Il pezzo mancante - Guido, Azzurra e Davide di Serenella88 (/viewuser.php?uid=429385)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1. Un matrimonio per tornare in pista ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2. La notte di San Silvestro 2012 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3. Si ama e basta ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4. Una Cenerentola nella notte ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5. Partire è un pò morire ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6. Come si organizza una caccia al tesoro ***
Capitolo 7: *** Il matrimonio di Margherita: amore, famiglie e convento ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8. La caccia al tesoro di Azzurra ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9. Una vacanza al mare tra passato, presente e futuro ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10. Gli imprevisti di una proposta ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11. Per tutti i giorni della mia vita ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12. Casa Corsi - Leonardi ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13. Sono incinta (Facile a farsi, difficile a dirsi) ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14. A.a.a. Nome Cercasi ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15. Parto o non parto ***
Capitolo 1 *** Capitolo 1. Un matrimonio per tornare in pista ***
Capitolo 1. Un matrimonio per tornare in pista
Guido
è nel bar del convento,
abito elegante, blu scuro, papillon, camicia bianca immacolata, capelli
gelatinati, cammina e sembra piuttosto nervoso. Davide è
seduto a uno dei
tavolini e sta colorando un disegno. (Suor Angela) “Senti tu
hai deciso di consumare il
pavimento a furia di andare avanti e indietro?” gli chiede la
consorella per stemperare il nervosismo del professore.
(Guido)
“Senta Suor Angela non ci si
metta anche lei, eh! Buono si, ma questo è troppo!
E’ mezz’ora che aspetto, io
quando do un appuntamento sono puntuale, io!”
(Suor
Angela) “Azzurra no, non proprio!”
Guido
la guarda di traverso
“Hai
ragione lei è molto ritardataria, lei” continua il
suo discordo la suora.
Entra
Margherita e fischia “Aspetti Azzurra, si stava sistemando i
capelli, a che ora
avevate appuntamento?”
(Guido)
“Trentacinque minuti fa!”
(Margherita)
“Allora ancora dieci minuti e
arriva?”
(Guido)
“Come dieci minuti?” poi guarda la religiosa che
pulisce un tavolino
“Suor Angela!”
(Suor
Angela) “Eh! E che vuoi da me? Diciamo che con Azzurra
è così. Noi le
diamo appuntamento tre quarti d’ora prima
dell’orario previsto e lei arriva al
momento giusto!”
(Guido)
“Eh no, eh no, io me ne vado, adesso basta”
(Suor
Angela) “No Guido aspetta,
aspetta non la mollare lei ci tiene tanto a questo
matrimonio” cerca di
convincerlo la suora.
“Eccomi
qua!” Azzurra entra in sala. E' davvero uno schianto. Indossa
un abito nero a fascia, corto, seno in rilievo e gambe in bella mostra,
con
completo di borsa e scarpe rosa shocking! Capelli mossi e raccolti ai
lati,
appuntati con un fermaglio fatto di piccoli Swarovski!
“Tesoro
ma come sei
bella!” la accoglie suor Angela
“Mamma
mia, sei davvero una principessa!” le
fa eco Margherita.
Guido
la guarda smarrito e non profferisce parola!
(Davide)
“Azzurra…
Azzurra ma se sei così bella al matrimonio si innamorano
tutti di te?”
“Magari
nano, magari, diciamo che questo è l’evento
giusto, a questo matrimonio ritorno
in pista, è la mia occasione!”
“Adesso
andiamo” la richiama Guido infastidito
“Che sei già in ritardo di 45 minuti”
(Azzurra)
“In ritardo? Ma quando mai! Io… Io sono
sempre puntuale, lo sanno tutti!” Davide ride e Guido la
precede dirigendosi
fuori verso il taxi.
Quando
arrivano in chiesa, la
cerimonia è ancora in corso di celebrazione, quando entrano
molti si voltano a
guardarli e soprattutto i maschietti indugiano lo sguardo su di lei!
Guido
tossisce e le si accomoda accanto quasi per proteggerla dagli sguardi
inopportuni.
Al
lancio del riso fuori dalla
chiesa, Azzurra saluta e incontra tutte le sue (ex e presunte) amiche,
si
aggancia al braccio di Guido e quasi lo stritola “Ehi, ehi
così mi fai male”
(Azzurra)
“Scusa, però ti prego sorridi, ti prego, fingi di
amarmi follemente”
(Guido)
“Ma si può
sapere cosa gli hai raccontato?”
(Azzurra)
“La verità, che stiamo insieme e che tu non
puoi fare a meno di me”
(Guido)
“Si, certo, la verità proprio!”
(Azzurra)
“Oddio, Chanel! Sta
venendo proprio qui, oddio!”
(Guido)
“Ma chi la stilista? Ma non è morta?”
(Azzurra)
“Ma certo
che è morta! Infatti lei è Ila, però
noi la chiamiamo così perché si occupa di
moda, sa sempre tutto in fatto di tendenza, insomma di solito non si va
a un
matrimonio senza avere un suo parere sull’abito! Ed io non la
chiamo più da 6
mesi, mica le posso chiedere cosa mi devo mettere in
convento!”
“Azzurra
Leonardi che piacere vederti cara!”
(Azzurra)
“Ciao Chanel, è un piacere anche per me,
lui è…”
“il
professor Guido Corsi” la interruppe lei e a lui non fecero
aprire
bocca “lo sanno tutti mia cara che state insieme”
“Ecco!”
disse soltanto Guido.
La
ragazza presunta intenditrice di moda la squadrò da capo a
piedi e Guido vide Azzurra impacciata come se
stesse sostenendo un esame “Però! Raffinato non
c’è che dire! Elegante, ben
portato, ma nero Azzurra mia! Ad un matrimonio non si va mai vestiti di
nero ne
di bianco! Almeno visto che è un ricevimento giornaliero sei
stata brava a non
presentarti in abito lungo, come ha fatto quella sfigata della figlia
dell’ingegner De Benedictis, stavolta mi sente, gliene devo
dire quattro
assolutamente! Buon proseguimento piccioncini!”
Lui
si voltò e Azzurra gli mandò
un bacio “Grazie… grazie! Ho passato
l’esame con Chanel! YUUUU!”
(Guido)
“Ma voi siete tutte matte sul
serio! Ma dove sono capitato? Intanto tu da domani dici a tutti che ci
siamo
lasciati e che non stiamo insieme altrimenti se lo viene a sapere
Beatrice si
mette male Azzurra! Io ti ho solo fatto un favore, non ti ho consentito
di
riempire tutta Modena di bugie su di noi!” alzò il
tono della voce.
(Azzurra)
“Shhhh! E non gridare, mamma mia!
Non ti preoccupare domani metto un post su facebook e sistemo tutto io!
E poi
non preoccuparti tutta la gente che c’è a questa
festa ha frequentato
l’università solo per convalidare gli esami e fare
la seduta di laurea, non c’è
nessun punto comune con Miss Moscetta! Non lo scoprirà
mai!”
(Guido)
“Eh lo spero!” grugnì lui.
“Azzurra,
ma sei bellissima, ma
come ho fatto a farmi sfuggire un’occasione
così!” le disse un ragazzo
avvicinandosi con fare sbruffone.
“Eh,
come hai fatto a farti
sfuggire un’occasione così, ma si sa come si dice
ogni lasciata è persa!”
rispose Guido per lei e lo fece allontanare “E comunque non
credevo che andare
in giro con te, significasse lottare nella giungla!”
(Guido)
“In che senso? Nonostante
sei accompagnata da me, non ti levano gli occhi di dosso, ci provano
senza
ritegno, secondo me è colpa del vestito!”
(Azzurra)
“Perché cos’ha il mio vestito?”
(Guido)
“Ha
troppo poco, ecco!”
(Azzurra)
“Ma se l’ho pagato 300 euro!”
(Guido)
“Non ho detto che l’hai
pagato poco, ma che è troppo scollato, troppo corto, ti
copre a malapena quello
che c’è da coprire!”
(Azzurra)
“Il mio vestito è perfetto, l’ha detto
anche Chanel! E poi
mi hai aiutato tu a sceglierlo, di cosa ti lamenti!”
(Guido)
“Io? Ma che dici?”
(Azzurra)
“L’altro giorno in giardino, ti ho chiesto se
dovevo prenderlo corto per
lasciare scoperte le gambe o scollato per il seno!”
(Guido)
“Veramente io non ti ho risposto
e tu a quanto pare hai fatto tutte e due!” disse lui
guardandola “Non fa una
piega!”
“Zuzù!”
“Camy?”
si avvicinarono e fecero
gli auguri agli sposi.
(Camilla)
“Adesso facciamo la foto, ho
deciso di fare le foto con tutte le coppie di amici singolarmente e poi
dopo
voglio fare il lancio del bouquet qui sul piazzale della
chiesa!”
(Azzurra)
“Ah bene,
bene!”
(Camilla)
“Ovviamente ti voglio in prima fila, magari lo raccogli tu e
i prossimi
potreste essere voi!” A Guido stava venendo un colpo,
cominciò a tossire
nervosamente e dovette allentarsi il colletto della camicia.
Al
lancio del bouquet fu un’altra
delle invitate a prenderlo, facile, si sarebbe sposata il mese dopo!
Lui la
trovò circondata da due o tre ragazzi che scherzavano e
flirtavano con lei.
(Guido)
“Azzurra, cara, credo che sia
arrivato il momento di andare!” Era particolarmente irritato.
Salutarono e si
avviarono. “Se per domani non smonti questa storia che stiamo
insieme, non
rispondo di me Azzurra e stavolta non ci sarà suor Angela
che tenga!”
(Azzurra)
“Ahhh! Ti
ho detto di stare calmo, stai calmissimo, guarda! Certo che dico che ci
siamo
lasciati, ma che ti credi, venire qui ha alzato tantissimo le mie
quotazioni!
Guarda qui, contatti, email, cellulari, bigliettini da visita, da
domani saprò
io come farmi consolare! Sarò la più figa di fine
anno!” Lui la guardò
scrollando la testa. “Anzi devo mettere un post anche
su twitter, si si si e devo mandare un messaggio su whatsapp, per
forza!”
Mentre
scendevano le scale della
chiesa, ai cui piedi c’era un taxi ad aspettarli, Azzurra
dovette aggrapparsi
nuovamente a lui.
(Guido)
“Che succede adesso?”
(Azzurra)
“Le scarpe”
(Guido)
“Chi viene per giudicare le
scarpe direttamente Prada?”
(Azzurra)
“No… ahi, la scarpa, cavolo, mi si è
rotto il
tacco!”
(Guido)
“Eh si, mi dispiace, ti sei fatta male?”
(Azzurra)
“No… no… ma adesso come faccio
a camminare?”
(Guido)
“Appoggiati, su piano, su!”
Erano
così vicini ed era bello
essere accompagnata così amorevolmente da lui, ma Guido
sapeva essere dolce,
disponibile, accomodante e al tempo stesso formale, freddo e
distaccato, quando
furono in taxi, fu chiamato dal rettore e liberatosi dal papillon si
fece
lasciare direttamente all’università. Lei
tornò al convento scalza e un po’
sconsolata, ma poi le si illuminò il viso, dal giorno
seguente doveva usare le
informazioni ricevute a quel matrimonio a suo vantaggio, una lista di
pretendenti ecco cosa avrebbe fatto!
Conoscersi
è la regola, riconoscersi è raro, non perdersi
è la
splendida eccezione.
Massimo
Bisotti
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Capitolo 2 *** Capitolo 2. La notte di San Silvestro 2012 ***
Capitolo 2. La notte di San Silvestro 2012
Ultimo
dell’anno 2012. Sala da pranzo del Convento.
“Signore
benedici questa cena,
l’ultima cena di quest’anno che volge a termine e
dona amore, pace e serenità a
coloro che siedono a questa tavola, fa che il tuo amore e la tua grazia
non
abbandonino mai i loro cuori” prega commossa suor Costanza.
“Grazie
madre, adesso
ceniamo, ma che belli che siete” afferma suor Angela.
La
tavolata è composta da Nina,
Chiara e Riccardo, Margherita, Guido, Azzurra e Davide. Suor Angela li
guarda
felice e con tanto affetto, la cena della Vigilia era stata una cena
tra
consorelle, molto diversa, silenziosa e solitaria, una cena di
preghiera
seguita dalla messa per la nascita del Bambin Gesù.
Margherita aveva raggiunto
i suoi genitori ed era stata in famiglia, la stessa cosa aveva fatto
Chiara che
l’aveva trascorsa con il padre e Riccardo, Nina aveva passato
la serata con la
madre, mentre Azzurra aveva raggiunto Gianandrea a Mosca, Guido e
Davide erano
stati in montagna con Beatrice. Al ritorno Azzurra si era lamentata del
freddo
gelido della capitale russa e dell’impossibilità
di indossare tutti gli abiti
cool a bretelline che aveva portato con sé, Davide invece
era stato felicissimo
di andare in vacanza con Guido ma al rientro non aveva proprio
l’espressione di uno che
si era divertito moltissimo.
Finita
la cena misero un po’ di
musica soft e cominciarono a ballare, suor Angela con Davide, Nina con
Margherita, Riccardo con Chiara.
Azzurra e Guido erano un po’ in disparte,
Guido guardava da una finestra e lei lo raggiunse
“Cos’è rimpiangi la baita a Courmayeur
di Miss Moscetta?”
“Azzurra!”
fece lui per rimproverarla “No sono stato bene a
cena qui, Davide poi si sta divertendo tantissimo”
“Lo
credo bene! A Courmayeur dove
lo avete lasciato in un freezer?” Attese un altro rimprovero
del professore che
invece rise di gusto
“E
tu a Mosca? Tutta vita notturna, cene diplomatiche e
notti roventi?”
Stavolta
fu lei a cambiare espressione “Lasciamo perdere
guarda! Non ho potuto partecipare a nessuna cena, perché
nulla di quello che mi
ero portata da mettere andava bene, sono rimasta attaccata al
riscaldamento
della camera! Un freddo che credevo di morire per bulimia”
“Bulimia?”
“Si
quella cosa che muori congelato!”
“Ipotermia!”
“Eh
vabbè che ho detto!”
E
lui
tornò a ridere di gusto poi la vide malinconica e le chiese
“A cosa pensi?”
“Uhm,
è ormai finito un altro anno e che anno! E’
cambiata tutta la mia vita
guarda, il convento, mio padre”
“A
chi lo dici? Sono successe cosi tante cose,
penso a Manuela che non c’è più, a
Davide, alla residenza universitaria”
Lei
rise con amarezza “L’anno scorso ero a Cortina,
vestita di tutto punto, in mezzo a decine di
ragazzi e ragazze, ammirata, invidiata ed invece ora in convento, senza
un
soldo e con un padre in galera!”
“Rimpiangi
le tue vecchie compagnie?” chiese
lui perplesso.
Lei
sorrise di nuovo “A dire il vero, no, ero sola pur essendo
sempre circondata da tanta gente e non mi sono sentita mai tanto amata
come in
questo momento. E poi chissà l’anno prossimo dove
sarò, come festeggerò”
Lui
si
rabbuiò “Magari con Gianandrea, in una casa tutta
vostra o in giro per il mondo
al suo fianco!”
Anche
lei divenne triste di colpo “Certo al suo fianco e tu
dove sarai tra un anno?”
“Eh
magari lo sapessi!”
"Sarai
sposato con Beatrice,
sarai nella sua baita in montagna e farete i ciocchi di legno davanti
al
camino, tra quelle mummie dei suoi cari!”
“E
dai, non esagerare, tu non la
conosci, lei è una professionista seria, qualificata,
apprezzata, stimata”
“Certo,
certo ed è proprio da queste parole che traspare tutto il
vostro
amore!” lui la guardò di traverso, stava per
arrivare la frecciata, ma per sua
fortuna li interruppe Davide “Guido perché tu e
Azzurra non vi divertite,
venite a ballare”
“No
nano, è tardissimo ed è arrivata l’ora
per te di andare a
nanna, ti stai scalmanando troppo e poi dopo non prendi sonno”
“Ma
no Azzurra
io voglio fare il brindisi”
“Il
brindisi a 8 anni? No nano io lo so come vanno
queste cose a me non la fai, le mie prime nottate fuori, le ore piccole
e i
primi drink sono cominciati proprio ai veglioni di Capodanno”
“Azzurra”
intervenne suor Angela “Dai che stiamo per cominciare il
conto alla rovescia e
poi dopo fila a letto” Davide rise “Non ci posso
credere, adesso sono io la
bacchettona! Madre lei contribuirà alla perdizione di questo
bambino” chiosò
Azzurra spostandosi verso il tavolo per il brindisi
“Si…
si… certo” rispose la
suora e Guido e Davide risero insieme di gusto raggiungendoli.
Al
brindisi ognuno incrociò il
suo calice con l’altro, a Davide misero del succo di frutta
per farlo
partecipare allo scambio augurale, Margherita abbracciò Suor
Angela, strinse
forte forte Azzurra e poi corse a telefonare, anche Nina dopo aver
augurato a
tutti “buon anno” senza nessun bacio ne abbraccio
si allontanò per telefonare,
Chiara e Riccardo dopo il rito degli auguri, si avviarono in giardino
per
suggellare con un bacio il nuovo anno, suor Angela e suor Costanza dopo
l’affettuoso scambio di auguri si avviarono in cappella per
una preghiera prima
di ritirarsi nelle loro stanze.
“Capodanno
da favola proprio, siamo rimasti
solo noi tre!” sentenziò Azzurra “Anzi
siamo rimasti solo noi due!” disse
guardando Davide appisolato su una poltrona.
“Eh
tu che ti lamentavi che non si
sarebbe addormentato, ora mi tocca portarlo in braccio a
letto” osservò Guido.
“Aspetta”
lo fermò lei “Mi fai un
po’ di compagnia?”
“Va
bene dai, che vuoi fare?”
“A
Capodanno dopo la mezzanotte,
si fanno le feste, i balli e i brindisi” rispose lei con aria
sognante
“Le
feste non mi piacciono, di
ballare non se parla”
“Noioso
come al solito!” lo
interruppe lei “Facciamo almeno il brindisi!”
“Ecco,
tieni il bicchiere, auguri
Azzurra Leonardi, felice 2013!” avvicinarono i calici e poi
sorseggiarono lo
spumante.
“Auguri
anche a te, professor
Corsi, che il 2013 possa essere un anno da ricordare”
“Me
lo ricorderò senz’altro”
disse fissandola, cominciarono ad avvicinarsi, si guardarono negli
occhi,
sarebbe bastato così poco per sfiorarsi le labbra, per
abbandonarsi l’uno
all’altra, ma poi
come colpito da un
fulmine lui si sottrasse.
“Devo…
devo chiamare Gianandrea,
devo fargli gli auguri” disse lei confusa e delusa, mettendo
un bel po’ di
distanza tra loro.
“Ma
a Mosca c’è il fuso, è notte
fonda!” osservò lui.
“Si
infatti, allora sei tu, sei
tu che devi chiamare Beatrice, sì devi chiamare Beatrice,
buonanotte” pronunciò
allontanandosi.
“Azzurra”
Lei
si voltò speranzosa.
“Noi
due siamo inconciliabili! Io
non sono quello che tu cerchi e non lo sarò mai”
Lei
scappò via amareggiata.
“Lui
ti spezzerebbe il cuore
Azzurra e tu non puoi permettertelo, quindi stagli alla larga! Tu sei
una
persona adulta, forte e fidanzata. Non innamorarti di lui. Non
farlo!” si disse
lei guardando la notte stellata fuori dalla finestra della sua stanza.
“Lei
ti spezzerebbe il cuore
Guido, di nuovo e tu non puoi permettertelo! E’ stato troppo
faticoso, troppo
doloroso e fa ancora troppo male. Tu sei un uomo adulto, razionale,
forte e poi
c’è Beatrice. Non puoi innamorarti di Azzurra. Non
avrebbe senso. Non può
accadere!” pensò lui mentre ammirava le stelle nel
cielo.
“Felice
2013! Certo Davide
ritroverà suo padre, lui se ne andrà a Berlino ed
io sposerò Gianandrea, sarà
un anno felice! Forse alla fine di quest’anno non mi
ricorderò più nemmeno di
averlo conosciuto il sexyprof” Rifletté ancora lei
distesa nel suo letto senza
prender sonno.
“Il
2013 sarà un anno da
ricordare, certo, avrò la cattedra a Berlino,
ritroverò Beatrice, le mie
vecchie abitudini, le vecchie amicizie, magari scrivo un
libro… organizzo dei
seminari… promuovo un ciclo di conferenze. Non mi
sfiorerà mai più l’idea della
regina dell’ignoranza” concluse lui seduto sul
bordo del letto.
Non
c'è
travestimento che possa alla lunga nascondere l'amore dov'è,
né fingerlo dove
non è.
François
de
La Rochefoucauld,
Massime, 1678
|
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Capitolo 3 *** Capitolo 3. Si ama e basta ***
“Buonanotte
tesoro, riposati ora,
è stata una giornata impegnativa” disse suor
Angela chiudendo la porta della
cameretta di Davide.
“Ehi!”
pronunciò poi rivolgendosi
a Guido che era seduto in poltrona e che guardava fisso di fronte a
sé “Tutto
bene?”
Lui
sussultò “Si… Si va bene,
perché?”
“Beh
diciamo che ti ho visto così
pensieroso, sei ancora arrabbiato per la storia della cena con
Azzurra?”
“NO!”
esclamò lui duro “No
affatto, buonanotte suor Angela!” rispose abbassando il tono.
“Buonanotte”
“Se
sono ancora arrabbiato, per
la cena saltata con Azzurra? Io… io credo di essere furioso,
non sentivo più
tanta rabbia in corpo da un secolo!” pensò Guido
“E non sono arrabbiato con
Azzurra, con Davide, con suor Angela, sono arrabbiato con me stesso,
solo con
me stesso. Maledetto
San Valentino! Non
era bastato con Manuela, no, adesso ho la nausea per la festa degli
innamorati
anche per Azzurra! Possibile che per un attimo, solo per un attimo, ho
creduto
che lei potesse fermarsi a cena con me? A cena in un convento e grazie
all’intromissione di Davide e di Suor Angela, come minimo mi
avrebbe ripetuto
che era da sfigati per tutta la serata! Ma cosa ha da farmi perdere la
ragione,
eh? Perché lei? Perché dopo così tanto
tempo?” era irrequieto, andò a
controllare che Davide dormisse e guardò per
l’ennesima volta la sveglia sul
comodino.
“Ma
sono stupido? Adesso lei sarà
a cena con il suo fidanzato, staranno sorseggiando champagne o peggio
ancora
staranno ballando un lento, le avrà regalato delle
rose?” si chiese e poi si
rispose da solo “Sicuramente le avrà regalato
delle rose, quell’uomo sembra che
se non si presenti con fasci di rose rosse o scatole di cioccolatini
prelibati
non lo fanno passare alla frontiera! Stomachevole! Ed io invece qui ad
arrovellarmi quel poco di cervello che spero mi sia rimasto ancora!
Arriverà il
giorno in cui il pensiero di Azzurra mi farà fare solo una
grossa risata, deve
arrivare, in fondo forse è una cosa normale che mi prendessi
una cotta per lei,
è così bella, chiunque perderebbe la testa per
lei, poi va sempre in giro mezzo
svestita, sempre in casa insieme! Sì è una cotta!
Deve essere per forza una
cotta, non ci sono altre spiegazioni. La soluzione è solo
una, sempre quella,
indossare una bella maschera di indifferenza ed essere inflessibile,
freddo,
mantenere le distanze!”
