Look how far we've come

di Yoan Seiyryu
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** This is war ***
Capitolo 2: *** New World ***
Capitolo 3: *** Good Morning ***
Capitolo 4: *** Light ***
Capitolo 5: *** Water ***
Capitolo 6: *** Sunset ***
Capitolo 7: *** Bleeding Soul ***
Capitolo 8: *** Breakout ***
Capitolo 9: *** Frozen ***
Capitolo 10: *** Secrets ***
Capitolo 11: *** Fidelity ***
Capitolo 12: *** Sleeping ***



Capitolo 1
*** This is war ***


 



 


Prologo



 
Álfheimr [1]



Il gelido freddo dell’inverno portò con sé una terribile malattia che tolse la vita a molti abitanti del regno di Álfheimr, l’infezione si era propagata con l’arrivo della stagione delle nevi e non aveva risparmiato né giovani, né vecchi, né infanti. Non ne era rimasta immune nemmeno la figlia dei Signori di Álfheim, Sigyn, la quale era inferma a letto in costante agonia, in attesa del suo ultimo respiro.
Il fruscio della coda di un lungo abito verde accompagnava i passi sicuri di Lady Hylda, la quale si muoveva in fretta verso il capezzale della figlia. Tra le mani teneva un’ampolla al cui interno era custodito un fiore dai petali di ghiaccio, sembrava esser stato intagliato da uno dei migliori artigiani del regno.
- Mia Signora, vi prego, non entrate o rischierete anche voi di…
- Non importa più, ormai. Mia figlia non morirà ed io nemmeno, questo Regno un giorno sarà libero dalla paura dei Giganti di Ghiaccio e non lascerò che questa malattia ci uccida tutti – spiegò alla donna che fino a quel momento si era presa cura di Sigyn e che si approssimava a lasciare le sue stanze.
Hylda dai lunghi capelli come l’oro varcò la soglia e trovò la sua bambina sommersa dalle calde lenzuola che riscaldavano il corpo gracile e freddo come la neve. Si adagiò sul bordo del letto per poterla guardare in volto, gli occhi malati di lei si aprirono per mostrare la paura, il coraggio, gli ultimi pensieri del suo cuore. Sigyn non era in grado di mentire a nessuno, nemmeno a se stessa, la sua caparbietà era sincera ed ammirevole.
- Morirò, madre?
La voce delicata uscì dalle labbra tremanti come un sussurro mentre tirava fuori una mano per poterla tendere verso colei che l’aveva generata.
Hylda le sorrise dolcemente e scosse la testa, lasciando ricadere la cascata di capelli biondi davanti a sé, immergendo per metà il viso della figlia che aveva desiderato quel calore familiare da tanto tempo. Durante la malattia non aveva fatto altro che vaneggiare, gridare per il dolore mentre sentiva le membra ghiacciarsi come se fosse rimasta esposta sotto la neve per interi giorni. Ora invece riusciva persino a percepire il calore della vicinanza di sua madre.
- Non oggi, Sigyn.
Aprì l’ampolla e fece scivolare il fiore di ghiaccio sul palmo della mano, ne strappò un petalo che al tocco era incredibilmente morbido e lo adagiò sulla fronte della bambina che appena ne fu sfiorata inarcò appena la schiena. Il potere curativo del fiore fece il suo effetto e poco a poco Sigyn non provò più freddo, né gelo, né dolore. Riacquisì il suo colorito roseo e gli occhi verdi tornarono a brillare come un tempo, sembrava quasi un miracolo.
- A che prezzo mi hai salvato la vita?
La domanda giunse come un temporale a ciel sereno poiché Hylda fu costretta a chinare il capo prima di stringere la mano della figlia risanata. Aveva derubato i Giganti di Ghiaccio dell’elisir che avevano fatto crescere a Jötunheimr con cui un giorno sarebbero riusciti a costruire un nuovo Regno ed affrontare il nemico che più odiavano: Odino. Quando Sigyn venne a conoscenza di quella storia si tirò a sedere sul letto, le mani corsero a stringere le lenzuola calde, quasi indispettita.
- Sono viva per un inganno?
- Sei viva perché questo è l’amore di una madre – si sforzò di rispondere Hylda che si alzò in piedi, non desiderava giungere a discussioni inutili ora che aveva trovato l’antidoto a quell’epidemia.
Eppure quel gesto così avventato, nonostante fosse stato dettato da buoni propositi, fece nascere rinnovate guerre tra gli abitanti diÁlfheimr e i Giganti di Ghiaccio capeggiati da Laufey, il quale era intenzionato a vendicarsi di Lady Hylda che aveva osato sfidare la sua razza.
Maledisse sia lei che la piccola bambina che aveva desiderato salvare: annunciò che un giorno, al compire dei suoi diciotto anni, sarebbe caduta in un sonno eterno e riposta su una tomba di ghiaccio e neve trasformandosi con il tempo in quell’elisir che era stato derubato. Solo un Gigante di Ghiaccio avrebbe potuto spezzare l’incantesimo, cosa che non sarebbe mai avvenuta. Hylda per la disperazione di aver fatto sprofondare il suo regno nel caos ed aver causato quel terribile destino per sua figlia, finì per abbandonare la vita con l’arrivo della primavera.
 


 
**





 

 I - This is War 

 


 
LokI.




Ventidue giorni.
Troppo lunga era stata la battaglia di  Álfheimr, persino con l’arrivo di Thor e i Tre Guerrieri scacciare i Giganti di Ghiaccio dal Regno di Alta Foresta risultò complicato quanto imprevedibile.
Il popolo aveva patito per mesi la presenza degli Jotun, le case erano state spazzate via e le ceneri avevano portato con sé ogni ricordo e speranza di un nuovo inizio. Sembrava che l’inverno fosse tornato in anticipo, inglobando una primavera che non aveva avuto modo di sbocciare.
I Tre Guerrieri e Lady Sif si erano adoperati ad aiutare gli abitanti della città affinché si organizzassero nel ritrovamento dei propri cari e seppellire chi invece non era sopravvissuto.
Io e mio fratello, al contrario, ci saremmo dovuti recare al cospetto del Lord di Alta Foresta che aveva chiesto aiuto ad Odino per scacciare via i Giganti dal regno.
- Quando nostro padre mi permetterà di marciare su  Jötunheimr tutto questo avrà fine.
La voce di Thor era impositiva e si introdusse nelle mie orecchie con un moto fastidioso, come a volermi far comprendere che dipendesse esclusivamente da lui il destino dei Nove Regni e di Asgard. 
Mi limitai a sorridere all’angolo delle labbra tenendomi al suo fianco per non perdere il passo.
- Non te lo permetterà mai e lo sai bene. Siamo alleati del Popolo di Alta Foresta ma non più nemici giurati dei Giganti. Finché essi stessi non attaccheranno Asgard apertamente non ci sarà possibile agire in alcun modo.
- Questo conferma quanto io sia più adatto a regnare rispetto a quel vecchio di nostro padre, giusto? – domandò Thor retoricamente prima di scoppiare a ridere e battere un colpo sulla mia spalla.
Come al solito non faceva che mostrarsi avventato e sconclusionato. Possibile che Thor fosse aduso semplicemente ad irrompere nei Regni e creare il caos per ricevere gloria in cambio?
- Se potesse sentirti, mio caro fratello – sospirai scuotendo il capo e feci finta di non aver incassato il colpo sulla spalla.
- Ma non può farlo, dunque non ho timore di esprimere il mio giudizio. Ripongo fiducia in nostro padre ma al tempo stesso sono certo che sia giunto il momento di lasciare il trono a qualcuno che sia in grado di sorreggere le sorti dei Regni – confermò battendo un pugno sul palmo della mano e risparmiando me.
Preferii non ammettere obiezioni al suo discorso e lasciar correre. Conoscevo sin troppo bene l’impetuosità di mio fratello ma ciò che più mi infastidiva era proprio il fatto che nessuno si rendesse conto di quanto fosse immaturo il suo folle e sconsiderato comportamento. Era un valido guerriero, ma non un Re.
Ventidue giorni e desideravo far ritorno verso casa per tornare ad occuparmi di affari ben più piacevoli. Le temperature fredde a dire il vero non mi dispiacevano, a differenza di tutti gli altri riuscivo a mantenere una certa resistenza e per una volta avevo dimostrato di sapermela cavare perfettamente anche senza l’uso di una forza spropositata.
Prima di varcare le mura del Palazzo fummo costretti ad attraversare la salita alle cui estremità giacevano i feriti che erano stati premurosamente curati dei cerusici rimasti in vita. Le urla dei bambini rimasti soli circondavano un’atmosfera che sapeva di sangue e ferro ricaduto sulla carne di innocenti.
Una sensazione che non mi era sconosciuta, ma così lontana da sembrare solo un’eco.
Potevo avvertire la sensibilità di Thor sfiorata da simili immagini, tant’è che mi accorsi con quanta sforza andava a stringere i pugni per trattenere la rabbia. Io al contrario non ero minimamente toccato da ciò che avevo di fronte, la paura e la disperazione erano un’ottima base per erigere un grande Regno su cui governare e i Giganti lo avevano compreso alla perfezione.
- Anche io voglio diventare come Thor, un giorno – la voce di un bambino con la testa fasciata da una lunga benda ingiallita si fece avanti, incastrandoci lungo il nostro cammino.
Sospirai sollevando gli occhi al cielo, la sfacciataggine di quel ragazzino urtò la mia pazienza ma fui costretto al silenzio quando tentai di ribattere.
- Proteggerò la mia famiglia e diventerò un grande guerriero come il Primo Principe di Asgard! – insisteva nel mettere in scena quella farsa così poco piacevole.
Thor invece sembrava piuttosto lieto di essere appellato in quel modo.
Mi resi conto di quanta somiglianza corresse tra i due: mani sui fianchi, sguardo arrogante con iridi azzurre e folti capelli biondi che ricadevano sulle spalle.  
- Non tutte le guerre si vincono con la forza, Finna.
Non era stato Thor a parlare, nonostante si fosse prodigato a pronunciare parole che furono macchiate dall’interveto di una voce cristallina. Immediatamente la voce acquisì un volto, uno di quei volti che difficilmente si riescono a dimenticare. La bellezza tra gli asgardiani era rinomata, così come anche tra il Popolo di Alta Foresta e non mi stupii di scorgere una bella donna tra loro. Lunghi capelli biondi come l’oro si scioglievano sulle spalle senza la pretesa di avere un ordine prestabilito. Le punte erano inumidite dalla neve che aveva arrestato la discesa quella mattina stessa. Non potevi evitare di osservare le mani appena appoggiate sulle spalle del ragazzino, cosparse dal sangue. Dita affusolate che non potevano appartenere ad una popolana ma che al tempo stesso erano macchiate di porpora e polvere. Solo alla fine decisi di volgere l’attenzione su suoi occhi chiari che avrebbero potuto imbarazzare il cielo -stesso per aver strappato ad esso una tale luce.
- Mi permetto di dissentire, mia Signore: non si dovrebbe sottovalutare un braccio in grado di sollevare la spada per il bene del proprio popolo – intervenne Thor che andò ad incrociare le braccia al petto.
Sollevai ancora una volta gli occhi al cielo, già annoiato per quel principio di conversazione che non aveva nulla di interessante. Desideravo solo far ritorno ad Asgard e non poterlo ancora fare mi costringeva a rinnovare una pazienza che si stava esaurendo. Al contempo la giovane donna scosse la testa per nulla intimidita dalla presenza dei due Principi.
- Se il braccio non è governato da una buona testa, non vi trovo alcuna utilità. Guardatevi intorno, proprio a causa della forza e della brutalità siamo stati ridotti a tutta questa sofferenza.
Thor sollevò un sopracciglio e storse leggermente il naso, contrariato da quella risposta piuttosto audace, soprattutto nel momento in cui era giunto per porre fine alla lunga ed interminabile battaglia contro i Giganti di Ghiaccio.
- Questo è il modo che il Popolo di Alta Foresta ci offre per ringraziarci del nostro intervento?
Lei sorrise all’angolo delle labbra. Un sorriso su cui non potei evitare di notare un velo di ironia e freddo distacco. Ebbi la sensazione che per qualche motivo ella dovesse portare con sé un peso troppo grande per quelle spalle così piccole.
- Vi ringrazio per ritenermi all’altezza di rappresentare un popolo intero, ma quel che intendevo fare non era certo biasimarvi.
Finna ridacchiò mentre sollevava la testa verso di lei per potersi agganciare a quel sorriso che non riusciva a vedere da tanto, troppo tempo.
- Ritengo onorevole chiunque abbia il coraggio di affrontare a questo modo un Principe senza alcun timore.
Questa volta fu Thor a sfoderare uno dei suoi migliori sorrisi ed io non potei che lasciarmi andare ad un lungo sospiro colmo di noia.
- Io però voglio diventare lo stesso come Thor, figlio di Odino.
Fu la goccia che fece traboccare il vaso. Roteai gli occhi al cielo e compii un passo avanti per superare i tre, eccessivamente stanco nell’assistere ad un teatrino simile. I bambini come Finna rappresentavano un ricordo troppo aspro poiché somigliava terribilmente a Fandral quando entrò a fa parte della nostra – o di mio fratello – cerchia di amici, sempre intenzionato a ricalcare le azioni di Thor.
- Se abbiamo terminato i convenevoli, noi dovremmo recarci al cospetto di un certo Lord.
Interruppi finalmente la loro conversazione di poco conto e non mi voltai nemmeno per osservare la reazione della giovane donna. Thor si congedò con maggiore cortesia e quando mi si affiancò non poté evitare di affliggermi una gomitata dritta al costato per farmi capire che il mio comportamento non era stato d’eccezione.
 
Il Palazzo di Álfheimr somigliava ad uno degli antichi templi che erano stati costruiti da Bor dopo che gli Elfi Oscuri avevano tentato di distruggere i Novi Regni e ancora si ergeva, magnifico, di fronte a noi.
Un tempo l’oro stesso costeggiava le grandi porte che lasciavano entrare all’interno della casa del Lord, consumato poi dalle nevi e dai ghiacci provocati dai lunghi inverni che fecero scivolare via ogni bellezza che con fatica era stata costruita tanto tempo prima. Ai nostri occhi appariva ormai come un luogo spoglio e senza vita e quando vi entrammo, varcando la soglia, ci ritrovammo davanti ad un lungo corridoio bianco e spoglio.
Il Lord di Alta Foresta giaceva sul trono stancamente, ma cercando di mantenere un minimo di dignità sotto la lunga barba ingrigita che scivolava sul mento: ci aveva attesi a lungo dopo la battaglia e nonostante le ferite che si era procurato non aveva desiderato esimersi da quel compito. Prima i doveri e poi tutte le cure del proprio corpo sembrava dire con gli occhi.
- Lord di Álfheimr , come potete vedere siamo qui per mantenere fede alla nostra alleanza. Nostro padre, Odino, ci ha pregati di porgervi le sue scuse per non esser stato presente oggi: non è solo questo il regno ad esser stato attaccato dai Giganti di Ghiaccio.
L’intervento di Thor arrivò presto e senza timore, si ergeva come se si considerasse il legittimo successore di suo padre, escludendo completamente me che come un’ombra giacevo alle sue spalle.
- Thor, figlio di Odino, sei il benvenuto alla mia corte e lo è anche Loki dagli scuri capelli.
Non mancai di sorridere all’angolo delle labbra, considerando che non fosse affatto casuale far notare apertamente quel particolare. Io ero sempre stato diverso da tutti gli altri asgardiani, nessuno era simile a me.
- Ci avete liberato da una grande turbamento. Per anni siamo stati costretti ad affrontare i Giganti da soli e ci hanno stremato, abbiamo perso molti uomini, le nostre case sono andate distrutte.
La voce del Lord era pesante come l’età che portava con sé, o la stanchezza verso un mondo che molto presto avrebbe lasciato.
Thor non ebbe il tempo di rispondere poiché alle loro spalle giungeva il suono di passi misurati che interruppero il discorso tra il futuro re di Asgard e il Lord dell’Alta Foresta. Ci voltammo per comprendere di chi si trattasse ed entrambi rimanemmo stupiti nell’incontrare un viso che avevamo lasciato all’ingresso del Palazzo. Le mani di lei non erano più sporche di sangue ma le guance erano tinte di polvere, così come i suoi occhi erano diventati più scuri, annebbiati.
Inizialmente non mi spiegai il motivo di quella venuta, almeno finché non ebbi una chiara risposta all’udire delle sue parole.
- Padre voi siete ferito e avete bisogno di cure immediate. Non è un bene che vi sforziate così tanto!
Il Lord scosse lentamente la testa dall’alto del suo scranno, ricoperto da una pelle di lupo che nascondeva le fasce insanguinate intorno al torace.
- Ho il piacere di presentarvi mia figlia, Lady Sigyn, la quale deve aver dimenticato le buone maniere.
L’eccessivo sforzo nel parlare gli causò un profondo rantolo di tosse che lo costrinse a sospingersi in avanti per placare il dolore al petto. Sigyn accorse verso di lui per poterlo aiutare, scostandogli i lunghi capelli grigi dal viso perché non ne fosse infastidito.
Io, quanto Thor, rimasi incredulo nel ritrovarmi di fronte alla figlia del Lord di Alta Foresta, con i lembi dell’abito sporchi di fango e le calzature altrettanto malmesse. Dunque non era una guaritrice, né una donna del popolo, ma nessuno di noi comprese il motivo per cui si fosse data tanto da fare all’esterno del Palazzo quando suo padre stesso giaceva in simile condizioni.
 - Abbiamo avuto modo di constatarlo in precedenza, proprio poco fa – rammentai con una considerazione che mi costò una seconda gomitata al fianco da parte di Thor.
- Ebbene? Ho solo detto la verità, non ci ha dato un grande benvenuto. E’ dovere dei figli dei Lord rispettare gli ospiti, soprattutto se sono alleati. Soprattutto se sono dei principi – sussurrai  in risposta al gesto di mio fratello.
Lady Sigyn aveva udito perfettamente anche quel sussurro, il soffitto alto del Palazzo permetteva un’ottima acustica e nulla poteva sfuggire a chi desiderava ascoltare, ma non disse nulla in contrario.
- Io e i due figli di Odino abbiamo già avuto occasione di conoscerci e scambiare poche ma illuminanti opinioni - Sigyn lanciò un’occhiata fugace verso di noi come a volerci ammonire visto le condizioni in cui il Lord riversava e che non sarebbe stata quella l’occasione giusta per giungere a delle trattative.
- Vostra figlia ha ragione: non abbiamo alcuna urgenza di discutere. Porterò i vostri omaggi a mio padre, con la speranza che questa alleanza non si spezzi mai.
- Diplomatico…
Aggiunsi in un sussurro divertito dopo aver ascoltato le parole di mio fratello. Nonostante ciò la parola di Thor fu legge e il Lord di Alta Foresta si ritirò assieme a sua figlia. Noi,  una volta congedati, potemmo raggiungere i nostri compagni e far ritorno ad Asgard.



 
**
 
 

Asgard, un anno dopo

Odino camminava intorno alla fontana crepitante d’acqua all’interno della stanza della Regina, la quale era seduta sul bordo di essa con le mani conserte, in attesa che il marito prendesse parola.
- E’ trascorso un anno dalla battaglia di Álfheimr ma i Giganti di Ghiaccio non si sono mai del tutto ritirati. Il Lord dell’Alta Foresta sta invecchiando, porta ancora sulle spalle il lutto della sua amata moglie.
Frigga alzò un sopracciglio biondo. Lady Hylda era morta molti anni prima e ricordava perfettamente la disperazione del padre e della figlia.
- Questo lo so bene, ma cosa esattamente vorresti fare?
Odino arrestò il passo  e si fermò di fronte a lei, sospirò a lungo prima di concludere la sua riflessione.
- Dobbiamo rafforzare l’alleanza con Álfheimr, Thor verrà incoronato re molto presto e ha bisogno di una moglie saggia al suo fianco. Si dice che Lady Sigyn sia fedele ad Asgard, con il loro matrimonio giungeremo ad un accordo più stretto.
Frigga lo guardò a lungo negli occhi per poi sorridere all’angolo delle labbra rosse. Non era più giovane come un tempo ma la sua bellezza era rimasta intatta.
- Hai timore che qualcosa possa far desistere il Lord dell’Alta Foresta?
- Si, la disperazione.
Dopo anni di distruzione, chi mai avrebbe potuto soccorrerlo? Forze oscure incombevano sui Nove Regni ed era bene mantenere salda ogni alleanza.
- E’ deciso: il matrimonio avverrà dopo l’incoronazione.

Bisogna fare attenzione poiché ogni spiraglio è in grado di porgere l’orecchio ed ascoltare. Io non avevo fatto altro che sporgermi appena sul ciglio della loro stanza per afferrare parole che mi strinsero appena il cuore. Dunque l’incoronazione era stata decisa, così come il matrimonio di mio fratello. Ed io? Messo da parte, come ogni giorno della mia vita.

In tal modo era stato scritto il destino di Thor e della sua futura moglie.








// NdA:

Salve a tutti! 
Ho deciso di scrivere una storia sulla coppia Sigyn/Loki con una trama leggermente particolare. Immagino che siano stati colti i riferimenti favolistici (come nel prologo il riferimento ad un sonno eterno). 
L'arco temporale della storia è molto lungo, va dal periodo precedente all'esilio di Thor su Midgard a Thor II - The Dark World. Essendo una raccolta di one-shot gli episodi saranno distaccati ma il punto centrale sempre il medesimo. In più le one-shot saranno divise tra il punto di vista di Loki e quello di Sigyn.


