Ritrovarsi

di Nic87
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Parte I ***
Capitolo 2: *** Parte II ***



Capitolo 1
*** Parte I ***


Ritrovarsi

 

PARTE I

 

L’aria era diventata quasi irrespirabile. L’odore acre del fumo si era ormai ampiamente diffuso. Il fuoco lambiva già gran parte del Settore B del vecchio laboratorio. Il crepitio delle fiamme accompagnava le urla disperate degli uomini, intimoriti da quell’inferno che stava bruciando intorno a loro.

Era il momento di fuggire, di scappare lontano, per non fare la fine del topo.

Il loro obiettivo era raggiungere la Biscuit Room, per cercare di salvare i bambini, vittime inconsapevoli degli esperimenti di uno scienziato pazzoide.

La situazione si era presentata molto difficile e rischiosa fin da subito. Una forte esplosione catturò l’attenzione degli uomini. Una cisterna con materiale infiammabile entrò in contatto con le fiamme, pochi secondi dopo, un fortissimo botto annunciava la rottura del grande contenitore. Varie parti vennero scaraventate nell’area circostante a fortissima velocità: alcune ricaddero addosso ai marines del G-5, altre arrivarono alle pareti del settore, forandole.

 

<< Dannazione! >> affermò sommessamente Sanji.

 

Dalle aperture nella parete iniziò ad entrare lentamente il fumo viola e letale, il gas di Caesar che qualunque cosa avesse toccato, l’avrebbe resa cenere. Era già successo ad altri marines del G-5, ai guardiani dell’isola di Punk Hazard, rimasti all’esterno del laboratorio, e adesso, se non si fossero mossi, sarebbe toccato anche a loro.

 

<< Scappate se non volete morire! >> urlò disperatamente il cuoco, mentre mostrava, con l’indice della mano sinistra, la possibile via di fuga.

 

Un pirata e dei marines che collaboravano. Un pirata che aiutava i marines. Un pirata che dava ordini ai marines. Questi ultimi che eseguivano senza troppe discussioni.

Quella situazione poteva essere tranquillamente scambiata per una barzelletta. Sarebbe diventato uno di quei racconti da bar, davanti a due dita di gin o a una boccale di birra ghiacciata, oppure un racconto da custodire nella memoria e da sfoderare in età matura davanti ai nipoti, durante un pomeriggio noioso.

Il gas continuava ad entrare lentamente, ma inesorabilmente. Ben presto gran parte del settore venne inghiottito dalla nube viola. Gli uomini correvano il più velocemente possibile, la lentezza sarebbe stata punita a caro, carissimo prezzo.

Anche lei correva e nel mentre incitava gli uomini, i suoi uomini: si girava verso di loro, cercando di spronarli per correre più velocemente. Aveva mal tollerato la presenza di Gamba Nera fin dal primo minuto, ma la sua morale le impediva di allontanarlo: la stava aiutando a far scappare da quell’inferno i suoi uomini, doveva esserle grata, anche se usciti da quel laboratorio le cose sarebbero tornate come sempre. Sanji, i suoi compagni e il suo capitano, Cappello di Paglia, sarebbero stati arrestati e la loro nave sequestrata. Erano pur sempre dei fuorilegge.

Si bloccò per un istante. Intorno a lei gli uomini si affannavano verso l’uscita, il rumore dei passi veloci era quasi assordante rispetto al silenzio del gas che si espandeva coprendo le fiamme e divorando l’aria. Si vide letteralmente passare sopra la testa alcuni dei suoi soldati spinti verso l’uscita, dai poderosi calci del cuoco della ciurma di Cappello di Paglia.

Tutto questo non la turbò. Aveva altri pensieri: lui.

Non lo aveva ancora visto. Non si avevano sue notizie da circa due anni, dopo l’incidente avvenuto nelle isole Sabaody. La ciurma di Cappello di Paglia era stata divisa, o almeno così si vociferava, solo il Capitano ebbe seguito mediatico per i fatti di Marineford.

La sua espressione si rabbuiò leggermente. Non lo aveva pensato per due anni. Effettivamente, in questo lasso di tempo, fu molto impegnata: gli estenuanti allenamenti, le diverse missioni al fianco del Vice Ammiraglio Smoker la portarono in giro per il mondo, lontano da lui e dai loro ricordi.

 

 

<< Mi hai trattata come un’idiota! >> urlò, rompendo la monotonia del ticchettio della pioggia che cadeva abbondante. Lui la guardava dritto negli occhi. Tashigi vide il biondino della ciurma affannarsi contro lo spadaccino, ma non badò alle sue parole, stava focalizzando solo il suo sguardo.

<< Se non sbaglio, non mi hai mai chiesto come mi chiamassi. Non ti ho mai mentito >>.   

La ragazza si arrabbiò ancora di più: << I farabutti come te che possiedono certe spade, non li perdonerò mai! >> disse, alzando ulteriormente il tono della voce.

La pioggia continuava a cadere copiosa, senza sosta. Le stava inzuppando tutti i vestiti, ma non era importante: si sentiva presa in giro da quello spadaccino con cui poco tempo prima aveva fatto amicizia. Aveva notato subito una sintonia fra di loro. L’aveva visto scegliere le spade in quel negozio, l’aveva visto sfidare la sorte, lanciando la spada maledetta in aria e allungando il braccio, rischiando la menomazione, aveva visto il suo sguardo fiero e sicuro, quando la lama della spada lo mancò. Era rimasta affascinata dal suo carisma e dall’amore per le spade.

