Secrets.

di Shiver414
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1. Il primo incontro. ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2. Che mi succede? ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3. Il vampiro è a caccia. ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4. Incubo. ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5. Sto impazzendo ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6. Ti odio... ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7. A fare compere. ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8. La verità. ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9. Segreti svelati. ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10. Rebecca. ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11. Cosa sono? ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12. Finalmente mia. ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13. Ricordi. ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14. Devo nutrirmi ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15. Ti ho persa. ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16. Non dimenticarmi. ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17. Il cimitero delle streghe. ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18. Ti amo. ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1. Il primo incontro. ***


Hola!! Ho modificato qualche frase del primo capitolo, non l'ho modificato del tutto, ho solo aggiustato qualche passaggio e il finale in vista del secondo capitolo che sto ancora scrivendo 'O'... Giuro che mi sbrigo a pubblicarlo!! 
Baciooooooooo!!!

Capitolo 1.
Il primo incontro.

 
Ero intenta a leccare le gocce del gelato che colavano sul cono quando la mia amica mi colpì un braccio con veemenza. La fulminai con lo sguardo.
«Angy hai saputo la novità?» Mangiai un ciuffetto di panna e scossi la testa. «Nel gruppo di mio fratello è entrato un nuovo ragazzo.» Giulia aveva un fratello gemello, Alessio, per gli amici e soprattutto per le amiche, Alex. Aveva un gruppo di amici con cui usciva praticamente tutti i giorni, un gruppo di bellissimi amici, oserei dire. «Si chiama Thomas, sua madre è americana ed è da poco tornato in Italia. L’altro giorno lui e Marco sono venuti a casa a prendere mio fratello e l’ho visto.» Quella sorta di eccitazione mi fece capire che le piaceva. «Angy fidati, non si può descrivere a parole. Quando l’ho visto sono rimasta a bocca aperta e il mio cervello è andato letteralmente in tilt.» Ridacchiò ripensandoci. «Domani sera vengono tutti a casa perché i miei genitori non ci sono.» Storsi il naso per il disappunto.
«Domani sera avevamo promesso a Lisa e Serena di andare a cena con loro in quel ristorante giapponese che ha appena aperto.» Un guizzo nei suoi occhi mi fece intuire che aveva un piano. «Cos’hai in mente?» Rise.
«Loro vengo a casa per giocare ai videogiochi verso le sei e mezzo, noi dobbiamo vederci con le altre alle sette. Vieni a casa alle sei con la scusa che dobbiamo prepararci e quando loro arrivano saremo quasi pronte, ci vedranno più belle che mai e Thomas cadrà ai nostri piedi.» Ero un po’ scettica, ma divertita dalla sua assurda idea.
«Ma è solo una cena tra amiche.» Avevo intenzione di metter un paio di jeans, un top e le ballerine, non credevo di dovermi preparare come se stessi andando ad un appuntamento. Giulia mi fulminò, il suo sguardo diceva “Stai scherzando? Solo una cena tra amiche?”.
«Tu non capisci. Domani vieni a casa mia alle sei e non discutere.» L’accontentai annuendo e tornai al mio gelato che si stava squagliando sempre di più. Avevo le mani appiccicose e che profumavano di mirtillo.
***
Suonai al citofono e la voce squillante di Giulia trillò nell’apparecchio. Mi intimò di salire il più velocemente possibile e di infilarmi in camera sua senza perdere tempo. Mi chiedevo perché avesse tutta quella fretta e mentre salivo le scale tranquillamente capii cosa intendeva. Sentii all’improvviso irrompere nel silenzio voci maschili.
Il rumore del portone che si chiudeva.
Erano arrivati prima del previsto. Giulia sicuramente stava fremendo davanti alla porta sperando di vedermi arrivare prima di loro. Quasi per dispetto continuai a prendermela con calma. Uno scalpitio sempre più forte mi seguiva, sembrava quasi che una mandria di bufali stesse salendo le scale. Un ragazzo mi sfrecciò affianco. Si stavano rincorrendo. Mi spalmai contro il muro.
«Scusa Angy.» Urlò Marco, il ragazzo che mi era quasi venuto addosso.
«Bastardo.» Ridacchiò quello dietro di lui, Francesco, prima di afferrarlo per la camicia. Si azzuffarono per gioco e furono superati dall’altro ragazzo.
«Spero abbiate i soldi per andare a comprare la birra.» Disse continuando a salire.
«Permesso.» Chiesi mentre passavo accanto ai due amici che discutevano su quanti soldi avevano loro due insieme.
«Scusa per prima.» Ridacchiò. «Spero di non averti fatto male.» Scossi la testa sorridendo. Tornò a discutere con il suo amico. Da quanto avevo capito insieme non avevano i soldi nemmeno per comprare il tappo di una birra. Mi facevano quasi pensa.
«Dove eri finita?» Mi rimproverò Giulia mentre entravo. «Lui è già qui.» Quindi lui era il terzo ragazzo, quello che aveva vinto la “gara”.
Giulia non mi diede il tempo di sbirciare. Prima per le scale non ero riuscita a guardarlo in viso, era passando accanto a me correndo e in quel momento ero occupata a guardare i suoi amici che facevano finta di picchiarsi. Chiuse la porta della sua stanza.
«Hai portato l’occorrente?» Le mostrai il beauty case con i miei trucchi dentro. «Perfetto siediti lì e tira su la frangetta.» Ordinò rovistando nel beauty. Mi squadrò cercando i colori che meglio si adattassero al mio top verde menta. «Sappi che ti farò i boccoli. Hai i capelli così lunghi… Verranno bellissimi.» Lei aveva già applicato il fondotinta sulla sua pelle di porcellana. Mi sentivo leggermente stupida. Perché la stavo assecondando? Non volevo fare colpo su un ragazzo sconosciuto. Ammetto che ero estremamente curiosa di vedere come era, se era davvero così tanto bello. Giulia continuava a truccarmi. Era brava. Quando mi guardai allo specchio rimasi sorpresa, i miei occhi sembravano molto più grandi e il color cioccolato risaltava molto più del solito. La guardai soddisfatta. «Complimenti.» Sorrise compiaciuta.
«Pronta a conoscerlo?» Dichiarò Giulia con un sorriso, appena finii di sistemarle i capelli.
«Prontissima.» L’assecondai ridendo.
Nel salotto i ragazzi erano seduti attorno al tavolino basso di vetro su cui erano stati sistemati due ciotole di patatine e qualche bottiglia di birra. Giocavano ai videogiochi come dei bambini. Si urlavano contro parolacce, si spintonavano per vincere. Thomas ci dava le spalle. Non riuscivo a vederlo in viso. 
«State andando?» Chiese Alex, il fratello di Giulia. «Ciao Angy.» Salutai con un cenno della mano e un sorriso. Thomas si voltò e capii cosa intendeva Giulia. Occhi verdi, capelli scuri, incarnato chiaro, sorriso mozzafiato. Il mio cuore non ragionava più e nemmeno il mio corpo. Volevo essere stretta da quelle braccia muscolose. Se quelle labbra mi avessero baciato ero convinta che sarei morta sul colpo. Qualcosa in quello sguardo mi fece salire un brivido lungo la schiena. Sembrava famelico. Forse me lo stavo solo immaginando. Eppure… 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2. Che mi succede? ***


Eccooo il secondo capitolooo.... Non è come me lo ero immaginato... Mi piace solo in alcuni punti, dunque... Lascio decidere a voi se va bene o meno u.u Accetto anche le critiche negative se servono a renderlo migliore u.u

Capitolo 2.
Cosa mi succede?

 
Continuavo a fissare Thomas negli occhi.
«Piacere, io sono Thomas.» Si stava avvicinando. Strane vibrazioni erano irradiate dal suo corpo. Allungai indecisa la mano per stringere la sua.
«Piacere.» Deglutii a disagio. «Angelica. Angy per gli amici.» Mi sforzai di sorridere. Quando la nostra pelle si toccò una sensazione soffocante mi assalì alla gola. Allontanai bruscamente la mano ansimando. Che c’era che non andava? Mi sfiorai la gola. Thomas mi guardava dritta negli occhi, non spostava lo sguardo, mai. Incontrai il suo sguardo e la sensazione mi assalì di nuovo. «Giulia dobbiamo andare.» Boccheggiai sentendomi come un topo ipnotizzato dallo sguardo del serpente. Ero una preda messa all’angolo dal mio predatore. Afferrai la mano della mia amica e mi allontanai sentendo lo sguardo confuso e penetrante di Thomas e dei suoi amici sulla schiena.
Chiusi la porta e presi un respiro profondo.
«Mi spieghi che ti succede?» Giulia sembrava furiosa. «Che cavolo ti è preso. Ora penserà che sei strana. Accidenti a te.» Quindi lei non aveva sentito nulla? Possibile? Eppure quella strana atmosfera che lo avvolgeva era così forte. Non potevo sentirla solo io? No?!
Scossi la testa.
«Scusa. Non so che mi è preso. Mi ha spiazzata.» Ammisi ridacchiando un po’ a disagio. «Che ne dici se andiamo?» Giulia continuava a parlare senza sosta. Non rimaneva senza fiato?
Entrammo nella sua auto e accesi automaticamente lo stereo. Diedi una scorsa veloce al porta dischi e scelsi un CD. La musica riempì l’abitacolo e mi aiutò a rilassarmi.
«…Thomas…» Cosa? Che aveva detto? Ero riuscita a sentire solo il suo nome. «Vero?!»
Provai a scavare nel mio cervello, sperando che inconsciamente avevo colto qualche parola in più. Forse aveva detto “bello” e “sexy” ma non ero convinta. «Non credevo fosse così bello. Pensavo che esagerassi, invece avevi ragione.» Sperai che quel che avevo detto bastasse a rispondere all’ignota domanda.
«Te lo avevo detto. Io non esagero mai.» Ridacchiò e tirai un sospiro di sollievo.
«Non ho mai visto un ragazzo così tanto bello, lo ammetto.» Giulia sembrava compiaciuta.
Mi rilassai e il disagio di prima sembrò svanire. Pensai solo a divertirmi con le mie amiche, abboffarmi al ristorante e fare la scema con le mie amiche.
****
Finito di cenare tornai a casa di Giulia. I ragazzi erano incollati al televisore e guardavano un film dell’orrore. Erano ancora tutti lì. Anche lui.
«Ragazze perché non vi unite a noi? Tanto è iniziato solo da qualche minuto.» Alex fece un gesto con la mano sorridendo.
Giulia mi trascinò sul divano e mi fece accomodare accanto a lui mentre lei si accoccolava sulla poltrona. Odiava i film dell’orrore, allora perché stava facendo cosi? Afferrai un cuscino con il quale ero pronta a coprirmi gli occhi. Thomas accanto a me sembrava tranquillo e rilassato. La sensazione di prima era scomparsa.
«Angy ti fermi a dormire qui?» Alex parlava senza staccare gli occhi dalla tv.
«Si.» Risposi semplicemente allungando una mano verso la ciotola di patatine. «Giulia non ti aveva avvertito?»
«No. Rimangono anche loro a dormire.» Indicò i ragazzi con un gesto. Chissà perché me lo aveva detto.
Continuavo a spaventarmi e saltare sul divano. Thomas rideva, rideva divertito di me.
«Se hai paura puoi anche aggrapparti a me. Oppure nasconderti dietro di me.»  In quel momento, ironicamente, non mi faceva paura come prima. Accolsi il suo invito volentieri. Mi aggrappai al suo braccio e ad ogni scena spaventosa mi poggiavo sulla sua spalla chiudendo forte gli occhi. Mi sentivo protetta dalla sua mano che dolcemente mi accarezzava la gamba o la testa; dalle sue braccia che mi stringevano quando la scena si faceva terrificante.
 
«Allora buonanotte.» Dicemmo in coro io e Giulia involontariamente. I ragazzi risposero distratti, mentre sistemavano i materassini gonfiabili da campeggio nel salotto. Mi infilai nel letto da una piazza e mezza di Giulia e provai a prendere sonno. C’era qualcosa che mi inquietava, non era il film appena visto. Era qualcosa di più reale, di più assurdo. Sapere che lui era lì, a pochi passi da me mi rendeva ansiosa e nervosa.
Non so quando riuscii ad addormentarmi. Sognai addirittura. Ero in una stanza buia e davanti a me c’erano due occhi verdi che mi fissavano con insistenza. Erano grandi, troppo grandi per essere di una persona di dimensioni normali. Sentivo la paura attanagliarmi lo stomaco. Una risata e delle voci riempivano confusamente le mie orecchie. Non riuscivo a capire cosa dicevano. Mi coprii le orecchie ed iniziai ad urlare con tutto il fiato che avevo in gola.
Aprii gli occhi. Ero di nuovo nella stanza di Giulia. La sveglia segnava le tre e mezzo di notte. Mi alzai in silenzio e raggiunsi la cucina, cercando di non calpestare i ragazzi che dormivano in salotto. Presi un bicchiere e bevvi un lungo sorso d’acqua.
«Che ci fai sveglia a quest’ora?» Thomas entrò nella stanza. Emerse come un angelo della notte dalle tende leggere e bianche. La sua figura scura sembrava così perfetta mentre avanzava verso di me. Nella mia testa si susseguirono una serie di immagini. Se mi avesse baciata in quel momento sarebbe stato bellissimo. Sentivo già la sensazione delle sue mani sulla mia schiena, mentre mi stringeva sempre più. Sentivo quasi il calore del suo corpo.
«Ho avuto un incubo.» La sensazione che avevo provato quel pomeriggio era una flebile minaccia che sembrava pronta ad assalirmi. Era piacevole e fastidiosa allo stesso tempo.
«Tu che ci fai sveglio?» Alzò le spalle con noncuranza.
«Non riuscivo a prendere sonno e sono uscito a vedere le stelle.» Sarebbe stato romantico guardarle insieme, mano nella mano. Scossi la testa e spostai lo sguardo oltre le sue spalle.
«Hai troppa paura per tornare in camera da sola?» Anche se non riuscivo a vedere il suo viso sapevo che stava sorridendo.
«Spiritoso.» Lo colpii giocosa. Sentii i muscoli dell’addome sodi contro la mano.
«Sicura? Se vuoi ti accompagno.» Scossi la testa ridacchiando. Era simpatico oltre che tremendamente bello.
«Buonanotte.» Dissi indulgente continuando a ridacchiare. Senza udire la sua risposta tornai in camera. Sentivo le guance in fiamme. Perché ero così strana intorno a lui? Che mi stava succedendo? 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3. Il vampiro è a caccia. ***


Per il terzo capitolo ho pensato di far parlare Thomas.. Di descrivere una scena "vampiresca"... A me piace come è venuto questo capitolo.. PERÒ accetto qualsiasi tipo di critica.... Dunque lascio decidere a voi e mi ritiro umilmente in un angolino in attesa di vostre notizie u.u

Capitolo 3.
Il vampiro è a caccia.

 
Thomas
I denti affilati da predatore erano ben conficcati nella carne della mia preda. Sentivo la pelle calda e il dolce nettare della sua vita fluire sulla mia lingua, scendere lungo la gola e rigenerare il mio corpo, le mie energie. Il piccolo e debole corpo continuava ad essere scosso da spasmi mentre avidamente continuavo a cibarmi di lei. La mia mano era ben premuta sulla sua bocca. Provava ad urlare. Non ce la faceva. Sentivo il suo corpo caldo stretto contro il mio. Le gambe erano abbandonate attorno alla mia vita mentre era comodamente seduta sulle mie cosce. Il seno piccolo e morbido era schiacciato contro le mie clavicole.
Mi sentivo in colpa perché la stavo uccidendo? Francamente no.
Estrassi le zanne dalla sua spalla e la guardai dritta negli occhi. Era ancora viva ed io ero abbastanza sazio. Forse l’avrei lasciata andare… Forse l’avrei uccisa. Ancora ero indeciso su cosa fare di lei. Mi fissava con gli occhi di un cerbiatto durante una battuta di caccia. Sentivo il suo cuore pompare il sangue ad un ritmo frenetico. Un tenero e morbido coniglietto che avrei potuto distruggere solo con una mano.
«Che me ne faccio ora di te?» Allungai la mano per accarezzarle la guancia. Serrò gli occhi più forte che poté e si ritrasse. Non ero in grado di cancellarle la memoria, se l’avessi lasciata andare avrebbe sbandierato ai quattro venti il mio segreto. Se l’avessi uccisa nessuno si sarebbe preso il disturbo di cercare una prostituta.
«Non uccidermi ti prego.» Balbettò in un fil di voce mentre la mia mano calda sfiorava la sua guancia. «T-terrò la bocca chiusa.» Piagnucolò. «S-s-se m-mi ris-parmi..» Le posai un dito sulle labbra. Gli occhi grandi e gonfi di lacrime. Scossi la testa sorridendo.
«Tranquilla.» Le posai un lieve bacio sulle labbra. «Non ti ucciderò. Ho in mente per te qualcosa.» Ridacchiai soddisfatto. Afferrai con delicatezza la sua testa dalla nuca e l’avvicinai al mio petto. Affondò il viso sulla mia spalla e si abbandonò ad un pianto lungo e disperato. Il lamento cessò.
Tirai un sospiro di sollievo e rivolsi lo sguardo al cielo.
 