Grazie,
Yoan
 

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Capitolo 2
*** New World ***




 

II - New World 



 

 
SigyN


Mai più avrei rivisto la mia stanza al Palazzo di Alta Foresta. Mai più avrei varcato la soglia di quella che un tempo avevo chiamato casa. Il mio destino era stato descritto sin dall’infanzia e mio padre non aveva avuto intenzione di rivelarlo a nessuno, men che meno ad Odino. Io rappresentavo l’unica salvezza per il Regno affinché fosse protetto dai Giganti di Ghiaccio, ma nessuno era a conoscenza del fatto che un giorno loro stessi mi avrebbero condotto via. Avrei dovuto incarnare una bugia o peggio ancora: un inganno.
Difficilmente mi lasciavo guardare allo specchio, ogni volta che tentavo di incontrare il mio riflesso mi sentivo irrimediabilmente scossa dal fastidioso senso di oppressione che mi occludeva il respiro. Viva per un inganno, sarei sopravvissuta con esso fino alla fine. Ero davvero pronta a diventare la futura Regina di Asgard e moglie di Thor?
Un anno prima avevo avuto l’occasione di incontrarlo e nei suoi occhi azzurri vi era dipinto il desiderio di governare sui Nove Regni per dimostrare il proprio valore. Sarei stata in grado di amarlo? Sorrisi appena scostando lo sguardo dallo specchio: che sciocchezze, matrimoni simili non prevedevano affatto l’amore, ma forse sarebbe nato l’affetto. Trascorsi qualche istante a sospirare e ad accarezzare le morbide ciocche bionde che mi ricadevano sulle spalle, quel pensiero fugace doveva essere esiliato in un angolo lontano della mia mente.
- E’ un vero peccato che dobbiate tagliare i capelli, Lady Sigyn.
Ygritte, la mia dama di compagnia, comparve accanto al mio riflesso. Aveva solo quindici anni ma per me rappresentava un’amica, forse anche una sorella a cui non avrei potuto rinunciare. Solo a lei fu concesso di seguirmi ad Asgard per affrontare una nuova vita.
Ogni donna prima del matrimonio doveva accorciare la lunga chioma per lasciare alle spalle la condizione di nubile ed essere pronta a vivere un nuovo futuro accanto all’eterno compagno. Ma io non ero ancora pronta a dimenticarmi di me stessa, né a cambiare per un matrimonio combinato che non desideravo contrarre. La lealtà che Alta Foresta nutriva verso Asgard però si incarnava nella figura mia e di mio padre e non potevo sottrarmi ad un compito simile.
In passato mia madre mi aveva salvata da morte certa ma il prezzo pagato era stato troppo alto: i Giganti di Ghiaccio non risparmiarono il popolo da atroci sofferenze e lei si perdonò mai, probabilmente si lasciò morire giorno dopo giorno. La mia vita per la sua. La mia vita per un popolo intero.
Un giorno il mio destino si sarebbe compiuto bussando alla porta per ricordarmi della maledizione che mi era stata inflitta. Nessuno può rifuggire da ciò che le stelle hanno scritto.
- Non li taglierò oggi, né domani. Le nozze sono ancora lontane e per il momento voglio conservare ancora qualcosa che mi appartiene.
Ygritte mi sorrise dolcemente e annuì per poi porgermi un lungo mantello di broccato che mi avrebbe protetta dal freddo. Mi alzai lasciandomi aiutare ad indossarlo e poi le sfiorai le mani per ricambiare tanta devozione.
- Sono consapevole del fatto che ti sto chiedendo di lasciare la tua famiglia per seguirmi, ma se preferisci rimanere qui, io non ti biasimerò. Perché dovremmo essere in due ad avere nostalgia di casa?
La giovane ragazza dai capelli rossi come il fuoco scosse lievemente la testa per poter rincuorarmi rincuorare.
- Ormai siete voi la mia famiglia, Lady Sigyn. Voglio seguirvi ad Asgard e quella diventerà la nostra nuova casa – mi rassicurò, come era solita fare.
- In questo modo soffrirò meno la solitudine – le sorrisi prima di sciogliere la presa sulle sue mani.
Era arrivato il momento di lasciare l’Alta Foresta ed iniziare una nuova vita.




 
**


 
 
LokI

 
Tutta la corte era in fervente attesa per l’arrivo di Lady Sigyn, la sala del trono era stata adibita a festa per accogliere la futura moglie di Thor, il legittimo erede al trono. Alla sola idea di designarlo in quel modo provai un brivido correre lungo la schiena che scossi immediatamente per scacciare quella sensazione di disagio.
Era immobile accanto a me ed entrambi tenevano le braccia serrate lungo i fianchi, nonostante a differenziarci fossero proprio i nostri sguardi. Thor non smetteva di mordersi l’interno della guancia con fare nervoso mentre io sospiravo annoiato per una festa a cui non avrei desiderato partecipare. Non invidiavo di certo il matrimonio di mio fratello, soprattutto perché la donna scelta per lui non rientrava affatto nei suoi piani ma dovette chinare la testa di fronte alla decisione di Odino.
- Thor smettila, sembri una verginella durante la sua prima notte di nozze ed il matrimonio non ci sarà che tra qualche mese – il mio rimproverò giunse con sarcasmo e puntuale divertimento, amavo infastidirlo per mettere alla prova la sua virilità.
Thor storse le labbra in una smorfia e mi guardò in tralice.
- Perdonami fratello se a breve avrò l’onore di conoscere la donna con cui trascorrerò l’eternità, nonostante io non abbia alcuna intenzione di prenderla in moglie.
Inarcai un sopracciglio e mi voltai appena per poter incontrare i suoi occhi azzurri, i quali nascondevano un velo d’ira a dir poco preoccupante.
- In realtà è una recente conoscenza, ricordi?
Quel mio puntualizzare la situazione lo infastidì a tal punto che lo vidi pronto a tirarmi un pugno nello stomaco, ma fu costretto ad arrestare la sua irruenza quando le porte della grande sala si aprirono per permettere al corteo di dame del regno di Álfheimr di presentarsi al cospetto del re di Asgard.
Una lunga schiera di fanciulle avvolte in abiti lussuosi si incamminò verso la direzione del trono dove Odino era seduto, mentre mia madre gli rimaneva accanto come suo solito, mostrandosi in tutta la sua eleganza.
- Almeno questa volta non è ricoperta di fango, no? – ironizzai, sapendo perfettamente che mio fratello non avrebbe preso quella battuta per il verso giusto.
- Stai un po’ zitto, Loki.
Il suo rimprovero fu udito da I tre guerrieri che erano posizionati di fronte ai noi, in quanto  valorosi – decisamente opinabile -  soldati di Asgard. Lady Sif per un attimo indugiò a tenere lo sguardo in quello di Thor e mi parve essere incapricciato.
Odino fece cenno a Thor di accogliere la propria ospite come era suo dovere fare e quest’ultimo non mancò di comportarsi in maniera degna di un principe. Si avvicinò a lei e le porse una mano per poterla stringere delicatamente nella propria, fino a sfiorarla con le labbra come segno di rispetto.
- Benvenuta ad Asgard, Lady Sigyn.
Ne conseguirono frasi studiate, educati inchini, sorrisi preparati. La giovane ragazza proveniente dal Popolo di Alta Foresta non sembrava essere a disagio ma al tempo stesso i suoi occhi silenziosi e pazienti reclamavano di essere lasciata tranquilla, anziché pretendere di sottostare a tutte quelle attenzioni.
- Mio Re, vi porto gli omaggi da parte di mio padre il quale vi è grato per aver deciso di rendere tale onore alla nostra famiglia, concedendomi un titolo così elevato – le parole di Sigyn erano miele alle orecchie di Odino, il quale sorrise con dolcezza, proprio come un padre verso una figlia ritrovata.
- Il leale Lord vostro padre sarà sempre benvenuto ad Asgard, so che la sua salute è stata compromessa dalle innumerevoli ferite riportate durante l’ultima guerra.
Sigyn sollevò il volto verso di lui ma non ebbe il coraggio di fare lo stesso con il suo futuro sposo che le era rimasto accanto ad osservarla, studiandone ogni fattezza e movimento.
Ebbi la sensazione di osservare un uccellino in gabbia che non poteva spiegare le ali per volare via, forse solo io mi accorsi di quel repentino cambiamento che scorsi nei suoi occhi chiari.  
- E’ così, infatti.
La voce di Sigyn parve incrinarsi appena e si trattenne, come se soltanto in quel momento avvertisse tutta la pesantezza di un compito grande come quello che avrebbe dovuto sorreggere in futuro..
Il lungo ed interminabile silenzio fece comprendere al Padre degli Dèi che non sarebbe stato quello il momento adatto per discutere di diplomazia, così lasciò che la festa iniziasse.
Thor ne approfittò per condurre la sua futura sposa in disparte per dirsi onorato di diventare suo marito, mentre lei non accennava nemmeno ad arrossire. Tacitamente rispondeva con qualche sorriso mesto e uno sguardo che la diceva lunga sul suo stato d’animo. Non era in grado di mentire nemmeno se avesse voluto farlo e più mi ostinavo a studiare il suo modo di fare, più mi rendevo conto di quanto la sua purezza si avvicinasse alla sincerità.
Rimasi in disparte ad osservare la scena con un certo divertimento, mi parve di notare in Lady Sigyn barlumi di testardaggine, cosa che forse avrebbe potuto infastidire mio fratello che possedeva un carattere altrettanto simile.  
Non potei al tempo stesso evitare di notare la presenza di Lady Sif che si era distaccata dal gruppo dei suoi amici, intenta a sorseggiare idromele con una calma eccessiva. Dunque ne approfittai per avvicinarmi.
- Sembra che i due innamorati abbiano trovato la giusta atmosfera, non è così?
Lady Sif sussultò quando udì la mia voce farsi strada nelle proprie orecchie, non si aspettava di sentire una cosa simile.
- Innamorati?
Amavo giocare con i suoi sentimenti poiché eravamo sempre stati in conflitto sin dall’infanzia e mai avevamo trovato un punto di contatto. Ci detestavamo ed era evidente agli occhi di tutti.
- Lo saranno presto, ne sono convinto. In fondo come potrebbe essere altrimenti? Lady Sigyn è un incanto.
Mentivo. Avevo indugiato su di lei il tempo di un battito d’ali. La prima volta che la vidi la osservai solo con un certo disprezzo accompagnato dalla noia e solo ora avevo preso a studiarla per puro divertimento, ma non mi ero mai soffermato a pensare sul fatto che potesse essere bella. La bellezza degli Asgardiani era rinomata quanto quella di Alta Foresta.
Mi accorsi di come Lady Sif si morse il labbro inferiore e strinse il bicchiere di cristallo tra le proprie mani, prima di terminare l’idromele tutto d’un sorso.
- Non potrei che essere felice se mai dovesse accadere – la risposta della guerriera fu dettata dalla convenienza, più che dalla sincerità e ancora una volta  riuscii a comprendere il significato velato di quelle parole.




 
**
 


 
SigyN

 
Sorridere forzatamente non era mai stato così faticoso. Tentavo di ascoltare, ma le mie orecchie sembravano chiudersi ad ogni parola. Thor mi aveva introdotto all’interno della sua compagnia formata dai Tre Guerrieri e la bella Lady Sif, la quale non aveva mostrato per tutto il tempo che altrettanti sorrisi nervosi ed intermittenti.
Eravamo tutti pessimi attori, inclusa me stessa.
Avvertivo in maniera eccessiva il disagio che tutti provavano nell’avermi accanto, proprio perché rappresentavo un’estranea che presto o tardi sarebbe diventata la futura Regina di Asgard. Non potevo certo biasimarli. Stanca ormai di racimolare attenzione rivolsi lo sguardo verso colui che era stato lasciato a se stesso o che spontaneamente si era tirato fuori dalla festa.
Loki, il Principe dagli scuri capelli, così come mio padre lo aveva designato, era rimasto in piedi accanto ad una delle colonne della sala. Teneva in mano un bicchiere di idromele e lo rigirava tra le mani a lungo, forse in attesa che la serata volgesse al termine il prima possibile.
Dunque mi congedai con il consenso del mio futuro sposo e mi avvicinai a suo fratello con passi lenti e misurati.
- Siete stato l’unico a non avermi accolto – suonò come un rimprovero ma in realtà la mia intenzione era quella di aprire una conversazione.
Mi ero avvicinata a Loki tenendo le mani conserte e mi affiancai a lui per poter avere l’intera visuale della festa a mia disposizione.
- Ricambio semplicemente l’accoglienza del nostro ultimo incontro.
- E anche primo, se non erro. Siete rancoroso?
Probabilmente errai nel mostrare tanta confidenza in modo così facile nei suoi confronti, ma non potei fare a meno di comportarmi in quel modo. Rimasi stupita dal fatto che non volle rispondere a quella domanda ma che anzi finse di non aver colto la provocazione, perché di tanto si trattava.
- Non ditemi che siete già terribilmente annoiata dal vostro futuro marito? – questa volta fu lui a mettermi sotto scacco.
Non mi tirai indietro poiché non avevo timore di dimostrare agli altri ciò che pensavo. Mia madre mi aveva cresciuta con l’idea che l’onestà e la lealtà mi avrebbero condotto sulla strada giusta da prendere, nonostante poi ella stessa decise di non seguire i  suoi stessi insegnamenti.
- No, affatto. Semplicemente i racconti di guerra non sono allettanti per una giovane fanciulla che ha visto il proprio regno cadere ai piedi di mostri senza pietà.
Notai il modo in cui Loki strinse le labbra con forza, come a voler trattenere una risata di fronte a quella considerazione.
Suo fratello amava narrare le proprie avventure e quelle dei Tre Guerrieri a chiunque fosse pronto ad ascoltarle, era il suo vanto quello di dimostrare agli altri il proprio valore sul campo di battaglia ed imparai a capirlo con il  tempo.
- Cosa vi fa credere che invece la mia compagnia possa risultare più allettante? – utilizzò di proposito il mio stesso termine ed allungò lo sguardo verso di me mentre teneva le braccia dietro la schiena che incurvò appena per poter cercare il mio sguardo.
Non mostrai paura di indugiare nei suoi occhi verdi e mi limitai a stringermi nelle spalle come se quella fosse una considerazione del tutto normale.
- Siete rimasto in disparte per tutta la sera e sembravate piuttosto divertito da ciò che stava accadendo intorno a voi. Ne deduco perciò che la vostra sia una compagnia interessante. Chi apprezza la semplicità deve avere molta intelligenza.
- Come se si potesse soppesare una cosa simile…
Mi schernì ma io mi ostinai a non indietreggiare.
- Però ho ragione: non avete ancora raccontato nulla riguardo le mirabolanti avventure che avete avuto la fortuna di vivere.
Insistetti ancora una volta e Loki strinse il pugno della mano con forza, prima di inumidire le labbra e sorseggiare l’ultimo goccio di idromele.
- Lascio quel compito a mio fratello: non mi elogio mai da solo.
- E nessuno lo fa mai per voi?
- Siete irrimediabilmente fastidiosa, Lady Sigyn. Vi pregherei di rimanere al vostro posto e smetterla di riempirmi di domande. Non sono io l’uomo con cui convolerete a nozze e non ho alcuna intenzione di accollarmi un simile supplizio.
Le sue parole tagliarono di netto la conversazione in un istante e si allontanò di gran passo per lasciarmi da sola in un vuoto silenzioso.
In quel momento non potei comprendere il motivo di tanta rabbia improvvisa ma di certo aveva rispecchiato il Principe  di cui aveva memoria. Egocentrico, come il fratello. Ma in maniera irrimediabilmente diversa. La mia improvvisa solitudine fu poi cancellata dall’arrivo delle dame che sarebbero rimaste solo fino al mio matrimonio e che poi sarebbero tornate indietro, lasciandomi in un mondo che avrei dovuto imparare ad apprezzare.

Le mie camere traboccavano di ricami dorati, degne di una Principessa. Non ero abituata ad uno sfarzo così eccessivo e alla preoccupazione che vi era dietro nel volermi rendere lieta di trovarmi in quel luogo del tutto sconosciuto. Mi guardavo intorno e non riconoscevo nulla di mio, nulla che mi appartenesse. Soltanto la presenza di Ygritte mi rassicurava, soprattutto nel momento in cui mi sciolse i lunghi capelli biondi per districarli dai nodi come era solita fare ogni sera.
Non ebbi modo di intavolare una conversazione poiché troppo presa dal comportamento che Loki mi aveva riservato e al contempo dalle premurose attenzioni che Thor aveva tentato di procurarmi. Quando sarebbe stato il momento adatto per rivelare la mia maledizione?
- Sei molto silenziosa questa sera, Ygritte – non desideravo pensare e gettai sulla mia dama di compagnia il mio stesso comportamento.
Avevo notato un sorriso affiorare sulle sue labbra rosse, per tutto il corso della serata non avevo avuto modo di scambiare con lei nemmeno uno sguardo.
- Perdonatemi Lady Sigyn ma il viaggio è stato lungo e non sono abituata a tardare così tanto l’ora del riposo. La festa in vostro onore ad ogni modo è stata deliziosa! – la felicità nella sua voce mi riscaldò l’animo e non potei che condividere almeno un po’ di quel sorriso solare.
 - Sono felice che tu sia riuscita ad integrarti a corte, non potrei chiedere di meglio.
- Vi ringrazio mia Signora. Inoltre…
Non mi era mancata l’intuizione che dovesse esserci dell’altro.
- Ho avuto occasione di conversare con un gentiluomo affascinante. Credo che si chiamasse Fandral, se la memoria non mi inganna – il sospiro appena trattenuto di Ygritte valse quanto i suoi sguardi sognanti.
La osservai all’interno dello specchio con devota attenzione e sospinsi i pensieri verso il viso associato al nome di uno dei compagni del mio futuro sposo. Fandral, lo spadaccino migliore di tutti i Nove Regni. Non mi ero ancora creata un’idea precisa di lui ma avevo notato il richiamo che possedeva tra le giovani fanciulle ed Ygritte probabilmente si era comportata al medesimo modo.
Mi decisi a non ostacolare il suo interesse e preferii farmi da parte, lasciando che potesse imparare da sé ad affrontare simili situazioni.
- Credo di aver compreso a chi appartenga l’appellativo di ‘gentiluomo affascinante’ – le sorrisi mesta.
-  Come lo è il vostro futuro sposo, non credete Lady Sigyn? – mi osservò allo specchio lanciandomi uno sguardo carico di entusiasmo che io non riuscii a condividere.
Lo era, su questo non c’era dubbio. Thor possedeva tutte le qualità che una donna avrebbe potuto desiderare ma al tempo stesso vi era qualcosa che non lo rendeva abbastanza. Di lui avevo notato principalmente l’arroganza e il modo egocentrico di imporsi sugli altri, ma non potei evitare di affidargli anche il possesso di un cuore leale e sincero. Mi limitai ad annuirle.
- Di certo si differenzia molto da suo fratello: pare che non sia molto benvoluto a corte.
Sollevai gli occhi su Ygritte, voltandomi verso di lei e lasciando che le ciocche di capelli ricadessero sulle spalle.
- Per quale motivo?
- Non sono ancora riuscita a comprenderlo. Temo che sia dovuto al suo carattere particolare, o al fatto che abbia ereditato i poteri magici di sua madre. Ammetto che quando ho incontrato il suo sguardo ho provato un brivido di timore. Per voi non è stato lo stesso, Lady Sigyn? – mi domandò ingenuamente prima di legare la lunga chioma bionda in una treccia.
- E’ il timore verso coloro che riescono a comprendere i tuoi pensieri senza che tu dica nulla.
 
 
 





//NdA:
 
 Salve! 
Ecco qui il secondo capitolo. Prima di tutto vorrei ringraziare Helen L per aver recensito; aliena, Emi14, Loki__Laufeyson, Miyoku_chan, Silver Loreley e Violetta_ per aver inserito la storia tra le seguite;  Lady Sigyn per averla inserita nelle ricordate eHelen L tra le preferite. 
° Ygritte ha il volto di Isolda Dychauk
Grazie mille e alla prossima! 

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Capitolo 3
*** Good Morning ***




 

III - Good Morning



 

 
SigyN

L’alba ad Asgard era lo spettacolo più bello che avessi mai potuto vedere. Quei colori tiepidi,
caldi, l’oro traboccante da ogni riflesso del sole sui fiumi che scorrevano intorno alla città: tutto sembrava un sogno. Affacciata alla finestra della  camera avevo gettato un’occhiata all’esterno per osservare quel nuovo mondo a cui mi sarei dovuta abituare e in quel momento non mi rammaricai affatto di aver lasciato il regno di Alta Foresta.
Per anni mi ero risvegliata con le membra gelide e gli occhi colmi di neve che non si sarebbe sciolta facilmente, nemmeno nelle più calde giornate di sole, a causa delle incessanti lotte contro i Giganti. La notte trascorsa tra le nuove lenzuola fu stranamente piacevole, non credevo che avrei facilmente preso sonno.
Per quella giornata Thor mi aveva promesso una visita alla città così da farmi conoscere i luoghi più belli del Regno, un consiglio che la Regina stessa aveva suggerito all’orecchio del figlio, di modo che si creasse l’occasione per trascorrere del tempo insieme.
- Lady Sigyn, il principe vi attende insieme ai suoi compagni.
Ygritte aveva un incedere leggero e quasi non mi ero accorta del suo arrivo all’interno della stanza. Ma ciò che aveva detto mi risultò particolare, quanto strano.
 - I suoi compagni?
Il primo pensiero che mi balenò fu l’idea della presenza di Loki. Non che desiderassi la sua lontananza ma il timore di urtarmi di nuovo con lui crebbe in modo smisurato, senza che riuscii a comprenderne il motivo. Da provocazione nasce altra provocazione e speravo di non ricadere ancora nel tranello.
- I Tre Guerrieri e Lady Sif, ho notato soltanto la loro presenza – sorrise Ygritte all’angolo delle labbra mentre le guance arrossivano smisuratamente.
Quella conferma mi bastò per trarre un respiro di sollievo, così potei abbandonarmi all’idea che il turbamento della mia dama di compagnia riguardasse la presenza di Fandral. Decisi di scostarmi dalla finestra e mi feci aiutare ad indossare la pelle di lupo migliore che avevo condotto con me. Fui felice di sapere che Loki non ci avrebbe accompagnati durante la vita e immediatamente parvi più rilassata.
Io ed Ygritte uscimmo dalle stanze e percorremmo il lungo corridoio che ci avrebbe condotto all’uscita del Palazzo dove tutti erano in nostra attesa.
Solo allora mi accorsi che esattamente dalla parte opposta stava camminando proprio colui che avrei desiderato evitare.
Gli occhi verdi e astuti di Loki si soffermarono a lungo nei miei ma non si trattò che di un breve istante in cui colse l’occasione per schernirmi. Infatti non mi volse il saluto. Passò oltre con la soddisfazione dipinta sulle labbra sottili mentre io avvertii una cieca rabbia montarmi in corpo. Strinsi i pugni con forza e mi voltai appena per seguire il suo incedere misurato.
- Buongiorno, principe Loki.
Probabilmente fu il tono di sfida nella voce che lo fece voltare lentamente, mostrandosi dimentico di non aver preso in considerazione la mia presenza. Lo sguardo di lui, freddo ed impassibile, mi provocò un brivido raggelante.
- Mi auguri un buon giorno o vuoi dire che è un buon giorno che mi piaccia o no? [1]
La mia espressione si tramutò in stupore, cosa che provocò la risata improvvisa di Loki il quale probabilmente non voleva concedermi altro tempo. Dunque si voltò per continuare sulla sua strada, lasciando me ed Ygritte immobili e spaesate. Iniziavo a comprendere il motivo per cui non doveva essere benvoluto a corte.
Ripresi a camminare per raggiungere Thor e i suoi compagni, non avevo intenzione di soffermarmi ancora di più sulla scortesia e l’atteggiamento sprezzante del più giovane dei principi.
Quantomeno trovai in Thor un sorriso anziché un sogghigno, gentilezza anziché sarcasmo.

