In volo verso il futuro: le Ali Nere. di Soul of the Crow (/viewuser.php?uid=192026)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una richiesta d'aiuto proveniente dal futuro ***
Capitolo 2: *** Dove ci troviamo? ***
Capitolo 3: *** Benvenuti tra le Ali Nere ***
Capitolo 4: *** La decisione degli ex Emissari ***
Capitolo 5: *** La prima partita ***
Capitolo 6: *** Sogni, scoperte e annunci ***
Capitolo 7: *** Primo giorno libero (Parte 1) ***
Capitolo 8: *** Primo giorno libero (Parte 2) ***
Capitolo 9: *** Secondo giorno libero (Parte 1) ***
Capitolo 10: *** Secondo giorno libero (Parte 2) ***
Capitolo 11: *** 200 anni tra passato e futuro: allenamenti e misteri (Parte 1) ***
Capitolo 12: *** 200 anni tra passato e futuro: allenamenti e misteri (Parte 2) ***
Capitolo 13: *** Troppi segreti da nascondere: l'Oracolo e la cerva ***
Capitolo 14: *** Troppi segreti da nascondere: Yoru e il coniglio di peluche ***
Capitolo 15: *** La prima missione (Parte 1) ***
Capitolo 16: *** La prima missione (Parte 2) ***
Capitolo 17: *** I primi segni della verità ***
Capitolo 18: *** Il Popolo del Cielo Nero e i Keshin Ancestrali ***
Capitolo 19: *** Consigli preziosi ***
Capitolo 20: *** Segreti e Aiutanti ***
Capitolo 21: *** Finalmente si parte! ***
Capitolo 22: *** Una via d'uscita? ***
Capitolo 23: *** Sguardi reali e voci... buone o malefiche? ***
Capitolo 1 *** Una richiesta d'aiuto proveniente dal futuro ***
Avviso:
nell’angolo autrice a fine capitolo ci sono delle note che
chi mi ha spedito gli OC nel prequel di questa long, cioè
l’Avvento del Sole Nero, deve leggere.
Come ben sappiamo, la Holy Road era terminata con la vittoria della
Raimon e il Fifth Sector era solo un lontano ricordo.
Dall’inizio dell’estate, Gouenji aveva deciso di
attuare un programma di educazione all’attività
calcistica in tutto il Giappone con l’aiuto dei membri della
Raimon e molti altri ragazzi; anche gli ormai ex Emissari del Sole Nero
avevano potuto partecipare a quel progetto, e da un paio di mesi le
cose procedevano per il meglio. Nessuno degli ex Emissari sapeva che,
insieme ai calciatori della Raimon, sarebbero stati coinvolti
nuovamente in una lotta contro nuove organizzazioni e nuove squadre di
calcio, stavolta provenienti da un’epoca molto lontana dalla
loro, ma senza il loro aiuto sarebbe potuta cambiare per sempre.
Nell’Hokkaido…
200 anni nel futuro… Nei sotterranei di un edificio
abbandonato…
Il luogo dal quale sarebbe partita la richiesta d’aiuto per
gli ex Emissari era un faro situato su un promontorio a nord
dell’isola di Hokkaido, e come per la Villa del Sole Nero
parecchi anni prima, era protetta da una barriera, sebbene questa non
fosse fatta dell’energia che creava i keshin, ma non era il
caso di soffermarsi su questi particolari; quella costruzione era
rimasta inutilizzata da anni, eppure qualcuno continuava a vivere nei
sotterranei. Del resto, quell’edificio era l’unico
luogo in cui si poteva trovare un po’ di
tranquillità: il Giappone era stato
“sottomesso” ad un’altra organizzazione,
e come il Fifth Sector utilizzava il calcio per imporsi, ma metteva a
rischio la vita di tutti coloro che capitavano a tiro. Qualcuno si era
attivato per fermare quella catastrofe, ma i molti tentativi servivano
a poco e chi abitava in quel faro lo aveva capito molto tempo prima.
Quel qualcuno si trovava in una delle molteplici stanze che facevano
parte dei livelli sotterranei di quel faro: le pareti di metallo erano
completamente bianche, e non era presente nessun elemento che desse un
po’ di colore a quella sala. Certo, erano presenti diversi
macchinari tecnologici, tra i quali un’enorme lastra
metallica sul lato nord della stanza, un tavolo rettangolare e undici
sedie, ma il grigiore del metallo regnava sovrano lì; la
costruzione si trovava su un promontorio, e quindi era possibile vedere
il paesaggio esterno, sebbene consistesse semplicemente
nell’enorme distesa blu del mare.
In quel momento, un uomo sulla trentina vestito con uno smoking bianco,
una camicia nera e scarpe dello stesso colore era seduto al tavolo e
stava lavorando al portatile, ma fu interrotto dal rumore della porta
automatica, unico ingresso per la stanza, che si apriva e faceva
entrare un ragazzo sui tredici anni: aveva i capelli folti, e tenuti
spettinati, di un colore biondo castano, di cui alcuni ciuffi gli
ricadevano sull’occhio destro. Gli occhi erano azzurri, il
viso possedeva tratti leggeri e delicati, la carnagione leggermente
pallida e la corporatura abbastanza esile. Indossava una camicia a
maniche lunghe con alcuni strisce bianche e blu, jeans scuri e scarpe
sportive dello stesso colore delle strisce della camicia. Il ragazzo
non si diresse subito dall’uomo, ma avanzò verso
la finestra, aprendola, e mettendosi ad osservare quella vasta
superficie blu increspata ogni tanto dalle onde.
- Nostalgia della tua vecchia vita? - la voce dell’altro
individuo presente nella stanza lo distolse dai suoi pensieri.
- Un po’ sì. E lei ne ha? - gli chiese a sua volta
il castano, decidendosi a guardare il volto di quello che era il
proprio capo.
Il biondo non rispose e riabbassò lo sguardo sul portatile,
ricominciando il suo lavoro; i due passarono diversi minuti in
silenzio, quando il rumore di un allarme li distrasse entrambi:
- Sarà un intruso? - pensò a voce alta il
trentenne.
- Non è detto. - replicò il ragazzo, per poi
dirigersi verso il lato ovest delle stanza dove si trovava un
televisore con schermo al plasma e un pannello metallico su cui si
trovavano diversi pulsanti. Il castano premette alcuni tasti e sullo
schermo comparvero quattro immagini, visibili grazie alle telecamere
poste all’esterno dell’edificio: su una di esse,
quella dove si vedeva l’entrata del faro, c’era
anche l’immagine di una ragazza dai capelli rossi e gli occhi
color cioccolato che stava guardando verso la telecamera.
- è tutto a posto signor Phoenix. È Isako; deve
aver compiuto la missione che le ha affidato. - lo informò
il castano.
- Sho, quante volte ti ho detto che non è necessario che mi
dai del “lei” o del “signore”?
Comunque, fai entrare Isako. - Sho annuì a quella richiesta
e premette un pulsante verde sul pannello che avrebbe disattivato
temporaneamente il campo di forza che proteggeva il faro e permesso
alla collega di entrare.
Dopo pochi minuti, la porta automatica si aprì nuovamente e
sulla soglia era comparsa una ragazza sorridente: come si poteva vedere
dall’immagine delle telecamere, aveva la carnagione pallida,
i capelli color fuoco e gli occhi marroni, e nonostante avesse soltanto
un anno in meno del ragazzo dai capelli castani, sembrava ancora una
bambina perché era abbastanza bassa e aveva delle lentiggini
ben evidenti sul viso. Indossava un maglione piuttosto largo color
verde cinabro, dei pantaloncini bianchi, degli stivali di camoscio e un
cappuccio color panna sulla testa che lasciava intravedere diversi
ciuffi dei capelli rossi.
- Grazie per avermi fatto entrare Sho. Sai dov’è
il capo? - gli chiese lei con il sorriso che non lasciava il suo volto,
ma lui si sbatté una mano sul volto, stupito
dall’ennesima dimostrazione di sbadataggine della collega.
- Ufff… Per l’ennesima volta, è al
solito posto. - le rispose il castano, per poi indicarle con lo sguardo
l’uomo seduto al tavolo: va bene che indossava degli abiti
che si confondevano abbastanza facilmente con le pareti della stanza,
ma dopo alcuni mesi si chiedeva se l’amica lo avesse mai
capito o semplicemente se lo scordava ogni volta che glielo diceva.
All’inizio capitava che anche lui si confondesse, ma il loro
capo aveva pur sempre i capelli biondi, la carnagione leggermente
abbronzata e gli occhi marroni, seppure il destro fosse tagliato
diagonalmente da una cicatrice e grazie a queste caratteristiche aveva
smesso di confondersi dopo alcuni giorni.
Nel frattempo, la ragazza si era avvicinata a Phoenix e lui la
raggiunse poco dopo:
- Ho piazzato i dispositivi come mi ha chiesto. - riferì la
rossa all’uomo, sempre conservando il sorriso sul volto.
- Isako, l’ho detto a Sho e lo ripeto anche a te: non
è necessario che mi chiamate dandomi del
“lei”, anche se la scelta sta a voi.
In ogni caso, grazie per aver svolto l’incarico; mi auguro
che non ci siano stati intoppi. - la ragazza abbassò lo
sguardo dopo quella frase, segno che probabilmente c’era
stato un inconveniente.
- Per la verità, c’è stato un minuscolo
problema: “lei sa chi” hanno cominciato a darsi da
fare. - lo informò lei.
L’uomo sgranò gli occhi e riprese il suo lavoro:
- Non credevo che si sarebbero attivati così
presto… Solo che non hanno calcolato la nostra presenza dal
momento che entrambe le organizzazioni che stanno distruggendo il
Giappone ci credono morti. - dopo quella frase, spense il computer con
un sorriso soddisfatto.
- Ehm… Signor Phoenix, è sicuro che questa sia la
soluzione migliore? Nel senso, potevamo trovare qualcuno che ci
aiutasse anche qui, non era necessario contattare qualcuno appartenente
ad un’altra epoca. - disse perplesso il castano.
- Se ben ricordi, il passato degli ex Emissari del Sole Nero
è una delle prime cose che hanno cercato di modificare, ma
hanno fallito grazie al vostro intervento. So quali sono i veri motivi
che stanno spingendo “voi sapete chi” a cambiare la
storia, ma non approvo questi metodi e tutta questa storia potrebbe
sfuggire loro di mano; gli ex membri della Confraternita del Sole Nero
sono le persone più adatte a cui chiedere. - gli
spiegò il biondo, ma spostando lo sguardo sui due giovani
colleghi, notò una certa stanchezza nel volto di Isako:
- Hai dovuto fare parecchi viaggi in questi giorni. È meglio
se riposi un pò. - le consigliò Phoenix, e mentre
la ragazza se ne andava per dirigersi alla sua camera da letto, Sho
sembrò ricordarsi di un particolare e chiese al proprio capo:
- Mi scusi, vorrei andare a controllare se Nakagawa e Shadow sono
pronti per quando arriveranno gli ospiti, sempre se è
possibile. -
L’uomo annuì, e dopo aver fatto un piccolo
inchino, anche il castano se ne andò; quando fu uscito,
Phoenix volse lo sguardo verso una delle finestre:
- Sarà che si sono uniti a questa causa, ma mi pare ovvio
che non si fidano molto di me. - pensò lui, portando una
mano al medaglione che portava al collo:
- Ci sono già andate di mezzo fin troppe persone. Non posso
permettere che si continui così. -
Intanto…
Nel corridoio fuori dalla stanza…
Nonostante l’amica fosse uscita prima di lui, Sho la
raggiunse senza troppi problemi a causa dell’evidente
stanchezza di Isako: va bene che la ragazza era abituata a tutti quei
viaggi nello spazio-tempo tra un’epoca e l’altra,
ma farne troppi in pochi giorni poteva essere piuttosto stancante.
- Isako, hai trovato… Beh, lo sai no? - le
domandò lui, pensando che l’altra ci arrivasse, ma
lo sguardo triste che le rivolse poco dopo era una risposta
più che sufficiente.
- Mi spiace. Non si trovava nemmeno là; magari potremo
chiedere ai futuri ospiti se… -
- No. Non ci pensare nemmeno. Non lo abbiamo mai fatto sapere al Signor
Phoenix, e ci comporteremo allo stesso modo anche con gli ex Emissari
del Sole Nero. - decise lui, interrompendola.
La rossa annuì, per poi dirigersi nuovamente verso la sua
stanza; il castano proseguì verso un altro corridoio. Per
l’arrivo degli ex Emissari, dovevano essere pronti.
200
anni prima… A Tokyo… A casa di Lorella Gold e
Rinako Suzuki…
Lory e Rin erano tornate a casa loro da un bel po’ dopo una
giornata passata ad allenare alcuni bambini che abitavano in una scuola
elementare della loro città, aiutate anche da altri dei loro
compagni ex Emissari.
Lorella stava utilizzando il suo portatile, senza essersi accorta che
su di esso era stato applicato un minuscolo dispositivo su cui era
presente il marchio di una sfera rossa con due ali nere con alcune
piume argentate, quando ricevette un e-mail da un mittente sconosciuto.
All’inizio non la lesse, ma dopo pochi secondi, sullo schermo
del pc comparve l’immagine presente sul dispositivo, anche se
era più grande, e l’e-mail si aprì,
rivelando il contenuto.
- Rin! Vieni presto! - la chiamò la bionda, e dopo poco
tempo, la ragazza dai capelli a caschetto comparve sulla soglia.
- Perché mi hai chiamato? - le domandò subito la
Suzuki.
- Guarda. Quest’e-mail è diretta agli ex Emissari
del Sole Nero. - le rispose l’altra, così la
corvina si avvicinò per leggere il contenuto del messaggio:
“Ex Emissari
del Sole Nero, spero che voi stiate bene, anche se non mi avrebbe
stupito il contrario. Potrà sembrarvi strano, ma vi sto
scrivendo da 200 anni di quello che voi definireste il futuro, e grazie
ad un dispositivo molto potente sono riuscito a far arrivare
quest’e-mail ad ognuno di voi.
Comunque, in
quest’epoca due organizzazioni stanno utilizzando il calcio
per una lotta che prosegue da molti anni, ma qualcuno tra loro ha
deciso di cancellare lo sport che vi piace, e che siete riusciti a
salvare dal Fifth Sector, ricorrendo a tecnologie avanzate che
permettono di viaggiare nel continuo spazio temporale e ha cercato di
cancellare il calcio e le vostre vite, dal momento che avete
contribuito a salvare questo sport. Alcuni miei colleghi hanno agito
per fermarli, ma non potremo continuare da soli ancora per molto: ci
serve il vostro aiuto.
Non mi aspetto che mi
crediate, del resto può sembrare strano sentirsi raccontare
certe cose da un giorno all’altro, ma ci farebbe piacere se
decideste di collaborare.
Incontriamoci allo
Spiraglio di Luce delle Ali Nere tra un quarto d’ora.
Cordiali saluti,
Marcus
Phoenix”.
Il messaggio terminava lì, ma le due non fecero in tempo a
dire o fare alcunché che una luce si sprigionò
dal portatile della Gold, avvolgendole completamente. Dopo qualche
minuto, in quella stanza non rimase altro che il portatile ormai spento.
Angolo
di Emy
Il tanto atteso sequel de “L’Avvento del Sole
Nero” è finalmente arrivato.
Avrei alcune cose da dire che la riguardano: innanzitutto, ringrazio le
oltre 1000 visite del primo capitolo e chiunque ha inserito la storia
tra le preferite/ricordate/seguite.
Comunque, ho notato che molti degli autori che mi hanno spedito
l’OC nella scorsa long, non si sono più fatti
sentire se non per i capitoli iniziali. Capisco che non tutti abbiano
tempo, ma farsi sentire ogni due o tre capitoli per dimostrare che il
mio lavoro gli importa almeno un po’.
Di conseguenza, ho preso una decisione: ho dovuto eliminare alcuni
degli OC che mi sono stati spediti, più precisamente quelli
degli autori che hanno smesso di seguire la fic dopo il primo capitolo,
poi ho deciso di applicare alcune eccezioni.
Oltre ai miei OC apparsi nella long del Sole Nero, come Lorella Gold
apparsa in questo prologo, gli OC che mi sono stati mandati da altri
autori e che rimarranno sicuramente sono i seguenti:
- Kaori Kira è l’OC
di Wind_ e a lei sola appartiene
- Rika Ryuu è l’OC
di Summer 38 e a lei sola appartiene
- Aster Kazetsuki è
l’OC di _Nyarlathotep_ e a lui solo appartiene
- Haily Shan è l’OC
di Lullopola e a lei sola appartiene
- Aoiri Ryudekazi è
l’OC di Lullola e a lei sola appartiene
- Rinako Suzuki è
l’OC di Light Blue e a lei sola appartiene
- Hiroae Kamekage è
l’OC di princess the ripper e a lei sola appartiene
- Kuromi Tsukikage è
l’OC di Purple_Rose e a lei sola appartiene
- Erika Dance è l’OC
di _Cupcake_ e a lei sola appartiene
Le due eccezioni che ho voluto applicare, ma non sono sicura se tenere
questi OC o no, sono riferite a:
- Hayley Brown è
l’OC di Miele_ e a lei sola appartiene
- Emily Black è l’OC
di Inception_ e a lei sola appartiene
Gli altri OC presenti nella fic del Sole Nero sono tutti a rischio, a
meno che gli autori/autrici non dimostrino di seguire almeno per
stavolta.
I nuovi OC apparsi in questo capitolo sono:
- Marcus Phoenix e Sho Shibuya sono gli
OC di FaGammaVoloso e a lui solo appartengono
- Isako Okada è l’OC
di Slash_ e a lei sola appartiene
Grazie a chi deciderà di recensire e seguire.
Baci
Emy
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Capitolo 2 *** Dove ci troviamo? ***
Nell’Hokkaido…
200 anni nel futuro… Non lontano dal faro… Nella
foresta…
Era stato un fascio di luce a portare via Lory e Rin, ma quando il
bagliore si affievolì, le due non si trovavano
più nella camera della Gold: davanti a loro si ergeva una
parete rocciosa dalla cui cima sgorgavano le acque di una cascata, le
quali si riversavano poi nel fiume che si trovava immediatamente sotto
di essa. Le Emissarie si trovavano su una zona di terra battuta sulla
riva del corso d’acqua.
L’acqua e il cielo, prima tinti di sfumature arancioni e
rossicce, si stavano colorando di blu scuro, segno che il Sole stava
calando per lasciare il proprio posto alla Luna.
- Chissà come siamo finite qui… -
pensò a voce alta la bionda, guardandosi intorno e cercando
di scorgere un dettaglio che la potesse aiutare ad identificare quel
luogo, ma non riconosceva nessun particolare di quel paesaggio.
- Deve essere stata quella luce. - affermò la corvina, per
poi aggiungere:
- Dopo qualche anno passato nella Confraternita del Sole Nero, ho
imparato che niente accade per caso, quindi dobbiamo capire
perché ci troviamo qui. - appena si accorse di aver nominato
quella vecchia organizzazione, il suo primo pensiero fu quello di
tapparsi la bocca, ma ormai l’altra la aveva sentita.
In cuor suo, sperava che la cugina non si fosse scordata quello che
avevano dovuto subire: ne avevano dovute passare di tutti i colori per
soddisfare l’ambizione di una donna, che alla fine li aveva
puniti e imprigionati in un Incubo che avrebbe rischiato di non avere
una fine. Inoltre, avevano visto molte persone morire in quella villa.
- No… - quel sussurro di Lorella interruppe il filo dei
pensieri dell’altra:
- Non credo che me lo dimenticherò tanto presto, e potrebbe
essere lo stesso anche per te e gli altri. Preferirei dimenticare
quella brutta esperienza, ma non è qualcosa che si
può scordare da un giorno all’altro. - aveva
risposto come se fosse stata in grado di sentire ciò che la
corvina pensava, ma quest’ultima era sicura di aver percepito
una nota di tristezza nella voce dell’altra, oltre al fatto
di aver visto un’espressione malinconica sul suo volto.
Nonostante la bionda avesse superato la paura del rumore degli spari,
la cugina aveva avuto la possibilità di vedere
l’ormai ex capitano degli Emissari del Sole Nero in quello
stato, ma forse perché lei era stata una dei più
scossi dalle vicende degli ultimi mesi d’esistenza della
Confraternita: Lory aveva sempre cercato di rimanere allegra e
sorridente nonostante tutto quello che era successo in quel periodo, ma
Rin non aveva mai capito se quello era il suo modo per affrontare
quelle situazioni difficili o se era quel tratto della sua
personalità era solo una maschera, anche se sperava fosse la
prima opzione. Un’altra cosa che non comprendeva erano quelle
espressioni malinconiche; Rinako era sempre stata calma e posata, ma a
dispetto dell’apparenza fredda e distaccata, era molto
gentile con le persone a cui voleva bene: avrebbe voluto aiutare la
cugina, ma se questa non le diceva qual era il problema, poteva fare
ben poco.
Suzuki si avvicinò all’altra, la quale continuava
a guardare l’acqua del fiume:
- Mi dispiace Lory. Non avrei dovuto farti ricordare quella storia. -
mormorò Rinako.
Dopo lunghi istanti, la bionda si voltò completamente:
sembrava essersi calmata, ma quell’espressione aveva un che
di triste.
- Non ti devi preoccupare Rin. Quella Confraternita appartiene al
passato, e spero che quelle vicende non si debbano ripetere. - disse
Lorella, per poi cambiare discorso:
- Tra non molto il Sole calerà completamente. Credo sia
meglio cercare un riparo. - l’altra annuì a quella
proposta, incamminandosi lungo il sentiero che s’inoltrava
nel bosco dietro di lei seguita poco dopo da Gold.
Nessuna delle due sapeva che la loro ricerca sarebbe durata molto meno
di quello che pensavano; Sho le aveva tenute d’occhio per
tutto il tempo, pur essendo rimasto nascosto tra i cespugli. Avrebbe
dovuto esserci anche Isako con lui, ma si stava ancora riposando alla
base segreta:
- Non so cosa sia peggio: le vicende del Sole Nero di un paio di secoli
fa o quello che sta succedendo adesso. - sussurrò appena il
castano, ma qualcuno riuscì a sentirlo ugualmente:
- Quello che era successo in quell’organizzazione
è sempre stato un mistero per tutti: a parte “tu
sai cosa” che adesso è in nostro possesso, non
è rimasto niente che riguardava loro. - era una voce
meccanica, sembrava appartenesse ad un robot, ma era un po’
più bassa e profonda del normale.
Il ragazzo alzò lo sguardo verso l’alto e vide, su
un ramo dell’albero immediatamente vicino a lui, un aquila
completamente nera, tranne per gli occhi rossi, la pancia e alcuni
punti delle ali che erano bianchi.
- Questo lo so anch’io Shadow. - disse Shibuya
all’uccello nero, per poi tornare ad osservare le due ragazze:
- Ora che abbiamo qui due ex Emissarie, potrebbe essere anche
un’occasione per farsi raccontare qualcosa di più.
- realizzò lui, per poi cominciare ad incamminarsi,
rimanendo comunque nascosto nella boscaglia.
- è meglio se le seguiamo. Dobbiamo assicurarci che
raggiungano la base come il capo ci ha chiesto. - c’era
qualcosa d’insolito nel tono che aveva usato il suo padrone e
l’animale lo percepì:
- Perché parli sempre con quel tono di Marcus Phoenix? A
volte ti comporti come se ti pugnalasse alle spalle quando meno te lo
aspetti. -
Il volto di Sho si rabbuiò improvvisamente, e istintivamente
il ragazzo si toccò il braccio sinistro: se lo era
fratturato non molto tempo prima, quando loro avevano scoperto lui e
Okada insieme a quell’uomo dai capelli biondi.
- è vero che collaboriamo con lui da qualche mese, ma non
so… Ho come l’impressione che stia nascondendo
qualcosa a me e Isako. - gli rispose il castano continuando a
camminare, mentre Shadow si alzava in volo.
Passò una mezz’oretta dall’inizio della
passeggiata, e anche se Lory e Rin non lo sapevano, si stavano
allontanando fin troppo dal posto in cui dovevano andare:
- Credo sia il momento di agire. - nonostante stesse continuando a
volare, l’aquila sapeva che il suo padrone poteva sentirlo
perché quest’ultimo aveva con sé quello
che a prima vista sembrava un normale auricolare nero, ma in
realtà era un dispositivo che gli permetteva di comunicare
con lui a distanza.
- Lo so, ma vacci piano. Penso che il capo preferisca vedere gli ex
Emissari sani e salvi. - dopo quell’ultima frase,
l’aquila si avvicinò alle due ragazze, pur
mantenendosi ad una certa distanza, e dal suo becco uscirono due aghi,
uno colpì il braccio di Lorella e l’altro la
spalla di Rinako. Quali effetti avrebbero avuto le sostanze di cui
erano imbevuti quei due oggetti? Beh, le due ex Emissarie lo avrebbero
scoperto presto.
- Mh, Rin? Come ti senti? - le chiese d’un tratto Gold.
L’altra sbadigliò prima di rispondere:
- Ti sembrerà strano, ma mi sento un po’ stanca.
Non importa però, dobbiamo proseguire fino a quando non
troveremo un posto in cui trascorrere la notte. -
Le due camminarono un altro po’, fino a quando la bionda non
rischiò di cadere a terra e l’altra dovette
reggerla per un braccio:
- Lory? Ehi Lory, cosa ti succede? Mi vuoi rispondere o no? - Suzuki
continuò a chiamare l’altra per diverse volte, e
quando decise di guardarla in volto, si accorse che si era soltanto
addormentata, ma non potevano di certo fermarsi lì,
così Rin si caricò un braccio di Lorella sulla
spalla per sostenerla e riprendere a camminare, ma dopo qualche passo
sentì le palpebre farsi pesanti:
- No… Non adesso… Non mi devo mettere
a… - riuscì a compiere qualche altro passo, prima
di chiudere gli occhi e lasciarsi cadere a terra insieme alla cugina.
Quando accadde, Sho uscì dal suo nascondiglio tra i cespugli
e Shadow si avvicinò in volo fino a posarsi sul braccio del
suo padrone:
- Non credevo che sapessi usare anche quegli aculei imbevuti di
sostanze soporifere. - disse il castano leggermente sorpreso.
- è una delle modifiche che il signor Phoenix ha apportato
alle mie funzioni. - gli rispose l’aquila.
- Chissà cos’altro avrà fatto a te e a
Nakagawa… - pensò Shibuya, per poi emanare
un’aura verde dalla mano, la quale si accumulò
sopra di lui e le due ragazze, creando un portale che mostrava
l’immagine di un faro completamente bianco, anche se
l’aspetto poteva sembrare alquanto fatiscente: in molti punti
di quella torre mancava la vernice, e nei pressi della cima mancavano
diversi mattoni ed erano cresciute delle piante rampicanti.
L’edificio era circondato da un muretto dello stesso colore
della costruzione, interrotto da un’arcata di pietra sotto la
quale si trovava un cancello di ferro arrugginito. Lui, Isako e il capo
dovevano vivere nei sotterranei di quel luogo da parecchi mesi: non si
poteva certo definire un hotel di lusso, ma non avevano altra scelta.
Ad un certo punto, l’energia verde avvolse Sho, il suo
animale partner e le due ex Emissarie, facendoli levitare fino a farli
entrare nel portale; quando accadde, il varco d’aura verde
sparì.
Una
mezz’oretta dopo… All’interno del
faro…
La prima cosa che Lorella capii al suo risveglio era che non si trovava
più in quella foresta dove lei e Rin erano capitate. I
motivi? Anche se continuava ad avere una gran voglia di dormire, non
aveva più freddo e sentiva di essere avvolta in qualcosa di
morbido e caldo.
Ad un certo punto, si rese conto che qualcosa le stava scuotendo la
spalla insistentemente, ma smise dopo alcuni secondi; la bionda
pensò che avrebbe avuto un po’ di
tranquillità, ma si sbagliava di grosso perché
una voce femminile, allegra e squillante, le arrivò alle
orecchie:
- Lory! Dai Lory svegliati! Ci sei o no? -
Lorella mugugnò qualcosa d’incomprensibile, e si
voltò dalla parte opposta rispetto a quella da dove
proveniva la voce; peccato che anche la persona a cui apparteneva
quest’ultima non aveva intenzione di arrendersi facilmente:
- Eddai capitano. Ti devi svegliare! - all’ennesima
esclamazione, un’altra voce femminile, più calma
della prima, s’intromise:
- Hiroae, dovresti lasciarla risposare un po’. -
- Ma Kaori! Io sono stanca di aspettare! -
- Ti ricordo che anche tu non volevi che ti svegliassi. -
Era inutile: se continuavano ad alzare la voce e a discutere, non
sarebbe mai riuscita a riposare un po’. Aprì
stancamente gli occhi, e quando le immagini diventarono abbastanza
nitide, si accorse di trovarsi su un letto e di essere avvolta in una
coperta candida; pochi secondi dopo, vide davanti a lei un viso pallido
coronato da occhi color ghiaccio e contornato da capelli neri, alcuni
intrappolati in una coda di cavallo alta, con alcune ciocche di un bel
verde acceso.
- Finalmente ti sei svegliata Lory! - la salutò la ragazza.
Gold sbatté alcune volte gli occhi per capire se stava
sognando oppure no, ma quel volto e quella voce non le lasciavano molti
dubbi:
- H- Hiroae? Sei tu o sto sognando? - le domandò la bionda,
ma quando l’altra la abbracciò, o meglio la
stritolò, si rese conto che era tutto vero.
- Hiroae, rischi di soffocarla se continui così. Lasciala
respirare un po’. - la riprese l’altra voce
femminile tranquilla.
Dopo quella frase, Lorella sentì la presa di Hiroae
stringersi ancora, ma per sua fortuna delle mani riuscirono a
liberarla; ad aiutarla era stata una ragazza dai capelli color castano
dorato, una caratteristica fisica abbastanza comune, ma quegli occhi
color acquamarina erano inconfondibili: si trattava di Kaori Kira.
- K- Kaori? Anche tu qui? - chiese Gold, ancora più sorpresa
di prima.
Si guardò intorno, e si rese conto di trovarsi in una stanza
quadrata: il verde e il viola si alternavano sulle quattro pareti, e
vicino ad ognuna erano presenti un letto, un armadio e un comodino.
Ad un certo punto, si ricordò di un particolare:
- Oh no, dov’è finita Rin? -
- Non mi pare un buon modo per salutarci. È un mesetto che
non ci vediamo. - le ricordò la ragazza con la coda.
- In ogni caso, tua cugina si è svegliata prima di te ed
è uscita a fare quattro passi. - le rispose la ragazza dagli
occhi color acquamarina con un sorriso rassicurante sul volto.
Passarono alcuni minuti, trascorsi i quali le tre sentirono una voce
maschile proveniente da un punto imprecisato:
- Ex Emissari del Sole Nero, come prima cosa mi voglio scusare per i
modi che io e i miei colleghi abbiamo usato per farvi finire qui. Vi ho
spiegato la situazione in linea generale nei messaggi che vi ho
mandato, ma alcune cose ho preferito tralasciarle perché
sarebbe stato meglio spiegarvele di persona. Vi aspetto nella sala
comune delle Ali Nere; qualcuno tra poco passerà a prendervi
dalle stanze in cui vi trovate per condurvi là. A presto. -
dopo quella comunicazione, la voce sparì.
- Vedo che ti sei svegliata Lory. - constatò
un’altra voce femminile. La chiamata in causa si
girò verso la direzione dalla quale proveniva, e vide Suzuki
sulla soglia:
- Rin, stai bene allora! - esclamò felice la bionda, per poi
alzarsi di scatto dal letto, ma quando cercò di mettersi in
piedi, barcollò leggermente e cadde seduta sul letto.
- è la prima volta che ti vedo così attaccata al
letto: non ti è mai piaciuto dormire più del
necessario. - la prese in giro Rinako, ma nessuno sembrava averla
ascoltata perché gli sguardi delle compagne erano rivolti su
un punto molto vicino alle sue gambe: quando la ragazza dai capelli a
caschetto guardò nello stesso punto, notò quello
che sembrava un coniglio di peluche verde dagli occhi neri e il naso
arancione che si reggeva in piedi davanti a loro ed era molto
più grande di un coniglio normale.
Dal momento che nessuna delle ragazze sembrava voler parlare, fu
proprio l’animale a parlare:
- Perché mi guardate in quel modo? - chiese con tono
seccato, sbattendo una zampa per terra in segno d’impazienza.
- Sentite, non ho voglia di perdere tempo con voi. Avete sentito la
comunicazione del capo, no? Vi devo portare alla sala comune delle Ali
Nere quando i vostri amici si trovano già là.
Sbrighiamoci! - ordinò alle quattro, le quali, pur rimanendo
sorprese del fatto che il coniglio avesse parlato, lo seguirono fuori
dalla stanza.
Angolo
di Emy
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto e anche di non aver fatto
troppi errori.
Giusto per informarvi, sono arrivata a scrivere il quinto capitolo, ma
devo ancora controllare gli altri.
Oh, prima che me ne dimentichi:
- Shadow è l’OC di
FaGammaVoloso e a lui solo appartiene.
- Nakagawa è l’OC di
_Slash e a lei sola appartiene.
Grazie a chi recensisce e segue.
Baci
Emy
|
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Capitolo 3 *** Benvenuti tra le Ali Nere ***
A differenza della stanza in cui si trovavano fino a pochi minuti
prima, i corridoi dove stavano camminando da alcuni minuti erano
piuttosto monotoni: erano illuminati da luci a neon, rivestiti da
lastre metalliche bianche ed erano interrotti ogni tanto da quelle che
sembravano essere delle porte di ferro. Inoltre, il fatto che fossero
tutti uguali dava l’idea che formassero una specie di
labirinto che non aveva nulla da invidiare a quello formato dai
sotterranei della Villa del Sole Nero. Dopo qualche altro minuto, il
gruppo arrivò davanti ad una porta di ferro sulla quale si
trovava un simbolo noto alle ragazze: la sfera rossa con due ali nere
che presentavano alcune piume argentate.
- Quello è lo stesso simbolo comparso nell’e-mail
che ho ricevuto! - esclamò Kaori riconoscendo il segno.
L’animale sembrò non fare una piega a
quell’affermazione, e continuò ad avanzare verso
la porta; questa si aprì di scatto, rivelando una sala molto
simile a quella in cui si riuniva il club di calcio della Raimon, ma
c’era ugualmente qualche differenza: i muri e il pavimento
erano rivestiti di piastrelle bianche, al centro della stanza
c’era un tavolo blu con alcune sedie dello stesso colore,
mentre gli armadietti e le poltroncine erano color sangue.
Sull’unica parete libera dagli armadietti era presente un
televisore con schermo al plasma.
Gli altri ex Emissari erano tutti lì: c’era chi se
ne stava per i fatti suoi ad ascoltare la musica con l’mp3
come Rika e Aster, e chi chiacchierava con gli altri come Kuromi e
Haily, ma sembravano stare tutti bene.
Il coniglio verde se ne andò subito dopo, e quando le ultime
quattro Emissarie entrarono furono travolte da Erika e Ilary:
- Finalmente siete arrivate! - le salutò Dance, abbracciando
Kaori e Hiroae come se non le vedesse da una vita. In effetti era un
bel po’ che non le vedeva: le ex Emissarie che erano state
mandate alla Raimon erano rimaste nei pressi di Tokyo, mentre lei era
dovuta andare ad Osaka insieme a Hayley, e ci era dovuta rimanere per
un bel po’.
- Mancavate solo voi. Andiamo! - White trascinò Kamekage e
Kira con sé verso Tsukikage e Shan, mentre Lory e Rin
andarono da Ayla e Alan. Cominciarono a parlare di quello che avevano
fatto in quei due mesi, escludendo il programma d’educazione
al calcio di cui erano tutti al corrente, passando diversi minuti in un
clima di serenità che non avevano più avuto
l’occasione di avere dai tempi in cui si trovavano ancora
all’orfanotrofio.
Dopo qualche minuto, la porta si aprì nuovamente e fecero il
loro ingresso nella stanza un ragazzo dai capelli castani e gli occhi
azzurri seguito da un’aquila nera, una ragazza dai capelli
rossi e gli occhi color cioccolato insieme al coniglio verde e anche un
uomo dai capelli biondi e gli occhi scuri, vestito di tutto punto;
quest’ultimo si diresse verso il televisore, mentre i due
ragazzi appena entrati con i loro animali si sedettero al tavolo,
lasciato libero fino a quel momento.
- Come vi avevo detto nella comunicazione di qualche minuto fa, adesso
vi spiegherò tutto, ma prima lasciate che mi presenti: io
sono Marcus Phoenix, il capo dell’organizzazione delle Ali
Nere. Il posto in cui vi trovate adesso è lo Spiraglio di
Luce delle Ali Nere, cioè la sede di
quest’associazione. - cominciò lui, per poi
guardare chi era seduto al tavolo:
- Loro invece sono alcuni dei miei colleghi. -
- Piacere, il mio nome è Sho Shibuya. - si
presentò il castano, alzandosi e voltando lo sguardo verso
l’aquila nera che si era posata sulla sua spalla:
- Lui è il mio partner androide, Shadow. -
quest’ultimo si limitò a far scorrere lo sguardo
sugli ospiti, per poi fare un cenno con la testa.
Quando il ragazzo si risedette, fu il turno della rossa:
- Ciao a tutti. Mi chiamo Isako Okada. - disse lei con un sorriso
allegro sul viso, mentre stringeva tra le braccia il coniglio verde:
- Questo coniglio è F… - l’animale
sgusciò dall’abbraccio della padrona, e quando
tornò a terra, saltò e diede un colpo in testa
alla ragazza davanti agli sguardi, alcuni stupiti e altri divertiti,
dei presenti, per poi tornare a terra:
- Cosa ci eravamo detti? Non voglio che pronunci il mio nome completo!
- la rimproverò il coniglio, ma Isako sembrò non
ascoltarlo perché lo prese nuovamente tra le braccia,
stringendolo ancora più forte di prima:
- Scusatelo. Si comporta sempre così. Comunque, lui
è il mio partner androide Nakagawa. - concluse lei, per poi
risedersi.
- Sono curiosa di sapere cosa c’è dietro tutta
questa storia, ma almeno ora sappiamo perché quel coniglio
è in grado di parlare. - pensò Lory, in attesa di
ascoltare ciò che i nuovi arrivati avevano da dire.
Dopo quella presentazione, l’uomo premette un pulsante blu su
una lastra metallica quadrata vicino alla tv, la quale si accese per
mostrare un filmato di ragazzi che sembravano avere
l’età degli ex Emissari: alcuni avevano delle
specie di divise rosse e bianche, mentre altri indossavano tute nere e
grigie. Sembrava formassero due gruppi ben distinti, e i membri di uno
cercavano di colpire quelli dell’altro gruppo utilizzando dei
palloni da calcio avvolti da una specie di luce arancione, e sembravano
non accorgersi del fatto che stavano distruggendo diversi edifici. Il
video proseguì ancora per qualche altro istante, e quando le
immagini sparirono dallo schermo, Phoenix cominciò a parlare:
- Quello che avete appena visto era un video girato da un membro delle
Ali Nere qualche giorno fa a Tokyo. Come avrete capito, era riferito
alla situazione di cui vi ho parlato nei messaggi: quei ragazzi apparsi
nel filmato appartengono a due organizzazioni distinte, la Feida e
l’El Dorado, ma la loro lotta dura da parecchio tempo e Tokyo
è solo una delle tante città che rischiano di
essere distrutte… -
- Avrei una cosa da chiederle riguardo a quei messaggi: se ci troviamo
davvero 200 anni nel futuro rispetto alla nostra epoca, anche se la
cosa continua a sembrarmi strana, come ha fatto a mandarceli e a farci
finire qui? - gli domandò Haily interrompendo il discorso,
ma subito si tappò la bocca: c’erano delle volte
in cui Pandora si arrabbiava come non mai se qualcuno osava
interromperla, e chissà cosa poteva fare
quell’uomo. Già li aveva fatti ritrovare tutti
lì, e sicuramente poteva fare molto di più. A
molti degli ex Emissari bastò osservarla per capire a cosa
stesse pensando, e anche se certe volte la ragazza dagli occhi grigi
dava troppo sfogo all’immaginazione, non era escluso che il
biondo potesse comportarsi nello stesso modo della Signora del Sole
Nero.
Dopo qualche istante di silenzio, ma che per i presenti erano parsi
molto lunghi, Shan si decise a guardare Marcus: aveva
un’espressione indecifrabile sul volto, ma non sembrava
essere stato infastidito dall’interruzione. Dopo qualche
altro secondo, sembrò che l’uomo stesse per
rispondere, invece si rivolse ad Aster:
- Kazetsuki, ti consiglio di osservare con più attenzione
l’oggetto grazie al quale sei venuto al corrente della
situazione. Potresti vedere qualcosa che prima non hai notato. - gli
consigliò.
Il ragazzo dagli occhi color cenere, che aveva smesso di ascoltare la
musica per sentire il discorso di Phoenix, prese il cellulare dalla
tasca dei pantaloni e cominciò a rigirarselo tra le mani e
osservarlo attentamente; come il trentenne aveva previsto, non gli ci
volle molto per trovare il “qualcosa” di cui gli
aveva parlato: si trattava di un chip, e nonostante fosse piccolo, su
di esso era ben visibile il simbolo delle Ali Nere:
- Mi faccia capire. È grazie a questi dispositivi che
è riuscito a farci finire qui? È impossibile! -
affermò l’albino.
Prima che il biondo potesse rispondere, Aster sentì Isako
ridacchiare:
- Che hai da ridere? - le domandò lui leggermente irritato
perché gli sembrava che quella ragazza si stesse prendendo
gioco di lui, ma cercò di non darlo a vedere.
- Niente, niente, non c’è bisogno che ti arrabbi.
- gli rispose come se avesse capito che quella risatina di prima non
gli aveva fatto piacere.
Quella conversazione non stava cominciando nel migliore dei modi, e
prima che potesse cominciare a degenerare, il collega di Okada
s’intromise e riprese la spiegazione:
- Che voi ex Emissari crediate o no, ci troviamo davvero 200 anni nel
futuro rispetto alla vostra epoca. Comunque, in questo lasso di tempo
sono state fatte molte scoperte in ambito tecnologico e quei
dispositivi ne fanno parte. - il castano guardò il proprio
capo come per dirgli che poteva continuare il discorso da dove era
stato fermato.
- Tornando alla tua domanda Haily, è proprio grazie a quei
chip se vi ho fatti finire qui: sfruttano una tecnologia simile a
quella usata per i viaggi spazio-temporali. Li abbiamo programmati in
modo da farvi finire in quest’era, ma non sono perfetti:
avevamo programmato anche il luogo in cui vi sareste dovuti trovare, ma
deve esserci stata un’anomalia da qualche parte e siete
finiti in posti diversi, così ho mandato alcuni membri di
quest’organizzazione a cercarvi. Sapevo che non li avreste
mai seguito normalmente, così ho chiesto loro di
addormentarvi prima di portarvi qui.
Tornando all’argomento di cui stavo parlando
all’inizio, l’El Dorado ha sempre saputo che la
Feida è nata a causa del gioco del calcio e, avendo
riscontrato delle difficoltà nello sconfiggere i membri di
quest’associazione, ha pensato di eliminare questo sport
dalla storia per non dover affrontare nessuna battaglia di calcio
contro di loro.
Grazie ad una spia infiltrata nell’El Dorado, un paio di mesi
fa abbiamo scoperto della prima fase del loro piano: cancellare la
storia dell’incontro di voi ex Emissari con il calcio. I
membri delle Ali Nere hanno cercato d’impedirlo, ma i nostri
avversari sono riusciti ugualmente ad applicare una modifica nel
passato e noi lo abbiamo scoperto troppo tardi. Hanno fatto in modo che
Pandora Sunlight vi cancellasse dai ricordi di chi vi è
stato accanto durante l’Holy Road, anche se quella donna
è scomparsa comunque. - il biondo fu nuovamente interrotto,
ma stavolta era stata Hayley:
- Ci sta prendendo in giro!? Prima ci dice che i suoi colleghi sono
riusciti a far andare le cose per il meglio, e adesso arriva questa
“bella” notizia? - sbottò Brown.
- Per caso è successo qualcosa anche alle nostre famiglie? -
gli chiese Kaori, e sebbene stesse cercando di rimanere calma,
c’era un’evidente nota di agitazione nei suoi occhi
color acquamarina. Del resto, tutti gli ex Emissari avevano dovuto
vivere per qualche anno lontano dalle loro famiglie, e Pandora li aveva
minacciati di far del male ai loro familiari se loro non avessero
deciso di farsi sottoporre agli allenamenti della Confraternita del
Sole Nero; stavolta non era certo, ma potevano esserci andati di mezzo
anche in questa storia.
- Potete stare tranquilli. Non siamo riusciti a far niente per i membri
della Raimon, ma le vostre famiglie sono al sicuro. - li
informò Marcus, mentre prendeva dal taschino della giacca
uno braccialetto grigio e nero con un paio di pulsanti azzurri.
- Questo è un Time Bracelet. Permette di viaggiare nel tempo
come quei chip, ma non presentano alcun tipo di difetto di
funzionamento; inoltre, salvaguarda chi lo indossa dagli effetti delle
modifiche nelle linee temporali. Abbiamo dato ad ognuno dei vostri
familiari uno di questi, così loro non hanno subito
conseguenze a causa di quel cambiamento nel continuo spazio temporale.
-
- Che cosa vuole di preciso da noi? - Emily pose la domanda che molti
avrebbero dovuto fare a quell’uomo sin dall’inizio,
ma c’erano ancora molte cose che non sapevano e nessuno
doveva aver pensato ancora all’obiettivo di Phoenix e del
loro ruolo in quella vicenda.
- Finora la Feida non ha causato alcun tipo di problema nel continuo
spazio temporale, mentre l’El Dorado sì. Come vi
avevo spiegato nei messaggi, noi membri delle Ali Nere non possiamo
continuare ad andare avanti da soli, e poiché voi siete
rimasti coinvolti in questa storia, il vostro aiuto sarebbe
più che gradito. La mia idea è quella che voi
formiate un’altra squadra chiamata “I Messaggeri
delle Ali Nere” per affrontare quella dell’El
Dorado: la Protocol Omega.
So che potrebbe non essere una decisione facile da prendere per voi, e
non ho intenzione di obbligarvi a decidere così su due
piedi, ma immagino avrete capito che il corso degli eventi è
stato alterato e non sarà facile farlo tornare come dovrebbe
essere: vi darò tempo fino a domattina per decidere.
Tuttavia, se non vorrete aiutarci, vi rispedirò nella vostra
epoca, ma in questo caso non posso assicurarvi che la vostra storia
tornerà normale.
Beh, spero che qualsiasi decisione prenderete sia quella giusta per
tutti. A domani. - li salutò lui alla fine, per poi uscire
dalla stanza seguito da Sho e Isako e lasciando a Nakagawa e Shadow il
compito di riaccompagnare gli ex Emissari nelle stanze a cui erano
stati assegnati.
Lungo
il corridoio che portava all’ufficio di Marcus
Phoenix…
- Certo che non ha proprio lasciato scelta ai nostro ospiti. Scommetto
che decideranno di aiutarci e noi potremo dire addio ai nostri
problemi. - disse felice la rossa.
- Non è detto che sarà così. Ammetto
che gli ex Emissari possiedono tutti un grande talento, ma qui non si
trovano nella loro epoca: la Fiamma del Sole Nero che alimentava i loro
poteri potrebbe non essere stata ancora ritrovata in
quest’era, e di conseguenza, la sua forza non è
stata risvegliata. Molto probabilmente quei ragazzi potrebbero avere
qualche difficoltà. - le spiegò l’uomo,
senza però riuscire a smorzare l’entusiasmo di
Okada o far sparire il suo sorriso.
- Non importa. Sono sicura che ce la faranno! - affermò lei.
- Parli come se sapessi già che accetteranno, ma
l’unico che è riuscito a risolvere i suoi problemi
è stato Nakagawa: se non fosse che il suo corpo è
fatto di metallo, sarebbe rimasto soffocato a causa dei tuoi abbracci.
- le disse Shibuya scherzoso, nonostante il suo umore non fosse alle
stelle come quello della collega.
- Cos’hai detto? Sho, sei veramente cattivo! -
esclamò lei con un tono che poteva sembrare infantile per
chiunque la stesse ascoltando, ma l’altro emise una lieve
risata divertita.
- Comunque… - Phoenix attirò
l’attenzione su di sé utilizzando
quell’unica parola:
- Nessuno di voi due ha tutti i torti. Non sappiamo ancora se
accetteranno o no, ma non penso che vorranno lasciare le cose come
stanno. - suppose lui, per poi aggiungere:
- Avevo già pensato ad una partita d’allenamento
per cominciare, ma mi servirà la collaborazione degli altri
membri delle Ali Nere. - dopo quella frase, volse il suo sguardo verso
Isako:
- Potresti andare a riferire a Yuki di farsi trovare alla sala
d’allenamento con la sua squadra? - le domandò
lui.
La rossa annuì energicamente, per poi avviarsi verso
un’altra zona dei sotterranei; in quel corridoio erano
rimasti soltanto il ragazzo dai capelli castani e il trentenne.
- Beh, se non ha bisogno del mio aiuto, io vado a dormire. - lo
avvisò Sho, ma quando stava per incamminarsi nella stessa
direzione in cui era andata Okada, il biondo lo richiamò:
- Questo pomeriggio pensavo che non avessi nulla, ma ora ne sono
convinto: non ti convince ancora che io abbia chiesto aiuto a te e
Isako di aiutarmi in questa storia. Non è vero? - Shibuya
sgranò gli occhi: sarà che il suo capo non poteva
vederlo perché era girato di spalle, ma non aveva mai capito
come facesse quell’uomo a sapere come si sentisse una persona
rimanendo con quest’ultima per poco tempo.
- Anche se fosse così, ormai non ha molta importanza. Le
auguro solo di non fare mosse false: anche se la mia amica si fida
ciecamente di lei, io non riesco a fidarmi completamente. - ammise il
castano rimanendo girato di spalle. Passarono alcuni istanti di
silenzio, i quali furono rotti dal rumore dei passi del ragazzo sul
pavimento metallico:
- Buona serata. - un ultimo sussurro per chiudere quella conversazione
e i due s’incamminarono in direzioni diverse.
Angolo
di Emy
Spero che siate riusciti a capire la spiegazione, anche
perché ho fatto parecchia confusione mentre lo scrivevo.
Comunque, vi volevo dire che, nei casi migliori, riuscirò a
postare un capitolo al giorno oppure un giorno sì e uno no,
ma non è certo.
Grazie a chi recensisce e segue.
Baci
Emy
|
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Capitolo 4 *** La decisione degli ex Emissari ***
Il
giorno dopo… Nella sala comune delle Ali Nere…
Dopo essere stati lasciati soli da Marcus, Sho e Isako, gli ex Emissari
si erano trattenuti ancora un po’ nella sala comune per
discutere sulla proposta di Phoenix. Come qualcuno si sarebbe
immaginato che accadesse, c’era chi sosteneva che fosse
meglio accettare, anche perché le cose non sarebbero tornate
normali in caso di una risposta negativa da parte loro; altri
ritenevano che fosse meglio rifiutare la proposta del leader delle Ali
Nere perché lui era il classico lupo travestito da pecora e
avrebbe giocato loro un brutto tiro quando meno se lo sarebbero
aspettato. Alla fine, non riuscendo a mettersi d’accordo, fu
stabilito che ognuno avrebbe utilizzato quelle ore che li separavano
dal giorno seguente per pensarci con la propria testa e,
nell’eventualità in cui avessero deciso di
accettare la proposta del capo delle Ali Nere, sarebbero dovuti andare
alla sala comune. Se qualcuno avesse rifiutato, avrebbe dovuto
riferirlo al trentenne.
La mattina seguente, tutti gli ex Emissari si erano ritrovati alla sala
comune e, prima che arrivasse Phoenix, si fermarono ancora a parlare di
quell’offerta da parte dell’uomo dai capelli
biondi: c’era ancora chi sospettava di Marcus,
così si erano messi d’accordo per alcune
condizioni da proporgli se voleva che lo aiutassero.
Qualche minuto dopo aver terminato alcuni preparativi, il capo
dell’organizzazione delle Ali Nere entrò nella
sala comune con una scatola tra le mani e, stranamente non era
accompagnato da uno dei suoi colleghi, si diresse verso il tavolo:
- Devo ammetterlo: sono piuttosto stupito che tutti voi abbiate deciso
di accettare la mia proposta. - cominciò il biondo, ma
com’era successo per il discorso della sera prima, iniziarono
anche le interruzioni da parte degli ex Emissari:
- Questo è vero, ma qualcuno di noi… - disse Rika
osservando Emily:
- Non si fida ancora di lei. Se vuole dimostrarci la tua buona fede,
dovrà rispettare alcune piccole condizioni. - concluse, ma
l’uomo continuava ad avere un’espressione neutra:
probabilmente si era aspettato qualcosa del genere da parte dei suoi
ospiti.
Prima che rispondesse, un piccolo sorriso comparve sulle sue labbra, ma
non era possibile capire se quella era un’espressione
divertita a causa della proposta degli ex Emissari o chissà
cos’altro.
- Confesso che mi avrebbe stupito se aveste deciso di ascoltarmi senza
farvi problemi, ma se questo è l’unico modo per
dimostrarvi che potete fidarvi di me, sono disposto ad accettare
qualsiasi condizione mi proporrete. - rispose Marcus con tono fermo e
deciso, guadagnandosi delle occhiate sorprese da parte di alcuni ex
Emissari, ma da parte di altri ottenne… Dei ghigni? Per
quale motivo?
A risvegliarlo dai suoi pensieri ci pensò Lorella:
- Molto bene. Le condizioni sono solo due: la prima è che
non dovrà sottoporci a torture uguali e/o simili a quelle
che dovevamo subire noi alla Villa del Sole Nero; per la seconda,
dovrà garantirci la totale incolumità per le
nostre famiglie: non dovrà coinvolgerli in alcun modo in
questa storia. - gli spiegò semplicemente lei.
- Sottoporvi a delle torture non è mai stato nei miei piani.
Per quel che riguarda le vostre famiglie, se non ricordo male, ve ne
avevo già parlato ieri sera. - rispose senza farsi troppi
problemi, ma ciò provocò nuovamente la comparsa
di sorrisi maligni sul volto di alcuni degli ex Emissari: era evidente
che c’era qualcosa che non gli avevano ancora detto.
Quel timore divenne realtà quando Kuromi parlò:
- Infatti è così, ma come le abbiamo detto poco
fa, ne dovrà fare di strada per ottenere la nostra fiducia,
e se non rispetterà queste due condizioni… Beh,
Sho e Isako potrebbero subire delle piccole conseguenze. - lo
informò lei: ecco spiegato il perché di quei
ghigni. Sarà che Shibuya gli aveva detto la sera prima che
non si fidava del tutto di lui, e sotto sotto anche Okada poteva
nutrire dei dubbi nei suoi confronti, ma non poteva certo permettere
che accadesse loro qualcosa, qualsiasi fossero queste
“conseguenze”.
Ciononostante, decise di non esitare a chiedere in cosa consistessero
di preciso: da quando aveva creato quell’organizzazione
segreta, si era ripromesso di non mostrare ripensamenti di alcun tipo e
fino a quel momento il problema non si era riproposto.
- Oltre ad esserci informati ognuno sulle decisioni degli altri,
stamattina ci siamo messi a cercare i tuoi due colleghi e abbiamo usato
su di loro un incantesimo speciale. Non abbiamo intenzione di attivarne
gli effetti… A meno che lei non decida di rompere il nostro
accordo. Insomma, dipende tutto da lei. - gli spiegò Aster
con una semplicità incredibile visto quello di cui aveva
appena parlato.
- Non avreste mai il coraggio di fare del male a qualcuno. È
vero che Pandora Sunlight è stata in grado di fare di tutto
e di più, ma non penso proprio che lo stesso discorso valga
per voi. - affermò il biondo.
- Non ha ascoltato? Quello che faremo dipenderà solo da lei.
- ripeté Rin.
Marcus strinse i pugni: continuava a pensare che gli ex Emissari non
fossero in grado di ferire qualcuno, ma non poteva permettere che
accadesse qualcosa di male a Sho e Isako.
