Il ninja caduto: una storia di vendetta

di PunkDario
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il messaggero ***
Capitolo 2: *** Il ladro ***



Capitolo 1
*** Il messaggero ***


Salve a tutti!

Mentre cerco di pensare a qualcosa di decente da scrivere come intro alla storia, vi dico subito che non sono un avido giocatore di Mortal Kombat, ma adoro la saga e le storie dietro ai personaggi. In questa storia proverò a raccontare il desiderio di vendetta, io che di vendicativo ho solo l'odore dei piedi. Battutaccia a parte, spero tanto che vi piaccia. Non credo sarà molto lunga, ma spero comunque di fare un buon lavoro. Fine del pippotto, everybody!


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Praga, Repubblica Ceca.

Nel vento freddo della notte, un uomo dai lineamenti orientali bussò alla porta di una casa. Svegliatasi di soprassalto, a causa del rumore, un'anziana donna si precipitò ad aprire con il cuore in gola. L'uomo, vestito di un completo azzurro chiaro bordato di nero, chiese a bassa voce:
“Devo vedere Smoke. È urgente.”

La vecchina annuì intimorita, quindi prese una lanterna da un gancio sulla parete, e dopo averla accesa, disse all'uomo misterioso di seguirla lungo un camminamento, che conduceva infine ad una porta. I passi dei due risuonavano nel silenzio.
“È qui dentro.”, disse la donna, “faccia in fretta, però. In questo periodo è molto inquieto.”
L'uomo annuì frettolosamente con un cenno del capo, e quando l'anziana fu abbastanza lontana, bussò alla porta. Non ottenne risposta.
L'uomo, allora, spazientito ed allertato dall'urgenza di quanto aveva da dire, non bussò ulteriormente, né attese il permesso per entrare. Aprì la porta e si addentrò nella stanza. Un ambiente vasto, spazioso e riccamente ornato gli si parò davanti. Letto con lenzuola in seta, tendaggi ricamati a mano e minuziosi dettagli in oro furono le prime cose su cui i suoi occhi si posarono. La stanza era totalmente buia, se non per una lampada, che diffondeva una luce, ora fioca, dentro quello spazio tanto grande. Le vesti dell'uomo si agitarono come fuscelli al vento, quando egli si volse ripetutamente, cercando ciò per cui aveva viaggiato tanto a lungo.

“Smoke?” disse egli, pur continuando a non vedere nessuno all'interno. Dopo pochi secondi, una nube di fumo si addensò sulle lenzuola in seta del letto, e fu allora che apparve.

Smoke, assassino nativo di Praga, alleato ed amico del clan giapponese Lin Kuei. L'uomo che gli fece visita non lo aveva mai visto di persona, ma conosceva bene la sua storia. Si raccontava, infatti, che Smoke fosse stato rapito da una setta misteriosa in giovane età, e bruciato vivo su un altare, offerto in sacrificio a un demone. Per lui, però, questa non fu la fine, ma bensì l'inizio. Tornò infatti alla vita, ma sotto forma di enenra, creatura evanescente fatta solo di fumo e vapore. Vendicatosi per il supplizio a cui era stato sottoposto, uccidendo brutalmente i suoi sequestratori, tornò ad assumere forma umana. Da quel momento Tomas Vrbada era diventato Smoke, il ninja di fumo.

“Eccomi.”, disse. Si presentò seduto, con i gomiti sulle gambe e le mani giunte che toccavano il mento. Le vesti nere come la pece che risaltavano ancora di più il grigio dei suoi lunghi capelli.

L'uomo, dunque, a quella vista si inchinò, e guardando il pavimento, disse: “Venerabile Smoke, io rappresento il clan Lin Kuei.”
“Le tue vesti me lo rammentano.” osservò perentorio Smoke.
“Ho viaggiato migliaia di chilometri, signore. Porto un messaggio.” disse l'uomo, sempre immobile nella sua posizione di riverenza.
“Un messaggio? E da chi?” chiese il ninja, inarcando le sopracciglia, come preso da un presentimento.
“Un messaggio... da parte del mio signore Bi – Han, o venerabile.”
Smoke si mise in piedi con incredibile velocità, al punto da portarsi dietro una scia di fumo.
“Bi – Han? Cosa è accaduto?” domandò.
“Ecco... è morto, signore.”
“Cosa!? Bi – Han, morto?” l'incredulità dominava il tono del guerriero.
“Sì, o venerabile. È stato ucciso dal generale Hanzo Hasashi, del clan Shirai Ryu.”
Smoke non riusciva a credere a ciò che ascoltava. Il capo del clan Lin Kuei, per il quale aveva lavorato molto tempo, al punto di guadagnarsi la sua amicizia e devozione, ucciso dal capo del clan rivale, il temuto generale Hasashi. Sub – Zero era dunque stato sconfitto. La notizia gli bloccò il respiro. La guerra tra i due clan aveva infine mietuto la vittima più illustre. La vittima di cui Smoke avrebbe preferito non venire a sapere.

