See who I am di Lely1441 (/viewuser.php?uid=26394)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Leah, imprinting e macchine in corsa ***
Capitolo 2: *** Pioggia, asfalto e attacco ***
Capitolo 3: *** Camicie da notte, Joe e destino ***
Capitolo 1 *** Leah, imprinting e macchine in corsa ***
See Who I Am
«Sam, sono
stufa.»
Osservai
apaticamente quella ragazza, la mia
ragazza, per qualche lungo istante, senza parlare. Era così
bella. Stavamo
insieme da tempi immemorabili, quasi; che io avessi memoria, non avevo
guardato
nessun’altra che lei, fin dall’adolescenza. Prima
era Leah l’amica, poi, Leah
la fidanzata. Non c’era mai stato un confine netto tra noi
due, solitamente lei
sapeva tutto di me, o meglio quasi. Ed era quell’unica cosa
che non potevo
rivelarle che la faceva ribollire di rabbia.
«Sam!»
Perso
com’ero nei
miei pensieri, ci volle quel richiamo irritato per farmi svegliare dal
mio
torpore.
«Che
succede, Leah?»
Fissò
i suoi grandi
occhi neri dentro i miei, e se non fosse stato per il fatto che la
situazione
era veramente grave, penso che mi sarei messo a ridere di fronte a quel
suo
risentimento quasi infantile.
«Lo
sai benissimo
cosa succede.»
Soffiò
via quelle
parole con la ferocia di un gattino arrabbiato. Di nuovo, un sorriso
dovette
combattere contro la ragione per riuscire ad affiorare, ma rimasi
impassibile, una maschera sotto il suo sguardo furente.
Credo che fosse
quello che le dava particolarmente sui nervi.
«So
benissimo…
Cosa?»
Pensai che a
quel
punto sarebbe scoppiata. Si raddrizzò inferocita contro il
tronco dell’albero
sul quale aveva appoggiato la schiena da seduta, mentre io rimanevo a
guardarla
dal basso della mia postazione, disteso sull’erba accanto a
lei. Sapevo che
quella storia prima o poi sarebbe venuta a galla, era troppo
intelligente per
non accorgersi di nulla.
«Sei davvero convinto
che non sappia che ti incontri di nascosto con quei vecchi
pazzi? O che tu stia fuori
intere notti, per poi tornare distrutto la mattina dopo? A volte sei
talmente
stanco che neanche riesci a reggerti in piedi!»
Appunto. Avevo
quasi sperato che non avesse visto nulla, che non avesse notato niente
di
strano di quell’ultimo mese trascorso. Ma esisteva una
preghiera che nel
piccolo mondo di Sam Uley potesse essere mai esaudita? Rimasi in
silenzio, in
completa balia della tempesta, senza oppormi a quella forza,
l’unica contro la quale non volevo combattere.
«Dimmi
la verità,
hai un’altra?»
Si sforzava di
non
guardarmi in faccia, per non farmi vedere i suoi occhi inumidirsi;
però lei non
sapeva che la conoscevo troppo bene per non capire quando fingeva. O
forse, più
semplicemente, il suo orgoglio non le permetteva di riconoscerlo.
«No,
Leah. Te lo
posso giurare.»
Le presi una
mano,
baciandone il palmo, continuando a fissarla in viso. Finalmente si
voltò verso
me, con una strana aria negli occhi. A ripensarci poi, mi si accappona
la pelle
al pensiero che, in qualche modo, lei già sapesse. Che lei
fosse già al
corrente dei fatti che avvennero in seguito, quando ancora io non
potevo
immaginare nulla.
«Me lo
giuri?»
Era la sua
ultima
parola. Almeno per quel giorno.
«Te lo
giuro. E mai
potrei pensare di stare con un’altra che non sia
tu.»
E quella sarebbe
stata la mia, ne ero certo. Mentre si chinava per baciarmi, pensai a
come fosse
assurdo che pensasse che potessi avere una storia con
qualcun’altra. Già,
decisamente assurdo.
«Ti
prego, vieni
almeno a salutarla!»
La voce di Leah
nel
telefono risultava strana alle mie orecchie. C’era qualcosa
in quei giorni che
non stava andando bene, il mio istinto lo sentiva. Sarebbe arrivata una
burrasca ben peggiore di tutte quelle che avevo potuto provare in
precedenza.
