feel pure

di Sebs
(/viewuser.php?uid=211843)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La libreria ***
Capitolo 2: *** Il nome ***
Capitolo 3: *** La casa ***
Capitolo 4: *** La famiglia ***
Capitolo 5: *** Gli amici ***
Capitolo 6: *** I segreti ***
Capitolo 7: *** Natale ***
Capitolo 8: *** I ventinove anni ***



Capitolo 1
*** La libreria ***


La libreria

Roarton era così piccola che nessuno, con una cartina dell'Inghilterra in mano, avrebbe trovato il suo nome scritto nel Lancashire.
A Kieren ciò stava un po' stretto. Sognava di andare in Francia, ma non la Francia d'oltremanica: lui sognava la Costa Azzurra descritta da Fitzgerald ne Tenera è la notte, con la sabbia sottile e il sole che sparisce lentamente all'orizzonte.
Quel libro era stato letto e riletto molte volte, così come tutti quelli di Fitzgerald, ma leggere non era la vera passione di Kieren.
Aveva un effetto catartico, certo, ma non come disegnare, o dipingere. Vedere una bozza trasformarsi lentamente nel soggetto che aveva immaginato. Il più delle volte usava i personaggi dei suoi libri come soggetti, così come li immaginava lui.
La piccola libreria dove lavorava, poi, gli dava un mare di soggetti. Le descrizioni più minuziose e noiose per il Kieren lettore, davano vita ai più bei ritratti del Kieren disegnatore.
Portava i suoi libri a lavoro, e si perdeva nel leggerli e nell'iniziare a fare schizzi per quando tornava a casa; c'era molto tempo da perdere, lì, visto che a Roarton non leggeva quasi nessuno, e quel luogo era quasi sempre vuoto.
E poi c'era Amy.
Amy, la migliore amica per sempre, ma sempre sempre, come lei stessa si definiva, di Kieren. Passava ogni pomeriggio a salutarlo, prima di scappare anche lei al suo lavoro da quattro soldi. Era più piccola di Kieren, ma nessuno l'avrebbe mai detto. Forse perché, per essere una ragazza, Amy era molto alta, o perché Kieren aveva un viso così delicato da sembrare quello di uno degli angeli dipinti sulle pareti della chiesa di Roarton.
Amy lavorava nel canile di Roarton, e per lei era come essere al Paradiso: i cani che arrivavano lì stanchi e tristi riacquistavano vitalità con Amy, che non riusciva a rimanere un attimo ferma, che un momento prima accudiva e giocava con uno e un attimo dopo era già impegnata con un altro cucciolo. Perché per lei erano tutti i suoi cuccioli, fin quando erano lì con lei. Non erano molti, ma erano abbastanza per tenere Amy occupata.
Era il 4 novembre, un giorno come gli altri, pensò Kieren quando si svegliò quella mattina.
Andò alla libreria, sollevò la serranda, girò il cartellino con scritto "Aperto" e sistemò lo zaino dietro la cassa, cacciando il suo Tenera è la notte.
-Kier! Kier, sei già arrivato?
Amy si spinse oltre il bancone, trovando Kier inginocchiato sulla vecchia radio dietro il bancone per convincerla a funzionare.
-Già.
-Ti ho portato il caffè!
Passò uno dei bicchieri a Kieren e si sedette sul bancone, facendo svolazzare la sua gonna lunga fino alle caviglie.
-Non è scomoda per correre?
-Ai cagnolini piace.
Kieren sorrise e bevve il caffè.
Non dicevano molto a quell'ora, si auguravano solo il buongiorno, Amy canticchiava la canzone che passavano in radio in quel momento, e ognuno iniziava a lavorare. Si sarebbero rivisti successivamente, per andare a pranzo. E a quel punto Amy avrebbe iniziato a tessere le lodi dei suoi piccoli.
-Allora ci vediamo a pranzo!
Amy si spinse oltre il bancone e spettinò i capelli di Kier.
Uscita Amy dal negozio, Kieren andò in bagno a dare un'occhiata al danno di Amy di quella mattina.
Cercò di porvi rimedio, sistemando un po' questo e un po' quel ciuffo, e tornò nel locale.
Che non era più vuoto.
Un ragazzo con i capelli scuri era girato di spalle da dove era Kieren in quel momento e appoggiato al bancone, come se aspettasse di pagare o di parlare con qualcuno.
-Mi scusi, ero... -iniziò, avvicinandosi al bancone.
Kieren si bloccò. Il ragazzo era completamente coinvolto nella lettura del Tenera è la notte che Kieren aveva appoggiato lì prima dell'arrivo di Amy.
-Scusami, ehm...
Il ragazzo si girò, senza alzare gli occhi dal libro. Dopo neanche mezzo minuto, li alzò. Come se non volesse lasciare a metà un rigo.
-Sì?
-Quello è mio. Non... non del negozio, intendo. Mio-mio.
Il ragazzo andò alla prima pagina. -Sue? Ti chiami Sue?
-No, lei è mia madre. Il libro era suo, e ci aveva scritto il suo nome. Infatti il mio nome è quello scritto...
-Kieren. Kieren Walker, -lesse, con una cadenza irlandese.
-Già.
-Allora, Kieren Walker, cosa ne pensi di Fitzgerald?
-Cosa... cosa ne penso? Mi piace come scrive.
-Io credo sia un po' troppo mollaccione, non credi? Intendo, capisco tutto ciò che è successo, ma non sei quello a cui è andata peggio, no? Forse Zelda aveva un po' ragione.
-Forse Zelda non doveva scaricare tutte le colpe su suo marito.
Il ragazzo sollevò le spalle e le fece cadere come se fossero troppo pesanti per lui. Il cappotto che portava era almeno una misura troppo grande per lui, e lo faceva sembrare un ragazzino, o un gigante con la testa piccola. -Un matrimonio è fatto da due persone.
Rimasero in silenzio. Kieren fissava le scarpe del tipo, troppo timido per alzare gli occhi.
Il tipo, invece, scrutava Kieren. Quanti anni aveva quel ragazzino? Era davvero così... minuto.
-Cercava... Cercava qualcosa in particolare?
-Vendete anche libri usati qui?
-Sì, sono in fondo, lì a destra.
Il ragazzo sorrise appena, porgendo il libro a Kieren, e andando lì dove il ragazzino aveva indicato.
Kieren pensò che fosse strano comprare libri usati in una libreria piena zeppa di libri nuovi. Ma dopotutto, anche lui si era fermato spesso davanti quello scaffale, accarezzando la copertina rovinata, il dorso piegato, dispiegando gli angoli piegati a mo' di segnalibro, scorrendo il dito lungo le sottolineature sbiadite.
Scosse il capo, accorgendosi di star fissando un punto vuoto, e andò dietro il bancone. C'era uno zaino incredibilmente pieno, che sembrava sul punto di scoppiare.
Non era di Amy, sicuramente. Lei non aveva così tante cose da scarrozzare in giro con i suoi cuccioli e le sue gonne giganti. Doveva essere del ragazzo.
Si sedette sulla sedia girevole e iniziò a dondolarsi.
Non sentiva un accento così diverso in una persona Roarton da tanto tempo. Doveva essere appena arrivato, se portava con sé uno zaino così grande. Scappato di casa? Sembrava un po' troppo grande per essere scappato di casa. Le supposizioni iniziarono a far sognare Kieren, che iniziò a studiare anche i tratti del volto di quello sconosciuto, o di quello che rimaneva nella sua memoria. Aveva delle labbra così sottili, e...
-Scusami.
Kieren si fermò immediatamente e si alzò di colpo, mentre la sedia continuava a girare, più lenta, fino a fermarsi.
Il ragazzo allungò il libro a Kieren, che lesse il titolo, Foglie d'erba, di Walt Whitman. Non avrebbe pensato subito ad un lettore di poesie, da come criticava Fitzgerald.
Kieren strappò lo scontrino e lo passò al ragazzo.
-Hai una penna, per caso?
Kieren cercò nei cassetti, e cacciò una penna blu con il tappo mangiucchiato. Chissà da quanto tempo era lì.
Il ragazzo aprì il libro alla prima pagina e iniziò a scrivere.
-Non ho mai scritto sui miei libri, ma dopo ciò che è successo...
Kieren resistette alla tentazione di chiedere subito cosa fosse successo.
-Grazie per la penna.
Kieren sorrise, e il ragazzo sollevò un angolo della bocca. Sì, aveva le labbra molto sottili.
Kieren fece scivolare lo sguardo sul libro, però non riuscì a cogliere il nome del ragazzo che, infilato lo zaino, uscì dalla libreria augurandogli buongiorno.





