Supereroina Fallita

di MaryjaneErnesta
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La supereroina ***
Capitolo 2: *** Me, Myself, I and the others ***
Capitolo 3: *** Amori, passioni e le fottute delusioni. ***
Capitolo 4: *** Casa, oh maledetta casa. ***
Capitolo 5: *** Amori, passioni e le fottute delusioni pt II ***



Capitolo 1
*** La supereroina ***


Solitamente una persona appena sveglia pensa alle tante cose da fare durante alla giornata, agli impegni, alla famiglia, al proprio compagno, a cosa indossare, ma per me non è mai così. Ogni dannata mattina che apro gli occhi mi pongo solo alcune semplici domande "Perchè sono ancora qui?" " Oggi che cazzo succederà? cosa oggi rovinerà la mia giornata?" "E' panico questo? o è ansia? quali medicine devo prendere?"
E così mi ritrovo alla non più tenera età di venticinque anni, ad avere una vita che nemmeno un ottantenne sogna, ogni giorno la stessa fottuta routine, stesse facce, stessa strada. Potrei addirittura non aprire gli occhi al mattino, vestirmi a caso, cosa che già faccio, e percorrere la strada sempre ad occhi chiusi, ho imparato gli odori, le piccole cunette e i pezzi rotti della strada.

A occhio posso sembrare una persona "figa", dai capelli multicolor, o di colori strani, che veste in modo stravagante, che legge roba strana, ma alla fine cerco solo di sopravvivere in questa merda. 
 
Non credo di avere una grande intelligenza, ma molti lo credono, credono che io sia una persona fantastica, sempre pronta a dare consigli, disponibile con tutti, ma non è affatto così. Fosse per me li brucerei tutti questi dannati figli di puttana che si fanno fighi con frasi prese dai libri rubati ai propri genitori, o ad un telefilm di cui magari non hanno capito un cazzo, ma quella frase gli sembrava ok e l'hanno imparata a memoria.
 
Quando la mattina vado a lavoro e vedo ragazzi perfettamente uguali, vestiti allo stesso modo, che mi fissano, solo per il mio aspetto fisico, e per le stronzate che indosso ogni giorno, io continuo a camminare, facendo finta di nulla, sorridendo a chi mi rivolge la parola, ma onestamente, mi sto cagando addosso dalla paura, è sempre così, stare tra la gente mi mette una paura incredibile, così, per non finire chiusa in casa o addirittura in un manicomio mi maschero, mi faccio aiutare.
 
Effettivamente non sono una persona ch si può definire normale, e mio padre me lo ricorda ogni cazzo di giorno, e mia madre me lo fa pesare ogni sra quando torno da lavoro distrutta, non sono propriamente pazza, ma nemmeno "sana".
 
Ho passato la mia infanzia in silenzio, rimanendo sempre ferma, lo psichiatra disse che non scendevo le scale per paura di cadere, o meglio, glielo dissi io, poichè nonostante i miei quattro anni, sapevo bene che dire "non voglio avere a che fare con questo mondo di merda, mi avrebbe marchiata a vita", però poi i marchi sulla pelle sono arrivati, e non me li ha fatti un medico, me li son fatta da sola, con una bella lametta. Si, sono autolesionista, non di quelle coglioncelle che si fanno il taglietto per poi mostrarlo su tumblr, io sono una di quelle che taglia finche il sangue non gocciola e vede un poco del suo interno, che come dice il caro Davide "è così fragile, così fraterno".
 
Verso i diciannove anni però ho avuto la conferma "sindrome bipolare", e mi hanno dato dei farmaci, certo come se dei farmaci ti insegnassero cos'è davvero la tua malattia e ti insegnassero come cazzo devi vivere questa vita che tu proprio non volevi. I dottori sono bravi in questo, ti ascoltano qualche minuto, estrapolano dal tuo discorso quello che gli serve per la diagnosi e poi fanculo, facciamo una bella ricetta con qualche pillolina che le farà vedere il mondo migliore! E si, il mondo lo vedi davvero migliore, indossi degli occhiali come quelli 3D, ma la sera, quando dormi, lì i farmaci non fanno un cazzo, lì sei tu contro i tuoi pensieri, lì sei tu contro il mondo, lì sei tu contro te stessa.

