Questione di cuore.

di tomlincoffee
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** 1. ***
Capitolo 3: *** 2. ***
Capitolo 4: *** 3. ***
Capitolo 5: *** 4. ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***


28 Luglio, Oakland.
 
Gli capitava spesso di viaggiare per lavoro, anzi, è meglio dire che era sempre in trasferta, ma la cosa non gli pesava affatto. Viaggiare non gli costava nulla, perché David Cooper non aveva una famiglia da cui tornare, ed era una scelta accurata, perché con la vita che conduceva sarebbe stata un peso.

Stava tornando dal bar all'angolo e, di solito, dopo aver passato il pomeriggio a parlare, nelle varie conferenze, dei prodotti che vendeva l'azienda per cui lavorava, si concedeva una pausa tra un sorso di whiskey e l'altro.
A trent'anni passati, quasi quaranta, si ritrovava a dover girare tutto il nord America, la maggior parte delle volte senza dover spendere molto. E lui non si lamentava affatto, anzi!
Quando uscì dal bar, in modo brusco, pioveva a dirotto. Non aveva l’ombrello con sé, quindi si limitò a camminare sotto i balconi frettolosamente.
Nello stesso modo in cui uscì dal bar entrò nell’albergo, si avvicinò al bancone della reception e suonò il campanello. L’uomo, voltato di spalle, si girò e gli rivolse un sorriso seguito dalla frase: «La sua camera, signore?»
David, alzando lo sguardo sugli occhi dell’altro, rispose semplicemente: «345, grazie.» Prese le chiavi che gli stava porgendo, ringraziando il personale imitando il medesimo cenno del capo. Si incamminò verso l’ascensore e, dopo esservi entrato, premette stancamente il pulsante del quinto piano, lasciandosi andare contro la parete.

Quando entrò nella suite si rese conto di quanto era estenuato. Posò, senza prestare la minima attenzione, la giacca sul letto e si tolse la cravatta già allentata. Si spogliò del tutto e andò in bagno, dove cominciò a far scaldare l’acqua della doccia, per poi entrare nella cabina e far sì che l’acqua portasse via lo sporco di quella giornata. Uscendo si legò in vita un lungo asciugamano bianco ed uscì dal bagno alla ricerca di qualcosa da indossare per la notte.
Improvvisamente, nella stanza avvertì un forte cambiamento di temperatura, ma non se ne curò molto e accese il riscaldamento. Frugò in valigia i pantaloni di una tuta e una t-shirt, ma mentre era impegnato a tirar fuori dal borsone gli indumenti, sentì di nuovo un brivido salirgli lungo la schiena. Ebbe la sensazione di doversi girare. E così fece.

Si trovò davanti una donna piuttosto pallida, i capelli unti e spettinati le scendevano dritti lungo le spalle, indossava un abito da sposa sgualcito il cui colore originale era andato perduto, sostituito dallo sporco, e in mano portava un mazzo di rose blu ormai morte. Giurò di essere ubriaco e, se non ci avesse creduto, ebbe la sensazione di ritrovarsi ne “La sposa cadavere” di Tim Burton.
Traumatizzato da quella visione, non potè fare a meno di chiedersi da dove arrivava la donna. Fece per chiederglielo, ma le parole gli morirono in gola ancor prima di essere pronunciate perché la sposa, senza alcuno scrupolo, portò la mano all’interno del corpo di David e, con violenza, strappò via il cuore.




Hello, boys!
Ciao! Siamo Sarah e Pia, due esaurite che si conoscono da una vita (in realtà solo pochi anni, ma sembra che ci sopportiamo da molto, molto più tempo).
Abbiamo deciso di unire le nostre passioni - le due cose che ci fanno fangirlare - in questa cosa storia!
Io (Pia) ci ho messo tre ore per capire come fare a pubblicare una storia, siamo anche emozionate, quindi recensite e aiutateci a migliorare. c:
Baci!

