Storie alla Kuromorimine

di Biondi
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** inizio ***
Capitolo 2: *** fine ***



Capitolo 1
*** inizio ***


Era un giorno come un altro alla Kuromorimine, soffiava una lieve brezza ed il tempo era sereno, un giorno perfetto per un nuovo arrivo, non una ragazza però, si tratta di un ragazzo, assoluta novità e stranezza visto che il poter guidare i carri è riservato alle ragazze, lasciate che vi spieghi: è stato deciso uno scontro amichevole fra la Kuromorimine, scuola più premiata per i successi con i carri, ed una nuova scuola solo maschile, tuttavia il nostro protagonista si è rifiutato di prendere parte alla sfida con quegli “zotici incapaci di rispettare un carro”, parole sue, e decise di schierarsi per la Kuromorimine, convinto di dare una bella lezione a quegli “zotici”. Alcune studentesse erano eccitate per l’arrivo di un uomo, altre riluttanti all’idea. Alla fine l’auto arrivò, scese, osservò le studentesse “abbastanza carine devo dire, mi piace la loro divisa, spero abbiano preparato un modello maschile” pensò, ovviamente a dargli il benvenuto non che a presentarlo all’accademia fu il comandante della Kuromorimine: Nishizumi Maho, in un certo senso si somigliavano, lei kuudere, lui con occhi freddi e vuoti, quasi senza vita, non lasciavano trasparire emozioni; le presentazioni furono brevi, a fargli fare il giro dell’accademia fu Itsumi Erika “per avere 19 anni ha dei capelli molto bianchi questa ragazza, sono proprio carini” fu il suo pensiero mentre la vide. Gli fu assegnata una stanza singola, le camere erano per due ma visto che le studentesse erano già di numero pari non ebbe una compagna di stanza, non che la cosa gli dispiacesse, la solitudine lo rassicurava, forse perché era un po’ affetto da agorafobia ed era un po’ hikikomori, oppure perché così poteva ascoltare la sua musica metal e rock senza chiedersi se la sua compagna gradisse il genere. Nel frattempo la sua ex scuola decise di prendere il nome di Kowaimorimine, nome scelto solo per prendersi gioco della Kuromorimine, erano del tutto sicuri di vincere che decisero di sfidare la St. Gloriana giusto per il gusto sadico di distruggere quelle povere ragazze, non persero un carro, fu un massacro. La notizia arrivò alla Kuromorimine il giorno dopo, ci fu una videochiamata con Darjeeling, “è abbastanza sexy la ragazza per avere un nome da tè”, effettivamente il nostro protagonista trovava carine tutte le ragazze, ma non provava nessun sentimento per loro, Maho decise che ogni studente si sarebbe dovuto allenare tutto il giorno, purtroppo i carri Tiger II tanto amati dal nostro protagonista non erano disponibili e gli venne affidato un banale Panzerkampfwagen III, nonostante ciò dimostrò subito le sue doti, centrò tre bersagli distanti 800m, 1000m e 1100m, fantascienza per chiunque, ma non per lui, probabilmente i suoi occhi vedevano cose che occhi normali ignoravano, furono tutte colpite, soprattutto Erika la quale non aveva mai visto così tanta precisione, gli chiese dove avesse imparato a sparare in quel modo “da nessuna parte, sono sempre stato così preciso, ero il migliore nella mia scuola” fu la risposta, breve e diretta per poter tornare ad allenarsi al più presto, adorava sparare con un carro, gli dava un senso di potenza unico, provava quasi orgasmi ad ogni bersaglio colpito. Due ore dopo l’allenamento non c’era nulla da fare, i carri erano in manutenzione e solo ai meccanici era affidato questo compito, nella stanza accanto a quella del nostro protagonista si sentivano gemiti femminili, forse qualcuna si stava masturbando oppure erano due lesbiche che si stavano rilassando a modo loro, non che gli importasse minimamente, non era neppure interessato a spiare per vederle nude, decise che la cosa migliore da fare era andare da Maho per farle fare un richiamo, non aveva mai avuto molto tempo di poter stare con lei e pensare ad una strategia, si