La rabbia montò ancora fino a sfociare in una minaccia detta a denti stretti.

<< Ti confischerò la tua spada! >>

Un sorriso beffardo si dipinse sul volto di Zoro. << Provaci! >>. Aveva raccolto la sfida.

Tashigi digrignò i denti per il nervoso. Di scatto portò la mano destra all’elsa della sua spada e con uno scatto si lanciò verso lo spadaccino con la lama sguainata impugnata con entrambe le mani.

 

 

<< Tashigi! Correte avanti! >> gridò Sanji.

La donna si risvegliò dal turbinio dei ricordi. Si girò verso il ragazzo, con il volto che tradiva la confusione di quei ricordi, ancora chiaramente stampati nella sua mente.

<< Se vi perdete sarà la fine! Non sbagliate strada, mi raccomando! >> continuò il cuoco, mentre le dava le spalle, per correre verso la nube di gas tossico e cercare di recuperare gli ultimi marines.

Rimase interdetta per pochi secondi, Gamba Nera l’aveva decisamente stupita. In un attimo si ricompose e prese le redini del comando, spingendo i suoi uomini verso l’uscita, nuovamente incoraggiandoli e tenendoli tutti sotto controllo con lo sguardo. Non c’era un minuto da perdere. Aveva la responsabilità di tutti i suoi uomini e non solo, doveva anche salvare i bambini.

La donna si bloccò davanti all’ingresso della Biscuit Room, si voltò verso i suoi uomini, continuando a dal loro manforte, aiutandoli ad entrare all’interno della stanza, e guardando in lontananza, alla ricerca di Gamba Nera, che tanto si stava prodigando per aiutarla. Un velo di preoccupazione le incupì lo sguardo. Bisognava fidarsi ciecamente, aspettò e aspettò ancora, non seppe per quanti istanti o minuti, ma in ogni caso era pronta. Pronta a tutto.

 

________

 

Era una stanza veramente grandissima. Aveva le pareti dipinte di azzurro con diversi disegni che la coloravano e la decoravano: arcobaleni, nuvole, alberi, stelle. Tanti giochi di varie dimensioni erano sparsi nel pavimento: macchine, palloni, costruzioni e bambole. Nonostante questo era un ambiente poco rassicurante. Men che meno in quel momento, durante una furiosa tempesta di neve.

Corse all’interno della stanza, lo avevano attratto delle grida femminili, quelle delle sue compagne di ciurma, per la precisione. Vide Robin a terra, ferita e subito dopo Nami, accovacciata vicino a lei, che cercava di capire se stesse bene o meno. Dopo qualche istante riconobbe anche Chopper, stretto fra le braccia della cartografa. Il loro volto era una maschera di puro terrore, il loro occhi sgranati guardavano verso l’alto. Una donna con ali piumate al posto delle braccia e con delle zampe da rapace al posto delle gambe minacciava i suoi compagni: aveva due aghi enormi stretti fra gli artigli delle zampe. Si mosse fulmineo, si mise fra i suoi compagni e gli aghi della donna-uccello, bloccando l’attacco.

<< Zoro! >> urlarono all’unisono i compagni.

<< Ragazzi, pensate voi ai bambini! >>

Con sorpresa la donna indietreggiò leggermente, riconoscendo il cacciatore di taglie. Nami, Robin e Chopper seguirono il consiglio dello spadaccino e lo lasciarono solo, pronto a combattere contro la donna-uccello.

<< Posso farcela! >> aveva detto a gran voce, certo delle sue possibilità, nonostante si fosse immediatamente accorto che la donna aveva i poteri di un frutto rogia, era lei a controllare la neve.

Si stavano studiando da qualche secondo, ma subito la donna si mosse, cercando di attaccare lo spadaccino che prontamente respinse l’offensiva. Dal loro scontro si generò una certa energia che allontanò i loro rispettivi corpi. La donna-volatile si librò nell’aria, raggiunta una certa altezza, planò pronta a caricare nuovamente il colpo, facilmente respinto da Zoro. Iniziò dunque una vorticosa lotta di fendenti, accompagnata dal clangore delle lame che si toccavano continuamente: ad ogni colpo offensivo corrispondeva un movimento di difesa; una lotta continua che sembrava alla pari.

I due si fermarono contemporaneamente, per studiarsi di nuovo. Erano entrambi affannati. Intorno a loro la tempesta di neve continuava ad infuriare.

La ragazza dalle fattezze d’arpia sorrise di punto in bianco, agitò le ali e subito si alzò una folata di vento gelido che l’avvolse, facendola sparire.

Zoro rimase ad ascoltare, con gli occhi chiusi, per percepire i movimenti della detentrice dei poteri del frutto del diavolo, ma non riuscì a captare nessun rumore.

Rimase in quella posizione per diversi secondi, prima di spazientirsi e urlare :<< Hai intenzione di combattere o no, donna-neve? >>.

Riapparve alle sue spalle, appena concluse la frase. Aveva l’ala destra gelida, sembrava una lama, e con essa ben tesa, si lanciò verso lo spadaccino che prontamente incrociò le spade.

Continuarono a scambiarsi attacchi per altri infiniti minuti, la donna utilizzava le sue ali gelide come delle lame, mentre lo spadaccino si limitava a respingere gli attacchi.

La donna-uccello si staccò improvvisamente, nuovamente si librò nell’aria e prendendo le distanze, con un tono calmo esclamò: << Sono stufa. E’ da un po’ che ti limiti solo a bloccare i miei attacchi >> aggiunse poi, con aria di sfida << Perché non usi le tue lame contro di me? >>.

