Take me back to the start

di Lori Liesmith
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** After Canary Wharf ***
Capitolo 2: *** He is coming ***
Capitolo 3: *** Resa dei conti ***
Capitolo 4: *** Riflessioni mattutine ***



Capitolo 1
*** After Canary Wharf ***


AFTER CANARY WHARF
 
Ad Agata che ascolta sempre
i miei scleri anche quando non
sa di cosa sto parlando.

 
 
-10 giorni dopo Canary Wharf-

DRIIIIIINNN
Le sette e trenta. Sono esattamente le sette e trenta e Rose si alzò stancamente dal letto.
Andando in bagno si lasciò alle spalle la camera da letto interamente dipinta di blu – sua madre aveva sospirato rassegnata quando l’aveva vista- e dopo una doccia uscì fuori di casa: ad attenderla l’uggioso mattino Londinese e distrattamente la ragazza si domandò se mai in qualche altro universo parallelo Londra avrebbe mai avuto il privilegio di poter avere un clima più soleggiato.
Sto bruciando un sole solo per dirti addio
Scrollò la testa e scacciò quel pensiero doloroso e scomodo in un angolo della sua mente; doveva lavorare! Non sopportava di essere guardata con un misto di compassione e tristezza da parte della sua famiglia come se fosse una povera vedova alle prese con il lutto.
Lei si sarebbe dimostrata degna del Dottore e avrebbe fatto tesoro delle nozioni apprese in quelle mille avventure.
Questo è ciò che pensava, sicura di sé, mentre entrava al Torchwood.
Ma questo era il giorno, pieno di lavoro da fare, di persone con cui stare e soprattutto di luce.
La notte era un altro discorso: durante quelle sette-otto ore che Rose trascorreva nel suo letto tutti i pensieri, i sentimenti repressi durante la giornata uscivano fuori con la forza di una valanga e lei, povera umana non poteva far altro che piangere, disperata per ciò che aveva perso, per quella cabina più grande all’interno, per gli abbracci, i sorrisi e le loro mani sempre strette in una ferrea morsa.
Dopo arrivavano gli incubi: sognava l’altro Torchwood, lei che lascia la presa su quella dannata leva e l’urlo disperato di lui che le riecheggia nella mente; oppure sono alla Baia del lupo cattivo dove lui le sta dicendo addio.
Alla fine, alle prime luci dell’alba pregava; non ad un dio in particolare ma all’universo alle stelle e al creato: pregava che non fosse da solo, che non si facesse prendere dall’odio o dalla vendetta e più che altro per la sua vita.
E questa era la routine di Rose Tyler divisa tra gli incubi e il lavoro, preghiere e determinazione, lacrime nascoste e sorrisi finti, notte e giorno in attesa che quel dannato cannone funzionasse e la riportasse da lui.
 