Credo non esista cosa peggiore dell'odiare se stessi e combattere con lo specchio, certo tutti siamo scontenti di qualcosa in noi, ma con me è diverso. Niente cose fighe o da libri da cui faranno un film, non sono una malata terminale, non salverò la mia nazione e non risolverò un enigma, semplicemente io sono nata con uno scopo. Molti possono dire "beh i tuoi ti volevano", ma no, io non sono nata perchè mi volevano, io sono stata la cura, o meglio, una cura in più per mia madre, per la sua depressione. Bello vero? Bello sapere che sei stato il figlio che doveva parare un matrimonio fallito, il figlio che non avrebbe dovuto far sentire gli altri due dei falliti, il figlio che cura la madre, e alla fine si, mi prendo cura di mia madre, i miei fratelli mi hanno abbandonata ed il matrimonio dei miei è andato in pezzi quando avevo due anni... bel lavoro ho fatto, vero?
 

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Capitolo 2
*** Me, Myself, I and the others ***


Alla fine credo che il mio cervello abbia creato una sua tecnica per sopravvivere alla merda che mi circonda, ha creato altre me, ben diverse dalla me originale, non so se sia un male, però mi hanno aiutato, e sono uscite fuori una alla volta, come a dirmi "ehi, non preoccuparti, vedi, non sei sola ci sono io con te". Non credo si tratti di personalità multiple, ma solo ed unicamente di una tecnica di difesa che il mio cervello ha creato negli anni.
 
Per un periodo della mia vita ho capito che se comandi a letto, comandi nella vita, è un concetto sbagliato e schifoso, ma la pensavo così, io non lo approvavo, ma una parte di me si, una parte che si era creata una propria entità dentro di se, un modo di parlare, di agire, di pensare, di vestirsi, poi qualcuno le ha dato un nome, Nancy, un gran bel nome da spogliarellista, ed effettivamente sul palo ci sa pure dare dentro. 
 
Nancy mi da una mano con il sesso, prima usciva quando cazzo voleva, mi ha combinato guai che nemmeno immaginate, mi ha fatto distruggere storie, crearne di nuove, mi ha fatto prendere anche una bella nominata di puttana del paese, il problema è che a lei poco frega di sta nominata, il cazzo è che la gente non dice "Nancy la puttana", ma "X la puttana", quindi la maggior parte dei ragazzi che si avvicinano a me, con cui faccio conoscenza si aspetta grandi cose da me, e per un po' di tempo li ho anche accontentati.
 
Nancy è più sboccata di me, è una troia in piena regola a partire da come si veste a come si comporta con le persone, credo che se ne avesse avuto la possibilità in passato, avrebbe scopato anche con qualche ragazza. Sempre se non lo ha fatto ed io non lo so.

Il problema è anche questo, quando c'è uno di loro io mi assento, mi metto a terra a dondolare e piangere, e loro agiscono da "Madre", mi proteggono, ma raramente pensano alle conseguenze. Di solito vengo a sapere di cose che ho fatto dagli altri, e poi partono i ricordi, come se però, non fossero i miei, come se guardassi un cazzo di film in un cinema completamente vuoto, e lì cosa devo dire alla gente? Non posso dire che non ero io, ma quella fottuta troia, devo starmi zitta, sopportare gli insulti, e di solito così faccio.
 
La maggior parte delle mie storie le ha iniziate Nancy, alcune gliele maledico, perchè è un po' come dice Julia Roberts nel film Notting Hill, vanno a letto con Nancy, che è un mio personaggio, ma al mattino si risvegliano con me, che diciamocelo, sono solo una ragazzina che vuole le coccole dopo aver fatto l'amore. Ecco, io dico fare l'amore, lei dice scopare, fare sesso, o cose ancor più volgari.
 
Nancy si veste principalmente di nero, trucco appariscente, gonne corte o pantaloni strettissimi, spesso esce anche vestita solo di intimo, usa i baby doll come mini dress e ci mette delle belle calze a rete, se no che razza di puttana è?
 