erano limitati a vedersi in rare occasioni e solo per pochi minuti, chiese ad Erika dove fosse e lei rispose che probabilmente si stava facendo una doccia per rilassarsi, qualsiasi persona avrebbe atteso che tornasse nella sua stanza per parlarle, ma non lui, che decise di andare a parlarle lo stesso, non curandosi del fatto che si stesse lavando. Sguardo fermo, gelido, non si curò di nulla, entrò nel bagno e la vide lì, era la prima volta che vedeva il corpo nudo e glabro di una ragazza matura e con un seno abbastanza grande, Maho pur essendo kuudere perse la sua solita calma ma non si arrabbiò e non lo punì come avrebbe fatto qualsiasi superiore con il proprio soldato indisciplinato, neppure tentò di coprirsi, rimase atterrita con lo sguardo fisso in quegli occhi privi di emozione, non era neppure arrossito, lei sì, “due tipe nella stanza accanto alla mia stanno emettendo gemiti, dovresti richiamarle, a quest’ora del giorno non dovrebbero fare certe cose” e se ne andò senza neppure attendere una risposta, e né Maho cerco di fermarlo, semplicemente smise di lavarsi, si rivestì e torno nella sua stanza a preparare un richiamo per quelle due studentesse. Era ormai notte, il giorno dopo alle 14 sarebbe iniziata la sfida, tuttavia qualcosa impediva al nostro protagonista di dormire, aveva in mente l’immagine di Maho nuda, non riusciva a non pensare a lei, il suo cuore batteva forte mentre la pensava, non sapeva cosa fosse, ovviamente era amore, sentimento da lui ritenuto illogico ed inutile anche perché nessuna ragazza si era mai interessata di qualcuno con degli occhi privi di anima. Il mattino arrivò, dormi sì e no per un paio d’ore ma ci era abituato a dormire poco e non mostrava alcun segno di stanchezza. Fece colazione con Erika, la quale sembrava mostrare un profondo senso di ammirazione nei suoi confronti, raccontò le sue migliori battaglie e di come fosse sempre rimasta fedele alla sua scuola, ma al nostro protagonista poco importava, si preoccupava di cercare Maho con lo sguardo pensando al fatto che avrebbe dovuto scusarsi per averla vista nuda, magari così il suo cuore avrebbe smesso di battere forte ogni volta che la pensava. Era stranamente una giornata di tempesta, i fulmini illuminavano il luogo dove si sarebbe tenuto lo scontro “bel tempo per morire”, ovviamente nessuno sarebbe morto ma al nostro protagonista piaceva vedere la potenza dei fulmini illuminare il cielo, se ci fosse anche del vento sarebbe perfetto. Cinque contro cinque, sarebbe stata una sfida veloce, non volle neppure rivedere i suoi ex compagni i quali fecero battute sul fatto che fosse circondato da ragazze e che Maho avesse perso contro la sua sorellina, ciò provocò un senso di rabbia nel nostro protagonista, deciso ad umiliare e distruggere i suoi ex compagni; oltre al suo piccolo Panzerkampfwagen III furono schierati due Tiger II, il potente Maus ed ovviamente il Tiger I di Maho, carro leader, con il classico 212 scritto sopra. La pioggia limitava di molto la visibilità, ma quegli occhi vedevano tutto, boom, mise fuori uso il cingolo sinistro di uno dei carri nemici a 500m di distanza, con il secondo colpo lo mise fuori uso, resistette dallo sparare il terzo colpo di umiliazione solo perché non era il carro leader, troppo bello vincere con un solo attacco. Erika decise di voler dare il meglio di sé ed il secondo carro lo face fuori lei, sebbene con un po’ di fortuna in quanto era finito in una buca fangosa ed era un bersaglio facile. Sembrava tutto facile, ma quando il possente Maus venne messo fuori uso con un colpo il morale calò, poi crebbe l’ira visto che infierirono sul carro, le studentesse dovettero scappare, fu uno solo il pensiero del nostro protagonista, eliminare il carro leader con un colpo secco, ma aveva bisogno di più potenza, la potenza di un Tiger II, “scusate ragazze, vado a sparare con il carro di Erika e la farò finita”, scese, corse sotto la pioggia sapendo