- Va bene. - sospirò alla fine l’uomo, per poi
aggiungere poco dopo:
- Dal momento che tutti avete deciso di entrare a far parte dei
Messaggeri delle Ali Nere, e l’El Dorado potrebbe decidere di
manipolare anche le vostre menti una volta che entreremo in azione, gli
scienziati di quest’organizzazione hanno creato questi. -
dopo quella frase, prese un orologio elettronico nero con alcuni
pulsanti colorati.
- Questi orologi sfruttano la stessa tecnologia dei braccialetti del
tempo, ma hanno anche altre funzioni; per ora vi basti sapere che il
pulsante rosso vi permetterà di viaggiare nel tempo, quello
verde di far apparire le divise da calcio al posto degli abiti normali
e quello bianco di vedere una mappa olografica di alcuni posti in cui
vi trovate, ad esempio quella di questi sotterranei. -
- Ci sono altre funzioni? - domandò curiosa Aoiri, mentre
Phoenix prendeva la scatola e distribuiva gli orologi agli ex Emissari.
- Certo che ci sono. - le rispose semplicemente lui, continuando il suo
lavoro.
- Non ce le può dire? - gli chiese Haily con un tono misto
tra la curiosità e l’impazienza.
Marcus non le rispose subito; prima finì di consegnare gli
orologi ai presenti:
- Mi spiace. Non vi dirò nulla per ora, e poi che gusto ci
sarebbe se ve lo dicessi subito? - disse con un tono quasi scherzoso,
per poi avviarsi verso l’uscita della sala comune.
- Allora? Andiamo o avete intenzione di rimanere qui tutto il giorno? -
domandò alla fine ai ragazzi.
- E dove ha intenzione di portarci? Spero che non si tratti di una
foresta, di una grotta e nemmeno in cima ad un vulcano. - disse
Tsukikage, sperando che non stessero andando veramente in uno dei posti
che aveva elencato. Pandora li mandava più volte in uno di
quei luoghi, e puntualmente loro finivano per ferirsi in qualche modo a
causa dei metodi di quella donna.
- Non ti preoccupare: non andremo in nessuno di questi posti. Ci stiamo
dirigendo nella sala d’allenamento. - le rispose lui con tono
rassicurante, per poi uscire dalla stanza.
Gli ex Emissari lo seguirono solo dopo qualche secondo, e ognuno di
loro vedeva sui volti dei propri compagni una nota di preoccupazione;
qualsiasi cosa avesse in mente quell’uomo, per nessuno era
più possibile tornare indietro.
Circa
dieci minuti dopo… Alla sala
d’allenamento…
Il leader delle Ali Nere aveva condotto i ragazzi attraverso i
corridoi, e grazie ad un ascensore, erano giunti al secondo piano
sotterraneo. In seguito, il gruppo era arrivato davanti ad
un’altra porta, ma come per alcune stanze che avevano visto
durante il tragitto, era accessibile solo decodificando una password di
una serratura elettronica:
- Avrei una domanda: noi non conosciamo il codice d’accesso,
quindi come facciamo ad entrare se volessimo allenarci prima del suo
arrivo? - domandò Rika a Phoenix, il quale continuava a
premere i pulsanti sul pannello accanto alla porta.
Com’era successo per Shan nella sala comune, il biondo
rispose solo dopo aver terminato il lavoro e quindi dopo che la porta
si fu spalancata davanti al gruppo:
- Nell’eventualità in cui l’El Dorado o
la Feida rischiassero di trovarci, ho fatto in modo che alcune sale
rimanessero sigillate grazie a quei pannelli, anche perché
il loro contenuto era importante e non deve finire nelle mani
sbagliate. - la informò lui, ma Ryudekazi gli fece notare
una cosa:
- La domanda non era quella. Come facciamo ad accedere a questo posto
senza la password? -
- Per quello non c’è problema. La
lascerò aperta. - la liquidò velocemente lui, e
subito dopo, la porta metallica si spalancò davanti al
gruppo, rivelando una stanza dall’aspetto piuttosto familiare
per le ex Emissarie che erano state mandate alla Raimon:
- Mi sembra di essere tornata alla nostra vecchia scuola! -
esclamò Hiroae mentre entrava correndo nella sala.
- Dici? - cominciò Kira osservando la sala
d’allenamento:
- Mmm… è abbastanza simile al campo da calcio
interno della Raimon, ma qui mancano le tribune. - le fece notare lei,
e sebbene entrambe non avessero tutti i torti riguardo
all’aspetto della stanca, c’erano comunque delle
differenze: le pareti erano rivestite anche lì di lastre
bianche e grigie, ma quelle due tinte ormai presenti quasi ovunque nei
sotterranei, facevano risaltare sia il verde del campo di calcio e il
blu delle porte sul campo e delle panchine.
- Buongiorno. - dissero all’unisono due voci, una maschile e
una femminile.
Quando i nuovi arrivati si voltarono verso la direzione dalla quale
proveniva, videro Okada e Shibuya con i loro animali androidi al
seguito.
- Buongiorno anche a voi. - li salutò Marcus visibilmente
felice e sollevato che i due stessero bene, ma i suoi colleghi non
sembravano capire il motivo di quell’espressione.
- Possiamo cominciare o no con questo allenamento? - gli
ricordò Ryudekazi.
Il trentenne volse lo sguardo verso la ragazza che aveva appena
parlato: dal tono di voce le era sembrata leggermente impaziente, una
cosa piuttosto strana visto che prima nessuno di loro moriva dalla
gioia dopo aver saputo dell’allenamento, ma forse si
comportava così solo perché non sapeva cosa li
aspettava.
L’uomo si rese conto che non era il momento per pensarci,
anche perché non avevano tempo da perdere, così
si diresse verso le panchine ai lati del campo da calcio dopo aver
fatto cenno agli ex Emissari di seguirlo; una volta arrivati abbastanza
vicini, notarono sei ragazzi e cinque ragazze sui tredici anni, ognuno
dei quali aveva i capelli corti più o meno fino alle spalle
e la pelle chiara, che indossavano quelle che sembravano divise da
calcio, le quali consistevano in una maglia a maniche lunghe bianca, i
pantaloncini neri e le scarpe presentavano una specie di disegno di ali
argentate. Sulla maglietta della divisa, all’altezza del
cuore, era presente il simbolo delle Ali Nere.
- Phoenix, ci deve spiegare come stanno realmente le cose. -
tagliò corto Fiammetta.
- Appunto, chi sono loro? - gli chiese Ayla.
- Mi pare abbastanza ovvio: sono gli altri membri delle Ali Nere di cui
vi ho parlato e la squadra di calcio di cui prima
quest’organizzazione disponeva.
Li avevo mandati nelle varie città del Giappone per cercare
di fermare gli scontri tra la Feida e l’El Dorado, ma alcuni
di loro sono stati infortunati gravemente. Si sono ripresi non molto
tempo fa, ma da allora ho preferito farli lavorare come spie nelle due
organizzazioni nemiche. - le rispose lui.
- Come mai adesso sono qui? - gli domandò Alan.
- Mi pare abbastanza ovvio: oggi ho deciso di farvi disputare una
partita d’allenamento contro di loro. Non ho
un’idea molto chiara riguardo alle vostre abilità,
anche perché avete giocato pochissime volte insieme dato che
Pandora vi aveva sparpagliati nelle altre squadre. - si prese una breve
pausa, durante la quale spostò lo sguardo sui membri di
quella che ormai era diventata la squadra di riserva delle Ali Nere:
- Loro hanno raggiunto un livello di preparazione fisica molto simile a
quello dei giocatori dell’El Dorado e della Feida. Con questa
partita, io mi farò un’idea sulle
capacità di voi ex Emissari, mentre voi vi preparerete per
quello che affronterete in futuro. - li informò il biondo.
- Se queste due organizzazioni hanno giocatori così forti,
cosa pensa che potremo fare noi? - gli fece notare Giada.
- Eddai sorella! Vedrai che non sarà così male! -
esclamò Marina, aggrappandosi al braccio della ragazza dai
capelli rossi.
- Beh, credo che tu abbia avuto la risposta che volevi Quatlane. - le
rispose Marcus, per poi sedersi su una delle due panchine insieme a Sho
e Isako.
- Voi ex Emissari formerete la Squadra A, mentre i vostri avversari
saranno la Squadra B. Fate del vostro meglio! - li incitò
Phoenix, ma Katia gli si parò davanti:
- Noi ex Emissari siamo ventiquattro e i membri della Squadra B sono
solo undici. - gli fece notare lei.
- Lo vedo anch’io e ho già pensato alla vostra
formazione per questa partita d’allenamento, sempre che tu e
i tuoi amici abbiate intenzione di fidarvi del sottoscritto. - la
informò lui, ma l’altra era convinta di aver
sentito una leggera nota di provocazione in quella voce e strinse i
pugni. Normalmente la ragazza dai capelli viola era calma, ma era
meglio non provocarla in alcun modo. Per fortuna, Sibyl la prese per un
braccio e la allontanò dall’uomo prima che potesse
accadere qualcosa.
- Quale sarebbe questa sua idea? - gli chiese allora la ragazza dai
corti capelli color notte e gli occhi color prato.
Marcus spiegò velocemente la nuova formazione per la squadra
A, e i giocatori scelti si schierarono subito in campo; le squadre
avevano divise abbastanza simili, ma quella della Squadra A era
costituita da una maglia color notte con pantaloncini bianchi e sulle
scarpe era presente ancora quei segni a forma di ala, ma erano color
neve. L’unica cosa rimasta uguale all’uniforme
della Squadra B era il segno delle Ali Nere e la sua posizione sulla
maglia.
La Squadra A avrebbe schierato una formazione 4 - 4 - 2 con i seguenti
giocatori in campo:
- Portiere: Fiammetta Rossi (n°1)
- Difensori: Haily Shan (n°6); Hiroae Kamekage (n°3);
Rika Ryuu (n°18); Lorella Gold (capitano; n°13)
- Centrocampisti: Kaori Kira (n°9); Kuromi Tsukikage
(n°8); Rinako Suzuki (n°10); Aoiri Ryudekazi
(n°12)
- Attaccanti: Aster Kazetsuki (n°11); Hayley Brown (n°7)
La Squadra B avrebbe schierato una formazione 4 - 3 - 3 con gli unici
giocatori possibili:
- Portiere: Chikyu (n°1)
- Difensori: Yami (n°2); Mizu (n°3); Hana
(n°4); Tsu (n°5)
- Centrocampisti: Hoshi (n°6); Sora (n°7); Hikari
(n°9)
- Attaccanti: Yuki (capitano; n°8); Kaen (n°10); Kori
(n°11)
La partita stava per cominciare.
Angolo
di Emy
L’aspetto preciso dei componenti della Squadra B li
metterò molto presto, ma ho preferito lasciarlo per il
prossimo capitolo. Spero che capirete.
Grazie a chi recensisce e segue.
Baci
Emy
|
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Capitolo 5 *** La prima partita ***
La partita d’allenamento cominciò con il calcio
d’inizio da parte della Squadra A: Hayley passò la
palla ad Aster, il quale cominciò la sua corsa verso la
porta avversaria seguito da Brown, Kuromi e Rinako; superò
Kaen, un ragazzo dai capelli rossi lunghi fino alle spalle e gli occhi
color blu petrolio, e Kori, una ragazza dai capelli color blu ciano e
gli occhi dello stesso colore di quelli dell’altro
attaccante, i quali erano rimasti fermi senza motivo. Il ragazzo dagli
occhi color cenere giurò di aver visto un ghigno sul volto
dei due attaccanti avversari, ma si disse che non era il momento adatto
per pensarci; i quattro superarono anche la terza attaccante Yuki, una
ragazza dai capelli a caschetto blu e gli occhi grigio perla, la quale
sembrò avere la stessa reazione delle due punte della
Squadra B, ma a differenza di questi ultimi, si decise a parlare:
- Hoshi. - si rivolse lei ad un ragazzo dai capelli color grigio
metallo, di cui un ciuffo dorato era ben evidente sulla testa e gli
occhi dello stesso colore:
- Ferma la numero 8. E tu Hikari… - stavolta fu il turno di
una ragazza dai capelli biondi e gli occhi di un azzurro molto chiaro,
quasi bianco:
- Pensa alla numero 10. Non devono passare! - ordinò lei. I
due si limitarono ad annuire, per poi correre verso Tsukikage e Suzuki.
- Toglietevi di mezzo! - disse loro Rin, ma i due non sembravano voler
lasciare loro un modo per andarsene. Poco dopo, i quattro furono
raggiunti da Sora, un ragazzo dai capelli azzurri
corti piuttosto spumosi e gli occhi color cielo.
- Non sei nella posizione più adatta per dare ordini. - la
informò quest’ultimo, per poi schioccare le dita e
far comparire delle nuvole candide sopra di loro.
- Non credere di spaventarci con qualche nuvoletta! - gli disse Kuromi
con una punta d’ironia nella voce, senza sapere che gli
avversari non avevano ancora finito.
Subito dopo, Hoshi evocò delle stelle argentee che
cominciarono a roteare intorno a lui, per poi emanare un’aura
dorata che si riversò nelle stelle e mandandole
all’interno delle nuvole create dal ragazzo dai capelli
azzurri:
- E ora il tocco finale! - annunciò la ragazza dai capelli
biondi, per poi circondarsi di un’aura bianca e chiudere gli
occhi. Quando li riaprì pochi secondi dopo,
l’energia si accumulò nelle mani di Hikari, la
quale la usò per scagliare un raggio color neve verso le
nuvole, e da esse cominciarono a sentirsi il rumore dei tuoni:
- E ora che dovrebbe succedere? - domandò Suzuki.
Non ottenne risposta dai tre, i quali si allontanarono di qualche metro
dalle due:
- Bravi, bravi, scappate pure. - li prese in giro la ragazza con la
treccia, ma l’altra notò che, sul viso dei tre
centrocampisti avversari, era comparso un sorriso poco rassicurante:
- è un bene che Kuromi-chan riesca ancora a scherzare, ma
non me la sento di fare lo stesso. È meglio che stare
attenti con questi qui. - rifletté la ragazza dai capelli a
caschetto, mentre osservava le nuvole che sembravano acquisire una
tonalità più scura e continuavano ad emettere
quei suoni che annunciavano l’arrivo di una tempesta:
- Almeno una di voi due l’ha capito. - mormorò
Yuki, la quale si era avvicinata alle due ex Emissarie, e nonostante
avesse appena sussurrato quella frase, le due avversarie riuscirono a
sentirla ugualmente:
- Che cosa hanno fatto i tuoi amici? - Rin non ottenne risposta verbale
a quella domanda, poiché l’altra si
limitò ad un sorriso maligno prima di volgere lo sguardo
sulle nuvole create da Sora, le quali stavano diventando sempre
più scure e i rumori erano sempre più forti.
- Ora, se non vi spiace, devo andare ad occuparmi dei vostri amici. -
le informò, per poi rivolgersi ai difensori:
- Yami, tu vieni con me! Gli altri fermino i due attaccanti! -
ordinò la blu, per poi dirigersi a grande
velocità verso la porta avversaria seguita poco dopo da un
ragazzo dai capelli nero violacei con alcune ciocche argentate e gli
occhi scarlatti.
Perse nell’osservare l’incredibile
velocità dei due, si erano dimenticate per un attimo dei tre
centrocampisti avversari e fu proprio uno di loro a riportarle alla
realtà:
- Volevate sapere che cosa avevamo in mente? Adesso lo scoprirete. - le
avvisò lui.
Pochi secondi dopo, il rimbombo si sentì ancora e le due ex
Emissarie volsero nuovamente lo sguardo verso le nuvole: queste erano
diventate completamente grigie e da esse cominciava a sprigionarsi una
luce azzurra.
- Ufff… Non so te Rinako, ma io sono stanca di aspettare. -
cominciò Tsukikage, per poi posare una mano sul campo di
gioco e riversare al suo interno un’aura verde scura. Poco
dopo, dal terreno spuntarono delle liane gigantesche che iniziarono ad
attaccare i tre avversari:
- è meglio sbrigarsi Sora. Credo che una di loro si sia
arrabbiata. - gli consigliò la bionda.
- Per una volta sono d’accordo con lei. - aggiunse il ragazzo
dai capelli color metallo.
Il diretto interessato annuì e, con uno schiocco di dita,
fece diradare le nubi, rivelando una grossa sfera azzurra avvolta
d’aura dorata e argentata; pochi secondi dopo, Sora si
circondò d’energia dello stesso colore del cielo
nelle giornate serene e saltò, raggiungendo il globo
luminoso:
- Luce Eterna delle Stelle! - gridò lui colpendo la sfera
con un calcio, ma questa si divise in decine di globi azzurri
più piccoli. Alcuni si diressero verso le Radici Assassine,
danneggiandole gravemente e lasciando solo dei minuscoli pezzi di liana
ormai privi del loro bel colore verde; altri andarono verso Tsukikage e
Suzuki, mentre gli altri due rispettivamente da Kaori e Aoiri, le quali
si erano avviate per contrastare Yuki e Yami.
- Oh no! Le mie liane! - esclamò la ragazza con la treccia,
disperata per quello che era appena successo: nessuno era mai riuscito
a sbarazzarsi così in fretta delle Radici Assassine, nemmeno
gli altri ex Emissari.
- Sta tranquilla. Quei globi di luce non riusciranno nemmeno a
toccarci. Heaven’s Time! - disse la ragazza dai capelli a
caschetto, per poi schioccare le dita e sospendere momentaneamente il
tempo: ad eccezione di Rinako, gli altri rimasero paralizzati e accadde
lo stesso anche per le sfere della Luce Eterna delle Stelle.
Suzuki sospirò sollevata nel vedere quello che era successo,
ma era un po’ dispiaciuta per i suoi compagni:
- Mh, a quanto pare solo io sono immune dagli effetti di questa
tecnica, ma almeno ha funzionato. - pensò lei, facendo
scorrere lo sguardo sui presenti nella sala d’allenamento.
Qualcosa però non andava come si aspettava:
l’effetto della sua tecnica speciale durò molto
meno del normale e i globi luminosi si avvicinarono ancora
più velocemente di prima.
- E ora cos’è successo!? - esclamò lei
sorpresa da quello che era successo. Non aveva mai avuto quel tipo di
problema con le sue tecniche speciali, ma non fece neanche in tempo a
capire ciò che era successo che le sfere di luce colpirono
lei e Kuromi, mandandole nella loro metà campo, e lo stesso
accadde a Kira e Ryudekazi, le quali però furono sbattute
violentemente contro i muri della sala d’allenamento,
spianando la strada a Yuki e Yami.
- è impossibile che siano riusciti a sbarazzarsi di loro
così facilmente. In quale situazione siamo finiti, si
può sapere? - pensò Lorella, sconcertata
dall’accaduto, ma allo stesso tempo confusa dalle scelte
prese da Marcus Phoenix: se i membri della Squadra B erano forti come
le squadre dell’El Dorado e della Feida, e loro avevano tutte
quelle difficoltà solo in una partita
d’allenamento, cosa avrebbero potuto fare contro i loro
futuri avversari? E poi perché quell’uomo aveva
messo lei e Hiroae in difesa se erano entrambe attaccanti?
A distoglierla dai suoi pensieri ci pensò il capitano della
Squadra B:
- Non preoccuparti. Avrai le risposte alle tue domande… -
cominciò con tono gentile la ragazza dagli occhi grigio
perla, mentre Yami la raggiungeva, ma era avvolto da un’aura
oscura:
- Quel giorno però non sarà questo e stai sicura
che vi stracceremo! - dichiarò alla fine, per poi saltare,
mentre il compagno le mandava delle sfere viola ricavate
dall’energia oscura di cui si era circondato in precedenza.
Quando Yuki si trovò abbastanza in alto, emanò
un’aura blu gelida che avvolse i globi oscuri:
- Gelo Oscuro! - gridò lei, espandendo ancora
l’energia fredda in modo da scagliare le sfere in direzione
dei difensori della Squadra A.
- Eh no! Non permetterò che tu ci colpisca. Spade della
Verità! - disse Rika, facendo comparire dieci spade che si
diressero verso i globi gelidi. Se tutto fosse andato come previsto, le
lame avrebbero dovuto trafiggere le sfere e disintegrarle, ma lo
scontro avvenne senza che le armi o i globi d’energia si
danneggiassero: le spade riuscirono solo a deviare la traiettoria del
Gelo Oscuro, mandando le sfere contro il soffitto della stanza, il
quale si congelò subito:
- Com’è possibile? - domandò Ryuu
sorpresa, e Lory non sapeva cosa pensare: quei ragazzi li facevano
sembrare dei principianti e, a quanto pare, non si facevano scrupoli a
ferire qualcuno durante una partita. Inoltre, qualcosa stava
influenzando le loro tecniche speciali. Se fossero andati avanti
così, molto probabilmente non avrebbero avuto speranze
contro i loro avversari.
Mentre Kaen e Kori si avvicinavano alla porta difesa da Fiammetta,
Hayley e Aster non avevano avuto particolari problemi nella
metà campo avversaria, ma restavano ancora da superare tre
difensori:
- A questi ci penso io. - decise lei, per poi far comparire una donna
dai lineamenti indefinibili poiché era fatta
d’energia infuocata, la quale si riversò nel corpo
di Brown, avvolgendola d’aura rossa:
- Ora vedrete di cosa siamo capaci noi ex Emissari. - disse ai membri
della Squadra B rimasti, per poi rivolgersi ad Kazetsuki:
- Dammi la palla! - gli ordinò lei, e l’altro
obbedì, anche se a malincuore perché non gli era
mai piaciuto che qualcuno gli desse ordini.
L’altra annuì, per poi alzare il pallone,
circondandolo d’energia rossa; poi saltò,
raggiungendo la palla che si era avvolta anche dalle fiamme:
- Colpo di Calliope! - gridò lei, per poi calciare il
pallone, il quale generò delle fruste di fuoco per colpire i
difensori avversari:
- Mi spiace dirvelo, ma siete degli ingenui se pensate di batterci
così facilmente. - li avvisò Tsu, un ragazzo
dagli occhi color smeraldo e i capelli spettinati color muschio, per
poi rivolgere uno sguardo ad Hana, una ragazza dagli occhi color verde
chiaro e i capelli rosa con alcune ciocche rosse.
Quest’ultima si limitò ad annuire, per poi
schioccare le dita e far alzare un vento che portava con sé
fiori rosa e rossi:
- Il fuoco può bruciare i fiori e gli alberi, ma non
riuscirà a distruggere anche questo. - sussurrò
lei, mentre il ragazzo dai capelli verdi dava un pugno al terreno,
evocando così un’enorme quercia; la ragazza dai
capelli rosa con un semplice cenno della mano, fece dirigere il vento
contro l’albero, avvolgendolo nei petali e nel profumo dei
fiori.
Nello stesso istante in cui le fruste di fuoco si avvicinarono ai
difensori della Squadra B, la brezza che portava con sé i
fiori cominciò a soffiare sempre più forte:
- Non avete mai sentito dire che il fuoco brucia il legno? State solo
sprecando tempo! - fece notare loro Hayley, ma i due non la
ascoltarono; nello stesso istante in cui le fruste colpirono i diretti
interessati, il profumo si fece stranamente più intenso e si
sprigionò anche una strana luce rosa e verde che
abbagliò i presenti; dopo qualche minuto, il bagliore si
affievolì lentamente, permettendo alle squadre di vedere
cosa fosse successo: lui aveva la palla vicino ai piedi e
l’altra attaccante della Squadra A era accasciata sul
terreno, apparentemente priva di sensi.
Il ragazzo vide anche che i difensori e il portiere avversari ridevano
a quella scena e che l’albero c’era ancora.
- Com’è possibile!? Quella tecnica avrebbe dovuto
incenerirlo! - affermò lui.
- Se la cosa ti fa piacere, ti diremo noi cosa è successo. -
cominciò il portiere Chikyu, un ragazzo dai capelli castani,
alcuni dei quali raccolti in un codino, e gli occhi di un bel verde
scuro.
- Sarà meglio per voi. - li ammonì
l’albino, ma l’irritazione mista
all’incredulità ancora presenti nel suo tono,
fecero scappare una risata a Mizu, una ragazza dai capelli turchesi
lunghi fino alle spalle e gli occhi color verde acido.
- Arrabbiarti non ti servirà a niente. Se ti comporti
così, fai solo ridere. - lo schernì lei, ma il
portiere della Squadra B la fulminò con uno sguardo, e anche
se riuscì a zittirla, non era riuscito a cancellare il
ghigno divertito dal suo viso:
- è stato il potere del Profumo della Natura di Hana e Tsu.
L’albero impedisce a chiunque di avvicinarsi e, se rischia di
essere colpito, il profumo dei fiori diventa molto più forte
e può anche addormentare chi l’ha attaccato.
Tuttavia, se si sfrutta troppa energia per addormentare gli avversari,
l’albero scompare e la stessa tecnica non si può
più utilizzare per un po’. Per farla breve,
è inutile che cerchi di abbattere questa quercia. - gli
spiegò semplicemente il ragazzo dai capelli castani, senza
sapere che, tra le intenzioni dell’avversario, non
c’era quella di lasciar perdere:
- Dal momento che il fuoco e il caldo non sono riusciti a fermarvi,
preparatevi a conoscere il freddo dei venti del nord. - Kazetsuki
schioccò le dita, facendo alzare il vento, i quali si
diressero subito verso il pallone, congelandolo; l’albino
alzò la palla e, grazie all’aiuto delle correnti
d’aria evocate poco prima, si sollevò fino al
pallone per colpirlo con una rovesciata.
- Northern Winds! - gridò lui, mentre la palla, accompagnata
dal vento freddo del nord, si dirigeva verso l’albero. Al
momento della collisione con la corteccia della quercia,
l’albero si aprì, rivelando nuovamente la luce
rosa e verde del Profumo della Natura:
- Eh no! Non permetterò che usiate lo stesso trucco su di
me! - dichiarò lui, circondandosi di un’aura
bianca gelida e, di conseguenza, far soffiare il vento ancora
più forte di prima.
Passarono diversi minuti in cui non successe nulla di particolare: era
diventata ormai una lotta tra il profumo dei fiori del sonno di Hana e
Tsu e il vento gelido di Aster. Tutti gli altri membri delle due
squadre, eccetto Brown perché ancora addormentata, si erano
fermati per osservare chi sarebbe uscito vincitore da quella lotta. Ad
un certo punto, la corrente d’aria gelida e il profumo
scomparvero nel nulla, così come la luce proveniente
dall’albero, il quale si era improvvisamente seccato ed era
caduto:
- Mh, strano: la mia idea era sradicare quell’albero, non
inaridirlo. - si disse Kazetsuki leggermente perplesso, ma aggiunse
nella sua testa:
- Non importa. Almeno quei quattro la smetteranno. - pensò
soddisfatto, mentre si godeva le espressione stupite disegnate sul
volto di Chikyu e dei tre difensori avversari, ma dopo qualche istante
si accorse di un particolare: quei quattro non stavano guardando lui,
ma una strana luce flebile nera e una dorata più forte sopra
l’albero.
- E questa luce da dove è comparsa? Mmm… Non so
perché, ma ho l’impressione di averla
già vista da qualche altra parte… -
rifletté l’albino, mentre continuava ad osservare
quell’accostamento di colori per cercare di ricordare, ma
all’improvviso, la luce divenne più forte e
qualcuno giurò di sentire la terra tremare:
- Capo, è quello che penso che sia? - gli domandò
Sho, rimasto a guardare la partita seduto alle panchine insieme a
Isako, Marcus e anche i due androidi. C’erano anche gli ex
Emissari, ma erano rimasti ad una certa distanza da loro.
- Credo proprio di sì, ma non capisco perché si
trovi qui. - mormorò appena il biondo, ma poco dopo quella
risposta, ci fu una lieve scossa sismica e la luce, soprattutto quella
dorata, cominciò a diventare abbagliante:
- Non so voi, ma tutto questo non mi piace. - disse Okada impaurita,
mentre stringeva ancora di più Nakagawa tra le braccia.
- E va bene. - decise Phoenix, per poi alzarsi e dire alle squadre, ma
rivolgendosi a tutti i presenti:
- Dobbiamo andarcene. Non è sicuro rimanere qui! - nessuno
degli ex Emissari comprendeva il perché di
quell’ordine, soprattutto dopo tutta l’insistenza
di fare quella partita, ma quelle scosse sembravano non essere un buon
segno, così si diressero tutti verso l’uscita
della sala d’allenamento.
Beh, tutti tranne Kazetsuki: era rimasto fermo dove si trovava, quasi
come se fosse ipnotizzato da quelle due luci, ignorando i passi dei
compagni e degli avversari che si stavano dirigendo fuori
dall’aula e le parole di chi gli diceva che dovevano
andarsene, ma lui non li ascoltava. Ad un certo punto, il silenzio
riempì la stanza, ma una voce femminile arrivò
alle orecchie del ragazzo:
“Quando gli
undici poteri si risveglieranno, si avvicinerà il momento in
cui coloro che erano stati i servitori del Sole Nero dovranno fare i
conti con loro stessi e ciò che vogliono davvero: solo
allora capiranno qual è il loro vero potenziale e a
proteggere la squadra che attraverserà il tempo come un
tuono”.
Poco dopo aver sentito quelle frasi, il buio e il silenzio avvolsero
tutto nel loro abbraccio.
Angolo
di Emy
È stata una partita a senso unico, ma come era stato detto
nelle frasi in corsivo, gli ex Emissari non conoscono ancora i loro
veri poteri. Avete capito cos’era in realtà la
luce nera e dorata?
Grazie a chi recensisce e segue.
Baci
Emy
|
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Capitolo 6 *** Sogni, scoperte e annunci ***
Aster non riusciva a vedere altro intorno a sé
poiché era completamente circondato dal buio; inoltre, ogni
tanto avvertiva anche una strana sensazione di freddo glaciale, seguita
subito dopo da una di un caldo infernale, alle quali succedeva una
raffica di vento:
- Dove sono finito? Stavo per colpire l’albero creato dalla
tecnica speciale di Hana e Tsu con il Northern Winds, poi è
comparsa quella strana luce nera e dorata… -
rifletté lui, cercando di ricordare quello che era successo
in precedenza, ma ad un certo punto, ci fu un’altra brezza,
ma c’era qualcosa di strano in quella corrente
d’aria rispetto alle precedenti:
- Luce e tenebre… Credo di sapere chi ha generato questa
folata di vento. - pensò, mentre osservava le particelle
dorate e violacee che danzavano intorno a lui spinte dai soffi di vento.
Pochi istanti dopo, vide una figura splendente di una luce bianca e
pura che avanzava lentamente verso di lui e, man mano che si
avvicinava, si sentivano anche raffiche di vento sempre più
forti e frequenti; dopo alcuni minuti, l’individuo misterioso
fece la sua apparizione: il buio di quel posto creava un forte
contrasto con l’armatura bianca e i lunghi capelli biondi
dell’uomo. Non era possibile distinguere il volto a causa
della maschera che gli copriva il viso, ma che permetteva ugualmente di
scorgere gli occhi color sangue; inoltre, le braccia erano avvolte da
vortici dello stesso colore delle particelle dorate e viola scuro
portate poco prima dalla brezza.
- H- Huayra? Come mai ti trovi qui? Non ti ho nemmeno evocato! E poi
che posto è questo? - gli chiese sorpreso l’albino
dopo aver riconosciuto il proprio avatar.
- Come ben sai, sono
una manifestazione della tua energia spirituale e questo è
il luogo in cui risiedo quando non mi evochi e dove mi rigenero se
indebolito durante uno scontro tra keshin: ci troviamo nella tua mente.
- gli rispose calmo l’altro.
- E da quando puoi parlare? - gli chiese il ragazzo.
- Si tratta di
“telepatia”, sempre se si può definire
così. Comunque, non mi era possibile utilizzarla troppo a
lungo a causa della presenza della Fiamma del Sole Nero: era un potere
troppo grande e fortemente in contrasto con quello degli avatar, tanto
da impedirci di sfruttare al massimo le nostre qualità.
Inoltre, non permetteva a chi si trovava vicino ad essa di utilizzare
il proprio keshin e ne bloccava i poteri; per questo le gemelle
Sunlight hanno sempre dovuto ricorrere ad Avatar Proibiti, ma erano
troppo potenti per controllarli e li imprigionarono nella pietra,
bloccando la loro energia con rune antiche.
Una volta lontano da
quella fonte di poteri, sei riuscito ad evocarmi, ma credo che gli
altri non abbiano avuto la stessa fortuna… -
prima che potesse finire la spiegazione, Kazetsuki lo interruppe:
- Ti riferisci ai keshin degli altri ex Emissari con
“altri”? Scusa se te lo dico, ma mi pare piuttosto
strano: hanno pur sempre gli Avatar Proibiti con loro e non hanno mai
avuto problemi a controllarli. -
- Sono molte le cose
che tu e gli altri non sapete. I Keshin Proibiti vi sono stati utili
è vero, ma esattamente com’è successo
per te, stanno rischiando di sostituire quelli originali. Per quelli di
voi che non sono mai riusciti a sviluppare un proprio avatar il
problema non si pone, ma chi possedeva già
un’energia abbastanza forte per creare un keshin prima della
missione del Sole Nero, potrebbe correre dei rischi. A questo punto, si
può solo sperare che la voce che hai sentito avesse ragione
sul vostro conto. - gli rispose Huayra.
- Sai a chi apparteneva? - gli domandò Aster, riferendosi
alla voce che aveva sentito durante la partita.
- No, ma dovresti aver
riconosciuto quella luce. Non è la prima volta che la vedi e
credo non sarà l’ultima. Non so se anche i tuoi
amici hanno sentito quella voce, ma molti possedevano ancora gli Avatar
Proibiti e dubito che ci siano riusciti. - dopo
quell’ultima frase, il ragazzo avvertì nuovamente
quelle sensazioni di gelo e calore, scomparse da quando aveva visto
l’avatar; in quel momento però
quest’ultimo aveva lo sguardo rivolto verso due piccole luci,
una rossa e una blu, ben visibili nel buio che li circondava.
- Tsk. Non ci voleva.
- mormorò il keshin, ma il suo padrone lo sentì
ugualmente.
- Di che parli? - l’albino doveva ammettere di essere
abbastanza stupito di sé stesso: non gli era mai piaciuto
porre o ricevere troppe domande, ma sembrava che lui e i suoi compagni
sapessero fare solo quello da quando erano finiti in
quell’epoca.
- Ti basti sapere
questo: nessuno di voi è ancora pronto per scoprire i propri
veri poteri, e vale lo stesso per te a causa di coloro che hanno
generato quelle due luci. - lo informò
l’avatar, mentre sulla sua schiena partiva un bagliore nel
quale erano evidenti sei figure nere, probabilmente erano le sue ali
rimaste nascoste perché dello stesso colore del paesaggio
che li circondava.
- Ho solo
un’ultima raccomandazione da farti: continua a migliorare e
aiuta i tuoi compagni. Fino alla comparsa degli Undici Supremi,
è tutto ciò che potete fare. -
quelle furono le ultime parole di Huayra, prima che la luce sprigionata
dalle sue ali diventò troppo forte perché
Kazetsuki potesse tenere gli occhi aperti e perché il buio
potesse continuare a resistere.
Tre
giorni dopo la partita… Di sera…
Nell’infermeria dell’Organizzazione delle Ali
Nere…
Quando Aster riaprì gli occhi, si rese conto di non trovarsi
più con Huayra, ma in quella che doveva essere una delle
stanze dello Spiraglio di Luce delle Ali Nere a causa delle pareti
rivestite di lastre metalliche e anche dalle luci a neon sul soffitto.
Si trovava disteso su qualcosa, ma probabilmente non si trovava
più nella sala d’allenamento.
- Ben svegliato Aster! - esclamò una voce maschile allegra.
L’albino si alzò subito, tenendo una mano a
massaggiare la testa, e si accorse di trovarsi in una stanza che
somigliava molto ad un infermeria, ma c’erano diversi lettini
oltre a quello su cui si trovava lui: a occhio e croce, avrebbe potuto
ospitare una decina di persone.
Si voltò verso la direzione dalla quale proveniva la voce e
vide l’ultima persona che avrebbe voluto vedere in quel
momento: si trattava di Alan Wing, ex membro dei Quattro Grandi degli
Emissari del Sole Nero. Il suo aspetto non era cambiato molto rispetto
alla fine della Confraternita, a parte la pelle che era diventata un
po’ più scura, i capelli erano leggermente
più corti e un ciuffo spuntava ben evidente sulla sua testa
e un codino che gli arrivava fino alle ginocchia, ma il motivo per cui
Kazetsuki non voleva vederlo in quel momento era legato ad alcuni
poteri che possedeva l’argenteo: la telepatia e la
possibilità di vedere i sogni altrui. Se riusciva ancora ad
utilizzarlo, doveva aver visto e sentito la sua conversazione con
Huayra, quindi non era escluso che avesse deciso di dirlo agli altri
quanto prima, ma lo stesso Aster non sapeva se il suo keshin avesse
veramente cercato di comunicare con lui o se fosse stato solo uno
strano sogno.
- Qualcosa non va? - la voce di Wing riportò
l’albino alla realtà.
- No no, è tutto a posto. Piuttosto, potresti spiegarmi come
sono finito in quest’infermeria? E che ne è stato
della partita? - gli chiese subito Kazetsuki e l’altro si
concesse una breve risata:
- Non hai mai fatto tutte queste domande a qualcuno in una volta, a
parte al tuo keshin quando parlavate nella tua mente. - a quella
risposta, l’albino sgranò gli occhi: i suoi timori
avevano trovato conferma. E se Alan avesse deciso di dirlo a qualcun
altro?
- Non mi hai ancora detto perché mi trovo qui. - gli
ripeté Aster.
- Ti ci abbiamo dovuto portare io e Sho. Se ben ricordi, in campo era
comparsa una strana luce nera e dorata, così Phoenix ci
aveva avvisato di andarcene, ma tu eri rimasto a fissarla. Le scosse
sismiche sono ricominciate e dopo un po’, tu hai preso i
sensi. A parte te, ci sono stati alcuni infortunati a causa delle
tecniche dei membri della Squadra B, ma non era niente di troppo grave.
In ogni caso, era ora che ti svegliassi: sono passati più di
tre giorni da quando ti sei addormentato. - gli spiegò
l’argenteo, per poi avviarsi verso l’uscita della
stanza:
- E a nessuno di voi era passata per la testa l’idea di
svegliarmi? - domandò il ragazzo dagli occhi color cenere
con una punta d’irritazione nella voce, anche se gli sembrava
impossibile che fosse passato tutto quel tempo mentre lui dormiva.
L’altro scrollò le spalle come se non gli
importasse:
- Invece di arrabbiarti, sarebbe meglio raggiungere l’ufficio
di Phoenix. Ci deve spiegare alcune cose, ma ha preferito attendere che
ci fossimo tutti. - lo informò il ragazzo dagli occhi
dorati, mentre usciva dall’infermeria, seguito poco dopo
dall’altro.
- Oh, sta tranquillo: non ho intenzione di parlare del tuo sogno agli
altri... - disse Alan al compagno di squadra mentre
s’incamminavano verso la destinazione:
- Anche perché credo che qualcuno lo sappia già.
- aggiunse senza farsi sentire dall’altro.
Una
decina di minuti dopo… Nell’ufficio di Marcus
Phoenix…
Quando i due erano arrivati, ad attenderli c’erano tutti gli
altri ex Emissari, Sho e Isako con i rispettivi partner androidi e
Marcus Phoenix. C’era chi era seduto al tavolo e chi era
rimasto in piedi ad osservare il soffitto o il paesaggio fuori dalle
finestre dell’ufficio, ma come aveva detto Wing, nessuno di
loro sembrava stare troppo male. Nessuno fece caso ai nuovi arrivati,
fino a quando il leader delle Ali Nere non alzò lo sguardo
verso la porta:
- Vedo che stai bene anche tu. In un certo senso ne sono sollevato,
anche se sono stato io a chiedere a Yuki e agli altri di comportarsi in
quel modo, anche se penso che abbiano voluto sfogarsi un po’
visto che sono mesi che svolgono solo compiti che loro definirebbero
“noiosi”… - disse lui, e come se fosse
stata richiamata dalle sue parole, la porta automatica si
aprì nuovamente e il capitano della Squadra B
entrò nell’ufficio, anche se stavolta indossava
una felpa argentata col simbolo delle Ali Nere al centro del petto e
pantaloni color blu scuro.
- Oh, Yuki… Stavamo giusto parlando di te e della tua
squadra… - seguì un’altra interruzione
da parte della diretta interessata:
- Sì sì, ho capito dove vuole arrivare. Potremmo
aver esagerato un po’, ma lo abbiamo fatto per prepararli a
ciò che li aspetta: sa anche lei che molti membri
dell’El Dorado sono spietati e non esitano ad usare mezzi
come questi per vincere una partita. - gli ricordò lei, per
poi aggiungere:
- Comunque, sono andata a controllare poco fa “lei sa
cosa” e non penso che potrà esserci utile ancora
per un pò. Se i lavori procedono senza intoppi,
sarà pronta in meno di tre giorni. -
- Potrei sapere a cosa si sta riferendo? - s’intromise Aster.
- Dovresti calmarti un po’. Credo che tu ti sia alzato dalla
parte sbagliata del letto dell’infermeria. -
commentò Kuromi.
- A differenza di te non mi sono infortunato e poi mi sembra di essere
sempre l’ultimo che viene informato. - ribatté
l’albino.
- Non è il caso di discutere su qualcosa del genere! -
esclamò Aoiri.
- Adesso basta! Vi state comportando come dei bambini! - aggiunse Kira,
ma Tsukikage e Kazetsuki non sembravano volerla ascoltare.
- Ehm… - esalò dopo qualche istante di silenzio
Marcus, attirando nuovamente l’attenzione su di sé:
- Ho preferito aspettare che ci foste tutti prima di dirvelo: da quando
è comparsa quella strana luce durante la partita
d’allenamento, si sono verificate diverse scosse. Durante il
pomeriggio di quello stesso giorno, sono tornato lì insieme
a Sho e Isako e abbiamo trovato la sala d’allenamento
danneggiata; ho già predisposto che tutti gli androidi di
quest’organizzazione andassero a ripararla, e nonostante
lavorino da più di tre giorni, è chiaro che ci
vorrà ancora qualche tempo prima che torni ad essere
utilizzabile. Fino a nuovo avviso, vi concedo del tempo libero. -
spiegò lui, ma quando ebbe finito, notò che sui
volti degli ex Emissari erano dipinte delle espressioni piuttosto
sorprese che aveva visto molte volte da quando erano finiti
lì:
- Sentite, probabilmente voi continuate a pensare che io possa
comportarmi come Pandora, ma se non vi fidate, potete anche tornare
nella vostra epoca.
Io non ho intenzione di comportarmi come quella donna che non ha fatto
altro che servirsi di voi, ma siete liberi di non credermi; vi
consiglio di usare questo tempo libero per riflettere, ma chi vuole
rimanere dovrebbe cercare di ambientarsi.
Questi sotterranei comprendono quattro piani e le stanze, dal
promontorio in cui ci troviamo adesso, sono disposte proseguendo verso
l’entroterra. Potete andare in tutte le sale, ma vi chiedo di
stare lontani dalla sala d’allenamento per non ostacolare i
lavori di riparazione; inoltre, potete anche uscire dallo Spiraglio di
Luce delle Ali Nere, ma se deciderete di farlo, dovrete stare attenti:
nessuno sa dell’esistenza di quest’organizzazione e
preferirei che le cose rimangano immutate il più a lungo
possibile. Se volete, potete andare. - gli ex Emissari se ne andarono
subito dopo senza proferire parola, fino a quando gli unici a rimanere
nella stanza furono Phoenix, Sho, Isako, Yuki e i due animali androidi:
- Non sarà stato un po’ duro con loro? - gli fece
notare Okada.
- Come ho detto poco fa, se il fatto di riportare alla
normalità la loro storia non è una motivazione
sufficiente per spingerli ad affrontare questa situazione, io non
intendo trattenerli. Hanno già accettato di aiutarci, ma
credo che quella partita abbia insinuato dei dubbi in alcuni di loro:
ora che sanno qual è il potenziale degli avversari che
dovranno affrontare, sanno che hanno bisogno di migliorare se vogliono
vincere per riportare tutto alla normalità. - le
spiegò il biondo, per poi rivolgersi ai colleghi:
- Anche voi potete prendervi qualche giorno libero fino a quando gli
androidi non mi riferiranno che la sala d’allenamento
sarà tornata a posto. Ve lo meritate dopo tutti questi
giorni di lavoro. - dopo quell’ultima frase, anche i tre
ragazzi rimasti e gli androidi se ne andarono, lasciando solo il
trentenne, il quale portò lo sguardo fuori dalla finestra:
- Loro hanno ancora la possibilità di riavere indietro i
loro cari, ma c’è chi non ha la stessa fortuna.
Spero che non decidano di sprecare
quest’opportunità. - pensò lui,
portando una mano al medaglione che portava al collo. Il motivo di quel
pensiero era legato a qualcosa contenuto in quel ciondolo,
l’ultimo legame che gli era rimasto col suo passato, buio
come il Sole ormai calato all’orizzonte.
Angolo
di Emy
Non so voi, ma mi pare che Phoenix non abbia tutti i torti…
Comunque, ci sarà un po’ di relax per gli ex
Emissari, e sarà una buona occasione per descrivere alcune
sale presenti nello Spiraglio di Luce delle Ali Nere.
Grazie a chi recensisce e segue.
Baci
Emy
|
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Capitolo 7 *** Primo giorno libero (Parte 1) ***
Il
giorno dopo… Al primo piano sotterraneo dello Spiraglio di
Luce delle Ali Nere… Nella stanza di Isako…
Erano le sette del mattino e molti stavano ancora dormendo, una cosa
piuttosto strana perché i rumori che gli androidi avevano
fatto di notte durante le riparazioni della sala
d’allenamento, come boati o una serie di altri suoni
insoliti, si erano uditi ogni due per tre, nonostante
quest’ultima stanza si trovasse al secondo piano sotterraneo
mentre le camere da letto erano al primo. Molti degli ex Emissari
avevano cominciato a chiedersi se quei robot la stessero riparando o
distruggendo, ma si sperava che sapessero quello che dovevano fare.
Il pensiero di qualcun altro però era altrove e si trattava
di Isako, la quale si trovava ancora nella sua camera da letto; a
differenza degli ex Emissari e dei membri della Squadra B, lei e Sho
avevano delle stanze singole. L’arredamento della sua
camera consisteva in una scrivania, un armadio, un comodino
in legno d’abete e un letto, ma i colori che dominavano in
quel luogo erano il rosso delle pareti e il verde del soffitto e delle
coperte. In quel momento, Okada era intenta ad preparare uno zaino con
provviste e alcuni strumenti elettronici che le sarebbero serviti; la
notizia di quei giorni liberi era stata un colpo di fortuna e aveva la
possibilità di assentarsi per un po’ e continuare
la sua ricerca. Proprio quando aveva finito con la sacca, Shibuya
entrò nella stanza in compagnia di Shadow, il quale si
trovava sulla spalla del proprio padrone:
- Certo che non perdi tempo. - commentò il castano, mentre
l’altra si caricava lo zaino sulle spalle.
- Continuerò a cercare finché non lo
avrò trovato e non provare a fermarmi. - lo
avvisò lei.
- Nel caso tu non l’abbia notato, ora che gli ex Emissari
sono arrivati, dovremo essere ancora più cauti. Spero solo
che il capo non sospetti niente. -
- Non capirà mai quello che vogliamo fare, e poi…
- la rossa si fermò un attimo per prendere tra le braccia il
suo coniglio androide e stringerlo come faceva sempre:
- Ci sono anche Nakagawa e Shadow ad aiutarci. Non corriamo alcun
pericolo. - affermò fiduciosa, per poi rimettere a terra il
suo coniglio androide e infilarsi un orologio uguale a quello che
possedevano gli ex Emissari, rimasto sul comodino fino a quel momento.
- Tu che hai intenzione di fare oggi? Non sappiamo quanto ci
vorrà perché la sala d’allenamento
venga riparata, ma è meglio sfruttare l’occasione.
Perché non vieni con me e mi aiuti? -
Quest’ultimo sospirò rassegnato: avrebbe voluto
darle una mano con le ricerche, ma non gli era mai stato possibile per
diverse ragioni.
- Isako, mi piacerebbe aiutarti, ma è meglio se uno di noi
rimane qui. Mi è sempre sembrato un po’ strano che
Phoenix ci avesse voluti aiutare dopo tutti i guai che gli abbiamo
fatto passare, e se sparissimo entrambi… Beh, non credo che
stiamo facendo niente di male con le nostre ricerche, ma preferirei che
non lo sapesse. - il ragazzo si prese un attimo di pausa prima di
continuare:
- Piuttosto, sei sicura di voler andare? Non ti sei mai concessa un
attimo di tregua, soprattutto da quando l’El Dorado ha
cominciato ad alterare il corso degli eventi. Sai anche tu che fare
troppi viaggi nel tempo in un breve periodo, soprattutto in luoghi ed
epoche molto distanti tra loro, non va affatto bene; è vero
che anch’io faccio la mia parte cercando di localizzare
“tu sai chi” da questa base, ma dovresti riposare.
- le consigliò sinceramente preoccupato, ma
l’altra scosse energicamente la testa e prese nuovamente tra
le braccia il coniglio verde, stringendolo ancora più forte
di prima:
- Te lo scordi! Ti ho già detto che non mi
fermerò e non perché me l’hai chiesto
tu! - ripeté lei convinta.
Passarono alcuni istanti di silenzio durante i quali i due ragazzi
continuavano a fissarsi, l’uno per capire se
l’altra era decisa di andare avanti nonostante la stanchezza,
e l’altra con la solita determinazione che aveva continuato a
mostrare durante quel progetto segreto; ad un certo punto, Shibuya
guardò la sua aquila nera, il quale annuì con un
cenno della testa per poi alzarsi in volo e posarsi sulla spalla di
Okada:
- Vedo che è inutile cercare di dissuaderti, ma cerca di
stare attenta. - disse il castano, rompendo il silenzio che si era
creato.
- Stai tranquillo. Ti prometto che lo ritroverò! -
affermò lei.
- Di questo non ho alcun dubbio, ma mi sentirei più
tranquillo se Shadow venisse con te: abbiamo continuato a monitorare te
e Nakagawa da quando abbiamo cominciato le ricerche e registrato ogni
luogo ed epoca in cui sei già stata. Dovrebbe aiutarti per
non fare viaggi a vuoto. - il ragazzo volse allora lo sguardo
sull’aquila androide:
- A questo punto, la affido a te Shadow. Fai del tuo meglio come
sempre. - il diretto interessato rispose con una specie di saluto
militare utilizzando un’ala.
- Adesso però è meglio andare. Ci vediamo tra un
paio di giorni. - lo salutò lei con un sorriso, per poi
scomparire nel nulla grazie ad una luce rossa.
Un’oretta
dopo… nella mensa delle Ali Nere…
Se si escludeva la zona in cui era presente la cucina, le pareti erano
coperte da una serie di piastrelle bianche e verdi alternate tra loro,
il pavimento era fatto di mattonelle arancioni e tutto era illuminato
da luci a neon. Inoltre, nella sala erano presenti sei tavoli rossi con
sedie bianche.
Alcuni degli ex Emissari e dei membri della Squadra B si erano
ritrovati lì e, dopo aver stabilito i turni per cucinare e
pulire, si erano riuniti in piccoli gruppi ai tavoli e chiacchieravano
sereni tra il profumo del tè caldo oppure il sapore della
marmellata e del pane o la dolcezza del latte e dei cereali; non tutti
però si potevano definire tranquilli: un esempio era Aster,
preoccupato che Alan potesse dire qualcosa della sua
“conversazione” con Huayra. Come Emily Black che si
era seduta lontana dagli altri, e ogni tanto sgranocchiava un biscotto
o beveva un sorso di tè nero, Kazetsuki ne aveva
approfittato per prendere in disparte l’ex membro dei Quattro
Grandi, il quale beveva tranquillo il tè verde che
l’albino gli aveva portato poiché avevano
stabilito che avrebbe dovuto occuparsi lui di cucinare per quel giorno
con il contributo di Katia e Sibyl, anche se quest’ultima era
uscita dalla mensa da diversi minuti e non era ancora tornata:
- Alan, sai che non mi piace sprecare parole, quindi
arriverò al sodo: che cosa sai di preciso del sogno che ho
fatto ieri? - gli domandò Aster.
Inizialmente l’argenteo fece finta di non sentirlo e
continuò a bere tranquillo il suo tè, ma ad un
certo punto, decise di rispondere:
- E va bene. Ero andato in infermeria per controllare che ti fossi
svegliato, e che tu ci creda o no, quando sono arrivato ho avvertito
una forte emanazione d’energia spirituale proveniente da un
keshin e, sapendo che molti dei nostri avatar erano rimasti inattivi a
causa della Fiamma del Sole Nero… -
- Immagino sia una delle tante cose che hai sentito della chiacchierata
tra me e Huayra. - lo interruppe il ragazzo dagli occhi color cenere.
- No, lo sapevo già. - rispose l’altro,
ricominciando a bere il tè.
- Cosa!? Mi prendi in giro per caso!? - gli chiese stupito
l’albino, ma si tappò subito la bocca,
ricordandosi che era meglio che gli altri non sapessero ancora di
quella situazione, almeno fino a quando non sarebbe riuscito a capirci
qualcosa di più.
- Ehm… No, non ti prendo in giro. E comunque, solo i Quattro
Grandi lo sapevano: erano state Pandora e Nori a confidarcelo, ma in
fondo non abbiamo mai usufruito molto del potere degli avatar. -
Kazetsuki annuì brevemente: sarebbe stato meglio saperlo, ma
era anche vero che non avrebbe fatto una grande differenza
perché la preparazione fisica ottenuta con gli allenamenti
di Pandora aveva permesso loro di giocare contro i SEED senza alcun
problema.
- Tornando al discorso di prima, è successa una cosa strana:
non ho mai avuto problemi con i miei poteri, ma sembra che sia successo
qualcosa e non sono riuscito a sentire alcune parti del discorso. In
ogni caso, Huayra ha ragione su alcune cose: la Fiamma del Sole Nero ci
ha dato poteri incredibili, ma tutto ha un prezzo, e noi ex Emissari lo
abbiamo dovuto pagare impedendo ai nostri avatar di manifestarsi nelle
loro vere sembianze. - detto questo, si prese un’ultima pausa
per finire di bere il tè, per poi continuare la spiegazione:
- Inoltre, mi è parso di capire che tu sia stato
l’unico ad aver risvegliato il tuo vero keshin…
Beh, non so se ti piacerà saperlo, ma le cose non stanno
esattamente così. - normalmente l’albino si
sarebbe stupito a quell’affermazione, ma in quei giorni aveva
avuto una sorpresa dietro l’altra e una in più o
in meno non avrebbe fatto molta differenza. Le parole del suo avatar lo
avevano confuso un po’, ma a chi doveva credere? A uno
spettro che se ne stava bello e tranquillo nella sua testa tutto il
tempo, o ad uno dei compagni di squadra di cui non era nemmeno a farsi
un’idea chiara?
In mezzo a quei pensieri, non si era accorto che Wing si era dileguato
e che stavano facendo il loro ingresso nella mensa Sibyl, Rin e Lory,
ma la terza non aveva un bell’aspetto date le occhiaie appena
accennate e l’aria assonnata. Era chiaro che non aveva
dormito per tutta la notte, anche se non era l’unica: altri
dei presenti si trovavano in condizioni più o meno simili a
quelle della bionda, ma quei rumori provenienti dalla sala
d’allenamento dovevano averli tenuti svegli per buona parte
della notte.
- Era ora che tornassi Sibyl. - disse Herzen, avvicinatasi al gruppetto
con un paio di tazze in mano.
- Scusami Katia, ma già che c’ero ne ho
approfittato anche per cercare Isako e Sho.
Ho incontrato lui mentre io e le altre stavamo tornando qui e ci ha
detto che Okada era partita stamattina presto per tenere
d’occhio l’operato di El Dorado e
resterà fuori per un paio di giorni. Lui invece
arriverà tra poco. - l’altra annuì a
quella spiegazione, per poi dare le tazze a Suzuki e Gold.
