Seguendo il sentiero di Sekmet

di ambra_chiara
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** come tutto è incominciato ***
Capitolo 2: *** morte ***
Capitolo 3: *** Sei pazza ***
Capitolo 4: *** ok... sono rassegnata, si parte... ***
Capitolo 5: *** Ambra sclera ***
Capitolo 6: *** Da Osiride ***
Capitolo 7: *** Chi ti ha scelto come corpo ospite? ***
Capitolo 8: *** Tu sei il mare ***
Capitolo 9: *** la vera leonessa ***
Capitolo 10: *** Bello spettacolo ***
Capitolo 11: *** Una bella chiacchierata ***
Capitolo 12: *** Nessuno porta la gonna meglio di lui ***
Capitolo 13: *** Mi fido di te ***
Capitolo 14: *** Un bel serpentello ***
Capitolo 15: *** Un classico ***
Capitolo 16: *** Tanti auguri, ecco un bel regalo ***
Capitolo 17: *** Adora l'albicocca ***
Capitolo 18: *** Tra rose e pancake ***
Capitolo 19: *** Ho paura di cadere ***
Capitolo 20: *** Quando si fuma troppo papiro... ***
Capitolo 21: *** è la pazzia fatta persona ***
Capitolo 22: *** Che spavento! ***
Capitolo 23: *** Luce ***
Capitolo 24: *** Dolore ***
Capitolo 25: *** Una bella sorpresa ***
Capitolo 26: *** Tanti auguri! ***
Capitolo 27: *** La fine? ***



Capitolo 1
*** come tutto è incominciato ***


Ciao a tutti! Mi chiamo Ambra e sono una discendente dei faraoni di tredici anni, nello specifico di Cleopatra che non brillava di intelligenza, con me alla Brooklyn House c’è anche mio fratello Jo di undici anni e la mia migliore amica Ginevra della mia stessa età, quest’ultima segue il cammino di Anubi (e non solo perché è uno gnocco da paura) e mio fratello il sentiero di Horus e vi assicuro non è ai livelli ci Carter  perché ne fa di disastri!
E io? Bè, seguo il sentiero di Sekmet e nello specifico mi sono specializzata in magie sanguigne, ovvero il controllo del sangue, perché? Perché io svengo alla vista del sangue (la prima volta che ho avuto il ciclo sono svenuta! Ma questa è un’altra storia!) e per questo ne sono attratta, ora controllo il sangue di qualsiasi specie, umano, divino, dei mostri, ma essendo diversi tipi di sangue servono diverse magie.
Iniziamo dal principio, stavo leggendo un libro il biblioteca, non avevo deciso ancora che sentiero scegliere, è solo grazie a Carter che mi è venuta l’idea di Sekmet e del sangue.
In libreria non c’era anima viva, soprattutto perché tutti erano andati a vedere mio fratello che giocava a basket con Khufu e Walt, io non ne ero poi interessata così tanto… l’avevo visto un centinaio di volte giocare e sapevo che era un mito.
“Ehi, tuo fratello è bravo a basket” era il mio ‘prof’  Carter
“Già, lo so, per questo non mi sono interessata poi così tanto a vederlo”
“Che leggi?” si sedette davanti a me nel tavolo situato in mezzo alla biblioteca
“Libri, nessuno in particolare, è per decidere che cammino seguire…”
“Ginevra ha seguito quello di Anubi e Jo quello di Horus”
“lo so, ma io… insomma, non ho una passione per i morti come Ginny, e non sono brava a utilizzare le armi come Jo, adoro scrivere e leggere ma non voglio seguire il sentiero di Toth, quindi…”
“E le tue debolezze?” questa domanda mi colpì come uno stiletto
“Sangue…” in quel momento mi venne in mente la leggenda del primo braccio destro di Ra, Sekmet “Io svengo alla vista del sangue, però lo ammiro… insomma è difficile da spiegare, sai quando di una cosa hai talmente tanto il terrore che la ammiri?” lui annuì, forse stava pensando a tutt’altro perché sembrava assorto nei suoi pensieri, forse pensava a Ziah però non importava, mi aveva fatto venire un’idea grandiosa!
“Bè, io seguirò il sentiero di Sekmet, mi specializzerò nei poteri sanguigni, certo non sono ben vista già perché sono discendente di Cleopatra e non sono simpatica come Jo, questo non mi renderà certamente popolare però mi sembra il sentiero più adeguato a me! Grazie Carter!”
“Di nulla, è stato un piacere, però sappi… è difficile il potere sanguigno, molto…”
“Pace, a me piace studiare!” presi la pila di libri che stavo consultando e la misi al loro posto per poi prendere un altro libro sui potere del sangue.
Era quasi più grande di me (non che fosse difficile perché sono abbastanza bassa!) e quindi quando lo posai sul tavolo fece un grande tonfo.
“Ti serve una mano?” chiese
“Perché non sei a guardare mio fratello?” domandai invece io
“perché mi inviterebbe a giocare, io non potrei dire di no e quindi farei la figura dell’idiota” ridacchiai per poi rialzarmi e prendere un altro volume, meno grande del precedente, prima di avviarmi ancora sul tavolo mi soffermai davanti a uno specchio, non avevo niente di Cleopatra, ero bionda con la pelle leggermente abbronzata e due enormi occhi marroni, sono italiana e quindi la parte italiana di me prevaleva rispetto a quella egizia.
Poi corsi a poggiare il libro, lessi la prima pagina, il primo incantesimo sanguigno e il più facile, controllare il sangue mortale e solo in piccole quantità.
Lessi come si faceva e alzai lo sguardo, Carter mi stava osservando e leggendo la prima pagina praticamente contemporaneamente.
“Non crederai mica di fare esperimenti su di me vero?”
“Bè… non sarebbe male…” feci un sorriso innocente e lui si alzò
“Forza, fai quel che devi, ma sappi… ti crollerà subito l’energia, come primo incantesimo è duro…”
“Non è il primo, comunque…” distesi la mano in avanti e eseguì quello che indicava il libro, mormorai in egizio la parola sangue, il geroglifico rosso comparve per terra e sentì dubito le forze cedermi, alzai il braccio e quello di Carter fece lo stesso
“Wow! È inquietante ma continua così, brava!” dopo cinque secondi neanche, caddi in ginocchio con il fiatone e piena di sudore, annaspavo in cerca d’aria
“Ehi, tutto a posto?” il mago mi si avvicinò e mi posò una mano sulla spalla, io ancora che cercavo di riprendermi
“Si, solo… sono… stanca…”
“calma, sei stata bravissima, il braccio non me lo sentivo più” sorrisi debolmente per poi sdraiarmi sul pavimento freddo, avete presente quando avete appena corso la maratona poi giocate una partita di calcio e poi vi fate una corsetta per l’isolato? Ecco, io mi sentivo così e in più la testa mi girava come una trottola, non c’era da sorprendersi se volevo dormire,
“Posso andare in camera mia? Vorrei riposare un po’, sono esonerata dalle lezioni prof?”
Dissi chiudendo gli occhi
“Si, va bene, sei bianca come un fantasma, forza, riesci a camminare? Ti porto in infermeria”
“No, camera mia… devo leggere di Sekmet, posso portarmi il libro?” annuì e mi fece mettere un braccio intorno al suo collo
“Ehi Carter! Jo ha stracciato Khufu e altri tre ragazzi!” disse Sadie “Am! Cosa è successo?”
“Ha deciso il suo sentiero, quello di Sekmet, poteri sanguigni… non aggiungo altro!” spiegò Carter mentre io la salutavo con un gesto della mano
“Cavolo! Ma neanche io riesco a fare quei poteri! Ci sei riuscita?”
“Si, mi ha sollevato un braccio, è stata bravissima, vai a chiamare Ginevra, ti terrà compagnia no?” annuì e il mio prof mi portò a letto, mi sdraiai e aprì la prima pagina del libro mentre carter aspettava che arrivasse Ginny, stava osservando la mia intera biblioteca di libri fantasy
“Ami leggere giusto?”
“Si, fin da piccola…” ho portato una valigia solo per contenere i miei libri, non vi dico altro!
“Si vede… anche a Ginevra?”
“Si…” è stata una coincidenza il fatto che la mia migliore amica fosse anche lei una discendente di faraoni, ma la cosa mi ha fatto contenta, entrambe eravamo (e siamo) abbastanza associali, lei più di me.
“Eccomi! Sono arrivata il prima possibile! Grazie carter, Jo continua a chiedere che fine hai fatto, vuole sfidarti” comparve sulla porta una ragazza alta e con i capelli lunghi e biondi, gli occhi erano la parte che notavi di più, azzurro intenso… era quella pazzoide di Ginny!
“Vedo che vuole mettermi in imbarazzo… mi vendicherò con la magia, ora scusate ma devo andare a nascondermi!” e Carter se ne andò.
“Bene, raccontami tutto… esci con il prof? Ambra, è una cosa non giusta!” scherzò quella pazza
“Certo, certo… e Ziah chi è?”
“è lontana…” rispose lei sedendosi sul letto accanto a me
“Antipatica…  e ruba Anubi a Sadie”
“Ehi! Io seguo solo il suo sentiero… comunque come è andata?” le raccontai tutto, di come poi sono quasi svenuta
“Davvero? Ma lo sai che neanche i più grandi maghi intraprendono questo sentiero? È da pazzi! A no, aspetta… lo sei! Quindi è perfetto per te, Sekmet è? La dea leonessa, è una vera forza! Io ero indecisa tra Anubi e Horus ma poi ho pensato che trasformarmi in un mezzo pollo non sarebbe stato un gran che, meglio mezzo sciacallo!” sapevo che stava scherzando, lei aveva seguito il sentiero di Anubi perché sua madre era morta, voleva cercare un modo per farla resuscitare, e inoltre a lei interessano molto le pratiche di sepoltura egizie, insomma per lei non era stato difficile scegliere, neanche per mio fratello Jo non era stato un problema, anzi… appena saputo di tutto aveva già detto:
“Io il sentiero di Horus! Il sentiero di Horus!” e capivo perché, lui aveva nel sangue il combattimento, gli davi in mano una forchetta e ti poteva ammazzare un esercito, per quanto avesse solo undici anni si vedeva già che era uno sportivo e non avrebbe avuto difficoltà in alcuno sport, aveva i capelli riccioluti biondi e la pelle scura perché appena vedeva il sole si scuriva di botto,  e la parte più strana in lui erano gli occhi, uno marrone chiaro e l’altro marrone scuro.
Quando Carter ha saputo che avrebbe seguito il sentiero di Horus lui è stato più che contento perché vedeva quel che vedevo io, un futuro combattente.
“Ambra! Ma che cavolo hai combinato, poteri sanguigni?!” e quando si parla del diavolo spuntano le corna! Eccolo lì, sulla soglia della porta tutto sudato
“Si, non prendermi più in giro fratellino perché vedi che ti faccio fare quello che voglio io con i miei poteri!”
“Ok… ma stai bene? Spero di si perché se no chi lo spiega a mamma che sei morta?” gli lanciai il cuscino
“Si, stai bene” dissero all’unisono Ginevra e Jo
“Mi sono ripresa in fretta, il lato positivo di essere me!" risposi saltando via dal letto e perdendo colore ancora e di botto.
"Rimani qua malaticcia! io mi sono presa il giorno libero per assisterti... Jo non so" disse Ginevra
"Io no, mi dispiace ma sono indietro rispetto agli altri"
"Non è vero, stai mentendo" dissi sdraiandomi con l'aiuto della mia amica
"Già, bella la scusa vero?" chiese prendendo un libro dalla mia libreria "Me lo presti questo?"
"Prendi..." risposi tranquilla e chiudendo le palpebre, per farmele aprire Ginevra mi rifilò un pugno
"Rimani sveglia! E se muori?!"  disse Ginny e passammo la mattinata a chiacchierare e al pomeriggio… bè, al prossimo capitolo!

 

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Capitolo 2
*** morte ***


POV. GINEVRA
 
Quel pomeriggio andai in biblioteca, non c’era anima viva perché ogni studente era andato a far lezione, perfino Ambra non era riuscita a restare a letto perché sovraeccitata alla scoperta del suo sentiero ideale.
Io mi ero presa invece il pomeriggio libero per leggere qualche testo sulla morte, soprattutto di Anubi, magari trovavo qualche incantesimo per resuscitare mia madre.
Presi un tomo di novecento pagine, lo sfogliai con cura ma nulla, lo stesso avvenne in numerosi altri libri, il risultato era sempre lo stesso, ovvero nullo… sembrava che quell’incantesimo non esistesse e fosse solo un’utopia finché uno strano scintillio attirò la mia attenzione, proveniva da un angolo della biblioteca dimenticato da tutto e da tutti, c’era una piccola finestrella da cui filtrava una flebile luce che si infrangeva sul sigillo d’orato di un libro, lo presi e lo posai sul tavolo leggendo le parole sul sigillo…
-Il nome della tua morte- la mia morte? Cosa voleva dire? Intendeva dire che forse dovevo dire come sarei morta? E che ne sapevo io? Provai a pronunciare il mio nome, il nome di Anubi, Osiride, Morte … pensai anche agli altri dei della mitologia, Plutone, Caronte, Ade… niente!
“La mia morte… la mia morte… che vuol dire?!” battevo freneticamente il piede per terra osservando quel libro dal sigillo così prezioso adornato di pietre che parevano rubini e lapislazzuli.
“forse…” premetti l’opale nel centro del sigillo e pronunciai il nome di mia madre, con un sonoro Click il libro si aprì rivelando al suo interno pagine bianche come il latte e incantesimo antichi, trovai quasi subito quello che cercavo.
“Combattere la morte! Ginevra sei un mito! Non so come ti sia venuta in mente questa idea ma ha funzionato!” iniziai a saltellare contenta e sorridente come una bambina che aveva appena ricevuto il suo giocattolo.
“Ok, non sclerare, sei stata brava fino ad adesso, ora l’incantesimo!” presi la bacchetta e il bastone, feci tutto ciò richiesto dal libro, tracciai con un gesso un cerchio e io mi mesi a gambe incrociate in mezzo, pronunciai le parole giuste e un onda d’urto fuoriuscì dalle mie parole, erano talmente potenti che quasi feci una capriola all’indietro, erano color viola e nere e si disperdevano come onde nel mare.
“Mamma… ti prego” dissi ma non apparve lo spettro di mia mamma, ma ne apparvero altri, da antichi romani e persiani combattenti a morti dei giorni nostri, poi una scossa di freddo mi fece rabbrividire, partiva dalla schiena e si espandeva per tutto il corpo, volevo urlare ma non potevo, la mia bocca era serrata e non fuoriuscivano parole.
“GINEVRA!” una voce distante mi riscosse dai miei pensieri.
“Ambra” dissi vedendola, mi stava tenendo per le spalle
“Tutto a posto?” mi abbracciò, dietro di lei c’era Sadie che guardava il pavimento con uno sguardo disperato dicendo:
“Non è possibile…” Ambra sembrò non notarla e disse stringendomi:
“Ginny, mi hai fatto prendere uno spavento, ho sentito l’onda d’urto e sapevo che proveniva dalla biblioteca e tu eri qui! Mi sono preoccupata!” gli spiriti erano spariti, ma mi sentivo comunque strana
“Sto bene…” avevo però le lacrime agli occhi, cosa era successo? Mi strinsi forte nella mia amica e nascosi il viso nella sua spalla, stavo piangendo come una fontana ma perché? Sentivo la disperazione montarmi dentro, come di miliardi e miliardi di persone, e io non potevo farci niente.
“Sadie cosa le è successo?” chiese Am preoccupandosi tanto, ci credo non mi aveva mai visto piangere! Io non sono una che piange, sono cinica e fredda, ho imparato a essere così dalla morte di mia mamma ma in quel momento sembravo un’altra persona, così fragile e debole.
“Ha fatto un incantesimo, ora può capire se muore una persona nell’arco di chilometri, sta piangendo perché adesso sente la disperazione degli spiriti… le passerà presto, Ginny, vuoi qualcosa da bere?” mi mise una mano sulla spalla, io scossi la testa ma Ambra non mi ascoltava
“Magari una cioccolata calda, già che ci sei potresti farne una anche a me?”
“Certo… corro subito, tu intanto Am portala in infermeria” e Sadie corse via, solo allora notai che c’era anche Carter, era rimasto in disparte per tutto quel tempo, stava fissando il libro da cui avevo preso l’incantesimo.
Ambra e Carter mi presero di peso un braccio per uno, poggiai la testa sulla spalla della mia amica e lei mi sussurrò:
“Andrà tutto bene, anzi, va tutto bene”  prima di sentirmi le guance andare a fuoco e vedere tutto nero.
 

 
 

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Capitolo 3
*** Sei pazza ***


POV. AMBRA
 
Volevo che la prima cosa che vedesse Ginevra al suo risveglio fosse il mio adorabile faccino con il mio pacco di brioche appena sfornate, invece la prima cosa che vide fu la mia faccia addormentata che perdeva bava e nel pacco di brioche alcune le avevo mangiate io!
Ero seduta su una sedia e la testa sopra al letto di Ginny, fortuna vuole che quando sono nervosa ho il sonno leggero, infatti con un piccolo gemito da parte della mia amica ero vigile e sveglia con la bocca sporca di briciole e cioccolato.
“Ciao Am, scusa se ti ho svegliato” disse con un fil di voce
“Ma ti pare? Se hai fame ci sono rimaste due brioche, una alla crema e l’altra alla marmellata” risposi pulendomi la bocca nella mia maglietta di lino scarlatto.
“No grazie, cosa è successo?”
“è successo che sei stata un’idiota, hai sbagliato incantesimo” le risposi secca notando che era ancora pallida in volto e per quanto fosse sotto alle coperte del letto dell’infermeria tremava.
“oh, con quali conseguenze?”
“Puoi capire quando muore una persona nell’arco di sette chilometri, ti viene come una sensazione di freddo, poi tutto sarà più piacevole e sentirai una sensazione di caldo tiepido nello stomaco” le riassunsi bene io, ci avevano ragionato per un pomeriggio Carter e Sadie. Da quanto tempo la nostra amica era KO? Ben tre giorni! E io ero rimasta sempre con lei!
“No! No, no e no! Non è possibile! Non posso aver sbagliato incantesimo! Mia madre è qui vero?” mi chiese implorante prendendomi la mano in una morsa debole
“Ginny, mi dispiace… non ci sei riuscita…” le dissi mortificata, quasi lei scoppiò a piangere, non la vedevo così da quando era morta, sua mamma.
La capivo, era arrivata così vicina dal resuscitarla eppure senza risultati, doveva sentirsi uno straccio.
L’abbracciai e le dissi:
“Ma tu non eri Ginevra Pavesi? Ragazza cinica e fredda di natura che potrebbe morire e non verserebbe neanche una lacrima?” tirò su col naso e si staccò da me, non aveva pianto, ma c’era andata molto vicina.
“hai ragione… allora, da quanto tempo sei qui?”
“Tre giorni, ovvero quando sei svenuta…”
“Si sente… quand’è stata l’ultima volta che ti sei fatta una doccia?” chiese sarcastica, le diedi una gomitata amichevole dicendole:
“Potevo dare il cambio a mio fratello, ma se ti svegliavi durante il suo turno a vedere la sua faccia come prima cosa saresti svenuta di nuovo!” lei ridacchiò
“vado ad avvisare Carter e Sadie, non fare nulla di stupido durante la mia assenza, è chiaro?”
“Aspetta che vado a buttarmi sotto a un treno!” mi rispose mentre io mi alzavo e mi dirigevo verso la stanza di Sadie, era mattina, le sette e mezza, erano tutti svegli ma nessuno era in sala.
Bussai e lei aprì subito, era spettinata e trasandata ma non ci badai molto:
“Ginny si è svegliata” dissi solamente con un sorrisone
“Perfetto! Come sta?”
“bene, vai tu a chiamare Carter o vado io?” chiesi
“vai tu, io vado a salutare Ginevra” disse Sadie prendendo una spazzala e pettinandosi i capelli durante il tragitto.
Andai alla camera di Carter, bussai e lui chiese chi ero.
“Ambra” e da li si sentì un frastuono di oggetti che cadevano “Tutto a posto? Se vuoi passo dopo…”
“No, è che sono in pigiama”
“Potevo vivere anche senza questa informazione” dissi “Comunque Ginevra si è svegliata, quando sei presentabile vieni, ma aspetta… quella non è Ziah?!” e li il frastuono si amplificò e un Carter disordinato e con la maglietta storta comparve alla soglia
“Dove?!” quando si accorse che stavo mentendo mi guardò male e io scoppiai a ridere
“Scusa, ma dovevo farlo!” dissi ridendo come una matta e andando in infermeria.
 
“Cosa è successo?” mi chiese Sadie fuori dall’infermeria
“Ho fatto uno scherzo a tuo fratello, gli ho detto che c’era Ziah e lui è scattato come una furia!” ridemmo insieme per un po’ e poi chiesi:
“Perché sei qua fuori?”
“perché Jaz voleva farle un paio di analisi… non ho capito bene” disse Sadie “Vai nella tua stanza, sembri uno straccio…”
“No, sto benissimo!” dalla soglia comparve Ginevra con Jaz
“Ok, meglio se non fai nessuna magia per un giorno…” disse ma poi io la bloccai:
“Può essere soggetta a magie?” chiesi
“No, non puoi provare i tuo poteri sanguigni su di lei” poi le raccomandò altre cose che non stetti ad ascoltare finché non me la affidarono, andammo in camera sua e parammo un po’.
“Sei stata imprudente, scema e idiota… per non parlare del fatto che…” le feci la predica
“Si, capito… non fare la lagnosa, sto bene… novità?”
“Il libro da cui hai preso l’incantesimo è comparso dal nulla, nessuno lo ha mai visto… Carter e Sadie volevano partire a fare delle indagini dopo che tu ti fossi ripresa, stasera ci sarà un’assemblea e si deciderà tutto”
“Devo andarci anche io!” disse quell’imprudente
“Ma sei pazza?! No, no… non puoi, non sei ripresa del tutto e sei inesperta!”
“ma io devo farlo! Ti rendi conto? Io devo…” mi guardò con due occhi imploranti
“E va bene,  vacci… tanto al massimo muori tu non io” a dir la verità ero nervosissima ma sapevo che Carter e Sadie non avrebbero mai approvato, fortunatamente.
“Non verrai anche tu?”
“Te lo scordi, io non andrò tra le braccia della morte per darti il contentino, io sono sana di mente al contrario di te” dissi
“Dai Ambra! Ti supplico!” si sedette sul letto a gambe incrociate, aveva il solito vestito di lino di sempre, azzurro e nero.
Mi guardava implorante, sapeva che non avrei resistito per molto…
“E va bene… ti odio!”
“Anche io!” si alzò e le chiesi:
“Dove vai malaticcia?”
“Da Carter e Sadie, dobbiamo posticipare l’assemblea!” e detto questo scomparve fuori dalla stanza, io non potei fare altro che seguirla.
 
Autrice: Ciao a tutti! Scusate per il ritardo nel postare, credevo di farlo prima! Spero che questo capitolo vi sia piaciuto! Ciao a tutti! :D
Ambra_chiara

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Capitolo 4
*** ok... sono rassegnata, si parte... ***


POV. AMBRA
 
Vi ho mai detto che detesto Ginevra? No? Bene, ve lo dico ora… io odio Ginevra! Ebbene si, perché mi ha fatto partire per una missione impossibile, come? Ecco qua la spiegazione…
La malaticcia correva per i corridoi finché non andò nella sala dove tutti stavano facendo colazione e con il fuoco negli occhi disse a voce alta in modo che tutti possano sentirla:
“Io voglio partire per un’impresa!”
“Cosa?!” dissero in coro Sadie e Carter, invece Bast la guardò con ammirazione
“Avete capito bene, quel libro c’entrava con mia madre e me, volevano che io lo vedessi e io allora scoprirò a chi appartiene, chi voleva che lo leggessi e perché”
“Idee chiare” dissi incrociando le braccia e sedendomi accanto a Walt e mio fratello Jo che guardava Ginevra con la bocca aperta.
“Ma non sei esperta” disse Carter “Correresti dei rischi inutili!”
“Non inutili, ma necessari” dissi io questa volta, certo non volevo che partisse ma non potevo fare altro che appoggiarla
“Tu concordi con Ginevra?” mi chiese Walt
“Si, almeno potrebbe essere considerata un po’ dato che il libro era indirizzato a lei, per di più non sta dicendo di andare da sola, sta solo dicendo che vuole far parte della compagnia che parte” spiegai
“E tu? Vorresti andare con lei?” mi chiese Bast
“Anche no…” risposi
“Tu sei una brava persona ma quello che non hai tu ce l’ha la tua amica” continuò la dea
“E cosa sarebbe?” domandai
“Spirito di iniziativa, io dico che se ci va Ginevra ci va anche Ambra” bene, neanche la dea gatto aiutava, e io adoravo i gatti!
“Ma sono entrambe inesperte, Ambra non sa ancora usare i suoi poteri sanguigni!” disse Carter mentre Sadie se ne stava in disparte, non sapendo bene che fare e dire.
“Vi prego! Io devo andarci!” disse Ginevra implorante, io intanto presi un po’ di tè e me lo bevvi tutto d’un fiato, pensando che se la cosa fosse finita male quello sarebbe stato uno dei miei ultimi pasti caldi.
“Sadie, cosa ne pensi?” chiese Carter
“Non so, da una parte loro sono inesperte, dall’altra non mi sembra giusto escluderle” io dentro di me pregavo che mi lasciasse a casa.
“Ambra, tu vorresti andare?” mi chiese Jaz, la prima che chiese un mio parare
“Onestamente no, ma capisco che questo è importante per Ginny, quindi…” non terminai la frase, tanto sapevano tutti la risposta, sarei andata se ci fosse andata anche Ginevra.
“Capisco… secondo me potrebbero andare se sono affiancate ai giusti compagni esperti” disse Bast “Potreste andare voi due…” continuò riferendosi a Carter e Sadie.
“Ma gli altri studenti? Non c’è Amos… ci saresti solo tu!” disse quest’ultima
“Giusto, non possiamo andare uno solo, per le lezioni non basterebbero… magari Walt?” domandò Carter, la sorella assunse un’espressione strana, a metà tra la gelosia e lo stupore.
“Oppure Jamie” disse Sadie, Jamie era un nuovo venuto ma aveva già dimostrato innumerevoli poteri, seguiva il sentiero di Osiride e non c’era nessuno che lo eguagliava in questo campo.
Quest’ultimo sentendosi preso in causa mollò la sua brioche e si concentrò sul discorso, era carino come ragazzo, insomma il tipo per Ginevra… moro con occhi scuri e tenebroso, inoltre sotto alle sue felpe nere doveva avere un bel fisico, ma non mi ero soffermata poi tanto, capivo che a Ginny sarebbe piaciuto subito, era  una specie di Anubi in versione umana, a chi non sarebbe piaciuto? Soprattutto se ti piacevano i ragazzi di quel genere, a me andava bene chiunque… che sia biondo, moro, occhi cerulei o marroni, eccetera, eccetera…
“Per me va bene” disse lui con tono impassibile e con un sorrisino forzato
“perfetto! Allora è deciso! Si parte oggi pomeriggio, preparate i bagagli entrambi!” esclamò Ginevra saltellando via
“Credo che dobbiamo partire” dissi al mio futuro compagno di squadra.
 
