Lo strano caso della vita

di fedez_etta
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La nuova poliziotta ***
Capitolo 2: *** Il passato di Jorge ***
Capitolo 3: *** Questo è solo l'inizio ***
Capitolo 4: *** Cambierà la nostra vita ***
Capitolo 5: *** Valeria VS Jorge ***
Capitolo 6: *** E siamo a due ***
Capitolo 7: *** Chiariamo le cose ... ***
Capitolo 8: *** Ricordi... ***
Capitolo 9: *** Finalmente sua... ***
Capitolo 10: *** La soluzione -parte1 ***



Capitolo 1
*** La nuova poliziotta ***


                                                                      LO STRANO CASO DELLA VITA
Entra nella sua stanza. La sua stanza. L’unico posto che lo fa sentire a suo agio. Solo lì si sente libero di mostrare il mostro che è in lui. Si, perché lui è un mostro e i mostri devono vivere di nascosto, nei luoghi più scabri, consumati e malfatti. < Sono tornato > dice con una voce di un bambino che è convinto di aver fatto la cosa migliore di tutto il mondo intero. Ma non sa che ha rovinato la vita a una famiglia, o almeno non può saperlo. Lui non può sapere molte cose. Non può capirle perché la sua mente non la capacità. Esatto. Lui è l’uomo che non può capire. < Aspettavo con ansia il tuo ritorno. Fammi vedere se hai rispettato le mie raccomandate. > dice l’uomo seduto su una sedia posta vicino la scrivania. Si alza e si avvicina all’uomo appena entrato. Con se ha una scatola. La scatola. La apre come se fosse una teca di cristallo. Sul viso dell’uomo compare un sorriso. < Sei stato bravissimo > dice per poi sollevare il volto squartato di un uomo…
 
PARTE 1 – La nuova poliziotta

Jorge

Per l’ennesima volta mi trovo nel traffico. Oggi vengono i nuovi poliziotti e immagino il caos generale nella centrale. Io sono Jorge, ho 25 anni e sono il capitano della centrale di polizia di Buenos Aires. Dopo 5 minuti il traffico si sblocca e la circolazione riavvia. Squilla il mio telefono. Mi metto l’auricolare e rispondo. < Jorge Blanco, con chi parlo? > < Jorge sono io, dove cazzo sei? Qua sono arrivate tutte le matricole e sono più di 10. Devi venire che te ne tocca una anche a te. Ti tocca una ragazza molto carina. Si chiama Martina Stoessel e ha 20. Ci potresti fare un pensierino. Comunque non è ancora arrivata. Arriverà a momenti. > risponde Martin. Martin è il tenente della centrale di polizia. Siamo amici da molti anni. Andavamo alla stessa università. È un ottimo tenente e presto diventerà anche lui capitano. < Martin il traffico rompe. Dammi 5 minuti e sono lì. E poi tu mi conosci e sai che non sono alla ricerca di una fidanzata dopo Valeria. Sai quello che ho passato e non voglio buttarmi in una cosa troppo grande. > < Se tu fossi stato fidanzato non saresti andato in discoteca e non avresti fatto sesso con la prima ragazza che ti capitava tra le mani e non avresti fatto tardi. Quindi la mia tesi è che per te sia meglio… > < Basta! Me lo ripeti ogni giorno la tua tesi e ogni giorno ti dico che non me ne può fregare di meno. > Lo interrompo perché so quello che vuole. < Va bene ma muoviti! >. Dopo ciò chiudo la chiamata e accelero.
 
Per fortuna sono arrivato sano e salvo a destinazione. Parcheggio e mi dirigo all’interno della struttura. < Scusi signore!> Sento una voce alle mie spalle. Mi giro e vedo una ragazza sull’incirca 20 anni. < Mi potrebbe aiutare a portare questi scatoloni. Sa’, io sono nuova. > Mi avvicino alla ragazza. < Certo, me ne dia pure due. > La ragazza prende due scatoloni e me li porge. < La ringrazio. – dice per poi iniziare a camminare – Mi hanno detto che il capitano è una persona fastidiosa e rompiscatole. È vero? > < Un po’ lo è ma appena lo conoscerà me lo dirà lei. > dico io sorridendo. Non è la prima volta che capita e so anche chi è a far girare queste voci. Ma ci rido su. Credo di essere un buon capitano e ne ho fatta di strada per arrivare fin qui. Entriamo nella grande struttura. Ci dirigiamo verso la mia scrivania ma … < Capitano! > mi giro. < Dimmi Xabian! > Mi giro verso la ragazza. Lei mi guarda in modo impaurito. < Si, sono io il capitano. Tranquilla non ti mangio mica. Comunque mi chiamo Jorge Blanco. Tu dovresti essere Martina Stoessel. Mi hanno parlato di te al telefono. > < Si sono io e mi dispiace per prima. > < Tranquilla. Capita a tutti. E quando dico che capita a tutti, capita a tutti sul serio! Dai vieni con me > Insieme ci avviciniamo a Xabian. Lui è un sottotenente. È venuto qui l’anno scorso ma si è subito ambientato se non fosse stato per Martin. Lo tiene sottocchio da quando è arrivato, non crede sia alla portata di questa centrale. Io credo invece che sia un ottimo poliziotto e solo che è troppo autonomo. Se c’è da fare qualcosa lui si propone e lo vuole fare da solo e in una centrale di polizia questa non è una cosa buona. < Lei è Martina Stoessel. È appena arrivata. Lui invece è il sottotenente Xabian Ponce De Leon. È successo qualcosa? > < Abbiamo ricevuto una chiama. Hai presente Lodovica Comello? > < Si, è la più grande imprenditrice del paese. > < Esatto. Ci ha chiamato dicendo che nel garage di casa sua ha trovato una macchina con dentro un uomo. Ha detto che non ha toccato niente e che ha chiamato subito la polizia. > < Va bene. Qualcuno è andato sul posto? > < Nessuno, abbiamo aspettato il tuo arrivo. > < Perfetto! > < Posso andare io? > mi chiede Xabian. < Mi dispiace Xabian ma questa volta andremo io e Martina. Porta le sue cose nella scrivania affianco la mia. > dico dandogli gli scatoloni. < Pronta? Questo è il tuo primo caso. Fai attenzione alla procedura. > le dico scendendo le scale per andare al parcheggio. < Ci metterò tutta la mia buona volontà. È il mio lavoro quindi è il minimo che possa fare. Giusto? > dice seguendomi a ruota. Arriviamo al parcheggio ed entriamo nella macchina. < Giusto ma non tutti la pensano così. > dico per poi mettere in moto.
 
Arrivati a casa Comello, scendiamo dalla macchina e bussiamo alla porta di casa. Ci apre la figura esile della signorina Comello. < Salve, io sono il capitano Jorge Blanco e lei è la sottotenente Martina Stoessel, – dico stringendo la mano alla signora che poi fala stessa cosa con Martina – siamo qui per il corpo che avete ritrovato > < Certo, seguitemi. > dice per poi farci entrare nella sua dimora. La seguiamo. Ci porta in un garage. Il garage ha le mura bianche con pochi mobili. Dentro ci sono due auto. Una Audi 8 e un’altra auto d’epoca. < Questa mattina quando sono venuta qui per prendere la macchina ed andare a lavoro, ho trovato quest’auto che non è la mia. Mi sono avvicinata e ho visto il cadavere. > dice con voce tremante. Si vede che è particolarmente scossa. Ci avviciniamo all’auto, prendo un guanto e me lo metto. Apro la sportella e vedo un uomo. Un uomo senza faccia…
 
 
 
 
 
NOTA AUTORE:
Eccomi qui con un’altra storia. Ho deciso di postare prima la nuova storia invece dell’epilogo dell’altra perché avevo l’ispirazione. Spero che sia di vostro gradimento. Siccome avevo del tempo ho deciso di continuare. Spero che la trama vi abbia colpito almeno un po’. Fatemi sapere che ne pensate <3 a presto <3

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Capitolo 2
*** Il passato di Jorge ***


                                                                                  LO STRANO CASO DELLA VITA
< Vuoi che lo faccia ancora? Vuoi che uccida di nuovo? > Furono quelle le parole del nostro mostro quando vide il viso del suo capo illuminarsi alla sola visione di quella faccia squartata. Si sentiva felice, per una volta nella vita. La felicità. Cos’è la felicità? Questa domanda era una delle poche a cui non era mai riuscito a dare una spiegazione. Forse perché fino a quel momento non l’aveva mai provata. < Lo faresti per me? > < Certo, per te farei di tutto. > Per lui provava un’ammirazione. Un’ammirazione che presto sarebbe diventata fatale.
 
PARTE 2 – Il passato di Jorge
Martina
< Come cazzo ha fatto quello! Neanche un’impronta! > Dice Jorge. Siamo appena arrivati nella centrale di polizia. Abbiamo perlustrato tutto il garage e oltre alle impronte di Lodovica nel garage non c’era proprio nulla! Ovviamente è inutile dire che Jorge è incazzato nero. < Capitano! > Vicino a noi si impone Xabian. < Dimmi Xabian. Dimmi che ci sono buone notizie. > < Il generale ti sta aspettando nel tuo ufficio. > Lo vedo sbuffare. < Adesso cos’è successo! Lo diceva mio padre che non dovevo diventare un poliziotto. Dovevo ascoltarlo. > dice per poi avviarsi verso il suo studio. Lo seguo a ruota, perché nel suo studio c’è anche la mia scrivania e devo ancora sistemare le cose. Entriamo nello studio dove c’è il generale. < Generale! > < Blanco, ti starai chiedendo la motivazione per cui mi trovo qui. > < Certo generale. Ma prima le vorrei presentare la sottotenente Martina Castillo. È uno dei nostri ultimi acquisti. > < Ah, è un vero piacere conoscerla signorina Castillo. > dice porgendomi la sua mano. < Il piacere è tutto mio generale. Mi hanno parlato molto di lei. > dico stringendogliela. < Oh, ti prego! Non darmi del lei, già sono vecchio, così mi fai sentire ancora più vecchio. Comunque i giornali parlano solamente del cadavere che stato ritrovato a casa Comello. > < Immaginavo capitano. La signorina Comello è una donna molto conosciuta nel nostro paese e credo che nessuno si aspettava questo. Siamo appena tornati dal sopraluogo e… > < Scusa seti interrompo, ma non ho molto tempo. Ti devo spiegare che questo caso è molto complesso. 3 anni fa c’è stato un omicidio simile in Messico. Adesso pensiamo che la cosa sia collegata. Per questo abbiamo deciso di affiancare la centrale di polizia di Buenos Aires con quella del Città del Messico in modo che questo assassino venga preso una volta per tutte. > < La mia squadra è forte. Potremmo farcela anche da soli. > dice Jorge. È diventato strano da quando il generale ha detto che al nostro fianco ci dovrà essere un’altra squadra. E poi lui è uno a cui piace la compagnia e mi sembra strano ciò. < È quel potremmo che non mi piace. Tu sai che ho tanta fiducia in te. Il fatto è che altre persone nel consiglio stanno avendo dei dubbi su di te. Altri invece hanno una fiducia incredibile nei tuoi confronti, come io, e credono nelle tue capacità. Ma, se è lo stesso assassino, tu non sai in che guaio di stai mettendo. Io lo so che tu ti ricordi perfettamente di questo assassino. Nessuno meglio di te vuole vendetta e sono convito che l’avrai. Ma non da solo. Mi sembra strano che tu non voglia lavorare con altra gente. Sei sempre stato un tipo che lavora facilmente con le persone. Cos’è successo? > Lo sguardo di Jorge diventa sempre più triste. Non so cosa ha contro con la centrale di Città del Messico. < Valeria > dice lui con un sussurro. < Adesso ricordo! Scusami Jorge, non ricordavo che fosse di quella centrale. Io ho parlato con il generale di quello stato. Mi dispiace sul serio. > < Non fa niente. Voglio vendetta e se questo è l’unico modo che h per ottenerla va bene. > < Così ti voglio Jorge! > Poi avvicina la sua bocca all’orecchio di Jorge e dice qualcosa che io non riesco a capire. Poi Jorge scoppia in una risata sincera ma no fragorosa. < Ah, ho un’altra notizia. Fra poco dovrai abbandonare questo posto. Fra poco ci sarà un nuovo capitano e un nuovo generale. > Detto ciò il generale fa l’occhiolino a Jorge e se ne va. Tra noi due c’è solamente il silenzio. Nessuno di entrambi sa come aprire la discussione. < Ti starai chiedendo chi è questa Valeria. Giusto? > dice leggendomi nel pensiero. Annuisco. < Mi sembra giusto raccontartela di fronte a un caffè. Ci stai? > annuisco ancora. Mi sembra l’unica cosa che sono capace di fare in questo momento.
 
 
Jorge
L’aria autunnale rende tutto più magico. Queste sono le parole che mi diceva sempre mia madre. La mia cara mamma. Mi manca così tanto. Sono seduta al tavolo di un bar con Martina. Tra di noi ci sono solo due tazze di caffè caldo. < 3 anni fa andai in Messico. Ti chiederai il perché? Io sono originario del Messico. All’età di 18 anni decisi di venire a studiare in Argentina. Mi avevano sempre consigliato questa nazione per il mio lavoro. Mi dicevano: “vai a studiare in Argentina. C’è un ottimo livello di università per fare il poliziotto.” Mio padre ovviamente non voleva. Per lui era un lavoro troppo rischioso per la mia vita e per quella della famiglia che lui metteva nel mio futuro. Fatto sta che mia madre riuscì a convincerlo e io partii. Dopo essermi laureato e aver iniziato a lavorare, decisi che era il momento di andare a casa e salutare la mia famiglia e anche la mia casetta in cui avevo passato la mia infanzia. Quando arrivai venni a sapere di una cosa. C’era un assassino che uccideva una volta alla settimana. La polizia diceva di stargli alle costole ma non era per niente vero. Lui era uno di noi. Andava negli stessi negozi, nei stessi bar. Dove c’era lui, c’eravamo noi. Il 3 giugno era il giorno in cui toccava l’omicidio. L’omicidio fu duplice. I cadaveri furono duplici. Furono quelli dei miei genitori. Ti chiederai perché non ha ucciso anche me. Ti rispondo subito. Perché io non c’ero. In quel tempo avevo deciso di stare per un bel po’ in Messico. Volevo andarmene di lì con quell’assassino in carcere. Ero un poliziotto e offrì il mio aiuto alla polizia di Città del Messico. Lì, però, le persone non mi erano tutte indifferenti. Tra quelle c’era Valeria. Tra me e lei ci fu fin da subito un’affinità che era molta di più di quanto io potessi mai immaginare. Quella notte la passai con lei. La mattina dopo pensai che quella doveva essere la notte migliore della mia vita. Ma poi venni a sapere che in quella notte quell’assassino aveva squartato i miei genitori. Ero distrutto. Volevo essere lì. Volevo darmi l’opportunità di salvare la mia famiglia. Ma non poté farlo. Una settimana dopo quando andai a casa di Valeria che mi stava sempre vicino, trovai sul comodino una lettera. La lessi. Quella lettera è la causa di tutto l’odio che provo per lei. Stava scritto che le prossime persone che sarebbero morte sarebbero stati i miei genitori. Lei lo sapeva e non mi ha detto niente. Ha fatto finta di niente. Dopo aver organizzato il funerale dei miei genitori decisi di tornare in Argentina. E poi il resto è una routine. > dico. Ho sempre cerato di trattenere le lacrime ma questa volta non mi è possibile. Vedo che anche Martina versa delle lacrime. < Ma adesso non pensiamo a piangere e alle cose inutili. – dico per poi bere tutto in un sorso il mio caffè – Dove vivrai? > dico. Mi incuriosisce moltissimo questo. La conosco da così poco ma già mi sento in simbiosi con lei. Mi sento come se fossimo la stessa persona. Come se ci conoscessimo da anni. < In realtà ancora non ho trovato una casa. Quindi andrò in un albergo fino a quando la troverò. > < Sai cucinare? > < Si perché? > mi chiede. < Se vuoi puoi stare da me. Sono solo a casa e ho un disperato bisogno di una persona che sappia cucinare. È da anni che non mangio un pasto nutriente. > Scoppia a ridere e a ruota la seguo io. < Accetto! Ma non credevo che il capitano della centrale di polizia di Buenos Aires non sapesse cucinare! > dice per poi scoppiare a ridere, anche questa volta, seguita da me. Sento che questo sarà l’inizio di una grande amicizia e forse, anche di qualcosa di molto di più.
 