                                                            ***                                                                             
 
-40 giorni dopo Canary Wharf-


Jackie Tyler si era sempre ritenuta la persona meno ipocondriaca della Gran Bretagna ed aveva trasmesso questa sua attitudine alla figlia Rose.
Per questo motivo non si preoccupò più di tanto quando vide la ragazza assumere un colorito verdastro a tavola, durante il loro pranzo della domenica, per poi correre verso il bagno e rimettere –a giudicare dai versi strozzati- anche la torta del suo sesto compleanno, pensando subito ad un’intossicazione essendo lei una pessima cuoca (ma questo lo avrebbe ammesso solo con se stessa).
Quando Rose, però, crollò a terra esanime nel bel mezzo del centro commerciale Jackie si diede dell’imbecille per tutto il tragitto in ambulanza fino all’ospedale.
Appena sveglia Rose vide bianco. Odiava quel colore in quanto troppo vuoto e luminoso, sembrava qualcosa di incompleto che doveva essere riempito.
Prima che avesse il tempo di chiedersi in che modo fosse finita in quell’orrenda ed asettica stanza sua madre irruppe:
“tesoro mio, come stai? Sei così pallida! I medici non mi vogliono dire nulla”
“Mamma, mi sento bene, solo un po’ di mal di testa, ora vediamo cosa hanno da dire i medici e torniamo a casa” la interruppe la figlia, iniziando a pescare in quella nebbia che erano i suoi pensieri lo svenimento al centro commerciale.
Proprio in quel momento un giovane medico che si presentò col nome di Mike Stemford entrò nella stanza.
“Miss Tyler, abbiamo effettuato tutti i controlli di routine in seguito al suo mancamento” iniziò con aria professionale “abbiamo trovato i risultati un po’… curiosi e vorremmo parlarne con lei.”
Guardando quel medico che le stava rivolgendo uno sguardo a metà tra la compassione e la preoccupazione Rose capì che la faccenda era davvero grave e che sarebbe stato meglio discuterne a quattr’occhi.
“Mamma, potresti lasciarmi sola con questo medico, per favore?”
La donna guardò allibita la sua unica figlia: nessuno nella sua vita, a parte un certo alieno con due cuori, si era messo fra lei e la sua bambina, quella stessa bambina che le stava rivolgendo uno sguardo supplicante.
“Sarà meglio per te dirmi tutto non appena rientro signorina!” si limitò a dire per poi lasciare quella stanza con il cuore gonfio di preoccupazione.
Una volta soli Mike si decise a guardare la ragazza sdraiata su quel letto: avevano poca differenza d’età ma la cosa che lo lasciava sconvolto era il suo sguardo, quegli occhi marroni sembravano molto vecchi, come se avessero visto più di quanto si possa immaginare.
Lasciate perdere quelle disquisizioni filosofiche con una scrollata di spalle, il giovane medico si preparò a parlare con quella che era solo una paziente come un’altra.
“Allora, Rose, posso chiamarti Rose, vero? Dopo aver fatto le analisi abbiamo notato un errore tra i risultati e il documento di accettazione compilato da tua madre”
Ad uno sguardo interrogativo della ragazza si decise a continuare:
“Vedi qui?” le mostrò il foglio del pronto soccorso “non c’è segnalato nessuno stato interessante, mentre le tue analisi dicono il contrario”
Mike aveva dato tante brutte notizie in quei pochi anni di servizio e quella non lo era, ma non appena vide gli occhi di Rose allargarsi per la consapevolezza e poi riempirsi di lacrime temette il peggio; ad avvalorare la sua tesi l’assenza di un monile che indicasse un qualunque legame.
“Sei ancora in tempo ad interrompere il tutto se la situazione non è stata programmata o consensuale” le disse dolcemente prendendole la mano
Ma di nuovo quella strana ragazza riuscì a stupirlo: tra le lacrime gli rivolse un bellissimo sorriso.
“Quanti mesi ha?”
“Quasi quattro” le rispose confuso.
“Sta bene?”
“Si, sei tu che dovresti mangiare di più; sei troppo magra per essere in questo periodo della gestazione. Allora vuoi tenerlo?” Chiese il medico non riuscendo a capire l’interesse di una donna scoppiata in lacrime alla notizia di essere incinta.
“Lei mi ha dato la notizia migliore del mondo, Mike” gli rispose la ragazza, asciugandosi le lacrime.
“Allora permettimi Rose, perché piangevi?”
Lei si accarezzò piano il ventre “perché suo padre non c’è più”.
Era chiaro il soggetto di quell’affermazione e senza aggiungere altro le disse che poteva essere dimessa il giorno stesso.
 
                                                            ***                                                                             
 
-30 giorni prima di Canary Wharf-


Aveva salutato i ragazzi nello shuttle, abbracciato quella simpatica professoressa che il Dottore aveva salvato e aprendo la porta del TARDIS pensò che tutto era risolto e che erano riusciti a salvare delle brave persone.
Lo vide che rivolgeva un ultimo saluto a loro compagni d’avventura, chiudere le comunicazioni e voltarsi a guardarla.
Mentre su quel viso che era cambiato ma comunque era il medesimo si faceva largo un enorme sorriso, Rose iniziò a correre verso di lui abbracciandolo come se non volesse più lasciarlo andare.
Il Dottore la allontanò da se quel tanto che bastava a vederla bene e prendendole il viso tra le mani le disse:
“ho temuto di perderti oggi” per poi baciarla.
Molto dopo, quando ormai era stata separata da lui, Rose si chiese se quel gesto fosse stato dettato dall’adrenalina di aver sconfitto il diavolo o dalla paura di poter morire, per poi ricordare con un sorriso sulle labbra a come si fermò appoggiando la testa sul suo collo.
“Non posso Rose, non posso e lo sai” le disse con la guancia che premeva tra le sue scapole.
“Dottore” gli rispose lei dolcemente “tu pensi troppo” e ricongiunse le loro labbra.
 