 Asgard era luminosa e fresca come un giardino fiorito ed io fui totalmente rapita dagli scorci meravigliosi che si intravedevano dagli angoli più nascosti della città. Persino Ygritte era riuscita a staccare gli occhi da Fandral per concedere al proprio sguardo di immergersi nella bellezza di quel nuovo mondo.
Ciò che più mi entusiasmò fu il grande mercato che si stendeva per buona parte della più importante piazza della città, mercanti di tutti i Nove Regni si radunavano lì per vendere gli oggetti più strani che potessero esser stati costruiti.
- Leggo stupore nei tuoi occhi, Lady Sigyn.
La voce di Thor interruppe il flusso di pensieri e mi costrinse a spostare lo sguardo nei suoi occhi azzurri.
Fino a quel momento parlammo amabilmente delle meraviglie di Asgard e Thor si era mostrato gentile quanto affabile, ma al tempo stesso non aveva fatto altro che interrompere il discorso per affrontare le argomentazioni riguardo le battaglie che aveva vinto insieme ai propri compagni.
Mi sentivo felicemente impressionata  da lui, nonostante continuasse a lasciarsi cadere in atteggiamenti arroganti, come il credere di essere un Re migliore di suo padre ancor prima di ascendere al trono.
- Fino a qualche giorno fa, principe Thor, la mia vita era completamente raccolta intorno al popolo di Alta Foresta. La mia adolescenza è stata immersa nel sangue, nelle ferite e nelle morti a cui ho dovuto assistere. Questo luogo è pari ad un sogno e non potrei essere più lieta – spiegai il motivo del mio sguardo colpito dalla novità.
Thor sorrise all’angolo delle labbra, conosceva la terribile situazione di Alta Foresta e ricordava il modo in cui ci conoscemmo per la prima volta.
- Era esattamente ciò che speravo, Lady Sigyn – si morse l’interno della guancia mentre ci fermammo di fronte ad un banco per osservare alcune pietre preziose.
Avevo sempre trovato motivo interesse nello studio delle pietre preziose ed ero affascinata dalle loro qualità, ma nel mentre che ero immobile ad osservarle avvertivo la trepida volontà di Thor di non rimanervi troppo a lungo. Percepivo il suo desiderio di allontanarsi, quasi fosse richiamato da altro. Quando pensai di capire rimasi perplessa.
Il mio futuro sposo era intento ad osservare il gruppo composto da Lady Sif, Ygritte e i Tre Guerrieri che si erano accostati ai margini della piazza del mercato per lasciarci brevi movimenti di intimità. Colsi gli sguardi che furono scoccati tra Sif e Thor e non vi lessi che amarezza, un’amarezza che mi fece sentire a disagio.
Lasciai scivolare le mani lungo i fianchi e sorrisi appena.
- Non devi farmi da guida per tutto il giorno, tu conosci già le vie di Asgard. Rimarrò qui con Ygritte ancora un po’.
Thor tornò in sé e sollevò un sopracciglio, non era certo di aver compreso.
- Come?
Gli sorrisi in modo incoraggiante.
- Ho sentito dire da Volstagg che oggi giungeranno diversi guerrieri dai Nove Regni per partecipare ad un torneo, ho anche sentito che lui e tutti gli altri sarebbero andati a studiare la situazione. Và con loro, non c’è bisogno che tu rimanga qui. Io saprò cavarmela perfettamente – avevo letto nel suo sguardo quel desiderio.
 Quando il suo amico gli riferì quel particolare ebbe un fremito che gli fece mutare l’espressione del viso, era evidente a tutti quanto preferisse lasciare la visita dei mercati di Asgard e recarsi alla preparazione del torneo per conoscere i guerrieri che si vantavano di possedere la sua medesima forza.
- Ho fatto una promessa Lady Sigyn, ti avrei scortata per la città…
- Thor – lo interruppi con un gran sospiro – abbiamo tutta l’eternità per trascorrere del tempo insieme, prometto che non mi offenderò se sceglierai di andare via con i tuoi compagni. Io ed Ygritte ce la caveremo egregiamente, puoi stare tranquillo –  posai una mano su quella di lui per rassicurarlo, ma quel tocco provocò un passo indietro da parte sua, come colto dall’imbarazzo.
- Non potevo sperare di avere una futura moglie migliore, ti ringrazio – sorrise lui, ripresosi immediatamente da quel momento di incertezza. Mi afferrò con sicurezza  una mano e depositò sul dorso un bacio appena accennato per poi allontanarsi e raggiungere i propri compagni, comunicando ad Ygritte di scortarmi fino al ritorno.
Era incredibile quanto fosse facile sentirsi soli pur essendo in compagnia di qualcuno.




 
**



 
 LokI

 
Non ero in ritardo ma allo stesso tempo mia madre era ferma sulla soglia della biblioteca e teneva una mano racchiusa sul pomolo della parte, in mia attesa. Era un gesto che le capitava di fare di rado, solo quando aveva da rimproverarmi qualcosa. Eppure non appena mi vide giungere verso di lei mi tese la mano libera perché potesse stringerla e non mancai di ricambiare quel gesto affettuoso appena mi fermai di fronte  alei.
- Buongiorno, Madre.
- Che mi piaccia o no? – mi canzonò immediatamente prima di rivolgermi uno sguardo  carico di ammonizione, ma senza far vacillare il sorriso caldo dalle labbra.
Trattenni con tutte le mie forze una risata e ritirai la mano per condurla dietro la schiena.
- Avete udito tutto, non vi si può proprio nascondere niente.
- Sei stato molto scortese Loki e non ho potuto evitare di notare che anche ieri sera non sei stato rispettoso nei confronti della nostra ospite – mi indicò di entrare insieme a lei all’interno delle biblioteca.
Il Padre degli Dèi era riuscito a raccogliere innumerevoli volumi di storia e magia provenienti anche dai Nove Regni, come regalo di nozze per Frigga quando giunse il giorno della loro unione. La biblioteca crebbe ogni giorno di più sotto la supervisione della Regina e fu costruita un’ala del Palazzo interamente dedicata ad essa per permettere di contenere i libri che di volta in volta venivano raccolti.
- Ho solo ricambiato un vecchio benvenuto, tutto qui. Non ho nulla contro di lei – ammisi mentre la seguivo verso uno dei lunghi tavoli centrali dove ci mettemmo a sedere, scostando le grandi sedie intagliate con il legno più pregiato di tutta Asgard.
Quando fummo comodi e i nostri sguardi si incontrarono, mia madre mosse un nuovo rimprovero nei miei confronti.
- Sei troppo duro riguardo i tuoi giudizi, Loki. Lady Sigyn dovrà abituarsi ad una vita che è molto diversa rispetto a quella che ha vissuto fino ad ora perciò non renderle le cose più difficili di quanto già non siano – tentò di spiegarmi  mentre apriva uno dei grandi volumi dalla rilegatura rossa e me lo posizionava di fronte perché leggessi ogni parola a voce alta.
- Quale misero destino è mai questo! Sposare un principe e diventare regina in futuro, come ho fatto a non pensarci prima? Dovrei essere più comprensivo, avete ragione Madre.
Frigga inclinò appena la testa di lato e si lasciò sfuggire un lungo ed interminabile sospiro. In fondo anche lei sapeva che mi ero sempre  distinto da tutti gli altri perché  in grado di riconoscere le debolezze e le fragilità di chi mi capitava intorno ma al tempo stesso non ero mai stato perspicace nei miei confronti, a detta di lei.
- Ti chiedo solo di portarle rispetto, non di diventare sua amica e confidente.
- Avete già imposto a mio fratello il matrimonio, speravo che non avreste richiesto da me un’amicizia.
Quelle parole furono dettate dall’orgoglio che si nascondeva all’interno dei miei. Mia madre era a conoscenza di quanto mal sopportassi l’idea che tutti preferissero Thor a me, che si era dimostrato un valido guerriero sul campo di battaglia, mentre io mi rifugiavo nelle nebbie per fuggire dalla morte.
 Non godevo di grande popolarità a corte, anche a causa del fatto che avevo ereditato le arti magiche che mia madre stessa mi aveva insegnato. Ma prima o poi sarebbe giunto anche il mio momento, nonostante Frigga non desiderasse altro che una mia dimostrazione di onestà e purezza.
- Con il tempo Thor imparerà ad amare Lady Sigyn, dopo il rispetto arriverà anche quello – sembrò volersi scusare Frigga di non aver dato la possibilità a Thor di scegliere lui stesso la propria compagna, ma le alleanze tra i regni in quei tempi così bui erano assolutamente necessarie.
- Un re non dovrebbe auspicare all’amore, Madre. I sentimentalismi rendono gli uomini deboli e fanno perdere di vista i propri obiettivi – le dissi con sicurezza mentre mi avvicinavo il volume tra le mani per poi iniziare a leggere ad alta voce, troncando immediatamente il discorso che stava nascendo.
Le lezioni di magia non duravano più di una mattinata ed ero sempre soddisfatto dopo aver imparato tutta la teoria necessaria per poter migliorare le mie capacità. Mia madre era un’eccellente insegnante.



 
**

 
 SigyN


 
 
Avvolta nei miei pensieri non avevo pronunciato una sola parola da quando io ed Ygritte avevamo fatto ritorno al Palazzo di Odino. Ci eravamo recate al giardino interno per accomodarci su una delle panchine di marmo in attesa che scendesse la sera e avesse inizio il banchetto.
Ygritte si mostrava lieta di quella nuova vita e non aveva fatto altro che accennare a quanto Fandral fosse un perfetto gentiluomo, con quel suo sorriso affilato e il suo sguardo colmo di fascino. Non mancai di rispondere ad ogni affermazione con un sorriso, nonostante la leggera preoccupazione che nacque per quella passione che aveva avvolto la mia dama di compagnia.
- E’ un vero peccato che il principe abbia deciso di seguire la preparazione al torneo dei Nove Guerrieri, speravo che ci scortasse per tutto il giorno.
- Mi chiedo se sia felice – mi lasciai sfuggire quella frase senza volerlo e mi resi conto che Ygritte colse l’occasione per approfondirla.
- Che cosa intendete dire?
- Se sia felice di convolare a nozze con una completa sconosciuta.
Compresi, appena pronunciata, di quanto ridicola fu quell’affermazione. Chi si sarebbe felicitato di una simile situazione? Io non lo ero, arresa all’evidenza di dover mantenere i miei obblighi, ma la speranza di una vita migliore non l’avevo ancora del tutto lasciata.
Quello sguardo amareggiato ancora era vivo e fu difficile metterlo da parte.
- Certo che lo sarà, siete splendida Lady Sigyn e tutti sarebbero felici di sposarvi – sorrise Ygritte che andò a stringermi  una mano con dolcezza.
Sospirai di fronte a quel calore e poi mi alzai in piedi per sciogliere il discorso, non volevo caricarla di problemi non suoi.
- Sarà meglio prepararsi per il banchetto, non possiamo permetterci di arrivare in ritardo – comunicai con una leggera freddezza.
Solo in quel momento mi accorsi che una figura oscurata dalle prime ombre della sera si era affacciata alla terrazza che si spiegava sul giardino e sorrideva verso di noi. Un ghigno, non un sorriso.
Gli occhi verdi di lui erano come spighe di ghiaccio in grado di conficcarsi sin sotto la pelle. Quel suo sguardo era volto a schernirmi, a prendersi gioco di me?  Che avesse udito ciò che avevo detto? Era probabile e al tempo stesso la sola idea di una tale possibilità mi fece sprofondare.
Non dovevo mostrare debolezze,  men che meno alla persona che pareva divertirsi alle spalle altrui. Chinai con imbarazzo la testa e feci segno ad Ygritte di seguirmi.
 




Note: [1] Citazione da 'Lo Hobbit'




// NdA:

Salve! Intanto grazie a tutti coloro che hanno recensito, inserito la storia tra le seguite, le ricordate e le preferite, sono molto contenta.
Per ora non siamo ancora entrati nel vivo ma presto inizieranno a succedere cose che movimenteranno le scene, soprattutto da quando Loki e Sigyn si fermaranno a parlare seriamente invece di ignorarsi ;). 
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto e che continuerete a seguire, grazie mille! 

 

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Capitolo 4
*** Light ***




 

IV - Ligth
 




SigyN
 
La notte era splendida su Asgard, si estendeva sull’intero Palazzo con le luci soffuse delle stelle e le ombre delle nuvole, come potevo ritirarmi nelle mie stanze di fronte ad uno spettacolo simile?
Avevo tentato di addormentarmi smisurate volte ma senza riuscirvi, dunque tanto valeva impiegare il tempo nel migliore dei modi. Il banchetto di quella sera era terminato già da diverse ore e tutti si erano ritirati nelle proprie camere dopo di me, che avevo accennato ad una scusa per allontanarmi prima. Ygritte mi aveva seguita  solo per aiutarmi a sistemarmi per la notte, intrecciandomi i lunghi capelli biondi con un nastro, per poi far ritorno alla cena e trascorrere altro tempo con l’oggetto del suo amore.
Per un istante provai una lieve invidia nei suoi confronti, così giovane e bella, ammaliata da pensieri effimeri e superficiali. Io  forse non avrei mai avuto nulla del genere. Nessuna leggerezza a cui pensare.  Quando fui certa che il Palazzo si addormentò con il calare della notte, decisi di uscire dalla  stanza per potermi recare alla grande terrazza che si affacciava sui giardini interni, avrei avuto occasione di studiare le stelle dal punto più bello di tutta Asgard. Indossavo un lungo abito bianco e la treccia bionda si adagiava sulla schiena, percorrendola interamente.
Certa di essere sola appoggiai i gomiti sul parapetto di marmo e sollevai gli occhi verso il cielo, senza mancare di sospirare. Mi mancava Alta Foresta, mio padre e tutto ciò che avevo lasciato lì. Mi mancava la mia vita, il modo in cui mi prendevo cura del popolo. Sentendomi in colpa per ciò che avevo procurato non potevo che ricambiare dando tutta me stessa, apprendendo l’arte dei cerusici. Non ero rimasta che un’allieva e non avrei potuto proseguire i miei studi in quel campo.
- Non credevo che a quest’ora della notte ci fosse qualcuno, perdonatemi, vi lascio sola.
Riconoscere quella voce mi fu troppo facile e voltarmi fu invece più difficile del previsto. Incontrai gli occhi verdi di Loki che si era accorto del mio sussulto improvviso. Morsi l’interno della guancia e rimasi in silenzio pochi istanti prima di rispondere.
- Loki – soppesai il suo nome con attenzione – rimanete, non si disdegna mai la compagnia. Sarebbe un gesto davvero scortese se vi chiedessi di andare – aveva l’aria di un pallido fantasma apparso solo per arrecarmi fastidio con quel suo modo di fare saccente e per nulla incline alla gentilezza.
- Ma almeno sarebbe sincero – intervenne lui in modo netto e tagliente, ma al tempo stesso si avvicinò tenendo le mani serrate dietro la schiena.
Il suo sguardo era curioso e terrificante. Avevo timore di lui? Ancora non riuscivo a credere che fosse davvero in grado di scovare nella profondità della mia anima. Ma davanti a quegli occhi così intensi mi sentivo persa, disturbata.
- Che intendete dire?
Quell’affermazione priva di esplicazione mi aveva resa nervosa. Le mani corsero a stringere le vesti bianche, avevo bisogno di un appiglio per non perdere la pazienza. Loki fece un passo avanti e fu sfiorato dalle luci fioche delle stelle che brillavano su di noi, appoggiò i gomiti sul parapetto di marmo e sollevò gli occhi verso il cielo. Non si degnò nemmeno di guardarmi in viso, cosa che in realtà mi tranquillizzò. Non riuscivo a capacitarmi del suo ingresso in quella circostanza visto il trattamento che mi aveva riservato fino a quel momento.
- Lo avete detto voi stessa: sarebbe un gesto scortese se mi chiedeste di andare via. La vostra non è altro che buona educazione, la maniera che vi hanno insegnato per comportarvi con qualcuno che vi è di gran lunga superiore. Avrei preferito un briciolo di sincerità.
Mi inumidii le labbra e sciolsi le mani dalle vesti per inclinare appena il viso da una parte, non potevo credere a quelle parole.
- Vi sopravvalutate molto se credete di sapere che cosa penso davvero ed in ogni caso, se mai vi avessi chiesto di lasciarmi sola sono piuttosto certa che mi avreste rimproverata per aver mancato di rispetto ad un principe. In entrambi i modi sarei con le mani legate. Non ho forse ragione?
Loki mi guardò di sottecchi e così potei notare quanto in quegli occhi umidi non vi fosse calore, distanti quanto le stelle o forse di più. Avevo idea che fosse rimasto soddisfatto della mia risposta e a quel punto tornò con la schiena dritta per assumere la sua aria elegante ed impeccabile.
- Lo ammetto, vi avrei ripresa. Allora siete in grado di essere sincera.
- Non capisco perché lo abbiate messo in dubbio.
- Mai ho detto di averlo fatto, purtroppo per voi non  avete le capacità di mentire adeguatamente. La sera del vostro arrivo ho notato quanto non riusciste a sopportare i discorsi di mio fratello e quanto vi abbia ferito io con le mie parole fredde. Dovreste imparare a non mostrare i vostri sentimenti, qui siete nella tana del lupo.
Inarcai un sopracciglio, per un attimo non provai più alcun brivido corrermi lungo la schiena. Ora, per qualche strano motivo, Loki non mostrava il desiderio di scontrarsi con me nonostante il suo atteggiamento precedente a quella sera.
Forse utilizzava semplicemente uno scudo per proteggersi dal mondo che aveva attorno. Perciò mi sciolsi in un sorriso e rimasi accanto a lui.
- La tana è anche vostra, se non erro.
Scorsi un lampo verde nei suoi occhi, simile ad una apparente tristezza che non potei decifrare in nessun modo. Era il figlio di Odino, un principe, cos’altro desiderava?
- Ma io non sono il lupo – sussurrò lui stringendo inavvertitamente le mani le une nelle altre - siete qui per ammirare il panorama o perché il vostro sonno è tormentato da incubi? – fu lui a voler cambiare discorso in modo repentino, evidentemente non voleva approfondirlo.
Scossa da quella domanda così mirata mi limitai a scrollare le spalle, la lunga treccia mi ricadde in avanti ed ebbi modo di accarezzarla con le dita affusolate. Era un gesto che facevo sempre quando mi sentivo in imbarazzo.
- Entrambe le cose.
- Credevo che mio fratello vi avesse già mostrato abbastanza delle meraviglie di Asgard.
Loki doveva aver compreso immediatamente la risposta solo osservando il mutamento dell’espressione del mio viso, cosa che lo fece ampiamente sorridere. Aveva ragione, non riuscivo a mascherare le mie emozioni!
- Oh, capisco. Mi è chiaro il motivo per cui non riusciate a dormire. Non gradite la sua compagnia? – domandò con un sorriso affilato che fu più tagliente delle sue parole.
Sfiorai lentamente il marmo freddo con le dita della mano per sciogliere la tensione accumulata.
- Non è così. Thor è gentile e il suo animo è puro, speravo di essere io una compagnia più gradita.
Loki si inumidì le labbra e scrollò le spalle, aveva intuito perfettamente a che cosa si stesse riferendo. Il giorno prima suo fratello avrebbe dovuto accompagnarmi  per la città, così da mostrarle le meraviglie della sua nuova casa. Ma mi aveva visto fare ritorno solo in compagnia della mia dama
- E’ la solitudine che vi preoccupa, dunque. Rassegnatevi, in questo luogo non vi aspetta nulla di diverso.
Le persone solitarie si sentono sole solo se in compagnia.[1]
Dopo quel sussurro e quella piccola confessione, smettemmo di parlare di ciò che affliggeva l’una e ciò che l’altro continuava a tenere dentro di sé. Trascorremmo gran parte della notte inoltrata ad osservare le stelle che brillavano alte nel cielo, componendo mille disegni immaginari che entrambi ci divertimmo a indovinare. Loki mi narrò diverse leggende riguardo le costellazioni più belle e che amava studiare ed io in qualche modo ne ero affascinata. Nella mia terra non avevo potuto osservare il cielo da smisurato tempo, poiché afflitto dalle costanti nubi grigie portatrici di neve.  
Fu la prima volta in cui il principe dagli scuri capelli tentò di avvicinarsi a me senza mettermi alle strette e senza prendersi gioco della mie natura. Ebbi meno paura di prima, nonostante un certo senso di inquietudine rimase dentro di me. Ma almeno per quella notte ero riuscita a non sentirmi sola, in compagnia.
- E voi perché siete venuto qui?
La domanda che gli rivolsi fu pronunciata poco prima che decidessi di tornare nelle proprie stanze.
- Per ammirare il panorama.
Quella fu la prima volta in cui Loki mi mentì e riuscii a comprenderlo  semplicemente leggendo all’interno dei suoi occhi. Ma non dissi nulla in proposito, né lo ripresi per quella menzogna. Che diretto avevo io di scovare nella sua profondità? Nessuno e in più non avevo alcun motivo di conoscere la verità. Gliel’avevo già letto negli occhi e la risposta non doveva essere ascoltata per essere più vera. Gli augurai la buonanotte e mi ritirai nelle mie stanze.
 
