Non giudicate da ciò che siamo stati

di Fantasy is magic
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** il risveglio ***
Capitolo 2: *** Leortney ***
Capitolo 3: *** Rivelazioni ***
Capitolo 4: *** Ecco cosa voglio! ***
Capitolo 5: *** Andros ***
Capitolo 6: *** Le famiglie ***
Capitolo 7: *** L'accademia Drakkar ***
Capitolo 8: *** I draghi ***
Capitolo 9: *** La cattura e il salvataggio ***
Capitolo 10: *** L'attacco delle Spine Acuminate ***
Capitolo 11: *** La battaglia imperversa e finisce ***
Capitolo 12: *** Gli spiriti familiari ***
Capitolo 13: *** Spiegazioni ***
Capitolo 14: *** Problemi all'Accademia Drakkar ***
Capitolo 15: *** Shikon il vanitoso ***
Capitolo 16: *** Alleanza o quasi ***
Capitolo 17: *** Accorgimenti ***
Capitolo 18: *** Adunata! ***
Capitolo 19: *** L'amore ***
Capitolo 20: *** Il ritorno ***



Capitolo 1
*** il risveglio ***


1. Il risveglio
 

 
 
 
La stanza era buia mentre tutto ciò avveniva su un letto da ambulatorio giaceva un corpo tenuto insieme da un collante alchemico* che sarebbe poi svanito quando esso avrebbe preso vita mancava solo un piccolo dettaglio per far sì che il corpo si animasse, un po’ come un ingranaggio di un orologio. Chi lavorava sul corpo aveva capito tutto ciò e allora prese una piuma della fenice che teneva in gabbia e la gettò sul petto del corpo che allora prese vita. Valtor si svegliò non capendo né dove fosse né come mai fosse vivo visto che era stato privato del fuoco del drago, ma incredibilmente sentiva lo ardere nel petto ma era diverso da quello del drago, provò più volte a trasformarsi nella sua forma demoniaca ma senza successo solo allora notò l’altro letto sul quale era sdraiato un uomo vestito come un punk, il quale ancora dormiva. Valtor si guardò in giro il locale dove erano posizionati i letti era piuttosto ampio: vi era una piccola cucina con tanto di bicchieri, teiera, frigorifero e tavolo ed anche un bagno con tutto quello che serviva perfino un accappatoio, Valtor stese un po’ sul letto poi si alzò e decise di farsi una doccia e poi di farsi un tè.
 
Ogron  sbattè più volte le palpebre e si stropicciò gli occhi fino a che non tornò a vedere come avevano fatto gli altri, era bagnato fradicio dalla testa ai piedi così come Gantlos e Anagan, ricordava di essere stato intrappolato nel ghiaccio dalle fate forse era a quello che era dovuta l’acqua, e un sorriso di pura e semplice gioia che andava da orecchio ad orecchio si schiuse sulle sue labbra quando capì che né lui né i suoi compagni erano nella dimensione Omega erano però in un posto pieno di colori che normalmente gli avrebbe fatto schifo, ma in quel momento qualunque luogo gli sarebbe andato bene rispetto a quel postaccio che era la dimensione Omega “Siamo liberi, liberi” urlò il rosso a squarciagola ridendo di gusto seguito dai compagni poi la risata si fermò Ogron pensava a Duman e se mai lo avrebbe potuto rivedere.
 
Duman si svegliò lentamente anche se spaventato dal sogno che aveva fatto ma non era un sogno, era il ricordo della sua stessa morte. Non si spiegava come mai fosse vivo, alzò il busto, provò a muovere le mani, i piedi, e infine provò a trasformarsi in tanti animali diversi con successo poi provò a trasformarsi nella sua forma di gargoyle alato avvenuta anche quella con successo, soddisfatto tornò alla forma umana e si distese incrociando le braccia dietro la testa rilassato e felice di essere vivo “Ti sei svegliato finalmente” Duman si alzò di botto sentendo una voce calma e pacata provenire dalla sua sinistra c’era un uomo vestito in modo casual con lunghi capelli e occhi grigi che lo stava fissando mentre sorseggiava del tè “ Chi sei?” “Mi chiamo Valtor tu invece chi sei?” “Mi chiamo Duman sono un muta forma” “Questo lo avevo già visto” puntualizzò Valtor “Dove siamo?” chiese Duman “Non ne ho idea e se lo sapessi sarei già fuggito” rispose Valtor poggiando sul tavolo la tazza vuota di tè. Duman sentì un rumore provenire dai piedi del letto si avvicinò a dove proveniva il rumore e vide una fenice “È bella no?” chiese una voce misteriosa Duman pensò fosse nella sua testa ma anche Valtor l’aveva sentito “Chi sei? Che cosa vuoi da me?”urlarono insieme i due una risata si espanse nell’aria “Lo scoprirete presto disse di nuovo la voce. Nda: *collante alchemico: colla speciale realizzata con Bava di drago blu e poche gocce di Vitalis Rigeneris(liquido che ridà vita ed energia se bevuta)

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Capitolo 2
*** Leortney ***


Dopo aver sentito la voce Valtor e Duman si diedero il cambio per la guardia che facevano ininterrottamente e nelle ore dei pasti l’uno portava il cibo all’altro per evitare pause, ma il sonno stava riducendo allo stremo delle forze entrambi. Ciò causò che sei notti dopo aver sentito la voce i due si addormentarono di sasso e allora una strana figura fece la sua apparizione in un cumulo di ceneri e cadde a terra esclamando: “Ahi, ahi, ahi! Che botta” e facendo svegliare Valtor e Duman, quest’ultimo si trasformò in una lucciola per permettere all’altro di vedere chi fosse la misteriosa figura: era una ragazza che indossava un gonnellino arabo arancione scuro o almeno sembrava scuro, visto che Duman non stava un attimo fermo, e un top color azzurro- blu con spalline di rete nera,portava una sciarpa bianca sulla quale erano disegnati dei simboli: i quattro elementi, il fulmina e i simboli alchemici che indicavano la psiche, il viso era ovale, le labbra sottili e il naso alla francese, i suoi grandi occhi erano color verde acqua e semichiusi per via della luce emessa da Duman, lei cercava di proteggerseli con le mani sulle quali indossava due guanti spaiati, quello destro era piccolo giallo- nero e senza dita, quello sinistro le copriva l’avambraccio “Come ti chiami e che cosa fai qui?” “Che cosa fai qui? Non mi verrete a dire che non posso entrare nell’ appartamento dietro il mio laboratorio” “Ma chi sei tu?” “Sono Leortney, alchimista di prima categoria, la stessa che ha riportato in vita tutti e due” “Ma che stai blaterando?” disse seccato Duman tornando alla forma umana “Che vi ho riportato in vita con Valtor è stato più o meno facile dal punto di vista corporale poiché il suo corpo era pressoché integro e ho dovuto usare poco collante invece il tuo Duman era ridotto a pezzetti minuscoli. Ah se sapessi quanti tubetti ne ho dovuto usare!” “Senti un po’ perché mi ritrovo privato della mia forma demoniaca?” Valtor voleva a tutti i costi sapere il perché fosse stato privato di quella forma “Ah, ti riferisci a quel mostruoso demone rosso l’ho dovuto asportare” “Cosa!!! E per quale assurdo motivo?” “Ecco tu sei stato portato per la prima volta in vita grazie al fuoco del drago e per riportarti in vita ho pensato di usare un altro fuoco, per l’esattezza quello della fenice, ma quel demone lo impediva così l’ ho tolto” Valtor era scioccato alla consapevolezza di essere totalmente umano* ; uno strano suono interruppe la sua riflessione “Oh caspita, devo andare ciao” disse Leortney prima di sparire nelle ceneri, Valtor tentò di fermarla ma inutilmente, cadde tra la cenere, sentì di averla in qualche modo assorbita e guardando a terra dopo che si fu alzato vide che, nel punto dove era caduto, la cenere non c’era più, l’aveva veramente assorbita? Che cosa gli stava succedendo? Ogron, Gantlos ed Anagan si stavano annoiando, erano liberi ma bloccati in un luogo che stava iniziando a dar loro il voltastomaco a causa del fatto che fosse così colorato ‘Qui ci vorrebbe tanto un’aspirina mi fa malissimo la testa ’ pensò Gantlos. D’improvviso apparve un cumulo di ceneri dal quale comparve Leortney “Uffa devo migliorare l’atterraggio” borbottò “Chi sei?” chiesero i tre irritati dalla sua presenza “Sono Leortney colei che vi ha portato fuori dalla dimensione Omega e lasciato qui” “Bene come facciamo ad andarcene?” chiese Gantlos “Ogni cosa a tempo debito miei cari, comunque sono venuta qui per informarvi che Duman sta bene ed è in buona compagnia” “Dov’ è adesso?” “ecco lui è…” bip bip “ Ops devo andare a presto ”cercarono di trattenerla ma in vano però erano sollevati almeno sapevano che Duman stava bene. Nda:*totalmente umano: qui si intende umano nel senso di forma, corpo, non umano nel senso senza poteri.

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Capitolo 3
*** Rivelazioni ***


3. Rivelazioni
 
 
Valtor da giorni rimuginava su ciò che era successo quando Leortney era sparita. Si stava arrovellando, ma non arrivava al dunque, pensava così tanto che gli sembrava di andare a fuoco; d’improvviso sentì dell’acqua gelida piombargli sulla testa, si girò e guardò basito Duman “Ma cosa ti è saltato in mente?” “Dovresti ringraziarmi, stavi per andare a fuoco” disse Duman con una nota d’orgoglio nella voce. A Valtor sembrò che il suo “amico”* gli stesse facendo uno scherzo di pessimo gusto,così andò in bagno per asciugarsi i capelli, si tolse i vestiti bagnati fradici e ne prese alcuni asciutti e puliti da un cassetto del comò “Almeno quella ragazzina pazza ha avuto la gentilezza di lasciarci dei vestiti” esclamò Valtor ancora arrabbiato per la storia della parte demoniaca. Indossò gli abiti, i quali non solo gli calzavano a pennello, ma erano anche identici a quelli che indossava prima, cosa parecchio strana. Mentre si stava pettinando davanti allo specchio sentì un rumore, come di una vampata di fuoco, si disse che era solo il frutto della sua immaginazione, visto che nei giorni precedenti lo aveva sentito molte volte e non era mai successo niente. Quando ebbe finito di pettinarsi, notò un ciuffo ribelle in mezzo alla fronte, stava per spingerlo all’indietro con la mano destra, quando quest’ultima prese fuoco per pochi istanti; il cuore di Valtor saltò un battito, allora Duman aveva ragione lui stava veramente per prendere fuoco. Improvvisamente comparve Leortney “Ehi ragazzi, come va?” appena la vide Valtor le saltò letteralmente addosso urlando “SPIEGAMI CHE COSA MI STA SUCCEDENDO” “Ho due cose da dirti. Prima: io non so di che cosa stai parlando, seconda: ti dispiacerebbe toglierti di dosso?”Valtor si alzò e aiutò Leortney ad alzarsi “Voglio sapere che mi sta succedendo? Tutto ad un tratto assorbo le ceneri e parti del mio corpo prendono improvvisamente fuoco” lei si fece pensosa “Potrebbe essere…forse…no non può essere… ma magari…” “DIMMELO!” urlò Valtor scuotendo Leortney “Potresti essere il Phonike *. Tempo fa regnava sovrano Lupusvirus, un tiranno terribile che rubava la magia alle creature di Magix, un giorno un giovane che si dice avesse il cuore di una fenice affrontò il tiranno in combattimento. Durante lo scontro il giovane prese fuoco, dopo che esso si spense lui possedeva ali infuocate e un’armatura porpora e sconfisse il tiranno” “È tutto molto interessante, ma non credo di essere questo Phonike” “Io, invece si e credo tu debba imparare ad usare i tuoi poteri da fenice” “Ma per favore,non essere ridicola” d’ improvviso le parti del corpo di Valtor presero fuoco “Duman chiudi occhi e naso” ordinò Leortney, consapevole di ciò che stava per succedere, Duman obbedì senza batter ciglio. Il corpo di Valtor bruciò in un solo istante ma, contrariamente a ciò che si aspettava Duman, lui era ancora lì, sembrava fosse rinato; Valtor guardava Leortney con occhi sbarrati, spaventato da ciò che era appena successo, lei gli si avvicinò camminando in mezzo alle ceneri, gli pose una mano sulla spalla e chiese: “Adesso mi credi?”
 
