Furia Cieca

di katyjolinar
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 ***
Capitolo 2: *** 2 ***
Capitolo 3: *** 3 ***
Capitolo 4: *** 4 ***
Capitolo 5: *** 5 ***
Capitolo 6: *** 6 ***
Capitolo 7: *** 7 ***
Capitolo 8: *** 8 ***
Capitolo 9: *** 9 ***
Capitolo 10: *** 10 ***
Capitolo 11: *** 11 ***
Capitolo 12: *** 12 ***



Capitolo 1
*** 1 ***


Tutti hanno un modo per svagarsi, per distrarre la mente dalle fatiche quotidiane. C'è chi si dà all'ippica, chi corre, chi duella...
I ragazzi di Berk, invece, si svagano cavalcando i Draghi!

Hiccup ha sempre amato volare. Fin dalla prima volta che aveva cavalcato Sdentato aveva capito che l'aria era il suo elemento.
Adorava sentire il vento in volto e tra i capelli, mentre sfrecciava sul suo drago, e ancora di più amava la sensazione adrenalinica che aveva ogni volta che guardava le isole da sopra le nuvole.
Volava tutti i giorni, mattina e sera, osservando il mondo dalla prospettiva del suo drago, con qualunque condizione atmosferica, qualunque temperatura, non era importante, bastava volare!
Ed era per questo che, quella sera di inizio primavera, nonostante i grossi nuvoloni temporaleschi all'orizzonte, il ragazzo, ormai diciottenne, era salito in groppa a Sdentato e stava volando, facendo parecchie acrobazie sopra Berk.
Le nuvole si stavano avvicinando, ma i due erano troppo impegnati a divertirsi per rendersene conto.
Hiccup stava facendo fare delle prove di virata quando, accidentalmente, finirono all'interno di una nuvola temporalesca a cui si erano pericolosamente avvicinati.
Prima che se ne rendessero conto, i fulmini di cui era carica la nuvola si scaricarono su di loro, attratti dalle parti di ferro dei loro corpi.
Hiccup sentì la scarica partire dalla sua gamba sinistra e attraversare tutte le sue membra, fino alla testa.
La vista gli si offuscò, fino a scomparire, mentre un dolore acuto e insopportabile alla testa gli fece prima perdere il controllo dei comandi di Sdentato, e poi perdere i sensi.
Il drago tentò di mantenere il controllo del volo, ma senza l'uso della protesi caudale non poteva fare molto. Urlando un verso allarmato, non appena sentì che il suo Cavaliere perdeva il controllo, si girò, lo avvolse nelle sue ali e cadde insieme a lui, proteggendolo con il suo corpo dall'impatto con il tetto di un fienile del villaggio, che si frantumò sotto il loro peso, facendoli atterrare sull'erba secca ammassata dentro l'edificio.

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Capitolo 2
*** 2 ***


Un urlo di un drago, un botto, il rumore di un tetto in frantumi.
I berkiani erano ormai abituati a certe scene, soprattutto da quando il figlio del loro capo aveva mostrato loro che i draghi potevano essere addestrati, e non cacciati.
Capitava spesso che qualcuno del gruppo di teenager che faceva capo al ragazzo perdesse il controllo del suo drago e andasse a schiantarsi su qualche edificio, e solitamente, a parte il danno arrecato al tetto e l'eventuale incendio scatenatosi, persone e animali ne uscivano relativamente sani da tali incidenti.
Per questo, quando sentirono l'urlo della Furia Buia di Hiccup, seguito dal tonfo nel fienile centrale del villaggio, l'unica cosa di cui i suoi compaesani si erano preoccupati era che i danni all'edificio non fossero troppi e fossero facilmente riparabili.
Skarakkio fu il primo a raggiungere il granaio, borbottando, quindi spalancò la porta, lasciando uscire la polvere delle macerie del tetto.
"Okay, Hiccup!" brontolò, aspettando che il fumo si dissipasse "Questa volta tu e il tuo Furia Buia l'avete fatta proprio grossa! Il tetto del fienile dovrà essere ricostruito per intero, non basterà aggiustarlo soltanto!"
Ma nessuno si mosse dall'interno. Skarakkio sentì solo il verso lamentoso del drago, ma nessuno apparve sulla porta. Intanto era stato raggiunto anche da Stoick e da un nutrito gruppo di berkiani, accorsi per controllare i danni dovuti all'incidente.
"Che succede, Skarakkio?" domandò il capo di Berk.
"Tuo figlio e il suo Furia Buia hanno distrutto il tetto del fienile." rispose l'altro "Stavo andando a vedere che non si siano fatti male."
Stoick annuì ed entrò nell'edificio, scavalcando le travi cadute dal tetto, seguito dal vecchio fabbro. Si guardarono intorno, quindi lo videro: sopra un mucchio di fieno in fondo alla stanza, in mezzo ai detriti, era disteso Sdentato, su un fianco, che li chiamava con aria allarmata, tenendo le ali chiuse attorno a qualcosa che stava cercando di proteggere col proprio corpo.
I due uomini lo raggiunsero in fretta, liberandolo dai detriti, quindi Stoick si avvicinò e il drago aprì le ali. Hiccup era rigido, gli occhi erano chiusi e gli abiti e i capelli erano bruciacchiati: era evidente che erano stati colpiti da un fulmine, mentre volavano, e il ragazzo ne avesse subito i danni maggiori. Il padre lo prese in braccio e controllò il cuore. Sospirò sollevato.
"È vivo." riferì, poi si rivolse a Sdentato "Grazie agli Dei... tu stai bene, Sdentato?"
Il drago fece un verso brontolante e si rimise in piedi, fissando il suo Cavaliere con fare preoccupato.
"Portiamo Hiccup a casa. L'avete vista brutta, con questo temporale." continuò l'uomo, uscendo dal fienile continuando a tenere in braccio il figlio "Ora aspettiamo solo che Hiccup si svegli."
Il Furia Buia fece un altro verso preoccupato, camminando dietro l'uomo, e scosse la testa, ancora un po' intontito dalla caduta, e tutti insieme tornarono alla loro capanna.
Stoick mise il figlio nel letto, mentre Sdentato continuava a girare loro intorno, annusando continuamente il ragazzo in cerca di segni di ripresa.
Proprio mentre suo padre gli stava rimboccando le coperte, Hiccup aprì gli occhi.
"Hiccup... grazie a Odino ti sei svegliato!" esclamò.
"" Papà?" sussurrò il giovane, girando la testa verso di lui "Dove sei? Perché è buio pesto qui?"

