Senza di te

di La Sibilla
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Disperazione ***
Capitolo 2: *** Risveglio ***
Capitolo 3: *** Pazzia ***
Capitolo 4: *** Determinazione ***
Capitolo 5: *** Conforto ***
Capitolo 6: *** Pensieri confusi ***
Capitolo 7: *** Batman ***
Capitolo 8: *** Resa dei conti ***
Capitolo 9: *** Propositi per il futuro ***
Capitolo 10: *** Quello che non ti aspetti ***
Capitolo 11: *** Momenti dolciamari ***
Capitolo 12: *** Il sentiero della vita ***
Capitolo 13: *** Un felice ritorno ***
Capitolo 14: *** Non lasciarmi mai più ***



Capitolo 1
*** Disperazione ***


Nella stanza calò il silenzio.
Felicity guardò Diggle e Roy, non riusciva a muovere nemmeno un passo.
Quell'uomo aveva riportato al covo la giacca e la borsa di Oliver e aveva annunciato solennemente che Arrow era morto per mano del Demone, poi era sparito alla velocità della luce, lasciandoli tutti con un terrificante senso di vuoto.
Roy abbassò lo sguardo e si accasciò a terra ai piedi della teca di vetro che conteneva la divisa di Oliver e con le braccia strette attorno alle gambe iniziò a tremare.
Diggle battè entrambi i pugni sul tavolo molteplici volte continuando a ripetere "no, non è possibile" e poi si mise a piangere.
Felicity fece dei piccoli passi , le gambe traballanti la tenevano a malapena in piedi.
Si diresse verso la scatola. Lentamente la aprì. Prese la giacca. Era Fredda.
La strinse a se e vi affondò il viso per inspirare l'odore di Oliver.
Appena sentì l'aroma  del dopobarba del suo amato cadde in ginocchio.
Nessuno di loro ebbe la forza di parlare.
Restarono così ognuno a modo suo ad elaborare quella notizia sconvolgente.
Dopo qualche minuto Roy strisciò sul pavimento fino ad arrivare vicino a Felicity,
Diggle li raggiunse e li strinse entrambi in un forte abbraccio, per condividere il dolore della perdita di Oliver.
Felicity era una statua di marmo, non piangeva, non tremava, era assolutamente priva di qualsiasi espressione,
sembrava essere lontana mille miglia da lì.
Roy cercò di scuoterla da quello stato catatonico continuando a chiamarla dolcemente mentre Diggle le accarezzava la schiena, ma nulla aveva effetto.
Stringeva la giacca talmente forte che le nocche delle mani le erano diventate bianche.
Era rigida , come se la morte avesse preso anche lei.
I due uomini si guardarono ancora con le lacrime agli occhi e insieme la misero in piedi.
Diggle prese il cellulare e chiamò Layla.
-" tesoro è successo qualcosa di molto grave.. ho bisogno di te qui.. Felicity..ha bisogno di te"-
-" Dig .. Oliver... Oh mio Dio... "-singhiozzò-" cerco di fare presto.."-
-" Grazie"-
Entrambi tentarono di togliere la giacca dalle mani della ragazza ma non ci riuscirono, allora Roy prese una copertina di pile da uno scaffale e gliela mise sulle spalle.
Diggle rivolgendosi al suo compagno disse:-"Roy.. sarà il caso di andare ad avvertire la famiglia Lance"- 
Il ragazzo annui e si allontanò per andare a casa di Laurel.
Nel frattempo Layla li raggiunse al Covo e aiutò il marito a portare Felicity in macchina.
Si muoveva come un automa, senza una volontà propria, spinta dal tocco gentile della sua amica che continuava a sussurrarle parole di conforto ma senza riuscire a suscitare alcuna reazione.
Arrivati a casa la condussero nella stanza degli ospiti, la fecero sdraiare sul letto poi spensero le luci e augurandosi che riuscisse a dormire la lasciarono da sola.
Felicity restò immobile come una bambola di porcellana mentre la sua mente ripercorreva  tutti i momenti vissuti con Oliver, dal loro primo incontro allo straziante addio prima del duello mortale.
Continuava a rivedere il suo sorriso mentre le diceva serenamente Ti amo.
Le due parole le martellavano nella testa e la pungevano come aghi 
fino al punto che divennero così strazianti che si mise ad urlare e poi finalmente, dopo ore di  muto tormento, iniziò a piangere.
Layla era accorsa subito nella stanza appena aveva sentito le urla, si era avvicinata cautamente alla ragazza e cercava di cullarla e consolarla come faceva con la sua piccola Sara, non potendo fare a meno di pensare che se fosse toccato a Dig, anche lei ne sarebbe rimasta distrutta nel corpo e nell'anima.
Il pianto durò per ore, tanto che entrambe si addormentarono esauste.
Il mattino seguente Felicity si svegliò fra le braccia della sua amica.
La osservò ancora addormentata le accarezzò il viso, le diede un bacio sulla guancia e le sussurrò:"Grazie"., poi si alzò lentamente dal letto e raggiunse la finestra.
Il sole stava sorgendo e i suoi raggi filtravano dalle veneziane.
Felicity tirò la cordicella per alzare la tendina e lasciare che il sole la invadesse col suo caldo e lucente abbraccio.
Chiuse gli occhi e sospirò, vide nuovamente Oliver sorridente che le diceva di amarla.
Battè un pugno sul vetro  dando sfogo a tutta la sua rabbia  e mentre ricominciava a piangere  il pugno divenne una carezza che scivolava lungo la finestra mentre lei cadeva in ginocchio esclamando:" NO! non voglio essere la donna che ami!.. Non ne sono degna".
Layla che si era svegliata per il rumore sordo del pugno sul vetro, in pochi attimi fu vicino a lei, pronta a consolarla nuovamente.
Felicity si voltò verso l'amica e lasciandosi confortare dal suo abbraccio disse:-"non c'è più.. non lo vedrò più.. non potrò più dirgli che lo amo.. oh Layla... che sciocca sono stata a lasciarlo andare via senza dirglielo.. "-
L'amica le accarezzò la nuca dicendole:-" shhhhhh..non ti tormentare.. lui lo sapeva.. stai tranquilla".
Nonostante  quelle rassicurazioni però, Felicity non riusciva a mettere in pace il suo cuore. Dio solo sapeva se mai ci sarebbe riuscita, era convinta che avrebbe vissuto per sempre con quel rimpianto.
Diggle arrivò nella camera con la piccola Sara, le raggiunse e si accucciò di fianco a loro, in quel momento la piccolina guardò Felicity e come se avesse percepito la sua infinita tristezza le mise la manina sulla guancia e le fece un enorme sorriso, la ragazza la guardò e sfiorò i suoi ditini con un bacio leggero non potendo fare  a meno di ricambiare quella adorabile dimostrazione d'affetto.
La bambina allora allungò le braccine verso di lei e Felicity la prese in braccio.
Diggle e Layla si scambiarono uno sguardo complice  e un cenno col capo, poi l'uomo tirò fuori un bel biberon pieno di latte e rivolgendosi all'amica disse:-" ti va di darle da mangiare mentre noi prepariamo la colazione?"-
Felicity annui, afferrò il biberon e si accomodò sul letto con la bimba per allattarla.
La dolcezza di quella creatura innocente le aveva ridato un pò di serenità.