NDA
“amico”: il termine è tra parentesi poiché Valtor non conosce così bene Duman da definirlo veramente amico
Phonike: viene dal termine greco Phonikes usato da Omero(o da chi per lui)per indicare il popolo dei Fenici.
 

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Capitolo 4
*** Ecco cosa voglio! ***


Oggi a posto di passare subito al capitolo come è mio solito fare volevo dire che ogni cattivo prima è stato buono e quindi non bisogna giudicarlo da ciò che è. Inoltre volevo dire un’altra cosa in ogni cattivo esiste una candela ormai spenta, che può però essere riaccesa anche da un gesto banale, un saluto particolare: quella candela è…l’amicizia. Detto questo buona lettura! Fantasy is magic

4. Ecco cosa voglio!

La voglia di uscire da quell’appartamento stava alterando i sensi di Duman, stare chiuso in quel posto da giorni lo stava rendendo claustrofobico, ciò lo spingeva a tentarle tutte pur di andarsene: saltare dalla finestra, passare attraverso il condotto dell’aria eccetera, ma nessuno di questi era riuscito e mentre lui tentava invano di “evadere”,Valtor rimuginava su quello che Leortney gli aveva detto “Io un eroe?Ma no, è una cosa assurda! O forse non lo è poi così tanto… uffa non ci capisco più niente!” pensò grattandosi nervosamente la testa, in quell’istante apparve Leortney che cadde di sedere “Ahi, mamma che botta” “Ehi tu! Senti un po’ io voglio uscire da qui” Duman era arrabbiato, gli sembrava di essere tornato vivo solo per essere prigioniero di Leortney “Si, si, si ne parliamo dopo. Adesso venite con me.” Detto ciò, prese uno per il polso destro e l’altro per il sinistro e azionò il tele trasporto. Dopo pochi minuti atterrarono in un luogo di aperta campagna, ma l’atterraggio non fu uno dei migliori “Scusate ho sempre avuto qualche problema con il tele trasporto” “Te lo dico io qual’ è il tuo problema con il tele trasporto” disse sarcastico Duman “Ah davvero!!! Sei riuscito a capire cosa non funziona…non dicevi sul serio” Leortney aveva superato ogni limite della pazienza di Duman, quest’ ultimo stava per trasformarsi in un lupo per attaccarla quando sentì una voce familiare “Duman? Sei tu?” Duman si girò e la rabbia sparì così come pochi giorni prima era apparsa, coloro che lo chiamavano erano, forse *,le persone più importanti della sua vita: i suoi amici ed erano tutti lì Ogron, Gantlos ed Anagan. Duman corse loro in contro, ma né da parte sua né da parte loro vi furono saluti, non perché tra di loro non ci fosse un legame affettivo, ma perché si erano separati così poche volte che non si ricordavano neanche da dove iniziare “Allora… qual è la parola che sto cercando? Ah, si ciao” questa parola uscì un po’ forzata dalla bocca di Ogron, così come dalla bocca degli altri due come se non lo avessero mai detto in tutta la loro vita, Duman rispose ai loro saluti e allungò il braccio destro sperando che si ricordassero di quel gesto, e a quanto pare era così, infatti uno dopo l’altro misero le loro mani destre sopra a quella di Duman, spinsero insieme verso il basso e poi si strinsero in un abbraccio di gruppo che finì subito “Bentornato amico mio” disse infine Ogron a nome di tutti. Un tossicchiare forte attirala loro attenzione “Avete finito?” “Si abbiamo finito” dissero gli Stregoni del cerchio nero erano seccati dalla maleducazione di Valtor, ma in fondo lui voleva aveva compiuto quel gesto perché lui amici non ne aveva; “Scusatemi, potreste ascoltarmi un minuto. Immagino vi sarete chiesti perché vi ho liberato… bene ora ve lo spiego. Vi ho osservato molto bene e da vicino mentre combattevate contro le fate e quando siete stati sconfitti e ho pensato che in fondo anche voi aveste un cuore pulsante nel petto e per questo ho deciso di liberarvi. Però in cambio della vostra libertà, dovreste farmi un piccolo favore.” “Quale esattamente?” chiese Valtor, il quale ne aveva abbastanza di lei e voleva solo andarsene “Ecco…dovreste essere…diventare buoni” “Cosa!!! Ma sei impazzita ragazzina!” Gantlos non riusciva a credere alle sue orecchie “Non succederà mai” “Per favore, io vi sto dando la possibilità di ricominciare” “Ricominciare? Assolutamente no, io me ne vado” disse Gantlos andandosene. Leortney arrabbiata sparì e poco dopo Gantlos sbatte contro un mostro gigantesco, accanto al quale c’era Leortney che chiese “Preferite fare quello che vi ho chiesto io, o affrontare questo mostro?”

 

 

Nda
 Forse : ho scritto forse perché nella vita di Duman e degli altri stregoni del cerchio nero, ci sono almeno altre cinque persone importanti ciascuno.
 

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Capitolo 5
*** Andros ***


5. Andros

“Preferite fare quello che vi ho chiesto io o affrontare questo mostro?” Gantlos deglutì “Ecco pensandoci un attimo ricominciare è la scelta migliore” “In effetti potrebbe essere una buona idea, dico bene signori?” chiese Ogron agli altri due, che annuirono vistosamente, non perché avessero paura, ma perché si erano accorti che il mostro era parecchio più forte e che non sarebbero riusciti a sconfiggerlo nemmeno unendo le forze “Quindi voi sareste disposti ad essere buoni solo perché avete paura di questo mostro?” Valtor era sorpreso, quattro degli stregoni più potenti al mondo avevano paura di un mostriciattolo “Non è paura, è prudenza. Il mostro è troppo grande, non riusciremmo ad abbatterlo neanche con il più potente dei nostri incantesimi”ribatté Ogron con una saggezza pari solo a quella di Odisseo “Io non sono disposto a ricominciare, non ho paura come voi” Valtor detto questo, attaccò il mostro con un incantesimo, che non lo scalfì nemmeno, lo fece solo irritare; la creatura allora, col cuore colmo di rabbia, diede a Valtor un pugno in pieno viso ed egli finì a terra stordito “Ho cambiato idea, proverò a ricominciare” “Ottimo! Allora preparati, perché parti subito per una destinazione che ho scelto io.” “Cosa? Perché ?” “Conosci il detto gli ultimi saranno i primi? Tu ti sei deciso per ultimo, perciò parti per primo. Tieniti forte!” Leortney scioccò le dita e Valtor sparì nelle ceneri, allora lei si girò verso gli Stregoni del Cerchio Nero e disse on un sorriso: “Voi sapete già dove andare quindi io non vi trattengo” gli stregoni fecero un cenno con la mano in segno di saluto e sparirono, Leortney si avvicinò al mostro e si complimentò “Ottimo lavoro Schirker” il mostro fu avvolto da una luce e al suo posto apparve un giovane coi capelli blu alto circa 1,80m “Grazie Leortney, ci vediamo domani in classe”. Valtor aprì gli occhi leggermente confuso, ricordava di essere stato tele trasportato da Leortney in un luogo scelto da lei ed aveva difficoltà ad orientarsi “Forse io non conosco questo luogo, però mi sembra familiare” allora si sedette e sentì le gambe bagnate, guardò in basso c’era un’immensa distesa di acqua. Valtor rifletté un secondo e capì di trovarsi su Andros* e allora si chiese perché di tutti i posti possibili ed immaginabili Leortney avesse deciso di portarlo proprio sul pianeta che aveva tentato di distruggere “Questo non è ricominciare, è una condanna a morte” pensò. In quel momento Valtor sentì dei passi: erano le guardie reali di Andros. Valtor corse via veloce e si nascose dietro ad una parete pregando che non lo vedessero e, per sua fortuna, fu così. Poco dopo apparve Leortney “Perché mi hai portato qui? Dì la verità, mi hai riportato in vita solo per vedermi morire” “No, niente affatto; ti ho portato qui perché tu da adesso vivrai qui”, Valtor la guardò con sguardo interrogativo; Leortney sospirò “C’è una scuola per streghe che ha bisogno di un professore di incantesimi” “Sono già stato in quella scuola!” “No hai capito male. C’è n’è una proprio qui su Andros” “Ma perché non mi hai mandato a Torrenuvola”a Leortney sembrava che il tele trasporto avesse stordito Valtor più di quanto pensasse “Non credo che la Griffin dopo tutto quello che hai combinato, acconsentirebbe ad averti come professore nella sua scuola, perciò ho parlato con la preside Morgaine e lei ha accettato. Inizi domani, occhio a non farti vedere dalle guardie” Leortney gli porse una valigia “Qui ci sono i tuoi vestiti e, visto che non sai dov’è, ti accompagno a visitare la tua nuova casa” “Una domanda, come faccio a trovare la scuola?” “Basta seguire la guardiana dell’acqua, una nuvola speciale che assomiglia ad una fata, il cui dito indice punta sempre verso la scuola”

 

Nda
… capì di trovarsi su Andros: Valtor capisce di trovarsi su Andros dal fatto che in mezzo alla distesa d’acqua vi sia il portale per la Dimensione Omega. 

 

 

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Capitolo 6
*** Le famiglie ***


Ehilà ciao a tutti buon San Valentino!♥ /!\ Attenzione: il capitolo è molto dolce quindi vietato a chi soffre di diabete. Fantasy is magic.
 
6. Le famiglie
 
Ogron stava davanti a quella porta senza il coraggio di bussare, chiedendosi come avrebbero reagito le persone che abitavano dentro quella casa, se lo avrebbero perdonato per averli lasciati soli per tredici lunghi anni “Fatti forza Ogron, solo se bussi saprai la verità” si disse per farsi coraggio e bussò, gli aprì una donna snella, di pochi anni più giovane di lui, con capelli color porpora e occhi color blu oceano, i quali si inondarono di lacrime, quando ella realizzò chi fosse l’uomo che aveva davanti. “Ragazzi venite subito presto!” disse la donna con la voce mozzata dal pianto, stringendo in un lunghissimo abbraccio Ogron, poco dopo un ragazzo e una ragazza si presentarono alla porta: il ragazzo somigliava in maniera impressionante a Ogron e aveva su per giù quindici anni mentre la ragazza somigliava più alla donna ed era circa un anno più piccola del ragazzo. I due adolescenti erano fratello e sorella ed entrambi saltarono al collo di Ogron gridando : “Papà”, il rosso era quasi in lacrime mentre abbracciando i due figli si rivolse alla donna: “Alisha, non so se le mie parole suoneranno vuote e prive di senso e capirò se non vorrai perdonarmi, ma mi dispiace di essermene andato è stato più forte di me scusami” Alisha lo baciò per farlo tacere, aveva detto troppe cose false “Ogron amore mio, non c’è bisogno che ti scusi, non fa niente. Io e i ragazzi sapevamo che il potere del Cerchio Nero ti aveva soggiogato *. Bentornato a casa”. Duman atterrò nella Foresta Nera nella sua forma di gargoyle alato per far sì che le creature che la abitavano lo riconoscessero, però quando ebbe appoggiato i piedi a terra fu scoccata una freccia, che fortunatamente non lo colpì; poi da un cespuglio uscì un gargoyle: era stato lui scoccare la freccia “Duman, sei tornato” “Si Yuri” “La tua famiglia sarà felice di vederti vieni” Yuri lo condusse nel sottobosco dove erano situate in fila indiana delle capanne tutte uguali, esse erano riservate alle famiglie in cui un componente era morto o era stato tentato dalla magia oscura *. Duman bussò alla porta di quella che Yuri gli aveva indicato, aprì la porta un giovane di quindici molto somigliante a Duman, il quale colmo di gioia abbracciò il ragazzo che ricambiò con difficoltà l’abbraccio, le ali di Duman erano piuttosto ingombranti, dietro il ragazzo comparve una donna magra con grandi occhi verdi che diede a Duman uno schiaffo potente, accusandolo di averla abbandonata di sua spontanea volontà, il muta forma per evitare una lite che sarebbe durata da lì all’eternità, l’avvicinò a sé con forza e la baciò placando i suoi spiriti bollenti. Gantlos entrò in quella casa come un ladro, voleva sorprenderne gli abitanti, ma quando fu sul punto di poggiare una rosa sul tavolo scattò l’allarme e lui fu colpito da una padella e svenne, d’improvviso si accesero le luci e la bella donna che lo aveva colpito si portò le mani alla bocca “Gantlos, tesoro mio stai bene?” domandò preoccupata, un gemito di dolore fu la risposta “Te lo avevo detto che era lui!” “Zitto Adrian, aiutami a farlo alzare”. Anagan fece come era suo solito fare ovvero tutto di corsa, fece più di trecento chilometri in un ora con solo una breve pausa per comprare un mazzo di gigli bianchi a chi lo stava aspettando, di corsa entrò in quel laboratorio senza che nessuno potesse vederlo, si avvicinò alla bellissima e dolce segretaria, la baciò sulla guancia a lampo e lasciò i gigli sulla scrivania, lei capendo di chi si trattava scrisse contenta al giovane figlio un messaggio che diceva : “È tornato!”
 