 


 
**
 
 


 
LokI

Non ero riuscito a chiudere occhio quella notte e non avevo nemmeno fatto ritorno nelle mie stanze se non all’alba, quando ormai era troppo tardi per abbandonarsi al sonno. A dire il vero nemmeno ne avvertivo il bisogno. Ripensai a lungo alla serata trascorsa in compagnia di Lady Sigyn e quando mi resi conto di ciò che stavo facendo dileguai immediatamente quei pensieri. Era stato piacevole discorrere di costellazioni e di leggende, ma in fondo le avevo fornito solo un assaggio di cultura e nulla più. La futura moglie di mio fratello si sentiva irrimediabilmente sola in un luogo a lei sconosciuto e per qualche motivo io stesso avvertivo la medesima sensazione. Destinato a rimanere sempre all’ombra di qualcuno in grado di emanare una luce più forte. O forse semplicemente non possedevo io una luce propria. Quella mattina mi ritrovai a camminare nei giardini reali in compagnia di mia madre, le tendevo il braccio perché si sorreggesse a me e non vi era nessun momento che desiderassi più di quello.
- Ho fatto come vi avevate chiesto, madre. Ho conversato amabilmente con la nostra ospite per buona parte della notte.
Frigga sollevò un sopracciglio e arrestò l’incedere elegante per poter guardarmi negli occhi.
- Non ricordo di averti chiesto nulla del genere, ti avevo solo suggerito di non trattarla con freddezza.
La Regina si lasciò sfuggire un sorriso di sottecchi che  colsi immediatamente.
- Mio fratello trascura i suoi doveri di futuro sposo e se Lady Sigyn dovesse sentirsi troppo sola potrebbe persino decidere di tornare da dove è venuta.
- Dunque il tuo compito sarebbe quello di sopperire alle mancanze di Thor?
- Ci sono abituato, madre.
Frigga sospirò a lungo e riprese a camminare, io al contrario mantenni uno sguardo vigile di fronte a me.
A dire il vero la notte precedente rappresentava un caso, non avevo idea che l’avrei trovata su quella terrazza e intavolare una conversazione fu un semplice atto di curiosità, senza l’intenzione di prendere il posto di mio fratello.  Piuttosto avevo provato un certo interesse per quel carattere a volte schivo ed altre sicuro di sé, non riuscivo ancora a comprendere che tipo di donna fosse. Un anno prima l’avevo conosciuta risoluta ed implacabile, ora che era giunta al Palazzo non sembrava che un uccellino in gabbia.
 - Forse dovrei parlare con lui per accertarmi che non stia sottovalutando la questione – sussurrò Frigga lievemente preoccupata.
Questioni come i matrimoni combinati mettevano a dura prova l’anima delle persone ma un principe non poteva permettersi di fare errori, soprattutto se erede al trono.
- Dubito che il tuo tentativo riscuoterebbe successo. Thor ama ascoltare solo se stesso – commentai rigirando quelle parole sulla lingua come braci ardenti.
- Da un certo punto di vista, Loki, tu sei sempre stato più maturo di lui. Sai osservare gli altri e comprendere le loro debolezze e i loro punti di forza. Thor non fa che fidarsi solo delle proprie qualità.
Lasciai di proposito scivolare il discorso per poterne affrontare degli altri e riprendemmo a camminare tra i giardini per godere di quel sole rigenerante.
Ciò che non mi sarei mai aspettato di vedere fu la visione di Lady Sigyn, la donna il cui nome non faceva che battere sulle nostre lingue da qualche giorno a questa parte, seduta su una delle panchine di marmo intenta ad intrecciare i lunghi capelli di fuoco della sua dama di compagnia con dei fiori bianchi. Il suo volto era sorridente e colmo di grazia ed eleganza, solo allora mi resi conto di quanto fosse interessante l’espressione appena accigliata che manteneva grazie all’arco curvato delle sopracciglia. Con delicatezza posizionava i fiori tra le ciocche rosse della sua dama, invertendone completamente i ruoli. Potei udire persino le loro risate fresche giungermi alle orecchie. Si erano ricreate un loro spazio, uno spazio che assomigliava ad un quadro primaverile.
La considerai una sciocca pretesa femminile di riempire il tempo e decisi a non soffermarmi ulteriormente su di loro.
- Madre, mi è appena tornato alla mente un impegno che non posso rimandare. Possiamo proseguire la nostra passeggiata nel pomeriggio?
Frigga aveva compreso il mio desiderio di allontanarmi di lì e mi accordò il permesso di ritirarmi. Così mi congedai sorvolando i giardini piuttosto in fretta per fare ritorno all’interno del Palazzo. 








// NdA: 

Salve a tutti!
Intanto chiedo perdono per aver aggiornato soltanto ora, ma in questi giorni ho avuto parecchio da fare e nemmeno un attimo per scrivere il capitolo. Ne approfitto per ringraziare tutte le lettrici che hanno recensito (a cui risponderò a breve), hanno inserito la storia nelle ricordate, nelle seguite e nelle preferite. 
Spero che la storia continui ad appassionarvi, grazie mille davvero, sono molto contenta ^^

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Capitolo 5
*** Water ***




 

V - Water 

 
LokI
 

Era trascorsa più di una settimana da quando intravidi Lady Sigyn nei giardini interni del Palazzo. La sua immagine non mi aveva sfiorato nemmeno per un attimo durante tutto quel tempo e nemmeno mi ero posto domande riguardo al fatto che fosse totalmente svanita alla mia vista. Ciò che mi fece ricadere nel ricordo di lei fu il rivedere la sua dama di compagnia, la giovane fanciulla dai capelli di fuoco, ridere in compagnia di Fandral.
Entrambi sostavano nella sala comune e lei teneva la schiena agganciata ad una delle alte colonne di marmo, mentre lo spadaccino la attorniava con uno dei suoi sorrisi melensi. Mi sentii quasi inorridire di fronte ad una tale visione e non era mia intenzione rimanere a spiare ciò a cui avrebbero portato i loro sussurri. Distorsi le labbra in una smorfia e preferii rivolgere la mia attenzione verso il corridoio che mi avrebbe condotto alla biblioteca. Non avevo alcuna lezione con mia madre per quel giorno e non avevo nemmeno voglia di recarmi sul ponte Ygsdrar [1] ad allenarmi insieme a mio fratello e ai Tre Guerrieri.
Una volta varcata la soglia dell’unico luogo in cui mi sentivo davvero al sicuro dal mondo intero, perché lì non dovevo sottopormi ad alcuna dimostrazione, mi affrettai a ritrovare il volume che avevo lasciato giorni prima per continuare la lettura.
Constatai solo un istante dopo di non essere solo nel momento in cui mi accorsi della spiacevole presenza di una figura evanescente come quella di Lady Sigyn. Stante, con un libro tra le mani, dava le spalle all’alta finestra da cui entrava la luce del primo mattino.
Non riuscivo a sciogliere l’espressione enigmatica del suo viso adombrato dai lunghi capelli biondi lasciati ricadere su una spalla, solo le labbra erano visibili in quel profilo etereo e notai una lieve  increspatura.
- Non vi piace ciò che state leggendo? Sembrate contraddetta – decisi di rompere il silenzio e far notare la mia presenza.
Portai le mani dietro la schiena e rimasi in attesa di una sua reazione. Come sempre riuscii a coglierla di sorpresa poiché si voltò quasi disincantata e chiuse il volume in gran fretta, cosa a cui diedi una certa importanza.
- Sussultate ogni volta che udite la mia voce. E’ così terrificante? – affilai il sorriso. Pungerla poteva dimostrarsi divertente.
Lady Sigyn ne approfittò per raccogliere qualche respiro più concitato e si limitò a scuotere la testa, lasciandomi finalmente intravedere gli occhi chiari sollevati verso i miei. Difficilmente avrei dimenticato uno sguardo simile. Iridi cristalline in cui si rischiava di essere risucchiati.
Lady Sigyn era come l’acqua. Una superficie acquatica senza suono, così trasparente che se anche si prova a guardarla ci si riflette solo la propria immagine e non si riesce a conoscere l’essenza dell’altra persona. Anche se dovrebbe essere di fronte ai tuoi occhi si prova la fastidiosa sensazione che non ci sia nessuno. [2]
Questa era la sensazione che provavo quando tentavo di comprenderla. Non che avessi interesse a scavare dentro la sua anima, ma avevo bisogno di capire chi fosse. Nessuno era mai sfuggito al mio sguardo.
- No, affatto. Ma il modo in cui pretende, la vostra voce, di farsi notare rischia di cogliere alla sprovvista – rispose in modo affettato e senza darvi il giusto peso. Lasciò cadere le mani dietro la schiena insieme al libro che poco prima aveva chiuso con una fretta inspiegabile.
- Posso dire lo stesso, visto che non mi aspettavo di trovarvi qui.
- E quali sarebbero state le vostre aspettative?
- Vedervi trascorrere del tempo col vostro futuro sposo, ad esempio – non mancai di farle pesare quella affermazione.
Lady Sigyn non era altro che una pallida novità nella vita abitudinaria di corte. Un lampo di amarezza comparve nei suoi occhi e ciò le diede modo di arrendersi e sedersi sul davanzale della finestra, come a ricercare il bisogno di un sostegno per l’eccesivo peso di cui era stata gravata.
- Al momento temo che si stia confrontando con i propri compagni d’arme. Il Torneo dei Nove Guerrieri pare essere un grande richiamo per tutti loro – sorrise forzatamente di quel sorriso intriso di arrendevolezza.
Non essere in grado di governare la vita a proprio piacimento, era un’espressione che riuscivo quasi a comprendere. Avrei potuto compatirla, se la compassione avesse fatto parte della mia natura.
- Per voi invece non lo è. Ricordo come vi prodigaste quel giorno ad Alta Foresta, per convincere il vostro pupillo a rinunciare all’idea della battaglia. Vi avrei ascoltato con interesse, se avessimo avuto il tempo di fermarci – così mi avvicinai verso di lei e appoggiai la schiena alla parete, senza alcuna intenzione di accostarmi alla finestra, la cui luce investiva la sua figura.
- Non lo avreste fatto in ogni caso, perdonatemi la franchezza. Usare il vostro tempo per ascoltare le idee stravaganti di una donna qualunque? Se anche aveste conosciuto i miei titoli non sarebbe stato diverso.
Aggrottai lentamente le sopracciglia. Quegli occhi così chiari, cosa nascondevano? Perché non riuscivo a vedere altro se non la mia immagine? Lady Sigyn era sfuggente, ma non mentiva poiché non era in grado di farlo.
- Siete pretenziosa se credete di potermi comprendere – lanciai uno sguardo verso le mani che continuava a tenere dietro la schiena – ad ogni modo, quale lettura ha colto la vostra attenzione?
Probabilmente la mia insistenza non faceva altro che torturarla, un passatempo che trovavo dilettevole. A quella domanda Lady Sigyn si adombrò e non mancai di osservare un lieve rossore sfiorarle le guance. Strinse istintivamente il volume che teneva serrato tra le dita ed iniziò a sussurrare spiegazioni incomprensibili.
Non ero affatto incline ad attendere lo sciogliersi di quelle difficoltà linguistiche e dunque afferrai di mio pugno il libro, strappandolo dalla sua presa.
- Gli Jotun? – biascicai tra me e me prima di rivolgerle uno sguardo incuriosito – perché mai ve ne siete interessata? Non saranno che un pallido ricordo quando mio padre deciderà di affrontarli una volta per tutti. Il vostro Regno non soffrirà più gli Inverni Eterni.
- Conoscere il proprio nemico è fondamentale – disse lei con voce flebile.
- Non sarete certo voi ad affrontare i Giganti di Ghiaccio. Lasciate tutto questo a chi ne avrà le competenze – la rimproverai.
Con un movimento veloce andò a riafferrare il libro che le avevo rubato e lo ricondusse al petto per poi alzarsi dal davanzale e dirigersi verso gli alti scaffali.
- Dovrei forse rimanere a guardare senza fare nulla? Non dimenticherò il mio popolo e non lascerò a vostro fratello l’incombenza di occuparsene da solo.
Mi allontanai per seguirla.
- Nascondete qualcosa, ne sono ormai piuttosto certo. Scacciata la nostalgia, la tristezza dai vostri occhi rimane ancora un turbamento che non riesco proprio a comprendere – dichiarai con immediatezza.
Si voltò per mostrarmi un’espressione infastidita in cui le sopracciglia si arcuarono e le labbra si incurvarono in una smorfia carica di disappunto. Poi restituì il volume alla sua dimora.
- Non ho nulla da nascondere.
- So riconoscere un bugiardo quando lo vedo e voi non siete in grado di raccontare menzogne. La vostra voce e il vostro sguardo remano contro di voi e se non imparerete a recitare non riuscirete a sopravvivere nemmeno un giorno a corte – fu un rimprovero che sentii terribilmente personale.
Era a lei che stavo parlando o a me stesso?
- Come dimenticare: La Tana dei Lupi – abbozzò ad un mezzo sorriso – ad ogni modo questo non si rivelerà un problema. Il destino è scritto per ognuno di noi.
Vi era risentimento in quelle parole, come se ella stessa fosse a conoscenza di qualcosa che riguardasse il proprio futuro. Non ne ero del tutto certo ma vidi balenare un certo rancore sul suo viso. Fintamente annoiato mi affrettai ad afferrare il volume che aveva riposizionato al suo posto e lo rivoltai lentamente tra le mani.
- Ascolto noiose teorie sul destino da più o meno tutta una vita. Viene utilizzato come scusa da chi non riesce a superare i propri limiti. E’ più promettente l’assumersi le proprie responsabilità, anziché lambiccarsi sull’impossibilità di superare questo cosiddetto destino.
In cambio ricevetti perplessità.
- Non riesco a comprendere, perdonatemi – prese a sfiorare il bordo di legno degli scaffali, camminando di nuovo lungo di essi alla ricerca di qualcosa, quando in realtà la sua attenzione era completamente rivolta verso di me.
La seguii senza pormi problemi.
- Quando ci troviamo di fronte ad una complicazione rimandiamo la causa al Fato. Siamo soggiogati dal suo potere a tal punto che ci dichiariamo impotenti. E se invece, ciò che definiti amo tale, non fosse altro che la conseguenza di determinate scelte prodotte dalla volontà di ognuno di noi?
Lady Sigyn a quel punto arrestò il passo e si voltò dalla mia parte.
- Il Fato dunque è l’incontro di più volontà che generano la casualità degli eventi? – mi domandò con una certa curiosità.
- Non trovo che gli eventi siano casuali. Questa mattina, anziché seguire il vostro futuro sposo, avete deciso di raggiungere la Biblioteca. Io non avevo altro da fare se non trascorrere il mio tempo qui. Il nostro incontro non ha nulla di casuale, siamo stati noi a scegliere volontariamente di agire in questo modo, nient’altro ci ha imposto di essere qui.
Sorrise appena e scosse lievemente la testa.
- Se il Fato non esiste dunque e tutto dipende dalla volontà che abbiamo, allora alcuni di noi non possono ribellarsi ad  essa. Le azioni hanno pur sempre delle ripercussioni.
Non volle spiegarmi nulla a riguardo, non volle darmi nessuna delucidazione. Semplicemente chinò la testa rispettosamente e si dileguò dalla biblioteca. Rimasi ad osservare il suo incedere elegante e leggero che si muoveva fino a svanire, lasciandomi solo in compagnia del solo volume con cui ancora stavo giocando.
Solo casualmente mi accorsi del segno che Lady Sigyn aveva lasciato tra le pagine e quando andai ad aprire, scorsi a prima vista il disegno di un fiore di ghiaccio. Feci schioccare la lingua e mi decisi a intraprendere quella lettura. Prima o poi avrei sciolto l’enigma che quella donna portava dentro di sé.
 
 


 
 
SigyN
 

Mi ero persa, ancora una volta. Non avevo imparato a distinguere i corridoi che suddividevano le ali differenti del Palazzo di Odino, muovermi con naturalezza sembrava del tutto impossibile. Desideravo semplicemente pormi al riparo, nelle mie stanze, per non essere osservata da nessuno. Soprattutto dal Principe Loki. Ciò di cui parlammo nella biblioteca mi lasciò una certa agitazione e fuggire fu l’unica soluzione che mi venne in mente per arrestare discorsi che non avevo intenzione di intraprendere. Il segreto che portavo con me era troppo grande e avevo promesso a mio padre di custodirlo, per il bene di Alta Foresta. Non ero in grado di mentire? Loki errava in questo suo giudizio. Il turbamento mi scombussolava e silenziare un elemento così importante al mio futuro sposo mi faceva sciogliere le gambe fino a farmi ad appesantire ogni passo che compievo.
In più le mie ricerche sui Giganti di Ghiaccio erano state interrotte ed io non riuscivo a pensare ad altro. Avevo bisogno di trovare una soluzione, dovevo in qualche modo aggirare il destino che mi si prospettava davanti, ma nessuno avrebbe potuto aiutarmi.
Crebbi con l’idea che la mia giovinezza si sarebbe fermata all’improvvisa, che sarei vissuta in un sonno eterno che mi avrebbe trasformato nell’elisir grazie a cui ero sopravvissuta. Ero il frutto di un inganno, un inganno che difficilmente sarei riuscita a sciogliere. Sarei mai stata in grado di sovvertire le leggi del mondo? 








Note: 

[1] Luogo originale nominato anche nella mini-long ‘Bleeding out for you’
[2] Cit. Pandora Hearts 







NdA: 

Salve a tutti! 
Prima di ogni cosa chiedo perdono per la pubblicazione così attardata, spero di riprendere il ritmo e scrivere in maniera più serrata. Chi ha già letto in precedenza ha potuto notare un cambiamento di rotta: ho inserito i due punti di vista dei personaggi, dividendo quindi la narrazione. Ho modificato anche gli altri capitoli, ma non è cambiato nulla degli accadimenti quindi non c'è bisogno di tornare indietro. 
In più ho deciso di trasformare la long in una raccolta di one-shot, al momento una long è troppo impegnativa e preferisco concentrarmi su one-shot collegate tra loro che spiegheranno comunque ogni fatto, la storia sarà assolutamente lineare. 
Ne approfitto per ringraziare Mania che ha creato il meraviglioso banner della storia e che mi ha sostenuta per continuare. In più ringrazio chi ha recensito l'ultimo capitolo e chi ha inserito la storia tra le seguite/preferite/ricordate. 
Al prossimo capitolo! 
 

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Capitolo 6
*** Sunset ***




 