Zoro rimase impassibile.

La donna sospirò. << Penso di aver capito >> ammise << E’ perché sono una donna, non è vero? >>

Sorrise soddisfatta nel vedere il volto indecifrabile dello spadaccino. Questo silenzio assenso la caricò di una nuova energia, aveva nuove speranze per toglierlo di mezzo definitivamente.

 

Pioveva, pioveva dannatamente, non aveva smesso un minuto di farlo. Aveva il respiro ancora affannato, nonostante si fosse sforzato poco. Con la mano destra impugnava una spada con la lama rivolta verso il basso, con la sinistra impugnava l’altra spada, conficcata in parte nel muro. Ormai il suo avversario era in trappola, disarmato, sconfitto.

Il rumore metallico delle lame si era spento, nessuno osava parlare, solo la pioggia continuava a ticchettare.

Zoro aveva uno sguardo soddisfatto. Aveva vinto lui, nonostante la minaccia del suo avversario, l’aveva battuto.

La guardò dritta negli occhi e beffardo disse : << Non lascerò mai questa spada. Qualunque cosa accada >>.

Con un gesto rapido della mano rifoderò la lama, lasciando la ragazza con le spalle al muro.

<< Arrivederci. Devo andare >> salutò con tono educato, dandole le spalle.

Un brusio si levò dagli uomini che avevano assistito allo scontro. Mormorii e mezze frasi che mostravano l’incredulità generale per quanto appena visto. Il loro amato sergente donna aveva appena perso uno scontro davanti ai loro occhi.

Tashigi rimase immobile con gli occhi sgranati per lo stupore. Vedendo le spalle dell’uomo si sentì offesa e oltraggiata. Iniziò a tremare per la rabbia.

<< Perché non mi hai uccisa? Perché sono una donna? >>

Quando sentì quelle parole si ricordò della sua amica Kuina. Un brivido gli percorse la schiena. Quella ragazza gliela ricordava sia nell’aspetto che nel carattere, e questo non poteva di certo perdonarglielo.

Gli si era gelato il sangue non appena la vide  a Rogue Town. Standole vicino, seppur per pochi momenti, aveva assaporato come forse poteva essere la compagnia di Kuina anni dopo la sua morte. Quella ragazza, seppur sbadata, credulona e anche un po’ goffa, gli piaceva. Anche per questo l’aveva risparmiata. Per rivederla un giorno e sfidarla di nuovo.

Immerso nei suoi pensieri, non ascoltò più i discorsi della giovane che nel mentre continuava a gettargli addosso tutta la sua frustrazione. Era stata offesa e umiliata nel profondo, per essere stata trattata con sufficienza e non come una vera spadaccina. Quel ragazzo che aveva tanto ammirato, le aveva tolto la dignità, e questo non gliel’avrebbe mai perdonato.

 

 

I suoi ricordi svanirono in un istante, come quando scoppia una bolla di sapone. Aveva udito delle voci che lo avevano distratto, qualcuno stava arrivando, ma non riuscì a capire subito chi potesse essere.

<< I Marines ? >> si chiese sommessamente

Vide che anche la donna-uccello si accorse delle voci.

Come una furia un gruppo di marines irruppe nella stanza innevata, sollevando un polverone di neve, urlando e agitando le armi. Zoro rimase sconvolto nell’apprendere che a capo del gruppo di marines del G-5 c’era il suo compagno, il cuoco Sanji.

<< Cosa ci fai tu al comando? >> urlò.

Sanji, per niente turbato, continuò la sua corsa per raggiungere i bambini e i suoi compagni, sempre seguito dai soldati, che, sotto suo consiglio, iniziarono a fare le boccacce allo spadaccino.

Piuttosto irritato, Zoro, provò a non dare ulteriore attenzione al biondino << Maledetto cuoco da strapazzo >> sussurrò. Un fruscio improvviso lo costrinse a guardare verso l’alto. La donna-neve era sparita.

<< Dannazione! >> imprecò.

Un urlò ruppe il turbinio della tempesta di neve: un marine venne avvolto improvvisamente da una coltre di neve: immobilizzato, chiese aiuto, ma la morsa gelida lo strinse ulteriormente. La donna-neve sbucò all’improvviso dal pavimento, ma aveva fattezze diverse, non aveva più niente di umano, era un mostro fatto di ghiaccio: si avventò contro il marine mordendogli la spalla con i suoi denti aguzzi. Fra i presenti iniziò a dilagare il panico. Il mostro ghiacciato lasciò la presa e iniziò ad attaccare furiosamente tutti i presenti, che tentavano di difendersi sparando e agitando le spade, inutilmente.

Un altro marine venne circondato dal mostro, che aveva ormai raggiunto considerevoli dimensioni, pronto ad attaccare, si diresse verso la vittima.

Piccoli passi veloci. Il rumore metallico di una lama. Un unico fendente.

Zoro tese le orecchie, si irrigidì immediatamente. Aveva riconosciuto il suono di quei passi piccoli e veloci.

Tashigi aveva tagliato in due la donna ghiacciata, proteggendo uno dei suoi uomini. Aveva usato l’haki, la tecnica per colpire chi riesce a dominare gli elementi con i poteri del frutto del diavolo.

Urla di gioia riempirono la stanza: i soldati iniziarono a festeggiare l’arrivo del Capitano di Vascello. Quest’ultima si ricompose immediatamente, si mise in posizione eretta e si rese conto di essere sotto osservazione, si girò, cercando quello sguardo che non vedeva da troppo tempo.

