Life

di _BlackAngel16_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Cara, Morgana, 
è passato così tanto tempo da quando te ne sei andata. Sentiamo tutti la tua mancanza qui...
Al liceo l'anno scorso è arrivata una nuova alunna, è molto simpatica. Ti assomiglia sai? Avete la stessa voglia di vivere. Ha riportato l'allegria qui al liceo, dopo la tua scomparsa non ci sono stati molti momenti felici.
Probabilmente questa sarà l'ennesima lettere indirizzata a te che finirà nel cassett, insieme alle altre. Ametto di non scriverti molto, ma che senso avrebbe? Non riceverei una tua risposta...
Sono passati 3 anni e ancora non riesco a capir la tua voglia di scappare. Avevi solo 14 anni, cosa ti ha spinto ad andartene così velocemente?
Mi manchi tanto.


Rosalya stracciò il foglio che teneva in mano. Lo aveva letto così tante volte da poterlo ripetere a memoria.
Per quanto tempo ancora avrebbe sperato che la sua migliore amica tornasse? Quante notti aveva passata a piangere sul letto ricordando i momenti felici passati con Morgana, la vita spensierata vissuta con la sua Mo? Certo, di amici ne aveva a dozzine, ma nessuna delle sue amicizie era importante come quella che la legava a Morgana,
Si maledisse mentalmente per non aver capito quanta sofferenza si celeva dietro il sorriso solare di quella ragazzina. -Se ne è andata-  Quelle semplici parole bastarono per farla cadere il mondo addosso. Sentiva la pelle bruciare, le gambe molli e il cuore per poco on le uscì dal petto.
Cosa era successo a Morgana per farla scappare dalla vita che tanto amava?



Angolino Autrice:
Saaalve a tutte :3 
Sono tornata con una nuova storiella :) Questo capitolo serve ad introduzione della storia, volevo renderlo un po misterioso ma non credo di esserci riuscita xD 
Pensavo di postare un nuovo capitolo ogni domenica, in caso non ci riesca avete tutto il diritto di fucilarmi xD
A domenica prossima :)

 

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Capitolo 2
*** capitolo 1 ***


Ambra certamente non era di buon umore quella mattina. Dopo l'ennesima strigliata dei genitori per l'ennesima insufficienza, era stata costretta a chiudersi in camera per studiare. Quelle pagine di storia però, le sembravano solo parole messe alla rinfusa. Non riusciva a concentrarsi, troppo presa dai pensieri.
Guardò la porta-finestra della sua camera, chiusa da due tende rosa perfettamente pulite e profumate di lavanda. Era rimasta più di un'ora a chiedersi come poter fuggire da quella prigione, senza accorgersi che la risposta era proprio sotto il suo naso. Si vestì in fretta, togliendo il vestito leggero che teneva per casa, e aprì la finestra. Avendo il camino in camera non si accorse dell'aria gelida che tirava fuori e , soprattutto, di quanta neve fosse caduta quella notte. L'immenso giardino che circondava casa sua era interamente ricoperto di uno strato bianco, facendo risaltare il colore vivace delle rose che facevano da recinzione al grande gazebo posto al centro del giardino, anch'esso coperto di neve.

Si ricordò di quando, da bambina, stava ore a giocare li fuori con Nathaniel. Avevano una grande fantasia e si inventavano giochi sempre più elaborati, poi lui iniziò le elementari e il padre divenne più severo nei confronti del bambino, tanto da costringerlo a studiare in biblioteca ogni pomeriggio. Ambra aveva solo 4 anni, una voglia matta di giocare e nessuno con cui poterlo fare. Non capiva perché il suo fratellone la evitava così, arrivando anche ad addossarsi la colpa, pensando di averlo fatto arrabbiare con un suo capriccio. Gli ultimi due anni di libertà, prima di entrare nel mondo dello studio, la bimba li passò da sola, cercando di divertirsi con gli innumerevoli giocattoli che i genitori le compravano ma niente era come giocare con il suo adorato fratello.

Scosse la testa per cacciare via quei pensieri e con un balzo saltò giù dal balcone della camera, atterrando perfettamente in piedi sull'erba innevata. “Gli anni di ginnastica artistica sono serviti a qualcosa, allora” si disse mentalmente, ringraziando la madre per averle assecondato anche quel capriccio.

 

Erano le nove di una domenica mattina e a quell'ora nessuno sarebbe stato disposto a farle compagnia, tutti troppo impegnati a riposarsi in vista di una nuova settimana scolastica. Avrebbe potuto chiamare Li o Charlotte ma, sinceramente, erano le persone che digeriva di meno in tutta la scuola, le stavano dietro solo per poter essere qualcuno all'interno del Dolce Amoris.
La bionda decise di andare in centro, per fare un giro tra i negozi. Lo shopping la rilassava, provare decine e decine di vestiti era un toccasana per i nervi e per la mente. Anni prima però, si sarebbe divertita di più. Non conosceva ne Charlotte, ne Li. Non aveva la reputazione che la perseguitava al liceo. Aveva solamente due amiche fantastiche e un sorriso felice stampato sulle labbra, in poche parole aveva tutto quello che desiderava. Poi qualcosa si spezzò, piano piano le sue amiche si allontanarono una dall'altra e il loro gruppetto evaporò, come averebbe fatto la neve di quella notte poche ore dopo.