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Capitolo 2
*** Risveglio ***


Era Buio.
Una tenebra senza ombre, profondamente nera e desolata che permeava ogni fibra del suo essere.
Tutto intorno: il Silenzio. Un’innaturale immobilità.
Non aveva forza nemmeno per respirare ma stranamente non aveva Paura e non provava Dolore.
Era così l’oblio? Era questo che si provava morendo? Si aveva la sensazione di fluttare in un buco nero?
No.
Se la sua mente era in grado di elaborare questi pensieri, probabilmente non era ancora morto.
Come un film al rallentatore, all’improvviso alcune immagini iniziarono a farsi strada in quell’oscurità.
E’ freddo , il suo corpo si sta congelando eccetto per un punto sul petto in cui il calore cerca di resistere a quell’assalto gelido.
Pian piano apre gli occhi : neve e roccia.
Inizia a ricordare.
Il duello, la ferita mortale, la caduta nel vuoto.
Vorrebbe urlare ma non ci riesce, sente un nodo in gola.
Cerca di muovere il braccio ma è troppo debole.
La frustrazione lo avvilisce al punto che inizia a piangere.
E’ la fine? Si domanda.
Triste e sconsolato non può fare altro che attendere che la morte giunga a reclamare la sua anima.
Per un attimo pensa che sarebbe stato meglio se Ra’s al Ghul lo avesse colpito al cuore.
Poi una piccola e flebile voce nella sua testa inizia a sussurragli parole di incoraggiamento:-“non sei solo.. io credo in te”-
Stringe i pugni e cerca di concentrarsi.
Inspira.. espira.. inspira..espira..
rallenta il battito cardiaco..rallenta l’afflusso di sangue.. medita per raccogliere la forza sufficiente per muoversi.
lentamente e con uno sforzo immane riesce a girarsi.
Le ossa scricchiolano, il dolore prepotente lo assale, ma non si arrende, resiste.
Striscia nella neve per alcuni metri fino ad intravedere l’entrata di una specie di grotta, non è il migliore dei rifugi, ma almeno non sarà esposto alle intemperie.
E’ tutto dolorante, il suo corpo si rifiuta di collaborare. La sua volontà è più forte.
Riesce a mettersi a carponi.
Ha una spalla slogata e qualche costola rotta, ma può riuscire ad arrivare dentro quell’anfratto. Deve riuscirci.
la voce lo incoraggia di nuovo:-“non sei solo, io credo in te”- un raggio di luce gli illumina la visuale e nel mezzo scorge Felicity che gli tende la mano.
Sorride, alza la mano verso di lei, l’afferra. Finalmente può riposarsi. Sviene, mentre sente qualcuno pronunciare delle parole di conforto:
-“ Va tutto bene ragazzo.. ci penso io a te”-
L’uomo misterioso si allontana con Oliver sulle spalle, dirigendosi verso il folto della foresta dove ha nascosto il veicolo che l’ha condotto fino a li.
Apre lo sportello, prende una coperta termica e l’avvolge intorno al corpo del giovane che ha appena soccorso adagiandolo sul sedile posteriore.
-“ E’ sorprendente che tu sia ancora vivo.. hai lo spirito di un guerriero. Bene. Molto bene.”-
Raggiunge il posto di guida.
Prende il telefono.
Bip Bip Bip..
dall’altra parte una voce risponde:- “ Buongiorno Signore, come è andata la sua spedizione?”-
-“ C’è stato un imprevisto.”-
-“Oh.. mi dispiace molto Signore, sta tornando a casa?-
-“ Si.. e.. Alfred, prepara la stanza degli ospiti”-
-“ Certamente Signore.. pensa di arrivare per l’ora del the?”-
L’uomo sorrise impercettibilmente, spense il telefono e avviò il motore.

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Capitolo 3
*** Pazzia ***


Nota: questo capitolo è molto forte, quindi ho cambiato il rating della storia. Grazie a tutti e Buona lettura.