                                                            ***                                                                             
 
-50 giorni dopo Canary Wharf-


FLASH BACK

“Perché non vuoi dirmi nulla? Rose sono tua madre per l’amor del cielo e pretendo di sapere cosa ha mia figlia!”
Jackie non ne voleva sapere di aspettare fino a casa per sapere cosa quel giovane medico avesse detto alla figlia e tentava di strappare qualche notizia a quest’ultima nonostante non avesse pronunciato una parola da quando erano salite in macchina.
Aveva lo sguardo assente la sua Rose e guardava fuori dal finestrino persa nei suoi pensieri.
“Voglio che papà e Mickey siano presenti” disse soltanto la ragazza ritornando a volgere lo sguardo al finestrino.
Arrivate a casa Jackie si diresse subito nell’ufficio del marito e chiudendo il telefono in faccia a qualche importante dirigente (o almeno aveva capito ciò dagli improperi di Pete) lo condusse in salotto dove Rose e Mickey stavano chiacchierando del più e del meno.
Nonostante ciò la tensione era palpabile nella stanza e non appena si furono seduti gli sguardi dei coniugi Tyler si rivolsero sulla figlia insieme a quello confuso del ragazzo moro alla sua destra.
“Papà, Mickey” iniziò titubante “Ho chiesto alla mamma di non dirvi nulla ma oggi sono stata in ospedale. Nulla di grave, comunque, mi hanno solo detto, beh, che sono incinta”.
Si sarebbe aspettata di tutto ma non il silenzio sepolcrale che cadde nel salotto: suo padre aveva la mascella così sotto sforzo che probabilmente gli si sarebbe slogata, Mickey la guardava come se fosse un alieno e sua madre con sguardo deciso si diresse verso quest’ultimo per poi rifilargli un sonoro manrovescio.
“Mickey Smith come ti permetti di fare questo alla mia bambina! Ha solo ventidue anni!”
Ma subito dopo mamma Tyler si rese conto che qualcosa non andava:
Mickey che guardava Rose con troppa sorpresa e la ragazza che scuoteva leggermente la testa.
Jackie fu attraversata da un’idea così impensabile che la rigettò con tutta la forza che aveva in corpo.
“Mamma” la chiamò con dolcezza la figlia “sono quasi al quarto mese”
“Ma, ma tu al quattro mesi fa eri..”
Ci pensò suo marito a prendere in mano la situazione alzandosi da quel divano e abbracciando quella che ormai era a tutti gli effetti sua figlia e ripetendole sommessamente una sola frase:
“non sei sola tesoro mio, non sarai mai da sola”
 
FINE FLASH BACK
 
Ripesando a quegli avvenimenti Rose si accarezzò il ventre.
Avevano appena finito di montare la porta che collegava la sua stanza a quella che sarebbe appartenuta a suo figlio.
Il suo bambino. Rose non poteva smettere di pensarci: si sentiva euforica e triste al tempo stesso.
Sperava che crescesse sano e forte e che ereditasse i caldi occhi castani del padre, dello stesso padre che non avrebbe mai conosciuto, che non gli avrebbe mai insegnato a leggere o a riconoscere le stelle.
In quel momento Rose si sentiva più sola che mai ma, nonostante ciò, se prima il suo scopo era tornare indietro ora era accudire quella piccola creatura che riposava tranquilla dentro di lei, solo come una madre avrebbe saputo fare.
 

 
 
NOTE SPARSE

First of all… questo è il mio primo esperimento su Doctor who e spero vi piaccia!
Per quanto riguarda la storia, mi sono permessa di parafrasare l’episodio della seconda stagione l’abisso di Satana (non ricordo bene il titolo in italiano xD).
Faccio pena a descrivere le scene “hot” anche quelle più velate anche se credo di non essere caduta del tutto nel ridicolo.
Infine ringrazio pubblicamente Chos che mi ha aiutata nel betare questo capitolo.
Grazie di avere letto,
con affetto,
Lori Liesmith

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Capitolo 2
*** He is coming ***


