facoltà, Guido rientrò stanco ma felice, quella sera sarebbe uscito con Azzurra e Davide, sicuramente si sarebbe divertito, però in giro c’era uno strano silenzio, poi le stranezze continuarono perché lui notò subito uno dei suoi tomi di diritto, nel bel mezzo del chiostro, con una freccia che indicava la direzione da seguire.

Sulla prima pagina c’era scritto

Sei irruento

con spillato sotto il biglietto da visita del ristorante in cui si erano conosciuti la prima sera, quando lui per difenderla aveva sferrato un pugno a quel suo ex. E poi, la mente andò a quando anche per difendere Davide, sul campetto di calcio aveva mollato un destro a uno dei genitori seduti in tribuna o quando era stato lui a prenderne uno da quel tipo, che lei frequentava, che li aveva portati in giro in Ferrari facendo venire la congiuntivite a Davide.

    

Al pozzo che si trovava al centro del chiostro c’era un altro libro sulla panchina

Sei pignolo

Con dentro al libro il disegno di Davide, del pulmino di suor Angela, che lui aveva corretto perché grazie era scritto con una z di troppo, poi il riferimento era per l’ottimissimo che lui le aveva corretto definendola ignorante o per quando le aveva detto che non aveva messo il sostantivo alla sfilza di aggettivi, poco carini, che gli aveva rivolto dopo la questione del giudice.

    

Sulle scale altra freccia, altro libro e altra scritta

Sei antipatico

Nel libro un ritaglio di giornale, che parlava dell’Istituto di Cultura Russa, lo stesso che avevano letto insieme quel giorno nel suo studio quando lei gli chiedeva aiuto per conquistare Gianandrea. Il rimprovero era per le volte in cui si era rivolta a lui e lui aveva tagliato corto con un “non ho tempo” o quando era stato sempre poco disponibile, quando aveva “liquidato” Abati che era sparito dalla circolazione dopo avergli parlato, quando non voleva darle una mano con il giudice o con il fare colpo su Gianandrea. Per non parlare, poi, di quando voleva accettare la cattedra a Berlino e lasciare lei e Davide per andarsene con Miss Moscetta.

    

Sempre sulle scale vi era un libro d’arte aperto su una determinata opera “La zingarella del Boccaccino”

 

Sei delirante

E prima fai le cose e poi le ritratti

Vi era scritto su un bigliettino. Guido ripensò alla varicella, alla febbre e ai loro baci, a quello che le aveva detto, al fatto che non era vero che non era in sé e non ricordava nulla di quella sera, come le aveva riferito successivamente. Anzi, ricordava fin troppo e la paura di svelarsi, di essere deriso, che tutto fosse troppo complicato lo aveva spinto a negare, a ridimensionare cosa aveva significato anche per lui quel momento.

  

Sulla balconata sempre seguita da una freccia c’era un altro libro e dentro la sua carta di credito.

Però sei un uomo generoso

Lui rise e ricordò quando gli aveva confessato di aver speso 800 euro credendo che lui fosse ricco e avaro, aveva comprato tute e abiti per Davide, massaggi in un centro benessere per lei e Margherita, l’mp3 per Natale per il piccolo… Poi c’erano tutte le volte che aveva aiutato Suor Angela, Nina, Margherita, Chiara, lei stessa con il padre…

     

Entrò in casa e sul tavolo c’era una foto di lui e Davide sul campo di calcio.

Sarai un buon padre

Impossibile non pensare a quando aveva aiutato Davide, con i compiti, con il calcio a tutti i momenti che avevano condiviso insieme e a quando lo aveva stretto a lui confessandogli che sarebbe stato, per sempre, il suo papà.

     

 

E anche un ottimo fidanzato…

Indossalo e raggiungimi al bar

 

Questo era l’ultimo messaggio scritto in una busta bianca sul letto accanto ad uno dei suoi vestiti eleganti, nero con camicia bianca e cravatta grigia, ma lui quando l’aveva indossato l’ultima volta quel vestito? Se ne ricordò e sorrise comprendendo le sue intenzioni.

Quando arrivò in sala, lei era seduta su uno degli sgabelli, poi si alzò in piedi, era meravigliosa, abito nero che la fasciava delicatamente e che le lasciava le spalle scoperte nonostante un coprispalle velato che lei tentava di tener sistemato.

“Cos’è questa storia?” le disse lui avvicinandosi e ripentendo le stesse parole che aveva usato Azzurra nella medesima occasione.

“E’ la nostra storia” rispose lei “Non brillo certo per originalità, lo so, ho copiato spudoratamente la tua idea. Però volevo dirti che ti amo Guido Corsi, che ti amo tanto, che ti amo per come sei, che ti ho amato anche quando per te era difficile lasciarti andare e che spero di meritare la tua fiducia, il tuo amore, io ce la metterò tutta per far funzionare le cose tra di noi e ci tenevo a dirtelo”

Lui la baciò.

“E visto che abbiamo mandato a monte la nostra cena di San Valentino, credo che la seconda occasione ce la meritiamo tutta”

Lui rise “E Davide? L’ha riorganizzata lui anche stavolta?”

“In parte si, ma mi hanno aiutato un po’ tutti, come hanno fatto anche con te”

“Ed ora dove sono? Con me hanno preteso di partecipare alla scena fino all’ultimo”

“Ma io so essere più persuasiva professore. Davide è fuori con Emilio e Margherita. Nina è a studio e poi dorme dalla madre, sai si sente un po’ sola senza Chiara, Chiara non c’è, sta facendo il suo percorso di discernimento e le consorelle si sono ritirare nelle loro stanze per lasciarci campo libero”

Risero e finalmente cenarono insieme a lume di candela.

 

È difficile definire l'amore. Tutto ciò che se ne può dire è che nell'anima è passione di prevalere, nella mente è simpatia e nel corpo non è altro che desiderio occulto e sottile di possedere, dopo tanti misteri, ciò che si ama.

François de La Rochefoucauld, Massime, 1678

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Capitolo 9
*** Capitolo 9. Una vacanza al mare tra passato, presente e futuro ***


Capitolo 9. Una vacanza al mare tra passato, presente e futuro

Cosa è l’amore?… È la stella del mattino e quella della sera.
(Sinclair Lewis)

 

“Buongiorno, ben svegliata bellissima” le disse dolcemente Guido, mentre lei si stiracchiava e sbatteva gli occhi. Erano ormai tre mesi che stavano insieme, a lei ancora non sembrava vero, ogni risveglio così, era straordinario.

“Buongiorno amore!” si baciarono e poi sorrisero insieme

“Ma lo sai che sei proprio una dormigliona?”

“No… questo non è vero, da quando mi occupo di Davide, ho cambiato radicalmente i miei orari, in passato non mi alzavo mai dal letto prima di mezzogiorno e rientravo all’alba”

“Che vita sregolata la mia cenerentola, però lei non rientrava mai più tardi di mezzanotte, altrimenti la carrozza si trasformava in zucca”

“Hai finito di prendermi in giro? Grazie! E Davide?”

“E’ giù al bar, sta leggendo un libro per le vacanze”

“Un libro per le vacanze? Ma perché esistono pure i libri per le vacanze? Ma quelli che si devono studiare durante l’anno scolastico non bastano? Voi professori siete proprio un mortorio, ci godete a rovinare un po’ di sano riposo ai vostri studenti!”

Lui finse di contrariarsi.

Lei si alzò e versandosi del caffè si rese conto che sul tavolo della cucina c’era una busta

“E questa?”

“Aprila”

Si guardarono come se, da quando era successa la stessa cosa durante la caccia al tesoro, non fosse passata che un’ora invece di tre mesi.

“Una settimana di soggiorno per due adulti e un bambino presso l’hotel **** ad Amalfi? E la data di ingresso è? Dopodomani?” non poteva credere ai suoi occhi.

“E questo è perché noi professori siamo un mortorio, che non sanno godersi un po’ di sano riposo e che non lo permettono nemmeno ai loro studenti”

“Wow wowwow, la costiera amalfitana… oddio che bella, che bella, che bella. Ti amo, è per questo ti amo” e gli saltò al collo.

“Eh lo sapevo io che mi amavi solo perché ho prenotato una magnifica vacanza!”

“No ti amo perché sei tu, ti amo per le tue fragilità, ti amo perché con te mi sento al sicuro e ti amo perché tu e Davide siete le cose più belle che ho al mondo”

Si baciarono.

“Davide? Davide lo sa?” chiese lei

“Non ancora, andiamo a dirglielo insieme?”

“Uhm, uhm” e continuarono a baciarsi

Bussarono alla porta prima delicatamente, poi più energicamente.

Si staccarono ed entrò Suor Angela “Buongiorno ragazzi, Guido ti stanno cercando giù, c’è un tuo collega che aveva appuntamento con te, un certo Gentovini”

“Claudio, si Claudio, avevamo appuntamento” poi guardò l’orologio “mezz’ora fa”

“Meglio tardi che mai caro” scherzò suor Angela

Diede un bacio veloce ad Azzurra e poi corse via dicendo “La colpa è tutta di Cenerentola che mi ha attaccato la ritardite”

Rimasero sole.

“Ehi, scendi al bar per fare colazione? Poi c’è Davide, credo che si annoi un po’ magari potete organizzarvi per una passeggiata a lago, a mare, un picnic, qualcosa per stare fuori”

“Beh suor Angela altro che semplice giornata di mare o picnic, devo correre subito da Davide, guardi qui? Settimana di vacanza ad Amalfi tutti e tre insieme” cominciò a saltellare per la stanza.

“Ma che bello, come sono felice per voi, una vacanza insieme come una vera famiglia, mi sto facendo vecchia io o mi fate commuovere voi per quanto siete belli?”

“Si sta facendo vecchia lei, ovvio!”

“Seh!”

“Ora vado da Daviduzzo e poi devo fare le valigie, comprare i costumi, devo assolutamente comprare dei costumi e poi i parei, poi ho bisogno di Margherita… si si non posso andarci da sola, mi serve una mano” disse dirigendosi verso la porta “Oddio!” urlò all’improvviso

“Che c’è? Che succede?” si spaventò la suora.

“I prodotti solari, la crema, l’abbronzante, il doposole” disse Azzurra “Lo vede suor Angela me ne stavo dimenticando, lei mi fa perdere di vista le cose importanti!”

“Ah io, eh! Io, ti faccio perdere di vista le cose importanti” sospirò lei.

Il bagaglio di Azzurra e Davide non era una valigia, no, “era una bomba ad orologeria” come l’aveva definita Guido “sembra pronta ad esplodere da un momento all’altro”

Fecero il viaggio in macchina, alternandosi alla guida, Davide era un po’ annoiato per le ore di auto, ma era così felice di stare in vacanza con loro. Quando non guidava Azzurra preferiva sedersi dietro con lui e farlo addormentare sulle sue gambe, accarezzarlo, sentirlo parlare delle partite di calcetto, degli schemi che provava con l’allenatore o degli accordi che aveva imparato con la batteria. E Guido li ascoltava silenziosamente oppure a volte interveniva a sostegno dell’uno o dell’altro o andando contro ad entrambi, ogni tanto li guardava dallo specchietto retrovisore rallegrandosi di quello che stavano costruendo, di quello che stavano diventando.

Arrivati in spiaggia, non passavano certo inosservati così belli, così amabilmente chiassosi e aperti al dialogo, alla conoscenza con gli altri. Guido spesso preferiva leggere e rilassarsi sotto l’ombrellone, Azzurra invece adorava il sole, il mare, lanciarsi i secchielli d’acqua con Davide e fare insieme i gavettoni a Guido, poi costruire i castelli di sabbia era un vero affare di stato.

Guido era convinto che bisognava seguire rigidissime regole di distanza, di equilibrio, di distribuzione del peso, lei invece era una “caciarona” che sistemava alla meglio le crepe e i dislivelli.

“Ma il tuo castello è tutto storto. Non è stabile! Quel castello non è agibile!” disse Guido

“Sarà stabile il tuo! Guarda… guarda che pure il tuo sembra la torre di Pisa” osservò lei

“Non litigate!” li interruppe Davide

“Non stiamo litigando, abbiamo solo delle divergenze di opinioni” puntualizzò Guido.

“Infatti tesoro” confermò Azzurra “Anzi ora facciamo una gara e vediamo quale castello è più solido”

5 minuti dopo quello di Guido era piuttosto lineare, ma non era ben saldo, quello di Azzurra aveva più crepe e buchi del Colosseo, non c’era un granché da scegliere. Infatti…

“Allora chi ha vinto?” chiese perplessa lei

“Sicuramente io, non c’è molto da dibattere” sentenziò lui

“Eh veramende… guardate lì”

Loro si voltarono e si resero conto che Davide zitto, zitto e solo soletto integrando i metodi di costruzione di entrambi aveva fatto un castello preciso, resistente e decisamente migliore del loro.

Guido e Azzurra sembrarono seri e sorpresi per poi esplodere in una sana risata.

“Allora ho vinto io?” chiese Davide.

“Sicuramente” rispose Guido “Vinci sempre tu! Anche quando dovevi essere il giudice!”

“Ah bene! Ora posso andare al miniclub con le educatrici?”

“Si vai, vai” replicò Azzurra

Quando il piccolo si allontanò Guido chiese “Ma ti convince questa cosa del miniclub?”

“In che senso?”

“Non lo so è così preso, sempre con il miniclub”

“Ma quanto sei geloso tu!”

“Io non sono geloso!”

Lei fece una smorfia “Sei gelosissimo e comunque, hai ragione, è davvero molto entusiasta del miniclub e non credo che sia solo per i giochi e per le attività o per gli amichetti, secondo me c’è qualche cottarella in vista”

“Cottarella? Ma ha 8 anni, Azzurra?”

“E che vuol dire scusa? Perché non ci si innamora a 8 anni? Io il mio primo fidanzatino l’ho avuto in prima elementare e mi disegnava cuori ogni giorno!”

“Romanticissimo!” la prese in giro Guido “Eh comunque i costumi della tua taglia li avevano finiti?” chiese squadrando il bikini multicolor che indossava lei

“Perché? Che cos’ha, ora, il mio costume che non va?”

“In verità, sono un po’ tutti che hanno una cosa che non va, sono striminziti!”

“Eh te lo avevo detto io che sei un gelosone” gli si avvicinò e si sdraiò accanto “me le fai le coccole Guidino?”

“Ruffiana!” le disse e poi si baciarono stesi al sole.