 

CONTINUA….

 

Mi unisco, molto timidamente, al fandom di One Piece con questa storia: una long fic divisa in due parti che riprende le fila tracciate già dall’anime (in particolare gli episodi dal 609 al 614  – Saga di Punk Hazard. Specifico che i dialoghi in corsivo sono tratti dagli episodi), ma con qualche innovazione in più, in particolare, come avrete capito, il rapporto fra Zoro e Tashigi.  Ringrazio anticipatamente tutti coloro che hanno avuto la pazienza di leggere la storia. Ringrazio maggiormente chi perderà un pochino di tempo in più per lasciarmi un commento, un parere, un’impressione, una critica. Grazie ancora a tutti.

Alla prossima.

Nic.

 

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Capitolo 2
*** Parte II ***


Ritrovarsi

 

PARTE II

 

 

La tempesta di neve si era momentaneamente fermata. Riversa sul pavimento, ricoperto da una coltre di neve, c’era la donna-uccello che aveva riacquisito sembianze semi umane. Era stata ferita. Non riuscì a prevedere il fendente micidiale della donna marine.

Tutti gli uomini del G-5 rimasero fortemente impressionati: alcuni di loro continuarono a festeggiare e a lodare il loro “bel capitano”, altri iniziarono a esprimere pietà nei confronti del mostro ghiacciato, seppur un nemico, era pur sempre una donna dal viso molto affascinante.

Durante tutto questo trambusto, loro due continuavano a guardarsi, con lo stesso stupore e la stessa curiosità che accompagnò il loro primo incontro.

 

Guardava quelle vetrine con desiderio bramoso, eppure non era una donna, non c’erano degli sconti, non erano scarpe. Deglutì faticosamente. Dei cinque sensi che aveva a disposizione, solo gli occhi erano appagati pienamente, le mani invece gli prudevano, avrebbe voluto spaccare la vetrina e prenderle, per toccarle, per sentirle. Le sue finanze erano troppo ridotte, aveva a disposizione solo centomila berry, una cifra irrisoria. Neanche Nami, sua compagna di ciurma, era stata utile: meglio evitare di chiederle prestiti, sarebbe stato più semplice rivolgersi a qualche associazione a delinquere o strozzino della città, gli interessi sarebbero stati nettamente inferiori. Il problema non si risolveva e più ci pensava più non trovava via di uscita, se non investire quei centomila berry e sperare in qualche occasione. Aveva bisogno di almeno altre due spade. Non era possibile intraprendere un viaggio nella Grand Line con una spada sola, soprattutto per chi, come lui, aveva l’ambizione di diventare lo spadaccino migliore del mondo.

Sospirò miseramente.

Ad un tratto un brusio, un vociferare, l’aveva distratto. Si ritrovò insieme ad un gruppo di persone che circondavano una ragazza coinvolta in un battibecco con due energumeni. Questi ultimi si mostrarono poco cordiali e terminata la poca pazienza di cui erano dotati, si avventarono sulla giovane.

 D’impulso pose la mano sull’elsa della spada e la fece scattare, era pronto all’attacco, ma in un istante si bloccò, stupito. La ragazza sembrava indifesa, ma con sorpresa dei presenti, tirò fuori dal sacco che aveva sulle spalle, una spada che sguainò prontamente. L’attacco fu velocissimo, si distinsero solo dei piccoli e brevi passi, prima che il fendente fosse partito.

Fra lo stupore generale, la giovane, in una mossa mise ko i suoi avversari. Mentre riponeva la lama dentro il fodero, perse l’equilibrio e inciampò, perdendo gli occhiali.

Disperata, si mise a tastare il lastricato della strada alla ricerca dell’oggetto perduto.

<< Hey, cerchi questi? >> le chiese lo spadaccino gentilmente.

<< Si, grazie! >> rispose prontamente lei con un dolce sorriso.

Il cuore di Zoro smise di battere. Si accorse subito della somiglianza fisica con la sua amica d’infanzia Kuina: aveva gli occhi grandi come i suoi, i capelli dello stesso colore, a caschetto e lisci. Il sorriso era identico: subito pronto ad affiorare sulle labbra, dolce e spontaneo allo stesso tempo. Lei continuò a sorriderle dolcemente, inoltre si ritrovò a pensare che lui fosse un bel ragazzo, nonostante quello strano colore di capelli. L’idillio si interruppe quando la mano di Zoro polverizzò gli occhiali di Tashigi. Non lo fece di proposito, ma quella visione lo sconvolse non poco.

 

Da allora le cose erano cambiate.

Tashigi era sicuramente sbocciata: aveva un corpo sinuoso, molto più maturo e femminile, i capelli erano lunghi, semiraccolti dietro la nuca con un fermaglio rosso, così come rosso era il colore dei suoi occhiali che avevano la montatura di sempre. Il suo aspetto era fiero e dignitosamente composto, ma sempre con una vena di goffaggine che la caratterizzava, infagottata com’era in quel cappotto rosa, lunghissimo, abbottonato dal primo all’ultimo bottone.

Zoro esercitava un fascino magnetico fortissimo; i duri allenamenti avevano plasmato il suo fisico, rendendolo molto più muscoloso e mascolino. Aveva ben poco dell’aspetto di quel ragazzino cocciuto incontrato a Rouge Town, solo il suo sguardo era rimasto lo stesso: espressivo, a volte indecifrabile.