HE IS COMING
 
-Due mesi dopo-
 
E’ affascinante il modo in cui il tempo scorre velocemente: i giovani che hanno a mala pena vissuto un paio di decadi credono che tutto ciò che li circonda resterà immutato e perfetto, proprio come vogliono loro; agli anziani non resta altro che guardarsi indietro sperando di non avere troppi rimpianti da trascinarsi nella tomba.
Ma quando vivi per più di novecento anni e la tua vita –lo senti- è ben lontana dalla sua conclusione non puoi far altro che guardare avanti con la consapevolezza di non poter rinvangare il passato perché farebbe troppo male, ma senza credere che il futuro sia solo un luogo di pace e felicità, perché se c’è una cosa che il Dottore ha imparato è che la vita è solo un modo come un altro di pagare dei debiti; Possono essere stati tramandati, o essere stato proprio tu a meritarli ma comunque li devi saldare prima di lasciare questo mondo.
Era ancora nel TARDIS, viveva la stessa spericolata vita da ultimo signore del tempo, aveva trovato una compagna “come da schema” pensò amaramente ricordando le parole di Yvonne; ma non era come sarebbe dovuto essere.
Il Dottore, nel TARDIS con Rose Tyler.
Quello era lo schema giusto, ciò a cui teneva di più, il suo passato, presente e futuro riuniti dentro una buffa cabina blu
.Proprio quel giorno aveva deciso di mostrare a Donna la spiaggia di Malibu nel cinquantaduesimo secolo dove tutte le grandi opere architettoniche del passato, dalla Torre  Eiffel alle grandi piramidi erano state ammassate in uno strano e caotico museo all’aria aperta.
Con la mente ritornò a quando Rose, da vera inglese, gli disse di non amare particolarmente i posti soleggiati, preferendo ad una spiaggia tropicale una montagna innevata su cui sciare.
Impostò le coordinate per entrare nel vortice del tempo imponendosi di concentrarsi sul presente quando il TARDIS cominciò a muoversi in modo decisamente poco normale, anche per i suoi standard.
Nel frattempo una sempre più infastidita Donna lo guardava con un sopracciglio inarcato.
“Hey uomo dello spazio, hai almeno una vaga idea di come si guidi questo aggeggio infernale?”
“Primo, questo non è un aggeggio infernale ma un TARDIS; secondo ovvio che so come si guida!” le rispose a tono l’alieno continuando a girare per la console premendo tasti e dando martellate a destra e manca.
Ma la cabina non ne volle sapere di stabilizzarsi, anzi, iniziò a girare vorticosamente su se stessa impedendo agli sfortunati abitanti di aggrapparsi qualunque cosa e facendoli finire addosso alla console, ai coralli e alle ringhiere della sala principale.
Non appena l’astronave si decise ad atterrare il Dottore e Donna ebbero bisogno di una manciata di minuti per riuscire ad alzarsi.
La prima a riprendersi fu la rossa che senza aspettare prese la giacca e si precipitò fuori.
“Donna aspetta! Potrebbe essere pericoloso!” Le urlò dietro il Dottore alzandosi a sua volta per uscire.
“Tutte queste scene solo per la solita vecchia Londra del ventunesimo secolo? Non è che il tuo TARDIS sta perdendo colpi?” lo derise la donna per poi rendersi conto che il compagno non aveva ascoltato una sola sillaba, troppo occupato ad osservare il cielo con uno sguardo sorpreso ed atterrito al tempo stesso.
Donna iniziò a preoccuparsi allo scoccare del terzo minuto in quella situazione.
A voler essere onesti quell’alieno magro come un chiodo non stava zitto neanche quando dormiva e quindi quel prolungato silenzio era da considerarsi molto preoccupante.
“Tutto bene? Capisco che c’è qualche dirigibile in cielo, ma potrebbe essere per una parata o per qualche altra cosa, andiamo Doc non farmi preoccupare!” gli disse posandogli delicatamente una mano sul braccio.
Lentamente il signore del tempo abbassò lo sguardo verso la nuova compagna di viaggio.
“Questa non è la tua Londra, Donna. Questo…questo è un universo parallelo.”
I cuori del Dottore erano in tumultuo: non voleva neanche sperare di essere nel posto giusto –per una volta- e di poterLA rivedere poiché riprendersi da quella delusione sarebbe stato molto difficile anche se era sicuro, anzi sicurissimo di essere nell’universo parallelo che lui stesso aveva chiamato “Mondo di Pete”
“Donna dobbiamo andare in un posto.”
“Dove vorresti andare in una terra identica alla nostra?” gli chiese Donna abbastanza scettica.
“A trovare una persona cara. Allons-y Donna, vieni a conoscere Rose!”
E pronunciate queste parole iniziò a correre con l’amica al seguito.
 