“Alzati.” ordinò. Il messaggero Lin Kuei scattò in piedi.
“Hasashi ha quindi ottenuto la sua vendetta, alla fine...” commentò mestamente il ninja.
“Il mio signore si stava dirigendo al suo villaggio, quando è stato ucciso. Io ero nella scorta. Il generale Hasashi è piombato fuori dal nulla. Pareva fosse spuntato dal terreno, ed ha iniziato ad inveire contro il mio sovrano. Egli continuava a dire di non aver dato alcun ordine di massacrare lo Shirai Ryu, e che il generale fosse stato ingannato. Hanno iniziato a combattere, e dopo pochi minuti il mio signore è stato trafitto a morte.” Il messaggero fece una pausa, per poi riprendere incalzante:
“Poco prima di spirare, il mio sovrano mi ha chiamato a sé, e mi ha chiesto di venire a cercare voi, venerabile Smoke, e raccontarvi l'accaduto. Era sicuro che voi avreste scoperto la verità, e lo avreste vendicato.”
“Comprendo.”, sentenziò Smoke, “partirò immediatamente. Ti ringrazio per quanto hai fatto. Parlerò al Lin Kuei affinchè tu venga adeguatamente ricompensato per i tuoi servigi. Ora ti prego di lasciare questo posto.”
L'uomo fece un nuovo inchino, per poi prendere congedo.

Smoke stentava ancora a crederci. Possibile che Sub – Zero fosse stato davvero ucciso? Possibile che il generale Hasashi si fosse vendicato sul serio?
Con grande dolore nel cuore, alimentato però da uno strano fuoco, l'enenra decise quindi di esaudire l'ultimo desiderio del suo amico Bi – Han. La sua mente era ancora intenta a pensare alle parole del messaggero, mentre apriva la porta della sua casa, ed una folata di vento gelido fece spegnere le candele accese all'interno. Sub – Zero era stato ucciso da Hasashi, ma il Lin Kuei continuava a sostenere che il suo uccisore fosse stato ingannato. Com'era possibile tutto questo? Eppure era certo che soltanto il clan Lin Kuei avrebbe potuto sconfiggere l'intero villaggio Shirai Ryu. Cosa intendeva Bi – Han quando diceva di “scoprire la verità” ? Molte, tante, troppe domande attanagliavano la mente di Smoke, a cui non restava molto da fare che cercare le risposte di cui necessitava proprio dal generale Hasashi. Era certo le avrebbe ottenute. Con le cattive, naturalmente.

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Capitolo 2
*** Il ladro ***


Il ninja caduto: una storia di vendetta


Quando si mise in viaggio, Smoke aveva una sola cosa in mente: trovare Hanzo Hasashi e fargliela pagare. Nulla lo avrebbe fermato. Avrebbe affrontato ogni pericolo pur di mettere le mani sul suo nemico. Erano giorni che camminava senza sosta, senza nemmeno prendersi un attimo di tregua. Il tessuto della sua veste iniziava ad essere pesante, ed il vento freddo che scuoteva i suoi folti capelli grigi lo schiaffeggiava ripetutamente e violentemente. Il sudore era copioso, le gambe iniziavano a dolergli, e per la prima volta da giorni, Smoke desiderava riposarsi. Ricacciando quel desiderio, il ninja decise di continuare a muoversi, incurante della stanchezza e del dolore che i suoi muscoli, seppur possenti, gli procuravano. Dopo pochi altri metri, però, una forza più potente di qualunque altra lo bloccò, costringendolo ad un rantolo: aveva fame. Il suo stomaco era stato silenzioso per giorni interi, ma anch'esso, alla fine, aveva deciso di far sentire la sua voce. Vuoto da tempo incalcolabile, emetteva dei lamenti tanto forti da costringere uno come Smoke a fermarsi e cercare cibo. Si trovava in un'immensa pianura, con solo montagne ed alberi ad assisterlo nel suo viaggio di vendetta. Nel disperato tentativo di fare qualche altro passo, Smoke si accorse di una luce. Facendo appello alle sue ultime energie, tramutò il suo essere in fumo e si avvicinò a quella luce, sospinto dal vento gelido. Arrivatone nei pressi, riprese forma umana e fu allora che realizzò. Si trovava davanti ad una taverna. Se ci fosse stato qualcuno lassù, questo sarebbe stato il momento migliore per rendere grazie, pensò Smoke, prima di aprire la porta ed entrare.