Ripreso il controllo di se stessa, fu proprio il bel capitano a parlare per prima, guardando lo spadaccino dritto negli occhi: << Siamo riusciti a bloccare il gas all’ingresso di questa stanza, per ora, abbiamo pochissimo tempo a disposizione! >> si rivolse poi ai suoi uomini con tono sicuro: << Per favore uomini! Cercate quei bambini con tutte le vostre forze! >>.

Zoro la osservava in silenzio. Aveva provato un certo senso di soddisfazione quando la sentì parlare in maniera tanto autoritaria, era più sicura di sé stessa e più matura. Questo aspetto gli piacque molto.

<< Resterò qui! >> disse infine la giovane spadaccina.

A quelle parole, il ragazzo inarcò un sopracciglio. La vide camminare adagio, ma con passi decisi verso di lui, si bloccò dopo poco, per mettersi fra lui e la donna-uccello. Quest’ultima era riuscita a riprendersi e aspettava la sua nuova avversaria a mezz’aria.

<< Cosa pensi di fare? >> chiese Zoro, leggermente alterato.

Tashigi rispose dandogli le spalle e impugnando saldamente la sua spada. Fece un respiro lungo e ribetté : << Penso di poter essere utile qui! >>.

Lo spadaccino la fulminò con lo sguardo: << Vattene! Ci penso io! >>.

<< Sono libera di restare >> obiettò la giovane.

<< Ti dico che sei d’intralcio! >> riprese lo spadaccino.

<< Sei libero di pensarlo! A me non interessa >> concluse asciutta.

 

La donna-uccello si appollaiò su un grande dado giocattolo, studiando i suoi avversari: si punzecchiavano a vicenda, senza lasciare che uno prendesse il sopravvento sull’altra. Si scambiavano battute brevi e sarcastiche, nessuno dei due cedeva, entrambi volevano avere l’ultima parola. Erano buffi. Si accorse subito che fra di loro c’era qualcosa di speciale, della chimica, forse qualcosa di non detto. Sorrise. Era questo il loro punto debole e lo avrebbe sfruttato per sconfiggerli definitivamente e recuperare i bambini per restituirli a Cesar.

 

<< Adesso basta, pirata! >> esclamò Tashigi << Ci penserò io, vai ad aiutare gli altri con i bambini! >>.

Ci fu un breve silenzio, seguito da un rumore metallico. Si ritrovò la lama della spada ad altezza del viso. Senza scomporsi, girò lentamente il viso, verso l’uomo che la minacciava.

<< Suppongo che, come pirata, io sia libero di fare a fette prima te, giusto, donna-marine? >> chiese Zoro, beffardo.

<< Non puoi >> replicò candidamente Tashigi << Non puoi fare a fette né me, né quella donna >>.

<< Che cosa? >> ribatté stupito il ragazzo << Non puoi decidere per me! >>

<< Tu non combatti con le donne. Ci ritieni inferiori. Ti ricordi a Rogue Town o devo rinfrescarti la memoria? >> concluse acidamente, dopo di che, gli riservò un’occhiata truce e sbuffò. Un’espressione che Zoro le aveva già visto fare anni fa.

Per risponderle emise soltanto un grugnito, scuotendo lentamente la testa in segno di diniego, decise dunque di lasciarla fare: indietreggiò di pochi passi e si sedette sulla neve fresca.

<< Fa come ti pare! >> disse in tono sconfitto << Il mio compito era quello di trattenere la donna-neve lontano dai miei compagni. Penso andrà bene anche sorvegliare il corridoio >> continuò poi in tono di sarcastico : << Prego, accomodati donna-marine, è tutta tua! >>.

<< Non è il momento di fare del sarcasmo, Roronoa >> si girò verso di lui e proseguì << Manca poco ormai, il gas si sta diffondendo, come fai ad essere così calmo?! Scappa, raggiungi gli altri! >>.

Zoro sorrise strafottente : << Donna-marine, ti conviene fare attenzione al nemico che vuole ucciderti! >>

Di scatto Tashigi si rivolse alla sua avversaria che era sparita in un piccolo vortice di neve, riapparve alle sue spalle un istante dopo, completamente trasformata, era di nuovo il mostro di ghiaccio.

<< Anche se sai usare l’haki ti posso ridurre ancora a brandelli! >> minacciò mentre si lanciava con forza verso la spadaccina. Quest’ultima, grazie ai suoi ottimi riflessi, riuscì a parare prontamente il colpo, con un incremento della forza riuscì poi ad allontanarla.

Per nulla demoralizzata da quell’attacco vanificato, tentò una nuova azione offensiva: avvolse Tashigi in una spirale di neve e girandole vorticosamente intorno, proferiva minacce e emetteva suoni striduli per cercare di deconcentrarla.

I suoi spostamenti erano rapidissimi e difficili da intercettare, considerando il fatto che non aveva smesso di nevicare neanche per un attimo. La spadaccina era confusa, non riusciva a seguire i suoi movimenti, la donna-neve approfittò di un attimo di distrazione per planare sulla giovane e artigliarle la spalla, scaraventandola, ferita, sul pavimento.

Zoro non si scompose. Il suo volto era imperturbabile, il suo sguardo era austero. Aveva osservato tutti i colpi che le due si erano scambiate, ma non era intervenuto, non volle intervenire.

<< Sei un tipo freddo >> insinuò velenoso il mostro di ghiaccio, rivolgendosi a Zoro, mentre riprendeva sembianze semi umane.