                                                       ***                                                                                
 
Donna sorrideva intenerita nel vedere il Dottore sistemarsi i capelli per l’ennesima volta davanti a quel portone.
Durante la strada l’uomo le aveva spiegato cosa era successo tra lui e Rose: lei sapeva solo che prima di lei c’era stata una ragazza così importante da oscurare tutti gli altri compagni e che lui l’aveva persa; non avrebbe mai neanche potuto immaginare ciò che era successo tra i due e gli venne spontaneo paragonarli a molti dei personaggi Shakespeariani che tanto amava.
Romeo e Giulietta, Amleto e Ofelia, Lord e Lady Macbeth, a loro, personaggi fatti della stessa materia delle leggende, si univano il Dottore e Rose Tyler gli sfortunati amanti che per salvare il mondo avevano perso tutto.
Il Dottore ovviamente continuava a riferirsi a lei come ad una “amica” ma Donna vedeva nel suo viso la stessa espressione che aveva suo nonno mentre guardava la nonna prima di andare a dormire: sembrava quasi che con lo sguardo le dicesse “anche oggi ce l’abbiamo fatta, un altro giorno insieme”.
E fu per questo che senza alcun rimorso la rossa si decise a suonare quel campanello.
“Perché l’hai fatto?!?” La faccia del Dottore era scandalizzata.
“Non so tu ragazzone ma io non voglio invecchiare davanti questa porta!”
Ma l’attenzione dell’alieno si era catalizzata totalmente sulla porta che si apriva mostrando la figura di una donna sulla cinquan- quarantina che li guardava sconvolta.
Jackie Tyler aprì totalmente la porta per poi avvicinarsi al Dottore e rifilargli un sonoro ceffone sulla guancia.
“Questo è per averci messo tanto, idiota!” berciò la donna anche se poi lo strinse in un abbraccio.
Scioltasi dalla stretta con l’alieno la donna rivolse la sua attenzione alla signora con i capelli rossi.
“Piacere, Jackie Tyler” le disse squadrandola incuriosita ma anche con aria vagamente accusatoria.
“Io sono Donna Noble e no, non stiamo assieme, questo mucchietto d’ossa preferisce le bionde!” decise di chiarire subito facendo arrossire il Dottore e ridere la bionda.
“Purtroppo ne sono più che consapevole mia cara, ma entrate”
“Lei è qui?” chiese l’uomo non appena varcata la soglia.
Jacky sospirò e solo dopo aver fatto accomodare gli ospiti in un piccolo ma molto variopinto salotto si decise a rispondere.
“Rose non è in casa al momento ma dovrebbe tornare tra poco. Mi raccomando Dottore comportati bene! E’ stata molto male in questo periodo e non voglio che tu peggiori le cose”
Dopo queste parole un silenzio ricco di parole non dette ma soprattutto di tensione calò nella stanza:
il Dottore era troppo nervoso per dare vita a qualunque pensiero minimamente coerente; sperava si, che Rose fosse felice, ma anche che non l’avesse dimenticato, dandosi dell’egoista subito dopo aver formulato quel genere di concetto.
Invece Donna non vedeva l’ora di conoscere la ragazza che era stata così importante per il Dottore, tra l’altro quella di Rose sembrava quasi una figura leggendaria e la rossa sperava che quell’incontro finisse nel modo migliore.
A rompere il silenzio fu, come nel peggiore dei film horror, il rumore di una serratura che scattava seguito da quello della porta che si apriva.
“Mamma? Sono tornata, il medico ha detto che tutto va bene, cresce sano e forte e che”
Appena entrata in salotto si presentò alla vista di Donna una giovane ragazza dai capelli biondi e dai caldi occhi marroni; indossava un semplice abito rosa a stile impero che andava ad evidenziare… il suo pancione?
La rossa si girò subito verso il Dottore che fissava la ragazza con uno sguardo che definire sconvolto era poco.
D’altro canto Rose non appena si rese conto di chi avesse davanti fece cadere la borsa a terra.
“tu, tu come puoi essere qui?” chiese sostenendosi il ventre rigonfio.
“Rose tesoro, stai bene?” Jackie si era già alzata per aiutare la figlia ma la ragazza le fece cenno di tornarsi a sedere mentre lei stessa si accomodava su una poltrona di fronte a quella del Dottore.
“Rose” tentò di parlare l’alieno.
“sta zitto!” lo interruppe subito lei “dobbiamo parlare.”