Moonlight assunse un’espressione pensierosa, come se stesse
cercando di ricordare qualcosa, poi fece scorrere lo sguardo sui
presenti e quando vide Aster, sembrò ricordarsi di un
particolare:
- Poco fa abbiamo incontrato Hana e Tsu. Quando ti è
possibile, vorrebbero che ti recassi alla serra. - lo
informò, per poi tornare in cucina.
- Prima il mio keshin, poi Alan e adesso anche quei due. Cosa vuole il
mondo da me? - borbottò il diretto interessato, per poi
dirigersi all’uscita della mensa. Non sapeva cosa volevano da
lui i due difensori della Squadra B, ma tanto valeva farla finita
quanto prima.
Passarono alcuni minuti tranquilli, quando una voce maschile conosciuta
a chiunque fosse presente nei sotterranei divenne udibile decise di
fare un annuncio:
- Buongiorno membri delle Ali Nere. Mi volevo scusare per il rumore che
hanno fatto gli androidi durante le riparazioni, ma non hanno potuto
fare diversamente.
Ah, prima che me ne dimentichi, so che a qualcuno di voi potrebbe non
piacere stare al chiuso troppo tempo, ma per oggi è meglio
se non uscite, ammesso che non preferiate ritrovarvi sotto la pioggia.
Beh, vi auguro una buona giornata. -
- Non è giusto. Non voglio stare qui tutto il tempo! - si
lamentò Haily.
- Non possiamo farci niente Hai-chan. Non credo che la pioggia ti
darà ascolto. - commentò Rika, mentre Kuromi era
intenta ad osservare Aoiri, la quale continuava a mangiare i suoi
biscotti con un sorriso sulle labbra. Si chiedeva ancora come faceva
l’amica ad essere così sorridente la mattina
quando lei aveva dormito poco o niente a causa del rumore causato dagli
androidi:
- Ari, da quel che ricordo tu puoi modificare le condizioni climatiche.
Non è che potresti fare qualcosa per questa pioggia? - le
chiese ad un certo punto Tsukikage.
- Mi spiace, ma non mi è possibile. -
- Eddai Aoiri-chan. Provaci almeno! - la supplicò Shan.
- Non è che non vi voglia aiutare, è che non
posso proprio. Prima di venire qui, mi ero accorta che c’era
un temporale, così ho provato a far smettere di piovere e
diradare le nuvole, ma è già tanto se sono
riuscita a far sparire il vento e anche un po’ della pioggia.
Mi dispiace… - il sorriso era sparito per lasciare il posto
ad un’espressione leggermente triste, alla quale si aggiunse
quella sconsolata di Haily, ma anche Lorella aveva sentito quello che
Ryudekazi aveva detto: nonostante fosse ancora assonnata e non era
riuscita a capire alcune parole, ciò che aveva sentito, e
quello che aveva visto da quando era finita in quell’epoca,
le era sufficiente per capire che c’era qualcosa che non
andava: prima qualcuno cambiava la loro storia, dopo loro finivano in
un’altra epoca e da lì niente è andato
per il verso giusto. Che altro doveva accadere?
Angolo
di Emy
Eh già, finora ci sono stati solo inconvenienti, ma
chissà se gli ex Emissari avranno il tempo di pensarci o se
deciderò di aggiungerne qualche altro…
Comunque, volevo dirvi che domani andrò al mare, ma anche
là dovrei riuscire ad aggiornare.
Grazie a chi recensisce e segue.
Baci
Emy
|
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Capitolo 8 *** Primo giorno libero (Parte 2) ***
Al
quarto piano sotterraneo… Nella serra…
Come Sibyl gli aveva detto, Aster si era recato nel serra
dell’Organizzazione delle Ali Nere: era una sala ampia, ma
era molto diversa dalle altre stanze. Una volta entrato,
notò una parete di vetro che, probabilmente, divideva quella
zona del vivaio da un’altra; inoltre, il pavimento era di
roccia e i muri non presentavano lastre metalliche: dietro il ragazzo
era ancora presente una parete rocciosa, ma davanti a lui vedeva le
onde del mare e il cielo grigio, quindi i muri dovevano essere fatti di
un qualche materiale trasparente simile al vetro. Stesso discorso per
il soffitto: una parte era costituita dalla roccia del promontorio,
mentre il resto era trasparente ed era costellato qua e là
da tracce d’acqua lasciate dalla pioggia. Intorno a lui
invece c’erano diversi banconi di metallo sui quali si
trovavano diverse piante da fiore; a causa dell’assenza della
luce del Sole, la serra era illuminata da luci a neon.
Ad un certo punto, udì due voci femminili, una delle quali
sovrastava l’altra e non sembrava volersi fermare; si
guardò intorno per un po’, fino a quando vide due
figure non lontano da lui: queste erano Hana, la quale indossava una
tuta simile a quella che aveva visto addosso a Yuki il giorno prima, e
continuava ad osservare Hayley, la quale sembrava rimproverarla di
qualcosa data l’espressione arrabbiata dell’ex
Emissaria e quella leggermente stupita della ragazza dai capelli rosa.
La loro conversazione non gli riguardava, ma Hana gli doveva parlare,
quindi si avvicinò alle due:
- Ti ripeto che non so come sia potuto accadere. - disse la rosa.
- A causa della tecnica tua e del tuo amico, sono rimasta addormentata
per un bel po’! - esclamò la rossa.
- Non esagerare. Hai dormito solo un paio di giorni, anche se
è strano: io e Tsu abbiamo usato il Profumo della Natura
molte volte sugli altri membri della Squadra B, ma sono rimasti svenuti
solo pochi minuti o al massimo un paio d’ore. - si
giustificò l’altra.
- Non prenderti gioco di me! -
- Non avevo intenzione di farlo! -
Ok, era vero che Hana e il suo amico avevano addormentato Hayley e
volevano fare lo stesso con lui, ma quella discussione era inutile e
ridicola:
- Ragazze. - le chiamò Kazetsuki e le due si ammutolirono.
- Che cosa ci fai qui? - gli domandò subito l’ex
Emissaria.
- Sibyl mi ha detto che Hana e Tsu mi dovevano parlare. Tu
perché ti trovi qui? -
Dopo quella frase calò il silenzio, ma durò solo
pochi secondi quando Brown prese parola:
- Ufff… E va bene. Me ne vado. - detto questo,
s’incamminò verso l’uscita della stanza.
Quando se ne fu andata, la rosa si lasciò sfuggire un
sospiro di sollievo:
- Era ora che se ne andasse. Non la smetteva più. -
- Senti Hana, non sono qui per perdere tempo. Che cosa mi dovevate dire
tu e… Ehi, dove stai andando? -
- Dobbiamo andare da Tsu. Vieni con me o preferisci aspettare tutto il
giorno? -
Stavolta fu l’albino a sospirare rassegnato, per poi seguire
l’altra che lo condusse in quella che doveva essere
un’altra sezione del vivaio perché lì
erano presenti solo alberi con frutti non ancora maturi e il pavimento
era di terra battuta, attraversato da sentieri di mattonelle di pietra
per arrivare da una parte all’altra di quella sezione.
Lì trovarono il ragazzo dai capelli e gli occhi verdi che
annaffiava alcuni degli alberi.
- Tsu, siamo arrivati! - lo chiamò Hana e il verde
interruppe quello che stava facendo:
- Ci avete messo un po’… -
- Lo so, ma Hayley non mi ha fatto passare un bel quarto
d’ora: ce l’ha ancora con noi perché la
avevamo addormentata. - si giustificò la rosa.
Aster aveva cominciato ad osservare il paesaggio fuori dalla grande
vetrata: se Phoenix ci teneva a mantenere segreta
l’Organizzazione delle Ali Nere, non aveva pensato che
qualcuno potesse notare quella serra? Sarebbe stata una cosa piuttosto
insolita quella mezza cupola di vetro in mezzo al nulla.
- Non ti preoccupare: nessuno può vedere questo vivaio
dall’esterno. - gli rispose il verde come se fosse riuscito a
leggergli nel pensiero.
- E mi spieghi come è possibile? Non credo che una cupola di
vetro passi inosservata. - affermò il ragazzo dagli occhi
color cenere.
- Il faro e i sotterranei sono protetti da una barriera che, oltre ad
impedire l’ingresso nella base ad ospiti indesiderati, crea
una specie di illusione che nasconde la cupola di vetro e le finestre.
Per farla breve, chiunque si trova all’esterno vede solo un
normale promontorio e un faro dall’aspetto fatiscente. - gli
spiegò Hana.
A quelle parole, Kazetsuki si ricordò di un particolare:
anche la villa del Sole Nero aveva una barriera che aveva le stesse
funzioni.
- Non mi avete ancora detto perché mi avete fatto venire in
questo posto. - ricordò lui ai due membri della Squadra B.
- I motivi sono due: vogliamo scusarci, anche da parte dei nostri
compagni, per quello che è successo durante la partita
d’allenamento. Era un po’ che non giocavamo una
partita vera e credo che ci eravamo lasciati prendere la mano. Il
secondo motivo è che… - Tsu prese una cesta, che
fino a quel momento l’albino non aveva notato, contenente
delle foglie essiccate e un vaso di vetro che conteneva dei fiori ormai
secchi e privi di petali.
- Vorremmo che tu portassi questi nella mensa. Sibyl ce li aveva
chiesti qualche giorno fa, ma dovevamo prima farli essiccare in
un’altra sezione della serra. -
- Io mi chiedo perché quella si ostina a voler utilizzare
questi per preparare il tè. - pensò a voce alta
il ragazzo dagli occhi color cenere.
- Secondo lei usare le foglie e i fiori danno una maggiore efficacia
agli infusi che si ottengono.
In ogni caso, se ci pensi tu, noi copriremo il tuo turno per il pranzo
e la cena. - gli promise la ragazza dagli occhi verdi.
L’ex Emissario borbottò un “va
bene” e se ne andò con la cesta e il vaso.
I due membri della Squadra B rimasero ad osservarlo fino a quando non
lasciò il vivaio:
- è lui allora uno degli ex Emissari di cui parla il
“tu sai cosa” che è in possesso di
Phoenix. - disse ad un certo punto il verde.
- Sì, e se quello che ci ha detto è vero, Aster
ha bisogno di capire il proprio vero potenziale più di
quanto ne abbiano bisogno gli altri ex Emissari messi insieme. Il suo
keshin ha provato a dirgli qualcosa, ma deve essere stato interrotto. -
aggiunse la rosa.
- Beh, noi sappiamo che non è l’unico a possedere
un vero avatar. Gli ex Emissari Minori e gli ex Quattro Grandi hanno
risvegliato i loro keshin, ma questi non riescono ancora ad assumere la
loro vera forma; inoltre, c’qualcuno tra gli ex Emissari
Maggiori che sta cercando di occultare il proprio avatar: evidentemente
non vuole che si faccia vedere. - dopo quella frase, Tsu riprese il
lavoro che aveva interrotto quando la compagna e Kazetsuki erano
arrivati e così Hana tornò nella sua sezione
della serra.
- Chiunque sia questa persona, non dovrebbe nascondere il proprio
keshin. Secondo l’oggetto che ci ha mostrato il capo,
occultare un avatar potente può scatenare ripercussioni su
chi lo deve evocare. - pensò la rosa.
Quello
stesso pomeriggio… Al terzo piano sotterraneo…
Nell’auditorium…
Se si escludevano le pareti dalle lastre bianche ormai diffuse ovunque
nei sotterranei, il pavimento di quella sala era di parquet nero e,
divise da una specie di corridoio che conduceva fino al palcoscenico,
c’erano una cinquantina di sedie rosse disposte in file. Sul
palco troneggiava un pianoforte a coda nero.
Kaori si era diretta lì, sia perché voleva stare
in un posto lontano dai rumori provenienti dalla sala
d’allenamento, sia perché voleva trovare un posto
in cui poter suonare, dal momento che il programma
d’educazione al calcio la aveva tenuta impegnata per buona
parte del tempo e non aveva avuto un minuto libero in quei due mesi.
- Non credo che Phoenix scherzasse sul fatto che i nostri amici ci
hanno dimenticati, ma quanto vorrei che non fosse mai successo niente.
- pensò triste Kira, facendo scorrere le dita di una mano
sui tasti bianchi del pianoforte, per poi sedersi sullo sgabello di
fronte allo strumento musicale.
Ad un certo punto, cominciò a far scorrere lo sguardo sulla
stanza e dopo un po’ sentì il rumore di passi che
si stavano avvicinando a lei, ma non fece in tempo a capire di chi si
trattava che si ritrovò due ragazze davanti e,
fortunatamente, erano due ex Emissarie: Erika Dance e Giada Quatlane.
Nell’osservare quest’ultima, notò che i
capelli rossi non erano più raccolti in una cosa, ma erano
lasciati sciolti sulle spalle; inoltre, sembrava aver acquisito un
colorito leggermente più scuro, e non era più
pallida.
- Che cosa ci fate qui? - chiese gentilmente la ragazza dagli occhi
color acquamarina.
- Facevamo un giro e siamo capitate qui. Non che ci sia molto da fare
qua dentro. - le rispose semplicemente Erika.
- E poi ti abbiamo vista venire qui e speravamo di sentirti suonare. -
aggiunse Giada.
Kira annuì, mentre le altre si avviavano verso i posti a
sedere:
- Aspettate. Perché non suonate anche voi? Vi ho sentite
poche volte durante il periodo del Sole Nero, ma devo dire che siete
molto brave. -
Quatlane si limitò a scuotere la testa, mentre Dance
mormorò qualcosa come “Oggi non ne ho molta
voglia”, così Kaori prese lo sparito
dell’Ode al Cielo, recuperato dalla sua stessa epoca dopo la
partita d’allenamento contro la Squadra B perché
non era riuscita a trovare una copia, e quando cominciò a
suonare la prima parte della melodia, note alte e una musica allegra si
diffusero nella sala:
- Beh, forse i miei amici ex Emissari e Shindou sono le uniche cose
buone che il periodo del Sole Nero mi ha dato, ma lui probabilmente non
si ricorderà nemmeno di me. - pensò lei, e quasi
senza accorgersene, saltò una parte dell’Ode al
Cielo e le note basse erano comparse e quelle alte erano quasi sparite.
Le altre due ex Emissarie però sembravano essersi accorte di
quel brusco cambiamento, ma rimasero ad ascoltare fino alla fine: alle
note basse se ne erano aggiunte alcune alte, ma rimanevano comunque
poche, e ad un certo punto comparivano grossi contrasti nella comparsa
tra le note alte e basse. Una volta che la melodia
s’interruppe, Giada ed Erika tornarono sul palco, trovando
Kaori ansimante:
- Che ti è successo? Sembra che tu abbia corso
chissà quanto. - commentò la rossa.
- è che non ho mai suonato l’Ode al Cielo andando
oltre la parte della “Malinconia”. - rispose Kira,
ma le altre due sembravano non capire cosa intendesse:
- L’Ode al Cielo o anche Canto dei Guardiani del Cielo
è composto da cinque parti, ognuna delle quali è
associata allo stato d’animo di una persona in relazione
all’aspetto che il cielo può assumere con le
variazioni del clima: la prima parte si chiama
“Allegria” ed è costituita interamente
da note alte per simboleggiare il cielo limpido durante le giornate di
Sole; la seconda si chiama “Calma” in cui si
aggiungono alcune note basse, ma sono talmente poche che non si notano
neanche, e indicano le nubi che si stanno aggiungendo in cielo
nonostante questo rimanga azzurro. -
- Non credo di aver sentito quella parte mentre suonavi: sei passata
dalla prima ad una che sembrava più malinconica. - la
interruppe l’altra ragazza dai capelli castani.
- La terza parte si chiama appunto “Malinconia”:
è riferita al cielo plumbeo e quindi è composta
soltanto da note basse. La quarta è denominata
“Tristezza” e con l’aggiunta di poche
note alte a quelle della “Malinconia”, indica la
pioggia che comincia a cadere; la quinta e ultima parte è la
“Paura” e, come avrete notato, sono presenti grossi
contrasti nella comparsa tra le note alte e basse per simboleggiare la
presenza di venti, tuoni e della pioggia che cade sempre più
fitta.
Come vi ho già detto, queste ultime parti non le ho mai
suonate prima per un semplice motivo… -
- Eseguivi i vari pezzi al pianoforte a seconda di come ti sentivi, e
dal momento che non provavi tanto spesso tristezza o paura, non suonavi
quasi mai gli ultimi due pezzi. - dedusse Giada ad alta voce.
Kaori assunse un’espressione del tipo “ E tu come
facevi a saperlo?” e l’altra rispose:
- Semplice intuito. -
- Così per curiosità, perché hai
deciso di suonarli stavolta? - le domandò Dance.
Non ci fu risposta a quella domanda e Kira prese ad osservare lo
spartito:
- Mentre suonavo me lo sono chiesta anch’io, ma forse
l’ho fatto a causa della situazione in cui ci troviamo: noi
ex Emissari abbiamo perso le nostre famiglie a causa del Fifth Sector,
rischiavamo di perdere i nostri parenti adottivi a causa di Pandora e
potremo perdere per sempre i nostri amici a causa di El Dorado. Non
voglio che accada. - pensò lei e la sua mente corse
nuovamente a Takuto: come stava? Gli era successo qualcosa di male a
causa dell’organizzazione che aveva modificato il corso degli
eventi? La aveva davvero dimenticata?
L’unica cosa certa era che non avrebbe trovato presto una
risposta a quelle domande.
Di
sera… In un paese dell’Hokkaido…
Nonostante il vento non avesse smesso di soffiare, la pioggia aveva
quasi finito di cadere, così Rika e Rin avevano deciso di
uscire per fare un giro. Come aveva detto Phoenix, qualcuno di loro
detestava stare rinchiuso in casa troppo a lungo e loro erano tra
quelle e quella poteva essere una buona occasione per vedere
com’erano cambiate le cose rispetto al loro tempo.
Erano arrivate in un paese non molto lontano rispetto a dove si trovava
la Villa del Sole Nero nella loro epoca, grazie ad una funzione
dell’orologio che avevano ricevuto pochi giorni prima:
avevano scoperto che il pulsante blu permetteva di teletrasportarsi in
ogni posto che volevano, purché si trovasse in
quell’epoca. Il paesaggio era abbastanza cambiato: le case
sembravano fatte di uno strano materiale lucido bianco, presentavano
poche finestre e alcune avevano addirittura la forma di una mezza
cupola. Avrebbero voluto fare un po’ di shopping, ma i pochi
negozi che avevano trovato erano chiusi.
- Comincio a credere che il bianco e il grigio siano diventati una moda
qui. - disse Ryuu, rompendo il silenzio che si era creato e rotto
soltanto dai passi delle due ex Emissarie nelle strade quasi deserte
della cittadina. Era ancora estate dopotutto e, da quel che sapevano,
in quella stagione l’Hokkaido era spesso meta di turisti, ma
forse la distruzione che stavano portando la Feida e l’El
Dorado aveva spinto molti a chiudersi in casa a causa della paura.
- Non sempre fuggire è la risposta giusta e noi lo sappiamo
bene. Queste persone non hanno molta scelta, e probabilmente se
avessimo lasciato al Confraternita avremmo avuto salva la vita, ma
Pandora ci avrebbe rintracciate in ogni caso e avrebbe potuto far del
male ai nostri parenti. - aggiunse Suzuki.
- In ogni caso, la situazione in cui ci trovavamo noi alla
Confraternita e ciò che stanno provando queste persone non
credo sia paragonabile. Phoenix ci aveva detto che finora non ci sono
state vittime nelle lotte tra la Feida e l’El Dorado, e spero
che questo punto non cambi. - le due continuarono a camminare fino a
quando solo il vento rimase a far loro compagnia.
Dopo qualche minuto, notarono che un ragazzo dai capelli argentei
appena scompigliati, la carnagione chiara e gli occhi color sangue che
stava camminando nella direzione opposta alla loro e che trasportava
alcune buste di plastica. L’aspetto era piuttosto singolare,
ma c’era qualcosa di familiare nei lineamenti del viso,
almeno secondo le due ex Emissarie; nonostante ciò, nessuno
dei tre sembrava volersi fermare, almeno fino a quando il ragazzo non
decise di parlare, pur senza guardare le due ragazze:
- Rika, Rinako, so bene che ci siamo conosciuti neanche una settimana
fa, ma un saluto sarebbe gradito. -
- Come fai a sapere i nostri nomi? Non ti abbiamo mai visto! -
affermò Ryuu, la quale si decise a girarsi, insieme a
Suzuki, verso l’interlocutore. Quest’ultimo fece lo
stesso e, una volta posate le buste per terra, premette un pulsante
verde sul suo orologio e il suo aspetto mutò subito: i suoi
occhi diventarono azzurri e i capelli castani, mentre un ciuffo di
questi ultimi andò a coprire parzialmente l’occhio
destro.
- Adesso mi riconoscete o no? -
Le due non riuscivano a credere a quello che avevano appena visto,
anche se in quel breve periodo avevano avuto una sorpresa dietro
l’altra:
- Sho, sei davvero tu? Mi spieghi come hai fatto? - gli chiese Rika
incredula.
- Il pulsante verde dell’orologio permette anche di creare
un’illusione ottica in modo che gli altri pensino che abbiamo
un aspetto diverso. - le rispose lui, mentre prendeva le buste da terra.
- E perché devi utilizzarla? - domandò
Rin.
L’altro sembrò incupirsi a quella domanda, ma non
diede una risposta a Suzuki e riprese a camminare, raggiunto poco dopo
dalle due ex Emissarie:
- Ho detto qualcosa che non dovevo? - gli chiese Rinako sinceramente
preoccupata.
- No, non ti preoccupare. - mentì lui: c’era un
motivo preciso se agiva in quel modo, e solo Isako, Marcus e i membri
della Squadra B lo conoscevano, ma non si sentiva ancora pronto per
dirlo a qualcun altro.
Mentre i tre continuavano la passeggiata, due figure femminili rimaste
nascoste in un vicolo li avevano osservati tutto il tempo:
- Sho Shibuya, ho come l’impressione che tu e Isako dovrete
vuotare il sacco molto presto, e lo stesso discorso vale per la Squadra
B e il vostro leader. - disse la prima figura.
- Infatti, ma dovremo aiutarli anche noi. Gli Undici Supremi
compariranno a breve, ma anche gli ex Emissari del Sole Nero dovranno
essere pronti per allora. - le ricordò la seconda figura,
più bassa della prima.
- Questo lo so anch’io, ma Marcus Phoenix è in
possesso dell’unico oggetto che potrebbe indicare agli ex
Emissari la via che devono seguire per raggiungere il loro potenziale
più alto. Adesso è meglio che ce ne andiamo. -
dopo quell’ultima frase, le due sparirono nel nulla, mentre
il vento rimaneva l’unico a popolare le strade di quel paese.
Angolo
di Emy
Vi consiglio di prestare attenzione alle ultime parole di Hana e Tsu,
ma le due figure misteriose… Beh, vi dico solo che non
sarà l’ultima volta che le vedremo.
Il capitolo in sé però non mi pare molto bello:
quelli precedenti mi soddisfavano un po’ di più,
ma io ho fatto quello che potevo.
Grazie a chi recensisce e segue.
Baci
Emy
|
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Capitolo 9 *** Secondo giorno libero (Parte 1) ***
Di
mattina… Allo Spiraglio di Luce delle Ali Nere…
Nella mensa…
Durante la notte non c’erano stati boati, probabilmente gli
androidi stavano portando a termine il loro compito, ma non fu questo a
svegliare i membri delle Ali Nere: a farlo, ci pensò una
melodia dolce e lenta di un flauto, udibile sia nelle stanze sia nei
corridoi.
- Questa sveglia è stata senz’altro meglio dei
rumori provenienti dalla sala d’allenamento. - disse Rin,
lasciandosi cullare da quel suono.
- Devo ammettere che hai ragione. Non ho mai sentito un suono che mi
facesse sentire così tranquillo. - ammise Sho, mentre si
recava al tavolo di Alan e Aster:
- Mi chiedo però chi sia a suonare. Siamo già
tutti qui. -
- Come? Non l’hai notato? - s’intromise Kaori, ma
dall’espressione confusa dell’altro, dovette
indicare con lo sguardo il posto vuoto accanto a Suzuki.
Nel
frattempo… Nella foresta che circondava il faro…
Nei pressi di una cascata…
Come gli ex Emissari dovevano aver capito, era stata proprio Lorella a
suonare la melodia che li aveva svegliati: normalmente non avrebbero
potuto sentirla perché era un po’ lontana dalla
base delle Ali Nere, ma grazie ad uno dei suoi poteri, la musica si era
diffusa in ogni posto si trovasse ad una certa distanza da lei.
In quel momento, la bionda era seduta vicino a un fiume, più
precisamente lo stesso posto dove era finita insieme a Rinako quando si
era ritrovata in quell’epoca: l’aria mattutina era
fresca, le foglie degli alberi e i pochi ciuffi d’erba erano
ancora bagnati da alcune gocce della pioggia del giorno prima, il
terreno era leggermente umido, e il vento soffiava leggermente, ma si
stava comunque bene. Alcuni uccelli si erano messi a cinguettare
allegramente, ma Gold non ci badava: quando suonava, non
c’erano molte cose che potessero distrarla. Eseguire una
melodia ogni tanto riusciva a farle dimenticare per un attimo i suoi
problemi e a calmarla; era un’abitudine che aveva sin da
prima di entrare nella Confraternita del Sole Nero, ma dopo essere
stata reclutata da Pandora per l’allenamento per diventare
Emissaria, i momenti in cui poteva suonare erano diventati pochissimi.
Durante e dopo la missione contro il Fifth Sector era riuscita a
suonare qualche volta, ma prima di finire in quell’epoca,
tutte le volte che eseguiva una melodia col flauto, con lei
c’era sempre qualcun altro:
- Chissà come sta adesso Taiga… -
pensò lei guardando immediatamente un punto imprecisato
vicino a lei, ma senza smettere di suonare. Per un istante, le
sembrò di vedere il bel capitano della Kidokawa Seishuu
insieme a lei; ora che ci pensava, era proprio vicino ad un corso
d’acqua nel quartiere della scuola in cui era stata mandata
da Pandora che aveva passato alcuni momenti speciali con Kishibe: lei
gli aveva detto la verità sul suo conto, o almeno una parte
della verità, e dopo la Holy Road, si erano ritrovati sempre
in quel posto, nonostante il programma di educazione al calcio li
avesse tenuti lontani la maggior parte del tempo.
Ad un certo punto, ci fu un soffio di vento gelido e Lorella dovette
tornare alla realtà: Taiga non era con lei in quel momento e
probabilmente gli ex Emissari stavano per affrontare
un’impresa molto più grande di loro.
- La partita dell’ultima volta è stata un disastro
completo. Non siamo riusciti a combinare niente e sembra che i nostri
poteri non funzionino come dovrebbero, ma forse erano solo quelli a
permetterci di giocare in quel modo contro i SEED. - disse tra
sé e sé la bionda dopo aver smesso di suonare il
flauto, senza sapere che qualcuno la aveva ascoltata:
- A volte ti fai troppi
problemi Lorella. - la chiamata in causa
sussultò: conosceva fin troppo bene quella voce femminile,
fredda come solo le nevi dell’Hokkaido sapevano essere. Ad un
certo punto, sentì dei passi leggeri e avvertì
un’aura a lei familiare che non faceva che dare conferma alla
sua teoria: si trattava di una cerva, avvolta da una strana energia
argentata, che portava al collo una cordicella alla quale erano
infilate tre sfere di legno alternate a piccoli anellini
d’argento.
- Ancora tu? Per quanto tempo hai ancora intenzione di seguirmi e come
hai fatto a raggiungermi in quest’epoca? - le
domandò l’ex Emissaria senza scomporsi: non era la
prima volta che riceveva una visita di quell’animale, e anche
se all’inizio si era un po’ spaventata nel
constatare che la cerva le potesse parlare e che lei fosse
l’unica a poterla vedere, col tempo aveva finito per farci
l’abitudine.
- Ormai dovresti aver
capito che non sono un animale comune. Ti ho seguita da quando mi hai
evocato la prima volta, e continuerò a comparire fino a
quando non capirai l’errore che hai commesso a…
- cominciò l’animale, ma fu interrotta dalla
ragazza:
- Non penso che ne avrò l’occasione: dopo quello
che ho fatto, non sono del tutto convinta che lui mi stia cercando.
Probabilmente anche lui era uno dei tanti che mi definivano
“strana” e ha preferito evitarmi quando ha saputo
dei miei poteri e della tua esistenza. -
- Non credevo che
avessi così poca fede in qualcuno. Comunque, sai che non
potrai continuare a scappare dai problemi; la sorte ti ha condotto in
quest’epoca, ma dalla partita d’allenamento sei
stata assalita dai dubbi: tu e i tuoi amici non siete riusciti a fare
niente, ma del resto ognuno di voi deve ancora scoprire il proprio vero
potenziale. Inoltre, credi di non essere riuscita a fare niente come
capitano, e non hai mai capito perché Nori ti abbia affidato
quel ruolo… -
- Basta! - sbottò la bionda, scattando in piedi e
avvicinandosi all’animale:
- Tutte le volte che sei comparsa, da prima che entrassi nella
Confraternita del Sole Nero e anche durante e dopo quel periodo, e
persino negli ultimi due mesi, non hai fatto altro che rimproverarmi
per gli stessi motivi. Dici che ho fatto degli errori, ma se
l’unica cosa che sai fare è criticarmi, puoi anche
sparire! - la cerva indietreggiò di qualche passo, come
intimorita da quello scatto d’ira, ma si
riavvicinò poco dopo:
- Per il momento, non
posso dirti nient’altro. Non ho abbastanza tempo.
- la informò l’animale, e la ragazza vide che il
corpo della cerva stava diventando un po’ più
trasparente; quando l’animale fece per andarsene e
addentrarsi nel bosco, si voltò un’ultima volta
verso la ragazza:
- Oh, e riguardo a
Kishibe Taiga… Sta tranquilla. Lo rincontrerai molto prima
di quando pensi. - la cerva fece appena in tempo a vedere
l’espressione sorpresa e leggermente imbarazzata di Lorella,
prima di scomparire in un fascio di luce argentea tra i cespugli.
- Credo di sapere di cosa parla, ma non avrò comunque la
possibilità di rimediare. Non pensare che ti
evocherò ancora, cara la mia cerva: mi hai già
causato problemi in passato e non voglio che qualcun altro finisca
male, sia che si tratti di un amico o di un nemico… -
pensò Lory, lasciandosi cadere a terra e cominciando a
guardare la cordicella:
- Tuttavia, tu e il mio flauto siete tutto ciò che mi
è rimasto del periodo in cui sono rimasta con
lui… - pensò lei, stringendo tra le mani lo
strumento musicale, per poi ricominciare a suonare.
Quel
pomeriggio… In una pianura erbosa del bosco…
Haily e Aoiri si erano recate lì per fare un picnic: non
avevano intenzione di passare un’altra giornata nei
sotterranei e stare un po’ all’aperto non poteva
fare che bene.
Camminarono per circa un paio d’ore nel bosco prima di
trovare un luogo adatto dove iniziare a mangiare, cioè una
radura erbosa circondata dagli alberi, non molto lontana dalla cascata
dove Lory si era messa a suonare il flauto quella mattina; anche in
quel momento, si poteva udire quella melodia:
- Stavolta il clima ha deciso di sorriderci Aoiri-chan. - disse felice
Shan, mentre sistemava sul terreno un telo a quadretti blu e gialli.
- Infatti, e finalmente abbiamo avuto l’occasione di uscire
un po’. - fece Ryudekazi, prendendo dagli zaini due
bottiglie, un paio di bicchieri e alcuni panini avvolti nella stagnola.
Quasi distrattamente, l’altra si mise a guardare il cielo,
privo di nuvole e dominato dal Sole splendente:
- Mi ero stancata di vedere quasi sempre il bianco e il grigio della
base segreta. Spero che il Sole non cali troppo presto. -
All’inizio, Ari non si curò troppo di quello che
l’amica aveva detto, ma alla parola
“Sole”, le venne in mente un viso chiaro come la
Luna, circondato da capelli del colore che il cielo stava assumendo in
quel momento, con l’aggiunta di occhi del colore del cielo
limpido e senza nuvole.
- Taiyou… Chissà come sta ora… -
sospirò leggermente triste la blu.
- Ehm, Aoiri-chan… - esalò la castana dopo un
po’:
- Stai cercando di togliere qualcosa dallo zaino quando non
è rimasto nulla. - Aoiri sembrò tornare alla
realtà e si accorse che la compagna di squadra aveva ragione.
- Eh eh… Scusami Hai-chan. Ero sovrappensiero. - disse
Ryudekazi con una risata leggermente nervosa, per poi cominciare a
mangiare come l’amica.
- I panini che hai preparato sono buonissimi Aoiri-chan. - disse Shan
con un sorriso dopo diversi minuti.
- Chiunque è capace di prepararli Hai-chan. Questo lo sai. -
replicò l’altra, mentre versava del succo
d’arancia da una delle bottiglie in un bicchiere.
- Sì, ma ultimamente nessuno riusciva a preparare niente di
buono. Era evidente che erano stanchi, stressati o comunque avevano la
testa da tutt’altra parte; stamattina tu mi eri sembrata
tranquilla e forse è per questo che sei riuscita a fare un
buon lavoro. -
L’altra si mise a guardare nuovamente il cielo:
- Ora che ci penso, i primi tempi alla Confraternita del Sole Nero
eravamo tutti preoccupati che Pandora potesse fare qualcosa alle nostre
famiglie e non riuscivamo mai a combinare niente di buono durante le
prime settimane di allenamenti.
Questa volta, il fatto di esserci ritrovati in un’altra epoca
e dover affrontare sfide forse più difficili di quelle della
Holy Road potrebbe aver stressato qualcuno, ma dopo quello che
è successo durante la partita d’allenamento, altri
potrebbero essersi sentiti improvvisamente impotenti o scoraggiati di
fronte agli scarsi risultati ottenuti contro la Squadra B. Inoltre, a
causa dei boati della sala d’allenamento, nessuno
è riuscito a chiudere occhio. Forse è per questo
che molti non sembrano essere al massimo della loro forma e non
riescono a fare le cose per bene. - suppose la blu senza distogliere
gli occhi dal cielo.
La castana si limitò ad annuire: in effetti, Ryudekazi non
aveva tutti i torti. Un esempio lampante di quello che aveva detto era
Lorella: quasi tutti gli ex Emissari sapevano che suonava quando non si
sentiva tranquilla; anche nella melodia che aveva suonato quella
mattina c’era una nota d’inquietudine.
- Ora che ci penso, Phoenix ci aveva dato questi giorni liberi anche
per decidere cosa fare. Io pensavo di rimanere, anche perché
non credo che abbiamo molta scelta. - esalò Shan dopo alcuni
minuti di silenzio.
- Vale lo stesso per me. A prima vista quell’uomo non mi
è sembrato affatto ai livelli di Pandora, e nonostante ci
abbia detto che non si sarebbe comportato come lei, preferisco
aspettare prima di decidere cosa pensare di lui. - disse Aoiri, per poi
bere un sorso di succo d’arancia.
- Vedo che non sono l’unico a non fidarsi completamente del
capo. - s’intromise subito dopo una voce maschile, anche se
l’effetto iniziale fu solo quello di rischiare di far andare
di traverso a Ryudekazi la sua bevanda.
Le due si guardarono intorno, senza però vedere chi avesse
parlato, fino a quando Sho non comparve a pochi metri da loro con un
quaderno nella mano:
- Sho! Mi hai fatto prendere un colpo! - esclamò la blu, la
quale sembrava essersi tranquillizzata.
- Scusatemi, non era una mia intenzione. -
Haily lo squadrò da capo a piedi e si accorse di alcuni
particolari:
- Che ci fai qui e dov’è Shadow? -
- Dal momento che ci sono stati concessi un paio di giorni liberi, ho
deciso di lasciare un po’ di tempo libero anche alla mia
aquila. - mentì lui: era meglio se gli ex Emissari
rimanevano all’oscuro delle ricerche sue e di Isako,
soprattutto dopo quello che Marcus aveva detto riguardo alla Feida e
l’El Dorado.
- Sono venuto qui perché pensavo di poter trovare
ispirazione per un nuovo disegno, anche perché non sarei
riuscito a combinare niente rimanendo chiuso nei sotterranei. -
- Disegni spesso? - gli domandò Aoiri.
- Soltanto nei pochi minuti di tempo libero che ho ogni giorno, anche
se preferirei avere la possibilità di farlo più
spesso. -
- Perché non ti siedi con noi? Hai detto di non essere
riuscito a combinare niente finora. Mangi qualcosa, recuperi energie e
forse troverai l’ispirazione per un nuovo disegno. - lo
invitò la blu con un sorriso.
Il ragazzo sembrò pensarci un attimo, poi annuì e
si sedette sul telo insieme alle due ex Emissarie:
- Posso vedere gli altri disegni che hai fatto? - gli chiese Hai-chan.
Shibuya si limitò ad annuire, consegnandole il quaderno che
la ragazza dai capelli castani cominciò subito a sfogliare:
una gran parte dei disegni era fatta soltanto con la matita o col
carboncino, ma alcuni sembravano essere stati colorati coi pastelli.
Erano soprattutto rappresentazioni di paesaggi, solo raramente
c’erano delle persone raffigurate sui quei fogli. Dal sorriso
che vedeva sul volto di Shan e di Ryudekazi che ogni tanto guardava, il
ragazzo poté capire che quei lavori erano di loro gradimento
e provò un senso di soddisfazione al riguardo, ma ad un
certo punto, sul suo viso comparve un’espressione leggermente
malinconica che le ex Emissarie sembrarono non notare: un soggetto di
quei disegni era l’oggetto delle ricerche sue e di Isako,
un’altra era qualcuno da cui Sho si era dovuto separare e
probabilmente e ce la aveva con lui e l’ultimo era qualcuno
da cui Shibuya si era dovuto separare da piccolo e di cui gli erano
rimaste solo poche foto, ma le due ragazze presenti non potevano
saperlo.
Nel
frattempo… Nel passato… A Tokyo… A
casa di Yamato Kazetsuki…
La situazione nel futuro non si poteva definire completamente
tranquilla, ma anche nell’epoca a cui appartenevano gli ex
Emissari la calma era andata a farsi benedire, almeno per quel che
riguardava i due allenatori della squadra degli Emissari del Sole Nero:
si erano accorti sin dal primo momento della scomparsa degli ormai ex
Emissari, ma non avevano potuto avvertire nessuno perché la
notizia di ragazzi che sparivano nel nulla non sarebbe stata credibile
per nessuno e avevano dovuto arrangiarsi come sempre.
Nikora si era diretta a casa del collega perché
quest’ultimo la doveva informare su una cosa importante,
anche se non aveva specificato di che si trattava di preciso:
- Potresti spiegarmi perché mi hai fatta venire fin qui
Yamato? - chiese impaziente Violet.
- Dovresti calmarti Nikora. - la riprese l’altro senza
scomporsi.
- E come faccio? I ragazzi sono spariti e tu te ne stai bello e
tranquillo come se niente fosse! -
Il verde sospirò rassegnato, poi prese il cellulare per
spiegare alla viola il motivo per cui la aveva chiamata:
- Questo messaggio mi è arrivato lo stesso giorno in cui ci
siamo accorti della sparizione dei ragazzi. -
Il contenuto del messaggio era:
“Ex Guardiani
del Sole Nero, sappiamo che gli ex Emissari sono arrivati degli strani
messaggi e sono spariti quando li hanno ricevuti. Possiamo darvi
qualche informazione al riguardo; se vi interessa, presentatevi tra una
settimana alla scuola media Raimon alle 21.30 e assicuratevi che
nessuno vi segua”.
- Un momento. Il giorno in cui dovremo incontrare queste persone
è stasera. - notò Nikora.
- Non è che io mi fidi molto di questo messaggio, ma un paio
di giorni fa mi hai detto che la Fiamma del Sole Nero non ha dato
segnali riguardo alla presenza degli ex Emissari, e poiché i
loro poteri sono legati ad essa, deve essere successo qualcosa di
particolare che ha causato un’interferenza. Se finora
quell’oggetto non ci ha voluto aiutare, questa potrebbe
costituire l’unica soluzione al problema. - suppose Yamato.
L’altra annuì, ma il verde notò che non
sembrava essere molto convinta su quello che dovevano fare. Non che lui
lo fosse.
- Senti, abbiamo ancora tempo prima dell’incontro con queste
persone. Tanto vale pensarci un po’ e, se vogliamo davvero
incontrarli, andremo nel luogo dell’appuntamento
all’ora stabilita. Va bene? - le propose lui.
La viola annuì con un leggero sorriso, poi si diresse
all’uscita di casa Kazetsuki.
Ciò che i due Guardiani non sapevano, era che il tempo non
era dalla loro parte.
Angolo
di Emy
Un pizzico di enigma in ciascuno dei pezzi: cosa voleva di preciso la
cerva da Lory? A chi si riferisce Sho con gli ultimi soggetti di cui ha
parlato? Chi ha contattato Yamato e Nikora? Per le prime due domande ci
vorrà un po’ di tempo, ma per la terza si
saprà qualcosa nel prossimo capitolo.
Alcune cose si sapranno prima e altre dopo, ma arriverà un
momento adatto per tutte.
Grazie a chi recensisce e segue.
Baci
Emy
|
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Capitolo 10 *** Secondo giorno libero (Parte 2) ***
Quel
pomeriggio… Nel futuro… Allo Spiraglio di Luce
delle Ali Nere… Al terzo piano sotterraneo… Nella
biblioteca…
Quella stanza era un po’ più grande
dell’auditorium, il soffitto era bianco e il pavimento di
parquet, ma non era possibile vedere le pareti perché erano
coperte da scaffali di legno contenenti libri di ogni genere. Nei pochi
punti lasciati liberi dalle librerie, c’erano tavoli con
alcune sedie di legno.
Kuromi si era diretta lì, pensando che era il luogo adatto
per poter trovare un po’ di tranquillità: quella
mattina ci era riuscita, anche grazie al fatto che non
c’erano stati boati a causa delle riparazioni della sala
d’allenamento e alla melodia eseguita da Lory che ancora
riusciva a sentire.
- Mi chiedo come faccia a continuare a suonare. Nessuno riesce ad
andare avanti così per ore. - si disse Tsukikage, seduta ad
uno dei tavoli e china su un romanzo giallo.
- Infatti, ma c’è un piccolo segreto riguardante
quella musica. - le disse Herzen, avvicinatasi con alcuni libri in mano
e affiancata da Moonlight.
- E tu come fai a saperlo? -
- La abbiamo vista suonare poche volte durante il periodo del Sole
Nero, ma quando la musica si fa più lieve, vuol dire che ha
smesso di suonare e si sta riposando. In questi casi, è
l’eco dei suoi poteri che consente alla melodia di essere
udita in luoghi lontani da dove Lory. - le spiegò la viola.
- Spero solo che non voglia passare il resto della giornata a suonare.
Sprecherebbe solo tempo. - commentò la ragazza con la
treccia.
- Ognuno può passare il proprio tempo libero come
preferisce, e poi lei suona solo quando ha bisogno di tranquillizzarsi.
Potrebbe essere un suo modo per allentare la tensione accumulata in
questa settimana a causa di questa storia. - replicò la blu,
senza distogliere gli occhi da un libro che aveva cominciato a leggere.
- Per come la vedo io, sta solo perdendo tempo. Voi perché
vi trovate qui? Credevo che fossero tutti usciti. -
- Non è così. Alcune persone hanno deciso di
restare qui. - ribatté Katia, decidendosi finalmente ad
aprire un libro.
- I membri della Squadra B ne sono un esempio lampante: escludendo
Yuki, gli altri non si sono mai mossi dalla base segreta. Anche tu non
sei mai uscita da qui, ma sembra che due dei Quattro Grandi abbiano
intenzione di portarti fuori da questo posto. - la informò
Sibyl.
- Chi sono e dove si trovano di preciso adesso? - le domandò
Tsukikage, curiosa di sapere cosa si sarebbe inventata la blu. Sapeva
che quella ragazza disponeva di una limitata preveggenza, e fino a quel
momento le sue predizioni erano sempre state esatte, ma i loro poteri
lì non funzionavano bene e poteva essersi immaginata anche
quello che aveva detto poco prima.
- Sono Ayla Moon e Fiammetta Rossi. La prima si trova fuori dallo
Spiraglio di Luce delle Ali Nere, mentre la seconda è in
questa biblioteca e si sta avvicinando a noi. - continuò
Sibyl.
Subito dopo, calò il silenzio: le ex Emissarie Minori si
erano rimesse a leggere, ma sull’espressione di Kuromi
c’era ancora un leggero stupore, anche se le due compagne di
squadra non la potevano vedere perché concentrate sulla
lettura.
Dopo alcuni istanti, Tsukikage decise di rimettersi a leggere,
dicendosi che non era la prima volta che quelle due dicevano cose
insolite come quelle; almeno, il suo intento era rimanere
lì, ma qualcuno non era dello stesso parere:
- Ciao Kuromi! - una voce femminile allegra dietro di lei la fece
sobbalzare sulla sedia, ma sembrò paralizzarsi poco dopo sul
posto, tanto da non riuscire a voltarsi per sapere chi le avesse
parlato.
- Non dovresti spaventarti. Sibyl in fondo ti ha avvisata che stavo
arrivando. - dopo quella frase, la ragazza con la treccia si
voltò lentamente, fino a trovarsi davanti una Fiammetta
Rossi con i capelli neri e non più arancioni, sempre legati
con diversi fermagli, e un paio di occhiali da vista.
- Fiammetta!? Mi hai fatto prendere un colpo! E ora che ti guardo
meglio, che è successo ai tuoi capelli e perché
porti gli occhiali? -
Prima che continuasse con quella serie di domande a raffica,
l’ex membro dei Quattro Grandi si decise a rispondere:
- Lascia che risponda a queste domande, poi potrai farmene altre. Il
mio aspetto è stato influenzato dai poteri del Sole Nero e i
miei capelli erano diventati di quello strano colore, mentre gli
occhiali li ho messi un mese fa perché ho scoperto di
soffrire di miopia.
Torniamo al motivo per cui sono venuta qui: volevo chiederti se volevi
venire con me e Ayla a prendere un gelato, tanto per non sprecare
questa giornata di Sole. Volevo invitare anche alcuni membri della
Squadra B, ma sembrano essersi volatilizzati. - la invitò
l’africana con un sorriso.
Kuromi ci pensò un po’, poi annuì: non
le andava molto di uscire, ma quello che chiedeva era avere un
po’ di calma, e forse avrebbe avuto più fortuna a
trovarla senza quella strana aura di mistero che le due ex Emissarie
Minori sembravano emanare ogni volta che le incontrava:
- Bene. Andiamo! - Rossi prese l’altra per mano e la
trascinò fuori dalla biblioteca.
Di
sera tardi… Nell’epoca degli ex
Emissari… In un cimitero di Okinawa…
Era stata in diversi periodi storici da quando era cominciato il
progetto segreto suo e di Sho, ma Isako non aveva ancora trovato tracce
della persona che cercava. Era come se quella persona si fosse
volatilizzata, ma non aveva intenzione di fermarsi fino a quando non
avesse ottenuto dei risultati.
In quel momento, era finita nell’epoca da cui provenivano gli
ex Emissari, più precisamente ad Okinawa; nonostante la dura
giornata di ricerche, anche lì non aveva avuto molta
fortuna: cominciava a sembrarle evidente che i poteri speciali di cui
lei e Sho disponevano e tutte le tecnologie in possesso delle Ali Nere
non sarebbero riusciti ad aiutarli. Il vero problema, almeno dal punto
di vista dei due animali androidi, era un altro: la rossa aveva
viaggiato fin troppe volte nel tempo e una buona parte dei luoghi e
delle epoche storiche che aveva raggiunto erano molto distanti tra
loro. Di conseguenza, la sua salute ha finito per risentirne: aveva il
volto arrossato, la fronte imperlata di sudore, continuava ad ansimare
e ogni passo dava l’impressione di costarle molta fatica, ma
Isako era talmente decisa a portare avanti quel progetto che non
sarebbe mai tornata nella sua epoca senza aver ottenuto un risultato.
I due androidi però non erano dello stesso parere:
- è evidente che sei stanca. Dovremmo tornare a casa
perché tu possa riposare. - le disse preoccupato Nakagawa,
mentre cercava di liberarsi dall’abbraccio della padrona:
sarà che aveva l’aria stanca, ma quella ragazza
non accennava a mollare la presa.
- Di solito non do ragione a quel coso dalle orecchie abnormi, ma
stavolta ha ragione. Inoltre, Sho mi ha detto di tenerti
d’occhio: dovresti tornare alla base segreta. - le
consigliò Shadow, il quale volava immediatamente vicino alla
rossa.
Okada si limitò ad accennare un “no” con
la testa a causa della stanchezza, e quasi senza accorgersene, si
ritrovò a passeggiare all’interno di un cimitero:
- E ora come ci sono arrivata qui? - sussurrò lei dopo
diversi minuti, mentre si guardava intorno, vedendo solo una miriade di
lapidi e pochi sentieri di terra battuta.
- Se non lo sai tu… - si limitò a dire
l’aquila nera, mentre il coniglio verde era riuscito a
liberarsi dall’abbraccio della padrona.
- Ma ti sei vista? Devi tornare subito allo Spiraglio di Luce delle Ali
Nere! Ti stai comportando come una sciocca! Continuerai appena starai
meglio! Ehi Isako, mi stai ascoltando o no? - nonostante i rimproveri
di Nakagawa, la rossa continuava a camminare e i due la seguirono da
una parte all’altra del cimitero fino a quando non si
fermò:
- Era ora. - disse Shadow senza smettere di volare, mentre
l’altro animale androide si avvicinava alla padrona.
- Adesso ce ne andiamo. Dammi quell’orologio! - le
ordinò il coniglio verde, ma l’altra continuava ad
osservare un punto fisso davanti a sé:
- Che ci fa Yuki qui? -
La rossa aveva ragione: davanti a lei c’era il capitano della
Squadra B, la quale indossava un top bianco, una felpa blu, jeans neri
lunghi fino alle ginocchia, scarpe da ballerina dello stesso colore del
top, diversi braccialetti azzurri, una cavigliera e un ciondolo a forma
di fiocco di neve dello stesso colore. Inoltre, aveva tra le mani un
mazzo di gigli e di amarilli bianchi e continuava ad osservare la
lapide che aveva davanti:
- Che cosa ci fa qui? Non esce mai dallo Spiraglio di Luce delle Ali
Nere. - affermò Nakagawa.
- Non accade mai a meno che Phoenix non glielo dica. Forse ha scoperto
qualcosa delle tue ricerche e l’ha mandata a spiarti. -
aggiunse l’aquila.
- Aspettate. Non è detto che sia così…
Per caso riuscite a vedere i nomi scritti sulla lapide? -
domandò Okada ai due androidi, i quali annuirono e si
avvicinarono al capitano della Squadra B, cercando di stare attenti a
non farsi sentire dalla blu.
Al centro della lapide c’era scritto “Famiglia
Misaki” e quattro nomi sotto ad altrettante foto si trovavano
ai quattro angoli della lastra di pietra: la prima ritraeva un uomo
pallido dai corti capelli neri e gli occhi color perla, Akihiro Misaki;
la seconda una donna dalla carnagione non troppo scura, lunghi capelli
blu notte e gli occhi color tramonto, Tsukiko Misaki; la terza,
posizionata sotto a quella di Akihiro, un ragazzo più o meno
della stessa età di Yuki dai capelli scuri, la carnagione
abbronzata e gli occhi arancioni, Hayato Misaki; nell’ultima
foto invece non era raffigurato nessuno, ma dal nome e dalla data
incisa nella lapide, si trattava di Yukiko Misaki e aveva la stessa
età di Hayato. Se si consideravano tutte le date presenti
sotto le foto, quelle persone erano morte nello stesso giorno.
I due continuavano ad osservare il capitano della Squadra B, la quale
aveva posato il mazzo di fiori sulla tomba e continuava a guardare le
tre foto con una certa malinconia, e ogni volta che vedeva lo spazio
senza foto, si intravedeva una punta di rabbia nel suo sguardo:
- Se fossi stata più forte, forse voi vi trovereste ancora
qui. Perdonatemi. - sussurrò Yuki triste, come se fosse
convinta che le persone delle foto potessero sentirla.
I due androidi erano perplessi: cosa aveva a che fare il capitano della
Squadra B con la famiglia Misaki?
Non fecero in tempo a trovare una possibile teoria che sentirono un
tonfo alle loro spalle: si trattava di Isako, la quale era stesa a
terra, rossa in volto e ansimante. Purtroppo per loro, anche la ragazza
dai capelli blu se ne era accorta:
- Nakagawa e Shadow, che cosa ci fate qui? Per caso mi stavate spiando?
- domandò loro Yuki con una punta di rabbia mista ad
irritazione nella voce.
- Adesso non è il momento! Non vedi che Isako sta male? - le
fece notare il coniglio verde, ma il capitano della Squadra B non
sembrava mostrare alcuna particolare reazione di fronte alla collega.
L’aquila pensò che il nome
“Yuki” le si addiceva alla perfezione: quella
ragazza dagli occhi grigi poteva dimostrarsi fredda come la neve.
- E va bene, ma quando saremo arrivati alla base, esigo delle risposte
da voi due. -
- Tu non ci puoi dare ordini! - la rimproverò Shadow, mentre
la blu si caricava un braccio di Okada sulle spalle e attivava il suo
orologio del tempo. I quattro sparirono dal cimitero in una luce rossa.
Alle
21.30… A Tokyo… Alla scuola media
Raimon…
Quella scuola e le vie che la circondavano avevano un aspetto
completamente diverso a quell’ora: durante l’anno
scolastico erano tranquille e piene di studenti allegri o meno, ma di
notte ed erano illuminate solo dalla fioca luce dei lampioni, avevano
un’aria abbastanza macabra. Yamato e Nikora erano arrivati un
po’ prima, sperando di trovare già i mittenti del
messaggio, ma non fu così, e anche quando l’ora
prestabilita era ormai scoccata, non c’era alcun segno delle
persone misteriose.
- Sarebbero già dovuti arrivare. Mi chiedo che cosa
aspettano. - disse impaziente la viola.
Come se fossero stati richiamati dalla voce della donna, due individui
comparvero sotto la luce di un lampione, a pochi metri di distanza dai
due trentenni: avevano un’altezza media, ma non era possibile
capire chi fossero a causa dei lunghi impermeabili e dei cappelli che
indossavano:
- Così vi siete presentati entrambi. - constatò
il primo dall’impermeabile blu. La voce era maschile, ma
aveva qualcosa di strano… Sembrava che qualcosa la stesse
alterando per renderla irriconoscibile.
- Perché ci avete contattati? - domandò subito
Kazetsuki.
La seconda persona misteriosa, che indossava un impermeabile viola,
ridacchiò prima di rispondere:
- Quando sai quello che vuoi, non perdi proprio tempo, eh Yamato? -
anche stavolta era una voce maschile, ma i due adulti non la
riconobbero.
- Come fai a sapere il mio nome? -
- Calmo, una domanda alla volta. - dopo quella frase, il primo
individuo misterioso cominciò a parlare:
- Gli ex Emissari sono stati portati in un’altra epoca per
partecipare ad una lotta per salvare il passato, il presente e il
futuro da due organizzazioni che cercando di distruggersi utilizzando
il calcio. Queste due associazioni si chiamano Feida ed El Dorado, ma
la seconda intende eliminare la prima facendo sparire il calcio da ogni
periodo storico e ha causato dei problemi anche in
quest’epoca; per portare a temine questo compito, ha fatto in
modo che tutti quelli che conoscessero gli ex Emissari li
dimenticassero, ad eccezione delle loro famiglie, anche se non sappiamo
come sia possibile, e di voi perché dotati dei poteri del
Sole Nero che vi hanno resi immuni alle modifiche del continuo spazio
temporale. Gli ex Emissari si stanno preparando per affrontare
l’El Dorado e fare in modo che tutto torni normale. -
- E vi aspettate che crediamo ad una storia così strana?. -
lo interruppe Violet.