Sbuffai, solo apparentemente annoiato, e in realtà lo feci
per nascondere uno
sbadiglio. Non riuscivo ancora a controllare bene le mie reazioni da
lupo, e le
notti per me erano estenuanti, un vero inferno. Ma questo, Leah non
poteva
saperlo. Non doveva.
«Ci
proverò,
tesoro.»
Di solito certe
cose funzionavano con lei. Magari rimanendo sul vago...
«Non
ci proverai un
bel niente! Tu ci sarai e basta!»
Ma non questa
volta, constatai afflitto. Fissai bramosamente il divano del salotto,
che
riuscivo ad intravedere attraverso la porta della cucina dove mi
trovavo in
quel momento. Sospirai rumorosamente, e prima che potesse rimproverarmi
di
nuovo, emisi la mia sentenza.
«Va
bene, ci sarò.»
«Sapevo
che l’avresti
detto!»
Ridacchiai
piano,
domandandomi se il suo ego potesse incontrare la parola fine, un giorno
o
l’altro.
«Ci
vediamo dopo,
allora.»
«Va
bene, a dopo.»
Prima che
riagganciassi, sussurrò nella cornetta:
«Ti
amo.»
Sorrisi, mentre
la
mia angoscia veniva in parte calmata da quest’affermazione.
«Ti
amo anch’io,
Leah.»
Amavo la mia
forte,
determinata e bellissima Leah. Eravamo fatti per stare insieme. Come
sarebbe
potuto essere altrimenti?
Riuscivo a
sentire
le risate delle due ragazze anche fuori dalla porta di casa Clearwater.
Bussai
alla porta, aspettando che una delle due venisse ad aprirmi. Mi passai
velocemente una mano nei capelli e sul viso, sperando che le occhiaie
procuratemi dalle numerose ore di sonno perse potessero svanire in quel
modo,
ma ne dubitavo seriamente. Licantropo sì, mago no.
E neanche
indovino,
a giudicare da quel che successe dopo.
La porta si
aprì, e
sorrisi calmo per salutare. Ma quello che vidi mi lasciò
basito. Non ho mai
creduto nel colpo di fulmine, e non ci credo neanche ora.
Sarebbe
troppo… Riduttivo.
Sì, decisamente riduttivo.
I nostri sguardi
si
incrociarono per un istante e mi sentii investito da una forza che mi
lasciò
senza respiro. La ragazza di fronte a me spalancò gli occhi
e avvampò di colpo.
In quel momento fu come se un qualcosa di enorme mi spostasse da terra,
come se
il mio centro di gravità non fosse più quello di
tutto il resto degli
esseri umani ed inanimati, fu come se si fosse spostato. Diventando lei.
La guardai
totalmente disorientato e mi riconobbi nella sua stessa espressione.
Che
diamine stava succedendo?
«Emily?»
Leah si
affacciò
dalla porta della cucina, e quando mi vide si illuminò.
«Sam!
Che ci fai lì
impalato? Su, venite dentro, che i biscotti ormai sono
pronti.»
A quelle parole
ci
riscotemmo entrambi, e la ragazza davanti a me si fece improvvisamente
da
parte, chinando il capo confusa ed evitando accuratamente la figura
della cugina che
spariva di nuovo. Entrai, muovendomi cautamente, come se avessi paura
che
facendo un solo passo falso si sarebbe creata una voragine sotto i
nostri piedi
e ci avrebbe inghiottiti tutti. Raggiunsi Leah, intenta a sfornare una
teglia
piena di biscotti profumati, e lei si volse a guardarmi sorridente.
Sentii un’ondata
di nausea per quella ragazza, e ne rimasi spaventato. Mi sentivo come
se stessi
tradendo qualcuno, ma chi era là dentro la vera ingannata?
Leah o la
sconosciuta? Di una cosa sola ero certo: io ero il traditore.
«Emily,
mi faresti
un piacere? Vai ad avvisare Seth che qui ho finito, e
che può venire ad
abbuffarsi.»
Appena la cugina
se
ne fu andata, Leah si avvicinò a me e cercò di
baciarmi. Voltai la testa a
disagio, come se quella vicinanza non mi fosse più abituale.
E in fondo, era
proprio così.
«Tutto
bene?»
Il suo sguardo
penetrante mi colpì come al solito, ma quella volta mi
sorpresi a non riuscire
a mentire.
«No,
Leah.»
Non
riuscii a dire altro, perché sentii i passi veloci di
Seth sulle scale e quelli più leggeri di Emily dietro.