Quando l’automobile entrò nel tunnel che conduceva alla grotta interna, il sempre vigile Alfred si affrettò a raggiungere il suo padrone per aiutarlo con il suo “ospite”.
Bruce Wayne parcheggiò. La prima cosa da fare era sistemare il ragazzo in un posto sicuro.
Alfred si avvicinò per aiutarlo a sostenere il peso del giovane.
-“ Santo Dio! Cosa è successo a questo ragazzo?”-chiese alla vista delle numerose ferite
-“ Un duello con Ra’s al Ghul, è stato un miracolo che sia sopravvissuto alla caduta dalla rupe e se non lo avessi trovato subito probabilmente sarebbe morto.”-
-“Coraggio o pazzia?”-
-“Un misto di entrambi credo, sarà interessante chiederglielo appena si sveglierà..”-
-“ ma si ..sveglierà ..signore?”-
-“ Ha avuto una brutta crisi cardiaca, stavo per perderlo, ho dovuto dargli quell’intruglio che mi ha portato Thalia..”-
-“Ma Signore!”-
-“ Lo so Alfred.. non c’era altra soluzione.. sarà meglio che per il momento lo sistemiamo nella camera speciale qui alla Batcaverna..”-
-“ considerando gli effetti collaterali che ha avuto quella schifezza su di lei… direi che non ci restano molte alternative..”-
Costeggiando una parete di roccia lungo un tunnel che conduceva dalla caverna alla villa, i due uomini portarono Oliver nel bunker.
La stanza era stata proggettata in modo che nemmeno Clark Kant potesse procurare danni irreparabili, quindi, per un comune mortale sarebbe stato un luogo appropriato in cui gestire qualsiasi tipo di effetto collaterale fosse risultato dall’assunzione dell’elisir che Thalia aveva distillato usando l’acqua della pozza di Lazzaro.
Adagiarono il corpo ancora privo di sensi del ragazzo sul letto, Alfred prese la cassetta del pronto soccorso e disinfettò le ferite ricucendo i tagli più profondi, ormai era diventato un esperto infermiere.
Bruce osservava pensieroso, poi disse:-“ vado a fare qualche ricerca sul computer, appena hai finito chiudi bene la porta”- si diresse verso l’uscita a passi veloci ma prima di andare via si fermò un attimo:-“ Alfred..”-
-“ Si signore?”-
-“ Grazie”-
Il maggiordomo gli fece un sorriso di approvazione e l’uomo sparì dalla sua visuale.
Arrivato alla caverna si sfilo la tuta in kevlar e indossò dei vestiti più comodi poi raggiunse la sua postazione al computer.
Inserì il campione di sangue prelevato dallo sconosciuto nell’analizzatore del Dna e in pochi istanti ebbe il risultato sullo schermo: Oliver Queen, Starling City.
Fece eseguire altre analisi di routine sul soggetto e alla fine della ricerca l’immagine che apparve davanti ai suoi occhi gli strappò un’espressione ammirata: Arrow, il vigilante.
Adesso comprendeva perché Ra’s al Ghul avesse rivolto la sua attenzione a quel ragazzo, quello che restava un mistero era il motivo..beh.. avrebbe avuto tutto il tempo di approfondire la conoscenza del signor Queen e capire se poteva fare di lui un eroe.
Quello di cui aveva un assoluto bisogno in quel momento però, era un bagno caldo accompagnato da una tazza di the.
Si diresse verso l’ascensore e risalì in superficie per tornare dentro la villa.
Nel frattempo…
Oliver era adagiato sul prato in riva al lago, si era appisolato. Shado e Slade lo avevano lasciato li da solo per andare a caccia.
Il suo riposo fu interrotto da un improvviso trambusto.
Allertato da tutto quel movimento, scatta in piedi e cerca un nascondiglio da cui osservare la situazione senza essere individuato.
I soldati di Freyrs passano a poche decine di metri dalla sua postazione trascinando Shado  legata e svenuta.
Una rabbia mai provata prima si impossessa di lui, non riesce a controllarla, vedere la sua compagna trattata in quel modo disumano gli fa ribollire il sangue nelle vene.
Rincorre il piccolo gruppo di mercenari fino al loro campo base.
Mentre la banda si disperde Freyrs prende Shado per i capelli, la scuote, la percuote senza pietà
Chiedendole più volte dove può trovare Yao Fei, lei non risponde.
Una furia cieca si impossessa dei suoi sensi quando il generale tira fuori la pistola e la punta alla tempia di lei.
Corre, tutti i muscoli tesi nello sforzo di fermare quel pazzo.
Con un grido animalesco attira la sua attenzione.
Freyrs si fa scudo col corpo della ragazza e gli dice:-“ sei pronto a sacrificare la tua libertà per lei?”-
Con una determinazione senza precedenti Oliver si getta su di lui, inizia a prenderlo a pugni, lo colpisce fino a quando le sue mani sono tutte ricoperte di sangue, con un ghigno gutturale e malefico sussurra al suo nemico.-“ è il momento di morire”- gli spezza il collo, freddo, impassibile, senza rimorso.
Si gira verso Shado ma non la vede.
Una fitta e densa nebbia è scesa attorno a lui, sembra voglia avvolgerlo e risucchiarlo all’inferno.
Poco dopo scorge dei movimenti.
La nebbia si dirada. E’ notte, le stelle brillano sui grattacieli di Starling City.
Una freccia nera sibila verso di lui, si sposta fulmineo.
Malcom Merlin con un sorriso di scherno sul volto gli dice:
-“ Tu non puoi sconfiggermi ma non preoccuparti, presto, tua madre e tua sorella ti raggiungeranno nella tomba!”
Gli occhi iniettati di sangue, i pungi stretti, il  battito del cuore impazzito, il ragazzo si lancia su di lui.
Iniziano una lotta serrata corpo a corpo, senza esclusione di colpi, Malcom lo afferra alla gola e stringendolo in una morsa letale gli sussurra all’orecchio:-“ sei pronto a morire?”-
Oliver afferra la freccia che aveva schivato poco prima e senza esitazione trapassa entrambi, subito dopo la sfila con forza e  tenendolo fermo sotto si lui continua a colpirlo, ripetutamente, con ferocia,
finchè non si muove più..
Guarda il suo nemico morto e inizia a ridere. Il volto contratto in un espressione di pura follia.
I Glades esplodono. La nuvola di polvere lo ricopre.
Un silenzio innaturale si diffonde tutto intorno a lui.
E’ guardingo, in ansia per la battaglia. L’adrenalina scorre veloce nelle sue vene.
Dalla nuvola di polvere  emerge la sua nemesi, il suo vecchio amico e mentore: Slade Wilson.
Con la spada puntata alla gola di Felicity minaccia di ucciderla:-“ quando vedrai il corpo della tua amata giacere privo di vita ai tuoi piedi, capirai cosa si prova! Cosa ho provato io!”-
Un istinto omicida lo invade, tende l’arco e inizia a scagliare una serie di frecce contro l’uomo che ha di fronte trafiggendolo in diversi punti del torace e in mezzo agli occhi.
Il respiro è affannato, non riesce a smettere di scoccare quelle armi letali.
Felicity lo guarda con orrore, ha paura, cerca di allontanarsi da lui.
Oliver la rincorre, la afferra per il collo, stringe sempre di più , lei gli sfiora il viso con una mano e nell’ultimo alito di vita gli dice:-“ Ti amo”- poi muore fra le sue braccia.
Nel momento in cui il corpo senza vita di lei si accascia, un bagliore accecante lo investe, un raggio di luce lo colpisce come una scossa elettrica penetrando nella sua fronte.
Guarda verso il basso diventando consapevole di quello che ha fatto.
Disperato grida il suo nome.
Riprende coscienza di se.
 

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Capitolo 4
*** Determinazione ***


Felicity era rimasta ospite a casa di Diggle.
Non aveva voglia di uscire ne di andare al lavoro. Aveva chiamato Ray per dirgli che si prendeva qualche giorno di riposo e come sempre lui non ne aveva chiesto il motivo, era un tipo molto intuitivo e sensibile e quindi percependo che era successo qualcosa di molto grave aveva subito acconsentito.
La ragazza aveva un peso sul cuore che non accennava ad alleggerirsi.
Con il passare delle ore la consapevolezza della scomparsa di Oliver era diventata un fardello impossibile da sopportare.
Non voleva neanche pensare a come avrebbe fatto a continuare la sua vita senza di lui.
Un conto era stare separati avendo comunque la possibilità di vederlo e frequentarlo ogni giorno,
un altro era la dura realtà di quel momento: come Sara prima di lui, Oliver era morto.
Non c’era rimedio alla morte. Non c’era ritorno.
Non aveva neppure un corpo da seppellire,non osava immaginare come avrebbe spiegato a Thea tutto l’intreccio di quella faccenda. Doveva assolutamente trovare il modo di non lasciarle sulle spalle la colpa per la morte del fratello.
Avrebbero avuto una tomba vuota, anche se ogni angolo della città avrebbe parlato di lui, la sua assenza, il vuoto che aveva lasciato era incolmabile.
La sua mente, il suo cuore,  ogni centimetro della sua pelle gridava il suo nome, prepotentemente, senza sosta perché Oliver aveva rapito la sua anima, aveva conquistato il suo amore.
Non poteva fermare quell’amore, non poteva arginare quel dolore.
Qualcuno doveva rispondere di tutta quella sofferenza  e quella persona era Malcom Merlin,
l’uomo che aveva firmato la condanna a morte del suo amato. Il demone che aveva trasformato la dolce Thea in una inconsapevole e spietata assassina con il solo scopo di indurre Oliver a sfidare Ra’s al Ghul.
Determinata a presentargli il conto di quella perdita incommensurabile, Felicity, prese in prestito dei vestiti puliti dall’armadio di Layla e si preparò per la sfida più importante della sua vita.
Afferrò la borsa e la giacca dirigendosi verso la porta, poggiò le dita sulla maniglia, le tremava la mano.
La ragazza ebbe un attimo di esitazione chiedendosi come avrebbe potuto affrontare quel diabolico assassino.
la sua mente iniziò ad elaborare istantaneamente una risposta più che soddisfacente e un sorriso beffardo le increspò le labbra: lo avrebbe fatto a modo suo, dopo tutto era o non era una stronza con il Wi Fi?
Aprì la porta e con passo deciso s’incamminò verso l’ascensore.
prese il cellulare e chiamò un taxi.
Aveva molto da lavorare, ma era certa che una volta portato a compimento il suo piano, Malcom forse si sarebbe trovato a pensare che avrebbe fatto meglio a consegnarsi a Ra’s al Ghul.
La morte era preferibile all’ira e alla disperazione di una donna innamorata che aveva tutta l’intenzione di rovinargli la vita per sempre.
D’altro canto, lei non aveva più nulla da perdere, ma doveva proteggere Thea, lo doveva fare per onorare Oliver e il suo sacrificio.
Lo doveva fare in nome di quell’amore che li aveva uniti, di quel legame indissolubile che nemmeno la sua scomparsa poteva spezzare.
L’amore era la sua forza.
Era pronta ad affrontare a spada tratta il suo nemico.
 