 
NOTE SPARSE

Allora, so che la cosa risulterà poco chiara ma in questa storia il Dottore non ha mai incontrato Martha e Donna ha deciso fin da subito di viaggiare con lui.
Perdonatemi, ma il personaggio di Martha è tra quelli che proprio non sono riuscita a sopportare e fidatevi: non è solo la storia del "lei non deve toccare il Dottore perchè lui è di Rose!" più che altro non sono riuscita ad apprezzare la sua caratterizzazione in toto e quindi non riuscendo a dare vita a questo personaggio ho preferito passare direttamente a Donna che sinceramente adoro e considero una tra le migliori compagne in assoluto.
Per quanto riguarda la spiaggia è un velato riferimento a Futurama xD mentre i personaggi citati di Shakespeare sono dovute al fatto che l'attrice che interpreta Donna ne è una grande fan!
Per il finale se non l'avessi spezzato ora avrei dovuto dividerlo in un momento più cruciale e non mi andava.
Infine se la reazione di Rose vi sembra strana pensate solo al fatto che ora è una mamma e deve tutelare il suo piccolo ;)
 
Ci tengo a ringraziare Tennant e Angelo Nero che hanno recensito lo scorso capitolo :D
alla prossima
Lori Liesmith

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Capitolo 3
*** Resa dei conti ***


RESA DEI CONTI
 
Nella stanza calò un silenzio pieno di gelo. Tutti i presenti si limitavano ad osservare i protagonisti della scena: Rose non aveva più parlato dopo quell’affermazione così dura che non aveva niente a che vedere con le solite parole di conforto che rivolgeva al suo Dottore; ma in quel momento c’era in gioco più di un amore che credeva perduto per sempre e la ragazza sapeva che avrebbe dovuto fare la sua scelta.
“Mamma, perché non offri alla nostra ospite una bella tazza di tea?”
“certo cara. Donna, Donna giusto? Vieni con me in cucina?” pronta Jackie portò la rossa nella stanza adiacente, iniziando a ciarlare di biscotti da tea.
I due rimasti in salotto si scambiarono un’occhiata a sottecchi. Della vecchia complicità sembrava non fosse rimasto nulla: il Dottore non sapeva come decifrare quello sguardo che la ragazza gli rivolgeva.
Ok, Rose era andata avanti con la sua vita. Molto probabilmente si era sposata con Micky e ora era incinta. Ma allora quanto valeva quel “ti amo” detto alla baia del Lupo Cattivo tra le lacrime?
Il Dottore non sapeva darsi risposta. Ma sapeva che, nonostante la sua linguaccia, non doveva essere lui a condurre quella conversazione; quindi mantenne un decoroso silenzio, aspettando che la ragazza parlasse per prima.
“Come stai?” furono le prime parole di Rose.
Il Dottore era spiazzato: era riuscito ad attraversare le pareti tra gli universi solo per lei (piccoli dettagli se aveva fatto tutto il T.A.R.D.I.S) e la prima cosa che le veniva in mente era chiedergli come stava?
“Bene, Rose, io sto sempre bene.” Le rispose con amarezza. Era così grave se si sentisse ferito nel vederla con quel voluminoso pancione?
“tu invece? Noto che hai messo su famiglia”
Rose si accarezzò il pancione con tenerezza.
“Bè… Diciamo che questa è stata una sorpresa inaspettata” “Lo guardò, aspettandosi che un qualche barlume di consapevolezza illuminasse quei caldi occhi marroni, ma nulla. Il Dottore sembrava non capire cosa stava cercando di dirgli in modo molto sottile.
“Ovviamente Mickey l’idiota sarà felicissimo”
“Non tanto visto che aspetto un figlio dall’uomo che ho seguito in capo al tempo e lo spazio abbandonandolo in una Londra che era appena scampata ad un attacco di manichini impazziti” Lo riprese col tono più velenoso che riuscì ad utilizzare.
Lei gli aveva detto che l’amava e lui pensava che in soli sei mesi o quanto diavolo di tempo era passato per lui l’avesse dimenticato e si fosse messa con Mickey? Cosa se ne faceva di quel cervello geniale se poi non lo usava?
Il sopracitato geniale cervello del Dottore impiegò la bellezza di quindici secondi per registrare l’informazione ricevuta e carpirne il significato.
Appena capito che la paternità del pargolo non apparteneva a Mickey ma a lui, iniziò a boccheggiare e, se non fosse già stato seduto, sicuramente sarebbe caduto al suolo.
Come era possibile? Non erano stati così intimi da causare una cosa del genere! Solo quella volta dopo la conoscenza del Diavolo. Ed una volta era bastata a creare una nuova vita.
Ma lui era pronto ad essere padre di nuovo? Dopo i suoi figli su Gallifrey, dopo Jenny poteva dare il suo amore ad un bambino di cui aveva conosciuto l’esistenza solo ora? Poi però si soffermò a guardare Rose che lo guardava carica di aspettativa accarezzandosi il ventre prominente.
Quel bambino aveva già avuto amore e ancora se ne beava da parte di colei, era sicuro, sarebbe stata la madre migliore del mondo.
“Allora, cosa ne pensi?” chiese esitante la ragazza temendo una cattiva reazione dell’alieno.
“Sono abbastanza… stupito; e per me non è una sensazione molto usuale.” Si limitò a dire il Signore del Tempo.
Notando però l’espressione ferita che la ragazza non riuscì a dissimulare si riprese:
“Raccontami tutto per favore. Da quando sei arrivata qui alla scoperta” era sul serio interessato alla faccenda, mentre un dubbio martellante faceva capolino nella sua testa.
Così Rose iniziò a raccontare la sua avventura in quello che avevano chiamato il “mondo di Pete”. Fu un racconto molto lungo anche se la ragazza parlò piuttosto superficialmente della gravidanza come a non voler fare pesare al Dottore la situazione.
 