Balzai sul grosso albero di fronte al palazzo del mio amico Alex. Camminai con cautela sul ramo che pendeva più vicino al balcone e saltai atterrando silenziosamente sul pavimento piastrellato di questo.
Dei rumori in cucina. Chi poteva essersi svegliato? Mi aveva visto? Lasciai che l’oscurità coprisse la mia figura e osservai. La persona era si spalle, boccoli color cioccolato fondente ricadevano sulle scapole, seguendo delicatamente la spina dorsale fino a metà schiena. Angelica. Avvolta com’era dal buio della notte, leggermente sfiorata dalle carezze argentee della luna, era bellissima. Sembrava che i raggi lunari fossero stati creati solo per accarezzare il suo volto, le sue spalle, le sue braccia, il suo seno… Scossi la testa. Avevo appena saziato la mia sete eppure stare accanto a lei mi rendeva bramoso sempre più.
«Che ci fai sveglia a quest’ora?» Sobbalzò leggermente. Si voltò verso di me tenendo ancora la mano stretta intorno al bicchiere di vetro.
«Ho avuto un incubo.» Ammise con un flebile sorriso. Il mio corpo impediva alla luna di raggiungerla. «Tu che ci fai sveglio?» Alzai le spalle con noncuranza. Volevo toccarla. Baciarla in ogni angolo sensibile del suo corpo, stringere il suo corpo al mio e affondare i denti nella carne morbida. Chissà che sensazione si provava. Ero curioso di assaporare il suo sangue.
«Non riuscivo a prendere sonno e sono uscito a vedere le stelle.» Annuii tra sé e sé. Perché non tornava in camera? Non potevo rischiare di farmi scoprire proprio in quel momento. «Hai troppa paura per tornare in camera da sola?» Sorrisi. Arrossì dolcemente.
«Spiritoso.» Sentivo imbarazzo nella sua voce. Mi colpì con la mano all’addome.
«Sicura? Se vuoi ti accompagno.» Scosse la testa ridacchiando. Si avviò verso la camera di Giulia.
«Buonanotte.» Sussurrò scavalcando i ragazzi che dormivano come bambini sul pavimento. Mi girai verso la finestra ancora aperta. La luna sorrideva crudele lassù, sull’immensa distesa blu del cielo, giudicando la mia crudeltà e il mio essere.  
 
 
Facciamo un patto.. Se arriviamo a tre recensioni (non mi sbilancio troppo), positive o negative che siano, pubblico il terzo capitolo u.u Sono cattiva? Forse (Fa un sorriso crudele e compiaciuto)

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Capitolo 4
*** Capitolo 4. Incubo. ***


Ecco il quarto capitoloooo... Scusate l'attesa u.u Questo è un po' diverso dagli altri che avete letto fin'ora... Stiamo entrando nel vivo della storia. Spero vi piaccia XD
Un superbacio!!
 

Capitolo 4.
Incubo.

 
Non sapevo dove mi trovavo, avevo camminato così tanto senza far caso alla strada che probabilmente mi ero persa. Camminavo al bordo della strada deserta. Da un lato avevo alberi cupi che risucchiavano ogni minimo spiraglio di luce e dall’altro una strada tetra e isolata illuminata debolmente dai raggi arancioni della luna. Volsi lo sguardo al cielo. Non era blu era di una sfumatura bordeaux che mi ricordò il vino rosso che beveva sempre mio nonno a pranzo.
Che c’entrava mio nonno in quel momento? Alzai le spalle noncurante e continuai a camminare.
L’asfalto grattava e pungeva sotto i piedi nudi.
D’un tratto la strada si divise in due. Da che parte dovevo andare? Chiusi gli occhi e fece un respiro profondo. Mi lasciai guidare dal mio corpo, dall’istinto. Quando riaprii gli occhi davanti a me c’era un capanno abbandonato. Come ero arrivata in mezzo al bosco? Guardai verso l’alto. Le fronde fitte degli alberi non lasciavano intravedere nulla. Dal rumore che proveniva da lassù sembrava avesse iniziato a piovere. Una goccia riuscì ad oltrepassare la muraglia di foglie e cadde sulla mia guancia. Era calda. Scivolò verso il collo e si insinuò tra il seno, continuando a scendere sulla pancia.
Avanzai sicura verso il lieve bagliore che proveniva dal capanno, era debole ma mi attirava come una falena. Qualcosa mi colpì la gamba. Mi voltai, dietro di me avanzava a velocità spaventosa un groviglio di rovi. Cresceva e distruggeva qualsiasi cosa che incontrasse sulla sua strada. Non accelerai il passo, ero sicura che non mi avrebbe fatto nulla.
Misi la mano sulla maniglia della porta e i rovi mi raggiunsero. Sentii la spalla bruciare leggermente e mi voltai. Un ramo era fermo accanto a me. Non appena i miei occhi si soffermarono su di lui mi resi conto che si muoveva come se vivesse di vita propria. Continuava a scavare nella carne. Il sangue fluiva dalla mia spalla su quel piccolo ramo. Lo strinsi con una mano, le spine mi bucavano il palmo ma non mi importava. Strappai quel tralcio, senza staccare la mano dalla maniglia, e un liquido denso, scuro, con un forte odore nauseante fuoriuscì.
Finalmente aprii la porta sdraiato, su un cumulo di paglia, un uomo mi dava le spalle. Dentro il capanno c’era un forte odore di ruggine. Avanzai piano nel piccolo spazio. Su un tavolo di legno c’era una piccola lanterna che illuminava con la sua fioca luce. Appeso alla parete un fucile e un cappello. Sentii un movimento. L’uomo si era svegliato. Mi sorrise. Aveva un viso familiare. Occhi verdi, capelli castani, un sorriso mozzafiato e un’aura che lo circondava che incuteva terrore e curiosità, fascino e spavento. Allungò la mano. Un nome continuava a fluttuare nella mia mente. Thomas. Ecco come si chiamava quel ragazzo. Accettai di buon grado il suo invito e lo raggiunsi sul cumulo di paglia. Un lenzuolo era stato adagiato sopra.
Thomas mi strinse la mano con dolcezza e mi tirò a sé. Il mio petto era schiacciato sul suo e le cosce ben strette sui suoi fianchi. Non servivano parole, non serviva spiegare perché era lì, perché ero arrivata fin lì. Non volevo sapere nulla. Il suo sguardo era crudele e famelico. Sorrisi. Mi continuava a fissare. Vedevo i suoi occhi che si spostavano prima sulle labbra, poi sul collo e sul seno, sulla pancia e sulla coscia. La sua mano calda si insinuò sotto la veste leggera. Sentivo la pelle rovente, bruciava ardentemente del suo desiderio. Sorrise pericoloso e mi chinai verso di lui per baciarlo. Un bacio lieve e delicato. Si mise a sedere e la mano libera si insinuò tra i miei capelli. Mi teneva ferma mentre le sue labbra accarezzavano le mie. Qualcosa di umido e caldo lambì il mio labbro superiore. Istintivamente socchiusi le labbra e lasciai che la sua passione mi investisse del tutto. Era piacevole. La sua mano accarezzava ogni parte del mio corpo.
Mise una mano sotto il mio sedere e si alzò. Senza mai smettere di baciarmi mi portò sul tavolo. La lampada cadde a terra e si spende. Sentivo il suo desiderio, la sua eccitazione attraversarmi il corpo. Ogni singola cellula stava reagendo al suo corpo. Una tempesta di emozioni si stava scatenando dentro di me. Volevo restare così per tutta la vita. Mi sfilò la veste e rimasi nuda e inerme. Non so come riuscii a togliere anche i suoi vestiti. Era buio e non riuscivo a vedere il suo corpo. Chiusi gli occhi e passai le dita su ogni muscolo, su ogni punto sensibile per imprimere bene tutto nella mia mente.
Mi tirò per un braccio e mi strinse forte tra le braccia. La sua pelle era rovente contro la mia. Con le dita toccò il seno, lo baciò. Con la lingua assaporò la mia pelle.
Non sentivo dolore, non sentivo emozioni negative. Sentivo piacere ed ero felice. Volevo restare lì avvolta dall’oscurità preda della passione di Thomas. Chiusi gli occhi lasciando che il mio corpo e la mia voce reagisse. Quando li riaprii era tutto sparito.
Dov’era Thomas? Dov’era la passione? Voltai lo sguardo. Giulia dormiva beatamente accanto a me. Qualcosa si mosse fuori dalla finestra aperta. Era ancora notte. Per la precisione erano solo le cinque. Ero sudata. Sentivo ancora sulla pelle la stessa sensazione di calore, di desiderio. Istintivamente mi guardai il braccio. Il graffio era lì. Sgranai gli occhi spaventata e mi precipitai fuori dal letto, dalla stanza. Andai nel salotto e cercai Thomas. Era sdraiato sul materasso gonfiabile, beatamente addormentato. Sfiorai il suo viso, sperando di non svegliarlo. Uscii sul balcone. Magari era solo una coincidenza. Era un graffietto lieve, non come quello del sogno, magari mi ero solo grattata. Stavo tremando e piangendo. Perché stavano succedendo tutte quelle cose strane? Non volevo che ciò continuasse. Avevo la sensazione che qualcosa di spaventoso si stesse nascondendo dietro l’angolo, pronto a balzarmi addosso.

Recensite mi raccomando!! Altrimenti non pubblico il capitolo successivo u.u (Risata perfida)

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Capitolo 5
*** Capitolo 5. Sto impazzendo ***


Eccoooooo il nuovo capitoloooo! Scusate l'attesa... Sono una brutta persona lo so (non è verooo)... Comunque spero vi piaccia... Non manca molto al capitolo sulla festa in cui Thomas si rivela per quel che è... Ho intensione di ampliare però la descrizione che già ho fatto nel prologo e di aggiungere altri dialoghi tra lei e Thomas... Vabhe non è questo il momento per dirlo però ahaha scusate u.u
Buona lettura!
 
Capitolo 5.
Sto impazzendo.

 
Avevo passato una notte in bianco, ero distrutta. Ero tornata a letto verso le sei del mattino ed ero rimasta a fissare il soffitto tutto il tempo.
Alle sette e mezzo mi ero alzata di nuovo e mi ero chiusa in bagno. Mi guardai allo specchio, ero tremendamente brutta. Cerchi violetti solcavano la pelle sotto gli occhi, sguardo spento, capelli in disordine, colorito cereo.
«Che schifo.» Mormorai afferrando la spazzola e cercando di districare il nido che avevo sulla testa. Tiravo i capelli così forte che avevo le lacrime agli occhi, ma non importava dovevo rendere quel cespuglio presentabile. Una volta spicciati li tirai su in una coda morbida. Mi guardai di nuovo allo specchio. Aprii l’acqua fredda e mi lavai il viso, sperando che la pelle reagisse almeno un po’ con il freddo e riprendesse un colorito abbastanza sano.
La porta si aprì all’improvviso e sobbalzai. Perché? Mi continuavo a domandare mentre ci fissavamo in silenzio. Perché era lui? Perché di tutte le persone proprio lui.
«Buongiorno.» Mormorò. Chiuse la porta per non svegliare gli altri. Perché non era come i suoi amici pigri e dormiglioni?
«’Giorno.» Ero leggermente spaventata. Più guardavo il suo viso più mi veniva in mente il sogno che avevo fatto. «Già sveglio?» Chiesi cercando di sembrare normale.
«E tu? Già sveglia?» Sorrise. Annuii ricambiando il sorriso.
«Si, è stata una notte un po’.. Strana.» Ridacchiai. Speravo non si accorgesse del tremore alle mani. Chissà perché quella stupida paura. Era solo un ragazzo normale, non c’era nulla da temere in lui.
«Strana?» Chiese stranamente curioso.
«Si. Ho avuto degli incubi e ho dormito molto poco. Quasi per nulla.» Feci un mezzo sorriso ignorando il fatto che si stava avvicinando.
«Mi dispiace. Fossi in te appena si svegliano tutti tornerei subito a casa. Devi riposarti.» Stranamente non mi importava che mi vedesse in quello stato pietoso, volevo solo che sparisse quella sensazione che mi chiudeva la bocca dello stomaco e mi faceva battere il cuore forte.
«Ti serviva il bagno?» Chiesi recuperando velocemente le mie cose. Non rispose. Sembrava interdetto dalla mia subitanea fuga. Chiusi la porta del bagno e mi poggiai con la schiena. Cercai di calmare i palpiti del mio cuore prima di tornare in camera.
Giulia si era svegliata.
«Dov’eri?» Chiese stropicciandosi gli occhi.
«In bagno. Mi sono svegliata presto ed ero andata a darmi una sistemata.» Non sembrava molto interessata. «Ho… parlato con Thomas stanotte. E nel bagno poco fa.» Si risvegliò dal torpore all’improvviso.
«Che vi siete detti? Che ti ha detto? Raccontami tutto.» Mi aveva preso per le spalle e mi stava scuotendo.
«Nulla di che. Ero andata a bere e lui era sul balcone. Mi ha chiesto perché ero sveglia e mi ha preso in giro per via del film di ieri sera.» Ridacchiai ripensando alla sua gentilezza. Rabbrividii subito dopo ripensando al pomeriggio prima e al sogno.
«Ti ha vista così?» Annuii sollevando un sopracciglio.
«Si perché?» Giulia rise e mi indicò la magliette. Era praticamente tutto in mostra. Il tessuto era ormai logoro ed io non avevo il reggiseno. Arrossii scatenando le risa di Giulia. Rideva a crepapelle. Stupida. Pensai. Riferito sia a me che alla mia amica che non smetteva più di ridere della mia espressione.
Una strana sensazione all’improvviso. Qualcosa ci stava osservando. Dietro la porta. Feci cenno a Giulia di stare in silenzio. Scesi dal letto e mi avvicinai cautamente alla porta. Sentii ridacchiare. Quegli stupidi erano appostati dietro la porta. Diedi un pugno contro il legno duro, sperando di fargli capire che mi ero accorta di loro. Mugugnarono qualcosa prima di allontanarsi. Dovevo vestirmi e andare subito via da lì.
«Giulia ti spiace se vado a casa?» Mi guardò confusa e anche un po’ dispiaciuta. «Non mi sento molto bene.» Dissi mentre lanciavo i pantaloncini nella borsa. Mi infilai i pantaloncini di jeans e la maglietta e la salutai. Quando passai davanti al salotto salutai tutti con un sorriso cordiale e cercai di evitare lo sguardo di Thomas. Schizzai via dalla porta e corsi a casa.
I miei erano già usciti per lavoro. Guardia l’orologio erano solo le otto e venti. Iniziai a spogliarmi prima ancora di entrare in bagno e mi infilai sotto la doccia. Avevo bisogno di rilassare il mio corpo. Dovevo capire perché reagivo in maniera così esagerata. Che aveva quel ragazzo di diverso dagli altri?  Nulla, ecco cos’aveva. Ero io ad avere un problema.
L’acqua calda mi accarezzava la pelle con delicatezza, mentre il profumo del bagnoschiuma mi avvolgeva tutto il corpo. Inspirai profondamente. Mi iniziai a rilassare. Lasciai la mia mente vagare per terre inesplorate. Cercai di pensare al mare, all’acqua che lambiva il mio corpo, alla spiaggia dorata, al sole che baciava la mia pelle. La luce tremolò. Aprii gli occhi di scatto e mi voltai. Avevo colto un movimento o era solo frutto della mia mente? C’era qualcosa, ne ero sicura. Mi stava spiando.
La mia schiena era percorsa da brividi. Volevo piangere. Avevo paura. Girai la manopola e l’acqua si fermò. Non c’era alcun rumore. Mi avvolsi nell’accappatoio ed uscii in fretta dal bagno.
Aprii il frigorifero e d’un tratto andò via la corrente. Era mattina la luce filtrava dalla finestra, non ero al buio, eppure avevo comunque paura. Recuperai il telefono sul mio letto. Mandai un sms a mia madre dicendole che non c’era più corrente a casa e mi rispose di stare tranquilla. Era dalla sera prima che c’erano stati problemi. Le sue parole però non bastarono a tranquillizzarmi. Mi guardavo intorno terrorizzata come un coniglietto, senza sapere cosa fare. Senza sapere cosa stesse succedendo.
Era solo paranoia. Cercavo di convincermi di questo. Il telefono in silenzioso iniziò a vibrare facendomi sobbalzare. Era un messaggio di Giulia. “Tutto bene?” Risposi breve e coincisa. Sì andava tutto bene, tranne nella mia mente. Gli occhi erano gonfi, pronti a riversare le lacrime che tentavo di reprime.
Andrà tutto bene. Andrà tutto bene. Mi dicevo inutilmente. Avevo sonno forse era quello. Mi misi un po’ sul letto, sperando che dopo una bella dormita tutte quelle orribili sensazioni sarebbero volate via.
Eppure dormire con quello sguardo puntato addosso era impossibile. Stavo impazzendo ne ero certa.