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Capitolo 5
*** Conforto ***


Il covo era… come dire... spento.
Non si sentiva il chiacchiericcio di Diggle, non c’era nessun rumore prodotto dai pugni di Roy durante l’allenamento con il wooden dummy, non si sentivano i respiri regolari di Oliver mentre scalava la salmon ladder, il computer era offline.
Felicity accese le luci.
Scese le scale ripensando a tutti  i momenti passati in quel luogo insieme al team.
Passò davanti alla teca di vetro soffermandosi ad immaginare, ancora una volta, Oliver indossare i suoi abiti da eroe.
Le venne in mente la sera in cui lo aveva aiutato a mettersi la maschera e lui era uscito ad affrontare una sfida da cui non sapeva se sarebbe tornato.
Si girò verso l’entrata sperando di vederlo arrivare di corsa per rassicurarla della sua incolumità, ma questo purtroppo non accadde.
Le lacrime rischiavano di ricominciare a scorrere a fiumi e offuscare la sua lucidità, così Felicity prese coraggio e con uno sforzo enorme le ricacciò indietro. Non poteva perdere la concentrazione.
Doveva concentrarsi sul suo obbiettivo: la rovina di Malcom Merlin.
Si diresse alla sua postazione dove a farle compagnia c’era la felce che aveva regalato ad Oliver.
La ragazza accarezzò delicatamente le sue foglie , poi tastò la terra del vaso per sentire se c’era bisogno d’acqua e ,dato che la trovò un po’ secca, si affrettò ad innaffiarla.
Pochi istanti dopo si tolse la giacca e si sedette, avviò il computer e iniziò una serie di controlli utilizzando svariati tipi di programmi per rintracciare tutti i fondi a disposizione di Merlin, ci sarebbe voluto un po’ di tempo, ma alla fine avrebbe trovato fino all’ultimo centesimo e se ne sarebbe presa cura assicurandosi che Malcom non potesse mai più, in alcun modo , metterci le mani sopra.
Poi avrebbe raccolto i video e tutte le prove possibili a suo carico per farlo arrestare  e rimanere in prigione a vita, e avrebbe fatto in modo che fosse una prigione da cui non poteva scappare.
Avrebbe messo il diavolo in catene e avrebbe reso la sua esistenza miserabile.
Non sapeva con certezza quanti giorni avrebbe dovuto lavorare senza sosta per  sistemare la questione in modo impeccabile ma non le importava.
Quando si sarebbe presentata davanti all’uomo che aveva distrutto la sua vita e quella di Thea avrebbe avuto la soddisfazione di guardarlo negli occhi e leggerci la sconfitta.
Mentre era intenta a mangiare un tramezzino con i gamberetti il suo cellulare squillò.
-“Capitano Lance..”- rispose sentendo la voce di Quentin.
-“Felicity..io..non so cosa dire.. Roy è stato qui da noi .. ci ha raccontato tutto e..oh Dio! Non riesco ancora a credere a quello che è successo! Mia figlia è sconvolta.. io..beh.. credo di essere un inutile idiota..non avevo capito nulla..e sono completamente annichilito, non ho gli strumenti per aiutarla non so come fare e..l’unica persona con cui mi sono sentito di condividere il mio stato d’animo.. sei tu.. perdonami.”-
La ragazza iniziò a singhiozzare.-“ Quentin…Signor Lance.. non c’è niente da perdonare, sono felice che abbia pensato a me.. anche io avevo bisogno di parlare con qualcuno..”-
-“ tu sei sempre stata quella più vicina a lui, immagino quanto sia difficile per te questo momento, non so cosa farei se alla mia Sara toccasse la stessa sorte..”-
Felicity sentì un nodo in gola per quelle parole.
-“ Signor Lance, le assicuro che Laurel non starà ferma a crogiolarsi nel dolore senza fare nulla, è una donna in gamba, ha passato molti momenti difficili in questi ultimi anni eppure ha trovato la forza di andare avanti.. le stia semplicemente vicino con comprensione..in quanto a me.. non si preoccupi grazie ad amici come lei anche io troverò quella forza”-
-“ Ti ringrazio. Se mai avessi bisogno di qualsiasi cosa.. sai dove trovarmi. Non esitare a chiamarmi.”-
-“Certamente.. ora torni dalla sua famiglia, hanno bisogno di lei..”-
-“A presto”-
Famiglia.
Felicity si sentiva sopraffatta da un miscuglio di tristezza e malinconia. Così fece l’unica cosa che avrebbe potuto farla stare meglio: digitò velocemente un numero sul suo cellulare.
Una voce allegra e frizzantina rispose:-“ Donna Smoak a sua disposizione!”-
-“Mamma..”- disse la ragazza con voce tremante.
-“ Tesoro.. che cosa succede?”-
-“ Ho bisogno di te, puoi venire per qualche tempo qui da me?”-
-“ Amore, certo che posso venire da te.. di cosa si tratta?”-
-“ Mamma..io.. Oliver è.. morto..”-
-“Oh No…! Tesoro mio.. sarò da te appena possibile, vado a preparare la valigia.”-
-“ Grazie”-
Se c’era una cosa che Donna aveva capito dopo la sua visita a Starling City, era che sua figlia aveva un legame molto profondo con Oliver Queen.
Non si era sbagliata. Doveva salire sul primo volo disponibile.
La ragazza intanto dopo quell’ultima chiamata si sentiva un po’ più sollevata.
Sapere che sua madre stava arrivando le dava un enorme conforto. Si asciugò le lacrime e riprese a lavorare con i conti correnti di Malcom Merlin.
Il mattino dopo, stanca e assonnata tornò nel suo appartamento.
Appena scese dal taxi vide sua madre seduta sulla valigia davanti alla porta.
-“Mamma!”- gridò correndole incontro
Donna la raggiunse e l’abbracciò. Avevano molte cose di cui parlare.
Felicity aprì la porta e insieme entrarono in casa.