Io preparai i bagagli, bacchetta, bastone, due felpe (una azzurra e l’altra scarlatta, rigorosamente in cotone!) e basta, non mi sarebbe servito altro a parte, ovviamente, il mio Mp3.
Andai in camera di Jo, dopo saluti vari con la frase: “Fai attenzione, utilizza saggiamente la magia e stai attenta a Jamie”
“Perché che cosa ha?”
“Lui? Niente, mi riferivo al fatto di difenderlo, per via di Ginevra… che non gli salti addosso!” scoppiammo entrambi a ridere e con un ultimo abbraccio mi avviai nel salone dove dovevo aspettare Ginevra e Jamie.
Mi ritrovai con Mp3 alle orecchie ad ascoltare Mirror Mirror dei Blind Guardian, una canzone metal, così non mi accorsi neanche di Jamie che era davanti a me mentre cantavo e ballavo come un’idiota! Che figura!
“Ambra…” disse Ginevra comparendo da non so dove e picchiandomi sulla spalla, mi tolsi gli auricolari dalle orecchie
“Da quanto tempo mi state ascoltando?” chiesi allarmata
“Dal ritornello” disse Jamie
“Ok… ho fatto una figura da deficiente?” domandai ancora
“Si, ma stai tranquilla… sappiamo tutti che lo sei!” mi rispose Ginny ridacchiando “Forza andiamo ad indagare, ho preso qua il libro per investigare meglio… io avevo pensato di andare da Osiride”
“Perché?” domandò Jamie
“Perché l’ha scritto lui questo libro…” aprì l’ultima pagina e comparì una scritta in geroglifico color blu il nome di Osiride
“Bene… come si fa ad arrivare li?” chiesi
“Io so come fare” disse Jamie, lo sguardo mio e di Ginevra si posò sul bel ragazzo
“Non ricordate? Seguo si o no il sentiero di Osiride e inoltre sono tra i migliori?”
“No, non lo sei” dissi io ironica “Forza, meno vanti (che non siano i miei!) e più incantesimi!”.

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Capitolo 5
*** Ambra sclera ***


POV. JAMIE
 
Andai fuori, all’aria aperta seguito da Ginevra e Ambra, lo devo ammettere la prima era carina la seconda, meglio sorvolare, per carità non era brutta ma mi sembrava una troppo… come dire… idiota e con la testa fra le nuvole.
“Ambra, nel mio zaino c’è un libro… me lo porti?” chiesi
“Non è che ci troverò riviste su donne e motori?” scherzò, la guardai un attimo con il sopracciglio alzato
“Già… perché le ragazze non mi guardano nella realtà,  giusto? E forse mi hai già adocchiato pure tu” sorvolò sulla battuta provocante…
“Esatto! Vedo che hai capito! Ti servono ragazze dato che quelle vere non ti osservano… bravo, vedo che hai capito” guardò nella mia sacca mentre Ginevra rideva e io alzavo gli occhi al cielo
“Vuoi che ti prenda il libro di cucina oppure quello di Osiride?” domandò
“Hai il libro di cucina?” chiese invece Ginevra “Wow… ti ci vedo a cucinare bignè e broche, magari con il grembiule da donna” quelle due non erano le solite ragazze, purtroppo…  
“No, è Ambra che si inventa tutto…non toccarmi il gel per capelli!”
“Non lo tocco, ma il deodorante si… me lo presti? Deve essere buono!” Ginny ridacchiò e disse
“ragazze vi presterete dopo il profumo, ora pensiamo ad andare nel regno dei morti”
“Wow… ti sei accorta di quanto sia nonsense questa frase estrapolata dal nostro contesto?” domandò la bionda con i capelli a caschetto e porgendomi il volume che le avevo chiesto
“Già… abbastanza” dissi “Ginevra, mi terrestri il libro aperto?” lei lo fece intanto io finì di completare il cerchio che doveva essere composto da una piuma e una bilancia, fortunatamente eravamo ancora davanti alla Brooklyn House quindi avevo potuto prenderli.
“Ora dentro il cerchio, non toccate la bilancia e la piuma” le avvertì, si misero dentro e o recitai l’incantesimo, dovevo stare molto attento perché rischiavo di trasportarci a Berlino, oppure ad Atene, o peggio dentro una gabbia di leoni, ma sapevo che questo non sarebbe mai successo… infatti feci l’incantesimo giusto e ci ritrovammo davanti a un ragazzo, vidi Ginevra e Ambra accanto a me spalancare la bocca e perdere saliva, ma a me non sembrava poi così bello… insomma, come tanti.
“Ginevra, Ambra… che bello vedervi” disse Anubi
“Il bello è tutto nostro, cioè il piacere è tutto nostro” disse Ginevra riacquistando un po’ di dignità, perché tutte le ragazze sbavavano dietro a Anubi? Insomma era un ragazzo normalissimo!
“Cosa vi serve?”
“Ehm… Osiride” disse Ambra
“Osiride?”
“Si, Osiride… lo conosci? Dio dei morti, con un fratello di nome Set, moglie Iside…” esclamai spazientito
“Si, so benissimo chi è. Ma mi chiedo il perché”
“Perché abbiamo un regalo per lui da parte di Carter e Sadie” disse Ambra, era bello quando le battutacce non le faceva a te ma agli altri, ma si allontanava benissimo dall’essere simpatica, la compagnia che mi avevano rifilato non era delle migliori, una era molto bella eppure non ti parlava nemmeno, forse faceva la sostenuta, invece l’altra ti faceva battutacce ventiquattro ore su ventiquattro non capendo con chi aveva a che fare…
“No, sul serio… ci serve per questo” Ginevra porse al dio il libro,  che io avevo soprannominato ‘della morte’.
Anubi tentò di aprirlo inutilmente, per quando si sforzasse non ci riuscì
“Devi dire il nome di una persona che ti è cara che è morta” spiegò Ginny
 “è un dio! Chi può essergli morto?” domandò Ambra
“Bè… è il dio dei funerali, che accompagna le anime da Osiride… i morti non gli mancano”
“Ginevra ha ragione, oppure potresti aprirlo tu Ambra… a no, aspetta la tua vita è un sogno, forse è per questo che non sei forte, non sei stata plasmata da una storia difficile” dissi meritandomi una gomitata violentissima allo stomaco
“Non permetterti di parlarmi così. Sia chiaro, non ti credere superiore solo perché sei gnocco e con dei complessi psicologici… magari da bambino ti è morto il pulcino che ti faceva da compagnia ma questo non ti dà il diritto di trattare gli altri come stracci, e ora, se non ti dispiace…”se ne andò lontana da me, notai Ginevra e Anubi che ridacchiavano, divertiti da quella scena, ma nessuno sapeva cosa avevo passato, nessuno poteva permettersi di criticarmi
“Senti… tu non sai il mio passato…” mi bloccò
“No, non lo so, e non mi interessa scoprire la tua storia lacrimevole dei tuoi genitori… magari uno era un killer, l’altro un ladro e tu sei cresciuto imparando l’arte dell’uccidere, oppure sono morti entrambi da una bomba e tu cerchi vendetta… non lo so e non lo voglio sapere! Questo non ti costringe a essere così, è da neanche dieci minuti che sono insieme a te e mi viene voglia di staccarti il tuo bel visino e gettarlo in pasto ai coccodrilli! Ora chiudi quella cosa che tu chiami bocca oppure non esiterò a picchiarti a sangue”
 
POV. AMBRA
 
Eccessiva? Spero di esserlo stata perché è meglio mettere in chiaro le cose, non che quel Jamie li si faccia strane idee e capisca che io e Ginevra siamo sue schiave…
“Allora, Anubi se vuoi gentilmente pormi il libro, te lo aprirò volentieri” il dio me lo porse, sussurrai un nome e il sigillo si aprì con un click, rivelando al suo interno gli incantesimi e la firma in bella calligrafia di Osiride.
“Meglio se chiediamo a lui, non trovi?” chiese Ginny
“Si, ma come fate ad avere questo libro?” gli raccontammo tutto, tralasciando il fatto delle brioche e che mi ero addormentata, insomma, non si dicono queste cose a un ragazzo carino, anche se è un dio.
“Capisco… qui serve proprio l’aiuto di Osiride, mi sembra strano che un libro della sua biblioteca compaia in un’altra così, per pure magia”
“Ti sei reso conto di quello che hai detto? Siamo maghi…” disse Ginevra
“pardon… meglio dire che mi sembra strano che un libro compaia così di punto in bianco in un altro posto, senza l’aiuto della magia”
“Decisamente meglio…” le rispose la mia amica, non sarebbe stata male come coppia!
 
Autrice: Ciao a tutti! Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, qui si vede Jamie, uno abbastanza vanitoso, e Ambra, una che la pazienza non la vede neanche con il binocolo, che litigano amabilmente, o meglio… Jamie se le fa sentire da Ambra, Ginevra è il sottile filo che terrà la pace fra i due, riuscirà la poveretta a portare una situazione di reciproca tolleranza? Oppure mentre si ammazzeranno lei avrà i pop-corn e la telecamera per filmare il tutto? No, scherzi a parte… spero che vi sia piaciuto perché il questo capitolo si mostrano i veri caratteri dei personaggi, magari quello di Ginevra poco perché si è già mostrato nei capitoli precedenti…
Insomma tante parole per chiedere se vi fosse piaciuto il capitolo! :D
Ringrazio tutti coloro che hanno letto!
Un grande saluto!
Ambra_chiara

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Capitolo 6
*** Da Osiride ***


POV. GINEVRA
 
Anubi ci condusse da Osiride in una grande stanza oscura, e seduto su un trono c’era proprio lui, con la pelle color blu.
“Ginevra, Ambra e Jamie… tre grandi maghi, cosa vi porta qui?” mi sorprese la sua somiglianza con Carter e quanto invece non somigliasse a Sadie
“Divino Osiride, noi vorremmo chiederle di questo libro” disse Ambra porgendogli il volume e andando a sbattere contro Anubi facendolo cadere, non aveva visto il bel ragazzo fermo davanti a lei ma osservava Osiride, mi chiedevo come facesse a non guardare quel bel ragazzo, però si sa che Ambra è particolare…
“Scusa!” esclamò aiutandolo a rialzarsi, un’altra domanda che ora mi sorge spontanea è come ha fatto quella ragazzina gracilina a sbattere per terra Anubi e senza neanche utilizzare tutta la sua forza? In futuro questa domanda avrà una risposta.
“Stai tranquilla… non è nulla” la cosa suscitò la risatina mia e di Osiride che prese il libro e la consultò
“l’ho scritto io, è vero…ma non capisco come mai sia in vostro possesso…”
“ce lo chiedevamo anche noi” dissi
“era nella mia biblioteca segreta, aspetta… ora capisco… Horus…”  disse picchiando la mano contro la gamba
“Cosa ha fatto Horus?” domandò Anubi
“ti ricordi quando è venuto a cercare un libro? Secondo me c’entra qualcosa… quel falco a volte non è affidabile”
“Horus è inaffidabile? Non ci si può fidare di nessuno oggi giorno…” disse Ambra mettendo le mani ai fianchi
“non me ne parlare” disse Osiride “Provate a chiedere a lui, aiuta il vecchio Ra a portare il giorno… sarà qui tra poco per cena…”
“Scusi se glielo chiedo ma che ore sono?” domandai
“Mezzanotte, giù di li…” mi rispose Anubi “vi consiglierei di dormire un po’, prima che Ra e Horus vengano a farci visita, vi sveglierò io” e concordammo su questo, ci mettemmo in un angolo buio, Osiride e Anubi avevano insistito per darci una stanza ma noi non avevamo accettato, avevano un lavoro da fare.
Mettemmo i nostri sacchi a pelo per terra con Jamie che diceva:
“Se ad Ambra non va bene possiamo prenderci la stanza, d’altronde non è abituata a dormire per terra” lei rispose più tranquillamente di quanto pensassi
“Infatti, ma farò un’eccezione, sai anche con le belle gnocche delle tue riviste sopporterebbero un pavimento così…”
“Perché ne conosci una?”
“Si, me… e tu?”
“Si, qualcuna” disse misterioso guardando prima me poi Ambra
“Non chiedo chi siano, prima di conoscerne qualcuna del tuo elenco”
“Effettivamente una  la conosci” e guardò intensamente la mia amica, sembrava provarci con lei, forse per metterla a disagio, oppure le piaceva sul serio, poveretto non conosceva bene la mia amica.
 
Non riuscì a dormire, ma fortunatamente neanche Ambra così potemmo parlare un po’ a bassa voce…
“Allora Ginny, ti piace Jamie?”
“Ma sei idiota?”
“Lo dico perché non lo prendi in giro con me… insomma uno snob presuntuoso  che si crede un dio non è un ottimo bersaglio per gli scherzi?”
“Parli come una bulla”
“Peccato non esserlo mai stata, comunque ti piace, e non è brutto”
“Ma che dici?!” fortunatamente era abbastanza buio, così non poteva vedere le mie guance arrossire.
“Si vede”
“ma va! E poi a lui piace te”
“Me? Dopo averlo picchiato davanti a un dio? Gli piaccio? Dovrebbe essere idiota…”
“Certo, non hai visto come ti guardava quando ha detto che conosceva una bella ragazza?”
“me? Era te che guardava genio! E poi ti sei vista? Hai un fisico da top model…”
“modestamente…” scostai indietro i capelli
“tu stai troppo tempo con me, ti ho passato il mio egocentrismo”  disse prendendo un fiocco nero e legandosi i capelli in una piccola coda lasciando cadere un grande ciuffo davanti agli occhi
“sarà… che nome hai detto al libro?” domandai curiosa
“mia mamma, chi secondo te?” effettivamente… di suo padre non voleva nemmeno pronunciare il nome
“scusa, ti sei accorta di quanto siamo sfortunate noi due? Eppure tu sei sempre felice, così serena e allegra, ti invidio, io in questo periodo sono più malinconica del solito” mi mise una mano sulla spalla, la massima tenerezza che si potesse pretendere da lei, a parte qualche abbraccio ogni tanto
“Non sono mai stata brava a consolare però, se questo ti aiuta… loro sono morti, non si potranno mai più avere indietro, allora è inutile piangere per loro, stanno meglio di noi”
“Tu dici che sarebbe meglio dimenticarli?”
“No, non ho detto questo…  dico solo che è inutile essere tristi, la nostra malinconia non li riporterà indietro, quindi viviamo la vita giorno per giorno, non pensando a quello che è avvenuto in passato, non pensando alla rabbia…” rimanemmo un attimo in silenzio, pensando all’esplosione che ci aveva stroncato la famiglia
“Ti ricordi la battuta che aveva fatto Jo? Quella che diceva: -E chi lo spiega alla mamma che tu sei morta?” chiesi
“Si… l’ha detta apposta, non so per quale motivo in particolare, magari vuole rimuovere il trauma, sai che è un ragazzino depresso per natura, non sarebbe strano se lo ritrovassi a piangere sulla foto della mamma, in un suo attacco di panico… magari se non ne vuole avere più cerca di rimuovere quel ricordo…”
 
POV. AMBRA
 
Ed era così, reagivamo al lutto i diversi modi, io cercando di guardare avanti, pensando positivo, Jo cercava di dimenticare tutto e Ginevra cercava invece disperatamente di riportare in vita i morti.
Stavo giusto pensando a questo quando la mia amica gemette
“Cosa è successo?” chiesi
“Una scossa gelida, mi ha percorso tutto il corpo, seguita da una fitta caldissima…” rimasi perplessa poi risposi:
“è appena morta una persona…” lei sospirò rannicchiandosi su se stessa
“Una mossa inutile”
“Non è vero, può essere utile, quando ammazzeremo un nemico avremo la certezza che sia morto…” lei mi guardò e fece un leggero sorriso.
Dal nulla comparve Anubi
“Vedo che siete sveglie… tutto a posto?”
“Certo, posso svegliare io Jamie?” chiesi, i due stupiti dalla domanda stupida acconsentirono, io con un sorriso mi avvicinai al bel ragazzo e feci per sussurrargli nell’orecchio, quando invece gli urlai a squarcia gola
“SVEGLIO SOLDATO! NON TI HO VISTO OGGI A MIMETIZZAZIONE!” Quello si alzò di scatto e mi fece per darmi un pugno colto alla sprovvista,  fortuna vuole che me lo aspettassi e con una mano gli trattenni il polso
“Cazzo Ambra! Ti sembra il caso?!” mi urlò, io risi di gusto
“Forza soldato, andiamo… Horus è arrivato”
“Di già?” chiese cercando di divincolare la mano dalla mia presa col solo risultato di farmi stringere di più la mano
“Si, soldato… non si dorme” disse Ginevra sorridendomi.

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Capitolo 7
*** Chi ti ha scelto come corpo ospite? ***


POV. JAMIE
 
Mezzo addormentato mi alzai e mi diressi dove Anubi ci indicava, in un grande salone dove c’erano otto sedie, una per ognuno, la tavola era imbandita di ogni ben di Dio e mi sedetti accanto a Ambra e Anubi
“Wow… picchiatemi se mi abbuffo troppo” disse la bionda, c’erano ancora due sedie vuote, quelle di Ra e Horus.
“Non era mica arrivato?” chiesi riferendomi al dio
“Manca poco, arriveranno a momenti” spigò Osiride che era a capo tavola
“Ehm… dobbiamo aspettare vero a mangiare?” domandò impacciata Ambra
“Si, Am, aspettiamo” disse Ginevra
“sono l’unica ad avere fame? Ho già messo gli occhi su quel fagiano…” brontolò la ragazza
“No, non sei l’unica” dalla porta entrò un uomo, muscoloso, non c’era che dire, era la faccia che stonava: un falco.
“bene sono contenta!” disse Ambra non accorgendosi con chi stava parlando, si voltò e notò il dio e un vecchio.
“Ehm…” riuscì a dire.
“benvenuti Horus e Ra, accomodatevi” disse Osiride
“Come mai così tanti ospiti oggi?” domandò il falco sedendosi accanto a Ginevra
“Stiamo facendo una missione… sa per caso, qualcosa su questo libro?” chiese Ambra prendendo il volume dalle mani di Osiride che gentilmente, glielo porgeva.
“si, l’avevo preso in prestito da questa libreria… l’ho perso poi, qualcuno me lo ha rubato”
Intanto con una mano, scacciò via Ra che cercava di accarezzargli la testa
“Qualcuno è riuscito a derubare uno tra i più grandi dei egiziani? Massima stima per quel ladro…” ridacchiò Am prendendo la coscia del fagiano e chiedendo: “posso?” Osiride annuì e lei iniziò a mangiare con più educazione di quanto pensassi, insomma non si avventò sul cibo ma mangiò con calma.
“Non ridere,  discendente di Cleopatra… è una cosa seria” la rimproverò Horus
“Mio caro dio della malora, Ginevra è quasi morta per colpa di un suo errore… stia tranquillo che prendo la cosa fin troppo seriamente” io e Ginevra ci scambiammo un occhiata preoccupata.
“Quindi ora ci dica dove lo ha messo l’ultima volta che lo ha visto, chi secondo lei voleva rubarlo e se risulta che adesso sta mentendo, le renderò la vita eterna un inferno… sono solo una mortale ma mi creda… non bisogna sottovalutarmi” il dio non sembrava contento delle minacce.
“Chi ti credi di essere bambinetta?” si alzò e con ferocia puntò verso Ambra, stavo per alzarmi per calmare le acque perché Horus stava per rifilarle un pugno come lezione alla sua sbruffonaggine, ma la ragazza era più pronta di me.
Infatti evitò il gancio destro con grazia e prendendolo per il collo piumato lo sbatté contro il muro che si crepò.
“Mi voglio scusare con Osiride per quello che è appena accaduto, mi dispiace moltissimo” disse mollando subito la presa su Horus, mordendosi il labbro e portando le mani alzate in gesto di pure scuse; Osiride non proferiva parola, l’unico che acquistò un po’ di integrità fu Anubi.
“Ehm… ok, Horus, meglio se chiede scusa a Ambra e anche tu, Am, chiedi scusa a Horus” lei annuì
“Si. Mi scuso.”  disse tutta rossa in viso
“Ok, le accetto, anche se di controvoglia… ma prima una domanda: quale dio ti ha scelto come corpo ospite?” nello stesso istante in cui Horus disse quelle parole gli occhi di Ambra  cambiarono colore, diventando dal marrone nocciola al giallo intenso.
Perse i sensi e fortuna vuole che Anubi la prese al volo.
 
POV. AMBRA
 
Ero in una stanza buia, c’era solo una luce che non sapevo da dove provenisse.
“Ciao, Ambra” mi disse una donna, era bellissima, con i capelli ambrati e la pelle abbronzata.
“Dove sono? Chi sei?” domandai
“Sei nella tua mente, io sono Sekmet…” i miei occhi sgranarono e indietreggiai cadendo sul pavimento polveroso
“Tranquilla, non ti farò del male” ridacchiò
“Perché se qui? Cosa vuoi da me? E so che la mia testa non è così vuota!”
“Dovresti avere più rispetto, sono si o no la dea di cui segui il sentiero?” si inginocchiò e mi accarezzò i capelli “Devo ammetterlo, tu sei la mia preferita, combattiva, ottimista, per questo ti ho scelta, e si, la tua testa non è così, è solo una parte”
“Scelta per cosa?” ridacchiò dicendo:
“Da questo momento sarò sempre con te, non devi temere”
“è per questo che ho paura” lei rise più forte
“Anche per questo ti ho scelta, stai tranquilla che  in verità non ti spaventa niente e nessuno, anche adesso sei più tranquilla di quello che in realtà pensi… bè, ci vedremo presto Am, io ti aiuterò” detto questo l’intera scena cambiò e mi svegliai con la faccia di Jaime sopra di me:
“Ditemi per favore che nessuno mi ha fatto la respirazione bocca a bocca” Ginevra scosse la testa, con il volto pallido e l’espressione preoccupata.
Mi alzai ma mi vennero i giramenti e Anubi dovette farmi da stampella, presi il mio bicchiere e bevvi.
“Cosa è successo? Stavi parlando” disse Osiride tenendomi le mani e facendomi sedere
“Ha avuto un colloquio con il dio che l’ha presa come corpo ospite” disse Horus “chi era?” Sekmet dentro di me disse: -non dire nulla! Se lo dirai ti uccideranno!-
“Stai zitta!” le risposi ad alta voce
“Cosa?” chiese Ginevra
“Cioè… non so chi sia, Horus. È una voce femminile, questo lo so, ma non so chi sia” la mia amica mi mise una mano sulla spalla, io le parlai con gli occhi: ‘Ti dirò chi è quando saremo sole’ lei annuì.
“Vi porterò dove ho visto per l’ultima volta il libro, domani mattina, quando avrò finito questo giro” e senza dire nulla il mezzo falco se ne andò seguito a ruota da Ra.
“è andata meglio di quanto pensassi…” dissi.

Autrice: Voglio scusarmi per l'enorme ritardo con il quale posto questo nuovo capitolo, è che mi è mancato internet in qusti giorni e la scuola non aiuta.
Spero che almeno che il capitolo vi sia piaciuto! :D 
Lo so, è piuttosto senza senso, ma spero che vi sia piaciuto lo stesso!
grazie a tutti coloro che mi seguono! A presto!

ambra_chiara

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Capitolo 8
*** Tu sei il mare ***


POV. AMBRA
 
Anubi ci aveva condotto a una camera, con tre letti, era enorme, anche se un pochino lugubre.
C’era pure un balcone che dava su un fiumiciattolo e un bagno personale
“Io ora vado a farmi un bagno… puzzo come una fogna” disse Jaime
“concordo” gli risposi mentre mi sdraiavo sul letto e poggiavo il mio zaino sul comodino.
“Ma mi farebbe piacere se una determinata persona ci confidasse chi è il dio che lo ha scelto come corpo ospite” disse gentilmente, con un tono che non mi sarei mai immaginata da lui.
Sorrisi, nella testa Sekmet continuava a ripetere: -Non dire niente a nessuno!-
“Sta zitta, il corpo è mio e facciamo quello che voglio io!” Jaime e Ginevra si scambiarono una rapido sguardo
“Scusate… ecco, c’è questa dea che ho nella testa e…” sospirai, Ginny mi mise una mano sulla spalla e Jaime si sedette sul letto, sorridendomi incoraggiante.
“Sekmet…” i due sussultarono
“Ma, Sekmet… è la dea più incontrollabile che ci sia!” disse la mia amica
-Grazie, sputale in un occhio da parte mia!- sbraitò la dea dentro di me
“lo so, neanche io sono contenta ma credo che voglia aiutarci…”
Jaime mi scompigliò i capelli dicendo: “Nessuno poteva incarnare meglio di te Sekmet”
“lo devo prendere come un complimento?” chiesi, lui rispose:
“Dipende da come lo prendi..” ridacchiai abbassando lo sguardo, Ginevra disse:
“Se volete che io vada…” le diedi una gomitata leggera
“Ginevra, dovresti saperlo che non mi piacciono le basse” disse il ragazzo
“e a me piacciono tutti quelli il contrario di Jaime!”
“Simpaticona!” mi rispose
“Ma tu non dovevi andare a lavarti? Stai appestando la camera!” ridacchiai
“Veramente pensavo di non lavarmi per altri cinque giorni!”
“No ti prego! Non mi vuoi così male vero? Se non vuoi farlo per me, fallo per Ginevra!” risposi con un finto tono supplicante
“Lo faccio solo per Ginevra, non sbirciate dalla serratura!” si alzò e aprì la porta del bagno, portandosi con se il suo zaino nero
“Stai tranquillo, non vogliamo avere gli incubi” quando lui mi fece una linguaccia e chiuse la porta Ginevra mi sommerse di domande o di affermazioni:
“Tu piaci a Jaime!”
“Parla a bassa voce! E piuttosto preferirei essere investita da un autobus! In più essere mangiata dagli scoiattoli” Ginevra alzò un sopracciglio “E poi non ti ruberei mai il ragazzo!” mi diede una finta sberla
“Guarda che noi due ci parliamo a mala pena….”
“Perché lui è talmente agitato che non sa cosa dirti!” la ragazza scoppiò a ridere
“Ambra… arrenditi all’evidenza! Quando si confesserà cosa gli dirai?”
“Ehm… che non è il mio tipo e se vuole che gli dica i suoi difetti in ordine di importanza o in ordine alfabetico”
“No sul serio…”
“Ginny, mi ci vedi con quello lì?” Ginevra alzò lo sguardo, mise la mano al mento e pensò:
“Si… vi ci vedo, sareste come una vecchia coppia sposata”
“Ma per piacere!” mi sdraiai e le dissi, seriamente: “Ginny, cosa farò con Sekmet?”
-Ehi! State parlando di me!- disse quella nella mia testa
“Non so, sfruttala finché puoi, poi alla fine della missione chiedi consiglio a Carter e Sadie, sapranno risponderti” annuì
“Quanto mi manca Jo, non credevo di dirlo mai” dissi sovrappensiero
“se non lo rivedremo più?” chiese Ginevra
“sarebbe una manna dal cielo!” la mia amica mi guardò male  “Mi manca. Non ho nessun altro”
“E io?” chiese Ginevra
“Ti davo per scontata. Comunque tu sei diversa da me, hai un sacco di amici anche senza contarmi”
“Ambra, la gente crede di conoscermi, ma l’unica che mi capisce veramente sei tu. Mi aiuti quando sono triste e cerchi di tirarmi su di morale, inoltre sei l’unica che sostiene le mie pazzie sui libri” le sorrisi lentamente per poi chiudere gli occhi e addormentarmi.
Brutta mossa…
 
Sognai, ero una leonessa, sentivo il mio corpo sinuoso muoversi velocemente in una specie di città, ogni persona che incontravo scappava… io non potevo fare a meno di assalirla e bere il suo sangue, così dolce e intenso.
Era come una malattia, non sapevo più quale era il mio compito originale, ma sapevo che avevo bisogno di sangue, e nessuno me lo avrebbe negato… ne Ra ne gli altri spocchiosi dei.
L’ultimo uomo ucciso, era così semplice e eccitante mordere il loro fragile collo e portare loro la morte, poi rimaneva soltanto una cosa: carne e sangue.
La città divenne silenziosa, sapevo che quello non era l’ultimo abitante, ma gli altri si erano nascosti meglio, bastava solo cercarli.
Poi una celestiale visione interruppe ogni mio pensiero: c’era una bacino, pieno di sangue.
Non esitai neanche un secondo, mentre correvo verso quella strana vasca in legno, essa si rovesciò, come se volesse venire da me.
Bevvi tutto, fino all’ultimo sorso, senza accorgermi cosa era realmente: vino, ci pensai troppo tardi, quando ormai capivo che il sapore, l’odore e il colore non era lo stesso, ero ubriaca, la mia disfatta sarebbe stata semplice.
 