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Capitolo 2
*** 1. ***


30 Luglio, San Francisco.
 
I fratelli Winchester si trovavano a San Francisco, dove fecero una pausa per la notte nella solita stanza di un motel trovato lungo l’autostrada.
Sam era già sveglio da un’ora o forse due e, appena alzato, andò a prendere le solite due brioches per i suoi fratelli che ancora dormivano beatamente; come sempre, del resto. Insieme alla colazione prese anche il quotidiano regionale alla ricerca di qualche caso da
risolvere. Ed eccolo lì, in prima pagina, l’articolo che cercava. Dean si alzò dal letto stiracchiandosi e Sam prontamente chiamò la sua attenzione.
«Ehi Dean!»
«Buongiorno Sa
mmy» disse l’altro avvicinandosi al sacchetto contenente la sua colazione, estrasse la brioche e le diede il primo morso.
«Si, ehm, senti qui…»
«No, no, no. Sam, ti prego! Non di prima mattina.»
«Qual è il tuo problema? Sei stato tu a chiedermi di cercare nuovi casi in zona, Dean.»  Disse Sam abbozzando un sorriso. Dean, dal canto suo, rendendosi conto di essere in parte nel torto sbuffò e aggiunse: «Si ma mi sono appena alzato, dammi tregua. Cosa hai trovato?»
Sam trattenne un risolino dovuto da quella piccola vincita, poi spiegò il giornale e lesse a voce alta l’articolo che recitava: «Morte in albergo: David Cooper, si chiamava l’uomo trovato nella camera 345 del hotel “Holiday” a Oakland. La vittima è stata trovata la mattina del 29 luglio dalla donna delle pulizie. L’assassino non ha lasciato tracce.»
«E perché dovremmo occuparcene noi? Cosa ti fa pensare che riguardi i nostri 'amici’?»
«Lasciami finire, Dean. All’uomo è stato strappato il cuore dal petto.»
«Okay, la questione ci riguarda eccome.» confermò il maggiore.
Si alzò dalla sedia ingoiando anche l’ultimo boccone di brioche e continuò: 
«Preparati fratellino, andiamo ad Oakland!»
Poi prese il cuscino sul quale aveva dormito fino a qualche minuto prima e lo tirò addosso alla sorella urlandole: «Sara, ti svegli o no?»
«Hai mai provato a chiedere l’amicizia su Facebook alla delicatezza, Dean?» disse Sara con voce impastata dal sonno.
«Mmm… ora che ci penso no. Ricordami che devo segnarlo nella lista di cose da fare prima dell’Apocalisse. Dai bella addormentata, andiamo a Oakland.»
«Che carino che sei! Un altro caso?»
«Si, ad un uomo è stato strappato via il cuore.» rispose Sam riempiendo il borsone con le loro cose.

 
30 Luglio, San José.
Nel frattempo, altrove, cinque ragazzi si rilassavano prima di ripartire in giro per il mondo.
Gli One Direction, band di ormai successo globale, avevano da poco concluso uno dei tanti concerti del loro tour e si apprestavano a ripartire diretti ad Oakland, un’altra delle tappe.
Zayn si lasciò andare stancamente sulla poltrona girevole del loro bus, bevendo un sorso d’acqua dalla sua bottiglietta, per poi sbuffare.
Liam, intanto, era al computer fissando attentamente lo schermo, ridendo ogni tanto, forse leggendo alcuni tweets delle sue fans o guardando stupidi video, come suo solito.
Harry era sdraiato sul letto superiore di uno dei letti a castello, con un piede a penzoloni, mentre messaggiava con qualcuno.
Louis, invece, si scambiava dei casti baci con la sua fidanzata, Amy, che lo avrebbe accompagnato in tour solo per un paio di settimane.
Ad interrompere il silenzio fu Niall che, dopo aver aperto un pacco di patatine, urlò:
«Odio il silenzio, dite qualcosa!», facendo sobbalzare gli altri per lo spavento.
Zayn si passò la mano sulla testa e con un lamento gli rispose:
«Ma tu non sei stanco?»
Niall scosse la testa e, più entusiasta che mai, disse: «No. Vogliamo giocare alla play?», mettendo su un’adorabile faccia da cucciolo a cui Zayn non seppe dire ‘no’.
Come volevasi dimostrare, il maggiore sbuffò, facendo sorridere Niall che accese la televisione e gli lanciò il joystick. Sarebbe decisamente stato un lungo viaggio.
Gli unici rumori nell’abitacolo erano le dita di Liam che sbattevano sui tasti del computer e il volume della televisione, ogni tanto anche qualche imprecazione da parte di Niall o Zayn.
Ad attirare l’attenzione di tutti fu Liam che urlò:
«Oh mio Dio!», facendo distrarre Niall, così che Zayn segnasse il punto decisivo per vincere la partita.
«Ehi, no! Ero distratto, non vale!» disse Niall, rigirandosi verso Zayn e imbronciandosi.
«Lasciate perdere la partita! Sentite piuttosto cosa ho trovato.»
Anche Louis e Amy si erano staccati e Harry aveva smesso di messaggiare, girandosi su un fianco, con metà corpo quasi fuori dal letto.
I ragazzi incitarono Liam con lo sguardo, che continuò:
«Qui su twitter si parla di un uomo morto ad Oakland, nell’albergo in cui alloggeremo. Il punto è che è una morte inspiegabile, la polizia brancola nel buio. È stato ritrovato nella sua camera senza vita e con un buco nel petto, il cuore non c’era. Non hanno trovato tracce dell’assassino», concluse Liam guardando uno ad uno i suoi amici, che lo fissavano piuttosto sconvolti.
Approfittando del loro momento di panico, Amy si avvicinò, senza farsi vedere, al letto a castello dove era sdraiato Harry, afferrando saldamente e lentamente il suo piede che pendeva fuori dal letto.
Fu un attimo e il ragazzo, terrorizzato, cacciò un urlo che fece scoppiare a ridere gli altri, mentre lui sbiancava dalla paura.