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Capitolo 3
*** 3 ***


"Ma cosa dici, Hiccup?" domandò l'uomo, guardando preoccupato il figlio "Non è buio pesto, non vedi la candela?"
Il ragazzo scosse la testa e provò a mettersi seduto, poi si portò una mano davanti agli occhi.
"Papà..." disse, infine "C'è qualcosa che non va... non... non vedo assolutamente nulla..."
A quel punto Stoick si allarmò, portandosi davanti al ragazzo e agitando la candela davanti ai suoi occhi. Non vide alcuna reazione, quindi andò alla porta e, prima di uscire, si rivolse a Sdentato.
"Tu resta con lui, stai attento che non succeda nulla. Io vado a cercare aiuto." ordinò.
Quando Stoick fu uscito, Hiccup cercò di spostarsi e mettersi seduto sul bordo del letto. Sdentato si avvicinò e strofinò il suo muso sul dorso della mano del giovane, facendo un verso preoccupato.
"Tu stai bene, amico mio?" chiese, carezzandogli la testa. Il drago fece un verso preoccupato e Hiccup sospirò "Deve essere successo qualcosa quando siamo finiti in quel temporale. Ho smesso di vederci quando siamo stati colpiti dal fulmine e ho avuto quella fitta alla testa..."
Sdentato fece un altro verso e poggiò la testa sulle gambe del suo Cavaliere, facendo le fusa. Hiccup lo lasciò fare, toccandosi gli occhi; cominciava ad agitarsi, rendendosi conto della situazione.
Sentì la porta di casa aprirsi, e poi qualcuno salì le scale e lo raggiunse sul soppalco.
"Papà? Sei tu?" domandò.
"Si, figliolo, sono io." lo rassicurò l'uomo, afferrandogli la mano, protesa di fronte a lui "Gothi è con me, vuole darti un'occhiata."
 Hiccup annuì e si lasciò controllare dalla druida, raccontando cosa era successo prima che precipitassero nel fienile. La vecchia ascoltò pazientemente, poi riferì qualcosa a Stoick, per via scritta, come suo solito.
"Che cosa dice?" chiese il ragazzo, che continuava a cercare la testa del suo drago, agitandosi di più ogni minuto che passava.
"Dice che il fulmine potrebbe averti danneggiato gli occhi." riferì l'uomo "Non sa se potrai guarire, però ha detto che proverà almeno a lenire il dolore che hai detto di avere agli occhi."
"Non... non sa..." balbettò Hiccup, cominciando a tremare, preso da una crisi di panico. Sdentato fu subito vicino a lui e gli toccò la mano facendo le fusa: doveva cercare di mantenerlo calmo.
Stoick sospirò. Era molto agitato anche lui. Non sapeva cosa rispondere al figlio, quindi optò per il silenzio e guardò Gothi, che aveva preso un panno e lo stava inumidendo in una tinozza piena di acqua tiepida.
C'era molto silenzio nella stanza, nessuno parlava, mentre la druida preparava l'impacco e si avvicinava al ragazzo.
Hiccup lasciò che gli mettesse la benda umida sugli occhi, legandola dietro la testa in modo da tenerla ferma. Respirava lentamente, cercando di controllare ogni movimento, non voleva perdere il controllo. Non doveva perdere il controllo.
Sentì di nuovo suo padre e la druida parlare, poi Stoick la accompagnò alla porta e tornò dal figlio.
Hiccup si sfiorò la benda. Gli occhi non gli facevano più molto male, ma il fatto di non vederci lo stava davvero mandando in panico.
"Amico mio..." sussurrò, carezzando la testa di Sdentato "Come faremo ora? Se non ci vedo non posso volare con te..."
"La vecchia ha detto che devi provare a riposare." disse Stoick "Domani penserai al resto. Magari potresti pure esserti ripreso, chissà."
"Lo spero, papà..." rispose il giovane, rimettendosi a letto.
Quella notte Hiccup dormì poco, ogni tanto la testa riprendeva a fargli male, inoltre spesso vedeva dei fastidiosi flash davanti agli occhi, e non capiva cosa fossero.
Il mattino dopo, il giovane, appena si svegliò, si mise subito a sedere sul letto e provò a togliersi la benda dagli occhi. Il suo drago si era già avvicinato e lo fissava in attesa, facendo qualche verso preoccupato.
Hiccup aprì gli occhi, tenendo la testa alta. Sembrava tranquillo, così Sdentato si avvicinò ancora, fiducioso, facendo le fusa.
Ma, improvvisamente, Hiccup si mise a urlare. Sdentato fece un salto di due metri e arretrò, spaventato; che diavolo gli prendeva? Perché urlava così? Con la schiena curva, la coda alta e gli occhi spalancati fissò l'amico, che continuava a urlare, tenendo le mani sugli occhi. Era un urlo shockato e terrorizzato, che si calmò solo quando Stoick lo prese per le spalle.
"Calma, figliolo..." disse l'uomo, con tono basso "stai calmo... cosa succede?"
"Non... non ci vedo..." balbettò il ragazzo, ancora nel panico, in preda ai singhiozzi "non ci vedo... se non ci vedo non posso cavalcare Sdentato... non posso..."
"Affrontiamo un problema alla volta, Hiccup..." cercò di calmarlo il padre "Senti ancora dolore alla testa?"
Hiccup scosse la testa, continuando a toccarsi gli occhi, nervoso.
"Bene, almeno questo ce lo siamo tolto." continuò Stoick "Gothi ha detto che devi comunque muoverti, non puoi stare qui."
"E dove dovrei andare? Non posso far nulla in queste condizioni." obiettò il giovane.
"Potresti chiamare qualcuno degli altri ragazzi e farti accompagnare all'Accademia." suggerì l'altro.
"NO! Non andrò all'Accademia! Non posso farlo!" si oppose ancora Hiccup.
Stoick sospirò. Suo figlio era sotto shock e in piena crisi di panico, non sarebbe mai riuscito a farlo ragionare. Decise, allora, di lasciare che si calmasse, magari sarebbero riusciti ad avere una conversazione più fruttuosa.
Uscì di casa, lasciando Hiccup e Sdentato da soli.
Il drago continuava a fissare il giovane, che teneva la testa bassa e i pugni chiusi. Qualcosa non andava; perché il suo amico non voleva uscire? A lui non importava di volare, ma se la vecchia aveva detto che aveva bisogno di uscire allora doveva farlo! Decise che doveva fare qualcosa, quindi saltò dalla finestra e uscì, lasciandolo solo.
Hiccup non si mosse. Sapeva che la voce era già girata, per questo non voleva uscire e, soprattutto, non voleva andare all'Accademia: non voleva che lo vedessero in quelle condizioni. Non voleva che gli altri ragazzi lo vedessero vulnerabile. Ma, soprattutto, non voleva che lo considerassero un buono a nulla, come succedeva fino a tre anni prima.
Sentì Sdentato rientrare, arrampicandosi dalla finestra, e si voltò verso di lui.
"Scusa, Sdentato, davvero.." cominciò, a voce bassa.
"Allora è vero quello che dicono?" lo interruppe la voce di Astrid.

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Capitolo 4
*** 4 ***


Hiccup si mise in piedi di scatto, e quasi perdette l'equilibrio nel farlo.
Astrid lo afferrò per un braccio, per fargli riacquistare stabilità, ma non appena il giovane si fu ripreso la scrollò via, facendo un passo incerto verso il muro, per poi poggiarsi con la mano per riuscire a stare in piedi.
"Come sei arrivata qui?" domandò Hiccup, tenendo la testa bassa.
"Sdentato mi ha portato qui. Sembrava parecchio preoccupato per te." rispose la ragazza, avvicinandosi "E comunque stamattina tutti hanno sentito le tue urla... e l'incidente al granaio non è passato inosservato."
"Inutile rettile..." borbottò l'altro, senza muoversi dalla sua posizione "Avevo detto chiaramente che non volevo vedere nessuno..."
"Beh, si vede che ha pensato che ti sbagliassi." lo interruppe Astrid "E ha ragione. Hiccup, non puoi stare qui, devi uscire! Devi reagire!"
"Uscire? Per andare dove?" obiettò Hiccup "Nelle mie condizioni non posso neanche volare con Sdentato, perché ho bisogno della vista per farlo!"
Astrid sospirò, avvicinandosi al ragazzo. Si mise di fronte a lui e, delicatamente, gli fece alzare la testa, anche se sapeva che non l'avrebbe vista. Hiccup la lasciò fare, continuando a tenere la mano contro il muro, e cercò anche di raddrizzare le spalle. La ragazza sorrise, prendendogli la mano libera con fare rassicurante.
"D'accordo, Hic. È vero, non puoi guidare Sdentato da solo, ma a cosa servono gli amici se non ci si aiuta nei momenti di difficoltà?" disse, continuando a tenergli la mano "Sono la tua migliore amica, quindi salirò su Sdentato con te e sarò i tuoi occhi. E penso che anche gli altri ragazzi dell'Accademia saranno felici di darti una mano."
Hiccup non rispose. Il tocco leggero della mano della ragazza sulla sua lo aveva distratto. Altro che migliore amica! Hiccup era follemente innamorato di Astrid, e avrebbe voluto essere, per lei, qualcosa di più di un amico! Lasciò che la giovane lo conducesse verso Sdentato, zoppicando malfermo, e si fece aiutare a salirci in groppa. Astrid si sistemò di fronte a lui e, mentre lei sistemava i piedi sulle staffe, Hiccup le posò le mani sui fianchi, tenendo gli occhi chiusi e nascondendo il volto dietro la spalla di Astrid.
Sentì Sdentato spostarsi sul bordo della finestra e prepararsi al volo. Staccò una mano dal fianco della ragazza e, tastoni, cercò la maniglia della sella. La trovò, ma era occupata dalla mano di Astrid, la quale gli lasciò afferrare la maniglia e gli prese il polso con delicatezza, proprio nel momento in cui il drago spiccò il volo.
Sentì l'aria sui capelli, quindi si tirò su e aprì gli occhi, ma non vide nulla, era ancora buio pesto per lui. Cercò di mantenere la calma, concentrandosi sulla ragazza di fronte a lui.
Astrid stava guidando Sdentato, da quello che poteva sentire sembrava rilassata, a suo agio sulla groppa del Furia Buia. Hiccup spostò una mano sulla sua spalla, cercando di tenersi in equilibrio, ma era nervoso. La ragazza lo percepì e si girò verso di lui, per parlargli.
"Stai calmo, siamo quasi arrivati all'Accademia!" disse "Non succederà nulla di brutto."
Hiccup annuì, facendo un respiro profondo, mentre Sdentato virava verso il basso e entrava nell'Arena.
Il drago si posò a terra, finalmente, e Astrid aiutò l'amico a scendere a terra. Gli altri erano già lì e, non appena i due furono giù, si avvicinarono.
Hiccup non si mosse, afferrò la briglia della sella di Sdentato e tenne la testa bassa, mentre qualcuno gli dava una pacca sulla spalla.
"Caspita, Hiccup! Ieri notte sei stato grandioso!" esclamò la voce di Testa di Tufo "Quel volo sul fienile era... Wow! Sorellina, dobbiamo provarlo!"
"Oh, sì!" rispose la voce di Testa Bruta "Quando lo facciamo?"
"Ragazzi, così non aiutate." li zittì Astrid "Hiccup ha avuto un grave incidente, e non si è affatto divertito."
"Non... non fa nulla, Astrid." la interruppe il ragazzo, allungando la mano nella direzione in cui sentiva la voce "Davvero, non fa nulla..."
Astrid si avvicinò, afferrandogli la mano e abbassandola con delicatezza.
"Va bene... Ora che dici se proviamo a fare qualcosa qui all'Accademia?" domandò, calma.
"Cosa? Io non posso..." protestò Hiccup.
"Ha ragione, non può." si intromise Moccicoso "Ci serve un nuovo capo, Hiccup è inutile. Mi offro volontario per sostituirlo."
"Disse colui che non riesce neanche a farsi ubbidire dal suo drago..." lo ammonì Astrid, guardandolo male "Non ci sarà nessun nuovo capo. Hiccup non ci vede, ma è ancora il massimo esperto di addestramento di draghi, qui dentro! Quindi, Moccicoso, non farti venire strane idee!"
Moccicoso non replicò, zittito dal tono serio della ragazza. Gambedipesce, allora, si fece avanti.
"Okay..." disse, timido "allora cosa facciamo oggi, Hiccup?"
Hiccup alzò la testa, indeciso. Sentì la mano di Astrid stringersi nella sua, per fargli forza.
"Io... devo ancora abituarmi alla condizione... mi dispiace..." si scusò "Per oggi fate solo dei giri attorno all'isola. Poi avete la giornata libera."
I ragazzi eseguirono e, uno alla volta, uscirono dall'Arena con i loro draghi. Alla fine, sul campo centrale, restarono solo Hiccup, Sdentato e Astrid.
Il ragazzo alzò la testa e si voltò verso di lei.
"Astrid... Moccicoso ha ragione: io sono inutile in questo stato." sentenziò.
La ragazza sospirò, prendendogli il volto con entrambe le mani.
"Hiccup, lo so che hai paura. Ma l'Accademia ha ancora bisogno di te. Berk ha bisogno di te." sussurrò, rassicurante "Non ci vedi più, ma puoi essere utile in altri modi, con le tue conoscenze sui draghi."
"Non ce la posso fare..." singhiozzò il giovane, passandosi una mano sugli occhi "Non... Astrid... io non sono in grado..."
La ragazza si avvicinò ancora, facendo scivolare le mani prima sulla spalle e poi sui fianchi del giovane.
"Ti ho detto che ti aiuterò." lo rassicurò, abbracciandolo e poggiando la guancia sulla spalla di Hiccup "Ed è quello che farò. Ora sfogati, nessuno ti guarda."
Hiccup non ce la fece più, era ancora scosso da tutto quanto e non era riuscito a sfogarsi come si deve.
Abbracciò di rimando Astrid, affondò la testa sulla sua spalla, poggiando la guancia su quella della ragazza e scoppiò in un pianto disperato.