Si bloccò davanti alla vetrina di Rocking Style, un vecchio negozio che era solita frequentare 3 anni prima. Dal giorno del “fattaccio”, come lo chiamava lei, non ci rimise più piede. Quel negozio conteneva, senza saperlo, una storia e Ambra, già solo guardando la vetrina, ripercorse i momenti passati li dentro, in compagnia di quel gruppo inseparabile. I quel momento si ritrovò quasi ad odiare le sue ex amiche. Sventolò una mano davanti al viso, come per scacciare una mosca fastidiosa. Ecco, i suoi pensieri quel giorno erano come una mosca, le ronzavano intorno senza darle pace e più li cacciava dentro la sua testa più loro cercavano di uscirne fuori.

Il calore del suo fiato aveva creato un alone circolare sul vetro della vetrina, riscaldandole le guance. Si accorse di essersi incantata a guardare un punto vuoto della vetrina per così tanto da aver catturato l'attenzione di una commessa, che ora la guardava storto. Sorrise timidamente alla donna che continuava a guardarla, e si rifugiò in un bar li vicino.

 

Era appena uscita dall'aeroporto e una ventata di aria gelida le colpì il naso, unica parte non coperta dalla grossa sciarpa nera. Dopo ore di viaggio aveva le gambe indolenzite e una fame da lupi. Non toccava cibo da quando era partita da Londra e il suo stomaco sembrava non volesse lasciarla in pace, desideroso di uno dei magnifici piatti preparati dalla madre. Prima di decidere di lasciare la sua cittadina viveva con la madre, Jocelyn, e la zia Maggie, sorella della madre. Vivevano in un appartamento in centro, vicino ad alcuni negozi. Per le due sorelle trasferirsi dal Texas, dove lasciarono i genitori ad accudire il bestiame, fu una salvezza per loro, che non avevano assolutamente voglia di spendere la loro vita in una fattoria.
La ragazza si sistemò i capelli biondi dietro le spalle e si mise alla guida della sua Ford. Un anno prima, appena compiuti i dolci sedici anni, era tornata in America per lavoro e ne aveva approfittato per farsi la patente. Non aveva detto niente a nessun del suo momentaneo ritorno, non era ancora pronta ad affrontare ciò che l'aspettava a Asperville.
Presa dalla nostalgia, decise di fare il giro della città, fino ad arrivare in centro. Non aveva ancora voglia di tornare a casa e si fermò in un bar, di cui non conosceva l'esistenza. Si sedette in un tavolino vicino all'entrata, aspettando che la sua cioccolata si sfreddasse. Notò una ragazza bionda appoggiata al bancone con in mano una tazza di caffè, a prima vista le era sembrata una di quelle ragazze montate che popolavano l'America ma dopo un'attenta analisi le sembrò un viso conosciuto. I ricci biondi, gli occhi verdi, il neo sotto l'occhio... Vide la ragazza avvicinarsi e fermarsi davanti al suo tavolino, scrutandola. << Morgana...>> Sussurrò la ragazza balbettando leggermente. Morgana sbarrò gli occhi << Ambra...>> 



Angolo Autrice:
Salve a tutte :D ecco qui il vero e proprio primo capitolo della storia :)
Premetto che mi fa un po schifo come capitolo, quindi accetto benissimo le critiche ^^ Potrei prendere in considerazione più avanti di riscreverlo, se lo faccio vi avviserò lol
Beh non ho più niente da dire xD Alla prossima :*

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Castiel passeggiava lentamente per le stradine del parco, con la chitarra sulle spalle. Il giorno prima aveva programmato di vedersi con il suo migliore amico per lavorare insieme alla nuova canzone. Avevano appuntamento alle undici a casa di Lysandre, ma qualcosa spinse il more ad uscire prima di casa.In quel periodo si sentiva strano, non si riconosceva più. Fuori poteva anche sembrare lo sbruffone rubacuori di sempre, eppure dentro di lui stava succedendo qualcosa, che neanche lui stesso riusciva a decifrare. Spesso si sentiva malinconico, con un grande vuoto al centro del petto. Lo sentiva quasi doloroso, quel vuoto. Parecchie volte gli era capitato di sentirsi mancare il respiro, quando la malinconia aumentava. Si arrabbiava con se stesso per la debolezza che in quei momenti lo assaliva.
Non aveva intenzione di parlarne con nessuno, di questa pseudo tortura che lo tormentava. Lysandre avrebbe avuto troppa ragione e glielo avrebbe rinfacciato per tutta la vita con frasi fatte come “Te l'avevo detto” e Castiel decisamente odiava essere rimproverati come un bambino con le carie ma che continua a mangiare dolci solo per fare un dispetto alla madre.
La seconda opzione era parlarne con Debrah, la sua ragazza “Meglio di no, poi scoppia a piangere pensando che la stia tradendo” pensò il ragazzo, passandosi una mano tra le ciocche scure.
Stava insieme a Debrah da più o meno due mesi, un record per uno abituato ad una botta e via come lui.
Quella ragazza lo aveva colpito fin da subito, si era trasferita da poco e la prima volta che la vide la sua bellezza travolgente lo stregò. Ciò che notò subito furono i suoi lunghi capelli, color cioccolato.
Rimase giornate intere ad osservarla ridere e scherzare con i pochi amici che si era fatta in quei primi giorni di scuola. Durante le ricreazioni si accorse che i suoi sguardi erano ricambiati, mentre la ragazza annuiva alle amiche senza ascoltare realmente la conversazione. Iniziarono così una relazione fatta di sguardi e sorrisetti; in quei momenti i due entravano in un mondo conosciuto solo a loro, dove i sorrisi si trasformavano in un linguaggio estraneo agli altri.
Dopo pochi giorni Castiel decise di andare a parlarle, innamorandosi del carattere solare e allegro della castana. Parlavano per ore, senza mai annoiarsi, e scoprirono di avere una passione in comune: la musica. Debrah cantava con la voce di un angelo, calda e armoniosa. Si incontravano spesso di pomeriggio per suonare insieme, anche se i gusti della ragazza erano molto meno rock di quelli del moro.
Mentre ripercorreva la sua relazione con la castana, si ritrovò in centro , vicino a casa di Lysandre. L'albino viveva in pieno centro, in un palazzo color crema dove al piano terra si trovava la grande boutique del fratello maggiore. Si sorprese di quanto, in pochi anni, quel negozio fosse diventato uno dei più frequentati della città.
Asperville, pur essendo una piccola cittadina, era molto carina ed accogliente. Ilg rande parco al centro di essa si estendeva per quasi tutta la città, con all'interno numerosi bar e caffè letterari, al centro di ogni piazza si trovavano pittoresche fontane con statue di angeli e altre creature mistiche. Anche i viali semplici e eleganti attiravano l'attenzione dei turisti della stagione estiva, con i grandi alberi e le aiuole colorate.