“Ecco
appunto, manteniamo le
distanze, grazie! Proprio quello che mi ha detto anche lei
l’altro giorno, ma
non è che ne se è accorta che mi piace? Quel
giorno in giardino è stata così
strana, certo che anche io poi solo per prendere un pallone non riesco
a fare a
meno di sfiorarla, stiamo messi proprio male! Speriamo che non se ne
accorga,
altrimenti già mi immagino, si farà una bella
risata, una scrollata di spalle,
sarò un altro dei suoi ammiratori respinti! Sarò
lo zimbello del convento e
della residenza universitaria”
“Adesso
però basta parlare di
lei” tornò di nuovo in camera di Davide e lo
osservò dormire, doveva ascoltare
il consiglio di Baglioni di cui si era fatta portavoce Suor Angela? La
vita è
adesso… e Davide aveva bisogno di lui ora, quando gli aveva
regalato la spada,
era stato così felice, così orgoglioso del dono
ricevuto, infatti, l’aveva
messa ai piedi del letto per non separarsene, ma dato che poteva
costituire un
pericolo, Guido la tolse.
Era
confuso, insoddisfatto,
amareggiato, tornò in camera sua, quando in strada si
distinse chiaramente un
ticchettio, erano tacchi di una donna, era lei, non aveva dubbi, Chiara
usava
scarpe con tacchi più bassi, spesso zeppe, Nina non si
separava mai dai suoi
stivaletti, Margherita non era uscita, era lei.
Si
affacciò da dietro una tenda
ma non aveva una buona visuale sulla strada, notò solo una
limousine bianca,
poi sentì i passi riecheggiare in convento e poi
più nulla.
Erano
le tre del mattino. Lui uno
straccio che non aveva ancora chiuso occhio e lei che tornava in
limousine,
quello dimostrava ampiamente perché lui e Azzurra Leonardi
non sarebbero stati
mai insieme, anche il sole e la luna avevano più cose in
comune di loro due!
“Io
la amo” sussurrò “Io amo
Azzurra” disse flebilmente. “Bene adesso che
l’ho anche detto, adesso che mi
sono liberato la coscienza, devo dormire, devo, altrimenti domattina
all’università mi addormento ascoltando le tesi
dei laureandi”
“Margherita…
Margherita” la
chiamò Azzurra pizzicandola.
“Ehi,
mi fai male! Azzurra ma che
c’è?”
“Posso
dormire qui con te?”
“Dai
vieni, io credevo che
restassi fuori con Gianandrea stanotte”
“L’ho
lasciato”
“Chi?”
“Ma
sei sveglia o dormi?”
“Ma
certo che sono sveglia, anzi
mi ero addormentata solo poco fa, stasera ho visto Emilio,
c’ha provato ma io
gli ho detto che non me la sono sento di iniziare un’altra
storia e lui se ne è
andato!”
“Margherita
di questo passo
resteremo zitelle a vita e magari l’unico modo per non
rimanere sole sarà farci
suore, anzi sicuramente prenderemo il posto di Suor Costanza e Suor
Angela
quando andranno in pensione”
“Ma
che dici? Ma quali suore? Tu
suora?” cominciò a ridere “Faresti
saltare in aria il convento”
“Non
mi chiedi perché ho lasciato
Gianandrea?”
“Per
Guido” ammise candidamente
Margherita.
“E
tu che ne sai? Si vede così
tanto?”
Margherita
si era appisolata e
non rispose “Si vede così tanto?” le
urlò in un orecchio
“Oddio
Azzurra se fai così ti
butto giù dal letto! Un pochino, si vede solo un pochino e
poi l’avevo capito
l’altro giorno sul campo di calcio”
“Devo
parlare con Suor Angela,
devo parlare con lei, assolutamente, così Suor Angela parla
con Dio, prega per
me, mi fa una grazia ed io non lo amerò
più”
“Ma
dove vai, matta?”
“In
cappella!”
Margherita,
invece, sprofondò in
un sonno agitato.
Dopo
aver confidato i suoi
sentimenti a Suor Angela, che l’aveva sostenuta e le aveva
dato tanto coraggio,
Azzurra aveva bisogno di riposarsi almeno un paio d’ore, era
stanca, ma la testa
e il cuore continuavano a dimenarsi per lui, infatti prima di andare
nella sua
camera, salì a casa di Guido. Lo osservò dormire,
si soffermò sulle sue labbra,
pensò a quando si erano baciati e a quanto avrebbe voluto di
nuovo un momento
di intimità con lui “perché sei
così carino?” sussurrò, poi
cercò di recuperare
un briciolo di dignità e di raziocinio e si avviò
in camera sua.
Guido
si mosse “ma c’è qualcuno”
pensò tra veglia e sonno, ma quando aprì gli
occhi non vide nessuno… che strano
eppure gli era parso di sentire la voce di Azzurra, il suo profumo, la
sua
presenza. Riabbassò la testa sul cuscino deluso,
più stanco di quando doveva
aver preso sonno solo poche ore prima. “Ma possibile che
appena apro gli occhi,
penso a lei? Anzi nemmeno li apro e già mi sembra di
sentirla accanto? Una
doccia fredda, ecco cosa ci vuole!” disse alzandosi
“Comincia un’altra giornata
professor Corsi! Un’altra giornata di lotta con i tuoi
sentimenti quelli che
provi e che non mostri agli altri per non andare in frantumi. Conta
solo sulla
ragione che non ti ha mai tradito, non usare il tuo cuore”
L’amore è qualcosa che nel
momento in cui te
ne rendi conto, ormai lo stai già vivendo.
Banana
Yoshimoto - Tsugumi
|
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Capitolo 4 *** Capitolo 4. Una Cenerentola nella notte ***
Beatrice conversava con altri accademici, lui
annuiva,
sorrideva, ma la testa era da tutta altra parte! Serata indimenticabile
non
c’era che dire, quel ballo,
quell’intimità, prima quegli attimi vissuti
stringendola tra le sue braccia e poi Miss Moscetta, come
l’avrebbe chiamata
lei e quell’annuncio “Hai vinto la cattedra a
Berlino”
“Ma davvero andrò a Berlino?
Nonostante Davide e nonostante
lei?”
“Tu cosa ne pensi Guido?” lo
richiamò all’attenzione
Beatrice.
“Si, sono d’accordo, sono
d’accordo con te” rispose lui per
cavarsi d’impaccio.
“Veramente io intendevo sul tuo sostituto
alla residenza
universitaria?”
“Ah, beh c’è ancora
un po’ di tempo, sicuramente verrà
scelta la persona giusta. Scusate ma vado a prendere qualcosa da
bere” si
allontanò dal gruppo, si sentiva soffocare da tutte quelle
chiacchiere inutili
mentre lui aveva un tumulto nella testa e nel cuore.
Quando si recò al buffet fu chiamato da
un cameriere
“Professor Corsi, dovrei darle una cosa?”
Lui lo guardò stupito “Di cosa
si tratta, scusi?”
“Di questa” disse mostrandogli
un sandalo rosso.
“Mah! E’ la scarpa di
Azzurra”
“Si infatti, è della signora
che l’accompagnava alla festa,
l’ha persa andando via ed io penso che le farebbe piacere
riaverla”
“E’ andata via senza una scarpa
e come ha fatto a guidare?”
Il cameriere scrollò le spalle e lui la
prese
ringraziandolo. Divenne subito pensieroso. Certo si era comportato
proprio male
con lei, l’aveva invitata ad accompagnarlo e lei era
diventata subito un
agnello sacrificale in quel luogo chiuso, opulento, obsoleto,
ristretto, ma
nonostante tutto aveva venduto cara la pelle, si era presentata in
tutta la sua
bellezza, il suo candore, la sua allegria, la sua
spontaneità, la sua voglia di
confrontarsi pur sapendo che non era il suo mondo, l’aveva
fatto per lui e lui
invece? L’aveva lasciata andare via, senza una parola, un
gesto. Era arrivata
Beatrice e l’aveva buttata via come una scarpa vecchia, come
aveva potuto
essere così insensibile? A proposito di scarpe, neanche si
era accorto che ne
aveva perso una, sperava solo che lei fosse tornata a casa sana e salva
e che
ora stesse dormendo tranquilla.
“Ehi? A cosa pensi?” gli chiese
Beatrice raggiungendolo “ma
di chi è quella scarpa?”
“E’ di Azzurra, l’ha
persa quando se ne è andata!”
“Non è che l’ha
fatto apposta per farsela rimettere da te? Pensa
te che romantico!
Cenerentola che perde la scarpetta!”
“Beatrice non sei divertente per niente,
chiamo un taxi è
tardi! Davide è da solo e voglio tornare a casa!”
“Va bene, va bene, non ti scaldare tanto,
altrimenti sembra
davvero che sei interessato alla regina
dell’ignoranza!”
Guido la guardò in malo modo mentre
componeva il numero del
servizio taxi.
Dopo aver lasciato Beatrice in hotel,
tornò in convento, era
tutto spento, buio e silenzioso, sicuramente anche lei stava dormendo,
cosa
avrebbe dato per andare a controllare, per sincerarsi che era
tranquilla nel
suo letto. Salì a casa, andò subito da Davide che
riposava sereno nel suo lettino,
si tolse il papillon ed appoggiò la scarpa sul suo comodino,
quando suonò il
telefono, sentì un colpo al cuore. Erano le tre e mezzo, chi
poteva essere a
quell’ora e cosa era accaduto?
Lesse sul display “Suor Angela”
rispose immediatamente “Suor
Angela che succede?”
“Ah Guido scusami se ti ho svegliato, ma
sono in ospedale ed
ho pensato che era meglio avvertirti”
“Non mi ha svegliato non si preoccupi, ma
come in ospedale
cosa è successo? Si è sentita male? Vuole che la
raggiunga?” chiese lui
inquieto.
“No, non preoccuparti, non si tratta di
me ma di Azzurra, ha
avuto un’incidente con la macchina ed ora siamo al pronto
soccorso”
Guido sentì il sangue salirgli alla
testa, si sedette sul
letto per paura che gli mancasse il terreno sotto i piedi
“Azzurra? Un’incidente?”
disse con voce tremolante “Ma come sta? Comunque arrivo
subito”
“No, no non preoccuparti, sta bene, non
è successo nulla di
grave. Non è necessario che ci raggiungi”
Lui tirò un sospiro di sollievo ma
sentiva l’ansia crescere
dentro “ma dov’è adesso? E’
sicura che non sia successo nulla di grave?”
“Ma certo che sono sicura. Si
è soltanto fatta male a un
piede, una caviglia credo, l’hanno già medicata.
Sta firmando dei fogli per il
triage ospedaliero, tra pochi minuti saremo a casa, io ti ho chiamato
solo
perché la macchina di Azzurra si è fermata per
l’incidente ed è rimasta in Via
dei Gigli, non è che puoi chiamare un carro attrezzi,
qualcuno che possa
sistemargliela? Non vorrei gliela portassero via i vigili”
“Va bene, va bene me ne
occuperò io, comunque ora scendo al
bar vi aspetto lì”
“Oh, grazie Guido, poter contare su di te
mi rende più
tranquilla, ah sta tornando Azzurra, ci vediamo tra poco
allora”
“Si e mi raccomando almeno lei guidi con
prudenza!”
Scese giù al bar e i minuti sembravano
essere diventati
delle ore, complimenti professore Corsi, davvero complimenti.
Già mi ero
comportato malissimo lasciandola andare via così, ora
aggiungiamoci pure che
lei ha avuto un incidente! E questo è perché la
amo e se non la amassi che
facevo la abbandonavo su un’autostrada bendata? Mi hanno
spezzato il cuore, è
vero, ma con gli altri non sono certo un campione di amorevolezza, di
premura,
di sollecitudine! Speriamo solo che Suor Angela non abbia mentito sulle
sue
condizioni per non farmi preoccupare, finché non la vedo con
i miei occhi sana
e salva non mi capacito. Poi sentì alle sue spalle un
rumore, un lamento di
dolore e la voce di Suor Angela. “Eccola”
pensò voltandosi e le raggiunse
attraversando la sala.
L'amore
è come un albero: spunta da sé, getta
profondamente le radici
in tutto il nostro essere, e continua a verdeggiare anche sopra un
cuore in
rovina.
Victor
Hugo,
Notre-Dame de Paris, 1831
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Capitolo 5 *** Capitolo 5. Partire è un pò morire ***
Era
sera, ormai era diventata un’abitudine,
era il momento migliore della giornata per riflettere, per pensare, per
decidere, per scegliere. “Come aveva detto suor Angela a
Margherita poco prima
in sala? Si vergognava di avergli mentito su Davide e sul suo vero
padre, però
almeno lui ora l’aveva conosciuto, si era affezionato al
bambino e poteva
davvero scegliere, sapendo a cosa rinunciava”.
Andò nella cameretta di Davide
vuota, sentì una stretta al cuore. Lui poteva capire le
ragioni di Suor Angela,
erano lodevoli davvero, ma non poteva giustificarla, grazie alle sue
bugie lui
non era più capace di scegliere! “Io avevo una
vita, forse noiosa, ripetitiva,
priva di passioni come dice Azzurra, ma era la mia vita e mi piaceva
così e
nessuno aveva il diritto di sconvolgerla! Ora invece non ci capisco
più niente
e non voglio più sentirmi così in
balìa delle situazioni, delle emozioni, del
rapporto con gli altri. Io non voglio che qualcuno dipenda da me
(quante volte
l’avrò detto) e di conseguenza non voglio nessuno
da cui dipendere, fa troppo
male!”
“Erano
anni che sognavo la
cattedra a Berlino, ho studiato tanto, mi sono impegnato, ci sono stati
periodi
in cui ho vissuto per il raggiungimento di quest’obiettivo,
ed ora che sono ad
un passo dal realizzarlo, mi sento in colpa, se non accetto mi sembra
di
tradire me stesso, quello che ero, quello a cui aspiravo, senza contare
che la
mia carriera così raggiunge una fase di stallo, diventa un
percorso troncato!”
comincio a mettere dei vestiti in una valigia.
“E
se accetto? In fondo qui ci
sono delle cose, delle persone a cui non so più se sono
capace di rinunciare,
Davide non è mio figlio, d’accordo, lo so, ma io
gli voglio bene, ormai è come
se facesse parte della mia vita, lui ha bisogno di me! Sarò
capace di
accettare? E’ incredibile, ma stavolta davvero non so cosa
devo fare, non lo
so, non sono sicuro, sono davvero in grado di prendermi cura di lui nel
modo
giusto? A volte ho ancora paura di gettargli addosso il risentimento
per il mio
rapporto con Manuela, povero piccolo all’inizio non riuscivo
a fare a meno di
pensare che era per colpa sua se il mio matrimonio era finito, invece,
solo
dopo ho capito e sto capendo che la colpa era anche mia. Io ho sempre
cercato
di dare il massimo in tutto, di essere controllato, rassicurante,
razionale,
non ho contemplato i fallimenti nella mia vita ed invece come uomo sono
fallito
anche io e ancora non riesco a perdonarlo agli altri e non lo perdono a
me
stesso”
Mentre
metteva in una scatola dei
libri si ritrovò in mano una grammatica russa e sorrise.
“E poi c’è lei, altra
nota dolente, nonostante il cuore a pezzi, mi sono pure innamorato di
lei mica
una persona posata, riservata, riflessiva, no di certo, un vulcano ecco
cos’è,
esplosiva, impulsiva, energica, esuberante, chiassosa, dedita ai colpi
di
testa, però sa essere generosa e coraggiosa molto
più di me. Lo dimostra
l’ennesimo colpo di testa che si avvia a fare, domani
andrà in comune per le
pubblicazioni, è così decisa a sposare
Gianandrea. E io? Perché nemmeno per un
secondo ha proposto a me di fare qualcosa insieme per Davide? Si
è vero le ho
detto che volevo andare a Berlino e mi sono pure arrabbiato
perché lei faceva
parte del complotto con Suor Angela sul padre di Davide,
però se si fosse aperta
con me, se mi avesse chiesto di adottarlo insieme Davide io sarei
ancora così
deciso a partire per Berlino? Io non sopporto nemmeno l’idea
che lei si sposi
con quello!”
“Oh
oh! Ma che diavolo mi prende,
prima voglio una cosa e un secondo dopo voglio quella opposta, sembro
un
bambino che non sa dire scegliere se vuole andare sullo scivolo o
sull’altalena!
Non riesco a decidere, io Guido Corsi che ho sempre trovato la mia
forza nella
capacità di analizzare lucidamente le situazioni e di
prendere le opportune
scelte non so decidere. Io sono sempre andato avanti dritto per la mia
strada,
ho sempre contato solo su me stesso. Forse stavolta è
difficile perché partire
è la soluzione più semplice, più
giusta, più ragionevole ma è anche la
decisione che non farà soffrire solo Davide e Azzurra,
stavolta fa un male cane
anche a me!”
Squillò il
cellulare.
“Pronto?”
“Amore,
che voce che hai? Cosa
stavi facendo?” era Beatrice.
“Preparavo
una borsa, voglio
andare in albergo questi ultimi giorni, credo che sia meglio
così”
“Infatti,
è la soluzione migliore
così cominci a riprendere in mano la tua vita e ad
allontanarti da quel
convento, vedrai ti farà bene”
“Certo”
rispose lui non convinto.
“Amore
guarda che lo so che non è
facile, ne abbiamo già parlato anche altre volte, ora sei
triste, ormai ti eri
abituato a vivere con Davide, ad essere circondato da tante persone
affettuose,
ma è stata solo una parentesi, la tua vita non è
questa. Pensa se rinunciassi,
Azzurra e Gianandrea si stanno per sposare, andranno a convivere,
cercheranno
di crescere insieme Davide. A te cosa rimarrebbe? Vuoi seppellirti in
un
convento facendo il tutor di una residenza universitaria a vita? E poi
detto
tra noi stanno cominciando a girare strane voci sul rettore Alfieri, su
sua
figlia Chiara e su Suor Angela, quindi fossi in te, andrei via da
lì prima che
la situazione possa compromettere il tuo percorso accademico”
“Si,
hai ragione, hai ragione
come sempre Beatrice. E’ arrivata la mia occasione e sarebbe
stupido sbatterle
la porta in faccia”
“Ah,
c’è una cosa che volevo
dirti, io sono pronta ad aspettare i tuoi tempi e non ti ho mai chiesto
nulla,
a me le cose tra noi vanno benissimo così, ma se il motivo
che ti legasse a
Modena è l’idea di avere una famiglia, io sono qui
Guido. Potremmo avere una
casa da dividere insieme e un bambino davvero nostro. Pensaci”
“Ora
sono stanco. Vado a dormire.
Buonanotte Beatrice”
“Buonanotte
amore”
“Azzurra,
nonostante tutto, ama
Gianandrea altrimenti non avrebbe accettato di sposarlo e non avrebbe
continuato a vederlo anche dopo la loro rottura, insieme si prenderanno
cura di
Davide, restare qui che senso ha? Anzi probabilmente vederli diventare
una
famiglia mi distruggerebbe, mi farà soffrire più
che allontanarmi. Vado a
Berlino, torno alla mia vecchia vita, comincio a valutare dei progetti
con
Beatrice e riuscirò finalmente ad avere il controllo della
mia esistenza e del
mio cuore. Ritornerà tutto come prima, anche
meglio”.
Azzurra
osservava Davide dormire
nel suo letto, era inquieto nel sonno, lei lo accarezzava di tanto in
tanto e
cercava di rassicurarlo e di fargli sentire la sua presenza, non lo
avrebbe
lasciato mai, per niente al mondo. Inquieta e in cerca di
rassicurazioni lo era
anche lei, ma purtroppo nessuno le prendeva la mano e le infondeva
coraggio, certo
suor Angela le stava vicino il più possibile, cercava di
sostenerla in ogni
modo e Gianandrea nonostante lo avesse lasciato su due piedi a San
Valentino
era pronto a sposarla pur di stare con lei e di dare una famiglia a
Davide.
Peccato che non era l’uomo che voleva lei vicino in quel
momento. Perchè il
cuore non seguiva più la sua mente come faceva un tempo?
Quando si “innamorava”
a bacchetta e se lei decideva che voleva uscire con uno, puff, come per
magia
quello diventava pure interessante e si puntava diritto a cena e
dopocena
insieme. “Ma quando sono cambiata io, eh? Quando?
Perché adesso voglio un uomo
a cui non interesso nemmeno di striscio, voglio crescere questo bambino
e
voglio costruire una famiglia tutta mia? Deve essere colpa di suor
Angela, sì
madre Teresa di Calcutta, è stata lei sono sicura, mi ha
convertito pure a me!”
si rabbuiò.
“Adesso
basta lagnarsi però, eh,
anzi devo scegliere qualcosa da mettere per domani, devo andare in
comune con
Gianandrea per le pubblicazioni, mi tremano già le gambe,
sarò capace di andare
fino in fondo a questa cosa? Qual è la faccia che ha una che
va dall’ufficiale
di stato civile per sposarsi?” Sospirò.
“Devo pensare alla faccia che avrei se
andassi con Guido domani in comune allora sì che sarei tesa,
emozionata, entusiasmata,
mi tremerebbero davvero le gambe!” si fermò a
guardare la foto de “la
zingarella del boccaccino” che aveva appeso in camera ed ebbe
un momento di
rabbia “Eh no, no, non devo fare così, ogni cosa
spunta Guido in mezzo, devo
pensare al primo incontro con Gianandrea e racconto quello con lui,
devo andare
in comune e mi illudo di andarci con lui, non è normale, non
posso fare così!
E’ solo peggio! Mannaggia!” si diresse verso
l’armadio “Gli abiti, i vestiti
che devo indossare domani per il mio futuro sposo”
passò in rassegna mezzo
guardaroba e si fermò trattenendo tra le dita su un certo
vestito rosso,
sospirò nuovamente “Rosso… rosso come
l’amore, come la passione, come il colore
del San Valentino, rosso come il cuore, rosso come il sangue che ti
schizza via
dal cuore quando te lo mandano in mille pezzi!”
“Domani
sarà una giornata
intensa, meglio che me ne vado a dormire, da domani mi
impegnerò con tutta me
stessa affinché tutto torni come prima, quando credevo
davvero che mi piacesse
Gianandrea e non avevo affidato la mia felicità e la mia
vita a Guido, da
domani ritornerò indietro a quando non avevo perso la testa
per lui, sarà anche
meglio di prima!”
“Poi,
tutto torna come prima, ma non è più la stessa
cosa.”
Alessandro
Baricco
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Capitolo 6 *** Capitolo 6. Come si organizza una caccia al tesoro ***
Capitolo 6. Come si organizza una caccia al tesoro
“Quindi
sarai il mio papà per
sempre?” gli disse buttandogli le braccia al collo Davide.
“Per
semprissimo” rispose con le
lacrime agli occhi Guido, continuarono a restare abbracciati a lungo,
Guido gli
accarezzava la testa, lo stringeva e si commuoveva, Davide restava con
il capo
sulla sua spalla, ad occhi chiusi, si sentiva al sicuro, adesso
sì che era
felice. Quando si staccarono, si guardarono sorridendo e poi Guido gli
chiese
“Adesso ti va di darmi una mano! Devo conquistare una
persona”
“Azzurra”
“Si
Azzurra! Lei è pazzesca” dichiarò Guido
“E’
perfetta per noi avevo proprio
ragione” fu d’accordo Davide, risero di nuovo
“Ma hai un piano?” chiese
speranzoso il piccolo.
“Si
ho un piano!”
“Facciamo
finta di essere felici con
Beatrice così lei diventa gelosa e ci dice che vuole
noi?”
Guido
rise di gusto
“Lo stesso piano che hai attuato con me, eh furbetto! No
niente Beatrice e
niente bugie. Davide guarda che non è bello giocare con i
sentimenti delle
persone, non si scherza con il bene degli altri, almeno su questo non
prendere
esempio da Suor Angela!”
“Nemmeno
a fin di bene?”
“No
nemmeno a fin di bene,
machiavellico!”
Lui
lo guardò perplesso “E’ allora come fai
a fare innamorare
Azzurra?”