«Ma sei impazzita, Pond?» disse il riccio, riprendendo il suo colore naturale.
Louis, che ancora non aveva biascicato parola, prese il cuscino che aveva dietro alla schiena e lo lanciò contro Harry, o almeno ci provò, ma purtroppo non aveva una buona mira, così colpì in pieno Zayn e Niall impegnati in un’altra partita alla play.

«Eh no, ancora! È la seconda volta che prendo un gol da Zayn. Avete voluto la guerra e guerra avrete!»
Amy, ancora oggi, si chiede come iniziò quel putiferio tra i ragazzi della boy-band, ma ha anche imparato a farsi poche domande con quei cinque ragazzi che non smetteranno mai di strapparle una soave risata.


Goodmorning, Vietnam!

Eccoci qui di nuovo!
Eravamo così contente di aver pubblicato il prologo della storia, che abbiamo deciso di postare subito anche il primo capitolo (anche se poi non ci caga nessuno lol).
Siamo in attesa di sapere cosa pensate della storia, per cui ci farebbe piacere una recensione, seppur piccola.
E grazie a chi ha letto silenziosamente il capitolo precedente!
Bye! c:

 

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Capitolo 3
*** 2. ***


Oakland, 30 luglio.

Tre ragazzi, vestiti da agenti federali, camminavano sperando di non dare troppo nell’occhio, e si dirigevano verso il grande hotel di Oakland: “Holiday”.
«Allora, è qui?
» chiese l’Agente Byron alias Dean Winchester.
«Si.» rispose Sam.
Per i fratelli Winchester ogni volta è la stessa storia, è tipico dei cacciatori assumere una falsa identità, almeno ha i suoi vantaggi. Infatti possono accedere a molte informazioni riguardanti la vittima del caso di cui si occupano e, anche se spesso riscontrano problemi con la legge, è un rischio che devono correre.

«Allora entriamo.» Concluse con determinazione la più piccola.
I tre entrarono e chiesero di salire al piano della stanza dove l’uomo era stato ucciso.

«Wow, qui gli affari vanno alla grande, nessuno si preoccupa di nulla. Le persone non smettono mai di stupirmi!» Disse Sara con profonda curiosità.
«E la cosa non ti sembra strana?» le chiese Sam premendo il tasto del quinto piano.
«Che vuoi dire Sammy?» chiese la ragazzina.
«Dico solo che la cosa è strana. Come se le persone se lo aspettassero.» Sam dovette concludere la spiegazione trovandosi davanti ad uno degli agenti di Oakland.
«Salve siamo gli agenti federali Walker, Finnigan e Mills» disse Sam mostrando il falso distintivo imitato dai suoi fratelli. «Agenti federali? Come mai da queste parti?» Chiese l’uomo dai grossi baffi.
«Eravamo di passaggio e siamo venuti a conoscenza dell’accaduto, così abbiamo pensato che vi avrebbe fatto piacere ricevere una mano, dato che ancora non avete trovato tracce dell’assassino» rispose prontamente Dean.
«Non ne abbiamo trovate perché non ce ne sono» disse lo sceriffo sentendosi offeso dal ragazzo biondo, poi continuò: «Agente Smith, comunque.»
«Molto piacere. Senta, agente, non c’era una telecamera di sicurezza nella stanza?» chiese Sara.
«Si, ma è stata manomessa e non siamo riusciti ad avere nessun filmato.
»
«Possiamo entrare a dare un’occhiata?» chiese ancora la più giovane.
«Certo, entrate pure.» Sara sorrise all’uomo e seguita da Dean entrò nell’abitacolo, mentre Sam continuò a parlare con l’agente Smith.
La stanza era vuota, per terra si potevano vedere ancora chiaramente le tracce di sangue della vittima. Ogni cosa era al suo posto e sul letto c’erano i vestiti di David. Sara estrasse dalla sua borsa l’EMF e lo accese, l’aggeggio iniziò a suonare, segno che in quella stanza c’è o c’era stato uno spirito.
Dal canto suo, Sam, venne a conoscenza di una leggenda legata a quella camera, la donna che vi alloggiava era stata abbandonata all’altare, così si tolse la vita e il suo spirito, ora, uccide chiunque, in amore, faccia soffrire – o abbia fatto soffrire - il partner.