 

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Capitolo 6
*** Pensieri confusi ***


Il respiro era ancora affannato, la paura gli faceva martellare il cuore nel petto.
Aveva ucciso la donna che amava più della sua stessa vita: era un mostro.
Rimase con gli occhi chiusi, non voleva vedere il corpo senza vita di Felicity.
Non voleva che quell'orrore diventasse reale.
Mosse le mani , l'unica cosa che sentiva sotto i polpastrelli era il freddo del pavimento.
Prese un respiro profondo e poi iniziò a sollevare lentamente le palpebre.
Possibile che avesse sognato tutto?
Non appena la visuale divenne nitida si rese conto che non si trovava a Starling City, ne tantomeno in fondo alla rupe in cui lo aveva spinto Ra's al Ghul. 
Si alzò in piedi.
Aveva ricevuto una ferita mortale, era caduto su un mucchio di rocce da un altezza di  almeno 10 metri, si supponeva che fosse morto, eppure non provava dolore, anzi,uno strano vigore permeava tutto il suo corpo.
Si guardò intorno domandandosi dove diavolo fosse finito e come aveva fatto ad arrivare in quel luogo.
La sua attenzione fu attirata da una miriade di lana e piume che erano sparse dappertutto.
Sul lato destro c'era quello che restava di un letto, completamente distrutto.
Il materasso era stato strappato e le doghe di legno della rete erano spezzate, il cuscino era diventato una poltiglia di piumette intrise di sudore.
Sul muro c'era il vetro rotto di un piccolo specchio ovale, i cui frammenti erano schizzati sul pavimento sottostante.
Si intravedevano due porte. una delle quali sembrava blindata mentre l'altra,più piccola, conduceva ad una toilette.
Le pareti erano fatte di uno strano materiale che Oliver faticava a riconoscere ed emettevano un sinistro bagliore verdognolo.
Probabilmente era una specie di rifugio antiatomico. Forse si trovava in qualche base dell'Arguss.
Iniziò ad ispezionare la stanza in cerca di telecamere ma non ne trovò, se c'erano , le avevano nascoste in modo eccezionale.
Cercò di raggruppare i pensieri per dare un filo di coerenza ai suoi ricordi.
Le immagini affioravano a tratti e man mano che ricordava i particolari dello scontro con il capo della lega la sua mano si soffermava nei punti in cui era stato ferito.
Il ragazzo osservò le cicatrici. Erano di dimensioni ridotte sembravano dei piccoli graffi.
Prese lo specchio dal muro per controllare le sue vecchie ferite.
Erano sempre li ma appena accennate.
Una serie di brividi gli fece venire la pelle d'oca.
Si accorse che era completamente madido di sudore.
Entrò nel bagno e si infilò sotto la doccia, sperando che la carezza rilassante dell'acqua lo aiutasse a riprendere il completo controllo delle sue facoltà fisiche e mentali.
Pian piano cominciò a ricomporre il puzzle degli avvenimenti degli ultimi giorni anche se  ancora non riusciva a distinguere cosa aveva sognato e cosa era reale.
Ristorato, indossò l'accappatoio e tornò nell'altra stanza.
Il rumore di una serratura elettronica che si sbloccava lo mise in allerta.
La porta blindata si aprì rivelando dietro di se un uomo alto, bruno e dal fisico atletico che
indossava una tuta da ginnastica e aveva in mano dei vestiti.
Con passo sicuro si avvicinò verso di lui.
-" Bentornato fra i vivi Signor Queen"- disse sorridendo e porgendogli gli abiti
Anche se tutti i suoi sensi gli dicevano che quell'uomo era molto di più di ciò che sembrava, stranamente non si sentiva minacciato dalla sua presenza.
Allungò la mano per accettare la gentile offerta.
-"Suppongo che dovrei dire..Grazie..Signor?.."-
-" Wayne, Bruce Wayne"-
Oliver lo guardò con curiosità. Aveva già sentito quel nome da qualche parte, ma non riusciva a ricordarsi dove.
Gli strinse la mano, poi iniziando a vestirsi gli chiese:-" Lei fa parte dell'Arguss? E' stata la Waller a portarmi qui?"-
-" Mmm.. no.. io e la signora Waller non siamo propriamente in buoni rapporti..."-
Il ragazzo lo guardò con un espressione interrogativa e un pò confusa, se non c'entrava Amanda.. come cavolo lo aveva trovato questo Bruce Wayne?
-" Vedo che la cosa ti confonde.. ma non preoccuparti, non hai nulla da temere da me"-
-"Ogni volta che mi sono trovato in situazioni simili l'ho sempre rimpianto.."-
Il suo interlocutore sorrise di nuovo.
-" Non questa volta.. adesso vieni a mangiare  qualcosa poi avremo tutto il tempo di parlare."-
Non aveva altra scelta dopotutto.
Era vivo e questo era la cosa più importante. 
Doveva prendersi il tempo di capire come e quando sarebbe potuto tornare a casa.
Fece un segno di assenso al suo ospite e disse:-"in effetti il mio stomaco inizia a reclamare.. la seguo.."-
Insieme uscirono dalla stanza.
Oliver era curioso.Ne aveva visti molti di luoghi strani e basi segrete militari, ma questo.. era qualcosa di diverso.
Non vedeva l'ora di scoprire tutti i dettagli del suo miracoloso salvataggio.