Mi svegliai di soprassalto, annaspando nel sonno.
Era notte, Jamie e Ginevra dormivano profondamente così decisi di affacciarmi al balconcino, giusto per respirare un po’ di aria fresca, il piccolo fiumiciattolo scorreva lento in un piccolo letto malconcio, non sapevo dove sarebbe andato, ne se avesse una fine, come me.
Quel fiumiciattolo mi rappresentava un po’: piccolo, apparentemente indifeso, non si sapeva dove sarebbe andato, ne se avrebbe fatto ritorno, se la sua fine fosse brutta e brusca, se magari un giorno si sarebbe prosciugato lasciando solo un letto vuoto, se si poteva vedere la nascita, una piccola sorgente verso est, non si poteva scorgere una fine, ma si sa per certo che ci sarebbe stata una fine.
Sorrisi immaginandomi come un fiume: ‘ma se devo essere qualcosa che c’entri l’acqua sarei il mare, è più divertente’ pensai tra me e me.
-tu in realtà sei un mare, non un piccolo fiumiciattolo… sei destinata a fare grandi cose, grandi imprese- disse Sekmet
“Non dormi?” domandai
-No, dopo quel tuo bel sogno… sai che puoi trasformarti in leonessa?-
“Piuttosto affogo nel water” dissi alzando la voce più del dovuto
-Come vuoi, ma sappiamo entrambe che un giorno si rivelerà la tua vera natura… chissà, magari è più vicino di quel che sembri…- chiusi gli occhi, non volevo diventare quella macchina assassina, e Sekmet lo sapeva
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Capitolo 9
*** la vera leonessa ***


Sentì Ginevra gemere e corsi dentro.
“Ginevra!” si stava contorcendo tra le lenzuola, anche Jaime si era svegliato
“Cosa le succede?” domandò con i capelli tutti arruffati, non gli risposi ma mi preoccupai solo della mia amica.
“Sto bene” disse tutt’a un tratto alzandosi.
Alzai un sopracciglio, mentre Jaime non capiva nulla.
“Mi hai spaventato…” dissi
“ Non capisco cosa sia successo…” disse Jaime
“Ginevra ha sviluppato un potere… quando una persona muore nell’arco di un chilometro lei lo capisce, provando questi traumi” spiegai “Ti porto un bicchiere d’acqua”
“No, sono a posto…” disse seccata
“Calma Ginny… non devi agitarti, rilassati se no i dolori torneranno”
“Stai zitta, sei paranoica” disse sdraiandosi e ficcandosi la testa sotto al cuscino, feci finta di niente
“bene, se i dolori tornano svegliaci” dissi sdraiandomi sul mio letto mentre lei già dormiva.
“Notte Ambra” mi disse Jaime
“Notte” ma non volevo dormire, non volevo sognare, quindi scrissi la mia storia.
 
Era il 22 giugno il giorno in cui venne Horus a prenderci, il giorno prima del mio compleanno.
Al mattino, per quanto non avessi dormito nulla, ero fresca come una rosa pronta per una nuova giornata.
Ci trovammo tutti in un enorme sala, salutammo Osiride e Anubi e li ringraziammo per la loro ospitalità mentre ci ridavano il libro, credendo che fosse più utile a noi che a loro.
Uscimmo dal castello e trovammo una barca con un occhio disegnato su un fianco
“Ecco il nostro mezzo di trasporto” disse Horus.
Galleggiava sul fiume che avevo visto quella notte, era così bello, così limpido e pulito che si poteva benissimo vedere il fondale.
Saltai sulla barca contenta come un bambino al parco giochi.
Salpammo con il sole alto in cielo mentre il dio comandava la piccola nave con il pensiero io osservavo tutto: le nuvola, l’acqua era dello stesso colore del cielo, mi chiesi se era fresca o meno…
Allungai la mano per sentirne gli spruzzi: mossa brutta!
“Non toccare!” disse Horus, ma era troppo tardi.
Le gocce mi tagliarono come rasoi la mano, il sangue usciva rosso e denso, ne usciva troppo.
“Mio Dio! Ambra!” urlò Ginevra, mi tenetti il polso con la mano sana, mentre soffrivo... era come se le gocce stessero ancora scavando nella mia pelle, il dolore era troppo…  poggiai un ginocchio a terra per sostenere il peso del mio corpo
“Dobbiamo fare qualcosa!” disse Jaime prendendo dallo zaino delle garze e iniziando a cercare di fasciare le ferite, procurandomi solo altro dolore, mi accasciai a terra, per poi svenire…
 
Ero in un luogo che conoscevo, ero nuovamente nella mia testa…
“Mia cara… la tua curiosità questa volta non ha portato da nessuna parte…” disse Sekmet dietro di me, mi voltai osservandomi la mano, stava ancora sanguinando ma non faceva male
“Sono morta?”
“Non ancora… ma accadrà presto” le mie gambe cedettero e mi trovai sul pavimento polveroso
“Se…” alzai lo sguardo incontrando gli occhi della dea, erano quelli della leonessa “Decidi di non diventare quello che in realtà sei… se prenderai la tua vera forma riuscirai a sopravvivere, in poche parole: trasformazione uguale a vita”
“No” dissi ferma a convinta
“Davvero? E diresti addio alla tua amica e al tuo adorato fratello? Lo abbandoneresti? Così piccolo e indifeso… cosa farà senza di te? Tu devi sopravvivere… per tuo fratello almeno, se non per te, oppure per la tua amica… sembra tanto forte e imbattibile, ma anche lei ha bisogno del tuo aiuto”
“Non ci credo che Ginevra abbia bisogno di me… semmai è il contrario”
“Pensala come vuoi… ma tuo fratello? È la persona a cui tieni di più al mondo o sbaglio? È stato lui che non ti ha mai abbandonato… perché vuoi farlo tu adesso?” mi alzai, sospirai a fondo
“Va bene…”
“è questo che volevo sentire” sorrise, schioccò le dita ed ero viva, sulla barca…
Però tutti mi guardavano male, si allontanavano indietreggiando
“Ragazzi? Che fate?” cercai di parlare, ma dalla mia bocca uscì solo un ruggito…
Mi osservai, zampe grandi e possenti, un mantello liscio e oro, ero la leonessa
Cercai di avvicinarmi, ma loro fuggivano, Jaime mi attaccò…
Evitai la palla di fuoco che aveva creato con la bacchetta poi ruggì, solo per spaventarlo, ma lui attaccò di nuovo, e ancora, e ancora e ancora… evitavo, ruggivo e indietreggiavo, come un soldato in una trincea…
Ma non potevo continuare così…
La vera leonessa prese il sopravvento senza che io neanche me ne potessi accorgere.

 

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Capitolo 10
*** Bello spettacolo ***


POV. JAIME
 
Gli occhi della leonessa divennero rossi, iniettati di sangue, mi aggredì e me la trovai addosso, stava per sbranarmi vivo quando qualcuno lo colpì un un’ondata di acqua, era Ginevra che aveva creato l’onda con la sua bacchetta.
Horus intanto la prese per il collo come se fosse una gattina cattiva e iniziarono un combattimento furioso, schizzava sangue d’orato dappertutto
“Quella non è Ambra” disse Ginny
“Grazie Capitan Ovvio”
“Lo era prima! Ha cambiato colore degli occhi! È già tanto che non sia svenuta con i tagli sulla mano, ma con quel sangue… per quanto sia oro è pur sempre sangue”.
Non esitò a prendere il timone e urlò: “Horus! Lanci Ambra a ore sei!” il dio annuì e scaraventò la leonessa dove gli aveva detto la ragazza, lei prese il timone e lo girò verso lo scoglio più vicino, così che la leonessa sentì il maggior urto possibile, ma la barca ora aveva una lunga squarciatura sul fianco, fortunatamente non talmente grave da fare acqua
“Cosa fai?” gli urlai
“Vi salvo il culo!” poi con il timone in mano fece muovere la barca a zig zag, tanto forte che nessuno riusciva a stare in piedi tanto meno la leonessa.
Ad un tratto si mise a due zampe e corse verso il bordo della barca mentre si trasformava in Ambra e vomitava
“Che schifo… basta barche” diceva, era nuda tranne gli indumenti intimi perché i vestiti si erano lacerati, solo che non se ne accorse.
Ginny le si parò davanti e la coprì con la sua felpa, che a lei faceva da vestito.
Dovevo ammetterlo, aveva un bellissimo fisico.
“Am, ti ricordi cosa era successo?” ma ero troppo impegnata a vomitare, intanto Horus prese il controllo della barca con il pensiero, era pieno di tagli come Am
“Ambra…” mi avvicinai a lei
“Non fare cose sconce” mi sussurrò Ginevra.
“Ehi Am” le misi una mano sulla spalla mentre lei appoggiava la testa alla balaustra della barca con gli occhi chiusi
“Stai male?” le chiese Ginevra
“La testa mi scoppia”
“E non hai ancora metabolizzato il fatto peggiore” disse Horus
“Ovvero?” chiese la ragazza bionda ancora con gli occhi sigillati e la testa ciondolante verso l’alto
“Hai attaccato me e per colpa tua la tua amica ha semi distrutto la mia barca”
“Mi perdoni” disse Ambra
“Scusi anche me. E inoltre” continuò Ginevra “Am, sei nuda” si guardò un attimo e notò che aveva la felpa allacciata che le arrivava fino alle ginocchia
“Mio Dio!” si raggomitolò di più nella felpa nera per nascondersi il più possibile
“Scusate”
“No, no, tranquilla… è un bello spettacolo” dissi, Ginevra mi diede una gomitata
“Non perché sono senza vestiti, anche per  quello ma anche perché per salvarmi mi sono lasciata trasformare” stavo per accarezzarle la guancia ma l’avrebbe presa male.
Ginevra però poteva e le accarezzò i capelli sedendosi accanto a lei: “Non importa”
“Mi perdonate?”
“Non fa niente, non è facile controllare Sekmet” disse Horus “Forza, meglio andare alla svelta al mio palazzo, forse c’è qualcosa per vestirti” mi chiesi perché avesse dei vestiti da donna Horus, ma mi vennero solo delle risposte pervertite…
“Guido io!” disse Ginevra
“Te lo puoi scordare” disse Ambra riacquistando un po’ di colore, lei ridacchiò e l’abbracciò
“Posso abbracciarti pure io?” chiesi, lei mi guardò male
“Ci ho provato”
“Non eri quello che tutte sono più belle e simpatiche di me?”
“Si, ma una ragazza nuda è pur sempre una ragazza nuda” si alzò e mi diede un pugno sulla spalla potentissimo, come biasimarla.
“Scusa…” le dissi
“Non importa, meglio così vuol dire che mi hai già perdonato” disse con un sorriso
“Quindi, niente abbraccio?” mi mise una mano sulla spalla
“Accontentati” e ridacchiò, anche io risi.
“Dove è il mio zaino?” Ginevra glielo consegnò e Ambra ci rovistò dentro.
“Ok... non ne magliette ne pantaloni, e neanche degli intimi che non siano semi distrutti”
“Tranquilla… te l’ho detto è un bello spettacolo!” questa volta il pugno mi arrivò allo stomaco e non alla spalla.
Ginevra scoppiò a ridere.
Dopo circa un quarto d’ora arrivammo a destinazione.
 
Autrice: Parto subito col dirvi scusa, per questo enorme ritardo e per questo capitolo (che neanche mi è uscito bene) al dir poco demenziale (la seconda parte).
Spero che vi sia piaciuto un pochino!
Grazie per tutti coloro che hanno letto!
A presto e scusate ancora moltissimo!
Ambra_chiara

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Capitolo 11
*** Una bella chiacchierata ***


Potevo rimanere stupita dall’immenso palazzo d’oro che si stagliava davanti a noi, dagli enormi giardini rigogliosi e dalla fauna fiera e bellissima… ma diciamocelo, non ero ancora al massimo delle mie forze e il mondo girava ancora.
Per tutto il viaggio ero stata seduta con la testa ciondolante o appoggiata alla balaustra della barca, cullata delle onde, a volte mi fissavo la mano: i tagli erano cicatrizzati, diventate delle spesse linee bianche che attraversavano il palmo.
“Ambra…siamo arrivati” disse Ginevra, annuì e mi alzai un po’ a fatica, Jaime si offrì di portarmi in braccio, ma ovviamente rifiutai.
Salimmo le grandi scale di marmo e arrivammo a destinazione, con Horus che guidava il gruppo.
“Voi due aspettate qui, Ambra seguimi… ti do qualcosa con cui vestirti” disse il dio
“Ehm… grazie” lo seguì e mi condusse in una camera dove centinaia di persone (di ogni genere e aspetto) stavano pulendo, sistemando e riordinando ovunque, il che mi diede un forte senso di smarrimento.
Appena videro che il dio passava si inchinavano e evitavano di incrociare lo sguardo con lui.
Mi scortò fino a una stanza dove c’era un enorme armadio, Horus con il pensiero lo aprì e uscì subito il vestito che desiderava.
Era nuovo, per quanto fosse evidentemente un vestito dell’antico Egitto, era bianco candido, senza spalle, una lunga gonna di lino, al centro del petto, c’era un anellino dorato che collegava il vestito con un secondo tessuto blu scuro, quasi nero, che cadeva prima sul busto poi accompagnava la gonna.
Horus mi lasciò da sola in quella stanza dicendomi solo: “Quando sei pronta, segui il ragazzo fuori dalla stanza”.
Mi infilai il vestito con non poche difficoltà e mi guardai allo specchio posto in un angolo.
“Bene… stai pronta a battute sceme di Jaime” dissi.
Non mi sentivo a mio agio, vi confesso che non avevo mai indossato un vestito prima di allora, e mi sentivo goffa e impacciata…
Le scarpe poi! Dei sandali bassi fatti di tessuto, io che ero abituata a indossare anfibi o stivali, non li sapevo proprio portare!
-Sei identica alla tua amata antenata… Cleopatra- mi disse nella testa Sekmet
“Chi vuoi prendere in giro? Lei era tra le donne più belle del mondo… non credo di assomigliarle neanche un po’, partendo dal fatto che lei era mora”
-Ma tu me la ricordi, in qualche modo-
“Non so fin dove sia un complimento”
-Hai appena detto che era tra le donne più belle al mondo, io lo prenderei per un complimento- sorrisi leggermente per poi avviarmi fuori dalla stanza color ocra.
Fuori mi attendeva un bellissimo ragazzo, con dei corti capelli mori e la pelle olivastra, con gli occhi verdi, aveva un semplice gonnellino di lino, il che era un punto a suo vantaggio perché mostrava un fisico scultoreo.
“Ehm…” riuscì a dire
“Seguimi”
-Con piacere- pensai  “Come ti chiami?” chiesi, lui mi guardò un attimo prima di rispondere
“Connor”
“Bel nome, io mi chiamo Ambra”
“Discendente di Cleopatra”
“Esatto!” annuì saltellante, per poco non inciampai nel vestito
“Dove andiamo?”
“Nella tua camera, dopo il divino Horus vi porterà dove a visto per l’ultima volta il vostro libro” annuì
“Sei di poche parole vero?” lui non mi rispose nemmeno, ma continuò a vagare per i corridoi finché non arrivò davanti a una porta, identica a tutte le altre.
“Grazie” dissi, lui fece un lieve sorriso e se ne andò, quando era abbastanza lontano da non sentire sospirai borbottando: “Perché non avevo una macchina fotografica!” poi mi infilai nella mia camera.
Era bella grandicella, con un letto a baldacchino e una poltrona bianca, poi un immenso balcone era coperto da delle tende candide e svolazzanti per via del vento.
Ai piedi del letto si trovava il mio zaino, con piacere lo presi e mi buttai sul morbido letto.
Estrassi il mio libro sui poteri sanguigni e me lo studiai per bene, imparando a memoria gli incantesimi parola per parola.
Sentii bussare alla porta
“Chi è?”
“Jaime” rimasi perplessa però dissi lo stesso: “Avanti”
“Ciao, sono passato per sapere come stavi” disse il ragazzo entrando e chiudendo la porta.
“Bene grazie”
“Cosa ti sei messa?” mi chiese squadrandomi da cima a fondo
“Merda” risposi “Secondo te? Si chiama vestito…” lui ridacchiò “Lo so, sono orribile, però Horus aveva solo questo… mi accontento”
“No, insomma rido perché stai bene” annuì sovrappensiero per poi riconcentrarmi sulla pagina del libro
“Ti piace studiare?” feci spallucce “Non te ne devi vergognare”
“Posso farti una domanda?” mi chiese Jaime dopo un po’
“Certo… spara”
“Cosa è successo ai tuoi genitori e a quelli di Ginevra?” sospirai
“Colpa di mio padre… era ossessionato dal controllo, dal potere…” stetti zitta per un po’
“Am, a me puoi dirlo… ho provato a chiederlo a Ginevra ma si è chiusa in camera, capirò se vuoi farlo anche tu” stava per alzarsi ma con i miei poteri sanguigni gli controllai una mano.
“è un modo meno ortodosso degli altri per chiedermi di restare?” chiese lui con un sorrisino, annuì e annullai il controllo su di lui
“All’inizio era faticoso anche solo controllare una goccia di sangue, ma quando camminiamo, o quando dormite io mi esercito sempre… con gli insetti o i piccoli animaletti che trovo in giro” dissi confidando questo mio segreto
“Fai bene… così puoi bloccare i ragazzi che cercano di fuggire” disse sorridendo Jaime, poi si fece serio: “Ti va di parlarne?” annuii
“Ecco, mio padre…” sospirai “voleva controllare l’energia di una bomba nucleare, voleva scagliarne una e con i poteri cercare di controllarla”
“C’è riuscito?”
“Certo che no, anzi… non l’hanno fatto nemmeno provare mia madre e quella di Ginny, nel tentativo di persuaderlo lui li ha uccisi con una bomba, anche sua moglie, poi capendo quello che aveva fatto… si è suicidato” mi bloccai e ricacciai indietro le lacrime, stavo per continuare ma la mia voce si spezzò.
“Mi dispiace” mi mise una mano sulla spalla e l’altra mi prese la mano, osservò le ferite cicatrizzate “E chiedo scusa per tutto, per il fatto che mi sono comportato male con te, di non averti trattato con il rispetto che ti devo” sorrisi, da quanto che volevo sentirlo.
“Non importa Jaime, e infondo non sei l’idiota che pensavo, ma un buon amico”
“Mi merito un abbraccio?” lo guardai male
“No, ma un cinque si” gli mostrai il palmo cicatrizzato e lui batté la sua mano con la mia
“Ora capisco perché siete tanto amiche tu e Ginevra”
“Ci conoscevamo dalle medie, è stato un caso che fossimo in classe insieme e anche il fatto che i nostri genitori già si conoscessero”
Jaime sorrise e mi guardò per un po’ senza dire una parola, assorto nei suoi pensieri.
Era carino quando non faceva l’idiota…
“Ora ciao!” gli dissi stroncando il suo pensare
“Ma aspetta…”
“Ciao!” e lo cacciai letteralmente fuori ridendo.

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Capitolo 12
*** Nessuno porta la gonna meglio di lui ***


POV. JAIME
 
Sospirai appena uscito dalla stanza, era davvero bella Ambra se si metteva in tiro, ed era anche simpatica, se voleva.
Incominciai a canticchiare per il corridoio con le mani in tasca, ripensavo ancora ad Am, alla sua storia, a come reagissero in modi differenti Ginevra e lei.
La prima voleva stare sulle sue, diceva che era per abitudine, era abituata a restare sola, e voleva, a volte, rimanere sola.
La seconda invece era più espansiva, non aveva versato una lacrima, chissà quante volte si sarà incolpata di avere un padre idiota, era carina quando era assorta nei suoi pensieri, con quegli occhi grandi e sinceri.
Mi bloccai nel bel mezzo del corridoio… mi stavo forse innamorando di Ambra? Impossibile, credevo che mi piacesse Ginevra, con quel suo alone di mistero, così introversa e fredda… mi piaceva.
Eppure eccomi li, a pensare ad Ambra come un idiota: avevo sempre pensato che fosse una grande scema, una che rideva e non sapeva fare altro, e invece eccola li, a combattere contro la leonessa che è il lei, a difendersi dalla tristezza e avendo il coraggio di essere sempre così felice.
Ma anche Ginevra era coraggiosa: aveva il coraggio di affrontare le sue paure da sola, si chiudeva in se stessa, pensava, teneva quell’alone di mistero, se fossi riuscito a trovare la chiave dei suoi pensieri, magari mi avrebbe amato…
Insomma nella mia testa c’era una grande confusione, prima l’immagine di Ginevra pensosa che fissava fuori a appoggiata alla finestra, con i lunghi capelli biondi che le ricadevano sulle spalle, poi quella di Ambra che sorridente mi guardava e mi mostrava il palmo per battergli il cinque, la sua mano, che prima era candida e piccola, ora è ancora più bella con quelle cicatrici, che lei mostrava così fieramente e con un bel sorriso.
Ero talmente incasinato che andai a sbattere contro un ragazzo alto come me (ovvero non poco)
“Scusa amico” dissi
“Vieni, andiamo a chiamare le altre tue compagne” mi rispose facendo un cenno con la testa verso la camera di Ginevra.
Bussammo
“Jaime… vattene”
“Sono Connor” allora lei uscì, aveva i capelli spettinati, ma stava comunque bene “Horus vi chiama”
“Ok” rispose seguendoci verso la camera di Ambra.
Arrivammo davanti alla porta e Connor bussò
“Chi è?” domandò
“Connor” si sentì un gran casino di oggetti rotti e cadute da parte della ragazza.
Uscì poco dopo stando attenta a non aprire troppo la porta per non mostrare quello che aveva combinato là dentro.
“Possiamo andare” disse, Ginevra la guardò un attimo, stupita del vestito
“Stai bene Am”
“Grazie, ma non è comodo! Ho cercato per mezzora di infilare da qualche parte il mio quadernetto... non so, una tasca o uno zaino incorporato al vestito… ma nulla!” Ginny ridacchiò e anche Connor sorrise.
Stava per sussurrare qualcosa all’orecchio della ragazza ma era troppo avanti e rischiava di essere scoperta dal ragazzo, quindi si avvicinò a me:
“Che carino che è Connor! L’hai visto?”
“Certo che l’ho visto, è bello alto, impossibile non notarlo”
“Intendo è bello”
“Non  me ne intendo di certe cose”
 “Poi è vestito benissimo”
“Con la gonna?” chiesi, lei mi diede una gomitata
“Mostra il bel fisico” provavo una strana stretta allo stomaco… gelosia? Per Ambra? Ma figuriamoci!
“Anche io saprei portarlo” Am mi guardò da cima a fondo, come se fosse la prima volta ce mi vedesse.
“Lo porta meglio lui” le diedi una gomitata come due amici che si prendevano in giro, lei ridacchiò mettendomi un braccio sulle spalle, ma ci rimasi un po’ male… dovevo aver sbattuto la testa davvero forte per provare questi sentimenti per Ambra.
Alla fine Connor-fisico-scultoreo- da- gonna ci portò in una grande libreria, dove Horus stava scrutando uno scaffale dove c’era un posto libero.
“Stava qui quel dannato libro” disse indicandolo tra le mani di Ginevra.
Ambra si avvicinò mentre Horus la guardava: “Assomigli vagamente e Cleopatra” , non lo ascoltò nemmeno e guardò attentamente lo scaffale in cerca di qualcosa, io concordavo a pieno con lui: era davvero bella… ok, meglio se la smetto…
“Perché l’aveva preso?”  domandai
“Onestamente non me lo ricordo neanche”
“Bene. Am vedi qualcosa?” chiese Ginevra
“Guardate qua!” indicò un punto preciso sul pavimento
“Cosa c’è?” domandammo in coro io e Ginny
“sangue” borbottò a se stessa.
Si sforzò talmente tanto che gli divenne la faccia paonazza, la goccia che lei vedeva si sollevò dal terreno e prese un colore d’orato, intanto gli occhi di Ambra diventavano cerulei e fissava il sangue come per scoprire tutto su di esso.
Poi la goccia cadde, confondendosi con il pavimento ocra.
“Come avrete notato è sangue di un dio” disse “Non a un dio qualsiasi, ma a Thot, dio della scrittura della sapienza eccetera, eccetera. Ginevra mi passi il libro?” l’amica glielo porse dicendo: “Meglio dell’FBI” Ambra sorrise, sussurrò un nome al sigillo e poi sfogliò le pagine
“La scrittura della morte” lesse i geroglifici Ginny quando Ambra si bloccò su una pagina
“C’è ancora del sangue, anche se qualcuno ha cercato di ripulirlo” sospirò e si concentrò, altre gocce si alzarono dalla pagina e ricaddero non appena la discendente di Cleopatra avesse finito di consultarle
“Sempre di Thot”
“Bene, prossima fermata palazzo di Thot… ma dove caspita si trova?” chiese Ginevra, guardammo tutti Horus e quest’ultimo guardò Connor
“Li scorterai tu?”
“Come desidera padrone”
“Va’ a prendere gli abiti comuni” si inchinò
“ce ne sono anche per me? Questo è un po’ appariscente… vanno bene anche se sono extra large e da uomini”  disse  Ambra
“Stai così bene Am” disse Ginny mentre io annuivo in modo impercettibile, così che nessuno mi vide.
La discendente di Cleopatra guardò l’amica per un attimo, giusto per capire se la stesse prendendo in giro o meno, quando però ebbe capito che faceva sul serio la ringraziò ma si rivolse comunque a Connor  che le fece cenno di seguirla, lei mi guardò e fece una faccia tipo: -Si! Connor viene con noi, e mi porta a provare dei vestiti!- io le risposi con uno sguardo ammonitore del tipo: -Non provarci troppo con lui- lei mi rispose con un bellissimo sorriso.
“Andiamo” disse Connor ed Am annuì.
“Cosa ci prova in quello lì!” dissi borbottando
“è carino non puoi negarlo” mi rispose Ginevra.
Ecco adesso pure Ginny pensavo fosse bello, era un ragazzo comunissimo! Ci stava che fossero attratte da Anubi, ma da quello li… per piacere!