- E quello che è successo ai detenuti nella Sala
dell’Inferno del Sole Nero non lo era? -
s’intromise la seconda persona misteriosa.
I due ex Guardiani sgranarono gli occhi e si scambiarono
un’occhiata.
- Chi siete veramente voi due e come fate a sapere di quel posto? -
chiese Nikora ai due.
I due ridacchiarono, ma il secondo individuo non diede la risposta che
la donna si aspettava:
- Questo non ve lo possiamo spiegare, ma vi posso garantire che un
giorno saprete tutto di noi.
Passando alla seconda domanda… Come ben sapete,
ciò che è accaduto lì ha portato alla
scomparsa di molti Emissari, più precisamente quelli che si
avvicinavano troppo a scoprire i veri piani di Pandora. Lei usava su di
loro il Bocciolo della Rosa Nera, facendoli scomparire per evitare che
parlassero; al contrario di quello che quella donna voleva, alcuni di
loro non sono completamente spariti, anche se non si trovano
più in quest’epoca. Anche voi eravate finiti
lì, ma l’intervento dei vostri keshin ha sconvolto
i piani di Pandora, anche se ciò li ha fatti cadere in uno
stato dormiente e alcuni dei vostri poteri sono stati influenzati dal
Bocciolo. Quella donna dovette usare un incantesimo su di voi per farvi
dimenticare quella storia, ma svanì quando gli ex Emissari
erano finiti nella Prigione dell’Eclissi Eterna. -
- Tuttavia... - lo interruppe ad un certo punto la prima persona
misteriosa:
- Il Bocciolo della Rosa Nera è finito nel periodo storico
in cui sono finiti gli ex Emissari, ma abbiamo scoperto che la
quantità d’energia che ha accumulato, tramite la
Fiamma del Sole Nero, è troppa e potrebbe distruggere
qualsiasi cosa si trovi lì se non verrà fermato.
Per farla breve, questa faccenda rischia di portare ad un
“futuro morto”. -
- Quindi voi vorreste che li raggiungessimo per aiutarli? Anche se
quello che state dicendo è vero, non sarà
un’impresa facile: i nostri poteri non funzionano come
dovrebbero e la Fiamma del Sole Nero non vuole collaborare. - li
informò Yamato.
- La Fiamma del Sole Nero si sta comportando così a causa
dell’odio e della disperazione delle persone coinvolte nella
guerra che si sta svolgendo a 200 anni nel futuro.
Quell’oggetto può assorbire i sentimenti di
ciò che gli sta intorno: l’oro simboleggia i
sentimenti positivi e la luce, mentre il nero rappresenta le emozioni
negative e le tenebre. Questi colori sono fondamentali per mantenere
l’equilibrio delle persone che possiedono i suoi poteri nelle
varie epoche, ma a causa del Bocciolo della Rosa Nera, il nero rischia
di sovrastare l’oro e le doti magiche donate dai poteri della
Fiamma del Sole Nero ne risentono.
Come raggiungere gli ex Emissari? Beh, la soluzione è molto
più vicina di quello che credete. Addio. - dopo quella
spiegazione da parte del secondo individuo, gli incappucciati sparirono
nel buio della notte, lasciando soli i due ex Guardiani del Sole Nero.
- Non so te Yamato, ma io sono ancora più confusa di prima.
- ammise la donna dai capelli viola.
- Anch’io non so bene cosa credere Nikora, ma quei due ci
hanno dato quella che potrebbe essere un’informazione utile.
Se il Bocciolo della Rosa Nera ha davvero qualcosa a che fare con tutto
questo, dovremo recuperare i documenti riferiti all’ Incubo
dei Petali della Rosa. - decise Kazetsuki dopo alcuni secondi di
silenzio e senza distogliere lo sguardo dal punto in cui le persone
misteriose erano scomparse.
- Quei documenti sono andati persi tempo fa! Credevo che te ne
ricordassi! - replicò lei.
L’altro si girò finalmente verso la viola e scosse
la testa, per poi sorridere:
- E io ti dico che ti sbagli. Se ben ricordi, c’è
stata solo una persona che ha lasciato la Confraternita del Sole Nero
di sua spontanea volontà e non ha subito conseguenze gravi;
quel qualcuno ha portato con sé i documenti relativi
all’Incubo dei Petali della Rosa per evitare che cadessero in
mani sbagliate.
Io so dove abita quella persona. Se per te va bene, ci andremo domani,
almeno ci toglieremo un dubbio riguardo a questa storia. -
La donna continuava a fissare il verde con un’espressione
leggermente sorpresa:
- Fammi capire: ci siamo fatti chissà quanti problemi per
cercare quei documenti, e tu mi dici solo adesso che sai chi li
possiede? Mi puoi spiegare in che modo ragioni? -
L’altro si limitò a sorridere divertito, anche se
c’era una nota di nervosismo in quella risata:
- Ti confesso che mi era passato di mente, ma scommetto che non ti
dispiacerà incontrare la persona in questione. -
Violet sbuffò, poi i due s’incamminarono verso le
rispettive abitazioni.
Un solo pensiero occupava la mente dei due: “Aspettateci ragazzi.
Stiamo arrivando.”
Angolo
di Emy
Sono stati dei giorni liberi pieni di mistero, a mio parere
è stato così soprattutto per Yamato e Nikora.
Ci tenevo a dire che, salvo imprevisti, i due individui misteriosi
appariranno solo alla fine della fic; per il resto del tempo, verranno
solo nominati di tanto in tanto.
Grazie a chi recensisce e segue.
Baci
Emy
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Capitolo 11 *** 200 anni tra passato e futuro: allenamenti e misteri (Parte 1) ***
La
mattina seguente… Nel futuro… Nella sala
d’allenamento delle Ali Nere…
Ogni guasto della stanza era stato riparato completamente e quel posto
era tornato come doveva essere, ma erano state aggiunte delle nuove
attrezzature: un macchinario, dotato di una miriade di pulsanti e su
cui si trovava uno schermo olografico, era stato posizionato accanto
alle panchine; inoltre, ad una certa altezza da terra, al centro del
campo da calcio, fluttuava un dischetto metallico che emetteva una
fioca luce rossa.
- Grazie al lavoro degli androidi, oggi potremo ricominciare gli
allenamenti. Come vi avevo già detto, i membri di Feida ed
El Dorado hanno grandi abilità fisiche e hissatsu molto
potenti, e nonostante la preparazione fisica che avete ricevuto alla
Confraternita, è evidente che ci sono ancora degli aspetti
su cui lavorare. A questo proposito, ho fatto installare dagli androidi
delle nuove apparecchiature. - spiegò Phoenix, per poi
osservare attentamente i presenti, notandone molti avevano
un’aria confusa e a tratti timorosa, probabilmente
perché non sapevano cosa li attendeva.
Si disse che ormai non c’era molto da fare: lui sapeva che
ogni azione aveva le sue conseguenze, e se quei ragazzi avevano deciso
di presentarsi, avrebbero dovuto andare fino in fondo a quella lotta;
prese un auricolare bianco da una delle tasche della giacca, poi
lanciò un’occhiata a Shibuya, il quale si
limitò ad annuire e si mise all’orecchio il
dispositivo che gli permetteva di comunicare con Shadow.
- Dal momento che molti di voi avessero problemi simili, quindi vi
allenerete in gruppi. Per cominciare… - si fermò
nuovamente per osservare gli ex Emissari:
- Aster Kazetsuki, Giada Quatlane, Katia Herzen, Sibyl Moonlight e
Hayley Brown, potreste dirigervi verso quel disco al centro del campo
da calcio? - chiese gentilmente.
I chiamati in causa, chi un po’ titubante e chi timoroso su
quello che il leader delle Ali Nere aveva in mente, fecero
com’era stato detto e appena si trovarono tutti nel punto
prestabilito, il dischetto brillò, circondando i cinque ex
Emissari e pochi metri del campo di calcio in una cupola rossa.
- A cosa servirebbe quella? - domandò Kaori.
- Quella cupola darà ai vostri amici l’illusione
di trovarsi in un ambiente del mondo reale, anche se si
tratterà chiaramente di una proiezione olografica a cui
potremo apportare modifiche, ma non crediate che vi lascerò
fuori dalla festa perché vi allenerete anche voi. - li
informò il biondo, estraendo dall’altra tasca
della giacca altri dischi, uno blu, uno verde e uno giallo, e
lanciandoli sul campo da calcio. Questi andarono a posizionarsi in
punti diversi e crearono cupole degli stessi colori dei dischetti
metallici.
- Adesso vi dirò i gruppi in cui vi dividerete, mentre le
istruzioni per l’allenamento ve le illustrerò
quando sarete entrati nelle cupole. Ricordare, queste ultime non vi
permetteranno di uscire prima che una determinata sessione di
allenamento non sarà terminata e nemmeno di vedere o sentire
cosa accadrà nelle altre cupole, almeno non avrete
distrazioni di alcun genere. Tuttavia, io e Sho vi terremo
d’occhio grazie all’altro macchinario, e con
l’aiuto dei nostri auricolari, collegati ai dischetti e alle
cupole, potremo comunicare con voi. -
L’allenamento poteva cominciare.
Nella
cupola rossa…
Quando la luce svanì, Giada, Aster, Hayley, Sibyl e Katia si
ritrovarono in un’ampia distesa innevata, interrotta ogni
tanto da alcuni abeti. Il cielo era coperto da nubi e il vento
soffiava. Una parte della pianura era illuminata di blu, lasciando
intravedere una specie di sentiero luminoso.
- E lui che ci aveva detto che non ci avrebbe spedito in posti strani.
- commentò Quatlane.
- Beh, noi alludevamo al mondo reale, non a quello virtuale. - le
ricordò Moonlight.
- Silenzio voi due! Sarà che il freddo non mi dispiace, ma
non ho intenzione di rimanere qui a lungo. Se quello che ha detto
Phoenix è vero, può comparire qualcosa di strano
da un momento all’altro. - le riprese l’ex membro
dei Quattro Grandi, togliendosi gli occhiali da sole, data la scarsa
luce presente in quel posto.
- Se ti lamenti quando non abbiamo ancora iniziato, chissà
cosa dirai quando avremo finito. - s’intromise Katia.
Brown si limitò a sbuffare. Herzen, soprattutto per alcuni
dei suoi modi di fare, non le era mai andata molto a genio, sia durante
sia dopo il periodo della Confraternita del Sole Nero; tuttavia, da
quel momento avrebbero dovuto far parte dello stesso gruppo durante gli
allenamenti, quindi avrebbe dovuto cercare di sopportare la sua
compagnia.
- Beh, secondo voi che dobbiamo fare? - domandò dopo un
po’ Hayley, ma dalle espressioni dei suoi compagni, dedusse
che nessuno di loro le avrebbe potuto rispondere.
- Vi do il benvenuto in quello che, per un po’ di tempo,
sarà il posto dove vi allenerete. - la voce di Marcus
riecheggiò all’interno della cupola.
- Dovreste aver sentito quello che ho detto ai vostri compagni, quindi
veniamo subito al sodo. Dovrete correre nella neve seguendo il percorso
di luce blu, mentre calciate i palloni che potrete far apparire
utilizzando il pulsante nero dei vostri orologi. Man mano che andrete
avanti, noterete degli abeti su cui si trovano dei punti rossi: quelli
sono bersagli che dovrete colpire coi palloni, ma vi consiglio di
prendere bene la mira e di sferrare un colpo abbastanza forte. Se
sbaglierete… Anzi no, credo che scoprirete da soli cosa
accadrà in quel caso. -
- E come pensa che faremo a muoverci? Questa è neve, non
certo erba o terra! - ribatté Sibyl. In effetti, la cosa non
si prospettava molto facile: ognuno degli ex Emissari aveva i piedi e
le caviglie immersi nella neve. Come se non bastasse, il vento sembrava
soffiare sempre più forte.
- Sono sicuro che non avrete problemi. Oh, mi ero dimenticato di dirvi
una cosa: per questo allenamento ho impostato i dischetti
perché il livello di difficoltà aumentasse nel
caso in cui decidiate di utilizzare delle hissatsu, ma sta a voi
decidere cosa fare. -
Gli ex Emissari seguirono le istruzioni e, una volta che i palloni si
furono materializzati, cominciarono a correre seguendo le tracce di
luce blu che trovavano, ma si resero conto che sarebbe potuta essere
un’impresa più complicata del normale: sembravano
rischiare di affondare ad ogni passo che facevano e la luce blu del
sentiero ogni tanto scompariva e riappariva in punti molto lontani
rispetto a dove si trovavano gli ex Emissari; per farla breve, i cinque
girarono per più di due ore senza aver trovato un solo
bersaglio. Almeno fino a quando…
- Ehi ragazzi. Ne ho trovato uno! - li chiamò Katia, e il
reso del gruppo notò che c’era un punto rosso
luminoso sull’albero vicino al quale si trovava la viola.
- Finalmente uno dei famosi bersagli. Colpiamolo e passiamo subito al
prossimo. - decise Brown, calciando poi il suo pallone, ma commise un
errore e colpì l’abete poco più sopra
del punto rosso, causando l’emissione di bagliori luminosi
prima deboli, poi sempre più forti.
- Sembra che il periodo passato nei sotterranei del Sole Nero ti abbia
causato qualche altro problema alla vista, oltre ad averla resa molto
sensibile alla luce. Non credevo che una come te avrebbe commesso un
errore tanto banale. - la schernì Katia con un leggero
ghigno sulle labbra.
- Faresti meglio a stare zitta! Non sarà certo il problema
alla vista che m’impedirà di andare avanti. -
replicò Brown.
- Dici? Io ho qualche dubbio… - ribatté
l’altra.
- Ragazze! Non credo sia il momento adatto per una discussione. - le
riprese Kazetsuki.
- E perché? - chiesero all’unisono, ma quando si
voltarono verso l’albino, videro Aster che continuava a
saltare da un punto all’altro di quella zona, intento a
schivare delle sfere rosse.
- Credo sia la conseguenza dello sbaglio di poco fa. -
constatò Quatlane.
Intanto, Katia e Sibyl stavano cercando di colpire il punto rosso, ma i
palloni sparivano ogni volta che una di quelle sfere color sangue li
sfiorava.
- Ho idea che quei tiri non fossero abbastanza forti. -
osservò Hayley.
- Beh, se ognuno farà per conto suo, potremo arrivare alla
fine dell’allenamento senza aver ottenuto nulla. Dal momento
che sembra impossibile centrare quel punto da lontano, qualcuno
dovrebbe avvicinarsi per colpirlo. - rifletté ad alta voce
Kazetsuki.
- Sì, ma chi va? Sappiamo già che Hayley non
è in grado di farlo, soprattutto visto quello che
è successo poco fa, e noi altri abbiamo le mani legate per
colpa di questi globi rossi. - gli ricordò Herzen, eseguendo
una capriola all’indietro per evitare un’altra
sfera.
La diretta interessata sembrò volerla incenerire con lo
sguardo, ma la viola non ci fece caso.
- Io dico che dovrebbe andare Giada. - consigliò Moonlight,
mentre saltava per schivare alcuni globi luminosi.
- E perché proprio lei? Posso benissimo farcela
anch’io! - replicò l’ex membro dei
Quattro Grandi.
- Forse Sibyl non ha tutti i torti. - Brown rivolse
un’occhiata sorpresa ad Aster: non si sarebbe aspettata
quelle parole da lui.
Il ragazzo si accorse dell’espressione della compagna, e
decise di spiegare:
- Finora quelle sfere hanno colpito tutti quelli che hanno sbagliato la
mira oppure hanno perso i palloni a causa della collisione di questi
ultimi con i globi rossi. Dal momento che Giada non ha ancora tirato,
non è mai stata bersagliata da quelle sfere, e
potrà avvicinarsi senza problemi. -
Hayley si limitò a stringere i pugni, poi annuì,
anche se leggermente seccata:
- Uff… E va bene. - sbuffò lei, per poi guardare
Quatlane, la quale la osservava come se cercasse una specie di permesso
per agire:
- Allora? Cosa stai aspettando ancora? Sbrigati! - a quelle parole di
quella che una volta era una dei suoi superiori, l’ex
Emissaria Minore si mise a correre verso l’abete per quanto
la neve glielo permettesse. Come avevano detto i suoi compagni, le
sfere rosse non avevano mai tentato di colpirla e quando si
trovò abbastanza vicina all’albero,
alzò il pallone e saltò, per poi calciare la
palla, mandandola verso il bersaglio, e sperando che nessun globo rosso
fuoriuscisse da esso per interferire; per sua fortuna, ciò
non accadde e il pallone colpì il punto rosso, il quale
smise di brillare e fece scomparire le sfere che stavano per
raggiungere i suoi compagni.
- Ce l’hai fatta! - esclamò felice Sibyl, correndo
verso Giada.
Anche gli altri si avvicinarono alle due, partecipi di quel piccolo
risultato, ma consci del fatto che quello era solo un primo passo:
l’allenamento era ancora lungo.
Nel
frattempo… Nella cupola gialla…
Se era stato il freddo ad accogliere gli ex Emissari nella cupola
rossa, in quella gialla c’era un cielo limpido, la luce del
Sole cocente, un clima caldo e un’enorme distesa sabbiosa.
Fiammetta si trovava da sola davanti ad una porta di un campo di
calcio, coi piedi quasi interamente coperti dalla sabbia del deserto:
quello era il posto in cui si sarebbe dovuta allenare, ma non capiva
perché si trovava proprio lì e nemmeno cosa fosse
successo ai compagni che si trovavano nella cupola con lei.
- Anche per te è ora di cominciare Fiammetta. -
riecheggiò la voce del leader delle Ali Nere.
- Prima potrebbe dirmi perché mi trovo qui e
perché sono sola? -
- Certamente. La cupola in cui ti trovi serve per allenare i portieri,
ed è meglio che tu e gli altri tuoi compagni vi alleniate
singolarmente. Tra poco farò apparire un ologramma
dell’attaccante più forte della Protocol Omega
perché tu possa imparare a parare i suoi tiri, ma sta
attenta: l’immagine olografica avrà tutte le
abilità della persona reale, quindi non sarà meno
pericoloso del normale.
Ho impostato il deserto come luogo dell’allenamento il
deserto perché la sabbia opporrà una certa
resistenza ai tuoi movimenti, quindi le cose saranno un po’
più complicate. Tieniti pronta. - dopo quella frase, un
ragazzo dai capelli viola, la carnagione lievemente abbronzata e gli
occhi grigi inespressivi comparve davanti a Rossi.
- Questo è Alpha, il capitano della Protocol Omega. - la
informò l’allenatore dei Messaggeri delle Ali Nere.
- E va bene. Vediamo cosa sa… - neanche il tempo che la
ragazza potesse terminare la frase che l’ologramma
calciò il pallone. L’africana cercò di
buttarsi verso destra per prenderlo, ma si ricordò della
presenza della sabbia, la quale riuscì a rallentarla: si era
trattato di pochi secondi, ma bastarono perché il pallone
entrasse in porta, per poi scomparire. Forse era un altro ologramma.
- Ok, è stato un piccolo contrattempo, ma adesso devo stare
più attenta. Forse è anche colpa del fatto che,
da quando sono entrata nella Gassan Kunimitsu, non ho più
avuto occasione di esercitarmi come portiere. - pensò lei,
mentre il calciatore olografico tirava un’altra volta:
- Non sbaglierò nuovamente. - disse Fiammetta, saltando per
cercare di afferrare il pallone, ma quando riuscì ad
afferrarlo, questo le sfuggì dalle mani e sbatté
contro la traversa della porta.
- Ero convinta di averlo preso… Che è successo? -
si domandò lei, osservandosi distrattamente le mani coperte
dai guanti blu, i quali presentavano lievi bruciature.
- Guarda un po’… Questo non è mai
accaduto se non quando paravo i tiri degli ex Emissari alla
Confraternita. - dopo quell’ultima frase, si rimise in
posizione.
Arrivò il terzo tiro, e stavolta il colpo non sembrava
essere diretto alla porta, ma proprio al portiere;
quest’ultima sembrò accorgersene, ma non ci diede
troppo peso: era un allenamento e doveva fare il possibile per
completarlo al meglio. Quando il pallone fu abbastanza vicino, lo prese
e lo strinse per evitare che le sfuggisse ancora dalle mani;
riuscì a fermarla con non pochi sforzi, ma delle nuove
bruciature sui guanti, stavolta un po’ più
marcate, si aggiunsero a quelle già presenti.
- Mi voleva colpire, questo era più che evidente, ma non
è niente che non possa sopportare: è vero che ho
subito di tutto e di più al Sole Nero, ma non
permetterò che quella difficile preparazione vada sprecata.
- pensò Fiammetta, mentre il pallone scompariva dalle sue
mani e lei si preparava per il secondo tiro.
Intanto…
Nel passato… Tra le vie di Tokyo…
Yamato e Nikora si erano ritrovati davanti a casa Kazetsuki, poi il
verde la aveva condotta tra le vie della città per portarla
dalla persona che doveva avere i progetti dell’Incubo dei
Petali della Rosa. Stavano camminando da una ventina di minuti, e
nonostante la donna avesse continuato a chiederglielo, il trentenne non
le aveva ancora dato una risposta esauriente.
- Almeno mi puoi dire dove mi stai portando? - gli domandò
ad un certo punto Violet, sia perché si meritava almeno
quella risposta sia nella speranza di spezzare la monotonia delle
risposte che Yamato le aveva dato.
L’altro si limitò a mormorare un “Tra
poco lo vedrai”. Infatti, dopo un’altra decina di
minuti di cammino, arrivarono davanti a quella che doveva essere la
loro destinazione: una casa a due piani bianca e dal tetto nero. Il
cancello di ferro che permetteva l’accesso
all’abitazione era aperto: che il proprietario della casa li
stesse aspettando?
- Andiamo. - disse il verde, e seguito dalla viola entrò
nella casa, divisa dal cancello dell’entrata solo da un
giardino con alcuni cespugli di rose bianche e un piccolo pesco in
fiore. Si ritrovarono in un salotto dalle pareti color neve, costellate
da fotografie incorniciate che raffiguravano una miriade di paesaggi, e
dai mobili in mogano. C’erano anche un paio di poltrone verde
scuro e un divano dello stesso colore, davanti ai quali si trovavano un
tavolino di legno e un televisore a schermo piatto. La poca luce
presente filtrava da una finestra, davanti alla quale si trovava una
donna che continuava ad osservare il cielo fuori dalla finestra
comodamente seduta su una sedia: sembrava avere circa
trent’anni, era alta e dal fisico ben proporzionato, aveva
lisci capelli color pesca che le arrivavano a metà schiena,
la carnagione chiara e gli occhi color blu elettrico. Indossava un top
bianco, una giacca rosacea a maniche lunghe aperta sul davanti, una
gonna lunga verde e scarpe da ballerina nere.
- Non vi aspettavo così presto. - li salutò la
donna misteriosa senza voltarsi verso i nuovi arrivati.
- è passato un po’ di tempo dall’ultima
volta che ci siamo visti. Ti pare questo il modo di salutare tuo
fratello e una tua amica? - le fece notare l’uomo dai capelli
verdi.
Violet sgranò gli occhi per la sorpresa:
- Cara Nikora, sarà che sono passati alcuni anni da quando
me ne sono andata dalla Confraternita, ma non credo sia un motivo
valido per esserti scordata della sottoscritta. - dopo quella frase, la
donna dai capelli rosa si decise a voltarsi e Nikora sbatté
un paio di volte gli occhi per assicurarsi di quello che stava vedendo:
prima non se ne era accorta, ma ora che guardava meglio la donna dai
capelli color pesca, si accorse che gli occhi e alcuni tratti del viso
erano simili a quelli di Yamato, sebbene ci fossero ugualmente delle
differenze.
- Io… Io… Adesso mi ricordo di te. Tu sei Momoka!
- esclamò la viola e il verde sorrise, anche se quasi
impercettibilmente:
- Ti ci è voluto un po’, ma alla fine te ne sei
ricordata. - le disse, per poi rivolgersi alla rosa:
- Avrei preferito che ci rivedessimo in circostante tranquille
sorellina, ma a quanto pare non ci è ancora possibile. -
L’interlocutrice si limitò ad annuire, per poi
dirigersi verso una delle poltrone e invitare i due ex Guardiani del
Sole Nero a sedersi:
- Immagino sia successo qualcos’altro che riguarda il Sole
Nero. Me ne ero andata perché non sopportavo più
di vedere Pandora che torturava quei ragazzi, ma sembra che chiunque
sia entrato nella Confraternita, rimanga legato ad essa per sempre. Che
cosa volete di preciso da me? -
Angolo
di Emy
Diamo il benvenuto ad un’altra dei miei OC: Momoka Kazetsuki,
sorella minore di Yamato ed ex Guardiana del Sole Nero, ma non
preoccupatevi perché vedremo anche come se la caveranno gli
ex Emissari con gli allenamenti. Come vi sono parsi finora?
Oh, prima che me ne dimentichi, d’ora in poi
risponderò alle recensioni solo quando posterò un
capitolo.
Grazie a chi recensisce e segue.
Baci
Emy
|
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Capitolo 12 *** 200 anni tra passato e futuro: allenamenti e misteri (Parte 2) ***
Intanto…
Nel futuro… Nella sala d’allenamento delle Ali
Nere… Nella cupola blu…
Kaori, Rinako, Aoiri, Kuromi, Ayla e Alan, erano finiti in una radura
erbosa, sovrastata da un cielo coperto di nuvole, e circondata da una
rigogliosa foresta tropicale.
- Cosa dovremo fare qui? - domandò Ryudekazi.
- Mi piacerebbe saperlo. Eppure noi che gli avevamo detto che non
volevamo essere spediti nuovamente in posti insoliti, anche se questo
è niente rispetto a quelli in cui ci mandava Pandora. -
commentò Tsukikage, osservando il bosco fitto e buio.
- Ehm… - li interruppe la voce di Marcus:
- Credo di poter rispondere alle vostre domande. Dovrete addentrarvi
nella foresta mentre calciate i palloni che potrete far comparire
grazie al pulsante nero dei vostri orologi; oltretutto, dovrete cercare
di evitare di scontrarvi con le piante e raggiungere una zona erbosa
situata oltre il bosco che vi circonda. Per arrivarci, dovrete trovare
dei cespugli dai fiori viola e seguirli. Come avrete notato, gli alberi
intorno a voi sono molto alti e, a causa degli intrecci formati dai
rami e delle nuvole che ricoprono il cielo, non filtra luce nella
foresta; inoltre, il terreno è fangoso in molti punti,
quindi le cose saranno un po’ più complicate.
Buona fortuna. -
- Non mi sembra un allenamento troppo difficile. - constatò
Kira, guardando i compagni come se cercasse una sorta di conferma a
quello che pensava, ma qualcosa non tornava: se si contava anche lei,
erano solo in quattro nella pianura.
- Che fine hanno fatto Ayla e Alan? - chiese Kaori alle altre.
Aoiri e Kuromi si guardarono intorno perplesse, come se non si fossero
accorte della mancanza dei due ex membri dei Quattro Grandi, mentre Rin
rispose:
- Li ho visti dirigersi all’interno del bosco quando Phoenix
ha finito di spiegare il modo in cui avremmo dovuto svolgere
l’allenamento. -
- O probabilmente Alan è entrato nella foresta senza
pensarci due volte e Ayla l’ha seguito per evitare che
finisse in qualche guaio. - la corresse la ragazza con la treccia.
- Non capisco perché ti lamenti. Ormai sai come sono fatti
quei due. - s’intromise Ari, per poi aggiungere:
- Piuttosto, dovremo preoccuparci che ci hanno precedute. Sappiamo che
sono tra i migliori per quel che riguarda la velocità e non
hanno problemi a vedere al buio, quindi si troveranno fuori dalla
foresta in poco tempo. -
- Che ci facciamo ancora qui? Diamoci una mossa! - dopo
quell’ultima frase della ragazza dagli occhi color
acquamarina, le quattro si separarono e si addentrarono nella
boscaglia.
Poco dopo essere entrate, ognuna di loro si accorse che portare a
termine quell’esercizio sarebbe potuta essere
un’impresa più complicata del previsto: sembrava
che comparissero sempre più alberi ad ogni passo che
facevano, e anche se non capivano il motivo per cui il leader delle Ali
Nere aveva detto di non colpire le piante, non era nelle loro
intenzioni scoprirlo.
Aoiri, che non aveva ancora trovato nemmeno un fiore viola ed era
rimasta a vagare per un tempo indefinito nella boscaglia, si
ricordò di un allenamento che aveva svolto durante il
periodo del Sole Nero: era stata mandata insieme ad altri quattro
Emissari in una foresta per svolgere un esercizio simile a quello che
Phoenix aveva spiegato, e ogni volta che qualcuno finiva contro un
albero, questo si animava grazie ai poteri del Sole Nero per catturare
il malcapitato con i rami e sbatterlo violentemente a terra.
Preoccupata che potesse accadere nuovamente una cosa del genere a lei o
ai suoi compagni, non si accorse di essersi scontrata con qualcosa e
cadde seduta sul terreno:
- Ahi, che male… - si lamentò una voce maschile.
- Te la sei cercata. Dovresti stare più attento. - lo
rimproverò una voce femminile.
Anche se leggermente intontita a causa dello scontro, la blu riconobbe
le due voci e una volta riaperti gli occhi, si ritrovò
davanti Alan seduto a terra che si stava massaggiando la testa e Ayla
che gli rivolgeva uno sguardo severo:
- Per fortuna siete voi. - sospirò sollevata la ragazza
dagli occhi gialli, mentre la compagna la aiutava ad alzarsi e
l’argenteo si rimetteva in piedi.
- Se non fosse stato per questo qui… - cominciò
la ragazza dagli occhi color zaffiro, indicando con lo sguardo Alan:
- A quest’ora ci troveremmo già fuori da questo
posto. Ha trovato i fiori viola di cui Phoenix ha parlato e voleva
informare anche te e le altre, almeno nessuno avrebbe dovuto continuare
a girare a vuoto in questa specie di giungla. -
Aoiri annuì felice, ma sul suo viso comparve subito
un’espressione perplessa:
- C’è qualcosa che non va? - le domandò
il ragazzo dagli occhi dorati.
- Non capisco a cosa può servirci questo esercizio, tutto
qui. - rispose semplicemente l’altra.
I due ex membri dei Quattro Grandi si scoccarono un’occhiata
reciproca, ma decisero di spiegarle cosa pensavano:
- Avevamo notato qualcosa d’insolito negli alberi durante il
tragitto. Eravamo rimasti bloccati nel fango… -
- Più che altro tu stavi per affondare nella fanghiglia e io
ho dovuto passare chissà quanto tempo per riuscire a tirarti
fuori, anche se quelle mi sembravano sabbie mobili e non della semplice
melma. - lo corresse Moon e l’ex Emissaria Maggiore
notò che le divise dei compagni erano sporche di fango, ma a
differenza di Ayla che aveva solo le scarpe infangate e qualche macchia
sulle gambe, Alan era coperto di fango fino alle ginocchia.
- Sì sì. Come vuoi. - la liquidò lui,
per poi continuare il discorso:
- Dopo quell’imprevisto, ci è sembrato che gli
alberi si stessero muovendo, ma non ci abbiamo fatto caso; ci siamo
fermati dopo un po’ per una pausa, e quando stavamo per
ricominciare a correre, una pianta di fronte a noi si era spostata alla
nostra destra. Probabilmente correre ed evitare gli alberi
può servire per migliorare l’abilità
nel dribblare l’avversario, ma anche la velocità e
l’agilità. -
Ryudekazi si fermò un attimo a riflettere, dicendosi che i
due potevano non avere tutti i torti:
- Beh, mi avete cercata per avvertirmi, no? Troviamo le altre e
andiamocene da questo posto! - decise, per poi avviarsi con i due ex
membri dei Quattro Grandi alla ricerca delle compagne.
Intanto…
Nella cupola verde…
Lory si era ritrovata su una zona rocciosa insieme ad Haily, ma non
c’era traccia elle altre ragazze entrate con loro nella
cupola verde: a far compagnia alle due c’erano soltanto una
porta di un campo da calcio, la Luna che dominava la volta celeste,
assistita da numerose stelle, e il rumore delle onde del mare. Un
momento… Il suono delle onde?
La bionda si diresse ai limiti della zona rocciosa, scoprendo che si
trattava di una specie di scoglio circondato dal mare illuminato
dall’astro notturno che gli donava sfumature chiare e
brillanti; si accorse della presenza di quelli che sembravano essere
altri due scogli non molto lontani da quello su cui si trovava. Mentre
osservava serena quella sfera luminosa nel cielo, si ricordò
di un particolare:
- Entrambe le volte in cui lei
è apparsa, c’era una Luna come questa. Spero che
non decida di comparire anche stavolta, ma non è detto che
lo farà se non suono il flauto. - pensò Gold,
cercando di evitare di pensare ancora a quella storia, ma il suono di
qualcuno che si tuffava nell’acqua la riportò alla
realtà; era vero che uno dei suoi poteri le permetteva di
udire qualsiasi rumore intorno a lei, anche se molto flebile, ma a
volte credeva che certi suoni fossero solo frutto della sua
immaginazione.
- Ehi Lory! Come va? - una voce femminile fece sobbalzare il capitano
dei Messaggeri delle Ali Nere, ma era sicura che non era stata Shan a
parlare e sullo scoglio non c’era nessun altro.
- Ehi! Non mi vedi? Sono quaggiù. - Lorella
osservò il mare intorno alla piana rocciosa, e nonostante il
buio, poté vedere due occhi azzurri che la fissavano
divertita.
- Era ora sorella! Ci hai messo un po’, ma mi hai vista. -
disse la stessa voce che la bionda aveva sentito poco prima, e questa
riuscì a capire chi si trovava davanti:
- Marina!? Dov’eri finita e che ci fai in acqua? - le
domandò Gold, mentre veniva raggiunta dalla castana:
- Mi ero ritrovata su uno scoglio con Erika, e non vedendovi con noi mi
ero messa a cercarvi. Ho trovato anche Rika e Hiroae, ma si trovano sul
terzo scoglio. Quanto al perché mi trovo in
acqua… Il motivo è semplice: adoro nuotare. Fosse
per me, ci starei per tutto il giorno, anche se questo posto
è una proiezione olografica. -
- Scusate… - la interruppe la voce del biondo:
- Come avrete notato, vi allenerete divise in coppie; tra poco,
farò apparire degli ologrammi dei giocatori della Protocol
Omega in possesso di tutte le abilità delle persone reali.
Cercheranno di segnare nelle porte che si trovano su ognuno degli
scogli, e voi dovrete semplicemente impedire che facciano goal.
Inoltre, dovreste evitare di cadere in acqua, ammesso che non
preferiate farvi un bagno.
Oh, Marina… Questa prova sarà abbastanza
impegnativa. Ho visto che ti piace stare in acqua, ma adesso
è meglio che torni dalla tua compagna. Se hai voglia di
nuotare, ti ricordo che c’è una piscina al secondo
piano della base segreta e potrai andarci una volta terminato
l’allenamento. -
- Uffa… Perché mi deve rovinare il divertimento.
- sbuffò Sevenseas, ma obbedì e nuotò
verso lo scoglio dove si trovava Erika Dance.
Dopo qualche altro istante, la luce della Luna divenne stranamente
più forte e davanti ad Haily e Lorella comparve
l’ologramma di un ragazzo dai corti capelli castani, la
carnagione chiara e gli occhi color argento violetto. Aveva con
sé un pallone da calcio.
- Questo deve essere il nostro avversario. - constatò la
castana e subito dopo il calciatore olografico cominciò a
correre verso di loro.
Le due ragazze si piazzarono davanti a lui per fermarlo, ma furono
superate come se niente fosse e il ragazzo si ritrovò
davanti alla porta:
- Come ha fatto? Nessuno è così veloce! -
esclamò la bionda, avviandosi insieme alla compagna per
recuperare la palla.
Il loro avversario era ormai pronto per tirare quando le due riuscirono
a raggiungerlo e posizionarsi davanti alla porta; Hai-chan
scattò per prendergli il pallone prima che potesse
calciarlo, ma il castano non si curò della sua presenza e
sferrò un colpo che centrò Shan allo stomaco e la
fece sbattere contro la traversa della porta.
- Haily, come ti senti? - le chiese preoccupata Lory, avvicinatasi alla
compagna ancora dolorante, la quale dovette farsi aiutare dal capitano
dei Messaggeri delle Ali Nere per riuscire a rialzarsi.
- Ne ho subite di peggio da Pandora. Non permetterò a
quell’ologramma di fermarmi. - affermò la castana,
ma si vedeva che non si era ripresa dal colpo precedente.
Intanto, il loro avversario aveva tirato un’altra volta, ma
il colpo era diretto all’angolo della porta nonostante
quest’ultima fosse sguarnita; Gold saltò e
cercò di bloccarlo con un calcio, ma il tiro non sembrava
voler perdere potenza. Dopo un tempo indefinito, la bionda
riuscì a fermare il pallone, ma una volta tornata a terra
perse l’equilibrio e cadde in ginocchio.
- è riuscito a ferire Hai-chan e il suo tiro non era affatto
male. Se è riuscito a fermarci così facilmente,
vuol dire che dovremo lavorare molto di più per affrontare
la Protocol Omega. - si disse Lorella, chiedendosi se anche le altre
avessero riscontrato lo stesso problema.
Alle
12.00… Nell’ufficio di Phoenix…
Gli ex Emissari avevano completato l’allenamento mattutino e
sarebbero tornati nella sala d’allenamento dopo
un’oretta circa, lasciando il tempo a Sho e al leader delle
Ali Nere di andare nell’ufficio di quest’ultimo per
guardare i filmati degli allenamenti nelle cupole, effettuati grazie ai
dischetti, in modo da rilevare eventuali errori compiuti dagli ex
Emissari o se qualcuno di loro presentasse delle lacune da colmare per
evitare che potessero rappresentare un problema nelle partite future.
I due avevano visto tre video, e ora stava guardando quello
dell’allenamento nella cupola blu; Shibuya aveva osservato
ogni particolare dei precedenti filmati senza una particolare
espressione: quello era solo il primo di tanti giorni di allenamenti e
sapeva che non ci sarebbero stati dei risultati immediati. Sin dalla
partita contro la Squadra B, gli era parso evidente che le cose per gli
ex Emissari non sarebbero state semplici.
Si era accorto che il trentenne aveva guardato tutto con una sorta di
delusione negli occhi:
- Non sembra essere soddisfatto di qualcosa. Non è che si
aspettava già dei risultati? - gli domandò,
conscio del fatto che Marcus non poteva essere così ingenuo,
ma sinceramente curioso di conoscere il motivo di
quell’espressione sul volto del leader delle Ali Nere.
- Per ottenere dei risultati sono necessari tempo e impegno, ma non
sono deluso per questo. Nonostante ciò che avevo detto un
paio di giorni fa, mi è parso evidente che alcuni di loro
fossero ancora convinti che li avrei sottoposti agli stessi allenamenti
di Pandora Sunlight, mentre altri mi sono sembrati ancora confusi a
causa dei risultati ottenuti contro la Squadra B. Probabilmente, questi
fatti non hanno permesso loro di concentrarsi e svolgere gli esercizi
al meglio.
Abbiamo ancora molta strada da fare e non parlo solo degli allenamenti.
- gli rispose l’uomo con una certa rassegnazione nella voce
senza staccare gli occhi dal televisore.
Sho si vide costretto ad annuire, poi tornò a guardare il
video.
Per un tempo indefinito, nessuno dei due parlò, poi una luce
rossa invase la stanza e si udì una frase da parte di una
voce femminile: “Era ora. Ce la abbiamo fatta”. I
due si voltarono verso la direzione dalla quale proveniva, accorgendosi
della comparsa di Nakagawa, Shadow e Yuki, la quale reggeva Isako,
tenendo un braccio di Okada sulle spalle per evitare che cadesse.
Quest’ultima aveva assunto un colorito molto simile a quello
dei suoi capelli, teneva gli occhi chiusi, e nonostante sembrava essere
svenuta, si capiva che il suo sonno non era tranquillo a causa
dell’espressione sofferente sul viso.
- Oh no Isako! - esclamò allarmato il castano, correndo
verso i nuovi arrivati. Alla fine, uno dei suoi timori si era avverato:
l’amica si era affaticata troppo ed era crollata.
Phoenix mise una mano sulla fronte di Okada, scoprendola molto calda:
- Ha la febbre. Eppure sapeva che troppi viaggi nel tempo in un breve
periodo possono nuocere alla salute... - disse il biondo con una punta
d’amarezza nella voce.
- Bisogna portarla subito in infermeria. - aggiunse subito dopo.
- Non credo che sia una buona idea. C’impiegherei troppo
tempo ad arrivare al secondo piano, e se gli ex Emissari si sono
infortunati durante gli allenamenti, potrebbero trovarsi ancora
lì. È meglio portarla in camera sua, almeno li
riuscirà a riposare un po’. - replicò
Sho.
L’uomo rifletté un attimo, rendendosi conto che il
ragazzo non aveva tutti i torti. Alla fine annuì, e i due
androidi e Shibuya, con in braccio la ragazza dai capelli rossi, si
diressero verso la stanza di quest’ultima.
- Dovresti rimanere ad occuparti di lei fino a quando non
starà un po’ meglio. - gli consigliò il
biondo.
L’altro borbottò un “va bene”
prima di uscire dalla stanza. Anche il capitano della Squadra B stava
per andare a riposare, ma Marcus non era dello stesso parere:
- Aspetta Yuki. Perché non l’hai portata subito
qui? Ti sarai pure accorta che stava male. - la rimproverò
lui.
- In mia difesa, io ho cercato di tornare in quest’epoca, ma
l’orologio del tempo di Isako ha deciso di non aiutarmi.
Scommetto che quella ragazza si è sentita male a causa dei
troppi viaggi nel tempo e il suo orologio è andato in tilt
per lo stesso motivo. - dopo quella frase, la ragazza sbatté
l’orologio della Okada sul tavolo, per poi andarsene.
Una persona qualunque non si sarebbe accorta di nulla, ma il leader
delle Ali Nere si era reso conto della nota di rimprovero nella voce
solitamente fredda e distaccata della blu: era più che ovvio
che lo riteneva responsabile del carico di lavoro che era finito sulle
spalle della rossa, e sinceramente non se la sentiva di darle torto.
Prima e dopo l’arrivo degli ex Emissari, lui e i suoi
colleghi avevano lavorato molto più del normale; i membri
della Squadra B ormai non riscontravano più i malesseri
dovuti ai troppi viaggi nel tempo, ma non si poteva dire lo stesso per
Sho e Isako e avrebbe dovuto immaginare che un problema del genere
sarebbe potuto succedere.
- D’altra parte Yuki ce l’ha con me da un bel
pezzo. è anche colpa mia se si è ritrovata in
quest’epoca ed è rimasta coinvolta in questa
guerra, ma per lei e i membri della Squadra B non mi è
più possibile rimediare. È vero che potrei
tornare indietro nel tempo per sistemare le cose, ma non sarebbe lo
stesso: certe cose non si possono cancellare e ciò che
è successo a loro è una di queste. -
l’uomo strinse il medaglione che portava al collo come
succedeva ogni volta che qualcosa andava storto:
- Per Sho e Isako è diverso… è vero
che ho commesso degli errori in passato, ma mi ero ripromesso che
almeno a loro non sarebbe successo niente di male. - aggiunse ad alta
voce, mentre ponderava l’idea di andare a controllare le
condizioni di Okada dopo gli allenamenti pomeridiani.
Non si era accorto che una ragazza, diventata invisibile grazie ai suoi
poteri, aveva ascoltato ogni singola parola che aveva detto e visto
ogni particolare dei filmati degli allenamenti degli ex Emissari:
- Marcus Phoenix, sembra che la sfortuna la stia perseguitando: ogni
volta che vuole fare in modo che non succeda qualcosa ai suoi colleghi,
ottiene l’effetto opposto. In ogni caso, il giorno della
verità arriverà molto presto: il Sole Nero ha
già mietuto troppe vittime, e se lei e i membri delle Ali
Nere non riuscirete a fermare il Bocciolo della Rosa Nera,
sarà troppo tardi per tutto e tutti. - dopo quella frase, la
figura misteriosa se ne andò dalla sala.
Era il tempo di fare visita ad altre persone, ma non in quel luogo o in
quell’epoca.
Angolo
di Emy
All’inizio della fic mi ero scordata di dirlo, ma per una mia
scelta, gli ex Emissari sono cresciuti di un anno, quindi ecco le
età degli ex Membri della Confraternita del Sole Nero ancora
presenti nella fic:
- Rika Ryuu, Aoiri Ryudekazi, Rinako Suzuki, Erika Dance, Aster
Kazetsuki, Emily Black, Kaori Kira, Hayley Brown, Alan Wing, Katia
Herzen, Giada Quatlane: 14
- Kuromi Tsukikage, Lorella Gold, Ayla Moon, Fiammetta Rossi, Sibyl
Moonlight, Marina Sevenseas: 13
- Hiroae Kamekage, Haily Shan: 12
- Yamato Kazetsuki, Nikora Violet: 32
- Momoka Kazetsuki: 31
Gli allenamenti mattutini sono finiti, ma cosa stanno facendo gli ex
Guardiani del Sole Nero?
Oh, se qualcuno di voi se lo stesse chiedendo, la ragazza che ha
parlato alla fine era una delle figure misteriose apparse nel primo
giorno libero degli ex Emissari.
Grazie a chi recensisce e segue.
Baci
Emy
|
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Capitolo 13 *** Troppi segreti da nascondere: l'Oracolo e la cerva ***
Dopo
mezz’ora… Al secondo piano sotterraneo…
Nella mensa…
A causa dei membri della Squadra B che avevano visto le condizioni di
alcuni dei Messaggeri delle Ali Nere, questi ultimi erano stati
“obbligati” a fermarsi in infermeria, ma ora si
trovavano tutti nella mensa; nessuno però sembrava pensare
molto a mangiare: erano tutti occupati a parlare degli allenamenti di
quella mattina, e tra chi aveva avuto un pizzico di fortuna in
più rispetto ad altri, erano tutti più o meno
sullo stesso piano.
- Non ce la faccio più… E pensare che dovremo
tornare tra la neve e il gelo… - sussurrò Sibyl
tremante, come se sentisse ancora il freddo della radura innevata della
cupola rossa, mentre si stringeva le braccia con le mani per
riscaldarsi un po’.
- So che non ti piace il freddo, ma abbiamo accettato di aiutare quel
tipo, quindi dovremo andare fino in fondo. - le spiegò
gentilmente Katia, per poi chiederle:
- Piuttosto, come va la mano? Una delle sfere rosse ti aveva colpita. -
Moonlight si guardò per un attimo la mano, sulla quale era
presente una scottatura ora nascosta dalla fasciatura:
- Hikari ha esagerato a farmi fermare in infermeria. Non era niente di
grave, ma devo ammettere che quelle cupole sono strane: Phoenix ci ha
detto che davano l’illusione di essere ambienti veri, ma le
ferite che alcuni di noi hanno riportato dimostrano che quegli
ologrammi erano molto reali… Beh, per quanto si possa
definire “reale” un’immagine. -
- Beh Sibyl… - Rika raggiunse le due ex Emissarie Minori:
- Sugli ologrammi ti devo dare ragione. Io ho dovuto allenarmi su uno
scoglio in mezzo al mare, ma quando mi hanno colpita e fatta cadere in
acqua, ero bagnata anche dopo essere uscita dalla cupola. Per
“ferite”… Beh, possiamo considerarci
fortunati: questi sono solo graffi paragonati a quello che ci faceva
Pandora. -
La blu si limitò ad annuire: non le piaceva un
granché ripensare a quel periodo, e soprattutto a quella
donna, ma cominciava a credere che quegli anni avrebbero accompagnato
per sempre la memoria di tutti gli ex membri della Confraternita.
- Non dovresti essere così dura con gli altri Rika. -
s’intromise Kaori, mentre porgeva una tazza di tè
caldo a Moonlight.
- In fondo tu e quelli mandati nella cupola verde siete stati
più fortunati; il problema più grande che
potevate riscontrare era quello di bagnarvi un po’.
Che dovrei dire io che sono finita in una foresta dove compariva un
albero ad ogni passo!?
L’unica cosa che non capisco è perché
Phoenix ci ha detto di non scontrarci con le piante: ho urtato un
albero mentre correvo e non mi è successo niente. -
- Non è che quello ha scherzato, come abbiamo fatto noi alla
partita contro la Squadra B riguardo all’incantesimo su Sho e
Isako? - rifletté a voce alta Herzen.
Ryuu borbottò un “Forse sì o forse
no”, ma non sembrava avere un’aria molto convinta
sulla supposizione della viola. Kira invece rispose:
- Non saprei, ma credo sia meglio non abbassare la guardia per il
momento. -
Passarono diversi minuti senza che accadesse nulla di particolare, fino
a quando Lory, ancora nella cucina della mensa, non vide una figura
aurea argentata a lei nota vicino alla porta d’ingresso;
disse a Rin di voler andare a chiamare i membri della Squadra B per il
pranzo e uscì dalla sala, trovando la cerva argentea:
- Che cosa ci fai qui? Gli altri potrebbero vederti e non voglio avere
problemi. - le fece notare la bionda, cercando di non farsi sentire dai
suoi compagni nella mensa.
- Mh. -
esalò dopo un po’ l’animale:
- Non vuoi avere
problemi? È strano sentirlo da parte tua. Da quando hai
compiuto quella scelta, ti sei complicata ancora di più la
vita, e la comparsa di Marcus Phoenix e delle Ali Nere è
stato un imprevisto che non mi aspettavo, ma potrebbe aiutare te e gli
altri ex Emissari. -
- E adesso cosa c’entrano i miei amici con la nostra
questione? -
La cerva s’incamminò tra i corridoi, e Lorella la
seguì, probabilmente l’animale sapeva che i
compagni di Gold avrebbero potuto sentirla e voleva allontanarla un
po’ dalla mensa:
- Probabilmente lo
scoprirete presto, oppure sarà quell’uomo a
dirvelo, ma ti posso anticipare qualcosa: non so se i collaboratori di
Phoenix lo sanno, ma il leader di quest’organizzazione
possiede un oggetto che, oltre ad aver creato una barriera che protegge
questo posto, è la chiave che permetterà a voi ex
Emissari di raggiungere il vostro vero potenziale. Anche la voce che
avete sentito durante la partita contro la squadra B ne era cosciente,
ma forse aveva poco tempo e non è riuscita a dirvi molto al
riguardo. -
Lory la guardò stupita, probabilmente perché non
si aspettava che la cerva fosse presente anche a
quell’incontro, ma si riprese dopo pochi attimi per chiederle:
- E cosa sarebbe di preciso questa chiave? -
L’animale argenteo si girò verso la ragazza e si
avvicinò, cominciando ad osservarla attentamente:
- Credevo che mi
avresti chiesto qual è il potere a cui mi riferivo. Non
l’hai fatto perché sei più interessata
all’oggetto tra le mani di Phoenix o perché hai
già un’idea riguardo questo potere? -
le domandò la cerva, senza però ottenere risposta
dalla bionda, ad eccezione di un sguardo tra lo stupito e
il… Triste?
Avrebbe voluto continuare ancora la conversazione, ma si
sentì debole: per lei era il momento di andare,
così proseguì per il corridoio fino a dissolversi
in un fascio di luce color argento.
Lory rimase ferma dove si trovava, per poi portarsi le mani al petto e
abbassare lo sguardo divenuto ancora più triste di come lo
era poco prima, e di cui l’animale d’aura argentata
sicuramente si era accorto:
- Non ti ho chiesto quale fosse quel potere perché credo di
sapere la risposta, almeno nel mio caso: ho deciso spontaneamente di
rinnegare quel potere perché ha rovinato chi mi stava
intorno diverse volte, sia che si trattasse di amici sia di nemici. Non
credo di volere che accada ancora… E per quel che ti
riguarda, cara cerva, se sei stata mandata da chi penso io, smetti di
apparire perché non voglio che la tua padrona compaia ancora
per portare sventura. - pensò lei, per poi tornare dai suoi
compagni.
Alle
13.00… Nel passato… A casa di Momoka
Kazetsuki…
Dopo essersi fatta spiegare la situazione, Momoka era andata a
recuperare i progetti e i documenti relativi all’Incubo dei
Petali della Rosa di cui era riuscita ad impadronirsi tempo prima, ma
dovette farsi aiutare dagli altri due ex Guardiani per riuscirci. Il
motivo? A causa delle continue pressioni da parte di Pandora, la donna
dai capelli rosa aveva nascosto i documenti alla base della
Confraternita, all’insaputa della stessa leader del Sole
Nero, ma l’edificio era ridotto ad un cumulo di macerie e
ciò aveva causato non poche difficoltà nel
ritrovamento del materiale sull’Incubo dei Petali della Rosa.
Insomma, dopo una mattinata passata a cercare tra le macerie di quel
posto rimasto nascosto agli occhi di tutti per anni, i tre erano
riusciti a trovare ciò che cercavano, per poi tornare a casa
della minore dei Kazetsuki per consultarli:
- Mi chiedo come tu abbia fatto a nasconderli alla base del Sole Nero
senza essere scoperta. - disse Yamato, mentre sfogliava un libro sul
quale erano riportati i risultati degli esperimenti del Bocciolo della
Rosa Nera, i pochi successi, i molti tentativi e gli ancora
più numerosi fallimenti.
- Ho anch’io i miei segreti, ma questi documenti non sono
tutti quelli che riguardavano quel progetto: la maggior parte di essi
è andata perduta a causa delle esplosioni avvenute nella
Sala dell’Inferno del Sole Nero. Piuttosto, mi pare strano
che nessuno di voi si sia accorto della mia presenza quando sono
tornata per nasconderli… Fratellone, ho come
l’impressione che tu stia perdendo colpi. - rispose la
sorella con tono scherzoso.
- Chissà se quei ragazzi si ricordano ancora di
me… Dopotutto me ne sono andata poco tempo dopo
l’arrivo degli ex Emissari che sono ancora vivi. -
pensò poi, ma non voleva illudersi: la notizia del furto di
quei progetti si era diffusa rapidamente e Pandora doveva aver usato un
incantesimo sui membri della Confraternita perché
dimenticassero quella storia, in modo da occuparsi del ladro -o della
ladra in quel caso- con le sue stesse mani.
- Se ci penso, mi sembra ancora impossibile che la donna che mi ha
invitata a far parte della Confraternita, e che per un certo periodo
è stata una buona leader, fosse diventata anche il motivo
che mi ha convinta a lasciare il Sole Nero. È incredibile
fino a che punto Pandora si era lasciata guidare dalla
disperazione…
In ogni caso, anch’io non ho scusanti: nonostante quella
donna mi avesse privata della maggior parte dei miei poteri, non ho
aiutato quei ragazzi quando sono stati mandati nella Prigione
dell’Eclissi Eterna. Mi auguro solo che il Sole Nero non
abbia lasciato dei marchi indelebili dentro di loro… -
- Credo di aver trovato qualcosa. - la voce di Nikora distolse la rosa
dai suoi pensieri. La donna dai capelli viola le stava mostrando un
foglio ingiallito su cui si trovavano delle immagini affiancate da
parole incomprensibili a causa delle zone strappate: la prima
raffigurava un grosso bocciolo di rosa dai petali scuri, protetto
ulteriormente da alcune foglie, ma se lo si osservava meglio, si capiva
che era composto da diverse parti meccaniche; la seconda rappresentava
lo stesso bocciolo ormai diventato una rosa nera, ma al centro era
presente una zona scura, una specie di camera di contenimento formata
da tre petali e una figura diafana ovale al suo interno.
- Ricordate cosa ci ha detto Pandora la prima volta che ci ha mostrato
il Bocciolo? “La Fiamma del Sole Nero è comparsa
in ogni epoca in cui stava per accadere un evento determinante per
tutto e tutti. Ho fatto realizzare il Bocciolo proprio per difendere
quest’epoca da una minaccia che sta per incombere su di
noi.” Allora non era ancora impazzita e il Bocciolo della
Rosa Nera non era un’arma per sbarazzarsi di quelli che
rischiavano di scoprire il suo nuovo piano di sbarazzarsi di Daigo
Senguuji, quindi doveva esserci un fondo di verità nelle sue
parole.