Nda
Soggiogato: il termine si riferisce a quando Ogron e gli altri stregoni forgiarono il cerchio nero ma lo spiegherò qualche capitolo più avanti.
Magia oscura: è totalmente diversa dalla magia nera perché la magia nera è causata dall’odio quella oscura da manufatti di potenza inaudita.
 

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Capitolo 7
*** L'accademia Drakkar ***


7. L’accademia Drakkar
 
Erano da poco scoccate le sei del mattino ed in ogni abitazione di Andros la gente dormiva, in tutte eccetto una. Infatti Valtor era già sveglio ed in stato di calma apparente, ma in realtà era leggermente nervoso per due motivi: il primo motivo era il fatto che quel giorno si sarebbe trovato di fronte a migliaia di streghe come loro insegnante avendo come unico riferimento l’esperienza; il secondo era che doveva stare attento a non farsi beccare dalle guardie, ma quest’ultimo fatto non lo preoccupava un granché, perché si era alzato così presto proprio per sfuggirgli, visto che le guardie avrebbero iniziato la ronda alle sette. In dieci minuti si era lavato e vestito e si era fermato davanti allo specchio ripetendosi: “Coraggio Valtor, andrà tutto per il verso giusto vedrai” era normale che si sentisse nervoso ed inquieto nell’animo, non sapeva che tipo di streghe lo attendessero e la sua esperienza in quel momento non gli serviva a niente, visto che aveva conosciuto le più perfide e subdole dell’universo magico. In quel momento si risvegliò dai suoi pensieri come da un brutto sogno, decise che non c’era tempo per riflettere e che era tempo di andare. Appena fu uscito di casa iniziò a seguire la guardiana dell’acqua, passando anche sopra i tetti delle case per evitare di perderla di vista; la seguì fino a che non arrivò alla scogliera e da lì vide la scuola ergersi su un isolotto a parte lontano dalla riva “Bene e ora come ci arrivo?” pensò, ci rifletté su un istante e poi decise di usare il tele trasporto; quando lo utilizzò si accorse che era diverso da quello che usava prima della rinascita *, era molto simile a quello di Leortney, ovvero di cenere, solo quello di lui ne produceva molto di meno. Non si soffermò più di tanto sulla cosa ed iniziò ad ammirare l’enorme cancello di ferro battuto in stile gotico, sulla cui sommità era applicato il nome della scuola “Accademia Drakkar”, Valtor sapeva che la preside lo attendeva quindi si sedette ad aspettare che qualcuno gli venisse ad aprire, aspettò per circa mezzora e nessuno era venuto ad accoglierlo. Poco dopo un ragazzo che si trovava dentro il cortile lo vide seduto davanti al cancello dandogli le spalle e gli chiese: “Salve le serve qualcosa?” Valtor si girò ed iniziò a squadrarlo, era alto, magro e di carnagione chiara, aveva i capelli neri lunghi fino a metà collo con ciocche azzurre ed indossava una divisa con lo stemma della scuola, quando ebbe finito di guardare il ragazzo dall’alto in basso Valtor rispose : “Salve, io sono il nuovo professore, la preside stessa mi ha convocato, ma nessuno è venuto ad aprirmi il cancello” “Aspetti la faccio entrare” detto questo il ragazzo aprì il cancello e Valtor poté notare una cosa che prima non aveva notato: il ragazzo non era molto più giovane di lui. “Grazie per avermi aperto” “Si figuri. Quindi lei è il nuovo insegnante d’incantesimi. Finalmente è da un mese che l’aspettiamo” Valtor si chiese cosa potesse significare l’ultima affermazione del ragazzo, ma alla fine fu tutto chiaro “Ecco svelata la prima menzogna di Leortney” pensò Valtor scoprendo che la scuola non era solo per streghe, ma anche per stregoni. Così dopo pochi minuti si ritrovò in classe a spiegare a studenti di pochi anni più giovani di lui, i tre tipi di magia; alla fine delle lezioni della mattina gli sembrò di aver ripetuto più di cento volte la differenza tra magia nera ed oscura ad un tipo che si era ostinato a non volerlo capire, sentendosi un po’ stanco ed affamato decise di andare in pausa pranzo come tutti gli altri professori. Mentre si avviava verso la mensa notò che una delle streghe presenti ad una delle sue lezioni lo stava fissando, beh lo facevano tutte, ma il suo sguardo azzurrino fisso su di lui, faceva sì che Valtor si sentisse profondamente a disagio e si comportasse in modo un po’ goffo ed impacciato. Lui non aveva mai avuto quella reazione davanti ad una strega ed era molto strano, tanto strano che lui stesso si chiese che gli stesse succedendo.
 
NDA
Rinascita: vedere capitolo 3
 

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Capitolo 8
*** I draghi ***


Ehilà, ciao. Ecco qui il mio capitolo spero vi piaccia. /!\ Attenzione qui vengono menzionate alcune specie appartenenti a “Dragons” un film della Dreamworks.
8. I draghi
Quella notte nessuno degli Stregoni del Cerchio Nero riuscì a prendere sonno, quindi  attraverso la telepatia si diedero appuntamento alla brughiera nelle vicinanze dell’abitazione di Ogron. Pochi minuti dopo erano tutti lì, pronti per richiamare gli antichi alleati; i primi furono Ogron e Duman, i quali alzarono la mano destra al cielo, concentrandosi. Poco dopo i loro palmi emisero una debole luce dorata con cui lanciarono il richiamo, la stessa cosa fecero Gantlos e Anagan. I quattro non attesero allungo per veder apparire nel cielo le quattro bestie. Erano quattro draghi dal volo silenzioso che volavano in picchiata verso il punto in cui erano riuniti gli stregoni. I primi che toccarono terra erano della stessa specie e si diressero uno verso Duman l’altro verso Ogron i quali iniziarono ad accarezzare i due draghi “Ciao Jock, ti sono mancato?” chiese Duman al drago, il quale rispose leccando il muta forma dalla testa ai piedi “A quanto pare sì” disse quest’ultimo togliendosi di dosso quanta bava poté. “Bene, bene Ruik guarda che bell’esemplare di Furia Buia sei” si complimentò Ogron al suo drago “Ma anche Jock è un bellissimo esemplare” disse notando lo sguardo torvo di Duman. Mentre guardava distratto la scena Gantlos si ritrovò schiacciato dal peso del suo Uncinato Mortale, che non solo gli si era accucciato sopra ma stava anche stringendo con le ali il suo busto come se Gantlos fosse un giochino o un pupazzo, intanto Anagan tentava di calmare il suo Cuore Ardente* per evitare che con la sua euforia incendiasse la foresta. Ogron andò in aiuto di Anagan, mentre Duman cercava il modo di convincere l’Uncinato Mortale a lasciare libero Gantlos, il quale supplicava il drago dicendo: “Cold ti prego, per favore lasciami! So che ti sono mancato e che sono uno stupido a lasciarti solo. Ma se adesso ti togli di dosso ti prometto che appena mi sarò alzato faremo un bel volo assieme che ne dici?” il drago era titubante, aveva paura che appena si fosse alzato in volo, lo stregone se ne sarebbe andato di nuovo; Duman in quel momento pensò che l’idea del volo era a dir poco geniale, infatti essa avrebbe giovato a lui ed avrebbe aiutato Gantlos, così si avvicinò al drago e disse: “Forza Cold, andiamo ti ha proposto di volare insieme dopo tanto tempo. Fidati non se ne andrà, ma se ti fa sentire più sicuro io e Jock verremmo con te così se tenterà di scappare lo acciufferemo”; le parole di Duman convinsero il drago che si spostò per far alzare Gantlos, e quando si fu alzato, Cold gli si accucciò affianco. Intanto Anagan ed Ogron avevano convinto Rucius * a calmarsi dicendogli che se non si fosse dato una calmata il suo cavaliere (Anagan) lo avrebbe lasciato a terra per un mese intero. Così, visto che tutti e quattro i draghi si aspettavano di fare un piccolo volo serale, i quattro stregoni vi salirono in groppa, ripresero confidenza con la sella e poi spiccarono il volo. I quattro draghi iniziarono a volare in formazione come fossero stati degli uccelli, fino a quando i due Furia Buia iniziarono a fare di testa loro “Prendeteci se ci riuscite lumache” fu la provocazione di Ogron, la quale spinse anche gli altri due draghi a fare di testa loro. Ed iniziò una sottospecie di piccola gara che segnò la riconciliazione dei cavalieri con i propri draghi.
 
 
NDA
Cuore Ardente: tipologia di drago inventata da me. È un drago di medie dimensioni e molto agile, quando è felice il suo corpo s’infiamma generando fiamme anche piuttosto grandi
Rucius: nome del Cuore Ardente
 

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Capitolo 9
*** La cattura e il salvataggio ***


9. La cattura ed il salvataggio

Erano passati alcuni giorni da quando Valtor aveva iniziato ad insegnare e si era abituato a tutto tranne allo strano sentimento che sentiva ogni volta che la ragazza con gli occhi azzurri lo guardava. Quel giorno per volere della preside, Valtor si ritrovò ad accompagnare tutti gli studenti al portale della Dimensione Omega “Questo è il portale per la Dimensione Omega, luogo freddo e desolato dove vengono confinati tutti coloro che minacciano la pace del nostro mondo. Credetemi sulla parola quando vi dico che è un posto orribile” “Professore, lei c’è mai stato?” chiese uno studente curioso “Si, come prigioniero. Ma è un capitolo della mia vita chiuso” in quel momento la scolaresca si divise in due parti: da un lato i ragazzi che pensavano a quanto fosse forte avere come professore un ex recluso della Dimensione Omega, dall’altro le ragazze che si chiedevano che cosa avesse fatto di male per finirci. Poco dopo la “visita” al portale terminò e tutti gli studenti tornarono alla scuola, ma Valtor rimase ancora un po’ pensando al passato. Mentre era immerso nei suoi pensieri qualcosa lo colpì facendolo cadere, si girò e vide due guardie “Dannazione”pensò.  Cercò di alzarsi ma il colpo che aveva ricevuto gli faceva male, perciò cadde di nuovo a terra e non si mosse; sapeva che avesse reagito avrebbe solo peggiorato le cose. Quindi attese che i due uomini lo sollevassero, e quando questo accadde sentì dire da una di quelle lingue velenose : “Credevi di riportare su Andros il caos e la morte? Adesso sarai tu a morire” non disse nulla Valtor tanto qualsiasi cosa avesse detto non sarebbe stata ascoltata. Sentì che gli stavano mettendo le manette in modo da impedirgli di lanciare incantesimi, poi lo portarono nel punto più vicino all’acqua e lo spinsero. Valtor precipitò giù in quelle acque e mentre continuava a scendere tentò di salvarsi dall’annegamento, per paura di morire, cercò di nuotare ma i polsi ammanettati gli impedivano ogni movimento e le gambe era come se fossero diventate di gomma, allora si arrese non vedendo possibilità di salvezza “È la fine. Ma in fondo cosa pensavo di ottenere? La gente giudica sempre il passato delle persone che ha davanti anche se queste giurano di essere cambiate, perciò nessuno sarebbe disposto a darmi una seconda chance” pensò Valtor ormai convinto che fosse davvero finita. D’improvviso vide una creatura marina dirigersi verso di lui: era una sirena con lunghi capelli neri, occhi grandi ed azzurri, coda color corallo e un busto esile di carnagione chiara di cui Valtor riuscì ad ammirare la bellezza prima di svenire. Quando riaprì gli occhi tossendo e capì di trovarsi a riva; portò la mano al petto per sentire il battito del suo cuore, al fine di accertarsi di essere ancora vivo, e nel fare ciò notò di essere libero dalle manette. Girò la testa verso sinistra e vide poco distante da lui, al massimo a qualche centimetro di distanza, la sirena che aveva visto poco prima di svenire, la quale lo guardava con uno sguardo sollevato, forse era stata proprio lei a salvarlo, ma Valtor non ne comprendeva la ragione “Grazie” riuscì a dire lui con un filo di voce, la sirena azzerò con un abbraccio la distanza tra il suo corpo e quello di lui e sussurrò un “Di niente”nell’orecchio di Valtor. “Professore!” richiamò una voce da lontano facendo finire l’abbraccio della creatura di Andros, Valtor si girò solo un attimo a vedere chi fosse a chiamarlo e quando tornò a guardare davanti a sé lei era già sparita.
 