 
 
NOTA AUTORE:
Lo so che mi volete ammazzare! Dovevo postare il capitolo molto tempo fa ma il tempo non mi avanza. Fra una settimana ho il primo esame scritto. Ho una paura tremenda nonostante sono la più brava della classe. Molto probabilmente continuerò il capitolo dopo gli esami orali che saranno intorno al 25 giugno. Mi scuso in anticipo. Spero di avere un po’ di tempo per scriverlo. Voglio ringraziare per aver recensito:
  • Vilu y leon (per la sua incantevole, super mega bella recensione)
  • Simonuccia_98__
  • Jorgista_por la vida
  • Topolino_1104
  • JorgistaForever
Per aver messo la storia tra le preferite:
-AleYoyi1912
        - francy00andry
- Jorgista_por la vida
- Simonuccia_98__
Per aver messo la storia tra quelle da seguire:
- ChibiRoby
 - fragola24
 - Francesca Jackson
- vilu y leon 

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Capitolo 3
*** Questo è solo l'inizio ***


                                                                                         LO STRANO CASO DELLA VITA
< Chi? > solo questo usciva dalla sua bocca. < Lo so che non vedi l’ora di tornare a uccidere, ma ricordati che devi aspettare sempre una settimana. Non possiamo cambiare le nostre abitudini. Ti ricordi come ci chiamano? I signori della buonanotte. > dice lui. Quei tre anni furono tre anni insonni per la popolazione. Non dormivano, non mangiavano, non uscivano, non vivevano. La paura di morire copriva tutte le loro speranze di vita, di godersi il momento. Ma questo aumentava la voglia che loro avevano di uccidere. Il mostro uccideva, il boss decideva chi. A chi stroncare la vita. A chi rovinare la famiglia. < Ma almeno dimmi chi? Ti prego! > La curiosità assaliva al mostro. Voleva sapere chi sarebbe stato il prossimo squartato. < Va bene. Te lo dico solo perché ti voglio bene. Questa volta puntiamo a una persona importante. Uno della polizia centrale di Buenos Aires. Manuel Perticelli. >
 
PARTE 3 – Questo è solo l’inizio

Martina

Subito dopo aver lasciato il bar, tra racconti e battute, ho capito meglio il carattere di Jorge. È uno solare, ma come tutti molte volte soffre, ma ha la capacità di sorridere e di rialzarsi. Mi ha raccontato che da piccolo lui si vergognava di piangere. Diceva che tutti i suoi compagni lo prendevano in giro. Allora da quel giorno ha voluto cucirsi sopra di se una corazza, tanto forte, da sopportare tutto quello che la vita aveva in servo per lui. Adesso stiamo tornando in centrale, nella speranza che sia arrivato il referto dell’autopsia e che dica qualcosa di importante e che il reparto dei r.i.s abbia già esaminato le robe del cadavere. < Speriamo che ci siano i documenti. Anche se ne dubito. È troppo intelligente per fare un errore del genere > dice Jorge scartando da solo le speranze. < Non essere negativo. Può essere che lui voglia farci sapere chi è il defunto. > dico io accendendo quella luce di speranza che lui aveva spento subito. < Non credo. Lui ha una settimana di tempo per decidere la vittima e per rendere l’omicidio perfetto in modo da non farsi scoprire per poi continuare la sua catena di omicidi. Allo stesso modo noi abbiamo una settimana per trovare chi è stato per porre fine a questa catena di omicidi. Prima troviamo gli indizi più ci avviciniamo a lui a loro. Senza documenti è difficile identificare la persona e perdiamo molto tempo in questa fase. Quindi non credo voglia darci il piacere di darci questa mano. > dice avanzando verso la porta principale della centrale. < Già. Hai ragione. Che stupida che sono! > dico fermandomi. Ed è così. Sono una stupida. Non potrò mai diventare un’ottima poliziotta. Jorge si gira e mi guarda. < Ehi, non dire così. Sei ancora all’inizio. La tua carriera è appena iniziata ed è normale che non puoi pensare a queste cose perché sono inutili. > dice avvicinandosi e accarezzandomi la guancia. Il suo tocco è qualcosa di indescrivibile che ti tranquillizza in qualsiasi momento e in qualsiasi luogo. < Il mio sogno è sempre stato diventare un’ottima poliziotta ma con queste abilità che mi ritrovo non durerò neanche 1 mese! > < All’inizio anch’io quando sbagliavo mi sentivo così. Mi sottovalutavo in continuazione. Volevo anche abbandonare. Che tu ci creda o no, fu mio padre a dirmi di non mollare, che mollare non era da me. Allora decisi di continuare. Poi incontrai un grande poliziotto che adesso purtroppo non c’è più. Mi disse che nel caso in cui non riuscivo a risolvere un caso, non mi sarei dovuto arrendere. Nella mia vita ne ho affrontati di casi irrisolti. Mi è capitato molte volte di dire ai genitori che il giudice voleva chiudere il caso e che noi non eravamo riusciti a risolverlo. Non tutte le volte che noi vogliamo possiamo risolvere un caso. Molte volte la cosa è più grande di noi e non sempre siamo in grado di risolverla. Quindi non ti preoccupare se ogni tanto sbagli perché sbagliare è umano. E fino a prova contraria noi siamo umani! > entrambi scoppiamo a ridere. Ogni suo gesto, ogni sua parola mi fa stare bene. Mi rende come una bambina curiosa e felice. Lo conosco da pochissimo tempo ma già gli voglio bene. Ma è amicizia o amore?
 
Jorge

< Novità? > dopo aver rassicurato Martina entriamo dentro la centrale accolto da Manuel e Xabian. Tra me e Martina c’è qualcosa. Lo sento. Spero che la nostra convivenza porti a qualcosa. Io le voglio già molto bene e credo che il passare dei giorni porti solamente ad aumentare questo sentimento. Lo so che mi prenderete per pazzo ma credo che anche lei senta qualcosa per me. < Si, abbiamo identificato il cadavere. Non è stato difficile. Abbiamo prelevato le sue impronte digitali e l’abbiamo confrontate con quelle che abbiamo nell’archivio. È uscito il nome di un certo German Castillo. > dice Xabian. < Ottima notizia. Adesso voglio che mi facciate una ricerca su quest’uomo. Voglio sapere tutto di lui. Anche a che ora si svegliava la mattina e a che ora andava a dormire. Tutto! Buon lavoro! > dopo di ciò mi dirigo verso il mio ufficio, seguito da Martina, ma vengo bloccato. < Ah capitano! > dice Xabian. Mi giro e vedo gli sguardi preoccupati di Xabian e Manuel. < È arrivata. > Non riesco a pensare ad altro. Il mio corpo si paralizza, il tempo si blocca ma le pulsazioni dei miei battiti aumenta sempre di più. Respirare diventa la cosa più difficile della mia vita. Faccio un respiro profondo e mi rigiro. Mentre avanzo di un passo sento una mano sulla mia spalla. Giro leggermente la testa e vedo il volto angelico di Martina. < Credo che tu abbia bisogno di una persona e credo che quella persona sia io. > La sua mano afferra la mia. Mi diffonde sicurezza. Sorrido. Ci conosciamo da così poco, ma il nostro legame è già qualcosa di indescrivibile. Mi serviva una persona come lei al mio fianco. Mi serve lei al mio fianco. Mano nella mano avanziamo verso l’ufficio. Appena ci troviamo di fronte la porta ci guardiamo intensamente. L’altra mia mano va sulla maniglia e la apre. Entriamo dentro e la vedo. Sta seduta sulla poltrona. < Sei tornato finalmente. Sono tre anni che ti aspetto. Vedo che sei in ottima compagnia. > Si alza dalla sedia e si avvicina a me. Non è cambiata di una virgola. La stessa luce nei sui occhi l’aveva anche tre anni fa. Lo stesso corpo, con le stesse curve. Adesso capisco perché ero pazzo di lei ma non per questo io cadrò di nuovo nella sua trappola. Adesso però c’è Martina che è molto importante per me. < Sono tornato e per tua sfortuna io non ti aspettavo per niente. E poi lei è una collega. > < Beh, non credevo che tu girassi mano nella mano con una collega > Solo adesso mi ricordo che ho la mano legata alla sua. Ci stacchiamo. < Non pensavo fossi gelosa, anche perché non ne hai il motivo. > dico con un pizzico di rabbia. < Non sono gelosa. Mi mancano, solamente, quei momenti intimi che passavamo insieme e che… > < E che sono finiti. Dopo quello che mi hai fatto hai ancora il coraggio di farti vedere. > < Ti sbagli. Sono stata costretta a venire qui. Lo ammetto. A me di te inizialmente non importava niente ma adesso avendo vissuto senza di te sento la tua mancanza. > < Mi dispiace ma il sentimento non è reciproco. Staremo insieme solo per il lavoro e se provi a chiamarmi per altro ti giuro che parlo con il generale e ti rispedisco da dove sei venuta. > dico arrabbiato. Lei non è nessuno per ostacolare ogni mio piano. Ha avuto una possibilità. L’ha sprecata. Cazzi suoi!
 

Martina

Dovevate vedere la faccia di Valeria appena c’è ne siamo andati. Sembrava ferita. Mi sta proprio antipatica. Comunque, adesso, io e Jorge stiamo nella macchina pronti per tornare a casa. Prima però siamo andati a fare la spesa per il pranzo e per la cena di questa sera. < Eccoci arrivati. > dice slacciandosi la cintura di sicurezza. Usciamo dalla macchina e prendiamo le buste della spesa. Vedo meglio la struttura. È una casa bellissima, anche se in realtà è una villa. < Vieni! > mi dice recandosi vicino l’entrata. Appena entriamo non posso fare a meno di notare la bellezza di questa casa. Ha un arredo molto moderno. Appena entri trovi un salotto in cui c’è anche un piano forte nero. Ci sono anche i divani, una televisione. < Dai ti faccio fare un giro per la casa e poi prendiamo le valigie dalla macchina. > < Va bene ma prima mi devi rispondere ad una domanda. > < Dimmi. > < Cosa ti ha detto il generale oggi, in privato? > Scoppia in una risata spontanea. < Ha detto di fare un pensierino su di te. > < Voi uomini siete tutti degli stronzi! > dico. < Beh io ho conosciuto anche donne stronze, quindi voi non vi salvate. > dice per poi scoppiare a ridere di nuovo. Questa volta anche io rido. Poi mi prende la mano e mi spinge verso una camera. Questo è solo l’inizio.
 

 
 
NOTA AUTORE:
Sono felicissima! 3 giorni fa avevo postato il secondo capitolo e oggi il terzo che è anche molto lungo. Ci ho messo pochissimo perché avevo l’ispirazione anche se non so se sia un bel capitolo. Pensavo di non avere tempo ma oggi pomeriggio si è accesa in me una lampadina in cui stava scritto il testo. Il mio compito era solo scriverlo al pc. Io sto seguendo una nuova serie su disney channel. Si chiama cata e i misteri della sfera. A me piace molto anche se molte persone dicono che copia a violetta. Io non credo che la copi anche perché la trama è completamente diversa. Comunque siamo qui non per fare un dibattito ma per parlare del capitolo. Che ve e pare? Vi è piaciuto? In questo capitolo il rapporto tra Martina e Jorge prende sempre più forma. C’è un progresso nelle indagini ma c’è anche l’arrivo di Valeria ma c’è Martina che aiuta Jorge che reagisce in maniere fredda a questo arrivo. Subito dopo però vanno a casa e Martina chiede a Jorge cosa gli avesse detto il generale a lui. Lui risponde che ha detto che dovrebbe fare un pensierino su di lei. Si danno degli stronzi avvicenda e poi continuano la visione della casa. Vi prego recensite perché non so se continuerò la storia. Adesso non so quando avrò il tempo di continuarla se la continuerò. voglio ringraziare tutti quelli che hanno lasciato la recensione, chi segue la storia. tutti quanti ma questo capitolo lo dedico a vilu y leon. Le altre non devono rimanerci male perché se continuerò dedicherò ogni capitolo aogni persona. Baci <3

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Capitolo 4
*** Cambierà la nostra vita ***


                                                                    LO STRANO CASO DELLA VITA
< Mancano 6 giorni > < Già 6 giorni > risponde il suo capo al mostro. < Ma adesso abbiamo una cosa importante da fare > < Quale? > chiede il mostro. < Dobbiamo dargli un nuovo volto > Insieme si dirigono verso una stanza molto piccola. Qui c'era una teca di cristallo e all'interno un corpo nudo e inerme. Era morto come le loro anime, come il la loro parte pura. Ma loro non se ne rendevano conto perché lui, quel cadavere, rimaneva sempre nei loro pensieri. Non lo avrebbero fatto andare via così facilmente. Avevano dovuto faticare tanto, uccidere tanto per averlo lì con loro. Ma il nostro aveva paura. Aveva paura che tutto questo potesse finire, che tutto questo potesse svanire nel millesimo di secondo in cui un uomo batte le ciglia. Il capo era tranquillo, o almeno, appariva tranquillo. Ma per lui cos'era la tranquillità? Si avvicinano alla teca e la sollevano. L'appoggiano a terra < Vibo, ti do a te l'onore > ecco il nome del mostro. Vibo. < Grazie leo > ed ecco il nome del capo. Adesso hanno un nome ma non una faccia, come quel cadavere che stava nella teca. Nonostante fosse passato più di un mese, non si era putrefatto. Delicatamente Leo posa il volto di German Castillo sulla testa del cadavere. Cosa nascondeva quel cadavere? Cosa nascondono Vibo e Leo? Una cosa é certa: nulla di buono....
 