I ragazzi non avevano alcun dubbio su quale forza soprannaturale stessero cacciando.



Heeello!
Ops! Scusate il ritardo!
Questo capitolo è un po' corto, ma qui i Winchester capiscono con cosa hanno a che fare, il prossimo sarà più lungo! Lasciate una recensione piccola piccola (dai, dai).
Fateci sapere se è interessante, cosa dovremmo cambiare, se vi piace così com'è o se vi fa schifo e basta lol
Grazie a tutti quelli che continuano a leggere!

 

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Capitolo 4
*** 3. ***


Buona sera, gente! Ecco il capitolo nuovo. Ci farebbe davvero davvero piacere sapere cosa ne pensate della storia, se vi intriga oppure no, però grazie a chi continua a leggere e a chi ha lasciato la storia tra le preferite! 
In realtà avrei una cosa da dire uhuh: come avrete notato la storia è HET, cioè una storia etero, perché quando io e Sarah iniziammo a scriverla ero una persona molto normale, però poi con il tempo ho iniziato a fangirlare per shippare i Larry (obvs), che ew, sono l'amore! E quindi niente, dovevo dirlo perché mi sento in colpa nei confronti di Louis e Harry ahahaha (non vi ho abbandonati!)
Okay, ho finito. Leggete e se vi va, lasciate una recensione... se non vi va, lasciatela lo stesso eheh.
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Il grande tourbus rosso si era appena fermato all’entrata dell’hotel, quando un’onda di fan impazzite, perlopiù ragazzine dai dodici ai sedici anni, aveva iniziato ad agitarsi e ad occupare l’ingresso, quasi rischiando di soffocare i poveri ragazzi, che nonostante fossero protetti dalle loro guardie del corpo, cercavano di accontentare il più possibile le ragazze.
Amy ci stava facendo l’abitudine; nonostante fossero un po’ esagerate, le faceva piacere vedere quanto amore e supporto ricevevano quei ragazzi, d’altronde lo meritavano.
Restarono giusto un paio di minuti, il tempo di salutare la maggior parte delle loro sostenitrici, poi decisero di andare a riposare; avevano tutta la serata libera, ma il giorno dopo ricominciavano le prove per lo show e le riprese per il nuovo video.

Stavano aspettando da ben cinque minuti di fronte all’ascensore poichè, per ragioni a loro sconosciute, erano stati sistemati in camere diverse da quelle prenotate.
Impazienti, i sei ragazzi curiosavano un po’ intorno, vagando con lo sguardo e cercando qualcosa da fare, quando all’improvviso udirono un ding e le porte automatiche dell’ascensore si aprirono rivelando due uomini e una donna.

“Si, Sam, lo so anche io che dobbiamo andare a controllare--”
Dean lasciò il discorso in sospeso vedendo dei ragazzi fermi ad aspettare l’ascensore, li squadrò involontariamente prima di rivolgere un’occhiata verso i due fratelli, allentò l’odiosa cravatta e, abbozzando un sorriso ai ragazzi, uscì dalla cabina dell’ascensore seguito a ruota da Sam e Sara.

“Sono agenti dell’FBI, Zayn, sono qui per quella cosa che ho letto su internet!” disse uno di loro sottovoce, ma Sara riuscì ugualmente a sentirlo e senza preoccuparsi di quello che avrebbero pensato, si voltò per dare un ultimo sguardo ai ragazzi, vedendoli giusto in tempo prima che le porte dell’ascensore si chiudessero.
Si fermò ancora un attimo a raccogliere i suoi pensieri, quanto basta affinché il fratello la chiamasse a gran voce. Lei si girò verso l’uscita e noncurante del saluto del hall porter raggiunse Dean e Sam.

