Il ninja caduto: una storia di vendetta di PunkDario (/viewuser.php?uid=221264)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il messaggero ***
Capitolo 2: *** Il ladro ***
Capitolo 1 *** Il messaggero ***
Salve
a tutti!
Mentre cerco di pensare a qualcosa di decente da
scrivere come intro alla storia, vi dico subito che non sono un avido
giocatore di Mortal Kombat, ma adoro la saga e le storie dietro ai
personaggi. In questa storia proverò a raccontare il desiderio
di vendetta, io che di vendicativo ho solo l'odore dei piedi.
Battutaccia a parte, spero tanto che vi piaccia. Non credo sarà
molto lunga, ma spero comunque di fare un buon lavoro. Fine del
pippotto, everybody!
********************************************************************************
Praga,
Repubblica Ceca.
Nel vento freddo della notte, un uomo dai
lineamenti orientali bussò alla porta di una casa. Svegliatasi
di soprassalto, a causa del rumore, un'anziana donna si precipitò
ad aprire con il cuore in gola. L'uomo, vestito di un completo
azzurro chiaro bordato di nero, chiese a bassa voce: “Devo
vedere Smoke. È urgente.”
La vecchina annuì
intimorita, quindi prese una lanterna da un gancio sulla parete, e
dopo averla accesa, disse all'uomo misterioso di seguirla lungo un
camminamento, che conduceva infine ad una porta. I passi dei due
risuonavano nel silenzio. “È qui dentro.”,
disse la donna, “faccia in fretta, però. In questo
periodo è molto inquieto.” L'uomo annuì
frettolosamente con un cenno del capo, e quando l'anziana fu
abbastanza lontana, bussò alla porta. Non ottenne
risposta. L'uomo, allora, spazientito ed allertato dall'urgenza di
quanto aveva da dire, non bussò ulteriormente, né
attese il permesso per entrare. Aprì la porta e si addentrò
nella stanza. Un ambiente vasto, spazioso e riccamente ornato gli si
parò davanti. Letto con lenzuola in seta, tendaggi ricamati a
mano e minuziosi dettagli in oro furono le prime cose su cui i suoi
occhi si posarono. La stanza era totalmente buia, se non per una
lampada, che diffondeva una luce, ora fioca, dentro quello spazio
tanto grande. Le vesti dell'uomo si agitarono come fuscelli al vento,
quando egli si volse ripetutamente, cercando ciò per cui aveva
viaggiato tanto a lungo.
“Smoke?” disse egli, pur
continuando a non vedere nessuno all'interno. Dopo pochi secondi, una
nube di fumo si addensò sulle lenzuola in seta del letto, e fu
allora che apparve.
Smoke, assassino nativo di Praga, alleato
ed amico del clan giapponese Lin Kuei. L'uomo che gli fece visita non
lo aveva mai visto di persona, ma conosceva bene la sua storia. Si
raccontava, infatti, che Smoke fosse stato rapito da una setta
misteriosa in giovane età, e bruciato vivo su un altare,
offerto in sacrificio a un demone. Per lui, però, questa non
fu la fine, ma bensì l'inizio. Tornò infatti alla vita,
ma sotto forma di enenra, creatura evanescente fatta solo di fumo e
vapore. Vendicatosi per il supplizio a cui era stato sottoposto,
uccidendo brutalmente i suoi sequestratori, tornò ad assumere
forma umana. Da quel momento Tomas Vrbada era diventato Smoke, il
ninja di fumo.
“Eccomi.”, disse. Si presentò
seduto, con i gomiti sulle gambe e le mani giunte che toccavano il
mento. Le vesti nere come la pece che risaltavano ancora di più
il grigio dei suoi lunghi capelli.
L'uomo, dunque, a quella
vista si inchinò, e guardando il pavimento, disse: “Venerabile
Smoke, io rappresento il clan Lin Kuei.” “Le tue vesti
me lo rammentano.” osservò perentorio Smoke. “Ho
viaggiato migliaia di chilometri, signore. Porto un messaggio.”
disse l'uomo, sempre immobile nella sua posizione di riverenza. “Un
messaggio? E da chi?” chiese il ninja, inarcando le
sopracciglia, come preso da un presentimento. “Un
messaggio... da parte del mio signore Bi – Han, o
venerabile.” Smoke si mise in piedi con incredibile
velocità, al punto da portarsi dietro una scia di fumo. “Bi
– Han? Cosa è accaduto?” domandò. “Ecco...