“Eh
fosse facile farla innamorare di me, io spero che lei ci voglia
bene e che voglia avermi accanto”
“Io
la voglio vicino a me” affermò Davide
“Anche
io la voglio accanto a me, ma tu devi aiutarmi, non sarà
semplice quello
che dobbiamo fare”
“Sono
pronto” disse il piccolo, mostrandosi attento ad ogni
sua parola.
“Dobbiamo
trovare delle scatole, vuote, piccole, grandi, di
qualsiasi dimensione e poi mi serve un pennarello, poi dobbiamo
disegnare delle
frecce, dobbiamo colorarle e dobbiamo costruire un percorso, se voglio
avere
una speranza con Azzurra devo farle ricordare tutti i momenti in cui
siamo
stati insieme, quando siamo stati felici, quando l’ho
rimproverata, quando
abbiamo litigato, quando ci siamo fatti forza a vicenda, insomma tutti
i
momenti che mi hanno fatto innamorare di lei giorno dopo
giorno!”
“Pazzeschissimo!
Una caccia al tesoro!”
“Infatti!
Su forza mettiamoci
all’opera”
Dopo
qualche ora Davide si era appisolato con la testa e le braccia
appoggiate al tavolo della cucina, Guido invece continuava a disegnare
e
tagliare frecce, portò il bambino a letto e trascorse una
notte insonne. Troppe
emozioni che gli ribollivano nel sangue, troppe parole che gli
ronzavano nella
testa e troppe palpitazioni forti che mettevano a dura prova il suo
cuore.
Aveva Davide! Si adesso Davide era suo ed ora voleva anche Azzurra, lei
sarebbe
stata sua? Loro sarebbero stati una famiglia?
Erano
le sei del mattino, aveva
preparato il suo vestito elegante, si era fatto la barba, aveva provato
mille
discorsi diversi di fronte ad uno specchio, aveva studiato frasi e
frasi da
dire, parole più adatte, espressioni da usare,
chissà perché quando pensava di
essere pronto non si ricordava più nulla di quello che aveva
pensato. Era
mostruoso, ma doveva svegliare Davide, aveva bisogno di lui per far
funzionare il
piano e aveva bisogno di loro! Si loro! Suor Angela, lei era
necessaria, aveva
sempre una parola buona per tutti, era così consolatoria,
così brava a leggere
nel cuore degli altri, aveva bisogno di lei per essere incoraggiato,
per non
sentirsi stupido e soprattutto per avere una spalla su cui piangere se
lei lo
avesse rifiutato!
“Ma
davvero sarei capace di piangere se lei non mi volesse?”
si chiese in preda al panico.
Chiara
e Nina, si Chiara e Nina loro dovevano
piazzare le scatole nel convento, sulle scale, la
spiritualità e la
razionalità, servivano per forza in quella situazione e poi
Margherita, si
Margherita, conosceva Azzurra come le sue tasche, una delle sue
vittime, pensò
ridendo e solo lei poteva aiutarlo a capire se stesse andando
definitivamente
fuori strada oppure se stesse cogliendo nel segno! Ma dove erano tutte
loro?
Semplice in camera della futura sposina perché la sera prima
dovevano fare
l’addio al nubilato e siccome quella zona era off limits per
i maschietti e
dato che con il suo nervosismo avrebbe svegliato tutto il convento,
Davide era
il perfetto cavallo di Troia, colui che si sarebbe introdotto in camera
di
Margherita, avrebbe svegliato suor Angela e le ragazze, le avrebbe
fatte
scendere giù al bar, dove le aspettava lui, in procinto di
attuare la
strategia!
“Allora
socio tutto chiaro?”
chiese Guido
“Molto
chiaro, vado di là e le
sveglio piano piano, ma le sveglio e le faccio scendere giù
al bar!” confermò
Davide.
“Perfetto!
E Azzurra?”
“No
lei no, glielo dico subito a
suor Angela, non fatela svegliare per nessuno motivo al
mondo” affermò il
piccolo, Guido annuì e sorrise.
Pochi
minuti dopo arrivarono al
bar, mezze stravolte Chiara, Nina, Margherita e suor Angela.
“Oh
ma che succede? Mi devo
preoccupare?” chiese subito la consorella.
“No
eh, preoccupare no, vi prego
è il mio matrimonio non voglio preoccuparmi, non voglio che
accada niente di
brutto!”
“Ma
perché abbiamo lasciato
dormire Azzurra e hai chiesto solo a noi di scendere?” chiese
Chiara
“Forse
si è stufato di averla
sempre tra i piedi e voleva godersi una colazione in pace”
aggiunse Nina.
“No
non è vero, io e il mio papà
(Guido rise) abbiamo un piano e voi dovete aiutarci”
“Tu
e il tuo papà, ma che c’entra
Paolo Marino adesso?” chiese suor Costanza entrando.
“No
il mio vero papà è Guido,
l’altro che è mio papà se ne
è andato e mi ha lasciato qui con lui!”
“Oh
che bello!” Suor Angela corse
incontro a Davide e lo abbracciò, riservando poi una carezza
sotto al mento a
Guido.
“Ah
l’avevo detto io che oggi che
mi sposo, voglio solo notizie belle!”
“Infatti
non è finita qui”
aggiunse Guido rivolgendosi al tavolo della sala.
Tutte
si voltarono e videro sette
frecce ritagliate da cartoncini di vario colore, otto scatole, un paio
di
buste, un pennarello, poi c’erano due libri
“Filosofia della storia e Storia
della Filosofia”, poco distante una “Grammatica
Russa”, un cartoncino con
scritto Pretty Woman, la patente di Guido, ma che significava?
Davide
intervenne subito “Azzurra
è pazzesca ed io voglio che stia sempre con me e con Guido,
io l’ho già
conquistata, ma ora tocca a Guido!”. La parola
passò al complice.
“Voglio fare un
percorso con degli oggetti che
faccia ricordare ad Azzurra cosa hanno significato questi nove mesi
insieme,
voglio che capisca che la amo con tutti i suoi difetti, che la amo
perché è
lei, che la amo! Io quasi non ricordo più gli ultimi 8 anni
della mia vita, ma
ricordo tutto quello che mi è successo, che ci è
successo da quando la conosco.
Secondo voi è una buona idea? Ho qualche speranza?”
“No
non ci posso credere,
davvero?” esplose dalla felicità suor Angela.
“Che
bello, che bello, che bello”
cominciò a saltellare per la stanza Margherita.
“L’amore
è il sentimento più
bello e più forte che un cuore umano possa
provare” disse Chiara
“Oddio
mi viene da vomitare, però
che pensiero carino, sembra quasi un processo avv. Corsi, ricostruzione
dei
fatti, raccolta di prove ed indizi, dibattimento,
complimenti” fu la risposta
di Nina.
Davide
gli porse la benda “metti
anche questa, in fondo è anche merito mio se vi mettete
insieme”
“Diamo
a Cesare quel che è di
Cesare!” rispose suor Angela
“Ho
bisogno di qualcuno che si
intrufoli in camera di Azzurra, senza che lei se ne accorga”
dichiarò Guido.
“Posso
farlo io, so tutto di
quella stanza!” disse Margherita “Cosa vuoi che ti
prenda?”
“Mettile
sul letto, l’abito
rosso, quello che aveva l’altra sera, alla festa a cui siamo
andati insieme,
poi mi servono anche i sandali rossi che indossava quella sera e poi le
lasci
questa busta, ah è non dimenticarti la lista, quella dei
milionari single su
cui voleva fare colpo”
“Aspetta”
la fermò Nina
“Considerato il soggetto così riservato e
composto, mettile anche questa sul
letto” e le porse un’altra busta.
Guido
la guardò con sguardo
interrogativo “Cos’è?”
Nina
aprì la busta e gli fece
leggere il contenuto “E smettila di urlare”
“Si…
si va bene, sono d’accordo”
Pochi
minuti dopo la sposina fu
di ritorno, Chiara e Nina sistemarono le scatole con dentro gli oggetti
e poi
insieme a Davide e Margherita le posizionavano dove il piccolo
attaccava le
frecce.
Guido
rimase solo in cucina con
un’altra scatola a strisce e qualcosa che si rigirava tra le
mani, Suor Angela
lo raggiunse “Cos’è?”
Lui
richiuse in fretta l’oggetto nella scatola “Una
stupidaggine!”
“E’
per Azzurra?” Lui annuì intristito “Eh
beh cos’è questa
faccia?”
“Ma
secondo lei un uomo può fare una dichiarazione
d’amore senza un
solitario di brillante? E con questo coso?” le disse
aprendolo “Vabbè poi lo
chiedo a lei, quante dichiarazioni d’amore con brillante
avrà avuto lei” le disse
“Ma che bello, ma l’hai fatto tu?”
"Si,
l’ho fatto stanotte in giardino, non
riuscivo a chiudere occhio, l’ho fatto pensando al fatto che
lei per me è un
fiore, un fiore rosso, come il colore che le dona così
tanto, lei è bellissima
suor Angela, l’altra sera alla festa io ero così
felice di averla accanto a me!
Azzurra potrebbe avere il meglio! Perché dovrebbe volere me,
io l’ho delusa, me
l’ha anche detto, io non penso che sia un amore
corrisposto!”
“L’amore
vero non
si misura con i gioielli che si regalano a suo suggello! Guarda che
Azzurra non
vuole più un uomo ricco da cui essere mantenuta, che le
regala un anello di
brillanti, una borsa firmata e che poi la lascia sola con le sue
insicurezze,
le sue fragilità. Non lo voleva neanche prima, credimi, era
solo un modo per
difendersi. Poteva sposare Gianandrea che la adorava e non
l’ha fatto, prima
ancora poteva continuare con quella storia assurda della lista e non
l’ha
fatto. Tu devi aprirle il tuo cuore! E poi come fai a dire che Azzurra
non ti
ama, se prima non gli dici quello che provi per lei?” fece
una pausa ripensando
a quando questa frase l’aveva detta a lei in giardino, che
carini quei due,
erano proprio innamorati ma erano dei gran testoni, orgogliosi ed
insicuri!
Guido
si alzò e per la prima volta
da quando era lì, l’abbracciò, fu un
abbraccio spontaneo e sincero, che terminò
con un sorriso.
“Abbiamo
fatto tutto!” disse Nina
“Tutto sistemato” confermò Chiara
“Adesso è arrivata l’ora di entrare in
azione!” ordinò Davide.
“Va
bene, va bene, allora tutti a
cambiarci per le nozze e poi tra cinque minuti ai nostri posti e mi
raccomando
appena si sveglia avvertitemi!”
“Ricevuto!”
rispose Margherita
“Tranquillo,
nonostante il
biglietto, quando sentirai strillarla come una matta per le stanze o
per la
balconata, capirai che sta arrivando!”
“E
che dio ci aiuti” concluse
Guido.
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Capitolo 7 *** Il matrimonio di Margherita: amore, famiglie e convento ***
Emilio era impaziente all’altare, la
sposa era notevolmente
in ritardo, Suor Costanza, in prima fila, teneva compagnia alla
famiglia di
Margherita, dall’altra parte c’erano i parenti ed
alcuni amici dello sposo,
Chiara e Nina erano pronte con il cuscino delle fedi ad un lato
dell’altare, i
testimoni sarebbero stati il fratello di Emilio, Michele e Azzurra.
“Suor Angela… Suor
Angela” la chiamò Davide, tirandole il
lembo della tonaca perché lei sull’ingresso della
cappella, guardava fuori in
cerca di chi mancava ancora all’appello.
“Si Davide dimmi”
“Ma Azzurra e Guido dove sono?”
chiese il bambino.
“Come Azzurra e Guido? Ma
perché non ci sono nemmeno loro!
Oh Signore!” si affacciarono in cortile e i due piccioncini
erano ancora là,
dove li avevano lasciati quasi un’ora prima.
“Allora tesoro dammi una mano tu, vai
lì, digli che il
matrimonio sta per cominciare e che devono entrare in cappella, Azzurra
poi è
pure la testimone, io invece vado a vedere che fine ha fatto
Margherita”
Davide corse subito e suor Angela asserì
“Io faccio zac
oggi, io! Non Emilio o Suor Costanza”
“Azzurra… Guido”
“Ohi amore” rispose subito lei
staccandosi da Guido.
“Suor Angela ha detto che dobbiamo
entrare in chiesa perché
sta cominciando il matrimonio”
“Si… si…
è vero hai ragione” confermò Guido.
“Poi ha detto pure che tu devi
testimoniare Azzurra, ma
perché? Non è una cosa bella il
matrimonio?”
“Certo che è una cosa bella il
matrimonio, è bellissima, ed
io testimonierò che Margherita ed Emilio si amano. Ora
andiamo su, su. Non
posso fare tardi” si diressero alla cappella “Io
sono la testimone” urlò lungo
il tragitto. E Guido e Davide alzarono gli occhi al cielo.
Quando Margherita entrò in chiesa, le
note della marcia
nuziale risuonarono dall’organo, l’atmosfera era
emozionante, nell’aria c’era
il profumo dei fiori, dell’amore, della tenerezza, della
fiducia, che
accompagnava i due giovani e che era condivisa dalle persone a loro
più care.
Dopo lo svolgimento della cerimonia religiosa, ci
furono le
foto di rito, poi il banchetto nuziale che era stato organizzato al
bar, dove
grazie a un catering e alla supervisione della mamma di Margherita
furono
preparati a buffet dei piatti molto gustosi.
Infine, ci fu una piccola sorpresina per gli sposi,
in
particolare per Margherita che sprizzò energia da tutti i
pori, quando su un
carrello spinto da Azzurra e Michele entrò in sala una mega
wedding cake a
sette piani tutta bianca, con dei decori di rose bianche e rosa.
“Ma è bellissima, è
bellissima, grazie, grazie, è proprio
come quella che ho sempre sognato” saltò dalla
sedia la sposa che corse
incontro ad Azzurra per abbracciarla “Grazie mille, sei
l’amica più cara che
ho”
“Si, va bene però adesso,
mollami, eh! Altrimenti mi
sgualcisci il vestito e mi fai pure piangere, si rovina il trucco!
Basta
abbracci e basta smancerie, fai il taglio della torta Marghi!”
Poi gli sposi ringraziarono anche Michele che aveva
partecipato alla sorpresa con Azzurra.
“Sei stata davvero carina a far
realizzare la torta per
Margherita e mio fratello, lei era felicissima e so bene che convincere
quel
maestro pasticciere non è stato facile”
“Infatti, ma avrei mosso mari e monti per
darle questa
piccola felicità, poi diciamo che io me la cavo sempre in
qualche modo e alcuni
contatti mi sono rimasti ancora nella Modena bene”
Guido era con Davide e Suor Angela, gli stava
raccontando
che aveva intenzione di consultare un buon avvocato, esperto di diritto
di
famiglia, per tutelare la sua paternità del bambino.
“Senti che ne dici, se dopo il matrimonio
andiamo a bere
qualcosa insieme? Conosco anche io tanti bei posti della Modena
bene” cominciò
a corteggiarla Michele.
Guido li guardava da lontano e li teneva sotto
controllo con
lo sguardo, si era avvicinato per rispondere per le rime al ragazzo, ma
ci
pensò lei “Ti ringrazio, ma stasera sono
già impegnata con il mio fidanzato, ah
eccolo il professor Guido Corsi”
“Piacere” disse Michele senza
nemmeno allungare la mano
“Buona festa”, poi si allontanò seccato.
“Tu ai matrimoni non puoi essere lasciata
sola un attimo,
eh! Sei troppo bella amore, troppo bella” osservò
Guido.
Lei sorrise “Sei più bello tu
quando mi chiami amore”
Sorrisero insieme e si baciarono.
In serata gli ospiti se ne andarono, Margherita ed
Emilio si
avviarono a Rimini per la loro prima notte di nozze e le ragazze
diedero una
mano a sistemare il bar per l’apertura del giorno successivo,
Guido invece
portò Davide in stanza per farlo addormentare.
Poco dopo lo raggiunse Azzurra
“Ehi?” la accolse lui.
“Davide dorme?”
“Si dorme come un angioletto. E tu,
invece, come mai non sei
in camera tua?”
“Volevo darti la buonanotte”
gli disse avvicinandosi e
ricominciarono a baciarsi appassionatamente.
“Se continuiamo così io non mi
fermo alla buonanotte amore e
credimi il mio autocontrollo se ne è andato già a
farsi benedire” osservò Guido.
“E tu non lo sai che quando perdi il
controllo mi piaci
ancora di più professore”
Si spostarono in camera di lui “ma tu sei
sicura? Con Davide
nell’altra stanza, qui in convento”
“Tecnicamente qui non siamo in convento,
ma
nell’appartamento del custode, Davide dorme profondamente ed
io non sono mai
stata così sicura in vita mia”
“Lo sai che ti amo” le disse
lui tornando a baciarla
“Si lo so, ma io sono sempre
più felice ogni volta che me lo
ripeti”
********
Il mattino seguente.
Azzurra si muove nel letto, poi quando apre gli
occhi nota
che Guido è accanto a lei e la osserva.
“Buongiorno” le augurò lui.
“Buongiorno anche a te, ma che stavi
facendo?”
“Ti guardavo mentre dormivi ed oltre a
poterti ripetere che
ti amo ti posso ripetere anche che sei bellissima?”
“Devi ripetermelo! E’
obbligatorio! E comunque ti proibisco
di osservarmi mentre dormo, quella è un’esclusiva
che spetta a me e un diritto
di precedenza che mi sono conquistata io, caro prof!”
Lui la guardò confuso “Che
significa? Non capisco?”
“Che lo spettacolo di vederti di dormire
è riservato a me,
di solito sono io che faccio queste cose! Cominciamo a mettere in
chiaro i
ruoli”
“Tu? Tu venivi qui di notte e mi guardavi
dormire?”
“Esatto e devo dire che non sei niente
male”
Lui la baciò “Tu comunque sei
matta, eh!”
“Colpa tua che mi hai fatto innamorare,
sexyprof! E’ a
proposito se mentre sei il tutor qui, becco qualche studentella che ti
sbava
dietro le tiro appresso tutti i tuoi libri di diritto, così
vediamo se non le
faccio passare la voglia”
“Sei pericolosa, lo so! Ma è
anche per questo che ti amo!”
Ripresero a baciarsi, mentre si rivestivano.
Davide bussò alla porta e poi
tossì, ma loro continuarono
imperterriti.
“Ma state sempre a baciarvi?”
chiese il bambino.
“Guarda
nano non ti lamentare che è pure colpa tua se siamo
finiti per innamorarci e comunque vieni qui” gli
ordinò Azzurra e quando si
avvicinò gli sistemò la polo che aveva messo nei
pantaloni, lo strinse e lo
baciò “Ti voglio bene Davide”, si
abbassò anche Guido “Anche io ti voglio bene
ometto e sappi che per noi sei e sarai sempre la cosa più
importante” “Anche io
vi voglio bene perché voi siete la mia famiglia”
«Quando si ama non
vi è nulla di meglio che dare sempre, tutto, la propria
vita, il proprio
pensiero, il proprio corpo, tutto quel che si possiede; sentire quel
che si dà;
mettere tutto in gioco e poter dare sempre di più.»
Guy de Maupassant
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Capitolo 8 *** Capitolo 8. La caccia al tesoro di Azzurra ***
Capitolo 8. La caccia al tesoro di Azzurra
Alla fine della sua lezione universitaria in
facoltà, Guido
rientrò stanco ma felice, quella sera sarebbe uscito con
Azzurra e Davide,
sicuramente si sarebbe divertito, però in giro
c’era uno strano silenzio, poi
le stranezze continuarono perché lui notò subito
uno dei suoi tomi di diritto,
nel bel mezzo del chiostro, con una freccia che indicava la direzione
da
seguire.
Sulla prima pagina c’era scritto
Sei
irruento
con spillato sotto il biglietto da visita del
ristorante in
cui si erano conosciuti la prima sera, quando lui per difenderla aveva
sferrato
un pugno a quel suo ex. E poi, la mente andò a quando anche
per difendere
Davide, sul campetto di calcio aveva mollato un destro a uno dei
genitori
seduti in tribuna o quando era stato lui a prenderne uno da quel tipo,
che lei
frequentava, che li aveva portati in giro in Ferrari facendo venire la
congiuntivite a Davide.
Al pozzo che si trovava al centro del chiostro
c’era un
altro libro sulla panchina
Sei
pignolo
Con dentro al libro il disegno di Davide, del
pulmino di
suor Angela, che lui aveva corretto perché grazie era
scritto con una z di
troppo, poi il riferimento era per l’ottimissimo che lui le
aveva corretto
definendola ignorante o per quando le aveva detto che non aveva messo
il
sostantivo alla sfilza di aggettivi, poco carini, che gli aveva rivolto
dopo la
questione del giudice.
Sulle scale altra freccia, altro libro e altra
scritta
Sei
antipatico
Nel libro un ritaglio di giornale, che parlava
dell’Istituto
di Cultura Russa, lo stesso che avevano letto insieme quel giorno nel
suo
studio quando lei gli chiedeva aiuto per conquistare Gianandrea. Il
rimprovero
era per le volte in cui si era rivolta a lui e lui aveva tagliato corto
con un
“non ho tempo” o quando era stato sempre poco
disponibile, quando aveva
“liquidato” Abati che era sparito dalla
circolazione dopo avergli parlato,
quando non voleva darle una mano con il giudice o con il fare colpo su
Gianandrea. Per non parlare, poi, di quando voleva accettare la
cattedra a
Berlino e lasciare lei e Davide per andarsene con Miss Moscetta.
Sempre sulle scale vi era un libro d’arte
aperto su una
determinata opera “La zingarella del Boccaccino”
Sei
delirante
E
prima fai le cose e poi le
ritratti
Vi era scritto su un bigliettino. Guido
ripensò alla
varicella, alla febbre e ai loro baci, a quello che le aveva detto, al
fatto
che non era vero che non era in sé e non ricordava nulla di
quella sera, come
le aveva riferito successivamente. Anzi, ricordava fin troppo e la
paura di
svelarsi, di essere deriso, che tutto fosse troppo complicato lo aveva
spinto a
negare, a ridimensionare cosa aveva significato anche per lui quel
momento.
Sulla balconata sempre seguita da una freccia
c’era un altro
libro e dentro la sua carta di credito.
Però
sei un uomo generoso
Lui rise e ricordò quando gli aveva
confessato di aver speso
800 euro credendo che lui fosse ricco e avaro, aveva comprato tute e
abiti per
Davide, massaggi in un centro benessere per lei e Margherita,
l’mp3 per Natale
per il piccolo… Poi c’erano tutte le volte che
aveva aiutato Suor Angela, Nina,
Margherita, Chiara, lei stessa con il padre…
Entrò in casa e sul tavolo
c’era una foto di lui e Davide
sul campo di calcio.
Sarai
un buon padre
Impossibile non pensare a quando aveva aiutato
Davide, con i
compiti, con il calcio a tutti i momenti che avevano condiviso insieme
e a
quando lo aveva stretto a lui confessandogli che sarebbe stato, per
sempre, il
suo papà.
E
anche un ottimo fidanzato…
Indossalo
e raggiungimi al bar
Questo era l’ultimo messaggio scritto in
una busta bianca
sul letto accanto ad uno dei suoi vestiti eleganti, nero con camicia
bianca e
cravatta grigia, ma lui quando l’aveva indossato
l’ultima volta quel vestito?
Se ne ricordò e sorrise comprendendo le sue intenzioni.
Quando arrivò in sala, lei era seduta su
uno degli sgabelli,
poi si alzò in piedi, era meravigliosa, abito nero che la
fasciava
delicatamente e che le lasciava le spalle scoperte nonostante un
coprispalle
velato che lei tentava di tener sistemato.
“Cos’è questa
storia?” le disse lui avvicinandosi e
ripentendo le stesse parole che aveva usato Azzurra nella medesima
occasione.