“Allora ragazzi, abbiamo scelto i due capitani, un maschio ed una femmina, che sono già pronti ed ora dobbiamo formare le squadre per questa gara di tiro alla corda in riva al mare, in bocca al lupo e che vinca la squadra migliore”

Davide era concentrato ed emozionato, lui era uno dei capitani dei due gruppi che si erano formati e contro c’era proprio lei, la ragazzetta che gli faceva battere il cuore, quella con cui gli piaceva parlare di musica, quella che sapeva giocare a calcio anche se era una femminuccia, quella che quando lo aveva salutato dandogli il bacio sulla guancia, lui era stato contento!

Vinse lei perché “lei era una femmina che non si faceva mettere i piedi in testa”, ma anche lui era duro da battere, infatti, si accordarono per una rivincita il giorno dopo.

Dopo aver preso un caffè e una granita al bar, Azzurra si allontanò per andare a chiamare Davide, le attività del miniclub volgevano al termine e loro dovevano prepararsi per la cena, Guido rimase sulla terrazza del bar a godersi il panorama.

“Guarda Ceci che noi uomini siamo i più forti e sicuramente domani sarà questo tuo amichetto a vincere, tu bari, lo distrai facendo gli occhi dolci”

“Marco! Non ci posso credere Marco! Ceciliaaaa! Amore!” Azzurra fu davvero felice di quell’incontro fortuito.

“Azzurra” la piccola le corse incontro e la abbracciò, poi la salutò Marco. Anche loro erano in vacanza nello stesso hotel. Giulia aveva raggiunto la madre a Napoli per quel giorno, sarebbe rientrata in serata. Cecilia si avviò in stanza per cambiarsi e così Azzurra e Marco rimasero a chiacchierare, a raccontarsi le ultime novità. Azzurra fu estremamente felice quando Marco le disse che lui e Giulia anche se da pochissimo attendevano un altro figlio. Qualcuno però da una terrazza notò subito che Azzurra si era intrattenuta, in una piacevole conversazione, con quell’uomo.

La ragazza, poi, salutò Marco ripromettendosi di vedersi a cena e raggiunse Davide che l’attendeva.

In camera.

“Amore, ma tu non sai chi è in vacanza qui come noi, il mondo è proprio piccolo non c’è nulla da fare!”

“Azzurra con te il sistema solare è minuscolo, conosci gente ovunque, hai contatti anche su Marte?”

“Ah… ah… ah… spiritoso, comunque si tratta di Giulia, Cecilia e Marco”

“Ah!” rimase sorpreso lui “Quel Marco? Il poliziotto?”

“Marco… Marco Ferrari, perché quel Marco, il poliziotto?” chiese imitando il suo tono

“Perché tu hai un debole per i poliziotti… quando sono venuti in convento per tuo padre l’ho sentito quello che hai detto a Suor Angela e pure quando il rettore Alfieri ha fatto denuncia e sono venuti a parlare con Chiara sei stata ben lieta di fargli strada?”

“Io fingevo di avere un debole per i poliziotti, non volevo ammettere che ero stata travolta da un professore” e lo baciò.

“Andiamo a cena che sono affamato?” come al solito fu la voce della saggezza a riportarli alle esigenze reali.

Quando furono a metà cena arrivarono Marco e Cecilia ed Azzurra fu ben felice di invitarli al loro tavolo. Davide arrossì all'improvviso.

“Davide, non ti senti bene?” chiese subito Guido.

“No no sto bene, solo che fa caldo!”

“Hai ragione tesoro, si è alzata improvvisamente la temperatura, vero?” disse lei facendogli l’occhiolino mentre Guido li guardò senza capire.

Conversarono tranquillamente per il resto della cena, i piccoli si allontanarono dopo poco per una festa che era stata organizzata a bordo piscina. In seguito, i tre si spostarono al bar, più tardi Guido si allontanò per andare a controllare i bambini e Marco e Azzurra rimasero a chiacchierare del convento, di Margherita, di Suor Angela e Suor Costanza, poi cominciarono a scherzare su Giulia.

“Vita mondana? Non se ne parla proprio, guarda, poi Giulia è prossima alla laurea e collabora con un’azienda che produce software, le uniche ore piccole che facciamo ora sono per gli ultimi esami, per la tesi e tra qualche mese credo che avremo le occhiaie tra pappe e pannolini”

“Wow! Che bella prospettiva!” disse sinceramente lei.

Poi si guardarono e scoppiarono a ridere ma qualcuno stava sopraggiungendo in quel momento.

“Se penso a quando stavamo insieme noi e alle nottate in giro per Modena, il sushi, le beauty farm, le incursioni che facevi nel mio appartamento” considerò Marco.

“Infatti se volevi una vita spericolata dovevi restare con me” rise lei.

“Eh già! Hai ragione ho sbagliato scelta, è ovvio!” rispose lui.

“Infatti! Un vero peccato! Dovevi scegliere lei, senza dubbio!” disse qualcuno con voce dura, seria.

Marco e Azzurra si voltarono, poi esplosero tutti e tre in una fragorosa risata, seguita dai gridolini di Azzurra.

“Giulia… Giulia… Giulia bella!” si abbracciarono affettuosamente.

“Sempre la solita matta, eh! Sempre in giro a sedurre” osservò Giulia.

“No non è vero ora ho un fidanzato che amo follemente, un bambino che è la mia vita e dopo l’estate comincerò a frequentare un corso di moda e design all’accademia”

“Wow, che cambiamenti! Strepitosa, davvero!”

“Sei tu ad essere strepitosa ed auguroni per il nuovo arrivo” le disse Azzurra accarezzandole il pancino “ma tu mi devi raccontare un sacco di cose”

“Anche tu, infatti, per prima cosa spiegami perché ci stavi provando con mio marito” disse scherzando

“Veramente era lui che ci provava con me, si è pure pentito di averti scelta, guarda è imperdonabile” disse lei facendo il tono della vittima.

“Vabbè ho capito, meglio che me ne vado, va! Vado a cercare Guido ho bisogno di rinforzi altrimenti voi sparate a zero su di me e sulla categoria maschile! Siete spietate”

E loro cominciarono a raccontarsi tutto quello che era accaduto nell’ultimo periodo.

Ore 2.00

Azzurra salì in stanza, dall’ingresso notò una luce del comodino accesa, che si spense subito dopo che lei aprì la porta, controllò Davide che dormiva tranquillamente e poi si avvicinò al letto, si cambiò per la notte e raggiunse Guido.

“Amore… amorino sei sveglio?”

Nonostante le coccole Guido restò immobile e non si voltò dalla sua parte.

“Ma cos’hai? Sei arrabbiato? Ho fatto tardi hai ragione, ma sai come siamo noi donne, no, quando cominciamo a chiacchierare non la finiamo più!”

Guido sbuffò.

“Tu piuttosto che fine hai fatto? Ti sei allontanato per controllare Davide e non sei più tornato?”

“Ah, adesso sono io quello che è sparito! Come sei brava a rigirare le frittate tu, eh!”

“Vabbè ho capito sei nervoso, buonanotte!”

L’indomani mattina.

Azzurra sentì prima Guido rigirarsi nel letto e poi alzarsi, pochi minuti dopo, aprendo gli occhi si accorse che aveva indossato una t-shirt, un pantalone da tuta e aveva un asciugamano sul braccio.

“Ma dove vai? E’ prestissimo” disse lei sbattendo gli occhi

“Ho bisogno di un po’ d’aria, mi sento soffocare qua dentro, vado a correre”

Azzurra rimase perplessa e quando ritornò ad appoggiarsi sul cuscino non riuscì più a prendere sonno “ma che aveva Guido ultimamente? Sembrava nervoso proprio con lei, aveva fatto qualcosa che aveva urtato la sua sensibilità senza accorgersene?”

Nemmeno a colazione si incontrarono, lei accompagnò Davide al miniclub che era entusiasta di trascorrere del tempo con Cecilia, incrociò Giulia e Marco che si avviavano in spiaggia, mentre Guido rientrò in stanza per una doccia.

Era il momento di capire che stava succedendo e quindi lo raggiunse in camera.

“Amore? Amore dove sei?”

“Sono qui, come mai non sei in spiaggia? E Davide dov’è?”

“Davide è al miniclub, non vede l’ora di stare con Ceci, sono così carini insieme, che tenerezza. Ed io volevo godermi un po’ il mio amore” gli disse baciandolo, ma poco dopo lui si scostò.

“Allora tu non ti sei pentita della tua scelta?”

Lei lo guardò con aria interrogativa “Ma cosa dici? Quale scelta?”

“Lascia perdere!”

“No non lascio perdere un bel niente, è da ieri sera che non ti capisco, parli per rebus, da un paio di giorni poi sei nervoso, sei teso e non è normale in vacanza! Soprattutto alla nostra prima vacanza insieme”

“Neanche che un ex ci provi spudoratamente con la tua fidanzata è normale alla prima vacanza insieme”

“Un ex che ci prova con me? Ma stai dando i numeri, professore?”

“No, sto parlando di ieri sera, guarda io odio origliare, è stato un caso, ma vi ho sentiti ieri sera al bar tu e il poliziotto”

“Io e Marco?” e scoppiò in una gran risata, la sua reazione rilassata fu così spontanea e coinvolgente che anche Guido apparve subito più tranquillo rispetto all’espressione dura e arrabbiata che aveva avuto fino a poco prima.

“Ti piace ancora?” le chiese tamburellando le dita sulla balconata dell’hotel.

“Adesso che dovrei fare secondo te, dovrei essere arrabbiata perché mi fai questa domanda nonostante quello che c’è tra di noi o dovrei saltarti le braccia al collo perché sei un gelosone e allora ci tieni a me?”

“E’ normale che ci tengo a te! Io ti amo Azzurra e non voglio più dubitare di nessuno, soprattutto di te, io non voglio mai dubitare di te, mai! Ho già perso una volta, non ho lottato, non ho capito, un’altra volta no. Con te no. Non posso permettermelo!”

“Amore mio” a quelle parole lei scelse la seconda opzione di quelle che aveva valutato prima e gli saltò al collo, baciandolo appassionatamente.

“Marco mi piaceva tanto, è stato una flirt, breve, intenso e… senza senso! Ho fatto pure la rima” disse sorridendo e stemperando la tensione.

“Riesci ad essere seria?”

“Si hai ragione!” si schiarì la voce tossendo“Sono serissima ora, Marco è stato ed è un amico, gli voglio bene e sono estremamente felice per lui e per Giulia. E’ un bel ragazzo, non lo nego e tu lo sai che io per queste cose ho occhio, però quando ho capito che provava qualcosa per Giulia l’ho mollato subito. Eravamo così soli, spaesati che ci siamo avvicinati solo per farci compagnia, per combattere la tristezza di essere stati abbandonati, delusi, di non avere nessuno al mondo a cui interessasse qualcosa di noi”

Lui la accarezzò.

“Poi Suor Angela ci ha fatti intravedere l’amore, ci ha fatto sentire amati giorno dopo giorno, ci ha accolto, ci ha permesso di guardare dentro noi stessi senza paure, senza finzioni e noi non ci siamo accontentati più, lui aveva Giulia nel suo cuore ed io avevo la mia strada da trovare”

“E l’hai trovata?”

“Si l’ho trovata, mi impegnerò con tutta me stessa allo stage dell’accademia, perché ho capito che è una cosa che mi piace fare, che mi appassiona, chi lo sa magari potrei realizzarmi nell’ambito della moda e coniugare la mia passione sfrenata con un lavoro. Poi ho trovato il mio amore”

“Che immagino non sono io”

“Infatti è Davide, io per lui ci sarò sempre Guido, Davide mi ha permesso di prendermi cura della bambina che sono stata e a cui nessuno ha dato veramente amore! E non è autocommiserazione, è stato un modo di crescere, di capire che se nessuno mi è stato vicino quando stavo male, quando avevo bisogno di parlare, quando avevo bisogno di essere punita, quando volevo essere capita, apprezzata o quando sbagliavo e nessuno mi correggeva, questo non significa che io non posso farlo per un’altra persona. Io credevo di essere vuota, di non essere capace di affezionarmi alle persone, di non poter dare nulla agli altri, perché nessuno me l’aveva insegnato, nessuno me l’aveva dato. Davide mi ha fatto scoprire un mondo. Lui è diventato il mondo che voglio proteggere, difendere, di cui voglio prendermi cura. Spero di non deluderlo, anche se è difficile, spero che un giorno possa ricordarsi di me come di una persona che gli ha voluto bene e che l’ha amato incondizionatamente”

Guido la baciò “Tu sei una persona speciale zingarella mia, Davide ti adora ed è fortunato ad averti accanto”

“Ma guarda che sei fortunato anche tu, sexyprof!”

“Perché?”

“Perché io amo incondizionatamente anche te e se Davide è l’amore che proverò per tutta la vita, tu sei l’amore che non voglio perdere, quello che spero di veder crescere a dismisura. Guido tu non sei un capriccio di un mese, il flirt di qualche uscita, io credo in te e credo in noi! Ho voglia di costruire qualcosa di bello, di importante e voglio te! Io mi fido di te e spero che se avrai un dubbio verrai da me, che se avrai un brutto presentimento lo condividerai con me, che se farò qualcosa di sbagliato e vorrai strangolarmi, per finta ovvio, tu ti confronterai con me, allo stesso modo se vorrai sentirmi tua io sarò qui! Ma te l’ho mai detto che ti amo da impazzire Guido Corsi?”

Lui aveva gli occhi lucidi ed un’espressione di gioia difficile da contenere, la baciò, poi la abbracciò, poi la baciò di nuovo come se non potesse credere alla fortuna di averla lì con lui, lì tra le sue braccia.

“Ma Davide quando finisce il miniclub?” Le chiese tra un bacio e l’altro.

“Tardi… tardissimo” rispose lei.

“Allora abbiamo un bel po’ di tempo tutto per noi” e continuarono a baciarsi…

Qualche ora dopo scesero in spiaggia, sorridenti, rilassati erano davvero raggianti, raggiunsero Giulia e Marco che erano distesi al sole su dei lettini.

“Ehi ragazzi, alla buon’ora, è quasi mezzogiorno”

“Abbiamo fatti tardi” risposero in coro entrambi per poi scoppiare a ridere insieme.

“Oddio, tra un po’ mi viene il diabete, siete inguardabili per quanto siete sdolcinati” chiosò Marco.

“Tu sempre il solito, eh!” lo riprese Giulia e il poliziotto si avvicinò prontamente a lei per baciarla “Amore questi ci fanno concorrenza per la coppia più bella dell’anno”

Risero insieme.

“Comunque se voi due vi siete messi insieme lo dovete a me, se io non ti avessi detto che aveva venduto il quadro, tu a quest’ora saresti la moglie del questore!” precisò subito Azzurra.

Giulia baciò Marco “E’ vero! Ma tu sempre a prenderti i meriti, eh?”