VI - Sunset 




 
SigyN 

 
Durante i primi giorni della mia permanenza ad Asgard trovavo sollievo nell’aprire gli occhi al sorgere del sole, svegliandomi con il cielo illuminato dalle mille sfumature d’ambra. Mia madre era solita raccontarmi, quando ad Alta Foresta si conservava un clima mite, che i miei capelli avevano il colore delle albe e dei tramonti. L’oro ricamava una chioma che recava invidia al sole. Ma da diverse settimane a questa parte non riuscivo più a godere dell’incanto mattutino ed ogni alba che si susseguiva diventava vuota, meno intensa, priva di ogni bellezza. Quando l’abitudine tende ad incontrarsi con la bellezza essa finisce per sfiorire e perdere la propria importanza. Mi avevano insegnato a trarre beneficio dall’abitudine, dalla vita ripetitiva a cui sarei andata incontro e sorridere in ogni caso, persino gioirne. Eppure non vi era modo, ormai il sole che sorgeva alto su Asgard non era più in grado di riscaldarmi gli occhi e quel giorno nemmeno mi avvicinai alla finestra per osservarlo. Mi sentivo sgretolare poco a poco all’interno di un letto troppo grande e freddo, privata delle compagnie che mi ero costruita nella mia casa natia. La solitudine non mi aveva mai spaventata e la consapevolezza stessa che un giorno avrei affrontato il mio destino mi consentì di non creare amicizie durature e profonde, non potendole conservare che per un tempo misero. Che senso aveva affezionarsi a qualcuno, sapendo di doverlo lasciare poco dopo?
Così ancora una volta piombai giù dal letto, mi rivestii come ero solita fare ed uscii dalle mie camere intenzionata a riprendere la mia ricerca.  L’arrendevolezza non faceva parte del mio carattere.
Prima di introdurmi nella biblioteca decisi di accostarmi ad una delle terrazze che si affacciavano ai giardini, quando gettai lo sguardo al di sotto mi avvidi della presenza di Thor e dei suoi compagni, intenti a destreggiarsi con le armi in un allenamento che doveva essere appena iniziato. Erano soliti proseguire la loro attività sul Ponte Ygsdar, ma per quel giorno avevano deciso di cambiare rotta.
- Lady Sigyn! – la voce di Ygritte si introdusse tra i miei pensieri e fui costretta a voltarmi per incontrare il volto gioioso della mia dama di compagnia. Si avvicinava di gran lena e i boccoli rossi ondeggiavano con naturalezza sulle spalle.
- Ho fatto visita alle vostre stanze ma quest’oggi siete uscita prima del solito, è una fortuna che vi abbia trovata così in fretta – sorrise e mi si affiancò, portando subito lo sguardo verso lo scenario proposto nei giardini.
I suoi occhi divennero lucidi e armoniosi, le labbra si piegarono in un sorriso nervoso e lieto. Avevo appena indovinato il significato di quell’espressione poiché Fandral era divenuto il centro della sua più completa attenzione.
- Immagino che si stiano allenando per il Torneo dei Nove Guerrieri – le comunicai prima di appoggiare le mani sul parapetto di marmo e congiungerle con eleganza.
Ygritte non ne era affatto sorpresa.
- Proprio così, mia Signora. Persino il vostro futuro sposo ha deciso di parteciparvi.
Inarcai un sopracciglio avvertendo una lieve tortura all’altezza dello stomaco. Ero a conoscenza del fatto che Thor non si sarebbe cimentato nei giochi del torneo, ma che anzi avrebbe lasciato la possibilità di vittoria agli altri validi guerrieri presenti. Quando aveva cambiato idea? Perché non ne sapevo nulla? Quella consapevolezza di ignoranza mi fece stringere i denti e di conseguenza le mani. Potevo sentire le unghie ricercare la carne e graffiarla per smorzare la vaga tristezza che mi aleggiava sul viso.
- Non ne ero a conoscenza, a dire il vero – mi limitai a dire cercando di velare l’improvviso cambiamento d’umore.
Come potevo stupirmi? Incontravo Thor solo durante i banchetti e mentre io trascorrevo le mie giornate in biblioteca o a visitare la città, lui si allenava o dirigeva le proprie campagne insieme ai suoi Guerrieri. Iniziavo quasi a domandarmi se per tutta la vita non sarei riuscita a conoscere il mio sposo.
- Oh - il timbro di voce di Ygritte mutò radicalmente ed avvertii il suo sguardo caricarsi di compassione – vi chiedo perdono Lady Sigyn, credevo ne foste a conoscenza. Sono certa che il vostro futuro sposo non ha avuto modo di chiarirvi la situazione.
La gentilezza che emergeva tra le sue parole cercava di assimilarsi al miele, ma nulla avrebbe mutato il mio umore.
- Sì, lo credo anche io – le sorrisi di modo che non si rattristasse a causa mia e volsi nuovamente lo sguardo verso il centro dell’allenamento.
Scorsi Lady Sif sfoderare la spada e al tempo stesso Thor che apriva le braccia come a volerla accogliere a sé, a mani nude, con la sua aria altezzosa e desiderosa di dimostrare di potersela cavare anche disarmato contro la Dea della Guerra.
Le labbra si inclinarono in una smorfia e solo allora mi accorsi che intorno ai due duellanti, oltre ai Tre Guerrieri, sostava anche il Principe Loki. Aveva la mia stessa espressione. Per un attimo sentii il sorriso assalirmi il viso, come se avessi trovato l’unico legame possibile all’interno di un Palazzo che non riuscivo ancora a considerare come la mia casa. I ruggiti del duello spezzarono quel momento di riflessione e mi costrinsi a concentrarmi sui due, in cui Thor insisteva a prendersi gioco di Lady Sif, elegante in ogni movimento ma priva di quiete e pietà. Si muoveva con estrema facilità senza lasciarsi intimorire. Era splendida, così tanto che serrai le labbra senza quasi rendermene conto.
Si accorsero della nostra presenza quando Fandral allungò una mano in segno di saluto e compì immediatamente un veloce inchino in nostra direzione, ma immaginai che quel gesto fosse diretto ad Ygritte, la quale si sbilanciò in avanti per ricambiare. Anche Loki si rivolse verso di noi e potei notare come allungava le labbra in un sorriso affilato, carico di scherno. Preferii ricambiare quello sguardo di sfida con un cenno del capo, composto e disinteressato.
- Lady Sigyn, voi e la vostra dama potreste farci l’onore di raggiungerci?
La richiesta di Fandral giunse inaspettata. Ygritte senza nemmeno attendere il mio consenso mi afferrò per la manica dell’abito ed annuì al mio posto, costringendomi a dover accettare anche contro la mia volontà.
- Ne saremo onorate! – rispose allo spadaccino, affacciandosi al parapetto per dimostrare senza remore la felicità di quella proposta.
Avrei dovuto punirla per quel comportamento sconsiderato. Prendere una decisione che non le spettava, assalire la mia stessa volontà, mia madre certamente mi avrebbe rimproverata. Ma come potevo non gioire della sua medesima gioia? Accordai la mia presenza e ci ritrovammo nei giardini poco dopo per assistere più da vicino all’allenamento.
Thor arrestò per un attimo il duello e mi rivolse un inchino rispettoso seguito immediatamente da quello della compagna, senza però che mi rivolgesse alcuna parola. L’accoglienza di Fandral fu più generosa e ci accompagnò ad una delle panchine di marmo perché ci accomodassimo. Solo io mi sedetti poiché Ygritte non fece altro che seguire lo spadaccino affinché potesse risolvere i suoi improvvisi dubbi riguardanti le regole di un duello.
Lady Sif accusava segni di stanchezza ma non accennava ad indietreggiare, piuttosto si slanciava verso l’avversario con ferocia. Thor pareva quasi prendersi gioco di lei, con quel suo modo di fare saccente. Eppure la guardava in un modo che mi fece tremare. Non mi aveva mai rivolto uno sguardo simile e per un attimo fui costretta a spostare la mia attenzione altrove. In quel momento vidi la figura longilinea di Loki accostarsi a me e sedersi in maniera composta, ma assolutamente naturale.
- E’ sempre una delizia osservare la bella Sif. Mio fratello invece possiede una rudezza tale nel combattimento che svilisce ogni bellezza – si pronunciò lanciandomi uno sguardo in tralice.
Il suono della sua voce non era armonioso ma sprezzante. La celata ironia che possedeva lasciava intendere un certo acume, cosa che iniziavo ad apprezzare poco a poco.  
- Voi sapreste fare di meglio? – domandai.
-Ho la fortuna di sapermi destreggiare con la magia. Ma me la cavo con i pugnali.
Sin dal mio arrivo avevo udito che Loki avesse ereditato i poteri di sua madre e che fosse in grado di creare illusioni.
- La magia ha sempre un prezzo [1] – sospirai, celando ancora quel segreto che ormai stava diventando un vero e proprio fardello – ma vorrei essere molto più che la futura Regina di Asgard. I Nove Regni sono ancora afflitti da molte calamità e mi sento in dovere di proteggerli, scendendo sul campo di battaglia ad esempio.
Interpretai la risata soffocata di Loki come un gesto di scherno e provai un senso di vergogna nell’aver rivelato i miei pensieri.
- Imitare Lady Sif non vi permetterà di diventare come lei. O di acquistare l’interesse di mio fratello.
Avvertii una fitta al cuore e mi costrinsi a nascondere in ogni modo la sorpresa che invece iniziava a sorgere nel mio sguardo. Ancora una volta era riuscito a raggiungere pensieri che non ero nemmeno certa di avere.
Diventare come Lady Sif mi avrebbe fatto guadagnare l’attenzione di Thor. Un’idea assolutamente sciocca! Quasi provavo vergogna per la mia immatura debolezza.
- “E' più facile distruggere che creare ed è molto più difficile legare che sciogliere” [2]. Fu uno dei primi insegnamenti dettati da mia madre e suppongo che sia assolutamente veritiero. Sciogliere il legame tra Thor e Lady Sif potrà sembrare facile, ma riuscire a crearne uno tra voi e mio fratello sarà molto difficile. Io inizio a reputarlo impossibile.
Morsi le labbra ripetutamente. Ripassai mentalmente ciò che Loki mi aveva appena detto e provai un senso di sconforto farsi strada nel mio cuore. Non volevo distruggere né sciogliere alcun legame ma crearne uno nuovo sarebbe stato un lavoro faticoso.
- Perché lo credete? – domandai con un filo di voce.
- Siete eccessivamente schietta per mio fratello. Non che detesti la sincerità, ma la vostra fa parte di quel genere che lascia intendere una determinata intelligenza. Lady Sif possiede una schiettezza diversa e sia lei che mio fratello sono abituati a comunicare senza l’uso delle parole.
- Al contrario di noi due, dunque – mi limitai a pronunciare questa considerazione a voce alta.
In fondo Loki non errava completamente. Comunicare con Thor era sempre stato difficile, mentre avevo già notato ampiamente quanto lui e Sif riuscissero a comprendersi senza far uso della voce. Il loro legame era così profondo, io forse non sarei mai riuscita a costruirne uno abbastanza forte.
- Ad ogni modo vi hanno insegnato a curare le ferite e non a procurarne. Non è sul campo di battaglia che riuscirete a farvi notare da mio fratello.
- Forse questo è l’unico modo che conosco – sussurrai torturandomi le dita delle mani.
Avevo smesso di guardare i suoi occhi verdi poiché non riuscivo più a sostenere il suo sguardo indagatore. Perché d’improvviso il Principe Loki era divenuto il mio confidente? Non avevo menzionato i miei dubbi nemmeno ad Ygritte. Invece ora non facevo altro che mostrarmi debole e fragile agli occhi di quello che sarebbe stato mio cognato.


 
 
LokI



La verità è che la vita di corte iniziava a diventare noiosa e piuttosto deludente.
Disteso sul giaciglio nelle mie stanze avevo appena fatto ritorno dall’allenamento svoltosi nei giardini del Palazzo. Era stato facile cavarsela con Fandral, l’uso della magia in fondo non era sempre evidente e certe vittorie le avevo ottenute senza eccesivi sforzi senza che alcuno se ne accorgesse.
Osservavo il soffitto e ascoltavo i battiti del cuore, regolari e calmi. Il respiro non accennava ad aumentare ma manteneva un equilibrio stabile.
Ancora una volta mi ero lasciato coinvolgere dalle conversazioni con Lady Sigyn che ormai iniziavano a diventare più frequenti. Non mi interessava affatto del suo desiderio di rivalsa, né dei sentimenti feriti nei riguardi di un matrimonio di convenienza che non avrebbe portato felicità a nessuna delle due parti.
Semplicemente non facevo altro che ricamare un po’ di tempo prima della prossima battaglia. A giorni il Re degli Dèi ci avrebbe affidato una nuova missione e nell’attesa avevo modo di conoscere la mia futura cognata, una mente acuta e sincera forse mi sarebbe tornata utile.

 



 


Note: 

[1] Cit. Once upon a time
[2] Cit. Bleach








NdA: 

Ed ecco qui la VI one-shot! 
Bene, dalla prossima si inizia ad entrare di più nella trama. Poco a poco ci avviciniamo al nucleo centrale, per ora ci sono solo momenti di vita quotidiana in cui Loki e Sigyn hanno occasione di parlare e confrontarsi. 
Spero di riuscire ad aggiornare regolarmente almeno una volta ogni settimana/due settimane. 
Grazie a tutti coloro che continuano a seguire!

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Capitolo 7
*** Bleeding Soul ***




 

VII - Bleeding Soul 



 


 
SigyN

Continuavo a domandarmi perché non gli avessi dato ascolto.
Camminavo lentamente, dietro le fila dei guerrieri con le spade sguainate, le lance insanguinate e la polvere che copriva loro gli occhi e le labbra contornate dagli elmi scintillanti e dorati. Non indossavo alcuna armatura se non un lungo mantello di seta con l’aggiunta di un cappuccio che mi ricopriva il volto, ma i lunghi capelli biondi, quelli che non volevo tagliare, ricadevano in avanti fino a cingermi la vita. Per quanto i guerrieri fossero stati presi dagli scontri cruenti si erano accorti di una presenza a loro estranea e avevano riconosciuto il candore dell’oro che scivolava sotto un cappuccio che non era in grado di contenere il sole al proprio posto, tranne poi esiliarmi dai loro sguardi e confinarmi in un apparente disinteresse.
Nel pugno della mano sinistra stringevo uno scudo rotondo affatto pesante e nell’altra lasciavo gravitare una spada corta che svaniva di fronte alla grandezza delle armi degli asgardiani, cariche del sangue nemico. La mia lama non era stata sfiorata dal colore purpureo, né aveva tentato di intagliare la carne altrui. Continuavo a nascondermi e ad osservare ciò che le battaglie mostravano.
Avevo assistito così a lungo alle lunghe guerre di Alta Foresta dove la neve candida si confondeva con il rosso di coloro a cui volevo bene. Per anni il mio popolo aveva sofferto dietro alla calamità dei Giganti di Ghiaccio e sapevo che in parte era colpa mia. Perché ero sopravvissuta.
Sarei dovuta morire quel giorno e lasciata scivolare su una barca colma di fiori, fino a diventare polvere dietro le fiamme sfavillanti della morte. Invece potevo ancora camminare, parlare, pensare. Mentre gli altri soccombevano al mio posto. Frutto di un inganno, avevo sorvolato il destino. E quello stesso Fato sarebbe tornato per ricordarmi che sarei dovuta svanire da quel mondo e per sempre, trasformandomi nel fiore di ghiaccio che mi aveva salvato la vita.
In più, ora che mi guardavo intorno, capii quanto Loki avesse avuto ragione a rammentarmi pochi giorni prima che io non ero adatta a procurare delle ferite, ma a curarle.
Mi ero gettata in modo sconsiderato in quelle pozzanghere di fango per dimostrare a Thor che ero in grado di stargli accanto, che  lo avrei aiutato in qualunque momento e che non lo avrei abbandonato nei momenti di difficoltà. Ma ero stata avventata. Non avevo mai maneggiato un’arma prima di quel momento ed ero finita nella mischia senza riflettere, come se la guerra fosse l’arte più facile del mondo. Eppure, ogni volta che osservavo i sinuosi movimenti di Lady Sif, mi sembrava estremamente facile agire allo stesso modo. Imitarla però non aveva portato a nulla ed io non ero in grado di gestire una situazione così impegnativa. Il sangue non mi spaventava poiché un tempo ne ero a contatto giornalmente. Le morti che mi cadevano innanzi non mi turbavano, avevo visto crollare coloro che più avevo a cuore. Il timore di essere scoperta, criticata invece mi destabilizzava ed un grande senso di vergogna ormai mi assaliva e mi lacerava. Deglutivo a vuoto mentre mi ripetevo quanto fossi stata sciocca nel non aver dato ascolto ai consigli del Principe Loki. Io non ero in grado di destreggiarmi in una battaglia che non fosse verbale.
Avendone l’occasione però potei comprendere quanto i racconti di Thor fossero realistici e non trasmutati da una decorazione arzigogolata di storie che sembravano esser state ricamate attraverso la fantasia. Il mio futuro sposo si dimostrava un valoroso guerriero e i suoi compagni erano altrettanto coraggiosi e pieni di talento. Colui da cui più rimasi affascinata, però, fu Loki che si muoveva sul campo di battaglia con scaltrezza e finalmente ebbi modo di vedere con i miei occhi la potenza della sua magia e di quelle illusioni che un giorno avrei di certo elogiato.
Avrei continuato ad osservarlo se solo non mi accorsi dell’arrivo improvviso ed inaspettato di Fandral che mi giunse innanzi e affondò il fioretto oltre il mio fianco destro, andando a squarciare quello di un anonimo nemico che mi era piombato alle spalle. Udii il mugolio di dolore che si insinuò nelle orecchie e il rapido accasciarsi del guerriero ai miei piedi, privo di vita.
- Concentrazione! Senza di essa si è perduti – mi riferì Fandral con una calma serafica.
Sospinse lo sguardo nei miei occhi ma l’espressione quieta del suo viso non mutò e non accennò nemmeno a mostrare alcuna sorpresa. Così lo spadaccino lasciò gravitare nell’aria quella frase e immediatamente mi abbandonò, dopo avermi salvato la vita. Aggrottai le sopracciglia con estrema curiosità, perché non mi aveva rimproverata per essermi immischiata nella loro battaglia? Perché non ne era rimasto sorpreso?
- Riesco a leggere ogni vostro pensiero, Lady Sigyn.
La voce che avrei riconosciuto tra tutte, persino dietro il clamore dei metalli e delle grida, giunse immediata tra i miei pensieri. Senza che me ne fossi resa conto mi accorsi della figura evanescente di Loki che mi sostava accanto e mi guardava con occhi colmi di soddisfazione.
- La risposta è solo una: mi sono reso conto della vostra presenza appena abbiamo messo piede nel campo nemico. Vi aggiravate come un animale impaurito tra i guerrieri e vi ho donato l’illusione di mescolarvi ad essi affinché nessuno vi riconoscesse. Se Thor sapesse… - le sue parole si tramutarono in un lieve sussurro.
Solo in quel momento, quando decisi di specchiarmi nelle sue iridi, mi resi conto che l’immagine riflessa era una armatura dorata da cui spuntava una barba appena accennata sul mento scoperto.
Non riuscivo a credere di non essere ciò che ero. Era così grande il suo potere?
- Perché mi state aiutando? – quella era la domanda la cui risposta preferivo ascoltare più di ogni altra.
Aveva modificato il mio aspetto creando l’illusione di un guerriero asgardiano impeccabile, Fandral e tutti gli altri non avevano accennato ad alcun tentennamento nei miei riguardi. Se Thor fosse venuto a conoscenza della mia discesa in battaglia probabilmente avrei peggiorato quel legame che non accennava a volersi creare. Ma non ero lì proprio per essere me stessa? Non stavo impugnando un’arma affinché lui mi notasse?
- Non prendete così sul serio ciò che faccio per voi. Io non ho alcuna intenzione di aiutarvi, né di mostrarvi alcun tipo di complicità. Semplicemente desidero il meglio per Asgard e se voi rappresentate il prossimo futuro, non posso permettervi di rovinarlo.
Mi accorsi solo in quel momento che gli avversari ci passavano accanto senza fare una piega. Nessuno tentava di attaccarci, nessuno provava minimamente ad interrompere il nostro discorso. Loki aveva appositamente creato una distorsione visiva affinché rimanessimo momentaneamente esclusi da ciò che avveniva all’esterno.
- Dovreste biasimarmi. Il mio non è affatto il comportamento che dovrebbe tenere la futura Regina di Asgard. Ho ancora molto da imparare, ma ogni passo che compio esso mi conduce verso il baratro – sussurrai chinando appena il mento.
Avvertii il sorriso di Loki infittirsi e farsi più affilato, man mano che andava leggendo la mia anima. Ogni suo sguardo era carico di comprensione, ma mai di empatia o compassione. Totalmente scevro dai sentimenti che accomunano tutti.
- Persino nell’oscurità è riscontrabile la luce. Se doveste superarne il limite sareste in grado di ritrovare la strada che vi condurrà in alto – parole che ammettevano  di conoscermi, parole che non riuscii a contestare.
Era così bravo a capire ogni mia fragilità, ogni mia debolezza, che mi sentivo appesantita o semplicemente libera. Catene mi avvolgevano le caviglie e i polsi, legate alla conoscenza che Loki aveva nei miei confronti. Ma sapere che vi fosse qualcuno in grado di leggere ogni mio pensiero, me ne liberava immediatamente. Una contraddizione perenne era quella che gravitava nei suoi confronti.
- Avete molta fiducia in me – confessai con un tono di voce che lasciava intendere quanto mi rendesse lieta, da un certo punto di vista, quel dato di fatto.
- No, siete voi a fidarvi della fiducia che crediate io riponga in voi – spiegò sbrigativamente e prima ancora che potessi ribattere, la sua illusione svanì.
Rimasi immobile mentre gli altri guerrieri insistevano nel portare avanti una battaglia che per me iniziava a perdere senso. Gli enigmi di Loki non erano facili da sciogliere ma ero piuttosto certa che non fosse del tutto interessato agli aspetti positivi di un regno che sarebbe divenuto mio, un giorno. Nei suoi occhi, in quelle iridi verdi e colme di pensieri, non si rifletteva la verità che andava costruendo con le proprie parole. Un artificio di discorsi che non sempre sembravano appartenergli davvero.
Chi era il Principe Loki? Perché intuivo in lui la costruzione di mille maschere pronte a susseguirsi una dopo l’altra? Il clangore della lotta interruppe ogni mia riflessione e mi costrinsi a fare attenzione a ciò che avevo attorno. Non riuscii però ad affrontare nessun nemico e scivolavo via dal cozzare delle lame per rifugiarmi in luoghi più sicuri.





 
**

 
 
LokI
 
Vincemmo a stento quella battaglia. Una delle ultime che mio padre decise di affrontare. Ero stanco e quasi atterrito dal suo desiderio diplomatico di sistemare le questioni tra i Regni, quando sarebbe bastato annientare i nemici completamente per assicurare ad Asgard la tranquillità che era dovuta. Ritornammo tutti a Palazzo ma persi di vista Lady Sigyn poco dopo averla abbandonata sul campo e non mi preoccupai di ritrovarla dopo. La mia futura cognata si comportava in modo tale da voler dimostrare la propria forza seguendo il modello di Lady Sif, quando in realtà le sue qualità risiedevano altrove. La caparbietà che possedeva nel voler ottenere l’attenzione di Thor non era così biasimevole, ma ero piuttosto certo che non ne fosse minimamente innamorata. Nessuna donna di buon senso sarebbe caduta  in un sentimento simile nei confronti di mio fratello. Nonostante avessi utilizzato le mie copie per attirare il nemico in trappola, ero rimasto ferito così come accadde ai Tre Guerrieri che si erano gettati nello scontro senza riflettere e la maggior parte dei soldati riportava danni piuttosto gravi. Fummo costretti a dirigerci nella sale del Palazzo dove richiedere le cure adeguate, nonostante io non avessi la minima intenzione di applicare i rimedi dei cerusici su una ferita riportata al braccio quando mio fratello era riuscito a tornare indenne.
- Vi ringrazio per le vostre premure, Lady Sigyn – la voce di Volstagg risuonò nella camera dove avrei dovuto ricevere le medicazioni e infatti subito dopo ne uscì riportando una adeguata fasciatura all’altezza della spalla.
Rimasi attonito nell’udire la presenza di Sigyn all’interno di quella stanza, ma iniziavo a provare meno stupore nei suoi confronti come se poco a poco avessi iniziato a comprendere la natura del suo animo.
Volstagg, appena mi vide immobile sul ciglio della porta, non ebbe modo di trattenersi: -  Rimanere nell’ombra fa parte del tuo essere, ma a quanto pare questa volta la magia non ha salvato nemmeno te – disse lasciandosi andare ad una risata che mi cagionò un certo fastidio.
- Spesso però ti ha tirato fuori dai guai – risposi a mezza bocca prima di dargli le spalle ed entrare nella camera, nonostante riuscissi ad udire la risata tuonante di uno tra quelli la cui presenza non riuscivo a tollerare.
Mio fratello aveva una grande abilità nel circondarsi da sciocchi cani uggiolanti.
Una volta entrato nella camera la mia attenzione si spostò verso di lei, che non si era ancora accorta del mio ingresso. Ebbi l’occasione di notare come la sua postura fosse naturale e sciolta, a differenza di tutte le volte che era cosciente di trovarsi al mio cospetto. Provai una insita soddisfazione nel sapere di avere un certo potere su di lei, fosse anche semplice reverenza.
Rimasi in silenzio ancora per qualche istante poiché desideravo godere della luce del tramonto che invase l’intera camera, dipingendola di mille sfumature calde che correvano verso il colore limpido dei suoi capelli.
 Solo in quel momento mi ricordai di un particolare a cui non avevo  fatto caso.
- Non li avete tagliati – diedi fiato ai miei pensieri mentre rendevo noto il mio ingresso.
Sigyn si voltò per incontrare, senza eccessivo stupore, il mio viso. Istintivamente andò ad afferrare una ciocca bionda per arrotolarla tra le dita e stringerla come se fosse stato un tesoro preziosissimo.
- Avete riportato una ferita alla mano, vi prego di accomodarvi Principe Loki: vi libererò immediatamente – evitò di rispondere alla mia provocazione, perché tale era e procedetti ad avvicinarmi per essere davvero liberato da quella che lei aveva compreso essere una perdita di tempo.
Nonostante avessi riportato solo un graffio piuttosto profondo sul dorso della mano non ero riuscito a darmi pace per la distrazione che avevo tenuto sul campo di battaglia. Non mi perdonavo facilmente gli errori, soprattutto quando avrei dovuto dimostrare di essere migliore di mio fratello.
Una volta accomodato Lady Sigyn si prodigò a curare la mia ferita, sfiorandomi la mano sinistra con una delicatezza tale da dimostrare quanto in realtà quel contatto, quello scambio di calore le provocasse un determinato fastidio. O semplicemente era stato un mio errore di valutazione?
- Non avete risposto alla mia domanda.
Gli occhi cristallini di Sigyn si spostarono sui miei e lasciò sollevare un sopracciglio biondo.
 - Quale domanda?
Sorrisi.
- I capelli, non li avete tagliati. Ogni sposa deve farlo prima di convolare a nozze. Perché invece vi ostinate a tenerli lunghi? – chiarificai la domanda di cui lei fingeva di essersi dimenticata.
- Non è mai stata una domanda, ma una constatazione.
- Che non volete chiarirmi. Perché? Avete paura che io possa leggere la vostra anima? – ero certo che non fosse del tutto possibile.
Acqua. Per me non era altro che acqua.
Dopo aver ripulito con attenzione la ferita e fasciata con estrema cura, lasciò  la propria mano sulla mia, come se avesse bisogno di sentire che io fossi lì proprio per ascoltarla. Come se fossi l’unico in grado di comprenderla.
- Accorciarli equivale a distaccarsi dal proprio passato. La vita che ho condotto prima del mio arrivo a Palazzo non è una zavorra e fa parte di ciò che sono. Mi aiuterà ad essere ciò che sarò – spiegò con un tono della voce così flebile che dovetti prestare la massima attenzione per poter cogliere ogni parola.
Sorrisi di nuovo e distolsi la mano da quella di lei, non avevo intenzione di trasmettere la freddezza che mi correva sulla pelle.  
- Non siete brava nemmeno a mentire a voi stessa. Siete troppo intelligente per credere che un taglio di capelli possa recidere la Sigyn di un tempo. Piuttosto avete timore di affrontare il futuro. Non è così? – domandai retoricamente mentre mi alzavo stringendo la mano ferita per assicurarmi che la fasciatura non avrebbe impedito i più semplici movimenti.
- Siete sempre così preoccupato di comprendermi che non mi date mai modo di capire voi – mi diede le spalle e raccolse i capelli in avanti, accarezzandoli con le dita con la stessa grazia che una musicista avrebbe usato per suonare la lira.
Rimasi distante senza avere l’intenzione di interrompere quel quadro colmo dei colori del tramonto. La mia figura avrebbe solo compresso con la propria ombra una luce che anelava a rimanere tale.
- Non ve n’è alcun bisogno. Piuttosto, perché siete qui?
- Poiché non sono in grado di servire il mio futuro Signore sul campo di battaglia, voglio almeno essere in grado di curare le sue ferite. Ho studiato e praticato a lungo l’arte medica e desidero mettere a disposizione le mie conoscenze – si volse indietro solo con la testa per potermi lanciare un sorriso che non fui in grado di decifrare.
Acqua. Continuava ad essere solo uno specchio d’acqua indecifrabile. Come può la Sincerità nascondersi così bene dietro un manto di luce? Dove sono le ombre? 