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Capitolo 5
*** 5 ***


Hiccup pianse a lungo, non riusciva a smettere.
Non avrebbe voluto che Astrid lo vedesse così, vulnerabile, abbattuto, ma non era riuscito a tenersi più tutto dentro.
Quando, finalmente, si calmò, alzò la testa, senza lasciare la ragazza, e si asciugò gli occhi.
"Gothi dice che non sa se tornerò mai a vedere." confessò, facendo una carezza a Sdentato, che intanto si era avvicinato con aria preoccupata e stava facendo le fusa.
"Appunto per questo non devi chiuderti." lo incitò Astrid "Devi riuscire ad adattarti alla tua nuova condizione, come hai fatto quando hai perso la gamba."
"Ma io... Astrid, tu non hai idea..." protestò Hiccup "Quando ho perso la gamba è stato diverso, ero preparato, in un certo senso. Per noi berkiani era normale che qualcuno ci rimettesse un arto durante la guerra contro i draghi, ricordi? Per questo motivo mi sono adattato facilmente alla protesi, ma perdere la vista è una cosa diversa, non puoi sostituire gli occhi con una protesi!"
"No, ma puoi allenare gli altri sensi a 'vedere'. Come Sdentato, quando è al buio, che usa il suono per capire dove si trova." suggerì la bionda. Sdentato, in tutta risposta, leccò la mano di Hiccup, come a incoraggiarlo; Astrid sorrise, passando una mano sui capelli del ragazzo "Sarà dura, lo so anche io, ma ti aiuterò. Preparerò dei semplici esercizi da eseguire per allenare i sensi rimasti."
"Astrid, lo sai cosa penso della semplicità delle tue esercitazioni?" protestò Hiccup, sarcastico, parzialmente rincuorato dalle parole dell'amica.
"Oh, andiamo! Un po' più di fiducia!" lo ammonì la giovane, tirandogli un pugno al braccio, non troppo forte, ma abbastanza da farlo arretrare di un passo e finire con la schiena contro il Furia Buia, che si trovava dietro di lui "Ora andiamo a pranzo, poi ci organizziamo."
Lo aiutò a salire nuovamente su Sdentato, quindi si mise ai comandi. Quella risposta sarcastica che il giovane aveva dato le aveva fatto capire che stava cominciando a accettarsi, era un buon segno.
Arrivati alla Sala Grande, Astrid accompagnò Hiccup a un tavolo, quindi recuperò il pranzo per entrambi. Il giovane attese in silenzio, dando delle pacche distratte al fianco del suo drago, che non lo mollava un secondo.
La giovane tornò e gli mise davanti un piatto. Il ragazzo si mise più composto e lo avvicinò.
"Minestra di legumi, pane e una bistecca di yak." lo informò Astrid. 
Hiccup annuì e prese il pane, poi prese il coltello dalla fodera al suo fianco, ma si bloccò, pensieroso. Dopo qualche secondo girò il coltello e lo porse all'amica, dal lato del manico.
"Rischio di farmi male." spiegò "Dovrai tenerlo tu."
Astrid prese il coltello senza dire una parola, guardando il ragazzo che cercava di mangiare senza usarlo. Dopo un po', sospirando, lo fermò e gli allontanò il piatto, gli tagliò la carne e glielo restituì.
Hiccup abbassò la testa, arrossendo imbarazzato. Stava di nuovo riprendendo a sentirsi inadatto, imbranato e fuori posto. Astrid si guardò intorno: la sala era piena, ma per rispetto verso il ragazzo nessuno stava badando a loro; passò delicatamente una mano nei capelli dell'amico, avvicinandosi per parlargli.
"Stai tranquillo." sussurrò "Nessuno sta pensando che sei un incapace. Andrà tutto bene."
Hiccup non rispose. Allontanò il piatto, tenendo la testa bassa, poi cercò Astrid, con la mano. La ragazza gliela prese e si avvicinò ancora, preoccupata.
"Portami via di qui, per favore..." la supplicò, tremando.
Astrid annuì e lo aiutò, portandolo fuori insieme al Furia Buia.
I giorni successivi furono altrettanto faticosi: Astrid si presentava a casa al mattino presto, prelevava Hiccup e, insieme a Sdentato, lo portava da qualche parte fuori Berk per quello che lei aveva chiamato "programma di adattamento", pranzavano fuori, per evitare una eventuale ricaduta del giovane e lo riportava a casa la sera tardi.
Quelle poche volte che restavano al villaggio li si potevano vedere camminare lungo le scoscese stradine tra le case, abbracciati, lui con un bastone in mano per farsi strada e lei che gli dava indicazioni, sempre seguiti dal fedele Furia Buia.
In un mese, Hiccup aveva fatto parecchi progressi, adattandosi abbastanza bene alla sua condizione, ma Astrid restava sempre al suo fianco, da brava amica, diventando i suoi occhi e la sua guida.
Un mattino, sul tardi, erano seduti su una panca della piazza centrale. Sdentato sonnecchiava di fronte a loro, godendo del calore ormai quasi estivo, e Astrid stava facendo fare a Hiccup un esercizio per testare i progressi dell'amico.
"Dimmi cosa senti qui intorno." gli chiese, con calma.
"Dunque... da quella parte ci sono dei Terribili Terrori che litigano." elencò Hiccup, indicando di volta in volta "Almeno due, forse tre. Skarakkio lavora nella bottega, lo sento cantare, credo stia controllando i denti a un Bizzippo. E poi..." si fermò un secondo, ascoltando attentamente ogni rumore "e poi... se Tufo e Bruta provano di nuovo a farci quello scherzo idiota dell'altro giorno giuro che li uccido con le mie mani!" concluse, alzando progressivamente la voce in tono di avvertimento e girandosi alle sue spalle. Astrid lo imitò e vide i gemelli, bloccati nelle loro posizioni, con due secchi pieni di qualche strano liquido puzzolente tra le mani.
"Ma come hai fatto?" domandò il biondo, deluso di non essere riuscito a portare a termine lo scherzo.
"Tanto per cominciare non siete così silenziosi." spiegò Hiccup, prendendo il suo bastone e alzandosi in piedi "E poi quella roba puzza in un modo spaventoso! Ora sparite!" ordinò, arrabbiato.
I gemelli si dileguarono velocemente, lasciandoli di nuovo soli. Astrid sorrise e si avvicinò al ragazzo, prendendogli la mano.
"Sei davvero migliorato, Hiccup." disse, orgogliosa "Sono fiera di te."
Hiccup sorrise, arrossendo, poi sentì la ragazza che si avvicinava di un passo, si alzava sulle punte e gli stampava un leggero bacio sull'angolo delle labbra.
Il giovane rispose senza pensarci. Non era la prima volta che lo baciava, la prima volta era successo quando avevano 15 anni, come ringraziamento per aver salvato gli abitanti di Berk dalla furia della Morte Rossa, ma non erano mai andati oltre l'essere amici.
Astrid si allontanò, ma senza mollare la sua mano. Hiccup sorrise e prese ad annusare l'aria.
"Mh... che strano..." commentò, sopra pensiero.
"Cosa?" chiese lei, incuriosita. Hiccup prese ad annusare in giro, avvicinandosi ai capelli di lei, poi al collo.
"Da quando usi l'essenza di rose?" completò il ragazzo, senza smettere di annusarle la pelle.
"Scemo! Lo sai che l'ho sempre usata!" protestò lei, tirandogli un leggero pugno sul petto e facendolo arretrare di un passo. Hiccup non la mollò e fece spallucce.
"Beh, scusa se a volte me ne dimentico." si scusò, scherzoso, mentre la prendeva per la vita, la faceva girare di spalle e la bloccava con la schiena contro il suo petto, tenendola in modo da evitare altri pugni "Comunque non è la solita essenza. È quella nuova che ha portato il mercante Johan?" chiese, continuando ad annusarle la pelle.
"Hiccup! Piantala!" protestò la ragazza, ridendo per il solletico, ma senza allontanarsi. Era felice che il ragazzo stesse riprendendo fiducia in sé, e quelle manifestazioni d'affetto, che prima dell'incidente erano comunque molto rare, se non quasi inesistenti, nonostante si volessero molto bene, le facevano piacere.
Hiccup rise con lei, senza mollarla. Non era mai stato così espansivo, non con lei, nonostante i sentimenti che provava, ma durante quel mese, in cui erano stati costantemente a stretto contatto, si era aperto, mostrandole quel lato di sé che raramente tirava fuori. Era come se, perdendo la vista, avesse acquistato qualcos'altro, una maggiore fiducia nelle sue capacità, che si era riflessa nel suo rapporto di amicizia con Astrid.
Si fermò solo quando sentì arrivare qualcuno. Restò in ascolto e riconobbe il passo: pesante, lento e ansimante, non c'era dubbio su chi potesse trattarsi.
"Cosa c'è, Gambedipesce?" domandò.
"Tuo padre ti vuole al porto..." riferì "Dagur sta arrivando, per la solita firma del trattato."
"Ah, già..." si ricordò, improvvisamente, il giovane "Andiamo. Ci aspetta un lungo pomeriggio."
Astrid annuì e prese l'amico per i fianchi, conducendolo al porto. Sdentato li seguì a ruota, brontolando: Dagur non gli piaceva per nulla e avrebbe fatto a meno di vederlo di nuovo.