PARTE 4 - Cambierà la nostra vita
 
Jorge

 

Dopo averle mostrato tutta la casa abbiamo optato per pranzare. Adesso Martina sta cucinando. Io la lascio fare. Non ho mai imparato a cucinare e mai lo farò. Non sono bravo e poi non mi piace. < Ma prima come facevi a mangiare se non sai cucinare? > mi dice Martina. < Qui vicino c’è un ristorante che fa le consegne. Una chiamata e poi mi tocca solo mangiare. > dico iniziando a preparare la tavola. Prendo piatti, bicchieri, posate e forchette. < Però almeno la tavola la sai preparare bene > dice avvicinandosi a me nel momento in cui finisco di preparare la tavola. < Beh, è vero che sono un uomo ma almeno questo lo so fare. > < Dai siediti che pronto. > dice per prendere il nostri piatti. Mi siedo e aspetto che mi serva il piatto. Dopo che mi ha servito e ha servito anche se stessa, iniziamo a mangiare. < Minchia! Non avevo mai mangiato un piatto così buono. Dove sei stata per il resto della mia vita?!? > dico guardandola con incanto. < Questo è un piatto tipico da dove vengo io. Italia! > < Ah, quindi sei italiana. Non me ne sono proprio accorto. Hai un ottimo accento spagnolo. > < Vivo qui da più di un anno e quindi credo di aver preso l’accento. > diciamo tra un boccone e l’altro. Con lei mi risulta facile parlare. Con Valeria invece facevamo sempre altro, anche se non riesco a togliermela dalla testa. Mi ha fatto soffrire tanto ma rivederla mi ha fatto rivivere i momenti che abbiamo passato insieme. E io che pensavo che tra me e Martina ci potesse essere qualcosa. C’è io le voglio bene e sto bene con lei, ma quello che ho vissuto con Valeria è stato unico e… ho paura di ricadere nella sua trappola. Mi manca, però, non posso rovinarmi la vita per lei. Ma allo stesso tempo non riesco a non ricordarmi dei brividi che provavo con lei, ai suoi baci passionali e a tutte le volte che ho sentito la sua pelle nuda a contatto con la mia, altrettanto nuda, oppure quando se ne andava dal letto e mi diceva con la sua voce rauca: “ci vediamo sta sera”. Ma non posso dimenticare anche quando ho visto quella lettera. Tanti pensieri circondano la mia testa ma vengono interrotti. < Ehi, ti vedo pensieroso. > mi dice Martina. < Stavo pensando all’incontro con Valeria, di oggi > < Pensi ancora a lei? > Nella sua voce c’è un piccolo strato di malinconia. < Sai, è difficile dimenticare una persona che per te è stato tutto. Tu non puoi lontanamente immaginare cosa si prova. > < Invece si che posso. Anche io ho avuto una storia che mi ha fatto soffrire. Sai, mi sono resa conto che tu stai facendo la vittima. Sul serio!? Lei ti fa questo e tu, nonostante tutto, esci pazzo per lei. Che c'è!? La passione di una notte può farti scordare quello che ti ha fatto? > mi dice alzandosi dalla tavola per poi andare nel salone. Nel suo tono ci sono tanti sentimenti. Rabbia, tristezza, malinconia. Però ha ragione, io non posso essere innamorato ancora di lei. Non voglio amarla o sentirmi attratto da lei ma… non posso deciderlo io. Perché tra tutte le ragazze è lei che voglio. Mi alzo anch’io e la raggiungo. < Io non posso decidere se amare o no qualcuno. Non mi sento la vittima ma sto male. Non so la tua storia, ma conosco la mia e so che fa male. > < Io non voglio litigare con te ma voglio solo che tu apra meglio gli occhi. Lo so che sono la persona meno indicata per darti consigli, ma credo che… non so. Sento il bisogno di dirtelo. > dice con un sussurro. Si avvicina inconsapevolmente a me e questa vicinanza mi rende nervoso. Più si avvicina più sento il bisogno di toccare le sue labbra. Lo so che mi direte: “Ma Jorge che cazzo dici? Prima dici di mare Valeria e poi vuoi baciare Martina??!” ma non ci posso fare niente. Non capisco quello che faccio. Il mio corpo sembra posseduto da altra gente. Con un coraggio che neanche io mi spiego trovo la forza di poggiare la mia mano sulla sua guancia e di far combaciare le nostre labbra. Fin da subito è un bacio passionale e per niente delicato. Ma era quello che desideravamo o quello di cui avevamo bisogno?
 
Martina

 
Jorge mi sta baciando con trasporto. Non so che mi prende. Dovrei allontanarlo e dirgli che non può fare così. Mi ha appena detto che stava pensando a Valeria e adesso mi bacia. Però dall’altro lato io questo bacio lo voglio. C’è qualcosa in Jorge che mi fa uscire pazza di lui. Non so se sia amore vero o se sia solo attrazione fisica, perché non nego che Jorge è molto attraente, ma lo voglio scoprire. Lentamente ci separiamo. Ci guardiamo negli occhi. Silenzio. Solo questo ci divide. Nessuno sa cosa dire, perché è stato un impulso ma ad entrambi ha suscitato delle emozioni. A me sicuramente e anche a lui. Lo sento che lui prova qualcosa per me, piccola o grande che sia, qualcosa per me prova. < Non so se questo sia stato un bene o un male per te ma per me è stato… non so neanche io come sia stato. Credo bene perché avevo la voglia di continuare. > mi dice lui. Cerca di spiegare i suoi sentimenti ma non ci riesce granché. Lo guardo sorridendo. Sorrido perché anch’io nei suoi panni non sarei riuscita a spiegare bene quello che ho dentro. Ma è possibile sentire per una persona queste cose, queste emozioni in un solo giorno? Quindi l’amore a prima vista esiste davvero.
< Pure per me è stata una cosa buona. Non so te ma sono stanca dei fantasmi del mio passato che mi inseguono. Voglio vivere la mia vita nel bene e nel male. Con sofferenze o emozioni. La voglio vivere. > dico io per poi tornare a baciarlo con molta foga. Lui rimane sorpreso da questa mia iniziativa, ma non si tira in dietro. Anche lui prende a baciarmi con molta foga. Le mie mani vanno tra i suoi capelli. Glieli tirò leggermente e lo sento sospirare sulle mie labbra. È la il sospiro più bello che ho mai sentito in vita mia. Le sue mani si posano sui miei fianchi. Il suo tocco è leggero quasi non si sentiva. Ci stacchiamo di nuovo a causa della mancanza di fiato. < Quindi mi tocca farti una domanda. Ti piacerebbe viverla tua vita nel bene e nel male, con sofferenze o emozioni, con me? > Sorrido, per poi avvinghiare le mie gambe al suo fianco e continuarlo a baciare. Sono convinta che questa non sarà una storiella da quattro soldi o roba varia. Questa storia CAMBIERÀ LA NOSTRA VITA!
 
Valeria
 
Dopo che Jorge mi ha lasciata sola, mi sono seduta per pensare. Si è già dimenticato di me!?! Lo so che è arrabbiato con me per quella lettera ma io l’ho fatto per lui. Quando mi arrivò la lettera io la lessi. Da una parte volevo dirglielo ma dall’altra no. Poteva mettersi in pericolo e io non volevo. Nella lettera stava scritto che l’omicidio sarebbe successo 10 minuti dopo che la lettera fosse arrivata quindi non riuscivo neanche ad avvisare la polizia. Quindi la prima cosa che ho pensato di fare era quella di salvare la vita all’amore della mia vita. Io amavo Jorge e lo amo tutt’ora e vederlo con quella ragazza mi ha ferita. Allo stesso modo sono convinta che lui senta qualcosa per me. So che non gli sono indifferente. Lo conquisterò costi quel che costi. Non voglio essere cattiva ma non voglio perderlo. Lui non si mette nei miei panni. Non dico che ha torto ma non può neanche giudicarmi perché non sa il motivo delle mie scelte. Io e lui staremo insieme di nuovo. Costi quel che costi.
 

Lodovica
 

Dopo che tutti i poliziotti se ne sono andati io mi sono seduta sul divano a ripensare a tutta questa storia. È assurda. Non capita a tutti di trovare nel proprio garage un uomo squartato e ritrovarsi la casa piena di sbirri e dai paparazzi. Molte volte i paparazzi venivano a casa mia per qualche intervista speciale, nel caso c’era in gioco un affare importante. Mi hanno fatto tutti le stesse domande. Come mi sono sentita, com’era la puzza, come stato tutto!!? Sono stanca. La mia domestica è venuta in ritardo poiché c’era molto traffico per arrivare fin qui. Adesso mi sta facendo una tisana per rilassarmi. Sento bussare alla mia porta. Sicuramente sarà un poliziotto. Prima di andarsene, il capitano Blanco, mi aveva avvertita del fatto che sarebbe venuto un poliziotto che doveva mettere per inscritto le risposte alle domande che mi aveva fatto lui in precedenza. Mi alzo in controvoglia e mi avvicino alla porta. Apro e di fronte a me c’è un uomo. Un uomo molto attraente. < Buongiorno signorina Comello. Sono il sottotenente Xabian Ponce De Leon. Sono qui per raccogliere le risposte alle domande fatte dal capitano Blanco. > dice allungandomi la mano. Io allungo la mano immediatamente per ricambiare il saluto. < Salve signor… > < Signorino > < Signorino Ponce De Leon. Prego venga da questa parte. La mia domestica mi sta preparando una tisana. Ne desidera una anche lei? > < Si, grazie mille signorina. > dice avanzando verso l’interno della maestosa dimora. < Ma le prego, mi dia del tu. Mi fa sentire così vecchia. > < Va bene, Lodovica >
Ci scambiamo sguardi che neanche noi riusciamo a decifrare. Con quel sguardo mi completa. Anche la parte più vuota di me si è riempita. Chissà questo sottotenente che combinerà nella mia vita?
 
Jorge
 
Dopo aver lavato i piatti io e Martina ci rechiamo alla centrale per verificare se ci sono delle novità sul caso. Appena entriamo vediamo in caos generale. Poliziotti che corrono da una parte all’altra e che a volte si scontrano tra loro. Vedo fogli di carta che vanno da una scrivania all’altra. Io e Martina ci guardiamo ed entrambi non sappiamo ciò che sta succedendo. Ad un certo punto vedo Manuel e mi dirigo verso di lui. < Manuel che cos’è successo!? > < L’assassino, o meglio, gli assassini si sono fatti vivi. Hanno contattato una radio. La radio più famosa di Buenos Aires. È venuto il generale. Sta nel tuo studio con Valeria. È arrabbiato nero! Questi con cui abbiamo a che fare sono più pericolosi di quanto possiamo immaginare > detto ciò corro verso il mio studio. Cosa succederà adesso!? Meglio scoprirlo subito…
 
 
 
  
 
NOTA AUTORE:
come minimo mi volete uccidere. Lo so che non continuo la storia da un bel po’ ma ho dovuto fare gli esami che sono andati benissimo. Come promesso vi metto il nuovo capitolo che dedico a …. Simonuccia_98_
prima di tutto voglio ringraziare :
  • Vilu  y leon che fa delle recensioni magnifiche, molte volte più lunghe del capitolo stesso.
  • Fragola24
  • Mary_14
  • Simonuccia_98_ a cui è dedicato il capitolo <3
  • Jorgistas_por la vida
  • JorgistaForever
Spero che il capitolo vi sia piaciuto. La nostra coppia si è formata o almeno credo… lodovica rimane colpita da xabian e lui? Lo scopriremo nel prossimo capitolo. Abbiamo visto anche il perché della scelta di Valeria. Cosa succederà nel prossimo capitolo?
Questo l’ho fatto molto lungo e spero che vi sia piaciuto. Ho una pagina facebook. Per favore passate qui
https://www.facebook.com/pages/Jorge-Blanco/739543869443933?ref=hl&ref_type=bookmark Un bacio enorme a presto <3

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Capitolo 5
*** Valeria VS Jorge ***


                                                                LO STRANO CASO DELLA VITA
Dopo aver posato il volto squartato di German Castillo, Vibo e Leo decidono di vedere la televisione. Caso vuole che capitano su un canale dove c’è il telegiornale. L’arogemento principale erano loro. < Leo, vedi… siamo diventati famosi > Leo ride. Una risata piena di orgoglio, orgoglio che mai aveva provato. Finalmente qualcuno stava dando importanza a qualcosa che loro stavano facenco. Qualcosa a cui dedicare tempo e passione. < Vibo,sai che penso!? Noi abbiamo dei fan e dobbiamo dargli spettacolo. Ma questa volta dobbiamo fare qualcosa di grande, che deve rimanere impresso. > Ovviamente Vibo aveva paura, paura perché per lui ogni cosa era pericolosa. Ma sta zitto, perché anche a lui piace quella sensazione che  si prova una volta sola nella vita. Per loro quella era stata un cosa giusta, ma non sapevano che avevano distrutto la vita di persone che non avevano fatto niente di male. Il servizio su di loro continua, fino a quando la reporter parla di una chiamata ricevuto alla radio. A questo punto i mostri si guardano. Una chiamata? Com’èra possibile questa cosa? Com’èra possibile che loro non ne sapessero nulla?? Proprio loro, loro che sapevano tutto. Fatto sta che stava qualcosa sotto. < Leo, ma non abbiamo fatto nessuna chiamata! Chi è questo buffone che si finge noi!?!?! > < Non lo so, ma sai che penso? Mi sa che dobbiamo cambiare vittima! > Si guardarono ancora una volta insieme per poi spegnere la tv e andare nella loro stanza. La stanza dove decidevano quando e dove stroncare la vita di un’innocente… ancora una volta…