“Ovvio è merito mio, non ho capito perché non dovrei prendermelo” fece una smorfia la ragazza.

“Che peccato però, le vacanze sono già finite” sospirò Giulia.

“Infatti!” confermò Guido “Noi andiamo via domani”

“Noi in serata” rispose Marco

“Vabbè però stavolta non ci perdiamo di vista di nuovo, voglio venirvi a trovare quando nasce il piccolino e poi anche Davide e Cecilia vorranno rimanere in contatto” sdrammatizzò Azzurra.

“Ma certo. Ah guarda un po’, stanno tornando dal miniclub”

“Voglio la rivincita” affermava decisa Ceci.

“Ma era già questa una rivincita” puntualizzò Davide.

“Si ma dobbiamo spareggiare, perché ne abbiamo vinta uno per ciascuno”

“Sempre battagliera la mia piccola donna, eh?” Marco abbracciò sua figlia.

“E tu sempre un cavaliere senza macchia e senza paura?” Azzurra baciò sulla guancia Davide.

“Ragazzi noi ci avviamo al ristorante. Ho una fame da lupo. A più tardi!” salutò Giulia.

“Azzurra, ma quando andremo via, posso chiamare Cecilia ogni tanto?”

“Certo amore, anzi sai che facciamo le scriviamo con il computer e facciamo le videochiamate”

“Che cosa?” insorse subito Guido.

“Lo controllo io, non ti preoccupare subito e quando non potrò io lo aiuterai tu”

“Che caldo! Mi sto sciogliendo come un ghiacciolo!” confessò il piccolo

“Hai ragione amore, si va a mare” e così facendo prese Davide in braccio e faticosamente perché lui era pesante si gettarono in acqua

“Ma no, ma cosa fate, ma stanno per servire il pranzo, ma perché”

“Guidino guarda che se non vieni di tua spontanea volontà, ti costringiamo noi”

“Tanto non vengo”

Un’occhiata complice tra i due e in men che non si dica Guido fu sommerso dagli schizzi.

“Ah volete la guerra, eh!” lui cominciò a ricambiare gli spruzzi d’acqua e stavolta l’occhiata complice fu tra lui e Davide. Si fermarono eh… “Cosa fate? Cosa avete in men… no, i capelli no, vi prego”

“Via!”

Una secchiata d’acqua e la povera Azzurra fu bagnata fradicia “No… me la pagherete cara, vi avverto” poi si avvicinò a Davide “E tu che fai? Prima ti allei con me e poi con lui? Voltabandiera!”

“Io voglio bene tantissimo a tutti e due! Sarete i miei genitori per semprissimo?”

Loro si guardarono e risero “Per semprissimo amore” conclusero insieme.

 

 

Come una candela né accende un’altra e così si trovano accese migliaia di candele, così un cuore né accende un altro e così si accendono migliaia di cuori.

(L. Tolstoj)

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Capitolo 10
*** Capitolo 10. Gli imprevisti di una proposta ***


Capitolo 10. Gli imprevisti di una proposta

Guido era nel suo studio, libri, scartoffie, piani di studio, agenda, ma c’era altro che occupava la sua mente, i suoi pensieri provenivano dritti dritti dal suo cuore finalmente a briglie sciolte.

“Amore? Amore?” la voce di lei lo riportò alla realtà

“Azzurra sono qui”

“Senti prof. io sto andando all’accademia, corsi pomeridiani, ci pensi tu per andare a prendere Davide a calcio?”

“Si, va bene”

“Mi raccomando però non andarci in vespa, che i risultati li conosciamo ed anche in macchina, guida adagio, per favore”

“Io sono sempre prudente, ho un’ottima guida e nessuno si è mai lamentato, anzi Guido è il nome giusto per me”

“Autoscontro, ecco come ti dovevano chiamare” mormorò lei mentre lui cercava chiavi e cellulare per uscire

“Cosa hai detto?”

“No niente, pensavo solo, ma perché ti avvii così presto? Davide finisce tra un’ora”

“Ho delle commissioni da fare in centro. Buone lezioni amore mio” la baciò lui scappando via.

“Mah!” si stranì lei “E comunque buone lezioni non si può sentire” constatò Azzurra.

La sera si incontrarono al bar per cenare tutti insieme e poco dopo la raggiunse al chiostro e le disse “Senti amore, lo so che per te è un momentaccio, di giorni segui i corsi, ti occupi di Davide e la sera cerchi di studiare, siamo in pieno anno accademico entrambi e quindi di occasioni di svago ne abbiamo poche ma c’è un mio amico che ha inaugurato un locale e vuole a tutti i costi che andiamo a cena lì, ti dispiace se gli do una conferma per domani sera?”

“Ma no Guido, va bene, non ci sono problemi, lo sai che mi piace uscire ed anche se sono contenta di stare qui in convento e di prendermi cura di Davide, ogni tanto qualche distrazione ci vuole”

“Mi fa piacere” constatò lui che sembrava un pò nervoso “Vado di sopra, ho delle prove intercorso da correggere”

“E io ne ho una da affrontare tra pochi giorni, vogliamo fare cambio, io la sexyprof e tu la matricola intellettuale sempre sbattuta sui libri?”

“Ho già dato cara mia e di intellettuale in certi momenti tu hai ben poco” ironizzò lui.

“Sei sempre cattivo, pesante e triste sostantivo o non” gli fece una linguaccia lei.

La colazione del giorno seguente.

“Nina, tesoro, mi passi i biscotti?” le chiese suor Angela

E lei silente le passò la biscottiera

“Nina, mi puoi passare il thè?” le domandò suor Costanza

E anche stavolta la ragazza passò il bollitore senza parlare

“Nina…” provò a chiamarla Davide

“Ehi, ma che c’avete stamattina tutti ho sbagliato io posto o vi siete sbagliati voi scambiandomi per una cameriera?”

“Tesoro, scusa, hai ragione ma sei così triste, così silenziosa”

“Quindi se mi metto a parlare la piantate di farvi passare le cose? Sergio esce tra due giorni e vuole vedermi ed io ho un casino per la testa va meglio così?”

“Ah!” rispose solo suor Angela

“Comunque adesso vado a studio che faccio tardi? Per caso qualcuno vuole un passaggio visto che siete in vena di chiedere?”

“Ecco, è proprio questo che voleva domandarti Davide, puoi accompagnarlo a scuola? Io devo andare all’università e Guido tra poco ha lezione”

“Andiamo nano e non ci prendere l’abitudine”

“Buona giornata cara e quando torni da studio, io sono qui, se vuoi parlare” le urlò suor Angela mentre si allontanava.

Entrò Guido augurando il buongiorno.

“Amore mio” Azzurra lo baciò e suor Costanza ebbe un improvviso attacco di tosse “Allora dove mi porti stasera?”

Anche a Guido venne improvvisamente da tossire “Te l’ho detto è un locale nuovo non lo conosci, è aperto da poco”

“Si, vabbè, ma dimmi almeno come mi devo vestire, elegante, casual, se si balla o c’è soltanto musica di sottofondo”

“Non è che qui sotto sotto ci scappa una certa proposta?” intervenne Margherita che si aggiunse al tavolo con Emilio.

“Mah, no, no, nessuna proposta” negò con molta veemenza Guido “e poi indossa quello che vuoi stasera, tanto sei sempre bella amore” le diede un bacio fugace e se ne andò.

“Gli uomini quando dicono così li odio”

“Nessun escluso” chiosò Emilio.

“Ovvio! Sei bella qualunque cosa indossi, non è vero! E’ una bugia! Ci sono delle cose che mi stanno meglio ed altre con cui sto peggio, cosa gli costa dirmelo? E invece no, non si assumono mai una responsabilità”

“E dai Azzurra non esagerare” intervenne suor Angela

“Esagero, eccome se esagero! Adesso cosa metto stasera a me chi me lo dice?”

“Io…” rispose Margherita

“Tu non ti azzardare nemmeno che se ultimamente ti conci in maniera passabile e grazie a me”

“Beh, io…” pronunciò la consorella

“No, suor Angela, lei proprio no, eh? Passi per i sentimenti, le questioni di cuore, le preghiere, la fede e tutto il resto ma sulla moda lei no. Una che indossa lo stesso abito quattro stagioni all’anno!”

“Ma è un bell’abito, lungo, nero, sempre adatto alle situazioni e poi sono stata giovane anche io, ho avuto le mie occasioni, le mie uscite” provò a difendersi la consorella

“Certo, me lo immagino, trent’anni fa minimo, è vero che il vintage è tornato di moda, ma questo sarebbe troppo” poi si soffermò a guardare una ragazza in tenuta sportiva che prendeva un caffè al bancone del bar e affermò “Idea! Stasera gli faccio vedere io se sono sempre bella” e si allontanò anche lei.

Fu lui ad andare a prendere Davide a scuola

“Guido?”

“Eh?”

“Ma cosa mi devi dire di importante?”

“Ah!” sospirò Guido “Me lo si legge in faccia, vero? E’ per questo che anche Azzurra sono vago, altrimenti stasera altro che sorpresa, diventa una barzelletta”

“Ma perché che succede stasera?”

“Davide mi devi aiutare a mantenere un segreto, stasera tu dormirai con suor Angela perché io e Azzurra usciremo e faremo tardi, le ho comprato un anello”

“Le chiederai di sposarla?”

Lui trattenne il respiro “Si”

“Che bello, che bello, che bello Guido non lo dirò a nessuno, ma è un po’ come con la caccia al tesoro?”

“Si ma questa volta sarà una cosa più formale, più riservata, romantica, saremo solo io e lei e l’anello sarà un vero anello, di brillanti, tu che ne pensi?”

“Pazzeschissimo” urlò Davide correndo in convento.

E lui allargò le braccia.

Ore 20.30.

Squillo del cellulare.

“Professor Corsi, sono Barbieri, il proprietario del Grand Hotel”

“Ah, mi dica, se è per l’orario ancora pochi minuti e saremo da voi”

“No professore, purtroppo credo che dovremo rimandare questa serata e non so nemmeno dirle a quando”

“Come rimandare? Ma perché?”

“Un black out, c’è stato un corto circuito e tutto il cibo è andato in avaria, sono ore che attendiamo il ripristino, ma il quadro elettrico è compromesso, le scorte sono andate in malora, insomma sono costernato professore ma non posso tenere fede al nostro impegno”

“Oh, mio Dio, ma era tutto pronto, la sala riservata, la musica, l’atmosfera, i fiori”

“Lo so, ha ragione, mi creda abbiamo tentato fino all’ultimo di risolvere come meglio potevamo, inutile dirle che la prossima volta sarà nostro gradito ospite”

“Si… si certo. Buonasera” riagganciò “La prossima volta ma io volevo chiederglielo stasera!” borbottò Guido.

“Eccomi qua!” Lui in abito scuro, cravatta celeste, camicia bianca, lei in leggings e t-shirt oversize con scarpette e treccia.

Uno come se dovesse andare a un ricevimento, l’altra come se fosse pronta per lo jogging.

“Ma tu non sei ancora pronta?” le domandò lui

“Certo che sono pronta, vengo così. Problemi? Non sono bella comunque?”

“Vabbè, ma era una serata elegante, importante. Comunque lasciamo perdere perché tanto non usciamo più, è saltato tutto”

“Hanno chiuso il locale al tuo amico?”

“No… non era il locale di un mio amico, volevo farti una sorpresa e portarti al Grand Hotel, lo avevo riservato solo per noi stasera e invece hanno avuto problemi con la corrente elettrica”

“Per carità, ma quale Grand Hotel, ma se l’avessi saputo prima non avrei nemmeno accettato”

“Perché?”

“Il proprietario Barbieri era un caro amico di mio padre e quando lo hanno arrestato ne ha dette peste e corna in giro e non mi pare essere il comportamento di un vero amico, la figlia poi Elide, mi ha sempre odiata, fingeva di essermi amica per copiarmi i vestiti e rubarmi i fidanzati. Grrrr! Non ci voglio mai più mettere piede lì”

“Mi dispiace non lo sapevo, pensavo ti facesse piacere” Guido camminava avanti e indietro per la cucina quando all’improvviso qualcosa di sporgente da un mobile gli strappò la giacca all’altezza della tasca e cadde in terra una scatolina rossa di velluto dalla forma inequivocabile. Un anello!

“Che cos’è quello?”

“Niente, lascia stare, di sicuro nulla da dare in una cucina vuota di un appartamento del convento, con te in leggings e scarpette ed io con la giacca strappata mentre sono finiti alle ortiche la cena, la musica, i fiori e l’atmosfera”

“E chi l’ha detto che una proposta può essere fatta solo a lume di candela in un hotel raffinato?”

“Ma così non ha nulla di romantico, di speciale, niente da raccontare. Tu meriti di più”

“Questo lascialo decidere a me, tu fammi la proposta e poi valuterò. Però scegli bene le parole caro Prof. almeno su quelle non mi deludere e poi dopo mi devi anche aiutare a ricordarmele per scriverle, altrimenti domani su facebook e su twitter cosa posto? Devo far schiattare o no qualcuno di invidia?”

“Azzurra” la ammonì lui

“Scherzavo” alzò le mani lei.

Lui si inginocchiò “Azzurra Leonardi da quando sei entrata nella mia vita nulla più è stato allo stesso posto, niente è stato più uguale a prima, ogni giorno è diventato un’avventura, ogni difficoltà è sembrata meno dura se potevo affrontarla con te, ogni critica l’hai trasformata in un sorriso, ogni limite in un’opportunità. Io non lo so se era meglio la vita che facevo prima o quella che ho iniziato a vivere da quando conosco te, non lo so e non lo voglio nemmeno sapere perché non voglio più vivere niente che non sia con te, voglio guardare solo avanti e vorrei averti accanto a me per il resto della mia vita. Tu vuoi?” sospirò e finalmente riprese a respirare porgendole la scatoletta con l’anello.

Lei asciugò una lacrima mentre tremava con una foglia “Io non avevo mai ricevuto una proposta così bella, nessuno mi aveva mai detto delle parole del genere e non credevo di sentirle dire a te che sei sempre così composto, abbottonato, riservato”

Lui sorrise.

“Certo che voglio! Voglio starti accanto, voglio crescere con te, voglio amarti e ricevere il tuo amore, voglio pasticciare con te, voglio crescere Davide insieme, insomma

SI ti voglio

e credo che tu debba ritenerti molto fortunato ad avere fatto capitolare la più “strafiga” di Modena e provincia”

“Azzurra puoi evitare certi modi di dire, per favore, comunque hai ragione, sono molto fortunato e tu sei e sarai sempre il tesoro quello che volevo trovare alla fine della mia caccia”

Tolse l’anello dalla scatolina per infilarglielo al dito e si guardarono tesi. L’anello non entrava, provò lui e poi lei ma nulla da fare.