E i due individui misteriosi di ieri sera avevano detto che la
soluzione per trovare gli ex Emissari era molto vicina a noi. E se si
riferissero ai poteri della Rosa e del Sole Nero combinati? -
continuò la viola, ma sul volto del maggiore dei Kazetsuki
era dipinta un’espressione poco convinta:
- Quindi credi che basterebbe creare un portale simile a quelli che
utilizzava Pandora per attivare il Bocciolo, usandolo per raggiungere
gli ex Emissari invece che per distruggere qualcosa? Non la vedo
così facile, e poi i nostri poteri non funzionano bene in
questo periodo. - provò a contraddirla Yamato, ma
l’altra non era disposta ad arrendersi:
- Sarà che il periodo del Sole Nero appartiene al passato,
ma sono delusa da te Yamato: non credevo che l’allenatore
degli ex Emissari del Sole Nero rinunciasse così facilmente
a perseguire un obiettivo. - lo provocò Violet.
- Non mi sto tirando indietro. Sto solo dicendo che potrebbe non essere
un’impresa facile. - replicò lui.
- Se non ci provi non lo potrai mai sapere. Allora? -
A Momoka sfuggì una risata: certe volte la infastidivano
scene come quella, ma dall’altra era felice perché
lo considerava un segno che il periodo del Sole Nero non aveva cambiato
suo fratello e la sua amica.
La “discussione” tra gli altri due ex Guardiani del
Sole Nero si prolungò per altri minuti, ma alla fine la
viola riuscì ad avere la meglio:
- E va bene. Diamoci una mossa. - si arrese il verde sospirando
rassegnato.
- Beh, vi aiuterò anch’io. Non ero stata
sottoposta a quell’esperimento come voi due, ma un aiuto in
più non guasta mai. - aggiunse la minore dei Kazetsuki.
I tre allora si circondarono d’energia, rispettivamente viola
glicine per Nikora, verde smeraldo per Yamato e rosa pesca per Momoka,
poi ognuno di loro fece comparire una sfera luminosa dello stesso
colore della propria aura tra le mani; da esse, partirono dei raggi che
andarono a convergere in un punto sopra il tavolino del soggiorno,
creando un ovale dai colori variegati. Dopo qualche minuto
dall’inizio di quella procedura, l’ovale avrebbe
dovuto diventare più grande, invece la sua dimensione
continuava a variare in modo irregolare.
Passarono altri minuti, e quando i tre sembrarono ottenere
l’effetto voluto, una luce blu notte invase la stanza; dopo
pochi secondi, che agli ex Guardiani del Sole Nero sembrarono durare
un’eternità, il bagliore si affievolì
lentamente, rivelando la sparizione dell’ovale luminoso e dei
raggi di luce:
- Che cos’è successo? Dov’è
finito il portale? - domandò la minore dei Kazetsuki.
- Ho una domanda migliore. Che fine hanno fatto i documenti
sull’Incubo dei Petali della Rosa? - chiese Violet dopo aver
notato la sparizione delle scartoffie e del libro dal tavolino.
- Vi posso rispondere io: quello non si poteva nemmeno definire un
portale e l’ho fatto scomparire prima che diventasse
pericoloso a causa della sua instabilità. Per quel che
riguarda i documenti… Beh, guardate davanti a voi. - disse
loro una voce femminile.
Quando i tre adulti guardarono nella direzione indicatagli, videro una
persona di altezza media, ma il suo aspetto era indefinibile a causa
del suo abbigliamento: indossava una maglia bianca con maniche che
diventavano larghe all’altezza dei gomiti, dei guanti senza
dita blu, una sciarpa nera simile ad un mantello e un cappuccio blu che
occultava il volto, una lunga gonna a portafoglio nera e delle scarpe
da ballerina bianche. Teneva nella mano sinistra una falce costituita
da un bastone bianco sulla cui cima si trovava una clessidra,
contenente delle piccole sfere blu, alla quale era collegata la lama di
un metallo molto scuro, mentre l’altro braccio era occupato a
reggere un libro e dei fogli, probabilmente i documenti che gli ex
Guardiani stavano consultando poco prima.
- Ho avuto fin troppe sorprese in questi giorni. - pensò
l’uomo dai capelli verdi, per poi domandare alla nuova
arrivata:
- Chi sei e perché ci hai interrotti? -
- Io sono Yoru, l’Oracolo della Notte Eterna. Non
vi dirò altro sul mio conto, ma sappiate che il vostro modo
di agire è sbagliato: non è così che
riporterete a casa gli ex Emissari, anche se è meglio che
rimangano nel futuro per il momento. - li ammonì lei.
A quel punto, Yamato si alzò in piedi e si
avvicinò a Yoru:
- Beh, per aiutarli possiamo contare solo sulle nostre forze, e non li
riporteremo a casa restando fermi. Adesso restituiscici quei documenti.
- le ordinò il verde, ma l’altra gli
puntò la falce alla gola in un chiaro invito a non
avvicinarsi:
- Non costringermi ad usare le maniere forti. Sono venuta qui proprio
per prenderli, ma non preoccuparti: me ne sbarazzerò
personalmente, anche perché non vi serviranno a molto. -
dopo quella frase, le palline presenti nella clessidra
s’illuminarono, generando dei fasci luminosi blu che
abbagliarono gli ex Guardiani del Sole Nero.
Quando la stanza fu libera dalla luce, Yoru era già sparita
e sul tavolino si trovava un mucchietto di cenere, una pianta di
amaranto che sfoggiava graziosi fiori viola, tre anelli
d’argento che emanavano un’aura color notte e un
foglio di carta che il maggiore dei Kazetsuki non esitò a
prendere:
“Come
promesso, mi sono liberata di quei documenti. Ho deciso di darvi
qualche piccolo aiuto: gli anelli che vi ho lasciato vi permetteranno
di raggiungere qualsiasi luogo o epoca in cui si trova anche solo una
piccola parte dei poteri del Sole Nero, ma non sarà prudente
per voi usarli fino a quando l’energia blu non
sarà scomparsa. Inoltre, se volete ricongiungervi con gli ex
Emissari, dovrete risvegliare gli spiriti che vi hanno permesso di
preservare l’equilibrio tra la parte buona e quella malvagia
del Sole Nero.
Oh, un’ultima
cosa, non provate a cercarmi perché non ci riuscirete, ma
un’informazione ve la posso dare: troverete tutte le risposte
nel cuore dei messaggeri dell’eternità.
È lì che ci rivedremo, insieme agli ex
Emissari.”
Il verde si lasciò sfuggire ad un sospiro rassegnato:
credevano di aver trovato qualcosa di utile, invece erano molto lontani
dal loro obiettivo. Cos’altro sarebbe dovuto accadere?
Angolo
di Emy
Scusate se non aggiorno da un po’, ma non ho più
molto tempo…
Comunque, vi avviso che i tre ex Guardiani del Sole Nero usciranno di
scena, e poiché ci sono stati molti misteri in questi
capitoli, ho deciso di darvi una piccola soddisfazione con
l’apparizione di una delle persone misteriose del primo
giorno libero degli ex Emissari cioè Yoru. La rivedremo
anche nel prossimo capitolo.
Oh, se qualcuno se lo stesse chiedendo, l’Oracolo e la cerva
non si conoscono.
Grazie a chi recensisce e segue.
Baci
Emy
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Capitolo 14 *** Troppi segreti da nascondere: Yoru e il coniglio di peluche ***
Di
sera… 200 anni nel futuro… In una casa disabitata
nella periferia di Tokyo…
Dopo la visita agli ex Guardiani del Sole Nero, Yoru era andata a
controllare la situazione di Feida ed El Dorado, poi era tornata allo
Spiraglio di Luce delle Ali Nere per controllare Phoenix e dare
un’occhiata agli allenamenti degli ex Emissari. Per farla
breve, anche per lei era arrivato il momento di riposarsi dopo una
lunga giornata, così si era diretta
nell’abitazione, stranamente simile a quelle della sua epoca
d’origine, dove risiedeva da quando aveva saputo della lotta
tra due delle tre organizzazioni che doveva sorvegliare da diverso
tempo: aveva due piani, le pareti chiare, il tetto grigio scuro e un
terrazzo al secondo piano, ormai quasi completamente ricoperto
dall’edera. La casa era circondata da un’inferriata
con un cancello di metallo dotato di una serratura elettronica, ma
poiché questa era fuori uso da un bel pezzo, alla ragazza
bastò forzare il cancello per entrare e così fece
anche con la porta d’ingresso dell’abitazione. Si
ritrovò così nella sala da pranzo, e per un
attimo la sua mente ritornò al giorno del suo arrivo in
quella casa: alcuni muri e il giardino erano distrutti, e gli strati di
polvere e le ragnatele avevano invaso ogni stanza. Dal momento che
avrebbe dovuto rimanere lì per un po’, Yoru aveva
dato una ripulita qua e là e aveva usato i suoi poteri per
rimettere a posto le pareti, il giardino e alcuni elementi del mobilio,
ma aveva aggiunto un tocco personale per evitare che qualcuno si
accorgesse dell’improvviso cambiamento d’aspetto
della casa: uno scudo d’energia attorno
all’abitazione che solo lei poteva superare, e chi si trovava
all’esterno della barriera vedeva solo l’edificio
ancora distrutto.
- Tutti questi viaggi nel tempo sono davvero stancanti. Spero che solo
di non dover continuare così ogni giorno. - si disse lei,
per poi salire al piano superiore in quella che al suo arrivo in quella
casa le era sembrata una stanza per gli ospiti: le pareti erano
bianche, il soffitto blu, erano presenti anche una scrivania, un
armadio in legno di ebano e un letto dalle coperte blu notte.
C’era una finestra dalla quale entrava la luce rossastra del
Sole che stava per tramontare, la quale donava alle pareti
tonalità calde, ma quei giochi di colori stridevano fin
troppo col resto dell’arredamento della stanza. Anche se
poteva sembrare una cosa sciocca, Yoru detestava quel momento della
giornata e quei contrasti che riusciva a creare nel cielo…
Tutto a causa di un avvenimento verificatosi nella sua epoca
d’origine.
- Il Sole che tramonta rispecchia quello che è successo a
me: come il Sole, ho raggiunto il massimo livello immaginabile, ma sono
giunta al tramonto non per mia scelta, ma perché ho compiuto
un passo falso. - pensò la ragazza, mentre posava la falce
accanto al letto; poi schioccò le dita e si
circondò di un fascio di luce blu, in modo da far apparire
degli altri vestiti al posto di quelli che indossava poco prima: un
abito bianco senza spalline lungo fino alle ginocchia, sul quale era
raffigurata una pianta di amaranto dai fiori viola, una giacca blu a
maniche corte aperta sul davanti, delle calze viola e degli stivali a
sandalo neri fasciavano ora l’esile figura di Yoru; a
completare il tutto vi erano degli orecchini pendenti, entrambi della
forma di lancette d’orologio dei minuti nere, una spilla a
forma di lancetta d’orologio delle ore bianca con una perla
sferica nera, un ciondolo con un piccolo medaglione che ricordava la
clessidra collegata alla falce della ragazza e un paio di perle blu a
goccia.
- E ormai sono diventata come il Sole quando è notte: sono
comunque presente, ma nessuno può vedermi. -
completò a voce alta, per poi dirigersi verso la scrivania e
prese uno specchio rimasto nel cassetto del mobile; per pochi attimi,
le sembrò di rivedere sé stessa prima di giungere
in quell’epoca: una ragazza dalla pelle insanamente pallida,
i capelli lunghi e ondulati color viola scuro e gli occhi blu
notte… Beh, forse quello era l’unico dettaglio
rimasto invariato nei due anni -o forse erano tre- in cui era rimasta
bloccata in quell’epoca. Ora, i suoi capelli erano corti fino
alle spalle pur essendo rimasti leggermente mossi, e la sua pelle non
aveva più lo stesso colorito non dissimile da quello
cadaverico.
Se qualcuno la avesse vista, avrebbe sicuramente pensato che ci fosse
un’ombra di dispiacere sul viso dell’Oracolo, ma
non avrebbe avuto completamente ragione: nonostante quello che le era
successo anni prima, non riusciva a pentirsi della sua scelta.
Ciò che non le piaceva era quello che era successo dopo il
suo arrivo in quel tempo e nella città che rischiava di
diventare una landa desolata:
- Uff… E pensare che posso tornare nella mia epoca
d’origine quando voglio, ma quel maledetto potere mi ha posto
una restrizione: non potrò tornare nel mio tempo e rimanerci
finché gli Undici Supremi non torneranno per portare fine a
questa guerra. Posso solo sperare che gli ex Emissari mi abbiano
sentita durante la partita contro la Squadra B: solo loro possono fare
in modo che i Supremi si riuniscano. - si disse, lasciandosi cadere sul
letto vicino alla falce, e immediatamente il suo sguardo cadde
sull’arma:
- Yoru, l’Oracolo della Notte Eterna… La calma e
razionale persona che ero prima di questa storia non si sarebbe mai
inventata un’assurdità del genere. -
- Sono cambiate molte cose da quando questa tragedia è
cominciata. Questi cambiamenti hanno coinvolto anche te e non mi
riferisco solo al tuo aspetto. - le disse dopo un po’ una
voce gentile femminile. La viola si alzò di scatto dal letto
e afferrò la falce, pronta a difendersi, ma non fu
necessario poiché sulla soglia della camera comparve lo
spettro che Yoru aveva incontrato da quando era arrivata in quella
casa: nonostante si trattasse di una figura quasi diafana, si capiva
che si trattava di una donna dai capelli castani leggermente mossi, gli
occhi color cielo sereno e la carnagione normale. La ragazza
sospirò, in parte sollevata che non si trattasse di un
nemico, ma anche scocciata perché molto probabilmente non
avrebbe riposato nemmeno quella sera.
- Scusami per averti spaventata. - le disse cordiale la trentenne, ma
la quattordicenne si limitò a squadrarla e a sedersi
nuovamente sul letto, mentre la donna si diresse fluttuando verso la
viola.
- Se è qui per chiedermi se ho tenuto d’occhio la
Feida, l’El Dorado e le Ali Nere, mi permetta di rispondere:
le prime due stanno ancora combattendo e non si sono accorte delle Ali
Nere. Gli ex Emissari devono ancora lavorare su diversi aspetti, ma
hanno grandi potenzialità e credo che saranno in grado di
affrontare i membri delle altre due organizzazioni a breve. -
La donna sorrise.
- Hai molta fiducia in loro, ma del resto una volta eri una
di… -
- Non pronunci più quella frase, anzi, non la pensi nemmeno!
Non voglio più che qualcuno nomini quel periodo! -
sbottò Yoru, per poi dirigersi verso la finestra per evitare
di guardare la sua interlocutrice.
Anche stavolta lo spettro si diresse verso la ragazza:
- Perdonami. Non era mia intenzione ferirti. - si scusò la
donna, e la viola si voltò verso di lei, giusto il tempo di
vedere la figura diafana dell’altra accennare un inchino in
segno di scuse.
Yoru la squadrò nuovamente, notando che sembrava essere
diventata più trasparente dal giorno in cui erano arrivati
gli ex Emissari, poi si diresse verso il letto e recuperò la
falce:
- Prima del mio arrivo in questo periodo storico, eri una semplice
illusione nata dalla tristezza di una persona; grazie ad uno dei poteri
che ho acquisito quando sono finita qui, sono riuscita a farti
diventare uno spettro per farti rimanere qui, ma ti devo ricordare un
particolare… - e indicò con lo sguardo la
clessidra sulla falce:
- Le perle contenute in quest’oggetto indicano il tempo che
ti rimane prima di sparire nuovamente. Più gemme finiranno
nella parte inferiore della clessidra, meno tempo ti rimarrà
per restare qui e vedere un’ultima volta chi noi sappiamo.
Ora mi serve una risposta da te: hai ancora intenzione di andare
avanti? Dopotutto, se qualcosa va storto e perdiamo ancora tempo, tu
sparirai e non potrò farti tornare una seconda volta
perché subirò dure ripercussioni a causa dei
nuovi poteri di cui dispongo. -
La donna fantasma non rispose subito e le due continuarono ad
osservarsi per un tempo indefinibile, uno sguardo color notte in
apparenza freddo, ma desideroso di ottenere risposte, e uno azzurro
normalmente sereno e gentile, ma in quel momento era indecifrabile.
- Ufff… Sembra che tu non mi voglia rispondere. - fu Yoru a
rompere il silenzio, avendo capito che non avrebbe ottenuto quella
risposta tanto presto. Si diresse verso la finestra, accorgendosi che
il cielo si stava tingendo di macchie scure, segno che la notte si
stava avvicinando.
- Ora che ci penso… - ricominciò la donna
fantasma, e la viola sperò che volesse darle quella
risposta:
- Nell’antichità gli Oracoli erano fonti di saggi
consigli, profezie o addirittura volontà degli Dei. Anche se
in un modo diverso, io ti considero uno di essi: hai aiutato molte
persone, me compresa, da quando sei finita qui, anche se hai cercato di
farti notare il meno possibile. L’unica cosa che non capisco
è lo pseudonimo che hai scelto…
“Yoru” significa “notte” se non
sbaglio, ma non mi sembri qualcuno che si può paragonare a
quel momento della giornata, almeno se si conta come ti sei sempre
comportata fino ad… - non fece in tempo a terminare la frase
che notò uno sguardo triste e deluso nel volto della ragazza
riflesso nel vetro della finestra. Lo spettro allora scomparve, mentre
la ragazza tornò a guardare il paesaggio fuori dalla
finestra:
- Avevo ragione: non credo che mi darai quella risposta tanto presto.
È bene che tu sappia che non ho fatto mai niente a caso da
quando mi trovo in quest’epoca e così vale per la
scelta dei nomi con cui mi sono presentata alle poche persone che mi
hanno notata.
Yoru, l’Oracolo della Notte Eterna… Hai
già capito il motivo per cui ho scelto la definizione di
“oracolo”; l’eternità
è un riferimento al mio nuovo potere di viaggiare nel tempo
e al mio keshin, il signore incontrastato dello scorrere del tempo. Per
quel che riguarda la “notte”… Come la
notte, per alcuni posso rappresentare un momento per riflettere su
ciò che si ha fatto durante il giorno, mentre per altri
posso costituire solo un brutto periodo da superare il prima possibile.
O almeno, questa è la definizione che mi attribuiva lei. - disse
l’Oracolo, non curandosi del fatto che quello spettro potesse
sentirla o meno. Dopo un po’, si distese sul letto per
cercare di riposarsi, ma conscia del fatto che tutti avevano ancora
molta strada da fare prima che la guerra potesse finire.
Alcune
ore più tardi… Allo Spiraglio di Luce delle Ali
Nere… Nella stanza di Isako…
Ormai il blu della notte aveva preso il suo posto nel cielo e, cosa
strana in quel periodo, non si udiva alcun urlo di dolore o boati,
forse Feida ed El Dorado avevano deciso di prendersi una pausa dai
lunghi scontri che vedevano i loro membri nemici ogni giorno.
Anche alla base delle Ali Nere era tutto a posto, dal momento che tutti
erano sprofondati nel mondo dei sogni, o almeno sarebbe stato
così ancora per poco: Sho e i due androidi erano rimasti per
buona parte del pomeriggio a prendersi cura di Okada, e anche adesso si
trovavano lì: Shibuya si era addormentato su una sedia
vicino al letto dell’amica, Shadow appollaiato sulla spalla
del padrone e Nakagawa sul letto della partner stavano facendo riposare
i loro sensori; solo la rossa sembrava essere l’unica che non
riusciva a stare tranquilla: non si era ancora svegliata da quando era
tornata in quell’epoca e anche in quel momento continuava a
lamentarsi nel sonno. Ad un certo punto, un gemito più forte
degli altri fece svegliare il castano e fece passare i due androidi
dalla modalità riposo a quella operativa.
- P… Perché… Perché
ci… Ci… Vuoi cacciare… - la voce di
Isako era poco più di un sussurro, ma gli altri riuscirono a
sentirla ugualmente.
- E io che avevo appena cominciato a far riposare i miei sensori
visivi. - si lamentò l’aquila nera, alzandosi in
volo e illuminando la stanza di una luce rossa emessa dagli occhi.
- Sta in silenzio pennuto. Sta dicendo qualcos’altro. - lo
zittì il coniglio verde, mentre cercava
l’interruttore per la luce facendosi strada con un bagliore
arancione proveniente dai suoi occhi.
- No… No, aspetta… Aspetta…
Non… Non te ne andare… No! - la rossa
aprì, o meglio sgranò, gli occhi nello stesso
momento in cui Nakagawa accese la luce e Sho vide una certa paura sul
volto dell’amica, probabilmente dovuta all’incubo
che stava vivendo poco prima, ma anche un po’ di confusione,
forse perché si aspettava di trovarsi ancora nel luogo in
cui aveva perso i sensi.
- D- Dove m- mi trovo? - balbettò la ragazza, cercando di
mettersi seduta, ma un dolore alla testa la fece sdraiare nuovamente.
- Nella tua camera allo Spiraglio di Luce delle Ali Nere. - le rispose
semplicemente Shibuya, mentre osservava una certa delusione prendere il
posto della confusione sul volto di Okada.
- Ufff… E adesso che ne sarà delle ricerche? - si
chiese lei in un fil di voce, facendo sospirare rassegnato Sho, il
quale si chiedeva come facesse l’amica a pensare ancora al
loro progetto segreto viste le sue condizioni.
- Beh, credo che per un po’ dovrai lasciarle perdere. - a
quelle parole, l’altra sgranò gli occhi e si mise
seduta di scatto:
- Cosa? Non posso! -
- Hai ancora qualche linea di febbre e rimarrai qui fino a quando non
starai meglio. Non penso che “tu sai chi” ci
sfuggirà se entrambi ci prendiamo una pausa, non ti pare? -
Dopo alcuni istanti, la ragazza annuì, anche se
appariva ancora leggermente contrariata e si sdraiò
nuovamente:
- Molto bene. Vuoi qualcosa da mangiare? - le chiese il ragazzo
alzandosi dalla sedia.
Isako scosse la testa: non aveva fame, ed era abbastanza sicura che il
mal di testa non la avrebbe lasciata dormire un attimo di
più.
- Piuttosto, è successo qualcosa di particolare mentre
dormivo? A proposito, quanto tempo ho dormito? - gli domandò
lei, pensando che forse sarebbe stato meglio mettere da parte per un
momento l’argomento del loro progetto segreto.
Sho annuì, informandola sull’andamento degli
allenamenti degli ex Emissari e che, a detta di Yuki che la aveva
riportata in quel periodo storico, dormiva dal giorno precedente.
- Comunque, adesso è meglio che torni in camera mia e ti
lasci riposare. - disse ad un certo punto il ragazzo, per poi
rivolgersi all’androide di Okada:
- E tu assicurati che non si muova. -
Il coniglio verde annuì, mentre Shibuya e la sua aquila
lasciavano la stanza; solo allora la rossa si alzò, e
nonostante la stanchezza dovuta alla febbre e ai rimproveri del suo
partner androide, si diresse verso la scrivania e prese un peluche
bianco a forma di coniglio dalla folta chioma verde e gli occhi rossi:
- Non importa quanto dovrò faticare. Prima o poi io e Sho
riusciremo a ritrovarti… Fey. -
pensò lei con un sorriso, e quasi senza accorgersene,
tornò a dormire senza smettere di sorridere e stringere il
morbido peluche.
Angolo
di Emy
Ho deciso di darvi qualche altra piccola soddisfazione: la prima
riguardante Yoru (Forse lo avrete già capito, ma quello non
è il suo vero nome; inoltre, considerando
l’aspetto dell’Oracolo, non vi ricorda qualcosa
riguardo il prequel di questa long?), la seconda riguardante la persona
che cercando Sho e Isako: il nostro Fey Rune, cioè la stessa
persona a cui apparteneva il peluche bianco di Okada.
Grazie a chi recensisce e segue.
Baci
Emy
|
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Capitolo 15 *** La prima missione (Parte 1) ***
Erano passate poco più di tre settimane, e se su alcuni
fronti c’erano state delle novità, su altri non
era cambiato niente: El Dorado e Feida continuavano a combattersi, ma
data l’intensità delle battaglie era probabile che
non si fossero accorti della presenza delle spie delle Ali Nere -i
membri della Squadra B, ad eccezione di Hana, Tsu, Yami e Chikyu che si
occupavano di altri tipi di ricerche- che li osservavano nelle
rispettive sedi e qualche volta durante gli scontri.
Anche gli ex Guardiani del Sole Nero erano stati molto impegnati in
quel periodo: erano tornati nella zona dove prima era presente la Villa
del Sole Nero, e dove era ancora presente la barriera che aveva
nascosto l’edificio tempo prima, per allenarsi indisturbati e
risvegliare i loro keshin.
Nel frattempo, Isako si era completamente ripresa e, insieme a Sho,
aveva ricominciato a portare avanti il loro progetto segreto e le
ricerche sull’operato di El Dorado e Feida, ma anche gli ex
Emissari aveva avuto il loro bel da fare: avevano continuato ad
allenarsi nelle cupole e, almeno secondo il parere del leader delle Ali
Nere, erano pronti per un confronto con la Protocol Omega.
Al
primo piano della base delle Ali Nere…
Nell’ufficio di Marcus Phoenix…
Per gli ex Emissari la convocazione presso l’ufficio del
leader di quell’organizzazione era stata l’unica
novità in quelle settimane, constatare che era presente
anche Yuki, che non aveva mai partecipato a quegli incontri, era stata
un’altra sorpresa, ma presto avrebbero scoperto che quei
particolari erano insignificanti rispetto alla notizia che stavano per
ricevere.
- Immagino che vi stiate chiedendo perché vi abbia convocato
dopo tutto questo tempo… - cominciò Phoenix per
rompere il silenzio creatosi:
- Beh, oggi assegnerò ad alcuni di voi la prima missione per
sconfiggere la Protocol Omega. Da quel che mi hanno riferito, si sono
recati in un periodo storico non molto distante dal vostro per
modificare l’incontro col calcio di un giocatore con cui
qualcuno di voi avrà sicuramente avuto a che fare: si tratta
di Tsurugi Kyousuke, l’ace striker della Raimon. -
Sentire quel nome causò, come ormai sembrava solito
accadere, delle reazioni diverse da parte degli ex Emissari: alcuni -le
ex Emissarie mandate alla Raimon- sgranarono gli occhi e assunsero
delle espressione sia sorprese sia preoccupate, altri si limitarono ad
abbassare lo sguardo, altri ancora si dimostrarono indifferenti alla
notizia.
- Prima di annunciarvi i nomi di coloro che partiranno, avrei qualcosa
da mostrarvi. - il trentenne spostò lo sguardo dai
Messaggeri delle Ali Nere al capitano della Squadra B, la quale si
limitò ad annuire e si avvicinò al pannello
accanto al televisore con schermo al plasma, prese un cavo che si
trovava subito vicino ad esso, e lo collegò al tablet che
aveva tra le mani; subito sul televisore comparve l’immagine
di alcuni giocatori in divisa gialla e blu schierati di fronte ad altri
che indossavano delle divise nere e grigie.
- Ma quella è… - esalò Kaori,
riconoscendo l’uniforme gialla e blu.
- Esattamente. È l’uniforme della Raimon, ma per
spiegarvi cosa c’entrano con questa storia, è
meglio ripartire dall’inizio. - tutti gli ex Emissari si
voltarono nuovamente verso Phoenix in segno di attenzione:
- Come vi avevo già spiegato, Sho e Isako erano riusciti a
rimettere a posto molte modifiche apportate da El Dorado, ma alcuni
eventi ormai erano stati alterati e non sarebbe stato possibile
rimetterli a posto senza creare altri disordini nel continuo spazio
temporale. Poco prima che finiste in quest’epoca, si
è quindi creata un’altra linea temporale nella
quale la vostra esistenza è stata… - si prese un
attimo di pausa, probabilmente per scegliere le parole più
adatte:
- “messa nell’ombra” dalla Protocol Omega
per evitare un’interferenza da parte vostra nel loro operato.
Ora vi spiegherò cos’è successo secondo
la nuova linea temporale: vi avevo già detto che
l’El Dorado ha spinto Pandora ha cancellarvi dalla memoria
dei vostri amici, e anche se Yamato Kazetsuki e Nikora Violet sono
riusciti a salvarvi ugualmente, non avete partecipato alla Holy Road.
Inoltre, la Signora del Sole Nero vi ha fatti scomparire tutti prima
che Kaori Kira riuscisse a curare Shindou Takuto; di conseguenza, lui
è finito in ospedale, e non potendo giocare la finale, il
suo ruolo di capitano è passato a Matsukaze Tenma. - il
biondo notò chiari segni di preoccupazione nel viso di
Kaori. In effetti, osservando la linea originale degli eventi, si era
accorto che quella ragazza sembrava abbastanza vicina a Shindou, ma
l’uomo sapeva che la ragazza non aveva motivo di stare in
pensiero:
- Anche se il numero nove della Raimon si è ripreso
completamente dopo poco più di un mese… - un
certo sollievo comparve sul viso di Kira, anche se l’angoscia
sembrava non volersene andare.
- Il ruolo di capitano è rimasto a Matsukaze e lui ha
guidato la Raimon alla vittoria contro la Dragonlink.
Come ben saprete, i membri della Raimon erano stati convocati per
partecipare la progetto d’insegnare il gioco del calcio in
alcune scuole del Giappone, ma il problema “Protocol
Omega” si è recentemente ripresentato:
l’El Dorado ha cercato di modificare l’incontro col
calcio di Matsukaze Tenma, e in seguito quello di Endou Mamoru per
evitare che rianimasse la passione per il calcio della
Raimon… -
- Per “recentemente”, immagino che si riferisca a
pochi giorni fa. - lo interruppe Aster.
Il leader delle Ali Nere annuì e vide l’albino
stringere i pugni; inoltre, notò che gli stava rivolgendo
uno sguardo che, se prima freddo e tagliente come il ghiaccio che Kori
e Yuki usavano nelle loro hissatsu, ora sembrava stare per cedere il
posto ad una fiamma ardente di rabbia, seppure piuttosto tenue rispetto
ai colpi di cui sapeva capace Kaen ogni volta che
s’infervorava durante uno scontro.
- E perché non ci ha fatti intervenire? - disse Alan,
più che altro per evitare un possibile sbotto di rabbia da
parte di Aster, dovuto al fatto che a tutti loro era stato nascosto un
problema che li riguardava particolarmente:
- Non eravate ancora pronti. - si limitò a dire lui dopo un
po’ il biondo.
- Che differenza avrebbe fatto farci partire prima pochi giorni fa? -
Dopo quell’ultima domanda di Lory calò il
silenzio; dopo alcuni minuti, che sembrarono molto lunghi per i
presenti, il capitano della Squadra B decise di rompere il silenzio:
- è un po’ strana la domanda che hai fatto Lorella
Gold. Dovreste esservene già accorti quando Pandora vi aveva
imprigionati nel corso originale degli eventi: pochi giorni, ore,
minuti o addirittura pochi secondi possono fare una grande differenza.
In quell’occasione, i vostri amici sono riusciti a salvarvi
dall’Incubo di Pandora, ma adesso sono loro ad aver bisogno
del vostro aiuto. -
- Esattamente. - prese parola Phoenix:
- Vi chiedo comunque di perdonarmi per non avervene fatto parola prima,
ma non ho potuto fare diversamente. So che avreste preferito
intervenire, ma il tempo non è dalla nostra parte e dobbiamo
sfruttare al meglio ogni momento che abbiamo a disposizione.
In ogni caso, torniamo al discorso di prima: la Protocol Omega
è stata mandata nel vostro tempo, o comunque in epoche
piuttosto vicine ad essa. Yuki vi ha mostrato quell’immagine
perché anche i membri della Raimon sono stati in qualche
modo avvertiti della situazione e hanno deciso di affrontare El Dorado,
impedendo che il calcio venisse cancellato dalle loro menti e, in
seguito, hanno permesso ad Endou Mamoru di poter dare inizio al suo
progetto di riportare alla luce il club di calcio della sua scuola. - -
Ehm… - un’altra interruzione, stavolta da parte di
Rinako Suzuki:
- Come mai ha detto che solo alcuni di noi partiranno? -
- Per un motivo molto semplice… - s’intromise
Okada:
- Non avevamo calcolato la presenza di quei ragazzi, ma
poiché anche loro vogliono sconfiggere El Dorado, ci siamo
detti: perché non stringere un’alleanza con loro?
-
Sui volti di alcuni ex Emissari si disegnò un sorriso, ma
solo perché non sapevano che stavano per ricevere una
delusione.
- Tuttavia, dovrete mantenere segreta la vostra identità. -
li ammonì Shibuya.
- Se dobbiamo allearci con loro, perché non possiamo fargli
sapere chi siamo? Non lo trovo giusto! - ribatté subito
Haily.
Solo lei aveva parlato, ma probabilmente anche gli altri ex Emissari
erano contrari a quella decisione.
- Perché potrebbe causare un altro problema al continuo
spazio temporale. - replicò il leader delle Ali Nere:
- Riflettete: secondo il nuovo corso degli eventi, loro non si
ricordano di voi. Anch’io voglio che le cose tornino alla
normalità, e con tutta probabilità,
l’El Dorado eliminerà le modifiche che ha fatto
applicare alla linea temporale se sconfiggeremo la Protocol Omega;
tuttavia, perché questo accada è necessario
evitare di compiere mosse avventate. - - Mmm… Anche se non
sminuisce il fatto che ha permesso che i nostri amici venissero
coinvolti in tutto questo, il suo ragionamento non è del
tutto sbagliato. - rifletté Rika.
L’uomo si lasciò andare ad un sospiro, e sperando
che nessun altro lo interrompesse nuovamente, ricominciò a
parlare:
- Forse sarete stanchi di sentirvelo ripetere, ma ve lo voglio chiedere
nuovamente: avete intenzione di andare avanti e affrontare
l’El Dorado, oppure lascerete che tutto ciò che
voi e i vostri amici avete costruito con impegno e fatica vada perduto
per sempre? -
Il silenzio invase nuovamente la stanza per un tempo indefinibile, poi
si udirono alcuni mormorii tra gli ex Emissari, fino a quando Kuromi
non prese parola:
- Può lasciarci un attimo di tempo per pensarci? -
Marcus acconsentì e i Messaggeri delle Ali Nere uscirono
dalla stanza, lasciandolo in compagnia di Sho e Isako, entrambi con
espressioni sorprese dipinte sul volto, e di un capitano della Squadra
B che li osservava sorridendo divertita:
- Cosa avete? Non vi aspettavate quelle parole? - fece presente loro la
blu.
La rossa sbuffò, mentre il castano la ignorò e si
rivolse al trentenne:
- Ci dica la verità, in fondo noi siamo stati i primi a cui
si è rivolto per questa storia delle Ali Nere. Ha detto
quelle parole perché ci tiene che le cose tornino come
dovrebbero essere o voleva semplicemente trovare un modo per convincere
gli ex Emissari ad aiutarci? -
Il biondo non rispose subito. Si alzò e si diresse verso una
delle finestre della stanza, dalla quale si poteva vedere il mare
azzurro e il cielo limpido e privo di nuvole.
- Ti devo far presente che non ho costretto né voi
né i membri della Squadra B a seguirmi. È vero
che non avevate molta scelta, poiché non vi restava un posto
dove andare dopo quello che è successo poco più
di un anno fa, ma vi ho sempre lasciato libera scelta e, se siete
ancora qui, è solo per vostro volere.
Per quel che riguarda gli ex Emissari, è vero che rischiano
molto, ma sono certo di una cosa: dopo la morte di Nori, Pandora li
voleva trasformare in soldatini nelle sue mani per eliminare El Dorado,
torturandoli in caso di fallimento o disobbedienza, e ricattandoli,
minacciando di fare del male ai loro amici e alle loro famiglie.
Tuttavia, il legame con le persone a cui tengono, e forse una mera
speranza che la Signora del Sole Nero capisse i suoi errori, ha
permesso loro di resistere all’influenza di Pandora.
Nonostante la diffidenza che sembrano mostrare nei confronti di molte
persone dalla scomparsa di quella donna, e il distacco che hanno
utilizzare nei confronti delle loro famiglie per evitare che corressero
troppi rischi, l’esperienza nella Confraternita non li ha
cambiati per sempre. -
- E noi faremo in modo che superino completamente
quell’esperienza, giusto? - gli domandò Okada.
- Non credo che i segni lasciati dal Sole Nero spariranno
completamente, ma non potranno continuare così per sempre.
Non sarà semplice, ma qualcosa riusciremo a fare. -
affermò lui.
Nello stesso momento, Gold rientrò nell’ufficio:
- Ci abbiamo pensato un po’, e la nostra scelta non
è cambiata. Ora però può dirci chi ha
intenzione di mandare in missione? -
- Certamente. Informa Kaori Kira, Rika Ryuu, Haily Shan, Kuromi
Tsukikage e Hiroae Kamekage di attendere fuori dall’ufficio:
tra poco manderò Isako e Nakagawa per accompagnarle a
destinazione.
In quanto a te e gli altri, dirigetevi al campo
d’allenamento; tra non molto io e Sho vi raggiungeremo
lì. -
Il capitano dei Messaggeri delle Ali Nere annuì, e
uscì dalla sala seguita subito dopo dalla rossa e dal
castano coi rispettivi androidi.
Anche Yuki stava per andarsene, ma si fermò di scatto.
- C’è qualcosa che ti turba? - gli chiese il
leader delle Ali Nere, il quale si stupì della sua stessa
domanda: era molto strano che quella ragazza si preoccupasse per
qualcosa o qualcuno, specie dopo
quello che le era accaduto poco più di un anno prima.
- Anche se non sono più la stessa che ero prima di arrivare
in quest’epoca, sono certa di una cosa: questa battaglia
sarà molto difficile per tutti, e lei sa
bene a cosa mi riferisco. - rispose lei, per poi inchinarsi leggermente
e andarsene.
Marcus sospirò rassegnato. Era tornata la solita ragazza
fredda quanto la neve di cui il suo nome portava il significato, e
anche se aveva capito cosa intendeva, non se la sentiva di ammetterlo
nemmeno a sé stesso.
Yoru, che aveva osservato e ascoltato tutto restando nascosta come
sempre, sorrise tristemente:
- Marcus Phoenix… Ogni volta che la ascolto, mi pare sempre
più evidente che lei è una delle persone che ha
bisogno d’imparare una lezione importante in
quest’organizzazione. Lei, Sho e Isako avete perso qualcuno
che vi stava molto a cuore, e anche se nessuno di voi lo sa, quel
qualcuno è ancora legato a voi, ma solo per merito di due
fattori: i poteri del Sole Nero con cui siete entrati in contatto tempo
fa, e il fatto che non volete che quelle che ormai sono diventate delle
ombre vi abbandonino per sempre.
Beh, ora è tutto nelle sue mani e in quelle degli ex
Emissari; prima o poi anch’io scenderò in campo,
ma per adesso è meglio che resti ad osservarvi. - stava per
andarsene, quando chissà cosa fece voltare Phoenix nella
direzione dove si trovava l’Oracolo, ma lei sparì
appena in tempo.
- Mmm… Cos’è stato? Ufff…
Forse è solo stanchezza, ma non mi posso riposare ora. -
pensò lui, per poi dirigersi al campo
d’allenamento.
Quello
stesso pomeriggio… 6 anni prima rispetto all’epoca
degli ex Emissari… Nello stadio della Raimon…
In un fascio di luce rossa generato dall’opzione dei viaggi
nel tempo dei loro orologi, i membri delle Ali Nere scelti per la
missione arrivarono a destinazione, augurandosi di essere arrivati in
tempo per la partita:
- Così questo è lo stadio della Raimon sei anni
prima del nostro tempo… Siamo sicuri di essere finiti nel
periodo giusto? A me sembra uguale a quello della nostra epoca. -
constatò Hiroae guardandosi intorno.
- è arrivata Capitan Ovvio. - commentò Ryuu con
una punta di acidità nella voce, causando uno sbuffo
contrariato da parte della compagna.
- Hiroae… - intervenne Kaori:
- Anche se non condivido i modi di Rika, su una cosa ha ragione:
è vero che niente rimane uguale per troppo tempo, ma non
credo che sei anni siano bastati a cambiare questo posto. Sarebbe stato
diverso se fossimo andati qualche anno più indietro. -
- Oppure abbiamo semplicemente commesso uno sbaglio
nell’impostare questi stupidi orologi. - replicò
Kuromi, mentre cercava di rialzarsi perché si era ritrovata
sdraiata su alcune sedie delle tribune.
- Non è colpa nostra se siete delle incapaci. Nei due giorni
liberi avreste dovuto esercitarvi nell’utilizzo degli
orologi, invece né voi né i vostri amici avete
mosso un dito! - le rimproverò Nakagawa, cercando di
divincolarsi dall’abbraccio della padrona.
- Scusaci tanto. - disse Ryuu con un finto tono dispiaciuto, per poi
aggiungere:
- Non sappiamo qual è la tua idea di “giorno
libero”, ma noi preferivamo rilassarci dopo tutte le cose
strane che ci erano successe nel giro di pochi giorni, e comunque noi
non siamo ai tuoi ordini quindi vedi di moderare il tono, stupido
coniglio dalle orecchie sproporzionate! -
A quel punto, l’androide fece per liberarsi dalla presa di
Okada, ma quest’ultima lo trattenne per evitare che facesse
una stupidaggine.
- Scusate… - s’intromise Haily quasi timidamente:
- Guardate nel campo da calcio. -
Gli altri membri delle Ali Nere si voltarono nella direzione indicata e
videro la Raimon contro la Protocol Omega che avevano già
cominciato a giocare.
- Credo che siamo arrivati tardi. - constatò Kaori.
- Non è ancora detto, ma dobbiamo sbrigarci. -
ribatté Hiroae, ma quando stava per cominciare a dirigersi
verso il luogo dello scontro, la rossa la prese per un polso fermandola:
- Aspetta. Ricordi quello che ci ha detto il capo? Non possiamo
permetterci di compiere mosse avventate, e poi ci sono ancora delle
cose che non sapete riguardo a come gioca questa squadra. -
- Di che parli? - le chiese Ryuu.
- Beh… Diciamo che sono state fatte diverse scoperte che
hanno permesso di sfruttare al meglio alcune potenzialità
che i giocatori manifestano durante le partite, ma perché
possiate capire cosa intendo, è meglio stare a guardare. -
le rispose sedendosi su uno dei posti:
- Oh Rika, Sho mi ha detto che l’hai visto usare la
modalità verde per il camuffamento durante i giorni liberi
che il capo ci aveva dato tempo fa. -
L’interlocutrice annuì.
- Beh, è meglio che la attiviate anche voi quando scenderete
in campo. Mi spiace per i vostri amici, ma non possiamo rischiare che
la Protocol Omega ci scopra. - non sembrava molto convinta di quello
che diceva, ma nessuna delle ex Emissarie ci badò.
Solo Nakagawa conosceva il vero motivo di quel tono di voce, e si
trattava di un ragazzo dagli occhi color verde acqua e i capelli a
forma di orecchie di coniglio dello stesso colore che, forse per una
casualità, Isako aveva visto quando erano arrivati.
- Vorresti andare da lui, ma continui a pensare alle parole del capo,
non è vero? - sussurrò il coniglio androide,
sedendosi accanto alla padrona.
Lei annuì, anche se sembrava non aver ascoltato la seconda
parte della frase dati i suoi occhi colmi di felicità che
continuavano ad osservare il ragazzo dai capelli color prato.
- Fey…
Finalmente… -
Angolo
di Emy
Avrei voluto mettere qui la partita, ma sarebbe uscito troppo lungo.
Non credo di avere altro da dire, a parte una cosa: se gli ex Emissari
non parteciperanno ad una partita, non credo che starò a
descriverla nei minimi dettagli.
Grazie a chi recensisce e segue.
Baci
Emy
|
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Capitolo 16 *** La prima missione (Parte 2) ***
Il primo tempo era quasi finito, ma nessuna delle due squadre era
riuscita a prevalere: il ragazzo dai capelli viola e gli occhi
inespressivi che le Messaggere delle Ali Nere sapevano essere Alpha era
riuscito a segnare, utilizzando un tiro potenziato da una sorta di
armatura comparsa poco dopo l’entrata in scena del suo keshin
Tenkuu no Shihaisha Houou. Dal canto suo, la Raimon era riuscita a
pareggiare poco prima dello scadere del primo tempo grazie ad un tiro
hissatsu di Tenma.
Anche per le ex Emissarie però era arrivato il momento di
entrare in scena.
Dalla
Raimon…
I membri della squadra stavano ancora discutendo su un modo per poter
ribaltare il punteggio e cercare di rompere quella situazione di stallo
che si era creata, ma la soluzione arrivò solo quando le
Messaggere delle Ali Nere scesero dalle tribune con alcuni agili balzi,
stando attente a non farsi male, e atterrarono di fronte alla squadra
gialla-blu:
- E voi chi siete!? - domandò Matsukaze stupito
dall’entrata in scena di cinque ragazze dai capelli argentei,
la pelle pallida e gli occhi color sangue in divisa blu e bianca.
Le ex Emissarie invece non mostrarono nulla di particolare, almeno non
apertamente: Kuromi e Haily erano indubbiamente contente di vedere che
l’ormai neo capitano della Raimon stesse bene,
così come Kaori era felice di sapere che ciò che
le aveva detto Phoenix riguardo a Shindou fosse vero, ma per il momento
era meglio non svelare le loro vere identità. Anche se
preferivano che le cose non stessero in quel modo, ogni cosa che
vedevano le convinceva sempre di più che il pericolo in cui
tutti loro correvano e le parole del leader delle Ali Nere erano reali,
quindi era meglio non svelare le loro vere identità per il
momento; l’attenzione di Rika era rivolta a qualcun altro: un
ragazzo dai capelli blu e gli occhi castani in cui intravedeva alcune
somiglianze con Kyousuke. La aveva visto alcune volte in ospedale
insieme a suo fratello quando faceva ancora parte della Confraternita
del Sole Nero e doveva spiare Kyousuke per conto della Signora del Sole
Nero: si trattava di Yuuichi Tsurugi. D’altra parte il fatto
che fosse lì la lasciava perplessa: prima
dell’estate, Kyousuke le aveva detto che suo fratello doveva
fare un intervento che avrebbe potuto permettergli di tornare a
camminare, ma non poteva essere già guarito e tornato a
giocare a calcio.
Una luce rossa però distolse le ex Emissarie dai loro
pensieri: era Isako, la quale si era teletrasportata vicino a loro, con
il sorriso allegro di sempre e un Nakagawa dall’aria
contrariata tra le braccia.
- è un piacere conoscervi di persona, Raimon Eleven. -
esordì la rossa.
- Tu e le tue colleghe non ci avete ancora risposto. - la interruppe
Fey.
Okada si limitò a stringere le braccia intorno al corpo del
suo androide e ad abbassare lo sguardo. Alle Messaggere delle Ali Nere
sembrò di vedere una delusione, espressione quasi inedita
sul volto di Isako, almeno dal punto di vista delle altre ragazze, ma
nessuna ci diede troppo peso anche perché la delusione fu
subito rimpiazzata da un altro sorriso:
- Diciamo che siamo qui perché condividiamo il vostro scopo:
la sconfitta di El Dorado e il ripristino dell’originale
linea temporale. Siamo i Messaggeri delle Ali Nere, molto piacere. -
gli rispose inchinandosi leggermente.
- Permetteteci di giocare al vostro fianco e per quel che riguarda i
tuoi dupli… - rivolgendosi al ragazzo dai capelli verdi:
- Non credo che ce ne sarà bisogno. -
- Ma contando anche voi rimarremo comunque in dieci. - le fece notare
un orso di peluche blu che non aveva notato prima, forse
perché era molto basso, forse perché era troppo
concentrata su Fey per preoccuparsi del resto.
Doveva trattarsi di un androide come Nakagawa, non c’era
altra spiegazione.
- Rimango della mia idea: non ci sarà alcun problema, non
è vero ragazze? -
- Puoi dirlo forte. - la appoggiò Hiroae.
Le altre si limitarono ad annuire convinte.
- Beh, se non ci sono altre obiezioni, possiamo cominciare. - detto
questo, la rossa si sedette sulla panchina vicino all’orso
blu, osservando l’ingresso della Raimon e delle compagne in
campo.
- Avevi la possibilità di giocare? Perché non
l’hai… - il coniglio androide si fermò
quando notò che la sua padrona continuava a tenere lo
sguardo fisso sul ragazzo dai capelli verdi. Già…
Lui… Per quanto gli fosse possibile in quanto androide, non
riusciva a non detestare, anche se in piccola parte, quel ragazzo e
quel nome.
In
campo…
Con soli dieci giocatori, la squadra Raimon - Ali Nere mise in campo la
seguente formazione:
- Portiere: Nishizono Shinsuke (n°20)
- Difensori: Rika Ryuu (n°18); Haily Shan (n°6); Kuromi
Tsukikage (n°17)
- Centrocampisti: Kaori Kira (n°13); Shindou Takuto
(n°9); Matsukaze Tenma (n°8)
- Attaccanti: Hiroae Kamekage (n°3); Fey Rune (n°11);
Tsurugi Yuuichi (n°10)
Il numero dieci passò la palla a Fey, il quale
cominciò a correre, ma fu subito raggiunto da due attaccanti
avversari: Einamu e Alpha.
- Passala, sono libera! - lo chiamò la numero tre, ma il
verde non le diede ascolto e passò il pallone a Yuuichi, il
quale era però circondato da una ragazza dai capelli biondi
lunghi raccolti da un lato e gli occhi blu e un ragazzo dai capelli e
gli occhi viola scuro. Ciò causò la perdita della
palla che finì ai piedi di una ragazza molto bassa, dai
capelli chiari e il viso nascosto da un casco bianco.
- Perché non mi hai ascoltata!? - disse Hiroae a Rune in
tono di rimprovero, ma l’altro si limitò a tornare
nella sua metà campo.
Kaori si diresse a contrastare Alpha, ma Shindou provò ad
anticiparla, con l’unico risultato di rallentarla e impedirle
di agire; non molto dopo, il capitano della Protocol Omega
tirò verso l’alto, e quando Rika saltò
per prenderla, Fey la usò come trampolino per cercare di
arrivare più in alto, ma non abbastanza per impedire che il
pallone fosse recuperato dal numero undici della squadra avversaria.
- Che cos’hai fatto!? - si arrabbiò Ryuu, mentre
Haily la aiutava ad alzarsi da terra.
Dalla panchina della Raimon la situazione era più che
evidente: i membri della squadra gialla-blu e quelli delle Ali Nere non
riuscivano a collaborare.
Okada rimase ad osservare nella speranza che le cose cambiassero almeno
un po’, ma dopo parecchi minuti le parve chiaro che quella
speranza era destinata a non concretizzarsi e ormai mancava molto poco
alla fine del secondo tempo.
- Non so come la vedi tu Isako, ma non so se quei ragazzi riusciranno a
fermare El Dorado se continuano a rifiutare la nostra collaborazione. -
le fece notare Nakagawa.
- Ufff… Normalmente direi che sei il solito
pessimista… - esalò lei dopo un po’.
- Ehi! -
- Stavolta però hai ragione. - dopo aver lasciato il
coniglio androide a terra, la ragazza si avvicinò un
po’ al campo:
- Ehi, membri della Raimon. Non so se non ve ne siete accorti, ma voi e
le Ali Nere condividiamo lo stesso obiettivo! Continuare a giocare in
questo modo non ha senso e voi lo sapete! - gridò lei con un
insolito tono imperioso che le ragazze delle Ali Nere non si sarebbero
aspettate di sentire dalla rossa.
- E se far tornare normale la linea temporale non è un
motivo sufficiente per convincervi che dovete collaborare…
Beh, continuate pure in questo modo! - tornò alla panchina e
ricominciò a stringere Nakagawa, stavolta con più
forza di prima, un po’ per l’ansia di vedere un
possibile fallimento della missione ancora prima che entrasse nel vivo,
un po’ per evitare di avere un altro piccolo scatto
d’ira.
Nel frattempo, Einamu continuava la sua corsa verso la porta difesa da
Shinsuke, almeno fino a quando Rika non gli si parò davanti:
- Coltre delle Illusioni! - una foschia color oltremare
circondò il numero undici della Protocol Omega e intorno a
lui comparvero molte copie illusorie del numero 18 della squadra Raimon
- Ali Nere. Prima che potesse fare qualcosa, le illusioni lo colpirono
con un calcio, facendolo uscire dalla nebbia e lanciando la palla a
Ryuu.
- Che bella tecnica Rika. Quando l’hai imparata? - le disse
Shan felice.
- L’allenamento con gli ologrammi forse non è
stato del tutto inutile, ma dovremo pensarci da sole a concludere la
partita. - poi passò il pallone a Kuromi:
- Sei sicura? Forse dovremo collaborare… -
- Ehm, ti ricordo che poco fa hanno sbagliato un semplice passaggio e
uno di loro mi ha usata come trampolino e non è nemmeno
riuscito a prendere la palla! - disse calcando l’ultima
frase, segno che era più il secondo fatto ad averla irritata.
- Lo so anch’io, ma… -
- Ragazze smettetela! - s’intromise Kaori.
- Ha ragione, altrimenti finiremo per litigare anche tra noi e non
credo sia il caso. - aggiunse Kamekage.
Le altre si limitarono ad annuire.
- Beh, a questo punto penso non ci rimanga molta scelta. Dovremo
cavarcela da sole. - decise Kira, correndo verso la porta avversaria,
mentre Rika e Haily tornavano in difesa.
Kuromi sospirò:
- Come sempre del resto… - diede la palla ad Hiroae, la
quale si circondò di una scia di fuoco e piume arancioni,
mentre alcuni centrocampisti avversari correvano nel tentativo di
fermarla:
- Spero che Rika non creda di essere l’unica ad essere
migliorata e ora vediamo se sono riuscita a perfezionare questa
tecnica… Piume di Fenice! - con un gesto della mano,
comandò il fascio infuocato in modo che colpisse gli
avversari, poi alzò il pallone e le fiamme la portarono fino
alla centrocampista dagli occhi acquamarina, rimasta con soli tre
difensori e un portiere, la quale era intenta ad osservare tristemente
la Raimon e in particolare Shindou:
- Anche se non si ricordano di noi, è triste vedere tutto
questo… Credevo che almeno una traccia di noi fosse rimasta
nelle loro memorie, un po’ come il cielo nuvoloso: nonostante
il grigiore delle nuvole, qualche spiraglio d’azzurro sereno
continua ad esistere.
Sembra che Phoenix ci abbia azzeccato ancora: non si ricordano di noi.
- quando ricevette la palla dalle Piume di Fenice di Kamekage, si
circondò di scie azzurrine e note musicali bianche e blu
scuro. Kaori alzò la palla, la quale fu seguita dai fasci
luminosi azzurri e le note musicali, poi saltò:
- Pianissimo. - sussurrò lei sferrando il colpo, il quale
sprigionò una musica molto lenta e triste, e allo stesso
tempo il pallone, come se fosse guidato dalla melodia,
fluttuò lentamente verso la porta e imprigionò i
difensori avversari in reti di luce azzurra per evitare che
interferissero.
L’ultimo ostacolo rimasto era Zanou, un ragazzo forzuto dagli
occhi scuri e i capelli color foglia di tè:
- Keeper Command 03! - un’onda d’urto, generata
dall’energia caricata dai pugni del portiere,
cercò di bloccare il tiro di Kaori, ma ad un certo punto le
note musicali si riversarono nel pallone, facendolo esplodere
d’energia e permettendogli di superare l’onda
d’urto: 2 - 1 per la Raimon - Ali Nere.
Il fischio dell’arbitro segnò la sconfitta della
Protocol Omega, ma Isako non poteva dire di essere soddisfatta di
ciò che era successo, così si mise
l’auricolare per parlare con il leader delle Ali Nere:
- Capo, immagino che abbia visto ciò che è
successo. -
- Credevo che saresti stata felice per questa vittoria. -
commentò lui.