Per un periodo ha praticamente comandato lei, io non c'ero mai, solo la notte e al mattino appena sveglia, poi c'era lei, a bere fino al vomito, a fare sesso nonostante io fossi impegnata, a troieggiare nel migliore dei modi insomma, e devo ammettere che è anche molto brava, ancora oggi gente mi ferma e mi invita per un caffè, si certo, un caffè, adesso chiamano così la cosa? Fortunatamente al momento riesco a controllarla, ed esce solo quando dico io, divide i ricordi con me, non fa la "bimba cattiva combina guai".
 
Nella vita non ti trovi di certo solo a dover scopare, a volte devi combattere, devi fare a pugni, e Nancy non lo fa di certo, a quel punto c'è il caro Sam. 
 
Credo che il nome Sam provenga da Supernatural, avete presente? I fratelli Winchester che vanno a caccia di demoni e roba varia, e diciamocelo, Sam è anche il più coglione, ma a pensarci ci sta a pennello come nome per il mio Sam. SApete cosa accade a Sam del telefilm? Si fidanza, ha una vita perfetta, finchè suo padre non sparisce e Dean gli chiede aiuto, peccato che il demone dagli occhi gialli gli faccia fuori la tipa, e quindi lui si ritrova a dover prendere il posto del padre nella lotta contro i demoni & Co.
 
Forse per questo Sam, perchè non è una battaglia sua, è la mia, ma io sono troppo cagasotto per combattere, e lascio il mio bel posticino a lui.

Sam è maschio, veste in modo maschile e non si trucca, a meno che non debba venir fuori all'improvviso, e lì si incazza perchè ha il trucco da donna, o perchè quando va a fare pipì si trova una vagina e si rende conto che lui in realtà non esiste e non ha un corpo suo. 
 
Sam è abbastanza bravo a picchiare le persone, considerando che in realtà la forza ed il corpo sono i miei, ancora oggi c'è un tipo che mi saluta a stento dopo aver discusso animatamente con Sam, molti mi hanno raccontato cosa è successo, e il caro Sam a quanto pare sa parlare in dialetto, cosa che io non so davvero fare, ed è molto, ma molto volgare. Una volta ha rimorchiato una tipa in un pub, una cameriera, Carla, che dire, spero che nemmeno lui sia andato a letto con qualche donna... 
 
Sam però i ricordi me li da, in modo strano e confuso, ma me li da, in ritardo. 
 
Anche lui beve, ma è meno chic di Nancy, gli basta una peroni, da 66 logicamente e gli piace correre con le auto, peccato che nessuno abbia il coraggio di fargliene portare una.
 
Il "personaggio" che più odio è Giògiò, in pratica è una bambina, vuole coccole, vuole carezze, vuole essere amata, è quella che esce più raramente, e fortunatamente, direi. Immaginate la scena, esco, vado in un locale e poi chiedo una cola senza ghiaccio e comincio a piangere perchè ho messo i tacchi e non li so portare bene, imbarazzante vero?
 
Sono sicura che non siano davvero finiti, che il mio cervello ne abbia creati altri andando avanti con gli anni, ma forse io non li ricordo, forse escono talmente di rado che non li ho mai conosciuti davvero. Non so se sia un bene o un male.
 
 

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Capitolo 3
*** Amori, passioni e le fottute delusioni. ***