A
ngolo della autrice -
Salve a tutti! Questa fanfiction doveva essere una one-shot, ma alla fine, visto che le idee iniziavano ad accavallarsi e l'idea mi piaceva, ho deciso di renderla una long... Fatemi sapere se vi piace, e se ne vale la pena continuare!
Sebs

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Il nome ***


Il nome

Kieren amava l'autunno.
La via dov'era la libreria era una delle poche con degli alberi piantati in piccole aiuole nel marciapiede, e dalla porta di vetro e dalle finestre riusciva a vedere fuori gli alberi che si muovevano pigri con il vento, o le foglie che cadevano lentamente accompagnate dall'aria fredda: sembrava che il tempo scorresse più lento in quella libreria, e, a volte, quando non passava neanche il vento di lì, il tempo sembrava fermarsi in un attimo di calma infinita.
Quando il tempo era così addormentato, Kieren si perdeva nel leggere o nel disegnare uno schizzo per un nuovo disegno dell'ambiente fuori dalla libreria, godendosi la perfetta calma, e magari anche il poco sole che spuntava dalle nuvole perenni di Roarton.
Il tempo era così quando il ragazzo di Whitman era entrato nella libreria.
Per tutto il resto della giornata rimase a guardare le foglie, pensando alle poesie di Walt Whitman.
Si alzò e lo cercò negli scaffali, e iniziò a leggere diversi versi, a caso, senza nessuna logica.
Poesia.
Gli sembrava che un poeta gli calzasse a pennello, al ragazzo irlandese, ma forse, a vederlo di sfuggita, lui gli avrebbe affidato Sulla strada di Kerouac. Un fuggitivo deve per forza aver letto Sulla strada, con i suoi ambigui personaggi.
Non aveva detto nulla ad Amy, né a pranzo quel giorno, né i giorni a seguire.
Lasciò che i suoi pensieri si perdessero lungo la linea del profilo di quel ragazzo. Lo affascinava, come se non fosse vero, come se lo stesso Gatsby avesse parcheggiato con la sua macchina gialla davanti alla libreria.
Però odiava il fatto che sosteneva così intensamente Zelda.
Zelda, che aveva convinto Francis che non fosse abbastanza, come marito e come scrittore. Perché difendere una persona così cattiva?
-BFF, ti vedo serioso. Più del solito, intendo.
-Serioso?
-Sì! Te l'avevo detto di venire a lavorare con me. Quei libri ti fanno pensare troppo.
-A proposito, come stanno i cagnolini?
-I miei bambini stanno bene. Anche se quel poliziotto dice che non posso portarli in giro come faccio, perché non è legale perché non sono i miei. Cavolate! Sono piccoli, hanno bisogno di spazio, non di stare in gabbia!
Una volta Kieren era andato da Amy a conoscere "i suoi bambini", e aveva scoperto che uno dei più piccoli era un pastore tedesco che sarebbe potuto passare benissimo per un pony. Solo un po' smagrito, magari.
-E alla fine?
-Stavo per mandarlo al diavolo, quando un ragazzo si è messo in mezzo. È stata la prima volta che qualcuno si è avvicinato a Toby senza paura, sai. Comunque, questo tipo, bello come il sole, si mette tra me e quel guastafeste di Wilson.
-Wilson?
-Lo sbirro guastafeste. La cosa strana, però, è che questo tipo, quello bello, non l'avevo mai visto prima. Hanno iniziato a mettere Roarton sulle cartine?
Kieren spalancò gli occhi. Che fosse il ragazzo di Whitman? Non era stata solo un'illusione della noia?
-Comunque, ci siamo messi a chiacchierare. Ha detto che è arrivato da pochi giorni e che non sa ancora se resterà qui ancora per molto.
Kieren cercò di non destare la curiosità di Amy, così fece solo un paio di domande, prima di chiederle se voleva andare al canile o alla libreria.
-Scommetto che stai facendo dei nuovi disegni per questo tempo. Non è strano che non sia già inverno, come sempre?
Kieren annuì. A Roarton c'erano solo tre stagioni: l'inverno, in cui le nuvole facevano festa, piovendo e nevicando e ogni gradazione intermedia, l'autunno, in cui ci si preparava per il brutto tempo, e una piccola primavera, dove finalmente si rivedeva il sole. Ma quell'anno, l'autunno era arrivato addirittura a novembre. Come se l'inverno non avesse voglia di arrivare.
-Sì, in effetti. Ne ho un paio.
-Voglio vederli allora. Ne farai qualcun'altro su di me, vero?
Kieren sorrise. -Certo. Quando vuoi.
-E uno di Toby?
Amy si inginocchiò all'altezza del pony e gli abbracciò il collo.
-Certo. Se lo tieni abbastanza lontano da me. E fermo abbastanza a lungo.
Amy rise. -Ma lui è buono, non farebbe mai male al mio BFF!
Simon si rese conto solo dopo che non aveva posto la domanda più importante ad Amy. Non poteva mica continuare a chiamarlo "il ragazzo di Whitman".
Ma nel momento in cui lo pensò, Amy e Toby iniziarono a correre verso l'unica figura ferma sulla strada della libreria, gridando:-Simon!
Kieren si congelò, e si sentì arrossire. Che stupidaggine, pensò, avvicinandosi.
-Ciao-, salutò il ragazzo, che ora aveva un nome.
-Ciao, Kieren Walker.
-Vi siete già conosciuti, allora? E che ci fai qui?
-Kieren mi ha venduto un libro, l'altro giorno. Quando sono arrivato.
-Kier! Non me lo avevi detto.
-Non ci eravamo davvero presentati. O meglio, io non mi sono presentato.
-Bene, allora, Kier, lui è Simon, il ragazzo che ha messo al suo posto il guastafeste.
-Toby è ancora libero.
Amy rise. -Sì, oggi abbiamo allungato il giro. Ehm... Kier doveva farmi vedere i suoi disegni. Sai che disegna?
-Amy, magari non gli interessa molto...
-No, davvero. Devono essere speciali.
Kieren sussurrò un "okay" e infilò la chiave nella toppa.
-Li tieni nello zaino?
-Sì, fai attenzione, Amy.
-Ma certo! Simon, tieni Toby.
-Ti dispiace se vado a dare un'altra occhiata allo scaffale degli usati?
Kieren scosse le spalle, e Simon si allontanò con Toby.
-Non è bello come il sole, come ti avevo detto?
-Sì, insomma, è carino.
Amy alzò gli occhi al cielo, e tirò fuori la cartellina dallo zaino. -Toby lo adora.
-Solo Toby?
-Prendo questo.
Kieren prese il volumetto tra le mani. Il giovane Holden. Un libro da fuggitivo? Probabilmente sì.
-Guarda qui, e dimmi se non ti sembra uguale a ciò che vedi fuori dalla porta!
Simon sorrise appena a Kieren e andò da Amy. Kieren lo seguì, aprendo la cassa e mettendo al suo posto la banconota.
-Davvero bello. E realistico. Kieren Walker, sei davvero bravo.
-Vero? Non mi crede mai quando glielo dico io. Gli dico: Kieren, anche se sono la tua migliore amica per la vita, non vuol dire che tutto ciò che fai deve sempre essere geniale. Ma i disegni, quelli lo sono davvero!
Kieren sorrise. Amy gesticolava molto quando parlava, e Simon era completamente rapito dalle sue mani che si muovevano frenetiche. Kieren riusciva a contare i solchi che Simon aveva sulla fronte per la sorpresa.
-Grazie. Per l'acquisto e per... sai...
-I complimenti? Li meriti.
Kieren strinse ancora per un po' il libro, prima di allungarlo a Simon.
-Bene, credo si sia fatto tardi. Devo riportare Toby a casa, ho altri bimbi con cui passeggiare.
Amy, Toby e Simon erano sull'uscio, quando Simon si voltò verso Kieren.
-Hai ancora quella penna, Kieren?
Kieren non l'aveva quasi mossa da dove l'aveva poggiata quel giorno. Gliela passò senza dire una parola.
Simon aprì il libro alla prima pagina, e questa volta Kieren riuscì a leggere.
In una grafia ordinata e rotonda, scrisse Simon Monroe.