- Lo sono infatti, ma… -
- Non ti è andato giù il fatto che la Raimon e le
ragazze non abbiano collaborato, ma ho l’impressione che non
sarà l’ultima volta che dovremo allearci con la
Raimon, quindi dovremo tenerci preparati. Nel frattempo, tu e le altre
tornate qui: per oggi vi siete meritati un po’ di relax. -
Poco dopo, il campo rimase vuoto… O almeno così
sembrava: Yoru si trovava sulle tribune e non si era persa un secondo
della partita. Non era da sola: con lei c’era una figura che
la sovrastava in altezza, avvolta in un lungo mantello bianco con un
cappuccio che gli occultava il volto, e un lungo bastone nero.
- Così non va affatto bene. La Raimon e le Ali Nere hanno
vinto, ma non potranno mai andare avanti se continuano così,
soprattutto perché dovranno allearsi ancora. Non credi
Saturno? -
L’uomo si limitò ad annuire, continuando a
reggersi col bastone:
- Sì, ma non
so se qualcuno sia riuscito a sentirti quando hai parlato loro tramite
la luce durante la partita tra le Squadre A e B. è vero che
gli Undici Supremi devono essere risvegliati, ma anche gli ex Emissari
devono evocare un potere nascosto. - da sotto il
cappuccio, Yoru guardò in modo strano il suo accompagnatore,
più che altro per il tono che quest’ultimo aveva
usato: era distaccato e freddo, cosa insolita visto che
l’argomento riguardava anche lui.
- Per farla breve, dovranno fare la stessa cosa che ho fatto io per
liberare te: fare i conti con loro stessi, sapere cosa davvero vogliono
e liberare degli antichi spiriti dalle loro catene. -
- Comunque,
perché quella donna fantasma non è qui?
- chiese lui guardandosi intorno.
- Mi pare di averti già spiegato come stanno le cose: se la
persona che devo portare con me in un viaggio nel tempo non ha un
potere simile a uno di quelli che ho io, mi è impossibile
portarla con me. Anche quelli come me hanno dei limiti in fondo. -
rispose vagamente offesa, sbattendo il bastone della falce a terra per
creare un portale blu notte:
- Vuoi già
tornare al rifugio? -
- Tu sei uno spettro, non ti serve dormire, mentre a me sì.
E ora datti una mossa se non vuoi rimanere qui. -
L’uomo ghignò seguendo Yoru:
- Io sono il signore
dello scorrere del tempo. Non potresti tenermi bloccato in
quest’epoca anche se ci mettessi tutta la tua forza di
volontà. - un bagliore di luce blu
segnò la partenza delle ultime persone rimaste in quello
stadio.
Angolo
di Emy
Lo so, sono in un ritardo terribile, ma tra le verifiche e la mancanza
d’ispirazione non sono riuscita a scrivere. Avevo
già un’idea, ma c’era sempre qualcosa
che non mi andava bene e ho sempre dovuto cambiare qualcosa.
Vi chiedo di perdonarmi, e se la storia non v’interessasse
più, cercherò di farmene una ragione.
Grazie a chi recensisce e segue.
Baci
Emy
|
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Capitolo 17 *** I primi segni della verità ***
Nel
passato… Allo stadio dell’Holy Road…
- Non ho ancora capito perché stavolta ha deciso di farci
venire qui. - quella domanda di Lory ruppe il silenzio che si era
creato da quando gli undici ex Emissari scelti nella partita contro la
Squadra B erano giunti in quell’epoca, accompagnati da Sho,
Isako e dallo stesso Phoenix. Quest’ultimo in particolare
dava l’aria di essere parecchio impaziente: continuava a
guardare un punto fisso nel cielo e ogni tanto batteva il piede a terra
oppure, con un po’ più d’attenzione, si
poteva notare che le braccia, tenute incrociate, sembravano tremare.
- La Protocol Omega è giunta qui per stravolgere un altro
evento. Credevo di averlo già detto. - ripeté
l’uomo con un tono d’ovvietà.
- Credo che Lory intendesse dire: come mai siamo in undici se la scorsa
volta ha mandato cinque persone a giocare contro El Dorado? -
precisò Rin.
Il trentenne non distolse lo sguardo dal cielo, come si aspettasse di
vedere qualcosa di particolare da un momento all’altro:
- Come vi avevo già spiegato prima che partissimo, Yuki mi
ha riferito che El Dorado vuole far diventare proibito il calcio in
Giappone. E come ha deciso di portare a termine questo compito? La
Protocol Omega si sostituirà alla nazionale giapponese e
infortunerà i membri di quella statunitense, oltretutto
commettendo anche alcune irregolarità nel gioco. -
- Non ha ancora risposto. - gli fece notare Fiammetta
nell’atto di infilarsi i guanti da portiere.
- Vi ho fatti venire qui tutti e undici per due motivi: ho fatto in
modo che giochiate al posto della vera nazionale giapponese,
così quelli di El Dorado dovranno rivedere i loro piani e,
se tutto andrà bene, eviteremo che modifichino nuovamente
l’ordine degli eventi.
Il secondo motivo è che ho visto ciò che
è successo durante la partita insieme alla Raimon:
nonostante sia ancora del parere che sia meglio unire le nostre forze
alle loro per battere la Protocol Omega, mi è chiaro che non
è ancora il momento adatto. -
Ad un certo punto, vide una sfera luminosa gialla nel cielo:
- Sono arrivati. Preparatevi. - li informò, ma poco dopo
quell’azione, una luce gialla si sprigionò dal
campo dal calcio, facendo emergere la figura di una ragazza dai capelli
turchesi, alcuni dei quali erano raccolti in due trecce e occhi viola
che si guardava intorno e s’imbronciò quando
notò la presenza delle Ali Nere:
- Ufff… Allora siete voi quelli che ci hanno intralciato la
volta scorsa… - il broncio si trasformò in un
sorriso divertito:
- Beh, peggio per voi. Vi riserverò la sorte che avevo in
mente per la nazionale americana. - schioccò le dita e
dietro di lei comparvero gli altri membri della Protocol Omega, ma le
ragazze che avevano già affrontato quella squadra si resero
conto che c’erano dei volti nuovi nella squadra avversaria.
- Cos’è successo ad Alpha? - s’intromise
Shibuya.
- Come posso dire… Il Presidente l’ha
“licenziato” e con lui altri membri della vecchia
Protocol Omega. È stato un vero peccato. - il tono usato
dalla turchese e il sorrisino facevano pensare tutto, tranne che fosse
realmente dispiaciuta dal “licenziamento” del
collega.
- Beh, a quanto pare dovremo interpretare la parte dei giocatori della
nazionale americana. Non era nei piani del Presidente, ma non importa
perché io, Beta, e la Protocol Omega 2.0 vi batteremo
ugualmente. -
- Questo è ancora da vedere. - ribatté Aster,
causando una risatina da parte della ragazza dai capelli turchesi che
non fece presagire nulla di buono a Lory, ma non rimase a rifletterci
troppo perché le due squadre si diressero subito in campo.
Le Ali Nere usarono la stessa formazione della partita contro la
Squadra B, mentre la Protocol Omega schierò i seguenti
giocatori:
- Portiere: Zanou (n°1)
- Difensori: Medam (n°2); Ward (n°3); Gaura
(n°4)
- Centrocampisti: Dream (n°5); Kuosu (n°6); Orca
(n°7); Neira (n°8)
- Attaccanti: Reiza (n°9); Beta (capitano; n°10);
Einamu (n°11)
- Alla fine le cose sono andate come credevamo. - constatò
Okada.
- Già. L’El Dorado non è affatto
cambiato: anche se i loro membri hanno grandi capacità
fisiche, mi sembrano delle macchine spietate e pronte a fare di tutto
per il loro leader Toudou Hekkichi. - commentò Sho.
- Lui però sembra non considerarli affatto e ciò
che è successo ad Alpha lo dimostra: se lo deluderanno, li
“butterà via” come delle bambole che si
sono rotte. - aggiunse con una punta di disprezzo della voce.
La rossa si lasciò sfuggire un sorriso leggermente malizioso:
- è questo a dispiacerti o il fatto che tu te ne sia dovuto
andare e hai lasciato la povera, piccola, innocente Beta da sola? -
- Isako, è successo diversi anni fa e non mi va di
riprendere l’argomento. Senza contare che lei adesso
penserà che sono un… -
- Protocol Omega, Ali Nere, fermatevi! - ci pensarono due cose ad
interromperlo: una voce maschile a lui nota e la comparsa della persona
a cui apparteneva. Si trattava di Fey seguito dal resto della Raimon.
- Capo, ci sono degli ospiti. - lo chiamò Okada.
Marcus li raggiunse subito:
-Mi duole dirlo, ma stavolta non sono ospiti graditi. Nakagawa, Shadow!
- i due androidi arrivarono, uno correndo e l’altro volando.
- Dovete impedire che i membri della Raimon interferiscano nella
partita, ma non fate loro niente di male. -
Alla richiesta del leader delle Ali Nere, i due androidi si diressero
verso il gruppetto; Nakagawa emise delle onde sonore dalle orecchie per
stordirli, giusto il tempo che bastava per permettere a Shadow di
mettersi in una posizione adatta per la seconda fase:
l’aquila emise dal becco una serie di raggi luminosi che
crearono una cupola abbastanza grande da contenere gli
“intrusi”.
- Ci spiace di darvi questo benvenuto, ma la vostra presenza non
è richiesta. - disse loro il coniglio verde con tono aspro,
per quello che la sua voce robotica gli permetteva.
- Che cosa volete farci? - domandò Rune, ancora leggermente
frastornato dalle onde sonore.
- Se non vi intrometterete, niente di niente. E fossi in voi eviterei
di toccare la cupola, ammesso che non preferiate farvi del male. - li
minacciò l’aquila nera, per poi tornare insieme a
Nakagawa dai rispettivi padroni.
- Se sta per dirci che quei metodi erano un po’
eccessivi… -
- Forse qualche giorno fa lo avrei detto Shadow… -
cominciò il trentenne, per poi incamminarsi verso le
panchine seguito a ruota dai colleghi:
- Adesso però potrebbe essere l’unico modo per
loro di rimanere incolumi. -
Verso
la fine del primo tempo…
Trattandosi di una sorta di “forma evoluta” della
precedente Protocol Omega, gli ex Emissari credevano che avrebbero
avuto qualche difficoltà in più durante il gioco,
ma questo inaspettatamente si era rivelato equilibrato per buona parte
del tempo: le Ali Nere, grazie all’allenamento di Phoenix e
anche a quello delle sorelle Sunlight quando facevano ancora parte
della Confraternita del Sole Nero, erano riusciti a tenere il passo con
la squadra di El Dorado e ad attuare diversi tentativi
d’attacco. Erano riusciti a tirare molte volte, e anche se
alcune volte stavano per segnare, s’intrometteva sempre il
nuovo capitano della Protocol Omega 2.0 a fermarli.
D’altra parte, i membri della squadra di El Dorado non si
erano fatti scrupoli a commettere irregolarità, anche se
l’arbitro e chiunque si trovasse nello stadio sembrava non
accorgersene; fortunatamente, nessuno degli ex Emissari si era
infortunato, ma quei tentativi di ferire gli avversari erano riusciti a
permettere alla Protocol Omega 2.0 di aprirsi una breccia nella zona
difensiva delle Ali Nere e a tirare. Gold, Kamekage e Rossi avevano
avuto non pochi problemi: le prime due perché continuavano
ad avere problemi, non avendo mai giocato in difesa né
durante né dopo il periodo della Confraternita, mentre
Fiammetta aveva dovuto faticare molto, sia perché era molto
tempo che giocava come attaccante e non come portiere, sia
perché aveva dovuto compensare agli errori delle due
compagne. In ogni caso, erano riusciti a resistere senza subire goal.
Il primo tempo era quasi finito e la palla era in possesso di Rinako,
la quale cercava di farsi strada tra i difensori avversari, anche se
questi non avevano intenzione di mollarla:
- Ammetto che non ve la cavate male, ma saremo noi a vincere.
Heaven’s Time! - con uno schiocco di dita, la ragazza
paralizzò i difensori Ward, una ragazza dalla corporatura
robusta, la pelle scura quanto i capelli e gli occhi gialli, e Gaura,
un ragazzo anche lui di corporatura grossa, gli occhi neri e i capelli
blu e azzurrini legati in un lungo codino.
Quando li ebbe sorpassati, schioccò nuovamente le dita,
annullando il blocco temporale e generando un turbine che
spazzò via i due difensori.
- E ora Death Dragon! - disse lei, evocando un dragone nero con spine
dorsali azzurre che spaventò i restanti difensori e, con un
ruggito, impedì al portiere Zanou di utilizzare una hissatsu
di respingere il tiro: 1 - 0 per le Ali Nere. L’arbitro
fischiò.
Le squadre tornarono alle rispettive panchine, ma Beta era
tutt’altro che contenta e si stava sfogando con Orca, una
ragazza dai capelli rosa e la pelle scura.
- Quegli idioti sono riusciti a segnarci un goal. Io non sono una
perdente come Alpha, mi rifiuto di perdere contro quegli inetti! - e
vedendo da lontano che alcuni degli ex Emissari se la ridevano, e anche
se la cosa la irritò in parte, le fece venire una piccola
idea: usando il suo Sphere Device, che in quel momento era in
modalità controllo mentale perché nessuno si
accorgesse delle azioni irregolari, creò un raggio viola che
illuminò per pochissimi secondi i suoi avversari e un rumore
elettronico proveniente dal suo auricolare le disse che aveva raggiunto
il suo scopo:
- Raccolta dati confermata. Al momento, il soggetto con un quantitativo
d’energia più alto è
l’attaccante n°11. -
Beta fece uno dei suoi soliti sorrisini e Orca, notandolo, le
domandò:
- Che piano hai in mente? -
- Ho usato per analizzare brevemente i nostri avversari e trovare
quello che avesse molta energia instabile dentro di sé. Mi
chiedo cosa succederà… - e si mise a fissare
Kazetsuki con un ghigno malefico sul volto:
- Se noi faremo impazzire quel ragazzo in modo che dia libero sfogo a
quell’energia. -
- Diamoci da fare allora. Hai per caso in mente qualcosa in particolare
per questo scopo? - le chiese ancora il numero 7 della Protocol Omega
2.0
Beta annuì, e dopo averglielo spiegato, tornarono in campo
per il secondo tempo.
Il calcio d’inizio stavolta spettava alla squadra di El
Dorado, ma Hayley prese subito la palla e si diresse verso la porta per
segnare il secondo goal seguita da Aster e da alcuni centrocampisti,
quando si ritrovò circondata insieme alle altre ragazze:
- E io che pensavo di riscattarmi per quello che è successo
contro la Squadra B, ma se perdiamo adesso non ne avrò
più l’occasione. Aster, tua! - gli
lanciò il pallone, poi saltò, ma fu raggiunta
subito dagli avversari e dall’alto vide che Kaori e Kuromi
non erano messe molto meglio di lei.
- Siete un po’ troppo appiccicosi per i miei gusti, ma questo
dovrebbe fermarvi. Dark Freedom! - i difensori che la circondavano
cominciarono a lamentarsi e tenersi le mani sugli occhi, persero
l’equilibrio e caddero a terra.
- Mai sfidarmi. - commentò Brown, ritrovandosi davanti Beta
con un’insolita espressione aggressiva sul viso:
- Ma fammi il piacere! In confronto a me siete tutti delle
nullità! - una nebbiolina blu violetta apparve dietro di lei:
- Vieni a me Kokuu no Megami Atena! - una donna dagli occhi chiari come
il ghiaccio, un lungo vestito bianco e nero e due pistole, una blu e
una rossa, comparve dal nulla, ma non era ancora finita:
- Armor Mode! - la keshin si divise in fasci di luce che avvolsero il
capitano della Protocol Omega 2.0, la quale ora indossava un vestito
simile a quello della sua avatar.
- Il vestito non è male, ma non cambia nulla. -
affermò la Messaggera delle Ali Nere, evitando un calcio di
Beta con una capriola. Quando stava per tornare a terra,
trovò ad attenderla la turchese che stavolta
riuscì a colpirla violentemente alla schiena e, poco prima
che toccasse il suolo, la prese per il colletto della maglia e la
lanciò, facendola finire al centro esatto del campo.
- Strano, prima non aveva tutta questa forza… -
sussurrò Lii-chan, cercando di alzarsi e ignorare il dolore
alla schiena, soprattutto visto che Beta si stava avvicinando
nuovamente a lei:
- Questo si chiama Keshin Armed. Permette di utilizzare il keshin come
se fosse un’armatura e incrementare le capacità
fisiche del giocatore. -
- Vuoi uno scontro tra Keshin Armed? Bene, te lo daremo. - disse
Tsukikage avvicinandosi con Kira:
- Affrontatemi pure tutte insieme se preferite. - le provocò
Beta.
- Te la sei cercata. Esci Regina delle Galassie! - cominciò
Hayley.
- Vieni a me Kaze Segugio Custode degli Elementi! - disse invece Kaori.
- Tocca a te Strega Viola! - aggiunse Kuromi.
Dalle tre si sollevò la caratteristica nebbia blu violetta
dei keshin, ma ad un certo punto, dal terreno comparvero delle catene
avvolte da un’energia nera e dorata che imprigionarono le tre
ragazze e le loro compagne, fermandosi improvvisamente poco prima di
raggiungere Kazetsuki, ancora occupato a mantenere il possesso di
palla, e Lorella nella zona delle Ali Nere, dopodiché le
catene si dissolsero nel nulla.
- Che cos’è successo? - domandò Kaori
leggermente confusa. Si sentiva strana, come se fosse ancora stretta da
quella catena la cui energia portava con sé i colori del
Sole Nero.
- Non lo so, ma non fa differenza. - affermò la numero 7
delle Ali Nere, ma quando provò a rievocare la nebbia del
keshin, si ritrovò nuovamente avvolta da quelle strane
catene che si dissolsero nuovamente dopo pochi secondi.
- Eh? Come mai non è successo niente? - chiese Kuromi.
- Non lo so, ma quelle catene mi stanno facendo un grosso favore. -
un’onda d’energia partita da un punto ignoto si
espanse su tutto il campo da calcio, bloccando gli ex Emissari a terra;
il capitano della Protocol Omega 2.0 allora si decise ad osservare
Aster: nonostante fosse schiacciato a terra come il resto dei suoi
compagni, le rivolgeva uno sguardo del tipo “Appena riesco a
liberarmi, ti farò vedere quello che so fare”, ma
la ragazza ghignò soddisfatta:
- Non credevo bastasse così poco per farlo irritare, ma
adesso è il momento del tocco finale. - una volta recuperata
la palla dall’attaccante n°11 delle Ali Nere, si
diresse verso la porta degli ex Emissari:
- Shoot Command 07! - gridò la turchese, schiacciando il
pallone e dividendolo in due, uno azzurro e uno rosso, i quali si
levarono in aria; Beta poi saltò, colpendo entrambi i
palloni con una rovesciata a due piedi, ma le due palle si riunirono
poco dopo a formare un potente colpo.
Fiammetta cercava di alzarsi, ma quella strana onda di poco prima la
teneva bloccata e il pallone si avvicinava sempre di più.
- Che cosa faccio? Non riesco nemmeno a muovermi e non so
perché, ma mi sento stanchissima… -
Nel
frattempo… Fuori dal campo…
Dalle panchine, l’allenatore e i due manager delle Ali Nere
assistevano impotenti alla scena:
- Capo, quelle catene e quella strana onda… Non pensa che
siano… - cominciò Isako, ma fu interrotta
dall’interlocutore:
- Sì. “Il
giorno in cui compariranno i primi Keshin Ancestrali, l’eco
del loro potere antico raggiungerà coloro le cui anime sono
state corrotte dai Keshin Proibiti, imprigionandoli. Solo chi non ha in
sé uno dei Keshin Proibiti rimarrà
libero…” -
Non molto lontano da loro, anche Yoru e Saturno stavano facendo un
discorso simile e anche la ragazza era intenta a recitare quel passo
del libro che lei stessa aveva fatto trovare a Phoenix:
- “E quando
tutte le anime corrotte in precedenza avranno fatto i conti con loro
stesse, i Keshin Ancestrali, antichi membri della prima
civiltà a controllare il potere della Fiamma del Sole Nero,
potranno tornare e trasmettere la loro forza e conoscenza ai membri
della civiltà che è andata avanti per
innumerevoli anni senza di loro.” -
Intanto, si udì un fischio, segno che Beta era riuscita a
segnare il goal del pareggio.
- Ebbene, che aspetti Saturno!? Libera subito le Ali Nere! - gli
ordinò la viola.
- Sei sicura? Ti
rammento che potrei scatenare il risveglio di uno dei Keshin Ancestrali
e tu non sai quello che accadrà se il loro riposo viene
turbato. -
- è un rischio calcolato, e in ogni caso potremo pensarci
noi se qualcosa va storto. E ora datti una mossa! -
L’uomo incappucciato sospirò, sbattendo poi il
bastone a terra e creando un’onda d’urto che
liberò gli ex Emissari, ma su Lory e Aster ebbe un effetto
aggiuntivo: i due si circondarono di aure, argentea per Gold e bianca
con scintille azzurre e rosse per Kazetsuki.
In
campo…
Da quando era comparsa quell’energia argentata, Lorella aveva
cominciato a sentirsi strana: era come se qualcosa dentro di lei,
qualcosa che aveva cercato di reprimere, volesse uscire. Nonostante
tenesse gli occhi chiusi, nella mente le apparve un’immagine
a lei nota: la cerva d’argento.
- Il momento si sta
avvicinando Lorella. -
- La vuoi smettere di usare la telepatia con me!? E poi ti ho
già detto che non intendo fare i tuoi comodi: non
risveglierò tu-sai-chi! - replicò lei con un tono
che non ammetteva repliche, il quale scatenò una specie di
risolino nell’animale.
- Io invece credo che
dovrai risvegliare la mia padrona molto presto. A presto.
-
“Strano” pensò Lory: la cerva non era
mai stata così arrendevole. Aveva qualcosa in mente, ma non
fece in tempo a domandarsi cosa che si svegliò, priva della
compagnia dell’energia argentea e, si augurava, anche della
cerva.
Aster non aveva avuto la stessa fortuna: era accasciato a terra e
continuava a tenersi la testa tra le mani, e ogni tanto emetteva delle
urla di dolore, causando sconcerto e una certa paura da parte dei
compagni che lo osservavano e cercavano di avvicinarsi a lui per
aiutarlo.
- Aster, come ti senti? - le domandò preoccupata Suzuki.
- Adesso vedi di svegliarti. Ti ricordo che abbiamo una partita da
vincere! - gli fece notare Hayley.
- Andatevene! Non avvicinatevi! - gridò loro Kazetsuki,
seppure tenendo gli occhi chiusi.
- Non so voi, ma forse dovremo andarcene: non sembra stare molto bene.
- affermò Kaori avvicinatasi al gruppetto.
Le altre due annuirono, anche se Lii-chan sembrava leggermente
contrariata: non le era mai piaciuto ritirarsi da una partita di calcio
poiché pensava fosse un comportamento da vigliacchi, ma la
salute di u compagno veniva prima in momenti come quelli.
Ad un certo punto, il ragazzo smise di urlare e spalancò gli
occhi, mentre dal suo corpo fuoriuscivano due sagome, una rossa e una
blu, dalla forma sospettosamente umana; la prima emetteva delle spine
infuocate e l’altra delle lame di ghiaccio, ma entrambe
sembravano avere un unico obiettivo: le persone che si trovavano nello
stadio, sia i giocatori sia il pubblico, e più le urla si
levavano dalla folla, più le due figure continuavano ad
attaccare. Si fermarono solo quando l’attaccante n°11
delle Ali Nere richiuse gli occhi e le due portatrici di
quell’incubo di fuoco e ghiaccio durato poco tempo, un tempo
interminabile per tutti i presenti, sparirono e rientrarono nel corpo
del ragazzo.
La partita finì con un pareggio, ma per gli ex Emissari
rimanevano delle incognite: che cos’era successo ad Aster? E
quelle catene che li avevano imprigionati?
Entrambe domande di cui Phoenix sapeva la risposta o aveva
già qualche idea al riguardo.
Angolo
di Emy
Spero di aver descritto bene la partita e immagino che anche voi vi
stiate ponendo gli stessi quesiti degli ex Emissari, ma ho deciso che
nel prossimo capitolo vi darò un’altra piccola
soddisfazione: una parte riguardante i Keshin Ancestrali, nominati qui
e che rivedremo ancora nella storia.
Grazie a chi recensisce e segue.
Baci
Emy
|
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Capitolo 18 *** Il Popolo del Cielo Nero e i Keshin Ancestrali ***
Tre
giorni dopo… Alla base delle Ali Nere…
Nell’ufficio di Phoenix…
Dall’incontro contro la Protocol Omega 2.0, una sorta di
clima di nervosismo aleggiava alla base delle Ali Nere: anche se la
partita era finita con un pareggio, i Messaggeri avevano cominciato ad
allenarsi con più impegno; la Squadra B doveva tenere
d’occhio l’operato di El Dorado e Feida, ma tra
tutti Phoenix sembrava il più inquieto tra tutti. Non aveva
smesso di lavorare un attimo da quando erano tornati: cercava di tenere
aggiornato il programma delle cupole olografiche perché gli
ex Emissari dovevano tenersi pronti per affrontare
difficoltà sempre maggiori, dare un contributo
nell’opera di spionaggio grazie alle telecamere che Yuki
aveva installato alla base di El Dorado e cercare di accedere a dei
file strettamente segreti che aveva trovato il giorno prima, e malgrado
l’assistenza di Shibuya e Okada, non aveva ancora ottenuto
risultati in quest’ultimo punto.
Un pensiero però continuava ad occupare la sua mente: il
passo di un libro, recapitatogli poco più di un anno prima
da un misterioso mittente, che si era ritrovato a pronunciare durante
la partita precedente. Ad un certo punto, interruppe il lavoro al
computer e uscì dalla stanza, tornando poco dopo con un
libro tra le mani; quando lo posò sul tavolo, divenne
visibile l’immagine di una sfera metà bianca e
metà nera circondata da un ramoscello con sedici lunghe
foglie stilizzate.
- Ha deciso di ridare una spolverata a questo libro, eh? -
cominciò il castano.
- Visto quello che è successo nell’ultima partita,
non abbiamo altra scelta. - detto questo, aprì il tomo e
tutti e tre rilessero le parole che ormai conoscevano a memoria:
“Oh, tu che
stai leggendo queste parole, permettimi di presentarmi: io sono
l’ultimo testimone di ciò che successe ad una
civiltà scomparsa a causa di stolti bramosi di ricchezza e
potere. Se le tue motivazioni sono giuste, ti concederò il
privilegio di accedere alle mie conoscenze, ma se utilizzerai le
nozioni che ti sto per fornire per turpi fini, la stirpe a cui
appartieni subirà una fine dolorosa: sparire per sempre ed
essere dimenticata da tutti.
Se sei deciso a
continuare a leggere, volta la pagina e saprai del destino dei membri
di quella civiltà.”
Il trentenne però richiuse il libro e si diresse verso
l’uscita della sala:
- Cosa vuole fare? - gli domandò Isako.
Il biondo si lasciò andare ad un sospiro:
- Come ho già detto, non ci rimane scelta. In fondo, avrei
dovuto immaginare che si sarebbe potuto verificare qualche imprevisto e
credo che valga lo stesso anche per gli ex Emissari. E poi anche loro
hanno a che fare col contenuto di questo libro e credo abbiano il
diritto di conoscere qualche piccolo segreto delle Ali Nere. -
- Non penserà di dire loro “lei sa cosa”
riguardo me e Isako, perché in quel caso può
considerarci fuori da questa storia! - sbottò il castano in
un insolito scatto di rabbia, alzandosi e sbattendo una mano sul
tavolo, tanto da far sobbalzare anche la rossa.
Marcus si avvicinò e gli posò una mano sulla
spalla:
- Mi pare di avervi già detto che il vostro segreto era al
sicuro con me e mi avete garantito che voi avreste fatto lo stesso.
Inoltre, mi siete sempre stati leali da quando siete entrati a far
parte delle Ali Nere e non mi avete mai dato un motivo per dubitare di
voi; questo basta perché mi fidi. - Phoenix si
allontanò, ma prima di uscire dall’ufficio si
voltò nuovamente verso i colleghi, come invitandoli a
seguirlo.
Shibuya non s’incamminò subito, ma rivolse uno
sguardo sorpreso all’amica, la quale si limitò a
sorridergli per poi seguire l’adulto fuori dalla stanza.
Poco
dopo… Nell’infermeria delle Ali Nere…
Dal momento che non poteva far muovere dall’infermeria gli
infortunati, Phoenix decise di tenere lì la spiegazione,
facendo in modo che si dirigessero lì anche i Messaggeri che
non avevano partecipato alla missione; chi si trovava nella sala
d’allenamento avrebbe seguito grazie a Nakagawa e Shadow, i
quali avrebbero ripreso la spiegazione e la avrebbero inviata al
macchinario che controllava le cupole olografiche.
- Beh, immagino che qualcuno di voi si sia posto delle domande in
seguito ad alcuni avvenimenti verificatisi nell’ultima
partita… -
- Può cominciare col dirci perché ci troviamo
ancora qui. Non ci è successo niente di grave! -
cominciò Fiammetta.
Marcus allora fece scorrere lo sguardo sulle tre ragazze ancora
bloccate sui lettini dell’infermeria: Rossi aveva le mani
fasciate a causa delle scottature che si era procurata nel tentativo di
parare il Shoot Command 07 di Beta, mentre Brown era seduta sul letto
e, nonostante sembrasse voler tenere nascosta la sua condizione, il
leader delle Ali Nere sapeva che la schiena le faceva ancora male a
causa dei colpi ricevuti dal Keshin Armed dell’avversario.
L’ultima era Lorella, la quale dormiva da quando erano
tornati indietro dalla partita contro El Dorado. Phoenix aveva notato
quella strana aura argentea, e a quanto pare doveva aver prosciugato
ogni energia della ragazza.
- Se ciò che vi è successo significa
“niente di grave”… - commentò
l’adulto con una punta d’ironia, per poi continuare:
- Comunque, vi ho già raccontato quello che è
successo dopo la partita: la Protocol Omega 2.0 ha raggiunto il suo
obiettivo e adesso nella vostra epoca tutti odiano il calcio; il resto
ve lo lascio immaginare. -
- Oh, tornando alla tua domanda Fiammetta… - aggiunse ad un
certo punto, ricordandosi della domanda del portiere:
- Non vi farò muovere da qui finché non vi sarete
riprese completamente. -
- Anche Aster si è infortunato, eppure è tornato
ad allenarsi dopo un giorno. Perché noi siamo ancora
bloccate… Ahi! - un lamento troncò il discorso di
Hayley, la quale si distese nuovamente dolorante.
- Quel lamento è una risposta sufficiente. - si
limitò a dire lui con un pizzico di severità
nella voce:
- E poi l’ho fatto uscire perché, a differenza di
voi, non sembrava essersi fatto nulla. Non vi trovate in una brutta
situazione, ma non intendo farvi giocare finché non starete
bene. - la risposta gli fece guadagnare qualche occhiata sorpresa di
alcuni dei presenti e l’uomo si ritrovò nuovamente
a pensare: “Si può sapere cosa faceva di preciso
Pandora a questi ragazzi?”, ma si ricompose subito dopo.
- Comunque, uno di voi potrebbe svegliare Lorella? Vorrei che
ascoltasse. -
- Non ce n’è bisogno. - sussurrò la
diretta interessata, aprendo stancamente gli occhi e cercando di
mettersi seduta.
- Come ti senti? - le domandò Kaori.
- Un po’ meglio grazie. - rispose la bionda. Nella sua voce e
negli occhi però si poteva ancora leggere la stanchezza.
- Per quello che sarai riuscita a riposare con Fiammetta e Hayley che
continuavano a parlare, anche se a me sembrava stessero gridando. -
ghignò Kuromi, guadagnandosi un’occhiataccia da
parte delle dirette interessate.
Il trentenne si schiarì la voce per ottenere nuovamente
l’attenzione degli ex Emissari:
- Avrei preferito aspettare un momento migliore per parlarne, ma quello
che è successo contro la Protocol Omega 2.0 mi ha spinto a
rivedere il mio piano… - si fermò un attimo per
permettere a Nakagawa e Shadow di prepararsi: le orecchie del coniglio
diventarono degli altoparlanti e il becco dell’aquila si
trasformò in una specie di telecamera. Erano pronti a
riprendere tutto.
- Bene. Possiamo cominciare. - Marcus mostrò il libro ai
ragazzi.
- Vi ricorda qualcosa il simbolo sulla copertina? - chiese, ma come si
aspettava, ottenne una risposta negativa da parte dei presenti.
- Shadow, potresti sovrapporre quest’immagine a quella di cui
ti ho parlato poco fa? - come risposta, dagli occhi rossi
dell’aquila partì un fascio luminoso che
colpì la figura sulla copertina, mutando la parte chiara
della sfera e le sedici foglie che la circondavano da bianche in
dorate, rendendola spaventosamente simile ad un Sole dorato e nero con sedici
raggi.
- Oh no… Quello è… - esalò
Haily tremando leggermente.
- Sì. Il simbolo della Confraternita del Sole Nero. -
completò la frase Phoenix, osservando per un attimo gli
sguardi sorpresi e confusi dei ragazzi.
- Ma… Che significa? - chiese Aoiri senza riuscire a
cancellare l’espressione sorpresa dal viso.
- è meglio che parta dall’inizio: questo libro mi
è stato recapitato qualche tempo fa ed grazie ad esso che
sono venuto a conoscenza di voi e di molti dettagli riguardanti la
Confraternita del Sole Nero, alcuni dei quali credo vi siano
sconosciuti. - aprì il libro, soffermandosi sulla pagina che
seguiva quella che aveva letto poco prima nel suo ufficio e
cominciò ad alta voce:
- “Quella che
adesso è conosciuta come “Fiamma del Sole
Nero”, una volta si chiamava “Globo del Cielo
Nero”, una sfera di fuoco nero avvolta da energia bianca, due
colori per due spettri che albergavano in quelle fiamme. Quegli spiriti
possedevano conoscenze e poteri inimmaginabili e li avrebbero condivisi
con chi avrebbe donato loro un simbolo che portasse
l’equilibrio tra le due parti e che avrebbe fornito
protezione ad un futuro possessore del Globo da chiunque covasse il
male nel cuore.
Passarono anni, ma la
loro conoscenza continuava a rimanere un mistero, poiché
molti faticavano anche solo ad avvicinarsi al braciere in cui ardeva
quella sfera; dopo un tempo indefinito, sul braciere comparve
l’immagine di una sfera metà bianca e
metà nera, circondata da un ramoscello con sedici foglie,
come prova che qualcuno era riuscito a domare il potere del Globo.
L’uomo che ci era riuscito era giunto presso la fiamma solo
con la volontà di salvare il proprio popolo, ormai privo di
molti dei suoi membri a causa di una malattia che sembrava incurabile.
Offrì un ramo di nespolo, ritenuto un simbolo di protezione
contro gli spiriti maligni e la magia nera, al Globo del Cielo Nero e i
due spettri gli fornirono indicazioni per creare la cura alla malattia
che affliggeva la sua gente.
Viste le persone che
prima di lui avevano cercato di impadronirsi del loro potere, i due
spiriti del Cielo Nero erano rimasti molto colpiti dall’animo
di quell’uomo: non avevano percepito alcuna
malvagità in lui. C’era solo
un’infinità tristezza per le sorti in cui versava
il suo popolo, di cui si ha perso il nome da tempo e che noi definiremo
“Popolo del Cielo Nero”, e seppure possedesse
quella pecca, gli spiriti lo seguirono, aiutandolo a guarire la sua
gente e fornendogli conoscenze e tecnologie che, col tempo, avrebbero
permesso al suo popolo di prosperare ed espandersi.”
-
- Mi sembra strano che due spiriti che hanno eliminato chiunque si
avvicinasse a loro, abbiano ceduto così facilmente.
Scommetto che da allora è capitato un inconveniente dietro
l’altro. - disse con ovvietà Ryuu.
- Più o meno, ma ti consiglio di stare ad ascoltare.
“Quella
civiltà divenne però l’obiettivo di
coloro che bramavano il potere del Globo del Cielo Nero e il capo di
quel popolo era conscio di un fatto: il potere di cui la sua gente
disponeva non doveva essere usato per causare sofferenza o i due
spettri della fiamma avrebbero ricominciato ad attaccare chiunque
avessero ritenuto malvagio. Allora scelse alcuni membri
della sua gente, tra uomini e donne, chi più giovane e chi
più anziano, perché la difendessero.
Per lungo tempo,
sembrava che niente potesse turbare il Popolo del Cielo Nero , ma non
sapevano che il vero nemico si celava tra loro… -
un’altra interruzione, stavolta da parte di Hiroae:
- Scommetto che si trattava di un traditore tra i soldati: si
sarà venduto a qualcuno che voleva il potere del Globo per
sé, ma alla fine si sarà ritrovato a mani vuote. -
- Non esattamente.
“Sembrava che
molti si fossero dimenticati che quel Globo aveva una
volontà propria: col tempo, la parte malvagia aveva
assorbito molti sentimenti negativi che aleggiavano sia nel Popolo del
Cielo Nero sia tra i loro nemici, diventando incontrollabile. Non ci
volle molto perché scatenasse la sua punizione:
sprigionò alte fiamme, nere come la parte malvagia e ardenti
più del normale fuoco, che divorarono i membri del Popolo
del Cielo Nero e i loro oppositori. Come sempre, l’unico
vincitore era stato il Globo.” -
- Avrei una domanda: il Popolo del Cielo Nero è scomparso
davvero o qualcuno è riuscito comunque a salvarsi? E
cos’è successo al Globo del Cielo Nero dopo
quell’evento? - domandò ad un certo punto Erika.
- Tra poco ve lo dirò.
“Tutto era
stato raso al suolo, migliaia di corpi giacevano senza vita sulla terra
consumata dalle fiamme. Solo nel capo del Popolo del Cielo Nero era
ancora presente il soffio della vita, ma quando vide le condizioni in
cui versava la sua gente, espresse un ultimo desiderio al Globo: la
possibilità di trarre in salvo il suo Popolo o almeno alcuni
di loro se non era possibile restituire la vita a tutti.
Il Globo del Cielo Nero
lo ascoltò, ma poiché la parte malvagia ormai
predominava su quella buona e l’equilibrio era stato rotto,
fece come preferiva; strappò al sonno eterno alcuni dei
soldati, dei civili e lo stesso capo del popolo, ma li rese degli
spettri, sottoponendoli ad alcune privazioni… Tuttavia, non
ho intenzione di svelarti quali fossero; ti basti sapere che, per
siglare quel patto, il Globo si trasformò in una fiamma e la
parte bianca divenne dorata come il frutto di un nespolo,
misteriosamente sopravvissuto alla strage, che il capo del Popolo del
Cielo Nero aveva offerto alla sfera infuocata.” -
- Per farla breve, il capo di quel popolo non ottenne ciò
che voleva. Alla fine lui e alcuni membri della sua gente non sono
realmente rimasti in vita. - concluse Fiammetta.
- A quanto pare no, e comunque questo libro non contiene alcun
dettaglio su questo “prezzo” da pagare. -
affermò Phoenix, per poi aggiungere:
- La storia però non è ancora finita: “Lui e i membri del
suo popolo sarebbero sopravvissuti come Avatar Ancestrali, ma quella
che era diventata la “Fiamma del Sole Nero” aveva
garantito la sopravvivenza di alcuni nemici del Popolo del Cielo Nero
come Avatar Proibiti, ma erano troppo potenti a causa del loro odio e
furono relegati in luoghi remoti della Terra, senza sapere quale fosse
il reale motivo per cui fossero stati graziati dagli spettri del Globo,
o almeno dalla sua parte malvagia. I due spiriti invece scomparvero e
nessuno seppe se avrebbero mai fatto ritorno.” -
- Io però non ho ancora capito cosa ha a che fare questa
storia con noi. - s’intromise Hayley.
- L’ultima parte dovrebbe chiarirvi le idee: “Il giorno in cui
compariranno i primi Keshin Ancestrali, l’eco del loro potere
antico raggiungerà coloro le cui anime sono state corrotte
dai Keshin Proibiti, imprigionandoli. Solo chi non ha in sé
uno dei Keshin Proibiti rimarrà libero, e quando tutte le
anime corrotte in precedenza avranno fatto i conti con loro stesse, i
Keshin Ancestrali, antichi membri della prima civiltà a
controllare il potere della Fiamma del Sole Nero, potranno tornare e
trasmettere la loro forza e conoscenza ai membri della
civiltà che è andata avanti per innumerevoli anni
senza di loro.”
Credo che quella strana onda d’energia e le catene siano
stati generati proprio dai Keshin Ancestrali: probabilmente alcuni di
voi ne ospitano uno. Nei vostri corpi però potrebbero essere
rimaste delle tracce dei poteri dei Keshin Proibiti, anche se li avete
persi tempo fa, e le catene vi hanno bloccati per impedirvi di usarli.
Non so dire se sia stato un bene o no che vi abbia fermati, ma lasciate
che vi dica una cosa: affrontare un Keshin Armed, pensando solo di
minacciare l’utilizzatore con Avatar quasi inesistenti
è stato da incoscienti. - riferendosi chiaramente a Brown,
Kira e Tsukikage.
- Allora… - esalò ad un certo punto Isako:
- Visto che Lory e Aster sono gli unici che non sono stati
imprigionati, significa che loro hanno già degli Avatar
Ancestrali? - chiese alla fine con curiosità ed eccitazione
nella voce.
- Potrebbe essere. Lorella, tu ne sai qualcosa? - le domandò
Sho e sul viso di Gold comparvero i primi segni dell’ansia.
- Oh no. E adesso cosa faccio? Non posso dire loro della cerva! -
pensò la bionda, stringendo le lenzuola del letto
dell’infermeria. Nessuno lo sapeva, ma lei conosceva
già parte di quella storia. Le era stata narrata anni prima,
il giorno in cui incontrò per la prima volta un Keshin
Ancestrale…
Qualcosa però la salvò da quella situazione: era
un urlo proveniente dagli altoparlanti di Nakagawa.
- Cosa succede adesso? - si chiese Marcus.
- Capo? Capo mi sente? - si trattava di Yuki, alla quale era stato
affidato l’incarico di controllare gli allenamenti dei
Messaggeri.
- Aster è impazzito! È stato colpito durante
l’allenamento nella cupola rossa, gli è comparsa
intorno una strana aura, e adesso sta danneggiando il campo di calcio!
- la comunicazione terminò lì, e sebbene il
capitano della Squadra B volesse lasciar intendere di non avvicinarsi
alla sala d’allenamento, molti dei presenti
nell’infermeria di recarono lì.
Pochi
minuti dopo… Al campo d’allenamento…
Una volta arrivati, capirono che Yuki non esagerava: Kazetsuki stava
lottando contro il capitano della Squadra B, mentre
un’energia sia rossa sia azzurra che circondava il ragazzo
stava emettendo fruste d’energia che colpivano ciò
che capitava a tiro.
- Cosa gli è preso? - domandò il leader delle Ali
Nere a Rin, la quale aveva creato uno scudo d’energia per
proteggersi dalle frustate.
- Non lo sappiamo di preciso. Sappiamo solo che quell’aura
l’ha circondato quando l’abbiamo colpito:
è stato un errore, ma temo si sia innervosito e ha
cominciato ad azzuffarsi con Yuki che ha cercato di calmarlo. -
spiegò lei, mentre Kazetsuki continuava ad attaccare, sia
con hissatsu sia con calci e pugni la blu, ma lei lo evitava con
abilità ed eleganza.
- Ehm, capo… - lo chiamò Okada.
- Lasci fare a noi. -
- Voi siete dei manager, non dei calciatori. Non potete competere con
quei due. - affermò Alan, facendo ridacchiare Shibuya.
- Questo è quello che credi tu. Andiamo Isako! - i due si
avvicinarono ai due litiganti e Yuki lo interpretò come un
segno che doveva spostarsi.
- E ora a noi Kazetsuki. - disse il castano.
- Mh. - cominciò l’altro:
- Quel ghiacciolino mi è sfuggito, ma voi due non avrete la
stessa fortuna. - dalla voce sembrava leggermente stanco: anche se non
aveva lottato a lungo contro Yuki, quell’aura doveva essergli
costata parte della sua forza, ma schioccò le dita e le
fruste si prepararono a colpire i due manager.
- Barriera Oceanica! - urlò Isako, mentre dalle sue mani
scaturiva un getto d’acqua che si frappose tra lei e le
fruste infuocate, spegnendole.
- Air Cut! - Sho saltò, e dal suo piede partì un
raggio d’energia bianca che, appena toccò il
terreno, si trasformò in una forte raffica di vento che
sbatté Aster contro il soffitto della stanza.
- Tutto qui? - li provocò lui, tornando a terra e rievocando
le fruste d’energia:
- Le solite minacce… Un po’ di
originalità no, eh? - un ciclone di fuoco
circondò la rossa, risucchiandola e facendola apparire alle
spalle di Kazetsuki per colpirlo con un calcio, ma lui la
bloccò appena in tempo e, prendendo la ragazza per un
braccio, la lanciò contro il muro.
La ragazza già si aspettava all’impatto con la
dura superficie della parete, ma Shibuya sfrenò la sua corsa
con una raffica di vento che la fece cadere a terra, salvandola dallo
schianto:
- Rock Tower. - disse poi il castano, facendo emergere sotto i piedi di
Aster una colonna di roccia. Con un calcio, colpì il
pilastro, facendolo crollare per far cadere Aster, ma
l’albino riuscì a rimettersi in piedi appena in
tempo, anche se perse leggermente l’equilibrio poco prima di
atterrare.
I tre ripresero a lottare sotto lo sguardo delle Ali Nere, ma anche
degli ormai onnipresenti Yoru e Saturno:
- Non se la cavano male, ma ne hanno di strada da fare. -
commentò la viola rivolgendo uno sguardo al collega, e anche
se non poteva vederlo in faccia, sapeva che moriva dalla voglia di
fulminarla.
- Non ci credo… Sei ancora arrabbiato con me? Vedila in
questo modo: il libro di Phoenix è solo una copia, quello
vero ce l’abbiamo ancora noi. Farò apparire sul
suo libro solo alcune cose, ma non svelerò tutti i dettagli
sul Popolo del Cielo Nero: quello spetta a te. - gli
ricordò, ma l’altro si era messo ad osservare i
tre litiganti.
- E io ti avevo
avvertita che, usando i miei poteri, avrei potuto far comparire quelle
due. Come intendi rimediare? - gli rinfacciò
lui.
- Non è ancora diventato un problema, e poi sai che ci
vogliono condizioni speciali per bandire dei Keshin speciali dal corpo
di una persona. Per ora, potresti addormentarlo? - gli chiese, e lui
non seppe rifiutare.
Alzò il bastone, dal quale partì un raggio che
colpì Kazetsuki e lo fece cadere a peso morto sul terreno,
mentre Yoru estraeva dalle pieghe del mantello il vero libro del Cielo
Nero e lo aprì, facendo fluire la sua aura per illuminare
alcune pagine:
- E ora credo sia il momento di aggiungere qualche parola al libro di
Phoenix… - disse, e come sempre si dileguò dopo
aver ottenuto ciò che voleva, non prima di aver visto il
tomo di Marcus illuminarsi, segno che era andato tutto come doveva.
Angolo
di Emy
Forse non è il caso di chiederlo, ma come vi è
sembrata la storia della Fiamma del Sole Nero? E ora, avete qualche
idea più chiara riguardo Saturno e la cerva argentata di
Lorella?
Grazie a chi recensisce e segue.
Baci
Emy
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Capitolo 19 *** Consigli preziosi ***
Nella
mente di Aster…
Non apriva gli occhi, gli sembrava che gli fossero state incollate le
palpebre, non poteva o forse non voleva aprirli. Sapeva che sarebbe
successo qualcosa di strano se si fosse svegliato, del resto non
succedeva altro da giorni: prima si era ritrovato 200 anni nel futuro,
anche se non ricordava di aver chiuso gli occhi allora…
- Aster…
Aster... -
La seconda volta si era ritrovato nella foresta e poi alla base delle
Ali Nere; a meno che non fosse diventato sonnambulo, qualcuno doveva
averlo portato lì. Forse Sho e Isako, oppure uno dei membri
della Squadra B.
- Aster…
Aster… Svegliati! -
La terza volta non era successo niente di particolare, anche
perché aveva passato buona parte della notte a pensare alla
proposta di Phoenix e a quello che gli era successo nell’arco
di due o tre giorni.
- Aster! Insomma apri
gli occhi! -
Ah sì, anche l’incontro con Huayra era stato
insolito…
- Sono stanco di
ripeterlo! Apri gli occhi! -
Un momento. Quella voce che lo chiamava… La aveva sentita
solo una volta, ma era certo che fosse quella del suo keshin.
Perché non lo lasciava in pace?
- Non ho intenzione di
aspettarti in eterno sappilo! Non lo avrei mai detto, ma sei
più pigro tu di un bradipo! -
Ok, non era un granché come insulto, ma non riusciva a
riposare con la voce del suo avatar che lo disturbava, così
l’albino si decise ad aprire gli occhi seppure con lentezza,
ritrovandosi circondato da una specie di coltre di un lieve colore
argenteo con alcune particelle color oro e altre nere, ma di Huayra non
c’era traccia.
- Huayra, Huayra dove sei? Ormai mi hai svegliato, quindi vedi di farti
vedere! - disse lui, non riuscendo però a modulare la voce
in modo convincente. Con una mano sfiorò di poco la coltre,
scoprendola più spessa di quel che sembrava; la
toccò un altro paio di volte e capì che era
piuttosto rigida: se non fosse che aveva quel colore, avrebbe detto che
si trattava di vetro. Un attimo! Che gli era successo di preciso?
Perché si trovava in quella specie di gabbia?
Dopo qualche attimo, quello che gli bastava per svegliarsi
completamente, vide altre particelle luminose venire verso di lui e dal
buio comparve l’avatar che lo aveva svegliato dal torpore, ma
aveva qualcosa di diverso: le correnti d’aria che
circondavano le braccia vorticavano lente, due delle sei ali erano
congelate, e la parte della maschera che copriva la guancia destra era
stata rotta.
- Era ora che arrivassi Huayra. E ora fammi… -
- Adesso è
meglio che tu rimanga lì, almeno finché quelle
due saranno ancora nei paraggi. -
Di fronte all’espressione interrogativa del padrone, il
keshin si scostò leggermente per mostrargli due punti
luminosi, uno rosso e uno blu, che si avvicinavano, ma solo quando
furono abbastanza vicini, il ragazzo comprese qual era il problema.
Erano due donne, entrambe dotate di un fisico slanciato e formoso e di
armature, ma c’erano delle differenze: una aveva lunghi
capelli biondi e occhi fiammeggianti, così come la frusta
spinosa che teneva in mano e l’aura che la circondava, mentre
l’altra aveva i capelli e gli occhi dello stesso colore del
ghiaccio, e lo stesso valeva per le lame che fluttuavano vicino a lei e
per l’energia che la avvolgeva.
- Chi sono queste due? E che ci fanno nella mia testa? -
- Loro sono Yasei Kasai
no Shihaisha Zyra… - cominciò,
voltandosi verso la donna dall’aura infuocata:
- E Ishi Kori no
Shihaisha Irelia. - concluse alludendo
all’altra, la quale lanciò un’altra lama
gelida che Huayra parò con una delle ali, aggiungendone
un’altra a quelle inutilizzabili.
Aster intanto osservava, e notò delle schegge nella
“gabbia”: probabilmente Huayra voleva impedire che
la infrangessero per qualche motivo che lui non comprendeva; ad un
certo punto, si ricordò di un particolare:
- Anche nel tuo nome c’è la parola
“Shihaisha”: Kaosu Kaze no Shihaisha Huayra.
C’è un qualche legame tra te e quelle due? -
L’altro non rispose subito, poiché era occupato a
bloccare le due donne con le correnti d’aria, cercando di
parare le lame di ghiaccio di Irelia col rischio di rendere
inutilizzabili le ultime ali che gli rimanevano, e fermare coi suoi
vortici i colpi di frusta di Zyra e finendo col danneggiare
l’armatura e la maschera che non poteva permettersi di
perdere, fino a quando la donna di fuoco non sfruttò un
attimo di distrazione del cavaliere per colpire la
“gabbia” e causare una scheggia abbastanza profonda
da colpire lo stesso Kazetsuki, il quale si sentì
stranamente stanco come se stesse per ricadere nel sonno che lo cullava
prima che Huayra lo svegliasse.
- Noi tre Shihaisha
siamo Keshin Ancestrali. Cerca di rimanere te stesso e non farti
soggiogare dai nostri poteri o farai una brutta fine! Ricordalo Aster!
- furono le ultime parole dell’Avatar Ancestrale prima che il
ragazzo si assopisse.
Pochi
minuti prima… Nell’infermeria delle Ali
Nere…
Gli ex Emissari erano tornati in infermeria per riportarci Kazetsuki
che aveva nuovamente perso i sensi, ma Phoenix li aveva subito
rimandati ad allenarsi e i feriti erano tornati alle loro camere con
qualche aiuto; ormai erano rimasti solo il leader delle Ali Nere, i due
manager coi loro androidi e Yuki a sorvegliare Aster, anche se la blu
era andata nel laboratorio della base, per poi tornare con alcune corde
per legare l’albino, probabilmente nel timore che impazzisse
nuovamente:
- Non penso sia il caso di legarlo Yuki. - la riprese Phoenix.
- Lei non ha rischiato di essere colpito. - ribatté la blu,
continuando il suo lavoro.
- Non dovresti arrabbiarti Yuki-chan. Non credo che tu sia stata
ferita. - s’intromise Isako, ma si ritrasse appena vide lo
sguardo duro dell’altra.
- Non mi sembra di averti detto che potevi permetterti certe
confidenze. -
- Su ragazze, non mi pare il momento per una discussione inutile. -
cominciò Sho, ma nella mano del capitano della Squadra B si
accumulò dell’aura color zaffiro che si
trasformò in una lancia di ghiaccio e la puntò
alla gola del castano.
- Yuki, adesso stai esagerando. E vedi di sciogliere quei nodi! - la
rimproverò Marcus, cercando di modulare la voce in modo
convincente.
- Le ho già detto di… -
Un gemito li riscosse lievemente dalla loro discussione e li fece
voltare verso Kazetsuki, il quale stava lentamente aprendo gli occhi,
tornati color cenere.
- Potete smetterla di gridare? - chiese debolmente lui, ma Yuki
poté giurare di aver sentito una sorta di durezza, un
po’ insolita dato lo stato in cui si trovava.
- Mh… Va bene. Yuki, slegalo per favore. - le chiese
nuovamente il leader delle Ali Nere, stavolta più
gentilmente.
Lei sbuffò, ma quando stava per obbedire, l’ex
Emissario si mise a sedere e, con un semplice strattone, si
liberò delle corde con cui era stato legato:
- Non bastano un paio di nodi a imprigionarmi. Se ci tieni
ghiacciolino, provaci ancora quando avrai imparato almeno a legare
insieme due corde. - la schernì lui, per poi prendere la
lancia alla blu, cominciando a comprimere le due estremità,
per poi schiacciarla tra le mani fino a quando dell’arma non
rimasero che minuscole schegge che andarono a posarsi sul pavimento
immacolato e si sciolsero.
Con un fare meccanico, Aster si alzò e si diresse fuori
dall’infermeria, mentre Yuki era ancora intenta a fissare la
pozza d’acqua in cui si erano trasformati i pezzi di ghiaccio
della sua lancia, a causa della mancata protezione prima fornita
dall’aura blu:
- Yuki-chan? È tutto a posto? - le chiese preoccupata Okada,
stringendo Nakagawa.
L’altra si limitò a stringere i pugni, sbattendone
uno contro il muro per la rabbia, per poi alzare il viso e guardare il
leader delle Ali Nere:
- Capo, se quello prova ancora a chiamarmi
“ghiacciolino” o distruggere le mie armi,
dimenticherò che è qui per aiutarci e gli
riserverò un trattamento speciale col mio Keshin Armed! -
esclamò arrabbiata, sedendosi su uno dei lettini e
incrociando le braccia al petto.