Eludendo la morsa di Leah, mi appoggiai sul davanzale della finestra,
lontano da
tutta quella luce e dalla gioia festosa di Seth, spiando nel riflesso
della
finestra quella ragazza che tanto mi aveva sconvolto. Ammisi con me
stesso che
se anche il mio giudizio non fosse stato offuscato da quel qualcosa, l’avrei trovata
bellissima. Potevo avvertire
l’inquietudine di Leah nei suoi movimenti leggermente bruschi
e nelle occhiate
in tralice che mi lanciava. Aveva paura. E quello che mi faceva
veramente male,
è che ero più occupato a spiare la
direzione degli occhi della nuova
venuta rispetto ai suoi. Era accaduto qualcosa che aveva spostato il
mio
baricentro su quella ragazza, facendola divenire il mio unico punto di
riferimento, così, senza alcun preavviso. Doveva esserci una
spiegazione, doveva
esserci per forza. Mi sforzai di ricordare se c’era qualcosa
che conoscevo che
poteva aiutarmi, perché una certa consapevolezza stava
facendosi strada nella
mia coscienza, anche se riuscivo ad avvertire un qualcosa che cercava
disperatamente di rimandare quel momento.
«Sam,
potresti
accompagnare Emily da Mandy per favore?»
La domanda di
Leah
era cortese, ma riuscivo a sentire il sospetto nella sua voce.
Chissà se
pensava ancora che il mio strano comportamento fosse dovuto ad
un’altra. Questa
volta sarebbe riuscita persino ad indovinare. Mi voltai verso il
tavolo,
afferrai un biscotto e posai un bacio leggero sui capelli di Leah,
percependo
però l’irrigidirsi spontaneo di Emily. Mi maledii
silenziosamente ed uscii
dalla porta della cucina. Qualsiasi cosa facessi, era sempre quella
sbagliata.
E di nuovo, più di sentire con l’udito o vedere la
ragazza che mi seguiva,
che si infilava piano il giubbotto sopra al leggero maglione, riuscivo
a sentirla
come se fosse dentro di me, come se fosse un mio altro arto. Aprii la
porta di
casa e mi avviai verso la macchina parcheggiata nel vialetto, aprendo
per prima
la portiera del passeggero e voltandomi ad aspettare Emily. La cosa
strana è che
con Leah non l’avevo mai fatto, non avevo mai sentito il
bisogno di certi atti
di galanteria consumata e che neppure mi era propria, ma con Emily era
diverso.
Lei
era Emily.
«Da
Mandy, allora?»
Emily mi
guardò
sospettosa.
«Sì,
mi sta
aspettando.»
Ma da Mandy,
quella
sera, non arrivò nessuno di noi due.
[To be
continued…]
Note finali:
Ecco
un mio piccolo esperimento. Credo che questa fanfic
avrà al massimo un altro capitolo, se vogliamo essere
proprio ottimisti. Ci
metterò parecchio per aggiornare, penso, visto che per
queste misere due pagine
e qualcosa ci ho impiegato tipo una settimana. E tra sveglie ad orari
assurdi e
studio fino a tardi, non credo che cambierà molto =_=
I
commenti sono sempre graditi, soprattutto nel mio stato
d’umore
attuale XD
Approfitto
per ringraziare tutti coloro che hanno commentato
la mia fanfic precedente, ovvero A
comfortable bed, quindi: RobyLupin,
Piccola
Dea, CassandraLeben,
valy88,
Shatzy,
elyxyz,
Midnight
Dream, Debby
Malfoy e
New_Born.
Grazie mille a tutte, di cuore ^^
Kissoni!
|
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Capitolo 2 *** Pioggia, asfalto e attacco ***
See
Who I Am
[Stai con me, è presto
e poi che fretta c'è
anche se fuori
dall'auto già piove da un'ora
e sale piano la voglia
di una casa,
una candela da
accendere
e poi spegnere.
Come un'illusione dopo
fiumi di rancore
tu sei dentro quella
vita che vorrei.
Splendida visione in
un deserto di dolore
ho già i brividi se
penso che ci sei.]
Notte di Febbraio, Nek
Guidavo,
mostrando
più tranquillità di quanta ne provassi in
realtà dentro di me, mentre la
leggera pioggia sul parabrezza si faceva più insistente e mi
costringeva ad
azionare i tergicristalli per migliorare la visibilità.