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Capitolo 10
*** L'attacco delle Spine Acuminate ***


10. L’attacco delle Spine Acuminate
Era notte ed il buio accompagnava gli inganni dell’ uomo vile che li stava compiendo, lui sapeva che quelli avrebbero tentato di calmare le bestie ed evitare così danni alla città e alla popolazione, ma sarebbero stati accusati di averle liberate loro e sarebbero finalmente spariti: “Come te la caverai adesso Ogron? Con quali mezzi pensi di liberarti da questo enorme guaio che sto per causarti?” detto questo diede un calcio poderoso ad alcune casse lì vicino, facendo sì che si aprissero e ne uscissero veloci i cuccioli della specie Spine Acuminate “Andate, aspettate l’alba e portate il caos” disse ancora l’uomo con voce stridula e i cuccioli sembravano essere suoi succubi, poiché fecero tutto quello che gli era stato ordinato. Ogron e gli altri stregoni quel giorno andarono su Magix di controvoglia, sentendo rimbombare nella testa le voci delle loro mogli che dicevano: “Ritornare sui luoghi del passato criminale aiuta a ricominciare a vivere” “Aiuta a ricominciare un paio di scatole” avevano pensato in coro gli stregoni, pensavano anzi che facesse male perché porta alla depressione, ma riflettendoci su non faceva più male di un pugno ben assestato da parte dei suoceri, infatti i padri delle loro spose, anche se con caratteri molto diversi, erano tutti molto testardi e la parola delle loro figlie era sacra. Ogron ricordava ancora il dolore che aveva provato quando, anni prima, aveva contraddetto la moglie davanti al padre di lei. Mentre Ogron pensava a questo, lui e tutti gli altri sentirono delle urla provenire dalla città e videro svolazzare intorno ad essa dei cuccioli di Spine Acuminate “Signori, dobbiamo aiutare quella gente. Sapete bene quanto me che i cuccioli di questa specie sono come delle spade impazzite” disse Ogron. Gli altri stregoni annuirono e chiamarono i loro draghi, che arrivarono lì per mezzo di un tele trasporto speciale che permetteva al drago di raggiungere il suo cavaliere in ogni dove. Anche Ogron chiamò il suo, ma iniziò a volare nella direzione opposta alla città : “Dove stai andando?” chiese Duman “  A prendere il mio scudo, senza quello non possiamo catturare quei draghi” detto questo si diresse dove era nascosto il suo scudo: in una grotta segreta sul fondale del lago Roccaluce. Vicino alle sponde del lago, le sei fate del Winx Club stavano facendo un picnic, quando videro Ogron avvicinarsi al lago si sorpresero, perché si stavano chiedendo come avesse fatto a fuggire; decisero però di non attaccare e di capire cosa stava tramando, così lo videro scendere in profondità e risalire qualche minuto dopo con in mano un lucente scudo, poi quando spiccò il volo le sei ragazze decisero di seguirlo. Poco dopo arrivarono a Magix city e videro un esercito di draghi spinosi attaccare la città, attaccati a loro volta dal resto degli Stregoni del cerchio nero e allora pensarono che essi stessero istigando i draghi affinché la città venisse distrutta. Allora si trasformarono ed attaccarono i quattro stregoni, i quali si divisero in due gruppi, uno avrebbe tenuto a bada le fate mentre l’altro avrebbe fatto allontanare i draghi dalla città.
 

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Capitolo 11
*** La battaglia imperversa e finisce ***


Chiedo scusa per il mostruoso ritardo. Vi auguro un buon 1° Maggio e una buona lettura.
11. La battaglia infuria e finisce
Anagan e Gantlos si occuparono di tenere a bada le Winx, mentre Ogron e Duman cercarono in tutti i modi di far si che i draghi non ferissero nessuno, ma era molto difficile. Tutt’un tratto, come se avesse sentito il loro “ci serve aiuto” mentale, Valtor comparve tra le ceneri e volando si avvicinò ad Ogron: “Serve una mano?” chiese “Si eccome!” rispose Duman “Allora che devo fare?” domandò Valtor “Dovresti portare la gente al sicuro. Tieni, questa mappa porta in un luogo che questi draghi non possono raggiungere. Conducili lì!” Ogron uscì da dentro una tasca della giacca una mappa che sembrava molto antica e la porse a Valtor. Egli la prese, se la mise in tasca, scese in città e, con l’aiuto della magia, creò un cappuccio e lo alzò in modo che coprisse il suo viso; tutto ciò per evitare che qualcuno non si fidasse e decidesse di restare lì, in mezzo alla battaglia. Valtor si mostrò agli abitanti di Magix City e disse loro che li avrebbe condotti in un posto sicuro; la gente all’inizio era un po’ titubante, però alla fine, dovendo scegliere tra rimanere lì e rischiare di essere trafitti e seguire uno straniero, decise di seguirlo; così Valtor riuscì a metterli in salvo e appena fatto ciò sparì così come era apparso. Intanto le battaglie “Stregoni contro draghi” e “Stregoni contro fate” si erano fatte difficoltose; Anagan e Gantlos non riuscivano a contrastare gli attacchi di tutte e sei le fate contemporaneamente rischiando seriamente di essere colpiti, mentre Ogron e Duman cercavano ancora di capire il punto cieco delle Spine Acuminate e stavano ancora tentando di cacciarli con i loro incantesimi e gli attacchi di plasma dei loro draghi, però questa strategia non funzionava perché non si sapeva molto di queste creature. Ogron era adirato aveva intuito che gli sarebbe servito lo scudo, ma non sapeva in che modo; insomma aveva provato tutti gli strumenti che vi aveva nascosto e nessuno di essi aveva funzionato; poi quando i raggi del sole colpirono lo scudo in modo che il riflesso colpisse uno di quei draghi, il quale cercò in tutti di allontanarsi. Allora Ogron capì che le Spine Acuminate non sopportavano la luce intensa; così iniziò ad avvicinarsi alle creature tenendo lo scudo in modo tale che i riflesso colpisse il drago più e più volte, disorientandolo e facendolo scappare. Gli altri stregoni vedendo ciò che era appena accaduto tentarono di imitare ciò che aveva fatto il loro leader; Duman usufruì di uno specchio che aveva trovato nella bisaccia legata alla schiena del suo drago, probabilmente ce lo aveva messo sua moglie per qualche oscuro motivo, Anagan e Gantlos idearono una strategia alquanto fantasiosa, ovvero stuzzicare Stella facendo si che li attaccasse. Come avevano sperato i due la principessina perse le staffe in pochi secondi e li attaccò con una sfera luminosa; quando la sfera fu vicinissima i due si spostarono ed essa colpì l’ultimo drago. I quattro con i loro metodi spinsero i draghi fuori dalla città con la complicità inconscia delle Winx. Dopo di che se ne andarono perché non avevano voglia di continuare una battaglia nata da un equivoco.

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Capitolo 12
*** Gli spiriti familiari ***


12. Gli spiriti familiari
 
Ogron si stava arrovellando ma non arrivava al dunque. Chi avesse portato lì quelle bestie era una domanda senza risposta. Nessuno poteva aiutare il rosso a comprendere che la risposta era racchiusa nel suo passato. Vedendo ridotto così il proprio padrone, un gatto della razza Blu di Russia saltò sul tavolino a cui era appoggiato lo stregone e strusciò il muso contro il braccio sinistro dell’uomo come per rassicurarlo; Ogron sorrise e accarezzò il manto morbido del gatto chiedendo: “Chi mai avrà portato quelle creature a Magix City Draik? Chi avrà avuto il coraggio e la crudeltà di fare una cosa simile?” “Mio padrone, io non ne ho idea. Forse una persona a voi nemica o con cui avete avuto delle divergenze!” rispose il gatto con voce calda “Può darsi, può darsi”. Ogron rimuginava ormai da una settimana e la risposta, tanto desiderata e richiesta, non arrivava; pensò allora che tornare dove si erano svolti i fatti avrebbe potuto schiarirgli le idee. Quando arrivò a destinazione trovò gli altri stregoni, era evidente che avessero avuto tutti la stessa trovata “Signori – cominciò Ogron – visto che siamo tutti qui, propongo di dividerci e di ispezionare l’area intorno alla città, qualcosa, qualsiasi cosa possa farci comprendere come degli esemplari di Spine acuminate siano giunte fin qui”. Detto questo gli stregoni con a seguito quattro aiutanti extra, si divisero e iniziarono a cercare. I suddetti aiutanti altri non erano che gli spiriti familiari degli stregoni, di cui uno già sopra citato *, essi erano completamente diversi l’un l’altro così come lo erano i loro padroni. Fu proprio la voce profonda di uno di questi che richiamò l’attenzione di Duman, la voce, che veniva da qualche metro di distanza dallo stregone, continuava a gridare: “PADRONE DUMAN, PADRONE DUMAN! HO TROVATO QUALCOSA!” Duman si precipitò nel luogo da dove proveniva la voce e vide il suo petauro dello zucchero Soora che zampettava su una cassa di legno, dalla quale sbucavano alcuni gusci d’uova “Soora, vado a chiamare gli altri tu resta qui” disse lo stregone andandosene. Poco dopo quando il piccolo petauro vide in lontananza i quattro stregone spiccò il volo, ma perse quota e cadde con il muso per terra; allora due figure si avvicinarono per aiutarlo a mettersi sulle zampe, una di queste con voce placida e pacata gli chiese: “Soora amico, stai bene?” mentre l’altra con voce trillante continuava: “Niente di rotto vero?” “Grazie per avermelo chiesto Raset, Fariji. Sto bene, anzi benissimo”. I due che avevano aiutato Soora a rialzarsi altri non erano che Raset, il famiglio di Gantlos, e Fariji,il famiglio di Anagan; il primo aveva le sembianze di un riccio, aveva grande cura dei suoi aculei e sveniva alla solo vista del latte; il secondo era un lemure coda ad anelli che amava stare ore ed ore chiuso in laboratorio. Quando  stregoni e famigli furono davanti la cassa per esaminarla e arrivare al colpevole dell’attacco delle Spine Acuminate, sentirono la voce di una ben nota fata del Sole Splendente “Bene, bene chi non muore si rivede” “ma non sarebbe dovuto accadere!” esclamò Flora “Come siete fuggiti dalla dimensione Omega?” chiese Bloom “Non siamo fuggiti!” rispose Ogron “Ci hanno liberati!” continuò Duman “Ah si?! E chi mai avrebbe liberato degli assassini come voi?”  
 
Nda:
L’ * si riferisce a Draik, il gatto di Ogron.
Angolo Autrice:
Ciao a tutti i miei lettori! Scusate il mastodontico ritardo, ma avevo il blocco dello scrittore e non riuscivo ad andare avanti. Adesso il blocco è passato e tornerò ad aggiornare più frequentemente. Spero che il capitolo sia stato di vostro gradimento, a presto!