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Capitolo 6
*** 6 ***


I tre ragazzi e il drago arrivarono al porto poco prima che la nave attraccasse.
Hiccup e Astrid, con Sdentato, affiancarono Stoick in prima fila, mentre la passerella veniva posata sul molo.
Il giovane alzò la testa e raddrizzò le spalle: non voleva sembrare vulnerabile agli occhi di quello stupido pallone gonfiato. Astrid non lo mollava, sentiva il suo braccio attorno al fianco e la mano aperta che gli sfiorava la camicia; le passò un braccio attorno alle spalle, nel tentativo di mascherare, almeno parzialmente, il suo handicap, di cui nelle isole vicine ancora nessuno sapeva nulla, dato che era stato mantenuto il più stretto riserbo al riguardo, con le altre tribù.
Il loro ospite venne annunciato dai suoi uomini. Stoick si avvicinò al figlio, posandogli una mano sulla spalla.
"Sei sicuro di potercela fare?" gli chiese, a bassa voce.
"Lascialo a me, non ti preoccupare." lo rassicurò il giovane "Lo terremo occupato mentre voi preparate per il banchetto e la firma del trattato."
Stoick annuì e tornò a guardare la nave, proprio nel momento in cui Dagur compariva sulla passerella.
Il capo dei Grandi Guerrieri scese dalla nave tenendo la schiena dritta, il petto gonfio e la testa alta, poi strinse la mano a Stoick. Entrambi si guardarono in cagnesco.
"Benvenuto a Berk" borbottò l'uomo "Oggi sarà mio figlio a fare gli onori di casa, perché io ho delle questioni da risolvere, quindi ti lascio a lui."
"Mh... bene!" rispose l'altro, tenendo un ghigno rigido in faccia e girandosi verso Hiccup "Questo significa che starò molto vicino al suo amato drago. Non hai paura che te lo porto via?"
Hiccup sorrise sarcastico, afferrando meglio il bastone e agitandolo davanti a Sdentato, per farlo calmare, dal momento che lo sentiva ringhiare con aria rabbiosa al suo fianco.
"Pensi davvero ancora di avere qualche possibilità di averlo?" rispose, in tono di avvertimento.
Dagur borbottò qualcosa, avvicinandosi ancora al ragazzo e guardandolo in faccia, mentre Stoick e gli altri si erano già allontanati, lasciandoli soli. Hiccup sentì il fiato dell'altro in faccia e mosse leggermente la testa, facendo finta di guardarlo negli occhi.
"Mh... e la ragazza che ci fa qui?" domandò Dagur, rinunciando ad attaccare ancora Hiccup verbalmente.
"Sono la sua guardia del corpo." rispose Astrid, guardando storto il suo interlocutore.
Dagur scoppiò a ridere, divertito.
"Ti fai difendere da una ragazza? Allora il tuo Furia Buia non è così formidabile come credevo." lo schernì, continuando a ridere. Astrid allora si avvicinò, gli afferrò un braccio e in poche mosse lo bloccò a terra, senza dire una parola.
"Non mi faccio difendere da una ragazza." spiegò Hiccup, senza scomporsi "Ma dal guerriero migliore di Berk. E se offendi ancora Sdentato assaggerai i suoi denti. Ora andiamo, si sta facendo tardi."
Astrid si tirò su, pulendosi le mani, e tornò da Hiccup. Ora arrivava la parte difficile: camminare facendo in modo che Dagur non si accorgesse di nulla.
Il giovane passò un braccio attorno alle spalle della ragazza, poi si avviarono lungo il molo, verso il villaggio. Sdentato non li mollava, e Dagur li affiancava, borbottando e massaggiandosi la spalla dolorante per l'incontro ravvicinato con l'abilità guerriera di Astrid.
Lungo il tragitto prese a fissarli a ripetizione: qualcosa non tornava. che cosa gli stavano nascondendo quelli? E, soprattutto, era qualcosa che poteva usare a suo vantaggio?
Rallentò leggermente, portandosi parzialmente dietro di loro, mentre passavano da un noioso fienile a cui, per un non meglio precisato incidente, i berkiani stavano ricostruendo il tetto, alla stalla dei cinghiali, e osservò attentamente la coppia.
Hiccup camminava, tenendo quel bastone nella mano sinistra. Ogni tanto lo muoveva, poggiandolo a terra, ma Dagur non ne capiva l'utilità. Il braccio destro del ragazzo, invece, era posato attorno alle spalle della bionda, parzialmente nascosto dai capelli di lei, e la mano era delicatamente posata sulla spalla, con le dita che, distrattamente, carezzavano la pelle del collo della giovane. La ragazza lo lasciava fare, restando accanto a lui, col fianco a stretto contatto con quello di Hiccup e il braccio sinistro che, da dietro, scendeva fino al fianco del ragazzo e la mano posata delicatamente sul tessuto della camicia di Hiccup.
"Okay, voi due non me la raccontate giusta." borbottò, raggiungendoli di nuovo.
I ragazzi si fermarono e Hiccup si girò verso di lui, sospirando esasperato.
"Cosa c'è ancora?" domandò, irritato. Dagur si avvicinò guardandoli con fare indagatorio.
"Beh, hai detto che lei è la tua guardia del corpo, ma..." spiegò "non sarà per caso che il corpo te lo guarda, per così dire, di notte, dentro al tuo letto?"
"Che cosa?!" esclamarono i due giovani, all'unisono.
"Beh, di che ti imbarazzi, amico?" continuò Dagur "Alla nostra età è normalissimo avere un'amante... e in quanto futuro capo di Berk è tuo diritto scegliere la ragazza più carina della tribù."
Hiccup fece un respiro profondo, cercando di mantenere la calma.
"Astrid non è la mia amante." ribadì "E con questo chiudo la discussione."
L'altro non disse nulla, avvicinandosi ancora e guardando il ragazzo in faccia. Aveva notato qualcosa altro che gli risultava molto strano.
"Come vuoi tu." concluse "Ma ora dimmi che ti sei fatto agli occhi."