Appoggiai un gomito
contro il finestrino e abbandonai il capo contro il mio pugno chiuso,
reggendo
il volante con una mano sola. Osservavo Emily con la coda
dell’occhio, e più di
una volta la scoprii a fissarmi con una strana aria sul volto teso. Mi
chiesi se le
fosse capitato quello che aveva colpito me; in quel caso, era
maledettamente brava a governarsi. L’unica cosa che mi
tratteneva dal fermare
la macchina e baciarla lì, sotto la pioggia, in una strada
deserta, era il
pensiero che lei, in fondo, non lo volesse. Pregai di arrivare presto a
casa di
Mandy, se non altro per rimanere da solo e riuscire a schiarirmi le
idee; pur
sapendo che una volta fatto, non avrei desiderato altro che la sua
presenza.
«Tu e
Leah state
insieme da molto, vero?»
La guardai
sorpreso, era ovvio che lo sapesse.
«Sì.»
«Bene.»
Un sorriso amaro
prese forma sulle mie labbra. Cosa c’era che stesse andando bene in quella situazione? Mi venne
quasi voglia di domandarle se lei e Leah fossero cugine da
molto, ma mi trattenei. Mi sentivo profondamente amareggiato.
Sentivo di amare Emily, e al tempo stesso mi domandavo dove fosse
andato a
finire quello che provavo per la mia ragazza fino a un’ora
prima.
Cancellato?
Distrutto? Raschiato via?
No, non era
possibile. Era semplicemente eclissatosi, perché qualcosa di
enormemente più
grande l’aveva spodestato e si era impossessato della corona.
Quello che non
capivo era perché.
Perché quella
ragazza riusciva a sconvolgermi internamente così come
nessuno era mai riuscito
a fare?
«Sam…»
Chiusi appena
gli
occhi, assaporando il suono del mio nome pronunciato da quella voce.
Dalla sua voce.
«Dimmi.»
Si
mordicchiò le
labbra, e io pensai che quella sua immagine, - lei con quel suo
cappotto nero,
lei con le sue mani che si torturavano tra loro, semplicemente lei - sarebbe rimasta impressa nella mia
mente per sempre. E fu in quell’esatto momento che capii
tutto.
Imprinting.
(*)
Sterzai
ferocemente
contro il margine destro della strada, sollevando così una
scia di acqua al
passaggio delle ruote contro la fine dell’asfalto, e
continuai a guardare
terrorizzato davanti a me.
Non poteva
essere.
Non a me. Non così.
Non a Leah.
Ricordavo bene
cosa
mi avevano detto riguardo all’Imprinting. Non si
può tornare indietro. Quella
ragazza sarebbe diventata il mio mondo (ma già lo era) e io
sarei diventato tutto per lei. Come
potevo fare
questo a Leah? Dio, era sua cugina! Anche prima di prendere
coscienza di cosa mi era accaduto con Emily sapevo che in qualche modo
avrei continuato a vivere con lei, a vivere per
lei. Ma questo complicava le cose, perché era
un’altra delle cose
inspiegabili da non poter rivelare a Leah.
«Non
piangere, non
è colpa tua.»
Mi sorpresi a
dirlo
con una dolcezza inusuale per il mio carattere. Emily
sobbalzò e cercò di farsi
più piccola contro il finestrino, senza riuscire a frenare
il pianto, e quasi
vergognosa che io l’avessi scoperta. Non riuscii a vederla
così e obbedii al
mio istinto: l’abbracciai e la tenni stretta, nonostante la
sua esitazione
iniziale.
«Va
tutto bene, non
è colpa tua», le sussurrai mentre si aggrappava
contro di me, non stupendosi
affatto del calore eccessivo proveniente dal mio corpo, come invece
aveva fatto
Leah.
“L’Imprinting
serve ad agevolare la vita di
un licantropo, già difficile di suo.
È quanto di più simile possa
esserci ad un’anima gemella, ma profondamente più
forte. Semplicemente, è la
certezza che non vi lascerete mai, che avrai il suo appoggio perenne,
in ogni
caso. È estremamente importante, riesci a capire
ciò che intendo?”
E ora
sì che ci
riuscivo veramente.
«Emily…»
Passai
distrattamente le dita fra i suoi lunghi capelli neri. Il suo profumo,
l’averla
fra le mie braccia, il silenzio e il buio che regnavano
nell’abitacolo e la
pioggia che batteva al di fuori creava un ambiente talmente intimo che
mi
stupii di non esserne imbarazzato. La sentii sospirare piano contro il
mio
collo e quel leggero sbuffo d’aria contro la pelle mi fece
sorridere.