“È uno spirito, Sam. Dovevi vedere l’EMF come era impazzito, non è vero, Sara?”
“Eh? Oh si, è vero.” rispose abbozzando un sorriso timido.
“Hey? Terra chiama Sara? Ma ci sei? O stai pensando a quei ragazzi, erano carini no?” disse Dean mettendo la più piccola in una lieve situazione di imbarazzo.
“Beh.. io non ci ho fatto caso.” affermò l’altra.
Ed era vero, lei non aveva davvero fatto caso a quei ragazzi, non in quel senso, almeno.
“Quindi stiamo parlando di una donna in bianco, come quella che affrontammo a Jericho, dico bene?”
“Si, esatto signorinella e vediamo se sai anche dove andremo adesso?” continuò Dean.
“A fare lunghe e noiose ricerche?” rispose la ragazza.
“No, sbagliato milady. A pranzo da Biggerson.” Finì la conversazione il maggiore aprendo la portiera del guidatore della sua piccola.
“Mi piace come idea, e … Sammy?”
Sam si girò verso di lei con sguardo interrogativo, ma non proferì parola. “Sto io davanti stavolta.” Aggiunse, e con l’atteggiamento di chi ha appena conquistato un trofeo, si sedette nel meritato “posto davanti” sotto lo sguardo di un divertito Sam.

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Capitolo 5
*** 4. ***


Oakland, 31 Luglio
 
Erano appena tornati dal “Oracle Arena” dove avevano provato, fino allo sfinimento, per l’ennesimo concerto del Take Me Home Tour che si sarebbe tenuto quella sera stessa. Non stavano più nella pelle. Era incredibile fin dove fossero arrivati. E chi se lo aspettava? Se si guardavano indietro, se ritornavano indietro nel tempo, non avrebbero mai detto che cinque ragazzini sarebbero riusciti a sfondare nel mondo nella musica, diventando così famosi. E per quanto ormai ci fossero abituati, prima di ogni concerto avevano sempre la stessa ansia dovuta alle solite paranoie: “E se sbaglio una nota? E se non ricordo le parole? E se le deludiamo?”.

Avevano tutto il pomeriggio per riposarsi e per svagare un po’ la mente, prima di ripartire alla volta dell’Arena e realizzare i sogni di altre fans.
La sera prima c’erano stati dei problemi con le loro suit e i programmi erano cambiati. A causa dell’omicidio avvenuto giorni prima, un intero piano dell’hotel era stato chiuso per le indagini, quindi le disposizioni delle loro camere erano cambiate. Questa volta, invece di avere ognuno di loro una singola camera, Louis, Niall e Zayn avevano la suit più grande, dove si riunivano tutti, mentre Liam e Harry avevano quella di fronte, dove andavano giusto per cambiarsi e per dormire.
Liam stava programmando di andare a fare una doccia, Zayn si era fiondato a testa in giù sull’enorme divano di pelle al centro della suite, mentre gli altri semplicemente si stiracchiavano e si spaparanzavano da qualche parte in rigoroso silenzio, godendosi quei pochi e rari momenti di tranquillità.
Improvvisamente Paul, il loro fidato bodyguard, irruppe nella stanza con fare un po’ allarmato, spezzando quella piacevole atmosfera.
“Ci sono gli agenti dell’FBI per delle domande di routine,” disse con il fiatone, “ma noi siamo appena arrivati, quindi non abbiamo problemi. Mi raccomando, restate in camera e non fatevi coinvolgere!” Aggiunse, guardandoli uno ad uno, poi uscì.
Invece aveva decisamente risvegliato la loro curiosità, altro che “riposare”.
“Non so voi, ma io voglio sapere cosa succede!” Disse Amy, con il suo solito fare avventuriero, che in passato aveva causato non pochi problemi al povero Louis, che appunto sbuffò.
Gli altri invece annuirono e, uno alla volta, uscirono dalla suite, che per fortuna, almeno quella volta, non era sorvegliata da uno degli omoni che doveva “tenerli al sicuro”.
Una volta Niall chiese ingenuamente “Cosa mai potrebbero farci, le fan?”, poi si erano ritrovati delle fan urlanti nel corridoio, oppure nascoste, che li filmavano mentre rientravano ubriachi fradici dopo una serata di svago. “Come non detto.”
Vagarono un po’ per l’hotel cercando di orientarsi, prendendo le scale invece dell’ascensore per non farsi scoprire da Paul, come suggerito da Amy, che era a capo della “missione”. Dopo alcuni spintoni di Niall e un paio di “ssh” di Zayn, arrivarono nel fatidico corridoio dove vi era la scena del crimine.