Angolo della autrice - 
Salve a tutti, amanti di In The Flesh (e di tutto l'angst che ne segue)!
Ecco il secondo capitolo, in cui i rapporti tra i nostri protagonisti si intrecciano ancora di più... Vedremo come andranno le cose!
Ringrazio coloro che hanno lasciato una recensione, e anche coloro che non l'hanno fatto ma hanno comunque espresso il loro supporto (e la loro approvazione). Vi abbraccerei una ad una, se potessi!
Proverò a mantenere costanti gli aggiornamenti, sempre se ci saranno persone disposte a seguirmi.
Al prossimo capitolo, allora!
Sebs

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** La casa ***


La casa
Simon Monroe aveva nostalgia di casa.
Non era arrivato a Roarton direttamente da casa sua, anzi, non vedeva casa sua da tanto tempo.
Il parco di Roarton era deserto. C'erano un paio di ragazzini che giocavano a calcio, ma per il resto, non c'era nessuno.
Era disteso sul terreno spelacchiato, con il cappotto che gli faceva da cuscino, e leggeva i suoi due nuovi vecchi libri. I suoi nuovi vecchi libri che portavano il suo nome. Non avrebbero mai potuto prendere il posto dei libri che aveva lasciato a casa sua, ma erano dei buoni supplenti. Supplenti, perché non appena avesse avuto abbastanza coraggio da tornare a casa, avrebbe potuto sfogliarli di nuovo.
Sbuffò, girando pagina. Doveva comprare una matita, e rendere quei libri più suoi. Loro e i pochi vestiti che aveva nello zaino erano le poche cose che aveva.
-Ciao, sconosciuto!
Alzò la testa dal libro, e scorse il viso, capovolto, di Amy. Sorridente. Si chiese se la faccia le facesse male, a forza di sorridere sempre.
-Oh, stai leggendo. Scusami.
-Tranquilla, so già come va a finire. Siediti con me.
Simon prese il suo cappotto e lo stese, a mo' di tappeto. Tese la mano ad Amy, che la prese come se fosse una signora di una casata importante con un grande e bellissimo vestito.
Si sedette, si sistemò la gonna, e fece un inchino con il capo, a cui Simon rispose. Amy scoppiò a ridere, e Simon sorrise, istintivamente.
-Non c'è Toby oggi?
-No, ho appena finito il turno, sono tutti nelle loro cuccette pronti a fare la nanna. Tu sei ancora in giro? Dov'è il tuo zaino?
-Sì, mi piace la sera. C'è tranquillità, soprattutto qui. Lo zaino è all'albergo.
-Albergo,- disse Amy, facendo le virgolette con le dita. -Chissà da quanto tempo non vengono occupate quelle stanze.
 -Da un bel po'. C'è polvere dappertutto.
Amy si alzò di scatto in piedi. Ricordò il suo personaggio di pochi minuti prima, e tese la mano a Simon.
Simon inclinò la testa, perplesso. Cosa aveva in mente quella ragazza?
-Ho un'idea folle che ti piacerà. Avanti!
Simon prese la sua mano, e Amy lo tirò su. Simon si chiese se tutta quella forza le era venuta rincorrendo i suoi amati cani, o se fosse solo parte di lei, della forza della natura chiamata Amy.
 
Kieren chiuse lo zaino, e lo appoggiò sul bancone. Spense la radio e stava per spegnere anche le luci, quando il telefono squillò.
Sospirò, sperando che non fosse la madre di qualcuno che chiedeva se il libro di suo figlio che aveva ordinato per la scuola era arrivato.
-Pronto, libreria...
-Indovina chi è a casa mia?
-Hai adottato Toby, alla fine?
-No, sciocco. Lui sarà il prossimo randagio che adotterò. Senza offesa, eh!
Kieren sentì dei mormorii e Amy ridere. Non stava parlando con lui, nell'ultima parte.
-Allora, indovina!
-Ehm... Non lo so. Devo preoccuparmi?
-No, è innocuo. Anche se, a dir la verità, mi ricorda più un gatto che un cane. Non è un difetto, è solo una... come si dice?
Kieren intervenne nella conversazione tra Amy e lo sconosciuto:-Constatazione?
-Sì, come dice lui. Kieren, non imbarazzarmi davanti agli ospiti. Tu e la tua laurea in letteratura. Io ho altro a cui pensare, oltre la grammatica!
-Volevo aiutarti, Amy. Chi hai adottato?
-Lo vedrai quando verrai qui!
Il telefono iniziò a suonare libero, e Kieren capì che Amy aveva chiuso. Sospirò. Se aveva portato a casa un altro barbone di passaggio a Roarton, o un ubriaco che aveva trovato su una panchina...
Kieren si immobilizzò.
Non il ragazzo irlandese, pensò.
 
-Casa mia non è grandissima, ma ci staremo bene in due. Puoi stare quanto tempo vuoi. Non te ne andrai tanto presto, vero?
-No, non penso, ora che ho un posto dove stare.
Amy gioì per un attimo, evitando di saltellare come faceva di solito quando era felice, e aprì la porta della villetta dove aveva vissuto da quando era bambina con sua nonna.
-Questa è la sala, c'è la tv e il computer, e oltre quella tendina c'è la cucina. Al piano di sopra ci sono tre camere, ma in una non si può entrare, ci tengo le cose per il lavoro. L'altra è la mia camera, e la terza è degli ospiti, ovvero la tua. Se vuoi mangiare qualcosa in particolare, o hai qualcosa in particolare che fai o di cui hai bisogno, puoi dirmelo tranquillamente. So che può essere difficile ammetterlo, ma, per esempio, una volta sono andata in campeggio e non avevo il broncodilatatore a portata di mano e stavo per morire. Sarebbe stato un vero peccato. Comunque, non lo sapevano, ma menomale la maestra ne aveva uno per le emergenze e mi ha salvato la vita. Quindi, se devo sapere qualcosa, dillo pure.
A Simon ci volle un minuto per assimilare tutta la storia. -No, non prendo nulla, tranne quando sono malato.
-Bene, ho comunque una bella scorta di sciroppo per la tosse eccetera.
-Sono in buone mani, allora.
Amy si sentì arrossire, e si girò. -Grazie.
Simon entrò nella piccola camera spoglia e poggiò lo zaino.
-Vuoi una mano per sistemare le cose?
-No, non fa niente... Ma un po' di compagnia non mi dispiacerebbe.
Amy si sentì come se qualcuno le avesse portato un nuovo cucciolo di cui prendersi cura: dapprima triste per ciò che gli era successo, ma felice di avere un nuovo bimbo di cui occuparsi.
-Va bene. Mi siederò qui e ti farò compagnia. Se vuoi appendere qualcosa alle pareti, non preoccuparti e fai pure. Così se vuoi fare qualunque cosa.
Simon lasciò un maglione sul cassettone e andò verso di lei. Amy si sistemò istintivamente la gonna.
-Grazie, Amy. Sei davvero gentile. Davvero una cara amica.
-Ma ti pare. Ci si sente soli in una città così piccola, soprattutto se non si conosce nessuno. Mi fa piacere che siamo diventati amici.
Simon sorrise, e Amy per un attimo sentì le ginocchia sciogliersi.
-Fa piacere anche a me.
Amy cercò di darsi un tono. Si alzò in piedi, quasi travolgendo Simon, come se non fosse molto importante, e andò al telefono.
-Sai chi dovremmo avvisare? Kieren! Sarà bellissimo quando noi tre saremo amici per la vita!