Castiel guardò l'orario sul display del cellulare, accorgendosi di essere in ritardo di un quarto d'ora. Questa volta Lysandre non ci sarebbe passato sopra, come faceva per tutti gli innumerevoli ritardi dell'amico, ormai era convinto che il moro avesse la carta fedeltà per i ritardi.
Svoltò l'angolo, trovandosi nella grande e trafficata via dei negozi. Dall'altro lato della strada si trovava Sweet Dream, il bar appena aperto. C'era stato qualche volta insieme alla fidanzata e come posto gli piaceva, pur non essendo uno dei suoi locali preferiti. Notò, oltre il grande vetro che fungeva da finestra, la figura slanciata di Ambra Jhons, la biondina che al liceo le stava sempre dietro ma che riceveva costantemente un due di picche da parte di Castiel, anche se le sue attenzioni non potevano che fargli piacere. Ovviamente tralasciando la morbosità con cui la ragazza lo stalkerizzava, procurandosi l'astio di Debrah.
Fece altri due passi in avanti, scrutando il bar con la coda degli occhi. Inizialmente non ci fece caso ma Ambra era seduta al tavolo con un'altra ragazza, ancora più bionda di lei. La ragazza aveva dei lunghi capelli biondi, forse più lunghi di quelli di Debrah, e alcune ciocche nere risaltavano in quel biondo perfetto. Portava un paio di occhiali dalla forma pressoché quadrata, un po allungata ai lati in alto. Per colpa un po' della lontananza, un po' del pilastro che copriva quasi interamente la figura di Miss Mistero, non riuscì a vedere altri dettagli interessanti. Avrebbe voluto capire chi fosse ma l'abnorme ritardo che aveva lo spinse ad incamminarsi verso l'appartamento dell'albino.

 

“Quindi hai deciso di ritornare in città” Sbottò la bionda bevendo un sorso di caffè macchiato, Morgana sistemò gli occhiali con la punta dell'indice, mentre con l'altra mano teneva un cupcake al cioccolato. “ Si, il mio posto non era li a quanto pare... Cazzo quanto mi sono mancati i cupcake americani!” Rispose, poco interessata all'argomento e più al dolce che stava addentando. “Vivrai ancora con Jocelyn?” Chiese curiosa la Jhons, ricevendo un cenno di assenso dall'altra, sempre più presa dal suo amato dolcetto. Dopo l'impensabile scelta di mollare tutto e tutti e andarsene, Ambra credette che l'amica, sempre se potesse definirla ancora così, preferisse andare a vivere da sola. Inaspettatamente, la ragazza decise di tornate a casa della madre, pur sapendo che fra le due non scorreva buon sangue.
Morgana sistemò una delle ciocche more dietro l'orecchio e si alzò frettolosamente dal divanetto di pelle rossa “Scusa bella ma ho delle cose urgenti da fare” Prese la borsa e di corsa uscì dal locale, lasciando Ambra alquanto confusa.