“Ma ho preso la misura giusta, ti ho anche sottratto un anello per portarlo in gioielleria”

“Un mio anello e quale? Quello che mettevo da piccola” disse lei trattenendo una risata

“Uno con una farfalla che avevi nel portagioie della tua camera, sulla scrivania”

“Argentato?”

“Si”

“Ahahahahahahahah!” stavolta non trattenne la risata

“Ma che ti prende?” chiese lui cercando di essere serio “La sua risata è contagiosa” pensò “Non riesco ad arrabbiarmi neanche per cose che prima mi avrebbero fatto dare di matto

“Quell’anello è per il piede”

“Anelli per i piedi?” le chiese lui come se avesse parlato in altra lingua

“Si, l’ho messo qualche volta d’estate, è trendy”

“Certo, trendy, invece l’anello di fidanzamento è piccolo e non lo puoi mettere”

“E vuol dire che lo riporterai in gioielleria e ci penseranno loro, così io almeno per qualche giorno potrò fingermi ancora single”

“Non ci provare” la prese lui per le spalle e le diede un bacio sul collo “Mi dispiace amore non è stata per nulla una proposta di matrimonio da sogno”

“Poco ordinaria direi, ma la migliore che potessi ricevere perché me l’ha fatta il mio amore ed è questo quello che conta”

“Ti amo” la baciò lui

“Anche io” rispose lei.

Sarebbero riusciti i nostri eroi ad arrivare ad un altare?

 

 

Amare è condividere con una persona ciò che non si ha voglia di condividere con nessun altro.
(Jacques BénigneBossuet)

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Capitolo 11
*** Capitolo 11. Per tutti i giorni della mia vita ***


Capitolo 11. Per tutti i giorni della mia vita

Chiostro del Convento.

Davide

Caro Angelo Custode, oggi è il grande giorno. Guido e Azzurra si sposano.

Ma tu lo saprai già, sono sicuro che se loro due oggi fanno questo passo importante è merito tuo e forse… forse è anche merito mio, che l’ho desiderato con tutto il mio cuore e ti ho pregato sempre. Ed anche quando tutto sembrava perduto, io ci ho creduto tanto e ho sperato che accadesse.

Da qualche giorno in convento sono tutti impazienti, chi corre di qua, chi di là perché è arrivato il vescovo e perché c’erano tanti preparativi da fare.

Guido e Azzurra sono stati un po’ nervosi a volte, lo ammetto, hanno dovuto pensare a tante cose ed anche io li ho aiutati come ho potuto.

Ma sono contento perché, nonostante tutto, anche quando non erano d’accordo e litigavano, poi, bastava che si guardassero in faccia per scoppiare a ridere o per fare la pace oppure spesso avevano discusso la sera, però, erano molto rilassati la mattina, erano gentili tra di loro, come se la notte tutto fosse andato a posto. Ha proprio ragione suor Angela deve essere perché la notte porta consiglio.

Guido è già in cappella, come è bello vestito da sposo, ho il papà migliore del mondo, Azzurra, invece, è nella sua vecchia stanza, da domani lasceremo per sempre il convento ed andremo a vivere in una casa tutta nostra, anzi Guido ci vive già da due giorni, mentre io sono rimasto in convento con Azzurra. La settimana prossima loro partiranno per un viaggio ed io starò un altro po’ con suor Angela e con le altre, mi piace parecchio stare qui, ma sono sicuro che mi piacerà anche molto vivere con Guido ed Azzurra. Certo lei non sa cucinare, però fa un’ottima frittata e a me le frittate piacciono.

Per non rovinare la sorpresa, non posso andare da Azzurra adesso, ma sono sicuro che sarà bellissima anche lei. Azzurra non è la mia mamma, io vorrò sempre bene alla mia mamma, ma spero di restare con lei e con Guido.Sono quelli a cui voglio più bene, vabbè poi c’è suor Angela, Margherita, suor Costanza, Chiara, Nina insomma voglio bene a tutti, ma a loro di più, davvero.

Ah! Devo andare a prendere un cuscino da Nina, altrimenti, saranno loro a non volere più tanto bene a me, non so quante volte me lo hanno ridetto, è vero che sono piccolo, ma mica stupido, io a differenza loro mi ricordo sempre quello che mi dicono, non c’è bisogno che me lo ripetono più volte.

E’ il cuscino con le fedi che porterò all’altare e che indosseranno Guido e Azzurra come simbolo del loro amore, anche io un giorno voglio indossare un simbolo dell’amore, anzi, io ne indosso già uno, la medaglietta con il nome mio e della mia mamma, quello è l’esempio del nostro amore.

Ho preso il cuscino ed ora come mi ha raccomandato suor Angela vado in cappella, speriamo che mi abbiano lasciato un posto che voglio stare in prima fila e voglio vedere il matrimonio, pochi bambini vedono il matrimonio della loro mamma e del loro papà, me l’hanno detto i miei amichetti a scuola, io sono fortunato, ed anche se Azzurra e Guido non sono proprio la mia mamma e il mio papà è come se lo fossero.

E’ un momento bellissimo ed io spero che sempre sia così, insieme a loro, per i prossimi giorni della mia vita.

 

Cappella del Convento.

Guido

Oggi mi sposo, oggi sposo Azzurra cammino avanti e indietro per l’altare, sono teso, nervoso, emozionato, sì molto emozionato, questo è lo stato d’animo giusto per descrivermi, c’è Davide in prima fila, ha un cuscino con delle fedi annodate sopra, ci sono tutti, Emilio, mio fratello Marcello, sua moglie Giuliana, ci sono Marco e Ceci, c’è il padre di Azzurra che non è più detenuto ma sta scontando una pena alternativa, ci sono amici miei, amiche sue, suor Angela entra ed esce la vedo sul fondo e poi sparisce ogni tanto ma a pensarci bene manca qualcuno, le donne per l’appunto.

Margherita, Giulia, Nina, ma dove sono? Saranno con la mia futura moglie?

Chiara è con suor Costanza stanno parlando con il vescovo. Sarà lui a celebrare il rito religioso, Azzurra ha voluto così e suor Angela l’ha accontentata.

Io?

Io e da poco che frequento l’ambiente ma sono contento di questa scelta e sono convinto della decisione di sposarci in chiesa. E’ la prima volta e spero l’unica, lo spero davvero. Con Manuela eravamo coniugati solo civilmente e prima di venire ad abitare in convento lo ammetto io e la religione eravamo agli antipodi, anche quando sono entrato per la prima volta in questa cappella l’effetto è stato strano, sorprendente. Azzurra si è avvicinata molto alla fede cattolica ed io con lei, negli ultimi sei mesi tra corsi per cresima, matrimonio, prove e messe eucaristiche abbiamo trascorso più tempo insieme in chiesa che ognuno di noi in facoltà.

Alzo lo sguardo, vedo entrare e prendere posto Margherita, Nina e Giulia, anche suor Angela è qui in prima fila, mentre il padre di Azzurra, non c’è di più, deve averla raggiunta, starà arrivando?

Quanto tempo ancora devo attendere? Non si sarà data mica alla fuga, vero? No, lei tra poco sarà qui con me, io ci sono per lei ed entrambi ci saremo per Davide.

Come sarà vestita?

Cosa proverò ora che mi verrà incontro accompagnata dal papà per diventare mia per sempre?

Mi batte così forte il cuore che ho paura il suono possa rimbombare nella cappella e coprire la marcia nuziale.

La marcia nuziale, la cominciano a suonare. La sento.

Non ho parole, non ho parole, non riesco, ho un nodo alla gola e gli occhi lucidi, adesso scoppio a piangere non riesco a trattenermi.

E’ bellissima, è bellissima, avvolta dal velo, con un bouquet di calle bianche, l’abito è stupendo ed ha uno strascico non molto lungo ma sembra una principessa, la mia principessa.

Avanza lentamente verso di me, lei così bella, quelle note della marcia nuziale, il mio cuore che sembra impazzito non lo controllo più, non ho mai provato tanta felicità dentro di me non riesco a contenerla, tremo.

Ed ora è qui di fronte a me, saluto il padre poi mi dedico a lei le alzo il velo, le poggio delicatamente le labbra sulla fronte e ci rivolgiamo a Dio per ascoltare il celebrante.

Voglio che sia così, voglio lei accanto a me per tutti i giorni della mia vita.

Stanza del convento.

Azzurra

Sono nella mia vecchia stanza, è un caos da vedere per credere, abiti sparpagliati, trucchi, fiori, confetti, fon, ferri arricciacapelli, tutte pensavano che stamattina avrei dato di matto e che le mia grida sarebbero arrivate fino a Guido in cappella e invece non riesco a dire una parola.

Con me ci sono Nina che cerca di dare un’organizzazione per quel che si può, Margherita che si commuove ogni due per tre, Giulia che è la più calma e quella che mi da tanti consigli preziosi e suor Angela che ogni tanto viene a supervisionare, insomma, se non ci controlla con fare impiccione non sarebbe la nostra amata suora.

Manca poco, ormai, pochissimo.

Sono pronta.

Un amico di Guido si occuperà delle foto, voglio solo pochi scatti dei momenti salienti della cerimonia.

Alla fine sono riuscita a convincerlo a sposarci in chiesa, voglio che la nostra unione sia benedetta dal signore e poi diciamocelo chiaramente “che dio ci aiuti”!

Le ragazze si allontanano, sta salendo mio padre, sarà lui ad accompagnarmi all’altare, sogno questo momento fin da bambina ed ora è arrivato, è il mio momento, è il momento del mio amore, di me, di Guido e anche di Davide.

Scappare ora?

No, non potrei mai, sull’altare di quella cappella c’è quello che voglio e non vedo l’ora di incrociare il suo sguardo quando entrerò e percorrerò la navata, sarà emozionato anche lui?

Arriva mio padre, manca sempre meno ed io sono in fibrillazione, spero solo di non cadere, non inciampare, di avere un’andatura lenta e disinvolta, spero di essere bella per lui e per tutte le persone che mi attendono.

Siamo all’ingresso della cappella, mio padre mi da il suo braccio, sto tremando ed ho paura che mi si blocchi il respiro, non voglio piangere che mi si rovina il trucco, ma ho già gli occhi appannati e lucidi.

La marcia nuziale, la suonano, il momento è arrivato.

Le luci soffuse del luogo religioso, il rigoroso silenzio e quelle note che si distinguono nell’aria, è la prima e spero l’ultima volta che proverò quest’emozione travolgente.

Mi guardo attorno ci sono tutti, davvero tutti, strizzo l’occhio a Davide che con il suo faccino dolce mi osserva e mi incoraggia ad avanzare.

Non ti lascio piccolo mio, non più.

E non lascio mai più nemmeno te penso guardando Guido.

Ma sta per piangere anche lui o sbaglio? Il mio futuro marito.

Intuisco mille emozioni attraversargli gli occhi, increspargli le labbra, fargli cambiare espressione.

Sono all’altare, Guido congeda mio padre e mi accoglie, ci indirizziamo verso il vescovo e alziamo gli occhi a Dio.

Vorrei piangere e vorrei ridere a crepapelle, sono felice, oggi sono felice, ed è davvero il giorno più bello che abbia mai vissuto.

Voglio che sia così, lo voglio accanto a me per tutti i giorni della mia vita.

 

“Soltanto la morte può sciogliere un vero matrimonio. Anzi, non può scioglierlo neppure la morte”

Hugo von Hofmannsthal

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Capitolo 12
*** Capitolo 12. Casa Corsi - Leonardi ***


Capitolo 12. Casa Corsi - Leonardi

Chiostro del convento – Domenica mattina –

“Allora ragazzi cosa mi raccontate?” chiese suor Angela a Guido ed Azzurra, mentre Davide un po’ più lontano si stava facendo spiegare da Emilio qualche segreto per migliorare la corsa durante le partite di calcio.

“Cosa CI raccontate! Voglio essere informata anche io” la corresse suor Costanza dando una leggera spinta alla consorella “non sono nessuno, io! Sono pur sempre la mad…”

“La madre superiora” la interruppe e concluse per lei Nina “lo sappiamo!”

“E comunque ci sono anche io e sono contenta di sapere come va tra voi” intervenne Chiara

“Eh, vabbè se è per questo, partecipo pure io. Non bisogna mica essere suora per sapere come va” puntualizzò di nuovo l’avvocatessa

“Ma perché vi dimenticate sempre di me? Io mi associo a Nina, d’altronde noi siamo il club delle laiche” disse la sua anche Margherita

“Oh… oh… oh… ragazze una domanda ho fatto? Se vogliono ci rendono partecipi, altrimenti non capisco cos’è tutta questa smania di impicciarsi”

Guido rise di gusto “Suor Angela questa è tutta opera sua! Il ficcare il naso è il suo secondo mestiere, anzi, forse il primo, quello vero e proprio”

“Antipatico tu, mica cambi, sa!” rispose la suora

“Impicciona lei e pure lei resta sempre la stessa”

“Marito… sorelle… amiche, smettetela, eh! Qui è in corso una tragedia, un’immane tragedia” allertò tutti Azzurra

“La solita megalomane” risposero gli altri più o meno in coro

“Già prendete in giro! Voglio vedere se siamo costretti a ritornare in convento, a quel punto voglio vedere se non la considerate una tragedia pure voi”

“In convento?” chiese suor Angela perplessa

“Tutti e tre di nuovo?” domandò allarmata suor Costanza “Io faccio zac, davvero, faccio zac ne sono sicura, altro che lambrusco”

“Nell’appartamento del custode ora ci vivo io, quindi, ve lo scordate!” chiarì subito Nina

“Ecco… lo sapevo, finiremo sotto un ponte” si lagnò Azzurra

“Amore dai, avevamo detto progetti concreti, senza drammi, abbiamo un paio di mesi di tempo, troveremo la casa adatta a noi”

“Ma perché il professore Antonucci ritorna dall’America?” chiese Margherita

“Si Max ha deciso di rientrare in Italia per un anno ha delle questioni da sbrigare, era molto dispiaciuto, non pensava che la casa gli servisse così presto”

“Beh non c’è da angustiarsi qualcosa salterà fuori, spargeremo la voce in giro” cercò di rincuorarli la consorella

“Ecco suor Angela per questo mi fido di lei, so che sarà molto utile per la nostra ricerca”

“Guido alla prossima battuta sul fatto che mi piace essere informata sui fatti, io mi scordo che sono una suora e che hai sposato una delle mie ragazze e ritorno a minacciarti di omicidio, non te lo scordare che a me la galera non fa paura”

“La galera, perlomeno lì non dovremmo preoccuparci di vitto e alloggio, avremo un tetto sulla testa” constatò Azzurra

“Dai, amore! Ma cosa dici? Mica vogliamo farci arrestare?” la riprese Guido “Sempre originale la mia mogliettina”

“Vabbè chiamiamo Davide e andiamo a casa, va, almeno finché ne abbiamo una” concluse lei.