Angolo della autrice -
Ce l'ho fatta a caricare il nuovo capitolo, dopo alcune settimane un bel po' complicate!
Ringrazio sempre di più chiunque la legga e soprattutto chi esprime il suo supporto (e il loro amore, spero!), mi incorraggiate tantissimo!
Non mi resta che salutarvi e sperare che continuiate a seguirmi!
Al prossimo capitolo!
Sebs

 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** La famiglia ***


La famiglia
Kieren non era mai stato un bambino socievole.
Quando era piccolo, parlava con solo due bambini, il suo migliore amico e Jem. Non ricordava neanche come era diventato amico di Amy. Probabilmente, piaceva ad Amy, e lei aveva deciso di tenerlo.
Jem era sua sorella. Aveva tre anni quando Jem nacque, e ricordava appena come fosse la vita da figlio unico, per il resto, ogni cosa che faceva, Jem era sempre con lo sguardo fisso perso su di lui.
Di certo, ricordava come era preoccuparsi di una sorellina così minuta.
I parenti dicevano che doveva tenerla d'occhio, e che quando meno se lo aspettava, sarebbe diventata una bella signorina e avrebbe avuto un sacco di fidanzati. Così la situazione si capovolse: da Jem che guardava rapita Kieren, ora c'era Kieren che correva dietro di lei, dai suoi primi passi fino ad accompagnarla agli appuntamenti con la sua comitiva. Ma ora che Jem era all'ultimo anno di liceo, le cose si erano complicate.
Jem aveva questa mezza idea, adesso, di entrare nell'esercito; ed era tutta colpa dell'idiota che frequentava al tempo.
Il suo nome era Gary, ed era tutto ciò che Jem non era: alto, stupido, irritante, con la voce nasale. Jem invece era piccina, con i capelli lunghi e aveva questa vocina un po' acuta, ma non stridula, che faceva tanto ridere Kieren quando erano bambini.
E poi, Kieren ce l'aveva con lui perché, oltre ad essere uno stupido poliziotto che vantava di essere stato in guerra quando invece non aveva mai tenuto un fucile in mano, lo aveva preso in giro per tutte le medie e i primi anni del liceo, fino a quando aveva scoperto che stare insieme a Jem avrebbe irritato Kieren ancora di più.
Kieren ogni tanto se lo ritrovava in casa, soprattutto a cena, quando i loro genitori avevano delle riunioni o dei turni di notte.
-Ehi, Walker,- iniziava sempre così, a volte prima, a volte dopo aver tolto le scarpe e incrociato le gambe sul loro divano. -Come sta il tuo amichetto?
-Kendal, non rompere.
-Avanti, fratellone. Non essere sempre così nervoso. Vedi Gary come è tranquillo?
Kieren pensò che Gary era davvero molto tranquillo, stravaccato sul divano a fare zapping perché era troppo pigro per aggiustare la tv del suo bugigattolo.
-Walker, lo prendi tu il telefono?
-Pronto?
-BFF! Cosa stai facendo? Perché non sei a lavoro?
-Ho chiuso un po' prima, oggi.
-Ti avevo chiamato lì e non hai risposto, e temevo che avrebbe risposto quella irritante di tua sorella. Sapevi che mi odia?
-Jem non ti odia, Amy.
-Sì che la odio!
-Jem, non complicare la vita, okay?
-C'è il tizio puzzolente, ci scommetto la paga di questo mese.
-Già.
-Che ne dici di venire qui? Noi ci si annoiava.
-Il tempo di arrivare.
-Sai, Kier,- sussurrò Amy. -Credo che Simon sia innamorato perso di me.
-Mi fa piacere, Amy.
-Lo so, sono stupenda.
 
Amy salutò Kieren e uscì dalla sua camera. Simon stava aspettando sull'uscio della sua, e vedendo Amy così entusiasta capì che Kieren sarebbe arrivato a minuti. Ciò lo fece sentire meglio.
Kieren aveva l'aspetto di un folletto, di quelli delle storie che gli raccontava sua madre. Aveva anche i capelli rossicci come i suoi. Simon aveva preso i capelli da suo padre, purtroppo. Non aveva neanche quel dettaglio a ricordargli sua madre.
-Sta arrivando. Vado a mettere un'aranciata in frigo.
Simon si fece da parte, e Amy scese le scale, dirigendosi in cucina.
La sua camera era un disastro, nonostante fosse lì da un paio di giorni. Stava cercando un lavoro, quindi c'era il giornale di Roarton sparpagliato per la stanza, degli appunti sui libri di Salinger e Whitman (Amy aveva tantissime matite, sebbene non sapesse disegnare come Kieren, come ammetteva lei stessa) e i pochi spartiti che aveva comprato in America.
Perché nel grande zaino di Simon c'era anche una chitarra.
Era sul punto di accartocciare le pagine di giornale inutili, quando sentì un tonfo al piano di sotto.
-Amy? Tutto bene?
Scese di sotto, ma Amy non era lì. Andò in cucina, e scorse del liquido arancione che scorreva sul pavimento. Aranciata.
-Amy?
Amy boccheggiava, immobile e con il viso in fiamme.
Indicava un punto sul pavimento, e Simon precipitò sul cilindro verde, lo raccolse e lo passò ad Amy. Lei afferrò il broncodilatatore e inspirò. Iniziò a respirare di nuovo. Simon aspettava, massaggiandole la schiena.
-Meglio così? Amy?
-Grazie. Il mio fantastico cavaliere con l'armatura lucente.
Simon prese il viso di Amy tra le mani. -Va meglio?
-Sì. Ti occupi di pulire, mentre vado a comprare l'aranciata?
-Tu non vai da nessuna parte.  Stenditi sul divano.
Prese una sua mano e l'accompagnò in sala. Tra i bracciali scorse uno di plastica, sottile, mezzo nascosto dagli altri, fatti di perline. Un bracciale da ospedale.
 
Kieren arrivò a casa di Amy e non suonò neanche il campanello che la porta si aprì davanti a lui.
-Sei già qui! Io vado a comprare da bere. Tu fai amicizia con Simon, okay?
Simon arrivò subito dopo di lei.
-Amy, sicura di stare bene?
-Sto benissimo!
-Cosa è successo?
-Credo sia stato un attacco d'asma, ma ci siamo spaventati un po'.
-Hai ancora il broncodilatatore in ogni camera?
-Sì, certo.
Amy si allontanò salutandoli, e Kieren chiuse la porta.
-Soffre d'asma da quando era bambina, dovrebbe essersi abituata, ma si spaventa ancora quando capita.
-Ma... sta bene?
-Sì... insomma, sì, non è grave. Finché ha quel coso, va bene.
-Mi dispiace.
A Simon tremavano le mani. Si sentì in colpa. Amy si era preoccupata per lui, appena arrivato lì, e lui non aveva neanche chiesto se poteva fare lui qualcosa per lei.
-Ci vuole tempo. Ti sembra di conoscere Amy, ma a volte non è così. Devi entrare a far parte della sua famiglia per sapere tutto.
-Chiaro.
Kieren lo guardò fiducioso, e Simon sorrise d'istinto, guardando le fossette appena accennate sulle guance di Kieren.
-Ci sei vicino, però, -lo rassicurò Kieren, dondolandosi e spingendo appena Simon sulla spalla con la sua. Simon si accorse che le sue mani non tremavano più, e i palmi erano rossi e un po' sudati.
 