NdA: 

Ed ecco qui la Settima Shot. Poco a poco sto cercando di recuperare anche se nemmeno questa volta siamo entrati nella profondità della trama e chiedo perdono. Poichè ho preferito trasformare la long in una raccolta ho eliminato moltissimi, moltissimi piccoli eventi di preparazione e infatti nelle prossime shot non seguirò quello che avevo pensato di far accadere nella long, altrimenti allungherei davvero molto senza arrivare al succo della storia. 
Ringrazio Mania e Pitonia per aver recensito e tutti coloro che hanno inserito la raccolta tra le seguite/ricordate/preferite. 
Soprattutto ringrazio ancora Mania, perché una volta non basta, visto ed essendo che mi sprona sempre ad andare avanti. 
Grazie e alla prossima! 

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Capitolo 8
*** Breakout ***




 

VIII

Breakout  



 


 
 
SigyN
 
Immaturo, arrogante, presuntuoso. Ai miei occhi era questo il ritratto che Thor proponeva di se stesso. Lo ascoltavo, ora, nella sala del trono intento a volgere al termine un discorso che non smuoveva minimamente la posizione già ferrea di Odino. Il Padre degli Dèi si ergeva sullo scranno dorato rilasciando l’autorità che tutta l’espressione del suo viso annoverava tra le rughe di stanchezza  che si popolavano sulla fronte. Ascoltava senza alcun compiacimento le parole pronunciate dal figlio maggiore, il quale invece era sostenuto dalla presenza dei Tre Guerrieri e di Lady Sif che rimaneva immobile, proprio come me, dall’altra parte della sala. Di tanto in tanto avvertivo i suoi sguardi posarsi sulla mia figura ma mai soffermarsi abbastanza affinché i nostri pensieri si scontrassero. L’irruenza con la quale Thor si destreggiava, l’alto  tono di voce con cui marcava determinate parole simboleggiavano il suo estremo e sentito desiderio di regnare su Asgard. Non aveva intenzione di dimostrare nulla poiché lui aveva la presunzione di essere già. Sorrisi di fronte a quella mia constatazione e in quel momento mi accorsi che Loki fu l’unico a muoversi durante tutto quel discorso. Sbadigliò silenziosamente senza nemmeno fingere di nascondersi, come a voler far comprendere la sua posizione riguardo le parole di Thor. O semplicemente era un modo per entrare in competizione con lui? Non avevo ancora compreso che tipo di legame scorresse tra Loki e suo fratello, ma una determinata intuizione ero riuscita a coglierla quando mi accorgevo della marcata ironia con cui il primo si riferiva al secondo. Non volevo però ancora dare retta a quella che era solo la mia immaginazione.
Tornai a prestare attenzione.
- L’ultima battaglia, Padre, si è rivelata una disfatta. Per quanto siamo stati noi a riportare la vittoria, tutti i Nove Regni hanno assistito all’indebolimento dell’esercito asgardiano. Non possiamo rimanere a guardare mentre i Giganti di Ghiaccio varcano i confini degli alleati, dobbiamo muoverci e distruggerli una volta per tutte – terminò con estrema convinzione il suo discorso, seguito dall’incitazione dei propri compagni.
Odino, con il suo sguardo serafico e impossibile da interpretare, lo fissò a lungo prima di ammettere risposta.
- Distruzione, guerra, capitolazioni. Sono parole che più volte ho udito pronunciare nel tuo carismatico discorso. Ma ciò che ne emerge è solo avventatezza e superbia, insieme ad una sicurezza che credi di possedere. La tua arroganza, Thor, non ti aiuterà ad essere un buon Re – la voce imperiosa di Odino si fece forte e centrale, mentre Frigga dalle lunghe chiome bionde, gli si accostò per posare con delicatezza una mano sulla sua spalla come a voler frenare l’irruenza delle sue parole – finché i Giganti di Ghiaccio non attaccheranno i nostri alleati non posso dare l’ordine di marciare su Jötunheimr. La tua incoronazione avverrà in tempi estremamente brevi, dunque concentrati su come apparirai agli occhi dei Nove Regni. Non vi è bisogno di un tiranno, ma di una guida – così fissò il termine del discorso lasciando valere la propria autorità di Re ancora in carica.
La reazione di Thor non mi fu inaspettata poiché mostrò immediatamente la sua testardaggine nel contraddire la decisione del Padre degli Dèi, insistendo nel far valere le proprie ragioni. Quest’ultimo non volle udire una parola di più e lo intimò a non proseguire. Thor, inalberatosi, uscì con furore dalla sala del trono ma nessuno osò seguirlo. Tranne io.
Scivolai via sotto gli sguardi ardenti di ognuno di loro per seguirlo in quel lungo corridoio che lo avrebbe condotto all’esterno del Palazzo, attraversato da miriadi di colonne che lasciavano percepire una lunghezza eccessiva del percorso da fare rispetto alla realtà. Sarei diventata la sua futura sposa, era mio compito stargli accanto.
- Thor! – esclamai in un filo di voce. Pronunciare il suo nome mi lasciava un gusto amaro sul palato – Vi prego, arrestate il passo – non era una supplica, ma una richiesta d’ascolto.
Quest’ultimo percorreva di gran lena il corridoio e doveva avere la testa affollata di pensieri perché non rispose alla mia chiamata ed anzi, proseguì indenne senza decelerare minimamente.
- Thor! – questa volta riuscii ad affiancarlo e in tal modo gli impedii di andare avanti.
Mi ritrovai di fronte a lui, con i lunghi capelli biondi che scivolavano morbidi sulle spalle e anelai i suoi occhi azzurri con tutta me stessa.
- Il vostro discorso era traboccante di passione, ma sono certa che la saggezza di vostro padre…
- Lady Sigyn – un sorriso tirato si formò ad increspare le labbra – non crucciatevi tanto per questo. Sono abituato a questi screzi e non ho bisogno di alcun tipo di consolazione, né di rassicurazione. Potete star certa che una volta Re saprò rendervi fiero di me – parole di circostanza. Parole che annientavano ogni possibilità di approfondire una conversazione. Parole che susseguirono al suo ritiro immediato e alla ripresa di un percorso che non ammetteva la mia vicinanza.
Rimasi immobile mentre mi superava per continuare la sua discesa al di fuori del Palazzo, non riuscii nemmeno a guardarlo negli occhi mentre mi lasciava sola e incapace di reagire.
L’avevo intuito dal suo sguardo che non aveva intenzione di mettermi a parte delle sue emozioni e come un’estranea mi aveva scansato perché potesse proseguire da solo il proprio percorso. E quando credevo che il peggio non potesse accadere, mi avvidi della figura di Sif muoversi verso la mia direzione incantandomi con i suoi movimenti sicuri e stabili. Chinò la testa in segno di saluto che ricambiai senza nemmeno pensarci e poi la vidi inseguire Thor, ponendosi al suo fianco.
Nessuno dei due accennò a pronunciare una sola parola, semplicemente uscirono insieme dalla mia visuale, l’uno accanto all’altra. Fu allora che presi la decisione di fuggire, di andare via da quel luogo. Che senso aveva divenire la moglie di qualcuno che non desiderava la mia presenza? Non di rado i matrimoni sussistevano per convenienza, ma non per questo potevo accettare di trascorrere l’eternità accanto ad una persona che non mostrava il minimo interesse a volermi inglobare nella propria vita. Non desideravo amore o fedeltà, solo comprensione.
Quella sera stessa mi decisi ad abbandonare il Palazzo, mi sarei recata da Heimedall supplicandolo di lasciarmi tornare a casa, anche senza il permesso di Odino. Avrei trovato un altro modo per impedire ai Giganti di attaccare il mio popolo e probabilmente mi sarei semplicemente sacrificata prima del tempo. Pensieri che volavano in fretta nella mia testa e che percorrevano una strada pericolosa da fare. Per mia fortuna non dovevo trasportare nulla poiché nulla avevo condotto con me al momento del mio arrivo. Mi ero sempre riservata dal collezionare oggetti che mi appartenessero davvero, sapendo che un giorno troppo vicino li avrei dovuti lasciare. Avevo imparato a non provare attaccamento verso nulla, nemmeno verso le persone.
Scrissi rapidamente un biglietto ad Ygritte in cui le chiedevo di perdonarmi per quella fuga così improvvisa ma che non le avrei chiesto di seguirmi, sapendo quale rapporto corresse ormai tra lei e Fandral, almeno secondo le mie supposizioni [1]. Per un attimo mi ritrovai a pensare di dover fare lo stesso con Loki. Era stato l’unico ad accettare la mia presenza, l’unico che avesse dimostrato un certo interesse nei miei riguardi. Ma non potevo permettermi il lusso di formare alcun legame, soprattutto ora che mi ero decisa ad abbandonare tutto.








 
LokI
 
Il discorso di Thor era stato toccante. No, affatto. Per quanto mi trovassi pienamente d’accordo nel voler distruggere i Giganti una volta per tutte, non riuscivo proprio a tollerare l’atteggiamento colmo di arroganza di mio fratello. Io sarei stato più adatto ad ereditare il  trono, non lui. Ma non avevo idea del motivo per cui nostro padre, alla fine, avesse preso la decisione di rendere Thor il futuro Re. Da sempre avevo tentato di dimostrare quanto valessi ma solo mia madre si era accorta degli enormi progressi che avevo compiuto. Ero un ottimo stratega e spesso le mie idee erano riuscite a mettere in fuga i nemici, senza l’esclusivo uso della forza di Thor. Eppure tutto ciò che fino ad allora avevo fatto non era servito a nulla, se non a dover chinare la testa di fronte a decisioni che non mi spettavano. Mentre Thor si innalzava verso il trionfo, io rimanevo indietro. Percorrevamo la medesima strada ma mio fratello in qualche modo riusciva ad attraversare la luce, mentre io ero annientato dalle ombre e dall’oscurità. Difficilmente qualcuno riponeva fiducia in me, nelle mie parole. Per questo imparai a non dire sempre la verità. La verità spesso è quella che ci costruiamo noi addosso, la verità può essere solo un mero punto di vista. Ed io l’avrei trasformata a mio piacimento, giocando con essa senza tregua, fino a lasciare che gli altri la confondessero con le illusioni, gli inganni. Un inganno non è forse l’insieme di più verità volte ad ottenere uno scopo? Me ne ero prefissato uno, il più importante di tutti.
Avrei continuato la mia riflessione se solo, quella sera facendo ritorno nelle mie stanze, non mi accorsi della coda di un mantello che si muoveva rapido tra i corridoi interni del Palazzo. Notai una scintilla dorata sorvolare tra le ombre e compresi immediatamente a chi appartenesse. L’oro non brillava quanto la sua chioma.
Mi apprestai a seguire quella figura sfuggente che finì per scivolare verso i giardini e proseguire la sua strada senza che alcuno se ne accorgesse. Una parte di me avrebbe desiderato far ritorno nelle proprie stanze e non preoccuparsi, un’altra invece mostrava un forte interesse verso quell’immagine sfocata di una Sigyn in fuga. Come un animale in cerca della preda la seguii e prima ancora che potesse uscire dal mio campo visivo, lasciai apparire la mia copia di fronte a lei. Così potei guardarla in quegli occhi liquidi e ottenebrati da un senso di confusione.
- Si direbbe che stiate fuggendo da qualcosa – interloquii con un mezzo sorriso per averla colta in flagrante.
Sigyn sollevò il capo adombrato dal cappuccio e si morse il labbro inferiore. Forse non si aspettava di essere scovata così presto o così facilmente.
- Vi prego di lasciarmi andare, Principe Loki – si limitò a dire, ma non accennò a superarmi.
Incredibile. Non aveva  tentato di dissuadermi, né di mentirmi. Chi si sarebbe comportato al medesimo modo? Chi non avrebbe negato la verità? Lei, invece, non poteva fare a meno di essere sincera.
- Non senza una spiegazione e se non mi convincerà, dovrò costringervi a rimanere – risposi con tono solenne.
Quando mi accorsi che alcune guardie di passaggio stavano attraversando quella parte del giardino, lasciai svanire la mia copia per ritrovarmi io stesso dietro di lei. Le posai una mano sulla spalla perché si accorgesse del cambio della mia presenza e le indicai di nasconderci all’ombra di un albero da cui nessuno ci avrebbe potuto vedere.
 - Insistere non servirà a nulla. Sono pronta a lasciare Asgard per far ritorno alla mia casa – ancora una volta mi dimostrò una totale fiducia.
Aggrottai le sopracciglia ed incrociai le braccia al petto. Ero piuttosto confuso o forse semplicemente non mi aspettavo quella decisione così improvvisa.
- Complichereste di gran lunga la faccenda del matrimonio, non credete? – domandai retoricamente e poi mi oscurai lievemente in viso – Quale motivo avete per andare via? – mi apprestai poi a fare la vera domanda.
Sigyn chinò lievemente la testa e sono certo che in quel momento strinse anche i pugni delle mani. Un cruccio appena accennato si formò sulla sua espressione.
 - Non ho intenzione di diventare la moglie scomoda di vostro fratello – non riusciva a guardarmi negli occhi.
Era così orgogliosa, Lady Sigyn. Non testarda, poiché nel suo animo non scorreva il fuoco ma un flusso d’acqua così forte che era in grado di schiacciare qualunque parete.
- Arrendervi non fa parte della vostra natura. Vi ho vista sul campo di battaglia mentre cercavate di dimostrare a voi stessa di essere forte e la vostra determinazione è positiva. Mio fratello ha un cuore facile da raggiungere, ma per qualche motivo non ha intenzione di aprirlo a voi – confessai apertamente questi pensieri.
In un modo o nell’altro Sigyn era l’unico passatempo che avevo trovato a corte. L’unica con cui ero in grado di provare interesse, di stuzzicarne l’intelligenza e per cui provavo una certa comprensione.
- Dunque perché rimanere ed essergli d’ostacolo? – insistette, come se potessi fornirle io la risposta.
Mi guardava con occhi grandi e speranzosi. Pendeva quasi dalle mie labbra perché io ero uno tra i più vicini a Thor. Ma non sapeva che in realtà io ero quello che più gli stava lontano, o almeno lo sentivo tale.
- Per dimostrare a voi stessa che mio padre non vi ha scelta per puro caso e che siete in grado di diventare un’ottima Regina – dentro di me iniziai a sorridere.
Sarebbe stata una pedina eccezionale se gestita tra le mie mani. Se avesse imparato ad affidarsi a me probabilmente sarei riuscito a governare molte più cose, a fare strada più facilmente. La sua presenza mi sarebbe diventata indispensabile. Oppure… no, certamente questi erano i miei reali interessi. Anche se iniziavo a considerare l’idea di appropriarmi di qualcosa che era stato destinato a mio fratello. Provai l’irragionevole, o comprensibile, impulso di desiderare ciò che non avrei dovuto avere.
- Vi sono anche altre questioni che non posso rivelare, mio padre non avrebbe dovuto acconsentire a questo matrimonio. Possiamo nasconderci dal destino quanto vogliamo ma prima o poi lui verrà a bussare alla nostra porta – confidò tutto d’un fiato.
Ecco, dunque. Avevo intuito già precedentemente che Sigyn portasse con sé una qualche sorta di segreto e ora l’interesse cresceva maggiormente. La osservavo alla ricerca di una risposta più chiara ma avevo timore di farmi sfuggire l’occasione per entrarne a conoscenza. Avevo bisogno di tempo e lei doveva fidarsi di più.
- Credete tanto nel Destino ma non nelle azioni che sareste in grado di esercitare. Forse fa parte del vostro destino vivere qui, non fuggite senza nemmeno aver tentato. Il giorno del matrimonio non è eccessivamente lontano, tanto meno vicino da non prendere in considerazione la possibilità di una scelta risolutiva – proseguii con una calma serafica, poiché nel mentre ero assorto nell’idea di voler scoprire quale segreto oscuro Sigyn portasse con sé.
Lei a quel punto sollevò un sopracciglio ed inclinò lievemente la testa.
- Non credevo di instillare in voi tanta simpatia da chiedermi di rimanere, inizialmente eravate così ostile nei miei confronti – si pronunciò dando sfogo ai propri pensieri.
Finsi un sospiro di poco conto e mi lasciai andare ad una postura più morbida, meno rigida.
- Provo interesse solo per le cose preziose, rare da scovare o da comprendere completamente. Continuate a credere che io agisca per il vostro bene, ma non è così – lasciai quella frase a mezz’aria per osservare la sua reazione.
Avevo detto la verità, per una volta. Non provavo il minimo riguardo verso i suoi sentimenti feriti o la sua condizione di esiliata in quello che sarebbe stato il suo futuro. Ero semplicemente curioso. Sigyn probabilmente avvertì quella mia affermazione non come una sincera confessione ma dovette leggervi una mia presa di posizione tendente al distanziarmi da lei per un qualche motivo che non potevo interpretare.
- Avete a cuore il futuro di Asgard, certo – si inumidì le labbra e chinò lievemente la testa – il mio è stato un gesto avventato e sciocco. Fuggire in questo modo mi avrebbe condannata ad un’immagine oscura e carica di infedeltà. Rimarrò qui, come dite voi e cercherò di trovare una soluzione. Ma se entro la data del matrimonio non sarò completamente convinta, spiegherò la mia situazione al Padre degli Dèi, sperando in una sua possibile comprensione – disse prima di inspirare abbastanza da riuscire a calmare il suo desiderio di fuga.
Avventata. Lady Sigyn era terribilmente avventata ma al tempo stesso riusciva ad equilibrare quel suo animo passionale con una buona dose di razionalità. Tenace, ma anche dai gesti sconsiderati. Come poteva mio fratello non accorgersi di cosa avesse al proprio fianco?









Note: 

[1] Ho già accennato ad una possibile relazione tra Fandral ed Ygritte, ma non ho specificato ancora quanto profonda o superficiale sia, non so se riuscirò ad inserire anche i loro episodi ma spero di riuscire a farlo, non si sa mai vi incuriosiscano loro due! E un personaggio in più che al momento non è ancora stato citato. 







NdA: 

Ed ecco qui l'ottava shot. Ci addentriamo sempre di più in trama (lo so, dovevamo esserci già da un pò) e spero che la curiosità inizi a salire. 
Come sempre ringrazio chi continua a seguire questa storia e chi lascia le recensioni ad ogni pubblicazione. 
Spero di riuscire ad aggiornare altrettanto presto. 
Grazie e alla prossima! 

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Capitolo 9
*** Frozen ***




 

IX
 

Frozen 

 




Un mese dopo.
 