 

Uscita da Sweet Dream la ragazza dovette riabituarsi alla temperatura esterna, decisamente molto più fredda di quella del bar. Strinse la sciarpa, ancora impregnata del profumo spruzzato ore prima, attorno al collo, cacciò le mani nelle tasche del giubbino blu e si incamminò, decidendo di lasciare la macchina parcheggiata e andare a prenderla solo prima di tornare a casa.
Camminava a testa bassa, cosa che tre anni prima non avrebbe mai minimamente pensato. Tornare ad Asperville dopo essere scappata così la faceva sentire quasi una ladra. Aveva paura di incontrare qualche suo vecchio amico o compagno di scuola, anche se probabilmente non l'avrebbero riconosciuta visto il cambiamento fisico avuto durante il corso di quegli anni. Ciò che la preoccupava maggiormente, però, era la reazione che avrebbero avuto la zia e la madre. Non sapeva cosa dirle ne come comportarsi “Che le dico? Ehi ciao zia sono la nipote cattiva che tre anni fa ti ha abbandonata con una sorella squilibrata!” Pensò mentre si stringeva i lacci di una scarpa. Alzando la testa vide l'insegna di una pasticceria e in vetrina tanti dolci esposti. Essendo una fan sfegatata dei dolci non poté non entrare a dare un'occhiata. Appena si chiuse la porta alle spalle le si appannarono gli occhiali per lo sbalzo di temperatura, costringendola a toglierli e scoprendo due grandi occhi verdi. Se non fosse per la miopia, sarebbe rimasta volentieri senza.
I forni della cucina era accesi, tanto che Morgana pensò di mettersi in bikini e allestire una spiaggia privata dietro il bancone.
Dopo mezzora di coda tornò alla macchina con una torna alla crema e un altro vassoio zeppo di dolci vari. Mise in moto e partì percorrendo tutto il centro alla ricerca di una palazzina anni 70. In realtà sapeva benissimo dove si trovasse, ma voleva rallentare i tempi. Insomma, non sapeva neanche se la volessero più in quella casa! Non aveva altra alternativa però, tutti i suoi vecchi amici l'avrebbero liquidata sicuramente, l'unica che probabilmente l'avrebbe ospitata poteva essere Ambra, considerando la gentilezza con cui le si era rivolta poco prima, un evento raro considerando il caratteraccio della ricca bionda. Scartò subito l'idea, ricordandosi quando sgradevoli fossero i signori Jhons.
Parcheggiò la sua Ford davanti all'edificio e, titubante, entrò. Si accorse di quanto immutato fosse quell'atrio, era lo stesso anche il portiere, che salutò cordialmente. Perfino le vecchiette pettegole erano le stesse “ Ma non muoiono mai 'ste qua?” Arrivò davanti all'ascensore e schiacciò il bottone di chiamata. “ Occupato... Perfetto! Dovrò farmi dodici piani a piedi”
Arrivata a destinazione si sentì come avesse appena finito una maratona. I capelli erano tutti arruffati, la giacca le era caduta dalle spalle e gli occhi erano in bilico sul nasino a punta. Cercò di sistemarsi alla bene meglio, inspirò profondamente e, ad occhi chiusi, suonò il campanello dell'appartamento.

 

Continuava a provare accordi su accordi ma nella sua testa non c'era alcuna melodia. Pensava ancora alla ragazza vista con Ambra quella mattina ma ancora non capiva chi potesse essere e la curiosità lo stava uccidendo. Aveva un'aria familiare eppure era più che sicuro di non averla mai vista ad Asperville. “Ehi! Terra chiama Castiel” Lysandre gli schioccò due dita davanti agli occhi attirando l'attenzione del moro, che rispose con un borbottio incomprensibile.
L'amico gli prese la chitarra dalle mani, riponendola nella custodia, e si sedette vicino a lui guardandolo attentamente. “Lys se mi guardi così penserò che tu sia passato all'altra sponda” Sbottò Castiel guardandolo male e ricevendo un pugno amichevole da parte dell'albino.”Stupido... Avanti dimmi che hai” Non fece in tempo a finire la frase che il chitarrista gli spiegò la situazione. Era una motivazione veramente stupida ma quella biondina l'aveva stravolto, pur non avendo, a prima vista, nulla di speciale. Le era sembrata una ragazza innocente, accorgendosi dello sguardo basso nascosto dalla montatura degli occhiali.
“Quindi tu ti stai scervellando solo perché non sai chi sia quella ragazza?” Il ragazzo scoppiò a ridergli in faccia, cosa che fece irritare ancora di più il moro. “ Amico chiama Debrah e chiedile di uscire, magari ti riprendi, signor investigatore”

 

 