Amy stava per uscire dal supermercato, quando l'allarme antifurto iniziò a suonare.
-Andiamo, ho anche lo scontrino!
Il cassiere riprese la bustina, e chiese scusa ad Amy per averla spaventata.
-Tranquillo, è giornata.
-C'è qualche problema, per caso?
-Ciao, Philip. No, è stato un errore mio. La signorina è in regola.
-Sentito, Wilson? Tutto regolare.
Amy uscì, urtando una spalla contro la sua.
Uscì in strada, ma Wilson la seguì.
-Dyer! Ti ho visto con un cane oggi pomeriggio o sbaglio?
-Sbagli. Sono uscita a passeggiare con diversi cani.
-Sai che non puoi?
-Non mi interessa.
Wilson prese il braccio di Amy, per fermarla. Casa sua era a pochi passi di distanza.
Quasi come la distanza tra loro. Poche decine di centimetri.
-Potrei farti una multa. Farti licenziare.
Amy si avvicinò. -Devi solo provarci, -gli sussurrò. -Toby sarà felice di poterti finalmente mangiare la testa.
Liberò il braccio ed entrò nel vialetto di casa. -Visto che ti fanno tanta paura i cani rabbiosi, buuu!

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Gli amici ***


La giornata di Amy era più o meno simile a quella di Kieren. Facevano colazione e pranzo insieme, e la mattina e il pomeriggio si occupava di lavare e portare in giro i vari cagnolini, e giocarci, a seconda delle loro capacità.
Alcuni erano più pigri, soprattutto quelli più vecchi, altri non vedevano l'ora di giocare, ma tutti adoravano Amy.
Forse perché Amy, sin da bambina, aveva avuto un cane, un sanbernardo che chissà come, era di proprietà di sua nonna. Tranne per i primi mesi della sua vita, vissuti a Londra, Amy aveva vissuto con sua nonna a Roarton. Una città più piccola e tranquilla sembrava più adatta alla nonna e alla madre, sola, per crescere una bambina che altrimenti sarebbe stata sola per la maggior parte della giornata in una megalopoli inquinata e disordinata. Sua nonna odiava l'idea di vedere la nipote in braccio ad estranei, quindi aveva convinto sua figlia ad affidarle la bambina. Solo che, diventata più grande, Amy non voleva separarsi da sua nonna, a cui era legata come fosse sua madre, e sua nonna non voleva andare via dalla città, così era andata avanti ancora per qualche anno.
Quando poi sua nonna era morta, Amy aveva provato ad andare a Londra, ma quella grande città la spaventava. Aveva chiamato Kieren, e lui era andato a prenderla alla stazione, e quella notte rimase a dormire da lei, tenendole stretta mentre piangeva. Kieren aveva saputo tutta la storia man mano che si erano conosciuti alle medie, quando Amy aveva una cotta per lui. Conoscendosi meglio, Amy aveva perdonato Kieren per non essersi innamorato di lei, ed erano diventati migliori amici.
Il sanbernardo era un cucciolo quando Amy era bambina, quindi erano cresciuti insieme, e, per molto tempo, fu l'unico amico di Amy. Kieren credeva fosse perché le mancava tutto quell'ambiente di quando era bambina.
Ma ora, quando lui, Amy e Simon passavano la serata insieme, Amy era più tranquilla, o almeno così sembrava a Kieren.
Ciò che Kieren non sapeva, era che Amy alle superiori aveva avuto un ragazzo segreto.
Sua nonna le avrebbe "tagliato le gambe", se lo avesse saputo, perché "avrebbe ripetuto la storia di sua madre" e per altri motivi che si aggiungevano ogni volta.
Il ragazzo con cui stava Amy il terzo anno aveva finito la scuola l'anno precedente e studiava per diventare poliziotto: l'anno dopo sarebbe stato conosciuto come agente Wilson.
Quando era partita per Londra, però, Amy lo lasciò senza spiegazioni, sparendo alla vista di Londra senza salutare. Si sentiva in colpa di non averlo detto a sua nonna, e il senso di colpa l'aveva portata persino a non voler più vedere Wilson in giro. Lui le aveva lasciato spazio, ma ora erano passati anni, e ciò che provava per Amy... Non era cambiato di molto.
Quella sera Amy e gli altri avrebbero visto tutti insieme film di Natale, per prendere ispirazione per la festa migliore di sempre, come sosteneva Amy.
Ma quando Amy fu chiamata alla cassa e trovò Philip davanti a sé, sentì che tutti i piani sarebbero andati in fuga.
 
-Amy ha detto che non può venire, Jeff sta male.
-Jeff è...
-Il carlino. Quello cicciottello.
Simon sorrise. -So quali sono i carlini.
-Li avete in Irlanda?
Simon rise. -Sì, certo.
Kieren prese la sedia della scrivania e la girò verso il letto, dove era seduto Simon. Guardò la chitarra, e si disse che un fuggitivo l'avrebbe avuta piena di adesivi, o francobolli, o...
-Sai suonarla?
Kieren poggiò un dito sul petto. -Io? No.
Simon si alzò in piedi e la prese in mano. Si arrotolò le maniche del maglione, da cui spuntavano soltanto le punte delle dita, e iniziò a pensare.
Kieren notò che quando pensava tamburellava le dita. Poi sorrise con un angolo della bocca e iniziò a suonare.
Incespicò in qualche nota, e ricominciò, stavolta senza esitazione.
 
"Stay for tonight
If you want to
I can show you
What my dreams are made of,
As I'm dreaming of your face
I've been away for a long time
Such a long time
And I miss you there
I can't imagine being anywhere else
I can't imagine being anywhere else but here"*
 
Quella canzone aveva un paio d'anni, più o meno, ma era comunque una delle canzoni che gli piacevano di più, e più facile da suonare.
E poi, credeva che a Kieren sarebbe piaciuta, forse per il testo, o la melodia.
Nonostante ciò, si sentiva come un bambino che recita una poesia a Natale davanti ai genitori di mezza scuola, o davanti ai parenti la cena della Vigilia.
Appena finì, guardò Kieren come se volesse scusarsi per non essere stato granché, corrucciando le labbra.
Kieren pensò che avrebbe dovuto smetterla di concentrarsi così tanto sulle sue labbra, ma Simon gli fece una domanda che lui non sentì.
-Cosa?
-Non hai mai tenuto in mano una chitarra?
-La suonavo, alle medie, mi pare, ma era per perdere tempo. Jem è quella che ci sa fare con la chitarra.
-Provaci.
Kieren andò verso Simon, e si sedette vicino a lui. Prese la chitarra in mano e pensò a come Jem la teneva segregata in camera sua.
-Dimmi che non è Wonderwall.
Kieren scosse la testa, e iniziò a suonare. Appena Simon capì che canzone era, iniziò a sussurrare il testo nell'orecchio di Kieren, con la sua voce bassa e il suo accento.
 