Loki
Responsabilizzare la vita di Lady Sigyn a corte non fu un lavoro difficile, né mi caricai le spalle di una tale riuscita. Era trascorso ormai un mese da quando la convinsi a non fuggire ed ora ogni tassello si era posizionato perfettamente al proprio posto. Da lontano osservavo i progressi che si susseguivano davanti ai miei occhi e con crescente soddisfazione me ne compiacevo.
Persino Thor aveva iniziato a mutare la propria considerazione nei riguardi della futura moglie, tant’è che non di rado mi capitava di incontrarli passeggiare lungo il cortile interno, sottobraccio. Mai si erano avvicinati a tal punto da sfiorarsi, ora addirittura non temevano la presenza l’uno dell’altra.
Mia madre, quando soggiornavamo nella sala principale, si mostrava decisamente lieta di quella novità che avrebbe costruito ottime basi per il loro prossimo futuro. Di certo si poteva asserire che Lady Sigyn avesse acquistato maggiore sicurezza e mai più le avevo colto il desiderio di fuggire da Asgard.  Nonostante ciò, però, non aveva ancora lasciato andare quell’ombra scura che si insidiava nei suoi occhi. Continuava a sfuggirmi, come il vento che si mescola tra le dita, giocando con una presenza invisibile.
Non di rado la incontravo nella Biblioteca, sempre intenta a studiare di più riguardo quelle creature di ghiaccio su cui riversava tanto interesse e spesso trattavamo di diversi argomenti, ma rimanendo distanti.
Non la tormentai più con il mio sarcasmo, né tentavo di farla vacillare poiché ormai non permetteva di lasciarsi scalfire. Lady Sigyn aveva imparato a rispettare le mie menzogne, le mie illusioni. Spesso smascherava quell’ombra di verità che credevo di celare così bene, lo intuivo dal modo diverso in cui prendeva a guardarmi, ma non ricevetti mai un solo rimprovero. La nostra era una comprensione tacita, fatta di discorsi non pronunciati e di sguardi volti a leggere anime troppo corrotte dai propri segreti.
Il giorno dell’incoronazione, alla fine, era giunto ed io non mi sentivo affatto in vena di prendervi parte. Mio fratello non aveva fatto altro che organizzare un lungo festeggiamento precedente ad una data così importante e ogni sera si udivano gli schiamazzi degli asgardiani e i numerosi brindisi in onore del futuro re.
Non avevo quasi chiuso occhio quella notte e non fu una sorpresa alzarsi poco prima dell’alba. Avevo vagato per il Palazzo a lungo, osservando di tanto in tanto come la sala della cerimonia iniziasse a riempirsi dei primi sudditi. Mio padre era davvero convinto che Thor potesse dimostrarsi un ottimo re, ma si sbagliava grandemente.
Poiché mancava ancora diverso tempo al grandioso evento, mi diressi come ultima meta sul Ponte Ygsdar, così da osservare il fiume dorato che attraversava la città lucente.
Fui però sorpreso nel trovare proprio in quella circostanza la figura di Lady Sigyn, avvolta dai colori soffusi del primo sole che si incontrava sui riflessi biondi della sua lunga chioma ed ero certo che anche i suoi occhi fossero stati colpiti da ombre ranciate.
- Siete qui per raccontare al sole le vostre paure o per rivelarne i sogni? – domandai avvicinandomi a lei.
Lasciai le mani dietro la schiena, lanciandole uno sguardo poco alla volta, come se guardarla interamente mi avrebbe potuto causare un vuoto incolmabile.
Era usanza tra gli asgardiani, all’alba, di narrare al sole gli incubi notturni affinché la sua luce depurasse ogni sentimento negativo, o svelare i propri desideri affinché ne fossero illuminati.
 - Temo per entrambe le cose – non sembrava stupita di trovarmi lì.
Lady Sigyn poche settimane prima mi aveva chiesto il motivo per cui continuassi a seguirla ogni volta che tentava di ricavarsi uno spazio tutto suo. Ma capì da sé, poco alla volta, che in realtà due anime riflessive cercano luoghi solitari dove rifugiare i propri pensieri e che mai avevo avuto intenzione di tenerla d’occhio.
- Quale paura serbate ancora nel vostro cuore? Credevo che ormai vivere a corte non vi avrebbe più causato turbamento – diedi le spalle al sole poiché potessi osservarlo negli occhi di lei, senza che la bellezza ne fosse dimezzata.
- Non ne provo, infatti.  Quando sono arrivata qui siete stato l’unico, insieme a vostra madre, a ricordare la mia presenza. Poi sono riuscita ad inserirmi in quell’ambiente da cui probabilmente io stessa mi ero esclusa mentre ora tutti mi trattano con un certo riguardo. Ma la solitudine permane quando sono con ognuno di loro – mi lanciò uno sguardo impavido, sicuro – Tranne che con voi.
- Non vi seguo – mi affrettai a chiedere spiegazioni.
- Seguirmi non sarebbe nella vostra indole – usò quel gioco di parole con una tale naturalezza che quasi ne rimasi stupito – Ad ogni modo, ciò che intendevo dire è che tra tutti coloro che sono a corte, siete l’unico a riservarmi un comportamento sincero, senza che mi nascondiate alcun pensiero.
Sorridere fu spontaneo. Nessuno a corte lasciava trapelare mai alcun sentimento veritiero e tutto era costruito sulle solide basi della cortesia e dell’educazione. Io mi ero sempre permesso di rimproverare i suoi comportamenti,ma la schiettezza non è Verità.
La confidenza che avevo raggiunto con lei mi avrebbe aiutato a manipolare la situazione a mio piacimento, avendo ormai ottenuto la sua fiducia. E poi, avere in pugno qualcosa che apparteneva a mio fratello, mi sollecitava un certo piacere.
- Un giorno imparerete che gli inganni hanno molte forme – le dissi la verità, per quella volta – Comunque sia, credo sia il caso di tornare indietro, oggi è un giorno importante per ognuno di noi – comunicai sbrigativamente prima di ottenere il suo consenso.






 
Sigyn 
L’oro era di certo il colore degli asgardiani. La corte sfavillava in un baluginio di luce che sormontava l’intera sala delle cerimonie. Il Padre degli Dèi sedeva sul suo scranno con autorità ma anche con stanchezza, affiancato dalla moglie Frigga. Il Principe dai capelli neri, come lo aveva definito mio padre un anno prima, sostava paziente sulla scalinata di marmo, accanto ai Tre Guerrieri. Io e Lady Sif, invece, riversavamo dalla parte opposta, l’una accanto all’altra. Poche volte mi era capitato di conversare con la bella guerriera, poiché avevo intuito un legame profondo tra lei e il mio futuro sposo. Un legame che forse a causa mia si sarebbe sciolto. Molto probabilmente Loki comprese il mio disagio nel ritrovarmi accanto a Lady Sif e mi lanciò uno sguardo esaustivo, cosa che non mi fece affatto stare meglio. Non amavo lasciar andare via i miei sentimenti con il rischio che qualcuno potesse comprenderli.
Thor, però, spezzò il flusso dei miei pensieri e sopraggiunse nella sala mostrando un ardore mascherato da arroganza e superbia. L’occhio freddo di Odino si posò su di lui con fare critico, ma non pronunciò nulla riguardo al suo comportamento affatto temperato e volto all’esagerazione.  La sua sfilata era degna del futuro Re di Asgard, ma non tutti apprezzavano quel suo modo di fare. Persino io ne ero infastidita, delle volte. Thor aveva un animo nobile, ma la fiducia che riponeva in se stesso a volte superava la realtà, tanto da renderlo eccessivamente tracotante e privo di saggezza. Avventato, di certo.
Mi rivolse un tiepido sorriso quando mi scorse sulla scalinata, in attesa della sua incoronazione. Ma quello che rivolse a Lady Sif fu più sentito, più sincero e non potei notare quanto fu ricambiato con estremo calore. Andai a stringere le fasce di seta dorata che si avvolgevano intorno all’abito rosso e chinai appena lo sguardo, come potevo competere? Come potevo credere di aver preso davvero posto nel cuore del mio futuro marito?
E d’improvviso le mie paure si trasformarono in un gelo che mi penetrò fin dentro le vene. Avvertii il freddo dell’inverno avvolgermi le membra, le dita delle mani si erano improvvisamente immobilizzate e allora compresi che in quel momento le preoccupazioni maggiori avrebbero riguardato non la felicità matrimoniale, ma il futuro prossimo, la mia stessa vita. Si udirono i rombi dell’attacco nemico provenire dalle sale inferiori del Palazzo, gli asgardiani presenti sussultarono tutti insieme quando il ghiaccio iniziò a comparire nella sala dell’incoronazione e il freddo cominciò a scivolare fra i presenti. Solo Loki non sembrava del tutto turbato.
- I Giganti di ghiaccio! – le grida delle guardie si sparsero ovunque e la cerimonia si trasformò in un tumulto di terrore.
Fummo costretti ad abbandonare la sala e senza che me ne rendessi conto, i guerrieri erano già pronti per cacciare quella minaccia che si stava avvicinando a recuperare ciò che Odino aveva conservato con estrema cura. Avrei dovuto seguire Frigga, come mi era stato ordinato di fare. Dovevo farmi proteggere dalle mie ancelle, da Ygritte e invece scelsi di non fare nulla di tutto questo. Iniziai a percorrere i corridoi avvolti dal ghiaccio in fretta, spesso rischiai di scivolare e battere la testa, ma riuscivo sempre a tirarmi su in tempo e a riprendere quella corsa frenetica.
I Giganti di ghiaccio erano Asgard, erano riusciti ad entrare. Ed io non ero il motivo della loro venuta? Continuai a correre sui pavimenti freddi, composti ormai da lastre di ghiaccio. Per un attimo mi sembrò di rivivere la mia infanzia al Palazzo di Alta Foresta, accanto a mio padre. Come potevo credere di abbandonare il passato, conoscendo le conseguenze che mi avrebbero precluso una vita felice?
Fu allora che per la prima volta incontrai Colui che mi avrebbe strappato il respiro. Colui che fu derubato da mia madre affinché continuassi a vivere. Colui che avrebbe riconquistato l’elisir che mi aveva garantito la salvezza.
Laufey mi osservava con gli occhi di ghiaccio e un sorriso soddisfatto sulle labbra, mi aveva riconosciuta, sapeva che io appartenevo alla sua maledizione, al suo sortilegio.
- L’elisir lontano dal mio Regno. L’elisir che cammina indisturbato nel Palazzo di Odino. Il Re degli dèi possiede due cose che mi appartengono – una voce scura, profonda, mi penetrò nelle orecchie – di certo una tornerà ad essere mia, al tempo prestabilito.
Schiusi appena le labbra e soffocai un grido di invocazione, di aiuto. Non riuscii a pronunciare una sola parola, poiché il terrore mi attanagliava e di certo i miei occhi non riflettevano altro che paura e timore.
- Sigyn, figlia di Hylda, colei che ci derubò dell’elisir, il tuo destino è segnato. Presto tornerai ad essere ciò che non sei – un altro sorriso, un altro sussulto soffocato.
Laufey a quel punto non  fu più presente ai miei occhi. Rimasi immobile, ad osservare un punto fisso davanti a me, ma non vedevo nulla. Il mio compleanno sarebbe giunto a un mese da quell’evento e allora nessuno avrebbe più potuto fare nulla. La salvezza non era contemplata nel fato che mi era stato scritto da altri, sarei diventata ghiaccio, su una tomba fredda e lontana dal luogo che avevo poco a poco imparato ad amare.
- Lady Sigyn, non potete rimanere sola! – l’arrivo di Ygritte fu un sospiro caldo, ben diverso da quello che avevo provato poco prima.
Le sue mani affettuose che mi avvolgevano per le spalle e la sua candida preoccupazione mi ristorarono solo per un momento. Per la prima volta mi lasciai andare ad un abbraccio carico di tensione nervosa, che mi fece chiudere gli occhi con forza, per eliminare ogni paura. Non potevo nascondere il mio destino a Thor, non potevo continuare a vivere nella speranza che forse sarei sfuggita ai Giganti di ghiaccio. Ma al tempo stesso, non avrei creato una situazione ben peggiore, rivelando la verità?
- Portami via di qui, Ygritte – mi lasciai aiutare perché mi conducesse in un luogo sicuro, dove avrei potuto riflettere.
La venuta dei Giganti non procurò alcun danno ad Odino e nulla fu portato via dal Palazzo. Ma ciò segnò l’inizio degli eventi che mi avrebbero cambiato la vita. 








NdA: 

Sono riuscita ad aggiornare! Dopo quanto? Una vita o più, ma fortuna che si scrive su personaggi che di anni ne hanno parecchi da affrontare. 
Prima di tutto vorrei ringraziare Mania che ha betato il capitolo e che fino ad ora mi ha sempre sostenuto per continuare questa storia. Ringrazio anche chi continua a seguire lasciando recensioni ed inserendo la storia tra le seguite/ricordate/preferite. Spero che continui a piacervi. 
Ho già iniziato a scrivere la prossima shot, quindi spero di aggiornare a fine mese. 

Alla prossima! 

 

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Capitolo 10
*** Secrets ***




 

X

Secrets




 
Sigyn

I Giganti furono spediti indietro, nel loro regno. Nessuno riuscì a comprendere come entrarono all’interno del Palazzo, d’altronde nemmeno ci si preoccupò della questione, se non quando Thor decise di affrontarli apertamente. Ne seguì una reazione decisiva di Odino che gli impedì di proporre qualunque azione affrettata, poiché era ancora in piedi l’alleanza con Laufey. Tutto ciò mi  fu comunicato da Ygritte che aveva assistito in disparte all’acerba discussione, con la conseguente cacciata di Thor dalla sala delle udienze. L’incoronazione inoltre era stata rimandata ad un tempo migliore e la cosa mi rese un po’ di sollievo, poiché in quel modo sarebbe stato rimandato anche il matrimonio.
Quella notte non ero riuscita a chiudere occhio e probabilmente non vi sarei riuscita per tutte quelle seguenti. Non avevo idea di come comportarmi, ma il peso che aleggiava sul cuore era eccessivo e non sarei riuscita a trasportarlo ancora così a lungo.
Mentre percorrevo i corridoi del Palazzo, ripuliti dal ghiaccio sciolto, mi imbattei in Loki che stava facendo ritorno dalla sala delle udienze, dove ancora si udiva la voce tonante di Thor, intento a intraprendere l’ennesimo discorso con il Padre degli Dèi: desiderava attaccare i Giganti una volta per tutte.  
- Lady Sigyn – mi fermò immediatamente, cosa che non era mai accaduta prima. Era facile incontrarsi in quei corridoi ma solitamente ci tenevamo a distanza, se l’occasione lo permetteva.
La biblioteca invece ci lasciava quegli intimi spazi in grado di celare ogni nostra conversazione. I luoghi aperti, al contrario, rischiavano di non essere sicuri né privati.
- Principe Loki – risposi prima di arrestare il passo.
- Mia madre è stata molto in ansia per voi, ieri, quando siete sfuggita al suo controllo. La venuta dei nemici del vostro Regno vi ha intimorita a tal punto da cercare un riparo tutto vostro? – domandò con un sorriso sghembo e mi si affiancò per cambiare direzione. Ripresi a camminare, non sapendo esattamente cosa avrei dovuto rispondere.
- In realtà temo di essere rimasta indietro, non volevo sottrarmi alle attenzioni della Regina – le giustificazioni erano piuttosto inutili e questo lo sapevo.
Loki era in grado di smascherare ogni mio pensiero, soprattutto perché sapeva quanto non fossi brava a mentire.
- Quanta innocenza – sussurrò ironicamente – eppure si mormora che siate stata proprio voi a far entrare i Giganti. La servitù ama raccontare diverse storie, se ne ha l’occasione.
A quel punto mi costrinsi ad immobilizzarmi, cercando i suoi occhi. Lui credeva davvero ad una versione simile della storia? Perché le storie hanno miriadi di sfaccettature e lui, questo, doveva saperlo piuttosto bene. Aggrottai appena le sopracciglia e mi morsi l’interno della guancia, non ero del tutto certa che le sue intenzioni fossero solo quelle di schernirmi.
- Sono fedele al mio Regno e ad Asgard. Quale motivo avrei per aiutare i Giganti?
- Questo dovreste spiegarlo voi. Forse vi hanno offerto un periodo di pace in cambio di un ingresso sicuro in questi luoghi – sospirò prima di riprendere – o piuttosto qualcuno vi ha vista conversare con uno di loro. E’ difficile rimanere in vita dopo averne incontrato uno.
Loki riprese a camminare poiché sapeva che di certo lo avrei raggiunto. Soffocai un sussulto, credevo alla possibilità che lui stesso avesse assistito alla scena e di conseguenza ad aver udito le parole di Laufey. Allora perché si comportava in quel modo? Desiderava che gli parlassi apertamente, senza porre tra noi alcuna menzogna?  Mi fidavo di Loki. Mi fidavo troppo. Se all’inizio avevo provato un certo timore nei suoi confronti, col tempo avevo imparato ad apprezzare il suo atteggiamento talvolta schivo, talvolta aperto. Era un libro complesso da leggere e di cui ancora non possedevo la chiave per comprenderlo davvero. Forse non ci sarei mai riuscita ma forzare la serratura non mi avrebbe condotta da nessuna parte.
 - State tranquilla: ho messo a tacere queste dicerie prima ancora che arrivassero alle orecchie di mio fratello, o peggio, di mio padre.
Ed ora mi ritrovavo persino in debito.
- Dunque credete alla mia innocenza? – domandai, non del tutto certa.
Ci ritrovammo dopo poco all’ingresso della terrazza da cui mi ero affacciata una delle prime notti al palazzo e come per sfuggire da orecchie indiscrete mi introdussi proprio lì, richiamando la meravigliosa visione dei giardini. Loki comprese il mio desiderio di escluderci maggiormente dal mondo e mi seguì.
- Dubito che siate in grado di architettare in così poco tempo un piano simile ma ad ogni modo so che nascondete qualcosa. Un segreto, è chiaro.
Il sole irradiava con i suoi raggi luminosi l’arcata che divideva la terrazza dai corridoi, illuminandola solo in parte. Ci ritrovammo immersi in una luce vivida, fatta di fuoco, che illuminava sguardi carichi di dubbi e di questioni irrisolte.
Loki era il vero segreto. Ogni suo sorriso, ogni ghigno, ogni maschera che presentava di giorno in giorno era multiforme, mai del tutto accessibile né comprensibile. Talvolta usava la verità come maschera stessa degli inganni che filava così abilmente che tutti inesorabilmente vi cadevano. Avevo quasi la sensazione che un giorno avrebbe dimostrato chi fosse in realtà.
- E’ così, nasconderlo ulteriormente sarebbe un’offesa alla vostra intelligenza.
Mi fidavo. Semplicemente avevo riposto in lui un’estrema fiducia. Sin dall’inizio non mi aveva mai mostrato alcun tipo di compassione, persino quando mi donava quel poco di compagnia che non riuscivo a compensare con nessuno, non era mai con me solo per rendermi un qualche piacere. Di tutti coloro che erano presenti al Palazzo, persino Ygritte, Loki era l’unico con cui non mi sentissi mai davvero sola.




 
Loki

L’acqua sorgeva limpida tra le sue iridi. La verità, in Sigyn, era acqua che traslocava di forma in forma senza perdere mai la sostanza. Acqua tra le più segrete, inaccessibili, interessanti. Acqua che scorreva liberamente in quegli occhi che non erano in grado di mentire, con tutti i tentativi che le facevano onore. Non rifiutava le menzogne, ma non era in grado di mantenerle. Le accettava come semplice realtà alternativa. Ero certo ad ogni modo che nascondesse un segreto ben più grande della sua sostanza e fino ad allora mi ero ripromesso che avrei trovato il modo di scoprirlo. L’avevo osservata a lungo e più volte l’avevo trovata a consultare sempre gli stessi volumi in quella biblioteca in cui ci capitava di incontrarci.
- Per grazia della mia intelligenza, dunque, qual è il vostro segreto?
Sigyn si inumidì le labbra una volta, poi un’altra ancora. Segni di incertezza che presto sarebbero mutati.
- Prima che io ve ne parli, vi prego di promettermi che nessuno dovrà sapere quanto sto per rivelarvi – mi chiese con esagerata preoccupazione.
Promesse? Le promesse sono fatte di parole multiformi e le parole si sono sempre piegate alla mia volontà, affrontando significati talmente tanto diversi da trasformare l’essere in non essere. Persino in ciò che non esiste. Inoltre Nessuno è un nome affatto comune.
Annuii silenziosamente per non interrompere la sua voce, col timore che cambiasse idea. Quasi sollevata dal condividere quel segreto, mi rivelò ogni cosa.
- Quando ero appena una bambina, Álfheimr fu colpita da una malattia inguaribile e ne fui contagiata. Mia madre, senza pensare alle conseguenze del suo gesto, estirpò dal giardino di ghiaccio l’elisir dei Giganti e con esso mi curò, salvandomi la vita. Quando Laufey venne a conoscenza di ciò che era accaduto mi lanciò una maledizione: al compiere dei miei diciotto anni sarei caduta in un sonno eterno che mi avrebbe trasformata poco a poco in un fiore di ghiaccio, solo un Gigante può spezzare la maledizione – raccontò tutto d’un fiato, libera di un peso che si era portata dietro per così tanto tempo.
Mi appoggiai al parapetto dando la schiena ai giardini che lei sembrava amare tanto e incurvai le labbra in un’espressione seria e riflessiva.
- Viva per inganno, maledetta per essere sopravvissuta – sussurrai quasi tra me e me – di certo non siete una persona comune. No, non lo siete affatto. Quando compirete diciotto anni?
Non le mostrai la minima compassione poiché non ne avevo. Nutrivo interesse per Lady Sigyn ed ora che ero a conoscenza di quel segreto, quello stesso interesse crebbe molto di più.
- Tra meno di un mese.
Corrugai la fronte.
- E avete ancora intenzione di nascondere il vostro futuro a mio fratello? – domanda scontata.
- Vi prego, sì! – istintivamente corse ad afferrarmi il lembo di stoffa del soprabito – mia madre ha già scatenato una lunga guerra ad Álfheimr  e non voglio essere la causa per un’altra. Thor non deve sapere nulla di ciò che vi ho raccontato – mi pregava con gli occhi, quegli occhi illuminati dal sole.
Erano decisamente più belli ogni volta che avevo l’occasione di osservarli con la luce del giorno che li circondava. E pensare che quegli occhi nemmeno sarebbero dovuti essere lì. L’amore di una madre aveva scatenato una guerra che portò il Regno ad un inverno quasi perenne, tutto per permettere alla propria figlia di vivere diciotto anni e diventare poi nient’altro che un fiore. Sigyn era preziosa, ora più che mai, poiché poteva essere una grande svolta per i miei progetti.
- Se parlate con tanta sicurezza dovete essere certa di sfuggire ai Giganti.
- No, non lo sono.
- Allora troveremo il modo perché non accada nulla di tutto ciò. Siete la futura Regina di Asgard e non permetterò che portino via l’unica persona della corte dotata di un minimo di giudizio.
Avevo altro in mente. Le mie intenzioni erano rivolte ad un fine più grande che non prevedevano l’importanza della sua presenza. Che vi fosse o meno era indifferente, ma Sigyn poteva essere una chiave di svolta.
Eppure l’idea di non incontrarla più tra i corridoi del Palazzo mi rammaricava almeno un poco. Per quanto all’inizio l’avessi presa solo come un passatempo, un diversivo nei tempi aridi della giornata, avevo imparato ad apprezzarla più di tutti gli altri. Un timido fiore nascosto nell’ombra che aveva solo bisogno del sole per essere illuminato.
- Desiderate aiutarmi? – domandò incredula.
- Si, a modo mio – sorrisi all’angolo delle labbra e le afferrai la mano per imprimere maggiormente quella
promessa









NdA: 


Bene, sono riuscita a pubblicare l'aggiornamento!
Tra la connessione ballerina e gli esami sto uscendo pazza, ma almeno fino ad ora l'importante è andare avanti e proseguire come meglio posso. 
Ringrazio anche questa volta Mania che ha betato il capitolo e che come sempre mi supporta in questa storia. Ringrazio chi mi segue e ha inserito la storia tra le ricordate/seguite/preferite e per chi recensisce. 
Spero di non far attendere troppo ^^ alla prossima!
 