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Capitolo 7
*** Batman ***


Camminando lungo i corridoi dell'enorme maniero, Oliver scoprì la prima cosa riguardò a Bruce Wayne: era un uomo sfacciatamente ricco.
Lui aveva vissuto nel benessere e frequentato sempre il top della società di Starling City grazie alla posizione di rilievo della sua famiglia, ma qui era tutto su un altro livello, il signor Wayne era al vertice della scala.
Arrivarono davanti a quella che presumibilmente doveva essere la sala da pranzo. Trovarono ad attenderli un uomo anziano che indossava regalmente uno smoking nero di alta sartoria.
L'uomo si rivolse a Bruce  dicendo:-" Signore, mi sono permesso di organizzare un pranzo un pò più abbondante del solito, data la presenza del nostro ospite.."-
-" Sono sicuro che il signor Queen renderà onore alla tue abilità culinarie Alfred"- poi guardando verso di lui li presentò:" Alfred ti presento Oliver"-
L'uomo fece una piccola riverenza e gli disse-" è un piacere conoscerla Signor Queen, e sono felice di vederla sano e salvo"-
Oliver rimase spiazzato da tanta formalità e rispose un pò imbarazzato al saluto:-"Il piacere è mio..ehm..Alfred.. Grazie ".
Poi il maggiordomo aprì la porta e li accompagnò all'interno della stanza.
Oliver non aveva pensato di avere fame finchè non vide le meraviglie disposte su quell'enorme tavolo.
Alfred iniziò ad illustrare le leccornie che aveva preparato, c'era un buffet di dolci con dieci torte differenti, brioche e pasticcini di ogni tipo, una lasagna all'italiana, tre piatti di carne e tre portate di pesce, pane fresco appena sfornato, acqua liscia e minerale , succhi di frutta, caffè nero e una bottiglia di Bordeux del 56 era immersa in un secchiello pieno di ghiaccio.
Si accomodarono a tavola e iniziarono a pranzare.
Più mangiava e più aveva fame, non capiva come mai il suo stomaco continuasse a reclamare.
Non credeva possibile che in due avrebbero potuto mangiare tutto quel ben di dio,  in realtà, si accorse che Bruce aveva preso un quantitativo moderato di cibo, mentre lui, non riusciva a smettere di mangiare.
Il suo ospite guardò nella sua direzione e lui si sentì goffo e impacciato, prese il tovagliolo e lo accostò alla bocca per pulire alcuni residui di salsa del cocktail di gamberetti e bevve un sorso d'acqua.
La cosa dovette sembrare esilarante perchè Bruce gli rivolse un sorriso. 
-" Oliver, mangia pure quanto vuoi, devi sapere che quando ti ho trovato eri quasi morto e per salvarti ho dovuto darti un piccolo intruglio chimico."-
Il ragazzo quasi si strozzò nel sentire quelle parole, tossì un paio di volte, poi in tono serio chiese:-" che tipo di intruglio?"-
-" Mmm.. chiamiamolo pozione di resurrezione ti va? mi sembra un nome adatto alla circostanza.. diciamo che è un salva vita estremo con dei "piccolissimi" effetti collaterali.."-
Oliver iniziava a pensare che quelle visioni di pazzia che aveva avuto fossero comprese così come il senso di fame insaziabile. Non potè quindi trattenersi dal chiedere ulteriori informazioni.
-" ho molte domande, come potrai immaginare, ma la cosa che mi incuriosisce di più è: che diavolo ci facevi in quel posto fuori dal mondo?"-
-"la risposta a questa domanda è molto  complessa ..perciò , per il momento mi limiterò a dirti che.. ero  in cerca di indizi per una missione molto importante"-
-" come mai ho l'impressione che questa missione sia una cosa personale?"-
-" c'è sempre qualcosa di personale quando si parla di Ra's al Ghul"-
Il ragazzo conveniva con lui riguardo la sua ultima affermazione, avrebbe voluto sapere di più, ma rispettava il fatto che il suo interlocutore non aveva intenzione di approfondire l'argomento, quindi fece un'altra domanda: semplice e diretta:
-"Perchè mi hai salvato? "-
-"Non c'erano scelte da fare"- rispose lui con altrettanta semplice sincerità.
Oliver comprendeva perfettamente il significato di quelle parole, quando c'è in gioco la vita di una persona, tutto il resto diventa secondario.
Lui lo sapeva bene, era la stessa cosa che aveva detto a Felicity dopo averla salvata dalle grinfie del conte Vertigo.
La sua dolce Felicity, gli tremavano ancora le mani al ricordo delle tremende allucinazioni in cui l'aveva uccisa.
In qualche modo doveva avvertire lei e il team che era vivo..ma prima voleva assicurarsi di non essere una minaccia per nessuno di loro.
Soffermandosi ad analizzare le affermazioni del suo salvatore non potè fare a meno di notare con quanto altruismo quest'uomo aveva mandato all'aria i suoi piani personali per prendersi cura di un perfetto sconosciuto.
Lo guardò con ammirazione e affermò:-"Credo tu sia una persona degna di fiducia signor Wayne.."-
Bruce chiuse gli occhi e chinò il capo, non si era sbagliato su Oliver Queen, quel ragazzo aveva un ottimo intuito.
Dopo un breve istante di silenzio gli disse:-" Appena avrai finito di mangiare c'è qualcosa che devo mostrarti"-
Il ragazzo annuì, agguantò una coscia di pollo e continuò a rendere onore alla cucina di Alfred.
Dopo aver bevuto la decima tazza di caffè finalmente si sentì soddisfatto e sazio.
Si stiracchiò sgranchiendo i muscoli delle braccia.
Sulla tavola era rimasto ben poco di quello che aveva preparato il maggiordomo.
Oliver sperava vivamente che quell'aspetto post pozione svanisse presto, o non gli sarebbero rimasti abbastanza soldi per continuare a mantenere al meglio l'attrezzatura del covo.
Si alzò in piedi e domandò: -" dunque.. cosa volevi farmi vedere?.. sono pronto.."-
Bruce si alzò a sua volta e rispose:-" seguimi"- poi ritornò indietro lungo il corridoio che avevano percorso qualche ora prima.
Utilizzarono nuovamente l'ascensore ma questa volta scesero più in basso.
Appena le porte scorrevoli si aprirono rivelando l'enorme grotta sotterranea Oliver rimase senza parole.
Una scalinata scavata nella roccia, portava dall'ascensore ad una postazione computerizzata.
Non aveva mai visto niente del genere, se Felicity fosse stata lì in quel momento sarebbe certamente svenuta dall'emozione.
C'era una piattaforma dove era parcheggiata un'automobile, una per un elicottero, una per un aereo e addirittura un fiume sotterraneo dove era stato ricavato un attracco per un piccolo sottomarino.
Il tutto sembrava talmente surreale da far concorrenza ai migliori film di fantascienza.
Oliver vagava come in trance da un luogo ad un altro ammirando ogni particolare di quella che doveva essere la base operativa di qualche organizzazione segreta di cui Bruce era a capo.. però.. a parte Alfred, fino a quel momento non aveva visto nessun altro.
La domanda sorse spontanea: chi era in realtà il signor Wayne?
Proprio quando i suoi pensieri si volsero in quella direzione, Oliver arrivò davanti ad una serie di teche di vetro, simili a quelle del covo.
Con gli occhi sbarrati e colmi di meraviglia si voltò verso il suo salvatore dicendo:-" Tu sei Batman!".
Il cavaliere Oscuro.
Il protettore di Ghotam City non era una leggenda metropolitana ma esisteva davvero.

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Capitolo 8
*** Resa dei conti ***