"Something in the way she moves
Attracts me like no other lover
Something in the way she woos me
I don't want to leave her now
You know I believe and how
Somewhere in her smile she knows
That I don't need no other lover
Something in her style that shows me
I don't want to leave her now
You know I believe and how"**
 
-Aspetta, -lo fermò ad un tratto Simon. -Qui è così.
Spostò appena la mano di Kieren e si spostò per posizionare meglio le dita.
Quando alzò lo sguardo su Kieren, lui lo stava fissando a bocca aperta.
-Cosa c'è?
Kieren strinse la chitarra per non farla cadere, e si allungò verso Simon, che, dopo un attimo di sorpresa, prese il viso di Kieren tra le mani.
Chiuse gli occhi, e rispose al bacio, con la chitarra che ostacolava ogni loro movimento e teneva le mani di Kieren occupate.
Simon si staccò da Kieren, continuando a tenere il viso tra le mani. Lo accarezzò muovendo appena le dita, e scoprì che, nonostante avesse superato la ventina, non aveva ancora la pelle ruvida di chi si fa la barba. Sorrise, pensando a quanto fosse delicato e tenero.
Kieren aveva il cuore che gli batteva a mille e le nocche delle dita bianche. Non aveva neanche lui idea di come fosse successo, o di perché lo avesse fatto. Forse era colpa delle circostanze, forse... Cercò di arrampicarsi su degli specchi, ma il semplice contatto con le labbra, e ora le dita di Simon lo rendevano felice e gli contorcevano le budella come era successo tanto tempo prima, quasi in un'altra vita.
-Kieren, tutto bene?
-Sì, io...
Simon prese la chitarra con una mano e la poggiò a terra. Infilò la sua mano nella mano di Kieren e si avvicinò per baciarlo ancora.
Sebbene Kieren sentisse un peso alla bocca dello stomaco, ricambiò il bacio. Era troppo strano, non sembrava giusto, e contemporaneamente sembrava la cosa più naturale da fare.
Era uno scricciolo, tra le sue mani, con le sue dita sottili e le ossa che sembravano essere cresciute troppo in fretta, come se non avessero aspettato il corpo per allungarsi.
Simon poggiò la fronte su quella di Kieren, e fissò i suoi occhi.
Gli sembrò che gli ultimi anni non fossero mai accaduti, e che tutto andasse bene.
E tutto perché poteva poggiare il naso su quello di Kieren.
 
 
*If i'm James Dean you're Audrey Hepburn, Sleeping with Sirens
**Something, The Beatles

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** I segreti ***


Il Natale a Roarton svegliava tutti.
Non che fosse una cittadina cattolica, ma i bambini e i vecchi, che componevano la maggioranza della popolazione, erano affezionati al Natale come... beh, come possono esserlo solo i bambini.
La più grande sostenitrice del Natale, però, era Amy.
Da quando aveva iniziato a lavorare al canile, era riuscita a rendere festoso anche quel luogo che prima era triste. A Natale soprattutto, quando comprava le coperte e i giochini a tema, il canile diventava una grande esposizione di oggetti relativi al Natale, anche se questi non avevano attinenza con la struttura.
Kieren aveva trovato le lucine che metteva il vecchio proprietario prima di affidare a lui la libreria, e così stava sistemandole lungo la porta e sul bancone quando Simon entrò nella libreria.
-Kieren Walker.
-Oh, ciao, Simon...
Dopo il bacio, non avevano scambiato parola. Era tornata Amy, e avevano fatto finta di niente. Ma ora la questione era un bell'elefante gigante nella stanza, e Kieren era davvero imbarazzato.
-Come va?
Simon incrociò le dita nelle tasche nel cappottone.
-Tutto bene, solo che ho solamente questa scala, e trema, e non so come mettere le luci sulla traversa della porta.
Simon chiuse la scala e l'avvicinò alla porta. -La mantengo io, sali.
Kieren fece come aveva detto Simon, e con dei pezzetti di scotch attaccò il filo con le lucine. -Va bene?
Simon sorrise. -Sì. Dovresti vedere casa. Amy ha ribaltato ogni mobile.
-E non sai ancora cosa fa ad Halloween.
Kieren scese dalla scala e Simon la chiuse.
Erano uno di fronte all'altro, ma nessuno dei due riusciva a proferire parola.
-Sei venuto a prendere qualche libro nuovo?
-No. Sono venuto per un consiglio. Amy ha detto che voi due vi scambiate i regali, a Natale, e volevo fargliene uno anche io, sai, per ringraziarla per avermi ospitato a casa eccetera. Ma non so cosa farle.
Kieren sospirò. Un regalo per Amy. Avrebbe dovuto iniziarci a pensare anche lui, e immaginò Simon e lui che andavano alla ricerca per un regalo per Amy. Insieme.
-Non è che stai facendo il doppio gioco?
-Doppio gioco? Che significa?
-Significa che Amy si è davvero affezionata a te. Intendo, davvero. E con quello che è successo pochi giorni fa...
-Intendi dire che sono un bugiardo? Un approfittatore?
-Non l'ho detto io. Resta il fatto che fai il tenero e il carino con Amy, e poi...
E poi baci me, avrebbe voluto aggiungere. Ma sentì un groppo in gola, e non riuscì a finire la frase.
-Amy è una persona fantastica. E mi piace davvero. Amy in fondo si sente debole, non importa quanto si dimostri entusiasta o felice, e ha bisogno di conferme, come ha bisogno di sapere che le siamo affezionati. Le dico che le voglio bene, perché le voglio bene, e voglio che stia bene. Mi dispiace se ti sei fatto questa idea di me, ma cercavo solo di... 
Simon cercò la parola giusta, e Kieren si sentì un idiota. Dopotutto, anche la sua amicizia con Amy era iniziata con lei che dichiarava di volerlo sposare. 
-Di darle il mio affetto.
Kieren prese la scala dalle mani di Simon e la portò strisciandola nel magazzino, per prendere tempo e pensare a cosa dire. Chiuse la porta e tornò nel negozio, e Simon era ancora lì, che lo guardava, come se stesse aspettando una risposta.
-Hai ragione. Mi dispiace. Solo che tengo ad Amy più di chiunque altro.
-Non fa niente. Non c'è altro di cui vuoi parlare?
-No, non credo.
Simon si avvicinò, toccando con la punta delle dita il dorso della mano di Kieren. -Sicuro?
-Non proprio. Se con Amy non c'è niente...
Simon sollevò un angolo della bocca, mentre intrecciava le dita in quelle di Kieren, che sentiva il respiro mozzarsi.
-Questa cos'è?
Fece un piccolo passo indietro e alzò le loro mani intrecciate.
-Una stretta di mano, -rispose Simon, cercando di rimanere serio.
-Una stretta di mano?
Kieren sciolse la stretta, ma non seppe decidere se essere irritato o divertito dalla risposta.
-Una stretta di mano, -sussurrò Simon all'orecchio di Kieren, annullando improvvisamente la distanza tra loro, e facendo quasi sbattere Kieren contro il bancone. Gli passò una mano sulla nuca, accarezzandogli i capelli. Un piccolo movimento, e le gambe di Kieren sembravano aver ceduto definitivamente, sotto quelle labbra che da una risata si trasformarono in un bacio.

-Non farti strane idee, idiota.
-Non sono io che mi faccio strane idee, Dyer.
Amy si alzò dal letto e tirò la coperta, lasciando Philip con solo il lenzuolo addosso.
-E allora sappi che ti odio.
Se la mise sulle spalle e iniziò a cercare i pezzi che aveva seminato entrando nella stanza. 
Ogni volta che capitava, Amy si riprometteva che sarebbe stata l'ultima. Ma era piacevole, dimenticare tutti i dispiaceri e i pesi che avevano portato i vent'anni, e tornare una liceale avventata e felice e spensierata alla sua prima cotta, che mantiene un segreto e non sa neanche come non farsi sorprendere.
E poi Philip era così buono, e non era cambiato per niente. Le faceva i complimenti, e usava il profumo che lei gli aveva regalato anni prima. Magari non era della stessa boccetta, ma lei sentiva il suo odore addosso quando se ne andava, e quel profumo era sempre lo stesso, da cinque anni.
Le accarezzava i capelli e le ripeteva come era felice, e tutto quello che voleva fare lei era piangere di felicità, ma nel momento in cui realizzava cosa aveva fatto, come si era presa gioco di se stessa, era arrabbiata con sé stessa e con lui, perché non faceva niente.
-Ti odio anche io, Amy.
-Bene.
Raccolse la sottogonna e le calze, e la camicia e la giacca. si chiuse in bagno, e si rivestì. Uscì sbattendo la porta.
Philip non tentava neanche di fermarla. Rimaneva nel letto, a prendere a testate il muro, cercando di dire qualcosa di diverso dal solito copione. Perché lui Amy non la odiava, né avrebbe mai potuto.
Ma non aveva abbastanza coraggio.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Natale ***


Dalla cucina proveniva un odore che svegliò Simon.
Scese di sotto, in pigiama, e trovò Amy che apparecchiava, con il grembiule di Natale annodato in vita. Le pentole erano ancora posate sui fornelli, e i piatti erano vuoti, mentre la tavola era quasi finita: c'erano i bicchieri, i tovaglioli e le posate, tutti in una diversa gradazione di rosso.
-Che ci fai in abbigliamento non-Natalizio? E renditi utile, Kieren verrà qui a pranzo!
-Buon Natale, Amy.
-Sh! Non ti azzardare a parlare in abbigliamento non-Natalizio!
Simon salì di sopra e si preparò per il pranzo.