Suonò il campanello un paio di volte ma non rispose nessuno. Rassegata voltò le spalle alla porta, decisa a passare la notte in un hotel e trovare una soluzione la mattina dopo, quando sentì la serratura scattare e la figura di una donna sui vent'anni fare capolino sull'uscio.
Morgana girò lentamente la testa ritrovandosi davanti il viso autoritario di zia Maggie che la guardava, con le braccia conserte e le sopracciglia aggrottate. “Sei ancora viva allora” Pronunciò Maggie con tono basso ma deciso. La bionda non sapeva come ribattere. Non aveva mai dato sue notizie dopo la sua partenza per Londra. “Lo so ma... ero impegnata” Spiegò brevemente la ragazza con voce tremolante. La zia continuava a guardarla in modo autoritario, avevano solo quattro anni di differenza eppure era sempre capace di metterla in soggezione. Rimasero per interminabili minuti a fissarsi negli occhi, tanto che Morgana si accorse quanto il verde brillante dei loro occhi fosse simile.
Vide le labbra della donna allargarsi in un sorriso luminoso, simile a quello della sorella, e l'espressione farsi più dolce e serena. Con un passo le si avvicinò e la strinse forte, accarezzandole la schiena con amore. “Mi sei mancata tesoro” La bionda rispose all'abbraccio, stringendo la zia a sua volta e respirando profondamente l'odore del suo shampoo.
La casa, come il resto del palazzo, era rimasta identica. Le pareti del soggiorno erano di un bianco splendente, con solo una parete grigio scuro. L'arredamento era moderno, con mobili rossi e bianchi e un grande tavolo di vetro al centro della stanza. Il divano era poggiato alla parete scura e i cuscini rossi e neri risaltavano in messo al bianco della stoffa. A lato della stanza c'era un grande mobile in vernice nera con sopra innumerevoli foto che ritraevano Morgana insieme a Jocelyn e Maggie. La ragazza si soffermò ad osservarle, in particolare si fermò davanti ad una che la ritraeva su un palco. Era la foto del suo primo concerto. Aveva all'incirca tredici anni e i capelli erano molto più corti di come li aveva in quel momento, portava una canotta bianca con diverse macchie di finta vernice e dei pantaloni strappati, intorno alle spalle una cintura nera sosteneva una chitarra, anch'essa nera. Al suo fianco un ragazzino moro, poco più basso di lei, con in mano una chitarra elettrica rossa. “Castiel...” Era il suo migliore amico, prima che partisse, ed erano cresciuti insieme ma da quando se n'era andata non si erano più sentiti.
“Oddio Mo, mi sei mancata così tanto!” Esclamò per l'ennesima volta Maggie stritolandola in un abbraccio. Morgana l'allontanò, infastidita da tutte quelle attenzioni. “Mamma quando arriva? Vorrei salutarla...” La donna si fece seria. Abbassò lo sguardo verso il pavimento, con gli occhi leggermente lucidi. “Ho capito.” Disse freddamente la ragazza alzandosi dal divano e incamminandosi verso la sua camera “Buonanotte zia”

 

 

Nathaniel guardava perplesso quel documento. La preside lo aveva avvertito che quella settimana ci sarebbe stata una nuova alunna, ma alla fine non era poi così nuova.
Il ragazzo rilesse attentamente il nome, pensando di aver sbagliato. Il lunedì mattina era duro, soprattutto se sei il segretario delegato del liceo Dolce Amoris, hai una sorella isterica da sorbirti e un mucchio di ragazzini urlanti sotto la finestra. Eppure il nome era giusto: Morgana Reed.
“Natthy mi stai ascoltando?” Pronunciò acida Ambra, fulminando il fratello maggiore con lo sguardo. Possibile che non l'ascoltasse mai? “Ambra sono impegnato... ti prego lasciami in pace” Sospirò esasperato il biondo, stanco di sentire le solite lamentele della sorella su Debrah. Non era certo colpa sua se le due non andavano d'accordo.
Ambra, indignata per la risposta del fratello, girò i tacchi e uscì dall'ufficio a testa alta, trovando fuori dalla porta Li e Charlotte ad aspettarla. In quello stesso momento Debrah le passò davanti, accompagnata da una delle sue amiche. La castana la guardò dalla testa ai piedi, ridacchiando e dicendo qualcosa all'orecchio all'albina che aveva affianco. Da quando Morgana la abbandonò, Rosalya si allontanò da lei trovando il suo fulcro in Debrah. Certo, le due si somigliavano molto caratterialmente ma c'era qualcosa nella castana che non convinceva Ambra. Aveva uno sguardo tagliente, diverso da quello quasi spaesato di Morgana, e dei modi troppo altezzosi eppure stava simpatica a tutta la scuola. Era riuscita a far innamorare anche il duro cuore di Castiel, cosa che lei, per anni, non era mai riuscita a fare. Quando ci pensava si sentiva inutile, inferiore. Fino alla prima liceo avevo il sostegno di Morgana e Rosalya, ora invece aveva solo due stupide che avevano paura del mondo.

 

“Povera Jhons, è così inutile!” Ridacchiò Debrah, seguita da un commentino acido di Rosalya rivolto alla bionda. L'albina approfittò di un momento di distrazione dell'amica castana per rabbuiarsi. Lei e Ambra erano sempre state amiche e ora si ritrovava a criticarla, molte volte anche pesantemente. Si sentiva veramente in colpa per quel gesto vile e falso, Ambra non si meritava decisamente quel trattamento. Poteva essere viziata e capricciosa, ma bastava conoscerla per scoprire il cuore d'oro che si celava dietro quelle magliette costose.
Alexy e Peggy arrivarono correndo dall'interno del liceo “Ragazze! Non potete immaginare chi si la nuova alunna!” Proferì la ragazza con la sua vocina stridula. Armin, comodamente seduto sulla panchina affianco a Castiel, prese parola “Se è quello schianto di ragazza bionda che ho visto prima allora abbiamo fatto un bel acquisto” I due ragazzi lo guardano straniti “Allora il tuo cervello non si è completamente rincretinito davanti ai videogiochi!” Ribattè il gemello ridendo “Iniziavamo a pensare fossi diventato asessuato!” Castiel gli scompiglio i capelli, mentre il resto del gruppo scoppiò a ridere.
“Ecco, è lei!” Armin indicò una ragazza bionda con un cenno della testa. Non era molto alta e aveva delle gambe fini, fasciate da un paio di jeans scuri, i capelli biondi e le ciocche scure le cadevano fin sotto i fianchi e le labbra erano messe in risalto da un rossetto rosso, unico trucco usato sul quel viso dalla pelle diafana. Portava un giubbotto di pelle rosa cipria, con delle piccole borchie sul colletto, e le mani erano ficcate in fondo alle tasche. Castiel rimase a bocca aperta “E' la ragazza di ieri mattina!” Pronunciò alzandosi di scatto dalla panchina, Debrah lo prese per un braccio e lo tirò verso di lei, presa da un momento di gelosia.
Morgana si girò verso il gruppetto, sentendosi osservata. Li guardò uno per uno, dalla testa ai piedi e in quel momento si pentì di non aver cambiato liceo.