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Capitolo 11
*** Fidelity ***




 

XI

Fidelity 



 
Loki

Sedevo accanto alla finestra, avvolto in una lettura di poco conto e a dire il vero non ero nemmeno interessato all’argomento trattato. Ero in attesa, perché sapevo che da lì a poco avrei ricevuto un ospite e lo avrei accolto al meglio. Non mi aspettavo, però, che sarebbe giunto con una tale irruenza da far tremare la finestra, tanto da interrompere il silenzio sacro di quel luogo. Gli occhi colmi di rabbia e di delusione che si prospettarono davanti a me poco dopo non ammettevano perdono, desideravano solo una spiegazione che non avrebbe risolto nulla. Tutti non facevano che richiedere la verità, come se fosse il dono più prezioso concesso. Amavano dilettarsi con le storie più disperate ma vi rifuggivano sempre, timorosi di rimanere incastrati nell’illusione di una bugia. Le menzogne, però, erano più che vere secondo il mio punto di vista. Erano solo un altro modo di raccontare la realtà, senza relegarla ad un fattore prettamente oggettivo. La mia vita sarebbe stata assolutamente noiosa se non fosse stata colorata dalle menzogne. E poi, chi non crede a ciò che vuole credere?
- Come avete potuto? – poco originale, da parte di Lady Sigyn, rimproverarmi in quel modo.
Inarcai un sopracciglio nel momento in cui sollevai lo sguardo su di lei, così lentamente che lo trovò estenuante, come se non avessi preso sul serio il suo rimprovero. Con il suo ingresso impetuoso si era portata dietro un’aria fresca e leggera, anche se gli occhi azzurri, così tipicamente suoi, si ostinarono a guardarmi con una rabbia che cresceva sempre di più.
- Come avete potuto: cosa? – domandai conservando lo stato di calma.
Il mio corpo iniziava a reclamare la tensione dei muscoli che un istante dopo avrei provato, nel momento in cui la conversazione si sarebbe scaldata per bruciare in quella che Sigyn chiamò delusione.
- Conoscere la verità e ricamarci sopra per i vostri scopi – mi accusò senza alcun rimorso.
Corrugai presto la fronte, a dire il vero continuavo a non capire. Lady Sigyn si adeguò al mio comportamento distaccato e privo di interesse, tanto che l’espressione contrita del suo viso finì per lasciarsi andare ad una linea più rilassata delle labbra. 
- Io non ricamo, solitamente è un’attività esclusiva delle donne – sorrisi all’angolo delle labbra.
Non gradì la mia ironia perché di nuovo si atteggiò con uno sguardo più duro.
- Avete rivelato il mio segreto. Vorreste forse nasconderlo? – mi domandò con maggior schiettezza.
Chiusi il volume che avevo tra le mani e allora mi sollevai in piedi.
- Avere la verità in mano e metterne a parte chi dovrebbe conoscerla non vuol dire modificarla – constatai, mostrandomi ancora fintamente disorientato. In realtà sapevo esattamente cosa intendesse lei.
Difatti avevo iniziato a spezzare l’equilibrio della sua pazienza.
- Loki – pronunciò il mio nome con enorme disappunto – non sono una bambina. Non vi accuso per aver svelato ciò che era mio, vi accuso perché avete tradito la mia fiducia. Mi sono confidata perché ero certa che non mi avreste tradita.
Mi inumidii le labbra e lasciai ricadere il libro sul davanzale della finestra, poi scossi la testa per rimproverarla.
- Fedeltà, dite! E voi la donate a chiunque? Avete compreso la mia indole prima di riceverne le prove, se alla fine la vostra scelta è stata quella di riporre fiducia in me, dovete anche assumervi le conseguenze.
Lady Sigyn chiuse appena le mani per formare pugni contratti e forse scavare dentro di sé alla ricerca di una forza che aveva bisogno di trovare. Sigyn non mancava di coraggio, tutt’altro, era una donna forte che aveva imparato ad essere indipendente, ma spesso peccava nel volersi affidare ad altri, più per fiducia a priori che non per un’accettazione di sé.
- Avete ragione: ho intuito la vostra indole perché a differenza di tutti coloro che vi circondano non mi sono limitata a temere la vostra ombra, ho cercato di afferrarla e di provare a farne parte. Tutti vi mostrano rispetto, ma nessuno vi accoglie davvero. Non è forse questa la mia medesima condizione? Non sono trattata alla stessa maniera? Mi sono illusa poiché credevo di potermi fidare e che proprio da voi non sarei stata tradita. Ho peccato di ingenuità nel momento in cui ho creduto di essere considerata da voi in maniera superiore rispetto a tutti gli altri.
Aveva ancora altro da dire, Lady Sigyn, ma non glielo permisi. Le afferrai le mani che aveva stretto in pugni serrati e le sciolsi per soppesarne la leggerezza nelle mie. Erano morbide e fredde, di un freddo che era in grado di trasmettermi un calore piuttosto improbabile.
- Lo siete, infatti. Eccetto mia madre, siete l’unica qui a corte di cui riesca a provare rispetto.
- Un grande esempio di rispetto è stato il vostro – sfilò via le mani dalla mia presa e si voltò per darmi le spalle.  I lunghi capelli biondi le cadevano morbidi sulla schiena e non potei fare a meno di sorridere: non si era ancora decisa a tagliarli, come era uso fare e anzi si ostinava a tenerli in quel modo per reclamare il suo passato e la sua stessa essenza. Tagliarli avrebbe voluto dire, per lei, abbandonarsi ad un presente che non accettava ancora.
– Perché non avete dato ascolto alla mia richiesta? – insistette - Thor ha intenzione di attaccare i Giganti con il suo piccolo gruppo di guerrieri all’insaputa di Odino, gli avete dato un pretesto per fare ciò che desiderava.
In questo modo però rischierà di uccidersi!
Soffocai una risata che avrebbe lacerato ogni nostro rapporto ed iniziai ad aggirarmi per la sala, conducendo un passo misurato e lento, perché non la perdessi di vista anche ora che le davo le spalle.
- Gli ho dato un pretesto per proteggervi. Sarete sua moglie e nessun guerriero può ritirarsi da uno scontro aperto.
Sigyn inizialmente non rispose, forse aveva compreso perfettamente le mie reali intenzioni e questo doveva averla fatta tentennare. Quando tornai ad osservare i suoi occhi, persino da lontano, avevo riconosciuto quel flusso di acqua fluida che si generava nelle iridi che non riuscivano a fermare la potenza di un fiume in piena.
- Vi prego di non illuderVi ulteriormente: non è la mia vita che avete a cuore, né il mio futuro. Avete condannato la volontà folle di vostro fratello davanti al Padre degli Dèi e subito dopo gli avete dato la possibilità di agire, andando contro il volere di Odino. Una giustificazione di cui Thor si è approfittato immediatamente.
Sogghignai appena. IlluderVi? Dunque lei non ero riuscito ad ingannarla, ma non avevo dubbi a riguardo, sapevo non le sarebbe sfuggito quel particolare. Aveva ragione, però, nel dire che non avevo interesse nei riguardi del suo futuro e nemmeno della sua incolumità. L’avevo usata in modo tale da ottenere ciò che desideravo.
Per una volta, però, mi sentii desideroso di condividere con qualcuno ciò che non avrei confidato ad altri. Se fosse stata un’altra persona avrei negato o mi sarei interpellato alla mie capacità sofistiche per spostare l’attenzione altrove. No, Sigyn mi aveva compreso sin troppo per ingannarla con tanta naturalezza.
- Dunque quali sono le vostre conclusioni? – le domandai.


 
Sigyn

Sorpresa, perché non mi sentivo sorpresa? Avevo smascherato ogni maschera, avevo tolto ogni illusione dalle illusioni create ed ero giunta ad una verità di cui non ero rimasta affatto sorpresa. Mi aspettavo davvero un comportamento simile da Loki? Al tempo stesso non riuscivo davvero a biasimarlo per ciò che aveva fatto. Mi sentivo tradita, ma il tradimento più grande, forse era stato quello di non essere stata messa a parte dei veri piani di lui. Di fedeltà non si nasce, si diventa. Io non mi fidavo di chiunque, mi fidavo solo di chi desideravo fidarmi e ciò capitava solo verso coloro verso cui provavo profonda stima.
- Sono il frutto di un inganno che ha imparato a guardarsi dagli inganni stessi. So bene che le vostre intenzioni non sono quelle di proteggermi, né di entrare in conflitto aperto con i Giganti di Ghiaccio. C’è qualcosa che desiderate molto di più, ma che io non riesco ad afferrare.
La stretta delle sue mani da cui mi ero liberata mi aveva fatta tentennare. Avrei desiderato ancora sentirle sulle mie, accolte da una freddezza che mi riusciva familiare. Le avevo distolte, però, perché le avvertii come pericolose.
- Avete ragione, ciò a cui aspiro va al di là di tutto questo e sono piuttosto certo che non abbiate bisogno di una spiegazione. Presto o tardi capirete. Non vorrei rovinarvi la sorpresa – sorrise in modo tagliente, come era solito fare.
Certo che avevo compreso, ma non volevo crederci. Per questo continuavo a fingere di non sapere, di non aver intuito le sue reali intenzioni. Non potevo assecondare una follia simile e al contempo preferii mentire a me stessa, illudendomi di esserne totalmente all’oscuro.
Loki professava una verità completamente sua, una verità soggettiva che per diventare universale si mascherava di inganni ed illusioni. Ma chi era davvero depositario della verità? Chi poteva fregiarsi di una tale nomina? Riuscivo a sentire tutte le mie certezze crollare e sapevo già che presto o tardi sarei rimasta incastrata in un mondo diverso da quello che mi ero costruita.
- Non mi schiererò dalla vostra parte, questo lo avrete intuito ma nemmeno mi intrometterò per fermare i vostri piani. Tra una settimana, molto probabilmente, cadrò sotto la maledizione di Laufey e di me non ne rimarrà nulla. Non farò mai parte del futuro di nessuno e non avrò idea di ciò che farete.
Forse fu quella l’unica volta in cui vidi balenare in lui l’idea che sarei svanita davvero dal calore di una vita che mi era sembrata troppo breve. Fino a quel momento aveva considerato la mia maledizione come qualcosa che lo avrebbe aiuto a portare a termine i suoi piani, ma non aveva realizzato completamente che al termine di tutto, di me non sarebbe rimasta che l’ombra di un’esistenza arrestata prima del tempo. E persino io non riuscivo a rendermene conto. Ero viva, ma non per molto. Mi sarei trasformata nell’elisir dei Giganti e di me non sarebbe rimasto più alcunché, forse il vago ricordo di una promessa sposa che non avrebbe mai raggiunto l’altare.
- Siete talmente certa che il destino non sia tra le vostre mani da accettarlo senza rammarico – non era un rimprovero, solo una constatazione – ma dimenticate che siete circondata dal futuro Re di Asgard, dalla giurisdizione di Odino e… - sorrise all’angolo delle labbra, poi si avvicinò ed io non ebbi il coraggio di muovere un muscolo.
Riuscivo a sentire la tensione del corpo immobilizzare ogni parte di me quando il suo respiro si confuse con il mio, ad una distanza che avrei dovuto accrescere. Invece non mi tirai indietro e anzi, di mia spontanea volontà, non soppesai più nessuna delle mie azioni e andai alla ricerca delle sue labbra per avvolgerle in una morsa estenuante di cui volevo liberarmi, ma non potevo. Mi sentii imprigionata in un bacio che non avrei dovuto chiedere ma al contempo feci in modo di non lasciarlo andare tanto facilmente. E lo sapevo, lo sapevo che in fondo si stava soltanto prendendo gioco di me perché di tanto in tanto le sentivo quelle risate trattenute in gola. Si divertiva perché era cosciente di avermi ormai completamente in pugno e si divertiva perché sapeva anche che non gli avrei concesso più nulla, da quell’istante in poi. Ero ormai devota nei suoi confronti, ma non potevo abbandonarmi in quel modo dimenticandomi della mia posizione. Mi ero lasciata andare ad una passione che non potevo nascondere e lui rideva, silenzioso, tra quei baci che speravo desiderasse ardentemente. Eppure non mi era facile comprendere cosa pensasse. Cosa ne sarebbe stato di Lady Sigyn, fedele promessa sposa di Thor?








NdA: 

Ed eccoci qui con l'undicesimo capitolo! Ebbene potete aver fiducia perché concluderò questa raccolta, ce la farò. Ringrazio Mania che come sempre beta i capitoli. Ringrazio chi continua a seguire e chi seguirà fino alla fine. 
Alla prossima! 
 

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Capitolo 12
*** Sleeping ***




 

XII 

Sleeping







 
Loki
Thor disobbedì al volere di Odino, ma lo fece troppo tardi.
Non mi dette ascolto e decise di attendere e attendere, e attendere ancora, rimandando la lotta contro i Giganti che Lady Sigyn insisteva nel definire folle. L’attesa, però, condusse allo scoccare di quella mezzanotte del giorno del compleanno di Lady Sigyn e si addormentò. Ero riuscito a convincere Thor ad affrontare Laufey prima che giungesse il termine della maledizione, ma le parole della sua futura sposa non fecero che controbattere le mie e lui vi diede ascolto. Era riuscita a calmare il suo impeto, nonostante io avessi tentato di rinnovarlo più volte. Si trattò di una lotta estenuante, quella tra me e Lady Sigyn, fatta da parole adite a convincere qualcuno che sembrava trasportato più dalle proprie emozioni che non dal raziocinio.  La tacita guerra continuò fin quando lei non ebbe più modo di intervenire: Lady Ygritte, la sua dama più cara, strepitò per tutti gli angoli del Palazzo chiedendo aiuto poiché la sua Signora appariva come morta. Le guardie rimaste davanti alla sua porta non ebbero ragion d’essere, difatti la maledizione scagliate su Lady Sigyn era insita in lei e attendeva solo il momento adatto per prendere piede e iniziare a divorarla.
Così, quella notte stessa, poco prima dell’alba, la trovammo distesa tra le morbide lenzuola bianche, con i lunghi capelli biondi che non si era azzardata ad accorciare. Dormiva profondamente. Era un vero peccato non godere di quegli occhi chiari, fonte di acqua e di vita. I lineamenti del suo viso non erano marcati dalla preoccupazione né dalla paura, piuttosto apparivano sereni e calmi.
Le guaritrici rimasero con lei per l’intero giorno a seguire, giudicandola ancora viva poiché il cuore batteva e il sangue scorreva lento nelle vene. Nonostante ciò le mani iniziarono a decolorarsi e le punte delle dita si dipinsero d’argento. Allora compresi che la trasformazione vera e propria stava avendo atto: da lì a qualche giorno Sigyn avrebbe assunto le sembianze dell’elisir più prezioso dei Giganti, il fiore di ghiaccio.
Thor rimase al suo capezzale insieme ai nostri compagni per compiangere qualcuno che non avevano mai davvero lasciato entrare nel loro mondo. Era poco più di un fantasma, un’ombra che aveva sfiorato le loro esistenze, ma mai attraversato il loro cuore. No, nessuno di loro poteva fregiarsi di aver conosciuto Lady Sigyn, chi più di me era riuscito a capirne il valore?
Indubbiamente Thor si era affezionato a lei, per abitudine all’idea di non essere altrimenti, ma non l’amava. Piuttosto il suo buon cuore prese a farlo sentire impotente, perché non era riuscito a proteggerla ed io sarei intervenuto per ottenere, alla fine, ciò che desideravo.
Mia madre tentò in ogni modo di intervenire, studiando incantesimi in grado di sciogliere la maledizione ma nessuno di essi fu sufficiente a risvegliare Lady Sigyn.
Il Fato sembrò quasi crudele. Non ero stato io stesso a dirle che il destino si poteva aggirare? Si beffava di me, era chiaro.
Trascorsero vari giorni da quell’evento e il corpo di Lady Sigyn fu vegliato con la massima cura ed attenzione, almeno fin quando esso stesso non svanì: l’elisir era stato condotto a Jotunehim dai Giganti stessi che per la seconda volta si erano fatti strada, indenni, verso Asgard. Ovviamente io avevo preso parte a quell’intento, ultima mia speranza di riuscire in ciò che più bramavo.
Non fui costretto ad attendere oltre poiché quando la notizia si sparse, Thor decise di disobbedire al volere di Odino e di intraprendere la battaglia contro i Giganti per riconquistare ciò che gli apparteneva.
 
 



 
Sigyn
 
Ero ancora viva, ma non avevo più coscienza. Il mio intero corpo si relazionava con il mondo attraverso le sensazioni più strane che mi erano difficili da interpretare. Ero immobile e stesa sul letto, questo è l’ultimo ricordo prima della trasformazione, poi non ebbi più pensieri, come se improvvisamente smisi di essere cosciente, eppure vivevo. Sapevo di vivere, senza saperlo davvero. Era più di un sonno notturno, più di un sogno eterno, mi stavo trasformando in un fiore di ghiaccio e poco a poco la consapevolezza scivolava via. Provai a lottare per rimanere me stessa, ma fu vano. Tutto ciò che mi circondava era fatto di vibrazioni, non di parole, tutto quello che mi attorniava in un momento simile si rifletteva su di me come una presenza fatta di sostanza ma non di forma. Se all’inizio avevo provato una sgradevole sensazione di gelo, poi non riuscii a sentire più nulla poiché divenni il gelo stesso. Per tutta la mia vita avevo conservato le mie paure dentro di me, senza condividerle con nessuno. Eppure ora che quel momento era arrivato esse scivolavano via, dimenticandosi nell’incoscienza più totale. L’immobilità, ormai, era ciò che mi apparteneva.
 

 
Loki

Disobbedimmo, ma soprattutto Thor disobbedì, al volere di Odino e raggiungemmo i Giganti per riprendere ciò che apparteneva ad Asgard. La battaglia con i Giganti si susseguì come quasi tutte le battaglie che avevamo avuto e grazie alla magia delle illusioni ero riuscito ad aprirmi un varco dove muovermi liberamente tra i ghiacci. Gli altri non erano in difficoltà ma probabilmente non ne saremmo usciti facilmente e senza riportare ferite: il nostro compito però era quello di portare via Lady Sigyn.
A dire il vero il mio intento si era già realizzato poiché desideravo semplicemente che Thor andasse contro il volere di nostro padre, ma al tempo stesso pensai che fosse uno spreco lasciare che la sua futura moglie restasse tra i Giganti. Le avevo detto di fidarsi di se stessa e non del destino e che se avesse voluto sarebbe riuscita a fuggire dalla maledizione, ma così non era stato. Non che mi sentissi responsabile per la sua caduta, ma era come aver perso un divertimento in più – o forse uno dei pochi che valesse la pena avere. Thor mi aveva chiesto di farmi strada verso il letto di ghiaccio dove Lady Sigyn era stata distesa mentre lui e gli altri compagni distraevano i Giganti, di modo che arrivassi indenne alla meta. Una volta raggiunta mi soffermai a guardare ciò che era diventata: il suo intero corpo era fatto di ghiaccio ma conservava ancora una sfumatura di colore che la rendeva viva. La trasformazione in fiore era ormai vicina. Per un attimo dimenticai l’impeto della battaglia e rimasi ad osservarla incantato, nonostante i suoi occhi liquidi fossero chiusi riuscivo ad immaginare il suo sguardo sotto di essi. Trascinarla via sarebbe stato difficile, ma qualcosa mi fermò prima di tentare. Mi chinai appena e le rubai un bacio dalle labbra fredde ed immobili, quasi a voler sancire che Lady Sigyn mi appartenesse e se la stavo salvando era solo perché doveva rimanere qualcosa di mio e di intoccabile agli altri. Ciò che non mi aspettai fu la reazione del mio corpo: le mie braccia si colorarono di un azzurro intenso e le mani, appena più grandi, assunsero lo stesso colore. Il gelo che avevo attorno si consumò interamente dentro i miei arti e non provai più la sgradevole sensazione del freddo. Non riuscii a spiegarmi quella trasformazione che era appena avvenuta e feci un passo indietro, mentre il colore della pelle tornava ad essere normale. Mi accorsi troppo tardi, però, che Lady Sigyn non solo si era svegliata dal suo sonno ma che aveva assistito a ciò che era accaduto. Il ghiaccio del suo corpo si sciolse e tornò ad essere se stessa.
- Un Gigante di ghiaccio – sussurrò quasi tra a sé e sé ancora distesa sul letto di neve dove avrebbe dovuto riposare per sempre – solo un Gigante di ghiaccio poteva spezzare la maledizione.
Aggrottai le sopracciglia e feci un altro passo indietro. Il colore delle mie braccia era tornato normale eppure non avevo idea del motivo per cui il mio corpo avesse reagito in quel modo. Lady Sigyn, appena risvegliata, aveva già sputato la sua sentenza senza nemmeno darmi il tempo di riflettere.
- State ancora sognando, questo è certo – risposi prima di accorgermi che non era in forze per sollevarsi, infatti crollò nuovamente sul manto di neve.
La temperatura del suo corpo era scesa notevolmente e le labbra si dipinsero di viola: un altro istante in quel luogo e forse non sarebbe sopravvissuta.
- Thor! – chiamai a gran voce verso mio fratello che stava continuando a dar sfoggio di sé – ordina ad Heimdell di aprire il portale! – quando si accorse della riuscita di quella campagna, fece esattamente come gli dissi di fare e tornammo ad Asgard per essere accolti dalla furia di nostro padre.
Lady Sigyn, prima di ogni cosa, fu condotta nelle sue camere affinché ricevesse le cure adeguate e Thor la seguì per accertarsene. Odino era senz’altro adirato e gli concesse quei pochi e brevi momenti prima di richiamarlo nella sala del trono. Mio fratello non aveva ancora idea che presto o tardi avrebbe dovuto rinunciare al suo intero mondo. Mi recai anche io nella stanza di Lady Sigyn mentre le curatrici azionavano la fucina dell’anima per far alzare la temperatura corporea, riscaldandola meglio che potevano.
- Ti ringrazio Loki – disse Thor quando mi vide avvicinarmi – senza il tuo aiuto non sarei riuscito a condurla via da quel luogo.
Cos’era quella? Umiltà? Corrugai la fronte appena interdetto, mio fratello non aveva mai riconosciuto le mie buone qualità e nemmeno si era mai azzardato a ringraziarmi per l’aiuto che gli avevo portato.
- No, grazie a te fratello – nascosi un mezzo sorriso di intesa con me stesso.
- Come è stata spezzata la maledizione? Abbiamo tentato in ogni modo, eppure non vi è stata occasione buona per salvare Lady Sigyn dalla sua terribile condizione! – mi domandò con curiosità.
Per la prima volta fino ad allora non avevo una risposta pronta, né una su cui ricamare una verità tutta personale. Nemmeno io riuscivo a darmi una spiegazione, nonostante l’appena breve risveglio di coscienza di Lady Sigyn avesse già fornito una risposta che comunque non era di mia soddisfazione.
- Non so dirti come, fratello. Ora però temo che tu debba recarti da nostro padre, il tempo concessoti è terminato – rigirai la situazione per evitare che insistesse.
Eppure quello che era successo non mi diede pace. Nonostante avessi raggiunto il mio scopo, non riuscivo a togliermi dalla testa la trasformazione che era avvenuta su di me.






NdA: 

Salve a tutti! 
Intanto ringrazio chi ultimamente ha letto e recensito la storia, ormai pensavo la seguissero in pochissimi se non in una sola persona, invece nell'ultimo capitolo ho avuto una piacevole sorpresa e sono molto contenta. 
In questo capitolo di preciso, come vedete, c'è quasi solo narrazione e Sigyn non è che un'ombra rispetto a Loki che si trova a confronto con se stesso e quello che diventerà il suo futuro. 
Come sempre ringrazio  Mania che revisiona il capitolo e mi sostiene nella scrittura di questa storia. Alla prossima! 

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