che un colpo vagante sarebbe potuto arrivare e ferirlo gravemente, se non peggio, trovò il carri di Erika, bussò e disse: “ciao ragazza dai bei capelli, lasciami usare il tuo cannone”, di certo il senso dell’umorismo non gli mancava anche se era serissimo, entrò, un solo colpo, preciso all’obice del carri leader, un T-90, danno critico, tuttavia il suo sguardo divenne malefico, un sorriso sadico apparve sul suo volto, Erika fu spaventata nel vederlo mentre continuava ad esplodere colpi finché non sentì implorare pietà dai suoi ex compagni. La sera il cielo si rasserenò, la Kuromorimine aveva vinto, di certo non fu una vittoria di squadra ma del singolo, una vittoria non sentita dalle studentesse, il nostro protagonista aveva rassicurato Erika, la quale riacquistò il suo senso di ammirazione incondizionata, ma lui cercava Maho, non le aveva parlato prima o durante la sfida, voleva dirle che il giorno dopo avrebbe lasciato la scuola per girare il mondo, la trovò seduta in un angolo con una tazza di sakè in mano, pensierosa e turbata da qualcosa, “è stata una sfida divertente, un po’ breve forse, mi ha fatto piacere stare in questa scuola, anche se per un periodo davvero irrisorio, domani me ne andrò, volevo fartelo sapere”, anche stavolta se ne andò senza attendere una risposta, risposta che Maho avrebbe voluto dare ma non riuscì ad emettere alcun suono. La notte passò, la mattina il nostro protagonista decise di fare colazione da solo, Erika sarebbe stata troppo triste e l’avrebbe implorato di restare, cosa che a lui non sarebbe piaciuto vederla piangere. Il pomeriggio se ne andò silenziosamente, il cielo era di un rosso molto romantico e poetico, un tramonto perfetto per un finale da racconto, il nostro protagonista si aspettava di trovare la strada libera e senza nessuna a cui dover spiegare dove stesse andando e perché, ma non fu così, c’era qualcuna ad attenderlo, ovviamente l’unica che sapeva che se ne sarebbe andato, decisa stavolta a parlargli seriamente, gli disse che anche lei sentiva qualcosa, un peso nel cuore, un peso che veniva espresso con sospiri, il nostro protagonista non si era mai interessato dell’amore e gli sembrò ancora più illogico visto che si erano parlati due o tre volte e lui l’aveva vista nuda nelle docce, ma questo non era importante, lei si avvicinò per baciarlo, e lui ricambiò, baciandola sulla fronte però, lei fu stupita, le mise una mano fra i capelli e le accarezzò la testa “siamo stati assieme poco tempo, è stato bellissimo vederti e spero di rincontarti un giorno, non ti dimenticherò mai” e se ne andò verso il sole, e per la prima volta quegli occhi impassibili fecero sgorgare una lacrima di tristezza.
 
 
Questo è il finale, piaciuto vero ? se sì vi invito a non andare avanti in quanto ho deciso di mettere un altro finale, il seguito, se vi è piaciuto il finale poetico fermatevi qui, altrimenti proseguite a vostro rischio e pericolo:
 
Il giorno seguente il nostro protagonista tornò a casa, un pacco della Kuromorimine l’aveva stranamente preceduto, “sarà un pacco arrivato poco dopo la mia partenza”, invece era effettivamente arrivato prima di lui, il sistema postale era proprio efficiente, le aprì, vi era una foto di tutta la scuola con le studentesse ed una lettera firmata Itsumi Erika, diceva che si sarebbe allenata per eguagliare la sua precisione, cosa impossibile, e che si sarebbero risfidati se mai si fossero rivisti, vi era anche una busta firmata soltanto Maho, neppure vi era il cognome, cosa strana, il nostro protagonista l’aprì, stavolta fu lui a restare atterrito vedendo che Maho gli aveva mandato una sua foto nuda e con dietro scritto “per farti ricordare per sempre di me”, oltre a chiedersi come avesse fatto la foto visto che la qualità era eccellente fu solo un altro il pensiero del nostro protagonista: “oh cara Maho, mi hai dato qualcosa da fare per parecchio tempo” e chiuse a chiave la porta, pur vivendo da solo.