PARTE 5 – Valeria VS Jorge

Jorge


< Ma questo ci cazzo si crede!?!?! > dico. Sono in macchina con Martina, Manuel e Valeria. Sono incazzato nero e si vede! < Come si fa ha chiamare la radio ed essere tranquilli, sapendo che hai ucciso una decina di persone squartandogli la faccia!? Sul serio io non lo capisco a questo rimbecillito, rincoglionito, figlio di puttana!! > dico senza prendere fiato. Al mio fianco c’è Manuel. Lui mi conosce e ha visto molte volte, moltissime volte, me così arrabbiato, quindi per lui non è una novità. Invece dallo specchietto retrovisore vedo Martina che si stupisce. < Adesso calmati Jorge, incazzarsi non serve a niente. Adesso andiamo in questa fottuta radio e ci facciamo spiegare con calma come sono andate le cose > dice in modo ragionevole Manuel. Lui è sempre riuscito a mantenere la calma e non so come abbia mai fatto. < Ha ragione Manuel. L’unico modo per risolvere sto casino è essere calmi e ragionare. Quello della radio ha detto qualcosa? > risponde Martina. Appena siamo arrivati in centrale io volevo parlare con il generale. Volevo dirgli della relazione che ho con Martina perché tra poliziotti della centrale non ci dovrebbero essere coinvolgimenti sentimentali, ma non posso farci niente. Io sento qualcosa per Martina e non voglio finirla ancora prima di iniziarla. Anche se non riesco a smettere di pensare al mio incontro con Valeria. Forse devo solo fare l’abitudine di vederla ogni giorno, di lavorarci insieme. Allora perché è così difficile? < Ha solo detto che il centralino non aveva ricevuto la chiamata e che la voce che aveva chiamato era disturbata. Avrà sicuramente usato un apparecchio per modificare la voce e conoscendolo non avrà usato uno di quattro soldi. Questo caso sta prendendo una brutta piega. > risponde Manuel irrompendo nei miei pensieri. < Ma da dove si è capito che è lui il nostro seriale? > chiedo io. < Nel secondo sopralluogo fatto abbiamo notato una scritta che compariva in ognuno dei vari omicidi compiuti dal seriale. La scritta era ‘Io uccido…’ e questo era un dettaglio che solo noi alla centrale potevamo sapere perché ogni dato che è a nostra conoscenza, nessuno del pubblico lo deve sapere. Ma nella chiamata lui aveva detto che la notte lui si sente libero perché uccide e le esatte parole usate sono state ‘Io uccido’. Non può essere una coincidenza>
Mentre ci avviciniamo sempre di più alla nostra metà. Troviamo un semaforo rosso. Eh già. Io già alle coincidenze non ci credo, poi soprattutto, nel lavoro, non bisogna escludere ogni traccia, perché la traccia più stupida è la chiave del caso. “Le coincidenze sono nel destino” diceva sempre mio padre. Lo ripeteva tante volte perché sperava che a furia di sentirlo io l’avrei pensata come lui. È questo quello che non mi piaceva di lui, cioè il voler convincermi  a seguire i suoi ideali. E non solo…. Per un periodo è arrivato anche al dirmi di seguire il suo lavoro. Lui era un negoziante. Amava il suo lavoro e mai lo avrebbe voluto abbandonare. Quando mi disse che voleva che voleva che io intraprendessi quella carriera, rimasi molto male. Ci rimasi male perché è stata una decisione che aveva preso lui, senza consultarmi. Come puoi decidere che tuo figlio prenda quella strada, senza neanche chiedergli il proprio parere!? Comunque sia, subito dopo aveva fatto pace ed fu quello il momento in cui dissi che volevo diventare un poliziotto. Lui inizialmente aveva detto di no ma mia madre lo aveva convinto. < Jorge il semaforo è verde! > La voce di Manuel mi fa svegliare dai miei pensieri. Infatti, il semaforo era diventato verde e poi la fila di macchine che stavano prima dinanzi a me non c’era più. Riprendo la giuda. Subito sentiamo il telefono squillare. < Manuel, vedi chi è. > dico non distraendomi dalla guida. Manuel prende il mio telefono e vede da chi è partita la chiamata. < È Romeo >. Romeo è un tenente che lavora nella centrale di Città del Messico. Manuel apre la chiamata e mette il vivavoce. < Dimmi Romeo > < È una cazzata. Uno stupido ha chiamato e si è fatto passare per il nostro assassino. > Adesso sono abbastanza  incazzato con il mondo, tranne con l’amore mio. Ok, sono troppo sdolcinato. < Dove sta questo? Che gli faccio un culo così!! > dico incazzato. Ma come non biasimarmi. < È un ragazzo che voleva far colpo sulla fidanzata. È anche minorenne. Si chiama Marco Vargas. Adesso è passato ai servizi sociali. Non è cosa nostra. Però se hai tempo, vacci a dare un’occhiata. Ah, abbiamo finito la ricerca su German Castillo. Non indovinerai mai chi è il figlio. > < Illuminami > dico. < Broadwey Castillo > < Tra tutti i figli che poteva avere proprio lui doveva avere!! Adesso chi lo vorrà sentire quando diremo pubblica la sua morte. > rispondo scocciato. < Scusate la mia ignoranza in merito, ma…. Chi è Broadwey Castillo? > chiede Martina. < Lui è il capo dell’esercito statunitense. Ha partecipato alla penetrazione in Afganistan. Io non vorrei mai ad avere a che fare con lui. È un uomo violento, che pensa solo a se stesso. Farà una strage quando scoprirà della morte del padre. > risponde Manuel. < Ok, grazie per l’informazione. Stiamo tornando alla base. È inutile andare alla radio adesso. > informo io. Chiudiamo la conversazione con Romeo e cambiamo meta. < La prossima mossa ? > chiede Martina. < Non so… sulla vita di German adesso sappiamo tutto. > dico io, pensando a cosa fare. < Aspettate! Andiamo in obitorio. Non sappiamo nulla della sua morte. > dico. < In realtà ci sono andata io stamane. > risponde Valeria. < Cosa??! Ci sei andata senza avvisarmi?? Ti ricordo che dobbiamo collaborare se vogliamo che questo caso finisca, in modo che tu possa tornare tranquillamente in Messico. > < Sei proprio uno stronzo! Io cerco di fare qualcosa per il caso è tu pensi ai tuoi problemi personali. Ma sii uomo ed esci fuori le palle! > risponde. Non ho tempo di rispondere che siamo arrivati alla centrale ed esce subito dalla macchina. < Se non fosse una donna, giuro che l’avrei ammazzata!!! > dico uscendo dalla macchina, ma sentendo comunque le risate di Martina e Manuel.

Xabian

Ok, ma sono solo io a pensare che Lodovica sia una donna incredibilmente affascinante?!?! Ha una grazia unica nei suoi movimenti e io vi giuro che più la vedo più me ne innamoro. È assolutamente ... stupenda. Non riesco a smettere di fissarla e noto che anche lei ha quest’attrazione nei miei  confronti. Noto come mi guarda, anche se per un attimo ho avuto paura che si buttasse a dosso a me. ma ci sta. È meglio, no? Comunque so già che tra di noi non potrà accadere niente, perché lei è un testimone e tra poliziotto e testimoni non ci devono essere coinvolgimenti emotivi, ma come si fa a non provare niente per una donna del genere. Una donna che al solo pensiero ti toglie il fiato. Una donna che potresti guardare per tutta la vita e non stancarti. Una donna che entra facilmente nel tuo cuore e che difficilmente esce. Lo so che è da un ora che la conosco ma già non ci capisco niente. A me è capitato di innamorarmi veramente, una sola volta nella mia vita. Mi ha deluso. Si chiamava Anna. Lei l’amavo ancor più di me e lei mi faceva capire che anche per lei era così, fino a quando l’ho vista a letto con un altro. Come ci si può fidare di una persona del genere. Dopo questo mi sentivo perso, umiliato e terribilmente solo. Comunque, ho voglia di incontrare di nuovo Lodovica e penso che anche lei lo voglia. Penso che anche a lei incuriosisce questa situazione. Ma prima di fare qualsiasi altra cosa devo parlarne prima con Jorge. Lui è il mio capo e se lui mi obbliga a stare lontano da lei, io devo farlo. Mi piace, ma non posso buttare all’aria tutto quello che ho fatto fino ad ora. Ho realizzato il mio sogno e se potrò ne realizzeò un altro, se Dio vuole…

Martina

< Tu ti complichi la vita! > Io e Jorge siamo tornati a casa. Dopo aver passato il resto della giornata a lavoro, siamo tornati a casa. Sono le 20:30 e appena varchiamo la porta riprendiamo a parlare di quello che stavamo parlando in macchina. L’arogmento? Valeria. < Ma non capisci che mi provoca?!?! È una sanguisuga e non mi lascia un momento solo! E non posso crederci che tu credi a lei e non a me che sono il tuo ragazzo. > Sorrido nel sentire le ultime tre parole: il tuo ragazzo. Ancora non posso rendermi conto di tutto quello che sta succedendo tra di noi. È possibile amare una persona ancor prima di conoscerla per bene? Beh, prima avrei pensato di no, ma adesso la mia opinione è cambiata. Mi avvicino a lui. < Allora… possiamo discuterne oppure… possiamo coccolarci nel letto per tutta la notte. > dico con voce seducente. Lui sorride. Ha capito tutto e mi asseconda. < Opto più alla seconda alternativa… > dice per poi far combaciare le nostre labbra con una passione travoglente. Metto le mie mani sotto la sua maglia e gliela sfilo senza pensarci due volte. Le mie mani navigano sul suo petto leggermente scolpito. Anche lui mette le mani sotto la mia maglia, per poi sfirarmela. I nostri petti si uniscono creando come delle scosse. Con una spinta circondo la sua vita con le mie gambe. Ma ad un certo punto, il telefono di Jorge squilla. Ci stacchiamo senza voglia. < Vedo se è importante. > prende il telefono, vede il display e risponde. < Pronto!? Sono Jorge Blanco…. Ehi dimmi… cosa!?!? …. Porca di quella miseria!! Stiamo arrivando, ci vediamo dopo. > Jorge chiude la chiamata e si rimette la maglia. < Vestiti, dobbiamo andare. > prendo la maglia e me la rimetto. < Chi era!? Che cosa è successo!? > Jorge si avvicina al mobile dove aveva lasciato le chiavi di casa e della macchina. < Era Manuel, hanno ucciso Marco Vargas, il ragazzo che ha fatto la chiamata alla radio. Indovina come lo hanno ritrovato? > < Squartato! > ci vediamo per poi uscire fuori casa. Il nostro momento sarà un’altra volta…
 
 
 
 
 
 
NOTA AUTRICE:
ok, lo so che se non mi amazzate è solamente perché volete sapere come continua ma vi giuro che ci metterò di meno. È iniziata la scuola, a me piace ma non so a voi. Sto facendo il primo anno di liceo e per adesso neanche l’ombra di compiti ( me no male perché nelle altre classi già hanno dato i compiti ) comunque. È inutile commentare il capitolo perché lo avete appena letto e sarei ripetitiva e perderei solamente tempo. Una cosa importante che volevo dirvi da molte tempo è che questa storia è stata ispirata ad un libro di Giorgio Faletti: Io uccido. Non c’è bisogno di aver letto il libro per sapere la storia come andrà a finire perché solo una cosa è simile, ma per il resto esce tutto dalla mia testa. Sinceramente non ho molta ispirazione in questi giorni, infatti farò dei capitoli lunghi ma saranno pochi. Subito dopo partirò con una storia che mi vede molto da vicino. Giorgio Faletti purtroppo è morto il mese scorso per questo voglio dedicare questo capitolo a lui e alla sua grande mente. Se amate i libri horror come me vi consiglio di leggere Donato Carrisi. Comunque vi ringrazio per le 6 recensioni della scorsa volta e inoltre vorrei dedicare questo capitolo anche a tutte quelle persone che seguono la storia perché senza di voi la storia non ci sarebbe <3 vi mando un bacio grandissimo e non so quando potrò continuare la storia ma spero presto. Bacioniii
STORIELEONETTE

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Capitolo 6
*** E siamo a due ***


LO STRANO CASO DELLA VITA

Jorge

La mattina non è incominciata nel migliore dei modi. Un altro cadavere è stato ritrovato e tutto diventa più difficile. Questa volta è toccata ad un ragazzo. Ok, era un coglione ma era pur sempre un ragazzo di soli quindici anni. Mi ricordo quando avevo la sua età. Che bei tempi … all’epoca non avevo tante responsabilità, o almeno, non come ora. Quando avevo quindici anni io passavo una vita fantastica, andavo a scuola, tornavo a casa, mangiavo, facevo i compiti e poi uscivo con i miei amici. Qualche volta organizzavamo delle partite tra amici. Riuscivo a fare tutto. Poi con il passare degli anni le responsabilità aumentarono sempre più quando, raggiunsero il culmine quando ho fatto giuramento. La gente non ti prende seriamente quando non hai un titolo. Quando facevo la scuola primaria di secondo grado, mi prendevano per soggetto perché studiavo e sapevo già che volevo fare da grande. Comunque adesso stiamo esaminando il luogo del delitto. Vedo il cadavere. E no cazzo! Questo no! Era un ragazzo e pure a lui. L’odore terrificante accompagna la visione cruenta a cui sono sottoposto. < Ciao Jorge. > dice Maurizio. Maurizio è il medico legale. Prima di fare l’autopsia ci da delle informazioni  approssimate sul delitto e noi facciamo le ricerche marcando soprattutto quei dati, poi dopo l’autopsia, ci arrivano delle informazioni concrete. < Ciao Maurizio, allora … tutto uguale all’altro cadavere? > < Si, tranne per una cosa … vedi qui …. – dice indicando il contorno dello squarto  – qui si vede chiaramente che c’è stata più pressione e meno precisione. Nel altro caso, era stato molto preciso come nell’altro caso. > < Può essere stata un’altra persona? Come per copiarlo? > domando. < Potrebbe essere, ma non credo. Sembrerebbe la stessa arma usato nel caso precedente. Poi durante l’autopsia faccio un esame accurato e ti faccio sapere.. > < Ok, grazie Maurizio. > mi allontano dal cadavere per avvicinarmi a Manuel, Martina e Valeria, ma vengo bloccato dalla voce di Maurizio. < Ah, Jorge … il decesso è avvenuto meno di un’ora fa. > accenno un si con la testa e mi avvicino ai ragazzi. < Che dice il medico legale? > mi chiede Valeria. < Allora, l’assassino probabilmente è il nostro killer e solo che ha notato qualcosa di diverso. La pressione dello squarto in questo caso era maggiore, ma la precisione sempre la stessa. Ha detto che sapremo di più dopo l’autopsia, in cui, farà un esame per verificare se oltre la pressione c’è qualcosa di diverso. > tutti e tre annuiscono. < Vieni Jorge … abbiamo già trovato qualcosa. > dice Manuel. Lo seguo, e mi porta in una stanza confinante al luogo del delitto. < C’è pure qui …> ed eccola. La scritta di segue: io uccido. < Stiamo già alla seconda vittima e non ha neanche commesso un errore. > dico io. Odio questi casi, perché da un lato tu non vuoi che un’altra persona muoia, ma speri che se lo faccia, il seriale lasci un indizio. Il pensiero che un’altra persona muoia per dare a noi della polizia, un indizio in più, è la parte peggiore di questo lavoro. È anche brutto quando bisogna dire, ai famigliari delle vittima, di aver fatto il possibile per trovare il colpevole ma che non siamo riusciti nel nostro intento. Magari fosse tutto più semplice. < Ehi, ti vedo pensieroso. > Questa è la voce di Martina, che mi sveglia dai pensieri. È alle mie spalle e per questo mi volto. < Come posso non esserlo. Questo non lascia neanche una traccia. > < Può essere di si. La scientifica ha tanto da repertare. Vedi che qualcosa uscirà. > dice avvicinandosi e accarezzandomi la guancia. < Lo spero, non voglio che muoia un’altra persona. > lei mi fa un sorriso rassicurato. < Abbiamo chiamato la famiglia della vittima. Adesso sta già in commissariato e sta parlando con Romeo. Anche se penso che non uscirà molto. > dice Martina. La guardo negli occhi. Quegli occhi che trasmettono un calore inebriante, un calore necessario per vivere. < Sai, io avrei un ipotesi. Ma non so se può essere utile. > < Dimmi, ogni ipotesi può essere importante in ogni caso. > < Potrebbe essere che l’assassino avesse saputo della chiamata e si fosse arrabbiato a tal punto da decidere di ucciderlo? > < Si, è un ottima ipotesi. Lui aveva bisogno di una vittima e il fatto che qualcuno si sia finto lui lo ha fatto così arrabbiare, da uccidere. Quindi se lui si è vendicato, avrà voluto sicuramente un ricordo. O no? > < Si, a questo non ci avevo pensato. Secondo te avrà filmato o fatto delle foto? > mi domanda Martina. < Non so, ma arrivati a questo punto lo spero … >
 