Non era successo
nulla, non avevamo detto nulla. Eppure, avevamo entrambi capito.
«E ora
cosa faremo?»
Continuavo a
carezzarle piano la testa, con gli occhi chiusi. In quel momento mi
sembrava
impossibile che esistesse un domani, un qualcosa di cui preoccuparsi.
Pensavo
che saremmo rimasti così per sempre, perché ormai
non mi importava più cosa
avrei fatto, o dove sarei andato. Contava solo il fatto che lei sarebbe
rimasta
con me.
«Non
lo so. Ma
sinceramente, non me ne preoccupo, ora che sei qui con me.»
Alzò
il viso e passò
piano un dito sui miei lineamenti, mentre io la osservavo rapito,
stupito di
come quel semplice contatto sembrasse rigenerarmi da dentro. Chiusi gli
occhi e
posai la mia fronte sulla sua, poggiando le mie labbra sulla sua bocca,
lasciando accadere ciò che doveva. Quando li riaprii, pensai
di avere
un’allucinazione. Che ci faceva Leah in quella macchina?
Indubbiamente,
era
stato il mio senso di colpa a riportarla là dentro, sopra il
viso della ragazza
che ormai adoravo. Sconvolto, sciolsi quell’abbraccio, mentre
Emily mi guardava
con gli occhi sbarrati.
Gli occhi di
Leah.
Il mio corpo
cominciò a tremare violentemente, senza che io potessi fare
nulla per fermarlo.
Con un rantolio terrorizzato, aprii la portiera e mi gettai fuori,
cercando un
posto sicuro dove potermi trasformare. Prima di poterlo evitare, Emily
mi seguì
sotto la pioggia, urlando il mio nome per sovrastare il rumore
dell’acqua e del
vento.
«Torna
dentro,
torna in macchina! Scappa!»
Ma ormai era
troppo
tardi. Sotto il suo sguardo esterrefatto, mi trasformai con un sonoro crack, mentre i brandelli di
ciò che rimaneva dei miei
vestiti si spargevano sulla strada. Fu un attimo, un urlo di Leah nella
mia
testa, e le fui addosso.
[To be
continued…]
(*)
Per chi non lo sapesse, imprint significa proprio
imprimere, stampare (o come sostantivo orma, segno ecc.).
L’espressione “ideas
imprinted on one’s mind” significa proprio
“idee impresse nella mente”. Ho
puntato su questo per giustificare l’epifania del termine
“Imprinting” nella
mente di Sam dalla parola "impresso", in inglese "imprinted". Di sicuro
non potevo usare una giustificazione italiana,
ma credo
che la cosa sia abbastanza chiara comunque in entrambe le lingue ^^
Note finali: Che
capitolo corto, lo so XD Ma tanto veniva così, che posso
farci ^^ Il prossimo sarà l’ultimo, e finalmente
questo piccolo esperimento
avrà fine.
princess of vegeta6: Caspita,
che entusiasmo XD L’aggiornamento eccolo qui, grazie mille
per i complimenti ^^
Spero sia di tuo gradimento anche questo, poi fammi sapere se vuoi ^^
Kissoni!
Shatzy: Eh,
sconvolta addirittura XD Non mi ero neanche accorta di aver cambiato
stile
X°°°D Comunque meglio meglio ^^ Grazie mille
per i complimenti, mi hanno fatta
felice ^^ Non sapevo amassi Sam, a me non piace neanche poi
così tanto, ma
sono rimasta affascinata da questa specie di triangolo non voluto, e il
rapporto tra Sam ed Emily è unico. Ho cercato di far meglio
che potessi XD Alla
prossima, kissoni!!
valy88: Ecco il
motivo per cui non sono arrivati da Mandy XD (Che tra parentesi, non so
neanche
chi sia ^^”) Mi trovo d’accordo sul fatto che il
pairing Sam/Emily sia
sottovalutato, ma che vuoi farci, i vampiri vincono sempre XD Ho
aggiornato
prima che ho potuto, visto che brava? XD Ancora grazie mille X3
Kissoni!!