“E’ la nostra storia”
rispose lei “Non brillo certo per
originalità, lo so, ho copiato spudoratamente la tua idea.
Però volevo dirti
che ti amo Guido Corsi, che ti amo tanto, che ti amo per come sei, che
ti ho
amato anche quando per te era difficile lasciarti andare e che spero di
meritare la tua fiducia, il tuo amore, io ce la metterò
tutta per far
funzionare le cose tra di noi e ci tenevo a dirtelo”
Lui la baciò.
“E visto che abbiamo mandato a monte la
nostra cena di San
Valentino, credo che la seconda occasione ce la meritiamo
tutta”
Lui rise “E Davide? L’ha
riorganizzata lui anche stavolta?”
“In parte
si, ma mi hanno aiutato un
po’ tutti, come hanno
fatto anche con te”
“Ed ora dove sono? Con me hanno preteso
di partecipare alla
scena fino all’ultimo”
“Ma io so essere più
persuasiva professore. Davide è fuori
con Emilio e Margherita. Nina è a studio e poi dorme dalla
madre, sai si sente
un po’ sola senza Chiara, Chiara non
c’è, sta facendo il suo percorso di
discernimento e le consorelle si sono ritirare nelle loro stanze per
lasciarci
campo libero”
Risero e finalmente cenarono insieme a lume di
candela.
È
difficile
definire l'amore. Tutto ciò che se ne può dire
è che nell'anima è passione di
prevalere, nella mente è simpatia e nel corpo non
è altro che desiderio occulto
e sottile di possedere, dopo tanti misteri, ciò che si ama.
François
de La Rochefoucauld,
Massime, 1678
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Capitolo 9 *** Capitolo 9. Una vacanza al mare tra passato, presente e futuro ***
Capitolo 9. Una vacanza al mare tra passato, presente e
futuro
Cosa
è l’amore?… È la stella del
mattino e quella della sera.
(Sinclair Lewis)
“Buongiorno,
ben svegliata
bellissima” le disse dolcemente Guido, mentre lei si
stiracchiava e sbatteva
gli occhi. Erano ormai tre mesi che stavano insieme, a lei ancora non
sembrava
vero, ogni risveglio così, era straordinario.
“Buongiorno
amore!” si baciarono
e poi sorrisero insieme
“Ma
lo sai che sei proprio una
dormigliona?”
“No…
questo non è vero, da quando
mi occupo di Davide, ho cambiato radicalmente i miei orari, in passato
non mi
alzavo mai dal letto prima di mezzogiorno e rientravo
all’alba”
“Che
vita sregolata la mia
cenerentola, però lei non rientrava mai più tardi
di mezzanotte, altrimenti la
carrozza si trasformava in zucca”
“Hai
finito di prendermi in giro?
Grazie! E Davide?”
“E’
giù al bar, sta leggendo un
libro per le vacanze”
“Un
libro per le vacanze? Ma
perché esistono pure i libri per le vacanze? Ma quelli che
si devono studiare
durante l’anno scolastico non bastano? Voi professori siete
proprio un
mortorio, ci godete a rovinare un po’ di sano riposo ai
vostri studenti!”
Lui
finse di contrariarsi.
Lei
si alzò e versandosi del
caffè si rese conto che sul tavolo della cucina
c’era una busta
“E
questa?”
“Aprila”
Si
guardarono come se, da quando
era successa la stessa cosa durante la caccia al tesoro, non fosse
passata che
un’ora invece di tre mesi.
“Una
settimana di soggiorno per
due adulti e un bambino presso l’hotel **** ad Amalfi? E la
data di ingresso è?
Dopodomani?” non poteva credere ai suoi occhi.
“E
questo è perché noi professori
siamo un mortorio, che non sanno godersi un po’ di sano
riposo e che non lo
permettono nemmeno ai loro studenti”
“Wow
wowwow, la costiera
amalfitana… oddio che bella, che bella, che bella. Ti amo,
è per questo ti amo”
e gli saltò al collo.
“Eh
lo sapevo io che mi amavi
solo perché ho prenotato una magnifica vacanza!”
“No
ti amo perché sei tu, ti amo
per le tue fragilità, ti amo perché con te mi
sento al sicuro e ti amo perché
tu e Davide siete le cose più belle che ho al
mondo”
Si
baciarono.
“Davide?
Davide lo sa?” chiese
lei
“Non
ancora, andiamo a dirglielo
insieme?”
“Uhm,
uhm” e continuarono a
baciarsi
Bussarono
alla porta prima
delicatamente, poi più energicamente.
Si
staccarono ed entrò Suor
Angela “Buongiorno ragazzi, Guido ti stanno cercando
giù, c’è un tuo collega che
aveva appuntamento con te, un certo Gentovini”
“Claudio,
si Claudio, avevamo
appuntamento” poi guardò l’orologio
“mezz’ora fa”
“Meglio
tardi che mai caro” scherzò
suor Angela
Diede
un bacio veloce ad Azzurra
e poi corse via dicendo “La colpa è tutta di
Cenerentola che mi ha attaccato la
ritardite”
Rimasero
sole.
“Ehi,
scendi al bar per fare
colazione? Poi c’è Davide, credo che si annoi un
po’ magari potete organizzarvi
per una passeggiata a lago, a mare, un picnic, qualcosa per stare
fuori”
“Beh
suor Angela altro che
semplice giornata di mare o picnic, devo correre subito da Davide,
guardi qui?
Settimana di vacanza ad Amalfi tutti e tre insieme”
cominciò a saltellare per
la stanza.
“Ma
che bello, come sono felice
per voi, una vacanza insieme come una vera famiglia, mi sto facendo
vecchia io
o mi fate commuovere voi per quanto siete belli?”
“Si
sta facendo vecchia lei,
ovvio!”
“Seh!”
“Ora
vado da Daviduzzo e poi devo
fare le valigie, comprare i costumi, devo assolutamente comprare dei
costumi e
poi i parei, poi ho bisogno di Margherita… si si non posso
andarci da sola, mi
serve una mano” disse dirigendosi verso la porta
“Oddio!” urlò all’improvviso
“Che
c’è? Che succede?” si
spaventò la suora.
“I
prodotti solari, la crema,
l’abbronzante, il doposole” disse Azzurra
“Lo vede suor Angela me ne stavo
dimenticando, lei mi fa perdere di vista le cose importanti!”
“Ah
io, eh! Io, ti faccio perdere
di vista le cose importanti” sospirò lei.
Il
bagaglio di Azzurra e Davide
non era una valigia, no, “era una bomba ad
orologeria” come l’aveva definita
Guido “sembra pronta ad esplodere da un momento
all’altro”
Fecero
il viaggio in macchina,
alternandosi alla guida, Davide era un po’ annoiato per le
ore di auto, ma era
così felice di stare in vacanza con loro. Quando non guidava
Azzurra preferiva
sedersi dietro con lui e farlo addormentare sulle sue gambe,
accarezzarlo,
sentirlo parlare delle partite di calcetto, degli schemi che provava
con
l’allenatore o degli accordi che aveva imparato con la
batteria. E Guido li
ascoltava silenziosamente oppure a volte interveniva a sostegno
dell’uno o
dell’altro o andando contro ad entrambi, ogni tanto li
guardava dallo
specchietto retrovisore rallegrandosi di quello che stavano costruendo,
di
quello che stavano diventando.
Arrivati
in spiaggia, non
passavano certo inosservati così belli, così
amabilmente chiassosi e aperti al
dialogo, alla conoscenza con gli altri. Guido spesso preferiva leggere
e
rilassarsi sotto l’ombrellone, Azzurra invece adorava il
sole, il mare,
lanciarsi i secchielli d’acqua con Davide e fare insieme i
gavettoni a Guido,
poi costruire i castelli di sabbia era un vero affare di stato.
Guido
era convinto che bisognava
seguire rigidissime regole di distanza, di equilibrio, di distribuzione
del
peso, lei invece era una “caciarona” che sistemava
alla meglio le crepe e i
dislivelli.
“Ma
il tuo castello è tutto
storto. Non è stabile! Quel castello non è
agibile!” disse Guido
“Sarà
stabile il tuo! Guarda…
guarda che pure il tuo sembra la torre di Pisa”
osservò lei
“Non
litigate!” li interruppe
Davide
“Non
stiamo litigando, abbiamo
solo delle divergenze di opinioni” puntualizzò
Guido.
“Infatti
tesoro” confermò Azzurra
“Anzi ora facciamo una gara e vediamo quale castello
è più solido”
5
minuti dopo quello di Guido era
piuttosto lineare, ma non era ben saldo, quello di Azzurra aveva
più crepe e
buchi del Colosseo, non c’era un granché da
scegliere. Infatti…
“Allora
chi ha vinto?” chiese
perplessa lei
“Sicuramente
io, non c’è molto da
dibattere” sentenziò lui
“Eh
veramende… guardate lì”
Loro
si voltarono e si resero
conto che Davide zitto, zitto e solo soletto integrando i metodi di
costruzione
di entrambi aveva fatto un castello preciso, resistente e decisamente
migliore
del loro.
Guido
e Azzurra sembrarono seri e
sorpresi per poi esplodere in una sana risata.
“Allora
ho vinto io?” chiese
Davide.
“Sicuramente”
rispose Guido
“Vinci sempre tu! Anche quando dovevi essere il
giudice!”
“Ah
bene! Ora posso andare al
miniclub con le educatrici?”
“Si
vai, vai” replicò Azzurra
Quando
il piccolo si allontanò
Guido chiese “Ma ti convince questa cosa del
miniclub?”
“In
che senso?”
“Non
lo so è così preso, sempre
con il miniclub”
“Ma
quanto sei geloso tu!”
“Io
non sono geloso!”
Lei
fece una smorfia “Sei
gelosissimo e comunque, hai ragione, è davvero molto
entusiasta del miniclub e
non credo che sia solo per i giochi e per le attività o per
gli amichetti,
secondo me c’è qualche cottarella in
vista”
“Cottarella?
Ma ha 8 anni,
Azzurra?”
“E
che vuol dire scusa? Perché
non ci si innamora a 8 anni? Io il mio primo fidanzatino l’ho
avuto in prima
elementare e mi disegnava cuori ogni giorno!”
“Romanticissimo!”
la prese in
giro Guido “Eh comunque i costumi della tua taglia li avevano
finiti?” chiese
squadrando il bikini multicolor che indossava lei
“Perché?
Che cos’ha, ora, il mio
costume che non va?”
“In
verità, sono un po’ tutti che
hanno una cosa che non va, sono striminziti!”
“Eh
te lo avevo detto io che sei
un gelosone” gli si avvicinò e si
sdraiò accanto “me le fai le coccole
Guidino?”
“Ruffiana!”
le disse e poi si
baciarono stesi al sole.
“Allora
ragazzi, abbiamo scelto i
due capitani, un maschio ed una femmina, che sono già pronti
ed ora dobbiamo
formare le squadre per questa gara di tiro alla corda in riva al mare,
in bocca
al lupo e che vinca la squadra migliore”
Davide
era concentrato ed
emozionato, lui era uno dei capitani dei due gruppi che si erano
formati e
contro c’era proprio lei, la ragazzetta che gli faceva
battere il cuore, quella
con cui gli piaceva parlare di musica, quella che sapeva giocare a
calcio anche
se era una femminuccia, quella che quando lo aveva salutato dandogli il
bacio
sulla guancia, lui era stato contento!
Vinse
lei perché “lei era una
femmina che non si faceva mettere i piedi in testa”, ma anche
lui era duro da
battere, infatti, si accordarono per una rivincita il giorno dopo.
Dopo
aver preso un caffè e una
granita al bar, Azzurra si allontanò per andare a chiamare
Davide, le attività
del miniclub volgevano al termine e loro dovevano prepararsi per la
cena, Guido
rimase sulla terrazza del bar a godersi il panorama.
“Guarda
Ceci che noi uomini siamo
i più forti e sicuramente domani sarà questo tuo
amichetto a vincere, tu bari,
lo distrai facendo gli occhi dolci”
“Marco!
Non ci posso credere
Marco! Ceciliaaaa! Amore!” Azzurra fu davvero felice di
quell’incontro fortuito.
“Azzurra”
la piccola le corse
incontro e la abbracciò, poi la salutò Marco.
Anche loro erano in vacanza nello
stesso hotel. Giulia aveva raggiunto la madre a Napoli per quel giorno,
sarebbe
rientrata in serata. Cecilia si avviò in stanza per
cambiarsi e così Azzurra e
Marco rimasero a chiacchierare, a raccontarsi le ultime
novità. Azzurra fu
estremamente felice quando Marco le disse che lui e Giulia anche se da
pochissimo attendevano un altro figlio. Qualcuno però da una
terrazza notò
subito che Azzurra si era intrattenuta, in una piacevole conversazione,
con
quell’uomo.
La
ragazza, poi, salutò Marco
ripromettendosi di vedersi a cena e raggiunse Davide che
l’attendeva.
In
camera.
“Amore,
ma tu non sai chi è in
vacanza qui come noi, il mondo è proprio piccolo non
c’è nulla da fare!”
“Azzurra
con te il sistema solare
è minuscolo, conosci gente ovunque, hai contatti anche su
Marte?”
“Ah…
ah… ah… spiritoso, comunque
si tratta di Giulia, Cecilia e Marco”
“Ah!”
rimase sorpreso lui “Quel
Marco? Il poliziotto?”
“Marco…
Marco Ferrari, perché
quel Marco, il poliziotto?” chiese imitando il suo tono
“Perché
tu hai un debole per i
poliziotti… quando sono venuti in convento per tuo padre
l’ho sentito quello
che hai detto a Suor Angela e pure quando il rettore Alfieri ha fatto
denuncia
e sono venuti a parlare con Chiara sei stata ben lieta di fargli
strada?”
“Io
fingevo di avere un debole
per i poliziotti, non volevo ammettere che ero stata travolta da un
professore”
e lo baciò.
“Andiamo
a cena che sono
affamato?” come al solito fu la voce della saggezza a
riportarli alle esigenze
reali.
Quando
furono a metà cena
arrivarono Marco e Cecilia ed Azzurra fu ben felice di invitarli al
loro tavolo.
Davide arrossì all'improvviso.
“Davide,
non ti senti bene?”
chiese subito Guido.
“No
no sto bene, solo che fa
caldo!”
“Hai
ragione tesoro, si è alzata
improvvisamente la temperatura, vero?” disse lei facendogli
l’occhiolino mentre
Guido li guardò senza capire.
Conversarono
tranquillamente per
il resto della cena, i piccoli si allontanarono dopo poco per una festa
che era
stata organizzata a bordo piscina. In seguito, i tre si spostarono al
bar, più
tardi Guido si allontanò per andare a controllare i bambini
e Marco e Azzurra
rimasero a chiacchierare del convento, di Margherita, di Suor Angela e
Suor
Costanza, poi cominciarono a scherzare su Giulia.
“Vita
mondana? Non se ne parla
proprio, guarda, poi Giulia è prossima alla laurea e
collabora con un’azienda
che produce software, le uniche ore piccole che facciamo ora sono per
gli
ultimi esami, per la tesi e tra qualche mese credo che avremo le
occhiaie tra
pappe e pannolini”
“Wow!
Che bella prospettiva!”
disse sinceramente lei.
Poi
si guardarono e scoppiarono a
ridere ma qualcuno stava sopraggiungendo in quel momento.
“Se
penso a quando stavamo
insieme noi e alle nottate in giro per Modena, il sushi, le beauty
farm, le
incursioni che facevi nel mio appartamento”
considerò Marco.
“Infatti
se volevi una vita
spericolata dovevi restare con me” rise lei.
“Eh
già! Hai ragione ho sbagliato
scelta, è ovvio!” rispose lui.
“Infatti!
Un vero peccato! Dovevi
scegliere lei, senza dubbio!” disse qualcuno con voce dura,
seria.
Marco
e Azzurra si voltarono, poi
esplosero tutti e tre in una fragorosa risata, seguita dai gridolini di
Azzurra.
“Giulia…
Giulia… Giulia bella!”
si abbracciarono affettuosamente.
“Sempre
la solita matta, eh!
Sempre in giro a sedurre” osservò Giulia.
“No
non è vero ora ho un
fidanzato che amo follemente, un bambino che è la mia vita e
dopo l’estate
comincerò a frequentare un corso di moda e design
all’accademia”
“Wow,
che cambiamenti!
Strepitosa, davvero!”
“Sei
tu ad essere strepitosa ed
auguroni per il nuovo arrivo” le disse Azzurra accarezzandole
il pancino “ma tu
mi devi raccontare un sacco di cose”
“Anche
tu, infatti, per prima
cosa spiegami perché ci stavi provando con mio
marito” disse scherzando
“Veramente
era lui che ci provava
con me, si è pure pentito di averti scelta, guarda
è imperdonabile” disse lei
facendo il tono della vittima.
“Vabbè
ho capito, meglio che me
ne vado, va! Vado a cercare Guido ho bisogno di rinforzi altrimenti voi
sparate
a zero su di me e sulla categoria maschile! Siete spietate”
E
loro cominciarono a raccontarsi
tutto quello che era accaduto nell’ultimo periodo.
Ore
2.00
Azzurra
salì in stanza, dall’ingresso
notò una luce del comodino accesa, che si spense subito dopo
che lei aprì la
porta, controllò Davide che dormiva tranquillamente e poi si
avvicinò al letto,
si cambiò per la notte e raggiunse Guido.
“Amore…
amorino sei sveglio?”
Nonostante
le coccole Guido restò
immobile e non si voltò dalla sua parte.
“Ma
cos’hai? Sei arrabbiato? Ho
fatto tardi hai ragione, ma sai come siamo noi donne, no, quando
cominciamo a
chiacchierare non la finiamo più!”
Guido
sbuffò.
“Tu
piuttosto che fine hai fatto?
Ti sei allontanato per controllare Davide e non sei più
tornato?”
“Ah,
adesso sono io quello che è
sparito! Come sei brava a rigirare le frittate tu, eh!”
“Vabbè
ho capito sei nervoso,
buonanotte!”
L’indomani
mattina.
Azzurra
sentì prima Guido
rigirarsi nel letto e poi alzarsi, pochi minuti dopo, aprendo gli occhi
si
accorse che aveva indossato una t-shirt, un pantalone da tuta e aveva
un
asciugamano sul braccio.
“Ma
dove vai? E’ prestissimo”
disse lei sbattendo gli occhi
“Ho
bisogno di un po’ d’aria, mi
sento soffocare qua dentro, vado a correre”
Azzurra
rimase perplessa e quando
ritornò ad appoggiarsi sul cuscino non riuscì
più a prendere sonno “ma che
aveva Guido ultimamente? Sembrava nervoso proprio con lei, aveva fatto
qualcosa
che aveva urtato la sua sensibilità senza
accorgersene?”
Nemmeno
a colazione si incontrarono,
lei accompagnò Davide al miniclub che era entusiasta di
trascorrere del tempo
con Cecilia, incrociò Giulia e Marco che si avviavano in
spiaggia, mentre Guido
rientrò in stanza per una doccia.
Era
il momento di capire che
stava succedendo e quindi lo raggiunse in camera.
“Amore?
Amore dove sei?”
“Sono
qui, come mai non sei in
spiaggia? E Davide dov’è?”
“Davide
è al miniclub, non vede
l’ora di stare con Ceci, sono così carini insieme,
che tenerezza. Ed io volevo
godermi un po’ il mio amore” gli disse baciandolo,
ma poco dopo lui si scostò.
“Allora
tu non ti sei pentita
della tua scelta?”
Lei
lo guardò con aria
interrogativa “Ma cosa dici? Quale scelta?”
“Lascia
perdere!”
“No
non lascio perdere un bel
niente, è da ieri sera che non ti capisco, parli per rebus,
da un paio di
giorni poi sei nervoso, sei teso e non è normale in vacanza!
Soprattutto alla
nostra prima vacanza insieme”
“Neanche
che un ex ci provi
spudoratamente con la tua fidanzata è normale alla prima
vacanza insieme”
“Un
ex che ci prova con me? Ma
stai dando i numeri, professore?”
“No,
sto parlando di ieri sera,
guarda io odio origliare, è stato un caso, ma vi ho sentiti
ieri sera al bar tu
e il poliziotto”
“Io
e Marco?” e scoppiò in una
gran risata, la sua reazione rilassata fu così spontanea e
coinvolgente che
anche Guido apparve subito più tranquillo rispetto
all’espressione dura e
arrabbiata che aveva avuto fino a poco prima.
“Ti
piace ancora?” le chiese
tamburellando le dita sulla balconata dell’hotel.
“Adesso
che dovrei fare secondo
te, dovrei essere arrabbiata perché mi fai questa domanda
nonostante quello che
c’è tra di noi o dovrei saltarti le braccia al
collo perché sei un gelosone e
allora ci tieni a me?”
“E’
normale che ci tengo a te! Io
ti amo Azzurra e non voglio più dubitare di nessuno,
soprattutto di te, io non
voglio mai dubitare di te, mai! Ho già perso una volta, non
ho lottato, non ho
capito, un’altra volta no. Con te no. Non posso
permettermelo!”
“Amore
mio” a quelle parole lei
scelse la seconda opzione di quelle che aveva valutato prima e gli
saltò al
collo, baciandolo appassionatamente.
“Marco
mi piaceva tanto, è stato
una flirt, breve, intenso e… senza senso! Ho fatto pure la
rima” disse
sorridendo e stemperando la tensione.
“Riesci
ad essere seria?”
“Si
hai ragione!” si schiarì la
voce tossendo“Sono serissima ora, Marco è stato ed
è un amico, gli voglio bene
e sono estremamente felice per lui e per Giulia. E’ un bel
ragazzo, non lo nego
e tu lo sai che io per queste cose ho occhio, però quando ho
capito che provava
qualcosa per Giulia l’ho mollato subito. Eravamo
così soli, spaesati che ci
siamo avvicinati solo per farci compagnia, per combattere la tristezza
di
essere stati abbandonati, delusi, di non avere nessuno al mondo a cui
interessasse qualcosa di noi”
Lui
la accarezzò.
“Poi
Suor Angela ci ha fatti
intravedere l’amore, ci ha fatto sentire amati giorno dopo
giorno, ci ha
accolto, ci ha permesso di guardare dentro noi stessi senza paure,
senza
finzioni e noi non ci siamo accontentati più, lui aveva
Giulia nel suo cuore ed
io avevo la mia strada da trovare”
“E
l’hai trovata?”
“Si
l’ho trovata, mi impegnerò
con tutta me stessa allo stage dell’accademia,
perché ho capito che è una cosa
che mi piace fare, che mi appassiona, chi lo sa magari potrei
realizzarmi nell’ambito
della moda e coniugare la mia passione sfrenata con un lavoro. Poi ho
trovato
il mio amore”
“Che
immagino non sono io”
“Infatti
è Davide, io per lui ci
sarò sempre Guido, Davide mi ha permesso di prendermi cura
della bambina che
sono stata e a cui nessuno ha dato veramente amore! E non è
autocommiserazione,
è stato un modo di crescere, di capire che se nessuno mi
è stato vicino quando
stavo male, quando avevo bisogno di parlare, quando avevo bisogno di
essere
punita, quando volevo essere capita, apprezzata o quando sbagliavo e
nessuno mi
correggeva, questo non significa che io non posso farlo per
un’altra persona.
Io credevo di essere vuota, di non essere capace di affezionarmi alle
persone,
di non poter dare nulla agli altri, perché nessuno me
l’aveva insegnato,
nessuno me l’aveva dato. Davide mi ha fatto scoprire un
mondo. Lui è diventato
il mondo che voglio proteggere, difendere, di cui voglio prendermi
cura. Spero
di non deluderlo, anche se è difficile, spero che un giorno
possa ricordarsi di
me come di una persona che gli ha voluto bene e che l’ha
amato
incondizionatamente”
Guido
la baciò “Tu sei una
persona speciale zingarella mia, Davide ti adora ed è
fortunato ad averti
accanto”
“Ma
guarda che sei fortunato
anche tu, sexyprof!”