Pochi giorni dopo. Guido e Azzurra in cucina.

“Io pensavo ad una mansarda, un loft ultramoderno, terrazzo panoramico sulla città, luci, faretti ovunque per la notte, grandi finestre per il giorno” cominciò ad immaginare la ragazza con aria sognante

“Ma io ero orientato su una casa indipendente con giardino, arredo classico color noce, tende, librerie, uno studio confortevole con poltrone, pure l’orto perché no? Da bambino mi piaceva tanto l’orto di mia nonna, mi insegnava a piantare a potare, a raccogliere i frutti maturi” spiegò lui.

“Ma sei matto? Mi ci vedi con le piante, i fiori, i frutti? E le mie mani? Le unghie? Rovinate! Non ci penso proprio, non fa per me, grazie! Al massimo si può ragionare su uno spazio esterno, pavimentato, e poi sarebbe bello avere un cane. Sono sicura che Davide è d’accordo con la mia idea” rispose soddisfatta lei

“Anche la mia idea non è male, già immagino quando sentiremo pure la sua opinione, sarà da uscirci matti, non vi è dubbio” Guido alzò gli occhi al cielo “Comunque se siamo alle strette è un pò colpa nostra. Le coppie normali primano acquistano casa e poi si sposano. Sempre se ci arrivano al matrimonio dopo aver trovato l’accordo sulla casa. Ma noi a quanto pare non siamo una coppia normale”

“Ma è ovvio amore, io non voglio essere una coppia normale, quelli tutti organizzati, programmati, studiati, brrr noi non lo siamo mai stati” sorrise Azzurra

“Ecco almeno un punto su cui siamo d’accordo” asserì Guido

“Ma scherzi? Noi siamo sempre d’accordo amore mio, infatti, siamo una coppia vera più di tante altre”

“Veramente non siamo d’accordo quasi mai, però hai ragione tu è proprio questo a renderci una coppia normalissima e soprattutto vera” risero insieme e poi si baciarono.

“Dobbiamo trovare la nostra casa, davvero nostra e dobbiamo anche sbrigarci” riprese Guido

“La fretta è cattiva consigliera amore mio me lo hai insegnato tu, procederemo con calma” si rasserenò lei

“Con la tua calma ci ritroveremo sul serio in mezzo alla strada… lo sento!”

“E poi la melodrammatica sarei io? Lo sanno tutti che sono un tipo pratico, ho già 5 appuntamenti con l’agente immobiliare, ci sarà una casa per noi, no?”

“Ti amo” rispose Guido e la baciò di nuovo

“Anche se non siamo proprio una coppia normale?” chiese timorosa Azzurra

“Appunto perché non lo siamo!”

Dopo svariati appuntamenti, case silenziose allocate nei pressi della stazione, piani rialzati con vista cortili condominiali, sottotetti impropriamente definiti attici, case al centro città che per raggiungere il centro almeno 10 km in auto o due mezzi pubblici, appartamenti descritti in buone condizioni e con rivestimenti e rifiniture di inizio secolo, alla fine arriva la casa adatta a loro, soluzione indipendente su due piani, giardino con zona erbosa e zona pavimentata, grandi finestre, tre camere da letto, cucina – sala unico ambiente, studio, 2 bagni, box e cantinola. Prezzo non proprio modico, ma sostenibile con l’accensione di un mutuo.

Dopo l’acquisto.

“E’ bellissimo qui, in giardino voglio il biliardino e poi il cane e poi anche una porta da calcio per fare i tiri” elencò entusiasta Davide

“Non ti sembra di esagerare un po’ signorino?” lo riprese Guido

“Ma è grandissimo, c’è spazio per tutto”

“Ha ragione, lo spazio non manca davvero, però sono d’accordo con tuo padre, arrederemo la casa con calma, pezzo dopo pezzo, non si può avere mica tutto e subito. Anche io per esempio vorrei un armadio a muro, grandissimo solo per me, la vasca idromassaggio nel bagno grande, magari d’estate possiamo montare anche una piscina in giardino” considerò Azzurra

“Oddio, siate ragionevoli, vi prego, io sono un semplice professore universitario, non sono un magnate! E poi ho qualche desiderio anche io, creare una fontana in giardino, montare un gazebo, mettere un barbecue, comprare delle nuove collezioni di testi classici che mi mancano, vorrei arredare il mio studio con mobili antichi” intervenne lui.

“Mobili antichi? I libri classici? Solo nel tuo studio, sia chiaro. Però, amore hai ragione, ogni cosa a tempo debito, piano piano realizzeremo un desiderio per uno, al momento giusto e con la disponibilità economica necessaria, anzi cercherò di lavorare anche io per esserti d’aiuto e allo stesso modo Davide per realizzare i suoi desideri può aiutarci con qualche lavoretto in casa che ricompenseremo, così sarà più gratificato anche lui”

“Va bene, basta che non mi sfruttate perché io mi faccio assistere legalmente e non vi conviene vi darei filo da torcere” precisò Davide.

“A me che sono notoriamente il miglior avvocato di Modena? E da chi poi?”

“Nina, naturale, anzi mi ha detto che in privato posso chiamarla anche zia Nina”

“Eh, no avere contro “zia” Nina sarebbe una catastrofe” scherzò Guido

“Se oltre te si è sciolta anche l’avvocato di ferro, allora è ufficiale siamo tutti una grande famiglia”

“Ed essere tutti una grande famiglia, è una catastrofe, confermo” concluse lui sorridendo ancora e cercando le labbra di Azzurra per un baciarla, vi riuscì solo dopo aver ricevuto una smorfia di lei come risposta.

Era arrivata, finalmente, anche la loro dimora: Casa Corsi – Leonardi

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Capitolo 13
*** Capitolo 13. Sono incinta (Facile a farsi, difficile a dirsi) ***


Capitolo 13. Sono incinta (Facile a farsi, difficile a dirsi)

Azzurra passeggiava nervosamente nel chiostro del convento, un miscuglio di emozioni e di pensieri le attraversavano il cuore e le rimbombavano nella mente, quante cose da pensare, da valutare, da organizzare, quante paure, quanti timori, quante preoccupazioni però anche sensazioni indescrivibili, una felicità unica, una gioia che sentiva esplodere dentro e che era incontenibile.

“Azzurra tesoro, come mai qui a quest’ora? Niente corsi universitari?” le domandò suor Angela facendola sobbalzare

“No… non ci sono stamattina, o meglio ci sono veramente, ma sono io che non sono andata a seguire le lezioni” si era intortata tutta da sola ed era finita per fare la sola cosa che non doveva fare, insospettire suor Angela! Perfetto, proprio quello che non ci voleva quel giorno.

“E come mai?” chiese la suora incuriosita

“Stavo aspettando Margherita, avevamo appuntamento nel convitto, l’ha vista?”

E proprio in quel momento arriva tutta trafelata la dottoressa

“Eccomi, eccomi, sono qui”

“Ciao tesoro e quindi che programmi avete? Uscite?”

“No veramente entriamo” disse Margherita senza pensarci troppo “Mica possiamo farlo all’aperto. Ci serve come minimo il bagno”

“Il bagno?” chiese sempre più allarmata la suora

“Si, io devo andare in bagno, suor Angela ho bisogno del bagno ed abbiamo deciso di venire qui, va bene? Ora ci scusi ma abbiamo da fare” e così facendo si avviarono alla toilette come se nel loro comportamento non vi fosse nulla di assolutamente anomalo.

“Ma non ho capito? Ma non potevano andare nel bagno di casa loro? Mah! Che Dio ci aiuti” sospirò la consorella.

“Allora?” chiese Azzurra

“Ancora trenta secondi” sentenziò Margherita orologio alla mano “ma mi spieghi perché non abbiamo parlato con Suor Angela, anche una sua preghiera non ci avrebbe fatto male in questo momento”

“Ma secondo te io potevo mai fare un test di gravidanza con una suora? Dai Marghi, non ti ci mettere pure tu! Chiara suora anche lei. Nina non ne parliamo non è suora, ma non mi sembra così esperta, anche perché a lei perfettina com’è un ritardo non sarà mica capitato! Solo te potevo chiamare sei come una sorella per me e poi sei una dottoressa, il che non guasta”

“Eccolo, eccolo, guarda”

INCINTA 1/2 MESI

“Oh mio Dio, ma allora è vero? E’ vero? Marghi è vero, io sono incinta! Io… io… non ci posso credere, allora…”

“Allora è come ti avevo detto io tre giorni fa, gli antibiotici che hai assunto quando sei stata male hanno vanificato l’effetto della pillola e quindi nonostante usassi il rimedio anticoncezionale sei rimasta incinta”

“L’università, Davide, Guido… un bambino…”

“Beh, avevi già il sospetto da qualche giorno per il ritardo, diciamo che non era più così remota la possibilità, c’avrai pensato, ne avrai parlato con Guido spero”

“Shhhhhhhhh!” la zittì lei controllando che fuori da quel bagno nessuno le stesse ascoltando “Con Guido abbiamo parlato di tante cose, parliamo di tutto, tanto, vabbè mica parliamo solo”

“Si Azzurra, di questo me ne sono accorta, se vi foste limitati a parlare non avremo un test di gravidanza in mano, comunque non hai risposto alla mia domanda gli hai detto del ritardo e del fatto che potevi essere incinta?”

“Gli ho fatto degli esempi, gli ho parlato di qualche persona che conosciamo e che aspetta un bambino, metto spesso programmi televisivi che parlano della gravidanza o della nascita, anche quello sulle tate che mi piace tanto, mi ricorda me e Davide”

“Azzurra vuoi venire al sodo? Gli hai parlato direttamente si o no?”

“No” rispose lei sconsolata “sono disperata”

“Va bene, va bene, niente disperazioni, era solo un dubbio, forse è meglio che tu non gli abbia parlato ancora, ora però c’è il test, magari più tardi andiamo insieme a fare le analisi cliniche per esser ancora più sicure e poi devi parlargli”

“No” rispose ancora lei intristita

“Ma come no, Azzurra? Lo so che siete sposati solo da sei mesi, che state arredando la vostra casa, che stai seguendo la facoltà perché vuoi laurearti, stai facendo qualche lavoro per essere indipendente, che Davide ora è sereno con voi, che avete raggiunto un equilibrio stupendo, ma gli equilibri sono fatti per essere rotti e per costruire altri nuovi più complessi ma anche più belli”

Azzurra si commosse “Io sono così felice di essere incinta Marghi, così felice” si abbracciarono

Silenziosamente entrò anche un’altra persona che da un spiraglio della porta semiaperta aveva ascoltato quest’ultimo passaggio.

 

“Ed io invece sono fiera di voi, delle mie ragazze!”

“Suor Angela, io…”

“Suor Angela, lei…” si ritrovarono a dire in coro entrambe

“Ho sentito, bambine mie. Fatevi abbracciare” e così facendo si strinsero tutte e tre

Margherita si allontanò, mentre Azzurra e suor Angela fecero una passeggiata nel chiostro

“Allora tesoro, capisco che tu sia scombussolata, un pochino lo sono anche io, ma sembri confusa, preoccupata, sei spaventata?”

“No, si sbaglia, forse sono un pò confusa è vero, leggermente preoccupata e pure spaventata, ha ragione su tutta la linea, come al solito! Però è vero anche quello che ho detto prima a Margherita non riesco a smettere di pensarci un attimo, questa gravidanza mi rende così felice, vorrei urlare per la gioia

“Ma è naturale che senta delle contraddizioni dentro di te, un figlio è un’esperienza che vale una vita, che te la cambia completamente, che fa nascere dentro di te un amore senza confini che supera tutto, un bambino può solo rendere ancora più bello il tuo rapporto con Guido, farà contento Davide e sarà una benedizione per la vostra famiglia, per la vostra casa, sarà la vita per la vostra vita”

Lei sorrise emozionata “E perché allora mi viene il panico? Io sto pregando con tutta me stessa che anche le analisi cliniche confermino che sono incinta, prendevo la pillola, lei lo sa! Io e Guido avevamo deciso di aspettare un po’, non era in programma un figlio ed ora prego, prego e spero che ci sia questo bambino per noi e che stia bene, che non gli accada nulla di male. Io lo voglio questo bambino suor Angela e forse dentro di me lo volevo anche quando non lo sapevo, lo voglio con tutto il mio amore. Ma Guido? E Davide? Lo vorranno così tanto anche loro”

“Saranno felici come lo sei tu adesso, sei luminosa, raggiante, l’amore non ha limiti ragazza mia, porta attorno a se solo altro amore”

Si abbracciarono e poi Azzurra raggiunse Margherita per andare al laboratorio di analisi.

Tardo pomeriggio. Guido e Davide andarono in convento.

“Ehi ragazzi”

“Ciao Suor Angela” la salutò Davide

“Tesoro ma stai crescendo a vista d’occhio, mamma mia tra un po’ diventi più alto di me, vai in cucina vai, c’è suor Costanza che ti prende un succo, sei molto alto, ma troppo magro” il bambino si allontanò sotto lo sguardo orgoglioso della consorella e di Guido

“Suor Angela ha visto Azzurra per caso? E’ da stamattina che la cerco ma non riesco a trovarla, mi ha mandato un messaggio a pranzo, ma all’università non è andata nonostante ci fossero i corsi, speravo che fosse qui, ma non c’è”

“Eh… eh…” cercò di prendere tempo sulla risposta la consorella.

“Suor Angela quando lei tentenna io mi preoccupo perché vuol dire che non mi sta dicendo tutto e quando lei non dice tutto non devo solo preoccuparmi, devo anche temere il peggio”

“Oh, ma quando mai, esagerato sei, sempre esagerato. Azzurra è passata di qua stamattina e mi pare sia in giro con Margherita, forse rientreranno a breve”

In quel momento entrò Nina alquanto infuriata “Bambini? Non mi parlate di bambini per i prossimi dieci anni”

“Nina” la riprese la consorella

“Ah, Guido, menomale che sei qui, ho bisogno di una mano e solo tu puoi darmela”

“Passano gli anni, cambiano le cose, ma qui la solfa non cambia mai, eh! Sempre in mezzo mi mettete” provò a lamentarsi il professore.

“Dai che ti piace essere indispensabile” lo rimbeccò suor Angela.

“Andiamo in sala” concluse Guido allontanandosi con Nina.

Poco dopo dall’ingresso arrivarono anche Margherita e Azzurra

“Ohi, ragazze, ero in pensiero avevate detto che tornavate dopo pranzo, sono le sette!”