“Il fuorilegge”, lesse. Pensò che si trattasse di un nome abbastanza eloquente, notando le facce dei clienti. Gente con denti d'oro, marchi sulla pelle, e soprattutto armati fino ai denti: coltelli, mazze, pugnali, e qualche freccia furono quelle che notò per prime. Con una piccola smorfia, il ninja si addentrò nel locale, sedendosi su uno sgabello in legno accanto al bancone. Guardandosi intorno, ebbe la possibilità di ammirare meglio il luogo, scorgendo al suo interno tutti i particolari che rendevano quel posto un'esclusiva per gente poco raccomandabile. Vari “trofei di caccia” erano esposti sulle pareti, e per il ninja non fu difficile capire che si trattava delle teste degli sfortunati viandanti che si erano imbattuti nel “Fuorilegge”. Con suo piacere, notò che c'era un buco vuoto. Non gli fu nemmeno difficile capire che sarebbe stato destinato a lui. Ma lui questi teppistelli se li mangiava a colazione.

“Salve, amico. Non ti ho mai visto da queste parti prima d'ora, sei di passaggio?” gli chiese il barista, un energumeno grasso, sudato, e senza denti.
“Direi di sì.” gli rispose Smoke, fissando il bancone sporco di birra e altri liquidi, di cui non voleva sapere l'origine.
Gli altri avventori della taverna lo fissavano prolungatamente, attratti da quel suo aspetto così strano... e dalle ricchezze che poteva avere con sé.
“Come ti chiami, forestiero?” gli fece il barista, sputacchiando ripetutamente.
“Non penso di interessi sapere il mio nome.”
“Ah, fai il misterioso, eh? Va bene, allora ti chiameremo Argento!” disse il tenutario, rivolgendosi poi agli alti nella taverna: “Ragazzi, salutate il nostro nuovo amico, Argento!”

Urla fragorose di benvenuto si sollevarono al “Fuorilegge” e Smoke decise di giocare un po' con loro.
“Ho fame, amico. Cosa puoi offrirmi?”
“Mangia pure tutto quello che vuoi, Argento. Tutto quello che vuoi!”
“Fanno le persone gentili, e poi ti fanno fuori per derubarti. Un trucco vecchio come il mondo”, pensò Smoke mentre divorava un coniglio arrosto. “Mi tornerà utile approfittarmi di loro. Gentaglia del genere sarà sicuramente piena di informazioni... e se sono fortunato, hanno anche quella che serve a me. Mi faccio dire dov'è Hasashi, e poi tanti saluti.”

[…]

“Cosa ti porta qui, amico?” domandò un cliente, un ometto piccolo e maleodorante con due denti d'oro.
“Ecco il momento.” pensò il ninja, prima di rispondere.
“Sto cercando qualcuno.”, disse, tracannando un boccale di vino.
“Qualcuno da uccidere?” chiese il barista, esplodendo in una fragorosa risata.
“Perspicace.” commentò Smoke, abbozzando un sorriso.
“E perchè vuoi farlo fuori?”
“Se te lo dicessi, poi dovrei uccidere anche te.”

Il silenzio calò nella taverna. Il tono con cui Smoke aveva proferito quelle parole aveva zittito tutti gli avventori. Tranne uno. Il tizio con i due denti d'oro continuò a fissarlo, con un sorriso da ebete stampato in faccia. Il classico sorriso di chi vuole immischiarsi in faccende più grandi di lui. Il sorriso che Smoke voleva vedere.
“Tu... quanto conosci la zona?” gli chiese l'enenra.
“Io? La conosco meglio di chiunque altro qui. Conosco questo schifo di posto come le mie dannate tasche, amico!” gli rispose il tizio.

Bingo.