“Perché?”
“Perché
io amo
incondizionatamente anche te e se Davide è l’amore
che proverò per tutta la
vita, tu sei l’amore che non voglio perdere, quello che spero
di veder crescere
a dismisura. Guido tu non sei un capriccio di un mese, il flirt di
qualche
uscita, io credo in te e credo in noi! Ho voglia di costruire qualcosa
di
bello, di importante e voglio te! Io mi fido di te e spero che se avrai
un
dubbio verrai da me, che se avrai un brutto presentimento lo
condividerai con
me, che se farò qualcosa di sbagliato e vorrai strangolarmi,
per finta ovvio,
tu ti confronterai con me, allo stesso modo se vorrai sentirmi tua io
sarò qui!
Ma te l’ho mai detto che ti amo da impazzire Guido
Corsi?”
Lui
aveva gli occhi lucidi ed
un’espressione di gioia difficile da contenere, la
baciò, poi la abbracciò, poi
la baciò di nuovo come se non potesse credere alla fortuna
di averla lì con
lui, lì tra le sue braccia.
“Ma
Davide quando finisce il
miniclub?” Le chiese tra un bacio e l’altro.
“Tardi…
tardissimo” rispose lei.
“Allora
abbiamo un bel po’ di
tempo tutto per noi” e continuarono a baciarsi…
Qualche
ora dopo scesero in
spiaggia, sorridenti, rilassati erano davvero raggianti, raggiunsero
Giulia e
Marco che erano distesi al sole su dei lettini.
“Ehi
ragazzi, alla buon’ora, è
quasi mezzogiorno”
“Abbiamo
fatti tardi” risposero
in coro entrambi per poi scoppiare a ridere insieme.
“Oddio,
tra un po’ mi viene il
diabete, siete inguardabili per quanto siete sdolcinati”
chiosò Marco.
“Tu
sempre il solito, eh!” lo
riprese Giulia e il poliziotto si avvicinò prontamente a lei
per baciarla
“Amore questi ci fanno concorrenza per la coppia
più bella dell’anno”
Risero
insieme.
“Comunque
se voi due vi siete
messi insieme lo dovete a me, se io non ti avessi detto che aveva
venduto il
quadro, tu a quest’ora saresti la moglie del
questore!” precisò subito Azzurra.
Giulia
baciò Marco “E’ vero! Ma
tu sempre a prenderti i meriti, eh?”
“Ovvio
è merito mio, non ho
capito perché non dovrei prendermelo” fece una
smorfia la ragazza.
“Che
peccato però, le vacanze
sono già finite” sospirò Giulia.
“Infatti!”
confermò Guido “Noi
andiamo via domani”
“Noi
in serata” rispose Marco
“Vabbè
però stavolta non ci
perdiamo di vista di nuovo, voglio venirvi a trovare quando nasce il
piccolino
e poi anche Davide e Cecilia vorranno rimanere in contatto”
sdrammatizzò
Azzurra.
“Ma
certo. Ah guarda un po’,
stanno tornando dal miniclub”
“Voglio
la rivincita” affermava
decisa Ceci.
“Ma
era già questa una rivincita”
puntualizzò Davide.
“Si
ma dobbiamo spareggiare,
perché ne abbiamo vinta uno per ciascuno”
“Sempre
battagliera la mia piccola
donna, eh?” Marco abbracciò sua figlia.
“E
tu sempre un cavaliere senza
macchia e senza paura?” Azzurra baciò sulla
guancia Davide.
“Ragazzi
noi ci avviamo al
ristorante. Ho una fame da lupo. A più tardi!”
salutò Giulia.
“Azzurra,
ma quando andremo via,
posso chiamare Cecilia ogni tanto?”
“Certo
amore, anzi sai che
facciamo le scriviamo con il computer e facciamo le
videochiamate”
“Che
cosa?” insorse subito Guido.
“Lo
controllo io, non ti preoccupare
subito e quando non potrò io lo aiuterai tu”
“Che
caldo! Mi sto sciogliendo
come un ghiacciolo!” confessò il piccolo
“Hai
ragione amore, si va a mare”
e così facendo prese Davide in braccio e faticosamente
perché lui era pesante
si gettarono in acqua
“Ma
no, ma cosa fate, ma stanno
per servire il pranzo, ma perché”
“Guidino
guarda che se non vieni
di tua spontanea volontà, ti costringiamo noi”
“Tanto
non vengo”
Un’occhiata
complice tra i due e
in men che non si dica Guido fu sommerso dagli schizzi.
“Ah
volete la guerra, eh!” lui
cominciò a ricambiare gli spruzzi d’acqua e
stavolta l’occhiata complice fu tra
lui e Davide. Si fermarono eh… “Cosa fate? Cosa
avete in men… no, i capelli no,
vi prego”
“Via!”
Una
secchiata d’acqua e la povera
Azzurra fu bagnata fradicia “No… me la pagherete
cara, vi avverto” poi si
avvicinò a Davide “E tu che fai? Prima ti allei
con me e poi con lui? Voltabandiera!”
“Io
voglio bene tantissimo a
tutti e due! Sarete i miei genitori per semprissimo?”
Loro
si guardarono e risero “Per
semprissimo amore” conclusero insieme.
Come una
candela né accende un’altra e così si
trovano accese migliaia
di candele, così un cuore né accende un altro e
così si accendono migliaia di
cuori.
(L. Tolstoj)
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Capitolo 10 *** Capitolo 10. Gli imprevisti di una proposta ***
Capitolo 10. Gli imprevisti di una proposta
Guido
era nel suo studio, libri,
scartoffie, piani di studio, agenda, ma c’era altro che
occupava la sua mente,
i suoi pensieri provenivano dritti dritti dal suo cuore finalmente a
briglie
sciolte.
“Amore?
Amore?” la voce di lei lo
riportò alla realtà
“Azzurra
sono qui”
“Senti
prof. io sto andando
all’accademia, corsi pomeridiani, ci pensi tu per andare a
prendere Davide a
calcio?”
“Si,
va bene”
“Mi
raccomando però non andarci
in vespa, che i risultati li conosciamo ed anche in macchina, guida
adagio, per
favore”
“Io
sono sempre prudente, ho
un’ottima guida e nessuno si è mai lamentato, anzi
Guido è il nome giusto per
me”
“Autoscontro,
ecco come ti
dovevano chiamare” mormorò lei mentre lui cercava
chiavi e cellulare per uscire
“Cosa
hai detto?”
“No
niente, pensavo solo, ma
perché ti avvii così presto? Davide finisce tra
un’ora”
“Ho
delle commissioni da fare in
centro. Buone lezioni amore mio” la baciò lui
scappando via.
“Mah!”
si stranì lei “E comunque
buone lezioni non si può sentire”
constatò Azzurra.
La
sera si incontrarono al bar
per cenare tutti insieme e poco dopo la raggiunse al chiostro e le
disse “Senti
amore, lo so che per te è un momentaccio, di giorni segui i
corsi, ti occupi di
Davide e la sera cerchi di studiare, siamo in pieno anno accademico
entrambi e
quindi di occasioni di svago ne abbiamo poche ma
c’è un mio amico che ha
inaugurato un locale e vuole a tutti i costi che andiamo a cena
lì, ti dispiace
se gli do una conferma per domani sera?”
“Ma
no Guido, va bene, non ci
sono problemi, lo sai che mi piace uscire ed anche se sono contenta di
stare
qui in convento e di prendermi cura di Davide, ogni tanto qualche
distrazione
ci vuole”
“Mi
fa piacere” constatò lui che
sembrava un pò nervoso “Vado di sopra, ho delle
prove intercorso da correggere”
“E
io ne ho una da affrontare tra
pochi giorni, vogliamo fare cambio, io la sexyprof e tu la matricola
intellettuale sempre sbattuta sui libri?”
“Ho
già dato cara mia e di
intellettuale in certi momenti tu hai ben poco”
ironizzò lui.
“Sei
sempre cattivo, pesante e
triste sostantivo o non” gli fece una linguaccia lei.
La
colazione del giorno seguente.
“Nina,
tesoro, mi passi i
biscotti?” le chiese suor Angela
E
lei silente le passò la
biscottiera
“Nina,
mi puoi passare il thè?”
le domandò suor Costanza
E
anche stavolta la ragazza passò
il bollitore senza parlare
“Nina…”
provò a chiamarla Davide
“Ehi,
ma che c’avete stamattina
tutti ho sbagliato io posto o vi siete sbagliati voi scambiandomi per
una
cameriera?”
“Tesoro,
scusa, hai ragione ma
sei così triste, così silenziosa”
“Quindi
se mi metto a parlare la
piantate di farvi passare le cose? Sergio esce tra due giorni e vuole
vedermi
ed io ho un casino per la testa va meglio così?”
“Ah!”
rispose solo suor Angela
“Comunque
adesso vado a studio
che faccio tardi? Per caso qualcuno vuole un passaggio visto che siete
in vena
di chiedere?”
“Ecco,
è proprio questo che
voleva domandarti Davide, puoi accompagnarlo a scuola? Io devo andare
all’università e Guido tra poco ha
lezione”
“Andiamo
nano e non ci prendere
l’abitudine”
“Buona
giornata cara e quando
torni da studio, io sono qui, se vuoi parlare” le
urlò suor Angela mentre si
allontanava.
Entrò
Guido augurando il
buongiorno.
“Amore
mio” Azzurra lo baciò e
suor Costanza ebbe un improvviso attacco di tosse “Allora
dove mi porti stasera?”
Anche
a Guido venne
improvvisamente da tossire “Te l’ho detto
è un locale nuovo non lo conosci, è
aperto da poco”
“Si,
vabbè, ma dimmi almeno come
mi devo vestire, elegante, casual, se si balla o
c’è soltanto musica di
sottofondo”
“Non
è che qui sotto sotto ci
scappa una certa proposta?” intervenne Margherita che si
aggiunse al tavolo con
Emilio.
“Mah,
no, no, nessuna proposta”
negò con molta veemenza Guido “e poi indossa
quello che vuoi stasera, tanto sei
sempre bella amore” le diede un bacio fugace e se ne
andò.
“Gli
uomini quando dicono così li
odio”
“Nessun
escluso” chiosò Emilio.
“Ovvio!
Sei bella qualunque cosa
indossi, non è vero! E’ una bugia! Ci sono delle
cose che mi stanno meglio ed
altre con cui sto peggio, cosa gli costa dirmelo? E invece no, non si
assumono
mai una responsabilità”
“E
dai Azzurra non esagerare”
intervenne suor Angela
“Esagero,
eccome se esagero!
Adesso cosa metto stasera a me chi me lo dice?”
“Io…”
rispose Margherita
“Tu
non ti azzardare nemmeno che
se ultimamente ti conci in maniera passabile e grazie a me”
“Beh,
io…” pronunciò la
consorella
“No,
suor Angela, lei proprio no,
eh? Passi per i sentimenti, le questioni di cuore, le preghiere, la
fede e
tutto il resto ma sulla moda lei no. Una che indossa lo stesso abito
quattro
stagioni all’anno!”
“Ma
è un bell’abito, lungo, nero,
sempre adatto alle situazioni e poi sono stata giovane anche io, ho
avuto le
mie occasioni, le mie uscite” provò a difendersi
la consorella
“Certo,
me lo immagino,
trent’anni fa minimo, è vero che il vintage
è tornato di moda, ma questo
sarebbe troppo” poi si soffermò a guardare una
ragazza in tenuta sportiva che
prendeva un caffè al bancone del bar e affermò
“Idea! Stasera gli faccio vedere
io se sono sempre bella” e si allontanò anche lei.
Fu
lui ad andare a prendere
Davide a scuola
“Guido?”
“Eh?”
“Ma
cosa mi devi dire di
importante?”
“Ah!”
sospirò Guido “Me lo si
legge in faccia, vero? E’ per questo che anche Azzurra sono
vago, altrimenti stasera
altro che sorpresa, diventa una barzelletta”
“Ma
perché che succede stasera?”
“Davide
mi devi aiutare a
mantenere un segreto, stasera tu dormirai con suor Angela
perché io e Azzurra
usciremo e faremo tardi, le ho comprato un anello”
“Le
chiederai di sposarla?”
Lui
trattenne il respiro “Si”
“Che
bello, che bello, che bello
Guido non lo dirò a nessuno, ma è un
po’ come con la caccia al tesoro?”
“Si
ma questa volta sarà una cosa
più formale, più riservata, romantica, saremo
solo io e lei e l’anello sarà un
vero anello, di brillanti, tu che ne pensi?”
“Pazzeschissimo”
urlò Davide
correndo in convento.
E
lui allargò le braccia.
Ore
20.30.
Squillo
del cellulare.
“Professor
Corsi, sono Barbieri,
il proprietario del Grand Hotel”
“Ah,
mi dica, se è per l’orario
ancora pochi minuti e saremo da voi”
“No
professore, purtroppo credo
che dovremo rimandare questa serata e non so nemmeno dirle a
quando”
“Come
rimandare? Ma perché?”
“Un
black out, c’è stato un corto
circuito e tutto il cibo è andato in avaria, sono ore che
attendiamo il
ripristino, ma il quadro elettrico è compromesso, le scorte
sono andate in
malora, insomma sono costernato professore ma non posso tenere fede al
nostro
impegno”
“Oh,
mio Dio, ma era tutto
pronto, la sala riservata, la musica, l’atmosfera, i
fiori”
“Lo
so, ha ragione, mi creda
abbiamo tentato fino all’ultimo di risolvere come meglio
potevamo, inutile
dirle che la prossima volta sarà nostro gradito
ospite”
“Si…
si certo. Buonasera”
riagganciò “La prossima
volta ma io
volevo chiederglielo stasera!” borbottò
Guido.
“Eccomi
qua!” Lui in abito scuro,
cravatta celeste, camicia bianca, lei in leggings e t-shirt oversize
con
scarpette e treccia.
Uno
come se dovesse andare a un
ricevimento, l’altra come se fosse pronta per lo jogging.
“Ma
tu non sei ancora pronta?” le
domandò lui
“Certo
che sono pronta, vengo
così. Problemi? Non sono bella comunque?”
“Vabbè,
ma era una serata
elegante, importante. Comunque lasciamo perdere perché tanto
non usciamo più, è
saltato tutto”
“Hanno
chiuso il locale al tuo
amico?”
“No…
non era il locale di un mio
amico, volevo farti una sorpresa e portarti al Grand Hotel, lo avevo
riservato
solo per noi stasera e invece hanno avuto problemi con la corrente
elettrica”
“Per
carità, ma quale Grand
Hotel, ma se l’avessi saputo prima non avrei nemmeno
accettato”
“Perché?”
“Il
proprietario Barbieri era un
caro amico di mio padre e quando lo hanno arrestato ne ha dette peste e
corna
in giro e non mi pare essere il comportamento di un vero amico, la
figlia poi
Elide, mi ha sempre odiata, fingeva di essermi amica per copiarmi i
vestiti e
rubarmi i fidanzati. Grrrr! Non ci voglio mai più mettere
piede lì”
“Mi
dispiace non lo sapevo,
pensavo ti facesse piacere” Guido camminava avanti e indietro
per la cucina
quando all’improvviso qualcosa di sporgente da un mobile gli
strappò la giacca
all’altezza della tasca e cadde in terra una scatolina rossa
di velluto dalla
forma inequivocabile. Un anello!
“Che
cos’è quello?”
“Niente,
lascia stare, di sicuro
nulla da dare in una cucina vuota di un appartamento del convento, con
te in
leggings e scarpette ed io con la giacca strappata mentre sono finiti
alle
ortiche la cena, la musica, i fiori e l’atmosfera”
“E
chi l’ha detto che una
proposta può essere fatta solo a lume di candela in un hotel
raffinato?”
“Ma
così non ha nulla di
romantico, di speciale, niente da raccontare. Tu meriti di
più”
“Questo
lascialo decidere a me,
tu fammi la proposta e poi valuterò. Però scegli
bene le parole caro Prof.
almeno su quelle non mi deludere e poi dopo mi devi anche aiutare a
ricordarmele per scriverle, altrimenti domani su facebook e su twitter
cosa
posto? Devo far schiattare o no qualcuno di invidia?”
“Azzurra”
la ammonì lui
“Scherzavo”
alzò le mani lei.
Lui
si inginocchiò “Azzurra
Leonardi da quando sei entrata nella mia vita nulla più
è stato allo stesso
posto, niente è stato più uguale a prima, ogni
giorno è diventato un’avventura,
ogni difficoltà è sembrata meno dura se potevo
affrontarla con te, ogni critica
l’hai trasformata in un sorriso, ogni limite in
un’opportunità. Io non lo so se
era meglio la vita che facevo prima o quella che ho iniziato a vivere
da quando
conosco te, non lo so e non lo voglio nemmeno sapere perché
non voglio più
vivere niente che non sia con te, voglio guardare solo avanti e vorrei
averti
accanto a me per il resto della mia vita. Tu vuoi?”
sospirò e finalmente
riprese a respirare porgendole la scatoletta con l’anello.
Lei
asciugò una lacrima mentre
tremava con una foglia “Io non avevo mai ricevuto una
proposta così bella, nessuno
mi aveva mai detto delle parole del genere e non credevo di sentirle
dire a te
che sei sempre così composto, abbottonato,
riservato”
Lui
sorrise.
“Certo
che voglio! Voglio starti
accanto, voglio crescere con te, voglio amarti e ricevere il tuo amore,
voglio
pasticciare con te, voglio crescere Davide insieme, insomma
SI ti
voglio
e
credo che tu debba ritenerti
molto fortunato ad avere fatto capitolare la più
“strafiga” di Modena e
provincia”
“Azzurra
puoi evitare certi modi
di dire, per favore, comunque hai ragione, sono molto fortunato e tu
sei e
sarai sempre il tesoro quello che volevo trovare alla fine della mia
caccia”
Tolse
l’anello dalla scatolina
per infilarglielo al dito e si guardarono tesi. L’anello non
entrava, provò lui
e poi lei ma nulla da fare.
“Ma
ho preso la misura giusta, ti
ho anche sottratto un anello per portarlo in gioielleria”
“Un
mio anello e quale? Quello
che mettevo da piccola” disse lei trattenendo una risata
“Uno
con una farfalla che avevi
nel portagioie della tua camera, sulla scrivania”
“Argentato?”
“Si”
“Ahahahahahahahah!”
stavolta non
trattenne la risata
“Ma
che ti prende?” chiese lui
cercando di essere serio “La sua
risata è
contagiosa” pensò “Non riesco ad
arrabbiarmi neanche per cose che prima mi avrebbero fatto dare di matto”
“Quell’anello
è per il piede”
“Anelli
per i piedi?” le chiese
lui come se avesse parlato in altra lingua
“Si,
l’ho messo qualche volta
d’estate, è trendy”
“Certo,
trendy, invece l’anello
di fidanzamento è piccolo e non lo puoi mettere”
“E
vuol dire che lo riporterai in
gioielleria e ci penseranno loro, così io almeno per qualche
giorno potrò
fingermi ancora single”
“Non
ci provare” la prese lui per
le spalle e le diede un bacio sul collo “Mi dispiace amore
non è stata per
nulla una proposta di matrimonio da sogno”
“Poco
ordinaria direi, ma la
migliore che potessi ricevere perché me l’ha fatta
il mio amore ed è questo
quello che conta”
“Ti
amo” la baciò lui
“Anche
io” rispose lei.
Sarebbero
riusciti i nostri eroi
ad arrivare ad un altare?
Amare è condividere
con una persona ciò che non si ha voglia di
condividere con nessun altro.
(Jacques
BénigneBossuet)
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Capitolo 11 *** Capitolo 11. Per tutti i giorni della mia vita ***
Capitolo 11. Per tutti i giorni della mia vita
Chiostro
del Convento.
Davide
Caro
Angelo Custode, oggi è il
grande giorno. Guido e Azzurra si sposano.
Ma
tu lo saprai già, sono sicuro
che se loro due oggi fanno questo passo importante è merito
tuo e forse… forse
è anche merito mio, che l’ho desiderato con tutto
il mio cuore e ti ho pregato
sempre. Ed anche quando tutto sembrava perduto, io ci ho creduto tanto
e ho
sperato che accadesse.
Da
qualche giorno in convento
sono tutti impazienti, chi corre di qua, chi di là
perché è arrivato il vescovo
e perché c’erano tanti preparativi da fare.
Guido
e Azzurra sono stati un po’
nervosi a volte, lo ammetto, hanno dovuto pensare a tante cose ed anche
io li
ho aiutati come ho potuto.
Ma
sono contento perché, nonostante
tutto, anche quando non erano d’accordo e litigavano, poi,
bastava che si
guardassero in faccia per scoppiare a ridere o per fare la pace oppure
spesso
avevano discusso la sera, però, erano molto rilassati la
mattina, erano gentili
tra di loro, come se la notte tutto fosse andato a posto. Ha proprio
ragione
suor Angela deve essere perché la notte porta consiglio.
Guido
è già in cappella, come è
bello vestito da sposo, ho il papà migliore del mondo,
Azzurra, invece, è nella
sua vecchia stanza, da domani lasceremo per sempre il convento ed
andremo a
vivere in una casa tutta nostra, anzi Guido ci vive già da
due giorni, mentre
io sono rimasto in convento con Azzurra. La settimana prossima loro
partiranno
per un viaggio ed io starò un altro po’ con suor
Angela e con le altre, mi
piace parecchio stare qui, ma sono sicuro che mi piacerà
anche molto vivere con
Guido ed Azzurra. Certo lei non sa cucinare, però fa
un’ottima frittata e a me
le frittate piacciono.
Per
non rovinare la sorpresa, non
posso andare da Azzurra adesso, ma sono sicuro che sarà
bellissima anche lei.
Azzurra non è la mia mamma, io vorrò sempre bene
alla mia mamma, ma spero di
restare con lei e con Guido.Sono quelli a cui voglio più
bene, vabbè poi c’è
suor Angela, Margherita, suor Costanza, Chiara, Nina insomma voglio
bene a
tutti, ma a loro di più, davvero.
Ah!
Devo andare a prendere un
cuscino da Nina, altrimenti, saranno loro a non volere più
tanto bene a me, non
so quante volte me lo hanno ridetto, è vero che sono
piccolo, ma mica stupido,
io a differenza loro mi ricordo sempre quello che mi dicono, non
c’è bisogno
che me lo ripetono più volte.
E’
il cuscino con le fedi che
porterò all’altare e che indosseranno Guido e
Azzurra come simbolo del loro
amore, anche io un giorno voglio indossare un simbolo
dell’amore, anzi, io ne
indosso già uno, la medaglietta con il nome mio e della mia
mamma, quello è
l’esempio del nostro amore.
Ho
preso il cuscino ed ora come
mi ha raccomandato suor Angela vado in cappella, speriamo che mi
abbiano
lasciato un posto che voglio stare in prima fila e voglio vedere il
matrimonio,
pochi bambini vedono il matrimonio della loro mamma e del loro
papà, me l’hanno
detto i miei amichetti a scuola, io sono fortunato, ed anche se Azzurra
e Guido
non sono proprio la mia mamma e il mio papà è
come se lo fossero.
E’
un momento bellissimo ed io
spero che sempre sia così, insieme a loro, per i prossimi
giorni della mia
vita.
Cappella
del Convento.
Guido
Oggi mi sposo, oggi sposo Azzurra cammino
avanti e indietro per
l’altare, sono teso, nervoso, emozionato, sì molto
emozionato, questo è lo
stato d’animo giusto per descrivermi,
c’è Davide in prima fila, ha un cuscino
con delle fedi annodate sopra, ci sono tutti, Emilio, mio fratello
Marcello,
sua moglie Giuliana, ci sono Marco e Ceci, c’è il
padre di Azzurra che non è
più detenuto ma sta scontando una pena alternativa, ci sono
amici miei, amiche
sue, suor Angela entra ed esce la vedo sul fondo e poi sparisce ogni
tanto ma a
pensarci bene manca qualcuno, le donne per l’appunto.