“Siamo state in giro e poi per avere l’esito delle analisi occorreva un po’ di tempo, nonostante il biologo è un mio amico ed è stato rapidissimo” rispose Margherita

“Quindi?”

“Nessun dubbio. Incinta” affermò Azzurra

Festeggiarono nuovamente con degli urletti e qualche abbraccio.

“Senti tesoro, dentro c’è Guido sta parlando con Nina, mi è sembrato molto preoccupato, dice che oggi l’hai quasi evitato tutto il giorno non sapeva dove fossi, credo che sia arrivato il momento di spiegargli questa piccola faccenda”

“Facciamo così propongo ai miei uomini di andare a cena fuori e glielo dico. Che pensate?”

“Ottimo” la incoraggiò la consorella.

Quando Azzurra raggiunse Guido e Nina stavano discutendo di lavoro e tentavano di districarsi tra carte tagliuzzate e colorate vistosamente.

“Ma lo vedi, è impossibile recuperare questa parte della sentenza, è illeggibile, mancano dei pezzi, come faccio adesso? Se mi trovo tra le mani quel marmocchio lo coloro e lo tagliuzzo come ha fatto con i miei documenti. Quando Chiara è alla casa famiglia ci devo passare dopo il lavoro e non prima con la mia borsa!”

“Dai, Nina, sono bambini è normale che siano fatti così”

“Quello non era un bambino era una peste, ha 5 anni e Chiara mi ha detto che stava per dare fuoco con l’alcool all’intera struttura. Te la fanno sotto agli occhi sono incontrollabili”

“Effettivamente i bambini sono spesso pericolosi per se stessi e per gli altri, per fortuna Davide è ormai grande, responsabile, ubbidiente”

“Vabbè forse hai ragione, ho un tantino esagerato e tu caro professore sei la persona meno indicata con cui lamentarmi di queste cose, magari tu e Azzurra avete un bambino in cantiere, non vi voglio certo scoraggiare”

Guido rise come se avesse detto una delle cose più divertenti al mondo “Nessun bambino in arrivo, io e Azzurra abbiamo deciso di aspettare, per fortuna, temo già per i miei libri, i miei scritti, le dispense, le tesi, non ci voglio nemmeno pensare ad un bambino in questo momento”

A pezzi sparpagliati per terra, ecco come si sentì Azzurra dopo aver ascoltato non vista la dichiarazione di Guido.

“Amore, ma che ci fai lì accanto alla porta, non ti avevo vista” Guido si avvicinò e le diede un bacio fugace a cui lei non accennò risposta “Sei scomparsa da stamattina, non sapevo dove fossi” e lei continuò ad essere silente.

“Azzurra, tutto bene? Stai male? Cos’hai?”

“Niente” si schiarì la voce lei “Niente”

“Ehi siete tutti qui, allora?” entrarono suor Angela e Margherita e poi si avvicinarono Davide e suor Costanza.

“Si, ma noi stavamo andando via” rispose Guido.

“Andate pure tu e Davide io non vengo”

Il professore la guardò stranito “Come non vieni?”

“Non te l’avevo detto” rispose con tono acido lei “Stasera serata tra ragazze, esco con Margherita e Nina e siccome penso che faremo tardi, resto a dormire qui”

“Va bene… va bene…” considerò amareggiato lui “Buona serata allora amore e divertitevi” lui si allontanò con Davide. Azzurra prima rise a crepapelle vedendo le facce stupefatte delle altre per l’enorme bugia che aveva raccontato e poi scoppiò a piangere.

Dopo aver raccontato la sua sofferenza a quella che era ormai la sua famiglia e dopo aver cenato, Azzurra dormì in stanza con Nina, proprio lei che in qualche modo aveva fatto sorgere quelle osservazioni poco garbate fu quella più ottimista e propositiva di tutti, Nina infatti parlò a lungo con la ragazza convincendola che a volte si dicono cose senza attribuirgli il giusto peso. Il mattino seguente Azzurra mandò un messaggino a Guido dandogli appuntamento sulla Ghirlandina per le dieci.

Ed eccole che erano arrivate! Le nausee mattutine! Terribili! Ora capiva perché Chiara qualche tempo prima passava tutte le prime ore del giorno in bagno.

“Principessa ma non puoi andare ad occupare il bagno di casa tua, è tardi e devo andare a studio” era il buongiorno di Nina

“Azzurra, tesoro, hai bisogno di aiuto?” le chiese suor Angela.

Mentre attendevano in pena fuori la porta, Azzurra uscì “Ora va un po’ meglio, speriamo che sulla Ghirlandina non mi vengano le vertigini, non ne ho mai sofferto, ma ultimamente mi sembra di essere perennemente su una barca, ho come il mal di mare, a volte poi mi gira tutto come se fossi su una giostra!”

“Pure tu, però, vai a dire a tuo marito che aspettate un figlio sul monumento più alto della città. Un po’ di sale in zucca no, eh?”

“Senti Nina non parlare proprio tu che se foste state zitti io gliel’avrei detto al bar normalmente, invece, di sentirmi cadere il terreno sotto i piedi. E comunque la Ghirlandina è perfetta se Guido ribadisce che al momento di bambini non se ne parla, io il mio bambino me lo tengo, ma a lui lo butto di sotto, sicuro!”

“Ragazze! Azzurra ti prego, niente morti e feriti per favore. Piuttosto vuoi che venga con te nel caso ti sentissi male? Non mi va che tu vada da sola”

“No, non ce n’è bisogno suor Angela e poi non sono sola, ora c’è lui con me e non sarò mai davvero sola”

Il professore rimandò tutti gli impegni di quella mattina e pensò di passare in convento per uscire insieme, ma quando arrivò lei era già andata via.

“Mi dispiace Guido, ma Azzurra è uscita giusto un quarto d’ora fa”

“Sa cosa voleva dirmi?” disse lui grattandosi la testa. Era preoccupato non vi era dubbio.

“Deve parlartene lei, dici sempre che non mi devo mettere in mezzo e questa credimi non è proprio l’occasione in cui posso fare da intermediaria”

“Perché Azzurra è così strana? Sono giorni che a volte mi sembra pensierosa, assorta da chissà cosa, poi da ieri davvero non la capisco, sparisce, si arrabbia con me, non mi risponde a telefono, ai messaggi, ha dormito qui, quest’appuntamento poi, non riesco a capire suor Angela”

“Beh se la raggiungi, forse è il caso di parlavi, di chiarirvi, spiegarmi. L’unica cosa che ti raccomando Guido ascolta il tuo cuore e mollalo ogni tanto sto testone che ti stai grattando. Lo so che l’amore per Azzurra ti ha cambiato come tu hai cambiato lei. Non saltate subito alle conclusioni, datevi tempo e credete in voi”

Il professore se ne andò forse ancora più confuso di quando era andato in convento in cerca di risposte e di rassicurazioni, cominciò a correre verso la Ghirlandina, doveva sapere e subito. Quando la raggiunse era tutto trafelato.

Lei era lì che osservava la città, aveva un vestito svasato, ballerine, invece dei soliti “trampoli” che indossava spesso e che quasi lo mettevano a disagio per quanto la rendevano alta. I capelli lisci, lunghi e fluenti che erano scompigliati dal vento. Era bellissima. Lei non si accorse del suo arrivo, mentre lui cercava di riprendere fiato sia per la corsa, sia per il fatto di vederla lì davanti a sé.

 “Guido” lo chiamò lei “ma che hai fatto? Hai il fiato corto? Tutto bene?”

“E menomale che quella che aveva paura di salire qua sopra ero io” pensò lei

“Azzurra veniamo al sodo tanto lo so quello che vuoi dirmi”

“Lo sai?” corrugò la fronte lei.

“Sono stata in convento poco fa, vengo da lì, ho parlato con suor Angela non me l’ha detto chiaramente, ma era lampante”

“Ed anche stavolta suor Angela ha parlato troppo e menomale che aveva promesso che avrebbe tenuto la bocca cucita. Vabbè, comunque, non ha importanza, quello che conta e che non potevo più nascondertelo. Cosa ne pensi?”

“Che cosa penso? Che cosa penso?” urlò quasi lui e poi resosi conto delle persone intorno a loro, abbassò i toni “Penso che sia squallido, che mi hai deluso da morire”

Adesso muoio io” pensò lei “Non lo vuole, non ci vuole bambino mio

“Non l’ho fatto intenzionalmente, è capitato, ed io benedico il fatto che ora ci sia. E lotterò contro tutti per lui, anche contro di te se sarà necessario”

“E non fare melodrammi, non facciamo scenate, forse è per questo che hai voluto incontrarmi qua sopra, volevi evitare di affrontarmi da sola, è una vigliaccata Azzurra! Ma puoi stare tranquilla, io non trattengo le persone che non voglio stare con me, se vuoi andartene prendi la tua roba e vattene! Se sono riuscito a sopravvivere dopo Manuela lo devo a me stesso e se sono riuscito ad amare ancora lo devo a te, ma essere tradito anche da te e sentirti dire addirittura che lotterai per lui mi uccide Azzurra. Mi uccide. Dimmi che è un incubo, ti prego” e su quella preghiera la sua voce era diventata quasi un sussurro.

“No… aspetta non capisco, non ti seguo. Io avrei fatto cosa? Ti ho tradito ed ora ti voglio lasciare per andarmene con un altro?”

“Te ne andrai?” gli chiese lui con il fiato spezzato “Io non ti posso certo sequestrare, non voglio tenerti con me contro la tua volontà, ma stavolta non me ne faccio una ragione! Non me ne potrei mai fare una ragione, non con te! Non voglio perderti, non posso prometterti che non ti cercherò, che non darò di matto se ti vedrò con lui. No tu con un altro, non è possibile Azzurra, non può essere”

“Eh, appunto! Ma tutte queste stron… stupidaggini… stupidaggini chi te le ha dette? Suor Angela? O hai sbagliato convento o sei diventato pericolosamente sordo!”

“Non me l’ha proprio detto, diciamo che suor Angela mi ha fatto un bel discorsetto di non buttare tutto all’aria, di darci tempo, tu sei distratta, distante da qualche giorno, stanotte hai evitato di dormire a casa nostra, sei sfuggente, che significa per te?”

“Significa che non hai capito un bel niente! Che hai strani fantasmi nella mente, che ti sei fatto proprio un film, sceneggiatura originale, sai? Solo che io non ti ho tradito, non ti voglio lasciare per niente al mondo e quella che è davvero rimasta delusa da te ieri sono io”

Lui sorrise, le prese la mano come per tranquillizzarla e tranquillizzarsi e le chiese più sollevato “Perché cosa ho fatto io ieri, praticamente non ci siamo visti? Ma allora davvero non mi stai lasciando?”

“No ma ci sei andato vicino, anzi stai ancora rischiando, perché ieri ti ho sentito quando parlavi con Nina, hai detto che in questo momento non pensi ad un bambino nostro ed è per questo che io voglio lottare, per un bambino, non per un altro uomo!”

“Ah! Ecco… un bambino. Beh si, hai ragione, ieri ho detto così a Nina ma era un discorso generico, non era categorico, se tu senti questa necessità, possiamo parlarne, in effetti i bambini sono un tornado, temo davvero per i miei amati libri, ma io lo voglio un figlio con te amore. E possiamo cominciare a parlarne anche adesso se lo vuoi anche tu”

“Allora lo vogliamo insieme?” gli chiese lei prendendole le mani di entrambi intrecciate e mettendole sul suo grembo.

“Mah… vuoi dire che… ma come è possibile… la pillola… è questo che non hai fatto intenzionalmente… e che non riuscivi a dirmi… oddio”

“L’effetto della pillola è stato annullato dai farmaci che ho preso quando sono stata male, avevo un ritardo da qualche giorno, poi ieri ho fatto il test con Margherita ed anche le analisi di laboratorio, la settimana prossima ho appuntamento con la mia ginecologa, volevo andarci con te e fare la prima ecografia insieme”

“Ed io stavo per rovinare tutto, ho pensato il peggio, ho detto delle cose bruttissime sui bambini ieri, così egoistiche, amore perdonami, ma non… non le pensavo nel modo così brutto in cui le ho dette e poi pure prima sono stato  pessimo… ma possibile che con te faccio sempre disastri con le parole che nel mio lavoro uso così bene?”

“Ah, non dirlo a me, anche io con le parole faccio sempre disastri, devo avertelo “attaccato” come un virus questo difetto. Avevo paura di parlarti, della tua reazione e comunque se volevo lasciarti per un altro non ti avrei messo programmi per bambini e non ti avrei parlato di coppie che sono in dolce attesa, mi sarei fatta trovare con un fusto al tuo rientro a casa” rise di gusto lei.

“Non dirlo nemmeno per scherzo” la baciò lui.

La tenne tra le sue braccia “Noi due avremo un bambino”

“Già”

“Davide lo sa?” chiese lui

“No, glielo diremo insieme ed ho paura anche della sua reazione”

“Tu non devi aver paura mai di nulla tesoro mio. Io sono sempre accanto a te ed anche se con le parole dico delle cose, quello che tu devi sempre ricordare è che sei la cosa più bella della mia vita, la più bella, tu e Davide mi avete fatto tornare a vivere ed ora l’idea che avremo un figlio nostro mi fa sentire l’uomo più felice e più fortunato del mondo”

Si baciarono e sorrisero insieme

“E poi da oggi si cambia musica eh, niente stravizi, non ti devi stancare, qualsiasi cosa ti aiuto io”

“Amore, dai non esagerare, certo che da qui è proprio alto eh”

“Eh appunto!” esclamò lui “Che ci facciamo noi due qua sopra? Tutte quelle scale e l’altezza, tu sei pazza a darmi appuntamento qua sopra mentre aspetti mio figlio, andiamo forza, ritorniamo giù, adagio per favore”

“Non fare il pesante”

“E tu non comportarti da pazza come tuo solito”

Lei gli fece una smorfia “Comunque speriamo che sia femmina così mi aiuta a darti contro”

“Mia figlia non mi darebbe mai contro, mi amerà al primo sguardo, potrebbe anche essere maschio, così ti lasciamo definitivamente in minoranza a casa e recuperiamo in convento che siete tutte donne”

“Sarà femmina e tu impazzirai quando la corteggeranno perché sarà la mia erede come regina delle notti folli modenesi”

“Io la chiudo in casa e la notte si dorme niente regina delle follie e niente corteggiatori”

Si guardarono e risero insieme. Se la felicità è un attimo. Quello era il loro attimo, la loro immensa gioia, la contentezza senza limiti.

 

Tutto nella donna è un enigma, e tutto nella donna ha una soluzione: questa si chiama gravidanza.