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Capitolo 6
*** Capitolo 6. Ti odio... ***


Ecco il nuovo capitolooo... Lo so che vi ho fatto aspettare molto scusate u.u (Chiede umilmente scusa inginocchiandosi a terra)... Premetto a me non entusiasma... Recensite e datemi il vostro parere (fate aumentare la mia autostima di una 'nticchia*) Grazie *3*
Un bacionissimo, Shiver!
*'nticchia=termine che si una spesso qui dove abito per dire "un po' " ahaha

Capitolo 6.
Ti odio…
Thomas.
Ero sdraiato all’ombra. I miei amici erano esaltati. Troppe ragazze in costume.
«Tom guarda quella. Ti sta fissando da quando siamo arrivati.» Ridacchiò Alex. Mi alzai e guardai nella direzione che mi aveva indicato con un gesto.
«Ah ah. Spiritoso.» I ragazzi iniziarono a ridere piegandosi in avanti. Seduta su una sdraio c’era una balena che mi fissava in modo disgustoso. Fece un cenno con la mano, una specie di saluto civettuolo. Diedi uno scappellotto ad Alex che continuava a ridere fino alle lacrime e mi alzai. Il sole scottava sulla pelle e faceva caldo, troppo caldo. «Andiamo a fare il bagno.» Alex scoppiò in una risata ancor più fragorosa. Mi voltai. La balena si stava avvicinando. Feci alzare i ragazzi e li spinsi verso la piscina mentre ancora ridevano. Ci avrebbe seguiti fino in acqua ne ero sicuro.
«Alex.» Una voce femminile familiare. Giulia era seduta a bordo piscina immergendo solo i piedi. Il suo costume aveva un colore così accesso che faceva quasi male agli occhi guardarla. La pelle era dorata e i capelli sembravano più chiari.
«Angy è da un po’ che non ci vediamo.» Disse allegro Alex rivolto alla ragazza. Era immersa dal seno in giù e si teneva con le braccia sul marmo chiaro. Si voltò verso di noi.
«Ciao ragazzi.» Salutò tutti tranne me. Sembrava nervosa. Forse l’avevo infastidita? O forse terrorizzata. Speravo di più nella seconda. Nascosi la mia allegria e provai a fare l’indifferente. «Ciao Thomas.» Disse infine guardandomi a malapena. Certo che era davvero bella. La pelle chiara quasi risplendeva sotto il sole. I capelli scuri incorniciavano un viso che, comunque lo si guardava, non aveva imperfezioni.
Feci un cenno con il capo e un sorriso. Quasi mi dispiaceva tormentarla. Mi sedetti accanto a lei sbirciando sempre alle mie spalle in cerca della balena.
«Come mai sei sparita per una settimana?» Chiese Alex sedendosi accanto alla sorella. Marco e Francesco sembravano impazienti di buttarsi in acqua. Si lasciarono scivolare nel ghiaccio liquido, che era l’acqua, e stringendo i denti si immersero del tutto.
«Non sono stata bene.» Ridacchiò. «Giulia è venuta a trovarmi un paio di volte, non te lo ha detto?» Scosse la testa.
«Non ti ho mai vista così brutta, non volevo infangare il tuo nome.» Angelica sbuffò divertita. «Thomas lo sai che Angy è la dea di tutti i ragazzi della città? Quando usciamo insieme anche i ragazzi fidanzati non riescono a staccarle gli occhi di dosso.» Giulia sembrava quasi volermi dire qualcosa. Stava cercando di attirare la mia attenzione sull’amica? Povera ingenua, la mia attenzione è caduta su di lei nel momento esatto in cui l’ho vista, ma non per quello che pensi tu. Ridacchiai. Giulia sembrava soddisfatta.
«Giu smettila.» Disse imbarazzata poco prima di spengersi via ed immergersi in acqua. Dopo pochi istanti riemerse.
Sembrava davvero una dea. L’acqua scendeva sensuale dalla sua pelle, mentre con le mani si tirava indietro i capelli. Alcune gocce scivolarono tra il seno attirando il mio sguardo. Aprì gli occhi e mi guardò per un istante. Uno sguardo eccitante, magnetico.
Una strana sensazione nel petto. Il mio cuore sembrava quasi stesse accelerando.
Avrei tanto voluto baciare quelle labbra, quel collo, toccare e baciare ogni lembo di pelle.
Mi buttai in acqua senza nemmeno pensare a quanto fosse fredda. Dovevo far sbollire il mio corpo. Rimasi sott’acqua qualche secondo.
Quando tornai in superficie davanti c’era la balena. Bastò guardarla un secondo per sentire scivolare via tutta l’eccitazione. Quello fu l’unico momento in cui mi sentii grato nei suoi confronti. La mia indole cattiva non mi permetteva di essere gentile con lei.
«Angelica.» Prima che il mio cervello potesse realizzare quello che stavo pensando il danno ormai era fatto. La balena si stava pericolosamente avvicinando. «Posso chiederti un favore?» Dissi avvicinandomi a lei, tenendo la voce bassa. «C’è una ragazza che mi segue da un po’, puoi aiutarmi?» Mi guardava confusa. «Reggimi il gioco.» Le strizzai l’occhio e sorrisi. «Piccola, che ne dici se ce ne andiamo un po’ per conto nostro?» Era davanti a me, mi teneva le mani sul petto e sorrideva mentre le tenevo le mani sui fianchi. «Andiamo a prenderci un gelato.» Mi guardò.
«Andiamo.» Il suo sorriso era diventato malizioso, accattivante. Mi arrampicai sul bordo piscina e le tesi una mano per aiutarla a salire. Le cinsi la vita con un braccio e ci allontanammo.
«Grazie, ti devo un favore.» Pagai il gelato e le afferrai la mano trascinandola alla mia sdraio. «Andrai alla festa di questo fine settimana?» Leccando le goccioline del gelato annuì. Come poteva essere così sexy.
«Anche noi andremo.» Il mio tono era quasi minaccioso. Sorrise. Finito il gelato tornò dalla sua amica e mi lasciò solo a pensare a quanto fossi stato stupido a restare solo con lei. Odiavo quella ragazze e le sensazioni che mi scatenava dentro. Dovevo distruggerla prima che fosse stato troppo tardi. 

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Capitolo 7
*** Capitolo 7. A fare compere. ***


Questo capitolo è una specie di piccola pausa da tutte le stranezze viste fin'ora... Diciamo che oltre essere corto è anche un po' una scemenza! Recensite (faccia da cucciolo *o*) 
Un bacionissimo, Shiver!


 
Capitolo 7.
A fare compere.

«Vorrei sapere perché ci riduciamo sempre all’ultimo minuto.» Sbottai mentre correvamo da una parte all’altra del centro commerciale. «Avevi detto di voler mettere il vestito a fiori, perché hai cambiato idea?!» Giulia stava prendendo d’assalto tutti i vestiti che trovava.
«Non ho le scarpe adatte per quello a fiori.» Disse distratta.
«Non bastava comprare un paio di scarpe allora?» La ragazza ridacchiò. Qualcosa mi diceva che non voleva accontentarsi di un semplice vestito a fiori.
«Voglio essere sexy. Ci saranno gli amici di mio fratello, quindi anche Thomas, ci saranno i nostri vecchi compagni di scuola, quindi anche Luca.» Ridacchiai ecco il motivo di tutta quell’agitazione.
«Quando lo hai saputo che ci sarebbe stato anche lui?» Qualcosa mi diceva che non era da molto.
«Questa mattina.» Lo avrei giurato. «Quindi devo essere eccezionale e fargli vedere cosa si è perso.» Luca era l’ex ragazzo di Giulia. Si erano lasciati poco prima che finisse il liceo, perché all’università voleva essere libero di provarci con chiunque avesse voluto. Motivazione stupida.
«Cosa avevi in mente?» Si illuminò. Aveva un piano.
«Prima di tutto dobbiamo vestirci sexy a livelli esponenziali.» Ridacchiò e prese un vestito blu elettrico e si diresse nei camerini. Provò prima un elegante vestito nero a tubino con dei ricami bianchi sulla scollatura che si intensificavano sul seno sinistro per scendere poi a cascata lungo il fianco. Non era affatto male. Sollevai entrambe le mani e le mostrai un nove. Tornò dentro e si cambiò. Questa volta era bianco tutto di pizzo, attillato con le maniche trasparenti, dello stesso tessuto del resto del vestito e lo scollo a barca. Quello era decisamente sexy. Sollevai le mani e mostrai un dieci convinto. Giulia non era altissima, ma era magra e slanciata. I vestiti attillati le stavano tremendamente bene.
«Questo mi piace da impazzire.» Disse guardandosi allo specchio. «Posso giocare con i colori quanto voglio così.» Era elettrizzata. «Provo l’ultimo.» Era il vestito blu. Aveva il corpetto stretto e fasciante, con la scollatura a cuore e una gonna trasparente che scendeva fino ai piedi. Sembrava un tubino a cui era stata applicata sopra una seconda gonna trasparente con un vertiginoso spacco. Era bello ma continuavo a tifare per quello bianco. Con la sua pelle dorata era meravigliosa.
«Quello bianco.» Anche lei la pensava come me. «Che scarpe metterai?» Ci pensò su qualche istante.
«Non saprei proprio. Quelle nere non se ne parla.» Passò in rassegna mentalmente le scarpe che aveva. «Quelle fucsia oppure quelle viola.» Annuii.
«Quelle viola?» Rispose con un sorriso. «Adesso vediamo cosa potresti mettere tu. Thomas dovrà strabuzzare gli occhi appena ti vedrà.» Sembrava essere più decisa che mai a creare una storia tra me e lui.
«Ho già cosa indossare.» Scosse la testa e mi fulminò.
«Non credo proprio.» Mi afferrò la mano e mi trascinò in un altro negozio. «Devi essere sfavillante.» Ridacchiò. «Ti aspetto questa sera a casa mia.» Diede una rapida occhiata alla mappa dei negozi. «Ci accompagna e ci riporta a casa Alex. Vuoi rimanere a dormire anche stasera?» Annuii. Dentro di me però speravo con tutto il cuore che non fosse come l’ultima volta.
Entrammo in un negozio e Giulia tornò di nuovo a fare razzia di abiti. Sembrava un deja vu. Provai un’infinità di vestiti, ma alla fine ne comprai uno azzurro come il cielo in primavera, con la gonna corta un po’ svasata, la schiena era scoperta eccetto per un intreccio al cui centro vi era un fiocco.
«Scarpe?» Chiese mentre uscivamo dal negozio.
«Non saprei. I sandali argento? Oppure quelli rosa pallido?» Decise i primi. Soddisfatte dei nostri acquisti tornammo a casa.


Siccome sono scarsa a descrivere i vestiti ecco delle immagini per farvi capire cosa intendo... Prima di tutto ecco il vestito di Giulia u.u 


Per quanto riguarda la gonna del vestito blu elettrico.. Non l'ho saputa descrivere bene quindi eccola u.u Immagine 2 di ASOS - Vestito canotta lungo trasparente

Dulcis infundo ecco il vestito di Angy u.u   

 

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Capitolo 8
*** Capitolo 8. La verità. ***


Tadaaaan... Ecco il capitolo 8... In realtà è la one-shoot (e ricordo anche che era il vecchio prologo, che tra l'altro ho cancellato perché ne ho un altro in mente), un po' modificato... Ci sono dei momenti più dolci e belli tra Thomas e Angy u.u Quindi.... Grazie per la pazienza u.u
Un bacio,
la vostra adoratissima Shiver!

P.s. Adoratissima... Forse è esagerato ahahah 
Capitolo 8.
La verità.

 
Ero in pista. La musica rimbombava nel mio petto ad un ritmo frenetico. Avevo lasciato vagare la mia mente verso il nulla. Era vuota e così doveva restare per tutta la festa. I miei freni inibitori erano a briglia sciolta. Non perché volessi, ma perché ne avevo bisogno. Mi serviva per scacciare quella gelida sensazione che sentivo sulla pelle. Come se degli occhi stessero scandagliando con perversa accuratezza ogni cellula del mio corpo. Mi stava scavando dentro, sentivo quello sguardo muoversi tra le viscere.
Mi feci trascinare dal martellio insistente delle note e abbandonai il mio corpo. Mi muovevo, ballavo e più lo facevo più lasciavo che la folla mi inghiottisse.
Sentivo altri corpi intorno a me agitarsi, ogni volta che la loro pelle calda e sudaticcia mi sfiorava sentivo scivolare via la sensazione di gelo.
Sorrisi alla mia amica che per tutto il tempo tenne la mia mano ben salda nella sua e con sguardo ammiccante mi invitava a scatenarmi ancora di più. Risi a squarciagola. Una risata forzata, finta.
Mi fece un gesto. Aveva sete. Mi trascinò lontano dalla ressa e ci avvicinammo ad un bar improvvisato. Un ragazzo in canottiera tutto tatuato versava velocemente da bere nei bicchieri. C’era una fila interminabile ed io volevo tornare a ballare.
«Cosa vuoi?» Urlò la mia amica quando mancava ormai poco al suo turno.
«Acqua.» Dissi semplicemente. Lei alzò gli occhi al cielo e avanzò piano nella fila.
Mi guardavo attorno in cerca di visi familiari. In un angolino c’era un crocchio di ragazzi che chiacchieravano e ridevano tra di loro. Quasi tutti avevano un bicchiere in mano.. Li osservai.
Lanciai una rapida occhiata alla mia amica. Stava ordinando e flirtando con il barista. Ridacchiai. Quando mi voltai qualcuno mi urtò la spalla.
«Ehi, sta attento.» Dissi nervosamente massaggiandomi la spalla anche se non faceva male. Il ragazzo che mi trovai davanti non era sicuramente un tipo gentile ed educato. Lanciò una sequela di imprecazioni contro di me prima che due bodyguard intervenissero e lo trascinassero via.
«Ehi Angy.» La mia amica mi porse la bottiglietta d’acqua con un sorriso. Sembrava volesse dirmi qualcosa. «Vado a trovare un posto per sedermi, tu torna pure a ballare.» Non era da lei lasciarmi andare da sola.
«Giulia aspetta…» Scosse la testa con un sorriso malizioso dipinto sul viso e si immerse nella folla.
Ero rimasta sola e non sapevo che fare. Sicuramente in mezzo alla pista da ballo c’era qualcuno che conoscevo, ma al buio dubitavo di riuscire a distinguere le facce familiari. Vidi Lisa e altre ragazze che conoscevo, poco distante da me e mi affrettai a raggiungerle.
«Ciao Lisa.»
«Angy.» Mi abbracciò e poi tenendo ancora il braccio attorno al mio collo sorrise e mi fece un cenno con il capo. «Se sei sola vieni a ballare con noi.» Annuii grata di non dover restare sola.
Ridevo e ballavo. Ballavo e ridevo. Mi sentivo così leggera e allegra, sembrava che tutto quello che avevo sentito, che tutto quello che mi stava perseguitando da settimane all’improvviso fosse come sparito in una nuvola di fumo. Mi auguravo che non tornasse mai più.
Tesi le braccia al cielo quasi volessi raggiungere la luna che mi sorrideva da lassù. Era grande e pallida, tingeva di argento le cime degli alberi che circondavano quella specie di discoteca all’aperto.
 Il mio polso fu cinto dolcemente da una mano grande e calda che mi fece fare una giravolta. Mi ritrovai faccia a faccia con un ragazzo. Era alto, con i capelli scuri e gli occhi verdi. Thomas.
Sentii il panico salire dallo stomaco, artigliarsi alle viscere e salire lasciando dietro di se solo brandelli di carne. Un brivido salì ungo tutta la schiena e mi fece rizzare i capelli dietro il collo.
«Io sono Angelica. Qual è il tuo nome?» Ridacchiai. Mi ero avvicinata a lui per non urlare. Rise e mi strinse la mano stando al mio gioco. Fece un lieve inchino scherzoso e si portò la mia mano alle labbra. Sfiorò appena la pelle. Il suo respiro mi solleticò e stuzzicò appena.
«Thomas.» Aggiunse un sorriso. Troppe sensazioni contrastanti, ero attratta da lui ma ne avevo paura, tanta paura. Però era bello, davvero troppo bello.
Provocante e sensuale mi guardava sorridendo. Mi prese la mano e con un lieve strattone mi trascinò sempre più vicino a sé. Il mio corpo aderiva al suo, il mio respiro si mescolava con il suo. C’era qualcosa nel suo sguardo, sembrava… desiderio. Bruciante e inarrestabile desiderio, che mi attraversava il corpo come una scossa elettrica. Mi sfiorò la pelle nuda della schiena. Il suo tocco era rovente, rovente come la mia voglia di averlo.
Ero stretta tra le braccia dello stesso ragazzo che mi terrorizzava a morte. In quel momento, però, ogni cellula del suo corpo chiamava la mia. Certo era pericoloso, lo sentivo, ma non avevo paura. 
Mi fece roteare fino ad incontrarmi con il suo corpo. La sua mano sinistra era lievemente poggiata sulla mia spalla e la destra era stretta nella mia. «Sei bellissima.» Sussurrò al mio orecchio, sfiorandolo appena con le labbra. Arrossendo mi allontanai e ricominciai a ballare. «Potrei quasi innamorarmi di te per quanto sei splendidamente bella.» Fremevo. Le sue parole mi sciolsero il cuore e bastarono a farmi pensare che qualsiasi cosa volesse da me, non gliel’avrei negata. Era stupido pensarlo, ma sembrava quasi che un nebbia mi avesse offuscato a razionalità, pensavo solo a quanto sarebbe stato bello sentire il suo corpo nudo sul mio, pelle a pelle.
Presi un respiro profondo e un lampo di lucidità mi riportò alla realtà.
«Vieni.» Mi afferrò il polso prima che il mio cervello riuscisse ad elaborare cosa implicasse quella semplice parola. Mi trascinò con sé lontano dalla confusione. «Ti va se ce ne stiamo un po’ per conto nostro?» Un sorriso pericoloso affiorò sulle sue labbra.
«Aspetta non correre.» Ridacchiai seguendolo a stento. «Ho i tacchi, non riesco a correre.» Rise. Sembrava così… normale.
Uscimmo dal cancello principale e ci addentrammo in una zona isolata, senza lampioni.
Iniziavo ad avere un po’ di paura e forse non era stata una così buona idea seguirlo. Tirò fuori dalla tasca qualcosa. Un paio di chiavi. I fari di un auto si accesero poco dopo. Non l’avevo notata fino a quell’istante.
«Dove stiamo andando?» Mi aprì la portiera della macchina facendo un inchino per farmi entrare. Sorrise e i suoi occhi lampeggiarono di una strana, ammaliante luce.
Mi accomodai sul sedile e lui scivolò con eleganza al posto di guida.
«Ti porto a vedere un panorama che ti mozzerà il fiato.» Sorrise. Ok, era la cosa più stupida che avessi mai deciso di fare. Era pericoloso. Tremendamente pericoloso. Allacciai la cintura di sicurezza e cercai di calmarmi. Mi focalizzai sul suo respiro lento e regolare. Perché era così rassicurante essere lì con lui?
Guidò per circa mezz’ora. Mi guardò. Sul suo viso un sorriso sghembo e uno sguardo che sembrava dire “Sei pronta?”. Si fermò tra due alberi, davanti all’immensa distesa della città. Sembrava stessimo su una collinetta. Quando spense i fari mi resi conto di cosa intendeva con “mozzafiato”.
Le luci della città scintillavano nel buio e le stelle nel cielo erano più brillanti che mai. Rimasi a bocca aperta ammirando quello spettacolo. Scesi dall’auto. Thomas ridacchiava soddisfatto mentre si dirigeva verso il cofano. Ero talmente rapita che ignorai completamente quel che il ragazzo stava facendo lì dietro la macchina.
«Vieni.» Stese una coperta a terra e si accomodò. Tamburellò accanto a sé. Lo raggiunsi serena. Le ansie e le paure e quel senso di persecuzione era improvvisamente svanito.
Non so per quanto tempo restammo così, seduto l’una accanto all’altro senza nemmeno sfiorarci. D’ un tratto mi cinse le spalle con un braccio e mi trascinò con sé. Ero sdraiata con il viso verso la volta celeste. Thomas era sopra di me. Le sue ginocchia mi stringevano i fianchi e le sue mani erano poggiate poco più su delle mie spalle. Mi guardava famelico. Mi voleva.
Le sue labbra bramose lambirono le mie. I suoi baci erano così passionali da accendermi un fuoco dentro. Le mani toccavano la mia pelle desiderose sulla pelle nuda sotto il vestito. Sul seno sulla pancia tra le cosce e poi tornavano su, sfiorando tutti i punti più sensibili del mio corpo. Mi baciò a lungo e intensamente poi all’improvviso sentii la sua lingua sul collo. Un brivido di eccitazione scosse tutto il mio corpo. La sentivo calda e umida che assaporava la mia pelle. Mi abbandonai a quelle piacevole sensazioni chiudendo gli occhi e respirando a pieni polmoni il suo profumo.
«Mi fai male non mordere così forte.» D’un tratto quel lieve dolore si trasformò, divenne acuto e insopportabile, sentii quasi la pelle lacerarsi. Qualcosa di caldo colava mentre lui continuava a mordere. Ero spaventata, mi dimenavo ero pronta ad urlare, ma mi coprì la bocca con la mano. Il suo corpo mi teneva bloccata contro l’auto. Non riuscivo a capire cosa stava succedendo. Mi sentivo stupida per averlo seguito e ancora più stupida per aver pensato, per essermi illusa che forse gli piacevo davvero.
Quelle sensazioni che avevo provato dal primo momento nel salotto e nel bagno di Giulia, in casa mia, in piscina, anche alla festa. Dovevo seguire il mio istinto. Dovevo seguirlo sin dall’inizio.
«Thomas, per favore.» Piagnucolai contro la sua mano. Quando finalmente sollevò il capo soffocai un urlo di terrore. Le sue labbra erano sporche di un liquido scuro e i suoi occhi sembravano diversi, più malvagi. Mi girava la testa, ma dovevo riuscire ad andare via da lì.
«Ferma.» La sua voce era perentoria. Temevo cosa mi sarebbe potuto succedere se avessi provato a fuggire. Allora fissai gli occhi nei suoi e cercai di raccogliere tutto il coraggio che avevo. Comandai alle mie gambe di muoversi, ma non ci riuscii. Ero inerme sdraiata sulla coperta che fissavo il cielo e piangevo disperata.
«Ti prego.» Boccheggiai nel panico. «Non uccidermi.» Le braccia, che fino a poco prima mi avevano tenuto ferma, si allontanarono. Stava andando via. «Non andare.» Trovai la forza di dire solo quelle due parole. Ero sotto shock, ma volevo delle spiegazioni. Mi tremavano le mani. «Perché?» Mormorai tra i singhiozzi. «Perché proprio io?» Tornò accanto a me e sorridendo mi accarezzò il viso. Solo in quel momento mi resi davvero conto che erano soprattutto i suoi occhi a spaventarmi. La prima volta che lo avevo visto mi ero accorta della crudeltà nel suo sguardo. Ora la giada liquida delle sue iridi emanava un piacevole senso di rimorso e di dolcezza. «Quei complimenti, quei sorrisi, erano finalizzati a questo?» Ero stata stupida, mi ero lasciata ammaliare dalla sua gentilezza, dalla sua bellezza. In realtà era un uomo pericoloso. Scosse la testa.
«No, le pensavo davvero.» Non siamo in un libro o in un film queste cose non accadono nella vita reale. Lui… Era… Era un… E in quanto tale non poteva esistere, no? Quelli come lui non sono reali. Perchè però mi sentivo così? Solo quelle stupide ragazze nei libri si innamorano a prima vista di quegli sguardi. Io non… Non ero come loro. Mi piaceva leggere dei loro colpi di fulmine, però non poteva succedere a me.
«Che mi sta succedendo?» Singhiozzai. «Ti odio. Non puoi farmi questo. Non voglio esser più innamorami di te.» Lui mi guardava con gi occhi sgranati. Mi resi conto solo in quel momento del perché fosse diventato un’ossessione per me. Ero molto più che attratta da lui. Dalla prima volta che lo avevo visto dentro di me c’era un misto di gioia, dolore, paura, ma anche confusione. Confusione dovuta a quei sentimenti del tutto contrastanti.  «Non voglio sentire il mio cuore che batte forte.» Sicuramente stava pensando che ero una ragazza stana. «Mi hai illusa. Speravo che tu ti accorgessi veramente di me. Volevo che mi notassi ed è successo ma solo per questo.» Mi toccai il collo e con le unghie cercai di grattare via la sensazione delle sue labbra mentre beveva il mio sangue. «Sei solo un vampiro che gioca con la vita delle persone. Chissà quante persone hai ucciso.» Urlai mentre le lacrime scendevano copiose. «Ho ingannato me stessa tutto il tempo, ho cercato di autoconvincermi che non fossi veramente tu a perseguitarmi. Perché mi hai torturata?» Mi baciò. La sua lingua sapeva di sangue, ma c’era un qualcosa di dolce nel modo in cui accarezzava il mio viso.
«Ti ho notata dalla prima volta in cui ti ho vista a casa di Alex. Ammetto di essere un vampiro crudele e spietato, non ho mai esitato prima di uccidere qualcuno per potermene cibare. Ma tu… Tu sei del tutto diversa. Da quando ti conosco hai agitato dentro di me mille emozioni diverse. Avevo sete del tuo sangue, lo ammetto, ma quello sguardo così sicuro, quella risata così cristallina, quell’aura così celestiale che emani ha fatto tentennare il mio cuore così tanto da farmi credere che forse mi stavi cambiando. Ti odiavo per questo. Odiavo il fatto che non potevo illudermi di avere una relazione sana e normale con una ragazza, quindi ho pensato che l’unica soluzione fosse ucciderti. Ero venuto qui solo per questo ma vederti ballare e divertirti… Questa è la mia natura, non posso combatterla da solo. Fidati di me, per favore.» Aveva lo sguardo triste e malinconico. Credo che in quel momento fosse sinceramente umiliato e dispiaciuto di quello che era. «Avevo deciso di non ucciderti prima ancora di portarti qui, ma ho ceduto e me ne sono pentito. Non volevo morderti, né spaventarti, ma hai un profumo così invitante che non ho saputo resistere. Mi dispiace.» Mentre parlava continuava a tenere il mio viso stretto tra le sue mani. «Angelica, vuoi ancora dimenticare il tuo amore per me?» Scossi la testa. Avevo paura di lui, di quello che avevo visto nei miei sogni delle sensazioni contrastanti che avevo quando ero con lui, ma conoscevo la persona che era e forse prima o poi sarei riuscita ad innamorarmi anche di quel suo lato spaventoso. 
Non riuscivo a credere davvero che mi ero innamorata di lui. Era una cosa surreale. Impossibile.
Scoppiai di nuovo a piangere. Avevo così tanta paura. Non ero sicura che bastasse così poco per innamorarsi di una persona e soprattutto era impossibile pensare che mi fossi innamorata della persona che mi spaventava di più al mondo. 