RobyLupin: Hai
perfettamente colto nel segno tutto quello che intendevo, che bellezza
XD
Anch’io sono contraria alla coppia Sam/Emily/Leah chi
è? XD Cioè, Sam ed Emily
potranno anche vivere la loro storia come vuole l’Imprinting,
ma credo che un
rimorso di fondo rimanga comunque. (E ci mancherebbe anche!) Sam ha
rinunciato
ad una ragazza, ne ha trovata un’altra. Emily ha rinunciato
ad un’amica, e ha
trovato l’amore della sua vita. Leah ha rinunciato a tutto,
senza avere nulla
in cambio. Quindi, per quanto possa starmi antipatica, non la giudico
per
quello che è, per quello che è diventata.
La scena dove Leah praticamente costringe Sam ad andare a casa sua ha
del
sadico, in effetti XD Ma mi conosci, se posso rigirare il coltello
nella piaga,
lo faccio e basta XD Grazie mille Rob, si spera che dopo questo
capitolo non mi
spezzi le ossa XD Kissoni!!
Grazie
anche a tutti quelli che semplicemente leggono e
hanno inserito la loro storia nei preferiti. Kissoni e al prossimo
aggiornamento!
|
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Capitolo 3 *** Camicie da notte, Joe e destino ***
See
Who I Am
In quel momento dimenticai come
respirare, sconvolto dal sangue che sgorgava dai lunghi graffi sul
viso di Emily e soprattutto all'idea che a provocarle quelle ferite
fossi stato io.
«Sam...»
Fu quando vidi i suoi occhi velarsi
e rovesciarsi all'indietro, che capii che dovevo darmi una mossa. La
presi in braccio e la riportai sul sedile accanto al guidatore, mentre
mi rimettevo al mio posto e la macchina si riavviava con un ruggito,
quasi avesse capito la gravità della situazione anch'essa.
Sinceramente, non ho idea di come
sia riuscito a raggiungere la casa di Joe in quelle condizioni; tra
la pioggia, la strada pressoché impraticabile, il tremore di
una nuova trasformazione in arrivo e l'oggetto del mio Imprinting
svenuta accanto a me. Quando arrivai a destinazione, parcheggiai
selvaggiamente l'auto e mi fiondai verso la porta con Emily tra le
mie braccia, battendo furiosamente il pugno contro la cornice della
porta.
Il vecchio aprii la porta, e sgranò
gli occhi a quella vista. Poi mi fece entrare, senza dire una parola.
«Appoggiala lì.»
Il vecchio Joe era uno dei famosi
anziani che mi si erano affiancati durante il mio periodo di
trasformazione; fra tutti, era quello di cui avevo maggiore fiducia.
Mi ero diretto a casa sua senza neanche pensarci, seguendo un impulso
irrazionale. L'uomo era uno dei principali cardini della precedente
generazione, e di conseguenza il più rispettato di tutti.
Guardandolo trafficare intorno ad Emily e la sua sicurezza, riuscii a
capire perché.
«Com'è successo?
Lei...?»
Lo precedetti con un sospiro.
«Lei sa. Io ed Emily... Io ho
avuto l'imprinting.»
«Con lei. E l'altra, la
Clearwater? Lo sa?»
Lasciai cadere il discorso, senza
avere il coraggio di rispondere. D'altronde, cosa avrei potuto dire?
Se ripensavo alla scena in macchina...
«Comunque non è nulla
di grave, Sam. Di certo non morirà.»
Respirai di sollievo, mentre lo aiutavo
a pulire la ferita con un unguento indiano, una cosa che ormai i
ragazzi Quileute sottovalutano persino troppo.
«Però io ti avviso,
ragazzo mio... Rimarrà sfigurata. Per sempre.»
Le mie mani si bloccarono a metà
di uno sfregio.
«No... No!»
Di colpo l'orrore di quello che avevo
fatto mi assalì di nuovo, serrandomi la gola con forza e
facendomi lacrimare gli occhi. Con la vista annebbiata, notai lo
sguardo di compassione che Joe mi lanciò, così mi
girai
e sferrai un pugno contro un muro. Inutile dire che rimase il segno
scolpito sulla superficie.
«Sam, calmati. Ragiona. Non è
stata colpa tua, capito? Sono cose...»
«Sono cose che succedono?
Stavi per dire
questo? Sono
cose che succedono
che un
ragazzo diventi un mostro per colpa di alcuni schifosi succhiasangue
che
neanche conosce, tradisca la sua donna e si innamori della cugina,
finendo per rovinarle la vita?»
Era la prima volta che mi lasciavo
andare ad uno sfogo del genere, soprattutto in presenza di terzi.