Xabian
 
< Romeo, è uscito qualcosa dall’interrogatorio? > chiedo. Mentre Romeo stava interrogando i famigliari di Marco Vargas io ho controllato dei reperti del caso precedente. < Niente, dicono che era un ragazzo allegro e solare. Non aveva nemici, aveva ottimi rendimenti a scuola e praticava molto sport. > < Ma scusami … se praticava molto sport, non avrebbe avuto la forza di difendersi? Che sport faceva? > Mi pongo questo dubbio perché molti anni fa c’era stato un caso dove un ragazzo era riuscito a difendersi e per questo non è morto. Questo ragazzo praticava e pratica tutt’ora solo uno sport e ha molta forza. Se Vargas ne praticava di più, come mai non ha provato a difendersi? < Sai adesso che ci penso mi hanno detto che una volta un compagno aveva provato a rubargli la moto ma lui, forte com’era, è riuscito a non farla rubare. Praticava karate, nuoto e pugilato. Beh a pensarci la forza c’è l’aveva. Bisogna chiarire meglio questo punto. Hai trovato altre cose su German Castillo? > < Si, allora … quando mi sono seduto per pensare a dei probabili indizi ho pensato che un indio fondamentale è la pattumiera. Allora ho preso la busta della pattumiera di casa sua e l’ho analizzata. Ho trovato all’interno un pacco. La data dell’arrivo del pacco è risalente all’orario dell’omicidio. Allora ho pensato com’è possibile? Per squartare un volto ci vuole 1 ore o giù di lì ed è un processo molto faticoso, anche per un esperto. Quindi ho pensato che sia stato l’assassino ad inviare il pacco facendo mettere al corriere questa data. A questo punto ho pensato di risalire al contenuto del pacco. Ma come fare? Semplice, chiamo il corriere. L’ho chiamato. Lo sai che stava dentro? Un coltello. > < Beh almeno abbiamo fatto un passo in avanti. > < Già, quando torna Jorge glielo voglio dire. A lui molte volte vengono delle idee che possono risolvere il caso. > proprio nel momento in cui finisco la frase, dal portone principale entra il generale. Ok, si vede che è incazzato nero. Beh siamo tutti un po’ stupiti. Non pensavamo che il seriale potesse attaccare così in fretta. Di solito i seriali aspettano 3-4 giorni prima di attaccare di nuovo. In questo modo è più sicuro per loro, anche per pianificare meglio l’omicidio e per non commettere altri errori. Il generale si avvicina a noi. < Dove stanno Blanco e Baroni? > < Sono sulla scena del crimine. Dovrebbero venire a momenti. Ho delle novità generale. > rispondo. Avrei voluto aspettare a Jorge prima, ma visto che il generale è “leggermente” incazzato, ho deciso di dargli una buona notizia. < Sia lodato Gesù! > Ed ecco che in questo momento stanno entrando Jorge, Valeria, Martina e Manuel. Speriamo che ci sia qualcosa di buono, se no il generale oggi ci uccide tutti!
 
Martina
 
Appena arrivati alla centrale la prima cosa che abbiamo visto è stata la faccia incazzata del generale. Ok, qui si mette male. Comunque forza e coraggio. Speriamo che l’ipotesi sviluppata prima da me e Jorge possa servire a qualcosa. < Generale … non l’ha aspettavamo. > dice Jorge. < Ma infatti io non dovevo venire, fino a quando mi è giunta una chiamata, in cui mi dicevano che c’era stato un altro omicidio. Sono solo passati 2 giorni e questo già uccide!?! > < Purtroppo generale non decidiamo noi quando un seriale deve tornare ad uccidere. Noi non potevamo risolvere questo crimine in solamente 2 giorni. È una storia più complessa di quanto potessimo immaginare. Sulla prima scena del crimine non è stato trovato niente e nella seconda altrettanto. > rispondo io con calma. Jorge annuisce, per darmi sostegno. < Ha ragione Stoessel. Poi pensare con la mente stanca non servirà a molto. Adesso andate a dormire e se avete delle idee, ragionateci su. Domani mattina alle 10:30 starò qui e ne discuteremo insieme, formando un’ipotesi solida. A domani. > conclude il generale, per poi andarsene. < Ok, il generale ha ragione. È inutile dire qualcosa adesso. Domani mattina alle 9:30 vi voglio nel mio ufficio e tutti voi mi dovrete esporre qualcosa. Insieme creeremo un ipotesi che esporremo al generale. Buonanotte. > dice Jorge. Tutti annuiscono e se ne vanno. Rimaniamo soli io e Jorge. Ci guardiamo intensamente. Lui sta pensando a qualcosa ma non riesco a capire cosa. < A cosa pensi? > gli chiedo. < Al fatto che se questo omicidio non ci fosse stato sarebbe stato meglio. Troppo presto. Comunque andiamo a casa e mettiamoci a letto. Forse lì potremo pensare. > < Già > concordo io. Mi prende la mano e insieme andiamo all’uscita. Questa giornata non è delle migliori. Uscendo, guardo l’orologio. Mezzanotte passata. Ho sonno, tanto. E pensare che se non fosse arrivata la chiamata adesso io e Jorge avremmo finito di fare … beh si, avremmo fatto l’amore. Comunque ci sarà un altro momento per noi …
 
Manuel

Come detto dal generale e dal generale, torno a casa. Appena varco il portone del mio condominio, salgo le scale per il secondo piano. Appena giungo al mio pianerottolo, vedo che a terra sta un pacco. Forse sarà quello di mia madre. Sapete, mi piace molto la cucina italiana ma, siccome molti cibi italiani qui non ci sono, mia madre mi manda dei cibi a lunga conservata. Apro la porta di casa, prendo il pacco ed entro. Accendo la luce e apro il pacco. Ma dentro non c’è quello che mi aspettavo. Dentro c’è un coltello pieno di sangue. Strano … da quando in qua mia madre mi invia coltelli.  BUMM …
 
 
 
 
 
 
 
NOTA AUTORE:
Ok … la storia ha avuto solo 2 recensioni L ma fa niente. Il capitolo lo hanno letto 222 persone e forse gli altri che recensivano non sono andate su efpfanfic. Comunque io l’ho continuata perché per me 200 persone sono molte e forse a postare più volte voi la leggete. Questa volta non c’è il pezzo in cui parlano gli assassini. Non l’ho messo perché volevo farvi una sorpresa alla fine e perché non volevo anticiparvi niente del prossimo capitolo. Comunque ci sono stati dei miglioramenti nelle indagini. Nel prossimo capitolo molte cose nuove. Spero che vi sia piaciuto il capitolo e vi ringrazio di seguire la storia.
Bacioni da storie leonette <3

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Capitolo 7
*** Chiariamo le cose ... ***


                                                             LO STRANO CASO DELLA VITA
Parte 7 – Chiariamo le cose…


Martina


< Jorge, stai bene? > Io e Jorge stiamo nel letto e dopo aver parlato un po’ insieme del caso, ci siamo addormentati fino a quando, non mi sono svegliata per gli urli di Jorge. Sta ancora dormendo quindi deduco che stia avendo un incubo. < Jorge! Svegliati! > grido. Lui apre gli occhi. È sudato e ansima. < Ehi, cosa hai sognato? > Ansima, non riesce a parlare. < Ho fatto un sogno assurdo. > dice appoggiando la schiena alla spagliera del letto. < Racconta. > dico io. Lui si affaccia un comodino e prende il telefono. < Sono le 2 di notte. Sul serio la vuoi sentire? > mi chiede togliendosi la maglia. Sicuramente starà sentendo caldo. < Si, mi interessa. > < Ok, ho sognato che era successo qualcosa a Manuel. Adesso ti spiego meglio. Praticamente stavamo tutti a lavoro quando ci è arrivata una chiamata. Avevano detto che era successo qualcosa di brutto a Manuel, ma non ci avevano detto cosa. Io lo volevo sapere ma niente.  E poi mi sono svegliato. Sono tutto sudato. > lo accarezzo e mi avvicino per lasciargli un bacio sulle labbra. Lui asseconda il bacio facendomi, inoltre, mettere sopra di lui. Io continuo, anzi, approfondisco, il bacio. Ormai le nostre lingue danzano insieme in una musica che solo noi conosciamo. Lui mette le mani sotto la mia maglia e me la sfila. Io faccio aderire i nostri petti e adesso il suo sudore passa sul mio petto. Non mi importa di avere il suo sudore, anzi, mi piace. Da una sensazione strana. Le mie mani percorrono ogni centimetro del suo petto. Poi si posano sul l’elastico dei suoi pantaloncini. Alzo il mio fianco, staccando le sue labbra dalle mie. In un modo contorto gli tolgo i pantaloni. Con una spinta, lui passa sopra di me. Con grande passione mi bacia. Poi lascia dei baci delicati, ma sensuali, sul mio collo. Poi scende ancora, per arrivare al mio seno. Lì mi toglie il reggiseno. Non ci sto capendo niente. Mai, ho provato qualcosa di così forte. Il fatto di doverlo tenere nascosto mi fa stare male. Adesso nella mia mente c’è il pensiero che dovremo stare insieme di nascosto. Noi passiamo la maggior parte del tempo alla centrale, ma se lì non possiamo stare insieme, questa relazione come sarà? Staremo insieme solo la notte? < Ehi, che c’è? > Solo adesso mi accorgo che Jorge ha notato che stavo pensando a qualcosa. < Stavo solo pensando troppo. > rispondo seccamente. Non voglio che lui si preoccupi per qualcosa che per lui non vale molto. < Se non ti senti pronta di fare questo passo posso capire … > < Non è questo. Anzi io voglio. È solo che stavo pensando al fatto che dobbiamo stare insieme di nascosto e non voglio questo. Io voglio stare con te 24 ore su 24. Ma se passiamo più di 12 ore a lavoro e non possiamo stare insieme lì è come se non fossimo fidanzati. Capisci? > lui annuisce. < Si hai ragione, ma non posso dirlo proprio adesso al generale. Questa storia sta incasinando tutti e non voglio mettere altri problemi. Se adesso gli dico che stiamo insieme lui penserà che non siamo qualificati per questo caso e c’è lo toglierà. Io voglio prenderlo con le mie mani sto pezzo di merda. Ed io è ovvio che ti capisco, ma voglio anche tu capisca me. Questo caso per me non è come tutti gli altri. Ed anche tu non sei come tutte le altre. Ma ti prego. Non farmi scegliere tra il caso o te. > Io lo so che lui prova qualcosa per me. Lo so benissimo ma ho paura. Ho paura che questa relazione esista solamente durante la notte, che sia solamente qualcosa di fisico. Io quando ho una relazione cerco di mettermi in gioco e di viverla al massimo. Ma i pensieri stanno sempre, ho sempre dei dubbi. Fino ad ora hanno portato solo a problemi, ma non voglio che con Jorge sia la stessa cosa. < Ma se questa storia andrà avanti più di quando immaginiamo? Non lo dirai mai? > Lui si toglie da sopra di me, si affaccia dal letto, prende la maglia che aveva addosso, e me la porge. < Indossa questa. – dice passandola – Se credi che a me importi di te, non credo che andrà tutto bene. > prendo la maglia e me la metto. Ok, i miei pensieri, di nuovo, hanno rovinato tutto. < Non sto dicendo questo. Tu hai detto che vuoi aspettare che questa storia finisca e io ho fatto un ipotesi che può benissimo succedere. Non sto dicendo che a te non ti importi di me, sto solo dicendo che dovresti parlare con il generale. > dico io avvicinandomi a lui. Io non voglio perderlo tantomeno adesso. Io ho bisogno di lui. Lui mi sta vicino. In questo momento io sto realizzando il sogno della mia vita: essere un carabiniere. Io amo questo lavoro, ed il fatto che al mio fianco, ci può stare qualcuno che amo, può rendere tutto ancora migliore. < Ho detto che se lo dico al generale ci toglierà il caso. Questo ha ucciso i miei genitori. E te lo dico: se tu mi chiederai di scegliere tra il caso e te, io sceglierò il caso, perché tu non c’eri quando ho dovuto seppellire i miei genitori squartati, quando avevo saputo che una persona che amavo, mi aveva tradito, quando avevo capito di essere rimasto solo e di dover riscrivere la mia vita. Questo caso, come ho già detto, per me è qualcosa di più. È un conto in sospeso che devo risolvere. Con o senza te. > Non ci posso credere a quello che mi sta dicendo. Io stavo per fare l’amore con una persona che non mi vuole neanche. Capisco che lui è sta male per questa storia, ma non può dirmi questo. Non può dare poca importanza a me. Mi stendo sul letto, gli do le spalle e chiudo gli occhi. Non voglio rispondere perché sto male. Non mi aspettavo una dichiarazione d’amore, ma allo stesso tempo non mi aspettavo che lui dicesse cose del genere. Chiudo gli occhi nella speranza di accorgermi che tutto questo è un sogno. Che lui non abbia detto realmente quelle parole, ma è così. Sento una presenza leggermente dietro di me, che mi sfiora l’orecchio e la schiena. < Non sto dicendo di non provare qualcosa per te. Sto solo dicendo che preferisco avere vendetta per i miei genitori, perché se adesso io sono qui, se adesso ti sto parlando, se fino a qualche secondo fa ti stavo baciando, è grazie a loro. Grazie a loro che mi hanno fatto seguire la mia strada. Che anche se non volevano farmi diventare un carabiniere lo hanno fatto perché mi amavano. E per quanto tu possa provare un sentimento forte per me, non arriverà mai a quello che hanno provato loro per me. Ecco perché sceglierei il caso. Perché come loro hanno fatto i sacrifici per me, anche io voglio fare dei piccoli sacrifici, per dargli una vendetta. > Detto questo si allontana. Sorrido. Ok, adesso posso addormentarmi con l’idea che lui infondo qualcosa la prova …