                                                               ***                                                                       
 
Nel frattempo le due donne si trovavano in cucina, sorseggiando quanto più lentamente possibile il famoso tea.
“Il bambino è suo” sputò Jackie, pronunciando le prime parole nel giro di venti minuti.
“Solo quello stupido marziano poteva non accorgersene” commentò Donna.
                                                       ***                                                                        
 
A racconto finito Rose si prese una lunga pausa aspettando che il Dottore dicesse o facesse qualcosa.
Da parte sua il cervello dell’alieno lavorava a pieno regime. Alla fine decise di chiedere ciò che gli premeva di più.
Si avvicinò alla ragazza e, dopo essersi seduto accanto a lei, chiese:
“Avresti potuto liberartene, perché non l’hai fatto?” Il Dottore doveva sapere, perché aveva deciso di intraprendere una gravidanza complessa e dal risultato ignoto, tutto per il figlio di un uomo che non avrebbe mai più rivisto?
Inaspettatamente Rose sorrise:
“Proprio tu, che difendi la vita ad ogni costo, mi fai questa domanda? Perché è mio figlio, tuo figlio e, almeno per me frutto d’amore.
Il Dottore rimase in silenzio, ponderando la risposta; alla fine disse solo
“Rose Tyler… posso?” tendendo la mano verso il ventre di lei.
Senza dire nulla la ragazza intrecciò la sua mano con quella di lui, proprio come aveva fatto tante volte in passato, e la guidò sul pancione.
“Ahio” Lo so tesoro che c’è papà ma ci sono io nel mezzo” si lamentò Rose sorridendo contemporaneamente e guardando il Dottore emozionato come solo poche volte aveva avuto il piacere di vederlo.
L’uomo sapeva che sarebbe stato difficile, che al momento non aveva idea di come affrontare la situazione e che forse tutto sarebbe finito male; ma ora era lì e vedere Rose sorridere felice lo convinse, anche solo per un attimo, che tutto sarebbe andato bene.

 
NOTE SPARSE

Ok… questo capitolo è stato un parto! Finalmente siamo arrivati al tete a tete tra il Dottore e Rose.
Non c’è nulla di particolare da segnalare quindi spero solo vi sia piaciuto e mi scuso per il ritardo.
Inoltre voglio ringraziare Tennant per la sua recensione J
Alla prossima
Lori Liesmith.

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Capitolo 4
*** Riflessioni mattutine ***