è morto, signore.” “Cosa!? Bi – Han,
morto?” l'incredulità dominava il tono del
guerriero. “Sì, o venerabile. È stato ucciso
dal generale Hanzo Hasashi, del clan Shirai Ryu.” Smoke non
riusciva a credere a ciò che ascoltava. Il capo del clan Lin
Kuei, per il quale aveva lavorato molto tempo, al punto di
guadagnarsi la sua amicizia e devozione, ucciso dal capo del clan
rivale, il temuto generale Hasashi. Sub – Zero era dunque stato
sconfitto. La notizia gli bloccò il respiro. La guerra tra i
due clan aveva infine mietuto la vittima più illustre. La
vittima di cui Smoke avrebbe preferito non venire a
sapere.
“Alzati.” ordinò. Il messaggero Lin
Kuei scattò in piedi. “Hasashi ha quindi ottenuto la
sua vendetta, alla fine...” commentò mestamente il
ninja. “Il mio signore si stava dirigendo al suo villaggio,
quando è stato ucciso. Io ero nella scorta. Il generale
Hasashi è piombato fuori dal nulla. Pareva fosse spuntato dal
terreno, ed ha iniziato ad inveire contro il mio sovrano. Egli
continuava a dire di non aver dato alcun ordine di massacrare lo
Shirai Ryu, e che il generale fosse stato ingannato. Hanno iniziato a
combattere, e dopo pochi minuti il mio signore è stato
trafitto a morte.” Il messaggero fece una pausa, per poi
riprendere incalzante: “Poco prima di spirare, il mio
sovrano mi ha chiamato a sé, e mi ha chiesto di venire a
cercare voi, venerabile Smoke, e raccontarvi l'accaduto. Era sicuro
che voi avreste scoperto la verità, e lo avreste
vendicato.” “Comprendo.”, sentenziò
Smoke, “partirò immediatamente. Ti ringrazio per quanto
hai fatto. Parlerò al Lin Kuei affinchè tu venga
adeguatamente ricompensato per i tuoi servigi. Ora ti prego di
lasciare questo posto.” L'uomo fece un nuovo inchino, per
poi prendere congedo.
Smoke stentava ancora a crederci.
Possibile che Sub – Zero fosse stato davvero ucciso? Possibile
che il generale Hasashi si fosse vendicato sul serio? Con grande
dolore nel cuore, alimentato però da uno strano fuoco,
l'enenra decise quindi di esaudire l'ultimo desiderio del suo amico
Bi – Han. La sua mente era ancora intenta a pensare alle parole
del messaggero, mentre apriva la porta della sua casa, ed una folata
di vento gelido fece spegnere le candele accese all'interno. Sub –
Zero era stato ucciso da Hasashi, ma il Lin Kuei continuava a
sostenere che il suo uccisore fosse stato ingannato. Com'era
possibile tutto questo? Eppure era certo che soltanto il clan Lin
Kuei avrebbe potuto sconfiggere l'intero villaggio Shirai Ryu. Cosa
intendeva Bi – Han quando diceva di “scoprire la verità”
? Molte, tante, troppe domande attanagliavano la mente di Smoke, a
cui non restava molto da fare che cercare le risposte di cui
necessitava proprio dal generale Hasashi. Era certo le avrebbe
ottenute. Con le cattive, naturalmente.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** Il ladro ***
Il
ninja caduto: una storia di vendetta
Quando
si mise in viaggio, Smoke aveva una sola cosa in mente: trovare Hanzo
Hasashi e fargliela pagare. Nulla lo avrebbe fermato. Avrebbe
affrontato ogni pericolo pur di mettere le mani sul suo nemico. Erano
giorni che camminava senza sosta, senza nemmeno prendersi un attimo
di tregua. Il tessuto della sua veste iniziava ad essere pesante, ed
il vento freddo che scuoteva i suoi folti capelli grigi lo
schiaffeggiava ripetutamente e violentemente. Il sudore era copioso,
le gambe iniziavano a dolergli, e per la prima volta da giorni, Smoke
desiderava riposarsi. Ricacciando quel desiderio, il ninja decise di
continuare a muoversi, incurante della stanchezza e del dolore che i
suoi muscoli, seppur possenti, gli procuravano. Dopo pochi altri
metri, però, una forza più potente di qualunque altra
lo bloccò, costringendolo ad un rantolo: aveva fame. Il suo
stomaco era stato silenzioso per giorni interi, ma anch'esso, alla
fine, aveva deciso di far sentire la sua voce. Vuoto da tempo
incalcolabile, emetteva dei lamenti tanto forti da costringere uno
come Smoke a fermarsi e cercare cibo. Si trovava in un'immensa
pianura, con solo montagne ed alberi ad assisterlo nel suo viaggio di
vendetta. Nel disperato tentativo di fare qualche altro passo, Smoke
si accorse di una luce. Facendo appello alle sue ultime energie,
tramutò il suo essere in fumo e si avvicinò a quella
luce, sospinto dal vento gelido. Arrivatone nei pressi, riprese forma
umana e fu allora che realizzò. Si trovava davanti ad una
taverna. Se ci fosse stato qualcuno lassù, questo sarebbe
stato il momento migliore per rendere grazie, pensò Smoke,
prima di aprire la porta ed entrare.