Se arriviamo a 4 recensioni pubblico il prossimo capitolo u.u moooolto emozionante u.u Chissà che succederà tra Thomas e Angy... Secondo voi lei decide di restare con lui? Oppure non riesce ad accettare che lui sia un vampiro? O magari c'è qualche altro colpo di scena inaspettato... Mah chi lo sa u.u Mi state odiando?! Perdonatemi e vogliatemi bene *3* ahaha

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Capitolo 9
*** Capitolo 9. Segreti svelati. ***


Ciaooooo... Allora u.u avevo deciso di pubblicare ben tre capitoli in cui a parlare è Thomas, poi ho cambiato idea e ho deciso di ripubblicare il capitolo 9 unendolo al capitolo 10 che avevo pensato... E... Nulla... Buona lettura (^ω^) 
Un bacio, Shiver *3*
Capitolo 9.
Segreti svelati…
Thomas.
Angelica mi guardava con gli occhi di un coniglio impaurito. Mi odiavo per quello che avevo fatto. Non era da me comportarmi così. Non sembravo più nemmeno un vampiro. Mi erro trasformato in una mammoletta nel giro di sole due settimane.
«Puoi calmarti per favore?» Sbottai quasi ringhiando. Sgranò gli occhi e rimase impietrita. Mi passai una mano tra i capelli. Ero confuso quanto lei. Dovevo mettere ordine tra i miei pensieri. «Scusa.» Dissi sommessamente guardandola di sottecchi. Sotto la luce argentea della luna era ancora più bella se possibile. Quello sguardo così spaventato mi faceva stringere il cuore.
Rimanemmo per un tempo che sembrò infinito fermi, senza nemmeno guardarci. D’un tratto però si schiarì la voce. Passò le mani sotto gli occhi per pulire via il trucco scolato.
«Sei… Sei sempre stato.. così?» Non smetteva di tremare. Scossi debolmente il capo.
«Dobbiamo pararne proprio ora?» Una strana energia si sprigionò dalla ragazza.
«Direi di sì.» Sbottò ancora tremante. «Mi spieghi come puoi anche solo pensare che non sia questo il momento adatto? Ho paura.. Anzi sono terrorizzata, ma merito una spiegazione. Hai detto di amarmi e adesso spiegami.» Era seduta e mi fissava con sguardo ardente.
«Non lo so nemmeno io se ti amo. Non ci capisco più nulla.» Sbottai alzandomi in piedi. «Tutta questa storia è solo colpa tua.» Stava riemergendo un po’ del mio lato crudele. «Prima di incontrarti ero spietato, amavo uccidere le persone. Mi piaceva essere un vampiro, mi piaceva essere crudele. Poi sei arrivata tua, con quella faccia innocente, quel sorriso, quegli occhi e tutto è cambiato.» Agitavo le braccia furioso. «Mi hai fatto diventare un vampiro rammollito e pieno di rancore.» Tirai un pugno con tutta la forza che avevo all’albero più vicino. La corteccia si frantumò sotto il mio tocco e cadde. Alcuni uccelli volarono via spaventati e qualche scoiattolo si precipitò tra l’erba in cerca di salvezza. La chioma era sparpagliata a terra. «Non ci si può innamorare di una perfetta sconosciuta.» Mi passai le mani tra i capelli più volte con gesti nervosi. «I vampiri non si innamorano e basta.» Angelica si alzò.
«Thomas. Calmati.» Mi afferrò i polsi e mi costrinse ad allontanare le mani dai capelli. «Respira.» Mi posò una mano sulla guancia e mi costrinse a guardarla negli occhi. Era terrorizzata, lo leggevo nei suoi occhi. Però sapevo che lei era diversa. Lo avevo capito dal primo momento in cui l’avevo vista. Attorno a lei aleggiava un’aura splendente e rassicurante.
L’avvolsi tra le braccia. «Angelica, mi dispiace.» Parlai dal più profondo del cuore.
«Guardami.» Le sollevai il meno con l’indice. «Hai paura di me?» Annuì.
«Sì, tanta.» Le presi il viso tra le mani e le diedi un leggero bacio sulle labbra.
«Vuoi che ti riaccompagni a casa?» La ragazza scosse il capo. «Giuro che se mi dici che non vuoi più vedermi, sparirò per sempre dalla città.» Sospirai. Perché era così difficile pronunciare quelle parole? «Vorrei poter cancellare la tua memoria.» Il suo sguardo sembrò ancora più terrorizzato se possibile.
«Non voglio dimenticare.» Mi guardò dritto negli occhi. Era forte. Forte abbastanza da accettare quel che ero. Forte abbastanza da amarmi nonostante tutto. «Devo solo… Devo solo metabolizzare meglio la cosa.» Continuava a toccarsi il collo. Allontanai la sua mano e le diedi un bacio sulle due piccole ferite lasciate dai miei denti.
«Ora ti riporto a casa. Quando sarai pronta a vedermi risponderò a tutte le tue domande.»
Sorrisi sperando di allentare un po’ la tensione. «Mi dispiace…» Dissi ancora una volta.
***
Ero sdraiato sull’inutile letto nel mio appartamento fissando il soffitto. Aspettavo da giorni che Angelica mi chiamasse, ma ancora nulla. Ero preoccupato e forse anche un po’ spaventato all’idea che non volesse più avere nulla a che fare con me.
Riflettei mille e mille volte su quello che avevo fatto. Era stato stupido da parte mia allontanarmi dalla festa da solo con lei. Se non lo avessi fatto, se non avessi bevuto il suo sangue probabilmente a quell’ora sarebbe già morta. Il telefono accanto a me vibrò. Alex. Maledizione. Lanciai il telefono contro il muro. Cadde a terra in mille pezzi. Complimenti genio. Mi dissi. Cercai nel cassetto della cucina il telefono di riserva e velocemente raccolsi la SIM e la inserii. Speravo che in quei pochi minuti Angelica avesse deciso di contattarmi ma nulla.
Mi buttai di nuovo sul letto, avevo sete, ma non volevo andare a caccia. Odiavo come ero diventato. Non potevo tornare ad essere il vampiro crudele e spietato di prima e continuare ad amare una fragile e debole umana? No, non potevo, ma non nascondo che avrei voluto tanto che fosse possibile. Il telefono vibrò di nuovo.
“Stasera i miei non sono a casa. Ho bisogno di parlarti.” Angelica. Sorrisi come uno stupido.
“A che ora posso venire?” Risposi. Il messaggio successivo fu ancor più coinciso. “21:00”.
Infilai il telefono in tasca e uscii. Era ora di andare a caccia.
Era pomeriggio e il sole illuminava spietato ogni cosa. In strada non c’era nessuno. Annusai l’aria. Un profumo invitante mi chiamava a gran voce. Seguii il mio istinto e prima che me ne rendessi conto ero entrato nel portone di un palazzo. Suonai al campanello senza nemmeno leggere il cognome..
«Chi è?» Una voce maschile. Mi allontanai dall’occhiello, schiacciandomi contro il muro. L’uomo aprì la porta e mi intrufolai nel suo appartamento prima che mi notasse. Corsi in salotto dove feci cadere tutto quello che mi capitò a tiro.
Andai in camera da letto dove una donna, anzi una ragazza, era sdraiata nel letto. La salutai con un sorriso cordiale prima di avventarmi su di lei. L’uomo era impegnato ad ispezionare ancora il salotto quando terminai il mio antipasto. Mi leccai le labbra. Forse non ero così cambiato. Mi piaceva ancora uccidere. Mi elettrizzava l’idea di giocare un po’ con la mia prossima preda.
Lasciai cadere un contenitore di coccio a terra. Il caffè si sparpagliò su tutto il pavimento della cucina. Ridacchiai.
«Che hai combinato?» Chiese credendo che fosse stata la ragazza. Mi nascosi, lo osservai. Si sentiva spiato. Sapeva che ero lì, ma non riusciva a vedermi. Corse in camera da letto e vide la ragazza riversa tra le lenzuola bianche.
«Preparati.» Bisbigliai prima di attaccarlo alle spalle. Dolce, caldo e denso sangue umano, scendeva nella mia gola, mi rigenerava e mi dissetava. Lasciai il corpo privo di vita cadere a terra. Ero soddisfatto della caccia. Recuperai i fiammiferi in cucina.
Guardai il fuoco divampare in tutta la camera da letto. Uscii come se nulla fosse, con le mani nelle tasche dei jeans e gli occhiali da sole.
Il vampiro crudele era tornato.
***
Alle nove in punto ero sotto casa di Angelica. Annusai l’aria e il suo dolce profumo mi raggiunse quasi volesse tentarmi.
Ero indeciso se entrare dalla finestra o noiosamente dalla porta principale. Non volevo spaventarla.
«Prego.» Disse imbarazzata quando arrivai.
«Permesso.» Mi fece cenno di seguirla. Indossava un paio di pantaloncini verdi con un coniglietto stampato sul fianco sinistro e una canottiera più chiara con lo stesso coniglio, più grande e posizionato proprio al centro. I capelli erano raccolti in una morbida treccia che le scendeva tra le scapole.
Mi fece entrare in camera sua. Già ero entrato lì, ma mi guardai intorno e notai per la prima volta ogni minimo particolare. Le pareti erano color melanzana, a sinistra, posizionato perfettamente al centro della parete, c’era un grande letto, un piccolo comodino bianco con una lampada, una sveglia e una cornice con una foto sua e di Giulia. Di fronte a me, una portafinestra con leggere tende color orchidea. Alla mia destra c’era un armadio bianco con le ante dello stesso colore delle tende. Il resto della parete era occupato da una scrivania e da scaffali pieni di libri. Un tappeto rotondo occupava gran parte del pavimento, era anch’esso color orchidea.
Le piaceva il viola. Ridacchiai tra me e me.
Angelica si accomodò sul letto e tamburellò accanto a sé. Il materasso si piegò appena sotto il mio peso.
«Io…» Prese un respiro profondo. «Io… Come…» Balbettò. Ero curioso di sapere quali domande aveva per me. «Se sei un vampiro… Come fai a… Insomma… A camminare sotto il sole?» Disse infine. Le tremava un po’ la voce ma non sembrava aver paura. Ridacchiai.
«Il sangue umano.» Sorrisi. «Più sangue bevo e più somiglio agli umani diciamo. Se smettessi di berne il mio cuore smetterebbe di battere, la mia pelle brucerebbe al sole e soprattutto sarebbe fredda e livida, come quella di un cadavere.»
«Se così fosse allora anche la digestione, la fame, la sete, dovrebbero attivarsi, no?! Eppure non ti ho mai visto mangiare o bere.»
«Perché mi nutro di sangue. Non ho bisogno di cibo umano, né di acqua.»
«Da quanto tempo sei… un vampiro?» Non le piaceva pronunciare quella parola.
«Da un secolo circa. Sono ancora un vampiro giovane e non ho ancora acquisito tutti i poteri. Ad esempio non sono ancora in grado di cancellare la memoria. Non ne ho mai sentito la necessità a dire il vero. Nessuna delle mie vittime è mai sopravvissuta, eccetto te.» Sorrise forzatamente. Forse l’idea che fossi un assassino l’aveva spaventata un po’. «Vivevo in Inghilterra ed erano i primi anni del ‘900. Prima di essere trasformato ero un bravo ragazzo, stavo sempre alle regole, non andavo mai contro le decisioni di mio padre. Ero un ragazzo debole, sia di carattere che fisicamente. Fui picchiato molte volte, da mio padre e da quelli che per comodità ritenevo miei amici.» Presi un respiro profondo. Era da tanto tempo che non ripensavo al mio passato. «Un giorno i miei “amici” esagerarono. Stavo morendo dissanguato in un angolo sperduto della strada. Nessuno si curava di me passandomi avanti. Una donna si avvicinò, ricordo ancora il suo vestito nero come la notte, sembrava risucchiare ogni raggio di luce. Mi chiese se volevo continuare a vivere. Annuii talmente piano che temevo non mi avesse visto.» Sospirai di nuovo. «Mi insegnò come essere un vampiro, come cacciare. Preso dall’euforia mi feci prendere la mano e diedi una lezione a tutti quelli che mi avevano messo i piedi in testa.» Alzai le spalle con noncuranza. «Fui avventato e stupido, svelai la mia nuova natura e Rebecca fu catturata. Il mattino seguente la misero al rogo nella piazza principale sotto gli occhi di tutti. Sotto i miei occhi. Lì decisi di non lasciarmi più prendere la mano, di non dare più retta alle mie emozioni.»
«L’amavi?» C’era una punta di risentimento nella sua voce. Sì, l’avevo amata.
«Credo di sì.» Sorrisi. Ero convinto che un amore come il nostro fosse eterno. «Sai che ti somigliava?» Non ci avevo fatto caso prima di allora. Forse le somigliava anche troppo. «Aveva un neo sulla spalla come te, lo stesso taglio di occhi, era leggermente più bassa e aveva una voglia sul fianco sinistro.» Lo sguardo di Angelica mutò improvvisamente. Sollevò un lembo della maglietta e mi mostrò una macchia color caramello. Era la stessa identica voglia. La stessa forma, lo stesso colore. «Come è possibile?» Chiesi più a me stesso che a lei.
«Magari è una mia antenata.» Ridacchiò. Scossi la testa.
«Non aveva più una famiglia e fu uccisa prima di dare alla luce il nostro bambino.» Poi all’improvviso ricordai. «Non può essere vero.»
«Cosa?» Eppure… No, non era possibile.
«Poco dopo la morte di Rebecca girarono delle voci. Alcune guardi sparsero la voce che la notte prima della sua esecuzione avesse dato alla luce un figlio, altri dissero di averla vista camminare per le strade della città.»
«Se è vero che partorì prima di morire… C’è la possibilità che io sia una tua discendente?» Si mise le mani nei capelli. «Che nelle mie vene scorra il tuo stesso sangue?» La cosa mi spaventava. Se così fosse stato allora non avevo il diritto di amarla, né di stare con lei. «I vampiri non possono avere figli, no?!» Ridacchiò nervosa.
«Sì, possiamo. Come ho detto prima con il sangue umano il nostro corpo diventa più umano. Ogni funzione si riattiva.» Non poteva essere così.
«Non è possibile, ho cercato il bambino per anni e non l’ho mai trovato. Era incinta di pochi mesi, anche avesse partorito il bambino non sarebbe sopravvissuto.» Non volevo pensare che tra me e Angelica fosse tutto finito prima ancora che iniziasse. Sentii l’irrefrenabile desiderio di stringerla fra le braccia.
«Thomas, qual era il cognome di Rebecca?» Mormorò contro il mio petto. Una presenza si materializzò all’improvviso nella stanza.
«Thompson.» La voce di Rebecca mi raggiunse come uno schiaffo. Era viva ed era davanti a me in tutto il suo splendore. 