Posso dire davvero di essermela sempre cercata, la maggior parte dei ragazzi che ho frequentato mi hanno distrutta, fatta in pezzi e calpestata. Io e la mia fottuta sindrome da croce rossina.
Di ragazzi ne ho avuti, alcuni li ho amati, alcuni li ho usati, altri fortunatamente li ho dimenticati.
Il primo, beh quello non si dimentica, ero piccola, e in pratica la nostra storia si svolgeva in un modo molto semplice: io stavo con lui, ma lui non tanto, solo quando gli faceva comodo. Quando l'ho capito, invece di abbandonare la nave, ho scelto la strada che allora mi sembrò la più giusta, la vendetta, ma si sa, non sempre va come vuoi.
Dall'inizio alla fine della nostra storia passarono 3 anni, ma insieme siamo stati si e no 1 anno, forse poco più.
Una volta ci lasciammo in via definitiva, ed io inizia a frequentarmi con un tipo, che esteticamente incarnava il mio tipo ideale, biondo, occhi chiari, peccato che alla tenerà età dei suoi 17 anni già sniffava cocaina ed io non lo sapevo, ero troppo piccola, avevo solo 13 anni, avevo a stento visto una canna vera in vita mia. Questo bel ragazzo cercava da me quello che cercavano tutti, ed io lo respingevo ogni volta, ma una volta, beh, non accettò il no come risposta e mi tolse la cosa più bella che una ragazzina possa avere, la propria verginità. Non l'ho denunciato, sarebbe servito a poco, nessuno mi avrebbe fatta stare meglio. 
Ricordo che la sera stessa tornai a casa, decisi di uccidermi, presi una lametta da barba e ci provai. Porcaeva, non pensavo che fosse così difficile, ma i tagli che avevo procurato mi fecero sentire meglio, mi sentivo rilassata, con la testa vuota, insomma, meglio. Avevo solo 13 anni ed avevo scoperto le fantastiche sensazioni dell'autolesionismo, bella sfiga eh? 
Mi frequentavo di nuovo con M., facemmo l'amore per la prima volta e beh, cosa poteva succedermi? Mi lasciò. Immaginate la scena, ma aspettate, ve la faccio immaginare dall'inizio.
Il giorno del mio quattordicesimo comleanno lui si fa a stento vedere, ed io non capisco il perchè, la sera dopo avevo conservato la torta per lui e due miei amici, quando uscimmo mi prese in disparte e mi disse "LEi non te lo dirà mai, ma io e S. (la mia migliore amica), ieri ci siamo baciati".
Wow, fantastico regalo di compleanno, ci lasciammo, ma io stupida quale son sempre stata, ci son tornata, e dopo 4 mesi (la storia era iniziata una nno prima) ci feci l'amore, a casa sua, un disastro, non usammo precauzioni, io ero terrorizzata, e la sera stessa lui mi lascia, senza spiegazione, senza un fottuto motivo. Volevo vendetta, ma volevo veramente, ho aspettato due anni ed ho avuto la mia vendetta, peccato che poi mi si sia rivoltata contro.

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Capitolo 4
*** Casa, oh maledetta casa. ***


La mia famiglia non è una famiglia, almomento siamo in due, io e mia madre, e siamo solo due persone che vivono sotto lo stesso tetto, ci parliamo di rado ed ogni volta che ho qualcosa da dire, lei o non mi ascolta o parla d'altro, questa cosa mi irrita, lo fanno sempre tutti con me, fingono di ascoltarmi.
Mio padre e mia madre si son lasciati quando avevo due, o forse tre anni, non ricordo precisamente questo distacco, so solo che mi è pesato più di quanto lasci trapelare dalle mie parole e dai miei gesti. 
Ricordo che alle elementari, alla festa del papà, facevano fare tipo dei lavoretti e i compito in classe parlavano sempre del papà, una maestra mi diceva sempre "parla di tuo fratello" ed io la odiavo, mi faceva sentire diversa, mi faceva sentire come un numero negativo, e per quanto io odi profondamente la matematica, io sono questo, un fottuto numero negativo, e lo sarò sempre. 
A tutti dico che sono contenta che i miei siano separati, mio padre è una persona molto strana, una persona autoritaria e non approva mai le mie scelte, questo però mi ha sempre spinto a prendere scelte sempre peggiori, non gli piacevano i buchi alle orecchie? Ne ho 12, e quello al naso? E' arrivato anche quello, per non parlare dei tatuaggi, ancora pochi per ora, ma che appena ne avrò la possibilità, si moltiplicheranno. 
Mio padre non è mai stato presente nella mia vita, ma ha sempre preteso di comandarmi, come ha fatto con i miei fratelli e mia madre, ed io adesso, mi faccio comandare, lavorando da lui, è lui il mio capo.
Ho pochi ricordi di mio padre, ricordo un Natale, mi regalò Ciccio Bello, ma anche se piccola, avevo ben capito che alla fine, il regalo lui me lo stava solo dando, lo aveva preso mia madre. 
Io e mio padre non andremo mai d'accordo, ma non mi pesa, lo so, e come al solito dovrò sopportare la cosa a denti stretti.
Mia madre, oh mia madre è davvero strana, mi dice tranquillamente che io sono nata per curare la sua depressione, delle volte è dolce e comprensiva, altre volte invece, mi fa stare malissimo, mi fa sentire una vera merda.
Non la capitò mai.
Ho due fratelli più grandi, quello più grande si è praticamente volatilizzato anche se abita al piano di sotto, non c'è mai e non c'è mai stato se devo essere onesta.
E' debole, cazzo, se è debole, si fa comandare da chiunque, ed io ho perso, insieme a lui un altro padre.
L'altro fratello è quelloc he mi ha cresciuta, e lo ha fatto vecchio stile, mazzate a volontà.
Mi ha sempre picchiata, per ogni motivo, per quanto potesse essere futile, lui era già lì a suonarmele di santa ragione, forse per questo ho creato Sam, per proteggermi da persone come lui.
Poi ci sono io, la fallita, l'unica che non ha un diploma, l'unica che non ha ancora scelto una strada, l'unica che non sa nemmeno se vuole sceglierla.