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Capitolo 13
*** Mi fido di te ***


POV. GINEVRA
 
Aspettammo per un po’, dopo cinque minuti Ambra ritornò… era come se si fosse trasformata in Cenerentola, ma prima della trasformazione della fata.
“Eri così bella prima” le dissi, ora indossava una felpa larga grigia senza cerniera e dei pantaloni e un cappello entrambi mimetici anch’essi larghi con degli anfibi neri, ora sembrava quasi un militare.
“Hai la febbre?” chiese lei ridendo bonaria  “Non ero io, ora mi sento più a mio agio” dietro di lei comparve Connor, aveva una maglietta con le maniche corte bianca e dei lunghi jeans con delle scarpe da ginnastica e uno zaino in spalla: era davvero bello.
A Jaime mi sa che non gli stava tanto simpatico, perché lo guardava sempre con uno strano sguardo truce.
Mentre io ringraziavo Horus e Connor, Ambra si sistemava i capelli a caschetto mettendoseli  sotto al berretto, così che non le dessero fastidio.
“Grazie divino Horus, e scusa tantissimo per il disturbo e per l’inconveniente di Sekmet” aggiunse Ambra dopo il mio lungo e preparato discorso poetico.
“Non importa… Connor, mi raccomando” il ragazzo fece un lieve inchino e se ne andò non aspettandoci nemmeno.
Ambra salutò con la mano con le cicatrici e se ne andò, noi facemmo lo stesso.
“Dove si trova il palazzo di Thot?” chiese Ambra a Connor non appena fummo usciti dal palazzo, lui non le rispose ma continuò spedito a camminare sulla sabbia.
“Questo fiume, per quanto sia maledetto, conduce ovunque tu voglia, quindi basta seguire il suo corso per un po’ e arriveremo a destinazione” rispose pacato dopo un po’
“Horus poteva dircelo senza che tu venissi” disse Jaime mentre Am gli dava una gomitata
“Voleva tenervi sotto controllo” rispose tranquillo il ragazzo
“Perché non ci parli un po’ di te? Insomma, non sappiamo nulla sul tuo conto” continuò Am
“Sono un servitore di Horus”
“Grazie… fin lì ci arriviamo!” commentò Jaime
“Seguo il suo sentiero, mi ha scelto perché ero tra i migliori…” disse ancora Connor
“E cosa ci guadagni?” chiesi
“Imparo, quando me ne andrò sarò un mago completo” Ambra annuì soddisfatta dicendo:
“Quindi vieni dalla Brooklyn House?”
“La House che?” disse il ragazzo
“Non importa, da dove vieni?” continuò il suo interrogatorio la ragazza
“Vengo dalla tribù dei Mohawk”
“Sei nativo americano” dissi, lui annuì, Ambra aveva ragione a sbavare dietro di lui, oltre a essere bello aveva un fascino tutto suo, ricco di mistero.
“Io sono italiana, come Ginny” disse la mia amica.
Connor la guardò come se fosse la prima volta che la vide: “Sei la discendente di Cleopatra giusto?” la mia amica sbuffò
“Forse” era stufa di sentirselo dire “Amo leggere, scrivere e andare a cavallo, ma questo non l’hai capito” Jaime le mise una mano sulla spalla ma lei non se ne accorse nemmeno.
“Non vuole essere conosciuta solo per essere la discendente di Cleopatra” dissi
“Ma è quello che risalta più in lei” disse Connor “Forse perché le assomigli vagamente, il taglio degli occhi, i lineamenti”
“Non ti puoi fermare solo all’aspetto esteriore Connor” disse la ragazza saltellando “Se no avresti detto che Jaime è uno schifo”
“Spiritosa” disse il ragazzo
“Però l’ho conosciuto e ho scoperto che non fa totalmente schifo, ma è decente”
“Quale complimento!” disse facendo un mezzo inchino
“Ginevra è pure lei italiana e segue il sentiero di Anubi, è carina, simpatica, talentuosa, atletica e molto intelligente” mi presentò Ambra
“Io non mi definirei così” dissi “Anche se grazie”
“Ok, ok… è una ragazza malinconica, che trova libertà nei libri e nella scrittura (come la sottoscritta) ama la musica, le piace anche ballare ma non mi vuole far vedere come è brava!” disse facendo un smorfia.
Guardai in basso, per non incontrare lo sguardo indagatore di Connor, che ti entrava nell’anima con i suoi occhi profondi.
“E questo è Jaime, scocciatore per natura, ma simpatico quando vuole…” stava per continuare quando si bloccò e guardò il ragazzo
“Non so praticamente nulla su di te” lo disse in un tono talmente sorpreso, spiazzato e deluso  che il ragazzo le sorrise e si mise a rispondere a ogni sua domanda, mentre io parlavo con Connor.
Parlammo soprattutto di cosa gli chiedeva Horus, della sua situazione, è rimasto li per qualche mesetto, poi mi raccontò della sua famiglia e della sua tribù, che viveva a stretto contatto con la natura, e io gli raccontai della mia storia, sorvolando la morte di mia madre, ma gli raccontai tutto sull’Italia, sul viaggio mio, di Ambra e di Jo, ascoltava con molta pazienza, iniziava a interessarmi quel ragazzo.
POV. AMBRA
 
Mi resi conto che non sapevo nulla su Jaime, la cosa mi dispiacque moltissimo:
“Jaime, mi dispiace così tanto!”
“Tranquilla Am, non è mica la fine del mondo” stetti zitta e lo fissai poi iniziai con le domande:
“Passione?”
“Credo la musica” mi rispose
“Suoni qualche strumento?”
“Chitarra e un po’ il pianoforte e il violino” ne rimasi sorpresa
“Complimenti! E cos’altro ti piace fare?”
“Fare dello sport, o guardare dei film” disse “Ma Ambra, non devi per forza farmi un interrogatorio, insomma c’è un ragazzo carino davanti a te, perché non parli con lui?” chiese con un tono tra il dolce e l’amaro.
“No, vorrei conoscerti meglio, tu sai quasi tutto di me ma non so nulla di te”
“Tu sei una molto aperta e espansiva” scossi la testa
“Solo con le persone di cui mi fido” Jaime guardò in basso, stava arrossendo? “ti sei guadagnato la mia fiducia, non devi vergognartene”
“No è che…” alzai un sopracciglio “Niente, fidati, allora… cosa vorresti sapere?”
“Colore preferito?”
“Azzurro. Tu?”
“Rosso” dissi “Animale?”
“Mucca” lo guardai un attimo “Scherzo, aquila, tu?”
“O gatto o cavallo, non so mai decidere” risposi sorridendo “La tua famiglia?” chiesi, ma lui impallidì e si fermò anche, per poi ricominciare qualche secondo dopo.
Rimasi zitta attendendo una sua risposta, che non arrivò
“Scusa” dissi
“No, scusa io…” mi rispose non guardandomi “Te lo dico stasera ok? Quando loro due dormono” disse indicando Connor e Ginevra davanti a noi due.
“ok, va bene, grazie”
“Niente” cambiai subito discorso: “Ti piace Ginny?”
“Cosa?” chiese preso alla sprovvista, poi abbassò la voce “Un po’ credo, ma non lo so, credo che la risposta però sia si…”
“Tranquillo il tuo segreto è al sicuro” dissi con un sorriso, per un po’ divenni gelosa e ci rimasi male della risposta, ma scacciai subito questi pensieri.
“E a te piace Connor?”
“Lo conosco da così poco, però devo ammetterlo, è come se ci fosse stata una scintilla, ma non lo so” risposi a bassissima voce.
Rimanemmo zitti per un po’, poi Jaime disse quasi in un sussurro: “Mio padre…” mi avvicinai per sentire meglio “… era un soldato, mia madre non era tanto a posto, aveva degli attacchi di panico, però papà la calmava, solo che non c’era sempre, doveva partire per andare in missione, era un capitano: così c’erano interminabili mesi che rimanevo con mia madre, a pregare che non avesse qualcuno dei suoi attacchi” sospirò e tremò “c’è ne è stato qualcuno, ma nulla di che… solo specchi rotti e piatti caduti, non era pericolosa per me, ma per se stessa. Un giorno gli assistenti sociali arrivarono e mi presero con loro, mia madre era disperata, non capivo perché mi separavano dalla mia famiglia. Poi capii, potevo restare con i miei genitori finché c’era mio papà, che sempre, anche se al telefono o in video chat riusciva a calmare la mamma, ma lui era morto in una missione per colpa di una mina antiuomo, avevo undici anni, mi diedero a una famiglia affidataria, era composta da grandi maghi, per questo capirono che ero un discendente dei faraoni, da parte di mamma…”
“tu credi che i suoi problemi erano dovuti a qualcosa che c’entrasse con la magia o qualcosa del genere?” chiesi, lui annuì
“Poi mi portarono alla Brooklyn House così che potessi stare in un luogo sicuro e potessi imparare” mi veniva voglia di abbracciarlo, però non lo feci e mi accontentai di mettergli una mano sulla spalla e prendergli la mano.
“Grazie” mi disse “Sai tu sei la prima a cui lo racconto, Am”
“Sono onorata, e grazie a te per esserti fidato, non lo dirò a nessuno” non so come mai le parole che aveva appena detto mi fecero sentire così bene “Come è questa famiglia affidataria?”
“Bellissima, ho due genitori amorevoli e un cane bellissimo” disse sorridendo ancora, ci guardammo negli occhi e poi…
Scoppiammo a ridere come degli idioti! Non aveva senso quella risata, ma ci voleva proprio.
Connor e Ginevra ci guardarono, tolsi la mia mano da quella di Jaime e dissi tra una risata e l’altra: “Connor quanto manca?”
“Ancora un po’, ma è meglio accamparci per la notte”
“Non è un posto pericoloso?” chiese Jaime ancora ridacchiando un pochino
“Si, ma staranno alla larga dal corpo ospite di Sekmet” smisi di ridere.
“Come fai a saperlo?” chiesi preoccupata
“Intuito” Ginevra lo osservò con le braccia conserte ed egli, sotto al peso degli occhi indagatori  della ragazza confessò: “Ok, me l’ha detto Horus”.

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Capitolo 14
*** Un bel serpentello ***


POV. AMBRA

Appena il sole incominciò a calare ci fermammo e montammo le tende, ne avevamo due, una per Jaime e Connor, l’altra per me e Ginevra.
Ci dividemmo i compiti, Connor montava le tende, Ginevra accendeva il fuoco e io ed Jaime litigavamo per andare a fare il giro di perlustrazione.
“Am! Ci vado io! Hai avuto una giornata pesante, sistema i sacchi a pelo o cucina qualcosa che faccio io la parte pesante!” mi disse il ragazzo urlandomi contro
“No! Io ho una dea in corpo che può uccidere tutto e tutti, tu rischi, io no! E per altro non so cucinare!” gli risposi urlando più forte
“E se perdi il controllo e noi non ci siamo?”
“Non avverrà tranquillo” ci guardavamo negli occhi, entrambi con uno sguardo da cane assassino.
“Vado io  a fare il giro di perlustrazione, tu Ambra accendi il fuoco e Jaime aiuta Connor” disse Ginevra, nessuno osò obbiettare.
Quando si allontanò verso nord io avevo già acceso il fuoco, con l’accendino questo è ovvio.
“Perché ti porti un accendino? Hai il vizio del fumo?” chiese Jaime stendendo un sacco a pelo in una tenda
“No, ma mio fratello dice sempre: -Per un viaggio lungo portati solo due cose: un accendino e una corda, insieme ovviamente ai viveri”
“Hai una corda?” chiese Connor
“Si, questa!” la estrassi dal mio zaino, era azzurra fluo e serviva per saltare.
“Credo che non intendeva quella di corda, tuo fratello” disse Jaime ridacchiando
“Era l’unica che avevo!” visto che non avevo nulla da fare mi misi a saltare, ma ben presto mi stancai così iniziai a controllare il sangue delle formiche, le aiutavo a portare il cibo nel formicaio che si trovava il più lontano possibile dal fiume.
Oltre alla spiaggetta di sabbia non sapevo cosa ci fosse, e onestamente non volevo scoprirlo.
Quindi lanciavo dei pezzetti di pane alle formiche, e aiutavo loro a portarle, controllandole e sostenendo io il peso per loro.
Finché non arrivò Ginny, sudata e annaspante.
“Cosa c’è?” chiesi
“Serpente… gigante” riuscì a dire tra un respiro affannoso e un altro.
Non dovette spiegare oltre perché dalla sabbia uscì un serpente verde gigante, che sibilava e ci fissava.
-Fammi avere il controllo- disse Sekmet nella mia testa, non le risposi perché ero troppo impegnata a fissare il rettile e i suoi enormi occhi gialli.
Senza aspettare oltre il serpente scattò verso Ginevra, corsi verso di lei e senza neanche accorgermene durante la corsa mi trasformai in leonessa.
Quando il mostro mi vide, esitò un secondo, così noi quattro attaccammo, io ruggendo e buttandomi letteralmente sopra al suo muso, graffiandolo e mordendo a più non posso, intanto Connor anche lui si era trasformato, dietro di lui c’era un avatar gigante di un uomo-aquila che ripeteva tutto quello che faceva lui, Jaime e Ginevra invece  lo colpivano con i loro poteri,  l’ultima chiamava degli zombie dal terreno mentre il primo lanciava enormi ondate di una strana materia nera.
Dopo un po’ scesi dal suo muso ormai completamente sfregiato e  mi trasformai nuovamente in me (fortunatamente e inspiegabilmente avevo ancora i vestiti, forse perché questa volta, mentre mi trasformavo, avevo pensato a me con gli indumenti, mentre l’ultima volta non avevo pensato affatto).
Con l’adrenalina della leonessa ancora in me controllai il sangue del mostro, lo bloccai e lo feci cadere, sudavo come una fontana e dovevo concentrarmi moltissimo, era come sollevare il mondo da sola, non riuscivo nemmeno a parlare, fortuna volle che i miei compagni agirono alla svelta, o meglio dire, fortuna volle che Ginevra agì alla svelta perché prese dal suo zaino una spada (non chiedete perché avesse una spada nello zaino) e con non poca fatica gli tagliò la testa,  grazie anche all’aiuto di Connor e Jaime e i loro poteri .
Quando vidi che il sangue non usciva capì che era per colpa mia, così mollai il controllo su di lui e mi buttai sulla sabbia, perdendo i sensi.
 
“Dobbiamo preoccuparci?”
“Nah! Sviene sempre per poco”
“Vaffanculo” borbottai non aprendo gli occhi
“Visto? Sta bene” era Ginevra che parlava, mi sedetti con non poca fatica insieme a tutti i miei giramenti, il serpente non c’era più.
“è morto? Abbiamo vinto?” chiesi
“Si signora” disse Jaime mettendosi il mio braccio attorno al suo collo “Ora ci alziamo ok?” annuì “Uno, due, tre…” praticamente mi sollevò di peso.
“Andiamo almeno alla tenda” disse lui
“Ho fame” risposi
“Sto già preparando qualcosina” disse Ginny.
Mi portò alla tenda più grande, e mi mise sul sacco a pelo dicendo: “Non muoverti, dopo mi spieghi tutto”
“Tutto cosa?”
“Come hai fatto a controllare il sangue di un mostro intero mentre non riesci a controllare il mio, non tutto almeno” feci spallucce e lui se ne andò con un sorriso da idiota.
Aspettai, ma nessuno arrivava, li sentivo parlare, ma non venivano quindi iniziai a scrivere sul mio diario, che era nello zaino, e per fortuna lo zaino era nella tenda.

Autrice: Perdonatemi per l'enorme ritardo! Scusate veramente tanto è che avevo gli esami e non ho proprio trovato tempo... ma finalmente li ho finiti e inizia l'estate, spero che almeno il capitolo vi sia piaciuto un pochino, scusate ancora tantissimo! Vi prometto che con l'arrivo dell'estate posterò più spesso!
Grazie mille a tutti coloro che hanno letto, scusate ancora!

ambra_chiara
 

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Capitolo 15
*** Un classico ***


Caro diario,
non sai cosa è successo oggi! È stata una lunga, anzi, lunghissima giornata, e non solo perché domani è il mio compleanno, ma perché sono svenuta si e no cinque o sette volte in un giorno, e ho una fame! Per non parlare del fatto che Jaime mi ha raccontato la sua storia, non so come mai ma sono felice che si sia confidato con me, vuol dire che si fida, e per me conta molto!
Spero che domani Ginny si ricordi del mio compleanno, non ho il coraggio di ricordarglielo perché in questo periodo non siamo affiatate come prima, insomma… abbiamo entrambe i nostri problemi, ed entrambe non vogliamo assalire l’altra con i nostri, quindi ci dividiamo, io con Jaime e lei con Connor… ma mi dispiace così tanto, se sbagliassi? Se in realtà dovessi parlare con lei e confidarmi? Ma onestamente ne ho perso la voglia… in questo periodo è sempre fredda e cinica con me, so che non lo fa apposta ma sono stufa… ho sempre paura che la disturbi, che non mi voglia nei paraggi, così sto per conto mio… ormai non ci parliamo praticamente più di persona, ma in compenso ci scriviamo un sacco… messaggi, bigliettini e robe simili.
Solo che mi manca il nostro rapporto di prima, spero di recuperarlo presto.
Bè ora ti saluto, attendo con ansia la cena. Ho lo stomaco che implora cibo!
A presto!
 
Ambra

 
Dopo aver finito di scrivere mi rilassai, sentendo l’odore di pane e carne secca.
“E’ pronto” disse Jaime comparendo dal nulla.
“Finalmente! Sto morendo!” mi sedetti non badando al mal di testa e pensando solo alla fame, uscì dalla tenda e cercai di alzarmi, Jaime mi aiutò mettendosi un mio braccio intorno al suo collo.
“Eccoti finalmente!” disse Ginevra “Come va?”
“Bene, grazie, tu?” annuì tornando a fare a pezzi il panino che aveva in mano.
Con poca grazia tolsi il mio braccio dal mio amico e mi buttai sulla sabbia, sollevando un nuvolone.
“Ambra!” mi sgridò Ginny
“Scusa…” risposi non osandola guardare negli occhi.
“Ginevra non pretendere tanto, è una scaricatrice di porto quando è sana! Figuriamoci se diventa delicata da mezza morta” disse Jaime, gli diedi una gomitata mentre noi due ridacchiammo, Connor e la mia amica invece ci guardavano in modo strano.
Mangiammo in silenzio, poi quando tutti finimmo Jaime entrò nella sua tenda senza dire nulla e ne uscì con una chitarra acustica nera con i bordi bianchi.
“Musica intorno al falò! Un classico” dissi ridacchiando “Ma dove la tenevi?”
“Piccolo incantesimo”
“Smettila di cercare di fare il misterioso, non lo sei” disse ridacchiando Ginevra per poi guardare Connor, insomma come a dire: -Lui si che lo è-.
Osservai l’espressione di Jaime, aspettandomi una reazione di rabbia, o frustrazione, non fece nulla, eppure  l’aveva vista fare quel gesto… non l’avrà capito forse.
“Allora… una canzone da cantare?” chiese lui
“Questa sera c’è il delirio al Maracanà
da qua fuori sento i cori sha la la la
un sospiro, gli occhi chiusi e sono già là
tra i tamburi e i colori della città” dissi cantando, ben presto si unì anche il mio amico e cantammo insieme:
“Poi per quanto siam lontani tutti siamo nati qua
pelle bianca o pelle nera al mondo si viene e si va
io metto una maglia azzurra la tua che colore ha?
Formeremo un grande arcobaleno qui al Maracana”  aveva una bella voce, giovanile ma non troppo, era bassa ma anche alta, sorrisi mentre cantavo con lui, Ginevra sapevo che l’avrebbe apprezzato: adorava Emis Killa (e lo adora tutt’ora).
Cantammo il ritornello finale e alla fine Ginevra applaudì sorridente.
“Bravissimi!” io arrossì di botto mentre Jaime ridacchiava nervoso.
“Ora scegli tu Ginny” dissi.
Lei pensò a fondo e poi disse: “Heart by heart di Demi Lovato Am, tu la canterai benissimo” arrossì ancora di più e guardai Jaime che era pronto con la chitarra.
“When your soul finds the soul it was waiting for
When someone walks into your heart through an open door
When your hand finds the hand it was meant to hold
Don’t let go
Someone comes into your world
Suddenly your world has changed forever” cantai la strofa da sola, guidata dalle dolci note della chitarra di Jaime, questa canzone l’avevo sentita solo fatta al piano, ma è bellissima suonata anche con la chitarra.
Al ritornello si unì un poco anche il mio amico:
“No there’s no one else’s eyes
That could see into me
No one else’s arms can lift
Lift me up so high
Your love lifts me out of time
And you know my heart by heart” a questo punto Connor si alzò e chiese a Ginevra:
“Vuoi ballare?” questa colta alla sprovvista, disse subito di no, ma sotto allo sguardo del ragazzo non seppe resistere e si alzò, gli mise le braccia intorno al collo e lui intorno alla vita e incominciarono a ballare, mi ricordavano tanto Clary e Jace, due personaggi del film e del libro di Shadowhunters, di cui la colonna sonora è proprio questa canzone.
Jaime non mi guidò molto con il canto, ma più che altro con la chitarra, lo sorpresi con i miei acuti, perché notai che si fermava un attimo ad ascoltarli con più attenzione, così c’era un istante in cui nel silenzio c’era solo la mia voce, e per questo a volte volevo zittirmi, ma subito dopo il mago che seguiva il sentiero di Osiride ricominciava a suonare, e quindi ogni dubbio si dissolveva.
Ginevra ballava benissimo, era come se volteggiasse leggiadra, non l’avevo mai vista ballare, e credo che lei non mi avesse mai sentito cantare seriamente… tranne una volta, ma cantavo una canzone che non mi piaceva quindi non davo affatto il massimo.
Quando finì avevo il fiatone.
“Sei bravissima” mi disse Jaime
“Concordo in pieno” continuò Ginevra, arrossì e guardai in basso, per poi cambiare discorso:
“Anche tu Ginny, sei un fenomeno a ballare” sorrise dicendo: “Non cambiare discorso!”
“Tanto sappiamo entrambe una cosa” risposi “Il migliore è Jaime… lo sapevate che sa suonare chitarra, piano e violino?” lui ridacchiò nervoso.
“anche tu Connor, sei molto bravo a ballare” dissi
“Mai come Ginny” questa sentendosi in causa arrossì di più di me e disse: “Meglio se andiamo a letto, domani ci attende una lunghissima giornata” annuì e Jaime mi aiutò ad alzarmi ma ero a posto ormai, quindi ce la feci da sola e appena raggiunsi la tenda mi addormentai, facendo un incubo dopo l’altro.
 
 
Mi svegliai urlando, era notte fonda, e svegliai Ginevra.
“Ambra”
“Scusa. Ho fatto degli incubi”
“Ti va di parlarne?”  mi sedetti e inizia ai raccontarle del mio sogno: correvo per una città desolata, tranquilla e rilassata finché le pareti delle case, le strade, i cartelli stradali  non iniziarono a perdere sangue, a ettolitri, all’inizio stavo per perdere i sensi, ma poi iniziavo a trasformarmi e bevevo tutto…
“Tranquilla era solo un sogno… torna a dormire” ma non fece in tempo di aggiungere altro perché una fitta lancinante la colpì.
Le misi una mano sulla spalla e iniziai a sussurrarle: “Tranquilla, adesso passa, non è niente” quando il dolore fu finito prima nascose il viso nella mia spalla poi si allontanò e disse
“Sto bene”
“Sicura? Non vuoi qualcosa da bere? Da mangiare?”
“Sto bene ho detto… non rompere” e tornò a dormire.
-Che bel inizio di compleanno- dissi guardando l’orologio che segnava mezzanotte e un quarto. 

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Capitolo 16
*** Tanti auguri, ecco un bel regalo ***


POV. AMBRA

Mi alzai all’alba, tutti stavano ancora dormendo quindi uscì dalla tenda cercando di non fare il minimo rumore.
Stesi il sacco a pelo sulla sabbia e mi sdraiai sopra e osservai il cielo che si stava man mano svegliando.
Sospirai e pensai a cosa stesse pensando Jo in quel momento, ero certa che fosse sveglio, era molto mattiniero.
Chissà se pensava alla sua sorellona  che compiva gli anni… mi mancava, era davvero uno dei pochi che mi era sempre rimasto accanto, non volevo perderlo, mi ero ripromessa che gli avrei fatto un regalo appena fossi tornata.
Accartocciai i pensieri e mi misi a leggere il libro sui poteri sanguigni mentre le mie dita disegnavano qualcosa sulla sabbia.
Volevo trovare qualcosa riguardo il perché fossi riuscita a controllare il sangue del mostro, e lo trovai: era un mostro serpente, dotato di grandi doti e tutto il resto, ma allo stesso tempo aveva un sangue insignificante, quindi facile da gestire.
Sorrisi soddisfatta e chiusi il libro per poi guardare cosa avevo fatto con le dita.
Era un disegno perfetto di una leonessa all’attacco.
Rimasi di sasso ad osservare il perfetto muso del felino, la sua muscolatura… non ero stata io a disegnare, non sono affatto capace…
Ero immobile, non osavo muovere neanche un muscolo.
“Ambra… che bel disegno” disse qualcuno alle mie spalle, saltai in piedi dallo spavento però mantenendo lo sguardo fisso sul disegno.
“Jaime” dissi riconoscendo la voce “Cancellalo subito”
“Cosa?” gli serrai la mano con le mie due, lui con il piede fece svanire l’immagine
“Ok? Tutto a posto?” annuì
“Lo ha fatto Sekmet non io” sistemai il sacco a pelo e il libro per inserirli nel mio zaino ed estrarre un panino mezzo secco e mangiarlo in due bocconi.
Ne porsi uno a Jaime che mangiò senza parlare.
Ben presto si svegliarono anche Connor e Ginevra e fecero colazione.
Appena ebbero finito ero scattata in piedi pronta per partire
“Ambra cosa hai? Il pepe nel culo?” mi chiese Jaime
“Si… andiamo vi prego, non mi piace questo posto, neanche un po’” Connor si alzò per secondo e ci indicò la strada.
“Am… alzami!” disse Jaime porgendomi la mano, sbuffai beffarda e gli controllai il sangue delle gambe per farlo alzare.
“metodo meno ortodosso degli altri, però efficace” disse lui sorridente.
Mi era costato un po’ di fatica, ma almeno mi ero guadagnata un po’ di rispetto da parte di Ginevra e Connor, perché dopo aver sconfitto un serpente gigante ed essermi trasformata in leonessa non mi consideravano lo stesso.
Infatti speravo tanto che la mia amica mi facesse gli auguri, ma così non fu, parlò soltanto con Connor, e vi immagino che bella botta di autostima mi diede.
Partimmo e solo verso mezzogiorno arrivammo a destinazione.
L’intero paesaggio cambiò e ci trovammo in uno studio dove un biondo scriveva freneticamente prima su un rotolo di papiro, poi su un computer.
“Buongiorno” urlai per attirare la sua attenzione, quello alzò la testa.
“Che ci fate qui? Chi è?”
“Vorremmo sapere qualche notizia su questo libro” disse Ginevra porgendogli il libro della morte “Abbiamo rilevato tracce del suo sangue in alcune di queste pagine…”
Thot corrugò la fronte e disse: “Lo conosco, ma non ho mai avuto il piacere di sfogliarlo”
“Allora perché il suo sangue è qui?” chiese Connor
“Non ne ho la più pallida idea…” disse lui “Ora andate, dovrei finire di completare un documento”
“Aspetti!” dissi “Potrei avere una goccia del suo sangue?” Thot mi guardò per poi capire
“Ambra. Discendete di Cleopatra  e corpo ospite di Sekmet”
“è un si?” chiesi.
“Come regalo di compleanno” alzai un sopracciglio
“Come fa a sapere tanto di me?”
“Mi informo sui corpi ospiti… un hobby” intanto Jaime mi dava una gomitata borbottando:
“è il tuo compleanno?! Perché non me lo hai detto?!”
“Non mi sembrava il caso”
“Ma come non ti sembrava il caso?! È il tuo compleanno e nessuno se ne è ricordato tranne un Dio…!” stava per continuare ma gli pestai il piede per farlo smettere
“Mi potrebbe porgere il braccio grande Thot?” chiesi facendo un po’ la lecchina, lui me lo porse.
“Potrei ecco…?” tolsi un piccolo pugnale dalla tasca
“faccio io” lo prese e si fece un piccolo taglio sulla mano, dal quale uscì una piccolissima goccia di sangue.
Prima che potesse cadere la intercettai con i miei poteri e lo analizzai, comparandolo con il sangue del libro.
Era molto simile, ma non il suo.
Rimisi la goccia del sangue del Dio nel suo corpo per poi chiudergli la ferita, un piccolo trucchetto imparato qualche giorno fa leggendo, era più semplice di quel che pensassi.
“Grazie” disse lui “Ora posso tornare ai miei lavori?”
“Anche questo è importante” disse Jaime
“Un’ ultima cosa” continuò Connor “Secondo lei chi sarebbe intenzionato a farla passare per colpevole?”
“E di cosa? Non ho capito neanche cosa state cercando!”
“In generale” rispose Ginevra
“Bè… nessuno che mi venga in mente”.
Lo ringraziammo e uscimmo dal suo studio per ritrovarci nelle vie affollate di Brooklyn.
Nessuno proferì parola, solo per le indicazioni stradali, infatti volevamo parlare davanti a una bibita fresca di un bar possibilmente deserto.
Ne trovammo uno, ordinammo qualcosa da bere e ci mettemmo a discutere.
“Chi potrebbe averti voluto farti fare questo incantesimo?” chiesi a Ginevra
“Non lo so…”
“Allora chi avrebbe voluto che questo libro venisse scoperto da te?”
“Non lo so”
“Allora chi avrebbe voluto farti resuscitare tua madre?”
“Ti ho detto che non lo so!” disse Ginny scocciata.
Allora pensai in silenzio per poi dire: “Secondo me non è neanche un dio, ma qualcuno anche di ‘normale’”
“Che sa manipolare il sangue in modo tale che sembri quello di un dio? Non credo sia poi così normale” disse Jaime
“Magari un grande mago, o appunto un dio” dissi mentre nella mia testa sentivo la voce di Sekmet che diceva: -Mia cara, stai sbagliando-.
Intanto Connor sfogliava il libro con noncuranza, cercando degli indizi.
“Aspettate…” disse lui
“Cosa c’è?” chiesi
“In questi incantesimi c’è sempre una cosa che ricorre”
“Cosa?” domandò Jaime
“Un luogo… detto Le Porte della Morte. È un cimitero che si trova ai margini di Brooklyn , c’è sempre citato in fondo alla pagina, dice sempre: ‘Possibilmente questo incantesimo è da fare nelle Porte della Morte”
“Jaime sei un genio!” disse Ginevra “Andiamo!” disse finendo in fretta e furia di bere la sua aranciata e si alzò 
“aspetta non sappiamo se sia giusto” le dissi io “Magari è solo una coincidenza, bisogna prima avere altre prove… prima di tutto, cosa ci dovrebbe essere lì di tanto eclatante? Ci potrebbe essere qualcuno o qualcosa? Dobbiamo prima indagare… tanto abbiamo tutto il tempo del mondo”
“No Ambra… Andiamo” disse lei saccente
“Ginny, aspetta… potrebbe esserci qualche pericolo” le risposi
“Smettila di contraddirmi! Andiamo punto e basta!”
“Ginevra non ragioni!” le risposi “Non pensi, sei troppo accecata dal dolore che provi ogni giorno, quando muore una persona, dal dolore della tua perdita e non ti accorgi neanche di quel che ti capita intorno a te!” mi alzai anche io per guardarla bene negli occhi e per sembrare più minacciosa, ma ero più bassa di lei quindi nessuno dei due obbiettivi era completato.
“Non mi accorgerei di cosa?”
“Prima di tutto del fatto che tu piaci a Jaime!”
“ehi! Non mettermi in mezzo! Ed era un segreto! Che non è neanche vero!” disse lui
“Scusa” dissi non badando all’ultima parte “Secondo non ti accorgi di quanto sia strano e pieno di se Connor!”
“Ehi!” si limitò a dire lui
“Terzo non ti sei ricordata che oggi è il mio compleanno, non ti sei accorta del mio dolore ogni notte, degli incubi che provavo, non ti accorgi dei miei sforzi per controllare Sekmet e non ti accorgi delle mie difficoltà a controllare i miei poteri, riesci solo a criticarmi, per quanto io cerchi di sforzarmi!” Ginevra stava zitta ad ascoltare “Non ti accorgi che soffro anche io…”
“E per cosa scusa? La tua vita è perfetta! Sei piena di talento e di fortuna!”
“Perfetta? Sono io quella che ha una dea in corpo, io che avevo un padre idiota che ha ucciso i nostri genitori, io che svengo per ogni cavolata, io che sono talmente stupida da non pensare con la mia testa, io che cerco di affrontare ogni problema con un sorriso e appaio una scema, io che sono etichettata come la strana perché sono discendente di Cleopatra!”  "Se soffri così tanto, allora vattene" Senza pensarci presi lo zaino e corsi via, prima che potessero vedermi piangere.