- Credo che la ragazza
stia esagerando. - Sho, Isako e Phoenix sentirono
un’acuta voce femminile, più che altro un eco; la
rossa e il leader cominciarono a guardarsi intorno per capire chi
fosse, mentre Shibuya non reagì. Sapeva bene chi aveva
parlato.
- Hai ragione. In fondo
le ha solo rotto una lancia, ma è un po’ strano:
non ricordavo avesse ancora questi sbalzi d’umore.
- un altro eco di una voce femminile, ma era diversa
dall’altra.
Vedendo le espressioni interrogative sul volto degli altri presenti,
Yuki cominciò a capire cosa stesse succedendo e
sospirò sconsolata:
- Sono ancora i vostri Keshin, vero Sho e Isako? - la blu
appoggiò i gomiti sulle ginocchia e la testa tra le mani
annoiata.
Il castano si limitò a sbuffare:
- Voi due, fatevi vedere per favore. - dietro di lui comparve
un’aura verde acqua dalla quale emerse una donna dalla pelle
azzurra come la lancia che aveva in mano, gli occhi chiari, i capelli
blu come le ali poste sulla schiena e alla vita; anche la gonna era
della stessa tonalità, ma possedeva anche diverse
decorazioni dorate, lo stesso colore dell’armatura che
proteggeva il petto e la testa: era una dei suoi Keshin, Saphira
Goddess of Storms.
Da Isako si generò un’energia azzurra dalla quale
comparve una giovane donna dalla pelle costituita da scaglie
azzurrognole, i capelli lunghi e lisci color verde oliva e gli occhi
privi di pupille e iride, avvolta in un lungo abito bianco. Era una dei
Keshin della ragazza: Doride la Ninfa del Mare.
- Saphira, Doride, incontrarvi è sempre un
piacere… - le salutò Marcus con un piccolo
inchino:
- Ma dovreste farvi vedere sin dall’inizio. È un
po’ strano parlare con qualcuno che non si può
vedere. -
- Se si riferisce a me capo, conosce bene il mio problema: anche se
parlassero o diventassero visibili, vedrei delle ombre che emettono dei
brusii. - gli ricordò la blu con un tono misto tra fastidio
e ovvietà.
L’uomo si lasciò andare in un sospiro:
- Se quella ragazza sta cercando di farmi sentire in colpa…
Beh, ci sta riuscendo. - mormorò lui.
- Comunque…
- prese parola Saphira:
- Siamo qui per
parlarvi di Kazetsuki. Immagino abbiate notato quello che gli
è successo. -
- Eccome se lo abbiamo notato. Prima d’ora è
sempre svenuto dopo la comparsa di quelle strane aure. - disse Sho.
- Non ci riferivamo
solo a questo. Avete visto i suoi occhi, no? - intervenne
Doride.
La rossa annuì, per poi aggiungere:
- Sì… Erano di un colore diverso dal solito
e… Non so, ma sembrava che ci fosse qualcos’altro:
mi ha dato l’idea di essere capace di farci la stessa cosa
che ha fatto alla lancia di Yuki. - tremava leggermente durante il
racconto e stringeva ancora il suo androide, il quale non si
scostò come era solito fare. La sua padrona sembrava davvero
spaventata e non se la sentiva di lasciarla così.
- Non hai il senso
della misura. - sentenziò dura Saphira.
- Invece Isako non ha
tutti i torti: hai visto anche tu quello che è successo e
anche che il libro del Cielo Nero si è illuminato prima che
Kazetsuki perdesse i sensi. -
A quelle parole dell’altra donna Avatar, il leader delle Ali
Nere sgranò gli occhi e aprì il tomo, notando che
Doride aveva ragione:
- “è
tempo che i Keshin Ancestrali si risveglino dal loro sonno e che gli
Undici Supremi giungano in quest’epoca per salvarla dalla
crisi in cui si trova da anni.
Per i Supremi, dovrai
tornare indietro nel tempo e convincere Master D a svelarti chi aveva
scelto per ricoprire quei ruoli e fare in modo che concedano il loro
potere ai Prescelti; per quel che riguarda i membri delle Ali Nere,
perché la loro confusione svanisca e le loro vere
potenzialità smettano di giacere, dovranno aiutare i
Prescelti nella loro missione. C’è però
un dubbio che occupa la tua mente riguardo ad uno dei tuoi
compagni… Ebbene, permettimi di illuminarti: dentro di lui
albergano tre Keshin Ancestrali, uno è sempre stato
lì, gli altri due hanno raggiunto il primo senza essere
benvenuti, e rimarranno nella sua mente ancora per qualche tempo. Il
resto lo scoprirai in seguito, e andando avanti ti svelerò
il modo per risvegliare gli Avatar Ancestrali.” -
- Forse è questo quello che è successo: due
Keshin Ancestrali potrebbero aver preso il controllo della mente di
Aster. - concluse Isako.
- Mmm… Potrebbe essere, ma non dobbiamo prendere conclusione
affrettate. Saphira, Doride, voi che ne… - stava per
rivolgersi alle due Keshin, ma quelle erano già spariti e il
ragazzo se ne uscì con un “Ufff… Mai
una parola per avvertire quando se ne vanno…”
- Questo è vero, ma ritengo che l’ipotesi di Isako
non sia completamente sbagliata visto come si stanno mettendo le cose.
- decise Phoenix nell’atto di chiudere il libro e uscire
dall’infermeria:
- Isako, Sho, dobbiamo andare. -
- E dove dovreste andare? - domandò Yuki, rimasta in
silenzio dalla comparsa di Saphira e Doride.
- Dobbiamo tornare in un’epoca in cui Master D era ancora
vivo. -
- Non vorrà davvero dare di nuovo ascolto alle parole di
quel libro!? Non fanno che succederci cose strane da quando ci
è stato recapitato! - esclamò la blu, quasi
stupita dal comportamento del proprio superiore.
- Già, ma ormai una in più o una in meno non
penso faccia differenza. Non credi? - replicò
l’altro sorridendo.
Il capitano della Squadra B rimase ad osservarlo per un po’,
poi uscì dall’infermeria sbuffando “Beh,
io resto a tenere sottocontrollo quello là.”
E mentre gli altri presenti attivavano gli orologi del tempo, una
figura esile avvolta in un mantello che fluttuava fuori dalla finestra,
con un sorriso divertito, attivava il potere delle perle contenute
nella clessidra della sua falce; quando vide gli orologi emettere un
lieve bagliore blu, se ne andò: il suo piano sarebbe andato
come previsto.
7
anni nel passato rispetto all’epoca degli ex
Emissari… In un punto imprecisato dell’Africa
Centrale…
A causa dell’intromissione, i membri delle Ali Nere non
arrivarono esattamente dove avevano previsto: avrebbero dovuto trovarsi
in una sorta di ospedale in cui Master D era ricoverato, e invece i due
manager delle Ali Nere coi rispettivi androidi si erano ritrovati
immersi nel verde.
- Ok, che è successo? - chiese Sho, mentre cercava di
rialzarsi da terra, azione leggermente impeditagli dai grandi cespugli
verdi dove era caduto.
- Non lo so, ma è un posto carino. - affermò
Isako, accarezzando i petali di un fiore rosso su un cespuglio e
respirandone il profumo. Per quanto le piacesse andare nella serra
dello Spiraglio di Luce perché le dava la sensazione,
seppure lieve ma piacevole, di ritrovarsi in mezzo al verde che, nella
sua epoca, stava lentamente scomparendo, uno dei motivi per cui adorava
viaggiare nel tempo era visitare posti come quello, in cui la natura e
il verde che tanto le piacevano non avevano ancora ceduto il passo alla
tecnologia.
- Sarà, ma dobbiamo trovare Master D. E già che
ci siamo… - il ragazzo si spolverò la camicia
dalle foglie e da alcuni petali che gli erano finiti addosso con la
caduta:
- Vediamo di ritrovare il capo. -
Okada si riscosse solo in quel momento e notò che
l’amico aveva ragione: c’erano solo loro due e i
loro androidi. Nessuna traccia di Phoenix.
- Ufff… A volte sei proprio noioso Sho. Dovresti rilassarti
un po’ ogni tanto. - lo rimproverò scherzosamente
lei, cominciando però ad incamminarsi tra la boscaglia e i
cespugli, seguita subito dopo da Shibuya.
- Secondo me invece troppi viaggi nel tempo ti hanno dato alla testa
ragazzina. - ribatté Shadow, posandosi sulla spalla della
rossa.
- Shadow, non tormentarla ancora. Si è già
ammalata una volta e non penso desideri ripetere
l’esperienza. - intervenne il castano, mentre
l’aquila androide riprendeva il suo posto sulla spalla del
padrone.
- Ti devo ricordare che è andata avanti coi viaggi nel
tempo, nonostante i tuoi avvertimenti e conscia di farsi del male. Come
fai a fidarti ancora di lei!? -
Sho lo liquidò con un “Mi fido e basta. Dovresti
cominciare a fare lo stesso”, poi i membri delle Ali Nere
continuarono la camminata tra la foresta cosparsa di piante rigogliose
e diversi fiori, fino a quando una luce davanti a loro
penetrò tra gli alberi, segno che la foresta terminava in
quel punto, e i due si ritrovarono davanti in una radura circondata dal
verde e, in lontananza, un piccolo edificio, apparentemente
l’unico elemento artificiale in quel posto.
- L’ospedale dovrebbe essere quello, sempre se i nostri
orologi funzionano ancora bene. - Okada si mise in cammino per
raggiungere la costruzione, ma il collega la precedette, mettendosi a
correre e uscendo dai cespugli, per poi saltare; in primo luogo, la
rossa si chiese cosa stesse succedendo, almeno fino a quando non vide
una sfera bianca con alcune parti di diversi colori sfrecciare verso di
lei per poi essere fermato da Shibuya, cominciò a porsi una
domanda:
- Ancora le Ali Nere eh? Credevo che non vi sareste fatti vedere dopo
quello che ho fatto al vostro amico, e invece eccovi qui… -
e il quesito di Isako trovò la risposta: una ragazza dagli
occhi viola scuro, capelli turchesi raccolti in trecce e un ghigno sul
volto.
- Quindi sei stata tu a far uscire di testa Aster! - la
accusò la rossa.
- Chi? Il vostro compagno? Beh, diciamo che ho solo dato un piccolo
contributo. -
- Smettila di scherzare e dicci di preciso cos’è
successo! - le ordinò il castano stranamente alterato.
La turchese mise un piccolo broncio:
- Che cattivo! Non dovresti trattarmi così, sai
Delta… -
“Delta? Quindi quella ragazza
è…”
- Non provare a chiamarmi ancora in quel modo. Ho tagliato i ponti con
Toudou tempo fa! - il filo dei pensiero di Okada fu interrotto ancora
dal collega, ancora più arrabbiato dopo aver sentito quel
nome.
- Beh, se riuscirete a battermi, smetterò di chiamarti in
quel modo e vi dirò anche cos’è
successo a… Come si chiama… Aster, giusto? -
propose lei, sempre con quel sorriso canzonatorio.
- Va bene. - decise il castano, lasciando la rossa attonita: era raro
vedere Sho così arrabbiato, anche se forse non avrebbe
dovuto stupirsi molto. Sapeva cosa si celava dietro quel nome.
Beta ghignò, indicando ai due dei ragazzi in tenuta gialla e
blu: era la Raimon. Sarebbe stato meglio regolare i conti con Beta per
conto loro, ma giunti a quel punto, dovettero adeguarsi alla
situazione, sperando che quei ragazzi non rovinassero tutto.
Poco
lontano dal luogo dello scontro…
Vedere Kazetsuki fuori dai gangheri per l’ennesima volta e
delle nuove parole sul libro del Cielo Nero in così poco
tempo era stato insolito, ancora di più che gli orologi si
fossero guastati di nuovo, ma trovarsi separato dai suoi compagni di
viaggio, in una foresta talmente fitta da non lasciar filtrare molti
raggi di sole e davanti ad una persona incappucciata con tanto di
mantello e bastone… Beh, aveva senz’altro coronato
la sua giornata in quanto stranezze.
- Marcus Phoenix, giusto? Io e la mia padrona ti stavamo aspettando. -
cominciò l’incappucciato.
- Chi sei e come fai a sapere chi sono? -
- Io e la mia padrona siamo al corrente di tutto ciò che
succede nelle varie epoche storiche, ragion per cui siamo gli unici ad
essere a conoscenza di tutto ciò che le organizzazioni
impegnate in questa lotta desiderano sapere. -
- Ti chiedo di arrivare al punto: vorrei ritrovare i miei compagni
quanto prima. -
Alla figura col mantello non sfuggì la preoccupazione nel
tono di Phoenix:
- è piuttosto curiosa la tua preoccupazione verso quei
ragazzi. Se non erro, quando eri ancora dalla loro parte, pareva
non ti curassi oltre il necessario di ciò che succedeva
intorno a te. - l’ultima frase fece sussultare leggermente il
trentenne, per poi fargli abbassare lo sguardo.
- Già. Non mi preoccupavo troppo, forse perché
credevo che loro
fossero dalla parte giusta, ma… Non ho intenzione di
ripetere ancora quell’errore. - sentì un leggero
colpo alla testa, e vide che l’incappucciato si era
avvicinato molto a lui. Forse lo aveva colpito col bastone per tornare
ad avere la sua attenzione, ma non bastava che lo chiamasse?
- Hai detto che stai cercando i tuoi compagni, no? Vai da quella parte
e uscirai dalla foresta. Trovarli poi dovrebbe essere facile. -
L’altro annuì, cominciando ad incamminarsi, poi
gli tornò in mente un particolare:
- Non hai ancora risposto alla mia… - quando si
voltò, l’altro era già sparito, ma per
un attimo gli sembrò di sentire ancora la sua voce:
- Se non starai
attento, finirai per perdere tutto un’altra volta. Continua
per la strada che ritieni sia giusta e non dimenticare il reale
significato delle Ali Nere. -
Annuì ancora, come se il suo interlocutore fosse ancora
lì, poi tornò sui suoi passi, inconscio del fatto
che un’altra figura con un mantello e armata di una falce
aveva ascoltato tutto:
- Ottimo lavoro Saturno. Adesso è il mio turno. Mi spiace
solo che dovrò mostrarmi a tutti prima del previsto, ma non
ho molto da perdere: il mio compito è far emergere le loro
potenzialità e non parlo solo dei Keshin Ancestrali. Non
importa se dovrò ostacolarli per riuscirci. -
Angolo
di Emy
Mi scuso ancora per il tremendo ritardo, ma in questi mesi a scuola non
mi hanno lasciato un momento di pace e ho avuto pochissimo tempo anche
per scrivere.
Comunque, ecco svelato parte dell’arcana riguardante lo stato
in cui si trova Aster. Presto la sua testa diventerà un
campo di battaglia per quei Keshin Ancestrali, che ne dite?
Grazie a chi recensisce e segue.
Baci
Emy
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Capitolo 20 *** Segreti e Aiutanti ***
Nel
campo da calcio vicino all'ospedale...
Il primo tempo tra la Raimon - Ali Nere e la Protocol Omega 2.0 si era
concluso con un 2 - 2 per i gialli blu grazie ai tiri Keshin Armed di
Matsukaze e Tsurugi, mentre i goal di El Dorado erano stati segnati da
Einamu e Beta. Almeno dal punto di vista dei due membri delle Ali Nere,
non era stato semplice raggiungere quel punteggio: loro avevano cercato
di dare il loro contributo, ma la Raimon non era ancora disposta a
fidarsi e la sconfitta subita contro El Dorado subita giorni prima non
era stata d’aiuto.
Shibuya e Okada erano però rimasti stupiti da un
particolare: i Keshin Armed della Raimon. Non si erano aspettati che
riuscissero a svilupparli in così poco tempo: quei ragazzi
avevano del potenziale, ma c’era ancora chi era preso da
altre preoccupazioni, come Shindou Takuto, e ciò gli non
impediva di utilizzare la Armor Mode. Le Ali Nere erano anche al
corrente del rapimento di Endou Mamoru e, da quello che avevano potuto
notare osservando gli ex Emissari, quell’uomo era stato in
grado di far emergere le vere capacità e la voglia di
giocare della Raimon. Probabilmente il suo rapimento aveva avuto
conseguenze su chi aveva aiutato, e i membri delle Ali Nere, in
particolare le ex Emissarie mandate alla Raimon, ne erano la prova:
dapprima si erano semplicemente rattristate, ma durante gli allenamenti
non riuscivano a concentrarsi e commettevano errori tutto sommato
banali. Chissà se come si erano sentiti i membri della
gialla blu…
- Adesso basta. Credo che ora sia il mio turno. - disse una voce
glaciale proveniente dal campo, rimasto deserto da quando le squadre si
erano fermate in attesa del secondo tempo. Tutti si voltarono e i due
membri delle Ali Nere identificarono Aster nel ragazzo che aveva
parlato e purtroppo notarono che i suoi occhi avevano nuovamente
cambiato colore: un’iride rossa come le fiamme pronte a
bruciare tutto ciò che incontrano, e l’altra
azzurra e fredda quanto il ghiaccio e la neve che ricoprivano
l’Hokkaido durante l’inverno.
Lo sguardo dell’ex Emissario si posò allora sulla
Protocol Omega 2.0, più precisamente su Beta che ghignava
compiaciuta:
- Guarda un po’ chi è tornato. Perché
non mi fai divertire un altro po’? - in una nebbiolina
violacea, la ragazza attivò il proprio Keshin Armed:
- Fammi vedere che sai fare! -
- Non me lo faccio ripetere. Glacial Storm! - intorno a lui si
formarono diverse lance di ghiaccio che si scagliarono sul capitano
della squadra di El Dorado, ma lei riuscì a respingerli, a
volte con capriole altre volte con calci; tuttavia, le schegge delle
lance frantumate si trasformarono in una bufera che avvolse i due,
isolandoli dagli altri.
- Come mai stai facendo questo? Hai paura che i tuoi due amici vengano
colpiti? -
Dopo quella frase, gli occhi di Aster tornarono normali:
- Non vedo perché dovrei risponderti. Non credo ti sia
importato molto della sorte del precedente capitano della Protocol
Omega quando hai detto che è stato
“licenziato”, quindi perché dovrei
spiegarti le mie ragioni? - le fece notare, per poi aggiungere:
- Ah, ora che ci penso, potresti spiegarmi perché hai
chiamato Sho “Delta”? -
Per la prima volta da quando era cominciato lo scontro,
un’espressione sorpresa prese posto sul volto della turchese,
ma venne sostituita quasi subito da un sorriso malefico:
- Se t’interessa tanto, perché non lo scopri da
solo? Ti posso solo dire che io e lui abbiamo un conto in sospeso.
Allora, vogliamo continuare a combattere o no? -
Lui annuì, mentre un’energia color cenere e parte
delle correnti d’aria della bufera si accumulavano nelle sue
mani in una sfera; ad un certo punto, il globo d’energia
andò a posizionarsi davanti al ragazzo e, con
l’aiuto del vento accumulato, creò un vortice che
si diresse verso Beta, ma molto prima di raggiungerla, le correnti
d’aria si dispersero e tutto ciò che raggiunse
l’altra fu una semplice brezza.
- Com’è possibile? L’Howling Gale ha
fallito… - e mentre la turchese si abbandonava alle risate,
altre due voci femminili si fecero strada nella sua mente:
- Pensavi davvero che
ti avremmo lasciato usare ancora il potere di Huayra!? Ci credevi
così ingenue? -
- Ora che lui
è allo stremo delle sue forze, è il nostro
momento. E vedi di capire una cosa: finché ci saranno
Ghiaccio e Fuoco continueranno ad esistere, il Vento non
potrà più soffiare! -
Dopo quella frase, gli occhi dell’albino cambiarono di nuovo
colore e lui, con un semplice cenno della mano, fece dissolvere le
correnti d’aria:
- Il vento e il ghiaccio non hanno funzionato. Non importa: ho altri
mezzi per fermarti ragazzina! - la avvertì, mentre evocava
delle fiamme che si convogliarono in una sfera davanti a lui; poi, con
un pestone al terreno, creò un solco fino a Beta dal quale
cominciò a sgorgare della lava:
- Incinerate! - e infine calciò la palla di fuoco verso la
turchese, ma questa la bloccò con un calcio:
- Ah ah ah! Se è tutto ciò che sai fare, battere
te e quegli idioti dei tuoi compagni sarà una passeggiata! -
Il ragazzo non si scompose; nel frattempo, due aure dalla forma
vagamente umana, una rossa e una azzurra, fuoriuscirono dal suo corpo:
- Irelia, privala del Keshin Armed. - ordinò alla figura
azzurra, la quale scacciò la sfera infuocata calciata in
precedenza dal padrone con diverse lame di ghiaccio, per poi manovrarle
in modo che colpissero il capitano della Protocol Omega 2.0.
- E tu Zyra… - si rivolse alla figura rossa, per poi
lanciare un fugace sguardo al quaderno che una delle manager della
Raimon teneva tra le mani; Sho però si rese conto
dell’oggetto dello sguardo e le fiamme che circondavano
l’aura rossa lasciavano intendere quali fossero le intenzioni
dell’albino:
- Kazetsuki, non ci provare nemmeno. Stai mettendo a rischio la
missione! -
- Tsk. - il Messaggero ghignò e, con un cenno della testa,
Zyra si avvicinò alle manager:
- Cosa vuoi che m’importi? Ho più potere di quanto
immagini e le Ali Nere vinceranno sicuramente il conflitto con me al
loro fianco. Inoltre, Zyra e Irelia mi hanno detto cosa contiene quel
quaderno. La Raimon ed l’El Dorado non saprebbero che farsene
senza capire il contenuto, tanto vale distruggerlo. Noi ne faremo
comodamente a meno. - con uno schiocco di dita, la figura energetica
rossa alzò la sua frusta per svolgere il suo
compito…
“È fatta” si disse Aster, già
pregustando la vista di quel libricino ridotto a un cumulo di cenere, e
le facce deluse dei presenti, in particolare quella del capitano della
Protocol Omega 2.0, così avrebbe finalmente deciso di
pensarci un po’ di più prima di provocarlo. Man
mano che l’arma di Zyra si avvicinava
all’obiettivo, più il senso di soddisfazione
dell’albino cresceva. Mancavano pochi centimetri
perché si avverasse ciò che aveva previsto quando
nell’aria riecheggiarono due voci femminili:
- Profumo d’Inverno! -
- Tenebre della Notte Eterna! -
Sebbene le voci fossero state udite da tutti i presenti, non riuscirono
a capire a chi appartenessero di preciso, anche se i due manager delle
Ali Nere ebbero la sensazione di aver già sentito la prima
di esse, ma non fecero in tempo a trovare una risposta che, da un punto
imprecisato sopra le loro teste, si generò una sfera scura,
la quale cominciò ad espandersi fino ad inglobare
completamente il campo e parte della foresta intorno a loro, creando
una cupola in cui sarebbe regnato il buio se non fosse stato per il
Sole che splendeva all’esterno.
- Ufff… Non si vede niente. - si lamentò Sho.
- Dobbiamo andarcene da qui. Quest’oscurità non
è normale. - affermò l’aquila posandosi
sulla sua spalla, mentre il suo padrone continuava a cercare di
riattivare il suo orologio, ma questo continuava ad emettere insolite
scintille e bagliori blu. Non potevano essersi inceppati ancora!?
Neanche il tempo per dire “Temo che non ce ne andremo tanto
presto”, che un vento gelido si diffuse nella cupola:
inizialmente si trattava di una leggera brezza, ma a poco a poco
divenne più insistente e tra le correnti d’aria
cominciarono ad apparire anche diversi pezzetti di ghiaccio simili ai
grossi petali di fiori:
- Io sto cominciando ad aver freddo. - tremò Isako,
abbracciando Nakagawa, il quale continuava a ripeterle inutilmente
frasi del tipo “Che ci posso fare io?” oppure
“Se vuoi scaldarti, cercati una borsa dell’acqua
calda, basta che la smetti di stringermi”.
Passarono alcuni minuti durante i quali non successe niente, ad
eccezione dell’aumento d’intensità del
freddo e del vento; dopo un tempo imprecisato, si diffuse anche uno
strano profumo nell’aria e allora i due manager delle Ali
Nere si accorsero di quello che sta succedendo: molti dei presenti
tremavano sul posto e sembrava si reggessero a stento in piedi, ad
alcuni cedettero le ginocchia e altri ancora caddero a terra. Questi
ultimi aumentarono di numero, finché Okada e Shibuya non
rimasero gli unici che non si erano accasciati al suolo; persino i loro
androidi erano finiti a terra e non si muovevano.
- Isako? Isako, ci sei ancora? Credo di sapere cosa sta
succedendo… Isako? - il castano sentì uno strano
rumore alle sue spalle e notò che l’amica era
stesa a terra con il suo coniglio androide ancora stretto tra le
braccia. Si avvicinò a lei, scuotendola leggermente per le
spalle nel tentativo di svegliarla, ma fu inutile; dopo qualche attimo,
anche lui sentì le palpebre farsi pesanti e la voglia di
chiudere gli occhi aumentare sempre più.
“Non devo addormentarmi” continuava a ripetersi,
nella speranza di non addormentarsi per paura di non svegliarsi molto
presto, ma c’era una cosa che non sapeva: quel buio, quel
vento freddo e il profumo non erano comuni, e sembrava non sarebbero
cessati finché non si sarebbero addormentati tutti. Difatti,
dopo qualche altro minuto, anche lui perse i sensi; solo in quel
momento nella cupola allora entrò più luce,
permettendo di distinguere due sagome: una alta che normalmente avrebbe
avuto un bastone con sé, ma in quel momento stava
trasportando qualcosa sulle spalle; la seconda era più bassa
e reggeva un’arma la cui lama scintillava grazie ai pochi
raggi del Sole penetrati in quel posto. Si fermarono a qualche metro di
distanza da Aster, steso anche lui a terra: a causa di quei petali e
quello strano vento, le due aure si erano dissolte.
- Non hai prestato
ascolto alle mie parole Yoru. Il mio intervento in quella partita ha
scatenato il risveglio di quelle due interferenze. Zyra e Irelia non
dovrebbero nemmeno esserci tra i Keshin Ancestrali! -
- Ti chiedo di stare tranquillo Saturno. È vero, forse avrei
dovuto prestare più attenzione al tuo avvertimento, ma ti
assicuro che la comparsa delle “interferenze” non
costituisce un intoppo nel piano: dovremo solo aspettare che la
soluzione che ho preparato e Aster s’incontrino poi il resto
verrà da sé. -
In quel momento, il vento cessò e si udì il
rumore di passi lesti che si avvicinavano a loro, poi non sentirono
più niente, ma la luce che filtrava nella cupola permise ai
due di vedere una sagoma compiere un salto e impugnare un oggetto
apparentemente affilato mentre continuava ad avvicinarsi; quando fu a
pochi centimetri da Yoru, quest’ultima alzò la
falce per respingere l’oggetto misterioso, scoprendolo essere
una lancia di un materiale quasi trasparente che si conficcò
nel terreno per poi sgretolarsi lentamente fino a sciogliersi in una
pozza d’acqua, mentre la figura ignota li stava raggiungendo
con rapidi e misurati balzi.
- Volevi sorprendermi… - dalla penombra emerse una figura
snella e proporzionata avvolta da una tuta aderente blu scura, un
vestito azzurro lungo fino a metà coscia, stivali alti dello
stesso colore e un’armatura, che proteggeva petto, spalle e
braccia, di un materiale talmente liscio e perfetto da sembrare
ghiaccio. A completare il tutto vi erano delle ali quasi evanescenti e
dotate di varie sfumature di colori simili all’aurora
boreale, un cerchietto bianco tra i corti capelli blu oltremare e una
lancia simile a quella scagliata in precedenza contro
l’Oracolo.
- Yuki? -
concluse la viola, abbassando l’arma notando che
l’altra ragazza faceva lo stesso con la propria, segno che si
era calmata.
- Lascia stare i convenevoli Yoru. - la riprese l’altra con
l’aria di chi non aveva né tempo né
voglia di ascoltare qualcuno perdersi in chiacchiere, poi volse lo
sguardo di quell’ombra che sapeva essere il Keshin Ancestrale
dell’Oracolo:
- Non ti vedo chiaramente Saturno, ma so bene cosa, o meglio chi, stai
trasportando. Mettilo subito giù. - quella minaccia non
spaventò minimamente l’incappucciato, ma egli
obbedì ugualmente e posò per terra il suo
“carico”: si trattava di un uomo ben noto al
capitano della Squadra B, ma non lo aveva mia visto in quelle
condizioni. Al contrario dell’uomo solare, e tuttavia anche
saggio e risoluto quando la situazione lo richiedeva, che la ragazza
conosceva come Marcus Phoenix, c’era un uomo
dall’aria provata, sudato e ansimante. In sintesi, non si
trovava in condizioni diverse da quelle in cui si era trovata Okada
l’ultima volta che si era presa la febbre ed era toccato a
lei riportarla alla base.
- Non dirmi che si sente così perché ha preso un
colpo di calore perché non ci crederò mai. -
disse dopo un po’ la blu.
- Beh… - cominciò la viola, mentre osservava
l’altra trascinare i due manager e i loro androidi fino ad
Aster, per poi avvicinarsi a Phoenix:
- Diciamo che abbiamo fatto in modo che gli salisse qualche linea di
febbre. Non credevamo che sarebbe addirittura svenuto. - Yuki si
caricò un braccio del suo capo sulle spalle per poi tornare
dai suoi compagni svenuti, fermandosi solo quando si trovò
esattamente di fianco all’Oracolo.
- So bene che tu e il tuo collega avete ogni potere possibile e
immaginabile, ma non siete affatto bravi a nascondervi lo sapete? -
L’unico effetto che ebbe quella frase fu quello di far
sorridere divertita Yoru che, come al solito, aveva già la
risposta pronta.
- So che non puoi vedere Saturno e gli altri keshin speciali a causa
del tuo piccolo problema,
ma quella che deve stare attenta tra noi due sei tu: non penso che
Phoenix sarà contento di sapere la verità
riguardo al fatto che conosci l’Oracolo e non gliene vuoi
parlare. Oppure che gli hai tenuto segreta la verità sulla
tua miracolosa
guarigione e le bambole
vuote che stai manovrando a tuo piacimento. -
sibilò e facendo sgranare gli occhi alla blu, la quale
dovette trattenersi dalla voglia di puntarle addosso un’altra
arma di ghiaccio.
- Non provare a definire i membri della Squadra B delle
“bambole vuote”! Prova anche solo a pensarlo e ti
assicuro che il tuo Keshin Ancestrale e i tuoi trucchetti con la falce
non basteranno a salvarti! - replicò secca
l’altra, per poi schioccare le dita con la mano libera; il
vento e i petali di ghiaccio circondarono lei e gli altri membri delle
Ali Nere, mentre una luce azzurrina si generò dalle ali
dell’armatura del capitano della Squadra B. Dopo qualche
altro attimo il bagliore li avvolse completamente, trasportandoli via
da quel luogo.
L’Oracolo rimase a fissare ancora un po’ il punto
in cui le Ali Nere erano sparite, per poi dirigersi verso la manager
della Raimon, una ragazza dai capelli e gli occhi color blu cielo, che
custodiva il Libro dei Campioni:
- Non negherò mai quello che ho detto Yuki. Prima o poi
dovrai fare i conti con la realtà, ma dovresti stare
più attenta a ciò che fai: per raggiungere
quest’epoca hai dovuto usare il tuo Keshin Armed Ancestrale,
e mi auguro che tu non debba mai usare i veri poteri di cui disponi.
Nelle condizioni in cui ti trovi, anche una sola volta potrebbe esserti
fatale e stavolta nemmeno io e Saturno potremo aiutarti. -
pensò, mentre strappava il quaderno dalle mani
dell’altra, incenerendolo con una fiamma blu creata con la
falce.
- Saturno, tu riporta la Protocol Omega alla sede di El Dorado, poi
raggiungimi nell’epoca dei ragazzi della Raimon. Abbiamo
ancora una faccenda da sbrigare. -
Poco dopo, la cupola e gli ultimi rimasti imprigionati al suo interno
lasciarono quell’epoca. Solo gli ultimi soffi di brezza
fredda erano rimasti in quel luogo, gli unici testimoni del passaggio
delle tre squadre.
Nell’epoca
degli ex Emissari… Di sera… Al Kogarashi
Manor…
L’Oracolo aveva riportato la Raimon in quel luogo,
l’unico sicuro vista la situazione in quell’epoca
dove il divieto di giocare a calcio regnava ancora sovrano. La padrona
di quell’ “hotel”, Aki Kino, era appena
arrivata nel salone comune con delle tazze di the per tutti; a Yoru
parve un tentativo di tirare su di morale quei ragazzi che sembravano
avere facce lunghe sei metri, ma a quanto pare non stava avendo
l’effetto voluto, in particolare su Matsukaze e Shindou:
- Siamo riusciti solo a pareggiare e come se non bastasse abbiamo anche
perso il Libro dei Campioni… - si disse il numero nove,
stringendo la presa delle mani sulle ginocchia.
Se sul suo viso era dipinta un’espressione irritata e
leggermente frustrata, su quella del capitano della squadra ce
n’era una triste:
- Mi chiedo se Endou Daisuke stia bene… Abbiamo
già perso l’allenatore Endou. Non voglio che sia
accaduto qualcosa di male anche a lui. -
- Non è il momento di abbattersi ragazzi. -
s’intromise Midori.
- Ha ragione. Troveremo un modo per far tornare l’allenatore.
- l’appoggiò Aoi.
- Già, anche se il fatto che sia sparito non è
colpa nostra. Le Ali Nere dovrebbero prendersi le loro
responsabilità. - affermò Tsurugi, bevendo un
sorso di the.
- Secondo me sei un po’ ingiusto con loro. Ci hanno aiutati
una volta a sconfiggere la Protocol Omega. - replicò Fey.
- Davvero? L’ultima volta non mi pare che ci siano riusciti.
-
Nel frattempo, la viola continuava a ripetere tra sé e
sé “Quel tipo è un vero irriconoscente!
Le Ali Nere lo aiutano a tornare nel club di calcio e lui ha pure la
voglia di criticarli!” oppure “Gli ex Emissari
s’impegnano eccome a rimediare ai loro errori! Siete voi che
non vi accorgete che vi vogliono dare una mano!”.
In quel momento arrivò Saturno che informò
l’Oracolo della buona riuscita del ritorno della Protocol
Omega a El Dorado, ma lei lo ignorò, attirando
l’attenzione del keshin sulla sua espressione arrabbiate e le
occhiatacce che rivolgeva ai ragazzi della Raimon: quella era la stessa
ragazza fredda e controllata che manovrava ogni situazione da dietro le
quinte, e il vedere che aveva ancora la voglia di arrabbiarsi per
semplici critiche nei confronti degli ex Emissari gli fece sfuggire una
risata, anche se in parte non se la sentiva di darle torto: conosceva
il reale motivo per cui la sua padrona aveva acconsentito a partecipare
alla guerra in quel ruolo di “aiutante”.
La viola fece finta di non sentire la risatina dell’uomo e si
diede dei leggeri schiaffi sulla faccia:
- Ok, vediamo di ricomporci. - poi si rivolse al collega:
- Hai portato ciò che ti ho chiesto? -
Lui annuì, prendendo dalle pieghe del mantello una gemma
arancione esagonale con una “C” verde al centro e
consegnandola alla padrona.
- Sono stupita Saturno. Non credevo che sapessi addirittura trasformare
le persone in Chrono Stone. - ammise lei, rigirandosi la pietra tra le
mani.
- Bene. Adesso è il momento della mia entrata in scena. -
annunciò lei, per poi materializzarsi al centro del cerchio
che formavano i divani del salone, generando uno spavento in alcuni dei
presenti o semplici sussulti in altri.
- Scusate l’interruzione. Permettetemi di presentarmi: sono
l’Oracolo della Notte Eterna. - si presentò lei
con un piccolo inchino, stando attenta che la sciarpa e il cappuccio
rimanessero al loro posto.
- D- Da dove s- sei spuntata? N- non ti a- abbiamo s- sentita
entrare… - balbettò Shinsuke, ma lei lo
fulminò con lo sguardo sebbene fosse abbastanza certa che
non potesse vederla in viso.
- Ascoltate. Non importa come sia entrata. Sono qui
perché… -
- Hai detto che sei l’ “Oracolo della Notte
Eterna”. Ho già sentito il tuo nome nella mia
epoca, ma non credevo esistessi veramente. - ammise il verde.
- Quindi voi vi conoscete? - gli domandò Tenma alquanto
sorpreso dalla scoperta.
- No. Prima di partire per quest’epoca, io e Wandaba siamo
venuti a sapere che una persona aiutava chi era stato ferito o aveva
passato guai a causa di El Dorado: si trattava di qualcuno che si
definiva un “Oracolo”, ma quel qualcuno non
lasciava molte tracce dietro di sé. - gli spiegò
Rune, mentre la ragazza di fronte a lui sbatteva per terra il bastone
della falce per esigere silenzio, poi materializzò nelle sue
mani due oggetti: in una la pietra datale da Saturno,
nell’altra un medaglione blu scuro finemente ornato in
argento, aperto per mostrare che in realtà si trattava di
una bussola.
- Queste vi saranno utili. La bussola è un congegno che vi
aiuterà ad evitare incidenti nei viaggi nel tempo con
l’Inazuma TM Caravan, mentre la gemma… Beh,
consideratelo uno modo per rimediare alla perdita del Libro dei
Campioni, con l’unica differenza che vi sarà molto
più utile, sempre che riusciate a farla collaborare. - le
consegnò a Fey, poi schioccò le dita e
cominciò a dissolversi lentamente:
- Aspetta! - la chiamò Matsukaze, ma lei non si
voltò verso di lui.
- Tu aiuti chi ha avuto problemi con El Dorado. Perché non
ci dai una mano? -
- è vero, aiuto le persone che soffrono a causa della
difficile situazione nella epoca del vostro amico, ma vi avverto che
questo è l’unico aiuto che vi darò. In un altro posto, in
un’altra epoca, c’è qualcuno che ha
più bisogno di me. - dopo
quell’ultima frase lei e il suo keshin se ne andarono.
“Probabilmente…” pensò Yoru
prima di tornare nel futuro “Non capiranno mai il significato
delle mie parole. Loro avranno quella Chrono Stone come aiutante. Il
mio compito è proteggere le Ali Nere e sarà
così finché i miei poteri non avranno svolto il
loro dovere”.
Angolo
di Emy
Sembra che Yoru nasconda molto più di quello che sappiamo:
ha qualcosa a che fare sia con gli ex Emissari che con Yuki. State
attenti a questi particolari perché più avanti
verranno ripresi, anche se le cose non si metteranno bene per tutti.Per
chi non lo avesse capito, le due hissatsu comparse senza nominare
l’utilizzatore erano la prima di Yuki e la seconda di Yoru.
Grazie a chi recensisce e segue.
Baci
Emy
|
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Capitolo 21 *** Finalmente si parte! ***
La
mattina seguente… Nell’ufficio di Marcus
Phoenix…
Ormai era chiaro che la sfortuna avesse deciso di stabilirsi allo
Spiraglio di Luce e chissà quando se ne sarebbe
andata… Dopo ciò che era successo alle persone
partite per l’Africa Centrale, la sconfitta contro El Dorado
sembrava essere solo un piccolo imprevisto: Phoenix era tornato con la
febbre alta, Sho e Isako col raffreddore, e i loro androidi erano stati
affidati al capitano della Squadra B perché li controllasse
visto che, dopo un’oretta dal loro ritorno, continuavano a
bloccarsi, spegnersi e riavviarsi ogni due per tre. La blu era
l’unica a sapere cosa fosse successo in realtà: il
leader si era ammalato a causa dei poteri di Saturno e i due manager
stavano male a causa degli sbalzi termici inaspettati che avevano
dovuto affrontare (prima il caldo torrido dell’Africa e dopo
la combinazione del suo vento gelido con la cupola scura di Yoru). Per
gli androidi l’unica cosa che le era chiara era che chiunque
avesse creato Shadow e Nakagawa avrebbe dovuto prendere in
considerazione l’idea di costruirli con materiali e
componenti elettronici meno sensibili a quelle variazioni di
temperatura; tuttavia, il capitano della Squadra B non aveva detto
niente riguardo al suo incontro con l’Oracolo. Prima o poi
avrebbe deciso lei quando -e se- mostrarsi alle Ali Nere.
In ogni caso, Marcus fece radunare i Messaggeri nel suo ufficio la
mattina dopo, ma per la prima volta dal loro arrivo, gli ex Emissari lo
trovarono solo: era insolito vederlo senza Okada, Shibuya o Yuki che,
da quel che si era capito, erano i suoi collaboratori più
fidati. Parlando dei manager, Lorella e Rinako li avevano incontrati
quella mattina presto per pura casualità ed era palese che
avessero l’aria di aver passato la notte senza aver dormito
bene, ma anche il leader non scherzava: aveva un’aria
assonnata e sciupata, e a ciò si doveva aggiungere anche il
colorito pallido dovuto al malessere. Al posto del solito smoking,
indossava una camicia bianca e dei pantaloni neri che sembravano essere
un po’ larghi. Quell’aspetto, e soprattutto
quell’espressione, stonavano un po’ con quelle
della persona che si era presentata agli ex Emissari quando arrivarono
per la prima volta in quell’epoca: sorridente, tranquillo,
leggermente rassicurante -a detta di un paio di loro- , ma quando
c’era una missione in mezzo, si dimostrava saggio e pronto a
saper cosa dire o fare in ogni occasione.
- Mi scuso se ieri non ho potuto informarvi su ciò che
è successo durante la missione in Africa, ma… -
- Per quello non si deve preoccupare. Ieri Sho e Isako ci hanno
raccontato tutto quello che hanno visto. - lo avvisò Lory.
L’uomo annuì leggermente: la sera prima, i due
manager lo avevano informato riguardo a ciò che era successo
mentre lui era smarrito nella foresta.
“Meglio, almeno potrò parlare senza peli sulla
lingua” si disse. All’ultimo però si
ricordò di un particolare e gettò una breve
occhiata a Kazetsuki, il quale era appoggiato ad una parete, con le
braccia conserte e gli occhi chiusi, e sembrava non prestare ascolto
alla conversazione. Aveva una sorpresa per lui, ma gliene avrebbe
parlato più tardi.
- Se le cose stanno così, non credo ci sia molto altro da
aggiungere… Per Master D non credo che sia possibile porre
provvedimenti, soprattutto senza sapere nemmeno dove sia finito, ma
ieri sera ho trovato la soluzione per il Libro dei Campioni, anche se
sarebbe stato meglio se qualcuno non lo avesse bruciato e non avesse
rischiato di buttare alle ortiche quel poco che siamo riusciti a fare
finora. - sentendo quel tono carico d’accusa nei suoi
confronti, Aster riaprì gli occhi ormai eterocromi:
- Non mi parli in quel modo. Preferiva che fossero quelli di El Dorado
a prendersi il libro? -
- Ti devo rammentare che allora quel libro serviva anche a noi! Era
l’unico modo per sapere qualcosa sugli undici poteri per
salvare quest’epoca! - sbatté un pugno sul tavolo
e si alzò, ma un capogiro e la sensazione che gli mancasse
l’aria lo costrinsero a risedersi:
- Senta… - s’intromise Emily, anche lei rimasta in
disparte per tutto questo tempo:
- Forse Aster non ha tutti i torti. El Dorado ha perso
un’arma su cui poteva contare. Lei invece ha detto di aver
trovato una soluzione, quindi noi siamo in vantaggio rispetto a loro. -
concluse con una certa soddisfazione.
Il biondo fece per controbattere, ma la prima parola venne soffocata da
un forte colpo di tosse:
- Dovrebbe calmarsi. Nelle sue condizioni non le fa bene stressarsi
troppo. Cerchi di vedere la sua malattia dal lato positivo. - aggiunse
Erika, attirandosi addosso però alcuni sguardi che dicevano
“E dove lo vedi tu un lato positivo in una
malattia?”
Mentre Dance cominciava a fissarsi con insistenza i piedi nel tentativo
di sfuggire alle occhiate dei compagni, e di conseguenza al leggero
imbarazzo, Hayley accorse in suo aiuto:
- Credo intendesse dire che, a differenza di noi che dovremo sgobbare
per migliorare e sconfiggere la Protocol Omega, lei potrà
starsene comodo e tranquillo a riposare. -
L’uomo però scosse la testa e aprì il
libro del Cielo Nero che aveva portato con sé:
- Mi spiace doverti contraddire, ma come voi non potrò
proprio riposare in questi giorni, o almeno la mia testa non
potrà farlo. -
- Come mai? - domandò Rin.
In risposta, lui prese il Libro del Cielo Nero -probabilmente la
“soluzione” per le informazioni riguardanti gli
undici poteri si celava tra quelle pagine- cominciò a
leggere le nuove frasi apparse sul tomo:
- “Tre segni
della cattiva sorte che vi perseguita: una missione fallita, la
sparizione di un umano dalla sua epoca d’appartenenza e un
libro prezioso dato alle fiamme. Sembra che abbiate ancora bisogno dei
miei consigli, e nella mia bontà ve li fornirò.
Nel Giappone feudale vi dovrete dirigere, per risvegliare tre
entità e proteggerne altre due. Il primo potere: un regista
che possieda buone capacità di visione e movimento. Chi
riuscirà ad acquisire questo potere lo dovrete scoprire da
soli, ma vi posso rivelare da chi lo otterrà: Oda Nobunaga,
abile e sicuro nelle battaglie, ma incerto sull’avverarsi di
un obiettivo. Quale sia questo scopo io non ve lo dirò,
spetterà a voi farvi svelare in cosa consista. Proteggete
queste persone, poiché non avranno scampo se i vostri nemici
riusciranno a raggiungerli.
Tre Keshin Ancestrali, i
cui poteri sono in parte ancora dispersi e di cui vi parlerò
nelle pagine seguenti, si sveglieranno per aiutarvi nella vostra causa.
Messaggeri, la missione
è vostra. Rimediate agli errori del passato se volete
difendere il futuro.” -
- Ho controllato le pagine successive per trovare qualche indizio, ma
ho trovato solo testi molto brevi al riguardo. Il primo dice:
“Un
combattente, animato dall’ardore e il desiderio di difendere
il proprio paese, decise di accompagnare il suo padrone in battaglia,
ma ad ogni scontro, il signore si rese conto che mancavano delle
qualità importanti a quel soldato, senza le quali non
avrebbe potuto affiancarlo in una lotta. Gli ordinò di
tornare indietro per difendere i cittadini, l’unica cosa che
avrebbe potuto fare finché non avrebbe colmato le sue
lacune, ma entrambi commisero degli errori gravi quel giorno: il
padrone non aveva calcolato quanto fosse spavaldo e intraprendente il
giovane che aveva appena cacciato, mentre quest’ultimo
ignorò l’ordine affidatogli e si unì ad
uno scontro tra la fazione del suo signore e quella delle terre
confinanti. Combatté con coraggio, ma nella foga della
battaglia, finì per non prestare attenzione a ciò
che aveva intorno e si fece cogliere di sorpresa: una lama sottile, ma
abbastanza lunga da trapassarlo da parte a parte si piantò
nel suo petto, facendolo gridare di dolore, l’ultimo suono
che avrebbe emesso in vita sua poiché nessuno accorse in suo
aiuto. Crollò a terra, esausto e sconfitto, prossimo alla
morte. Poi vide uno spettro dinanzi a lui, e infine il
nulla…”
Passo al secondo:
“Una donna
nell’autunno della sua vita, indebolita dal continuo avanzare
dell’età e ferita da un dolore più
grande, era distesa nel suo giaciglio ad aspettare la conclusione della
sua vita. Persino ora che si trovava su quello che sarebbe diventato il
suo letto di morte, stringeva una cetra donatale da un’amica
parecchi anni prima; le due si incontravano spesso per suonare insieme
e passare così piacevoli pomeriggi, ma più volte
quegli incontri si ripetevano, tanto più alla prima parve
evidente il distacco tra l’abilità sua e quella
della sua compagna: pur essendo entrambe brave nel suonare quello
strumento, lei sapeva che nemmeno la pratica le sarebbe stata utile per
raggiungere il livello dell’amica. Quest’ultima
morì pochi mesi dopo l’inizio di quegli incontri,
e lei, almeno per onorarne il ricordo, tentò di suonare una
delle sue melodie… Il risultato però non
cambiava. C’era qualcosa che le mancava, ma nemmeno il
passare dei giorni, dei mesi e degli anni le permisero di trovare una
risposta; anche ora che era stesa nel suo letto, afflitta dalla stessa
malattia che le aveva portato via la sua vecchia amica, non riusciva a
capire cosa le mancasse. Quando il Sole tramontò, chiuse gli
occhi sperando di riposarsi un po’, speranza resa vana quando
notò uno spettro dinanzi a lei, e infine il
nulla…”
L’ultimo testo invece è il seguente:
“Tra il
profumo dei fiori di ciliegio, il cinguettio soave degli usignoli e le
note di una melodia che sembrava composta dall’armonia degli
esseri celesti, una giovane donna sfiorava i tasti del suo pianoforte
con una maestria quasi innaturale perfino per i più grandi
esperti. Un “prodigio” era la spiegazione che
qualcuno si era dato e l’unica plausibile per descrivere
quella donna. La diretta interessata sapeva solo che quella musica era
ciò che la legava ancora al marito, partito per una guerra
dopo un anno dal loro matrimonio; non ci volle molto perché
si diffuse la voce che quell’uomo era solo fuggito per non
poter ricambiare sua moglie in modo altrettanto speciale. Lei un
prodigio, lui una persona comune: come trovare un modo per conciliare
le parti? La donna però non prestava attenzione a quelle che
sapeva essere voci infondate e continuava a sperare ogni giorno nel
ritorno del marito, desiderio rimasto inascoltato per cinque anni,
segnati dall’attesa e dalla melodia che lei suonava ad ogni
anniversario dalla partenza del consorte. Alla sera del sesto anno,
quando aveva appena terminato di eseguire quella musica, ricevette una
triste notizia: suo marito era morto, il cuore trafitto fa un
proiettile. Da quel giorno, si spense qualcosa negli occhi della donna
prodigio, una luce che aveva sempre animato le sue espressioni ogni
singolo giorno di quegli anni passati ad aspettare. Spinta dalla
tristezza, fece qualcosa che non aveva mai fatto: suonare le ultime due
strofe della melodia. Una intrisa di tristezza come un cielo coperto da
nuvole cariche di pioggia e l’ultima carica di paura, come
quella che possono provare i bambini durante i temporali, ma per lei
era la rabbia per essere stata privata dal suo amato a causa di un
mezzo ingiusto tanto per le persone quanto per il mondo. Non
lasciò il pianoforte nemmeno quando si
addormentò; solo un usignolo e i petali di ciliegio che il
vento aveva usato per ornare i suoi capelli erano rimasti a vegliare
sul suo sonno. All’alba del nuovo giorno, si
ridestò e vide uno spettro dinanzi a lei, e infine il
nulla…”
E questo è tutto. Sono storie curiose, non credete? -
Tutti rimasero in silenzio per un attimo, probabilmente in riflessione
o semplicemente indecisi su cosa dire; dopo parecchi minuti, Hiroae
ruppe quel silenzio che si era creato:
- A me non sembrano chissà cosa. E poi si sono concluse allo
stesso modo: arriva uno spettro da chissà dove e il finale
rimane in sospeso. Mi spiega che fine è questa!? Anche
se… - si voltò un attimo a guardare
l’amica dai capelli color nocciola, ancora impegnata a
osservare la punta dei piedi nonostante il piccolo momento
d’imbarazzo fosse passato, e Kaori, la quale si era rabbuiata
all’improvviso. Osservandole, si accorse di un dettaglio:
- Ehi, Kaori-chan, Eri-chan, non credete che queste storie vi
riguardino? Siete delle musiciste come le donne di quei racconti e
guarda caso suonate gli stessi strumenti. -
- Non credo. E poi io suono l’arpa, non la cetra. -
precisò Erika.
- Dettagli cara mia. E tu Kaori, che ne pensi? -
L’altra sembrò riscuotersi solo in quel momento
dai suoi pensieri:
- Sinceramente non saprei che dire. Da quel che ho capito, la melodia
della donna prodigio ha una qualche somiglianza con la mia Ode al
Cielo, ma io non mi posso certo considerare un prodigio: suono
perché mi piace e faccio semplicemente del mio meglio. E
poi… Spero che tu non ti offenda Hiroae, ma il tuo
ragionamento mi pare abbastanza superficiale: non è detto
che queste storie siano collegate a noi per un paio di semplici
coincidenze. -
Kamekage s’imbronciò leggermente: non era affatto
soddisfatta delle risposte. Si ritrovò a dirsi
“Che ragazze di poca fede… Come fanno a non
accorgersi di nulla?” e poi anche “Come fa Kaori a
sminuirsi in questo modo!? Secondo me non ha nulla da invidiare alla
donna prodigio del terzo testo.”
Un battito di mani la fece tornare alla realtà: era stato
Phoenix nel tentativo di riportare su di sé
l’attenzione.
- Beh, su questo Hiroae non ha tutti i torti. Potrebbe esserci un
collegamento tra voi e i vari racconti, ma in fondo… Chi
sono io per stabilirlo? Comunque, Kaori Kira ed Erika Dance…
- le due chiamate in causa si avvicinarono al tavolo:
- Dal momento che due delle storie sembrano riguardarvi, sarete voi le
prime a partire. E tu Kamekage… - anche lei raggiunse le due
compagne:
- Non saprei dire se il testo riguardante il combattente sia riferito a
te o no, ma sembra che le tue compagne abbiano bisogno di essere
spronate, quindi andrai con loro. -
- Agli ordini capo! - esclamò allegra lei facendo una specie
di saluto militare.
- Bene, è tutto ciò che avevo da dirvi. - tutti
fecero per andarsene, ma il biondo li richiamò:
- Ah, prima che me ne dimentichi… Kazetsuki? -
L’interpellato si voltò annoiato verso
l’uomo, certo che avrebbe dovuto sorbirsi
l’ennesima ramanzina inutile:
- Forse tu stesso non te ne sei accorto, ma negli ultimi tempi ti
è successo qualcosa di particolare e questo fatto non si
può certo definire positivo. Ciò che hai fatto
non è di certo passato inosservato: hai scatenato quelle
strane aure contro tutte le persone che si trovavano nello stadio
dell’Holy Road, attaccato i tuoi compagni durante gli
allenamenti e hai anche bruciato il Libro dei Campioni. -
- Per farla breve sta cercando un pretesto per cacciarmi, o mi sbaglio?
-
Aoiri allora si avvicinò ai due, frapponendosi tra il leader
e il compagno di squadra:
- Allenatore, non può fare questo ad Aster. È uno
dei migliori tra di noi e questo lo sa anche lei! Non può
cacciarlo così! - lei conosceva molto bene le
potenzialità dell’albino: era stato il periodo
all’Arakumo Gakuen durante la missione del Sole Nero a
farglielo capire.
L’albino però la scostò malamente,
facendola cadere a terra e rivolgendole uno sguardo truce:
- Non mi serve l’aiuto di una che si deprime se i suoi poteri
non funzionano per qualche giorno. - Ryudekazi si paralizzò
nel sentire quelle parole, ma non dovette reggere
quell’occhiataccia a lungo perché il ragazzo dagli
occhi una volta color cenere si rivolse al biondo:
- Che cosa vuole fare allora? -
L’altro sospirò prima di rispondere:
- Innanzitutto, voglio che sia chiara una cosa: qui non siamo ad El
Dorado. Ogni componente delle Ali Nere è importante e
cacciare qualcuno per un unico fallimento è un fatto che
ritengo inaccettabile e ingiusto.
Per quel che ti riguarda Kazetsuki, sappi che, da ora e fino a nuovo
avviso, potrai continuare ad allenarti coi tuoi compagni, ma sarai
esonerato da ogni missione. - si rivolse quindi alle tre che dovevano
partire per l’epoca sengoku:
- Voi fareste meglio a sbrigarvi: Isako vi sta già
aspettando nel Giappone della seconda metà del
‘500. E portate il Libro del Cielo Nero con voi. - la ragazza
con gli occhi acquamarina annuì e prese in custodia il tomo,
per poi teletrasportarsi a destinazione con le compagne. Marcus
congedò tutti gli altri presenti e, un’altra
volta, Yoru se ne andò insoddisfatta con un ultimo pensiero
per la testa:
- Non pensavo che lo avrebbe addirittura esonerato dalle missioni... E
di certo Aster non si libererà mai dalla maledizione delle
due Keshin Ancestrali se rimarrà qui alla Spiraglio di Luce.