“Il fuorilegge”,
lesse. Pensò che si trattasse di un nome abbastanza eloquente,
notando le facce dei clienti. Gente con denti d'oro, marchi sulla
pelle, e soprattutto armati fino ai denti: coltelli, mazze, pugnali,
e qualche freccia furono quelle che notò per prime. Con una
piccola smorfia, il ninja si addentrò nel locale, sedendosi su
uno sgabello in legno accanto al bancone. Guardandosi intorno, ebbe
la possibilità di ammirare meglio il luogo, scorgendo al suo
interno tutti i particolari che rendevano quel posto un'esclusiva per
gente poco raccomandabile. Vari “trofei di caccia” erano
esposti sulle pareti, e per il ninja non fu difficile capire che si
trattava delle teste degli sfortunati viandanti che si erano
imbattuti nel “Fuorilegge”. Con suo piacere, notò
che c'era un buco vuoto. Non gli fu nemmeno difficile capire che
sarebbe stato destinato a lui. Ma lui questi teppistelli se li
mangiava a colazione.
“Salve, amico. Non ti ho mai visto
da queste parti prima d'ora, sei di passaggio?” gli chiese il
barista, un energumeno grasso, sudato, e senza denti. “Direi
di sì.” gli rispose Smoke, fissando il bancone sporco di
birra e altri liquidi, di cui non voleva sapere l'origine. Gli
altri avventori della taverna lo fissavano prolungatamente, attratti
da quel suo aspetto così strano... e dalle ricchezze che
poteva avere con sé. “Come ti chiami, forestiero?”
gli fece il barista, sputacchiando ripetutamente. “Non penso
di interessi sapere il mio nome.” “Ah, fai il
misterioso, eh? Va bene, allora ti chiameremo Argento!” disse
il tenutario, rivolgendosi poi agli alti nella taverna: “Ragazzi,
salutate il nostro nuovo amico, Argento!”
Urla fragorose
di benvenuto si sollevarono al “Fuorilegge” e Smoke
decise di giocare un po' con loro. “Ho fame, amico. Cosa
puoi offrirmi?” “Mangia pure tutto quello che vuoi,
Argento. Tutto quello che vuoi!” “Fanno le persone
gentili, e poi ti fanno fuori per derubarti. Un trucco vecchio come
il mondo”, pensò Smoke mentre divorava un coniglio
arrosto. “Mi tornerà utile approfittarmi di loro.
Gentaglia del genere sarà sicuramente piena di informazioni...
e se sono fortunato, hanno anche quella che serve a me. Mi faccio
dire dov'è Hasashi, e poi tanti saluti.”
[…]
“Cosa
ti porta qui, amico?” domandò un cliente, un ometto
piccolo e maleodorante con due denti d'oro. “Ecco il
momento.” pensò il ninja, prima di rispondere. “Sto
cercando qualcuno.”, disse, tracannando un boccale di
vino. “Qualcuno da uccidere?” chiese il barista,
esplodendo in una fragorosa risata. “Perspicace.”
commentò Smoke, abbozzando un sorriso. “E perchè
vuoi farlo fuori?” “Se te lo dicessi, poi dovrei
uccidere anche te.”
Il silenzio calò nella
taverna. Il tono con cui Smoke aveva proferito quelle parole aveva
zittito tutti gli avventori. Tranne uno. Il tizio con i due denti
d'oro continuò a fissarlo, con un sorriso da ebete stampato in
faccia. Il classico sorriso di chi vuole immischiarsi in faccende più
grandi di lui. Il sorriso che Smoke voleva vedere. “Tu...
quanto conosci la zona?” gli chiese l'enenra. “Io? La
conosco meglio di chiunque altro qui. Conosco questo schifo di posto
come le mie dannate tasche, amico!” gli rispose il
tizio.
Bingo.