Notando il mio nuovo tremolio, l'uomo mi fece cenno di sedermi,
mentre lui continuava a bendare con precisione chirurgica Emily.
La mia Emily.
La stessa donna che ormai avevo
perso per sempre.
«Sam, è giusto che la
tua rabbia sia orientata verso... Verso i Freddi.
Nessuno ha
colpa per ciò che le antiche divinità ci abbiano
assegnato, dico bene? Il fatto che tu riesca a trasformarti in lupo
è
un dono per la nostra tribù. Sei stato il primo,
perché ne verranno altri, stanne certo, e come tale hai il
dovere e l'onere di difenderci tutti. Emily...»
Prese fiato, cercando di trovare le
parole giuste.
«Emily è stata scelta
dall'Imprinting, è stata designata come tua accompagnatrice.
Questo significa che era già nei piani che lei potesse
correre qualche rischio. Ma che comunque non si sarebbe mai e poi mai
tirata indietro.»
Fissavo quelle bende candide,
chiedendomi quanto dovessi fidarmi in realtà di quel
discorso,
alle mie orecchie assurdo. Joe si alzò in piedi, deponendo
stoffe, unguento e forbici su un tavolino vicino all'entrata.
«Sam, lei non ti può
odiare. Ma non perché l'Imprinting la costringe a non farlo.
Perché lei non potrebbe comunque farlo,
perché
capirebbe sempre le tue ragioni. Ecco il significato essenziale
dell'Imprinting.»
Si diresse con passo stanco verso le
scale che conducevano al piano di sopra, prima di girarsi a
guardarmi:
«Avanti, prendila e aiutami a
sistemarla di sopra. Sono troppo vecchio per certe cose.»
Quella notte passò così,
Emily addormentata in un letto non suo, io che non smettevo di
vegliarla un attimo, e il vecchio Joe che faceva la spola per
controllare come stesse.
Emily riprese via via colore, e la
prima cosa che fece quando mi vide lì accanto a lei fu
sorridermi.
Con un grosso groppo in gola, le spiegai la situazione, contorcendo
nervosamente la piega del lenzuolo che spuntava da sotto le coltri.
Non avevo rovinato solo il suo
bellissimo viso, le avevo maledetto l'esistenza. Alla fine fu troppo
anche con me, e cominciai a singhiozzare, tenendomi il volto tra le
mani, senza il coraggio di guardarla. Sapevo che lei si stava
tastando il viso, alla ricerca di quelle cicatrici profonde che
l'avrebbero deturpata ormai per sempre. Non riuscii a far altro che
mormorare
come una litania una sequela ininterrotta di scuse, quando una mano
tiepida mi afferrò gentilmente il polso. La fissai
esterrefatto, e di nuovo il suo sguardo valse più di mille
parole, proprio come durante quella notte maledetta.
Rimanemmo rintanati in quella casa due
giorni interi. I miei genitori sapevano già tutto sulla mia
condizione, e furono d'accordo con me che rimanere lì fosse
la
scelta più saggia. Però bisognava avvertire Leah
e la
sua famiglia. Eravamo spariti insieme, per ben due giorni.
Ci avrebbe ammazzato.
«Puttana! Sei solo una
puttana!»
«Leah, ti supplico, non è
stata colpa nostra!»
«Ah no?»
Leah si girò verso Emily con
uno sguardo da folle. Mi aspettavo che da un momento
all’altro
l’avrebbe assalita, ma in quel caso ero già pronto
a
difenderla.
«Leah, modera i termini.»
Sapevo che era furiosa. Era stata
tradita dal suo ragazzo e da sua cugina, una delle sue amiche
più
care, e tutto questo in una volta sola. Non era a conoscenza
dell’Imprinting, e probabilmente mai ne avrebbe saputo nulla.
Provai una stretta al cuore a questo pensiero. Avrei perso
l’unica
giustificazione del mio comportamento ai suoi occhi.
«Leah, mi spiace veramente.
Non so cosa mi sia preso, te lo giuro. Ma ti prego, lascia fuori da
questa storia Emily, lei non c’entra.»
Leah ci guardò, ancora
ansante per lo sforzo fatto nell’urlarci contro tutto il suo
rancore. Ci guardò per degli istanti interminabili, e mi
sentivo bruciare sotto quello sguardo. O era solo il senso di colpa che
provavo unicamente pensando a lei?
«Andatevene al diavolo. Tutti
e due, mi fate schifo.»