E adesso? Come ha fatto Rebecca a sfuggire alla morte? Perché è tornata proprio ora? Angelica è davvero la discendente di Thomas e Rebecca? Potrà il loro amore coronarsi prima o poi? Chissà 
(◡‿◡)

 

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Capitolo 10
*** Capitolo 10. Rebecca. ***


Ciao a tuttiiii ≧◡≦
Eccomi con un nuovo capitolo... Volevo spiattellare tutta la verità in questo capitolo ma poi non c'era più gusto... Quindi ho preferito lasciare chi legge con la souspance u.u
Buona lettura 

Capitolo 10.
Rebecca.
Angy.
«Thompson.» Mi voltai spaventata. Chi aveva parlato? Una donna bellissima era gentilmente accarezzata dalle tende color orchidea. Quando era arrivata? I capelli color ebano perfettamente arricciati ricadevano sulle spalle. Gli occhi color ghiaccio sembravano quasi divorare chiunque vi posasse lo sguardo. Istintivamente mi strinsi a Thomas. «Perché sei con lei?» Mi indicò con disprezzo.
«Rebecca..» Thomas in quel momento sembrava tutto fuorché un tremendo vampiro? Avevo una paura folle di lui, ma ora, così indifeso davanti alla donna che aveva amato e che credeva di aver perso per sempre, sembrava innocente, vulnerabile. Sentii una lieve fitta di gelosia. Lei poteva averlo tutto per sé. Lei non aveva paura di lui. Lei non aveva vincoli di sangue con lui.
«Perché sei con lei?» Ripeté scandendo ogni parola. Da quando avevo sentito il suo cognome si era accesa in me una strana e spaventosa consapevolezza.
«Perché sei qui?» Dissi raccogliendo il mio coraggio. Sperai di non sembrare una stupida codarda. Ammetto che restare sola in una casa con due vampiri mi faceva tremendamente paura. «Rebecca Angelica Thompson.» Ripetei il suo nome più a me stessa che ai due vampiri. Thomas mi rivolse uno sguardo interrogativo. «O forse dovrei chiamarti mamma?» Sorrisi amaramente.
«Mamma?» Cercai di ricacciare indietro le lacrime.
«Ventidue anni fa questa donna rimase incinta e diede alla luce la sottoscritta. Ebbe la decenza di lasciarmi davanti un ospedale con un semplice biglietto in cui chiedeva che fossi chiamata Angelica da chiunque mi avesse adottata. Ebbe ancor di più la decenza di lasciare il suo nome.» La guardai dritta negli occhi. «Perché non mi hai uccisa quando mi hai messa la mondo?» Avevo acquistato coraggio. Finalmente potevo dirle tutto quello che avevo covato dentro per tutta la vita. Rebecca scoppiò in una fragorosa risata. «Cosa ci trovi di tanto divertente?» Ad una velocità spaventosa si avvicinò a me e mi accarezzò il viso.
«Non fare l’impertinente.» Disse crudelmente. Rise di nuovo. «Quanti anni credi di avere?» La guardai confusa. Che voleva dire? Si aspettava anche che le rispondessi? «Ventidue?» Scosse la testa con un sorriso malizioso. «No tesoro. Tu hai centonove anni.» Scoppiai a ridere. Una risata isterica, nervosa.
«Ne ho abbastanza di tutta questo. In una settimana ho scoperto che il ragazzo che mi piace è un vampiro, che mia madre è un vampiro. Ora non posso sopportare i tuoi stupidi giochi.» Mi voltai verso a porta. La paura che avevo provato in quel mese era stata indescrivibile, la paura provata in quella settimana ancora di più. Non capivo ancora perché avevo deciso di provare a creare un rapporto con Thomas, ero attratta da lui, più di quanto chiunque potesse mai immaginare, ma avevo anche il terrore di quello che realmente era. Dopo tutto ciò quella donna era anche convinta che avrei taciuto davanti ai suoi stupidi scherzi?
«Non ti sto prendendo in giro.» Rise. «Sto dicendo la semplice e mera verità.» Si abbandonò sul mio letto accanto a Thomas che ci guardava sconvolto. Perché non diceva nulla. Perché da quando era arrivata lei non aveva più aperto bocca? «Penso che il dolce Tom ti abbia raccontato la nostra storia no?!» Annuii.
«Dovresti essere morta.» Dissi sprezzante. Non mi importava più che lei fosse o meno un vampiro. La rabbia mi ribolliva dentro, di lì a poco sarei esplosa come un vulcano.
«Dovrei.» Rise. Che cosa aveva da ridere così tanto? «Forse non ti ha raccontato tutta la storia vero? Il dolce Tom si è innamorato di nuovo.» Il suo tono era canzonatorio. Accarezzò il viso di Thomas e mi guardò con sfida. Voltai lo sguardo. Quale madre si comporta così?! «Lo trovai morente in un vicolo e mi fece tanta pena. Lo trasformai e lo aiutai ad adattarsi alla vita da vampiro. Ero ancora una dolce e tenera fanciulla allora.» Ridacchiò pensando ai vecchi tempi. «Il dolce Tom…»
«Smettila di chiamarmi dolce Tom.» Sbraitò infine Thomas. Finalmente sembrava essersi risvegliato dalla trans. «Dolce Tom è morto nel 1905.» Si avvicinò a me e mi circondò la vita con un braccio. «Andiamo via. Scopriamo la verità per conto nostro.» Teneva la fronte poggiata alla mia testa e il naso sfiorava la mia guancia.» Raggiunsi la sua mano e a strinsi forte. Per quanto anch’io volessi andare via, lei era l’unica che avrebbe potuto aiutarci.
«Io so la risposta che cerchi.» Disse a Thomas. «Nessuno oltre me potrà aiutarvi.»
«Maledizione.» Mormorò a denti stretti il ragazzo stringendo un po’ la mano.
«Saggia decisione.» Ridacchiò. «Dove eravamo rimasti?» Fece finta di pensare. Stonava così tanto nella mia camera. Gonna in pelle aderente, Jeffery Campbell aperte, nere e ricoperte di borchie, una maglietta nera, una striscia al centro era totalmente trasparente. «Ah si. Più stavamo insieme, più cacciavamo, più ci innamoravamo. Un giorno mentre ero in città, un uomo si è avvicinato a me. Abbiamo parlato per tutto il giorno e ci siamo incontrati quasi tutti i giorni. Era un umano, un fabbro per la precisione. Sapeva ciò che ero e mi apprezzava. Rimasi incinta, ma non sapevo di chi fosse il bambino, se di Tom o di Jared.» Sorrise nominando quest’ultimo. «Jared mi aiutò a fuggire e al mio posto morì un’altra donna, non mi curai di chi fosse.» Tornò la spavalda e insopportabile di prima.
«Non mi interessa la storia della tua vita. Dicci quello che vogliamo sentirci dire.» Scoppiò a ridere e mi irritai.
«Non sei umana.» Sgranai gi occhi.  Questo cosa significava? «Sei nata il 21 luglio 1905 a Carlisle in Inghilterra.»
«Non è possibile.» Thomas sembrava più sconvolto di me. Che voleva dire? Se non ero umana allora cos’ero? Ero la figlia di Thomas? Non poteva essere.

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Capitolo 11
*** Capitolo 11. Cosa sono? ***


Eccomi non un nuovo capitolo... Lo so, gli ultimi capitoli che sto pubblicando sono strani, un po' confusi... Ne sono perfettamente consapevole. Resistete un altro po' e tutto diventerà più chiaro ve lo prometto u.u 
Spero vi piaccia (●⌒∇⌒●)
Un bacione!!
Shiver (✿◠‿◠) 

 


Capitolo 11.
Cosa sono?

 
«Rebecca.» Esordii cercando di scacciare quella vocina nella mia testa che mi diceva di darle ragione. «Mi sono stufata dei tuoi stupidi giochetti.» Rise di gusto. Dovevo ancora capire cosa ci trovasse di tanto divertente in quella situazione. Io ero confusa, non riuscivo a capire il significato delle sue parole e tanto meno riuscivo a dare ai miei pensieri un senso logico.
«Non sono stupidi giochetti.» Allungò la gamba e con un movimento fluido e sensuale si alzò dal letto. Sembrava una modella mentre si avvicinava a me con quello sguardo minaccioso. Si fermò quando era ormai a pochi millimetri dal mio viso. Un intenso profumo floreale mi colpì e risveglio un ricordo sepolto da tempo. Conoscevo quel profumo. «Sto dicendo la verità. Sei mia figlia e sei nata nel 1905.» Battei le palpebre più volte.
«Se fosse davvero così allora come farei ad essere ancora viva?» Le rivolsi uno sguardo di sfida.
«Perché non sei umana.» Sorrise quasi fosse una risposta ovvia. «Sono tornata perché mi è giunta voce che un vampiro girasse intorno alla mia piccolina.» Stava guardando Thomas con lo sguardo canzonatorio. Thomas si sentì attaccato e si avvicinò a lei minacciosamente. «Che vorresti farmi?» Disse lei ridacchiando. In quel momento lo sguardo di Thomas era spaventoso. Era lo sguardo di un assassino. Mi misi in mezzo tra lui e Rebecca.
«Thomas.» Dissi poggiando entrambe le mani sul suo petto. «Calmati.» Si rilassò leggermente. Avevo l’impulso di abbracciarlo, ma non era quello il momento adatto. «Invece di essere criptica se sai qualcosa in più su cosa sono, dillo. Non fare la misteriosa, mammina.» Ancora non credevo alle sue parole. Eppure… Iniziai a riflettere seriamente sulle sue parole dopo aver pronunciato “mammina”. In entrambe le versioni della storia, lei era mia madre. Quindi, forse, ero davvero sua figlia e se ciò era vero allora era vero anche che non ero del tutto umana. Mia madre era una vampira e mio padre ancora non era chiaro. Dunque io cos’ero?
«Stai iniziando a credermi?» Mi sfiorò la guancia con il dorso della mano. «Tom, non hai sentito qualcosa di diverso nel suo sangue dopo averlo assaggiato?» Sorrise. Lei sapeva cos’ero, lei sapeva tutto. Sapeva anche chi era mio padre.
«Se quello che dici è vero, che sono nata nel 1905 intendo… Cosa sono allora?» Dal suo sguardo sembrava non aspettasse altro che quella domanda. «Se sono nata nel 1905 potrei davvero essere tua figlia.» Ero girata verso Thomas. Davanti a me si stava profilando una lista infinita di possibilità su cos’ero, su qual era la verità. In ognuna di queste possibilità compariva la stessa parola… Ero un mostro.
C’era qualcosa che aveva capito anche Thomas, lo leggevo nei suoi occhi. Ma cosa? Perché ero l’unica a non sapere.
«Il suo sangue non è quello di una semplice umana.» Rebecca sembrava estremamente soddisfatta, mentre lui prendeva consapevolezza di quel che ero. «Non è nemmeno una vampira.» Stava cercando di arrivare da solo alla soluzione di tutto? «Non è mia figlia, vero?» Rebecca sollevò le spalle con noncuranza.
«Non esisteva il test del DNA centonove anni fa.» Sentii all’improvviso una morsa allo stomaco. Era una sensazione sgradevole, che avevo già provato tutta la settimana. Cercai di arrivare in tempo in bagno e non rovesciare tutto il contenuto del mio stomaco sul pavimento. Thomas corse dietro di me e iniziò a carezzarmi la testa. «Ormai è tardi.» Disse Rebecca preoccupata. «Da quando va avanti così?» Era china accanto a me e mi analizzava le pupille. «Sono dilatate. Hai fame?» Annuii lentamente. Effettivamente sì.
«Una settimana.» Rebecca sembrò incupirsi, all’improvviso, però, sorrise. Un sorriso malefico e soddisfatto.
«L’unica cosa che posso dirti per farlo smettere è cercare una persona.» Si avviò verso la finestra della mia stanza. «Una strega.» Disse prima di sparire oltre le tende leggere. Scoppiai a ridere. Una risata isterica, piena di paura, ansia e shock. Le lacrime iniziarono a fluire da sole.
«C’è qualcosa che non va in me.» Dissi infine. Non erano le parole di Rebecca ad avermi sconvolta fino a quel punto, ma la consapevolezza che dentro di me qualcosa stava lentamente mutando. Avevo sempre fame, il cibo non mi saziava, rimettevo regolarmente dopo ogni pasto, alle volte perdevo lucidità e mi ritrovavo ad annusare l’aria in cerca di qualcosa.
«Dobbiamo trovare una strega. Se sta succedendo quel che penso allora abbiamo poco tempo.» Thomas mi avvolse in uno stretto abbraccio e mi cullò un po’. «È crudele chiederlo lo so, ma è pericoloso che tu resti qui. Devi venire da me. Finchè non abbiamo una strega non puoi correre rischi.» Le streghe però non esistevano, come poteva credere di riuscire a trovarne una?
«Le streghe non esistono.» Singhiozzai contro la sua spalla. Allentò l’abbraccio fino a scioglierlo del tutto ed iniziò a rovistare nel cassetto della scrivania. Tirò fuori un quadernino e ne strappò una pagina. Afferrò una penna e me li porse.
«Se le streghe non esistessero allora non dovrei esistere nemmeno io.» Mi accarezzò una guancia e asciugò le lacrime che la bagnavano. «Scrivi un bigliettino ai tuoi genitori. Pregali di non chiamare la polizia o altro, di stare tranquilli. Digli che devono fidarsi di te.» Scrissi che volevo cercare mia madre e che volevo chiederle perché mi avesse abbandonata e che sarei stata sempre raggiungibile con il cellulare. Thomas recuperò uno zaino ed iniziò ad infilare dentro tutto quello che gli capitava a tiro. Tra i singhiozzi presi il telefono e corsi in cucina. Avevo fame. Dovevo mangiare. Aprii avidamente il frigorifero. Afferrai l’involucro dell’alimentari, prosciutto e lo divorai in un batter d’occhio. Il mio cervello gridava di darmi un contegno, il mio istinto mi costringeva a mangiare.
Per nulla sazia e attratta da un odorino invitante aprii un pacco di carne cruda. Era disgustosamente intrisa di sangue. Mi ingozzai con una fetta e prima, che riuscissi ad addentare anche la seconda fetta, Thomas mi tirò via dal frigorifero. Mi vergognai così tanto che mi accasciai a terra preda di un’altra crisi isterica.
«Dobbiamo andare.» Con un fazzoletto mi pulì la bocca, chiuse il frigorifero ed eliminò tutte le prove della mia voracità.
Mi infilò lo zaino e mi prese sulle sue spalle. «Tieniti forte.» Mormorò prima di lanciarsi dalla finestra.
Corse ad una velocità spaventosa per le strade della città. Giravamo per le vie meno frequentate, più buie e malfamate della città. Nessuno ci avrebbe comunque visto a quella velocità. Si fermò davanti un palazzo molto alto e mi fece scendere. Mano nella mano raggiunsimo l’ultimo piano.
Il salotto era spazioso. Una parete era totalmente ricoperta di finestre che si affacciavano su un panorama mozzafiato. Una scala a chiocciola portava evidentemente sul terrazzo.
Non riuscii a godermi il resto della casa. Thomas, quasi mi leggesse nel pensiero, mi portò subito nel bagno e accadde l’inevitabile. Mi bruciava la gola e mi faceva male lo stomaco.
«Tranquilla, metteremo fine a tutto questo.» Mi prese in braccio e mi portò in camera da letto. Ero esausta. Mi accoccolai sotto il lenzuolo leggero, poggiai la testa sul suo petto e sperai che quel che mi aspettava nel mondo dei sogni fosse migliore della realtà.