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Capitolo 2
*** fine ***


Passano gli anni, i mesi, e se li conti anche i minuti, tuttavia sono passati soltanto sei mesi da quando il nostro protagonista ha lasciato la Kuromorimine per restare a casa a non far nulla, visto che la sua ex scuola, ancora sotto il nome di Kowaimorimine, era stata sconfitta dimostrando che il loro non badare ai carri come propri fratelli non portava al vero potere. La corrispondenza con Maho, Erika e il resto della scuola è stata costante, ogni settimana una lettera, sembrava che mancasse alle studentesse, Erika aveva continuamente scritto di quanto fosse migliorata nello sparare e voleva misurarsi con lui mentre Maho si preoccupava di sapere come stava e a cosa stesse pensando; il nostro protagonista decise dunque di tornare a fare visita alla scuola durante le vacanze estive, così facendo si sarebbe potuto rilassare con tutte senza che si debbano preoccupare dello studio e anche lui avrebbe avuto tempo per riallenarsi visto che in sei mesi l’unico esercizio fisico a parte scrivere lettere e fare la spesa era “pensare” a Maho guardando la sua foto ricordo. Decise di affinare le sue tecniche in una montagna sperduta dov’era allestito un poligono militare in disuso dal 1944. Non era così fatiscente come posto, giusto spoglio, come giustamente doveva essere, e con un leggero cattivo odore non meglio identificato, forse qualche animale era morto nelle vicinanze e si stava decomponendo. Nel poligono erano presenti una decina di munizioni per un Leichttraktor ed ovviamente il Leichttraktor, panzer veramente scandaloso. Fu un allenamento duro. Giunto il grande giorno il nostro protagonista decise di presentarsi vestito in maniera singolare, più che elegante si potrebbe definire inquietante, sempre con quello sguardo inespressivo e gelido. Una familiare folla era lì pronta ad accoglierlo dopo tutto quel tempo, Erika era già pronta a corrergli in contro se non fosse stata fermata da Maho poiché c’era una persona che il nostro protagonista avrebbe dovuto incontrare prima di poter restare a divertirsi con loro, doveva incontrare il grande capo della Kuromorimine: Shiho Nishizumi. Al nostro protagonista appariva come una donna molto sicura di sé e molto rigida, tuttavia lo salutò in maniera molto amichevole e si congratulò con lui per aver portato la sua scuola alla vittoria, chiese anche se potesse ammirare le sue doti in battaglia “in fondo mi sono allenato parecchio, voglio vedere fino a che punto sono migliorati, mi procuri un Tiger II Nishizumi-san”. Detto questo in mezz’ora il poligono era già pronto, il bersaglio distava 950m e compiva un movimento da destra a sinistra di 10m ogni sette secondi, colpirlo era una bella sfida. Il nostro protagonista tuttavia una volta che il carro era stato messo in posizione uscì dal carro e ci si appoggiò con la schiena, braccia incrociate, piede destro contro il cingolo del Tiger II, occhi chiusi e testa piegata in avanti; tutte si chiesero se si stesse arrendendo o se avesse in mente qualche sorpresa, la seconda ipotesi era quella corretta: chiamo Erika dicendole di entrare nel carro e di eseguire i suoi ordini “ruotare la torretta di sette gradi verso destra ed alzare la mira di dodici gradi, poi spara”. Erika eseguì ed incredibilmente il bersaglio venne colpito, tutte si stupirono tranne, ovviamente, il nostro protagonista, che si limitò a fare un sorriso di soddisfazione mezzo sadico senza cambiare minimamente posizione. Finalmente era giunto il momento di divertirsi, rivedere tutte le studentesse suscitò emozioni piacevoli nel nostro protagonista, salutò persino le due tipe che mugolarono nella stanza vicino alla sua (erano effettivamente lesbiche). Nel pomeriggio Erika e il nostro protagonista uscirono, ovviamente lei sprizzava gioia da ogni parte e camminava allegramente senza mai smettere di sorridere “perché non andiamo in quel locale ? mi va di bere un tè freddo” propose il nostro protagonista, Erika disse di sì senza neppure riflettere mentre una scintilla si accese nei suoi occhi. Una volta seduti e con il tè servito Erika decise di fare la sua mossa, pianificata da mesi, disse al nostro protagonista di quanto lo adorasse e desiderava stare insieme a lui, era pronta anche ad offrire il suo corpo e a fare qualsiasi cosa per stare con lui. Il nostro protagonista si sentì strano, pensò sempre al fatto che l’amore