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Capitolo 7
*** 7 ***


Ci fu un improvviso silenzio teso.
Sdentato si avvicinò al suo Cavaliere, sfiorandogli il fianco e guardando male Dagur; Astrid si allontanò lentamente dall'amico, stringendo i pugni, pronta ad attaccare l'ospite; mentre Hiccup afferrò meglio il suo bastone, mettendolo trasversalmente tra lui e il capo dei Grandi Guerrieri.
Dagur non si mosse, deciso a saperne di più.
"Allora? Che ti sei fatto?" insistette "Perché non mi guardi mai negli occhi? Una volta lo facevi. Inoltre li muovi poco, e li tieni chiusi a lungo, mentre cammini."
Hiccup sospirò e chiuse gli occhi. Era inutile mentire ancora, Dagur era meno scemo di quanto pensasse; strinse meglio il bastone e lo fece roteare leggermente, ma in modo improvviso. Questo colpì, senza preavviso, Dagur in pieno volto, e il giovane capo dei Grandi Guerrieri dovette arretrare, mettendosi a distanza di sicurezza.
Hiccup si voltò verso Astrid, che gli aveva poggiato una mano sulla spalla, e annuì. La ragazza si rivolse, quindi, al loro Ospite.
"Hiccup ha perso la vista, poco più di un mese fa." spiegò.
"Ma, come hai visto... e sentito, sono ancora in grado di crearti problemi." completò il giovane, in tono minaccioso "Ora, se non ti dispiace, andiamo al banchetto. Ci stanno aspettando."
Dagur borbottò e riprese a camminare davanti a loro, dirigendosi alla Sala Grande. Gli altri tre lo seguirono in silenzio, senza mollarlo un secondo.
Il banchetto non ebbe intoppi.
Hiccup e Astrid erano seduti nel punto più lontano da Dagur, e Sdentato non li mollava mai, quindi non ebbero modo di interagire ancora tra loro.
Hiccup mangiava in silenzio, era pensieroso; Astrid gli passò un piatto e si sedette accanto a lui, poggiandogli una mano sulla spalla, rassicurante.
"A cosa pensi Hic?" gli domandò, a bassa voce.
Hiccup si girò verso di lei, posandole delicatamente una mano sulla gamba.
"Non mi piace questa storia." confessò "Dagur ora sa, quindi non passerà molto che lo sappia tutto il circondario. E non appena tutti sapranno che sono vulnerabile..."
"Il grande Domatore di Draghi non sarà mai vulnerabile, finché ci saranno altri Cavalieri capaci di cavalcare i draghi per difendere Berk." lo interruppe, con tono rassicurante.
"Astrid, ti rendi conto che hai appena detto che la nostra prima difesa sono Gambedipesce e Muscolone, che sono bravi ma lenti, Moccicoso,che a malapena riesce a farsi ubbidire da Zannecurve e i gemelli, che... beh, sappiamo come sono..." protestò il ragazzo.
"Ti stai dimenticando di me, Hiccup." lo corresse "Io al momento cavalco Sdentato insieme a te, e posso comunque dare ordini a Tempestosa."
"Già, è vero." ammise il giovane "Il miglior Cavaliere di Draghi dopo di me, nonché la migliore giovane guerriera di Berk. Che però al momento è ridotta a far da balia al figlio del capo tribù, che a malapena riesce a montarsi la protesi da solo." completò, sarcastico.
Astrid rise, avvicinandosi ancora a Hiccup.
"Pensavo lo avessi capito che non mi pesa occuparmi di te." lo rassicurò "Mi sono offerta volontaria, ricordi?"
Il ragazzo annuì, tenendo gli occhi chiusi e poggiando affettuosamente la fronte su quella della ragazza. Gli faceva piacere che lei si occupasse di lui, almeno poteva starle vicino, ma non poteva fare a meno di sentirsi in colpa per questo.
Poco dopo dovettero alzarsi tutti, per procedere, finalmente, alla firma del trattato. Astrid accompagnò Hiccup al tavolo delle trattative, per assistere Stoick come testimoni, infine accompagnarono Dagur e il suo seguito al porto.
Quando se ne furono andati era già sera.
Sdentato premeva per un volo, per sgranchirsi le ali, dato che era stato a terra tutto il giorno, così i due ragazzi lo accontentarono e gli salirono in groppa, spiccarono il volo e si diressero alla radura dove Hiccup aveva trovato Sdentato, tre anni prima.
Atterrarono e lasciarono il drago libero di correre e svagarsi lì attorno, mentre i ragazzi si sedettero vicino allo strapiombo di roccia che circondava la radura. Hiccup si sedette comodo, abbracciandosi la gamba sinistra e ascoltando i rumori intorno a loro, mentre Astrid restava in silenzio, accanto a lui, giocando con alcune ciocche di capelli dell'amico.
"Mi piace questo posto." confessò il ragazzo "Niente caos, niente vociare indistinto... solo il suono del silenzio."
"Hai ragione. Qui si sta bene." ammise la ragazza, continuando a giocare con i capelli di Hiccup.
Il giovane sorrise, poggiando la schiena sulla roccia dietro di lui e passando un braccio attorno alle spalle dell'amica, che si sistemò meglio, poggiando la testa sulla spalla di Hiccup. Era rilassata; Hiccup cercò la sua mano e la strinse con delicatezza, facendola rilassare ancora di più.
"Astrid?" sussurrò, attirando la sua attenzione "Grazie. Grazie davvero, non riuscirei a fare nulla senza di te."
"Di niente. È a questo che servono gli amici, no?" lo rassicurò lei.
Hiccup sorrise, stringendola ancora. Stava davvero bene, era da solo con quella stupenda ragazza, in un posto che amava. Sentì Astrid muoversi nel suo abbraccio e si voltò verso di lei.
La ragazza si tirò leggermente su, guardando Hiccup. Nelle ultime settimane avevano passato molto tempo insieme, molto più di prima, e avevano imparato a conoscersi. Ad Astrid era sempre piaciuto quel ragazzo imbranato e magrolino, era intelligente, con un formidabile senso dell'umorismo e una bontà d'animo che era quasi impossibile trovare in qualunque altro vichingo. L'unico suo difetto era che si trattava di un ragazzo incredibilmente chiuso e insicuro, senza alcuna fiducia in sé stesso e nelle sue capacità. Qualcosa era cambiato quando aveva conosciuto Sdentato, e poi tempo dopo, quando suo padre gli aveva concesso la gestione dell'Accademia dei Draghi, ma da quando aveva perso la vista era regredito.
Aveva dovuto lavorare duro, in quel mese, per farlo tornare almeno un po' del ragazzo che era prima, ma non poteva mai lasciarlo solo, o rischiava di cadere di nuovo nel baratro delle sue insicurezze.
Il compito non le pesava, ma le faceva male vederlo ridotto in quello stato, così abbattuto e insicuro. Lei gli voleva bene, lo amava davvero molto, anche se non lo aveva mai ammesso con nessuno, e avrebbe fatto qualunque cosa pur di vederlo di nuovo sé stesso.
Qualunque cosa.
Senza dire nulla avvicinò il volto a quello di Hiccup. Lui si era accorto dei suoi movimenti, le strinse delicatamente la mano, passandole un dito sul palmo, con dolcezza, mentre l'altra mano le carezzava la schiena, rilassato come non l'aveva mai visto.
Si avvicinò ancora e chiuse gli occhi, sfiorando le sue labbra con le proprie. Hiccup ricambiò immediatamente, quasi non stesse aspettando altro; approfondì, passandole una mano sui capelli, poi si staccò e le sorrise, avvicinandosi ancora e aspirando il suo profumo.
Astrid lo lasciò fare. Quello era il loro primo bacio, il primo che si davano davvero, il primo che non era un premio o un ringraziamento. Era un bacio dato per amore, il loro amore mai veramente confessato.
Hiccup cercò ancora le sue labbra, facendola distendere sull'erba. Si lasciarono andare entrambi, baci e carezze non si sprecarono. Quella notte sarebbe stata solo loro.

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Capitolo 8
*** 8 ***


Era mattina.
Hiccup si svegliò lentamente, sentendo il calore del sole sulla pelle.
Era indolenzito, ma si sentiva bene. Lui e Astrid avevano dormito nella radura, quella notte.
Beh, dormito era una parola grossa, ma avevano passato la notte lì.
Sentì la ragazza muoversi, al suo fianco, quindi si spostò, stringendola. Sentì la sua pelle nuda sotto il suo tocco e si ricordò di quello che era successo quella notte, del sapore dei suoi baci e del profumo dei suoi capelli.
Avevano fatto l'amore. Era la prima volta, per entrambi, ma era stato fantastico. Strinse ancora Astrid, posandole un leggero bacio sulla tempia. Quella ragazza, nell'ultimo mese si era sacrificata per lui, aveva rinunciato a volare col suo drago per potergli stare accanto e aiutarlo nelle piccole cose quotidiane. Come poteva non amarla? Gli aveva ridato la forza di andare avanti, una piccola speranza per riprendere una vita normale, senza chiedere nulla in cambio.
Gli aveva donato il suo amore. Un amore mai confessato, ma a cui lui aveva sempre sperato. Lui la amava da sempre, e in quel mese aveva lentamente capito che era ricambiato allo stesso modo.
E quella notte gli aveva donato la cosa più preziosa che aveva: la sua purezza.
Hiccup lo sapeva bene, perché gli sera stato spiegato dal padre quando aveva cominciato a chiedere come era nato, e perché uomini e donne si sposano... e tutte le domande che i bambini curiosi fanno quando vogliono sapere tutto sull'argomento: le donne vichinghe preservano la loro purezza come un gioiello molto prezioso, un gioiello che avrebbero donato al loro marito la prima notte di nozze. Ma a volte capita che possano fare questo dono al di fuori della benedizione matrimoniale, che lo donino a un uomo che ritengono degno di tale preziosissimo regalo.
Ed era quello che aveva fatto Astrid: aveva regalato a Hiccup la sua prima vota, ritenendolo degno di tale grande onore.
La strinse ancora, ripensando ancora a quanto successo. Astrid era l'amore della sua vita, la sua migliore amica, la sua guida, i suoi occhi... ed ora era diventata la sua donna, il prolungamento della sua anima.
Stava ancora godendo del momento, quando sentì qualcosa di ruvido e umidiccio toccargli la schiena.
Senza svegliare la ragazza, si girò, allungando la mano e incontrando il muso di Sdentato che, nel tentativo di svegliarlo, aveva preso a leccargli la schiena a ripetizione.
"Ah... Sdentato..." sospirò, mettendosi a sedere e cercando a tastoni i suoi vestiti, finiti da qualche parte lì vicino "Scusa, bello... è tardi, lo so." trovò i pantaloni e li indossò, poi poggiò la mano sulla testa dell'amico e si alzò in piedi "Guidami al laghetto, per favore. Voglio darmi una lavata."
Il drago fece un verso premuroso e, con attenzione, lo condusse al piccolo lago al centro della radura. Hiccup si inginocchiò sulla riva e prese a lavarsi; poco dopo sentì la ragazza che si svegliava, quindi si girò nella sua direzione, sorridendo.
"Buongiorno, mia signora." la salutò, allegro.
"Buongiorno... sei già sveglio?" rispose la ragazza, recuperando i suoi vestiti e, dopo averli indossati, avvicinandosi a lui.
Hiccup finì di lavarsi e si rimise in piedi, lasciando che Astrid gli infilasse la camicia e lo aiutasse ad allacciarsela. Quando ebbe fatto, lui le prese delicatamente il volto e la baciò.
Astrid ricambiò e sorrise, passandogli le dita tra i capelli.
"Come ti senti?" gli domandò.
"Benissimo. Mai stato meglio." rispose Hiccup, abbassandosi di nuovo per baciarla "Hai un profumo fantastico. Te l'ho già detto?"
"Mi piace sentirtelo ripetere." scherzò lei, prendendogli la mano "Ora ci conviene tornare a Berk, o ci daranno per dispersi."
Hiccup annuì, quindi salirono in groppa a Sdentato e spiccarono il volo. Poco dopo arrivarono a Berk; attorno a loro la gente era indaffarata nelle proprie faccende, quindi in pochi badarono ai due ragazzi e al drago che, come capitava spesso, camminavano per le vie del borgo, in direzione della casa del capo.
Quando entrarono, Stoick stava riordinando dopo aver fatto colazione. Li guardò serio e riprese a lavorare.
"Oh... vi siete fatti vivi, finalmente." li salutò, con aria di rimprovero "Stavo quasi per darvi per dispersi." poi indicò loro di sedersi e gli mise davanti due tazze di latte di yak per fare colazione.
"Scusa, papà... abbiamo perso la cognizione del tempo." si scusò il giovane, prendendo la sua tazza e bevendo un lungo sorso di latte.
"Lo immagino, figliolo. Dove siete stati?" domandò, curioso.
"Ehm... noi..." cominciò Hiccup, senza sapere cosa rispondere.
"Gli ho fatto fare altri esercizi mirati." intervenne la ragazza "Visto che Dagur ora sa dell'handicap di Hiccup, ho ritenuto saggio farlo allenare ancora sull'uso degli altri sensi."
"Dagur sa?" chiese Stoick, leggermente allarmato.
"Sì. Lo ha scoperto da solo mentre lo portavamo al banchetto." confermò il ragazzo, prendendo il suo bastone e rigirandolo tra le mani "Forse conviene che facciamo fare ai ragazzi qualche esercitazione. Sono stati troppo fermi a causa mia."
Astrid annuì, alzandosi in piedi e prendendogli il braccio, ma Stoick li fermò.
"Okay, fate tutte le esercitazioni che volete." acconsentì "Ma vista la situazione non allontanatevi più dal villaggio per avere un po' di intimità." i ragazzi arrossirono, Stoick sorrise e continuò il discorso "Sono stato giovane anche io, e tua madre era una ragazza attraente, Hiccup. Visto il vostro forte legame ho subito immaginato che avevate passato la notte fuori per... beh, sappiamo cosa. Comunque esigo che di notte non vi allontaniate più dal villaggio. È pericoloso sia per voi che per Sdentato."
"Va bene, papà..." acconsentì il giovane "Possiamo andare ora?"
L'uomo li lasciò uscire, così i due andarono a chiamare i ragazzi dell'Accademia e diedero loro appuntamento all'Arena.
Quando furono arrivati tutti, Hiccup e Astrid raccontarono loro del pomeriggio precedente e di come Dagur aveva scoperto il segreto del ragazzo. Gli amici li ascoltarono in silenzio, seri, senza interrompere: il capo dei Grandi Guerrieri non piaceva a nessuno di loro, e il fatto che avesse scoperto il nuovo punto debole di Hiccup li preoccupava parecchio, perché Dagur aveva un certo timore nei confronti del loro giovane leader, timore che rendeva Berk virtualmente inattaccabile.
Ma dal momento che aveva scoperto il suo punto debole era diventato imprevedibile, quindi tutti quanti accettarono il suggerimento di riprendere ad esercitarsi con i loro draghi, apportando alcune modifiche ai protocolli di esercitazione originali per adattarli all'invalidità di Hiccup e al fatto che, per questo motivo, Tempestosa avrebbe volato senza il suo Cavaliere e Sdentato con due Cavalieri.
Terminarono per l'ora di pranzo, quindi andarono tutti insieme alla Sala Grande per pranzare e discutere tra loro. Si sedettero attorno al tavolo, chiacchierando animatamente, prima dell'esercitazione appena trascorsa, poi di altri argomenti più distesi, distraendosi dalle loro preoccupazioni.
"Dite un po', voi due..." disse, ad un certo punto, Moccicoso, rivolgendosi a Hiccup e Astrid "Ieri Stoick vi ha cercati ovunque. Dove eravate finiti?"
"Ehm... avevamo delle cose da fare..." rispose Astrid, restando vaga.
"E non potevate farle in paese? Stava per mobilitare i migliori cercatori." obiettò ancora Moccicoso, insistente.
"Senti, Moccicoso!" lo interruppe Hiccup, in tono minaccioso "Non ci è successo nulla, e abbiamo già avuto modo di discutere della cosa con mio padre, stamattina. E, comunque, quello che faccio io con la mia ragazza quando sono solo con lei non è un affare che deve riguardarti!"
Nel gruppo di adolescenti si creò un improvviso silenzio. Tutti fissarono Hiccup e Astrid, più o meno sorpresi.
"Ra... ragazza?" balbettò Moccicoso, shockato.
"Sì. Sono la ragazza di Hiccup." confermò Astrid "Pensavi davvero di avere qualche chance con me?"
Hiccup sorrise trionfante, passando un braccio attorno ai fianchi della giovane. Lei lo lasciò fare, stampandogli un bacio sulle labbra, mentre Moccicoso continuava a fissarli, cercando di riprendersi dallo shock.
Finito il pranzo uscirono tutti insieme, camminando per le vie di Berk, tranquilli. Hiccup stringeva Astrid, sereno, mentre continuava a chiacchierare con i suoi amici; quel pomeriggio non avevano in programma delle altre esercitazioni, per dar modo ai loro draghi di recuperare le forze, così si concessero dei momenti di spensieratezza.
Il giovane leader del gruppo li ascoltava, sorridendo. Moccicoso continuava a brontolare del fatto che Astrid avesse scelto il suo "rivale", così i gemelli cominciarono a prenderlo in giro, creando un battibecco scherzoso.
Risero insieme, godendo della compagnia reciproca, e Hiccup capì che si sbagliava: quel mal assortito gruppo di ragazzi sarebbe stato una difesa molto migliore del più grande esercito esistente, per la città di Berk, ognuno con la loro qualità, ma la cosa migliore era la loro forte coesione.
Quando si fece sera si separarono, dandosi appuntamento al giorno successivo. Hiccup e Astrid tornarono a casa Haddock: dovevano mantenere la promessa fatta a Stoick, quindi avrebbero passato la notte insieme lì.