P.s. Si sono cattiva muahahah...
 Se arriviamo almeno a tre recensioni (mi tengo bassa con i numeri), la prossima volta pubblico ben 2 capitoli u.u

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Capitolo 12
*** Capitolo 12. Finalmente mia. ***


Come promesso oggi pubblicherò 2 capitoli u.u Intanto eccovi il capitolo 12... Cominciamo ad avviarci verso la soluzione di tutti i problemi... Spero vi piaccia u.u
Un bacione, Shiver ♥

 
Capitolo 12. 
Finalmente mia.
Thomas.
Guardavo Angelica dormire beatamente nel mio letto. Le accarezzai i capelli. Era davvero bella. Mi resi conto troppo tardi che la mia mano dai capelli era passata alle guance e si avvicinava sempre più alle sue splendide labbra.
Recuperai il cellulare sulla scrivania e, letteralmente, fuggii in salotto. Composi un numero sulla tastiera e portai il telefono all’orecchio.
«Thomas.» L’entusiasmo che percepii nella sua voce era preoccupante. «Sai che ti stavo proprio pensando?!»
«Ho bisogno del tuo aiuto.» Tagliai corto. «Devi procurarmi una strega.» Non giunse risposta dall’altro capo del telefono. «Puoi trovarmela o devo rivolgermi a qualcun altro?» Dissi con una punta di ira nella voce.
«No… Posso… Credo di poterne trovare una.» Il suo tono era incerto e preoccupato. «Thomas cos’hai in mente?» Chiese improvvisamente seria.
«Julia trovami solo una strega non mi serve altro, il prima possibile non rimane molto tempo.» Non volevo spiegarle tutti i dettagli, meno persone erano al corrente della situazione, meno pericoli correvamo.
«Tempo per cosa?» Sbuffai. «Ok ho capito tranquillo. Abiti ancora lì?»
«No. Ti aspetto sotto il ponte domani notte.» Scoppiò in una fragorosa risata.
«Domani sera? Sei impazzito?» Emise un sospiro. «Tom, è davvero così importante? I vampiri non si mischiano con la magia.» Ne avevo abbastanza.
«Julia puoi trovarmene una sì o no?» Sbottai alzando un po’ troppo la voce. Un lieve rumore di passi dietro di me. «Ti ho svegliata?» e chiesi rivolgendole il sorriso più dolce che mi riuscisse in quel momento. Annuì stropicciandosi gli occhi. «Mi dispiace. Vieni.» Mi accomodai sul divano e le feci cenno di sedersi accanto a me. Si accoccolò a me. Poggiando la testa sulle mie gambe e abbracciandomi forte la vita. Sentii un improvviso tuffo al cuore. Perché doveva essere così tenera.
«Tom… Con chi sei?» Avevo dimenticato di essere ancora al telefono con Julia.
«Non sono affari tuoi.» Angelica gemette. «Julia mi serve prima di subito, non fare domande trovala e basta.» Rispose con un verso di disapprovazione.
«Credo di riuscire a trovarla prima di domani sera.» Interruppe così la telefonata. Accarezzai la testa di Angelica. Mi stava stringendo forte, troppo forte. Qualcosa non andava.
«Angelica.» Mormorai cercando di allontanarla un po’ per poterla guardare in viso. «Cosa ti fa male?» Mi stavo allarmando.
«Nulla.» Mugugnò affondando ancora più il viso contro la mia pancia. Stava piangendo?
«Ehi, andrà tutto bene te lo prometto.» Si strinse ancora un po’. Sentivo il tessuto bagnato della maglietta contro la pelle. «Che ne dici di un bel bagno per rilassarti un po’?» Scosse veementemente la testa. «Sicura?» Scosse di nuovo la testa.
«Non voglio stare sola.» Confessò dopo qualche secondo. «Se resto sola succederà di nuovo.» Volevo rivedere l’Angelica di cui mi ero innamorato. La ragazza spensierata e sorridente, con quell’aria rassicurante, angelica oserei dire.
«Vuoi che venga con te?» Non c’era nessun secondo fine in quel che avevo detto. Il mio unico pensiero era solo farla sentire almeno un po’ più tranquilla. Annuì. Si sollevò leggermente.
«Ho bisogno di te.» Disse sommessamente. «E di lavarmi.» Aggiunse con un lieve sorriso. Stava cercando di alleggerire la situazione. Sorrisi di rimando e le accarezzai la guancia.
Feci un cenno con a testa invitandola a seguirmi.
Il bagno della mia camera era il più grande. Al centro troneggiava un’imponente vasca in ceramica bianca lucidissima. Aprii l’acqua e aspettai che fosse della giusta temperatura. Lei era seduta a terra, io sul bordo della vasca. Poggiò la testa sul mio ginocchio e istintivamente iniziai ad accarezzarle i capelli.
Quando fu abbastanza piena le feci un cenno della testa invitandola ad entrare. Lei sorrise imbarazzata.
«Voltati.» Disse in un fil di voce. Feci come richiesto e fissai lo sguardo contro la porta. Sentii i vestiti cadere a terra uno dopo l’altro, la voglia di girarmi era incontenibile. Mi voltai leggermente, abbastanza per vedere la curva dei fianchi, del fondoschiena… Dovevo stare calmo. Si avvicinò alla vasca e pian piano entrò. Avrei dato tutto l’oro del mondo per potermi voltare e vederla, nuda, inerme lambita dolcemente dall’acqua.
«Posso girarmi?» Rispose con un verso e mi voltai. «Ti prometto che non guarderò.» Sorrise. Mi accomodai sul pavimento, poggiai la schiena contro la superficie levigata di ceramica.
Recuperai il portatile dal pavimento. Non mi fidavo di internet, ma era l’unica fonte con potevo ottenere delle risposte. Dopo varie ricerche giunsi ad una conclusione certa. Angelica non era mia figlia. Lo avevo sempre saputo, ma quel che avevo letto rafforzava tale certezza. Era figlia di un uomo e una vampira, non c’erano più dubbi. I miei sospetti dunque erano fondati. La situazione, però, sembrava più pericolosa di quanto avessi mai potuto aspettarmi.
«Thomas.» La sua voce sembrava più calma. «Possiamo parlare un po’?»
«Certo.» Ero contento che volesse parlare con me. Andava bene qualsiasi cosa purché mi parlasse. «Com’è l’acqua?» Volevo guardarla negli occhi e, incurante della reazione che avrebbe avuto, mi girai. Era tutto ricoperto di schiuma profumata. Non potevo vedere la sua bella pelle, il suo bel corpo. Infilai un dito in acqua ed iniziai a giocherellare.
«Fantastica.» Disse sorridendo. «Il pavimento è comodo?» Ridacchiò. Si stava sforzando di essere allegra e spiritosa.
«Comodissimo. Sembra quasi di essere seduto su un pavimento di cuscini.» Rise.
«Immagini come sarebbe morbido e comodo? Ci passerei le giornate su un pavimento così.» Risi anch’io. Le accarezzai una spalla. La sua pelle era così calda e morbida. Avevo voglia di morderla, ma non per bere il suo sangue. Volevo mordicchiarla e baciarla con tenerezza. Mi sporsi un po’ e vi posai le labbra. Fu un bacio leggero e fugace.
«Thomas, io…» Allungò la mano verso di me. Mi accarezzò i capelli dietro la nuca e mi strinse a sé. Le labbra morbide di lei sfiorarono le mie. La sua lingua carezzò la mia sensualmente. Cosa stava facendo? Non riuscivo ad oppormi quel bacio era troppo travolgente. Si sollevò un po’ e si sporse verso di me. Sfiorai il suo seno, lo accarezzai. La desideravo più che mai. Mi tirò a sé ancora di più. Sarei caduto nella vasca se avesse continuato a stringermi a sé.
«Angelica.» Mormorai mentre le baciavo il collo. Le sue mani raggiunsero la pelle sotto la maglietta, che sfilò subito dopo, interrompendo la scia di baci. In quel momento non mi importava più di nulla. Angelica stava per diventare mia.
Sfilai i pantaloni e raggiunsi Angelica nella vasca. Con un gesto veloce sollevai la ragazza e la feci accomodare sulle mie gambe, mentre con le sue mi avvolgeva i fianchi.
Accarezzai la sua pancia e scesi finché non la sentii sobbalzare di sorpresa e piacere. Con l’altra mano le accarezzai la schiena. Volevo baciarla. Afferrai la sua nuca e la tirai a me con desiderio. Lambii le sue labbra mentre gemeva piano. Mi spostai sul suo collo, sfiorando la pelle con la lingua. Brividi di piacere percorsero il suo corpo. Scesi raggiungendo il suo seno.
«Thomas.» Sussurrò. Lo presi come un invito a continuare, anzi ad andare oltre. Con il bacino spinsi contro le sue cosce, reclinò leggermente la testa all’indietro afferrandomi i capelli. Strinse la mia testa al suo petto mentre continuavo a spingere. Emise un verso, debole, ma eccitante. Finalmente era mia, solo mia. La strinsi forte a me e continuai. Volevo che sentisse quanto profondamente mi stava facendo sprofondare nell’abisso dell’amore. Riuscivo a pensare solo a quanto fosse bella. «Ti amo.» Ansimò tra un gemito e l’altro. «Amami.» Forse aggiunse sussurrando un “Per favore”.
Presi il suo viso tra le mani, senza fermarmi, e la costrinsi a guardarmi. «Ti amo.» Dissi fermamente guardandola negli occhi. Sorrise. Sì, finalmente mi era chiaro. L’amavo più di ogni altra cosa al mondo.
***
Angelica era accoccolata nel letto, avvolta tra le lenzuola con la mia maglietta addosso. Sembrava quasi un deja vu. Mi alzai e misi l’asciugacapelli al suo posto, buttai gli asciugamani nella cesta dei panni sporchi e recuperai i nostri vestiti dal pavimento.
Il suo viso era rilassato e tranquillo. Ero felice che riuscisse a dormire serenamente.
Il sole stava sorgendo. Avevo sete, ma dovevo resistere per lei. Mi sdraiai sul letto accanto a lei e sperai che Julia non si facesse attendere troppo.
La guardavo mentre dormiva e speravo con tutto il mio cuore di aver fatto la scelta giusta. Il telefono vibrò. Julia.
«Hai fatto presto.» Dissi sicuro di me.
«Dubitavi di me forse?» Ridacchiò. «Tra un’ora al ponte.» Attaccò velocemente. Guardai Angelica. Era sveglia e mi fissava. Le pupille erano dilatate e respirava profondamente dal naso. Stava accadendo di nuovo.
«Abbiamo la strega.» Provai a dire. Continuava a fissarmi con quello sguardo persistente ed inquietante. «Torna in te Angelica.» Allungai una mano verso di lei e l’afferrò saldamente. Iniziò ad annusarla, sembrava tutto fuorché umana.
Si avventò su di me. Non volevo farle del male ma doveva tornare in sé. Lottava con tutta la sua forza.
«Angelica.» Urlai un secondo prima che partisse di nuovo all’attacco. Dovevo fermarla.


Ho dovuto cambiare i ratings della storia (magari non era nemmeno necessario) perché, oltre questa, ci saranno altre scene di passione tra Angy e Tom... Ammetto che non sono del tutto sicura se quel che ho scritto è una scena da ratings rosso o meno XD Giudicate voi e fatemi sapere che ne pensate u.u 

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Capitolo 13
*** Capitolo 13. Ricordi. ***


So quello che avevo promesso ma per una serie di problemi non ho pubblicato il secondo capitolo... Quindi mantengo la mia promessa oggi u.u Pubblicherò anche il capitolo 14 u.u Sul serio però u.u
Shiver 
^ω^
 
Capitolo 13.
Ricordi.
 