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Capitolo 13
*** Spiegazioni ***


13. Spiegazioni

“Allora? Cos’è il gatto vi ha mangiato la lingua?” chiese Musa “È molto probabile che non rispondano. Al 99,9 % chi inventa scuse per discolparsi non risponda a domande che potrebbero provare la sua colpevolezza” “Non è una scusa siamo stati davvero liberati!”ribadì Ogron “Allora chi vi ha liberati?” incalzò la fata dei fluidi “Io! Io li ho liberati” disse una ragazza che indossava un passamontagna e una tuta nera, inutile dire che era Leortney.
“Perché lo hai fatto?! Loro sono esseri malvagi e ingannatori, non saranno mai in grado di fare del bene!” esclamò Bloom “Sbaglia principessa di Domino! Vi hanno dimostrato di essere cambiati, come potete ancora dubitare di loro” “Quando lo avrebbero fatto?” chiese confusa Stella “Come sarebbe a dire! Una settimana fa hanno impedito che la città fosse distrutta, spaventando quei draghi pericolosissimi con la luce diretta” rispose Leortney.
Allora nella mente delle sei fate sembravano essere spariti tutti i dubbi riguardo alla battaglia “ma, anche se hanno difeso la città, noi dovremmo farli sottoporre a giudizio” “No! Questo non ve lo permetterò! Voi non capite, porli sotto giudizio porterebbe solo sofferenza nelle loro vite” “Perché mai porterebbe solo sofferenza?” “Li separereste dalle loro famiglie, alle quali si sono appena ricongiunti. Lei principessa di Domino dovrebbe capire meglio di tutte le altre com’è orribile essere separati da coloro che ami!”. Bloom ci pensò su un attimo e sospirò “Va bene potete andare” le altre la guardarono sorprese “Beh ragazze, non abbiamo alcuna prova che siano stati loro a portare quelle bestie in città o ad istigarle per attaccare la città, quindi non abbiamo motivo di trattenerli.” “Grazie per la comprensione fatina.” disse Gantlos con un tono indefinito. Le fate se ne andarono lasciando gli stregoni e Leortney da soli “Grazie mille Leortney! Senza te loro ci avrebbero sicuramente attaccato e rinchiuso da qualche parte, tanto erano sicure delle loro convinzioni” “EH!! I-io non sono Leortney! Sono sua cugina ehm… Britney” “Per favore falla finita! Chiunque abbia anche solo scambiato una parola con te ti riconoscerebbe, non importa quanto camuffi la voce o ti mascheri” “Va bene mi avete beccata. Vi ho aiutato perché una cosa come catturati dal peggior nemico avrebbe recato danno alla vostra reintegrazione…cos’è quella cosa?” chiese Leortney indicando la cassa dietro i quattro “Abbiamo motivo di credere che sia una delle casse con cui qualcuno ha trasportato le uova dalle quali sono nati quei draghi” rispose Ogron “Oh…e sapete anche chi le ha trasportate?” “Per ora no, ma di sicuro lo scopriremo presto” affermò Anagan, in quel momento Raset diede uno strattone al pantalone del suo protetto, per attirarne l’attenzione; allora Gantlos si accucciò, prese tra le mani il suo famiglio e lo avvicinò all’orecchi per ascoltare ciò che aveva da comunicargli. Finito d’ascoltare fece tornare a terra Raset e riferì agli altri : “Signori! I famigli hanno trovato una traccia.” Allora i quattro e Leortney furono condotti alla cassa dal riccio, il quale indicò un punto sulla cassa in cui vi erano tracce di pittura, allora Ogron passò la mano nella zona dove si trovava la traccia e, dopo che si fu sollevata una nuvola di terra e polvere, apparve il disegno di un’idra rossastra a tre teste, la cui testa centrale era munita di corna. Nella mente di Ogron balenò come un fulmine la risposta a tutte le sue domande ed esclamò : “Adesso so chi è stato!”       
 

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Capitolo 14
*** Problemi all'Accademia Drakkar ***


14. Problemi all’ Accademia Drakkar

Quella notte tutti dormivano su Andros quando un uomo vile ed ingannatore vi giunse “Oh, che abbiamo qui in questo pianeta umido? Un potentissimo stregone che nonostante fosse in prigione mi soffiò fama e gloria. Che succederebbe se i sovrani del regno scoprissero la sua presenza? Muahahah” detto tutto questo gettò nell’acqua una cosa simile ad una crisalide ed andò via. Quella mattina sembrava tutto normale come se non fosse successo niente quella sera; Valtor si svegliò e si comportò come era abituato a comportarsi. Arrivò all’accademia e anche lì sembrava essere tutto normale, però non era così. Valtor si avviò verso la classe per fare lezione, quando improvvisamente avvertì il suono di un animale che masticava, così cambiò direzione e si diresse verso la mensa; gli studenti, notando il cambio di direzione del professore lo seguirono incuriositi. Giunti all’interno Valtor scostò la tenda che separava la cucina dal resto della sala e vide due piccoli occhietti luminosi che lo fissavano. L’essere emise uno strano suono, che non era molto minaccioso, ma bastò per far urlare coloro che erano venuti dietro a Valtor; la creatura percepì le urla come il ruggito di un predatore ed iniziò a sputare bava, che aveva la stessa consistenza di una tela di ragno. Molti studenti furono catturati da quella strana sostanza, e più si dimenavano per liberarsi più si appiccicavano alla sostanza. Valtor per liberarli fu costretto ad usare il fuoco della fenice, ciò però spaventò la creatura che saltò per colpire lo stregone con le sue zampette, le quali lo mancarono e tranciarono il muro, rimanendovi incastrate. Mentre la disgustosa creatura cercava di liberarsi Valtor ordinò: “Uscite da qui! Andate via!” i ragazzi obbedirono senza batter ciglio e gli altri, vedendoli così scossi e spaventati, chiesero loro che fosse successo; loro risposero che c’era un essere somigliante ad una mantide, che sputava una strana sostanza e le cui zampe potevano tranciare un muro all’interno della mensa. La ragazza con gli occhi azzurri chiese notizie di Valtor, dal momento che era entrato in mensa ma, non ne era uscito; allora le risposero che lui era rimasto lì, all’interno della mensa, al fine di tener a bada la creatura. In quel momento la giovane si precipitò ad aiutarlo, i due si scontrarono e caddero entrambi a terra. Valtor si alzò e aiutò la sua studentessa ad alzarsi “Dobbiamo andarcene subito!” esclamò quando la creatura saltò fuori dalla porta, mostrandosi a tutti: aveva le dimensioni di un segugio, era ricoperta di strane squame biancastre e aveva una serie di piccoli denti affilati, posti su una apertura che doveva essere la bocca. Il corpo degli insegnanti e la preside cercarono di scacciare la creatura con i loro più potenti incantesimi, ma essa, agile come una lepre, li schivò tutti e si tuffò in acqua. Poco dopo riemerse dalle acque di dimensioni cento volte maggiori a quelle di prima, questo aumento di dimensioni la rese visibile dal palazzo reale e costrinse il re a mandare delle guardie a dare manforte. Nel mentre gli insegnati dell’ accademia decisero di unire i loro poteri contro la creatura e riuscirono a sconfiggerla; ci fu una baldoria generale che durò finché la preside Morgana notò una piccola imbarcazione con a bordo due guardie dirigersi verso la scuola. Allora ordinò a Valtor di nascondersi e di non uscire dal nascondiglio fin quando lei non glielo avesse detto. Le guardie sbarcarono e si sentirono un po’ confusi a causa della tranquillità del corpo studentesco e insegnanti “Che cosa è successo qui?” chiesero notando il pavimento zuppo d’acqua e alcuni muri tranciati “Oh niente di che cari. Solo l’esperimento di uno studente andato male, ma siamo riusciti a domarlo e lo studente in questione sarà severamente punito”. Le guardie erano ancora perplesse, ma dato che all’apparenza sembrava essere tutto sotto controllo, decisero di andarsene. “Carissimo Valtor può uscire! Valtor?” lo stregone non rispose perché non si trovava più nella stanza dove si era nascosto, era uscito dalla finestra per cercare di afferrare la strana cosa che aveva visto galleggiare nelle vicinanze della costa dell’isola. Quando l’ebbe tra le mani notò che era ciò che restava di una crisalide, sulla cui superficie era dipinta un’idra rossastra a tre teste.       

Angolo autrice:
Ciao miei cari lettori! I'm back! Scusate l'assenza da Gennaio a questa parte ma tra lezioni, interrogazioni, compiti e la preparazione all'esame di ammissione al Conservatorio il tempo libero era quasi inesistente. Mi scuso per questo microscopico capitolo e per non aver ancora svelato l'identità di colui a cui appartiene il simbolo dell'idra rossastra, ma non vi preoccupate la svelerò nel prossimo capitolo.
A presto!
Fantasy is Magic.

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Capitolo 15
*** Shikon il vanitoso ***


15. Shikon il vanitoso
 
Leorteney, saputo dell’attacco all’accademia, riunì gli stregoni e Valtor nel suo laboratorio, dove avrebbero discusso di tutto ciò che era successo nei giorni precedenti.
Valtor era furente, talmente furente che ogni volta che apriva bocca per parlare da essa sembravano uscire fiamme.
“Per colpa di quella cosa immonda ero a tanto così dall’essere scoperto!” esclamò battendo i pugni sul tavolo.
“Mi rammarica sapere che anche tu siete nella sua lista nera…mi dispiace profondamente.” Disse Ogron con aria un po’ pensosa, “Bersaglio? E di chi se mi permetti?”
“Shikon!” borbottò Gantlos. “Chi scusa?” chiese Leortney incuriosita.
“Siamo tutti bersagli di Shikon il vanitoso”
“E chi sarebbe? Non ho mai sentito parlare di costui!” domandò Valtor “Shikon era un nostro compagno quando frequentavamo l’Istituto di Stregoneria. Era insopportabile, egoista, egocentrico, opportunista. È anche ossessionato dalla popolarità e non gli importa di chi ferisce o sfrutta, gli importa della notorietà e basta.” Duman lo descrisse in maniera molto meticolosa.
“Ma per quale arcano motivo cerca di screditare voi e soprattutto me?!” Valtor bramava conoscere la verità, desiderava sapere perché uno stregone a lui sconosciuto tentasse di ostacolarlo. La risposta non tardò ad arrivare “Beh lui ci ostacola per un motivo banale, una sciocchezzuola risalente a tempi andati. Lui è geloso delle nostre capacità intellettuali e magiche: dato che noi, dopo pochi mesi di preparazione, siamo riusciti a creare il Cerchio Nero, mentre lui ha impiegato anni solo per decifrare l’incantesimo.”
“E io che c’entro con le vostre antiche rivalità?”
“Assolutamente niente. Devi sapere che Shikon, quando tu sei tornato dalla dimensione Omega, stava preparando un attacco ad Andros. Ma l’energia sprigionata dall’apertura del portale distrusse tutte le sue creature e fu costretto alla ritirata. E da allora ti da la colpa di ciò che è successo”
“MA CHE DIAVOLO HA NELLA TESTA QUEL TIZIO? SECONDO QUALE LOGICA MALATA IO AVREI POTUTO SAPERE COSA STAVA ACCADENDO IN QUEL FRANGENTE?!” Valtor fu avvolto da una quantità innumerevole di fiamme mentre urlava la precedente frase.
“Datti una calmata o rischi di bruciare tutto!” esclamò Leortney “Chiedo scusa, ho perso il controllo” si calmò immediatamente.
“C’è una cosa che forse potrà risollevarti un po’…forse non sei l’unico finito sulla lista nera di Shikon senza apparente motivo.” Ipotizzò Ogron “Chi altri allora?” “Un gruppetto di fate che ultimamente è molto amato e conosciuto!” rispose il rosso senza esitazione.
“Questo vuol dire…che le Winx sono in pericolo!” Leortney in quel momento sembrava voler partire a tutta forza per fermare il vanitoso.
“Non necessariamente. Shikon tenterà di metterle in cattiva luce ed umiliarle. Non è da lui uccidere chi lo ostacola, di solito tende a premere i tasti dolenti di una persona fino a farla impazzire o a danneggiarla nel lavoro” “Oh no, le Winx in questo momento sono al Love & Pet. Shikon attaccherà il negozio!” esclamò Leortney trovandosi addosso gli sguardi di tutti.
“Mi sono informata a dovere prima di risvegliarvi, e ho anche costruito questo dispositivo per rintracciare la forza magica vostra e delle Winx così da evitare sfortunati incontri” “Allora perché quella volta non ci hai fermati?” giunse spontanea la domanda di Gantlos “Oh andiamo, chi lascerebbe che una città venga distrutta da dei draghi!” “Quindi tu sapevi dei draghi” “Non è questo il momento adatto per parlarne signori. Devo forse ricordarvi che Shikon è molto crudele e sadico. Sbrighiamoci o sarà la fine per le Winx e per Gardenia!”.
Le sei ragazze intanto stavano lavorando al Love & Pet, sembrava un giorno come tanti altri, quando all’improvviso la porta andò in cenere e due grosse linci grigiastre entrarono con fare minaccioso; i clienti fuggirono alla vista dei due animali e le fate cercarono di trasformarsi per proteggere i cuccioli e i clienti, ma la loro magia sembrava svanita. “Piaciuta la sorpresa bamboline?” sghignazzò una voce: essa apparteneva ad un uomo dalla carnagione chiara, capelli color cenere e occhi grigi, il cui sguardo sembrava tagliente come un rasoio. Egli indossava una strana armatura ed un cappello piumato “Chi sei tu? Che ne hai fatto dei nostri poteri?” “Oh, quanto mi angoscia che non conosciate il mio nome…rimediamo: io sono Shikon, stregone celeste. Per quanto riguarda i vostri poteri sono stati bloccati dalla mia Gabbia D’Uccelli *, ciò vi impedirà di sfuggire alla mia furia!” “Ma che ti abbiamo fatto?” “Oh mie care, superbe fatine. Voi mi avete rubato la fama e la gloria e adesso sarete punite!”.
Lo stregone scagliò contro le sei ragazze indifese un incantesimo tanto potente che le avrebbe spazzate via in un secondo, ma per sua sfortuna il colpo non andò a segno “Ti sei spinto eccessivamente oltre Shikon!” esclamò una voce fin troppo nota sia alle Winx che allo stregone celeste, il quale si voltò e fece un sorriso da pazzoide vedendo chi era entrato nel negozio “Finalmente siete arrivati amici!”.
 