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Capitolo 9
*** 9 ***


Nei giorni successivi si allenarono tutti molto duramente.
Al mattino si esercitavano e al pomeriggio si riposavano tutti insieme, se l'allenamento era stato stancante, oppure facevano delle ronde attorno all'isola, per controllare che fosse tutto a posto.
Era un caldo pomeriggio di inizio estate. Al mattino i ragazzi dell'Accademia avevano fatto la solita esercitazione ed erano tutti stanchi, così avevano deciso di andare tutti insieme, draghi compresi, a fare una breve gita alla spiaggia dal lato opposto dell'isola.
Era una lunga spiaggia all'interno di un fiordo riparato, con le pareti a strapiombo e l'imboccatura di una delle tante caverne che portavano nel sottosuolo.
Avevano anche acconsentito che Gustav, il loro giovane fan e aspirante dragon trainer, li seguisse. Il ragazzino, ormai tredicenne, stava acquisendo molte competenze sui draghi, osservando i Cavalieri in azione, inoltre crescendo stava gradualmente perdendo la sua tendenza a imitare la spacconeria di Moccicoso, rivelandosi un ragazzo molto intelligente e disposto a imparare, e per questo, Hiccup stava cominciando a pensare di ammetterlo all'Accademia come vero apprendista.
Erano arrivati tutti insieme alla spiaggia e, come da accordi presi in precedenza, avevano acceso un fuoco e avevano consumato il pranzo, scherzando e chiacchierando come loro solito. Dopo pranzo i gemelli, presi dalle loro solite manie sadomasochiste, avevano preso a correre per la spiaggia, inseguiti dal loro drago, prendendo a testate qualunque cosa fosse almeno duro come una pietra e prendendo di mira Moccicoso, diventato di recente la vittima preferita dei loro scherzi balordi. Mentre i tre erano occupati in quel modo, Gambedipesce si prendeva cura dei draghi, spiegando tutti i loro segreti a Gustav, che lo ascoltava affascinato, senza perdersi neanche una parola.
Hiccup ed Astrid, invece, restarono distesi vicino al fuoco, godendo del caldo sole e della compagnia reciproca.
"Credo che potrei restare qui per il resto della vita..." disse il ragazzo, stringendo la compagna in un abbraccio e affondando il viso nei suoi capelli per poterne aspirare appieno il profumo.
Astrid sorrise, lasciandolo fare, poi si tirò su, guardandosi intorno.
"Hai avuto un'ottima idea a venire qui tutti insieme." ammise "I ragazzi avevano tutti bisogno di svagarsi, e anche i draghi."
"Se voglio che siano pronti a qualunque cosa possa succedere con Dagur non devo stressarli troppo." rispose il ragazzo, tirandosi su a sua volta "Hanno bisogno anche di riposo, se no... ricordi cosa era successo a Zannecurve?"
Astrid sospirò e annuì. Nessuno aveva dimenticato quell'avventura, e avevano imparato che non bisognava affaticare le bestie se si voleva che dessero il massimo. Guardò Hiccup. Era pensieroso e, improvvisamente, sembrava essere diventato triste. Si era alzato in piedi e, facendosi strada col bastone e camminando cautamente sulla sabbia, si era avvicinato alla riva del mare. Lo seguì, prendendogli la mano.
"Hiccup?" lo richiamò.
"Astrid, io..." provò a spiegare Hiccup "Mi manca il poter vedere..."
"È normale." lo rassicurò Astrid "Senza la vista sei comunque limitato, non puoi fare le stesse cose che facevi prima, o comunque non le puoi fare allo stesso modo."
"Non è questo... non solo..." continuò il ragazzo "Mi mancano quelle piccole cose che prima davo per scontate... il colore del mare, la luna nel cielo notturno... e poi... lo so, sembrerò stupido e incredibilmente melenso, ma... mi mancano i tuoi occhi."
"Hiccup..." cercò di rassicurarlo la giovane.
"No, lasciami spiegare... ho passato anni a sperare che mi guardassi come qualcosa di più di un amico, a cercare quello sguardo... ma ora che ci sono... non posso..." spiegò, passando una mano lungo il braccio della compagna.
Astrid si avvicinò al ragazzo, passandogli le mani tra i capelli, lungo le due treccioline che gli aveva fatto su un lato, poi gli diede un leggero bacio.
"Hic, non devi preoccuparti di questo." lo rassicurò "Io sono qui, non vado da nessuna parte. E comunque hai sempre gli altri quattro sensi. Hai sempre detto che ti piace il mio profumo... beh, concentrati su quello."
"A dire la verità non è quello che adoro di più di..." cominciò, ma si bloccò di colpo, come se avesse sentito qualcosa di strano.
"Hiccup?" lo richiamò Astrid
"Shhhh!" la zittì lui, alzando la mano e restando in ascolto di qualcosa che sentiva solo lui "Qualcosa non va. Gli uccelli hanno smesso di cantare e, a parte quelli del nostro gruppo, non si sentono altri rumori..."
Astrid capì e fece un segnale con la mano, attirando l'attenzione degli altri, che interruppero qualunque cosa stessero facendo e fissarono la coppia, in attesa.
Hiccup era concentrato. Ascoltava attento ogni suono, in cerca di qualcosa di anomalo.
"TUTTI AL RIPARO, PRESTO!" ordinò, infine, afferrando la mano di Astrid e la sella di Sdentato e correndo via con loro, andandosi a riparare nella caverna, mentre gli amici si disperdevano e una raffica di palle infuocate pioveva nella spiaggia.