Friedrich Nietzsche Così parlò Zarathustra, 1883/85

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Capitolo 14
*** Capitolo 14. A.a.a. Nome Cercasi ***


Azzurra era ormai incinta di 6 mesi ed avevano anche scoperto il sesso del nascituro: Femmina. Erano tutti molto felici per quell’evento così lieto che attendevano impazienti. Ma nell’ultimo mese c’era un affare urgentissimo e delicatissimo da affrontare e non aveva risparmiato nessuno: bisognava scegliere un nome per la bambina.

Colazione mattutina in convento.

Al tavolo c’erano suor Costanza, Chiara e suor Angela, Nina ed erano già arrivati Margherita ed Emilio, poco dopo giunsero anche loro Guido, Azzurra e Davide.

“Oh, che bello siamo tutti insieme come ai vecchi tempi” osservò suor Angela.

“Ragazzi ora facciamo colazione in pace, ma dopo abbiamo una missione e nessuno può muoversi, nessuno può astenersi, dovete aiutarci tutti, lo esigo, mi dovete concedere un quarto d’ora del vostro tempo, nessuno escluso” mise subito le cose in chiaro Azzurra.

“Caro professore credo che ti convenga ritornare a fare l’avvocato, tua moglie praticamente ci vuole tenere in ostaggio” ironizzò Nina.

Azzurra le lanciò un’occhiataccia “Si vi sequestro, va bene? Dovete aiutarci a trovare un nome per la bambina, vi prego, siamo in un vicolo cieco. Abbiamo già fatto ampie sessioni di ricerca a casa noi tre ma nulla, dobbiamo allargare gli orizzonti e quindi abbiamo pensato di rivolgerci a voi”

“Veramente HA pensato di coinvolgere voi e sequestrarvi, ma io sono d’accordo” puntualizzò Guido.

“Esiste il libro dei nomi” provò a suggerire Margherita “Perché non lo comprate oppure posso regalarvelo io?”

“Ne abbiamo due! Ma niente!” rispose Azzurra

“Io vorrei un nome importante, significativo per nostra figlia e scorrere quella lista di nomi li rende quasi banali” considerò Guido.

“La colpa è dei Totti, mannaggia!” si lamentò Azzurra “Io la volevo chiamare Chanel sarebbe stato perfetto, ma l’hanno fatto già loro! Non è giusto!”

“Chanel? Ma non è una stilista?” chiese suor Angela “Quella che nomini sempre tu”

“Eh, appunto! Coco Chanel non è semplicemente una stilista, è un mito, è la mia musa, come minimo dovevo dare il suo nome a mia figlia”

“Ma non se parla proprio e comunque quello è il cognome non il nome della stilista” intervenne Guido

“Il solito puntiglioso, tu!” lo prese in giro lei.

“Visto che ti hanno fregato Chanel, che ne dici di chiamarla Dolce e Gabbana?” la canzonò Nina

“Mah no! Quelli sono due e la bambina è una”

“Vogliamo essere seri? Niente stilisti, per favore” precisò Guido.

“Io volevo aiutarvi con il mio album delle figurine” si propose Davide.

“No amore, quelli sono tutti uomini e non sempre i nomi maschili sono adattabili” gli spiegò dolcemente Azzurra.

“Diciamo anche basta calciatori e affini” riprese Guido.

“Allora potete pensare ai fiori?” suggerì Emilio “Come il mio amore”

“Si come me Margherita, Rosa, Viola o Violetta, Iris, Gigliola”

“Si certo oppure Garofano o Orchidea, no grazie” rispose Azzurra

“Io mia figlia volevo chiamarla Anna” intervenne Chiara

“Eh, Anna è un bel nome, significa Grazia, Grazia Divina” considerò suor Costanza

“E poi Anna era la mamma di Maria Vergine” precisò suor Angela “Oppure proprio Maria come la Madonna”

“Sorelle, per favore, non cominciate con l’albero genealogico della Sacra Famiglia altrimenti non ne usciamo più” rispose Azzurra

“Però sarebbe bello un nome di valenza religiosa” si soffermò Guido “Che ne diresti di Be…”

“Non dire Beatrice che ti strangolo! I connotati li cambio a te, giuro”

E tutti risero per l’aria minacciosa di Azzurra.

“Volevo dire Benedetta, non Beatrice”

“Sentite ragazzi io continuerei volentieri ad assistere a questo quadretto, ma devo andare a studio. Al prossimo sequestro di persona resisto, ve lo prometto” disse Nina avviandosi di fretta.

“Uh mamma mia com’è tardi, io devo andare in ospedale”

“Ed io ad un allenamento. Alla prossima ragazzi” salutarono anche Margherita ed Emilio.

“Noi abbiamo il rosario” pronunciò suor Costanza

“Si è vero, dobbiamo andare” si unì a lei e a Chiara suor Angela “Tanto c’è ancora un po’ di tempo, su, vedrete che una buona idea ci verrà”

“Alla fine noi tre siamo rimasti” constatò Azzurra “anzi noi quattro, sta bambina sarà Anonima, me lo sento”

Guido rise e la baciò “Vedrai che ha ragione suor Angela un nome lo troveremo ed ora accompagno Davide a scuola e poi vado in facoltà, tu non strapazzarti troppo, mi raccomando”

“Va bene” concluse lei.

Un nome qualunque non esiste, per così dire non si dà in natura: ogni nome reca una certa carica di destino.

Tommaso Landolfi, A caso, 1975

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Capitolo 15
*** Capitolo 15. Parto o non parto ***


Capitolo 15. Parto o non parto

Angolo Divino.

Guido, Azzurra e Davide attraversano la sala del bar, Guido porta con sé un trolley e Davide un borsone piuttosto pesante a giudicare dall’andatura poco sciolta.

“Amore ma tu sei sicura? Vuoi davvero che vada a Milano per quel congresso, la data del parto era oggi non mi sembra il caso. Potresti partorire da un momento all’altro”

“Ma certo che sono sicura, amore! E poi non è vero che potrei partorire da un momento all’altro, secondo me ci vorrà ancora un po’ lo dicono tutti che il primo figlio non rispetta mai i calcoli, che tarda sempre ad arrivare”

Suor Angela, suor Costanza e suor Chiara sono dall’altra parte del bancone del bar, dinnanzi sono sedute Nina e Margherita che sorseggiano un caffè. Tutte si gustano la scena di Azzurra che avanza fiera e sicura di sé con il suo bel pancione ormai protagonista indiscusso. La ragazza indossa un bel vestito multicolor che risalta le sue forme esplosive e la sua linea invidiabile nonostante i mesi di gravidanza. Guido e Davide, invece, pur sempre impeccabili nello stile che lei stessa ha saputo migliorare decisamente nel primo e scegliere pian piano per l’altro si avvicinano al bancone con fare più affaticato dettato dai pesi che devono trasportare. Entrambi sono un passo dietro di lei.

Chiara sorride, Margherita si mostra compiaciuta e Nina punzecchia “hai assunto due facchini? Caro prof, caro Davide cosa non si fa per amore. Al farti stendere il tappeto rosso da tutti e due prima del tuo arrivo non ci hai ancora pensato?”

Azzurra le risponde con una linguaccia “Acidosa! Io non posso fare sforzi e non ho assunto facchini, mio marito e mio figlio si sono offerti volontari”

“Diciamo che non avevano molta scelta credo” aggiunse suor Costanza

“Ehi ma lasciatela stare, tesoro come va? Come stai? Vuoi bere? Hai fame?” cominciò con le sue premure suor Angela

“Forse sarebbe meglio chiederle perché ha portato qui le sue valigie?” domandò Chiara

“Giusto… hai ragione… ti rispondo io, Azzurra vuole stabilirsi qui un paio di giorni. Io devo partecipare ad un congresso nazionale che si tiene a Milano, si tratta di un evento annuale in cui rappresento l’ateneo modenese quest’anno premiano proprio il mio corso di laurea. Non volevo andarci, avevo già rinunciato invece mia moglie non vuole sentire ragioni e praticamente mi sta costringendo a partire” spiegò Guido

“Infatti non se ne parla più ormai ho deciso, io sto bene la bambina non da segni di voler nascere, non ho nessuna intenzione di partorire e quindi puoi andare”

“Azzurra ma che significa che non hai nessuna intenzione di partorire? E non la fai nascere la piccola?” chiese Davide

“Amore ma che dici?” si stupì Guido

“Come non fai nascere la bambina, oh madre Vergine” tremò suor Costanza

“Ohi… andiamoci piano con certe affermazioni eh” intervenne suor Angela

“Ma che avete capito intendevo che aspetterò Guido non ho nessuna intenzione di partorire senza di lui. Quindi parti torna tra due giorni come previsto e buon congresso”

“Azzurra ma tu sei sicura…”

“Si amore, si sicura e poi mi fermo qui in convento mi stai lasciando in ottime mani sono a casa mia con la mia famiglia cosa potrei volere di più?”

“Ah quindi le valigie sono perché ritorni qui?” domandò Nina

“Certo miss sono-intelligente-solo-io non vorrete mica che resti da sola? E se avessi bisogno di aiuto? L’aria della mia vecchia casa mi farà solo bene”

“Va bene miss-generosità-mando-mio-marito-al-congresso basta che non partorisci qui perché io ho dovuto già sopportare per un anno le tue urla giornaliere non ci penso nemmeno a sopportare pure quelle del travaglio piuttosto mi rompo i timpani da sola guarda”

“Ma la data del parto non era oggi?” chiese Chiara

“Si, ma ieri ho fatto l’ultima visita di controllo e per il momento va tutto bene. Tutto tranquillo qua dentro” disse accarezzandosi il pancione.

“Ma anche se dovesse nascere qui ma che problema c’è? Ci pensate che bello? Un bambino che nasce in convento, sarebbe il primo, anzi la prima” considerò suor Angela.

Suor Costanza si stava quasi strozzando bevendo la sua tisana “Insomma qui ci sono passate persone di ogni tipo nonostante sia un convento di religiose, di ogni genere sessuale nonostante il mio veto ai maschi, di ogni età tra residenza universitaria e convitto anche i bambini nonostante il mio essere assolutamente contraria abbiamo avuto prima Cecilia e poi Davide adesso addirittura un parto! Angela ma dico mo, ma la prossima che ti vuoi inventare per mantenere la baracca qui è fare una sala travaglio? Ma non lo so” se ne andò rimbrottando la madre superiora “Un parto in convento e che problema c’è? E’ matta io l’ho sempre detto che è matta”.

“Se è un problema posso trovare un’altra sistemazione” disse Azzurra

“Ma quale problema? Ma lo sai come è fatto no? Se non borbotta non è lei. Anzi sono sicura che non sta più nella pelle di conoscere la tua bambina come tutti noi”

Azzurra sorrise.

“Sentite ho avuto un’idea! Visto che siamo tutte qui questo paio di giorni mi posso fermare anche io in convento. Pure Emilio è fuori città per degli impegni con la federazione sportiva ed io sono un medico, per qualunque evenienza, posso essere sempre utile”

“Ottima idea Marghi, è perfetto” si rallegrò Azzurra

“Wow!” considerò Nina che poi si rivolse a Guido “Beato te prof che ti risparmi sta rimpatriata. Mi converrebbe pure a me farmi spedire lontano da Modena per lavoro, così in questi giorni non rischio di affogare tra le lacrime di nostalgia. Potrei valutare seriamente di tagliarmi le vene”

“Ma piantala che secondo me è bellissimo ritrovarci di nuovo qui tutte insieme” intervenne Chiara

“Come ai vecchi tempi” chiuse suor Angela.

“Suor Angela non lo dica più che rischia di diventare ripetitiva. Ogni volta lei dice ci ritroviamo come ai vecchi tempi ma non è proprio così. La verità è che tra sfratti in atto e case da comprare, test di gravidanza da fare, nuovi arrivi da annunciare e parti imminenti  alla fine questi tempi non sono mai  vecchi” precisò Nina suscitando un genuino sorriso negli altri presenti.

In fondo in fondo aveva ragione ed ogni occasione era buona per ritrovarsi in convento e nonostante borbottii, ironie, melodrammi e scene tragicomiche erano tutti felici che accadesse. Riusciva ad essere ancora come prima, le cose che cambiano, la vita che prosegue, i rapporti che maturano ed evolvono eppure c’era sempre quello stesso sapore di casa, di vicinanza, di fiducia, di affetto, di amore, di famiglia che era rimasto intatto come quando tutto era cominciato qualche anno prima ormai.

Guido salutò Azzurra e Davide e si avviò alla stazione.

Il bambino corse nel chiostro per giocare a pallone e le altre si occuparono di sistemare i bagagli di Azzurra nella sua vecchia stanza. Guarda caso suor Angela la sua camera e quella di Margherita cercava sempre di tenerle libere e stranamente ci riusciva ogni volta a non farle occupare.

Dopo cena mentre Davide giocava con il computer nel vecchio appartamento del custode ora occupato da Nina, Azzurra stava facendo una passeggiata nel chiostro e cominciò ad avvertire delle fitte. Si fermò accomodandosi sulla panchina e dopo aver respirato l’aria in modo lento e regolare sembrò tranquillizzarsi.

“Azzurra tutto bene?” le chiese Margherita che l’aveva raggiunta

“Si… si… almeno credo”

“Perché? Non ti senti bene?”

“Marghi stanotte vuoi dormire in camera con me?”

“Ma certo che problema c’è. Davide si ferma nella sua vecchia camera con Nina?”

“Si ormai abbiamo capito anche come è fatta Nina non ha mai una parola di buono per nessuno, ma ci vuole tanto bene ed adora Davide, addirittura gli consente di chiamarla zia e gli ha detto che per qualsiasi questione legale può contare su di lei”

“Sei un po’ pallida. C’è qualcosa che non va Zuzù?”

“No Zuzù no, ti prego non mi chiamare così quel nomignolo mi fa venire in mente quelle streghe finte e vuote che dicevano di essere mie amiche. Menomale che i veri tesori, le vere amiche e la mia vera famiglia l’ho trovata dopo”

“E tuo padre? Tra poco darai alla luce la sua nipotina?”

“Papà finirà di scontare la sua pena tra tre mesi, il suo conto con la giustizia ormai è quasi chiuso. E’ un uomo completamente cambiato sai? Mi ha detto che ha intenzione di lasciare Modena e di rifarsi una vita lontano da qui. Ma che io resterò sempre il suo bene più prezioso. Non so quale rapporto stringerà con la mia bambina ma sono soddisfatta del legame che abbiamo costruito faticosamente io e lui. E sono sicura che almeno con la mia piccola manifesterà più amore di quello che per anni non ha dimostrato a me”

“Tu lo sai che io ti voglio sempre un mondo di bene, vero Azzurra? Per me sei davvero una sorella ed ora che diventerò zia mi renderai la persona più felice del mondo”

“Ti voglio un mondo di bene anche io” si abbracciarono le due ragazze “Però ora basta momenti zuccherosi e non dire in giro che ti voglio bene perché lo rinnego. Ho una reputazione da difendere io”

“Ma almeno che stanotte dormiamo nella stessa stanza lo posso dire?”