L’arrivo di Donna aveva migliorato molto l’umore di Felicity.
Purtroppo l’hanukkah, sarebbe stato il più triste della sua vita dato il lutto per la morte di Oliver,
ma il fatto che sua madre fosse con lei avrebbe addolcito la malinconia di quei giorni di festa.
Inoltre la vendetta contro Merlin era pronta, mancavano solo l’ordine di custodia cautelare firmato dal giudice e la squadra dell’Arguss, non appena il Capitano Lance e Layla le avessero dato l’ok, si sarebbero tutti presentati a prelevarlo.
Avrebbe dato modo a Malcom di lasciare una lettera d’addio a Thea e poi sarebbe andata a darle la triste notizia.
Le tremavano le gambe al solo pensiero, di come avrebbe reagito la ragazza sapendo della morte di Oliver.
Vivere quell’immenso dolore due volte e dopo aver perso tutta la sua famiglia, per Thea sarebbe stato devastante.
Come sempre quando pensava ad Oliver e al suo triste destino, Felicity iniziò a piangere.
Donna comparve in quell’istante nella sua camera.
-“ tesoro..”- disse entrando, poi notando le lacrime che le rigavano il volto, corse ad abbracciarla.
Tutti i segreti che le aveva rivelato sua figlia avevano avuto l’effetto di una bomba atomica.
Avrebbe voluto essere stata più vicina alla sua piccola negli anni passati.
Le incomprensioni purtroppo le avevano tenute lontane, ma ora potevano recuperare il tempo perso.
Donna aveva tutta l’intenzione di non lasciare mai più sua figlia ad affrontare la vita senza il suo supporto.
Le accarezzò la schiena piano piano, poi le prese il viso fra le mani e guardandola negli occhi le disse:-“ Cara, questo immenso dolore, se potessi strapparlo via, lo farei.. purtroppo non ci sono pozioni magiche, io lo so bene.. l’unica medicina è il tempo.. quindi.. piangi, urla, tira pugni al cuscino, sfogati sempre facendo uscire la rabbia e la tristezza ogni volta che affiorano, ti aiuterà a sentirne di meno il peso.. vedrai che giorno dopo giorno la pena si allevierà..”-
poi le stampò un lieve bacio sulla fronte e le sorrise, anche lei con le lacrime agli occhi.
-“ Oh, Mamma.. Grazie.. per essere qui con me.. grazie”-
Restarono abbracciate per qualche minuto, finchè il pianto si calmò.
Donna le porse un fazzolettino per asciugarsi le lacrime. E le domandò:-“ Ti va di uscire a fare un po’ di shopping natalizio? Un po’ di frivolezza ti aiuterà a rilassarti.. penso che tu debba ristorarti prima di affrontare Merlin e Thea..”-
-“ già… credo che tu abbia ragione..e… io devo proprio star male, per dire questa cosa!.. non avrei mai pensato che venisse il giorno in cui avrei dato ragione alla mamma!”-
Donna le diede un buffetto sulla spalla e con tono di finto rimprovero le disse:-“ non si prende in giro la mamma! Su, vai a sistemarti, io prendo i cappotti..”-
-“ok..ok..”-
Felicity lavò il viso con l’acqua fredda, si sistemò i capelli e il trucco e raggiunse sua madre in salotto.
Donna le sorrise e le aprì la porta:-“ dopo di te tesoro..”- quando la ragazza le passò vicino , le sussurrò:-“ sai, ho visto un vestito sexy ai grandi magazzini, che mi piacerebbe molto come regalo…”-
-“ Mamma!”- esclamò esasperata, poi entrambe si misero a ridere.
Il suono delle risate colmava un pizzico il vuoto del suo cuore.
Aveva fatto bene a chiedere a sua madre di venire a Starling City. Era decisa. Le avrebbe chiesto di rimanere per sempre.
Salirono in macchina e si avviarono verso il centro.
Il pomeriggio passò velocemente facendo la spola tra i negozi, alla fine della giornata, il bagagliaio era stracolmo di pacchi e buste piene di ogni genere di cianfrusaglia.
Si fermarono al Belly Burger per mangiare e proprio mentre pagavano il conto Layla le mandò il messaggio con l’ora e il luogo in cui si dovevano incontrare per andare a prendere Malcom.
Felicity girò il messaggio al Capitano Lance e a Roy poi  rivolta a Donna disse:-“ E’ ora.. è giunto il momento della resa dei conti”-
-“ Vai tesoro! Fallo a pezzi!, ti aspetto a casa.”-
-“  ti voglio bene mamma”-
-“ anche io cara.. anche io..”-
Si scambiarono uno sguardo complice e un lungo abbraccio, poi Felicity chiamò un taxi per Donna e si affrettò a raggiungere il team dell’Arguss.
Erano tutti lì: Diggle, Roy, Layla, Quentin e Laurel, tutti pronti a darle supporto.
Erano determinati.
L’arcere nero non aveva vie di fuga.
Felicity aveva rintracciato il suo cellulare con un sofisticato sistema Gps. Conosceva tutti i suoi spostamenti e tutti gli appuntamenti quindi avevano potuto organizzare con largo anticipo il piano di cattura.
Malcom stava tranquillamente cenando in un ristorante Thailandese, ignaro di cosa stesse per succedere.
Attesero che terminasse il suo pasto.
Felicity diede il segno di ok ed entrò nel locale tenendosi in disparte.
La squadra di Layla era già in posizione così come  gli altri, tutti pronti ad entrare in azione.
Merlin sorridente ed evidentemente soddisfatto per le leccornie che aveva appena gustato, si recò alla cassa e tirò fuori la carta di credito per pagare il conto.
Bip Bip
-“ mi dispiace Signore, la carta è rigettata”-
Ne tirò fuori un’ altra, rigettata anche quella e poi un’ altra, niente..
sorrise imbarazzato dicendo:- “accidenti, questa sera le banche sono chiuse..”-
Felicty si avvicinò.
-“ Buonasera”- disse rivolta a Malcom, poi porse la sua carta al cassiere dicendo-“ Offro io”-
-“ Felicity..”-
-“ Sono certa Signor Merlin, che mi ripagherà questa gentilezza con gli interessi”-
In quel momento entrò Laurel, mostrò il distintivo al cassiere e gli fece cenno di andar via.
Malcom capì che c’era sotto qualcosa del resto era troppo furbo per non rendersene conto.
-“ dunque.. a parte aver annullato le mie carte di credito, e chiesto al procuratore Lance di accompagnarti.. cos’altro hai organizzato?”- iniziò a guardarsi intorno per trovare una via di fuga, anche se dubitava che una maniaca dei computer e un' alcolista potessero fermarlo in qualche modo, era sempre meglio avere un piano di scorta.. del resto non si vedevano in giro il piccolo aiutante di Oliver ne l’autista, ma questo non significava necessariamente che non fossero appostati da qualche parte.
-“ nel caso lei stia pensando ad una via di fuga.. le sconsiglio vivamente di sfondare le finestre, sono state tutte imbottite di esplosivo al plastico, la minima vibrazione e..boom.. lei schizza in mille pezzettini insieme ai vetri sull’asfalto.. se crede di poter passare dal piano di sopra.. sappia che una squadra super addestrata dell’Arguss è pronta ad ucciderla al minimo segno di opposizione..
ovviamente potrebbe scegliere di svignarsela dal bagno.. ma come lei ben sa, essendo assiduo frequentatore di questo locale, le finestre non sono abbastanza grandi e non è in grado di spaccare a pugni il vetrocemento, del resto oggi, non ha portato con se i suoi attrezzi da mago Houdinì.. e anche se è stato allenato dagli assassini della lega, la fuori appostati ad ogni angolo ci sono persone addestrate e motivate che aspettano solo che lei faccia un passo, per metterla ko.. dunque.. vuole sedersi e discutere con calma con noi del suo futuro?”-
La calma e la serietà della voce della ragazza fecero subito comprendere all’uomo che aveva organizzato tutto nei minimi dettagli, era possibile che Felicity Smoak avesse lasciato qualche falla?
per scoprirlo aveva bisogno di tempo.
-“ va bene”- disse in tono calmo-“ sentiamo cosa avete da dirmi”-
-“ la avverto Malcom, non pensi di prendere in ostaggio ne me ne Laurel, siamo disposte entrambe a morire pur di portare a compimento questo progetto, quindi.. non saremo il suo biglietto di fuga”-
-“ notevole signorina Smoak”-
-“ dal momento che per colpa sua Sara e  Oliver sono morti, ho pensato che era arrivato il momento che lei pagasse lo scotto delle sue riprovevoli azioni.”-
-“entrambi sapevano quello che rischiavano ”-
-“certo.. ma forse lei no.. non aveva previsto ci potessero essere conseguenze per Malcom Merlin.. e mi creda.. ce ne sono.”-
-“forse lei non ha considerato un fattore a mio favore… Thea..”-
-“ ha già giocato quella carta.. e..le assicuro, che Thea è stato il primo dei miei pensieri.. anzi, a proposito di questo..”- tirò fuori da una cartellina un foglio e una penna stilografica e glieli porse-“
Sono generosa, e le do la possibilità di dirle addio, per sempre, in maniera semplice  e diretta, senza giri di parole o frasi in codice”-
-“ in qualunque posto pensiate di rinchiudermi, potrei riuscire a scappare..”-
-“ mmm direi proprio di no.. infatti fra.. 3…2…1…”- la porta fu spalancata da una folata di vento e Barry comparve di fianco al tavolo nel suo costume da Flash e Malcom iniziò leggermente ad entrare nel panico. Per la prima volta in vita sua, non era preparato.
-“ il mio amico qui, si accerterà che lei venga messo proprio in un posto sicuro”-
-“allora, vuole scrivere a Thea o no? Nel secondo caso ho preparato una lettera io per lei quindi come vede ho pensato a tutti i dettagli.”-
Merlin la osservò, era fredda, calma, come se non provasse emozioni.
-“ come fai? Ad essere così composta davanti all’assassino di Oliver? E lei signorina Lance.. sapendo che ho ucciso sua sorella?”-
Laurel gli assestò un gancio sotto il mento talmente forte che l’uomo sputò sangue e si ritrovò un dente in mano, poi sorrise sarcastica e disse:-“ ho imparato a controllarmi signor Merlin”-“ scusa l’interruzione Felicity.. prosegui pure”-
La ragazza fece un segno di assenso con il capo e tornò a rivolgersi a Malcom:-“ dunque, nel caso per un malaugurato insieme di coincidenze nefaste, lei dovesse riuscire a lasciare il famoso posto sicuro.. non potrà avere accesso ad un solo centesimo del suo patrimonio, ne lecito , ne illecito, comprese tutte le proprietà immobiliari, e se tutto ciò non bastasse, sappia che in qualsiasi momento potrò segnalare la sua posizione alla Lega degli assassini, quindi..in un modo o nell’altro, la sua vita.. è ROVINATA”-
Malcom doveva ammetterlo: dopo Ra’s al Ghul, Felicity Smoak era l’avversario migliore che avesse mai incontrato sul suo cammino.
-“ Credo Signorina Smoak che accetterò il suo consiglio, e non tenterò di scappare, dopotutto, la cosa che mi interessa di più al mondo.. è la mia incolumità..perciò scelgo di restare vivo il più a lungo possibile.. non si sa mai.. potrebbero sempre verificarsi le nefaste coincidenze a cui accennava..”- si alzò.
Barry in due secondi lo imprigionò con uno speciale dispositivo creato da Cisco.
Uscirono tutti fuori dal ristorante.
Appena la vide , Layla richiamò tutti gli altri nel parcheggio.
Si avvicinò sorridendo e le disse:-“ complimenti Fel! Sei stata grande!”- poi le bisbigliò all’orecchio-“ credo che la Waller sarebbe felice di averti in squadra!”- le fece l’occhiolino e  rivolgendosi ai suoi uomini disse:-“ Andiamo, abbiamo finito per stasera”- tutta la squadra si dileguò velocemente.
Roy, Diggle andarono ad abbracciarla mentre Quentin raggiunse la figlia.
Barry la guardò con orgoglio.-“ ci pensiamo noi a lui.. vengo a trovarti per Natale, prepara il Roast beef!”- lei sussurrò grazie, ma dubitava che Barry avesse sentito, dato che con la sua solita ipervelocità era già andato via portando con se Malcom agli Star Labs.
Finalmente poteva permettersi di crollare.
Diggle la sorresse mentre le gambe le cedevano, la abbracciò e le disse:-“ sei stata fenomenale Felicity! Sono sicuro che Oliver ovunque sia è orgoglioso di te..”-
La ragazza poggiò il capo sulla sua spalla e seguendo il consiglio di sua madre, lasciò che le lacrime si portassero via tutte le forti emozioni accumulate fino a quel momento.