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Capitolo 10
*** 10 ***


Restarono dentro la caverna per parecchio. Palle infuocate continuavano a piovere sulla spiaggia, provenienti dal mare aperto.
"Ma come hai fatto a sentirli?!" chiese Moccicoso, raggiungendo Hiccup, Astrid e Sdentato
"Ho sentito uno strano suono." spiegò Hiccup "Dove sono gli altri?"
"Sono qui attorno, al riparo. Aspettano un tuo ordine." riferì Moccicoso.
"Okay. Prima cosa: Gustav deve tornare a Berk. Non voglio che stia qui, è pericoloso per lui e per noi." ordinò il giovane.
"Me ne occupo io!" rispose Astrid, quindi diede un ordine silenzioso a Tempestosa, che afferrò il ragazzino e volò via il più velocemente possibile.
Astrid aspettò che il suo drago fosse sparito dalla sua vista con Gustav, quindi tornò da Hiccup, il quale la afferrò per un braccio e la spinse al riparo.
"Non dureranno a lungo." disse "Non ci resta che aspettare, poi ci riorganizzeremo."
"Hai un piano?" chiese Astrid, sbirciando fuori dal suo nascondiglio.
"Devo affrontarlo da solo. È me che vuole." affermò il ragazzo.
"Ma non puoi affrontarlo da solo! Non nelle tue condizioni, tu non puoi vederlo." obiettò la giovane.
"Infatti bisogna escogitare un piano per portarci in posizione almeno di parità." confermò Hiccup.
Moccicoso e Astrid si guardarono per qualche secondo, poi ebbero un'idea.
"Andiamo, Astrid!" disse il corpulento giovane, facendo abbassare Zannecurve per salirci in groppa "Attiriamolo qui!"
La ragazza annuì, poi si aggrappò alle spalle di Hiccup e lo baciò con passione, prima di staccarsi e salire in groppa a Zannecurve.
"Stai attento, Hiccup." lo salutò, mentre Sdentato si avvicinava al suo Cavaliere con aria determinata.
"Anche tu." rispose lui, salendo in groppa al suo drago, mentre gli altri si allontanavano sull'Incubo Orrendo.
Hiccup e Sdentato si nascosero nei pressi della caverna. Il ragazzo sentiva i suoni della battaglia che stava infuriando sul mare; di sicuro le navi erano parecchie, e non sapeva quanto i tre draghi potevano combattere, quanti danni potessero fare.
Ascoltava attentamente ogni rumore, dai suoni della battaglia al brontolio di Sdentato. Ad un certo punto percepì qualcosa, un rumore della spiaggia; si abbassò sul suo drago, poggiando una mano sulla sua testa.
"È lui, vero, amico mio?" domandò, a bassa voce; Sdentato ringhio e Hiccup gli diede una leggera pacca sulla testa "Va bene. Usciamo allo scoperto... piano..."
Il drago brontolò, ma eseguì, camminando lentamente verso l'esterno del nascondiglio.
"Sono qui, Dagur. È me che vuoi, lo so." disse il giovane, scendendo cautamente dalla sella.
"Oh, allora ti sei fatto vivo." ghignò Dagur, avvicinandosi all'altro "E io che pensavo che fossi diventato codardo..."
"Senti chi parla... Ti propongo un patto." continuò Hiccup.
"Un patto? Che tipo di patto?" domandò l'altro, incuriosito.
"Un duello. Tu contro di me, nessun aiuto esterno." disse il giovane, buttando via il suo bastone "Solo noi due. Chi vince prende Sdentato."
Ci fu un attimo di silenzio, rotto soltanto da un verso brontolante di Sdentato.
"Un duello? Ti rendi conto? Non hai alcuna speranza di riuscire a battermi, nelle tue condizioni." lo schernì Dagur, tirando fuori il suo pugnale.
"Beh, allora di che ti preoccupi? Sono cieco, quindi hai un vantaggio." confermò Hiccup, prendendo il suo coltello dalla fodera della cintura.
Dagur non rispose ed attaccò il rivale, urlando scatenato, proprio nel momento in cui i Cavalieri amici di Hiccup tornavano a terra.
"Hiccup!" gridò Astrid, cercando di raggiungere il ragazzo, ma Moccicoso la fermò.
Hiccup si muoveva sulla sabbia, parando la maggior parte dei colpi inferti da Dagur. Cercava di concentrarsi sul suo rivale, ma allo stesso tempo voleva attirarlo nella caverna, dove, col buio, avrebbe avuto un certo vantaggio. Sapeva esattamente dove era, quindi non doveva fare altro che arretrare quanto bastava per poter usufruire del vantaggio.
Dagur continuava ad attaccare senza fermarsi, riuscendo anche a ferire lievemente Hiccup ma, alla fine, quest'ultimo riuscì ad attirarlo nella caverna.
Appena si rese conto di essere dentro, il ragazzo cercò la parete più lontana dall'uscita e si buttò a terra, schivando un ultimo colpo del rivale, che inciampò e cadde. Hiccup ne approfittò per allontanarsi ancora, nell'oscurità.
"Dove sei finito, codardo di un Berkiano?!" urlò Dagur, arrabbiato.
"Oh, avanti! Sono qui! Vieni a prendermi!" lo chiamò, cercando di farlo irritare.
Sentì Dagur avanzare nella sua direzione e si preparò. Lo sentì avvicinarsi lentamente e, quando fu a portata di tiro, lo prese alle spalle, passandogli un braccio attorno al collo, lo disarmò e lo bloccò a terra, puntandogli il coltello alla gola.
Dagur restò a terra, con le mani alzate; Hiccup non si mosse e si avvicinò, minaccioso.
"Ora sparisci e non provare mai più ad attaccare Berk o i nostri draghi!"  sentenziò, lasciandolo andare.
Dagur corse via il più velocemente possibile, mentre Hiccup uscì con più calma, tenendosi alla parete.
Astrid gli corse incontro e gli saltò al collo, stringendolo.
"Sto bene..." la rassicurò, carezzandole i capelli e dando una pacca affettuosa a Sdentato, che si era avvicinato e gli aveva leccato la faccia, preoccupato.
"Sei ferito..." insistette lei, controllandogli un taglio che Dagur gli aveva fatto al braccio durante il duello.
"Non è nulla. Voi state bene?" continuò ancora, afferrandole la testa e baciandole la fronte. Astrid annuì, continuandogli a controllare le ferite, e Hiccup si rivolse agli altri "Torniamo al villaggio. Di sicuro avranno sentito qualcosa e ci staranno cercando."
Gli altri acconsentirono, quindi saltarono sulle loro cavalcature e tornarono a casa. I giorni seguenti sapevano che avrebbero parlato meglio dell'accaduto e si sarebbero organizzati di conseguenza.