N.d.A
* Gabbia D’Uccelli: incantesimo che inibisce i poteri delle fate.    
​Spazio Autrice:
​Perdonatemi, sono stata sommersa di impegni. Tra famiglia, collaborazioni con amici, conservatorio e scuola non so cosa fare prima.
​Ad ogni modo spero che non mi abbiate dimenticata e che mi vogliate ancora bene come io ne voglio a voi anche se aggiorno una volta ogni morte di papa. Buon Immacolata a tutti voi e passate anche un buon Natale.                                                                      

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Capitolo 16
*** Alleanza o quasi ***


16. Alleanza o quasi

“Finalmente siete arrivati amici!”
“Non siamo amici tuoi Shikon…non lo siamo mai stati” disse Duman digrignando i denti “Non vi è piaciuta la sorpresina di qualche settimana fa nevvero? Eppure io ricordavo che voi foste molto appassionati di draghi” “Infatti, lo siamo. Ma l’idea che una città venga quasi rasa al suolo da dei cuccioli di drago impazziti…sai, non ci va molto a genio”
“Allora sei stato tu a liberarli!” esclamo Flora con un pizzico di rabbia nella voce.
“Si mia cara, dolce, piccola fatina. Perché c’è forse qualche problema?” “Come hai potuto sottrarre quei poveri cuccioli alla madre!” “Beh, quella bestiaccia non ha sofferto molto quando le ho sottratto le uova” “Tu non sei un uomo, sei solo un orribile mostro!” “Oh cara, grazie mille! Che bel complimento! È davvero un peccato che la tua esistenza stia per finire qui!” Shikon tentò di scagliare contro le fate un incantesimo, ma fu colpito alla schiena da una delle onde sonore di Gantlos “Vattene subito! Sparisci!” ruggì lo stregone “Umph…come siete noiosi, anche più di quanto ricordassi. Va bene, avete vinto me ne vado…ma sappiate che non finisce qui!” detto questo Shikon sparì. Gli stregoni e le Winx si guardarono per un lungo istante senza dire una parola, poi Bloom ruppe il silenzio: “Voi conoscete quel tipo?” “Si, ma il nostro non si può definire un rapporto amichevole” “Bugiardi- disse Musa- voi state fingendo. Avete cacciato i suoi draghi affinché vi lasciassimo agire in pace e adesso che lui è venuto ad attaccarci, siete accorsi qui per tirarvi fuori” “Non rivolgerti così dei nostri padroni!” esclamarono in coro quattro voci alle spalle degli stregoni; appartenevano a quattro uomini all’apparenza giovani “Perdonateci se siamo accorsi in questa forma, ma non potevamo fare altrimenti.” Disse il giovane dai capelli corvini e gli occhi verdi “Apprezzo il gesto Draik, ma non è necessario” “E invece si che è necessario eccome Ogron” infierì il giovane con lunghi capelli castani e occhi verdi “Raset, grazie ma ora ce la caviamo da soli” “Ehi ma chi sono quelli?” chiese Stella indicando i quattro famigli, gli stregoni non la stettero a sentire e sviarono la domanda “Shikon non è nostro amico…è solo un pazzo che smania per la notorietà. Ha tentato di distruggerci più volte negli anni passati e non si è mai fatto scrupoli su chi colpisce, pensa solo a raggiungere il suo scopo. Visto che siamo tutti nel suo pazzo mirino che ne dite di fare squadra?” propose parecchio imbarazzato Ogron, porgendo alla rossa la mano tremante. Bloom ebbe un consulto con le amiche e dopo aver fissato per un paio di secondi la mano candida dello stregone rispose: “No!”
“Perché mai? Secondo i calcoli che ho effettuato insieme sareste del 100% più forti” affermò il giovane di carnagione scura, con occhi grigi e capelli neri “Sta zitto Fariji! La decisione spetta a loro” “Ma Fariji ha ragione. Se vi alleaste potreste sconfiggere anche il più forte degli avversari” aggiunse il ragazzo biondo con gli occhi verdi “Taci Soora! Hanno rifiutato e non possiamo costringerle. Ce la caveremo da soli come abbiamo sempre fatto, giusto Ogron?” “Io non vedo altra alternativa, ma prima di andare vorrei sapere una cosa… perché non volete allearvi con noi?”
“La cosa è molto semplice Ogron. I trascorsi tra noi e il fatto che voi conosciate quel tale, ci fanno pensare che quando vi converrà vi rimangerete la parola e vi schiererete con lui ” Ogron sospirò e fece un sorriso amaro “Le vostre argomentazioni sono buone principessa di Domino. Se fossi al vostro posto anch’io dubiterei” detto questo gli stregoni sparirono in una nube di magia.

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Capitolo 17
*** Accorgimenti ***


17. Accorgimenti

“È andata male, vero?” chiese in modo apprensivo Leortney “Già, non vogliono il nostro aiuto e ciò è piuttosto comprensibile” “Ma da sole non ce la faranno e neanche voi” constatò la ragazza “Cambiando argomento…tu come sapevi dei draghi?” “Be’ ecco io…quella volta ero lì. Avevo ricevuto un segnale d’allarme dal dispositivo ed ero giunta su Magix per avvertirvi. Ma poi, ho visto che vi stavate dirigendo verso la città e mi sono accorta che dei draghi la stavano attaccando; ho colto al volo le vostre intenzioni e ho deciso di non intervenire, ma sono rimasta nelle vicinanze così da potervi dare una mano in caso ne avreste avuto bisogno, quando è intervenuto Valtor ho pensato che il mio aiuto non fosse più necessario e mi sono allontanata. Mi dispiace non avervelo detto prima” “Considerati perdonata. Ma in futuro ti saremmo grati se, a posto di fare da spettatrice, ci dessi una mano. Va bene?” Leortney annuì. “Cosa avete intenzione di fare adesso?” chiese ancora l’alchimista “Se devo essere proprio sincero- rispose Ogron- non lo so. Personalmente penso che se le Winx non si fidano di noi, ogni nostro tentativo di salvare la Terra, Magix o qualunque altro luogo nella dimensione magica, andrà in fumo a causa loro.” “Quindi vi arrendete?” gli stregoni la guardarono e sospirarono “Credi che abbiamo altre alternative?” “Si che ne avete, voi avete sempre altre alternative…o almeno provate a crearne di nuove.” Affermò una voce femminile fin troppo  conosciuta. Gli stregoni osservarono chi che era dietro le spalle di Leortney: le loro mogli erano sedute intorno ad un tavolo, sul quale erano posate cinque tazzine, una teiera e un vassoio con dei biscotti.   “Per quale arcano motivo loro sono qui?” “Be’… mi sentivo sola dato che Valtor è tornato su Andros poco dopo la vostra partenza. Così, dato che non so molto sulla vostra vita privata, ho deciso di chiamare le vostre moglie per fare un po’ di conversazione.” “Chissà cosa gli avranno detto?” pensarono gli stregoni all’unisono. “Tesoro dolce, tu non ti arrendi mai, neanche davanti ad una palese sconfitta…il vostro avversario è così temibile?” chiese Alisha* a suo marito “No, ma è l’unica soluzione! Lui ha dalla sua il fatto che le nostre presunte alleate ci impediranno di  fare qualsiasi cosa contro di lui e non mi pare che esista un modo per agire inosservati in pieno giorno!” “Ma non era a questo che serviva la D.F.* ?” D’ improvviso nella mente degli stregoni si accese una lampadina, che idioti erano stati a non pensarci. La D.F. era la loro ancora di salvezza. “Perdonate l’ignoranza ma… cos’è la D.F. ?” “Te lo spiegheremo volentieri cara” “Alisha e care signore io non credo che Leortney debba essere informata di questa cosa” “Oh andiamo Ogron potrebbe esservi utile. Allora la D.F. è…” si sentì un suono molto stridulo che non fece capir bene all’alchimista ciò che Alisha aveva detto “Scusa puoi ripetere?” “Certo, la D.F. è…” il suono comparve ancora “INSOMMA LA VOLETE SMETTERE! VI STATE COMPORTANDO COME DEI BAMBINI!” urlò la rossa contro i quattro stregoni “La D.F. è un’organizzazione segreta fondata tanti anni fa dagli stregoni qui presenti, formata da circa un centinaio di cavalieri di draghi” “Wow forte! E ditemi è difficile entrare a farne parte?” “Certo – si intromise Ogron –per entrare bisogna superare diversi test fisici e psicologici, pensati apposta per le creature magiche più potenti al mondo!” “Oh, non temere mia cara- la rassicurarono le quattro donne vedendola giù di corda- siamo sicure che riuscirai a farne parte” “Davvero?” “Certo zuccherino!” “Comunque tornando alle cose importanti…come pensate di radunare una nuova D.F. ?” chiese Leortney ripresasi dallo sconforto  “Esattamente come abbiamo fatto la prima volta” fu la risposta degli stregoni, Leortney però non comprese ciò che i quattro volevano dire. Nei giorni seguenti gli stregoni fecero delle ricerche di vario tipo, di cui Leortney non riusciva a figurarsi lo scopo, poi d’improvviso i quattro si diedero alla fuga. L’alchimista era come impazzita, non riusciva a ritrovarli e il rilevatore non dava alcun segnale di vita. Provava insieme un mix strano di emozioni: era spaventata, preoccupata e ferita, tutto ciò che pensava era che i quattro avessero avuto un ripensamento.       

N.d.A. :
Alisha: Controlla capitolo 6
D.F. : acronimo di Dragon Family, chiamata così perché i membri si comportavano come una grande famiglia.

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Capitolo 18
*** Adunata! ***


18. Adunata!

Zenit, Caffé Luna Nera. Ore 9.00 p.m.

Volavano bicchieri, sedie ed armi da taglio di vario genere… era appena scoppiata una rissa e il motivo non era ancora chiaro. D’improvviso uno dei grossi cyborg seduti al bancone aveva iniziato a sfogare la sua furia su un ragazzetto di circa sedici anni con la carnagione olivastra e questi sembrava divertirsi un mondo a balzare come una scimmia per il locale schivando tutti i colpi. Poco dopo al combattimento si aggiunsero gli altri cyborg e, nel giro di neanche un minuto, tutto il locale. Nessuno da fuori, però, era in grado di sentire o vedere ciò che stava succedendo, il proprietario del caffé, un gran furbastro, aveva insonorizzato la sala e utilizzava degli ologrammi per camuffare i movimenti dei clienti e nascondere l’insegna. Il Caffé Luna Nera, infatti, era un locale clandestino in cui si rifugiavano e si riunivano tutti i brutti ceffi di Zenit, sotto il naso delle forze dell’ordine e del sovrano. L’unico modo per arrivarci era sapere dove si trovava e conoscere il codice d’accesso, e il biondo che era appena entrato nella stradina era uno dei tanti ad avere queste informazioni; digitò il codice con disinvoltura, come se lo avesse fatto un milione di volte, ed entrò. Sotto la tiepida luce delle lampade del caffé, si poteva notare che l’uomo era completamente vestito di nero e che portava sulla testa un cappello a falda larga. L’uomo non fece in tempo a guardarsi intorno che dovette schivare una bottiglia volante che poi si infranse sulla porta, poi spostandosi in un punto del locale dove non rischiava di essere colpito, iniziò a scrutare la stanza coi suoi occhi grigi. Gantlos non ci mise molto a trovare il ragazzetto con la pelle olivastra e i capelli neri e arruffati, era molto concentrato sul rubare ogni singolo centesimo dei presenti, che avevano stupidamente lasciato i portafogli e i portamonete nei cappotti abbandonati sulle sedie; lo stregone si avvicinò al giovane “Ti diverti molto a rubare, eh? ” il ragazzo spaventato si mise sulla difensiva e tentò di tirare un pugno allo stregone, che lo bloccò prontamente. “Non ti preoccupare, sarò muto come un pesce! Ma dimmi non ti andrebbe di impiegare le tue energie in qualcosa di produttivo? Se mi seguirai ti verrà insegnato qualcosa che solo in pochi sanno e che, un domani, potrebbe fruttarti parecchio. ” il giovane iniziò a pensarci su, atteggiandosi in un modo molto familiare a Gantlos, poi con voce cristallina disse “Affare fatto!”.