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Capitolo 17
*** Adora l'albicocca ***


POV. JAIME
 
“Ambra aspetta!” dissi cercando di fermarla, ero intenzionato a seguirla però prima dissi a Ginevra e Connor: “sarete felici ora!” e corsi da lei.
Aveva già attraversato la strada, il berretto le era volato via, lo presi al volo e la vidi che stava per andare in un bosco desolato.
Io non volevo perdere le sue tracce quindi attraversai rischiando due o tre volte di essere investito, non so come mai, ma le urla e le imprecazioni che mi rivolgevano gli autisti attirarono l’attenzione di Ambra che si voltò e mi aspettò.
“Jaime sei pazzo” disse lei piangendo e sorridendo al tempo stesso in un conflitto di emozioni.
“Forza andiamo in un posto meno affollato” le dissi mettendole il berretto mimetico in testa
“Ma non vuoi restare con Ginevra?” non le risposi nemmeno, ma le presi la mano e inizia a correre verso il bosco finché non fui certo che la zona fosse deserta.
“Una riserva, strano che si trovi qui” disse Ambra, tenevo ancora la sua mano, quando poi lei la tolse.
“Perché non sei rimasto con Ginevra?” chiese sedendosi sul erba e asciugandosi le lacrime, mi sedetti accanto  a lei prima di risponderle.
“Perché ha torto” le porsi un fazzoletto e lei ci soffiò il naso.
“Non piangere, mi sembri strana. Insomma Ambra che si riduce a piangere? Pensavo non ne fossi capace” sorrise e  appoggiò la schiena all’albero.
“e che… non mi aspettavo questo, doveva risolversi tutto bene… d’altronde io e Ginny ce la siamo sempre cavata alla perfezione, e invece eccomi qua, come una stupida a piangere…”
“Non sei stupida se piangi, se no il mondo sarebbe pieno di scemi. E si, avete litigato, un gran bel litigio per di più ma tranquilla… col tempo, si risolverà tutto” dissi, lei appoggiò la testa sulla mia spalla e questo mi fece arrossire, fortunatamente non se ne accorse.
“Si, ma quanto dovrò aspettare perché Ginevra sbollisca?”
“Prima di tutto tranquillizzati te, che prima ridi, poi piangi e poi hai degli attacchi di rabbia, poi pensa a Ginevra” Am ridacchiò e disse: “Hai ragione”
“certo… ho sempre ragione” mi diede una gomitata sorridente
“Sai un’altra cosa? Non volevo tirare in mezzo Connor, è che non sono riuscita a stare zitta… il tatto non è una delle mie qualità” continuò “E che mi sembra uno così presuntuoso, arrogante…”
“Mica ti piaceva?” chiesi
“Si ma poi ho scoperto come è in realtà. Ma questo non conta”
“La cosa importante è che tu stia bene” le dissi, lei sorrise per poi cambiare discorso
“Perché quando ho detto a Ginny che a te piace tu hai risposto che non era vero? E perché hai scelto di seguire me e non lei?”
“Perché hai ragione tu. Basta chiedermelo”
“Non hai risposto alla prima di domanda” continuò lei
“Perché non è vero che mi piace” lei alzò un sopracciglio
“Chi ti piace?” la guardai per poi sorridere davanti allo sguardo ingenuo e stupendo della ragazza.
“Forse tu” lei scoppiò a ridere
“Si, certo. No sul serio… chi sarebbe?”
“te l’ho detto… te” le sollevai il mento così che mi guardò bene negli occhi.
Ambra stette zitta come per capire se stessi facendo sul serio o no, poi mi tolse la mano e disse: “Sei il mio migliore amico, non ti piaccio seriamente, lo stai dicendo solo perché ti illudi, sono la ruota di scorta, Ginevra non si accorge di te allora ci sono io” disse alzandosi
“Non è questo Am” le risposi alzandomi anche io, lei mi diede le spalle ma continuai lo stesso “Mi dispiace per non essermi accorto prima di quanto tu sia speciale, mi dispiace esserti dimenticato il tuo compleanno, non te l’ho nemmeno chiesto, mi dispiace per non averti considerato all’inizio e aver pensato solo a Ginevra, mi ero fermata all’apparenza, avevo visto una ragazzina idiota, superficiale, e invece sei semplicemente magnifica… so la tua storia, quello che pensi, e ho capito che sei la ragazza più forte che abbia mai conosciuto…” non mi guardava ancora ma sapevo che adesso avevo la sua attenzione “la tua forza sta nel tuo sorriso, nelle tue risate, nel tuo comportamento da guerriera, ho capito solo adesso perché Sekmet ti abbia scelto. Oltre a essere forte sei semplicemente unica, so che se ti lascerò scappare non ci sarà nessuna come te, con la tua sincerità e schiettezza, la tua dolcezza che tenti di nascondere perché secondo te ti rende debole… bè, ti confido una cosa, non lo sarai mai” mi ero avvicinata a le misi una mano sulla spalla poi si girò e mi guardò con i suoi stupendi e enormi occhi nocciola:
 “bravo lecchino” mi disse, era arrossita si vedeva benissimo, però voleva nasconderlo “Grazie, anche tu sei unico… lo so che suona male averlo detto dopo che tu l’hai detto a me però ecco… non sono brava a parlare, non di queste cose tipo amore e robe simili, però devi credermi che lo penso davvero, mi sei piaciuto appena ho imparato a conoscerti, non sono capace a dirti quello che provo… aspetta, cerco delle parole migliori” mi disse, stava per ricominciare a parlare a macchinetta: “Ho capito Am, perfettamente” e la baciai, le sue labbra sapevano di albicocca, era il suo frutto preferito e per quanto ne fosse allergica lo mangiava lo stesso, ma onestamente in quel momento non ci pensai, pensai solo a quella piccola ragazza così speciale.
Quado ci staccammo lei sorrise e stava per parlare quando fu presa dalle convulsioni e cadde a terra, pallida e con la labbra violacee.
 
POV CONNOR
 
Appena Jaime e Ambra furono usciti dal bar (senza pagare il conto!) Ginevra si sedette pesante sulla sedia, appoggiando le braccia sul tavolo e la testa ciondolante a fissare il vuoto.
Per peggiorare le cose arrivò pure una delle sue ‘crisi’ una fitta lancinante la colpì e iniziò a gemere.
“Tranquilla, andrò tutto bene” le dissi
Appena il dolore fu finito mi confessò una cosa: “Grazie Connor per il supporto”
“Ma..?” le chiesi, perché certamente c’era un ma
“Ma mi sembra strano, in tutte le mie crisi c’è sempre stata Ambra e adesso non c’è più a sostenermi…”
“Ti penti di ciò che hai fatto?” le domandai
“No” rispose secca “Odio quando la gente fa la vittima, io ho solo detto quello che pensavo” io annuì “Hai fatto bene”
“Allora perché sento la sensazione che ho sbagliato qualcosa?”
“C’è e ci sarà sempre…” le risposi
“Grazie Connor, perché non sei andato con Ambra? Non avevi accennato al fatto che era carina?”
“E allora? Una può essere carina ma oca”
“Ambra non è un’oca, è tutto tranne che stupida” alzai un sopracciglio, non capendo bene quello che pensava la ragazza
“Aspetta… tu hai appena litigato con lei, non devi difenderla”
“Non la sto difendendo, dico solo la verità… è intelligente, dannatamente fottutamente intelligente anche se a volte sembra una scema”
“Perché?” sbatté un pugno sopra al tavolo “Dobbiamo prima indagare su quel posto, forse?” mi chiese
“Sei tu il leader” risposi, scosse la testa
“Non abbiamo tempo per indagare… andiamo punto e basta” andò al bancone, pagò per tutti e quattro  e uscì.
“Ginny… dobbiamo fermarci però… non possiamo andare adesso”  
“Dove andiamo?” chiese
“Io conosco un posto” risposi sorridente.

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Capitolo 18
*** Tra rose e pancake ***


POV. GINEVRA.
 
Connor mi condusse in un hotel, era davvero bello con cinque stelle con piscina e un giardino immenso, ma non nel mio stile.
Era pieno di gente ricca che ci squadravano da testa ai piedi, chissà cosa pensavano di due ragazzini vestiti come vagabondi e abbastanza sporchi.
Connor non disse nulla, ma attraversò il sentiero che portava all’entrata, e fermò una cameriera: “Ciao Cecilia, mi chiameresti mio fratello?”
“Certo, e bentornato Connor” la giovane ragazza lo guardò ammiccante per poi andarsene
“Tuo fratello?” chiesi ingelosita dallo sguardo che la cameriera aveva rivolto a Connor
“Già” si sedette su un divano bianco aspettando chissà che cosa.
Dopo si e no tre minuti, un ragazzo sui venticinque anni bello ed elegante apparve davanti a noi
“Connor! Come è bello vederti!” il fratellino si alzò e si abbracciarono
“Come sta la mamma? E papà?”
“bene sono rimasti là, a casa” Connor annuì e disse:
“Ti presento Ginevra, maga che segue il sentiero di Anubi”
“è un vero piacere” dissi porgendogli la mano
“Il piacere è tutto mio, io mi chiamo Jonathan”
“Mi chiedevo se per caso avessi la stanza libera per una notte” disse Connor.
Jonathan ci guardò un attimo: “Connor ha trovato una ragazza così carina? Non ci posso credere”
“Ma no!” urlammo in coro io e lui
“Dobbiamo andare alle Porte della Morte, un cimitero, dobbiamo indagare riguardo a questo libro” spiegò Connor porgendoglielo.
Il fratello storse in naso “Va bene, stanza centoventi” e prese dalla tasca una chiave. “Solitamente è quella dei vip, ma non c’è nessuno adesso, e mi raccomando, state attenti… quel libro non ispira nulla di buono” io annuì e presi l’ascensore insieme a Connor che  continuava a ringraziare il fratello.
“Jonathan è il proprietario di tutto questo, è riuscito a trasformare un hotel fatiscente da neanche una stella, a uno di cinque ” spiegò il mio compagno di viaggio “ha fiuto per gli affari”
“Wow” risposi spalancando la bocca.
“E non hai visto la camera” arrivammo a destinazione, Connor aprì la porta e una camera più grande che abbia mai visto si presentò davanti ai miei occhi.
C’era un letto matrimoniale e due letti singoli attaccati ai muri, che fungevano un po’ da divani, poi in mezzo alla stanza c’era un tavolo, una libreria (con qualche volume) attaccata al muro,  una porta che conduceva a un bagno con vasca idromassaggio e un magnifico lampadario in cristallo.
“è semplicemente…” dissi
“Troppo lo so, ma se era una delle poche libere”
“No è stupenda” lui mise lo zaino sul letto matrimoniale e si sdraiò sul letto singolo sulla destra
“Vai tu prima in bagno” io annuì ed entrai, facendomi una doccia, so che avevo in intera vasca grande come una piscina olimpica però non amo il bagno, inoltre la doccia mi aiutava a pensare, mi ritrovai a pensare: ‘Ambra, chissà dove è ora, se sta bene, mi dispiace di essermi comportata male con lei in giorno del suo compleanno, mi dispiace anche essermene dimenticata che per lei era un giorno speciale a dire il vero, il primo che gli ha fatto gli auguri è stato uno sconosciuto, certo un dio, però pur sempre uno sconosciuto; è che ero presa con altro per pensare a lei, c’era la missione e Connor, penso a lui in continuazione, forse me ne sono innamorata? No… non ci sono scuse per il mio comportamento però la colpa non è solo mia, anche sua, se mi avesse detto che era il 23 giugno forse mi sarei comportata diversamente e potevamo anche parlare civilmente piuttosto che litigare e aggredirmi’ dopo tutti questi ragionamenti mi cambiai con dei vestiti decenti e semplici, un paio di jeans e una maglietta blu, i capelli li lasciai sciolti, una cascata di capelli biondi un po’ lisci un po’ ricci, e poi, dopo che anche Connor si fu dato una sistematina scendemmo nella sala da pranzo.
Era enorme, con tanti lampadari che pendevano dal soffitto, e il cibo era buonissimo, mi abbuffavo più che potevo e parlai con il mio compagno di tutto, era strano perché generalmente non mi piace parlare di me però con lui mi usciva naturale perché ascoltava e mi capiva alla perfezione, parlando anche di se (il che fu un grande passo in avanti).
“Dopo ti mostro una cosa” disse il ragazzo non appena avemmo finito.
Mi condusse fuori, nel giardino, in un piccolo angolo composto solo da rose, di tutti i colori e forme, con degli alberi che facevano sfondo a una panchina di legno.
Connor colse una rosa nera con lievi sfumature blu: “Per te” mi disse
“Grazie” risposi, si era ricordato che i miei fiori preferiti sono le rose, la cosa mi fece arrossire
Ci sedemmo sulla panchina mentre stavamo zitti, lui con un braccio intorno la mio collo e io con la rosa in mano… non sapevo che fare, non sapevo se parlare ancora o stare zitta e godersi il momento, che io consideravo estremamente romantico... la cosa non mi dispiacque, solitamente quella tutto tranne che romantica era Ambra, non io.
Così fissavo il giardino e le rose, di tutte le tonalità, poi mi sorpresi a pensare di nuovo a Connor. Era così simpatico, dolce, mi capiva perfettamente… come mai nessuno aveva mai fatto, appena io dicevo qualcosa che a tutti sarebbe stato incomprensibile lui mi ascoltava e riusciva a farmi sentire meglio.
Mi voltai per dirgli grazie per tutto e senza che neanche ce ne accorgessimo, mi stava baciando, in quel istante il mondo intero si fermò, le stelle erano più luminose, le rose più splendenti e il vento suonava una dolce melodia.
Quando si staccò da me disse: “Scusa, io ecco… non volevo… cioè volevo però non così, e che ti trovo così bella, intelligente e temeraria che non ho potuto fare a meno di innamorarti di te, anche se ci conosciamo da così poco tempo… mi dispiace se ti ho offesa o…” lo bloccai mettendogli una mano sulla bocca, gesto poco aggraziato però efficace.
“Smettila stupido…” gli diedi un secondo bacio, ringraziando chissà chi del regalo che mi aveva fatto.
 
 
POV. AMBRA
 
“Sei pazza?!” mi chiese Sekmet.
Ero ancora nella mia testa, mi ero stancata di quel posto.
“Non potevi inviarmi un messaggio per dirmelo? No… dovevi per forza farmi svenire!”
“Sei completamente pazza… non può piacerti Jaime”
“Perché no?” la sfidai
“Insomma… hai dentro di te la dea della guerra, non può piacerti nessuno” sbuffai “Che tu lo voglia o no sei la leonessa”
“Sai dove metto quello che dico? Su per il tuo…”
“Zitta!” la donna era diventata più minacciosa “Non potrai amare finché ci sarò io dentro di te”
“Io dico di si invece… il corpo è mio, come hai detto tu, sono io la leonessa… decido io”
“Ti mollerà, ti tradirà, soffrirai…” disse Sekmet
“Non credo che Jaime sia capace di farlo” la donna rise forte e rispose:
“Lo dicono tutte, tutti gli uomini sono così…”
“Va bene, correrò il rischio” girai i tacchi e senza neanche aspettare poi così tanto tempo ero sdraiata per terra con la visuale della faccia di Jaime.
“Ti prego, dimmi che non mi hai fatto la respirazione bocca a bocca” lui rise
“Mi basta un bacio al giorno. Ma che cavolo ti è successo? Mio Dio! Pensavo fosse allergia ma poi ti ho sentito che parlavi con Sekmet credo… e non sapevo che fare” mi sedetti  accanto a lui togliendomi il cappello e lasciando liberi i capelli abbastanza corti
“Bel compleanno, litigo con Ginevra, scappo, ti bacio e per colpa di Sekmet svengo”
“Dai il bacio non è stato poi così male” gli feci la linguaccia poi mi alzai e lui mi chiese
“Dove vai?”
“Preparo un fuoco…”
“Sei appena svenuta, hai tenuto testa a una dea e vuoi fare il fuoco?” lo guardai come se fosse pazzo
“Certo… perché a te quando capitano cose del genere che fai?” mi guardò spalancando gli occhi
“Non mi capitano cose del genere!” risi e dissi: “va bene. Va bene…” lasciai i rametti che avevo raccolto
“preparo la tenda… dove dormirò io, tu fuori”
“Cosa?” mi chiese
“Scherzo, ho preso entrambe le tende… perché per sbaglio, ho preso tutti i sacchi a pelo e le tende” dissi “Mi dispiace, chissà Connor e Ginevra dove dormiranno…”
“Smettila di pensare a loro due”  disse accendendo il fuoco con il mio accendino “ci sono io, non ti basto?” 
“No affatto” mi diede  una gomitata, avevo già finito di montare una tenda, la seconda mi aiutò Jaime
Cenammo con un po’ di pane e carne secca, non un pranzo da re ma io me lo gustai.
“grazie per avermi difeso con Sekmet” arrossì accorgendomi che lui aveva sentito tutto
“si, cose da nulla”
“Ah… al negozio ho comprato una cosa senza che voi tre ve ne accorgeste” Jaime estrasse dalla tasca un sacchetto con dentro un  pancake con una candelina e un po’ di cioccolato sopra, accese la candela e disse porgendomi il piattino: “So che non è una torta però… esprimi un desiderio” sorrisi e pensai a un desiderio e spensi la candelina.
“Grazie” gli dissi, Jaime estrasse coltello e forchetta di plastica.
“Non lo mangio solo io, non mi sembra giusto” lo tagliai a metà e presi un altro paio di posate.
“Non ho ancora finito” tirò fuori la sua chitarra “Un altro regalo”
“Hai già fatto tanto…”
“Non ho fatto nulla a dire il vero… solo un pancake e neanche questo sarò molto bello come regalo, però questa canzone ti calza a pennello” iniziò a suonare e a cantare una canzone, Alba Chiara di Vasco Rossi
“Respiri piano per non far rumore
ti addormenti di sera
ti risvegli con il sole
sei chiara come un'alba
sei fresca come l'aria.
Diventi rossa se qualcuno ti guarda
e sei fantastica quando sei assorta
nei tuoi problemi
nei tuoi pensieri.
Ti vesti svogliatamente
non metti mai niente
che possa attirare attenzione
un particolare
solo per farti guardare.
E con la faccia pulita
cammini per strada mangiando una
mela coi libri di scuola
ti piace studiare
non te ne devi vergognare
E quando guardi con quegli occhi grandi
forse un po' troppo sinceri, sinceri
si vede quello che pensi,
quello che sogni....
Qualche volta fai pensieri strani
con una mano, una mano, ti sfiori,
tu sola dentro la stanza
e tutto il mondo fuori” ascoltavo la sua bellissima voce angelica rapita, quando finì lui mi guardò dicendo; “Non è il massimo però…” non lo lasciai finire perché gli buttai le braccia al collo, Jaime mollò la presa sulla chitarra che cadde senza fare tanto rumore e ricambiò l’abbraccio, sorpreso, quasi lo strangolavo per poi scoccargli un bacio sulla guancia
“Grazie! È il miglior compleanno di sempre! Nessuno mi aveva mai dedicato una canzone prima d’ora, e non una canzone così bella, nessuno è stato mai così dolce con me, e nessuno mi è mai piaciuto prima di te… cioè se non conti cioccolato e pizza. Inoltre mi piaci davvero tanto, non come la pizza però comunque tanto ” lui rise e disse:
“Grazie a te piuttosto, non ho fatto nulla, tu sei quella speciale. E tranquilla anche io amo le torte più di te” scoppiammo a ridere.
Quando ci mollammo appoggiai la testa sulla sua spalla e Jaime mi mise un braccio intorno alle spalle
“Cosa hai desiderato?” mi chiese dopo un po’ di silenzio
“Di fare presto pace con Ginevra”
“Perché?”
“è la mia migliore amica Jaime… non voglio altro tranne che tornare come prima”
 

 Autrice: Ciao a tutti! Vi prometto che nel prossimo capitolo ci sarà azione... e non solo questi capitoli troppo romantici che fanno cariare i denti.
Scusate veramente tanto se la storia non va avanti di trama! Ma questo capitolo l'ho fatto soprattutto per far vedere che le due (Ambra e Ginevra) che, per quanto pensino entrambe di aver ragione, si pentono di quello che hanno fatto, e inoltre volevo far vedere come si mettono insieme Ginevra e Connor e cosa ha regalato Jaime ad Ambra.
Scusate veramente tantissimo se il capitolo non vi sia piaciuto.
Il prossimo vi prometto che sarà meglio.
Grazie a tutti coloro che hanno letto!
a presto!
ambra_chiara

 
 

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Capitolo 19
*** Ho paura di cadere ***