Margherita,
Giulia, Nina, ma dove
sono? Saranno con la mia futura moglie?
Chiara
è con suor Costanza stanno
parlando con il vescovo. Sarà lui a celebrare il rito
religioso, Azzurra ha
voluto così e suor Angela l’ha accontentata.
Io?
Io
e da poco che frequento
l’ambiente ma sono contento di questa scelta e sono convinto
della decisione di
sposarci in chiesa. E’ la prima volta e spero
l’unica, lo spero davvero. Con
Manuela eravamo coniugati solo civilmente e prima di venire ad abitare
in
convento lo ammetto io e la religione eravamo agli antipodi, anche
quando sono
entrato per la prima volta in questa cappella l’effetto
è stato strano,
sorprendente. Azzurra si è avvicinata molto alla fede
cattolica ed io con lei,
negli ultimi sei mesi tra corsi per cresima, matrimonio, prove e messe
eucaristiche abbiamo trascorso più tempo insieme in chiesa
che ognuno di noi in
facoltà.
Alzo
lo sguardo, vedo entrare e
prendere posto Margherita, Nina e Giulia, anche suor Angela
è qui in prima
fila, mentre il padre di Azzurra, non c’è di
più, deve averla raggiunta, starà
arrivando?
Quanto
tempo ancora devo
attendere? Non si sarà data mica alla fuga, vero? No, lei
tra poco sarà qui con
me, io ci sono per lei ed entrambi ci saremo per Davide.
Come
sarà vestita?
Cosa
proverò ora che mi verrà
incontro accompagnata dal papà per diventare mia per sempre?
Mi
batte così forte il cuore che
ho paura il suono possa rimbombare nella cappella e coprire la marcia
nuziale.
La
marcia nuziale, la cominciano
a suonare. La sento.
Non
ho parole, non ho parole, non
riesco, ho un nodo alla gola e gli occhi lucidi, adesso scoppio a
piangere non
riesco a trattenermi.
E’
bellissima, è bellissima,
avvolta dal velo, con un bouquet di calle bianche, l’abito
è stupendo ed ha uno
strascico non molto lungo ma sembra una principessa, la mia principessa.
Avanza
lentamente verso di me,
lei così bella, quelle note della marcia nuziale, il mio
cuore che sembra
impazzito non lo controllo più, non ho mai provato tanta
felicità dentro di me
non riesco a contenerla, tremo.
Ed
ora è qui di fronte a me,
saluto il padre poi mi dedico a lei le alzo il velo, le poggio
delicatamente le
labbra sulla fronte e ci rivolgiamo a Dio per ascoltare il celebrante.
Voglio
che sia così, voglio lei
accanto a me per tutti i giorni della mia vita.
Stanza
del convento.
Azzurra
Sono
nella mia vecchia stanza, è
un caos da vedere per credere, abiti sparpagliati, trucchi, fiori,
confetti,
fon, ferri arricciacapelli, tutte pensavano che stamattina avrei dato
di matto
e che le mia grida sarebbero arrivate fino a Guido in cappella e invece
non
riesco a dire una parola.
Con
me ci sono Nina che cerca di
dare un’organizzazione per quel che si può,
Margherita che si commuove ogni due
per tre, Giulia che è la più calma e quella che
mi da tanti consigli preziosi e
suor Angela che ogni tanto viene a supervisionare, insomma, se non ci
controlla
con fare impiccione non sarebbe la nostra amata suora.
Manca
poco, ormai, pochissimo.
Sono
pronta.
Un
amico di Guido si occuperà
delle foto, voglio solo pochi scatti dei momenti salienti della
cerimonia.
Alla
fine sono riuscita a
convincerlo a sposarci in chiesa, voglio che la nostra unione sia
benedetta dal
signore e poi diciamocelo chiaramente “che dio ci
aiuti”!
Le
ragazze si allontanano, sta
salendo mio padre, sarà lui ad accompagnarmi
all’altare, sogno questo momento
fin da bambina ed ora è arrivato, è il mio
momento, è il momento del mio amore,
di me, di Guido e anche di Davide.
Scappare
ora?
No,
non potrei mai, sull’altare
di quella cappella c’è quello che voglio e non
vedo l’ora di incrociare il suo
sguardo quando entrerò e percorrerò la navata,
sarà emozionato anche lui?
Arriva
mio padre, manca sempre
meno ed io sono in fibrillazione, spero solo di non cadere, non
inciampare, di
avere un’andatura lenta e disinvolta, spero di essere bella
per lui e per tutte
le persone che mi attendono.
Siamo
all’ingresso della
cappella, mio padre mi da il suo braccio, sto tremando ed ho paura che
mi si
blocchi il respiro, non voglio piangere che mi si rovina il trucco, ma
ho già
gli occhi appannati e lucidi.
La
marcia nuziale, la suonano, il
momento è arrivato.
Le
luci soffuse del luogo
religioso, il rigoroso silenzio e quelle note che si distinguono
nell’aria, è
la prima e spero l’ultima volta che proverò
quest’emozione travolgente.
Mi
guardo attorno ci sono tutti,
davvero tutti, strizzo l’occhio a Davide che con il suo
faccino dolce mi
osserva e mi incoraggia ad avanzare.
Non
ti lascio piccolo mio, non
più.
E
non lascio mai più nemmeno te
penso guardando Guido.
Ma
sta per piangere anche lui o
sbaglio? Il mio futuro marito.
Intuisco
mille emozioni
attraversargli gli occhi, increspargli le labbra, fargli cambiare
espressione.
Sono
all’altare, Guido congeda
mio padre e mi accoglie, ci indirizziamo verso il vescovo e alziamo gli
occhi a
Dio.
Vorrei
piangere e vorrei ridere a
crepapelle, sono felice, oggi sono felice, ed è davvero il
giorno più bello che
abbia mai vissuto.
Voglio
che sia così, lo voglio
accanto a me per tutti i giorni della mia vita.
“Soltanto
la morte può sciogliere un vero matrimonio. Anzi, non
può
scioglierlo neppure la morte”
Hugo von
Hofmannsthal
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Capitolo 12 *** Capitolo 12. Casa Corsi - Leonardi ***
Capitolo 12. Casa Corsi - Leonardi
Chiostro del convento – Domenica mattina
–
“Allora ragazzi cosa mi
raccontate?” chiese suor Angela a
Guido ed Azzurra, mentre Davide un po’ più lontano
si stava facendo spiegare da
Emilio qualche segreto per migliorare la corsa durante le partite di
calcio.
“Cosa CI raccontate! Voglio essere
informata anche io” la
corresse suor Costanza dando una leggera spinta alla consorella
“non sono
nessuno, io! Sono pur sempre la mad…”
“La madre superiora” la
interruppe e concluse per lei Nina
“lo sappiamo!”
“E comunque ci sono anche io e sono
contenta di sapere come
va tra voi” intervenne Chiara
“Eh, vabbè se è per
questo, partecipo pure io. Non
bisogna mica essere suora per sapere come va”
puntualizzò di nuovo l’avvocatessa
“Ma perché vi dimenticate
sempre di me? Io mi associo a Nina,
d’altronde noi siamo il club delle laiche” disse la
sua anche Margherita
“Oh… oh…
oh… ragazze una domanda ho fatto? Se vogliono ci
rendono partecipi, altrimenti non capisco cos’è
tutta questa smania di
impicciarsi”
Guido rise di gusto “Suor Angela questa
è tutta opera sua!
Il ficcare il naso è il suo secondo mestiere, anzi, forse il
primo, quello vero
e proprio”
“Antipatico tu, mica cambi,
sa!” rispose la suora
“Impicciona lei e pure lei resta sempre
la stessa”
“Marito… sorelle…
amiche, smettetela, eh! Qui è in corso una
tragedia, un’immane tragedia” allertò
tutti Azzurra
“La solita megalomane”
risposero gli altri più o meno in
coro
“Già prendete in giro! Voglio
vedere se siamo costretti a
ritornare in convento, a quel punto voglio vedere se non la considerate
una
tragedia pure voi”
“In convento?” chiese suor
Angela perplessa
“Tutti e tre di nuovo?”
domandò allarmata suor Costanza “Io
faccio zac, davvero, faccio zac ne sono sicura, altro che
lambrusco”
“Nell’appartamento del custode
ora ci vivo io, quindi, ve lo
scordate!” chiarì subito Nina
“Ecco… lo sapevo, finiremo
sotto un ponte” si lagnò Azzurra
“Amore dai, avevamo detto progetti
concreti, senza drammi,
abbiamo un paio di mesi di tempo, troveremo la casa adatta a
noi”
“Ma perché il professore
Antonucci ritorna dall’America?”
chiese Margherita
“Si Max ha deciso di rientrare in Italia
per un anno ha
delle questioni da sbrigare, era molto dispiaciuto, non pensava che la
casa gli
servisse così presto”
“Beh non c’è da
angustiarsi qualcosa salterà fuori,
spargeremo la voce in giro” cercò di rincuorarli
la consorella
“Ecco suor Angela per questo mi fido di
lei, so che sarà
molto utile per la nostra ricerca”
“Guido alla prossima battuta sul fatto
che mi piace essere
informata sui fatti, io mi scordo che sono una suora e che hai sposato
una
delle mie ragazze e ritorno a minacciarti di omicidio, non te lo
scordare che a
me la galera non fa paura”
“La galera, perlomeno lì non
dovremmo preoccuparci di vitto
e alloggio, avremo un tetto sulla testa” constatò
Azzurra
“Dai, amore! Ma cosa dici? Mica vogliamo
farci arrestare?”
la riprese Guido “Sempre originale la mia
mogliettina”
“Vabbè chiamiamo Davide e
andiamo a casa, va, almeno finché
ne abbiamo una” concluse lei.
Pochi giorni dopo. Guido e Azzurra in cucina.
“Io pensavo ad una mansarda, un loft
ultramoderno, terrazzo
panoramico sulla città, luci, faretti ovunque per la notte,
grandi finestre per
il giorno” cominciò ad immaginare la ragazza con
aria sognante
“Ma io ero orientato su una casa
indipendente con giardino,
arredo classico color noce, tende, librerie, uno studio confortevole
con
poltrone, pure l’orto perché no? Da bambino mi
piaceva tanto l’orto di mia
nonna, mi insegnava a piantare a potare, a raccogliere i frutti
maturi” spiegò
lui.
“Ma sei matto? Mi ci vedi con le piante,
i fiori, i frutti?
E le mie mani? Le unghie? Rovinate! Non ci penso proprio, non fa per
me,
grazie! Al massimo si può ragionare su uno spazio esterno,
pavimentato, e poi
sarebbe bello avere un cane. Sono sicura che Davide è
d’accordo con la mia
idea” rispose soddisfatta lei
“Anche la mia idea non è male,
già immagino quando sentiremo
pure la sua opinione, sarà da uscirci matti, non vi
è dubbio” Guido alzò gli
occhi al cielo “Comunque se siamo alle strette è
un pò colpa nostra. Le coppie
normali primano acquistano casa e poi si sposano. Sempre se ci arrivano
al
matrimonio dopo aver trovato l’accordo sulla casa. Ma noi a
quanto pare non
siamo una coppia normale”
“Ma è ovvio amore, io non
voglio essere una coppia normale,
quelli tutti organizzati, programmati, studiati, brrr noi non lo siamo
mai
stati” sorrise Azzurra
“Ecco almeno un punto su cui siamo
d’accordo” asserì Guido
“Ma scherzi? Noi siamo sempre
d’accordo amore mio, infatti,
siamo una coppia vera più di tante altre”
“Veramente non siamo d’accordo
quasi mai, però hai ragione
tu è proprio questo a renderci una coppia normalissima e
soprattutto vera”
risero insieme e poi si baciarono.
“Dobbiamo trovare la nostra casa, davvero
nostra e dobbiamo
anche sbrigarci” riprese Guido
“La fretta è cattiva
consigliera amore mio me lo hai insegnato
tu, procederemo con calma” si rasserenò lei
“Con la tua calma ci ritroveremo sul
serio in mezzo alla
strada… lo sento!”
“E poi la melodrammatica sarei io? Lo
sanno tutti che sono
un tipo pratico, ho già 5 appuntamenti con
l’agente immobiliare, ci sarà una
casa per noi, no?”
“Ti amo” rispose Guido e la
baciò di nuovo
“Anche se non siamo proprio una coppia
normale?” chiese
timorosa Azzurra
“Appunto perché non lo
siamo!”
Dopo svariati appuntamenti, case silenziose
allocate nei
pressi della stazione, piani rialzati con vista cortili condominiali,
sottotetti impropriamente definiti attici, case al centro
città che per
raggiungere il centro almeno 10 km in auto o due mezzi pubblici,
appartamenti
descritti in buone condizioni e con rivestimenti e rifiniture di inizio
secolo,
alla fine arriva la casa adatta a loro, soluzione indipendente su due
piani,
giardino con zona erbosa e zona pavimentata, grandi finestre, tre
camere da
letto, cucina – sala unico ambiente, studio, 2 bagni, box e
cantinola. Prezzo
non proprio modico, ma sostenibile con l’accensione di un
mutuo.
Dopo l’acquisto.
“E’ bellissimo qui, in giardino
voglio il biliardino e poi
il cane e poi anche una porta da calcio per fare i tiri”
elencò entusiasta
Davide
“Non ti sembra di esagerare un
po’ signorino?” lo riprese
Guido
“Ma è grandissimo,
c’è spazio per tutto”
“Ha ragione, lo spazio non manca davvero,
però sono d’accordo
con tuo padre, arrederemo la casa con calma, pezzo dopo pezzo, non si
può avere
mica tutto e subito. Anche io per esempio vorrei un armadio a muro,
grandissimo
solo per me, la vasca idromassaggio nel bagno grande, magari
d’estate possiamo
montare anche una piscina in giardino” considerò
Azzurra
“Oddio, siate ragionevoli, vi prego, io
sono un semplice
professore universitario, non sono un magnate! E poi ho qualche
desiderio anche
io, creare una fontana in giardino, montare un gazebo, mettere un
barbecue,
comprare delle nuove collezioni di testi classici che mi mancano,
vorrei
arredare il mio studio con mobili antichi” intervenne lui.
“Mobili antichi? I libri classici? Solo
nel tuo studio, sia
chiaro. Però, amore hai ragione, ogni cosa a tempo debito,
piano piano
realizzeremo un desiderio per uno, al momento giusto e con la
disponibilità
economica necessaria, anzi cercherò di lavorare anche io per
esserti d’aiuto e
allo stesso modo Davide per realizzare i suoi desideri può
aiutarci con qualche
lavoretto in casa che ricompenseremo, così sarà
più gratificato anche lui”
“Va bene, basta che non mi sfruttate
perché io mi faccio
assistere legalmente e non vi conviene vi darei filo da
torcere” precisò
Davide.
“A me che sono notoriamente il miglior
avvocato di Modena? E
da chi poi?”
“Nina, naturale, anzi mi ha detto che in
privato posso
chiamarla anche zia Nina”
“Eh, no avere contro
“zia” Nina sarebbe una catastrofe”
scherzò Guido
“Se oltre te si è sciolta
anche l’avvocato di ferro, allora
è ufficiale siamo tutti una grande famiglia”
“Ed essere tutti una grande famiglia,
è una catastrofe,
confermo” concluse lui sorridendo ancora e cercando le labbra
di Azzurra per un
baciarla, vi riuscì solo dopo aver ricevuto una smorfia di
lei come risposta.
Era
arrivata, finalmente, anche la loro dimora: Casa Corsi –
Leonardi
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Capitolo 13 *** Capitolo 13. Sono incinta (Facile a farsi, difficile a dirsi) ***
Capitolo 13. Sono incinta (Facile a farsi, difficile a
dirsi)
Azzurra
passeggiava nervosamente
nel chiostro del convento, un miscuglio di emozioni e di pensieri le
attraversavano il cuore e le rimbombavano nella mente, quante cose da
pensare,
da valutare, da organizzare, quante paure, quanti timori, quante
preoccupazioni
però anche sensazioni indescrivibili, una
felicità unica, una gioia che sentiva
esplodere dentro e che era incontenibile.
“Azzurra
tesoro, come mai qui a
quest’ora? Niente corsi universitari?” le
domandò suor Angela facendola
sobbalzare
“No…
non ci sono stamattina, o
meglio ci sono veramente, ma sono io che non sono andata a seguire le
lezioni”
si era intortata tutta da sola ed era finita per fare la sola cosa che
non
doveva fare, insospettire suor Angela! Perfetto, proprio quello che non
ci
voleva quel giorno.
“E
come mai?” chiese la suora
incuriosita
“Stavo
aspettando Margherita,
avevamo appuntamento nel convitto, l’ha vista?”
E
proprio in quel momento arriva
tutta trafelata la dottoressa
“Eccomi,
eccomi, sono qui”
“Ciao
tesoro e quindi che
programmi avete? Uscite?”
“No
veramente entriamo” disse
Margherita senza pensarci troppo “Mica possiamo farlo
all’aperto. Ci serve come
minimo il bagno”
“Il
bagno?” chiese sempre più
allarmata la suora
“Si,
io devo andare in bagno,
suor Angela ho bisogno del bagno ed abbiamo deciso di venire qui, va
bene? Ora
ci scusi ma abbiamo da fare” e così facendo si
avviarono alla toilette come se
nel loro comportamento non vi fosse nulla di assolutamente anomalo.
“Ma
non ho capito? Ma non
potevano andare nel bagno di casa loro? Mah! Che Dio ci
aiuti” sospirò la
consorella.
“Allora?”
chiese Azzurra
“Ancora
trenta secondi” sentenziò
Margherita orologio alla mano “ma mi spieghi
perché non abbiamo parlato con
Suor Angela, anche una sua preghiera non ci avrebbe fatto male in
questo
momento”
“Ma
secondo te io potevo mai fare
un test di gravidanza con una suora? Dai Marghi, non ti ci mettere pure
tu!
Chiara suora anche lei. Nina non ne parliamo non è suora, ma
non mi sembra così
esperta, anche perché a lei perfettina
com’è un ritardo non sarà mica
capitato!
Solo te potevo chiamare sei come una sorella per me e poi sei una
dottoressa,
il che non guasta”
“Eccolo,
eccolo, guarda”
INCINTA
1/2 MESI
“Oh
mio Dio, ma allora è vero? E’
vero? Marghi è vero, io sono incinta! Io…
io… non ci posso credere, allora…”
“Allora
è come ti avevo detto io
tre giorni fa, gli antibiotici che hai assunto quando sei stata male
hanno
vanificato l’effetto della pillola e quindi nonostante usassi
il rimedio
anticoncezionale sei rimasta incinta”
“L’università,
Davide, Guido… un
bambino…”
“Beh,
avevi già il sospetto da
qualche giorno per il ritardo, diciamo che non era più
così remota la
possibilità, c’avrai pensato, ne avrai parlato con
Guido spero”
“Shhhhhhhhh!”
la zittì lei
controllando che fuori da quel bagno nessuno le stesse ascoltando
“Con Guido
abbiamo parlato di tante cose, parliamo di tutto, tanto,
vabbè mica parliamo
solo”
“Si
Azzurra, di questo me ne sono
accorta, se vi foste limitati a parlare non avremo un test di
gravidanza in
mano, comunque non hai risposto alla mia domanda gli hai detto del
ritardo e
del fatto che potevi essere incinta?”
“Gli
ho fatto degli esempi, gli
ho parlato di qualche persona che conosciamo e che aspetta un bambino,
metto
spesso programmi televisivi che parlano della gravidanza o della
nascita, anche
quello sulle tate che mi piace tanto, mi ricorda me e Davide”
“Azzurra
vuoi venire al sodo? Gli
hai parlato direttamente si o no?”
“No”
rispose lei sconsolata “sono
disperata”
“Va
bene, va bene, niente
disperazioni, era solo un dubbio, forse è meglio che tu non
gli abbia parlato
ancora, ora però c’è il test, magari
più tardi andiamo insieme a fare le
analisi cliniche per esser ancora più sicure e poi devi
parlargli”
“No”
rispose ancora lei
intristita
“Ma
come no, Azzurra? Lo so che
siete sposati solo da sei mesi, che state arredando la vostra casa, che
stai
seguendo la facoltà perché vuoi laurearti, stai
facendo qualche lavoro per
essere indipendente, che Davide ora è sereno con voi, che
avete raggiunto un
equilibrio stupendo, ma gli equilibri sono fatti per essere rotti e per
costruire altri nuovi più complessi ma anche più
belli”
Azzurra
si commosse “Io sono così
felice di essere incinta Marghi, così felice” si
abbracciarono
Silenziosamente
entrò anche
un’altra persona che da un spiraglio della porta semiaperta
aveva ascoltato
quest’ultimo passaggio.
“Ed
io invece sono fiera di voi,
delle mie ragazze!”
“Suor
Angela, io…”
“Suor
Angela, lei…” si
ritrovarono a dire in coro entrambe
“Ho
sentito, bambine mie. Fatevi
abbracciare” e così facendo si strinsero tutte e
tre
Margherita
si allontanò, mentre
Azzurra e suor Angela fecero una passeggiata nel chiostro
“Allora
tesoro, capisco che tu
sia scombussolata, un pochino lo sono anche io, ma sembri confusa,
preoccupata,
sei spaventata?”
“No,
si sbaglia, forse sono un pò
confusa è vero, leggermente preoccupata e pure spaventata,
ha ragione su tutta
la linea, come al solito! Però è vero anche
quello che ho detto prima a
Margherita non riesco a smettere di pensarci un attimo, questa
gravidanza mi
rende così felice, vorrei urlare per la gioia”
“Ma
è naturale che senta delle
contraddizioni dentro di te, un figlio è
un’esperienza che vale una vita, che
te la cambia completamente, che fa nascere dentro di te un amore senza
confini
che supera tutto, un bambino può solo rendere ancora
più bello il tuo rapporto
con Guido, farà contento Davide e sarà una
benedizione per la vostra famiglia,
per la vostra casa, sarà la vita per la vostra
vita”
Lei
sorrise emozionata “E perché
allora mi viene il panico? Io sto pregando con tutta me stessa che
anche le
analisi cliniche confermino che sono incinta, prendevo la pillola, lei
lo sa! Io
e Guido avevamo deciso di aspettare un po’, non era in
programma un figlio ed
ora prego, prego e spero che ci sia questo bambino per noi e che stia
bene, che
non gli accada nulla di male. Io lo voglio questo bambino suor Angela e
forse
dentro di me lo volevo anche quando non lo sapevo, lo voglio con tutto
il mio
amore. Ma Guido? E Davide? Lo vorranno così tanto anche
loro”
“Saranno
felici come lo sei tu
adesso, sei luminosa, raggiante, l’amore non ha limiti
ragazza mia, porta
attorno a se solo altro amore”
Si
abbracciarono e poi Azzurra
raggiunse Margherita per andare al laboratorio di analisi.
Tardo
pomeriggio. Guido e Davide andarono in convento.
“Ehi
ragazzi”
“Ciao
Suor Angela” la salutò
Davide
“Tesoro
ma stai crescendo a vista
d’occhio, mamma mia tra un po’ diventi
più alto di me, vai in cucina vai, c’è
suor Costanza che ti prende un succo, sei molto alto, ma troppo
magro” il
bambino si allontanò sotto lo sguardo orgoglioso della
consorella e di Guido
“Suor
Angela ha visto Azzurra per
caso? E’ da stamattina che la cerco ma non riesco a trovarla,
mi ha mandato un
messaggio a pranzo, ma all’università non
è andata nonostante ci fossero i
corsi, speravo che fosse qui, ma non c’è”
“Eh…
eh…” cercò di prendere tempo
sulla risposta la consorella.