Il pranzo dei fratelli Winchester non fu silenzioso quella volta.
Infatti, mentre Dean assaporava il suo doppio cheeseburger con cipolla, Sam era intento a ricordare loro della sposa di Jericho.
“È proprio come vi dico io.” Insisteva Sam tra un boccone e l’altro della sua insalata salutare.
“Nessuno sta dicendo il contrario, Sam.” Ammise Sara, presa anche lei dal suo hamburger.
“Non è questo il punto. Ve la ricordate la leggenda? Io si, non dimentico nulla.” Prese una pausa per raccogliere le idee, nello stesso tempo Dean alzò gli occhi al cielo, sapendo quello che Sam stesse per dire.
“In tutta l’America ci sono alcune donne vestite di bianco, dette anche donne in bianco o donne piangenti. Questi fantasmi condividono tutti la stessa storia: quando erano in vita, i loro mariti furono infedeli e per una temporanea infermità mentale, le donne assassinarono i loro figli e quando si resero conto di quello che avevano fatto, si tolsero la vita, così i loro spiriti sono maledetti e di solito vagano per strade secondarie e se trovano un uomo infedele lo uccidono senza pietà, e il suo corpo svanisce nel nulla.” Recitò queste frasi come fossero una poesia imparata a scuola.
“Le cose non combaciano.” Disse la più piccola finito il racconto del fratello. “Le donne in bianco sono madri che hanno ucciso i figli, da quel che mi risulta, la leggenda del luogo non parla di bambini morti, ma solo di una donna che è stata abbandonata all’altare, tradita dall’uomo della sua vita.”
“Come sei romantica!” La prese in giro Dean dopo aver ingoiato l’ultimo boccone del panino, poi bevve un sorso della sua Coca Cola e annunciò la sua decisione: “Le leggende cambiano da un luogo all’altro, non mi stupisce il fatto che siano differenti. Ad ogni modo, abbiamo a che fare con uno spirito vendicatore, nulla di difficile. Fantastico, no?”
“Torniamo in hotel e indaghiamo meglio su questa leggenda.”
“Dovremmo chiedere all’uomo di prima se sa qualcosa in più, ma nel frattempo dobbiamo sostenere il titolo di FBI, qualcuno dovrà fare le solite domande di routine.” Sam guardò i fratelli. Fu un attimo che lui e Dean dissero all’unisono “Io no!” Sara fece per seguirli a ruota, ma parlò in ritardo “Io n... Oh, diamine! Perché sempre a me toccano le cose noiose?”
“Dai, su con la vita, piccoletta!” Disse Dean alzandosi per andare a pagare il conto “Non possiamo sempre fare tutto io e Sam, no?” Continuò sotto lo sguardo divertito di Sam e quello imbronciato di Sara.


I tre si ritrovarono un’altra volta nella hall dell’hotel. Dean e Sam chiesero apertamente di poter parlare con l’uomo di quella stessa mattina, che si scoprì chiamarsi Andrew Barnes; Sara, come d’accordo, andò a fare delle stupide domande da agente federale.
Bussò a quante più porte potè e a tutti chiese le solite cose: “Conoscevate David Cooper?” “Aveva nemici?” “A che ora era rientrato in hotel?” “Era spaventato?”
Chiuse l’ennesima porta alle sue spalle, si voltò per proseguire verso la stanza di fronte, quando vide i ragazzi incrociati quella mattina, andare ad origliare qualcosa. In quell’istante, il compito affidatole dai fratelli perse tutta la sua poca importanza e si diresse verso quelle sei persone.
“Io so chi siete!” Disse alle loro spalle, provocando un grido di spavento da parte di qualcuno di loro, facendo sussultare qualcun altro.


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Buonasera, pipol!
Che ne dite del capitolo? E della storia in generale?
Dai, fateci sapere qualcosa!
Grazie a chi ha recensito, a chi ha messo tra le preferite/ricordate/seguite, ew. c:
Speriamo che la storia vi piaccia e che continuiate a leggerla. :)

Buonanotte! 

 

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