“Sai chi è Hanzo Hasashi?” domandò Smoke, sicuro di aver ottenuto ciò che cercava, mentre si faceva portare un altro piatto a base di cacciagione.
“Ma certo che so chi è! E so anche dove si trova, amico.” rispose il tizio, fissando il ninja dritto negli occhi.
“Perfetto. Allora mi farai da guida, e quando lo avrò trovato, ti ricompenserò.”
“Nessun anticipo?” chiese avidamente lo sdentato, fissando con sguardo famelico la scarsella di Smoke.
“Parleremo del tuo compenso a cose fatte. Quanto dista da qui il suo nascondiglio?”
L'uomo riflettè un poco, poi esclamò:
“Non è lontano, circa tre o quattro leghe. Ti ci porto, forestiero.”
“Bene, fai strada. Signori.” disse Smoke, alzandosi dallo sgabello e uscendo, accompagnato dallo sdentato.
“Ehi, Argento!” fece il tenutario.
“Cosa c'è?”
“Non vorrai andatene senza pagare il conto, vero?”
“Certo che no.” disse il ninja, lanciando dietro di sé una moneta d'oro.
Alla vista di quella moneta, gli occhi dello sdentato si illuminarono. Sarebbe diventato ricchissimo, Smoke era uno che pagava bene.

[…]

La radura in cui camminavano si trovava all'incirca a tre leghe dalla taverna. Ormai mancava poco. Il luogo ideale per nascondersi: tranquillo, praticamente isolato, contornato da alberi, cespugli e montagne. Per tutto il viaggio, lo sdentato aveva continuato a chiedere a Smoke il perchè cercasse Hasashi tanto caparbiamente, e il Lin Kuei lo aveva ignorato, o zittito, o ancora, gli aveva ordinato di continuare a camminare. Fu così fino all'imbrunire, quando alla luce del giorno stava iniziando a sostituirsi il buio della notte. Lo sdentato continuava a girare, ma di Hasashi nessuna traccia. Fu allora che Smoke intervenne:
“Stiamo girando in tondo da ore. Sei sicuro di sapere dove si trova Hasashi?” chiese all'uomo.

“Certo, amico! È da questa parte!” disse lui, facendo qualche altro passo avanti. “Sai, mi piace molto questa radura. È così vasta, così silenziosa, e questi alberi poi!”.

Con un guizzo, lo sdentato mise una mano nella tasca del suo giustacuore.

“Si dice che il loro legno... sia ottimo per farne casse da morto!

Lo sdentato tirò via la mano dal giustacuore, tirandone fuori un pugnale. Con uno scatto fulmineo, si voltò e portò un fendente all'altezza del cuore di Smoke, che restava lì fermo ed immobile dietro di lui...

“COSA?” urlò lo sdentato. Il suo colpo era andato a segno. Lo aveva visto. Il suo pugnale aveva perforato il petto di quel tipo dai capelli grigio argento. Eppure, questo era lì, davanti a lui, impassibile, imperturbabile, con le mani in una strana posizione. E... tremava. Come se fosse aria.

“Sono qui.”
Lo sdentato si voltò di scatto. Gli occhi spalancati, la fronte madida di sudore ed un brivido lungo la schiena. Il tipo dai capelli grigio argento era dietro di lui... ma allora il suo pugnale cosa aveva colpito?

Non ebbe il tempo di finire di porsi la domanda. Con un calcio, Smoke gli colpì la mano, facendogli volare via il pugnale, e poi...

“Uha!” le dita di Smoke penetrarono negli occhi dello sdentato. Il sangue usciva copioso, macchiando le dita del ninja, ed il viso dell'uomo. Il viso dell'enenra era contratto in una smorfia, come se si stesse concentrando, e dalla sua mano fuoriuscì del fumo, che entrò nel corpo dello sdentato attraverso i fori degli occhi, ormai cavi.
“Ho capito che volevi fregarmi non appena siamo usciti dalla taverna. Tu non avevi assolutamente idea di chi fosse Hanzo Hasashi, o di dove fosse. Eri bravo, ma i tuoi occhi ti hanno tradito. Hai scelto la persona sbagliata da rapinare.” Sentenziò Smoke, prima di togliere le dita da ciò che rimaneva degli occhi dello sdentato. Subito dopo, l'uomo iniziò ad urlare a squarciagola. Non poteva vedere più nulla, ma si sentiva esplodere. Un calore tremendo lo assaliva, fino a quando non si sentì più i piedi. Poi le gambe, poi il busto, ed infine il nulla. Il corpo dello sdentato si era sciolto, come neve al sole. Di lui restava solo il suo scheletro martoriato, mentre in bocca risplendevano i denti d'oro. Smoke gli si avvicinò e glieli strappò via.
“Con questi mi ci comprerò altro cibo. Basta taverne.” disse, prima di proseguire il suo cammino verso Hanzo Hasashi.




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