Davanti a me c’era una ragazza, avrà avuto sedici anni forse, e mi fissava con disprezzo.
«Siete solo degli sporchi mostri.» Accanto a lei una donna bellissima la teneva ferma costringendola a stare in ginocchio sul’asfalto sporco e melmoso sotto il ponte.
Mi girava la testa e avevo la nausea. Mi vergognavo per quello che avevo fatto ma forse tutto sarebbe finito presto.
La ragazza mi guardava. Era disgustata.
«Cosa volete da me?» Il suo sguardo si fissò su di me all’improvviso. «Qualcuno qui ha un forte bisogno d’aiuto.» Divenne improvvisamente seria. Si alzò da terra. «Lasciami.» Scrollò via bruscamente la mano della vampira dalla sua spalla e si avvicinò a me. Mi afferrò la testa e mi analizzò gli occhi, i denti, le mani.
«Che c’è?» Mi stava allarmando.
«Tu sei… una mezzosangue?» Scossi la testa.
«Cos’è un mezzosangue?» Chiesi spaesata e poi riflettei. Mia madre era un vampiro, mio padre con molta probabilità era Jared. Se quel che aveva detto Rebecca fosse stato vero allora ero metà vampira. «Io…» Un flash esplose davanti ai miei occhi e caddi a terra priva di conoscenza. Sentivo Thomas urlare il mio nome e la strega continuava a scuotermi, ma qualcosa mi stava trascinando in fondo, negli abissi della mia coscienza.
Era tutto buio ma sentivo parlare. C’erano tante voci indistinte, un rumore… Come di zoccoli. Aprii gli occhi. Ero distesa sulla terra. Una carrozza si avvicinava velocemente. Annusai l’aria. C’era un profumo davvero invitante. Mi alzai da terra. Sentivo il corpo pesante e fuori dal mio controllo. Era come se quello non fosse il mio corpo ma quello di qualcun altro.
La carrozza era sempre più vicina. Mi piazzai al centro della strada e la carrozza rallentò. Mi lanciai all’attacco ma qualcosa mi afferrò per la vita e mi trascinò lontano. Scalciavo urlavo e ringhiavo come una belva inferocita.
«Lasciami.» Urlai a Rebecca mentre cercava ancora di tenermi ferma. Uno schiaffo e la lucidità sembrò tornare per un attimo. Un altro flash. Ero in una stanza piena di candele. Un tappeto rosso con decori dorati copriva tutta la stanza. Ero incatenata e giacevo in ginocchio in mezzo alla stanza. Sembravo indemoniata. Una cantilena continua mi riempiva la testa. Cosa stava succedendo? Non capivo cosa quella voce stesse dicendo, mi stava solo confondendo e annebbiando la mente. Le palpebre si chiusero e divenne di nuovo tutto buio. Chi ero? Cosa stava succedendo? Di chi era quel volto familiare?
«Angelica apri gli occhi.» Battei più volte le palpebre. Dove mi trovavo? Mi misi a sedere. Ero a casa di Thomas. Ecco di chi era quel viso. Mi guardai attorno. «Va tutto bene?» Scossi la testa. Nulla andava bene. Ricordavo tutti i miei 109 anni di vita.
«Io… Ricordo ogni cosa.» Guardai Thomas. «Sono cresciuta con mio padre fino all’età di diciotto anni, poi è arrivata Rebecca che mi ha portata via rassicurando papà che saremo tornate.» Rebecca era qui nella stanza. Riuscivo a percepirla.
«Ti ho portata via solo per curarti. Mi avevano detto che allo scoccare del tuo diciottesimo compleanno la tua parte umana sarebbe stata soppressa dal vampiro dentro di te. Non credevo fosse una cosa tanto brutta quando poi ho visto cosa intendevano con “soppressa”. Eri diventata un animale feroce. Non c’era un briciolo di razionalità. Ti lasciavi guidare dall’istinto e mangiavi, mangiavi, mangiavi. Con il tempo diventava sempre peggio. Hai attaccato anche me e lì ho capito che non c’era più rimedio.» Guardai Thomas. Era preoccupato e continuava a toccare l’avambraccio. Sapevo cosa c’era sotto la manica leggera della maglia. Rebecca afferrò la mano del ragazzo e tirò su la manica per vedere l’entità del danno. «C’è odore di sangue in tutta casa. Credevi non me ne sarei accorta?» Sgranò gli occhi. Mi ero accanita su di lui e dopo aver provato a fermarmi, aveva rinunciato. Era rimasto seduto a guardarmi con compassione mente facevo scempio del suo braccio. «Ho conservato tutti gli incantesimi della strega che ti ha cancellato la memoria.» Ricordai il tappeto rosso e oro. «Abbiamo manipolato i tuoi ricordi circa ogni dieci anni. Non puoi immaginare che fatica trovarti una nuova famiglia ogni volta.» Ridacchiò, ma non era allegra. Sembrava triste e preoccupata.
«Perché ricomincia ogni volta?» Chiesi con una punta di isteria nella voce. «Perché la tua strega non mi ha mai fatto un incantesimo che eliminasse definitivamente questa bestia?» Indicai me stessa. Avevo le unghie conficcate nel petto.
«Perché eliminare quella bestia, come la chiami tu, equivale a farti morire. È troppo radicata dentro di te.» Sembrava, pentita. Pentita di cosa però?
«Se non avessi mai dato alla luce questo abominio il problema non si sarebbe mai creato.» Disse la strega sfogliando convulsamente gli appunti trascritti da mia madre. «I vampiri non devono mescolarsi con gli umani.» Rebecca la fulminò con lo sguardo.
«Io amo Jared e amo ancora di più mia figlia.» Afferrò la ragazza per la maglietta e la sollevò. «I vampiri non sono solo dei succhiasangue. Abbiamo un cuore e dei sentimenti e tu stai ferendo i sentimenti di una madre, non so quanto ti convenga.» Sorrisi appena. Mia madre era sempre rimasta vicino a me. Anche se non ricordavo nulla di lei ogni volta c’era, sotto le vesti di una domestica, una passante, una negoziante che vedevo tutti i giorni. Era sempre accanto a me quando mi serviva.
«Mamma.» Si voltò con un tenero sorriso. Era così tanto che non la chiamavo così, che persino io rimasi sorpresa del calore che quella semplice parola mi aveva provocato.
«So di una strega che fa al caso vostro.» Ci girammo all’unisono verso di lei. «Non vive molto lontano da qui. Potrei accompagnarvi.» Fissò il suo sguardo dritto nel mio. Quella ragazza era inquietante, alcun tipo di emozione attraversava mai i suoi occhi.
Il mio stomaco si strinse all’improvviso. Iniziò a brontolare per la fame.
«Non di nuovo.» Sbraitò Thomas. Ero a disagio e spaventata. «Resisti.» Mi prese il viso tra le mani, accarezzando la pelle con il pollice.
«Non ci riesco.» Dissi a denti stretti. Stavo lottando con tutte le mie forze, ma sentivo la belva che si artigliava alle mie viscere aspettando il momento giusto per uscire.
«Piccola guardami.» Non volevo che succedesse di nuovo.
«Sai fare quell’incantesimo?» Era a voce di Julia, l’amica di Thomas. Anche lei sembrava allarmata.
«Avete paura dei mezzosangue?» Chiese. Sapevo che stava sorridendo ironicamente. «I mezzosangue sono mostri a metà tra due mondi. Non sono umani, non sono vampiri, sono solo abomini.»
«Io non sono un abominio.» Urlai scandendo parola per parola. Mi liberai dalle mani di Thomas e raggiunsi la strega con una velocità spaventosa. La mia mente si annebbiò all’improvviso.
Battei le palpebre più volte prima di rendermi conto di essermi accanita contro la spalla di qualcuno. Conoscevo quell’odore e quel sapore. Mi allontanai disgustata. Mia madre era seduta a terra, la cassettiera era rovesciata sul pavimento accanto a lei. Che avevo fatto? Guardai Thomas era pallido.
«Io… Scusa.» Piagnucolai.
«Tranquilla ho solo bisogno di andare a caccia.» Sorrise. Mi vergognavo di quello che ero, di quello che facevo. Soprattutto di quello che avevo fatto all’uomo che amavo. Volevo stare sola. Corsi in bagno e mi chiusi lì a chiave. Sicuramente non avrei creato nessun problema stando lì. Mi accoccolai nella vasca concentrando la mia attenzione su quel che era successo in quella stanza. Più ci pensavo però e più mi sentivo male all’idea di averlo attaccato due volte.
«Piccola posso entrare?» Non fare così ti prego. Pensai mentre trattenevo le lacrime.
«No.» Singhiozzai. «Va a caccia per favore.» Volevo che stesse meglio.
«Andrò quando sarò sicuro che tu stia bene.»
«Sto bene.» Sospirò.
«Ti giuro che tornerò presto. Tua madre e la strega resteranno qui.»
«Ho un nome.» Sbraitò lei.
«Non mi interessa.» Tagliò corto Thomas. «A dopo piccola.» Lo stomaco si contorse ancora. Dovevo mangiare. Dovevo nutrirmi.  

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Capitolo 14
*** Capitolo 14. Devo nutrirmi ***


So che questo capitolo è molto corto, ma è necessario che sia così u.u Il prossimo sarà più lungo ed emozionante fidatevi  ‿◕
Shiver 
^ω^

 
Capitolo 14.
Devo nutrirmi.
 
«Angy va tutto bene?» Sentivo la voce indistinta di una persona. Chi era Angy? Io?
«Ha perso la testa è inutile che la chiami.» Ridacchiò qualcun altro. Annusai l’aria. Un umano. Mi avvicinai di soppiatto alla porta. Girai la chiave.
«Angy come ti senti?» L’umano era lì e mi guardava. Non aveva paura?
«Ormai è tardi.» Disse canzonatoria guardando la donna che mi teneva per le spalle. Scrollai via le sue mani.
«Strega scappa.» Urlò la donna e l’umana mi guardò terrorizzata. Si quello era lo sguardo che mi piaceva. Iniziò a correre. Sorrisi. Si prospettava divertente. Qualcosa mi colpì la schiena. Mi voltai infuriata. La donna di prima. Aveva una lampada tra le mani e la brandiva come fosse un’arma. «Non costringermi a farti del male.» La porta si spalancò ed entrarono altri due vampiri. Dov’era la mia preda.
«Piccola smettila.» Che voleva ora anche lui? Profumava di fresco sangue umano. Aveva cacciato.
Mi afferrò le braccia. Perché non mi lasciavano cacciare in pace. Provai a dimenarmi, a liberarmi ma era troppo forte.
«Lasciami.» Ringhiai tra i denti. Allentò un po’ la presa e colsi l’occasione per scappare. Raggiunsi la mia preda. Era chiusa nella cucina. «Ciao coniglietto.» Urlò. Un urlo agghiacciante, pieno di terrore. Sorrisi soddisfatta. Mi avventai su di lei. Quando i miei denti erano a pochi millimetri dal suo collo qualcuno mi afferrò le spalle e mi trascinò via. Alzai gli occhi al cielo. Possibile che non si potesse fare un pasto decente?
«Torna in te.» Mi stava scuotendo veementemente. Ringhiai. Sfoggiò un’espressione triste e rassegnata. «Legatela.» Cosa? Mi dimenai ancora di più. Non volevo essere legata volevo solo mangiare. «Strega raduna le tue cose partiremo al tramonto.» Partire per dove? Qualcuno mi circondò con una corda. Avevo le braccia bloccate contro il costato. Persino i piedi erano stati legati così saldamente che non riuscivo nemmeno a muovere le caviglie.
«Lasciatemi andare.» Gridai con tutta la voce che avevo. Il ragazzo provò ad avvicinare la mano al mio viso ma tentai di morderlo. Chi era quel gruppo di persone? Che volevano da me.
«Sta buona. Non vogliamo farti del male.» Non stavano parlando con un animale impaurito.
«Lasciatemi andare.» Dissi piano, scandendo bene le parole.
«Ve l’ho detto che non le rimaneva molto tempo.» Molto tempo per cosa? Al diavolo il tempo, al diavolo quelle persone. Avevo solo un pensiero, nutrirmi, non mi importava più di nulla e nessuno.  



Se raggiungiamo almeno 5 recensioni per tutti e tre i capitoli (12-13-14), non cinque a testa u.u cinque in tutto, allora pubblicherò il prossimo capitolo ─‿‿─
Un bacione ◕‿-


P.s. So che è ripetitivo questo capitolo ahaha Angy in pratica dice solo che ha fame ahaha però va bene così u.u fidatevi

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Capitolo 15
*** Capitolo 15. Ti ho persa. ***


Eccomi qui con un nuovo capitolo u.u spero vi piaccia u.u credo che nessuno si aspettava quello che succede in questo capitolo u.u Sono piena di sorprese lo so ◡‿◡ Deliziatevi con questo capitolo u.u
Un bacioneone,
Shiver ^ω^
 
Capitolo 15.
Ti ho persa.

 
Thomas.
Eravamo in un’enorme stanza piena di amuleti e inquietanti oggetti. Alcune lanterne la illuminavano con la fioca luce del fuoco. Era strano trovarsi lì. La pensante presenza della magia mi stava quasi schiacciando. Chi non sembrava minimamente affetto da quello scenario macabro era Angelica. Era immobile al centro dell’immenso tappeto scuro e sorrideva.
«Smettila di fare così sei spaventosa.» Replicò Rebecca gelida. In ginocchio, le braccia immobilizzate dalle catene. Aveva provato a scagliarsi contro di noi per gioco, ma era ben ancorata a terra. Ridacchiava, si stava divertendo.
«Temo sia troppo tardi.» La strega scosse la testa. Profonde rughe solcavano il suo viso. Allungò le dita ossute e bitorzolute verso Angelica. «L’unica soluzione è la morte. In questo stato è irrecuperabile.» Gli occhi di Rebecca si riempirono di lacrime. Era ancora il vampiro spietato che avevo conosciuto, ma era anche la stessa donna dolce. Teneva alla sua bambina più di chiunque altro. Teneva ad Angelica più di quanto tenesse a se stessa.
«Bec. Dov’è lei?» Un uomo comparve all’improvviso dalle scale. Jared. Era agitato, sudato. Lo aveva trasformato.
«Lo amavi così tanto?» Chiesi senza nemmeno guardarli. Io allora? Che cosa ero stato io per lei? Nulla. Come lo ero stato per sua figlia. Ormai ero finito nel dimenticatoio delle donne più importanti della mia vita. Dimenticato, abbandonato, messo da parte per un misero umano. Tirai un calcio ad una botte di legno che si ruppe in mille pezzi lasciando il liquido denso spandersi sul pavimento. Sangue. Angelica iniziò ad agitarsi.
«Fermati.» Urlò Jared disperato. Afferrò le spalle della figlia. «Angelica smettila.» Sbraitò. Ormai Angelica non c’era più, al suo posto c’era solo un mostro. Scossi la testa. Aveva ragione la strega. Persino il suo odore era cambiato.
«Non c’è altro da fare.» La vecchia strega guardò Rebecca e poi Jared e infine guardò me. «Deve morire.» Non poteva dire sul serio. La madre si accasciò sul pavimento e si lasciò trasportare da quel pianto disperato.
«Non potete farlo.» Mi opposi, ma sapevo benissimo che era l’unica cosa che potevamo fare. La vecchia mi guardò. Provavo solo rabbia e risentimento verso di lei. Non riuscivo… Non volevo credere che stesse agendo solo per il suo bene. «Dovrà pur esserci… Non possiamo arrenderci così.» Era impossibile per me immaginare di perderla. Finalmente avevo trovato l’unica donna in grado di capirmi, di volermi, di accettarmi per quel che realmente ero, senza riserve, senza rimpianti. Io ero il suo tutto e lei era il mio. Se avessi perso lei la mia vita si sarebbe svuotata, fino a diventare inutile e totalmente priva di significato.
«Per favore. Non uccidetela. Non fatelo.» Caddi in ginocchio davanti ad Angelica. Presi il suo volto fra le mani. «Per favore.» Sussurrai. Angelica protestava, provava a mordermi, ma tenevo la sua testa così salda che non poteva muoversi. «Per favore ricorda chi eri.» Singhiozzai prima di baciarla. Mi morse, ma io continuai. Volevo che funzionasse davvero.
Continuai così per forse cinque minuti quando all’improvviso qualcosa cambiò.
«Tho…» Provò a dire. La baciai e le sue labbra ricambiarono. Stava tornando in sé. La sua testa cadde a penzoloni sul mio petto. La strega aveva un libro in mano e guardava nella nostra direzione. L’aveva uccisa. Anglica era morta tra le mie braccia. Non ero nemmeno riuscito a dirle ti amo in quell’unico momento di lucidità. Ormai non c’era più.
Rimasi immobile a fissare il vuoto, gli occhi pieni di lacrime e il corpo di Angelica abbandonato fra le braccia.
«Cosa hai fatto?» Chiesi a fil di labbra. La mia mente era vuota. L’unica cosa che riuscivo a sentire erano le mie parole che incontrollate fluivano dalla mia bocca. «Perché lo hai fatto? Stava… Lei…» Mi alzai in piedi e camminai lentamente verso la strega. «Tu.» Afferrai il suo collo saldamente con la mano e la sollevai. «L’hai uccisa.» Sembravo un pazzo furioso.
«Thomas calmati.» Rebecca mi afferrò il braccio. «Smettila.» Mi diede uno schiaffo così forte da farmi rinsavire per un secondo, ma solo per un secondo. Sentii la collera crescere di nuovo, sempre di più. Me l’avevano strappata via. L’avevano uccisa. Non potevo fargliela passare liscia.
Un dolore acuto dietro il collo. La mia vista si annebbiò e caddi a terra. Non ricordo cosa avvenne dopo, so solo che mi risvegliai in una stanza vuota che non conoscevo. C’erano solo un letto, un comodino e un paio di tristi tende color panna, attaccate ad una triste e piccola finestra. Come era possibile che fossi svenuto?
«Ti sei calmato?» La strega, non quella vecchia, la ragazza… Chris, o almeno così mi sembrava si chiamasse. «Fidati di me, hanno preso la decisione migliore. Avresti condannato il mondo intero se avessi lasciato che lei vivesse. Io l’ho visto.» Aveva un’espressione cupa. «Se lei fosse stata ancora viva a quest’ora il nostro mondo sarebbe entrato in un conflitto mortale con gli umani.» Sorrise. «Ma sta tranquillo. Il tuo futuro non sarà così triste come credi. Ho visto anche questo. Troverai presto la felicità.» Scossi la testa.
«Angelica non è più con me. Può sembrare strano in fondo ci conoscevamo da poche settimane eppure…» Un debole sorriso affiorò inconsciamente dalle mie labbra. «Non dovrei parlarti di queste cose, ma…»
«Tranquillo.» Rimase in piedi poggiata contro il muro a guardare la finestra.
«Volevo che fosse mia. Dal primo istante in cui l’ho vista.» Perché mi veniva da piangere? I vampiri… gli uomini non piangono. «Io… Non credo che riuscirò mai a provare tutto quello che lei mi ha regalato in questo poco tempo. Sai, quando ha scoperto che ero un vampiro ha voluto comunque chiarire con me i suoi sentimenti.» Tirai su con il naso e cercai di ricacciare indietro le lacrime. Ero pietoso. «Io.. L’ho morsa, l’ho terrorizzata, ma lei ha cercato di tirarmi su di morale… Ha fatto l’amore con me… Mi amava.» Singhiozzavo sempre di più. Ad ogni lacrima mi sentivo più miserabile. Mi facevo pena da solo.
«Fidati quando dico che presto o tardi nella tua vita tornerà il sole.» Si allontanò dal muro e mi lasciò qualcosa sul letto. Ero di nuovo solo in quella stanza sconosciuta, preda di sentimenti che non pensavo di poter provare ancora. Il piccolo e dolce Tom che ero un tempo stava prendendo il sopravvento. Il pappamolle, codardo e piagnucolone Tom.
Chris mi aveva lasciato dei fogli. Sembravano essere stati piegati con cura da qualcuno. Sentii flebile l’odore di Angelica. Spiegai i fogli e mi portai una mano alla bocca. Non era possibile.
 