Jorge


Mi sono svegliato da 30 minuti. La sveglia ancora non è suonata. Diciamo che stanotte non ho dormito proprio perché quel brutto presentimento non se ne va. Comunque da quando mi sono svegliato ho iniziato a fissare Martina. Ma non come fanno i pedofili, chiariamo. È così dolce, innocua. Quando la tocco, quando la bacio ho paura di romperla, invece è mille volte più forte di me. Ha più coraggio, più grinta e soprattutto meno rimpianti. Quando pensa una cosa la dice, non aspetta al domani. Ama la sincerità ed ama essere sincera. È difficile essere sinceri perché hai paura di quello che la gente può dirti ma lei no. Lei è unica. Vedo l’orologio. Fra 5 minuti dovrebbe suonare la sveglia. Non voglio svegliarla così. Stacco la sveglia e decido di svegliarla alla mia maniera. Avvicino la mia bocca al suo orecchio e le sussurro. < Ehi, dormigliona. Lo so che vuoi dormire, ma ti devi svegliare. A me piace molto vederti dormire ma sai … il lavoro chiama. > Vedo che ha sentito quello che ho detto e si sta stiracchiando. Apre leggermente gli occhi per guardarmi. Io non ho allontanato il mio viso dal suo. Senza pensarci due volte, lei afferra il mio viso e mi bacia. Fin da subito è un bacio pieno di passione. Mi coinvolge incredibilmente. Le nostre labbra danzano ad un ritmo serrato e ciò non mi dispiace per niente. Mi stacco con tanta malavoglia. Ma purtroppo il dovere chiama. È in questi casi che avrei preferito un lavoro con meno … come dire … con meno ore, in modo da passare più tempo a parlare di vivi e non di morti. Ma poi penso che questo lavoro mi piace, e penso al fatto che nessuno mi potrà allontanare. < Dobbiamo andare in centrale. > dico in modo dolce a Martina. < Ma la sveglia non è ancora suonata. > mi dice con aria assonnata. Le lascio un bacio sulle labbra. < Ho preferito svegliarti in un modo diverso. > < Hai fatto la cosa migliore. > dice per poi baciarmi …


Xabian


Cazzo! Adesso come lo dico a Jorge. Vi spiego. Ci è arrivata una chiamata. C’è stata la terza vittima. La cosa più brutta? Che la terza vittima è stata Manuel. Ok, era un rompicoglioni di prima categoria, ma gli volevo bene. Soprattutto Jorge. Quando lui è tornato dal Messico, era solo, fin quando non ha incontrato Manuel. Lui lo ha appoggiato e lo ha difeso incondizionatamente. Quei due erano strani. Ma una cosa ancora più strana? Romeo. Quando gli ho detto di Manuel, lui era tranquillo. Forse non lo poteva vedere. Comunque quello non è normale. Per spiegargli le cose devi perdere minimo un paio di ore. O è cretino o fa il cretino. Comunque sia devo dire a Jorge la verità, ma non per telefono. Sarebbe peggio. Ma come lo posso dire? Non ne ho la più pallida idea. Quando arriverà il momento glielo dirò come il cuore mi suggerirà. Speriamo solo di sopravvivere appena lo saprà. Lui si da la colpa di tutto. Già si è dato la colpa della morte dei suoi genitori, figuriamoci se non si darà la colpa anche di questa cosa.  Comunque sul luogo del delitto sono andati quelli della centrale di Città Del Messico. Romeo aveva insistito per andare, ma Valeria è stata decisa nella sua scelta. Non è andato anche lui e da quando Valeria ha detto così lui si è innervosito. Secondo me nasconde qualcosa. Oppure, mi ha nascosto qualcosa sull’interrogatorio. Chi lo capisce. Comunque sono arrivati i risultati delle analisi di un caso mio e di Romeo. Vado nel suo ufficio ma prima di entrare noto che lui sta parlando al telefono. < Ti ho detto che ci riuscirò Vibo, ti prometto che lo prenderò! > Vibo? Ma adesso chi è …








NOTA AUTORE:
beh credo che lo abbiate capito. Il nostro serial killer è Romeo. Ma chi sarà il complice? Ma soprattutto perché sta facendo tutto questo? La storia avrà all’incirca 13 capitoli o giù di lì. Subito dopo inizierò un'altra storia. Poi ne parleremo. Pure in questo capitolo non c’è la parte dove i seriali si parlano. Xabian si sta avvicinando alla verità, perché ha visto il comportamento strano di Romeo. Vi aspettavate che fosse lui il colpevole? Comunque come si è visto Romeo ha commesso un errore. Riuscirà a recuperare? Nel prossimo capitolo le cose si complicano perché il piano di Romeo è andato male. Fatto sta che vi do una piccola anticipazione: Jorge nel prossimo capitolo decidere di parlare con il generale ma commetterà un errore. Non vi dico altro. Comunque spero che il capitolo vi sia piaciuto. Spero di continuarlo sabato prossimo perché spero di avere almeno un giorno libero dalla scuola XD il liceo è pesante ma gli amici sono il massimo. Comunque fatemi sapere se vi è piaciuto. Lo scorso capitolo 4 recensioni  <3 grazie mille. Alla prossima
baci storieleonette

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Capitolo 8
*** Ricordi... ***


LO STRANO CASO DELLA VITA

Frank la guardo ed Helena lesse un dolore rancoroso sul suo viso. Lo vide sedersi sul letto per infilarsi i calzini. La sua voce le arrivò da dietro la barriera delle spalle coperte di cicatrici.
< Nel posto più brutto del mondo Helena. Vado a svegliare una donna nel cuore della notte e a spiegarle i motivi per cui suo marito non tornerà mai più a casa.>
  • Io uccido (Giorgio Faletti)
 Parte 8- Ricordi...
Martina

< Jorge cos’hai? > dico. Allora vi spiego … io e Jorge stavamo andando in centrale quando ha ricevuto una chiamata. È rimasto immobile, senza dare segni di vita. Inizia a piangere. Ok, adesso sul serio non sto capendo niente. < Jorge!! > Lo guardo meglio e noto che delle lacrime cadono dai suoi occhi. < Amore, mi dici che cosa cavolo è successo? > < Hanno trovato la terza vittima. > < Ok, ma non puoi piangere. Lo so che per te questo caso vale più di ogni altra cosa … ma non puoi farti coinvolgere sempre emotivamente. > lui nega con il capo. < Non è per questo. La terza vittima è Manuel. > Ok, questo non me l’aspettavo. Non riesco a pensare a niente. L’unica cosa che riesco a fare è quella di abbracciare Jorge. Capisco solo adesso quando ieri diceva che questa storia lo riguarda da vicino. Passano secondi ma non lo lascio, non voglio scogliere l’abbraccio perché so che a lui vale molto. Ha perso un amico in un modo atroce. Spero solamente che non si dia la colpa anche di questo. Io non riesco a capire come riesce a sopportare tutto questo. Il nostro abbraccio lentamente si scioglie. < Devi farti forza. Non abbatterti adesso … Lo so che è dura, ma tu non puoi fermarti proprio adesso. Vedrai che se ti fermi adesso non portai mai avere vendetta, e tu la desideri tantissimo. Non puoi buttare all’aria tutti i progressi che abbiamo fatto. > dico per dargli forza. Non sono mai stata brava nelle parole e credo che mai lo sarò, ma io sento qualcosa di troppo forte per non dargli retta. Lui ha bisogno di me adesso. Io e tutti quelli della centrale siamo la sua famiglia adesso. Lui non ha nessun’altra persona. < Abbiamo perso uno di noi, ma tu hai ragione. Dobbiamo andare avanti … organizzeremo il funerale celebratore, come è giusto che si rispetti. Ma prima di allora non voglio perdere un minuto in più. Questo figlio di puttana la deve pagare per quello che ha fatto. Mi sta distruggendo la vita e lo devo fermare prima che vada oltre. Entriamo subito alla centrale e convochiamo la riunione, ma voglio che siamo solo io, te, Xabian e Valeria. > dice tra un singhiozzo e l’altro. < Perché sono noi quattro? Tutti gli atri perché no? Non penserai che siano loro i seriali? > gli chiedo. < Non sto dicendo questo, ma voglio che sia così. È da un po’ di tempo che noto che c’è un’aria strana in centrale. Nessuno parla e nessuno da informazioni se non gliele chiedo. Di solito facevano i leccaculo. Per avere qualcosa in cambio si facevano vedere i primi, che erano loro i migliori. Anche di fronte al generale. Gli unici che mi sono sempre stati fedeli sono stati solamente Manuel e Xabian. > annuisco. Il solo pensiero che il seriale è tra di noi mi fa rabbrividire. Ma secondo me non è così. Qui siamo una sola famiglia e … secondo me è impossibile. Comunque sia, io e Jorge ci dirigiamo verso l’entrata. Appena varchiamo la soglia, notiamo che tutti gli sguardi sono puntati su di noi. Ma solo uno di loro si avvicina a noi. Io mi allontano per lasciarli soli. Comunque riesco a sentire ciò che dicono. < Lo so che vorrai mollare tutto, come hai già fatto in passato … ma questa volta non lo fare. Non abbatterti proprio adesso. Cazzo, tu sei Jorge Blanco. Non un semplice ragazzo che ha scelto un lavoro così. Tu lo sai meglio di me quanto hai dovuto lottare per stare qui, per essere capitano di una squadra che è la più invidiata del continente. Tu hai avuto sempre un culo immenso, ma adesso il mondo ti sta andando contro. E tu non remare da quel verso, anzi … rema dal lato opposto perché devi combattere. Lo so che tu mi dai la colpa di tutto quello che è successo hai tuoi genitori ma non è così. Non potevamo fare niente, Jorge. Secondo te, non avrei voluto salvarli? Salvare i genitori del ragazzo che amavo? Io ho sempre cercato di non farti soffrire e mi dispiace se non ci sono riuscita, ma la vita è così. Puoi darmi tutte le colpe che vuoi ma sappiamo entrambi che la colpa non è di nessuno. > dice Lara. Subito dopo Jorge si butta tra le sue braccia piangendo. Quel gesto mi ha dato fastidio, non lo nego. Però per Jorge questo è un momento straziante e lo capisco. Per questa volta lo posso accettare. Ripenso alle parole che ha usato Valeria. Lei si che sa come usare le parole. Subito dopo aver sciolto l’abbraccio dall’ingresso principale entra il generale. < Salve a tutti! Jorge, sono venuto a conoscenza della terza vittima. Mi dispiace che tu abbia perso uno dei tuoi. Comunque sia, ho decido che per oggi tu non lavorerai. Userai questa giornata per toglierti tutti i pensieri, in modo da lavorare in modo eccellente. > Lo sguardo di Jorge non sembra felice. Conoscendolo lui avrebbe voluto lavorare oggi e dare il meglio di se, ma il generale ha ragione. Non può lavorare se sta di pessimo umore. Adesso un po’ di riposo gli farà bene così potrà riflettere. < Ma io posso tranquillamente lavorare, sono cosciente e … > < Jorge rispetta la mia decisione. Per oggi l’intero caso sarà affidato al capitano Baroni, ma sta tranquillo che da domani ritorni. Questa giornata ti servirà per rilassarti. > < Va bene capo. Comunque le vorrei parlare di una cosa molto importante. > < Di che cosa si tratta?! > < Possiamo parlarne in privato? > < Cer … > < Generale le devo parlare del caso! > questa voce è inconfondibile. Xabian che poco prima stava in una stanza buia, vicino l’entrata, fa il suo ingresso. Solo adesso sembra sapere la presenza di Jorge. < Capitano, non sapevo che lei fosse qui. In tal caso ho delle novità sul caso. Ho sentito la voce del generale e pensavo di riferisse al capitano Baroni. > < Tranquillo Xabian, che cosa devi dirmi? > chiede Jorge. < Eh no! Tu devi stare fuori di qui per tutta la giornata. Non puoi stare a contatto con la centrale e neanche con chi ne fa parte, senza un mio preciso incarico. Ok!? > < Va bene. > Ormai rassegnanto, Jorge esce fuori. Speriamo che riesca veramente a stare lontano da qui …
 
Xabian
 
< Allora … cosa abbiamo? > chiede il generale. Stiamo nell’ufficio di Jorge e Valeria. Siamo io, Valeria, il generale e Martina. Sono felice che non ci sia Romeo. Non solo mi sta troppo antipatico, ma ha l’aria di nascondere un qualcosa. < Allora facciamo mente locale. Abbiamo avuto tre omicidi. Nel primo la vittima è stata German Castillo. Imprenditore e padre di 2 figli. Uno tra i quali Broadway Castillo, che come sappiamo è il capo dell’esercito statunitense. Nel luogo, cioè la casa di Lodovica Comello, anche lei una nota imprenditrice, è rinvenuta una scritta fatta dal sangue della vittima: “ Io uccido …” secondo uno psichiatra i puntini stanno a significare che ci saranno vari omicidi. > dico io. < Nel secondo omicidio la vittima è stata Marco Vargas, un ragazzo sedicenne che prima della sua morte ha fatto uno scherzo stupido. Cioè ha chiamato una radio fingendosi l’assassino. Il referto medico mostra che rispetto agli altri casi, il volto è stato tolto non con la stessa precisione. Infatti per me ed il capitano Blanco, lui ha agito contro di lui solamente per punirlo. Forse si sentiva offeso per la chiamata e così lo ha punito. > spiega Martina. < Inoltre, l’interrogatorio svolto dal tenente Romeo, ha fatto sorgere in me un dubbio. Il ragazzo praticava moltissimo sport. Come mai non è riuscito a difendersi? Forse perché è allenato. > aggiungo io. < Potrebbe non essere solamente uno. Potrebbe avere un complice. Infondo non è facile organizzare tutto alla perfezione senza lasciare una traccia. > Ipotizza Valeria. A questo non ci avevo pensato, ma potrebbe essere vero. Soprattutto nel primo omicidio, che il corpo è stato spostato. Se fosse stato in uno sarebbe stato più difficile e qualche prova o qualche rumore doveva esserci. Ma niente. < Ottima idea capitano. Quindi noi potremmo stare alla ricerca di due seriali!? Ci mancava solo questa. Andiamo al terzo omicidio. > dice il generale. < La vittima del terzo omicidio è Manuel Perticelli. Lui era un carabiniere che lavorava qui. Viveva da solo in una casa qui vicino, dove è stato ritrovato deceduto. Il delitto risale a più o meno 12 ore fa, secondo il medico legale. I miei uomini sono sulla scena del crimine per repertare seguiti dal capitano che mi affianca in Città del Messico. Appena arriveranno possiamo avere maggiori informazioni sul caso. > dice Valeria. < Va bene. Qualcuno ha delle idee come quella precedente? > < Al capitano era venuto un dubbio: ha il presentimento che qualcuno qui sappia qualcosa in più. > dice Martina. < Beh sinceramente pure io sto avendo questo presentimento. Sinceramente l’altro giorno avevo chiesto ad un collega di farmi una ricerca e di darmela immediatamente. Dopo 2 giorni non l’aveva ancora fatta. Secondo me qui nascondono qualcosa. > Il destino vuole che proprio in quel momento, qualcuno, ha sentito. Quel qualcuno però non doveva sentirlo!
 