Angolo Autrice:
Salve a tutti :) 
Sono riuscita a scrivere (finalmente) un capitolo mediamente lungo *-* ho impiegato 6 ore per scriverlo. Che ne dite?
Alcuni aspetti di questa fic possono essere simili all'altra mia storia "Il nostro castello di mattoni" perchè questa serebbe una sua revisiazione diciamo xD
Preciso che Asperville, per comodità, è una città completamente invetanta.
A domenica prossima ^^

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


Era appena passata la prima ora e tutti gli alunni si riversarono nei corridoi, alla ricerca dei loro armadietti. Morgana non aveva spiccicato parola con nessuno se non con Nathaniel per questioni burocratiche.
Si sentiva un po' persa in quella scuola, così diversa da come la conosceva. L'aspetto era lo stesso ma le persone che lo popolavano erano completamente cambiate. Aveva visto dei nuovi alunni nei corsi del quarto e quinto anno, e dalle terze in giù non conosceva nessuno. In particolare c'era una ragazza, probabilmente del quarto anno e che non aveva mai visto, che proprio non le piaceva. Quella mattina, poco prima del suono della campana, la vide avvinghiata a Castiel, e non le era sfuggito lo sguardo omicida con cui l'aveva guardata. Il motivo poi, rimaneva un mistero.
Scosse la testa per non pensarci e si incamminò verso il suo armadietto per prendere il libro dell'ora successiva e guardare l'orario della giornata. Due ore di algebra con il signor Brown, poi arte e di pomeriggio avrebbe dovuto scegliere quale corso pomeridiano frequentare. Prese il mattone, che alla fine era solo il libro di algebra con più di mille pagine. Mille solo di esercizi, c'erano almeno altre trecento pagine di spiegazioni ed esempi.
Quando scoprì di avere Brown come insegnante per poco non scappò dalla scuola. Lo aveva anche al primo anno e dalla prima volta che si guardarono negli occhi fu odio puro. Brown non riusciva a digerire il carattere sbarazzino e sarcastico della ragazza, troppo “trasgressiva” per i suoi gusti.
Greg Brown era uno di quei professori vecchio stampo, che pretende ordine e disciplina dagli alunni, le lezioni passate senza fiatare e compiti e interrogazioni impeccabili. Ovviamente quasi nessuno era il tipico alunno modello da lui descritto.
Arrivò in classe e si sedette in uno degli ultimi banchi, guardando i suoi compagni del corso di matematica. Li conosceva quasi tutti ma non si sentiva pronta per avvicinarsi e iniziare una discussione con loro. Era molto insicura quella mattina, da ogni parte si girasse vedeva qualcuno sussurrare qualcosa al compagno e questo la metteva in agitazione. “Magari neanche parlano di te Morgana, stai calma” pensò, arricciandosi una ciocca di capelli con l'indice.
Vide la porta dell'aula aprirsi e fare il suo ingresso Ambra. Appena la vide le sorrise e, con andatura sicura, le si avvicinò. “Posso sedermi vicino a te?” Le chiese, facendo scendere la borsa dalla spalla all'avambraccio. “Certo!” Morgana le sorrise a sua volta, acquistando un briciolo di sicurezza. Era felice che almeno Ambra la considerasse ancora sua amica.
Iniziarono a parlottare ma sentendo degli sguardi puntati su di loro, le due ragazze si girarono verso gli altri alunni, che le guardavano con uno sguardo smarrito. “Ambra che fa la gentile con qualcuno?” Sentiva sussurrare “Ma ha la febbre?” Ambra abbassò lo sguardo, con le lacrime agli occhi mentre Morgana non capiva ciò che succedeva.
“Tutti seduti ragazzi!” Nella classe entrò un uomo bassottino, con pochi capelli sulla testa e un look decisamente vintage. Tutti i ragazzi si sedettero al loro posto e, con poca voglia, iniziarono a prendere appunti.

 

Stava seduta sulla panchina del cortile interno della scuola, tra le braccia del suo fidanzato. “Non mi piace quella nuova” Proferì la ragazza, cercando di colmare il lungo silenzio che si era formato. “Sembra tutta innocente ma sono sicura che è una vipera!” Continuò con tono acido, mentre Castiel alzava gli occhi al cielo. “A me sembra simpatica, perchè non provi a parlarci?” Le disse, scostandole una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Non si era mai accorto che i capelli di Debrah fossero crespi, era sempre stato abituato ad accarezzare quelli di Morgana, morbidi come la seta.
La castana l'ho guardò storto “La stai proteggendo per caso?” Incrociò le braccia al petto, mettendo il broncio. Non sopportava quando Castiel parlava bene di altre ragazze, diventava estremamente gelosa. “No piccola non la sto proteggendo, dico solo che potreste essere amiche. Tu provaci” Debrah si addolcì, baciandolo sulle labbra. “Vado a cercarla, a dopo” Si alzò di scatto e quasi saltellando entrò nell'edificio. Superata la porta fece una smorfia di disgusto. Nella sua testa aleggiava solo una parola a caratteri cubitali. Pericolo. Aveva un sesto senso infallibile e quella ragazza non la convinceva proprio ma decise di parlarci comunque, scoprendo qualcosa in più su di lei avrebbe potute prevenire qualche tiro mancino da parte della bionda.