fosse illogico ma lui sapeva che era Maho quella che amava, sempre che fosse amore quello che sentiva, però vedendo Erika guardarlo con due occhi colmi di speranza e ammirazione si sentì stringere il cuore nel dirle come stavano le cose “mi dispiace, sei una ragazza carina e simpatica, i tuoi capelli sono adorabili tuttavia credo di amare Maho, le ho promesso che non avrei mai smesso di pensare a lei, per questo non posso stare con te, non posso tradirla”; detto questo il nostro protagonista baciò Erika in fronte per rassicurarla, lasciarono il locale e lei tornò nella sua stanza, si sentiva strana, così strana che decise di masturbarsi, ne aveva bisogno, dopo essere venuta pianse, pianse anche mentre asciugava per terra, era molto triste ma non odiava il nostro protagonista, aveva capito che non poteva stare con lui ma sarebbe sempre stato il suo idolo. La sera il nostro protagonista andò a fare visita a Shiho giusto per approfondire un po’ i rapporti con quella che poteva essere la sua futura suocera, chiese chi fosse il padre delle sue figlie, tuttavia la risposta “partenogenesi” non gli sembrava molto attendibile, tuttavia la seconda risposta fu di non cercare di sapere troppo ed il nostro protagonista capì “ha proprio un carattere interessante, però è divertente”. Dopo aver bevuto del tè caldo con Shiho il nostro protagonista decise che era ora di dormire, uscì in strada, c’era nebbia, adorava la nebbia, intravide una figura famigliare nella nebbia, era Maho, a quanto pare le piaceva attendere il nostro protagonista mentre stava camminando da solo, le chiese se avesse mai avuto paura di qualcosa “no, non provo più la paura da anni, è una sensazione che mi manca però”. Maho invece aveva paura, paura di ciò che stava per chiedere al nostro protagonista, così non parlò, si limitò soltanto a prenderlo per la mano, si mise a correre guidandolo verso la sua camera, la stessa del suo precedente soggiorno, lui non oppose resistenza, anche se si chiedeva il perché Maho stesse correndo così veloce verso una camera che non era sua. Una volta entrati al nostro protagonista piacque il fatto che era rimasta come se la ricordava, nessuna aveva voluto usare quella stanza, hanno voluto preservarla per ricordo “sono felice che tutte voi abbiate così tanta stima di m…” quando si voltò vide Maho che si era spogliata, era rimasta in mutande e reggiseno, era arrossita, guardava in basso, non era più kuudere come sempre, non riusciva a dire nulla, neppure a guardare in volto il nostro protagonista il quale era rimasto a bocca aperta stavolta, non era come quando l’aveva vista per caso nuda nelle docce o come quando guardava la sua foto sempre nuda, stavolta era lì, di fronte a lui, imbarazzata, pronta ad offrirgli tutto il suo amore covato per mesi e mesi. Maho fece la prima mossa, gli mise le braccia attorno al collo, dovette per forza alzare lo sguardo visti gli oltre 15cm di differenza fra le loro altezze, prese coraggio, gli sussurrò in un orecchio tutto ciò che sentiva e che desiderava perdere la sua verginità con lui; il nostro protagonista non sapeva cosa dire, si limitò a baciarla e ad acconsentire al suo desiderio, una volta sul letto, nudi entrambi, si abbracciarono, il seno grande, caldo e morbido di Maho sul petto del nostro protagonista suscitava in lui uno strano senso di appagamento, gli piaceva, decise di farle un regalo andando ad assaggiare la sua “essenza”, era dolce. Una volta che Maho si sentì lubrificata abbastanza disse al nostro protagonista che potevano anche passare all’atto vero e proprio. Il nostro protagonista provò una strana sensazione nell’entrare dentro di lei, tuttavia vedendo Maho che ansimava mentre era rossa di vergogna e cercava di contenere i gemiti decise di ripagarla con un sorriso rassicurante, anche se stava pensando al perché si stessero divertendo nel fare una cosa così strana. Una volta terminato Maho era stanca, aveva molto sonno, erano anche quasi le 23:00 “mi sei mancata moltissimo mio capitano” le disse il nostro protagonista, e poi si addormentarono, lui guardando i suoi capelli, lei girata sul fianco destro con la testa sul suo petto, occhi chiusi e un sorriso sul viso, il nostro protagonista la strinse con un braccio per non farle sentire freddo (erano ancora nudi) e si addormentarono, sapendo che al risveglio la loro vita sarebbe cambiata per sempre.

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