Solaria, Centro raccolta Kuro, ore 8.00 p.m.

Un gruppo di ragazzi stava lì, fermo nel cortile comune. Erano tutti scalzi e nudi dalla vita in su, la loro pelle aveva perso il proprio colore mentre le loro labbra e le unghie stavano diventando cianotiche; battevano i denti e si stringevano le spalle, credendo di potersi riscaldare un po’ e contrastare così il gelo della notte. Il motivo per cui erano stati lasciati là fuori era tanto semplice quanto assurdo: si erano rifiutati di bere la brodaglia che servivano, perché quella porzione in particolare era stata condita, secondo loro, con un potente veleno: il Logosick, veleno che attacca il sistema nervoso centrale e lo neutralizza. Il fatto che li avessero buttati fuori era un chiaro segno che ciò era vero, soprattutto per colui che per primo aveva ipotizzato che nel pasto fosse stato aggiunto del Logosick. Il giovane era biondo, teneva i capelli legati in un codino, la sua figura era scarna e la pelle, già molto pallida di suo, era ancora più chiara in quel momento, sembrava patire il freddo più di tutti gli altri. “Ne è valsa la pena- si disse- almeno nessuno dei presenti diventerà un burattino in mano ai soldati ”. Il Logosick mandando in pappa il cervello, rendeva chi lo aveva assunto più docile e più propenso ad obbedire a qualsiasi tipo di ordine. Era per questo che era stato vietato in tutto il mondo magico, ma i soldati non esitavano a servirsene quando uno dei prigionieri si opponeva a loro. Il re ne era a conoscenza? No, non era possibile, non avrebbe mai permesso ai suoi soldati di usare un veleno proibito, ciò avrebbe messo gli altri sovrani sul piede di guerra. D’un tratto si sentì un tonfo, qualcosa anzi qualcuno era atterrato nel cortile, l’uomo si muoveva a grande velocità, era così veloce che era invisibile ai soldati, i quali tentando di acciuffarlo finirono distesi sui ciottoli del cortile. L’intruso aprì le porte della struttura e sotto la fredda luce delle lampade si fece vedere: era vestito d’un turchese smorto su cui spiccavano la carnagione scura e la maglia rossa, i suoi dread erano raccolti in un codino, ciò che però sorprendeva i giovani che stavano entrando era che non avesse il fiato corto nonostante avesse corso molto. Rientrarono tutti tranne uno, il giovane dalla pelle candida e i capelli biondi, che fu fermato dall’intruso e che decise di seguirlo.

Azulis *, Grotta di cristallo, ore 9.00 p.m.

La botta lo aveva reso incapace di muoversi, era scivolato sui cristalli ed era caduto in quel baratro. Era stato un imbecille, un idiota, non doveva credere a quelle storie assurde ed ora per colpa sua anche la sua amica era in pericolo. Si era sporta per afferrarlo ed era caduta anche lei, ed ora era lì a pochi metri da lui, immobile e gemente per il dolore. Era colpa sua, si erano scavati la fossa con le loro mani a causa sua; nessuno sarebbe venuto a cercarli in quel buco, era in una zona delle grotte dove nessuno si avventurava “Lillie… Lillie ti prego perdonami! Avrei dovuto sapere che era una bufala. Mi dispiace, mi dispiace così tanto.” Il giovane disse ciò piangendo, tentando di raggiungere a gattoni l’amica, la quale dal canto suo lo aveva già perdonato, infondo la storia del tesoro nascosto era piuttosto convincente. La speranza di essere trovati si affievoliva ad ogni minuto che passava, ma quando iniziarono a pensare di essere spacciati ecco che sentirono una voce “Mi raccomando, non allentare la presa sulla corda Duman. Ricorda che quando darò uno strattone alla corda, dovrai iniziare a tirare ” pochi minuti dopo videro un uomo dai lunghi capelli rossi calarsi nel dirupo per soccorrerli. Gli legò la corda attorno alla vita, poi le diede uno strattone e l’uomo in cima al precipizio li tirò su. I due uomini portarono i ragazzi fuori dalla grotta, ma invece di portarli a casa, aprirono un portale che conduceva chissà dove, il giovane prese le sue ultime forze e chiese: “D-dove ci state portando?” l’uomo con la cresta porpora rispose “In un posto in cui potrete guarire e diventare parte di qualcosa di importante. Ed ora fa silenzio risparmia le forze per il viaggio”. Dopodichè entrarono nel portale e furono portati in una rocca, che nonostante le pareti di pietra era calda e accogliente, i due giovani erano meravigliati, per quante avventure avessero vissuto e per quanti posti avessero visitato non avevano mai visto niente del genere. Furono condotti in una sala dove vennero visitati e curati dalle proprie ferite. Ogron si sentì finalmente libero di tirare un sospiro di sollievo e depennò i nomi dei due da una lista. “Bene signori. Con questi due abbiamo finito. È giunto il momento di ritornare!”. 

N.d.A.
* Azulis: pianeta della dimensione magica conosciuto per la grande quantità di cristalli presenti nel sottosuolo. Si pensa che grazie ai cristalli gli abitanti di Azulis possiedano grandi capacità telepatiche e telecinetiche.    

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Capitolo 19
*** L'amore ***


19. L’amore

Dopo la scomparsa degli stregoni Valtor era tornato all’ Accademia Drakkar. Il suo più grande desiderio allora era di riprendere la routine che si era creato, non di essere coinvolto in lotte e battaglie o subire attacchi minatori da parte di un pazzo sconosciuto di cui non riusciva a ricordare il nome. “Sikon? Miskon? Shitkon? Argh…lasciamo perdere!” pensò, conoscendo la propria volontà di non essere coinvolto. La sua condizione di finto morto era piacevole e se mai le fatine lo avessero mai visto…solo il cielo sapeva cosa gli avrebbe fatto Bloom. L’unica cosa che gli dava sollievo era quella sensazione che provava stando vicino a Daisy, così aveva scoperto chiamarsi la ragazza, ogni volta che gli passava davanti sentiva un violento calore pervadere il suo corpo e diventava incapace di pronunciare una frase di senso compiuto e di guardarla negli occhi. In tutto ciò si sentiva ridicolo ma allo stesso modo felice, però continuava a non voler ammettere cosa fosse: era troppo orgoglioso per accettarlo e il solo provare a dire quella parola gli veniva difficile. D’un tratto nella sua mente balenò il ricordo di quella sirena e allora la mente iniziò a macchinare, perché quel essere lo avesse aiutato rimaneva un mistero, non capiva che relazione ci fosse tra lei e Daisy o se  la somiglianza fosse solo frutto della sua immaginazione; d’improvviso il suono stridulo della campanella lo destò dai suoi pensieri, tutti erano usciti dall’edificio lasciandosi dietro un silenzio surreale. Valtor, sorpreso dalla quantità di tempo che aveva trascorso a riflettere, decise di tornare a casa, visto che le lezioni erano finite. Pensando a tutto quello che avrebbe fatto una volta a casa (provare nuovi incantesimi, leggere un libro…) oltrepassò il cancello. Quel che accadde dopo si svolse in un battito di ciglia, un aggressore, nascostosi nell’ombra, lo colpì alla nuca e il povero Valtor svenì. Quando si svegliò, pochi minuti dopo, era ammanettato e incapace né di servirsi dei suoi poteri né di muoversi  “Bene, finalmente ti sei svegliato!” esclamò una voce maschile alle sue spalle, Valtor si sentì sollevare da terra, chiunque fosse quel tizio aveva poteri telecinetici. I suoi piedi toccarono terra e una mano gli si poggiò sulla spalla per tenerlo eretto, l’aggressore era alle sue spalle. “Vedo che la mia creatura non ha svolto il suo dovere…beh, dato che tentare di farti scoprire non funziona, forse dovrei eliminarti del tutto.” Un pugnale argenteo fu puntato alla gola di Valtor, il quale aveva già capito chi fosse lo sconosciuto “Quindi tu saresti quel tipo…Sikon” “È Shikon, razza di verme! ” la lama iniziò a premere contro la gola di Valtor, poi d’un tratto s’arresto “No…ahahahah, no . Perché mai dovrei rovinare questo bel paio di guanti col tuo lurido sangue? Tu meriti una fine decisamente diversa.” Il Cinereo* guardò il mare e con un ghigno malefico sollevò di nuovo Valtor, per poi lasciarlo andare in prossimità dell’acqua; lo stregone cadde in ginocchio non essendo in grado di reggersi in piedi, poi Shikon gli afferrò la testa e la spinse sott’acqua.
“Perché non muori? Avanti, gli inferi ti aspettano!” il viso pallido di Shikon sembrava un pomodoro in quel momento, la pazienza non era uno dei suoi tratti distintivi (se i suoi nemici non morivano in fretta diventava una specie di pazzo urlante), però era ciò che serviva per soddisfare il suo sadismo. D’improvviso un’onda travolse lo stregone di cenere, scaraventandolo il più lontano possibile da Valtor, che vide l’occasione per riprendere fiato ed espellere l’acqua dai polmoni. Il Cinerio era furioso, chi si era messo tra lui e la fine del potenziale rivale? La risposta era una donna, una strega dai capelli neri e gli occhi blu, venuta da non si sa dove “Lascialo in pace!” intimò costei con occhi inespressivi “Oh, povera, piccola, tenera sciocca. Vuoi morire anche tu? Bene sarai accontentata!” detto questo Shikon partì all’attacco, ma Daisy creò una mano d’acqua e lo colpì con le gigantesche dita, spazzandolo di nuovo via. Lo stregone di cenere si rialzò dolorante, sapeva che non avrebbe potuto niente contro quella ragazza, così decise di distrarla…sollevò Valtor da terra e lo buttò in acqua. “Lo vuoi? Vai a prenderlo!” dopodichè sparì, la giovane era paralizzata, i dubbi attanagliavano la sua mente, l’avrebbe accettata dopo aver visto chi era, l’avrebbe capita? La ragazza vinse ogni dubbio, se lui la ricambiava non aveva nulla da perdere, si tuffò per salvarlo. Valtor prese con ironia il momento, quella era la seconda volta che provavano ad annegarlo, forse era davvero così che doveva morire. Poi vide qualcosa venire verso di lui, era Daisy, la vide avvolta dalla schiuma e poi cambiare forma, lì comprese che non era solo la sua immaginazione. Fu portato fuori dall’acqua sulla terra ferma, l’incantesimo di Shikon era svanito, poteva finalmente muoversi; lei lo liberò dalle manette e cercò di evitare lo sguardo confuso dello stregone, forse aveva sbagliato a rivelarsi così. “Perché mi hai salvato? Io…io non capisco, tu dovresti odiarmi!” “Portare rancore fa male alla salute, poi ho visto come e quanto tu sia diverso. Ho visto un Valtor nuovo, capace di provare empatia verso gli altri e credo sia stato questo ad accendere quello che provo nei tuoi confronti. Tu mi piaci davvero, so che quel che eri è morto quel giorno su Magix e che non tornerà mai più!” lo stregone sentì un calore diffondersi sul viso, davvero gli era concesso di amare ed essere amato? Cadde un terribile silenzio, lei era tornata alla forma umana, e continuava a fissarlo con la speranza negli occhi, ma lui non la guardava, non dava segno di ricambiare, stava fermo immobile a fissarsi le mani; Daisy era delusa, credeva che lui l’amasse, non volendo star lì un minuto di più, si alzò e fece per andarsene, ma lui le afferrò il braccio “Resta, ti prego” Valtor non si riconosceva più, non pensava lucidamente, sperava solo che dicendo quel che doveva tutto sarebbe tornato alla normalità. Lei si sedette di nuovo accanto a lui, che parlò con grande imbarazzo nella voce “Non mi è mai capitato di provare cose come questa, perciò non mi so esprimere. Ma penso di a-amarti, mi scuso se ti è sembrato che io non ti ricambiassi, il fatto è che tutto questo ai miei occhi appare troppo bello per essere bello e che da un momento all’altro mi possa svegliare e scoprire che era tutto un sogno” lei gli baciò le labbra“Dimmi- disse poi- ti sembra ancora un sogno?” lui scosse la testa per poi stringere la giovane a sé. Sentì finalmente di aver trovato qualcosa da difendere a tutti i costi e da quel che aveva sentito dagli stregoni, Shikon non avrebbe esitato a fare del male a Daisy per ferirlo. Questo gli fece prendere la decisione di combattere il Cinereo e se gli stregoni fossero ricomparsi non avrebbe esitato ad aiutarli. Era giunto il momento di tirare fuori il coraggio e diventare un eroe.
N.D.A:
Cinereo: epiteto formulare di Shikon, riferito ai suoi capelli color cenere.  