Questo attimo di distrazione venne colto dalla spadaccina, la quale lo sfruttò per contrattaccare: impugnò saldamente la sua spada e si lanciò con tutta la forza che aveva in corpo contro il mostro, ma quest’ultimo si dissolse in un istante.

Gli attacchi, purtroppo, continuarono ad andare a vuoto, ancora e poi ancora, come se il nemico da abbattere fosse un fantasma: era questa la potenza del frutto del diavolo.

<< Adesso mi sono stancata! Ti saluterò i tuoi subordinati! >> dichiarò la donna-uccello. Era pronta per sferrare il suo attacco finale. La bufera di neve divenne fortissima, la neve già caduta sul pavimento iniziò a prendere vita: circondò Tashigi, che spaesata si guardava intorno, comprendendo che la situazione stava velocemente precipitando. Il mostro, con un colpo della zampa, riuscì a disarmare la sua avversaria che seguì con lo sguardo la traiettoria disegnata dalla sua spada, la quale finì vicino ai piedi di Zoro. La donna-uccello concluse l’attacco spalancando la bocca, mostrò i suoi denti ghiacciati e affilati come rasoi, per poi affondarli nella carne della spalla già precedentemente offesa della donna.

Un urlo squarciò la stanza. Afflitta dal dolore, Tashigi, iniziò a dimenarsi per liberarsi della morsa letale, ma ben presto si rese conto che più si dibatteva, più la presa diveniva ferrea; stava rischiando di perdere tutta la spalla e, conseguentemente, anche il braccio.

Urlava e respirava a fatica, il dolore era intenso e le poche energie che le rimanevano le utilizzò per cingere con le braccia il collo del mostro, così da impedire di strapparle via l’arto.

Tashigi iniziò a stringere lentamente, ma inesorabilmente, cercando di resistere alla pressione che i denti gelidi della donna-neve esercitavano sulla sua spalla.

I suoi sforzi non furono ripagati, le si annebbiò la vista e decise di lasciarsi andare definitivamente, cadde all’indietro e nel mentre continuava a sentirsi attanagliata dalla morsa gelida .

Uno scatto, il rumore di una lama, un fendente arrivò dritto e preciso sul volto del mostro.

Zoro si era alzato, aveva sguainato la spada e aveva attaccato. Ora si avvicinava lentamente e inesorabilmente, era arrivato il suo turno. Non poteva più aspettare. Aveva lasciato fare Tashigi, ma la situazione era precipitata troppo velocemente, era in pericolo la sua vita, non poteva quindi attendere ulteriormente.

<< Parli in grande, ma ci metti troppo. Il tempo è scaduto >> asserì burbero.

Questa volta il suo colpo era andato a ferire la donna-neve, l’aveva colpita per farle del male e lei se ne era accorta. Notando lo stupore dipinto sul suo volto, Zoro continuò :<< E’ vero, ci sono cose che non mi piace tagliare a fettine. Ma dimmi: hai mai incontrato un animale selvaggio di cui hai la certezza che non possa mai mordere qualcuno? >>. Sorrise strafottente << Io no >>.

In pochi attimi lo scontro volse al termine: Zoro raggiunse a passi veloci la donna neve, con una sola spada, con un solo fendente la tagliò in due parti.

L’impatto fu fortissimo, le pareti della stanza tremarono, si crearono delle crepe, anche Tashigi, inerme sul pavimento, venne spostata di diversi metri.

La tempesta di neve si placò subito, riversa sul pavimento stava la donna-uccello, divisa in due parti, ma viva. Tentò di rialzarsi, ma non riuscì a ricomporsi: il suo corpo non rispondeva ai comandi che lei impartiva, eppure era viva, pensava, vedeva, sentiva.

<< Siete soddisfatte adesso? >> si espresse  sarcastico, con il suo solito tono arrogante, girò le spalle e andò verso l’uscita.

Con le ultime forze la donna-uccello cercò di ricomporre il suo corpo, spinta dall’umiliazione della sconfitta appena subita, si lanciò verso Zoro con una furia cieca, desiderosa di rivalsa.

Tashigi le inflisse il colpo di grazia, mettendola al tappeto definitivamente, concedendole la sconfitta che si merita chiunque combatta con onore e dignità.

<< Sei stata sconfitta >> sussurrò in un soffio, mentre riponeva la spada nel fodero.

Era tutto finalmente concluso, o almeno quasi tutto.

Le priorità adesso erano altre: trovare i bambini e salvarli, lasciare quell’isola maledetta e riaccompagnarli dalle proprie famiglie.

Fece un sospiro. Doveva fare una cosa.

Lui le dava ancora le spalle, con tre falcate gli fu praticamente dietro e gli disse, aggredendolo verbalmente: << Alla fine non hai sferrato il colpo decisivo! E’ proprio come ho detto sempre detto! Tu pensi che le donne siano deboli, che io sia debole! >>

<< Sei tu che hai deciso di sferrare il colpo di grazia, io, cosa c’entro? Se non l’avessi fatto tu, ci avrei pensato io! >> disse sbuffando.

<< Bugiardo! >> controbatté la giovane, continuò poi stizzita :<< Ora dici così solo perché ci ho pensato io! Non sei cambiato affatto. Sono passati anni, ma tu sei il solito prepotente e presuntuoso. Non riesci a capire che è umiliante per un combattente essere trattato con sufficienza? >>

<< Taci, donna-marine >> cercò di metterla a tacere.