Kieren aveva la sua camicia rossa che Amy gli aveva fatto comprare secoli prima appoggiata sul cesto della lavanderia. Si guardò allo specchio, e si chiese se prendere in prestito i trucchi di Jem per coprire le occhiaie sarebbe stato un gesto osceno per il punto di vista dei suoi genitori. Senza poi parlare di quel piccolo livido che si era procurato tra la spalla e il collo, a causa di Simon.
Sorrise, pensando a loro due, nascosti tra dietro il bancone, nascosti in un angolo così piccolo e stretto per non farsi vedere da fuori, che si baciavano come se non lo facessero da anni, in segreto da tutti. Avevano fatto scivolare la radio, che aveva fatto un rumore infernale e si erano spaventati, temendo che qualcuno avesse potuto vederli. Il cuore di Kieren, che già batteva all'impazzata, gli si era fermato sul collo.
Si infilò la camicia, abbottonandola fino all'ultimo bottone, e annodò la cravatta di velluto verde che aveva comprato quasi per scherzo, ma di cui Amy si era innamorata. Sì, il livido non si notava più.
Arrivò a casa di Amy puntuale, e suonò il campanello.
La porta si aprì, e il maglione più strano che avesse mai visto indosso a Simon venne ad aprirgli.
-Quella è neve o cocaina?, -chiese, soffocando le risate.
Simon rise, irritato, prendendolo per la cravatta. -Ti va bene che è Natale, piccolo folletto, o ti avrei già soffocato.
-Non potresti mai, visto che sei tu il folletto.
-In Irlanda ci sono i lepricauni, non i folletti, Walker.
-Non importa.
Simon allungò la testa verso la cucina. 
-Amy?
Scosse la testa. Amy non era in vista.
Kieren si avvicinò e si alzò appena sulle punte per baciare Simon. Un breve bacio, a fior di labbra. 
-Buon Natale.
Kieren si morse il labbro. -Buon Natale.
-Simon, è Kieren?
-Sì, arriviamo.
Simon si avviò, tenendo la mano di Kieren, e la lasciò appena entrarono in cucina.
-Kieren! Auguri! Buon Natale!
Corse ad abbracciarlo. -Abbiamo dei regali per te!
-Anche io...
-Dopo i regali! Io e Simon abbiamo cucinato tutta la mattina per il mio BFF.
Si sfilò il grembiule e si sedette al suo posto. Aveva un fiocco tra i capelli che la faceva sembrare un pacco regalo gigante.
Iniziarono a mangiare, e Amy raccontò a Simon dei Natali passati, come se si fosse perso un episodio di un telefilm e lo stesse aggiornando.
-C'è stato il Natale in cui siamo entrati di straforo a scuola. Cioè, non di straforo. Abbiamo rotto una finestra per entrarci.
-Meno male che non c'era l'antifurto.
-Lo hanno messo subito dopo, perché oltre noi sono entrati dei ragazzi che hanno rubato dei computer. Ops.
Simon rideva, man mano che Kieren e Amy richiamavano vecchi ricordi.
-Non sono stati tutti Natali felici, però, -disse Amy ad un certo punto.
Kieren allungò una mano per stringere quella di Amy. -Ricordi quando dovevi uscire con Philip e dicesti a tua nonna che eri a casa mia, e hai fatto una corsa tremenda quando ti ho chiamata per avvisarti che lei stava arrivando a casa mia per venirti a prendere?
-"Perché hai il fiatone, Amelia?"
-"Era scappato il cane". "Tu e i tuoi dannati cani, Amelia".
Kieren e Amy scoppiarono a ridere.
-E Philip era nel retro della casa che faceva di tutto per non farsi vedere.
Dopo pranzo si stravaccarono sul divano, uno sull'altro, raccontando altri episodi a Simon, che sfiorava il braccio di Kieren senza farsi vedere. Amy saltò in piedi e chiese: -Regali?
Corse a prenderli, e i due ragazzi rimasero a fissarsi e a cercare di non ridere. Kieren non riusciva a crederci. Era Amy quella folle abbastanza da avere un ragazzo segreto, non lui. Solo che voleva trovare il modo giusto per dirglielo, ma nessun momento era quello giusto.
-Eccoli qui. Questi sono di Simon, questi miei e questi di Kieren.
Iniziarono ad aprirli, uno ciascuno. Kieren trovò una sciarpa di lana da Amy e un libro con degli spartiti da Simon. -L'ho comprato in America. Ci sono i classici del rock, ovviamente. Solo le canzoni migliori.
Kieren lo sfogliò, e due fogli con impaginazione diversa dalle pagine del libro sbucarono fuori. If I'm James Dean, you're Audrey Hepburn e Something 
Amy aveva avuto degli orecchini con delle piume da Simon, sotto consiglio di Kieren, e dei manicotti da Kieren, che indossò immediatamente.
Anche Simon aveva ricevuto dei guanti senza punta per poter suonare anche al freddo da Amy, e un libro da Kieren. Sulla strada. Così, anche se non era più un fuggitivo, ne aveva l'aspetto perfetto.
Quello era l' unico libro di Roarton che non aveva avuto un precedente proprietario. Kieren non sapeva neanche se Simon lo aveva letto, ma lui lo adorava, e adorava ogni singolo personaggio, e voleva che lo leggesse anche lui.
Suonarono alla porta, e Amy andò a vedere chi fosse.
-Forse dovremmo dirglielo adesso. 
-Simon, so io quando possiamo dirglielo, e non è adesso. Se non la prendesse bene?
-Se non prendesse bene che glielo abbiamo tenuto nascosto?
Kieren fissò gli occhi sulla punta delle scarpe. Sospirò e si convinse che era un buon momento. 
Ma aveva un nodo in gola grande quanto una noce, così tanto grande che quasi gli faceva venire le lacrime agli occhi. La serata passò, e né Kieren né Simon ne fece parola.

-È stata una grande idea usare la scusa del volontariato per poter uscire oggi.
Jem alzò lo sguardo dalla strada, coperta da uno strato viscido di neve mezza sciolta e guardò Gary.
-Chiamalo volontariato, ma io lo chiamo prendere in giro i miei.
Gary abbassò il cappello sugli occhi di Jem, stringendola in vita per impedirle di alzare le braccia.
-Stronzo!
La lasciò andare solo quando lei iniziò a tirare calci.
-Cristo, Jem. Le parolacce!
-Ma vaffanculo.
Gary la riafferrò e la prese sottobraccio. Iniziò a ridere e Jem con lui.
Le sembrava assurdo che suo fratello lo odiasse. Sì, era un po' infantile, ma era... carino. Forse. E poi era più grande, e si sa che onore è per una ragazza all'ultimo anno uscire con uno che già  lavora. Nell'arma, poi. Gary le dava accesso ad un sacco di cose, e quella volta che aveva rubato uno smalto con delle sue amiche, lui l'aveva fatta uscire sul retro.
A volte usava un po' troppo le mani, ma era un ragazzo, e nessun ragazzo sa tenere le mani a posto.
Chissà perché Kieren lo odiava tanto.