Angolo autrice:
Vi chiedo scusa per questo enorme ritardo nella pubblicazione e se vi ho deluso con quello che ho scritto nel capitolo 17, era solo un modo per creare suspence, ma immagino che chi ha letto il capitolo 18 l'avrà capito. Non ho scuse per la mia mancanza d'aggiornamenti e capisco che la mancanza di recenzioni è dovuta a questo.
Spero che comunque continuerete a seguire quello che questa pazza qui sta scrivendo e che vi continui a piacere.
Buon Santo Stefano e al prossimo capitolo,
Fantasy is Magic.
 

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Capitolo 20
*** Il ritorno ***


20. Il ritorno

Leortney era essenzialmente depressa, stava accucciata in un angolino pensando di aver fallito in tutto: Valtor non si era più fatto vedere e gli stregoni erano scomparsi dalla faccia della terra. Ma non poteva farci niente, anzi avrebbe dovuto immaginarselo “Cattivi una volta, cattivi per sempre” le avevano detto i più anziani e saggi, ma lei li aveva ascoltati? No, aveva insistito per fare di testa sua e ora si trovava lì, raggomitolata in quel angolo buio del suo laboratorio a raccogliere i cocci del suo fallimento. D’improvviso una luce quasi angelica irruppe nella stanza, lei si alzò e scrutò la porta da cui la luce era entrata proteggendosi con una mano “Sei venuto ad illuminare il mio cammino di redenzione?” chiese con espressione ebete alla sagoma che riuscì a scorgere fuori dalla porta “Mi sembra un po’ troppo pesante questo compito adesso- rispose colui che stava sulla soglia- per il momento mi accontenterei di tirarti fuori da questa stanza” Leortney spalancò gli occhi per lo stupore e la gioia, aveva riconosciuto quella voce così calda e allo stesso tempo freddamente sarcastica “Ogron?-sussurrò in un primo momento- Ogron sei tu!” corse fuori dal laboratorio eseguendo un placcaggio perfetto sul rosso, che lei preferiva chiamare abbraccio. Si mise a singhiozzare stringendo il povero stregone della mimesi in una stretta da boa constrictor “Allora non siete scappati! Siete stati cattivi, mi avete fatto preoccupare!” “Su Leortney, cerca di capire. Le nostre ricerche erano un affare segreto, non potevamo rendertene partecipe dato la loro pericolosità” “Capisco, ma comunque mi avreste dovuto dire qualcosa” la giovane alchimista continuava a stare avvinghiata al povero Ogron come un koala al suo ramo, e questo metteva molto a disagio lo stregone “Ehm Leortney, ti dispiacerebbe staccarti? Non sono molto abituato a queste dimostrazioni di affetto” “Ops, scusa” ci fu un momento di silenzio, che sembrò durare un’eternità, che Ogron avrebbe avuto intenzione di rompere se non lo avesse fatto prima Leortney “Avete riunito una nuova D.F?” “Si” gli occhi della giovane si illuminarono “Davvero? E come sono? Sono forti? Quanti sono?” “Frena con le domande! Sono ancora inesperti ma hanno tutte le carte in regola per aiutarci a trovare dove si nasconde Shikon” “Forte!” “Beh che ne dici di andare di là per conoscerli” la giovane annuì elettrizzata all’idea. Quando entrarono nella stanza Leortney vide Duman, Gantlos e Anagan insieme ad una compagnia di dieci giovani “Leortney ti presento la nuova D.F.” lo sguardo della ragazza passava da volto in volto con occhi pieni di meraviglia e di orgoglio, forse alla fin fine era riuscita a cambiare qualcosa di quegli stregoni cocciuti, poi tutto ad un tratto provò vergogna e si rabbuio: come aveva potuto dubitare di loro anche solo per un minuto. “Perdonatemi. Non avrei mai dovuto dubitare di voi…avrei dovuto capire perché siete spariti all’improvviso” “Non fartene una colpa Leortney. L’importante è che adesso siamo qui, no?” esordì Duman dandole una pacca sulla spalla, facendola sorridere un po’ “Cavolo quanta gente!- esclamò una voce fuori dalla porta-Immagino che il mio aiuto non serva più allora” “Oh Valtor!” esclamò la giovane correndo ad abbracciare il nuovo venuto “Una mano in più fa sempre comodo Valtor” la ragazza mollò la presa e si avvicinò saltellando agli stregoni “Guarda chi è tornato” disse esultando come una bambina “L’ho notato e mi sembra che si siano portati dietro qualche amico” “Già! E abbiamo anche un piano ben architettato. Sempre che tu voglia partecipare all’operazione” “Vuoi scherzare? Certo che ci sto! Quel tipo ha provato a farmi fuori due volte” gli stregoni iniziarono a discutere sul da farsi: gli incantesimi per individuare Shikon, possibili schieramenti per vari tipi di terreno e Leortney li sentì discutere anche sulla possibilità di arrivare in volo con i draghi. In tutto questo Leortney osservava con orgoglio crescente tutti loro, e sentì crescere la sua opinione di sé osservando quelli che prima erano i cacciatori di fate e il demone delle Streghe Antenate. Si sentì fiera di Valor, così diverso da come lo aveva conosciuto e i cui occhi brillavano di una luce nuova e potente, la giovane si chiese se sarebbe mai riuscito ad evocare il Phonike, e c’era qualcosa dentro che le assicurava che ce l’avrebbe fatta. D’improvviso sentì le guance rigarsi di lacrime e si ritrovò incapace di non emettere singhiozzi “Che succede Leortney? Prima sembra che fosse tutto a posto” “Ed infatti è così. Sono felice, molto felice e sono così fiera di voi che…” non riuscì a finire la frase che fu sommersa da una marea di singhiozzi fuori controllo. I cinque provarono ad avvicinarsi ma alcune giovani reclute li fermarono “Questo è un lavoro per noi se non vi dispiace” le ragazze si avvicinarono a Leortney con fare molto amichevole, si stinsero a lei, la abbracciarono e la accarezzarono mettendo tutte una parolina di conforto. Ogron in quel momento constatò che le ragazze avevano ragione, lui non sarebbe stato capace di dare quel tipo di conforto, nemmeno a sua figlia. Quel pensiero lo incupì ma non lo fece notare agli altri, per lui sua figlia era un mistero e sperava di poter ricucire un rapporto lacerato dal suo personale egoismo. Quando Leortney si riprese si tornò a discutere del piano d’azione nei confronti di Shikon; scoprirono in poco tempo che il suo rifugio era situato su Rimna, la cava dell’universo magico, e che probabilmente il nascondiglio era situato sotto terra e si estendeva per chilometri nelle gallerie abbandonate. Si divisero in due gruppi: il primo aveva il compito di distrarre i leccapiedi di Shikon, il secondo doveva assicurarsi di rinchiuderlo nella Holy Puppet*. Mentre tutto ciò accadeva, Shikon stava progettando il piano per sbarazzarsi di Valtor e degli stregoni una volta per tutte “Ebbene lo avete trovato?” chiese tamburellando le dita sul bordo della sedia a cui era appoggiato “Si signore!” “Fatemelo vedere allora!” sbraitò Shikon ai suoi adepti, i quali misero una cassa di legno vecchia e ammuffita sul tavolo, e ne tirarono fuori un libro coperto da un panno di lino bianco. Lo stregone delle ceneri glielo strappò dalle mani, tirò via il lino con brutalità e osservò con occhi da pazzo la grigia copertina, accarezzandola come se fosse un cucciolo “Bene, finalmente! L’Omnia Sapientia è nelle mie mani. Spremete i vostri cervellini e provate ad immaginare tutto il potere che questo libro racchiude! Magia bianca, stergoneria, alchimia e necromanzia non avranno più segreti per me: questo libro mi permetterà di polverizzare i miei nemici una volta per tutte!” tornò a stringerlo a sé guardando in giro con fare sospettoso, poi si rivolse ai suoi leccapiedi “Trasferitelo subito nella sala grande, domani mattina mi occuperò di assorbirne i poteri” i due rimisero il libro nel baule ammuffito e corsero via verso la sala grande sotto lo sguardo bramoso e delirante di Shikon, che non desiderava altro che acquisire lo smisurato potere dell’Arcimago. Quando i due adepti di Shikon lasciarono la sala grande, un’ ombra entrò nella stanza. Colui a cui apparteneva era all’oscuro dei poteri del libro, era spinto dalla curiosità tipica della sua tenera età; possedeva una gran voglia di conoscere ed un fin troppo sviluppato senso dell’avventura, che lo obbligarono a scoprire cosa vi fosse nel baule. Si avvicinò a passi piccoli per non fare rumore, si chinò sul baule per aprirlo e non poté fare a meno di tossire quando l’ebbe aperto, a causa del forte odore che emanava. Notò il panno di lino bianco avvolto attentamente intorno ad un oggetto di forma rettangolare. Togliendo con delicatezza il panno scoprì che il contenuto del baule era un libro. Il giovane era un appassionato di libri e della letteratura perciò, in un attimo di eccitazione e curiosità, aprì il libro; da quest’ultimo emerse una creatura lucente, una dea, la cui luminosa figura quasi accecò il poveretto, e i cui capelli fluttuavano verso l’alto come le fiamme di un vivido fuoco. Costei, la cui bellezza era oramai tangibile, poiché la luce era diminuita, parlò con voce angelica, dolce e soave “Salve caro” il giovane finalmente riuscì a guardarla negli occhi e notò che era incoronata d’alloro e teneva nella mano destra una bilancia a due bracci “Daftena io son stata- continuò la dea- dea del sapere, a lungo imprigionata. Il tuo cuore è sincero, il tuo spirito candido, a te saranno concessi i poteri della sapienza. Le arti magiche non avranno più segreti per te” “A-aspetti!- esclamò il giovane tremante- Io…io non merito tutto questo, non sarei in grado di gestire un così grande potere” “Caro, tu meriti questo e molto di più. Meriti buoni compagni, amicizia, rispetto ed una persona che ti ami come un figlio, ed otterrai tutto ciò in breve tempo” la dea si tolse la corona d’alloro dalla testa e con teatralità la posò sul capo del giovane “E ricorda- aggiunse poi- fidati sempre della fenice!” poi svanì nel nulla. Il giovane entrò in uno stato di estasi, sentì il suo potere magico aumentare di minuto in minuto, era una sensazione piacevole come il vento primaverile che solletica la pelle, sentì le sue conoscenze espandersi in modo illimitato, e percepiva tutto ciò con grande meraviglia. Ora possedeva tutto il sapere del mondo magico, e ciò significava che i poteri del libro erano stati assorbiti.

N.D.A : *Holy Puppet: bambola simile ad una matrioska con il potere di imprigionare gli stregoni o le streghe nemici della persona che la utilizza. La sua attivazione richiede l’uso di un grande potere magico. Quando qualcuno vi viene imprigionato la bambola prende le sue sembianze, per liberare chi vi è intrappolato bisogna colpire la bambola all’addome.

Angolo dell'autrice:
Salve a tutti! Mi scuso per la mancanza di aggiornamenti, ma avevo bisogno di tempo per riflettere perchè e successa una cosa brutta nella mia famiglia. Adesso però sono tornata più agguerrita che mai e vi annuncio l'apertura di un account Instagram, in cui pubblicherò tutti gli aggiornamenti e le novità del mio account EFP, e di un ask blog su Tumblr dedicato a "Non giudicate da ciò che siamo stati" dove risponderò alle vostre domande sulla storia.
Vi lascio qua sotto i nomi degli account, ma potete trovare i link nel mio profilo :
Instagram: fantasy.is.magic.
Tumblr: fantasyismagic
Spero che accorriate numerosi a visitare l'ask blog!
Make it shine!
Fantasy is magic

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