“Si, quello si”

“Perché mi hai chiesto di dormire insieme?”

“Perché ho paura” confessò Azzurra

Margherita rise “Ma se hai paura del buio puoi accenderti la luce come faccio io quando Emilio non dorme a casa”

“Genio della perspicacia ma quale paura del buio, ho paura del parto”

“Ah!”

“EH! Una parte di me vorrebbe che la mia bambina nascesse anche domani un’altra invece vorrebbe restare incinta a vita se fosse possibile, a parte le sensazioni meravigliose che ho sperimentato con la gravidanza, ho paura del dolore, ho paura di soffrire, ho paura che vada qualcosa storto, insomma ho paura”

“Ma tesoro è normale, non penso ci sia donna al mondo che non tema il parto, eppure sono millenni che le donne partoriscono che sentono dolore e che gioiscono per il miracolo che il nostro corpo e la nostra forza fisica e psicologica compie. Tra due giorni tornerà Guido e poi quando sarà il momento vedrai che le paure svaniranno e lotterai come una leonessa per permettere al mondo di conoscere, finalmente, la piccola Corsi” le strizzò l’occhio la dottoressa e Azzurra rise.

Margherita si avviò in convento ed Azzurra sentì nuovamente riacuirsi delle fitte nel basso ventre, al corso pre-parto le avevano spiegato che potevano esserci delle false contrazioni o meglio considerate come contrazioni preparatorie, ma siccome i dolori erano irregolari non era necessario allarmarsi. Ce l’avrebbe fatta ad aspettare Guido per due giorni?

La dottoressa le aveva spiegato che la fase iniziale del travaglio con sintomi come le false contrazioni poteva anche precedere il parto di una settimana, avrebbe avuto tempo.

Drin Drin Drin

“Amore mio” rispose lei guardando il numero sul display

“Tesoro sono arrivato poco fa, ho appena finito di sistemarmi in albergo, lo sai che mi mancate già da morire?”

“Anche tu mi manchi tanto, ma chi l’avrebbe detto che saresti diventato così romanticone?”

“Io non sono diventato un bel niente” rispose lui mostrandosi offeso “al massimo lo sono sempre stato solo che lo dimostravo poco”

“Sono una donna fortunata lo ammetto”

“Amore come ti senti? Tutto bene? Novità? La piccolina non ha ancora voglia di venire al mondo?”

“Tutto bene… no… no… nessun segnale rilevante. Tu piuttosto è vero che ti ho spinto a partecipare al congresso però fai presto, rispetta i tempi stabiliti e riposati questo paio di giorni perché ho la sensazione che a breve la nostra vita sarà davvero sconvolta”

“Va bene, va bene, giovedì sera sarò lì tutto per voi, per Davide e per le mie donne. Buonanotte amore”

“Buonanotte”

Durante la notte Azzurra non riuscì a dormire granchè le fitte erano tornate e stavano cominciando a diventare sempre più rapide l’una dall’altra, sempre più regolari e soprattutto sempre più dolorose. Erano le otto quando si era alzata per scendere al bar avrebbe voluto accompagnare Davide a scuola ma non si sentiva bene avrebbe chiesto a Chiara di farlo per lei. Quando giunse al bar c’erano già tutti intenti a fare colazione.

“Azzurra” la accolse Margherita “Guarda che mi sono accorta che praticamente non hai chiuso occhio, non ti senti bene, vuoi venire in ospedale con me per fare un controllo?”

“Io penso che stia arrivando il momento” sospirò la ragazza

“Oh mamma” esclamò suor Angela

“Oh Signore qui? Adesso?” si allarmò suor Costanza

“No… no credo di avere della contrazioni preparatorie ma stanno cominciando a fare un male cane”

“Azzurra se sta per nascere la sorellina io non voglio andare a scuola e soprattutto bisognerà chiamare papà”

“Tesoro papà tra mezz’ora sarà premiato, domani pomeriggio ritornerà non è necessario farlo preoccupare inutilmente, la ginecologa mi ha detto che potrei andare avanti così anche per una settimana”

“Ah” disse sconsolato il bambino

“Oh beh” risposero quasi in coro suor Angela e suor Costanza.

“Adesso nano devi andare a scuola con Chiara, volevo accompagnarti io tesoro ma non mi sento proprio in forma e visto che Chiara va alla casa famiglia non sarà un disturbo per lei, vero?”

“Sarà un piacere forza giovanotto la nostra giornata comincia”

Nina, Margherita e Azzurra stavano terminando la loro colazione quando quest’ultima fece cadere in terra la tazza del caffè urlando di dolore “ahhhhh!”

“Azzurra che succede?”

“Dio il dolore sta diventando insopportabile, ogni 5 minuti, è diventato preciso come un orologio svizzero”

“Beh direi che è cominciato il travaglio allora, dobbiamo contare bene la distanza da una contrazione all’altra, guarda che questa fase per le primipare può durare dalle 6 alle 8 ore e penso sia meglio chiamare Guido se ti si rompono…” stava snocciolando le sue conoscenze Margherita.

“Ahhhhhhhh!” la interruppe Azzurra e l’urlo della ragazza fu seguito da un leggero scroscio d’acqua inequivocabile

“Mi sono fatta pipì addosso dal dolore?” chiese lei sofferente

“Secondo me ti si sono rotte le acque meglio andare in ospedale” constatò Marghi

“Chiamo suor Angela” si affrettò Nina

“Guidooooooo senza Guido non vado da nessuna parte”

“E va bene ma il tuo cellulare dov’è?”  domandò la dottoressa

“Sopra in camera”

“Vado a prenderlo”

“No non ti azzardare nemmeno a lasciarmi sola”

Proprio in quell’istante giunsero Nina, suor Angela e suor Costanza

“Ma cosa aspetti Marghi vammi a prendere il cellulare, voglio Guido”

“Andiamo bene hai appena cominciato il travaglio e già sei diventata insopportabile, Azzurra rilassati tesoro” le consigliò suor Angela

“Veramente Azzurra lo ha sempre avuto questo difetto di essere insopportabile e comunque amica ti sta bene la prossima volta impari a mandare al congresso tuo marito quando stai partorendo” considerò Nina.

Azzurra la incenerì con lo sguardo prima di lanciare un altro urlo.

Margherita entrò al bar con il cellulare all’orecchio e con aria perplessa “Ma Azzurra sta partorendo che significa che c’entro io? Ma ti sei ammattito?”

“Che accade ora?” chiese in subbuglio suor Costanza.

La dottoressa scostò leggermente il telefono dall’orecchio “Io non lo so Guido ha una voce strana e poi dice che lui non c’entra e che dobbiamo chiamare il padre?”

“Passamelo!” ordinò perentoria Azzurra

“Mah” tentennò la dottoressa

“Passamelo subito!”

“Povero prof non vorrei essere nei suoi panni” commentò Nina

“Ma brutto decerebrato che non sei altro, ma che significa chiamate il padre? Se non torni immediatamente a Modena ti strangolo” poi il viso, l’espressione e il tono di Azzurra cambiarono “Si… si professore ha ragione, certo, certo mi scusi e che le doglie… Margherita… mio marito mi scus”

“Azzurra che succede?” chiese stupita suor Angela

“Margherita ma io sto partorendo e tu ti sei bevuta il cervello?”

“Ho sbagliato numero, vero?”

“Ma chi hai chiamato?” chiese Nina

“Ha chiamato il mio professore universitario, quello a cui ha chiesto la tesi di laurea quello che non mi rivolgerà mai più la parola a giudicare dal fatto che mi ha praticamente riagganciato il telefono in faccia”

“Scusa che ne sapevo io? Ho visto tra le tue ultime chiamate ho trovato questo numero con scritto PROF ed ho fatto partire la telefonata, sono un po’ agitata anche io scusa”

“Va bene va bene tesoro può capitare” la rincuorò subito suor Angela

“Adesso però per favoreeee me lo chiamate Guido non ce la faccio più vi prego”

“Si anche perché a giudicare dai dolori che hai dobbiamo andare in ospedale subito altrimenti rischiamo cha nasca qui”

“Nooooo voglio Guido” ripeté ancora Azzurra

“Facciamo così io chiamo Guido e gli dico di raggiungerci direttamente in ospedale. Nina tu per favore le prendi la valigia nella sua camera quella che ha preparato accanto al letto”

“Eh lo sapevo che finivo per fare il facchino anche io, torno subito, però, aspettatemi che voglio venire anche io in ospedale”

Nel pulmino verso l’ospedale…

“Nina sei riuscita a chiamare Guido?”

“Non mi risponde”

“Io ve lo giuro senza Guido non partorisco”

“E vuol dire che la costringi a rimanere dentro sta bambina perché Guido non risponde” sentenziò Nina

“Sarà impegnato con sta premiazione del cavolo a cui ho insistito tanto che andasse mannaggia a me”

“Scusate non abbiamo il numero di qualcun altro a cui possiamo chiamare per farlo avvertire” suggerì Margherita

“Marghi ma allora hai la fissa di voler chiamare una persona per un’altra, io voglio solo Guido”

“Avvocato Balestrieri buongiorno sono Nina, scusi se la disturbo, ma lei è al congresso di Milano vero?”

Nina annuì per tranquillizzare le altre e poi spiegò al titolare del suo studio la necessità di far rientrare immediatamente Guido a Modena.

Le ragazze arrivarono in ospedale mentre Balestrieri cercò di attirare l’attenzione di Guido che stava facendo il suo discorso alla platea per il riconoscimento ricevuto pochi minuti prima.

I gesti dell’avvocato erano inequivocabili e il professore divenne irrequieto, agitato e scusandosi con gli uditori annunciò “sto per diventare padre è la prima volta e non ci capisco più nulla, no veramente non è la prima volta sono già padre ma è la prima volta che è davvero mio figlio, anzi mia figlia, anche Davide lo è però non di sangue e come se lo fosse, oddio scusate abbiate pazienza ma devo scappare. Non ci capisco più nulla davvero” lasciò l’aula tra gli incitamenti e l’entusiasmo della sala per chiamare un taxi e farsi portare alla stazione.

L’ostetrica comunicò che l’utero aveva raggiunto una buona dilatazione e che tutto faceva presagire che non ci sarebbero stati problemi per un parto naturale ma Azzurra continuava ad avere contrazioni sempre più ravvicinate ad imprecare e a chiedere solo di suo marito.

Guido alla prese con un viaggio interminabile riuscì a giungere in ospedale mentre stavano portando Azzurra in sala parto.

Nina, Chiara e suor Angela erano in corridoio, suor Costanza era andata a prendere Davide a scuola, ed arrivò il professore.

“Dov’è Azzurra? Dove l’hanno portata?”

“Sta per andare in sala parto è appena entrata da quella porta, c’è anche Margherita con lei, ma non fa altro che chiedere di te, caro prof. credevi di averla fatta franca ma il meglio deve ancora venire e per te credo anche il peggio quindi in bocca al lupo e corri da lei” gli raccomandò Nina.

 

Dopo essere stato preparato da un’infermiera Guido entrò in sala parto.

“Amore… amore… amore mio”

“Amore mio un corno, tu non devi azzardarti a toccarmi mai più hai capito? Mai più”

“Azzurra ma lo cerchi come una disperata da ore ed ora lo tratti così?” chiese sorpresa Margherita.

“E’ un viscido, lurido, vigliacco, fuggiasco, cattivo, egoista”

“Amore? Mi dispiace se non ero qui fino ad ora, ma ho fatto prima che potevo e poi eri d’accordo anche tu che andassi a Milano”

“Si è vero amore lo so” ritornò dolce Azzurra “Ma questo non cambia che ti odio, che convincerò la mia bambina a diventare suora basta che non si faccia toccare da un uomo”

“Oddio crescendo in convento con le consorelle non sarà difficile farle trovare la vocazione ma si può sapere perché ora stai facendo così? Non sprecare fiato e concentrati sul respiro” le disse Margherita

“Amore scusami” lei guardò dolcemente Guido che era sempre più stupito dall’atteggiamento ambivalente della moglie “Ma ho letto su un blog che imprecare durante il parto aiuta ad attenuare il dolore lo devo fare capisci?”

“Oh Dio Santo! Ci mancava solo il blog ora”

“Fai pure amore mio non ti preoccupare, qualsiasi cosa vuoi dire o fare”

Ahhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh!

Nonostante le imprecazioni il dolore divenne lacerante e poco dopo alle urla e alle lacrime di Guido e Azzurra si aggiunse il vagito della neonata.

3,5 kg e voce decisa nei suoi strepiti, tantissimi capelli scuri scuri e due occhioni spalancati sul mondo di un colore chiaro che richiamavano quelli del padre.

I neo genitori si guardarono commossi e ammirarono la loro stupenda bambina.

Un paio d’ore dopo. Camera di Azzurra.

La stanza era già piena di fiori e palloncini rosa in ogni angolo. Il convento si era praticamente trasferito lì Nina, Chiara, Margherita ed Emilio, suor Costanza, suor Angela, Davide e Guido circondavano il letto di Azzurra che aveva riposato un po’ dopo la fatica del parto e accanto vi era la culletta con la piccola.

“Ma alla fine avete deciso che nome darle a questo dono di Dio?” chiese suor Angela che la prese in braccio

Guido, Azzurra e Davide si guardarono complici e poi fu proprio il giovanotto a prendere la parola “Abbiamo deciso di chiamarla Gioia perché sia io che Azzurra e Guido siamo davvero felici che sia arrivata, è la nostra Gioia”

“Gioia Corsi, mi piace” considerò Nina

“E’ davvero una Gioia” affermarono Margherita ed Emilio

“Benvenuta al mondo piccola Gioia” le augurò Chiara

“Ma è anche un po’ la nostra gioia o sbaglio? Prima ho accettato te in convento e tesoro mio non eri una facile poi i maschi ed un bambino, insomma un po’ di Gioia è anche per merito nostro” rivalse i suoi diritti suor Costanza.

Gli altri sorrisero.

“E’ una Gioia per il mondo” concluse suor Angela baciandole la tempia con le labbra e donandola poi ad Azzurra e alle cure amorevoli di Guido e Davide.

 

La gioia è la linfa vitale di tutte le cose umane.

Pierre Bayle, Pensieri sulla cometa, 1682

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