POV CONNOR
 
Ci svegliammo nel giardino delle rose, io e Ginevra eravamo accoccolati l’uno da parte all’altra, lei appoggiandosi alla mia spalla.
Non osai muovermi per paura di svegliarla, così ripensai alla sera prima… mio Dio quanto ero imbarazzato, però si è risolto tutto per il meglio fortunatamente!
Respirai profondamente il profumo delle rose, intanto Ginny si svegliò dicendomi: “Buongiorno”
“Buongiorno” risposi accorgendomi che dopo cinque secondi era già più sveglia di me.
“Oggi si parte” disse, rimasi deluso… forse si era dimenticato della sera prima, ma come leggendomi nel pensiero mi scoccò un bacio leggero sulle labbra e si mise la rosa nei capelli, le spine non c’erano, forse le aveva tolte la notte, magari non riusciva a dormire.
Io le sorrisi poi ci alzammo, recuperammo le nostre cose nella camera del hotel, facemmo una colazione abbondante e salutammo mio fratello e ci dirigemmo alla volta dell’avventura.
Chiedemmo informazioni, per quanto io fossi convinto che ci sarebbe bastata una cartina.
Era molto distante dall’albergo, ma forse era meglio, riuscì a parlare con Ginevra.
“Ehi Gin, mi sembri strana… a cosa pensi?” chiesi
“Non chiamarmi Gin, solo mia madre di chiamava così” rimasi in silenzio mordendomi il labbro “anche Ambra si ostinava a chiamarmi Gin, non so perché forse per ricordarmi di mia madre, o semplicemente perché mi dava fastidio”
“Non credo che Ambra lo dicesse per darti fastidio, forse per mantenere vivo il ricordo, forse per farti capire che lei sarà sempre con te come lo è un parente, una specie di sorella… ricordati che lei era l’unica persona che avevi praticamente”
“E adesso non ho nemmeno lei”
“hai me” mi sorrise prendendomi per mano  “Ti manca Am?” chiesi.
Lei fece spallucce: “Connor, è strano… prima ero arrabbiatissima con lei, pensavo che fosse egoista, una piagnucolona… ma mi sono accorta che quella ero io. Lei non si è mai scordata un mio compleanno, si è sempre comportata come una sorella e io come l’ho ricompensata? Trattandola come uno straccio! Lei che è sempre stata vicina a me, nel bene e nel male, anche quando non la volevo affatto! L’ho aggredita per nulla, non volevo, è che…”
“che cosa?”
“Ero gelosa di lei. Una volta, quando eravamo bambine, era lei quella presa in giro, quella che nessuno voleva, e io la consolavo, cercavo di calmarla… ma adesso, non è più quella bambina, adesso ospita una dea, cerca di domarla, di controllarsi, non c’è più nessuno che la prende in giro e non credo che ci sarà mai, inoltre io, che voglio essere diversa dagli altri, non lo sono affatto, mentre Am, che vuole essere normale, è la persona più anormale (in senso positivo) che io conosca… credo che si sia messa anche con Jaime, da come si guardano, da come parlano…”
“Non hai nessun motivo di essere gelosa di lei, certo, è forte, ma non come te… avete due forze diverse… tu sei la leader, quella che cerca di sistemare tutto, quella che è coraggiosa che non teme di mostrare i propri sentimenti… e non sei ne egoista ne piagnucolona, anche adesso non fai altro che pensare ad Am, non è una cosa da egoisti, e non ti sei mai pianta addosso… anzi, hai sempre combattuto e credo che sempre lo farai. Inoltre tu sei diversa, sei matura, forte, coraggiosa come nessun altro, questo ti rende diversa da tutti gli altri.” le dissi guardandola negli occhi.
Ginevra mi sorrise e arrossì: “Grazie Connor, spero che Ambra riuscirà a perdonarmi”
“Conoscendola l’avrà già fatto, tu riuscirai a perdonarla?”
“Già fatto”.
Parlammo ancora un po’, cercai di non chiamarla Gin, quel soprannome le ricordava due cose dolorose (la morte della madre, il litigio con Ambra) quindi mi limitai a Ginny.
Intanto notai che il paesaggio cambiava… al frastuono delle macchine, dei clacson, dei bambini che urlano e delle moto si sostituì ben presto il rumore delle foglie mosse dal vento e le insegne degli edifici abbandonati che sbattevano contro i muri.
Seguimmo una stretta stradina boschiva e raggiungemmo finalmente il cimitero
“Le Porte della Morte” sussurrò Ginevra, parole che riuscì a mala pena a percepire.
Estrasse il libro e lesse: “Incantesimo da fare preferibilmente alle Porte della Morte, davanti alla lapide dell’angelo della morte”  mi guardò “Magari una lapide con la statua di un angelo?”
“Credo di si…” fu semplice trovarla… un angelo, fatto di marmo nero, sovrastava tutte le altre sculture, teneva in mano un enorme libro e una spada e guardava l’orizzonte con uno sguardo indecifrabile.
Cercai di leggere di chi fosse quella tomba, ma era talmente usurata dal tempo che non si leggeva nulla.
“E ora?” chiese Ginevra
“Forse dobbiamo fare un incantesimo” la ragazza scosse la testa mentre i capelli andavano liberi mossi dal vento
“Troppo rischioso… ci dovrebbe essere qualcosa di magico qui” si guardò intorno per poi dire “Mi scusi signor morto, non è per mancarle di rispetto… ma dovrei salire sulla sua tomba… per osservare l’angelo, mi dispiace” scalò la pietra tombale per poi saltare sulla statua e andare sulle spalle dell’angelo.
“Strano si legge ancora la scritta sul libro” mi disse
“Cosa dice Ginevra?”
Questo è il posto dove il percorso continua su una strada secondaria, dove la vita cessa di essere quello che pensiamo che sia, dove la giustizia segue il suo cammino: queste sono le Porte della Morte” detto questo l’angelo si sgretolò insieme a tutta la tomba.
Ginevra cercò di saltare giù ma non ci riuscì, stava per cadere in un enorme abisso di oscurità quando le presi il polso.
Lei gridò cercando di aggrapparsi anche con l’altra mano, ma non ci riuscì, intanto la mia presa su di lei si stava facendo sempre più debole perché anche io ero in un equilibrio precario, la terra sotto di me si stava sgretolando, dovevo tirarla su al più presto se no saremmo caduti entrambi.
Ma non ci riuscivo.
“Ginevra, allunga l’altra mano!” le urlai, lo fece, ma non riuscì ad arrivarci.
“Non ce la faccio… Mollami, salvati!” mi disse
“No! Non ti lascio andare… possiamo riuscirci!”
“No che non ci riusciamo! Lasciami andare, corri via!”
“Ti ho già detto di no!”
“è tutta colpa mia, non dovevo insistere a partire,  dovevo ascoltare Ambra”
“Non è colpa tua! Non lo è mai stato e mai lo sarà…” le terra sotto di me iniziò a tremare più del dovuto e per la prima volta provai un terrore immenso, indescrivibile: era la certezza che sarei morto .
“Credo che sia la fine allora” disse Ginny
“O un nuovo inizio” non riuscì a pronunciare più nulla, la terra sotto di me franò, ma Ginevra e io riuscimmo a tenerci per mano e poi abbracciarci, prima di venire risucchiati nel buio.
 
POV. JAIME
 
Mi svegliai al mattino, mi ero addormentato accanto ad Ambra sopra al sacco a pelo, ma adesso lei non c’era.
La trovai indaffarata a preparare la colazione.
“Ehi finalmente sei sveglio… visto che ti sei svegliato così tardi tutta la colazione me la mangio io!” stava preparando un panino con del cioccolato sciolto dentro, un po’ di latte e un bicchiere di succo che bevve in un sol sorso.
“Avevo preparato un altro panino con dentro la marmellata per te…”
“Dai Am… dov’è?” mi sedetti e mi stiracchiai
Me lo lanciò e lo presi al volo.
Non era certo la miglior colazione di tutti i tempi però non mi potevo lamentare.
“bene, oggi che vuoi fare?” chiesi
“Non lo so… magari potremmo fare un giro e poi tornare a casa alla Brooklyn House” non mi immaginavo che volesse tornare indietro
“Perché vuoi tornare?”
“per vedere mio fratello e per togliermi Sekmet di dosso” disse togliendosi la felpa e stando con la maglietta sbracciata nera.
“Sei sicura?”
“Si perché?” feci spallucce “C’è anche qualcosa d’altro vero?” lei annuì
“Spero che sia già tornata Ginny”
“Ma che ti importa di lei?” mi guardò male
“Jaime, è la mia migliore amica, sono stata una bambina, dovevo restare, dovevo parlarle, non dovevo arrabbiarmi così tanto” disse guardando per terra
“hai fatto tutto il possibile lo sai” scossi la testa
“Lei è sempre stata migliore di me in tutti, era lei la più forte, quella con più carattere, quella con più amici, e per una volta volevo dimostrarle che sono capace anche io di essere forte e indipendente… e mi sono comportata come una stupida…”
“Ambra tieni una dea sotto torchio ogni istante, hai praticamente cresciuto tuo fratello, hai resistito alla morte dei tuoi genitori. Se non sei forte tu non so chi possa esserlo” mi sorrise per poi cambiare totalmente discorso.
Parlammo del più e del meno, e decidemmo che saremmo partiti il pomeriggio solo che poco dopo pranzo successe una cosa che ci fece cambiar programma.
Ambra ebbe nuovamente le convulsioni, solo che non solo lei fu teletrasportata nella sua mente, ma anche io la accompagnai.
“Am…dove siamo?” dissi trovandomela accanto in una stanzetta vuota e impolverata illuminata solo da una finestra
“Nella mia testa” mi rispose
“Ora si spiega perché è tutto così vuoto” mi diede una gomitata
“è una parte del cervello che serve appunto per ospitare gli dei, da quello che ho capito”
“Hai ragione” disse una voce soave: da un angolo comparve una splendida donna che camminava con estrema grazia
“Sekmet” disse Am come se fosse una parolaccia
“Ambra” salutò “hai portato compagnia. Meglio… sarai lieta di scoprire che la tua ‘migliore amica’ si trova nei guai” la ragazza sbiancò e dovetti tenerla per la vira per non farla cadere.
“Cosa intendi per guai?” chiesi
Sekmet muovendo la mano, fece comparire uno specchio dalla cornice d’orata, nella quale io e Ambra potemmo vedere la scena che si stava svolgendo in quel momento: Ginevra e Connor cadevano in un enorme baratro senza fine.
“Dove si trovano?” chiese Ambra con un fil di voce
“Cosa te ne importa?” domandò la dea
“Dimmelo” ringhiò, un ringhio non umano, ma da leonessa quale era.
“Si trovano al cimitero. Correte più veloci de vento, i vostri amici non resisteranno ancora per molto” disse la dea con un mezzo ghigno poi schioccò le dita e ci ritrovammo davanti alle Porte della Morte.

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Capitolo 20
*** Quando si fuma troppo papiro... ***


POV. AMBRA
 
Non potevo crederci… la testa mi scoppiava e la gola mi bruciava, non capivo… Fissavo il buco nero mentre una lacrima uscì involontariamente.
Da dietro Jaime mi abbracciò e disse: “Tranquilla… sono ancora vivi, se fossero morti Sekmet ci avrebbe mostrato i loro cadaveri, ce lo avrebbe detto, e invece ci ha mandati qui… per salvarli”
“Si, hai ragione” dissi asciugandomi il viso con il cappello mimetico.
Il vento soffiava fortissimo, mi venne la pelle d’oca perché avevo la maglietta sbracciata.
“Forse dovremmo scendere” dissi, Jaime mi mollò, cosa che (non avrei mai ammesso) ma mi dispiacque un poco perché oltre a scaldarmi, mi infondeva coraggio che in quel momento non avevo.
Il mago con un incantesimo, creò una sfera di fuoco che fece cadere per il cunicolo buio.
“C’è una scala a chiocciola!” dissi, lui annuì
“Illumino io il percorso” dissi, creando una piccola luce con la mano “Vado prima io”
“Sicura?” annuì e inizia a scendere
“certamente quando sono caduti Connor e Ginevra non c’era… questo buco è pieno di magia” disse Jaime, annuì ancora mentre continuavo a scendere.
Avevo molta paura… se fosse successo qualcosa a Gin o a Connor non me lo sarei mai perdonata, dovevo essere con loro, dovevo impedire a Ginevra di fare cose avventate… eppure non ho fatto nulla, sono semplicemente scappata.
No, non dovevo guardare indietro, solo avanti, dovevo aiutarli, a costo della mia stessa vita.
Quindi con passo felpato e con un nuovo coraggio in corpo, feci gradino per gradino finché non toccai terra.
Era buio pesto, solo io illuminavo il cammino, presi per il polso Jaime e continuai il percorso che continuava con una larga via sotterranea che procedeva dritta.
La terra sotto di noi era lastricata con piccoli ciottoli, i muri pieni di dipinti che rappresentavano scene di vita quotidiana del antico Egitto.
Non c’erano rumori, si sentivano soltanto i respiri miei e di Jaime e i nostri cuori che battevano in sincronia.
Contai i passi, venti… trenta… quaranta… cinquanta… sessanta… settanta… ottanta… finalmente raggiungemmo a una svolta verso destra, questa volta il tunnel era illuminato con delle torce posizionate sul muro, quindi spensi il mio dito.
“Ambra… qualsiasi cosa accada volevo dirti…” disse Jaime prospettando già il peggio e divincolandosi per stringere la mia mano nella sua, e notai che forse l’avevo stretto troppo forte… aveva i segni delle mie dita sul polso.
“Scusa… ti ho stretto troppo forte, comunque dimmelo quando saremo in superficie” gli risposi
“Tranquilla. Comunque se non torneremo mai più su?”
“Almeno morirò in compagnia” dissi guardandolo negli occhi e sorridendo lasciai la sua presa e continuai: “Non ci sarà mai un addio… anche dopo la morte, mi dispiace per te, ti cercherò” non aspettai una sua risposta, andai avanti con passo spedito, con più vigore.
Contai nuovamente i passi… dieci… venti… trenta... quaranta… cinquanta… sessanta… settanta… ottanta… novanta… a cento passi esatti il tunnel si bloccò.
C’era un enorme portone di legno, si vedeva che non era usato da secoli, ma ciò nonostante si vedeva anche che era ancora robusto e forte.
“Mi dispiace quasi spaccarlo” dissi “è un reperto archeologico…” Jaime fece un passo avanti, borbottò qualche parola in egizio e un geroglifico violaceo si presentò sopra il portone, spaccandolo, subito entrò molta luce, e ci misi un po’ ad abituarmi.
“Io ho sempre odiato la storia”
“Illetterato” lui sorrise e disse
“Prima le signore”
“Di la verità… te la stai facendo addosso vero?” chiesi con una punta di sarcasmo ma non nascondendo la paura che provavo io
“Si… tantissimo, tu? Sembri così sicura” disse togliendo la maschera di sicurezza che aveva indossato
“Sono una brava attrice. Andiamo insieme” Jaime annuì. Ci prendemmo per mano e attraversammo la porta che conduceva ad un enorme arena all’aperto.
Era stile romano, cosa assai strana secondo me.
E, in un lato dell’arena, c’erano Ginevra e Connor, legati come dei salami e mezzi svenuti.
“Ginevra!” urlai, stavo per correrle incontro,  ma Jaime mi prese per la vita, sollevandomi da terra come un cucciolo.
“Attenta…” poi mi posò a terra e prese una roccia, la fece rotolare verso i due e una serie di trappole si azionarono.
“Grazie” dissi a Jaime, lui mi mise una mano sulla spalla.
“Chi può averli rinchiusi qui?” domandai
“Io” disse una voce sugli spalti.
Mi voltai di scatto e vedi Sekmet, in tutto il suo velenoso splendore.
“Ma non eri nella sua testa?!” chiese Jaime.
Lei rise.
“Mia cara, posso andare ovunque io… non sono come gli altri, la guerra è ovunque, lo stesso vale per il sangue, quando un pezzo di me era dentro di te, l’altra parte era altrove… sono uno spirito libero”
“sarai uno spirito morto se non liberi Ginevra e Connor!” le urlai contro.
Lei rise di nuovo, sedendosi sugli spalti nel posto che spettava all’imperatore.
“Perché no? Tanto sono qui per attirare voi due” le catene che li reggevano si sciolsero, e come per magia si svegliarono.
Ginevra mi corse incontro, voleva abbracciarmi ma si trattenne… disse semplicemente: “Mi dispiace Am, non volevo, non volevo in nessun modo… avevi ragione tu”
“Non importa, scusa io, non dovevo abbandonarti, mi dispiace così tanto” ci abbracciammo mentre Sekmet rideva
“Le migliori amiche unite fino alla morte… mi fa venire la carie ai denti”
“Cosa vuoi?!” chiese Connor prendendo una spada da terra (faceva parte di una delle tante trappole)
“Voglio semplicemente la vostra amica Ambra”
“Mi hai già no?” dissi
“Non come corpo ospite… ma come sacrificio. Tu non te ne rendi conto ma sei una tra i maghi migliori della storia, inoltre una discendente di Cleopatra è semplicemente sublime. Non trovi geniale l’arena romana? Visto che per colpa della tua discendente il grande Egitto è controllato sotto i romani mi sembrava divertente svolgere la tua disfatta qui. Inoltre lo sai che hai anche sangue romano? Ma non approfondiamo questo particolare…” comparve davanti a me teletrasportandosi “Voglio il tuo sangue, il tuo potere, la mia vendetta per quell’orribile scherzo che mi ha fatto trasformare in quella dea dell’amore…”
“Scusa, ma credo che se tu voglia potere dovrai cercare da qualche altra parte” dissi sfidandola, anche se dentro di me tremavo
“A dire il vero prima di tutto avevo inquadrato Ginevra, lei si che era forte, sprizzava potere da tutti i pori. Per questo ho fatto trovare il libro a lei. Poi mi sono accorta che era la forza sbagliata che aveva: lei aveva la forza detta del cambiamento, guidata dall’orgoglio, dalla fiducia e della lealtà, un potere che ti permette di fare molteplici cose, ed essere sempre tra le migliori, ma ne ho a sufficienza di quella forza” Ginny alzò un sopracciglio come per dire: ‘sta’ qua si è fumata troppo papiro’ ma stette zitta.
“Quello che mi serviva era la forza che hai tu,  quella detta bianca, quella della positività, dello scherzo, del gioco, dell’allegria, della sincerità e della gioia di vivere… bè non ne ho molto… e pensavo non mi servisse, ma mi rendo conto sempre di più che è forse una delle energie più potenti che ci siano, e mi manca solo quella per essere perfetta”
“Ok… vado a chiamarti un hippie” dissi, ma dentro di me pensavo: ‘Che sto dicendo? Scappa scema!’.
“è questo che intendevo, ma prima voglio divertirmi un po’…” continuò la dea
“E ti pareva” borbottai a Ginny.
Sekmet si posizionò sulle gradinate
“La tua antenata si è suicidata con un serpente… vogliamo partire con quelli?” ringhiai senza neanche volerlo, un ringhio felino che non sorprese ne spaventò Sekmet, ma la divertì. Schioccò le dita e da una porta fece uscire serpenti giganti, il più grande lungo circa otto metri, quello più piccolo tre.
Erano circa una decina e noi quattro ci mettemmo spalla contro spalla.
“Mettetevi al riparo, scappate… io li tengo occupati” dissi
“Non dire stupidate Am, non ti lasceremmo mai sola” mi rispose Jaime
“Soprattutto ora che siamo tutti insieme” aggiunse Ginny.
Sorrisi e senza che praticamente me ne accorsi mi trasformai nella leonessa e saltai al collo del serpente più vicino, e sfortunatamente anche il più grosso.

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Capitolo 21
*** è la pazzia fatta persona ***


POV. AMBRA
 
Partii dagli occhi, lo accecai, ma il rettile si dimenava come un cavallo imbizzarrito e infatti, dopo poco, mi ritrovai a terra.
Mi trasformai in me e corsi verso un lato dell’arena dove c’erano delle armi per terra, messe li da Sekmet certamente per rendere le cose più eccitanti.
Presi un tridente completamente nero, e, senza pensarci poi tanto, lo scagliai alla gola del serpente, che cadde morendo.
Esultai per poi prendere arco e frecce, il primo semplice, fatto in legno chiaro, le seconde bianche con delle decorazioni azzurrine.
Io e mio fratello ci eravamo allenati molto nelle armi in quei giorni che siamo stati alla Brooklyn House,  l’arco è sempre stato uno dei miei preferiti, insieme ai pugnali.
Solo che mi mancava la forza per tendere la corda, adesso invece la forza ce l’avevo, non certo per merito mio però.
Era sempre stato il mio tallone d’Achille, ho la forza di una mosca ed è sempre stata fonte di presa in giro dei miei compagni, di scuola o di qualsiasi parte.
Mi accorsi che Connor non se la cavava bene con il suo serpente in quanto era uno tra i più grossi e ostinati così, attraversai tutta l’arena appiattendomi alle gradinate per non farmi notare poi scoccai una freccia che andò dritto sul muso del serpente che attaccava il ragazzo, il rettile, dolorante, si fermò un istante, fu sufficiente perché Connor, con il suo avatar gigante, sgozzò con la sua spada il mostro.
“Grazie!” mi urlò, io non gli risposi perché ero troppo occupata a controllare il sangue di un rettile, abbastanza piccolo (con piccolo intendo solo quattro metri).
Lo usai come giocattolo, scagliandolo contro gli altri serpenti.
Intanto vedevo Ginevra, controllava degli scheletri e la cosa risultò utile perché mentre loro tenevano fermi la vittima, lei con la sua spada li tagliava la testa, li accecava o robe simili.
Jaime invece usava più che tutto i poteri, senza armi, controllava una strana materia violacea e nerastra che rallentava i rettili, così lui aveva tutto il tempo per farli esplodere con strani incantesimi.
Alla fine, tutti i serpenti erano morti.
“Bene bene” disse Sekmet applaudendo “Non vi farò inutili complimenti o robe simili, non voglio prolungare troppo la cosa” scioccò le dita e da un enorme cancello entrarono degli alligatori giganti verdi smeraldo.
“Porca la…” mi fermai perché uno di loro mi stava per mordere la gamba, erano velocissimi!
Senza pensarci poi tanto schivai l’attacco e gli saltai sopra, era un grave rischio perché se fossi caduta sarebbe stata la fine, fortunatamente, con qualche miracolo, riuscì a rimanere in piedi anche se l’animale si dibatteva come un ossesso, e con una seconda manna dal cielo riuscì ad incoccare la freccia e spedirgliela direttamente nella testa.
La estrassi e mi affiancai a Jaime: “La domatrice di alligatori… Come hai fatto?” mi chiese stupito
“Domatrice un corno, è già tanto se sono riuscita a rimanere in piedi, attento!” uno di loro lo stava per aggredire, solo che mi buttai su di lui, così che cadde ma non fu colpito.
Almeno io ero caduta sul morbido: cioè su di lui che non era poi un materasso di piume perché era abbastanza muscoloso, ma certamente ero atterrata meglio di lui.
Mi alzai dopo poco giusto per trasformarmi in leonessa e mordere il collo dell’alligatore più vicino.
Mi ritrasformai in umana, imbrattata di sangue, e aiutai Jaime ad alzarsi: “Urla se ti serve aiuto! Correrò subito da te…” gli dissi, lui non mi rispose, impegnato a pensare a chissà che cosa.
Corsi ad aiutare Ginevra, mi pulì controllando il sangue che avevo addosso, per poi gettarlo negli occhi del rettile che combatteva contro la mia amica, lui, disorientato e momentaneamente accecato,  arretrò mentre lei le conficcò la sua lama nel corpo.
 
POV. JAIME
 
Ambra mi aveva salvato la vita, per un secondo siamo stati faccia a faccia, sentivo il suo cuore contro il mio petto che batteva all’impazzata, poi la visuale cambiò, lei cambiò forma trasformandosi in leonessa e squartando un alligatore che stava per raggiungerci e, prima che lei si fosse voltata di nuovo verso di me era ancora la Ambra di sempre, sporca di sangue e con arco e frecce ma pur sempre la solita piccola Ambra.
Mi aiutò a sollevarmi, disse qualcosa che non percepì, poi se ne andò…
Era strano vederla combattere, era straordinariamente forte, più di quel che sembrasse, più di quel che mi immaginavo.
Feci appena in tempo a pensarlo che un alligatore arrivò davanti a me, rapido come non mi sarei mai aspettato.
Borbottai qualche cosa, che nemmeno io riuscì a capire, e l’animale esplose dall’interno
“Ok. Ho imparato che sotto pressione rendo bene” dissi per poi accorgermi che era l’ultimo.
“Andiamo Sekmet, non sai fare di meglio?” chiese Connor
“Non dirlo!” lo sgridò Ginevra, la dea ridacchiò
“Ho appena incominciato…” schioccò le dita e un intero esercito di egiziani armati fino ai denti marciò verso di noi.
“Connor stavi zitto!” continuò la bionda, intanto Am le diede il suo arco e la sua feretra mentre lei si trasformava il leonessa e la prese in groppa, la ragazza si reggeva con tutta la forza che aveva al suo collo.
Ambra prese la rincorsa e saltò sulle gradinate vuote; erano molto alte, forse di più del normale, quindi la leonessa non atterò perfettamente, ma si resse con la zampe anteriori alla pietra mentre con quelle posteriori cercava di non cadere, aveva gli artigli conficcati nella roccia, doveva resistere giusto il tempo di portare Ginevra in salvo, la bionda infatti doveva ‘scalare’ l’amica per raggiungere le gradinate.
Intanto io e Connor rallentavamo l’esercito  con degli incantesimi vari, tipo esplosioni e cose simili.
Ginevra era salva, così Ambra si buttò nell’arena, proprio sopra a due soldati, poi raggiunse me e Connor, fece cenno ad entrambi di salire.
“Non potrai portarci entrambi!” dissi, lei ringhiò e con la sua solita voce parlò, anche se sembrava strano sentire la sua voce acuta in una leonessa.
“Salite e non fate storie, non c’è tempo per portare uno alla volta, e poi sono una leonessa… se non riesco a portare voi due sono una frana!” io e Connor saltammo sulla sua groppa, aveva un manto estremamente morbido.
Le strinsi il collo con le braccia e Connor, anche se con un po’ di imbarazzo da parte di entrambi, si strinse a me
“Quanto siete teneri” disse lei, per alleviare la tensione e l’adrenalina che avevamo, ma non ci riuscì, eravamo nel bel mezzo di una battaglia…
Prese meno rincorsa che con Ginevra, soprattutto perché quasi tutto lo spazio era occupato dall’esercito, che adesso stava iniziando a scagliare frecce.
“State pronti a saltare se non faccio un salto abbastanza alto…” dopo che ebbe finito la frase spiccò un balzo, e con lei anche il mio stomaco tanto ero agitato.
Mise più forza che con Ginevra, soprattutto perché prima non aveva bene le misure, soltanto che il risultato fu lo stesso perché la rincorsa era stata minore.
La ragazza che seguiva il sentiero di Anubi aiutò me e Connor a salire sulle gradinate e Ambra, senza il peso, stava per issarsi anche lei, solo che una freccia la colpì al fianco destro, si ritrasformò subito in umana, e abbandonò la presa, fortuna volle che la presi al volo, prima che potesse fare una brutta fine e, aiutato dai miei compagni, la portammo in salvo dietro la  cinta abbastanza alta che divideva gradinate da arena.
Lei gemeva leggermente, si tolse la freccia e da sola iniziò a cercare di curarsi con i suoi poteri, borbottando qualcosa, una mano se la teneva vicino alla ferita, splendeva di un aura rossa, con la sinistra invece stringeva la mia.
Volevo fare qualcosa, ma non sapevo cosa, così stetti lì, a guardare la mia ragazza diventare bianca cadaverica… poteva succedere di tutto, e se facesse male l’incantesimo e finisse male? Come a confermare questo dubbio ad un certo punto iniziò ad urlare, e temetti davvero il peggio, iniziai ad accarezzarle i capelli, sentì la sua pelle scricchiolare, la presa che aveva sulla mia mano si fece più forte, ma non si fermò, dopo un po’ al posto del enorme foro c’era la maglietta stracciata che lasciava vedere una cicatrice.
Ambra era madida di sudore però rise lo stesso: “Va bene che le cicatrici fanno figo, però una bastava” disse mostrando quella sulla mano e mollando la mia “Grazie ragazzi, mi avete salvato la vita”
“Non abbiamo fatto nulla a dire il vero, solo ti abbiamo preso al volo, per fortuna sei minuta” le dissi togliendole il berretto dalla testa e prendendo un fazzoletto per pulirla un po’ dal sudore (straordinario il fatto che non l’abbia ancora perso!)
“Stai bene?” le chiesi, lei annuì e chiuse gli occhi
“Come hai fatto?” le domandò l’amica “Insomma, hai salvato la vita di tutti e tre, ti sei curata da sola…” Ambra fece spallucce prendendo il suo arco e le sue frecce da Ginny
“Cosa vuoi fare?” le chiese quest’ultima
“Combattere,  qua sotto ci sono centinaia di soldati zombie pronti ad ucciderci” si alzò in piedi e scoccò una freccia dritta nel petto di uno degli egiziani, non erano molto coperti, avevano solo un enorme scudo, una lancia e un gonnellino bianco.
Connor le fu ben presto accanto e lanciava palle di fuoco alla gente più vicina.
Ma anche i soldati iniziarono a lanciare frecce, e per poco una non mi colpì.
Soltanto che, appena un soldato moriva, un secondo era pronto a prendere il suo posto.
“Sono troppi…” urlò Ginevra
“Potremmo creare una voragine nell’arena che faccia crollare tutti”  disse Connor
“Ma ci vuole troppo tempo!” gli risposi “ e c’è bisogno di più di un mago!”
“Io vado giù, li rallento, voi create la voragine…” disse Ambra sistemandosi l’arco e la feretra sulle spalle, tanto sapeva che non appena si sarebbe trasformata avrebbero fatto come con i vestiti.
“No! Non se ne parla nemmeno, e se cadi anche tu?” le chiesi prendendola per un braccio
“Salterò, ti prego Jaime, è l’unico modo” mi guardò supplicante, stetti zitto a guardarla
“Ambra non sei costretta, non farlo…” cercò di aiutarmi Ginevra, ma con scarsi risultati
“Ce la posso fare, fidatevi di me, è l’unico modo, vi prego” sospirai e la mollai, le mi il braccio intorno alla schiena e le scoccai un bacio sulla guancia per poi dirle: “Se muori ti resuscito e ti uccido io” lei si pulì dicendo:
“Lo so, lo so… e che schifo Jaime, dovevi per forza baciarmi? Ginevra mi raccomando, tienili d’occhio” abbracciò la sua amica
“Non fare la stupida, sii prudente… ti guarderemo le spalle” le disse Ginevra, poi Am mi porse il cappello, fece un saluto militare a Connor e scoppiando a ridere si buttò giù trasformandosi in leonessa.
 