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Capitolo 11
*** 11 ***


Il tempo passò.
Dagur non si fece più vivo, e a Berk la vita continuò tranquilla, come se nulla fosse accaduto.
Nei mesi successivi, Stoick fece costruire delle stalle per i loro draghi, in modo da tenerli d'occhio e poterli difendere più facilmente.
Hiccup continuava a volare con Sdentato e Astrid, e negli ultimi tempi aveva anche ripreso a fare dei brevi voli da solo col suo drago, riacquistando fiducia in sé stesso e nelle sue capacità.
Astrid lo seguiva da vicino, felice che il suo compagno avesse fatto tutti quei progressi in quasi un anno. Stavano sempre insieme, più innamorati che mai, e gli abitanti di Berk si aspettavano il loro fidanzamento ufficiale da un momento all'altro.
Una mattina di inizio primavera, Hiccup si era alzato di buon'ora ed era sceso a far colazione, insieme a Sdentato. Suo padre era già in piedi e gli aveva preparato la colazione.
"Buongiorno, papà." lo salutò, cercando la sua sedia.
"Buongiorno, figliolo." gli rispose l'uomo, passandogli il piatto con la colazione "Hai programmi per oggi?"
"Il solito... appena Astrid arriva andiamo a farci un volo..." spiegò il ragazzo, consumando la sua colazione.
"Oh... Astrid..." ripeté Stoick, sorridendo "Pensavo di trovarla qui già stamattina... non avete passato la notte insieme?"
"Papà!" esclamò Hiccup, arrossendo "Non è che stiamo sempre insieme! È la mia ragazza, ma mica per questo..."
Stoick rise, posando una mano sulla spalla del figlio.
"Tranquillo, figliolo." lo rassicurò "Pensavo solo che, dato che oggi è il suo compleanno, le avresti fatto un regalo... speciale."
"Ah, già... il suo compleanno..." si ricordò il ragazzo "ci credi che non ho alcuna idea di che regalo fargli?" Stoick si schiarì la voce e Hiccup sospirò, irritato "A parte quello, ovviamente... ma tu guarda se devo discutere con mio padre della mia vita sessuale con la mia ragazza..." borbottò, finendo di fare colazione.
"Beh, state insieme da un anno, all'incirca, no?" domandò l'uomo "Avete entrambi 19 anni, quindi... perché non le chiedi di sposati?"
"Non lo so, papà..." obiettò il giovane "È che... prima di sistemarci vorrei... ecco... lo hai detto tu, abbiamo 19 anni, prima di sistemarci definitivamente vorremmo..."
"Volete godervi la vita ancora per qualche anno." completò Stoick, sorridendo "Non ho detto di sposarsi subito, un paio d'anni di fidanzamento ve li potete fare, così da godervi comunque la vita insieme senza dover fare troppe corse."
Hiccup annuì, pensieroso, mentre Stoick prendeva i piatti vuoti e li metteva nel catino, per lavarli.
In quel momento Astrid entrò in casa, sorridendo ai due.
"Oh... buongiorno signorina Hofferson." la salutò, cordialmente, Stoick "E buon compleanno."
"Grazie, Capo Stoick." ringraziò la ragazza, quindi si avvicinò al suo compagno, ancora seduto al tavolo e gli stampò un bacio sulla guancia.
"Allora? Programmi per oggi?" domandò l'uomo con aria allegra.
"Sì, papà." rispose il giovane, alzandosi dal tavolo e afferrando la mano di Astrid "Andiamo, o faremo tardi. Sdentato?"
Sdentato fece un verso allegro e li seguì fuori, prima che Stoick potesse dire altro.
Poco dopo erano in volo sull'isola, diretti al loro posto speciale: la radura vicino al laghetto circondata dalle rocce.
Astrid fece atterrare Sdentato, quindi Hiccup saltò a terra e aiutò la compagna a scendere. La giovane lo lasciò fare, sorridendogli e facendosi abbracciare.
"Buon compleanno, mia signora." le sussurrò il giovane, all'orecchio, per poi baciarla teneramente.
La ragazza sorrise e ricambiò, stringendolo, poi Hiccup si allontanò e le carezzò una guancia.
"Ehm, io..." balbettò, senza mollarla "Per favore, non ti arrabbiare... io non... non avevo idea di cosa regalarti per il tuo compleanno..."
"Hiccup, non..." lo interruppe lei, ma il giovane le posò un dito sulle labbra e continuò il suo discorso.
"...poi, stamattina, mio padre mi ha dato un'idea..." fece un respiro profondo "ecco... non dico di farlo subito, ma solo di incominciare a prepararci e farlo tra un paio d'anni, quindi, volevo chiederti..." fece un altro respiro profondo e, lentamente, si inginocchiò, continuando a tenere le mani della sua compagna "Astrid Hofferson, vuoi sposarmi?"
Astrid non si mosse, né disse una parola, e il ragazzo cominciò ad essere nervoso.
"A... Astrid?" la chiamò. La sentì respirare profondamente e abbassarsi su di lui, per poi baciarlo profondamente. Hiccup si alzò di nuovo e sorrise "Era un sì?"
"Dannazione, Hiccup! Certo che era un sì, scemo!" esclamò Astrid, saltandogli al collo.
Il giovane la strinse ancora, aspirando il suo profumo.
"Buon compleanno, Astrid." ripeté, baciandole dolcemente una guancia.
"Grazie..." rispose la giovane, allontanandosi leggermente "Ora che dici se tu e Sdentato mi fate vedere un breve volo senza di me?"
Hiccup sospirò e annuì, mentre Sdentato si avvicinava al suo Cavaliere, spingendolo su un fianco per farsi cavalcare. Gli saltò in groppa e afferrò le maniglie della sella, poi si abbassò sulla testa del drago.
"Bene, bello..." lo incitò "Andiamo! Mi fido di te." gli sussurrò. Sdentato fece un verso e spiccò il volo.
Per qualche minuto andò tutto bene, ma poi Hiccup perse il controllo: aveva cominciato a vedere degli strani flash fastidiosi, che di solito vedeva di notte, nel dormiveglia, e questo lo aveva deconcentrato.
Cercò di riprendere il controllo, ma stavano precipitando.
Sdentato urlò e, appena sentì che Hiccup si allontanava dalla sua schiena, si girò e avvolse il ragazzo nelle sue ali.
Caddero sulla riva del lago, alzando un sacco di acqua. Astrid andò loro incontro, allarmata e, quando Sdentato aprì le ali, vide il compagno privo di sensi.
Si inginocchiò, preoccupata, e lo prese per le spalle.
"Hiccup! Hiccup, rispondi!" lo chiamò. Il ragazzo aprì lentamente gli occhi, sbattendo ripetutamente le palpebre e si voltò verso di lei, infine le sorrise.
"Ti ho mai detto che hai degli occhi stupendi?" sussurrò, catrezzandole una guancia.
Astrid rise, felice che fosse ancora vivo, e o strinse.
"Grazie a Odino! Hiccup..." poi si allontanò, guardandolo sorpresa "Cosa... cosa hai detto?"
"Ho detto che hai degli occhi stupendi." ripeté il giovane, senza muoversi e continuando a tenere gli occhi fissi su di lei.

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Capitolo 12
*** 12 ***


Astrid non si mosse. Era sorpresa, non se lo aspettava.
"Tu... tu ci v..." balbettò, mentre Hiccup si tirava su e grattava il collo a Sdentato, che aveva preso a fargli le feste.
"Sì, ho ripreso a vederci... non so come, ma... ora ci vedo bene come prima!" confermò il giovane, sorridendole.
Astrid gli saltò di nuovo al collo, felice, e Hiccup la strinse, poi la baciò e la guardò di nuovo negli occhi.
"Ancora buon compleanno, mia dolce signora." disse, senza mollarla. La giovane sorrise, poggiando la sua fronte su quella del ragazzo.
"Dovremmo tornare e dare a tutti la bella notizia." suggerì.
"Quale delle due?" domandò il ragazzo, salendo di nuovo in groppa a Sdentato e facendo salire Astrid davanti a lui, lasciandola guidare.
"Entrambe, ovviamente." rispose la giovane, spronando il drago e guidandolo.
Atterrarono al centro del paese, proprio di fronte alla bottega di Skarakkio. Il vecchio fabbro si affacciò, salutandolo con un cenno, poi uscì anche Stoick, venendo loro incontro.
"Già di ritorno, ragazzi?" chiese, avvicinandosi.
"Ehm, sì... avevamo un paio di cose da dire..." rispose Hiccup, senza guardarlo.
"Oh... davvero?" continuò l'uomo, allusivo.
"Si. La prima..." fece una pausa, stringendo ancora la compagna "la prima è che ho chiesto ad Astrid di sposarmi."
Ci fu un urlo di congratulazioni da parte del folto gruppo di berkiani che si erano raccolti attorno a loro, e si stavano per avvicinare per far loro gli auguri personalmente, ma Hiccup alzò la mano, zittendo tutti, perché aveva ancora una cosa da dire.
"E la seconda cosa..." continuò, alzando gli occhi sul padre "Ci vedo di nuovo!"
Stoick lo guardò, sorpreso, cosi Hiccup gli sorrise e si guardò intorno. Tutti lo stavano fissando, così prese il bastone che fino a quel giorno aveva usato per spostarsi e lo spezzò, gettandolo via.
Si alzò un grido di felicità, per entrambe le notizie, e Astrid si avvicinò al compagno, baciandolo.
"Allora il grande signore dei draghi è tornato?" domandò, senza mollarlo.
"E non ho intenzione di andarmene, mia cara." rispose lui, sorridendo e baciandola di nuovo.
I giorni successivi festeggiarono molto tutti quanti, c'erano molti motivi per farlo, ma col passare delle settimane la vita tornò alla normalità.
Hiccup aveva ripreso la vita di prima: tra un giro nei dintorni con Sdentato con lo scopo di aggiornare la mappa e il lavoro alla bottega di Skarakkio, Stoick gli riservava dei consigli per il suo futuro da capo villaggio, che il giovane sperava arrivasse il più tardi possibile, e gli dava anche consigli sulla futura vita matrimoniale con Astrid.
Era passato un anno.
Era una mattina di inizio primavera. Hiccup si svegliò di buon umore, perché quel giorno era in programma una competizione in cui si era rivelato tra i migliori: la corsa dei draghi.
Terribili Terrori cantavano sopra il tetto, e Sdentato faceva le fusa mentre lui si preparava per andare a far colazione.
Quando scese in cucina, Stoick lo stava aspettando, sorridente.
"Buongiorno, figliolo." lo salutò.
"Buongiorno, papà." rispose il ragazzo, prendendo il suo piatto per mangiare.
Stoick fece un sospiro profondo e si sedette di fronte al figlio.
"Figliolo... dobbiamo parlare." esordì.
"Ehm... dobbiamo farlo proprio adesso?" cercò di bloccarlo Hiccup, ma suo padre non lo ascoltava.
"Sei l'orgoglio di di Berk. E non potrei essere più fiero di te." continuò Stoick.
"Grazie,papà, ma..." ancora cercò di parlare il ragazzo, ma l'uomo era intenzionato a finire il suo discorso.
"Ormai sei cresciuto. E poiché nessun capo potrebbe desiderare un successore migliore..." si alzò in piedi, portando i piatti nel catino "Ho deciso di nominarti nuovo Capo di Berk."
Hiccup sbiancò, e prima che il padre potesse di nuovo girarsi, afferrò la sella di Sdentato e insieme corsero fuori, volando via il più velocemente possibile.
Il ragazzo non si sentiva pronto a diventare capo, soprattutto dopo aver passato quell'anno da incubo,al buio. Per questo aveva deciso di scappare via e non rispondere ancora al padre.
Quello che ancora non sapeva era che quel volo lo avrebbe risucchiato in un'avventura alla fine della quale sarebbe diventato il nuovo capo di Berk.


Questa è Berk.
Il segreto meglio custodito di questa parte di, beh, nulla.
Sì, forse non sarà il massimo della bellezza, ma questo mucchio di rocce riserva un bel po' di sorprese.
La vita qui è splendida, anche se non molto adatta ai deboli di cuore.
La maggior parte della gente di solito ha passatempi come intagliare il legno o ricamare su tela.
Noi berkiani, invece, preferiamo fare una cosa che ci piace chiamare: corse di draghi! 

(Dal diario di Hiccup Horrendous Haddock III)

Fine

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