Jorge
 
Devo trovare qualcosa da fare. Se sto fermo, penso, e voglio fare qualcosa per il caso. Mi manca troppo Manuel. Lui è stato sempre presente quando stavo affrontando il lutto dei miei genitori. Era come una luce di speranza nel mio regno scuro. Mi ricordo, dopo un paio di sere che lavoravamo insieme, siamo usciti a bere qualcosa. Quella sera c’era il karaoke nel bar, lui a quel punto si alza, prende il microfono e si mette a cantare a squarciagola la canzone di pink, try. Fu in quel momento che capii che dovevo rialzarmi e provare finché non riuscivo nel mio intento. È stato lui ad aiutarmi a finire l’università di psicologia, università che avevo iniziato a frequentare molto tempo prima, ma che non mi importava molto. Sto camminando nel suo ricordo. E come se cammino in un corridoi pieno dei nostri momenti. Non mi rendo conto che sto andando in una meta sperduta ma continuo. Più continuo, più il ricordo riaffiora. Solo il semplice fatto che lui non ci sia più mi fa imbestialire. Se ne è andato, proprio adesso che la vita stava incominciando a sorridermi con Valeria, cioè volevo dire con Martina. Ok, ammetto che aver incontrato Valeria mi ha fatto uno strano effetto, soprattutto in questo periodo, però io so di sentire qualcosa per Martina. Oggi avevo deciso di parlare con il generale ma purtroppo ci hanno interrotti. Tanto glielo dico domani. Sono sicuro di provare qualcosa per lei. Comunque solo adesso mi rendo conto di aver camminato molto senza una meta. Sento, al mio fianco, il rumore del clacson. Mi giro e vedo una Audi A8 con il finestrino abbassato, ed un uomo al suo interno. Come non riconoscere quest’uomo. Si tratta di Broadwey Castillo. Il figlio di German Castillo, la prima vittima. Sembrava strano che non fosse venuto prima. < Capitano, io la conosco e credo che anche lei conosca me. Avrei una proposta da farle. Perché non sale nella mia auto? > Adesso questo, che minchia vuole!?!?!?
 
 
 
 
 
 
NOTA AUTORE:
Mi scuso di non aver aggiornato sabato ma un mia amica era riuscito a convincere il padre a farci incontrare e sono andata da lei. Allora spero che vi sia piaciuto il capitolo. Lo so che Valeria vi sta antipatica e lo sarà molto nei prossimi capitoli, ma oggi si è comportata da vera amica. Martina mantiene i nervi saldi. Le indagini vanno avanti. Sarà romeo quella persona che ha sentito? Boh! Comunque Jorge rievoca i bei momenti con Manuel e poi arriva un personaggio che forse non pensavate arrivasse. Che proposta vuole fare!!? Lo scoprirete la settimana prossima. Oggi sono stata fortunata a trovare un po’ di tempo tra scuola ed amici. Non mi dilungo di più. Spero che voi recensiate perché se non lo fate io non vengo motivata a continuare e poi i capitoli vengono uno schifo come questo, perché lo è. Beh non devo dirvi altro. Solo alla prossima <3
Baci da storie leonette ;)

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Capitolo 9
*** Finalmente sua... ***


LO STRANO CASO DELLA VITA
“È dal buio che provengo.
È nel buio che devo ritornare”

-L’ipotesi del male (Donato Carrisi)
Parte 9- Finalmente sua …
 
Martina
 

Oggi è stata la giornata più pesante della mia vita. Abbiamo cercato degli indizi senza trovare niente. Come cavolo è possibile che questo combini un macello e non lasci neanche un impronta?! Speriamo che Jorge abbia un idea. Oggi non ho sentito molto la sua mancanza, bugia, mi è mancato un casino. A volte pensavo di chiamarlo ma poi il mio orgoglio mi ha bloccata. Questa mattina il suo risveglio mi ha colpito molto. Non mi aspettavo avesse già messo da parte quello che era successo durante la notte. Ma sono felice che lo abbia fatto. Sono stata una stupida nel pensare, che a lui, non importi niente di me. Io... Non mi fido molto delle persone e se mi fido, lo faccio per poco. Le persone, con me, si sono dimostrate sempre cattive. Quando ero piccola mi hanno sempre presa in giro perché mi piaceva studiare e nel tempo libero leggevo invece di uscire. Per me leggere è come uscire, perché nel momento in cui tu stai leggendo una storia, la tua vita diventa quella del protagonista del libro. Per me leggere era qualcosa di unico, che mi dava la forza e il coraggio per prendere la vita di pancia. A me faceva soffrire, vedere tutti i miei compagni che mi prendevano in giro, ma adesso, che io ho un lavoro ed ho degli amici, sono felice del percorso e delle scelte da me fatte. Adesso sto tornando a casa. Appena apro la porta di ingresso vengo inondata da un buon profumo. È da pazzi non sapere che questo profumo è del pollo al forno. Vado in cucina e infatti vedo Jorge tra dozzine di ricettari che corre da una parte all'altra. Questa visione è epica anche perché lui indossa il grembiule. < Oh che onore. Oggi stai cucinando tu. > dico io avvicinandomi a lui. Solo adesso nota che io sono entrata in casa. < Ehi, non ti o sentita entrare. - dice per poi darmi un bacio - Eh si, oggi cucino io ed ho preparato un piatto delizioso. > dice soddisfatto del suo lavoro. < Oggi è stata una giornata intensa a lavoro. Si sentiva la tua mancanza. > dico io circondandogli il collo con le braccia. < Ammettilo che stavo sempre nei tuoi pensieri. > dice lui con sicurezza. Ok, ammetto che non ha torto, ma quando fa quella faccia lo vorrei ammazzare. < Sai che quando fai così, sembri presuntuoso? > dico il cercando di allontanarmi un po’. < Però, ammettilo che ti piace quando lo sono. Ammettilo che il mio egocentrismo ti affascina. > dice lui, annullando la distanza da me fatta. < Diciamo che ti rende più sexy. > dico io avvicinandomi ancora di più e rendendo impossibile non congiungere le nostre labbra. Ma lui ci riesce. Io sto impazzendo. Vorrei iniziarlo a baciare con foga e pensieri non poco carini mi passano per la testa. < Ed è questo quello che voglio. > Adesso le nostre labbra si toccano, e non credono che abbiano voglia di dividersi. Anche se i nostri baci sono pieni di tante cose, le sue mani sui miei fianchi sono delicate. Sembra come se abbia paura di rompermi. Io metto le mie mani sul suo petto e lo spingo in dietro. Arriviamo nel salone. Lui si siede sul divano ed io mi metto sopra. Le sue mani scivolano sotto la mia maglia e me la sfilano. A mia volta anche io gli tolgo la maglia. I nostri petti combaciano e provoca una strana sensazione. Come se prendessimo una scossa. Ma questa scossa non è fastidiosa, anzi, fa aumentare la voglia che abbiamo di averci. Subito ci togliamo i pantaloni. Non ho dubbi, non ho insicurezze, non ho paure. Lo voglio. Lo voglio più di altre cose al mondo. Adesso ci stendiamo uno sopra l’altro. Lui sopra di me. Avvinghio le mie gambe alla sua vita come per non farlo andare via. Non abbiamo bisogno di aria, abbiamo solo  bisogno uno dell’altro. Noi siamo la nostra aria. Dopo un po’ rimaniamo completamente nudi, l’armonia non è stata infranta da niente e nessuno. Ci stacchiamo per vederci negli occhi. < Tutto bene? > mi chiede. < Andrà tutto bene quando sarò finalmente tua. > dico io per poi ricominciare a baciarlo. Ed è così che divento sua. I movimenti del suo bacino sono seguiti da quelli del mio. Ad un certo punto si blocca. < Cazzo, il pollo!! > dice. Scoppio a ridere. < Proprio adesso, non me ne può fregare un cazzo! > dico per poi riprenderlo a baciare. Sento che sta ridendo sulle mie labbra. E così continua la notte. Questa notte diventai sua non una, non due, non tre volte ….
 
Jorge
 
Ma cosa cazzo è questo rumore!?? Apro gli occhi e vedo al mio fianco Martina. Le immagini della notte passata insieme riaffiorano e mi fanno sorridere. La dolce figura di Martina è rovinata dal suo russare. Com'è possibile che una ragazza così dolce e sensibile possa russare in questa maniera? Vedo l'orario. Sono le 6:15. La sveglia dovrebbe suonare fra poco. Decido di spegnerla e di svegliare Martina a modo mio. Inizio a lasciare dei baci sulla sua guancia. Baci delicati. Sul suo viso si forma un sorriso di piacere. < Buongiorno patatina mia. > dico io. < Siamo in vena di dolcezza oggi? > dice lei scherzando. < Diciamo di si. > dico per poi depositarle un bacio sulle labbra. < Ieri poi non mi hai detto cosa hai fatto. In realtà non te l'ho chiesto perché diciamo... Abbiamo fatto qualcos'altro. > dice lei. Mi scappa una risata. < Diciamo che abbiamo fatto qualcosa più interessante. - dico per poi darle un bacio. - Comunque ieri appena sono uscito dalla centrale, ho incontrato una persona che preferivo non incontrare. Ma prima o poi avrei dovuto. > < Chi? > < Broadway Castillo. > Martina è decisamente sorpresa. Beh, tutti lo sarebbero. < Cosa voleva? > mi chiede. < Voleva fare una specie di alleanza. Mi ha chiesto di fare un indagine con noi e di non lavorare per la polizia. > < Perché?? > < Perché secondo lui, la polizia non ha a disposizione tutti i materiali che potrebbe mettere lui a disposizione. In poche parole crede che la polizia non sia capace di risolvere questo delitto. > le rispondo. Lei rimane sorpresa. < Certa gente crede ancora nei sogni. Ma tanto tu gli hai detto di no, vero? > non rispondo. < Beh sinceramente ci stavo pensando. Io credo nella polizia, e ne faccio pure parte. Ma adesso a che punto stiamo?! A zero! > lei è ancora più sorpresa di prima. < Come puoi pensare una cosa del genere? Capisco che ci tieni a questo caso è che vuoi vendetta ma non così. E poi se stiamo a zero è perché non ci sono tracce. > < E se le tracce ci fossero ma uno della centrale le stesse nascondendo? > ipotizzo. Potrebbe succedere. A quel punto Martina si alza, si mette la mia maglia che le va a vestito. E se ne va in cucina. Ok, si è arrabbiata. < Martina dai! > dico gridando ma solamente per farmi sentire. < Quando hai fatto il giuramento all'arma, eri ubriaco o qualcosa del genere?! > dice venendo di nuovo nel salone, ma ancora più incazzata. Ok, ci sta ma … non so, forse ha ragione. Ma che dico, ha sicuramente ragione. Ma che mi sta succedendo? Fino a qualche giorno fa non avrei mai fatto una cosa del genere. Ma qui diventa una cosa complicata e personale. Odio quando succedono cose del genere. < Tu mi devi capire. Questa storia sta andando troppo oltre, però hai ragione. Non posso fare una cosa del genere. Non so cosa mia sia passato per la testa. > abbasso il capo. Mi sento in colpa di aver pensato, pure se per un momento, di poter tradire il mio lavoro e la fiducia di tutti quelli che lavorano con me. Loro sono una famiglia per me ed io non ho nessun diritto di tradire la loro fiducia. Sarebbe come tradirli. Martina si siede al mio fianco e appoggia la sue testa sulla mia spalla. < Tranquillo, sono stata un po’ troppo pesante e solo che non mi aspettavo che tu potessi fare questa cosa. Ma infondo questa storia per te è qualcosa di diverso rispetto agli altri e anche rispetto a me. È normale. Tranquillo. Comunque oggi torni a lavoro? > Penso. < No, voglio fare delle ricerche fuori dalla centrale. Se ho qualche dubbio o qualche novità ti avviso. > Martina annuisce. Quanto cavolo è bella. Non riesco a smettere di fissarla. È perfetta. < Perché mi fissi così intensamente? > mi domanda. < Perché voglio cercare una tua imperfezione, per capire che sei umana, ma non la trovo. > Subito dopo si butta su di me e cominciamo a baciarci con foga. Se continua così neanche lei farà in tempo ad andare a lavoro. Ma il telefono suona. < Amore, il telefono ci detesta! > dico io. < Lo credo anche io. > dice lei sorridendomi. Afferro il telefono. < Pronto, Jorge Blanco! Con chi parlo?!?! … Ehi, ciao. Dimmi tutto … Veramente?!?! Arrivo subito! – chiudo la chiamata – Amore vestiti. È successo un casino! > ….
 