 ANGOLO AUTRICE; Ciao a tutti! Spero che questo capitolo vi sia piaciuto! Scusate per il ritardo ma non riuscivo a fare un capitolo decente... neanche questo è tra i migliori però spero vi sia piaciuto lo stesso! 
Grazie a tutti coloro che hanno letto! Un grande abbraccio!

ambra_chiara
 

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Capitolo 22
*** Che spavento! ***


POV. GINEVRA
 
Nel salto Ambra si trasformò in leonessa e, come ogni felino, atterrò di zampe.
Subito aggredì la prima schiera di arcieri e incrociò il suo sguardo con il mio, poco dopo morse lo scudo di un soldato e lo lanciò via.
“Sapete come si fa?” chiese Connor riscuotendomi dai miei pensieri “L’incantesimo intendo” eravamo acquattati dietro la cinta di pietra, sparando che non arrivassero eventuali frecce, ma ne dubitavamo perché sarebbero stati troppo occupati con Ambra.
“Certo… allora il libro degli incantesimi dovrei averlo io” rispose Jaime estraendo il suo libro dallo zaino
“Chi legge bene i geroglifici?” chiesi
“Ambra sa leggerli benissimo” borbottò il moro stringendo il suo cappello tra le mani.
“Non lo sapevo” gli risposi, un po’ imbarazzata
“Grazie a Sekmet” rispose lui, guardandomi dall’alto in basso per poi ridacchiare “Assurdo.... Ambra per quanto sembri espansiva è anche chiusa, allo stesso tempo” lo diceva anche mia madre che Am era abbastanza introversa…
“Leggerò io, vuoi dovete incanalare tutte le energie che avete e ripetere le frasi quando mi fermerò io…” spiegò Connor, lui era in mezzo, io a destra e Jaime a sinistra e ci tenemmo la mano tutti e tre, appoggiando la schiena alla cinta di pietra.
Sentì un ruggito che squarciò l’aria, e senza pensarci tanto sia io che Jaime ci sporgemmo per vedere, Ambra aveva ruggito per impaurire e arretrare la gente, si vedeva che era già nei guai: dovevamo fare alla svelta.
“Non possiamo permetterci distrazioni durante l’incantesimo” disse Connor non guardando neppure la scena che avveniva nell’interno dell’arena, io annuì per poi chiudere gli occhi.
Connor si mise a parlare, il mio cervello da solo tradusse, invitava la madre terra ad aiutarci, preghiere e robe simili, quando il mio ragazzo si fermava io e Jaime ripetevamo come un litania senza che neanche ce ne accorgemmo e ovviamente ne io ne lui capivamo il senso di quelle parole, infatti eravamo concentrati soprattutto nell’accumulo dell’energia, da donare alla madre terra.
All’inizio avevo paura di essere disturbata dai rumori della battaglia, ma così non fu, infatti fu come se fossi in una bolla, dove i suoni erano attutiti e c’eravamo solo noi tre, anche se il mio cervello non si era dimenticato di Ambra, ma continuava a tormentarmi con un pensiero fisso: -Non sarebbe stato meglio se fosse stata con noi? E se finisse male? Non potrei mai perdonarmelo, prima mia mamma, poi lei… no, non voglio nemmeno pensarci…- così chiudevo più forte gli occhi e parlavo a voce più alta per non sentire i miei pensieri.
 
POV. CONNOR
 
Non era semplice leggere i geroglifici, era come se fossi sulle montagne russe e le lettere si spostassero per non farsi leggere da me, inoltre il frastuono della battaglia non aiutava affatto a concentrarmi, se sbagliavo anche solo una virgola sarebbe stata la fine, l’unica cosa positiva è che non dovevo occuparmi dell’energia… almeno quello!
Avevo le vertigini, il testo era lunghissimo ed io ero solo a metà, e sentivo che Ambra ruggiva sempre più forte, non sarebbe resistita ancora per molto.
Non so come facesse a combattere contro tutti quei soldati, era solo una piccola ragazzina… cioè era una leonessa, ma come faceva Ambra a controllarla? Sembrava così debole, così strana…
Mi stava venendo da vomitare… non ce la facevo più, ero esausto… mancava solo una piccola frase, solo una e tutto questo sarebbe finito, ma mi fermai perché sentì un urlo sovrumano nell’arena, Ambra gridava di dolore, io fui l’ultimo a controllare cosa succedeva: un soldato le aveva conficcato la lancia nello stomaco, vedi accanto a me Ginevra sbiancare di botto e Jaime iniziare ad urlare il suo nome, io semplicemente non potevo crederci.
La lancia gli usciva dalla schiena, il sangue usciva copioso imbrattando la maglietta e formando una pozza sul terreno, aveva il viso bianco e gli occhi spalancati con le labbra che sbiancavano a vista d’occhio, in modo innaturale.
Ginevra però disse: “Non è lei”
“Come non è lei?” chiesi perché Jaime  era paralizzato e stava per svenire secondo me
“Ambra ha la cicatrice sulla mano, lei non ce l’ha e sembra che si stia prosciugando, come se fosse un illusione…” fece a mala pena in tempo di finire la frase che la vera Ambra uscì da un nascondiglio scoccando numerose frecce per poi ritrasformarsi in leonessa mentre la falsa Am si dissolveva come cenere nel vento.
“Dobbiamo ricominciare tutto da capo!” dissi battendo la mano contro la fronte, ma così non fu perché Sekmet batté le mani e l’esercito scomparve.
La ragazza-leonessa  ne fu scossa un secondo, poi si buttò sulla sabbia tornando noramle, allo stremo delle forze.
“Ambra!” urlò Jaime, lei si mise seduta e lo salutò con la mano.
La dea schioccò le dita e senza che neanche me ne accorgessi ero accanto alla biondina.
“Come stai?” le chiese Ginevra aiutandola a sollevarsi
“Bene, solo che l’incantesimo di illusione è stato duro…” stava per continuare ma Sekmet la fermò
“Non è ancora finita…”
“Lo sapevo” borbottò Am “Andiamo… uccidimi, ti prego, sono allo stremo delle forze, non ce la faccio più…” la dea scoppiò a ridere e si teletrasportò davanti a noi.
“Sai quale è il tuo più grande difetto?” chiese alla ragazza
“Non riesco a ficcarmi un ananas intero in bocca?” provò ad indovinare
“No, è appunto il fatto che non sai stare zitta… tutto quello che pensi deve uscire dalla tua bocca, senza pensare al fatto che potresti ferire qualcuno” Am guardò in basso per poi borbottare: “Si lo so”
“è stata colpa tua se hai litigato con Ginevra, colpa tua se tuo fratello ha i suoi attacchi di panico, colpa tua se non riesci a controllare i tuoi poteri, colpa tua se ora si trovano tutti qui, a morire” Ambra fece un passo indietro, scuotendo la testa
“No, no, no… basta, ti prego, è tutto così confuso, tutto così sbagliato” continuava a ripetere,  noi tre cercavamo di calmarla, ma non ci ascoltava, sembrava in trans, era certamente in preda da un incantesimo.
“Tu sei odiata da tutti, sei sempre stata quella strana, la diversa, quella che non sapeva mai fare nulla… e ora potresti dimostrare di valere qualcosa, di essere qualcuno. E stai lì a piangerti addosso, pensando a quanto tu sia incapace, certo è vero, però potresti essere la ragazza più forte del mondo intero se solo credessi in te, far vedere al tuo ragazzo di che pasta sei fatta, far vedere alla tua migliore amica che puoi essere vivere perfettamente anche senza la sua ala protettrice, far vedere a coloro come Connor che non sei una bambina insulsa, ma che puoi governare il mondo come più ti aggrada e tutti ti obbedirebbero…”
“Si, esaudirebbero ogni mio desiderio…” confermò Ambra, poi fece una cosa che mi stupì non poco, con un rapido gesto, incoccò una freccia che andò dritta nel cuore della dea dicendo: “Ma mi temerebbero, e io non voglio questo”
Sekmet  per un attimo parve sorpresa, poi scoppiò a ridere e se la tolse dal petto.
Schioccò le dita e io, Ginevra e Jaime ci trovammo in una gabbia con vista perfetta dell’arena, attaccata ad una delle sue pareti, intanto  Sekmet diceva sorridente: “Bambini state al sicuro, io e Ambra abbiamo una questione in sospeso”.

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Capitolo 23
*** Luce ***


POV. AMBRA
 
Non capivo nulla… sentivo le parole di Sekmet, me ne stavo convincendo, però qualcosa mi trascinò via dal buco nero in cui mi aveva buttato la dea.
Una voce, lontana e fioca, mi chiamava, si faceva sempre più forte
“Jo!” dissi vedendolo in quel cunicolo oscuro, volevo abbracciarlo, ma era un fascio di luce nel buio, presente ma senza sostanza.
“Ambra! La mamma mi aveva detto che avevi bisogno di aiuto, quindi mi ha mandato qui”
“Hai sentito la mamma?” chiesi cercando di toccarlo
“Si, nel sogno, ma cosa ti è successo al fianco? E alla mano?”
“Non c’è tempo, ti racconterò tutto quando sarò a casa” lui annuì
“Mamma ha detto che ti devo portare alla luce”
“Ha ragione, guidami perché sono cieca dentro questa oscurità, l’unica luce che vedo sei tu” lui sorrise e andò avanti, e si presentò davanti a noi una porta fatta aperta, da cui filtrava del leggero chiarore
“Promettimi che tornerai a casa” disse il mio fratellino
“Lo prometto Jo, non ti lascerò solo” gli risposi credendo fermamente in quello che dicevo.
La prima cosa che sentì fu la voce di Jaime che mi diceva di non ascoltare Sekmet, poi lo vidi, insieme a Ginevra e Connor, e la dea che muoveva la bocca… ma non la sentivo e, quasi involontariamente, le mie braccia si mossero da sole incoccando la freccia e dicendo, come una litania: “Ma mi temerebbero e io non voglio questo”.
Credo che non fu una mossa geniale perché imprigionò i miei compagni in una gabbia senza che io potessi fare nulla.
“Ora ci siamo solo io e te” disse Sekmet, ma non la capì
“Cosa? Parli con me? Scusa ho le orecchie tappe, ho la testa tra le nuvole” risposi, cosa effettivamente vera: pensavo alla mamma, a Jo, a Jaime, a Ginevra e si, anche a Connor perché dopo tutto era un bravo ragazzo anche se non credeva in me.
La cosa risposta pareva innervosire Sekmet
“Ho la grande dote di far saltare i nervi a tutti” dissi “anche agli dei” la donna prese una lancia dal terreno e me la scagliò contro con una potenza che neanche mi immaginavo, mi avrebbe infilzato se non fosse stato per i poteri telecinetici di Jaime che bloccò la lama in volo e la spezzò con il pensiero.
“Tu non ti impicciare” disse Sekmet, per poi muovere il braccio: una forza invisibile spinse il ragazzo verso le grate della gabbia.
“Jaime!” urlai “Lascialo stare!” mi trasformai in leonessa e aggredì la dea che fu colta alla sprovvista e cadde sotto il mio peso, le ruggì in faccia per poi darle una zampata, gli artigli le squartarono la faccia, ma la dea non se ne preoccupò.
Mi accorsi che le armi comuni su di lei non facevano effetto, ma io in forma di leonessa potevo procurarle gravi ferite, stavo per morderla, quando mi diede un calcio che mi piegò in due e mi spedì a diversi metri da lei.
“Porca la merda” dissi in un soffio  risollevarmi sulle quattro zampe.
Intanto il volto della dea era solcato dai miei graffi, dalla quale usciva del sangue oro splendente.
“Credi davvero di farmi qualcosa micetta?” chiese, trasformandosi lei stessa nel felino più grande e pauroso che avessi mai visto: era si una leonessa, ma non una comune, era molto più grande, con il manto più scuro del mio, le fauci enormi e i denti come spade acuminate pronte a squarciarmi.
Ruggì con una potenza tale che non potevo neanche aspettarmi. La terra tremò, io quasi  persi l’equilibrio, mentre Ginevra e Connor erano caduti, invece Jaime era già per terra, scombussolato dall’attacco che gli aveva lanciato Sekmet, la mia amica aveva cercato qualcosa che lo facesse stare meglio, ma non trovava altro che sabbia, così cercava di fargli un po’ di aria aiutata da Connor.
Sekmet si mise all’attacco, come un toro furioso, e io la saltavo oppure la schiavavo, funzionò le prime due volte, poi mi ‘incornò’, se così si poteva dire.
Iniziò a cercare di mordermi il collo, un punto vitale, ma con qualche acrobazia riuscì a scamparla anche quella volta.
Corsi per tutta l’arena per non farmi prendere, finché il criceto nella mia testa non iniziò a correre nella sua ruota e generò una nuova idea .
Mi fermai di botto, voltandomi e saltando addosso alla leonessa troppo cresciuta, le ficcai le unghie nella pelle, per non cadere, anche se era come cavalcare un toro con il pepe nel naso.
Dopo poco infatti fui sbalzata via, e picchiai contro il muro di pietra, creando numerose crepe.
Mi ritrasformai subito in me, nessun osso rotto, ma avevo numerosi tagli e lividi.
“Arrenditi, nessuno può sconfiggermi, tanto meno te, una ragazzina” disse Sekmet avvicinandosi piano e pregustando il sapore del mio sangue, sapevo che appena avesse finito con me sarebbe andata dai miei amici, e questo non potevo permetterlo.
“Mi hai scelta come corpo ospite per una ragione no?” dissi in un mormorio.
Senza neanche accorgermene formulai l’incantesimo per controllare il sangue degli dei, quasi impossibile da fare quando si era sani, figurarsi da fare quando ero martoriata, e anche se fossi riuscita nell’intento sapevo che fine avrei fatto…
Alzai il braccio destro, quasi completamente pieno di tagli e lividi, pensai a mia madre, quanto volevo che fosse lì con me, pensai a mio fratello, non l’avrei mai abbandonato, sarei rimasta sempre con lui, anche dopo la morte.
Poi pensai a Connor, mi dispiaceva non averlo trattato così bene, e mi dispiaceva anche non averlo conosciuto come avrei dovuto.
Poi pensai a Jaime, il primo ragazzo che mi piaceva davvero, così dolce e sincero, leale e buono, per quanto in principio ero arrivata anche sul punto di odiarlo; ma la sua era solamente una maschera, un modo per difendersi, tolta quella bè… mi aveva conquistata quel moretto.
Poi Ginevra, la mia migliore amica, che mi è sempre rimasta accanto, avevo condiviso tutto con lei, e sapevo che si sarebbe presa cura di Jo come se fosse suo fratello,  mi difendeva e mi supportava nei miei attacchi di panico o di tristezza, e lo stesso io facevo con lei… come sorelle.
Dovevo fare questo sforzo per loro, sapendo a quello che avrebbe comportato.
“Cosa credi di fare?” chiese Sekmet divertita.
Non la sentì, ero troppo occupata a cercare la forza che mi serviva, e la trovai: nei miei cari, trovai la forza nel loro amore, nel loro affetto che loro mi donavano e io cercavo di donare a loro ogni giorno.
Fu straordinario, mi riempì di energia e poi Sekmet divenne la mia personale bambola… non riusciva nemmeno a muovere ciglio senza che io glielo imponessi di fare.
Dovevo fare alla svelta, l’incantesimo non sarebbe durato a lungo, e nemmeno io.
Strinsi il pugno, bloccando la circolazione del suo sangue, impedendo al suo cuore di battere, dallo sforzo mi uscì il sangue dal naso.
Poi le dissi: “Grazie per avermi fatto capire che sono più di quel che la gente crede” detto questo mollai la presa su di lei, sentendo che non c’era più vita.
Il corpo da leonessa cadde pesante, si trasformò in donna, e quello si trasformò in polvere, come tutte le sue magie, e io, insieme ai miei amici, mi ritrovai nel cimitero, nelle Porte della Morte, era sera e il cielo era più stellato del solito.
Jaime, mi prese in braccio facendomi girare e baciandomi sulle labbra, ma la sua gioia ebbe breve durata, infatti si bloccò dicendomi: “Sei fredda come il ghiaccio”.
Sbiancai e mi lasciai andare tra le braccia del mio ragazzo dicendo: “L’incantesimo prosciuga le energie dei mortali che lo usano… ” avevo la testa appoggiata alla spalla di Jaime, questo si sedette per terra, mettendo la mia testa sulle sue gambe mentre Connor e Ginevra si sedevano accanto a me con una faccia bianca e spaventata
“Connor, scusa per averti trattato male, non volevo… sei un bravo ragazzo, prenditi cura di Gin, so perfettamente che state insieme, l’ho capito dalla rosa che porta in tasca Ginevra. Volevo dirti scusa” gli dissi guardandolo negli occhi
“Ambra tu stai…” non completò la frase… era scontata, mentre io annuivo lui mi diceva: “Scusa io, che ti ho trattata male, pensandoti un’idiota, sei molto forte, ti sei sacrificata per noi” mi prese la mano, la sua era calda e la cosa mi confortò, forse mi sbaglierò ma credo che una lacrima solcò il viso di quel ragazzo così bello e così freddo allo stesso tempo, almeno prima di morire ero stata capace a fargli provare una qualsiasi emozione.
“Jaime” dissi guardandolo “Forse è meglio se ti metti di lato, così non riesco bene a vederti” ridacchiai per poi tossire sangue, il ragazzo mi prese delicatamente la testa e me la posò sulla fresca erba bagnata.
“Ti ringrazio, sei il primo ragazzo che mi sia davvero piaciuto, grazie per esserti fidato di me, di essere sempre stato leale nei miei confronti e sincero… ti bacerei ma ho appena sputato sangue, sarebbe abbastanza schifoso” Jaime si mise a piangere, mi baciò la fronte e mi mise il mio cappello in testa ma gli dissi: “Tienilo tu, come ricordo” me lo tolsi e glielo porsi con mano tremante, mentre lui continuava a piangere, non l’avevo mai visto così.
 “E tu Gin, mi dispiace ma credo che dovrò andare anche io come tua madre e come la mia” Ginevra mi guardò con il volto solcato dalle lacrime
“Non lasciarci, ti prego”
“Non credo di poter fare molto a riguardo” le dissi  “ma non preoccuparti, sarò sempre con te anche se non mi vedrai… ti volevo dire che sei come una sorella per me e mi dispiace se non ho fatto molto per te, non quanto tu ne hai fatto a me”
“Non immagini cosa hai fatto tu Am…” disse tra un singhiozzo e l’altro
 “Per favore, tratta Jo come se fosse tuo fratello, digli che gli voglio bene e sarò sempre con lui”
“Certo…” disse continuando a piangere
“Quante lacrime, ma non sprecate acqua per me, io tra poco starò bene… vi volevo solo dire grazie” guardai tutti e tre.
Fissai il mio sguardo su Jaime, che non osava incrociare il mio, gli presi la mano, ci guardammo per l’ultima volta e poi chiusi gli occhi, quegli occhi che non si sarebbero riaperti mai più, non provavo dolore, provavo solo pace, e non mi avvolse il buio, bensì una luce accecante.. .
 
Autrice: Scusate tanto per questo ritardo! La scuola mi sta già uccidendo (ed è passata una sola settimana!), inoltre questo capitolo volevo curarlo nei minimi dettagli, spero che non sia uscita una stupidata…
Non commento il capitolo, non farò le solite domande che penso voi vi facciate, soprattutto perché ho paura di fare eventuali spoiler e onestamente parlando non so neanche cosa dire a parte che le cose si spiegheranno meglio nei capitoli successivi, spero soltanto che vi piaccia… non sono capace di fare i capitoli tristi, anche se il mio intento era di rendere melodrammatica questa parte (anche se non ci sono riuscita) spero anche che non vi abbia lasciati spiazzati questa morte improvvisa….
 Scusate ancora tanto per tutto! Cercherò di postare il più presto possibile il prossimo capitolo!
A presto!
Ambra_chiara

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Capitolo 24
*** Dolore ***


POV. JAIME
 
Non mi controllai, chiusi gli occhi e le lacrime scorrevano a fiumi, non volevo riaprirli, non volevo vedere il corpo senza vita di Ambra, ma Ginevra mi costrinse a farlo, gemette, segno che una persona era morta, e quella persona, purtroppo, era Am.
“Ragazzi guardate …” disse la ragazza quando le fu passato il dolore.
Riaprì gli occhi, strinsi il cappello mimetico e guardai la scena che mi si poneva davanti agli occhi….
Il corpo di Ambra splendeva di una luce d’orata che era partita dal cuore,  brillava sempre di più e poi arrivò a un punto tale che dovemmo alzarci e  voltarci perché era come una stella incandescente, poi la luce finì e al posto del corpo di Ambra c’era una scritta in geroglifico stampata sull’erba di colore che cambiava dal rosso, all’ arancio ad oro.
Qui è morta Ambra discendente di Cleopatra, corpo ospite di Sekmet dea della guerra, che è riuscita a batterla e a ristabilire la pace…” lesse Connor, l’unico dei tre che non piangeva come una fontana ma aveva ancora un po’ di dignità “La scritta non è ancora conclusa, si sta costruendo, ma credo che ci metterà un po’… meglio andare” continuò prendendo le spalle di Ginevra e abbracciandola.
“Vieni anche tu” disse quest’ultima chiamandomi, e tutti e tre ci abbracciammo.
“Tu credo che condivida il mio dolore…” disse la bionda
“Ma non come Jo. Gli si spezzerà il cuore” lei annuì e ci mollammo.
Quasi senza pensarci, intonai una canzone che avevo fatto quando mio padre era morto, come se fossi solo, non pensando che Ginevra e Connor potessero ascoltarmi:
“Tu sei come una fiamma,
che si è spenta troppo presto,
da questo soffio di vento,
e ora non ci sei più
qui con me, accanto a me.
Una fiamma,
tu sei come una fiamma,
che si è spenta troppo presto,
da questo soffio di vento,
troppo  forte anche per te…” Ginny e Connor mi ascoltarono poi spiegai “L’avevo scritta da piccolo quando era morto mio padre… ci calza a pennello anche in questa situazione, purtroppo” poi calò il silenzio, sospirammo quasi tutti e tre in contemporanea, ci asciugammo dalle lacrime e io mi strinsi il cappello di Ambra al petto.
Connor e Ginevra stavano andando, io mi voltai un’ultima volta, come per aspettarmi che Ambra stesse lì a guardarmi sorridente, invece c’era solo quel lugubre paesaggio, notai anche lo zaino blu della ragazza, senza che i due se ne accorgessero, lo raccolsi e lo portai con me.
Uscimmo dal cimitero, prendemmo un autobus, il viaggiò durò quasi un ora, ma nessuno dei tre parlò.
Davanti a me c’erano i due, Connor dormiva sulla spalla di Ginevra, e questa ascoltava della musica dal suo Mp3 guardando dal finestrino la pioggia che iniziava a scendere, avevo guardato i titoli delle sue canzoni… erano tutti molto tristi, mi sembrava anche logico data la situazione.
Io avevo tentato di dormire, ma non ci riuscivo, per quanto fossi stanco morto ero troppo scombussolato.
Decisi per questo di aprire lo zaino di Ambra e vedere cosa c’era: trovai il suo Mp3, mi ricordo la prima volta che l’avevo vista con gli auricolari alle orecchie, l’avevo presa per pazza perché cantava e ballava come una scema Mirror Mirror dei Blind Guardian, una tra le sue band preferite.
Poi vidi il suo libro dei poteri sanguigni, era pieno di appunti e frasi evidenziate, pensai a tutte le volte che l’avevo vista con quel libro in mano a studiare.
Poi c’erano due felpe, entrambe distrutte e sporche, infine infondo c’era il suo diario, la copertina di semplice cuoio, non aveva lucchetto… Ambra mi aveva confessato che aveva un incantesimo, ma ora che non c’era più…
Sospirai e pensai di leggerlo, per mantenere vivo il ricordo di lei, incominciai dalla prima volta che ci parlammo…
 
Caro diario,
oggi sono partita per la mia prima avventura, con me c’è Ginevra e uno strano ragazzo di nome Jaime, è carino a vedersi, però è uno sbruffone, così vanitoso!
Siamo partiti perché Gin ha trovato uno strano libro, e volevamo sapere chi l’ha messo nella libreria della Brooklyn House, insomma storia lunga… onestamente io non volevo neanche venire però, cosa mai può andare storto? Insomma si tratta solo di indagare e lo faccio per Gin quindi…
Comunque tra due giorni è il mio compleanno! Chissà se lei si ricorderà, forse dovrei ricordarglielo, però è così agitata in questo periodo che non me la sento… forse magari domani, se la giornata sarà tranquilla!
Un grande abbraccio!
Ambra
 
Mi resi conto che in quanto? Una settimana circa? Eravamo cambiati tutti e tre moltissimo…
Caro diario,
non sai cosa è successo oggi! È stata una lunga, anzi, lunghissima giornata, e non solo perché domani è il mio compleanno, ma perché sono svenuta si e no cinque o sette volte in un giorno, e ho una fame! Per non parlare del fatto che Jaime mi ha raccontato la sua storia, non so come mai ma sono felice che si sia confidato con me, vuol dire che si fida, e per me conta molto!
Spero che domani Ginny si ricordi del mio compleanno, non ho il coraggio di ricordarglielo perché in questo periodo non siamo affiatate come prima, insomma… abbiamo entrambe i nostri problemi, ed entrambe non vogliamo assalire l’altra con i nostri, quindi ci dividiamo, io con Jaime e lei con Connor… ma mi dispiace così tanto, se sbagliassi? Se in realtà dovessi parlare con lei e confidarmi? Ma onestamente ne ho perso la voglia… in questo periodo è sempre fredda e cinica con me, so che non lo fa apposta ma sono stufa… ho sempre paura che la disturbi, che non mi voglia nei paraggi, così sto per conto mio… ormai non ci parliamo praticamente più di persona, ma in compenso ci scriviamo un sacco… messaggi, bigliettini e robe simili.
Solo che mi manca il nostro rapporto di prima, spero di recuperarlo presto.
Bè ora ti saluto, attendo con ansia la cena. Ho lo stomaco che implora cibo!
A presto!
 
Ambra (pezzo di diario presente anche nel capitolo 15: Un classico)
 
Poi non c’è più nulla… non aveva più tempo, e nemmeno voglia di scrivere, credo che il suo diario sia diventato io, si confidava molto con me e per questo non c’era bisogno di scrivere.
Rimisi il suo diario a posto, poi mi addormentai, oppresso dalla stanchezza.
 