QMa questo non bastò a fermare il fiume di parole che affiorava sulle labbra di Tashigi: << Meglio la morte a quel punto! Ti arroghi il diritto di non sferrare il colpo finale a una donna, solo perché sei un uomo. Sai quante volte ho sognato di essere nata maschio? Sempre. Ogni volta che… >> le parole le morirono in bocca. Si trovò il volto di Zoro a pochissimi centimetri di distanza, troppo pochi per non sentire una fitta allo stomaco: repentino, la afferrò per le braccia, in una morsa ineludibile, ma non dolorosa :<< Taci, occhialuta >> disse con voce roca, prima di cercare le sue labbra.

Fu come una scossa elettrica fortissima, la ragazza rimase interdetta, stupita da quel contatto inaspettato, ma segretamente desiderato da sempre. Approfittando dello stupore della giovane, lo spadaccino continuò a baciarla, assaporando quelle labbra calde e morbide, aumentando lentamente l’intensità del bacio, fino al cosiddetto “bacio del mare occidentale”, che andava oltre le labbra e coinvolgeva anche la lingua. Tashigi si lasciò andare a quel contatto più intimo, che non aveva mai sperimentato fino ad allora: si chiese, fra sé, da chi potesse aver imparato e chissà a quante ragazze l’aveva fatto provare. Come se avesse intuito i suoi pensieri, Zoro si ritrovò a sorridere soddisfatto: le cinse la vita con un braccio per avvicinarla ancora e con l’altra mano libera invece le bloccò la nuca, intrappolandola definitivamente in quel bacio mozzafiato. Prontamente la giovane circondò con le sue braccia il collo dello spadaccino, aderendo completamente al suo corpo. Avvertiva un calore che mai aveva sentito prima; in quella stanza c’era ancora freddo, ma lei ormai non lo sentiva già da un pezzo.

Nessuno dei due riuscì a quantificare la durata di quel bacio, entrambi assecondarono il proprio desiderio finché il capitano non si staccò e affannata disse: << I-io sono un marine >> cercò di ricordare a se stessa e a lui.

<< Ho solo trovato un modo per farti tacere, occhialuta. Comunque sei stata brava, prima. Non le hai permesso d’inseguire nessuno. Puoi prendertene il merito >> disse in tono calmo.

<< Perché lo stai dicendo come se tu mi  fossi superiore? >> ribatté la donna.

<< Semplicemente perché mi sei inferiore >> ammise lui, sorridendo.

Gli afferrò un braccio e lo tirò verso di sé :<< Smettila di dire sciocchezze Roronoa! >> e lo baciò.

Questa volta il bacio fu più intenso fin da subito: lei aveva già acquisito un’ottima tecnica, avendo seguito con molta attenzione la lezione appena impartita.

Si staccarono per riprendere fiato. Questa volta avevano entrambi il respiro accelerato. Si guardarono per un istante, poi lei prese coraggio :<< Zoro, io non ne sono sicura, ma credo di essermi… >> anche questa volta non riuscì a finire la frase, ma il motivo di questa interruzione non era dolce come il precedente: la ferita le pulsava maledettamente, le forze la stavano definitivamente abbandonando. Socchiuse gli occhi e si lasciò andare, sentì il freddo della neve sul volto.

 

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Provava una strana sensazione, ma non riusciva a focalizzare bene la situazione. Sentiva lo stomaco sottosopra, una nausea fortissima, un po’ quella percezione che si ha in nave durante una traversata con mare agitato. Effettivamente si rese conto di dondolare, ma non capì come potesse essere possibile: tese le orecchie e si accorse che ricorreva un rumore, dapprima ovattato, successivamente più intenso. Non identificava la fonte sonora, ma era un rumore che aveva già sentito. Pensò a al pendolo che il Vice Ammiraglio Smoker le aveva fatto trovare nel suo nuovo ufficio. Non le era piaciuto: troppo ingombrante e frastornante, soprattutto quando suonava allo scoccare dell’ora; inoltre le faceva perdere molto tempo in quanto passava diversi minuti a fissarlo muoversi, ipnotizzata da quel movimento ondulatorio monotono e ripetitivo.

Anche il rumore indefinito continuava a ripetersi, era giunto il momento di scuotersi da quel torpore, dischiuse quindi lentamente gli occhi e vide delle impronte nella neve, capì che quello che sentiva non erano altro che passi.

<< Dove sono….? >> chiese in un sussurro.

<< Sulla mia spalla >> si sentì rispondere innocentemente.

<< Ehh? >> mugugnò, prima di accorgersi che effettivamente era sistemata rozzamente sulla spalla dello spadaccino, a testa in giù << Che fai? Mettimi giù! E’ imbarazzante! Sono una donna, non una bisaccia! >> protestò iniziando ad agitarsi << Lasciami ti prego! >> continuò rossa in viso.

<< Zitta! Questo non è proprio il momento. Il gas sta entrando anche qui, dobbiamo correre via e raggiungere gli altri per dare l’allarme >> concluse duramente.

Tashigi si rese conto che la nuvola di gas viola era alle loro spalle e avanzava velocemente occupando tutta la stanza, era quindi il caso di collaborare: deposto l’imbarazzo, smise di agitarsi, e supplicò lo spadaccino :<< Almeno mettimi giù davanti ai miei uomini, ti prego! >>.

<< E sia, ma smettila di frignare! >>.

La donna-marine si godette, per tutto il resto della corsa, il calore di quel contatto, quel dondolio che inizialmente le dava nausea adesso era diventato un movimento gradito: non sentiva più le fitte alla spalla e per un po’ non pensò nemmeno ai suoi uomini o ai bambini, si strinse maggiormente alla spalla dello spadaccino e socchiuse gli occhi.