Castiel si accese una sigaretta, per far passare un po' di malumore. Di solito ci riusciva solo con la sua chitarra, il fumo era una specie di diversivo quando non poteva suonare.
Dovette ammettere che scoprire chi fosse la ragazza misteriosa di Sweet Dream lo aveva non poco sconvolto. Quella bellissima ragazza bionda era la sua migliore amica, scappata di casa, di cui nessuno seppe più nulla. Da quanto ne sapeva nessuno ebbe sue notizie dalla notte in cui se andò. Rimase mesi e mesi a pensare a lei, ad aspettare una sua chiamata ma Morgana era completamente scomparsa nel nulla, aveva lasciato un vuoto incolmabile per tutti ma non per lui. Si era accorto,proprio in quel periodo, che la semplice amicizia che provava per l'amica si stava trasformando in qualcosa di più grande ma non sapeva come definirlo. Poi lei se ne andò e con il tempo anche l'unico briciolo di sentimento che il moro sentiva sparì. Non si sentiva in colpa di averla quasi dimenticata, era convintissimo che la colpa fosse solo di Morgana e del suo egoismo; Castile andò semplicemente avanti con la vita. Incontrò Debrah ed era talmente preso da lei che non pensava ad altro. Solo riflettendoci però, capì quanto la ragazza assomigliasse, per certi versi, alla vecchia Morgana. Entrambe portavano vitalità e allegria da ogni parte con la loro voglia di vivere, sapevano aiutare tutti nei momenti di difficoltà. Solo una cosa le distingueva. Morgana era molto più spontanea nei gesti e nelle parole mentre Debrah rifletteva su tutto, non era una persona troppo frettolosa e non sapeva se definirlo un pregio o un difetto.
Neanche il fumo riuscì a distoglierlo dai pensieri.


Rosalya passeggiava per il corridoio, sistemandosi di tanto in tanto il maglioncino o i lacci degli stivali con un gesto nervoso.
Era praticamente scappata dalla classe, non sapeva come stare tranquilla, tanto da non riuscire quasi più a respirare. Vederla lì, davanti all'entrata di scuola con quello sguardo innocente, quasi impaurito, era stato come una ventata di aria gelida durante una calda giornata di sole, mentre tu sei in pantaloncini e senti il freddo entrarti fino alle ossa. Quella visione, quasi angelica per lei, le aveva scombussolato la mente. Aveva sperato tanto in suo ritorno, mesi e mesi a pregare di rivederla, con tutta l'energia che aveva in corpo. Ogni sua cellula conteneva una goccia di speranza, pronta a sprigionarsi quando la debolezza dell'albina aumentava, solo per confortarla. Avrebbe voluto correrle incontro, abbracciarla, rimproverarla per il gesto sconsiderato, piangere, sfogarsi. Eppure rimase immobile, come se fosse solo una sua allucinazione. La presenza di Debrah la metteva in soggezione e non sapeva come reagire, come far capire a Morgana che lei, quel ritorno, l'aveva sperato con tutto il cuore. Aveva notato l'irritazione nelle pozze azzurre della castana, rivolta verso la bionda. Aveva notato anche la reazione di Castiel. Incrociato lo sguardo con Morgana si irigidì. L'albina conosceva benissimo il rapporto che legava i due e per entrambi non doveva essere stato facile separarsi così velocemente. Invece per il moro sembrava essere tutto il contrario. Per Rosalya, separarsi dalla sua ancora, era stato un completo shock e non riusciva a capacitarsi di come a Castiel non importasse minimamente. Non era mai stato tipo da raccontare ciò che pensa o prova ma tutti erano fermamente convinti che la lontananza lo avrebbe distrutto. A vederlo però, sembrava che nulla fosse successo e, ancora, Rosalya non riusciva a comprenderlo.

 