Xabian

 
Avete presente quando la mattina vi alzate e sentite che succederà qualcosa?! Beh, oggi mi sento ottimista. Mi sembra una giornata “si”. Speriamo che lo sia per il caso. Questa storia sta facendo soffrire tutti, soprattutto Jorge. È per lui che voglio trovare il colpevole. Appena arrivato alla centrale noto che non c’è nessuno dentro. Ok è normale. Sono le 5 di mattina e di solito si inizia a lavorare alle 7. Ma oggi volevo verificare alcuni dati. Ieri appena sono tornati dal sopraluogo a casa di Manuel, hanno trovato pure lì un pacco postale. Lo hanno esaminato e non c’era niente. Oppure avevano trovato molte altre cose in comune agli altri due omicidi. Voglio analizzarli di nuovo perché non mi fido cecamente. Appena entro un po’di più, noto che non è completamente vuoto. C’è Romeo. Che cavolo ci fa questo qui? Xabian non viaggiare con la mente. Forse ha avuto la tua stessa intuizione. Ma chi vogliamo prendere in giro!?! Quello sta nascondendo qualcosa. Mi avvicino senza fare rumore. < Vibo, l’ho trovato. Tranquillo, nessuno mi vede e nessuno scoprirà che siamo stati noi due! > dice Romeo. Oh cazzo! È lui l’assassino. < Questo lo dici tu Romeo, ma invece qualcuno qui lo sa e ti dichiara pure in arresto. > dico puntandogli la pistola. Lui piano si gira. È incredulo. Alza le braccia in segno di arresa. Subito afferro le manette, ma nel secondo in cui abbasso la guardia, bumm … nero.
 
 
 
 
 
NOTA AUTORE:
Ok, all’inizio volevo far arrestare Romeo ma ho pensato di rendere la storia più intrigante. Comunque sono felice che la storia piaccia. Voglio ringraziare le persone che hanno recensito perché ciò mi fa capire che tengono la continua della storia. Non mi dilungo perché voglio cercare di continuare anche l’altra storia anche se non credo di riuscirci. Per favore recensite perché per me è molto importante. Baci e alla prossima
Storieleonette <3

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Capitolo 10
*** La soluzione -parte1 ***


“Non ti aiuta capire come.
Non ti aiuta capire perché.
Non basta scoprire chi.”
-Il suggeritore (D. Carrisi)

LO STRANO CASO DELLA VITA

Vibo era preoccupato. Leo non avrebbe voluto rischiare così tanto, ma ha dovuto per il loro segreto. < Vibo, oggi sono stato costretto perché avevamo dimenticato di disfarci di una cosa ma tranquillo. L’ho recuperata. E di Xabian non ti devi preoccupare. Lui non dirà niente. O meglio non potrà dire niente. Mi stava proprio antipatico, si merita la fine che ha fatto. Ora però dobbiamo pensare al nuovo volto. È molto attraente, vero? > dice Leo uscendo il volto di Manuel. Ma non sapevano che dall’altra parte, c’erano delle persone che volevano un colpevole, il vero colpevole! E che avrebbero fatto di tutto per sbatterlo in carcere. Dall’altra parte c’era una squadra costituita da persone che volevano veramente prenderli, che avevano delle motivazioni più che ovvie. E poi chi rassicurava che Xabian non c’è l’avrebbe fatta?
 
La soluzione – parte 1
 
Martina
 

< Non posso perdere anche lui! > dice Jorge correndo per tutto l’ospedale. Lui sta male. E si nota non poco. E come non biasimarlo? Lui ha perso un pilastro della sua vita, una persona necessaria. È come una sostanza non pura. Le sostanze pure sono costituite da un solo elemento, e Jorge a differenze di queste, è costituito da tanti elementi. Manuel lo era. Io e Jorge stiamo insieme da poco, ma ho capito già come stanno le cose. Lui da tanta importanza all’amore, ma l’amicizia vera, per lui sta al primo posto. Pure per me era così. Era. Il primo anno di liceo è sempre l’anno scolastico più bello. L’ultimo anno è bello ma mai quanto il primo. Il primo giorno incontri le persone che avrai d’avanti per cinque anni e non solo in classe, perché quando inizi il liceo significa che stai crescendo e quindi hai il permesso di stare più tempo fuori casa e passi questo tempo con i tuoi amici. Nella mia classe io ero legata a tutti ma in modo particolare a Candelaria. Lei era tutto per me. A lei ho raccontato per prima del mio primo bacio, a lei ho raccontato della mia prima volta, a lei ho raccontato quando ho provato a fumare ma che non mi era piaciuto. A lei le avevo confidato tutto. Era il mio diario vivente. Lei sapeva di me tutte le cose che sapevo io. Niente più, niente meno. Gli anni passavano e non ci ponevamo problemi. Il tempo passava e noi crescevamo. La nostra amicizia era qualcosa di unico. Almeno credevo. Fino a quando non siamo arrivati alla fine del quinto anno. Io le volevo bene ma la sua gelosia prevalse su tutto. Arrivati a quel punto la mia vera persona non le importava. In quel periodo stavo frequentando un ragazzo. Si chiamava Damien. Era un bel ragazzo, che giocava nella squadra di basket. Lui era un “popolare” e quando si seppe che stavamo insieme, molti si sorpresero. Io ero sociale ma non facevo parte dei “popolari”. A quel punto i commenti furono di pessimo gusto. Mi chiamavano in qualsiasi modo, ma ovviamente non con nomi carini. Io facevo finta di niente perché lo sapevano che erano solo gelosi. Ma quando fu Candelaria a dire quelle cose su di me non fu una bella cosa. Non ci potevo credere. Pensavo fossero delle voci che giravano nei corridoi e all’inizio non ne diedi importanza. Ma quelle voci erano vere. Allora decisi di parlare con Candelaria e di chiederle il perché. Il perché lei fosse arrabbiata con me. Lei era gelosa, invidiosa e non era più in grado di capire che ero il la sua amica, che quando i suoi la cacciavano fuori casa, c’ero io a darle un letto ed ospitarla a casa. Questo non lo ricordava ma io si. Ricordavo quando litigavo con i miei genitori per ospitarla. Loro erano contro perché, come i genitori di Cande, anche loro lo erano e non avrebbero mai voluto che la propria figlia se ne andasse per una litigata. Ma io c’ero. Fatto sta che non la sento da quando ci siamo diplomate. < Ma i dottori dove sono? È cosi che funzione la sanità qui?! > dice Jorge incazzato ancora più di prima. < Jorge calmati. Non sono qui perché stanno cercando di salvare la vita a Xabian. Il loro lavoro è quello. > dico io avvicinandomi a lui ed accarezzandogli la guancia. Vedo che il suo volto diventa più rilassato. Si siede. Mi siedo al suo fianco. < Questa storia mi sta distruggendo. Ho già sofferto abbastanza. Non voglio continuare più… > dice lui. < Manca poco, me lo sento. > Non è vero! Per me non manca poco, ma voglio rassicurarlo. L’unica cosa che posso fare e mentirgli, per quanto mi faccia male. < Signori, i medici mi hanno detto che l’intervento richiederà ancora delle ore. Vi consiglio di andare a casa a riposarvi. Appena finiranno vi avviserò. > disse un’infermiera. Jorge sembrava volesse opporsi ma quando mi vide, capi che la cosa migliore da fare era quella di andare a casa e di riposarci anche se per poco …
 
Jorge
 
Anche se avrei voluto rimanere lì, ad aspettare delle notizie, lo sguardo di Martina mi supplicava di andare a casa. Non solo per riposare, ma anche per stare noi due da soli. Per concederci un momento. Dopo questa notte non abbiamo più parlato di noi. Lo so che infondo non c’è molto da dirsi ma io odio il silenzio. In macchina nessuno dei due ha fiatato. Entrambi abbiamo visto unicamente la strada di fronte a noi. Arrivati a casa, non possiamo evitare di parlare. < Io non ho fame e… > Martina non finisce di parlare che mi butto sulle sue labbra. Non voglio sentire niente, per il momento. Adesso ho bisogno solo di lei, del suo corpo, della sua anima. Ogni suo componente mi serve. I nostri baci non sono pacati, non sono quei baci che si danno solamente perché si è fidanzati. Sono quei baci che ti riempiono e di cui non ne hai mai abbastanza. Lei capisce. Mi asseconda, anche se sono convinto che anche lei abbia necessita di me. Andiamo nella stanza da letto. Mi metto sopra di lei. Piano ci svestiamo, rendendo il nostro contatto maggiore. Poter toccare la persona che si ama è la cura migliore da qualsiasi maledizione. Nulla ci divide. Ad un tratto diventiamo la stessa persona, unendoci in qualcosa di solo nostro. Dopo attimi di noi, ci fermiamo e ci mettiamo un al fianco dell’altro. Lei appoggia il suo capo sul mio petto, impregnato di sudore. Non è un sudore nauseante di cui vuoi fare a meno, ma è la mia essenza. Lei circonda il mio bacino con le sue docili braccia.
È in questi momenti che rifletto. Rifletto su cosa significherebbe perdere Xabian. Perdere anche lui significherebbe dover trovare un'altra persona di cui fidarmi. Si, è vero c'è Martina ma l'amicizia sopra vale su tutto. Quando sei incazzato con il mondo vuoi qualcuno al tuo fianco, e per quanto una fidanzata possa essere importante, l'amico rimane la prima persona a cui vai a dire che è stata una giornata di merda, che vorresti morire, che vorresti andare a casa bere una bottiglia intera di alcool puro e uscire di casa con tutti i rischi che si possono correre. Questa cosa l'ho imparata con Valeria. Quando io e lei stavamo insieme io avevo tanti amici, ma nella ricerca del killer e per passare del tempo con lei ho dovuto rinunciare a passare del tempo con loro. Gli trascuravo e me ne pento ancora oggi di averlo fatto. Loro mi seguivano e stavano con me sempre. Ne abbiamo vissute tante e se non fosse stato per la mia stupidità ne avremmo vissute molte altre. Loro mi volevano bene e anche io ne volevo a loro. Però quando si è fidanzati, si pensa che quell' amore ci sarà per sempre mentre non è così. Quando io e Valeria ci siamo lasciati i miei amici non c'erano più per me perché erano convito che volevo stare con loro per rimanere solo. Ma non era così. Loro erano l'unica cosa che mi era rimasta. Loro avevano saputo della morte dei miei genitori ed erano pure venuto al funerale. Avevano seguito il loro cuore perché inconsciamente mi volevano bene. Quella giornata la ricordo ancora. Fu li che il mondo mi crollò addosso. La mattina mi svegliai. Al mio fianco Valeria dormiva nuda. Un sorriso mi scappò. L'amavo e questo si notava. Non era un gioco per me e sono convito che non lo fosse neanche per lei. Io ne sono certo che lei provava qualcosa per me. Lo vedevo nei suoi occhi e non lo dico perché non voglio essere ferito da quello che mi fece, ma perché secondo me è così. Quando mi svegliai, sentii il mio telefono squillare. Ancora assorto dal bellissimo profilo di Valeria, risposi al telefono. Quella fu la telefonata più brutta della mia. Fu li che mi dissero che le persone che ho avuto al mio fianco per tutta la mia vita, che mi hanno cresciuto, che mi hanno incoraggiato, che hanno fatto sacrifici per realizzare i miei sogni, non le avrei riviste mai più. La vita si fermò tutta una volta. Non ti immagini mai quella chiamata. L'unica cosa che riuscivo a fare era rimanere paralizzato. L'aria non arrivava ai polmoni, il cuore batteva incontrollatamente. Dal telefono usciva la voce di un poliziotto che mi avvisa del decesso, diceva tante cose che non riuscivo a capire o meglio, che non volevo capire. Al momento non vuoi credere che sia vero. Solo in un secondo momento, quando li vedi morti sul tavolo dell'obitorio, di rendi conto che la vita ti ha privato dei tuoi più grandi consiglieri. Per quanto a volte diciamo di odiarli, loro sono la nostra unica speranza. Per me non vale più, ma se loro fossero ancora vivi, se avessi avuto bisogno di aiuto loro sarebbero stati i primi che mi avrebbero messo una mano sulla spalla e mi avrebbero detto: " Nella vita ci sono le salite, e ci si stanca, molte volte si vuole mollare. Ma quando poi sali fin sopra e vedi il panorama, capisci che ne vale la pena." 
Non voglio tornare in lutto, non voglio avere un'altra vita sulla coscienza. Voglio che lui continui a vivere, a vedere il sole la mattina, a lavorare, a sognare...

Una chiamata mi sveglia dai miei pensieri. < Pronto?  > dico non alzando molto la voce. < Sono Lodovica Comello. Ho saputo del sotto-tenete Ponce de Leon. Vorrei sapere come sta? > dice una voce femminile. < In realtà neanche io so molto. I medici lo stanno operando e non mi hanno fatto sapere altro. Appena saprò l’avviserò. > < Grazie mille, a presto. > La chiamata si interromape subito. Decido di farmi una doccia. Piano esco dal letto cercando di non svegliare Martina. Mi dirigo in bagno. Entro subito nella doccia e apro il rubinetto. L’acqua fredda ricopre il mio corpo. Mille pensieri si inondano, senza trovare tregua. Ad un certo punto mi viene in mente una cosa. Se hanno fatto del male a Xabian, è perché sapeva qualcosa che non doveva sapere. E se l’hanno fatto nella caserma significa che lo ha scoperto lì. Ciò significa che quando la mattina presto, Xabian è andato nella centrale, anche il serial killer era lì. Ma se fosse uno comune non avrebbe senso la sua presenza a quell’ora. Ma chi ci dice che sia uno di fuori!? Per risolvere il caso adesso bisogna capire chi c’era in mattinata. Veloce esco dalla doccia. Mi metto l’asciugamano velocemente. Prendo il telefono e chiamo a Maurizio, il guardiano. < Pronto? > dice una voce lievemente assonnata. < Ciao Maurizio, sono Jorge. Avrei una domanda da farti riguardante questa mattina. > < Dimmi. > risponde lui senza pensarci. < Oltre a Xabian, chi è entrato, intorno a quell’ora, in centrale? > La risposta fu attesa, anche se non a lungo. < Solo una persona: Romeo. > ...
 
 
 
 
NOTA AUTRICE:
Non sono morta! Allora pochi scherzi. La storia sta per terminare. Non so se mancano due o proprio un capitolo. L’unica cosa voglio chiedervi: vi siete immaginati anche voi Jorge sotto la doccia? XD io si. Comunque un altro momento intimo tra i due. Nel prossimo capitolo non credo ci sarà spazio ( mi dispiaceeeee) comunque sia stiamo alla fine quindi ne succederanno delle belle :D
Non allungo la nota autrice se no posto tardi. Fatemi sapere cosa ne pensate e alla prossima <3
By fedez_etta 

 

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