RIFLESSIONI MATTUTINE
 
La mattina porta consiglio. Mai frase fu più sbagliata nella storia dell’universo; ci si convince che osservando il soffitto, sdraiati sul proprio letto a pensare a tutti i propri problemi per poi addormentarsi per sfinimento, comporti automaticamente che la mattina dopo qualche forza ancestrale dia la soluzione al dilemma. Non è vero.
Questi furono i primi pensieri che il Dottore riuscì a formulare quando si svegliò nella stanza degli ospiti dei Tyler.
La serata precedente era passata piuttosto bene nonostante le occhiatacce di Jackie, le battutine poco velate di Donna e Rose che si dimostrava raggiante anche se di tanto in tanto la scopriva a fissarlo per poi scuotere la testa come per convincersi che lui fosse lì .
Chiudendosi dietro la porta della stanza che gli aveva indicato Rose aveva cominciato a rimuginare sul da farsi: l’euforia del ritrovamento della ragazza e la felicità per quella piccola vita a cui già si sentiva legato intimamente erano presto svanite, surclassate da interrogativi più urgenti: sarebbe potuto tornare nel suo universo? Rose l’avrebbe seguito? Se si, come avrebbero fatto col nascituro? Queste furono le domande che gli vorticavano in testa mentre si abbandonava al sonno.
Ma era un nuovo giorno ed il Signore del Tempo decise di concedersi di non pensare a tutto ciò fino a dopo la colazione.
Mentre usciva dalla camera per cercare qualcuno degli abitanti della casa fu attirato da un lamento proveniente dall’ultima stanza del corridoio:
“mamma… mamma! Ho bisogno di te!” nella voce il Dottore riconobbe la sua Rose e senza esitazione aprì la porta.
Lo spettacolo che si presentò davanti ai suoi occhi era piuttosto esilarante:
La ragazza tentava di alzarsi dal letto a due piazze su cui era adagiata, ma a causa del ventre prominente non riusciva a sollevarsi del tutto.
“Dottore ti decidi ad aiutarmi o no?” gli chiese sbuffando ed accasciandosi sui cuscini.
“Perché non provi a rotolare?” rispose l’alieno cercando di trattenere le risate.
La ragazza gli gettò uno sguardo di sufficienza, allungando le braccia per farsi aiutare.
“Molto divertente, davvero, ma ora fa alzare la madre di tuo figlio!”
E fu in quel momento che il Dottore fu colto da una rivelazione:
Rose era rimasta incinta.
Rose aveva accettato quella responsabilità.
Rose era arrivata fino a quel punto senza di lui.
Ancora sconvolto, il Signore del Tempo l’aiutò a sollevarsi e la strinse a sé.
“A cosa devo questo?” chiese dolcemente Rose. Aveva notato il repentino cambio d’umore dell’uomo.
“ Mi dispiace Rose, mi dispiace tanto. Hai ragione: tu SEI la madre di mio figlio ed io ho perso tre quarti di questa gestazione!”
In tutta risposta la ragazza gli baciò la fronte in modo quasi materno.
“L’importante è che tu sia qui adesso”.
 
                                                        ***                                                                      
Nel corridoio i due, mano nella mano, si dirigevano in cucina quando incrociarono Donna che si rivolse immediatamente a Rose.
“Ti prego” la supplicò “dimmi dov’è la cucina! Sono tre quarti d’ora che giro per questa cavolo di villa!”
“credo dipenda dal tuo senso dell’orientamento, Donna” le fece notare candidamente l’alieno per poi essere azzittito contemporaneamente da entrambe le donne.
“vieni con me Donna andiamo a fare colazione” disse Rose prendendola a braccetto mentre il Dottore si limitò a sospirare qualcosa sugli umani e seguirle.
Giunti in cucina trovarono un’allegra Jackie che si aggirava tra i fornelli.
“Rose, tesoro buongiorno! Anche a voi cari.” Li salutò la signora di casa.
“Sto preparando le crepes! E per te Rose, le banane sono nel solito cassetto. Le preferisci nelle crepes o a parte?”
Rose sentì le sue guance diventare color ciliegia.
“Da quando hai questa passione per le banane Rose?” la stuzzicò il Dottore ridendo sotto i baffi.
“da quando qualcuno” disse la bionda indicandosi il ventre “mi prende a calci fino a quando non le ottiene! Ora con permesso la donna incinta deve mangiare!” e giradosi fintamente sdegnata si sedette impugnando forchetta e coltello.
“il piccoletto ha ragione!” commentò il Dottore sendendosi anche lui con Donna e Jackie “le banane sono ottime, ricche di potassio e di un bellissimo colore. Ogni argomentazione contro di loro non è valida”.
E tra banane, tea e caffè la colazione aveva assunto una connotazione quasi familiare quando il telefono di Rose iniziò a squillare.
“Pronto?” rispose la ragazza addentando nel frattempo un pezzo di crepes.
“Si Michey…. Davvero? Sei sicuro che sia quella cabina?” chiedeva cercando di non ridere.
“Se ho avuto sue notizie? Credo di si, visto che è seduto accanto a me!” si decise a dirgli Rose e, dopo avergli strappato la promessa di passare, chiuse la conversazione.
“il TARDIS sta per essere portato qui” disse rivolgendosi al signore del tempo.” Avrebbero voluto portarlo a Torchwood ma so che nessuno di voi due avrebbe gradito”
Il Dottore le rivolse un sorriso riconoscente.
“allora non abbiamo che da aspettare, Allons-y!”

 
NOTE SPARSE
 
Chiedo scusa sia per l’attesa che per questo mini capitolo, che comunque è solo di transizione.
Ringrazio Tennant per la recensione e vi rimando al prossimo capitolo che – giuro- arriverà prestissimo.
Alla prossima
Lori Liesmith.

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