POV. GINEVRA
 
La pioggia era durata solo la mezzoretta finale del nostro viaggio, fortunatamente.
Io ero l’unica sveglia dei tre, e noi tre eravamo gli unici a prendere il pullman delle cinque del mattino, arrivando a destinazione verso le sei.
Svegliai i due, e Connor mi chiese: “Non hai dormito nulla?” scossi la testa
“Non ce l’ho fatta, ho tentato ma avevo incubi su incubi” non mi chiese più nulla, mi scoccò un bacio sulla fronte e poi scendemmo alla fermata.
Era abbastanza distante dalla Brooklyn House e, con il nostro passo da zombie addormentati, ci mettemmo mezz’ora per arrivare a destinazione.
Durante il tragitto cercai mentalmente di costruire un discorso da dire a Jo, ma mi resi conto che era inutile, l’avrebbe capito da solo non vedendo la sorella e notando le nostre facce tristi e stanche.
Iniziai a pensare che era colpa mia, se non fossi partita per questa stupida impresa Ambra sarebbe ancora con noi…
“Non incolparti” disse Connor come leggendomi nel pensiero “Se Am non si fosse sacrificata saremmo tutti morti per colpa di Sekmet, anche se non foste partiti per questa impresa, avrebbe portato comunque distruzione, e nessuno l’avrebbe potuta fermare, se non Ambra, e sarebbe finita come è finita adesso… quindi non è colpa tua” gli presi la mano:
“Insomma la morte di Ambra era già scritta, era nel suo destino, tu dici questo?” il mio ragazzo annuì sconfortato.
“Jaime tu hai il suo zaino” dissi notando che il ragazzo ne aveva due e riconoscendo quello della mia amica
“L’ho preso perché mi sembrava giusto darlo a Jo”
“Hai fatto molto bene” mi disse Connor, Jaime annuì e non disse più nulla.
Finalmente arrivammo, non so come mai ma erano tutti già svegli alla Brooklyn House, tutti al grande tavolo per far colazione.
Il nostro ritorno era inaspettato, infatti tutti ci travolsero, ci abbracciarono, ci fecero sedere e ci obbligarono a mangiare, cercammo di parlare ma non ci fecero dire nulla, ma una persona non era di questa opinione…
“Ambra!” chiamava Jo poi mi vide, scansò la gente a spintoni e si avvicinò a me “Ginny! Dove… dove è Ambra?”
“Jo… mi dispiace, Am è….” Non terminai la frase, tanto era scontata… il silenzio calò sovrano e il discendete di Cleopatra scoppiò in lacrime, lo abbracciai e lui ricambiò.
“Le ho promesso che mi sarei presa cura di te, quindi per qualsiasi cosa sappi che io ci sono”.
Carter e Sadie erano immobili e non sapevano cosa dire, Bast stava in un angolo con lo sguardo basso, gli altri erano in piedi a fare da spettatori all’abbraccio mio e di Jo; quando ci mollammo si sedettero ai loro posti
“Come è successo?” chiese il ragazzo
“meglio se ti sieda Jo… è una lunga storia” raccontai tutto, senza che nessuno mi fermasse, cercando di trattenere le lacrime, come Connor, mentre Jaime aveva pianto già troppo prima e non aveva più lacrime .
Alla fine nessuno osò parlare, qualcuno pianse, tipo Jaz, che era molto amica di Ambra e anche Sadie, Carter non riuscivo bene a capirlo perché teneva lo sguardo basso, ma decisamente nessuno batté Jo… era rimasto solo, l’unica persona che poteva occuparsi di lui ero io…
“Ma Ambra non è morta” disse una voce proveniente dalla porta, una voce che conoscevo benissimo, all’inizio pensavo fosse un allucinazione, ma non è vero… l’avevo sentita fin troppo bene…
 
Autrice: Ciao a tutti! Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, per la canzone che canta Jaime mi dispiace non poter trascrivere anche la melodia che ho in testa, l’ho inventata quando, guardando Dragon Ball quando avevo nove anni, è morto Trunks… per poi scoprire che resuscita qualche episodio più tardi, però è stato uno shock per me. Allora ecco qua queste pochi versi che avevo scritto da bambina. Il capitolo è finito davvero malissimo, però è per fare un po’ di colpi di scena! Spero che questo capitolo vi sia piaciuto! Chi sarà il personaggio che è comparso a fine capitolo? Si scoprirà nel prossimo! A presto e grazie!
Ambra_chiara

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Capitolo 25
*** Una bella sorpresa ***


POV. JAIME
 
Mi voltai come gli altri, e la vidi…
Splendeva come una stella lontana, di una fioca luce bianca, eppure, al contrario di loro, era a pochi metri da me, sulla soglia della stanza.
Era la solita, con la maglietta sbracciata, i pantaloni mimetici e gli anfibi, ma qualcosa in lei era cambiato togliendo il fatto che brillasse: tra i suoi capelli a caschetto biondo scuro, saltellavano delle saette, emanava energia pura. Lo stesso gli occhi, non erano i suoi soliti occhi amichevoli, aveva gli occhi da felino, con i contorni neri come se avesse la matita, solo una cosa non era cambiata: erano sempre grandi e nocciola pronti ad osservare tutto quello che c’era di osservabile.
Non mi accorsi che Jo si era letteralmente lanciato sulla ragazza, abbracciandola e stritolandola, ripeteva il suo nome, come se non potesse crederci.
Piano piano mi stavo avvicinando anche io, pensavo che non fosse reale tanta era la sua luminosità, come se fosse un angelo o un’anima.
“Jaime” disse il mio nome sorridente, stava per aggiungere qualcosa, ma la bloccai scoccandole un bacio sulle labbra alzandole il volto con le mani, perché, per quanto la sua energia e forza strabordavano dal suo corpo, era pur sempre più bassa di me.
“Ambra, non ci credo” le dissi staccandomi “Sei tu…”
“Se non fossi stata io ti avrei dato uno schiaffo per il bacio” disse sorridente, per poi abbracciarmi.
Poi quando mi mollò mi fissò, credo che sarei rimasto giorni a guardarla, per non perderla ancora, ma qualcuno richiamò la sua attenzione.
Da dietro di me era sbucato Connor…
“Connor, ciao” salutò Ambra, lui non disse nulla “Potrei abbracciarti? Non abbiamo tanta confidenza però sono appena tornata dal mondo dei morti… un abbraccio me lo merito” il ragazzo rise, i due si abbracciarono, poi Am guardò Ginevra che era sotto shock.
“Ambra… ti prego dimmi che sei reale, dimmi che non è un sogno, dimmi che sei vera e non un illusione…” chiuse gli occhi, non osandosi muovere.
L’amica le si avvicinò e l’abbracciò: “Gin mi dispiace ma di me non puoi liberarti così facilmente… ti avevo promesso che non ti avrei mai abbandonato… infatti, eccomi qui”
Ginevra ricambiò la stretta, mentre gli altri fissavano la scena in silenzio, non osando dire nulla.
Quando si mollarono l’ alta bionda dagli occhi azzurri disse: “Ci devi qualche spiegazione”
“Già, credo anche io. Ciao a tutti, scusate per l’entrata in scena ma volevo entrare in stanza tipo Bard del libro Lo Hobbit… per chi di voi l’ha letto capisce” tutti ridacchiarono e Walt gli offrì la sua sedia, che rifiutò cordialmente.
“Insomma è una storia strana…” disse arrossendo leggermente.
“Credo di aver capito, non ci vuole un genio” esclamò Bast per poi continuare, avendo ricevuto l’attenzione di tutti: “Tu hai sconfitto Sekmet, prendendo così il suo posto, ora sei tu la dea della guerra” la mia ragazza annuì leggermente, diventando sempre più rossa perché i nostri sguardi si facevano sempre più stupiti.
“Sono rinata dalla pioggia, le gocce si sono unite in un'unica grande pozzanghera, da cui sono uscita io… sotto di me c’era una scritta, sul terreno che diceva: qui è morta Ambra discendente di Cleopatra, corpo ospite di Sekmet dea della guerra, che è riuscita a batterla e a ristabilire la pace. Ma qui ella è anche rinata, con un altro nome, infatti ora è Ambra dea della guerra, e come tale resterà fino alla fine dei giorni” poi stette zitta, rossa come un pomodoro e guardando in basso.
“Cosa potremmo dirti? Sei semplicemente…” disse Sadie, bloccandosi “Sei semplicemente mitica… hai salvato il mondo da una dea psicopatica” Am fece spallucce come se fosse la cosa più normale di tutte: “Tu hai salvato il mondo un paio di volte”.
“Ma quindi te ne devi andare?” chiese preoccupato il fratello
“No Jo, ho ancora tantissimo da imparare” io, lui, Gin e forse anche Connor tirammo un sospiro di sollievo.
“Spero sarai contenta di sapere che avrai un’altra materia, che ti spiegherà come controllare i tuoi nuovi poteri da dea, quali sono i tuoi compiti in quanto tale e come sopportare gli altri tuoi ‘colleghi’, e la tua insegnante sarò io” spiegò la dea gatto
“bene altro studio!” rispose sarcastica, io sapevo che le piaceva studiare, anche se non l’avrebbe ammesso per paura dei giudizi altrui
“Tranquilla tanto avrai tutta l’eternità” disse Bast con un mezzo sorriso e mettendole un braccio intorno al collo “Ah, dimenticavo, sai che puoi far diventare immortali i tuoi servi più fedeli?”
“Ma non ho servi…” la dea guardò noi, e Ambra saltellò di gioia, io non afferrai subito.
Andò verso i nostri compagni, che la chiamavano, abbracciò tutti, Jaz fu la prima, poi Carter e Sadie, e tutti gli altri.
“Oggi le lezioni sono sospese! Ragazzi, so perfettamente che volete un po’ di riposo, andate pure nelle vostre camere, Connor tu puoi prendere quella da parte a quella di Ginevra, che è vuota…” disse rivolgendosi a noi quattro.
Ambra annuì, ci salutammo e ci dirigemmo nelle nostre camere, durante il tragitto seguitavo a fissarla, lei se ne accorse e disse:
“Ho qualcosa in faccia?” scoppiammo tutti a ridere
“è un si? Mio Dio ho qualcosa tra i denti? Ma non ho mangiato nulla!”
“è semplicemente straordinario il fatto che tu sia ancora viva…” le risposi spostandole indietro una ciocca dei capelli.
“Sei una dea, te ne rendi conto? E pensi al fatto di avere qualcosa tra i denti?” le chiese Ginevra, Ambra le mise un braccio intorno al collo, appoggiando la testa sulla sua spalla
“Mi ricordo a mala pena il mio nome Gin!” ridendo ci abbracciammo tutti e quattro
“Connor tratta bene questa ragazza qua se no muori. E non per mano mia, ma per mano sua” disse Ambra al ragazzo che disse:
“Lo so, lo so tranquilla!” alla fine ci lasciammo e entrammo nelle nostre camere.
Quando entrai nella mia sembrava così diversa, o meglio, ero io diverso.
Buttai il mio zaino sul letto, e mi accorsi che avevo ancora quello di Ambra e il suo cappello nella tasca, decisi così che dopo essermi fatto una doccia e vestito decentemente mi sarei recato da lei, una scusa per poter parlare da soli.
 
POV. AMBRA
 
Mi buttai sul letto e salutai i miei libri, quanto mi erano mancati!
Rimasi sdraiata per un po’, fissavo il soffitto presa dai miei pensieri.
Ripensavo agli ultimi giorni, le immagini riempivano la mia mente come un fiume in piena, e per quanto quelle scene le avessi vissute sulla mia pelle non ci credevo, era come se guardassi un film.
Sospirai e risi, come valvola di sfogo al nervosismo… non credevo ancora a quello che ero, non credevo a quello che era successo.
Cercai di non pensarci, perché mi metteva molta ansia questo pensiero, così mi feci una doccia, mi vestì con la prime cose che trovai e cercai disperatamente il mio zaino, che conteneva il mio diario.
Feci mente locale… Jaime! Ce l’aveva lui! Sorrisi, contenta di aver trovato una scusa per andare da lui .
Mi lanciai sulla porta, la spinsi e non mi accorsi che la feci sbattere contro una persona, che non era altro che Jaime.

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Capitolo 26
*** Tanti auguri! ***


POV.AMBRA

“scusa! Non sapevo che c’eri tu dietro alla porta!” lui ridacchiò “entra… cosa c’è?” quando fu dentro mi porse lo zaino
“Pensa stavo per venire da te a chiedertelo!” sorrisi “Grazie”
“ah anche questo…” prese dalla tasca il mio cappello e me lo mise.
“Come sto?” chiesi sedendomi sulla sedia girevole
“Come una scema con un cappello mimetico” gli feci la linguaccia mentre Jaime si sedeva per terra, incrociando le gambe.
“Jaime io…” non sapevo come continuare la frase “Non sono sicura di poter essere…”
“Una dea?” annuì “Non so come tu possa essere come dea, ma come persona sei perfetta, certo come tutti hai i tuoi difetti, ma sei altruista, buona, sincera, non vedo perché non dovresti essere una buona dea, e sono certo che tu saprai come usare i tuoi poteri, tecnicamente catastrofici, a fin di bene”.
Effettivamente un paio di idee ce le avevo: “Potrei cercare di non fare scattare delle guerre, e se ciò capita cercare di farla durare il meno possibile, e aiutare i soldati… gli infonderei coraggio e coloro che muoiono potrei aiutarli affinché la loro vita nell’aldilà sia la più bella e tranquilla possibile”
“Visto?” mi rispose Jaime, sorrisi sedendomi accanto a lui per terra, appoggiando la mia testa sulla sua spalla.
“Ti rendi conto che devo stare con te per tutta la mia vita eterna?” chiesi dopo un po’.
“Già… dovremmo trovare una canzone, tipo Stronger di Kelly Clarkson” disse mettendomi un braccio intorno al collo
“Quello che non ti uccide ti rende più forte? È una presa in giro?” gli risposi traducendo la frase del ritornello, lui ridacchiò
“Ok, no… Albachiara di Vasco Rossi?” disse seriamente
“Ma questo parlerebbe solo di me, dovrebbe parlare di tutti e due… ho trovato! The bard’s song dei Blind Guardian!”
“Ma non è romantica come canzone”
“E allora? La amo! Ok, allora I see fire di Ed Sheeran!”
“Peggio ancora!” si mise la mano sulla fronte, fingendosi disperato
“Ma siamo compagni di battaglia no? Beh, parla anche di questo la canzone!” Jaime sollevò gli occhi al cielo “D’accordo, Noldor dei Blind Guardian?”
“Mio Dio la smetti?!”
“No”
“Ti rendi conto che tutte e tre le canzoni c’entrano con il Signore degli Anelli?” mi disse incrociando le braccia
“Non è vero, The Bard’s Song fa solo allusione a Bard, il mio personaggio preferito del Lo Hobbit, ma dice solo una leggera frase che fa supporre che parli di lui, I see fire è la colonna sonora del film Lo Hobbit- la desolazione di Smaug, e Noldor parla del Silmarillion, in particolare di una stirpe elfica… nessuna canzone del Signore degli Anelli”
“Comunque” disse Jaime cambiando discorso rapidamente “Sono contento che tu sia qui. E non sono certamente l’unico a pensarla così; tu sei la mia ancora di salvezza, prima di conoscerti non avevo voglia nemmeno di respirare per via del mio passato. Poi sei arrivata tu, con un sorriso e le tue parole hai cambiato il mondo, e me. Ho visto che la tua storia è solcata da sofferenze continue, eppure non hai mollato,  ami la vita, porti il sole nei cuori delle persone, sei fantastica” mi sentì arrossire
“Non credo proprio, tra i due il mitico sei tu. Mi hai salvato la vita nell’arena, sei il mago più forte che io abbia mai visto, il musicista più bravo di sempre e il ragazzo più sincero e coraggioso che conosca, e non farmelo ripetere perché non lo farò, ma ti…” le parole non mi uscivano, non l’avevo mai detto a nessuno e mi risultava difficile, secondo me avevano un peso insostenibile quella semplice frasetta.
“Starei qui tutto il giorno a vederti cercare le parole, ma forse è meglio che lo dica prima io: ti amo” disse, io guardai in basso
“Si, quello che hai detto tu…” Jaime rise, lo feci anche io, poi il ragazzo tentò di baciarmi, ma lo fermai,
“Che stai facendo?”
“Nulla, nulla” disse lui fingendo che non sia successo nulla
“Ti piacerebbe” scoppiammo a ridere di nuovo “Aspetta devo sforzarmi di dirtelo”
“Non c’è bisogno, lo dimostri ogni giorno tu…” lo zittì, e le parole uscirono da sole, certo con lo stesso peso, ma meno opprimenti di prima.
“Ti amo” lui mi sorrise, ridemmo perché io ero diventata rossa come un peperone, poi appoggiai la testa sulla sua spalla e gli chiesi: “Mi canteresti una canzone?”
“Dovresti cantarmela tu una canzone”
“Ti prego” lui annuì, mi scoccò un bacio sulla fronte e iniziò a cantare con la sua splendida voce Wherever You Will Go dei The Calling, al ritornello, anche io canticchiai un po’:
“If I could, then I would,
I'll go wherever you will go
Way up high or down low, I'll go wherever you will go
And maybe, I'll find out
A way to make it back someday
To watch you, to guide you, through the darkest of your days
If a great wave shall fall and fall upon us all
Then I hope there's someone out there
Who can bring me back to you”  io chiusi gli occhi, ascoltandolo con attenzione, quando ebbe finito sospirai, e senza che neanche me ne accorgessi mi addormentai, ma prima dissi, tra un sonoro sbadiglio e un altro: “Bravissimo. Ecco la nostra canzone”.
 
Mi svegliai nel mio letto, con una coperta addosso, mi guardai intorno aspettandomi di vedere Jaime che invece non c’era.
Mi stiracchiai e controllai la sveglia, le nove di sera… quanto avevo dormito? Mi accorsi che era sera anche perché avevo fame, uscì  mettendomi il cappello mimetico e bussai alla porta di Ginevra, non c’era, poi in quella di Jaime e in quella di Connor… lui finalmente rispose.
“Arrivo Ginny! Un secondo! Porto lo scatolone!”
“Non sono Gin, sono Ambra… ti serve una mano con lo scatolone?” Connor non mi rispose e aprì la porta, richiudendosela subito alle spalle.
“Ambra!” mi salutò con uno strano sorriso
“Cosa è successo?” chiesi
“Nulla… nulla. Mi chiedevo se potessi portarmi alla libreria e mostrarmi le varie tipologie di libri” nascondeva qualcosa, incrociai le braccia
“Perché non chiedi a Ginevra?”
“Lei è occupata… sai deve chiedere gli appunti, una settimana di lezioni saltata” sospirai, sapendo benissimo che nascondeva qualcosa, ma lo assecondai per farlo contento.
“Forza seguimi…” lui annuì, chiuse la porta a chiave e mi seguì.
Andai in fondo al corridoio e notai Jaz che cercava di sistemare qualcosa, che non notai perché Connor mi fece fare una piroetta senza che neanche me ne accorgessi
“Che diavolo stai facendo?!”
“Ti insegno a ballare se vuoi…” senza aspettare una mia risposta, per non farmi vedere mi spinse in un aula.
“Connor vuoi spiegarmi cosa sta succedendo?!”
“Ehm…” sentì il suo cellulare squillare “Aspetta” rispose mentre io mi sedevo su un banco appoggiando la testa sulle mani
“Sicura? È tutto pronto? Perfetto! Arriviamo subito!” chiuse la chiamata e prese dalla tasca una benda: “C’è una sorpresa…”
“Col cavolo, non mi guidi tu” mi guardò fisso e sospirai legandomi la benda “La benda è un regalo vero?”
“Si dai…” disse lui ridendo e prendendomi per le spalle mi diresse
“Dritta, dritta, dritta… aspetta!” ma non lo ascoltai, andai a sbattere contro qualcosa di duro, molto probabilmente un muro.
“Ti avevo detto di aspettare”
“Credevo che mi fermassi per le spalle”
“Credo che dovrò prenderti in braccio per fare questo tragitto decentemente” sbuffai borbottando: “Ma non è colpa mia”
Non andai a sbattere contro nient’ altro, ma la cosa drastica furono le scale, che feci miracolosamente senza alcun ruzzolone.
“Ok, aspetta che ti tolgo questo, hai fatto un nodo stretto” finalmente riuscì a slegarmi, e tutti balzarono gridando: “Auguri!” mi presi uno spavento e saltai indietro, sbattendo contro Connor.
Tutti scoppiarono a ridere e Jo, senza dirmi nulla, prese un pacchetto molto pesante e me lo porse, lo abbracciai dicendo:
“Grazie Jo!” lo aprì e trovai un enorme libro, era Il Signore degli Anelli, la bellissima versione con tutte le illustrazioni fatte da Alan Lee.
Lo abbracciai dicendo: “Lo desideravo da così tanto! Grazie! Grazie!”
“Lo so, costava un po’, ma dopo tutto quello che hai passato te lo meriti” lo strinsi ancora di più “Ok, basta mi uccidi!” risi mollandolo.
Dietro c’era Ginevra: “Certo non è come il regalo di Jo però…” mi porse un piccolo sacchetto di cuoio, era pieno di conchiglie, piccole eppure dalle forme e dai colori più svariati, da piccola mi divertivo a raccoglierle insieme a Jo, quando ancora andavo in vacanza con i miei genitori, trattenni le lacrime e abbracciai la mia amica, poi mi legai il sacchetto alla cintura “Così le terrò sempre con me” Gin sorrise poi disse:
“Abbiamo preparato una tavola con i tuoi cibi preferiti,  Jaime si è occupato della musica, poi i festoni e tutto il resto. Connor era l’incaricato a tenerti occupata ma non ha fatto molto, hai dormito tutto il tempo, quindi si è occupato di spostare le cose e tutto il resto”
“Sfruttamento minorile insomma” dissi
“Più o meno” ridacchiammo
“Grazie, grazie a tutti, sul serio non ho parole” strinsi il libro e Jaime mi passò accanto, togliendomelo di mano e mettendolo su una sedia, solo per averlo toccato lo volevo uccidere, fece partire la musica dalla radio (Give your Heart a Break di Demi Lovato) e mi invitò a ballare.
“Te lo puoi scordare…”
“sarebbe stato epico se avessi dato inizio tu, sei la festeggiata dopo tutto”
“Ma non so ballare…” mi si brillarono gli occhi e guardai Ginevra e Connor, senza chiedere loro niente li buttai in mezzo alla pista, e fu come se avessero provato… erano perfettamente coordinati tra loro e con la musica.
Mi ricordo ancora la prima volta che vidi Ginevra ballare: eravamo alla festa di compleanno di una nostra amica, ballavano tutti, ma la più brava era Gin, purtroppo non la vide nessuno perché era dietro alle macchinette delle merendine, io con lei, ma ballavo come uno stecchino quindi per me fu meglio così!
Battevamo la mani a tempo, e quando ebbero finito ci fu un applauso generale, Ginevra era rossa come un peperone, Connor un po’ meno ma anche lui guardava in basso.
“Questa me la paghi Am”
“Lo so, ma dovevo farlo… per godermi la scena!” Jaime stava andando per mettere la prossima canzone, ma Gin lo fermò e gli sussurrò qualcosa all’orecchio, lui rise mentre io e Connor ci guardavamo con sguardo interrogativo.
Jo invece aveva capito e aveva uno strano ghigno in volto: “Vado io ad avvisare tutti i tapparsi le orecchie…” andò al centro della sala, senza che io riuscissi ad impedirglielo
“Ragazzi adesso indossate un paraorecchie perché canterà la festeggiata! Sta invecchiando, quindi la sua voce sarà più gracchiante sappiatelo” Gin mi spinse alla postazione dei microfoni, e mi disse:
“La base puoi scegliertela tu…” mi diede la lista delle canzoni
“per forza? Ti prego! Ti prego! Ti farò il letto per un anno! Ti sistemerò la stanza, ti presterò tutti i miei libri!”
“No, mi dispiace… una canzone è d’obbligo, io mi metto nella parte migliore, da parte alle casse così ti sento bene…” e se ne andò, prendendo la posizione.
Sbuffai, guardai in giro, non c’erano vie di fuga, mi toccava davvero cantare.
Ne scelsi una, che decisi avrei dedicato a Jaime…



 

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Capitolo 27
*** La fine? ***


POV. JAIME
 
Ambra era rossa come non l’avevo mai vista, guardava Gin e lei alzava i pollici, convinta.
Fece un enorme sospiro ed iniziò a cantare con la base di sottofondo, A Thousand Years di Christina Perri.
Guardava me e poi la gente, poi ancora me, poi il fratello, poi me, poi Ginevra e poi ancora me.
“Questa canzone credo che sia dedicata a te, anche se non l’ammetterà mai” mi disse Gin dandomi una gomitata.
“Spero” risposi
“Si. Credo proprio che sia per te. Considerati fortunato, ad Am non è mai piaciuto nessuno, non si sarebbe nemmeno sognata di dedicare una canzone a un ragazzo… ma tu sei diverso per lei, sei speciale” non potei fare a meno di abbassare lo sguardo e sorridere come un imbecille al pensiero di Ambra, Gin ridacchiò e borbottò a Connor: “Vedi la biondina che canta? È la mia migliore amica…” 
“I have died everyday waiting for you
Darling don't be afraid I have loved you
For a thousand years
I love you for a thousand more
And all along I believed I would find you
Time has brought your heart to me
I have loved you for a thousand years
I love you for a thousand more” quando cantò il ritornello alcuni si misero a ballare, lei si tolse dal mezzo e si diresse verso di me, sempre cantando, mi prese per il polso e mi porse un microfono, sapeva che sapevo la canzone.
Scossi la testa mentre lei annuiva, sempre cantando ovviamente. Alla fine mi unì a lei a cantare, ci fissavamo, lei cantava sforzandosi di non ridere, non so come risultò nel complesso, io la mia voce non l’ascoltavo, sentivo solo quella di Ambra, angelica e alta, che sovrastava ogni altra cosa al mondo, sorrideva e mi prese la mano, eravamo entrambi sudaticci per la preoccupazione, ma non lo notammo, troppo occupati a fissarci e non sbagliare le parole della canzone.
Quando finimmo, notammo che Jo ballava con una ragazza dai lunghi capelli mori e molto carina, e Ambra sgranò gli occhi, quando si incrociarono lui le fece il medio…
“Sono arrabbiata con mio fratello, non mi ha nemmeno presentato la ragazza!” disse e senza che ne accorgesse la stavo baciando.
Lei per un attimo restò rigida, colta alla sprovvista dal gesto inaspettato,  poi si sciolse.
Quando ci staccammo disse: “Tu devi baciarmi sempre davanti a tutti eh?!” scoppiammo a ridere, poi lei si trasformò in leonessa con stupore di tutti e iniziò a fare le fusa, strofinando il muso contro di me, aveva un pelo estremamente morbido.
Poi andò da Gin e si fece fare un paio di carezze, poi si sdraiò a pancia all’aria…
“Non sei normale” disse Jo ridendo e facendogli un paio di grattini.
 
POV. AMBRA
 
La storia è iniziata con me, che mi incamminavo nel mio destino, come un fiume che entra nel lago, poi mi accorsi che quel lago era un mare… grande e sconfinato.
Era infinito, pareva infinito…
Ma non guardavo in basso, guardavo il cielo… le nuvole, quella assomigliava a un puffo!
Insomma, la fine è giunta… e sono ancora a guardare la nuvoletta a forma di puffo e quella da parte a forma di panda, non accorgendomi di quello che c’è sotto.
La mia storia non è ancora finita, ma la prossima volta il protagonista sarà Jaime non io, lui invece guarda in basso, e si accorge fin troppo della vastità del mare… fissava l’orizzonte, pensava a che fine avesse fatto la madre.
Ovviamente ci sarà la sanguisuga che l’aiuterà a trovarla…
Grazie a tutti coloro che hanno seguito la mia storia! Un grande abbraccio a tutti coloro che mi hanno seguito fino a qui! Grazie ancora e a presto!

ps. ragazzi scusate la lunghezza del capitolo, prometto che nel seguito di questo racconto i capitoli saranno più lunghi, scusate e grazie milioni a tutti coloro che hanno letto e recensito questa storiella! Grazie milioni! 
 

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