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Capitolo 5
*** Amori, passioni e le fottute delusioni pt II ***


L’ultimo periodo della mia storia con M. fu di una finzione totale, nel frattempo incontrai V. era un suo amico, e lo odiavo, lo odiavo con tutto il cuore. Quando lo vedevo per strada, non lo chiamavo nemmeno per nome, lo chiamavo “uomo”, ma un giorno, per vendetta contro M. chiesi a V. di farmi fare un giro sul suo motorino, andammo gironzolando un po’ e quando ci fermammo ebbi la netta sensazione che ci stesse provando, mi dissi che però ero io che vedevo ste cose, che in realtà io non gli piacevo, che in fondo, lui era il suo migliore amico. Mi sbagliavo di grosso. Mi voleva, voleva me. Per la prima volta nella mia vita mi sentivo desiderata davvero, e caddi, come una scema, nel vortice delle sue belle parole. Mi parlò di se, mi parlo della sua tossicodipendenza del passato, dei suoi genitori, della sua famiglia, insomma di tutto, e del suo tentato suicidio. A quel puntò mi sentivo libera di cacciare tutto il dolore che avevo in me, gli raccontai dell’autolesionismo, dei miei problemi, della mia dannata voglia di morire, mi sembrava un tipo a posto, un tipo che però aveva bisogno di qualcuno con se, qualcuno che gli mostrasse la via giusta, l’input alla sua vita, il tassello mancante del suo puzzle, e volevo essere io.
A differenza di M. lui non si lamentava per il mio abbigliamento, anzi mi incoraggiava, e una sera d’aprile ci baciammo, mi piacque da morire. nel frattempo  però io stavo ancora con M., ma era solo questione di tempo, entrambi sapevamo di essere totalmente diversi, di volere ose diverse dalla vita, di essere incompatibili.
Dopo un mese circa, ci ritrovammo come al solito in piazza a cazzeggiare, trattavo V da amico, come se nulla fosse, non sapevo ancora bene cosa provavo per lui.
Tornata a casa cominciammo a messaggiare, era incazzato a peste, disse di amarmi, al che lo telefonai; la telefonata fu tremenda, vi dico solo che mi urlò contro “non si può amare un’amica” e staccammo.
Il giorno dopo sua sorella e il ragazzo festeggiavano il loro fidanzamento e poiché ero io a truccarla e a farle i capelli andai con loro a casa dei loro genitori, su un fottuttissimo pizzo di una montagna.
Inutile dirvi le battutine su me e lui, e poi la scena clou! Ci trovammo a fare da “testimoni” ai due ragazzi e ci constrinsero a ballare un lento, si, avete letto bene, un lento, io che ballo un lento.
Dopo andammo in giro per quel paese, e vi giuro, era minuscolo e orribile, poi dritti da loro e ci addormentammo guardando final destination III.
 

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