Con la scusa di andare in bagno si era dileguata cercando di togliersi un po' di pensieri dalla testa. Sembrava che tutti fossero turbati quella mattina.
Scese le scale lentamente, guardando con attenzione ogni gradino. Sentiva l'eco delle voci di qualche alunno che, sfaticati come lei, correvano a destra e sinistra per salvarsi dall'ennesima infernale giornata di studio.
Arrivò al piano terra, vicino agli uffici della direttrice, e si incamminò verso l'uscita secondaria che portava al cortile interno.
Non riusciva a riconoscersi. Aveva un grande smarrimento dentro, mentre solo qualche giorno prima era una tigre pronta a spaccare il mondo. Non riusciva a sostenere lo sguardo dei suoi ex amici, proprio come immaginava. Tutti la guardavano con uno sguardo enigmatico, che non riusciva a decifrare, ed erano tutti sguardi diversi. Anche qualche minuto prima, mentre scappava dalla lezione, aveva incrociato gli occhi dorati di Rosalya, che la guardavano duramente. Non capiva perchè tutti la guardassero così. Perfino sua zia, che era sempre dalla sua parte, le si rivolse con sguardo di rimprovero e non osava neanche lontanamente immaginare come avrebbe potuta guardarla la madre.
Uscì dall'edificio, trovandosi davanti ad un ragazzo moro. Stava seduto su di un panchina rovinata dal tempo, con le gambe larghe e i gomiti appoggiati sullo schienale. Aveva le cuffie piantate nelle orecchie e seguiva la musica battendo un piede sul cemento. Il volto di Morgana si illuminò di un piccolo sorriso e gli si avvicinò, sedendosi accanto a lui. Castiel aprì un occhio e la squadrò. Non si aspettava di trovarsela li, a sorridergli in quel modo. Non seppe perchè ma il suo cuore perse un battito, probabilmente per la mancanza di lei che nel profondo sentiva.
 La bionda gli sfilò una cuffietta, mettendola nell'orecchio sinistro e lasciandosi trascinare dalle note della canzone.
Per tutto il tempo si erano guardati di sottecchi, cercando di non farsi notare dall'altro. Tra di loro regnava un silenzio quasi religioso mentre il casino si trasferiva nella loro testa sotto forma di un assolo di chitarra.
Il brano finì, e ci furono altri interminabili minuti di silenzio, dove potevano sentire ancora le orecchie fischiare per il volume troppo alto e la testa ripercorrere il testo di Nothing else metter. Nessuno dei due osava parlare fino a quando Morgana, armata di coraggio aprì la bocca e inspirò profondamente, lasciando nell'aria un sussurro quasi impercettibile. “Questa... era la nostra canzone” Castiel la sentì e sussurrò anche lui “Trust I seek and I find in you every day for us something new open mind for a different view and nothing else matters”

 

Camminava avanti e indietro per l'appartamento da almeno mezz'ora. Non aveva avvertito Jocelyn del ritorno della figlia e mancava pochissimo alla fine del suo turno lavorativo. Entro pochi minuti sarebbero tornate entrambe a casa e non sapeva come la sorella avrebbe accolto Morgana.
Jocelyn, pur non avendo un rapporto stabile con la figlia, passavano infatti più tempo ad odiarsi che a volersi bene, era quella che aveva sofferto più di tutti. Era una madre single e il carattere di Morgana era veramente difficile da domare, e soprattutto era difficile capire quello che le passava per la testa. Era una ragazza molto intelligente ma troppo impulsiva, si lasciava trasportare facilmente da ciò che le accadeva intorno. Non aveva preso dalla madre, questo era certo.
“Zia, sono a casa!” Morgana rincasò tutta felice, con un sorriso da un orecchio all'altro. Quelle parole scambiate con Castiel, seppur poche, le avevano rallegrato la giornata.
Chiuse la porta e raggiunse Maggie in cucina, aiutandola a mettere i piatti in tavola. Si accorse subito che i piatti erano tre, non due, e perse un po del sorriso. Ci aveva pensato tutto il giorno e ancora non sapeva come affrontare sua madre. “C'è anche Jocelyn?” Chiese, rivolgendosi alla zia. “La chiami ancora per nome? Comunque...” Pronunciò ridacchiando ma non potè finire la frase per via del campanello. “Vado io” Sibilò Morgana dirigendosi verso la porta. Non sapeva come ma l'avrebbe affrontata. Aprì la porta e si trovò davanti sua madre, con gli stessi capelli biondi e gli stessi occhi verdi. La sua fotocopia invecchiata di vent'anni.
La donna la squadrò, pensando che la figura davanti a lei fosse solo uno scherzo della stanchezza. “Mamma...” Pronunciò piano la ragazza, con voce tremolante. Maggie seguiva la scena da dentro la cucina, lasciando spazio alle due. Vide gli occhi di entrambe farsi lucidi, come i suoi del resto, poi sua sorella scoppiò in lacrime, gettandosi tra le braccia della figlia che prontamente l'abbracciò.
“Dove sei stata tutto questo tempo?” Si erano sedute a tavola, pronte per cenare nuovamente come una vera famiglia. “A Londra, ho studiato musica” Rispose alla madre, rovesciando per sbaglio una saliera “Oddio, sfortuna!” Urlò lanciando il sale caduto alle spalle, procurando una risate generale.
Finirono di cenare e, come erano solite fare, guardarono un film romantico per poi addormentarsi stanche sul divano.


Angolo autrice:
Eccomi qui... con una settimana di ritardo o.o.Vi prego non uccidetemi *si inginocchia* Domenica scorsa h avuto problemi e non ho potuto agiornare, scusate tanto^^
Il capitolo è un po cortino ( credo :/ ) volevo farlo più lungo ma voglio fare la storia più bilanciata eee... non so come spiegarlo xD Vabbe ^^"
Ho riletto i primi due capitoli e l'unica cosa che ho pensato è "Oddio che schifo" quindi li sto risrivendo bene, anche per renderli un po più interessanti^^ Per domenica prossima dovrei riuscire a cancellare quelli di adesso e mettere quelli belli ( Oddio, belli .-. )
La storia è un po noiosetta adesso ma siamo solo all'inizio xD Ringrazio chi sta leggendo questo sgorbio di storia e IlCantoDiLorelei che ha recensito il capitolo precedente <3
Ciao ciao *saluta con la manina* ( Mio dio che demente sono .-. )

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