Quel contatto piacque anche a lui, ma non lo diede a vedere, si limitò a sorridere maliziosamente.

Corsero per diversi metri, fin quando non udirono i lontananza le voci di Sanji e dei marines del G-5.

 Zoro si fermò di scatto e lentamente fece scendere Tashigi dalla sua spalla.

<< Grazie, spadaccino >> disse timidamente la donna guardandolo negli occhi.

<< Non c’è di che, donna-capitano >> rispose e ammiccante aggiunse << Toglimi una curiosità, cosa mi stavi dicendo prima di perdere conoscenza? >> sorrise << “Zoro, io non ne sono sicura, ma credo di essermi..”>> disse scimmiottando la voce della donna << ”essermi” cosa, occhialuta? >>.

Tashigi sbiancò.

Aveva rimosso quel piccolo particolare, momentaneamente si era scordata di aver detto quelle parole. In effetti le nacquero spontanee e d’istinto le disse, ma venne interrotta da un provvidenziale svenimento; che fosse stata qualche potenza divina a dissuaderla?

Razionalmente era la cosa più sbagliata del mondo: un capitano dei marine e un pirata; una storia senza sbocchi, un vicolo cieco. Eppure lei aveva provato delle sensazioni che mai prima d’ora l’avevano scossa a tal punto: quel bacio era stato veramente intenso, il suo primo vero bacio, e nel mentre che ci ripensava si sentiva tutto il corpo avvampare, come se fosse stato lambito dalle fiamme.

Sentiva lo sguardo indagatore di lui su di sé, non riuscì neppure a guardarlo negli occhi, tenne dunque lo sguardo basso, strinse i pugni e provò a dargli una spiegazione: << I-io volevo dire… >> temporeggiò << …credo di essermi ferita. Si! Ferita! >> concluse risoluta agitando il pungo destro e sollevando finalmente lo sguardo.

Per poco lo spadaccino non cadde per terra: << Bugiarda! >> sbraitò << Non era questo che mi volevi dire! >>.

<< Si, è la verità, a meno che non stavi sperando in qualcos’altro >> disse con rinnovata sicurezza, mentre con il dito indice si aggiustò gli occhiali sul naso; subito continuò :<< Dunque, Roronoa, che cosa ti aspettavi? >> sorrise, infine, maliziosa.

L’aveva fregato. Era riuscita a ribaltare la situazione in suo favore: inarcò un sopracciglio e sbuffò. Quella donna-marine era tutt’altro che debole: aveva una certa forza fisica, nonostante il suo essere femmina e aveva anche forza nella lingua, molto velenosa, anche se lui poco prima ne aveva assaporato il lato più dolce. Un lieve sorriso gli affiorò sulle labbra, stava ripensando al bacio. Si era sorpreso piacevolmente quando lei l’aveva avvicinato per prendere l’iniziativa, trovò piacevole sentire le braccia di lei intorno al collo e il suo corpo aderire completamente ai suoi muscoli.

 << Allora spadaccino, io sto ancora aspettando! >> lo incalzò Tashigi.

Zoro era in trappola. Deglutì rumorosamente.

Anche in questo caso un proverbiale intervento del destino interruppe la conversazione scomoda: la nube di gas viola era a pochi metri da loro, dovevano scappare e avvertire gli altri, non c’era più tempo per le chiacchiere.

Lo spadaccino afferrò Tashigi per la vita e la caricò nuovamente in spalla e corse velocemente, finché non vide da lontano i marines, i suoi compagni di ciurma e i bambini.

<< Sta arrivando il gas! Correte! >> urlò attirando l’attenzione.

Si girarono tutti verso di loro. Sanji fu quello che ebbe la reazione più forte: iniziò a urlare contro lo spadaccino, inveendo contro di lui e intimandogli di togliere le sue mani da Tashigi; gli uomini del G-5 furono invece sollevati nel vedere l’arrivo del loro Capitano di Vascello.

Raggiunto il gruppo, lo spadaccino lasciò andare la donna. Si guardarono intensamente. Avrebbero ripreso la loro conversazione in un altro momento, dopo che l’avventura a Punk Hazard si fosse conclusa. Le cose probabilmente sarebbero tornate come prima: Tashigi avrebbe dato la caccia alla ciurma di Cappello di Paglia, insieme al Vice Ammiraglio Smoker e ai suoi uomini, mentre Zoro e i compagni avrebbero continuato le loro avventure nel Nuovo Mondo. Entrambi erano certi che si sarebbero rincontrati e forse sarebbero riusciti a chiudere il discorso in sospeso: probabilmente avrebbero discusso e battibeccato, e poi, forse, si sarebbero baciati di nuovo. Arrossirono lievemente entrambi, avendo letto uno negli occhi dell’altra i medesimi pensieri, le medesime aspettative.

Si scambiarono un cenno d’intesa. Il tempo a disposizione era finito, il gas era alle loro spalle, si divisero: Tashigi si mise al comando dei suoi uomini e Zoro raggiunse i suoi compagni, adesso la necessità principale era sopravvivere e salvare i bambini.

 

 

 

 

FINE

 

 

Specifico, come ho fatto nel capitolo precedente, che i dialoghi in corsivo sono stati presi dalle puntate dell’anime.

 

Grazie a chi ha avuto la pazienza di leggere la storia fino alla fine.

Grazie anche a chi avrà voglia di recensire.

Alla prossima,

Nic.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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