 
Iiiih e ora? Angelica è morta? E adesso? Cosa ne sarà di Thomas? Cosa succederà d'ora in poi? E quella lettera? Cosa ci sarà scritto? Chi la manda? Quanti interrogativi, quanti dubbi... Avrete le risposte solo se continuate a seguirmi  ⌒‿◕ 

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Capitolo 16
*** Capitolo 16. Non dimenticarmi. ***


Ed eccomi con un nuovo capitolo. La fine sembra non essere così lontana. Angelica se ne è andata davvero? Thomas resterà di nuovo solo? Tornerà ad essere il vampiro crudele di un tempo o Angelica lo ha cambiato per sempre? 
Cosa ci sarà scritto in quei fogli? Tante domande e una sola risposta u.u leggete e saprete u.u
Un bacione,
Shiver 
⌒ω⌒


Capitolo 16.
Non dimenticarmi.
 “Caro Thomas,
avrei tanto voluto conoscerti prima, lo ammetto. Non è piacevole sapere che sto per perderti, ma sono grata per quel che sono. Penserai che sono pazza, ma ci ho riflettuto tanto. Se io non fossi stata così sono convinta che tra noi tutto sarebbe stato diverso. Probabilmente non avresti provato alcun tipo di interesse per me. Sono contenta di averti conosciuto. I più bei momenti della mia vita li ho passati solo con te. Da quel giorno a casa di Giulia ho sentito che la mia vita stava per cambiare. Quando i tuoi occhi hanno incrociato i miei ho sentito una tempesta di emozioni scatenarsi dentro di me. Ero agitata, spaventata, ammaliata, sorpresa, e forse già mi stavo innamorando di te. Non so se sia stato tu, ma la sera stessa ho fatto un sogno stranissimo. Ero inseguita da qualcosa nella foresta e poi sono entrata in un capanno e c’eri tu. Abbiamo fatto l’amore. Al mio risveglio ero così sorpresa e sconvolta che non riuscivo a pensare ad altro. Poi il giorno della festa?! Quando sei venuto a ballare con me mi sono sentita la persona più felice del mondo e ancora di più quando mi hai portata in quel posticino, da soli e mi hai baciata. Non vorrei fare una specie di elenco dei momenti migliori vissuti insieme, che purtroppo sono troppo pochi, però volevo farti capire quanto sei stato importante per me in questo poco tempo.
Ti ho scritto questa lettera per uno scopo ben preciso. Vorrei raccontarti una storia, non mi dilungherò molto lo prometto, ma devi leggere attentamente le mie parole, alla fine capirai tutto.
Nella Parigi del dodicesimo secolo, umani e vampiri vivevano a stretto contatto gli uni con gli altri, all’insaputa dei primi. La razza della notte si era integrata perfettamente nello stile di vita di quegli anni. Albert Lerox era un uomo ricco, con il vizio del gioco e amante della bella vita. Nessuno sapeva che era un vampiro e nessuno immaginava che un giorno la domestica di casa Lerox mettesse al mondo il suo abominio. Sembrava un bambino perfettamente sano e normale, dalla bellezza e dall’intelligenza sconvolgente. Albert decise di riconoscere quel piccolo prodigio come suo. Lo portava spesso con sé, faceva sfoggio di quella meraviglia come fosse un trofeo, sembrava quasi dire «Guardate, questa è mio figlio» ogni volta che passeggiava. Il bambino crebbe, divenne un giovane aitante e ambito da tutte le donne di Parigi. Nemmeno Albert si aspettava quello che sarebbe successo. Il cadavere di sua madre giace sul pavimento, non c’è più vita su quel volto deformato dal terrore. Il ragazzo aveva ucciso la madre dissanguandola. Fuggì e si dice abbia ucciso un villaggio intero prima di incontrare una strega. Questa decise di aiutarlo e lanciò un incantesimo per sigillare la sua bestia prima di utilizzarne un altro per eliminarla del tutto. Il ragazzo non sopravvisse al primo incantesimo e morì. La strega bruciò la formula che aveva accuratamente creato per liberare il ragazzo qualche anno dopo.
Sembra che quel ragazzo sia ancora vivo e conosca il segreto.
Angelica.
P.s. Per favore non dimenticarmi.”
La lettera terminava così. Non aveva senso. Quella non era nemmeno la sua scrittura. Mi alzai dal letto e corsi fuori dalla stanza. Dov’era quella strega?
«Che cosa significa?» Dissi sbraitando mentre sventolavo la lettera in aria.
«L’ho scritta io.» Disse tranquilla. Era seduta sul divano accanto a Rebecca. Jared era poggiato alla finestra e continuava a fissare la luna piena.
«Che cosa significa?» Ripetei a denti stretti cercando di reprimere la rabbia.
«Da quando mi avete portato da lei ho cercato di connettermi con la sua parte razionale. Ci sono riuscita e lei lo sapeva. Sapeva che stavo frugando nella sua testa. E mi ha pregato di scrivere quella lettera mentre il suo corpo continuava ad attaccarmi.» Teneva lo sguardo fisso sui fogli di carta. «Ho sentito tutto il suo dolore per questo ho cercato di esaudire il suo desiderio. Ho scritto quello che sono riuscita a cogliere, vedevo delle immagini, tante immagini e ho sentito tutte le sue emozioni, le più intime e segrete. Non sapevo come trascriverle nel migliore dei modi però.»
«Ecco cosa continuavi a scrivere con tanta fretta in macchina.» Realizzò Rebecca. «Voglio leggere la lettera.» La piegai e la infilai nella tasca dietro dei jeans. Quella lettera era solo per me, anche se non era stata scritta da Angelica di suo pugno, era una lettera indirizzata a me.
«Parla della storia di un tizio francese che era come lei. Perché me l’ha voluto raccontare?» Rebecca sospirò aveva capito perfettamente di cosa si trattasse.
«Jacques Lerox, non si sa nemmeno se sia vero o no.» Mimò il segno delle virgolette. Sospirò. «Si dice che sia vivo, l’ho cercato, ma di lui non c’è traccia.» Sollevò le spalle e deglutì. «Volevo che l’ultimo ricordo che avesse di me fosse quello di una madre che ama la sua bambina.» Nascose il viso fra le mani. Stava pensando a quello dal momento in cui Angelica se n’era andata?
«Chris.» Esordì spaventato Jared. Mi voltai. Gli occhi della ragazza erano inespressivi, vuoti… Lontani. Muoveva le labbra come se stesse recitando una formula magica a fior di labbra. Allungò un braccio e tese la mano. Sembrava che davanti a lei ci fosse qualcuno. Ero sconcertato. Non sapevo se scuoterla o lasciarla nel suo stato di trance.
«Sta avendo una visione.» La voce ruvida della vecchia. «Aspettate che finisca e lasciate che vi racconti quel che ha visto.» Sorrise. Sembrava quasi che sapesse.
«Lei… Angelica mi ha chiamata.» Disse agitata. Mi guardò. «Thomas te lo avevo detto che c’era ancora una speranza.» Cosa? «Sono ancora legata alla sua parte razionale, il suo spirito è ancora qui e può parlarmi.» Si alzò di scatto senza di altro.
«Dove vai?» Si fermò quando ormai era già sulla porta.
«Te l’avevo detto che il sole sta per tornare nella tua vita.» Si mise a correre, senza dare spiegazioni. Non sapevo se seguirla o meno. Dopo un attimo decisi che forse quella strega era degna di fiducia. 

Oh oh... E ora? Cosa succederà?

 

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Capitolo 17
*** Capitolo 17. Il cimitero delle streghe. ***


Tadaaaaan u.u eccomi con un nuovo capitoloooo u.u lo so ci ho messo tanto per pubblicarlo, non me ne vogliate ahaha 
Buona lettura,
Shiver ⌒ω⌒

 
Capitolo 17.
Il cimitero delle streghe.

 
Continuai a seguire Chris che instancabile correva a perdifiato verso la foresta.
«Non lontano da qui» Ansimò. «C’è un cimitero di streghe. Lei è lì.» Se lei era Angelica, che ci faceva in un cimitero di streghe? Più ci avvicinavamo più sentivo la presenza opprimente della magia. Rabbrividivo all’idea di mettere anche solo un piede in quel luogo. Non era un vero e proprio cimitero, ma una specie di santuario naturale in cui inspiegabilmente c'è una forte concentrazione di magia. Gli antichi credevano che il forte campo magico fosse dovuto alle streghe sepolte lì, ma esistono vari "cimiteri" in cui nessuna strega è sepolta.
«Ci siamo.» Disse rallentando. C’era una strana ed inquietante nebbia che faceva capolino tra gli alberi, faceva capriole e si dissolveva. Chris si avvicinò ad un albero e indicò una strana fonte luminosa che si stagliava nel mezzo della radura. Sembrava la sagoma di una persona che fissava il cielo. Tutt’intorno all’improvviso si materializzarono altre luci e uno strano bisbigliare riempì il silenzio di quella notte.
«Cos’è?» Chiesi leggermente turbato.
«Le streghe stanno decidendo se esaudire la sua richiesta o no.» Ero sempre più confuso. «Nella mia visione c’era questa radura. Angelica era al centro e piangeva. Mi chiedeva di aiutarla, che era buio, faceva freddo ed era sola.» Fece un mezzo sorriso. «Abbiamo ancora un po’ di tempo prima che le streghe si riuniscano.
» Sospirò e mi guardò. «Rebecca non ha avuto il coraggio di raccontarti tutta la storia. Non pensare che sia una codarda, semplicemente è una mamma.» Prese un respiro profondo e mi fece cenno di sedermi. La terra umida e ricoperta di foglie morte. Poggiò una mano sulla corteggia di un albero e iniziò a fissare il cielo. «Quando Rebecca fu catturata dagli umani, come tu ben sai, era incinta. Jared l’aiutò a fuggire, e credo tu sappia anche questo. Ma non sai che la creatura che aveva in grembo era davvero tuo figlio.» Sgranai gli occhi. Angelica era… «Era un maschietto e ti somigliava tantissimo. Si chiamava Benjamin.» Notò la mia espressione sconvolta e aggiunse «L’ho visto i ricordi di Rebecca.» Mi rivolse un sorriso gentile. «Il bambino raggiunse la maturità, smise di crescere e divenne un vampiro bello e forte. Tu ormai avevi abbandonato l’Inghilterra, Jared era diventato un vampiro e Rebecca era felice.» Cosa? Ma cosa stava dicendo? Non potevo far altro che ascoltare in silenzio, senza sapere come reagire. « Purtroppo si innamorò di un’umana. Il ragazzo decise di rivelarle tutta la verità e questa l’accettò. Conosceva il suo uomo, sapeva com’era il suo cuore e lo amava. Lo amava al punto da decidere che per lui avrebbe fatto tutto, persino nutrirlo con il suo sangue.» Un sospiro. «Benjamin era un vampiro ancora giovane, pensava di avere sufficiente autocontrollo ma…» Non volle terminare la frase. Si portò una mano sullo stomaco e cercò le parole giuste per ricominciare. «Uccise la sua amata. Non sopportò il dolore e decise di rivelare la sua identità agli umani. Fu catturato ed eseguito nel giro di un giorno. Rebecca era impotente, non sapeva come salvare il suo figlio adorato. Non poté far altro che guardarlo morire sul rogo, tra le fiamme cui l’aveva condotto il suo peccato più grande, l’amore. Jared e Rebecca assistettero al funerale della giovane ragazza con un peso che gravava sul loro petto. E se ci fosse ancora una speranza per lei? Rebecca contattò una strega che recuperò l’anima della ragazza dal mondo degli spiriti e fece un sortilegio al suo corpo. La ragazza tornò in vita come vampiro, ma non ricordava più nulla della sua vita da umana.» Mi guardava come se si aspettasse una risposta. Dovevo dire qualcosa? «Angelica?» Disse sperando che si accendesse la lampadina dell’intuizione.
«Potremmo salvare così Angelica?» Chris rise. «Che c’è?» Dissi irritato.
«Rifletti.» Si accucciò fino ad arrivare alla mia altezza. «Come fa Angelica ad essere figlia di Jared e Rebecca?» E allora capii. Rebecca mi aveva detto che Angelica era la figlia che portava in grembo quando fu catturata. Se quello che Chris aveva detto era la verità allora Angelica non era figlia di Rebecca, ma era… «Angelica era la fidanzata di mio figlio.» Chris sorrise soddisfatta.
«L’incantesimo di quella strega è la conseguenza del comportamento di Angelica.»
«Perché stai facendo tutto questo?» Le chiesi all’improvviso. «Non volevi nemmeno aiutarci all’inizio.»
«Ho visto la mia morte. Se vi avessi aiutato sarei morta.» Si accomodò sul tappeto di foglie imputridite. «Sono entrata nella mente di Angelica, ho visto tutta la sua vita, persino quella che non ricorda. Ha sofferto tanto, la sua parte razionale è sempre sveglia da qualche parte, vede quello che il suo lato bestiale compie, ma non può far nulla se non nascondere in un angolino remoto tutto ciò. La sua vita è stata una sofferenza continua e Rebecca ha sofferto con lei dal momento della sua rinascita. Il suo corpo e il suo spirito erano giunti al limite. Un ibrido imperfetto muore nel giro di pochi mesi, massimo anni.» Un cosa? Stavano succedendo troppe cose tutte in una volta. La mia mente non riusciva a resistere a tutta quell’assurdo avvicendarsi di… Non c’era nemmeno un termine che descrivesse a pieno quanto faceva schifo quella situazione.
«Ibrido imperfetto? Cos’è?» Chiesi atono.
«Un vampiro che un tempo era stato umano, come te.» Mi indicò con il suo lungo dito diafano. «Tu sei un ibrido, perché da uomo sei diventato vampiro. Angelica è come te con la differenza che la sua trasformazione non ha mai avuto fine. Il suo corpo rigetta ancora la natura vampirica, è un processo che non avrà mai fine se non con la morte.» Avevo sentito di una storia simile tanti anni fa. Un uomo era tornato all’improvviso dalla morte e aveva iniziato a sterminare interi villaggi, senza controllo.
«Lasciami capire. Angelica è stata resuscitata? Sarebbe come dire che era uno zombie.» Risi di me stesso.
«Più o meno con la sola differenza che una parte della sua natura umana sopravviveva ancora.» Mi guardò fisso negli occhi. «Era… è una ragazza forte.»
«Che richiesta ha fatto alle streghe?» Voltò lo sguardo verso la radura.
«Vuole essere libera.» Quel bisbiglio divenne sempre più forte e capii che non c’era più tempo. Le streghe avevano deciso.
«Quale potrebbe essere l’esito?» Chris mi guardò con uno sguardo pieno di pietà.
«Infinite. Io ho visto solo che c’era una possibilità per te di riaverla.» Si appollaiò dietro un cespuglio ed iniziò ad osservare il centro della natura. La sagoma luminosa al centro della radura era ancora lì, stavolta con il viso rivolto verso di noi. Angelica mi sorrise e mimò qualcosa con le labbra. Era felice di vedermi.
«Ti amo.» Dissi a fior di labbra. Era una specie di figura evanescente che si confondeva con la nebbia, ma riuscivo a vederla. D’un tratto comparvero altre luci. Erano forse le streghe?
«La vecchia sapeva cosa sarebbe successo?»  Chris annuì. «Quindi sa anche cosa succederà?» Annuì di nuovo.
Un urlo si levò dal centro della radura, una cantilena persistente faceva da fondo a quel suono agghiacciante. Era uno spettacolo macabro e spaventoso. L’aria era satura di magia, morte e qualcos’altro che non riuscivo a capire.
Una figura, un’esistenza corporea si fece largo tra le luci e si piazzò davanti ad Angelica. Era una figura familiare. Con voce roca e insistente invocò dei nomi, sembravano tutti antichi, quasi ancestrali.
«MOSTRATI.» Disse infine con voce ancora più alta. Una figura eterea si affiancò alla vecchia. In vita doveva essere stata una donna alta e snella. Angelica le sorrise dolcemente, quasi la conoscesse.
«Quella è la strega che…» Dissi senza riuscire a pronunciare il resto della frase. Chris mi rispose con un’occhiata. Avevo ragione.
Tutte insieme le streghe iniziarono a recitare una formula magica in una lingua antica e sconosciuta. Avevano preso la loro decisione. Quale sarebbe stata?
Un fascio di luce si irradiò dallo spirito di Angelica. Una luce così forte da costringermi a chiudere gli occhi e nonostante ciò era comunque troppo intensa.
Cosa mi avrebbe aspettato una volta aperti gli occhi? 


La storia sta per giungere al termine... Cosa succederà ad Angelica? Le streghe quale decisione prenderanno?Quante domandeeeeee u.u 

 

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Capitolo 18
*** Capitolo 18. Ti amo. ***


Capitolo 18.
Ti amo.
*Quindici anno dopo*
«Smettila, lo sai che soffro il solletico.» Ridacchiò mentre la incastravo contro il suolo con il peso del mio corpo. Rideva e cercava di spingermi via. «Per favore.» Implorò cercando una via di fuga.
«Non credo proprio.» Dissi fingendo una risata crudele. Ansimava esausta per il troppo ridere. «Implora perdono per avermi rubato la cena o continuerò.» Sgranò gli occhi fingendo spavento.
«Ma se hai trovato deliziosa la cena che ti ho portato?!» Feci finta di riflettere. «Avevi detto di avermi perdonata.» Sfoggiò un’espressione angelica.
«Non ci casco furbetta.» Ripresi a tormentarle i fianchi prima di avventarmi sulla sua bocca con desiderio.
«Ti amo.» Sussurrò contro le mie labbra.
«Non ti lascerò mai.» Risposi prima di sfilarle la maglietta. «Sarai mia per sempre.» La strinsi in un forte abbraccio mentre la baciavo. La sua pelle calda contro le braccia faceva aumentare la mia voglia.
«Sarò tua per sempre.» Disse infine prima di lasciarci avvolgere da una passione incontrollabile e sincera.
Ed era vero, era mia per sempre, mai e per nessuna ragione al mondo avrebbe lasciato il mio fianco. Mi avrebbe accompagnato per sempre lungo la via dell'eternità.
Aveva cambiato il mio modo di essere, mi aveva fatto riscoprire la gioia di essere felice. Il vampiro crudele che non riusciva a darsi pace per la morte della donna che amava aveva lasciato il posto ad un uomo diverso, non ero prima di tutto un vampiro, ma un uomo, dotato di un cuore per amare e per farsi amare. E tutto ciò solo grazie a lei. 
Chi crede che l'amore a prima vista non esiste è solo perché non l'ha mai provato. Innamorarsi con un solo sguardo è una sensazione meravigliosa. Non è vero che si prova una sola volta in tutta la vita. Io la provo ogni volta che i miei occhi incontrano i suoi. 


Siamo giunti alla fine miei prodi seguaci (?), 
con grande tristezza vi dico che questo è l'ultimo capitolo 'o'... Spero vi sia piaciuta la storia, accetto ogni tipo di critica anche negativa (del tipo la storia è un po' confusionaria, non sei stata chiara in alcuni punti, non mi piace l'inizio ma poi il resto della storia va bene...) tutto quello che credete sinceramente della mia storia... Un bacione e spero seguiate le storie che pubblicherò in seguito XD

P.s. è l'ultimo capitolo 
sempre se non volete un capitolo in cui racconto cosa succede ad Angelica dopo quella flashata ahaha
 

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