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** I ventinove anni ***


La libreria era un luogo sicuro.
Non aveva mai amato come in quel periodo il silenzio e la solitudine di quel momento.
Le parole scambiate con Rick lo avevano reso confuso, quasi quanto quei due baci, quando erano ragazzini.
Simon era così sicuro di sé, e Kieren sapeva che aspettava i suoi tempi per poter fare cose semplici come tenergli la mano per strada, o portarlo a pranzo, o cose del genere.
Forse lui e Simon avevano corso un po' troppo. Non si conoscevano molto, ma avrebbero avuto tempo per farlo. Solo che ora Kieren non lo pensava più.
E se Simon si fosse annoiato del suo essere così insicuro? Se si fosse aspettato cose che Kieren non poteva dargli?
I dubbi si accalcavano nel cervello di Kieren e quasi gli veniva voglia di dare buca ad Amy e Simon per i ventinove anni di Simon.
-Si può?
-Ciao, Simon.
-Va meglio?
Kieren alzò una spalla. -Più o meno.
Stava sistemando i libri negli scaffali, e Simon gli andò incontro. Lo abbracciò, poggiando la testa sulla sua spalla, così da poter leggere i titoli dei libri sui loro dorsi mentre Kieren li sistemava.
-Amy ti ha costretto a farmi un regalo?
Kieren sorrise. -Non mi ha costretto.
Simon rise. -Sai quale sarebbe un bel regalo?
Kieren si liberò dall'abbraccio. -Sì, lo so.
-Ci vuole tempo, Kieren.
-E perché non lo capisci? Se ogni tanto pensassi che qui a Roarton le persone non sono come i tuoi amici americani, le cose andrebbero meglio.
-E questa da dove esce, adesso?
-Esce dal fatto che vuoi che dica a tutti che siamo... Che io sono...
Simon si morse la guancia. -Non voglio che tu faccia qualcosa che non vuoi. Vorrei solo che tu ti vedessi come ti vedo io, Kieren. Non hai bisogno del loro giudizio.
-E se mi piacesse? Essere visto come uno dei pochi bravi ragazzi che sono rimasti al mondo?
-Non hai bisogno di parlare come una nonnetta per essere un bravo ragazzo. Tu sei perfetto così.
-Smettila. Smettila di dire così, non è vero.
Simon si avvicinò a Kieren, e gli prese una mano. Kieren si liberò dalla presa, ma Simon ci riprovò fino a quando Kieren non ritirò la mano.
-Kieren, ci sono passato anche io, d'accordo? So quanto sia dannatamente difficile. Ma puoi farcela. Hai affrontato tante cose da solo. E io sono qui a sostenerti. Perché non vuoi che ti sia vicino?
Simon vide il labbro di Kieren tremare.
Poggiò una mano sul suo viso. -Non fare così, ora. No, Kieren, non voglio che tu...
Prese il viso tra le mani, e fece toccare le due fronti tra loro. -Devi farlo quando te la senti, va bene?
Simon lo guardava mente diventava una foglia tremante, e si pentì di aver iniziato quel discorso. Voleva il meglio per lui, e voleva che si accettasse per quello che era.
Con quello che era successo a Rick, che era stato costretto a correggersi, che era stato convinto che in realtà era qualcos'altro, Kieren si sentiva colpito anche lui.
Ma Simon era convinto che avrebbe potuto superarlo, e avrebbe potuto accettare ciò che era davvero, anche se al momento era difficile anche per Kieren stesso capirlo e accettarlo.
Se si cresce con un'idea ripetuta in testa, ci si convince che quell'idea sia giusta. Simon capiva perfettamente cosa voleva dire.
Forse per Kieren c'era ancora tempo per convincersi che amare Simon non era una malattia.
 
Amy aveva comprato quella torta quella mattina.
Era  come quelle che sua nonna aveva iniziato a comprare quando era diventata troppo vecchia e stanca per farne da sola.
Aveva tre strati, ognuno farcito di cioccolato e ricoperta di panna, con gli M&M's a pioggia per dare un po' di colore e le candeline rosse.
Aveva comprato anche della pizza, visto che Simon aveva detto che gli piaceva da matti. Non era entrato nel dettaglio, così aveva preso tre pezzi di ogni tipo disponibile.
Kieren di solito festeggiava il compleanno a casa, con la famiglia, e invitava anche lei. Lei, invece, non andava matta per il suo compleanno. Le ricordava cose lontane nel tempo, ma sempre dolorose. Comprava una torta e passavano il pomeriggio insieme, e questo bastava ad Amy. Non che ne fosse entusiasta, ma le andava bene.
Era iniziare una nuova tradizione che entusiasmava Amy.
Quando arrivarono anche i ragazzi, rimasero sorpresi da come Amy era riuscita ad organizzare tutto in un solo pomeriggio, nonostante avesse prenotato il cibo con un bel po' di anticipo.
Finirono la pizza, e Amy segnò mentalmente che a Simon piaceva di più quella con la mozzarella, e Simon spense le candeline.
Non aveva spento delle candeline su una torta da quando aveva dodici, tredici anni.
-Credevo ci avremmo messo più tempo, non ho comprato più nulla da mangiare. Se andassimo da qualche parte?
-Tipo un locale?
-Già! Tua sorella non va in quella discoteca poco fuori Roarton? Vediamo com'è, che ne pensate?
Si infilarono nell'auto che Kieren aveva preso in prestito da suo padre e arrivarono alla discoteca in poco più di dieci minuti. Non doveva esserci nessuno, perché li fecero entrare senza problemi.
La discoteca non era piena, ma comunque le persone si accalcavano le une contro le altre.
Amy si buttò nella mischia senza fare troppi complimenti, mentre Kieren rimase un po' da parte.
-Fa un po' caldo qui, -gridò, cercando di farsi sentire da Simon.
Simon lo prese per una mano e uscirono di lì.
-A gennaio non nevica già più a Roarton?
Si sedettero su una panchina, guardando le luci della discoteca che filtravano appena attraverso le vetrate oscurate.
-No, di solito no. Abbiamo avuto un inverno stranamente mite, quest'anno.
Simon si avvicinò a Kieren, che incrociò le gambe e si girò verso Simon.
-Non c'è nessuno qui.
-Lo so. Volevo solo...
Kieren frugò nelle tasche, e cacciò un foglio piegato in quattro.
-So che non volevi regali, ma questo l'ho fatto il giorno in cui sei arrivato a Roarton. Volevo che lo avessi.
Simon lo aprì, e trovò un suo ritratto fatto con, a quanto pareva, l'unica penna di cui era dotata quella libreria.
-Sei dannatamente bravo, Kieren Walker.
Kieren abbassò gli occhi, e Simon poggiò la mano tra il collo e la spalla di Kieren. -Dovresti mollare quella libreria e metterti a fare il pittore. Scappare in Francia.
-Perché non ci andiamo? Lontani da qui, da tutto.
-Perché fuggire non aiuta, Kieren. Fuggire in Francia sarebbe come fuggire da te stesso; proprio ora che stai...
-Che sto accettando di essere malvisto dalla chiesa e da tutto ciò in cui ho sempre creduto?
-Kieren, ne abbiamo già parlato.
-Lo so, e non ce l'ho con te. Ce l'ho con me stesso e con... con tutta Roarton.
Simon sorrise, amaramente. -Kieren, capiranno. E se non capiranno, andremo in Francia. O in America. Oppure ovunque tu decida di andare.
Kieren guardò Simon, che aveva il potere di renderlo più sicuro di sé. Ma ora aveva un nuovo dubbio. Perché Simon era andato in America, allora?

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2900261