Se ne andò sbattendo la porta
dietro di sé, voltandosi in fretta per non fare vedere le
lacrime che scorrevano sul suo volto, senza alcuna
possibilità
di conforto, ora che era stata tradita dalle persone che amava di
più. Mi chiesi come avrebbe fatto ad andare avanti ora, a
chi
si sarebbe rivolta per lenire il suo dolore. Ma la risposta era
già
lì, chiara come quelle lacrime che io avevo visto.
Non avrebbe avuto nessuno, solo sé
stessa. Quanto stavamo pagando per la venuta di quei dannati vampiri?
Emily mi fissò disperata,
mentre le cingevo le spalle con un braccio e le facevo poggiare la
testa sul
mio torace, per rassicurarla. L'improvviso rumore di qualcosa che
andava inesorabilmente distrutto ci fece sobbalzare entrambi. Corsi
fuori della stanza, solo per trovare il tavolino con i medicinali
rovesciato a terra, i soprammobili in frantumi. E la porta aperta,
che continuava a cigolare sui propri vecchi perni, quasi un simbolo
di tutta quella disperazione.
Tornai da Emily, e la trovai che
fissava distrattamente verso la finestra, senza vedere realmente la
pioggia che cadeva sul vetro. La visione di lei, nella camicia da
notte della figlia di Joe che ormai non abitava più
lì,
troppo grande per il suo fisico minuto, mi strinse il cuore.
«Emily...»
Poi capii perché mi stava
nascondendo il volto, anche lei stava piangendo per la sorte
immeritata che era capitata a Leah.
«Sono un mostro, sono un
mostro!»
La cullai, mentre un sorriso amaro si faceva largo sulle mie
labbra.
«Se tu sei un mostro, io cosa
dovrei dire allora?»
Emily mi guardò, coprendosi
la bocca con una mano.
«Non... Non intendevo questo!
Tu non hai colpe, ma io ho fatto del male volontariamente a
Leah...»
«Non dire così...
L'Imprinting è un fenomeno di cui non puoi essere
colpevole...»
Emily mi guardò profondamente.
«L'Imprinting non c'entra
quando dico che non potrei comunque separarmi da
te.»
In quel momento sentii la profonda
differenza che segnava il mio rapporto con lei da quello con la cugina.
Mentre la baciavo e la stringevo a me, capii.
Emily era riuscita a vedere oltre a
Sam, aveva visto il licantropo.
E non ne era fuggita.
L'Imprinting non bastava a
spiegare la straordinarietà di questa ragazza.
[Come
into my world,
See through my eyes.
Try to understand,
Don't
want to lose what we have.
See
who I am,
Break through the surface.
Reach for my hand,
Let's show them that we can
Free our minds and find a way.
The world is in our hands,
This is not the end.]
[Vieni
nel mio mondo,
Guarda
attraverso i miei occhi.
Cerca
di capire
Non voglio perdere quello che avevamo.
Guarda
chi sono io,
Apri
un varco attraverso la superficie.
Raggiungi
la mia mano,
Facciamo
vedere loro che noi possiamo
Liberare
le
nostre menti e trovare una via.
Il
mondo è nelle nostre
mani,
Questa
non è la fine.]
[I'll
come into your world,
See through your eyes.
I'll try to
understand,
Before we lose what we have.
Verrò
nel tuo mondo,
Vedo attraverso i tuoi occhi.
Cercherò di
capire,
Prima di perdere quello che avevamo.]
See Who I Am, Within Temptation
[The End]
Ho
inserito il tema dell’odio di Sam verso la famiglia Cullen,
perché
secondo me va oltre il semplice disgusto che possono provare i
licantropi contro i vampiri. Se i Cullen non avessero più
rimesso piede a Forks, le storie sui licantropi sarebbero rimaste,
appunto, storie. Niente Imprinting, niente tradimenti...
Chissà
come sarebbe andata.
Ringrazio
ancora tutti i commentatori, e ho una preghiera da fare a coloro che
mi aggiungono ai preferiti senza nemmeno lasciare un commento: per
favore, smettetela. Non mi interessa, sinceramente, finire nei
preferiti di qualcuno senza sapere cosa ne pensa veramente, preferisco
di gran lunga avere una vostra
impressione per iscritto. Se mi volete tra i vostri preferiti per
favore commentate. Altrimenti pace.
Grazie
a tutti coloro che mi ascolteranno ^^
Kissoni!
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