“Suor
Angela quando lei tentenna
io mi preoccupo perché vuol dire che non mi sta dicendo
tutto e quando lei non
dice tutto non devo solo preoccuparmi, devo anche temere il
peggio”
“Oh,
ma quando mai, esagerato
sei, sempre esagerato. Azzurra è passata di qua stamattina e
mi pare sia in
giro con Margherita, forse rientreranno a breve”
In
quel momento entrò Nina
alquanto infuriata “Bambini? Non mi parlate di bambini per i
prossimi dieci
anni”
“Nina”
la riprese la consorella
“Ah,
Guido, menomale che sei qui,
ho bisogno di una mano e solo tu puoi darmela”
“Passano
gli anni, cambiano le
cose, ma qui la solfa non cambia mai, eh! Sempre in mezzo mi
mettete” provò a
lamentarsi il professore.
“Dai
che ti piace essere
indispensabile” lo rimbeccò suor Angela.
“Andiamo
in sala” concluse Guido
allontanandosi con Nina.
Poco
dopo dall’ingresso arrivarono
anche Margherita e Azzurra
“Ohi,
ragazze, ero in pensiero
avevate detto che tornavate dopo pranzo, sono le sette!”
“Siamo
state in giro e poi per
avere l’esito delle analisi occorreva un po’ di
tempo, nonostante il biologo è
un mio amico ed è stato rapidissimo” rispose
Margherita
“Quindi?”
“Nessun
dubbio. Incinta” affermò
Azzurra
Festeggiarono
nuovamente con
degli urletti e qualche abbraccio.
“Senti
tesoro, dentro c’è Guido
sta parlando con Nina, mi è sembrato molto preoccupato, dice
che oggi l’hai
quasi evitato tutto il giorno non sapeva dove fossi, credo che sia
arrivato il
momento di spiegargli questa piccola faccenda”
“Facciamo
così propongo ai miei
uomini di andare a cena fuori e glielo dico. Che pensate?”
“Ottimo”
la incoraggiò la
consorella.
Quando
Azzurra raggiunse Guido e
Nina stavano discutendo di lavoro e tentavano di districarsi tra carte
tagliuzzate e colorate vistosamente.
“Ma
lo vedi, è impossibile
recuperare questa parte della sentenza, è illeggibile,
mancano dei pezzi, come
faccio adesso? Se mi trovo tra le mani quel marmocchio lo coloro e lo
tagliuzzo
come ha fatto con i miei documenti. Quando Chiara è alla
casa famiglia ci devo
passare dopo il lavoro e non prima con la mia borsa!”
“Dai,
Nina, sono bambini è
normale che siano fatti così”
“Quello
non era un bambino era
una peste, ha 5 anni e Chiara mi ha detto che stava per dare fuoco con
l’alcool
all’intera struttura. Te la fanno sotto agli occhi sono
incontrollabili”
“Effettivamente
i bambini sono
spesso pericolosi per se stessi e per gli altri, per fortuna Davide
è ormai
grande, responsabile, ubbidiente”
“Vabbè
forse hai ragione, ho un
tantino esagerato e tu caro professore sei la persona meno indicata con
cui
lamentarmi di queste cose, magari tu e Azzurra avete un bambino in
cantiere,
non vi voglio certo scoraggiare”
Guido
rise come se avesse detto
una delle cose più divertenti al mondo “Nessun
bambino in arrivo, io e Azzurra
abbiamo deciso di aspettare, per fortuna, temo già per i
miei libri, i miei
scritti, le dispense, le tesi, non ci voglio nemmeno pensare ad un
bambino in
questo momento”
A
pezzi sparpagliati per terra,
ecco come si sentì Azzurra dopo aver ascoltato non vista la
dichiarazione di
Guido.
“Amore,
ma che ci fai lì accanto alla
porta, non ti avevo vista” Guido si avvicinò e le
diede un bacio fugace a cui
lei non accennò risposta “Sei scomparsa da
stamattina, non sapevo dove fossi” e
lei continuò ad essere silente.
“Azzurra,
tutto bene? Stai male?
Cos’hai?”
“Niente”
si schiarì la voce lei
“Niente”
“Ehi
siete tutti qui, allora?”
entrarono suor Angela e Margherita e poi si avvicinarono Davide e suor
Costanza.
“Si,
ma noi stavamo andando via”
rispose Guido.
“Andate
pure tu e Davide io non
vengo”
Il
professore la guardò stranito
“Come non vieni?”
“Non
te l’avevo detto” rispose
con tono acido lei “Stasera serata tra ragazze, esco con
Margherita e Nina e
siccome penso che faremo tardi, resto a dormire qui”
“Va
bene… va bene…” considerò
amareggiato lui “Buona serata allora amore e
divertitevi” lui si allontanò con
Davide. Azzurra prima rise a crepapelle vedendo le facce stupefatte
delle altre
per l’enorme bugia che aveva raccontato e poi
scoppiò a piangere.
Dopo
aver raccontato la sua
sofferenza a quella che era ormai la sua famiglia e dopo aver cenato,
Azzurra
dormì in stanza con Nina, proprio lei che in qualche modo
aveva fatto sorgere
quelle osservazioni poco garbate fu quella più ottimista e
propositiva di
tutti, Nina infatti parlò a lungo con la ragazza
convincendola che a volte si
dicono cose senza attribuirgli il giusto peso. Il mattino seguente
Azzurra
mandò un messaggino a Guido dandogli appuntamento sulla
Ghirlandina per le
dieci.
Ed
eccole che erano arrivate! Le
nausee mattutine! Terribili! Ora capiva perché Chiara
qualche tempo prima
passava tutte le prime ore del giorno in bagno.
“Principessa
ma non puoi andare
ad occupare il bagno di casa tua, è tardi e devo andare a
studio” era il
buongiorno di Nina
“Azzurra,
tesoro, hai bisogno di
aiuto?” le chiese suor Angela.
Mentre
attendevano in pena fuori
la porta, Azzurra uscì “Ora va un po’
meglio, speriamo che sulla Ghirlandina non
mi vengano le vertigini, non ne ho mai sofferto, ma ultimamente mi
sembra di
essere perennemente su una barca, ho come il mal di mare, a volte poi
mi gira
tutto come se fossi su una giostra!”
“Pure
tu, però, vai a dire a tuo
marito che aspettate un figlio sul monumento più alto della
città. Un po’ di
sale in zucca no, eh?”
“Senti
Nina non parlare proprio
tu che se foste state zitti io gliel’avrei detto al bar
normalmente, invece, di
sentirmi cadere il terreno sotto i piedi. E comunque la Ghirlandina
è perfetta
se Guido ribadisce che al momento di bambini non se ne parla, io il mio
bambino
me lo tengo, ma a lui lo butto di sotto, sicuro!”
“Ragazze!
Azzurra ti prego,
niente morti e feriti per favore. Piuttosto vuoi che venga con te nel
caso ti
sentissi male? Non mi va che tu vada da sola”
“No,
non ce n’è bisogno suor
Angela e poi non sono sola, ora c’è lui con me e
non sarò mai davvero sola”
Il
professore rimandò tutti gli
impegni di quella mattina e pensò di passare in convento per
uscire insieme, ma
quando arrivò lei era già andata via.
“Mi
dispiace Guido, ma Azzurra è
uscita giusto un quarto d’ora fa”
“Sa
cosa voleva dirmi?” disse lui
grattandosi la testa. Era preoccupato non vi era dubbio.
“Deve
parlartene lei, dici sempre
che non mi devo mettere in mezzo e questa credimi non è
proprio l’occasione in
cui posso fare da intermediaria”
“Perché
Azzurra è così strana?
Sono giorni che a volte mi sembra pensierosa, assorta da
chissà cosa, poi da
ieri davvero non la capisco, sparisce, si arrabbia con me, non mi
risponde a
telefono, ai messaggi, ha dormito qui, quest’appuntamento
poi, non riesco a
capire suor Angela”
“Beh
se la raggiungi, forse è il
caso di parlavi, di chiarirvi, spiegarmi. L’unica cosa che ti
raccomando Guido
ascolta il tuo cuore e mollalo ogni tanto sto testone che ti stai
grattando. Lo
so che l’amore per Azzurra ti ha cambiato come tu hai
cambiato lei. Non saltate
subito alle conclusioni, datevi tempo e credete in voi”
Il
professore se ne andò forse
ancora più confuso di quando era andato in convento in cerca
di risposte e di
rassicurazioni, cominciò a correre verso la Ghirlandina,
doveva sapere e
subito. Quando la raggiunse era tutto trafelato.
Lei
era lì che osservava la
città, aveva un vestito svasato, ballerine, invece dei
soliti “trampoli” che
indossava spesso e che quasi lo mettevano a disagio per quanto la
rendevano
alta. I capelli lisci, lunghi e fluenti che erano scompigliati dal
vento. Era
bellissima. Lei non si accorse del suo arrivo, mentre lui cercava di
riprendere
fiato sia per la corsa, sia per il fatto di vederla lì
davanti a sé.
“Guido”
lo chiamò lei “ma che hai fatto? Hai
il fiato corto? Tutto bene?”
“E menomale che quella che aveva paura di
salire qua sopra ero io”
pensò lei
“Azzurra
veniamo al sodo tanto lo
so quello che vuoi dirmi”
“Lo
sai?” corrugò la fronte lei.
“Sono
stata in convento poco fa,
vengo da lì, ho parlato con suor Angela non me
l’ha detto chiaramente, ma era
lampante”
“Ed
anche stavolta suor Angela ha
parlato troppo e menomale che aveva promesso che avrebbe tenuto la
bocca
cucita. Vabbè, comunque, non ha importanza, quello che conta
e che non potevo
più nascondertelo. Cosa ne pensi?”
“Che
cosa penso? Che cosa penso?”
urlò quasi lui e poi resosi conto delle persone intorno a
loro, abbassò i toni
“Penso che sia squallido, che mi hai deluso da
morire”
“Adesso muoio io”
pensò lei “Non
lo vuole, non ci vuole bambino mio”
“Non
l’ho fatto intenzionalmente,
è capitato, ed io benedico il fatto che ora ci sia. E
lotterò contro tutti per
lui, anche contro di te se sarà necessario”
“E
non fare melodrammi, non
facciamo scenate, forse è per questo che hai voluto
incontrarmi qua sopra,
volevi evitare di affrontarmi da sola, è una vigliaccata
Azzurra! Ma puoi stare
tranquilla, io non trattengo le persone che non voglio stare con me, se
vuoi
andartene prendi la tua roba e vattene! Se sono riuscito a sopravvivere
dopo
Manuela lo devo a me stesso e se sono riuscito ad amare ancora lo devo
a te, ma
essere tradito anche da te e sentirti dire addirittura che lotterai per
lui mi
uccide Azzurra. Mi uccide. Dimmi che è un incubo, ti
prego” e su quella
preghiera la sua voce era diventata quasi un sussurro.
“No…
aspetta non capisco, non ti
seguo. Io avrei fatto cosa? Ti ho tradito ed ora ti voglio lasciare per
andarmene con un altro?”
“Te
ne andrai?” gli chiese lui
con il fiato spezzato “Io non ti posso certo sequestrare, non
voglio tenerti
con me contro la tua volontà, ma stavolta non me ne faccio
una ragione! Non me
ne potrei mai fare una ragione, non con te! Non voglio perderti, non
posso
prometterti che non ti cercherò, che non darò di
matto se ti vedrò con lui. No
tu con un altro, non è possibile Azzurra, non può
essere”
“Eh,
appunto! Ma tutte queste
stron… stupidaggini… stupidaggini chi te le ha
dette? Suor Angela? O hai
sbagliato convento o sei diventato pericolosamente sordo!”
“Non
me l’ha proprio detto,
diciamo che suor Angela mi ha fatto un bel discorsetto di non buttare
tutto
all’aria, di darci tempo, tu sei distratta, distante da
qualche giorno,
stanotte hai evitato di dormire a casa nostra, sei sfuggente, che
significa per
te?”
“Significa
che non hai capito un
bel niente! Che hai strani fantasmi nella mente, che ti sei fatto
proprio un
film, sceneggiatura originale, sai? Solo che io non ti ho tradito, non
ti
voglio lasciare per niente al mondo e quella che è davvero
rimasta delusa da te
ieri sono io”
Lui
sorrise, le prese la mano
come per tranquillizzarla e tranquillizzarsi e le chiese più
sollevato “Perché
cosa ho fatto io ieri, praticamente non ci siamo visti? Ma allora
davvero non
mi stai lasciando?”
“No
ma ci sei andato vicino, anzi
stai ancora rischiando, perché ieri ti ho sentito quando
parlavi con Nina, hai
detto che in questo momento non pensi ad un bambino nostro ed
è per questo che
io voglio lottare, per un bambino, non per un altro uomo!”
“Ah!
Ecco… un bambino. Beh si,
hai ragione, ieri ho detto così a Nina ma era un discorso
generico, non era
categorico, se tu senti questa necessità, possiamo parlarne,
in effetti i
bambini sono un tornado, temo davvero per i miei amati libri, ma io lo
voglio
un figlio con te amore. E possiamo cominciare a parlarne anche adesso
se lo
vuoi anche tu”
“Allora
lo vogliamo insieme?” gli
chiese lei prendendole le mani di entrambi intrecciate e mettendole sul
suo
grembo.
“Mah…
vuoi dire che… ma come è
possibile… la pillola… è questo che
non hai fatto intenzionalmente… e che non
riuscivi a dirmi… oddio”
“L’effetto
della pillola è stato
annullato dai farmaci che ho preso quando sono stata male, avevo un
ritardo da
qualche giorno, poi ieri ho fatto il test con Margherita ed anche le
analisi di
laboratorio, la settimana prossima ho appuntamento con la mia
ginecologa,
volevo andarci con te e fare la prima ecografia insieme”
“Ed
io stavo per rovinare tutto,
ho pensato il peggio, ho detto delle cose bruttissime sui bambini ieri,
così
egoistiche, amore perdonami, ma non… non le pensavo nel modo
così brutto in cui
le ho dette e poi pure prima sono stato
pessimo… ma possibile che con te faccio sempre
disastri con le parole
che nel mio lavoro uso così bene?”
“Ah,
non dirlo a me, anche io con
le parole faccio sempre disastri, devo avertelo
“attaccato” come un virus
questo difetto. Avevo paura di parlarti, della tua reazione e comunque
se
volevo lasciarti per un altro non ti avrei messo programmi per bambini
e non ti
avrei parlato di coppie che sono in dolce attesa, mi sarei fatta
trovare con un
fusto al tuo rientro a casa” rise di gusto lei.
“Non
dirlo nemmeno per scherzo”
la baciò lui.
La
tenne tra le sue braccia “Noi
due avremo un bambino”
“Già”
“Davide
lo sa?” chiese lui
“No,
glielo diremo insieme ed ho
paura anche della sua reazione”
“Tu
non devi aver paura mai di
nulla tesoro mio. Io sono sempre accanto a te ed anche se con le parole
dico
delle cose, quello che tu devi sempre ricordare è che sei la
cosa più bella
della mia vita, la più bella, tu e Davide mi avete fatto
tornare a vivere ed
ora l’idea che avremo un figlio nostro mi fa sentire
l’uomo più felice e più
fortunato del mondo”
Si
baciarono e sorrisero insieme
“E
poi da oggi si cambia musica
eh, niente stravizi, non ti devi stancare, qualsiasi cosa ti aiuto
io”
“Amore,
dai non esagerare, certo
che da qui è proprio alto eh”
“Eh
appunto!” esclamò lui “Che ci
facciamo noi due qua sopra? Tutte quelle scale e l’altezza,
tu sei pazza a
darmi appuntamento qua sopra mentre aspetti mio figlio, andiamo forza,
ritorniamo giù, adagio per favore”
“Non
fare il pesante”
“E
tu non comportarti da pazza
come tuo solito”
Lei
gli fece una smorfia
“Comunque speriamo che sia femmina così mi aiuta a
darti contro”
“Mia
figlia non mi darebbe mai
contro, mi amerà al primo sguardo, potrebbe anche essere
maschio, così ti
lasciamo definitivamente in minoranza a casa e recuperiamo in convento
che
siete tutte donne”
“Sarà
femmina e tu impazzirai
quando la corteggeranno perché sarà la mia erede
come regina delle notti folli
modenesi”
“Io
la chiudo in casa e la notte
si dorme niente regina delle follie e niente corteggiatori”
Si
guardarono e risero insieme.
Se la felicità è un attimo. Quello era il loro
attimo, la loro immensa gioia,
la contentezza senza limiti.
Tutto nella
donna è un enigma, e tutto nella donna ha una soluzione:
questa si chiama
gravidanza.
Friedrich
Nietzsche Così
parlò Zarathustra, 1883/85
|
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Capitolo 14 *** Capitolo 14. A.a.a. Nome Cercasi ***
Azzurra
era ormai incinta di 6
mesi ed avevano anche scoperto il sesso del nascituro: Femmina. Erano
tutti
molto felici per quell’evento così lieto che
attendevano impazienti. Ma
nell’ultimo mese c’era un affare urgentissimo e
delicatissimo da affrontare e
non aveva risparmiato nessuno: bisognava scegliere un nome per la
bambina.
Colazione
mattutina in convento.
Al
tavolo c’erano suor Costanza,
Chiara e suor Angela, Nina ed erano già arrivati Margherita
ed Emilio, poco
dopo giunsero anche loro Guido, Azzurra e Davide.
“Oh,
che bello siamo tutti
insieme come ai vecchi tempi” osservò suor Angela.
“Ragazzi
ora facciamo colazione
in pace, ma dopo abbiamo una missione e nessuno può
muoversi, nessuno può
astenersi, dovete aiutarci tutti, lo esigo, mi dovete concedere un
quarto d’ora
del vostro tempo, nessuno escluso” mise subito le cose in
chiaro Azzurra.
“Caro
professore credo che ti convenga
ritornare a fare l’avvocato, tua moglie praticamente ci vuole
tenere in
ostaggio” ironizzò Nina.
Azzurra
le lanciò un’occhiataccia
“Si vi sequestro, va bene? Dovete aiutarci a trovare un nome
per la bambina, vi
prego, siamo in un vicolo cieco. Abbiamo già fatto ampie
sessioni di ricerca a
casa noi tre ma nulla, dobbiamo allargare gli orizzonti e quindi
abbiamo
pensato di rivolgerci a voi”
“Veramente
HA pensato di
coinvolgere voi e sequestrarvi, ma io sono
d’accordo” puntualizzò Guido.
“Esiste
il libro dei nomi” provò
a suggerire Margherita “Perché non lo comprate
oppure posso regalarvelo io?”
“Ne
abbiamo due! Ma niente!”
rispose Azzurra
“Io
vorrei un nome importante,
significativo per nostra figlia e scorrere quella lista di nomi li
rende quasi banali”
considerò Guido.
“La
colpa è dei Totti,
mannaggia!” si lamentò Azzurra “Io la
volevo chiamare Chanel sarebbe stato
perfetto, ma l’hanno fatto già loro! Non
è giusto!”
“Chanel?
Ma non è una stilista?”
chiese suor Angela “Quella che nomini sempre tu”
“Eh,
appunto! Coco Chanel non è
semplicemente una stilista, è un mito, è la mia
musa, come minimo dovevo dare
il suo nome a mia figlia”
“Ma
non se parla proprio e
comunque quello è il cognome non il nome della
stilista” intervenne Guido
“Il
solito puntiglioso, tu!” lo
prese in giro lei.
“Visto
che ti hanno fregato
Chanel, che ne dici di chiamarla Dolce e Gabbana?” la
canzonò Nina
“Mah
no! Quelli sono due e la
bambina è una”
“Vogliamo
essere seri? Niente
stilisti, per favore” precisò Guido.
“Io
volevo aiutarvi con il mio
album delle figurine” si propose Davide.
“No
amore, quelli sono tutti
uomini e non sempre i nomi maschili sono adattabili” gli
spiegò dolcemente
Azzurra.
“Diciamo
anche basta calciatori e
affini” riprese Guido.
“Allora
potete pensare ai fiori?”
suggerì Emilio “Come il mio amore”
“Si
come me Margherita, Rosa,
Viola o Violetta, Iris, Gigliola”
“Si
certo oppure Garofano o
Orchidea, no grazie” rispose Azzurra
“Io
mia figlia volevo chiamarla
Anna” intervenne Chiara
“Eh,
Anna è un bel nome,
significa Grazia, Grazia Divina” considerò suor
Costanza
“E
poi Anna era la mamma di Maria
Vergine” precisò suor Angela “Oppure
proprio Maria come la Madonna”
“Sorelle,
per favore, non
cominciate con l’albero genealogico della Sacra Famiglia
altrimenti non ne
usciamo più” rispose Azzurra
“Però
sarebbe bello un nome di
valenza religiosa” si soffermò Guido
“Che ne diresti di Be…”
“Non
dire Beatrice che ti
strangolo! I connotati li cambio a te, giuro”
E
tutti risero per l’aria
minacciosa di Azzurra.
“Volevo
dire Benedetta, non
Beatrice”
“Sentite
ragazzi io continuerei
volentieri ad assistere a questo quadretto, ma devo andare a studio. Al
prossimo sequestro di persona resisto, ve lo prometto” disse
Nina avviandosi di
fretta.
“Uh
mamma mia com’è tardi, io
devo andare in ospedale”
“Ed
io ad un allenamento. Alla
prossima ragazzi” salutarono anche Margherita ed Emilio.
“Noi
abbiamo il rosario”
pronunciò suor Costanza
“Si
è vero, dobbiamo andare” si
unì a lei e a Chiara suor Angela “Tanto
c’è ancora un po’ di tempo, su, vedrete
che una buona idea ci verrà”
“Alla
fine noi tre siamo rimasti”
constatò Azzurra “anzi noi quattro, sta bambina
sarà Anonima, me lo sento”
Guido
rise e la baciò “Vedrai che
ha ragione suor Angela un nome lo troveremo ed ora accompagno Davide a
scuola e
poi vado in facoltà, tu non strapazzarti troppo, mi
raccomando”
“Va
bene” concluse lei.
Un nome
qualunque non esiste, per così dire non si dà in
natura: ogni nome reca una
certa carica di destino.
Tommaso
Landolfi, A caso, 1975
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Capitolo 15 *** Capitolo 15. Parto o non parto ***
Capitolo 15. Parto o non parto
Angolo
Divino.
Guido,
Azzurra e Davide
attraversano la sala del bar, Guido porta con sé un trolley
e Davide un borsone
piuttosto pesante a giudicare dall’andatura poco sciolta.
“Amore
ma tu sei sicura? Vuoi
davvero che vada a Milano per quel congresso, la data del parto era
oggi non mi
sembra il caso. Potresti partorire da un momento
all’altro”
“Ma
certo che sono sicura, amore!
E poi non è vero che potrei partorire da un momento
all’altro, secondo me ci
vorrà ancora un po’ lo dicono tutti che il primo
figlio non rispetta mai i
calcoli, che tarda sempre ad arrivare”
Suor
Angela, suor Costanza e suor
Chiara sono dall’altra parte del bancone del bar, dinnanzi
sono sedute Nina e
Margherita che sorseggiano un caffè. Tutte si gustano la
scena di Azzurra che
avanza fiera e sicura di sé con il suo bel pancione ormai
protagonista
indiscusso. La ragazza indossa un bel vestito multicolor che risalta le
sue
forme esplosive e la sua linea invidiabile nonostante i mesi di
gravidanza.
Guido e Davide, invece, pur sempre impeccabili nello stile che lei
stessa ha
saputo migliorare decisamente nel primo e scegliere pian piano per
l’altro si
avvicinano al bancone con fare più affaticato dettato dai
pesi che devono
trasportare. Entrambi sono un passo dietro di lei.