Posso solo sperare che la situazione giri a favore del mio piano o
saranno guai… Ormai non rimane più molto
tempo… -
Nel
Giappone dell’epoca sengoku…
Le ragazze mandate in missione si ritrovarono su una stradina di terra
battuta, circondata da un lato da campi arati e dall’altro da
lunghe file di alberi, da un lato si dirigeva verso le montagne e
dall’altro portava verso delle abitazioni.
Tutte avevano già l’aspetto di quando si
camuffavano, ma gli abiti, seppure fossero tutti dei kimoni con motivi
floreali sulle maniche e fasce chiare legate in vita, presentavano
comunque delle differenze: Kaori ne indossava uno color acquamarina
decorato con fiori di ciliegio bianchi, mentre un nastro azzurro teneva
i capelli della ragazza raccolti in una crocchia alta, ad eccezione di
alcune ciocche lasciate libere. In quel nastro, la ragazza aveva
nascosto il Libro del Cielo Nero, che aveva rimpicciolito subito dopo
essere arrivata, in modo da evitare di perderlo da qualche parte o di
farselo rubare; Erika ne portava uno rosso fuoco, abbellito da fiori di
pesco, mentre i capelli erano costretti in codini lunghi fino a
metà schiena da nastri rosati; infine Hiroae ne aveva uno
viola scuro adornato da glicini color lilla e i suoi capelli erano
legati in uno chignon. A completare tutto, calzini scuri e sandali.
- Beh, direi che possiamo metterci in viaggio. Spero solo che non
daremo troppo nell’occhio. - si augurò Kira,
guardandosi intorno per controllare che nessuno le avesse viste.
- Tranquilla. Vestite così siamo praticamente invisibili! -
esclamò felice Hiroae, prendendo le due amiche per le mani e
cominciando a trascinarle, anche se non ce n’era affatto
bisogno.
- Aspetta. - le fermò Dance dopo pochi passi:
- Phoenix ci ha detto che Isako ci stava aspettando, ma qui non si
vede. Dove sarà finita? -
In risposta alla sua domanda, i loro orologi s’illuminarono e
comparve l’immagine olografica di Okada imbavagliata e legata
ad un albero, subito rimpiazzata da un ghigno su un volto femminile
pallido con occhi viola:
- Beta! - esclamarono all’unisono le tre Messaggere.
- Chi si rivede. Pensavo che non vi sareste più fatti vedere
per la vergogna dopo ciò che ha fatto il vostro
compagno… -
- Dicci cos’hai fatto ad Isako! - le ordinò
Kamekage.
- Non parlarmi in quel modo! È una
“vendetta” per aver provato a metterci i bastoni
tra le ruote. Venite qui a riprendervela… Se proprio ci
tenete. - la comunicazione si concluse in quel momento e subito Hiroae
cambiò direzione e s’incamminò nella
boscaglia:
- Ehi! Che stai facendo!? - le domandò la ragazza con la
crocchia, liberandosi dalla presa della compagna.
- Ovvio no? Dobbiamo trovare Isako! -
- Hiroae… - la interruppe per un attimo Erika:
- Ricordi il racconto del combattente? Un attimo di distrazione ed
è stato colpito alle spalle! E se questa fosse solo una
trappola di Beta? -
La ragazza col chignon scosse la testa:
- Non credo. E poi i nostri orologi hanno memorizzato il punto dal
quale è partita la chiamata. Daremo un’occhiata,
tutto qui. -
Le altre due, anche se un po’ incerte, annuirono, e tutte
cominciarono ad incamminarsi per trovare il posto dal quale Beta le
aveva contattate; ci arrivarono in meno di dieci minuti e, con
sorpresa, trovarono la vera Isako nelle condizioni in cui la avevano
vista nell’ologramma; subito si avvicinarono per aiutarla a
liberarsi:
- Grazie. - disse la rossa, massaggiandosi i polsi coperti dalle lunghe
maniche verdi e decorate di gigli bianchi del kimono.
- Di niente. Piuttosto, come hai fatto a farti catturare? - le
domandò la ragazza coi codini, porgendole
l’orologio abbandonato per terra.
- Non so spiegarmelo nemmeno io… Stavo camminando e poi dei
tizi vestiti di bianco sono spuntati dalla foresta… Non
ricordo bene cosa sia successo dopo. So solo che mi sono ritrovata qui
con Beta che continuava a deridermi. Per fortuna se ne è
andata… -
Kaori si disse che probabilmente quegli aggressori dovevano averla
colpita con un oggetto pesante in testa e la avevano trasportata
lì, per poi legarla all’albero. C’era
ancora un’incognita: cosa c’entravano quelle
persone con Beta? Che fossero anche loro emissari di El Dorado?
Al contrario di Kira, Kamekage in quel momento non sembrava essere
troppo interessata nel capire i motivi del gesto del capitano della
Protocol Omega; fece per tornare indietro, ma il tempo di compiere un
passo che si ritrovò una punta aguzza e lucente molto vicina
al petto. Subito dopo, degli uomini in armatura che brandivano delle
lance emersero dal bosco, ma avevano qualcosa d’insolito:
espressioni vuote e sguardi assenti, come se non vedessero nemmeno
coloro che stavano minacciando con le armi.
- Sono arrivate, coloro che vogliono attentare alla vita di Lord Oda
Nobunaga. - disse uno con voce monotona.
- Dobbiamo catturarle. - pronunciò un altro,
anch’esso senza un minimo accenno di emozione nella voce.
I nuovi arrivati continuavano ad avanzare, mentre nella mente della
ragazze si fece largo una domanda:
- E adesso cosa possiamo fare? -
Angolo
di Emy
Allora, cosa ne pensate di queste prime tre storie? Beh, aspettatevene
altre prima di ogni missione degli ex Emissari.
Grazie a chi recensisce e segue
Baci
Emy
|
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Capitolo 22 *** Una via d'uscita? ***
Gli uomini in armatura non avevano smesso di avanzare fino a quando tra
le punte delle loro armi e le ragazze non erano rimasti che pochi
centimetri. Queste non potevano fare molto in quella situazione: se
avessero utilizzato le hissatsu o i loro poteri del Sole Nero -anche se
in quel periodo funzionavano una volta sì e una no-
avrebbero certamente ferito i loro aggressori, e le espressioni sui
visi di questi ultimi lasciavano intendere che era meglio non infierire
ulteriormente.
- Ehi Isako. - mormorò Erika.
- Il leader ci ha detto che questi orologi hanno diverse funzioni. Sai
se ce n’è una che può esserci utile
adesso? -
- … - guardò un attimo gli uomini armati e, per
un attimo, le parve di scorgere una scintilla gialla dorata nei loro
occhi scuri eppure spenti:
“Ecco che cos’hanno” si disse la rossa,
per poi rivolgersi alle compagne:
- Questi uomini sono stati ipnotizzati dallo Sphere Device di Beta.
Quella vuole metterci fuorigioco senza nemmeno sporcarsi le mani! -
Dance le fece segno di abbassare la voce, ma l’altra non se
ne curò.
- Beh, noi non abbiamo tempo da perdere con questi qui. - disse Hiroae,
prendendo la lancia dell’uomo che la aveva minacciata
all’inizio e spezzandola senza troppa fatica, per poi
riservare lo stesso destino alle altre armi. In quel momento, si
ritrovò a ringraziare i tanto odiati
“allenamenti” di Pandora.
- Senti Isako, non possiamo ipnotizzarli anche noi? -
La rossa scosse la testa:
- Purtroppo non è possibile. Certo, il capo ha fatto
installare quella funzione sugli orologi, ma ha difetti che non
è mai riuscito a correggere: permette solo di liberare
qualcuno dalla suggestione ipnotica, non di sottoporlo nuovamente ad
essa. Inoltre, una volta attivata, il soggetto trattato
continuerà ad avere in mente l’ordine ricevuto
sotto ipnosi ancora per qualche ora; per farla breve, se li
liberassimo, crederebbero comunque che siamo qui per uccidere Oda
Nobunaga. - abbassò un po’ la testa in segno di
scuse. Anche se quel piccolo problema non dipendeva da lei, le
dispiaceva comunque che le cose non andassero mai come dovevano. Era in
quel genere di situazioni che le mancava F… Cioè,
Nakagawa. Lui sapeva sempre come consigliarla, mentre lei non mancava
di combinare dei guai ogni volta, sia allo Spiraglio di Luce sia
durante i viaggi nel tempo: ad esempio, una volta stava riparando un
guasto ai sensori uditivi di un animale androide, ma
all’ultimo si era ricordata di dover decriptare alcuni file
che aveva recuperato da El Dorado e lasciò in sospeso
ciò che stava facendo. Alla fine aveva svolto il lavoro di
decriptazione, ma l’androide non aveva potuto svolgere
efficacemente il compito di spia per giorni; ci era voluto tempo e
fatica per riparare il guasto iniziale e i danni riportati in seguito
all’attacco dei robot della sede nemica.
Durante i suoi viaggi aveva rischiato più volte di essere
aggredita o addirittura catturata e, se non fosse stato per il suo
partner, non sarebbe mai riuscita a… Un momento…
“Essere catturata”…
In un attimo, Okada ebbe un lampo di genio e tornò a
sorridere:
- Ma certo! Dobbiamo farci catturare! -
- Eh!? - esclamarono all’unisono le altre.
- Sei matta!? Ti sei già scordata il motivo per cui credono
che ci troviamo qui!? Se riescono a prenderci... - tremò la
ragazza col chignon, senza accorgersi di una minuscola scintilla color
ebano che si allontanava da lei per poi cominciare a fluttuare tra gli
alberi.
- è una buona idea invece. - s’intromise Kaori, ma
osservando le espressioni dubbiose delle altre due ex Emissarie,
dovette precisare:
- Questi uomini dovrebbero essere dei soldati e, molto probabilmente,
sono al servizio di Oda Nobunaga, una delle entità che
dobbiamo proteggere. Secondo la mappa segnata dall’orologio,
ci troviamo ad Owari, un feudo controllato proprio da Nobunaga: lui
dovrebbe avere un palazzo in cui risiedere in questa provincia.
Può darsi che Beta abbia attirato l’attenzione per
allontanare queste guardie dalla residenza dello shogun e abbia
approfittato di un attimo di distrazione per ipnotizzarli, poi ha
rapito Isako e ha portato qui queste guardie perché ci
catturassero una volta arrivate; tuttavia, se noi diamo loro
ciò che vogliono, ci porteranno direttamente da Nobunaga e,
avendolo sempre sotto gli occhi, potremo impedire che la Protocol Omega
possa avvicinarsi a lui. -
Okada annuì vigorosamente: anche lei aveva pensato la stessa
cosa, almeno la parte riguardante il motivo dell’aggressione
nei suoi confronti.
- Isako… Kaori… - le chiamò la ragazza
coi codini:
- Credo che vi stiate dimenticando qualcosa… Cosa faremo
quando questi soldati gli spiegheranno il motivo per cui ci hanno
catturate? - come per Hiroae, una piccola luce, però gialla,
si separò dal suo corpo e cominciò a seguire
l’altra, ma ancora una volta nessuno se ne accorse.
Intanto, la perplessità aveva rimpiazzato il sorriso della
rossa, ma in effetti sarebbe stato troppo bello che, per una volta, non
avesse dimenticato qualche particolare di un piano d’azione.
Doveva ammettere di non essersi soffermata sul dubbio di
Erika… Anzi no. Le era passata per la testa
un’idea, ma Phoenix non la avrebbe approvata.
- Forse ho io la soluzione. - annunciò Kira dopo secondi che
sembrarono interminabili per la manager. Le altre Messaggere vollero
subito sapere cosa aveva in mente, ma lei si limitò a dire
che glielo avrebbe spiegato una volta arrivate.
- E va bene… Ci arrendiamo. - dichiarò
stancamente Okada, mentre le guardie abbassavano le armi -ormai
semplici bastoni grazie a Kamekage- e condussero le quattro attraverso
il bosco. Non passò molto prima che uscissero dalla selva e,
dopo una breve camminata, giunsero in una radura dove vi erano altre
quattro persone: un uomo, che poteva avere circa trent’anni,
dai capelli scarmigliati color ebano tenuti su da una fascia blu, gli
occhi di un grigio quasi bianco, la carnagione lattea deturpata sulla
guancia e sul labbro inferiore da cicatrici ben visibili e i polsi
costretti da una corda. Indossava una tenuta scura simile a quella dei
ninja; una guardia che reggeva un grosso sacco su una spalla e
un’altra che teneva tra le braccia una bambina pallida,
apparentemente addormentata, con la testa coperta da un lungo pezzo di
stoffa blu che fungeva da copricapo e avvolta da un soprabito grigio,
decorato da diverse piume nere stilizzate, fin troppo lungo. Anche i
suoi polsi erano immobilizzati.
Nemmeno il tempo di un saluto che i soldati che le avevano condotte
lì legarono i polsi delle ragazze con delle funi, per poi
ricominciare a camminare al seguito delle persone incontrate fuori dal
bosco. Per tutto il tempo della passeggiata, non accadde nulla di
particolare: la rossa continuava a tormentare Kaori perché
le dicesse cosa voleva fare, purtroppo senza ottenere risultati; la
ragazza con la crocchia pareva non sentirla nemmeno. Chissà
a cosa stava pensando…
Erika sembrava più tesa delle corde della sua arpa e
continuava a guardare Kira, forse augurandosi che quel gesto bastasse a
farla parlare... Peccato che la sua muta richiesta non venne
esaudita…
Hiroae, invece, era intenta a fissare il cielo e ogni tanto spostava lo
sguardo sul paesaggio intorno a lei, osservando come il bosco si stesse
lentamente diradando per lasciare spazio ad abitazioni, alcune delle
quali abbastanza rudimentali. Il suo era un tentativo di distrarsi un
po’ dalla noia e -non ebbe problemi ad ammetterlo a
sé stessa- un po’ dal nervosismo: gli unici casi
in cui si metteva a guardare il vuoto era perché era un
po’ inquieta; non le piaceva pensare negativo, ma qualunque
fosse il piano dell’amica, si augurava che funzionasse. In
caso contrario… Beh, in situazioni come quella avrebbe
voluto che la sua immaginazione avesse dei limiti.
Anche l’uomo dai capelli color ebano pareva essere rimasto
coinvolto in quel clima di tensione, ma la sua attenzione era rivolta
unicamente alla bambina, la quale non si era ancora ridestata pur non
avendo smesso di gemere e lamentarsi; la ragazza col chignon
provò a parlare al corvino, chiedendogli cose come
ciò che era successo a lui e alla sua amica, come mai si
trovavano lì con le guardie, ma ottenne solo risposte fin
troppo brevi: era ovvio che non gli andava di parlare.
Dopo poco più di un’ora, il gruppo giunse nei
pressi di un edificio molto più grande rispetto ai
precedenti, circondato da diversi alberi che lasciavano intravedere
solo un portone di legno sorvegliato da altre due guardie: dovevano
essere arrivati a destinazione. Una sentinella e uno dei soldati della
scorta si scambiarono qualche parola, poi il portone si
spalancò per lasciarli passare; due guardie, una delle quali
trasportava la bambina condussero le ragazze e il corvino
giù per una scalinata che portava ad un piano con diverse
piccole stanze spoglie protette da sbarre di legno, per poi far entrare
il corvino in una e le ragazze in quella immediatamente accanto.
- Lord Oda Nobunaga sarà presto di ritorno dal suo viaggio.
Fino ad allora resterete qui, poi si deciderà cosa fare di
voi. - le informò un soldato, per poi sbattere non troppo
delicatamente la bambina addosso ad Erika e chiudere la porta.
Non appena il rumore dei loro passi si fece lieve, le ragazze si
adoperarono per sciogliere i nodi che tenevano imprigionati i loro
polsi, mettendoci tra l’altro pochi minuti -erano stati fin
troppo veloci a legarle per aver fatto un buon lavoro-. Allora Isako
attivò il pulsante giallo del suo orologio e
un’onda luminosa si espanse intorno a loro, riuscendo ad
oltrepassare addirittura le pareti: una volta raggiunti i soggetti
ipnotizzati, questi sarebbero stati liberati.
- Spero che Nobunaga arrivi in fretta. Non ne voglio più
sapere di prigioni o simili dopo la storia del Sole Nero. -
dichiarò Hiroae più che mai impaziente di
andarsene: se ne sarebbero potute andare via in quattro e
quattr’otto, ma avrebbero potuto attirare delle guardie,
aggravando quindi la situazione già precaria.
- Sii paziente. Se quello che hanno detto è vero, tra non
molto sarà qui… Per il resto lasciate fare a me:
se tutto va come penso, molto presto questa
“prigione” rimarrà solo un ricordo. -
promise Kira.
- Ehm… Kaori… - la interpellò Dance,
mentre cercava di far stendere la bambina in un punto libero di quella
angusta camera.
- Non che dubiti della tua parola, ma c’è una cosa
che dovresti vedere… - alzò lievemente una manica
del soprabito, scoprendo così un segno su una delle mani
della bambina, libere dalle corde grazie alla ragazza coi codini: una
sfera metà chiara e metà scura circondata da un
ramo con sedici foglie.
- C - Che cosa!? Q - Quello… è…
è… - balbettò Okada, facendo per
stringere qualcosa tra le braccia, ma trovò solo il vuoto.
- è il simbolo del Cielo Nero! Come mai questa bambina ha
quel marchio? - si chiese la ragazza con la crocchia cercando di
contenere lo stupore.
- Sapete cos’è quel segno? Strano, quasi nessuno
ne è a conoscenza. Eh eh… - ridacchiò
una voce maschile e c’era solo una persona che poteva essere
stata a parlare…
- Sì, sappiamo cos’è il Cielo Nero.
Beh, conosciamo una parte della sua storia… Piuttosto, come
mai la tua amica ha quel simbolo? - gli domandò Hiroae
dall’altra parte del muro.
- Punto primo: lei non è mia amica. È
solo… -
- E già che ci sei, potresti rispondere alle domande che ti
ho fatto quando i soldati ci stavano portando qua! -
- Ufff… Dicevo, lei è una semplice collega, e
appena si sveglierà farà meglio a ringraziarmi:
le ho evitato di essere scoperta e mandare a monte tutto. -
sentenziò duro lui.
La ragazza coi codini, spinta da una strana curiosità, le
tolse il copricapo e aprì un po’ il soprabito,
comprendendo ciò che l’uomo voleva dire: la
bambina indossava un vestito bianco con maniche larghe, stretto da un
corpetto giallo dorato, oltre che una fascia ocra tra i capelli castani
scuri e degli stivali fatti di vari pezzi di pelle. Sembrava uscita da
un libro di fiabe; osservandola meglio, si accorse però che
era leggermente accaldata e non aveva ancora smesso di gemere:
- Non ha l’aria di stare bene… -
avvicinò una mano alla fronte e…
- Oh no… è caldissima! -
- Ah già, quella stamattina non stava troppo
bene… Come se non bastasse, le è scoppiata la
febbre poco prima che i soldati ci catturassero. Si deve essere
stressata troppo in questi giorni, anche se non ho ancora capito il
perché di tutta quell’agitazione. -
- Come fai a parlarne come se niente fosse!? Non t’interessa
nemmeno un po’ che sia malata? -
- Guarda, mi preoccupo fin troppo per lei… Dovrebbe imparare
a cavarsela da sola una volta tanto. Non potrò farle da
balia per sempre! - concluse con uno sbuffo sonoro la risposta.
Intanto, Dance si era tolta i nastri dei codini e li aveva impregnati
d’acqua coi suoi poteri: forse non sarebbe servito a molto,
ma era comunque un inizio per farle abbassare la febbre.
- Da dove venite tu e questa bambina? - chiese ad un certo punto la
ragazza col chignon all’uomo.
- Questo non ve lo dirò, ma se mi aiuterete a recuperare il
contenuto del sacco che quelle guardie mi hanno requisito, forse potrei
decidere di rispondere… A tutte le vostre
domande… -
Hiroae borbottò un “Che opportunista!”,
per poi chiudere la conversazione con un lungo sospiro, suscitando
però una breve risata del suo interlocutore.
- Cosa c’è adesso!? - sbottò Kamekage.
- Shhh… Così non riuscirà mai a
riposare… - sussurrò Erika, alludendo alla
malata, cercando di suonare convincente.
Dopo un tempo indefinito, si udì un rumore di passi e la
porta della cella si riaprì: era uno dei soldati che le
avevano aggredite.
- Sono venuto ad avvisarvi che Lord Oda Nobunaga è arrivato.
È stato informato della vostra presenza e presto
deciderà quale sorte destinarvi… Tuttavia, ha
deciso di concedervi un incontro presso di lui perché
possiate spiegargli alcuni fatti riguardanti l’atto che
intendevate compiere. - si allontanò un attimo
dall’uscio, per poi tornarvi con l’uomo dagli occhi
grigi ancora legato; le quattro ragazze li raggiunsero, mentre Erika si
voltava un attimo verso la castana: non le piaceva vederla soffrire in
quel modo, ma per il momento dovevano lasciarla sola. Sperava solo di
tornare lì presto…
Kaori sembrò capire come si sentisse l’amica e le
mise una mano sulla spalla come per rassicurarla. Lo aveva detto: se
tutto andava bene, presto sarebbero stati fuori di lì.
Certo, la comparsa dell’uomo e della bambina era stato un
piccolo imprevisto, ma forse poteva trovare un modo per aiutare anche
loro.
Il soldato condusse il gruppo verso i piani più alti del
palazzo, fino a quando non giunsero in una stanza molto più
ampia dove li attendeva un uomo seduto sul pavimento, affiancato da
altri: quello al centro aveva la carnagione chiara, gli occhi color
sangue e i capelli castani scuri, alcuni gli ricadevano sulle spalle e
altri erano raccolti in un codino alto. Indossava un’armatura
nera tipica dei samurai sormontata da un soprabito viola, rosso e
dorato; la guardia ordinò ai prigionieri
d’inginocchiarsi, ma solo le ragazze obbedirono: il corvino
era rimasto fermo, senza distogliere lo sguardo gelido come il ghiaccio
allo shogun.
- Che cosa aspetti!? Inginocchiati davanti a Lord Oda Nobunaga! - lo
minacciò il soldato puntandogli la lancia alla schiena, ma
l’altro si liberò dei lacci ai polsi con un
strattone, per poi girarsi e sferrargli un calcio all’addome,
sfondando il metallo dell’armatura e facendolo cadere a terra
dolorante. Schiacciò anche le sue mani con un piede per
sottrargli l’arma, per poi puntarla contro lo shogun; era
stato talmente veloce che le Messaggere non ebbero il tempo materiale
di fermarlo.
Con uno scatto fulmineo si avvicinò al castano e fece per
piantargli la lancia nel petto, ma l’altro si alzò
e tese una mano davanti a lui. Le ex Emissarie non seppero trovare una
spiegazione per quello che successe subito dopo: tra la punta
dell’arma del ninja e la mano dello shogun si
generò una specie d’onda d’energia che
bloccò la lancia del corvino, il quale non parve molto
sorpreso del finale. Non staccò lo sguardo da Oda Nobunaga
nemmeno quando delle guardie accorsero e lo riportarono al fianco delle
ragazze, immobilizzandolo con alcuni giri di corda, per poi rimanere a
sorvegliarlo.
Dopo quell’inconveniente, il Lord prese finalmente parola:
- Alzate le teste. - come prima, il corvino disobbedì,
stavolta voltando lo sguardo contro una delle pareti.
Lo shogun però lo ignorò, rivolgendosi alle
ragazze:
- Mi è stato riferito che siete giunte in questa provincia
con l’intento di uccidermi. Ignoro quale siano i motivi che
vi abbiano spinte a voler compiere un gesto simile, ma credo di sapere
chi vi abbia mandato qui. -
Le ragazze erano già più tranquille, ma
altrettanto perplesse: non poteva sapere di Phoenix e delle Ali Nere. A
chi si riferiva allora?
- Qualche tempo fa, il capo di un clan che governa una provincia non
molto lontana da Owari ha mandato alcuni sicari con lo stesso intento.
Ora avrei una domanda da porvi: è stato Imagawa Yoshimoto a
ordinarvi di raggiungere questa provincia per lo stesso motivo? -
Prima che la ragazza con la crocchia potesse replicare, il ninja
s’intromise nella discussione:
- Perché chiederlo? Dovreste avere trovato da solo la
risposta. Vi pare che questi piccoli visetti d’angelo
sarebbero capaci di un atto del genere? -
- Silenzio! - intervenne uno degli uomini al fianco di Nobunaga, dai
capelli color viola chiaro e gli occhi di una tonalità
più scura:
- Quelli come te non hanno diritto a parlare! Sta tranquillo
però, molto presto ti sarà riservata la punizione
che ti spetta: i soldati hanno trovato uno stemma del clan Imagawa su
uno degli oggetti che tenevi nel sacco. Anche se queste ragazze sono
innocenti come sostieni, la tua sorte non cambierebbe. -
- Aspettate! - li interruppe Hiroae:
- Non potete giustiziarlo! -
- E cosa ce lo impedisce? -
A quella domanda, la ragazza col chignon cominciò a
tormentarsi le mani: da quel poco che aveva capito, il clan Imagawa era
un loro nemico e chiunque vi fosse collegato una minaccia.
Però… Non voleva che uccidessero il corvino. Non
era preoccupata per lui -in pochi minuti aveva malmenato una guardia e
per poco non aveva trafitto Nobunaga. Possibile che non riuscisse a
stare fermo un attimo? E poi perché ha provato ad ucciderlo
e subito dopo si è rivolto a lui dandogli del
“Voi”? Quel tipo era una vera incognita…
-, ma per la bambina: non ne era sicura, ma forse non le sarebbe
piaciuto vedere morire colui che la aveva aiutata.
- Scusate l’interruzione, ma non credo sia il momento adatto
per parlare della sua sorte. Sarebbe il caso di tornare al motivo per
cui ci è stato concesso quest’incontro. - li
fermò Kira, con una voce dura e decisa come le ex Emissarie
non la avevano mai sentita.
La ragazza con la crocchia abbassò nuovamente la testa in
segno di scuse per quel piccolo inconveniente, poi si rivolse ad Oda:
- Se lo permettete, sarei lieta di rispondere alla vostra domanda. -
L’uomo annuì.
- In primo luogo, né io né le mie compagne siamo
al servizio del clan Imagawa. Per quel che riguarda il ninja qui
presente, non saprei cosa dirvi…
I soldati vi avranno senz’altro comunicato che, come avete
detto poco fa, siamo giunte in questa provincia qui con
l’intento di uccidervi, ma le cose non stanno esattamente
così: una di noi… - guardò per un
attimo Isako:
- è stata aggredita da misteriosi individui vestiti di
bianco. Noi ci siamo recate a soccorrerla nel bosco, e quando la
abbiamo liberata, dal bosco sono arrivate alcune guardie per catturarci
con l’accusa di voler attentare alla vostra vita.
Ciò che sto per dirvi potrà sembrarvi insolito e,
vi posso assicurare che lo sarebbe anche per me e le mie compagne se ci
trovassimo nella vostra stessa situazione, ma qualcuno ha attirato i
soldati nel bosco e li ha ipnotizzati per far credere loro che noi
fossimo le colpevoli di un atto che non intendevamo compiere. Per
quello che ne sappiamo, quella persona potrebbe essere ancora
là fuori a preparare la sua prossima mossa e a ridere per
l’errore che i vostri soldati hanno commesso. -
Ancora silenzio, ma le facce sconcertate di alcuni uomini e quelle
indignate di altri erano più che sufficienti per far sapere
alla ragazza cosa ne pensavano di quella risposta; era quello il piano
di Kaori: dire le cose come stavano e augurarsi che la ascoltassero.
- Quindi… I fatti si sarebbero svolti in questo
modo… - disse ad un certo punto il castano.
- Sì mio Signore. - rispose lei.
- Stai dicendo che i soldati scelti per difendere questa provincia si
sarebbero fatti ingannare come se niente fosse!? -
s’intromise un altro uomo, dai capelli color mattone e gli
occhi grigi:
- è assurdo! Ti rendi conto della gravità della
situazione o hai semplicemente deciso di metterti a giocare col destino
tuo e delle tue compagne? -
Quella risposta fece solo ridacchiare la ragazza:
- Al contrario… Comprendo che qualcuno dei presenti potrebbe
non credere alle parole che ho pronunciato finora, ma proprio
perché sono cosciente della situazione, so che non posso
permettermi di dire il falso. Per quel che riguarda i
soldati… Ciò che gli è successo non
è totalmente impossibile. Nel posto da cui veniamo io e le
ragazze qui presenti, è un metodo che si può
realizzare senza troppe difficoltà, basta avvalersi dei
mezzi adatti. -
Seppure cercando di non darlo troppo a vedere, Isako si sorprese della
risposta dell’amica: “Nel posto da cui
veniamo” aveva detto… Non aveva intenzione
di…
- Continua pure. Hai suscitato la mia curiosità. - ammise lo
shogun.
- Spiegami allora… Da quale posto venite voi quattro? -
La tensione, almeno da parte delle Messaggere, era più che
palpabile, mentre gli altri uomini sembravano immersi in una sorta di
curiosità mista ad ansia… E per quelli di loro
che erano increduli già all’inizio del discorso,
volevano solo sapere quale altra
“assurdità” si sarebbe inventata.
- Beh, diciamo che è un luogo molto lontano da questo, e non
parlo solo di termini pratici. Oltretutto, è anche molto
diverso: le case, le persone che lo abitano, la politica che lo
governa… Tutto quanto è differente rispetto a
qui, ma come qualsiasi altro posto, non mancano gli aspetti negativi e
noi siamo in viaggio proprio per rimediare ad uno di essi; tuttavia,
è proprio la sua lontananza ad averci permesso di sapere
cosa sta per succedere qui, ciò che è accaduto
ancora prima e quali eventi si verificheranno… - si
fermò un attimo, prendendo un lungo respiro. Aveva fatto
diversi giri di parole, pur di prepararsi alla frase che, una volta
pronunciata e ascoltata dagli uomini presenti in quel luogo
-più che altro da Nobunaga: alla fine, l’unico
giudizio che contava lì era il suo-, avrebbe determinato
cosa sarebbe successo a loro Messaggere:
- Il luogo di cui parlo… è il futuro.
È da lì che noi abbiamo avuto la
possibilità di arrivare in quest’epoca. -
Angolo
di Emy
Sì, l’idea di far svelare tutto subito a Nobunaga
è stata un po’ scontata, ma non ho visto altri
modi per cercare di tirare fuori le ragazze dal guaio in cui Beta le ha
cacciate. Vi consiglio di tenere d’occhio il ninja e la
bambina… Sono piuttosto particolari…
Parlando di persone singolari, Yoru stavolta non si è fatta
vedere. Dove si sarà cacciata secondo voi?
Oh, mi scuso se pubblico solo adesso: pur avendo più tempo,
non so… Sento di non aver molta voglia di scrivere, e
ultimamente ho avuto qualche problema tecnico (il capitolo lo avrei
dovuto postare giorni fa…). Comunque, vi assicuro che non si
ripeterà ancora una cosa del genere.
Grazie a chi recensisce e segue.
Baci
Emy
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Capitolo 23 *** Sguardi reali e voci... buone o malefiche? ***
- Il luogo di cui parlo… è il futuro.
È da lì che noi abbiamo avuto la
possibilità di arrivare in quest’epoca. -
Kaori sapeva che ciò quella frase avrebbe riportato
nuovamente a galla ciò che avevano suscitato le sue
precedenti parole (sorpresa, stupore, stizza e forse un certo disgusto
e ancora la voglia di non credere a qualcosa fin troppo lontana dalla
loro capacità di comprendere), così come trovava
più che naturali le reazioni delle sue compagne: Hiroae
continuava a tenere gli occhi bassi e a tormentarsi le mani, mentre
Erika e Isako si stringevano le mani l’un l’altra
in attesa della risposta del Lord. Il corvino non lasciava trasparire
alcuna emozione dai suoi occhi… Quei freddi specchi color
cielo invernale sembravano aver perso il guizzo della ribellione che
avevano mostrato fino a qualche attimo prima. Che fosse per il destino
che lo avrebbe atteso in ogni caso? Presto lo avrebbe scoperto.
Allo stesso modo, le pareva normale la compostezza che cercavano di
mantenere gli uomini davanti a lei malgrado si fossero lasciati
coinvolgere dal significato di quella frase e dalla confusione che
portava con sé: chi governa deve cercare di mantenere i
nervi saldi e pensare a mente lucida. Spesso lasciarsi coinvolgere
troppo dalle emozioni del momento può causare
problemi… Un po’ come stava cercando di fare il
loro leader Phoenix: doveva ammettere che finora aveva giocato bene le
sue carte, senza mai trattarli alle strenue di schiavi o bambole atte
ad eseguire un qualsiasi ordine come faceva Pandora, ma Kaori credeva
di aver rovinato in parte ciò che l’uomo aveva in
mente con la sua ultima mossa… Beh, avrebbe trovato un modo
per spiegargli come stavano le cose una volta usciti da lì.
Da parte sua Nobunaga, non essendosi perso una sola di quelle parole,
non poteva dire che quell’ultima frase non lo avesse
leggermente colto di sorpresa dato il discorso che la aveva preceduta,
e le reazioni dei suoi uomini che riusciva a leggere perfettamente non
erano inadatte a quel contesto; anche quelle delle accusate non erano
fuori luogo, tranne per quella della ragazza con la crocchia: vi era
paura nei suoi occhi -gli era comunque poco chiaro se quel sentimento
fosse rivolto unicamente a sé stessa o anche ai suoi
compagni-, ma non vi era una traccia di ombra nel suo sguardo; il suo
discorso era frutto di un’attenta pianificazione, ma la
decisione con cui aveva parlato non celava dubbi o malizia negli
intenti.
Finora questa sua capacità di saper leggere le mosse
dell’avversario gli era tornata utile e sembrava non avesse
fallito nemmeno con le accusate, ma mancava ancora qualcosa:
- Così voi provenite da un’epoca lontana da
questa... -
Kira annuì leggermente.
- Se le cose stanno davvero così, preferirei avere
un’ultima prova al riguardo. -
Ci fu uno strano guizzo negli occhi di lei: “Ultima prova eh?
Quindi finora ha solo esaminato ciò che ho detto e le nostre
reazioni in questi pochi minuti, e ha già elaborato una
conclusione?” pensò lei, guardando più
attentamente lo shogun: “Mh. Forse non è
così strano che sia considerato uno dei Supremi”.
- Se provenite davvero da un’epoca futura, sarete
senz’altro a conoscenza di un determinato fatto su cui
desidero una risposta. -
La tensione tra le ragazze non era però cessata, ma ora si
sentivano comunque più tranquille nell’aver
constatato come aveva reagito il Lord all’ultima parte del
discorso della loro amica; la diretta interessata fece un altro cenno
con la testa per dire che era pronta.
- Da lungo tempo, un pensiero occupa costantemente la mia mente: il
raggiungimento del mio obiettivo ultimo... Tuttavia, non sono sicuro
che riuscirò a portarlo a termine. Pertanto vi chiedo, io,
Oda Nobunaga, riuscirò ad unificare e governare questo
paese? -
“Ecco svelato il dubbio di cui ci ha parlato il
libro…” disse tra sé e sé
Kira curandosi di non farsi sentire dal suo interlocutore. Come aveva
detto lui però, loro sapevano come stavano le cose: tanto
valeva svelarglielo e vedere se avrebbe mantenuto la sua imperturbabile
calma.
- Mi dispiace dirvelo, ma Oda Nobunaga non ci riuscirà. -
Come aveva già fatto, cercò di suonare decisa e
chiara nel suo intento, ma stavolta la reazione degli uomini di
Nobunaga non tardò a farsi sentire:
- Adesso basta ragazzina! Hai osato raccontare fin troppe
falsità, ma questa è senza dubbio la peggiore!
Come puoi affermare che Lord Oda Nobunaga non riuscirà a
governare il paese!? - al contrario di colui che aveva appena parlato,
lo shogun non aveva perso la propria compostezza. Anche in quel
momento, Kaori non riusciva a leggere niente di chiaro nel suo sguardo
color sangue, mentre lui continuava a vedere negli occhi della ragazza
le stesse emozioni che aveva notato dopo l’affermazione sulla
loro reale provenienza: timore, ma nessuna traccia di menzogna o
finzione.
Con un gesto della mano, mise a tacere colui che aveva preso ad
insultare le accusate, per poi riprendere la parola:
- Ci vuole coraggio per muovere a me un’affermazione del
genere, così com’è stata necessaria una
certa abilità per costruire l’intero discorso pur
sapendo il destino che gravava su di te e i tuoi compagni…
Vi chiedo solo un ultimo favore prima di decidere se lasciarvi andare o
meno. - diede un’occhiata alle ragazze, trovandovi un segno
d’assenso:
- All’inizio avete detto che una di voi è stata
catturata da degli individui vestiti di bianco... Le uniche persone che
lavorano in gruppo e rispondono a questa breve descrizione si chiamano
Shiroshika; ancora non sappiamo il perché si stiano
muovendo, ma nell’ultimo periodo molti bambini della
provincia sono scomparsi e abbiamo ragione di credere che ci siano loro
dietro a tutto questo. Se riuscirete a scoprire il reale motivo dietro
queste aggressioni, provvederò a rilasciarvi tutti, ma in
caso di fallimento... - Per la prima volta da quando era cominciato il
colloquio, lo sguardo scarlatto dell’uomo diede un segno di
vita: un misto di dubbio forse generato dalle parole dell’ex
Emissaria, e un qualcosa di affilato come una lama, un richiamo
all’avvertimento lasciato sottointeso nella sua ultima frase
e un promemoria per gli accusati su un loro possibile destino.
Nonostante ciò, un piccolo sorriso furbo nacque sul viso di
Kira, e lei, con una punta di soddisfazione, lasciò che il
Lord se ne accorgesse:
- Come desiderate. Cercheremo di portare a termine questo compito,
oltre che fugare gli ultimi dubbi che ancora nutrite nei nostri
confronti. - fece per alzarsi, ma il castano le fermò
un’ultima volta:
- Solo tre di voi andranno. Una di voi… - e puntò
Dance con lo sguardo:
- Rimarrà qui insieme alla bambina che è ancora
nelle prigioni e all’accusato. - il nominato
lasciò un sospiro annoiato: ecco che un’altra
volta sarebbe stato tagliato fuori dalla parte più
interessante. O forse no…
Un ultimo cenno dello shogun e, mentre Erika e il ninja venivano
nuovamente condotti al piano sotterraneo, le altre partirono alla
ricerca di Shiroshika.
Dopo
qualche ora… Nella foresta…
Okada aveva condotto le due compagne dove era stata rapita da Beta,
sperando di trovare qualche traccia di quelli che potevano essere
membri della Shiroshika; benché almeno lei sembrasse avere
una vaga idea su cosa cercare, non le piaceva che le altre le fossero
state praticamente appiccicate da quando erano partite -più
che altro era Hiroae che non la lasciava un attimo-, ma si convinceva
che lo stessero facendo perché preoccupate per
un’altra aggressione.
- Ufff… Mi chiedo per chi ci abbia scambiate
Nobunaga… Noi siamo calciatrici, non detective… -
si lamentò Kamekage, camminando pigramente e lasciando che
la rossa andasse un po’ avanti da sola.
- E poi non dovremmo informare Phoenix di quello che è
successo? -
Da un po’ lontano sentì Isako gridarle che non
serviva, facendo però sbuffare la ragazza col chignon per la
noia che ormai la accompagnava da quando avevano cominciato quella
ricerca.
- Per Nobunaga non abbiamo scelta: vediamo di esaudire la sua
richiesta, poi penseremo al da farsi; per quel che riguarda Phoenix
però devi ammettere che si è dimostrato degno di
fiducia finora: forse ci sta osservando anche adesso. -
- Sarà, ma dopo tutta quella storia con Pandora, non voglio
altri problemi. - disse l’altra ex Emissaria scandendo bene
le ultime parole, per poi tornare indietro di qualche passo da Kaori e
prenderla a braccetto:
- Non è che non vuoi dirgli cos’hai combinato
quando hai raccontato ad Oda la verità su di noi, facendoci
finire in questa ricerca senza capo né coda? - le disse
facendo suonare la frase come una sorta di cantilena, ma Kira
notò qualcosa di strano nell’amica: uno strano
guizzo nei suoi occhi color ghiaccio che le sembravano più
chiari del solito, non la solita nota di scherzosità,
ma… Ufff… In quel momento non riusciva proprio a
definirlo.
- Se temi che ci possa punire in qualche modo, ho già
pensato di spiegargli la situazione non appena sarà
possibile. Per quel che riguarda il fatto che non ti fidi di
lui… Per quello non posso fare nulla. - Isako in quel
momento le chiamò:
- E per la nostra ricerca, dovremmo aver trovato un punto di partenza
proprio adesso. - disse con un sorriso, districandosi dalla presa
dell’amica che le pareva stranamente forte e anche
leggermente fastidiosa, per poi prenderle una mano e trascinarla dalla
manager; intanto Hiroae continuava a chiedersi come facesse
l’altra a sembrare così serena dopo tutto quello
che era successo fino a poche ore prima: a lei era salito il cuore in
gola in alcune parti, e si era sfogata tormentandosi le mani per tutto
il tempo.
Beh, quello era il meno: già dall’arrivo di loro
ex Emissari allo Spiraglio di Luce, Kaori aveva sempre cercato di fare
del suo meglio durante gli entro e aveva cercato di dare il buon
esempio ai compagni, ma da quel che aveva sentito da Giada ed Erika,
anche Kira era giù di morale in quel periodo. In ogni minuto
libero si rintanava nell’auditorium della base per suonare
diverse musiche del suo repertorio, ma più frequentemente
eseguiva una parte dell’Ode al Cielo più triste e
lenta delle altre che aveva sentito dall’amica; non poteva
trattarsi di problemi con gli altri ex Emissari, con la fine del Sole
Nero e l’inizio delle vacanze, erano riusciti a trovare
ritagli del loro tempo per vedersi, finalmente liberi dalle
preoccupazione e dalle tensioni che Pandora procurava costantemente.
Non poteva essere nemmeno un piccolo screzio con suo fratello Hiroto
visto che Kaori era sempre in buoni rapporti con lui, e sapeva che
quell’uomo era una persona che la centrocampista giudicava
preziosa e al quale non avrebbe mai rinunciato.
Rimaneva quindi una sola opzione, forse poco probabile data la
situazione in cui si erano cacciati, ma era l’unica rimasta:
- Ehm… Kaori… - l’altra si
fermò e si voltò verso la ragazza col kimono
viola:
- Non è che sei ancora preoccupata per quello là?
- ecco, glielo aveva detto, e anche se da una parte avrebbe voluto
tapparsi la bocca o averci girato intorno prima di parlare,
dall’altra non riuscì a non provare una sorta di
soddisfazione… Forse perché era difficile trovare
qualcosa che preoccupasse davvero la pianista, ma quel sensazione non
le sembrava normale…
Notò che lo sguardo della ragazza con la crocchia si era
incupito e il difensore delle Ali Nere non riuscì a non
sospirare sconsolata: Shindou non le era mai andato molto a genio, a
cominciare dal modo in cui le aveva trattate durante e dopo la partita
contro la Eito Gakuen, e quella era solo la prima goccia delle tante
che avevano riempito il vaso…Il limite era stato quando
aveva ferito Kaori e le aveva fatto saltare gli allenamenti per qualche
giorno.
Ad Hiroae era parso un po’ insolito vedere che i due, dopo
pochi giorni, avevano cominciato a parlarsi tranquillamente, ma lei non
importava molto del capitano della Raimon; l’unica nota
positiva di quella missione era stata la possibilità di
divertirsi un po’ dopo l’arrivo di
Masaki… Un momento… Perché ci pensava
adesso!? Se non avessero messo tutto a posto, presto la loro vita
normale sarebbe diventata storia antica!
Tornò alla realtà solo quando l’amica
le lasciò la mano e alzò lo sguardo al cielo:
- So bene che a te e alle altre non va ancora giù il modo in
cui mi ha trattata tempo fa, ma ti confesso una cosa: quello che mi era
successo a causa del Fifth Sector era un fatto passato e non avrei
dovuto prendermela tanto… Mi ha scossa un po’ il
sentirmi nuovamente a ciò che ha tolto tutto a noi ex
Emissari e ci ha fatti sprofondare in un abisso forse più
grande, quello del Sole Nero, ma c’erano cose che non si
potevano cambiare: i miei genitori erano morti e non avrei mai potuto
riportare indietro le cose. Grazie a mio fratello Hiroto e a voi ho
ricominciato a vivere normalmente, e almeno
quest’opportunità non intendo sprecarla: quello
che è successo a causa di El Dorado è stato un
imprevisto, ma non mi voglio arrendere… Non
permetterò che le cose rimangano come sono! Faremo tornare
tutto come deve essere, e se Takuto si è in qualche modo
dimenticato di me, troverò un modo per farglielo ricordare.
- sorrise sincera a Kamekage, per poi riprendere a camminare.
L’altra si sentì sollevata: era bello vederla
fiduciosa, ma le sembrava stesse prendendo la cosa un po’
alla leggera…
- Lei e Shindou sono uguali su una cosa: vogliono sempre trovare un
modo per portare avanti un obiettivo, però lui avrebbe di
che imparare da Kaori. Lei è gentile e si confida con noi se
ha qualche dubbio, anche se a volte può volerci un
po’ a convincerla a parlare… Quello invece
preferisce rintanarsi da qualche parte e piangere in silenzio per
l’ennesimo fallimento. Dovrebbe condividere il peso con
qualcuno invece di lasciarsi andare così. - disse tra
sé e sé, mentre una voce nella sua testa le
sussurrava: “Ragazzina,
tu pensi un po’ troppo per i miei gusti. Dovresti agire di
più invece di lasciare la testa tra le nuvole. Comunque,
spero che la cosa non ti dispiacerà, ma dopo tutti questi
anni d’inattività ho bisogno di muovermi un
po’, quindi adesso fatti da parte!”
Prima che potesse fare alcunché, un’aura scura la
circondò per poi dissolversi subito; il difensore raggiunse
subito la compagnia e, dopo qualche minuto, ritrovarono Okada ferma
davanti ad un’abitazione simile a quelle che avevano visto
durante il tragitto per il palazzo di Nobunaga:
- Trovato qualcosa? - le domandò Kira.
- Sì sì! Nella foresta mi è parso di
aver visto ancora quei tipi vestiti di bianco, allora li ho seguiti e
sono capitata qui. E poi… - la rossa mostrò
alcuni pezzi di stoffa chiara leggermente sporca di terra:
- Ho trovato queste durante il tragitto. -
- Beh, è un invito ad entrare. Che aspettiamo? - le
incitò la ragazza col chignon, entrando nella casa,
trovandola però completamente buia.
- C’è qualcuno? - in risposta alla domanda giunse
una vocina femminile, più che altro una risata lieve, ma in
qualche modo beffarda.
“Un momento…” pensò
l’ex Emissaria “Questa voce non l’ho
già sentita?”
Un’altra risposta, stavolta a parole, a dissipare i suoi
dubbi:
- Benvenute Ali Nere. Vi stavo aspettando. - una luce apparve davanti a
loro, rivelando una figura avvolta da un kimono rosso e un copricapo
con un velo nero, che venne subito tolto per svelare un volto pallido
contornato da trecce color cielo d’estate e grandi occhi
viola scuri: non ci voleva molto a capire chi fosse.
- Vi siete divertite con quei soldati che sono venuti ad accogliervi? -
chiese Beta ghignando.
- Hai un’idea strana di divertimento. Per poco non
rischiavamo che ci uccidessero! - s’imbronciò
Isako, guadagnandosi una risata di scherno da parte
dell’interlocutrice.
- Ops… Allora vi chiedo di perdonarmi. E a tal proposito, vi
ho preparato una bella sorpresa… - disse con la solita aria
da finta innocente, mentre dall’ombra uscivano undici ragazzi
vestiti con kimono che però ricordavano vagamente delle
divise da calciatori:
- Eccoli! Sono loro che mi hanno rapita e portata nel bosco! -
esclamò la rossa indicandoli.
- Non sai che è maleducazione indicare? - le fece notare il
capitano della Protocol Omega:
- Comunque loro sono il team Shiroshika. Immagino sappiate cosa
significa no? - uno dei ragazzi della suddetta squadra
mostrò loro un pallone bianco e nero.
- Certamente, siamo qui per questo. Noi Ali Nere vi… - Kaori
venne interrotta da una mano di Hiroae che si era posata sulla sua
spalla, ma qualcosa di strano proveniva da quella stretta:
benché decisa, aveva un qualcosa che la faceva sembrare
raggelante e pronta ad intenzioni tutt’altro che amichevoli.
- Per noi sarebbe uno scherzo batterli viste le nostre
capacità, in fondo sono solo delle marionette al servizio di
quella sgualdrina. - l’ex Emissaria si guadagnò da
Beta un’espressione prima sbigottita e poi arrabbiata, ma
quella reazione la fece solo sorridere.
- Ad ogni modo Kaori, tu hai fatto la tua parte, quindi adesso
darò io il mio contributo: tu riposati pure che a questi qui
ci penso io. -
- Ne sei sicura? Dopotutto saresti da sola contro undici persone.
Lascia almeno che ti aiuti io: sono una manager, ma posso comunque
giocare. - propose Okada, ma l’altra scosse la testa in segno
di negazione.
- Allora Beta, sei pronta a subire una sconfitta che non dimenticherai?
- la provocò la ragazza col chignon.
- Ti pentirai di questa scelta ragazzina. - ghignò
l’altra, e mentre tutti si dirigevano all’esterno
per raggiungere il luogo dello scontro, Kira si accorse di cosa non
andava nell’amica: colei che le aveva tenuto compagnia
durante quelle ore era circondata da un’anomala aura gelida
color notte senza stelle.
Poco
prima… Fuori dal palazzo dello shogun…
Erika si trovava in una radura erbosa appena fuori
dall’edificio insieme alla bambina, ancora tremante e avvolta
nel lungo soprabito -le aveva già tolto il copricapo che
aveva scoperto essere una lunga sciarpa, probabilmente appartenente al
corvino-, per non mostrare l’abbigliamento più
adatto ad una cortigiana dell’Europa cinquecentesca che ad
una bambina giapponese dell’epoca sengoku; era riuscita a
convincere le guardie a lasciarla uscire insieme alla malata con una
scusa che -non sapeva come- era risultata abbastanza credibile e ora,
con la castana momentaneamente lasciata tranquilla da dolore e febbre,
all’ombra di quell’albero, sedute
sull’erba fresca, col vento che accarezzava entrambe per poi
rifugiarsi tra le fronde degli alberi, si sentiva finalmente
tranquilla: il colloquio non si era dilungato troppo, ma le sembrava
durato ore ed ore con tutta la tensione e le emozioni che le aveva
suscitato lo scambio di dialoghi tra Kaori e il Lord.
Le dispiaceva non poter essere andata con le sue amiche, ma
già da quando erano state convocate dallo shogun era
preoccupata per quello scricciolo dai capelli castani scuri che ora
dormiva tranquillo appoggiato al tronco; non le teneva più
le pezze bagnate sulla fronte, ma continuava a vegliare sul suo sonno e
rimanerle accanto:
- Almeno non siamo più confinate in quella prigione: non
sopportavo più l’aria viziata e forse non avrebbe
fatto bene nemmeno a lei a lungo andare. - rifletté Dance e,
cullata da quella quiete, fece per appoggiarsi al tronco, incontrando
però il sacco che le aveva dato il ninja a farle da cuscino.
Ah già, il ninja… Inaspettatamente, avevano fatto
uscire anche lui che ora se ne stava a gambe incrociate e braccia
conserte all’ombra di un altro albero un po’
più lontano da loro, senza dare alcun segno di ribellione
come aveva fatto dall’inizio del colloquio con
l’uomo dagli occhi scarlatti. Era comunque sorvegliato da una
guardia e non riusciva a dare torto a quel fatto: visto il
“tentativo d’omicidio” ai danni di
Nobunaga, non lo avrebbero lasciato solo come se non fosse successo
niente… Probabilmente non lo avrebbero lasciato libero anche
se le altre fossero riuscite a portare a termine l’incarico.
- Beh, è un tipo decisamente strano, ma si capiva che era
preoccupato per la sua amica. Piuttosto, chissà se le altre
hanno già trovato Shiroshika… - un frusciare di
stoffa e un lieve gemito accanto a lei la fecero voltare per assistere
al risveglio della piccola cortigiana.
- Ngh… - d’istinto cercò di liberarsi
da quello che lei sembrava percepire come un pesante ingombro di
tessuto, ma rinunciò quasi subito: sembrava le costasse una
fatica inimmaginabile togliersi di dosso quel soprabito fin troppo
grande. Provò quindi ad aprire gli occhi, due piccoli pozzi
color ocra scuro, ma li schermò subito con la mano per la
troppa luce:
- Uff… Stavo dormendo così bene… -
fece per stiracchiarsi, ma sembrò traballare un attimo e
cadde a terra, guadagnandosi una risatina da parte dell’ex
Emissaria; la bambina si voltò lentamente verso la fonte di
quel suono, cercando allo stesso tempo di rimettersi seduta e riuscendo
ad evitare un’altra caduta.
- E tu chi sei? - disse sbadigliando e reggendosi la testa con una
mano.
- Diciamo una sorta di “guardiana” -
ridacchiò Dance:
- Almeno fino a quando il tuo amico non sarà fuori dai
guai… - con un cenno della testa gli indicò il
ninja:
- Intendi Hibiki-san? -
- è questo il suo nome allora. Non è che potrei
sapere qual è il tuo? -
- Mh mh. Io mi chiamo Kotone, e tu? - le porse quindi una mano che
l’altra ragazza strinse subito:
- Io sono Erika, è un piacere conoscerti. -
La bambina le chiese di darle il sacco perché lì
c’era una cosa che le apparteneva e che Hibiki aveva nascosto
perché non la scoprissero: si trattava di una lira in legno,
ma non aveva un bell’aspetto.
- Sei sicura di voler suonare qualcosa? Il tuo strumento non mi sembra
in buone condizioni. Dovresti averne più cura. -
- Beh, questo è vero, ma questo strumento mi accompagna da
sempre e voglio tenerlo com’è. Anche se il suo
aspetto non convince, mi permette ancora di suonare e presto le mie
melodie saranno il vento che si diffonde ovunque soffi e le corde di
questa lira legheranno al suo suono chiunque la ascolti… -
l’ex Emissaria non sapeva perché, ma la voce della
castana aveva qualcosa di strano: le sembrava che stesse cantando una
lullaby e la stesse invitando ad abbandonarsi al sonno che aveva
cominciato a prenderla da quando l’altra aveva cominciato a
parlare. Ad un certo punto, cedette alla tentazione e chiuse gli occhi,
addormentandosi contro il tronco dell’albero; in quel mentre,
sul volto della bambina nacque un sorriso maligno e il suo sguardo
s’incontrò con quello del ninja:
- Finalmente ti sei
svegliata. Non credevo potessi dormire così
tanto… E cos’era la storia della febbre?
-
- Mi serviva un modo
per avvicinarmi a lei, e credo che tu abbia fatto lo stesso con la tua
protetta o mi sbaglio Hibiki-san? -
- E va bene, un punto
per te, ma adesso fai il tuo lavoro e io porto a termine il mio. Voglio
divertirmi un po’ con quei pupazzetti della Shiroshika.
-
- Come vuoi.
Chissà che cosa sta facendo Kanon… Non si
è ancora fatta vedere. -
Il ninja non rispose all’ultima parte di quella conversazione
tra le loro menti, ma lei non ci badò e cominciò
a suonare con la sua lira una melodia lenta e appena udibile come la
sua voce ipnotica.
Angolo
di Emy
Mi sembra un’eternità che non aggiorno…
Comunque che ne pensate del discorso di Kaori? E di Hibiki e Kotone?
Scusatemi, ma adesso devo andare.
Grazie a chi recensisce e segue.
Baci
Emy
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