“Sai chi è
Hanzo Hasashi?” domandò Smoke, sicuro di aver ottenuto
ciò che cercava, mentre si faceva portare un altro piatto a
base di cacciagione. “Ma certo che so chi è! E so
anche dove si trova, amico.” rispose il tizio, fissando il
ninja dritto negli occhi. “Perfetto. Allora mi farai da
guida, e quando lo avrò trovato, ti ricompenserò.” “Nessun
anticipo?” chiese avidamente lo sdentato, fissando con sguardo
famelico la scarsella di Smoke. “Parleremo del tuo compenso
a cose fatte. Quanto dista da qui il suo nascondiglio?” L'uomo
riflettè un poco, poi esclamò: “Non è
lontano, circa tre o quattro leghe. Ti ci porto, forestiero.” “Bene,
fai strada. Signori.” disse Smoke, alzandosi dallo sgabello e
uscendo, accompagnato dallo sdentato. “Ehi, Argento!”
fece il tenutario. “Cosa c'è?” “Non
vorrai andatene senza pagare il conto, vero?” “Certo
che no.” disse il ninja, lanciando dietro di sé una
moneta d'oro. Alla vista di quella moneta, gli occhi dello
sdentato si illuminarono. Sarebbe diventato ricchissimo, Smoke era
uno che pagava bene.
[…]
La
radura in cui camminavano si trovava all'incirca a tre leghe dalla
taverna. Ormai mancava poco. Il luogo ideale per nascondersi:
tranquillo, praticamente isolato, contornato da alberi, cespugli e
montagne. Per tutto il viaggio, lo sdentato aveva continuato a
chiedere a Smoke il perchè cercasse Hasashi tanto
caparbiamente, e il Lin Kuei lo aveva ignorato, o zittito, o ancora,
gli aveva ordinato di continuare a camminare. Fu così fino
all'imbrunire, quando alla luce del giorno stava iniziando a
sostituirsi il buio della notte. Lo sdentato continuava a girare, ma
di Hasashi nessuna traccia. Fu allora che Smoke intervenne: “Stiamo
girando in tondo da ore. Sei sicuro di sapere dove si trova Hasashi?”
chiese all'uomo.
“Certo, amico! È da questa
parte!” disse lui, facendo qualche altro passo avanti. “Sai,
mi piace molto questa radura. È così vasta, così
silenziosa, e questi alberi poi!”.
Con un guizzo, lo
sdentato mise una mano nella tasca del suo giustacuore.
“Si
dice che il loro legno... sia ottimo per farne casse da
morto!”
Lo
sdentato tirò via la mano dal giustacuore, tirandone fuori un
pugnale. Con uno scatto fulmineo, si voltò e portò un
fendente all'altezza del cuore di Smoke, che restava lì fermo
ed immobile dietro di lui...
“COSA?” urlò
lo sdentato. Il suo colpo era andato a segno. Lo aveva visto. Il suo
pugnale aveva perforato il petto di quel tipo dai capelli grigio
argento. Eppure, questo era lì, davanti a lui, impassibile,
imperturbabile, con le mani in una strana posizione. E... tremava.
Come se fosse aria.
“Sono qui.” Lo sdentato si
voltò di scatto. Gli occhi spalancati, la fronte madida di
sudore ed un brivido lungo la schiena. Il tipo dai capelli grigio
argento era dietro di lui... ma allora il suo pugnale cosa aveva
colpito?
Non ebbe il tempo di finire di porsi la domanda. Con
un calcio, Smoke gli colpì la mano, facendogli volare via il
pugnale, e poi...
“Uha!” le dita di Smoke
penetrarono negli occhi dello sdentato. Il sangue usciva copioso,
macchiando le dita del ninja, ed il viso dell'uomo. Il viso
dell'enenra era contratto in una smorfia, come se si stesse
concentrando, e dalla sua mano fuoriuscì del fumo, che entrò
nel corpo dello sdentato attraverso i fori degli occhi, ormai
cavi. “Ho capito
che volevi fregarmi non appena siamo usciti dalla taverna. Tu non
avevi assolutamente idea di chi fosse Hanzo Hasashi, o di dove fosse.
Eri bravo, ma i tuoi occhi ti hanno tradito. Hai scelto la persona
sbagliata da rapinare.” Sentenziò Smoke, prima di
togliere le dita da ciò che rimaneva degli occhi dello sdentato.
Subito dopo, l'uomo iniziò ad urlare a squarciagola. Non
poteva vedere più nulla, ma si sentiva esplodere. Un calore
tremendo lo assaliva, fino a quando non si sentì più i
piedi. Poi le gambe, poi il busto, ed infine il nulla. Il corpo dello
sdentato si era sciolto, come neve al sole. Di lui restava solo il
suo scheletro martoriato, mentre in bocca risplendevano i denti
d'oro. Smoke gli si avvicinò e glieli strappò via. “Con
questi mi ci comprerò altro cibo. Basta taverne.” disse,
prima di proseguire il suo cammino verso Hanzo Hasashi.
|
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=2758406
|