Chiara
sorride, Margherita si
mostra compiaciuta e Nina punzecchia “hai assunto due
facchini? Caro prof, caro
Davide cosa non si fa per amore. Al farti stendere il tappeto rosso da
tutti e
due prima del tuo arrivo non ci hai ancora pensato?”
Azzurra
le risponde con una
linguaccia “Acidosa! Io non posso fare sforzi e non ho
assunto facchini, mio
marito e mio figlio si sono offerti volontari”
“Diciamo
che non avevano molta
scelta credo” aggiunse suor Costanza
“Ehi
ma lasciatela stare, tesoro
come va? Come stai? Vuoi bere? Hai fame?” cominciò
con le sue premure suor
Angela
“Forse
sarebbe meglio chiederle
perché ha portato qui le sue valigie?”
domandò Chiara
“Giusto…
hai ragione… ti rispondo
io, Azzurra vuole stabilirsi qui un paio di giorni. Io devo partecipare
ad un
congresso nazionale che si tiene a Milano, si tratta di un evento
annuale in
cui rappresento l’ateneo modenese quest’anno
premiano proprio il mio corso di
laurea. Non volevo andarci, avevo già rinunciato invece mia
moglie non vuole
sentire ragioni e praticamente mi sta costringendo a partire”
spiegò Guido
“Infatti
non se ne parla più
ormai ho deciso, io sto bene la bambina non da segni di voler nascere,
non ho
nessuna intenzione di partorire e quindi puoi andare”
“Azzurra
ma che significa che non
hai nessuna intenzione di partorire? E non la fai nascere la
piccola?” chiese
Davide
“Amore
ma che dici?” si stupì
Guido
“Come
non fai nascere la bambina,
oh madre Vergine” tremò suor Costanza
“Ohi…
andiamoci piano con certe
affermazioni eh” intervenne suor Angela
“Ma
che avete capito intendevo
che aspetterò Guido non ho nessuna intenzione di partorire
senza di lui. Quindi
parti torna tra due giorni come previsto e buon congresso”
“Azzurra
ma tu sei sicura…”
“Si
amore, si sicura e poi mi
fermo qui in convento mi stai lasciando in ottime mani sono a casa mia
con la
mia famiglia cosa potrei volere di più?”
“Ah
quindi le valigie sono perché
ritorni qui?” domandò Nina
“Certo
miss sono-intelligente-solo-io
non vorrete mica che resti da sola? E se avessi bisogno di aiuto?
L’aria della
mia vecchia casa mi farà solo bene”
“Va
bene miss-generosità-mando-mio-marito-al-congresso
basta che non partorisci qui perché io ho dovuto
già sopportare per un anno le
tue urla giornaliere non ci penso nemmeno a sopportare pure quelle del
travaglio piuttosto mi rompo i timpani da sola guarda”
“Ma
la data del parto non era
oggi?” chiese Chiara
“Si,
ma ieri ho fatto l’ultima
visita di controllo e per il momento va tutto bene. Tutto tranquillo
qua dentro”
disse accarezzandosi il pancione.
“Ma
anche se dovesse nascere qui
ma che problema c’è? Ci pensate che bello? Un
bambino che nasce in convento,
sarebbe il primo, anzi la prima” considerò suor
Angela.
Suor
Costanza si stava quasi
strozzando bevendo la sua tisana “Insomma qui ci sono passate
persone di ogni
tipo nonostante sia un convento di religiose, di ogni genere sessuale
nonostante il mio veto ai maschi, di ogni età tra residenza
universitaria e
convitto anche i bambini nonostante il mio essere assolutamente
contraria
abbiamo avuto prima Cecilia e poi Davide adesso addirittura un parto!
Angela ma
dico mo, ma la prossima che ti vuoi inventare per mantenere la baracca
qui è
fare una sala travaglio? Ma non lo so” se ne andò
rimbrottando la madre
superiora “Un parto in convento e che problema
c’è? E’ matta io l’ho sempre
detto che è matta”.
“Se
è un problema posso trovare
un’altra sistemazione” disse Azzurra
“Ma
quale problema? Ma lo sai
come è fatto no? Se non borbotta non è lei. Anzi
sono sicura che non sta più
nella pelle di conoscere la tua bambina come tutti noi”
Azzurra
sorrise.
“Sentite
ho avuto un’idea! Visto
che siamo tutte qui questo paio di giorni mi posso fermare anche io in
convento. Pure Emilio è fuori città per degli
impegni con la federazione
sportiva ed io sono un medico, per qualunque evenienza, posso essere
sempre
utile”
“Ottima
idea Marghi, è perfetto”
si rallegrò Azzurra
“Wow!”
considerò Nina che poi si
rivolse a Guido “Beato te prof che ti risparmi sta
rimpatriata. Mi converrebbe
pure a me farmi spedire lontano da Modena per lavoro, così
in questi giorni non
rischio di affogare tra le lacrime di nostalgia. Potrei valutare
seriamente di
tagliarmi le vene”
“Ma
piantala che secondo me è
bellissimo ritrovarci di nuovo qui tutte insieme” intervenne
Chiara
“Come
ai vecchi tempi” chiuse
suor Angela.
“Suor
Angela non lo dica più che
rischia di diventare ripetitiva. Ogni volta lei dice ci ritroviamo come
ai
vecchi tempi ma non è proprio così. La
verità è che tra sfratti in atto e case
da comprare, test di gravidanza da fare, nuovi arrivi da annunciare e
parti
imminenti alla fine
questi tempi non
sono mai vecchi”
precisò Nina suscitando
un genuino sorriso negli altri presenti.
In
fondo in fondo aveva ragione
ed ogni occasione era buona per ritrovarsi in convento e nonostante
borbottii,
ironie, melodrammi e scene tragicomiche erano tutti felici che
accadesse.
Riusciva ad essere ancora come prima, le cose che cambiano, la vita che
prosegue, i rapporti che maturano ed evolvono eppure c’era
sempre quello stesso
sapore di casa, di vicinanza, di fiducia, di affetto, di amore, di
famiglia che
era rimasto intatto come quando tutto era cominciato qualche anno prima
ormai.
Guido
salutò Azzurra e Davide e
si avviò alla stazione.
Il
bambino corse nel chiostro per
giocare a pallone e le altre si occuparono di sistemare i bagagli di
Azzurra
nella sua vecchia stanza. Guarda caso suor Angela la sua camera e
quella di
Margherita cercava sempre di tenerle libere e stranamente ci riusciva
ogni
volta a non farle occupare.
Dopo
cena mentre Davide giocava
con il computer nel vecchio appartamento del custode ora occupato da
Nina,
Azzurra stava facendo una passeggiata nel chiostro e
cominciò ad avvertire
delle fitte. Si fermò accomodandosi sulla panchina e dopo
aver respirato l’aria
in modo lento e regolare sembrò tranquillizzarsi.
“Azzurra
tutto bene?” le chiese
Margherita che l’aveva raggiunta
“Si…
si… almeno credo”
“Perché?
Non ti senti bene?”
“Marghi
stanotte vuoi dormire in
camera con me?”
“Ma
certo che problema c’è.
Davide si ferma nella sua vecchia camera con Nina?”
“Si
ormai abbiamo capito anche
come è fatta Nina non ha mai una parola di buono per
nessuno, ma ci vuole tanto
bene ed adora Davide, addirittura gli consente di chiamarla zia e gli
ha detto
che per qualsiasi questione legale può contare su di
lei”
“Sei
un po’ pallida. C’è qualcosa
che non va Zuzù?”
“No
Zuzù no, ti prego non mi
chiamare così quel nomignolo mi fa venire in mente quelle
streghe finte e vuote
che dicevano di essere mie amiche. Menomale che i veri tesori, le vere
amiche e
la mia vera famiglia l’ho trovata dopo”
“E
tuo padre? Tra poco darai alla
luce la sua nipotina?”
“Papà
finirà di scontare la sua
pena tra tre mesi, il suo conto con la giustizia ormai è
quasi chiuso. E’ un
uomo completamente cambiato sai? Mi ha detto che ha intenzione di
lasciare
Modena e di rifarsi una vita lontano da qui. Ma che io
resterò sempre il suo
bene più prezioso. Non so quale rapporto
stringerà con la mia bambina ma sono
soddisfatta del legame che abbiamo costruito faticosamente io e lui. E
sono
sicura che almeno con la mia piccola manifesterà
più amore di quello che per
anni non ha dimostrato a me”
“Tu
lo sai che io ti voglio
sempre un mondo di bene, vero Azzurra? Per me sei davvero una sorella
ed ora
che diventerò zia mi renderai la persona più
felice del mondo”
“Ti
voglio un mondo di bene anche
io” si abbracciarono le due ragazze
“Però ora basta momenti zuccherosi e non
dire in giro che ti voglio bene perché lo rinnego. Ho una
reputazione da
difendere io”
“Ma
almeno che stanotte dormiamo
nella stessa stanza lo posso dire?”
“Si,
quello si”
“Perché
mi hai chiesto di dormire
insieme?”
“Perché
ho paura” confessò
Azzurra
Margherita
rise “Ma se hai paura
del buio puoi accenderti la luce come faccio io quando Emilio non dorme
a casa”
“Genio
della perspicacia ma quale
paura del buio, ho paura del parto”
“Ah!”
“EH!
Una parte di me vorrebbe che
la mia bambina nascesse anche domani un’altra invece vorrebbe
restare incinta a
vita se fosse possibile, a parte le sensazioni meravigliose che ho
sperimentato
con la gravidanza, ho paura del dolore, ho paura di soffrire, ho paura
che vada
qualcosa storto, insomma ho paura”
“Ma
tesoro è normale, non penso
ci sia donna al mondo che non tema il parto, eppure sono millenni che
le donne
partoriscono che sentono dolore e che gioiscono per il miracolo che il
nostro
corpo e la nostra forza fisica e psicologica compie. Tra due giorni
tornerà
Guido e poi quando sarà il momento vedrai che le paure
svaniranno e lotterai
come una leonessa per permettere al mondo di conoscere, finalmente, la
piccola
Corsi” le strizzò l’occhio la dottoressa
e Azzurra rise.
Margherita
si avviò in convento
ed Azzurra sentì nuovamente riacuirsi delle fitte nel basso
ventre, al corso
pre-parto le avevano spiegato che potevano esserci delle false
contrazioni o
meglio considerate come contrazioni preparatorie, ma siccome i dolori
erano
irregolari non era necessario allarmarsi. Ce l’avrebbe fatta
ad aspettare Guido
per due giorni?
La
dottoressa le aveva spiegato
che la fase iniziale del travaglio con sintomi come le false
contrazioni poteva
anche precedere il parto di una settimana, avrebbe avuto tempo.
Drin
Drin Drin
“Amore
mio” rispose lei guardando
il numero sul display
“Tesoro
sono arrivato poco fa, ho
appena finito di sistemarmi in albergo, lo sai che mi mancate
già da morire?”
“Anche
tu mi manchi tanto, ma chi
l’avrebbe detto che saresti diventato così
romanticone?”
“Io
non sono diventato un bel
niente” rispose lui mostrandosi offeso “al massimo
lo sono sempre stato solo
che lo dimostravo poco”
“Sono
una donna fortunata lo
ammetto”
“Amore
come ti senti? Tutto bene?
Novità? La piccolina non ha ancora voglia di venire al
mondo?”
“Tutto
bene… no… no… nessun
segnale rilevante. Tu piuttosto è vero che ti ho spinto a
partecipare al
congresso però fai presto, rispetta i tempi stabiliti e
riposati questo paio di
giorni perché ho la sensazione che a breve la nostra vita
sarà davvero
sconvolta”
“Va
bene, va bene, giovedì sera
sarò lì tutto per voi, per Davide e per le mie
donne. Buonanotte amore”
“Buonanotte”
Durante
la notte Azzurra non
riuscì a dormire granchè le fitte erano tornate e
stavano cominciando a
diventare sempre più rapide l’una
dall’altra, sempre più regolari e soprattutto
sempre più dolorose. Erano le otto quando si era alzata per
scendere al bar
avrebbe voluto accompagnare Davide a scuola ma non si sentiva bene
avrebbe
chiesto a Chiara di farlo per lei. Quando giunse al bar
c’erano già tutti
intenti a fare colazione.
“Azzurra”
la accolse Margherita
“Guarda che mi sono accorta che praticamente non hai chiuso
occhio, non ti
senti bene, vuoi venire in ospedale con me per fare un
controllo?”
“Io
penso che stia arrivando il
momento” sospirò la ragazza
“Oh
mamma” esclamò suor Angela
“Oh
Signore qui? Adesso?” si
allarmò suor Costanza
“No…
no credo di avere della
contrazioni preparatorie ma stanno cominciando a fare un male
cane”
“Azzurra
se sta per nascere la
sorellina io non voglio andare a scuola e soprattutto
bisognerà chiamare papà”
“Tesoro
papà tra mezz’ora sarà
premiato, domani pomeriggio ritornerà non è
necessario farlo preoccupare
inutilmente, la ginecologa mi ha detto che potrei andare avanti
così anche per
una settimana”
“Ah”
disse sconsolato il bambino
“Oh
beh” risposero quasi in coro
suor Angela e suor Costanza.
“Adesso
nano devi andare a scuola
con Chiara, volevo accompagnarti io tesoro ma non mi sento proprio in
forma e
visto che Chiara va alla casa famiglia non sarà un disturbo
per lei, vero?”
“Sarà
un piacere forza giovanotto
la nostra giornata comincia”
Nina,
Margherita e Azzurra stavano
terminando la loro colazione quando quest’ultima fece cadere
in terra la tazza del
caffè urlando di dolore “ahhhhh!”
“Azzurra
che succede?”
“Dio
il dolore sta diventando
insopportabile, ogni 5 minuti, è diventato preciso come un
orologio svizzero”
“Beh
direi che è cominciato il
travaglio allora, dobbiamo contare bene la distanza da una contrazione
all’altra, guarda che questa fase per le primipare
può durare dalle 6 alle 8
ore e penso sia meglio chiamare Guido se ti si
rompono…” stava snocciolando le
sue conoscenze Margherita.
“Ahhhhhhhh!”
la interruppe
Azzurra e l’urlo della ragazza fu seguito da un leggero
scroscio d’acqua
inequivocabile
“Mi
sono fatta pipì addosso dal
dolore?” chiese lei sofferente
“Secondo
me ti si sono rotte le
acque meglio andare in ospedale” constatò Marghi
“Chiamo
suor Angela” si affrettò
Nina
“Guidooooooo
senza Guido non vado
da nessuna parte”
“E
va bene ma il tuo cellulare
dov’è?”
domandò la dottoressa
“Sopra
in camera”
“Vado
a prenderlo”
“No
non ti azzardare nemmeno a
lasciarmi sola”
Proprio
in quell’istante giunsero
Nina, suor Angela e suor Costanza
“Ma
cosa aspetti Marghi vammi a
prendere il cellulare, voglio Guido”
“Andiamo
bene hai appena
cominciato il travaglio e già sei diventata insopportabile,
Azzurra rilassati
tesoro” le consigliò suor Angela
“Veramente
Azzurra lo ha sempre
avuto questo difetto di essere insopportabile e comunque amica ti sta
bene la
prossima volta impari a mandare al congresso tuo marito quando stai
partorendo”
considerò Nina.
Azzurra
la incenerì con lo
sguardo prima di lanciare un altro urlo.
Margherita
entrò al bar con il
cellulare all’orecchio e con aria perplessa “Ma
Azzurra sta partorendo che
significa che c’entro io? Ma ti sei ammattito?”
“Che
accade ora?” chiese in
subbuglio suor Costanza.
La
dottoressa scostò leggermente
il telefono dall’orecchio “Io non lo so Guido ha
una voce strana e poi dice che
lui non c’entra e che dobbiamo chiamare il padre?”
“Passamelo!”
ordinò perentoria
Azzurra
“Mah”
tentennò la dottoressa
“Passamelo
subito!”
“Povero
prof non vorrei essere
nei suoi panni” commentò Nina
“Ma
brutto decerebrato che non
sei altro, ma che significa chiamate il padre? Se non torni
immediatamente a
Modena ti strangolo” poi il viso, l’espressione e
il tono di Azzurra cambiarono
“Si… si professore ha ragione, certo, certo mi
scusi e che le doglie… Margherita…
mio marito mi scus”
“Azzurra
che succede?” chiese
stupita suor Angela
“Margherita
ma io sto partorendo
e tu ti sei bevuta il cervello?”
“Ho
sbagliato numero, vero?”
“Ma
chi hai chiamato?” chiese
Nina
“Ha
chiamato il mio professore
universitario, quello a cui ha chiesto la tesi di laurea quello che non
mi
rivolgerà mai più la parola a giudicare dal fatto
che mi ha praticamente
riagganciato il telefono in faccia”
“Scusa
che ne sapevo io? Ho visto
tra le tue ultime chiamate ho trovato questo numero con scritto PROF ed
ho
fatto partire la telefonata, sono un po’ agitata anche io
scusa”
“Va
bene va bene tesoro può
capitare” la rincuorò subito suor Angela
“Adesso
però per favoreeee me lo
chiamate Guido non ce la faccio più vi prego”
“Si
anche perché a giudicare dai
dolori che hai dobbiamo andare in ospedale subito altrimenti rischiamo
cha
nasca qui”
“Nooooo
voglio Guido” ripeté
ancora Azzurra
“Facciamo
così io chiamo Guido e
gli dico di raggiungerci direttamente in ospedale. Nina tu per favore
le prendi
la valigia nella sua camera quella che ha preparato accanto al
letto”
“Eh
lo sapevo che finivo per fare
il facchino anche io, torno subito, però, aspettatemi che
voglio venire anche
io in ospedale”
Nel
pulmino verso l’ospedale…
“Nina
sei riuscita a chiamare
Guido?”
“Non
mi risponde”
“Io
ve lo giuro senza Guido non
partorisco”
“E
vuol dire che la costringi a
rimanere dentro sta bambina perché Guido non
risponde” sentenziò Nina
“Sarà
impegnato con sta
premiazione del cavolo a cui ho insistito tanto che andasse mannaggia a
me”
“Scusate
non abbiamo il numero di
qualcun altro a cui possiamo chiamare per farlo avvertire”
suggerì Margherita
“Marghi
ma allora hai la fissa di
voler chiamare una persona per un’altra, io voglio solo
Guido”
“Avvocato
Balestrieri buongiorno
sono Nina, scusi se la disturbo, ma lei è al congresso di
Milano vero?”
Nina
annuì per tranquillizzare le
altre e poi spiegò al titolare del suo studio la
necessità di far rientrare
immediatamente Guido a Modena.
Le
ragazze arrivarono in ospedale
mentre Balestrieri cercò di attirare l’attenzione
di Guido che stava facendo il
suo discorso alla platea per il riconoscimento ricevuto pochi minuti
prima.
I
gesti dell’avvocato erano
inequivocabili e il professore divenne irrequieto, agitato e scusandosi
con gli
uditori annunciò “sto per diventare padre
è la prima volta e non ci capisco più
nulla, no veramente non è la prima volta sono già
padre ma è la prima volta che
è davvero mio figlio, anzi mia figlia, anche Davide lo
è però non di sangue e
come se lo fosse, oddio scusate abbiate pazienza ma devo scappare. Non
ci capisco
più nulla davvero” lasciò
l’aula tra gli incitamenti e l’entusiasmo della
sala
per chiamare un taxi e farsi portare alla stazione.
L’ostetrica
comunicò che l’utero
aveva raggiunto una buona dilatazione e che tutto faceva presagire che
non ci
sarebbero stati problemi per un parto naturale ma Azzurra continuava ad
avere
contrazioni sempre più ravvicinate ad imprecare e a chiedere
solo di suo
marito.
Guido
alla prese con un viaggio
interminabile riuscì a giungere in ospedale mentre stavano
portando Azzurra in
sala parto.
Nina,
Chiara e suor Angela erano
in corridoio, suor Costanza era andata a prendere Davide a scuola, ed
arrivò il
professore.
“Dov’è
Azzurra? Dove l’hanno
portata?”
“Sta
per andare in sala parto è
appena entrata da quella porta, c’è anche
Margherita con lei, ma non fa altro
che chiedere di te, caro prof. credevi di averla fatta franca ma il
meglio deve
ancora venire e per te credo anche il peggio quindi in bocca al lupo e
corri da
lei” gli raccomandò Nina.
Dopo
essere stato preparato da
un’infermiera Guido entrò in sala parto.
“Amore…
amore… amore mio”
“Amore
mio un corno, tu non devi
azzardarti a toccarmi mai più hai capito? Mai
più”
“Azzurra
ma lo cerchi come una
disperata da ore ed ora lo tratti così?” chiese
sorpresa Margherita.
“E’
un viscido, lurido,
vigliacco, fuggiasco, cattivo, egoista”
“Amore?
Mi dispiace se non ero
qui fino ad ora, ma ho fatto prima che potevo e poi eri
d’accordo anche tu che
andassi a Milano”
“Si
è vero amore lo so” ritornò
dolce Azzurra “Ma questo non cambia che ti odio, che
convincerò la mia bambina
a diventare suora basta che non si faccia toccare da un uomo”
“Oddio
crescendo in convento con
le consorelle non sarà difficile farle trovare la vocazione
ma si può sapere
perché ora stai facendo così? Non sprecare fiato
e concentrati sul respiro” le
disse Margherita
“Amore
scusami” lei guardò
dolcemente Guido che era sempre più stupito
dall’atteggiamento ambivalente
della moglie “Ma ho letto su un blog che imprecare durante il
parto aiuta ad
attenuare il dolore lo devo fare capisci?”
“Oh
Dio Santo! Ci mancava solo il
blog ora”
“Fai
pure amore mio non ti
preoccupare, qualsiasi cosa vuoi dire o fare”
Ahhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh!
Nonostante
le imprecazioni il
dolore divenne lacerante e poco dopo alle urla e alle lacrime di Guido
e
Azzurra si aggiunse il vagito della neonata.
3,5
kg e voce decisa nei suoi
strepiti, tantissimi capelli scuri scuri e due occhioni spalancati sul
mondo di
un colore chiaro che richiamavano quelli del padre.
I
neo genitori si guardarono
commossi e ammirarono la loro stupenda bambina.
Un
paio d’ore dopo. Camera di
Azzurra.
La
stanza era già piena di fiori
e palloncini rosa in ogni angolo. Il convento si era praticamente
trasferito lì
Nina, Chiara, Margherita ed Emilio, suor Costanza, suor Angela, Davide
e Guido
circondavano il letto di Azzurra che aveva riposato un po’
dopo la fatica del
parto e accanto vi era la culletta con la piccola.
“Ma
alla fine avete deciso che
nome darle a questo dono di Dio?” chiese suor Angela che la
prese in braccio
Guido,
Azzurra e Davide si
guardarono complici e poi fu proprio il giovanotto a prendere la parola
“Abbiamo deciso di chiamarla Gioia perché sia io
che Azzurra e Guido siamo
davvero felici che sia arrivata, è la nostra Gioia”
“Gioia
Corsi, mi piace” considerò
Nina
“E’
davvero una Gioia”
affermarono Margherita ed Emilio
“Benvenuta
al mondo piccola
Gioia” le augurò Chiara
“Ma
è anche un po’ la nostra
gioia o sbaglio? Prima ho accettato te in convento e tesoro mio non eri
una
facile poi i maschi ed un bambino, insomma un po’ di Gioia
è anche per merito
nostro” rivalse i suoi diritti suor Costanza.
Gli
altri sorrisero.
“E’
una Gioia per il mondo”
concluse suor Angela baciandole la tempia con le labbra e donandola poi
ad
Azzurra e alle cure amorevoli di Guido e Davide.
La gioia
è
la linfa vitale di tutte le cose umane.
Pierre Bayle, Pensieri sulla
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