Nota: vi lascio per qualche giorno data la prossimità del Natale. GRAZIE INFINITAMENTE DI AVER SEGUITO FINO AD ORA QUESTA STORIA! BUONE FESTE A TUTTI. Vi aspetto al prossimo capitolo. A presto!

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Capitolo 9
*** Propositi per il futuro ***


Nota: Ciao a tutti! dopo i primi indaffaratissimi giorni di feste, finalmente ho avuto un pò di tempo libero e ho voluto dedicarlo ad Oliver!
siamo quasi giunti alla fine di questo racconto.
Spero che continuerete a seguire le vicende dei nostri beniamini insieme a me!
Un abbraccio!

Sembrava impossibile eppure..
Oliver non solo era scampato alla morte ma inaspettatamente il suo salvatore si era rivelato essere niente meno che un eroe!
Stava ancora sognando? Era tutto frutto della sua immaginazione?
Non poteva non chiederselo ogni volta che incrociava lo sguardo con Bruce Wayne.
-" sei distratto ragazzo.."- disse l'uomo afferrandogli velocemente il braccio e rigirandolo abilmente dietro la schiena per poi bloccarlo in una posizione vulnerabile.
-" perdonami.. è che ogni tanto i miei pensieri si perdono-"
-" mmm, allora ancora non sei pronto per tornare a casa.. forza, vediamo se riesci a liberarti"-lo incitò stringendo la presa.
Oliver era nettamente in svantaggio in quel combattimento, non era concentrato, la sua mente vagava in luoghi lontani: sulla montagna sotto la neve, a Starling City dalla sua amata Felicity, al salone con l'albero di Natale di Thea..
La cosa che gli faceva più rabbia era che Bruce avesse ragione:non era pronto per tornare a casa nonostante fosse quello che desiderava più ardentemente.
Dopo qualche istante Oliver provò una contromossa.
Pestò violentemente il piede del suo avversario provocandogli un piccolo cedimento che gli permise di muovere abbastanza il braccio per sferrare una gomitata al costato e un colpo al collo che gli lasciarono il tempo di sfuggire alla presa di Bruce.
L'uomo lo guardò con sguardo truce dicendo:-" leggermente sleale..ma efficace.. vedi..quando ti concentri riesci a combinare qualcosa di buono"- terminò la frase con uno dei suoi mezzi sorrisi .
In quei giorni Oliver aveva imparato che Bruce non era un tipo incline a moine e imbellimenti, era diretto, spesso anche brutale nelle sue affermazioni, ma sincero e sempre propositivo.
Inoltre era un avversario e un maestro incomparabile.
Yao Fhey , Slade e Maseo gli avevano insegnato molto, ma allenarsi con Bruce aveva un sapore diverso e gli dava un senso di soddisfazione e completezza.
A volte si sentiva un pivello, ma l'esperienza e la saggezza del suo nuovo mentore erano ciò di cui aveva bisogno in questo momento della sua vita.
-" So perfettamente cosa si agita dentro quella tua testolina  Oliver.. ci sono passato prima di te.."- disse indovinando i suoi pensieri.
Il ragazzo aprì la bocca per ribattere ma non ne ebbe il tempo perchè lui gli lanciò uno sguardo che non poteva essere frainteso, fermando sul nascere ogni replica..era segno che aveva qualcosa di importante da dirgli e che voleva tutta la sua attenzione.
-" noi due siamo molto simili Oliver"- iniziò il discorso con queste parole mentre prendeva un paio di asciugamani, ne lanciò uno al suo ospite e con l'altro si asciugò il sudore sulla fronte, poi, gli fece segno di avvicinarsi e si sedettero su un piccolo divanetto di pelle nera, gli offrì una bottiglietta di acqua e dopo aver bevuto un sorso riprese a parlare:-" siamo nati nell'oscurità.. circondati dalla paura, dove l'unica cosa che contava era sopravvivere e una volta imparato questo abbiamo incominciato a pensare alle nostre vendette personali..poi finalmente un pò più esperti e un pò meno "umani", siamo tornati a casa non sapendo effettivamente come VIVERE.. così abbiamo fatto l'unica cosa che sapevamo fare: abbiamo preso la nostra abilità e abbiamo cercato di ripulire la nostra città da ogni sorta di bastardo senza scrupoli che cercava di rovinarne la pace  e l'armonia.
Abbiamo utilizzato l'unico modo che conoscevamo, eliminando il male alla radice con i mezzi a nostra disposizione.
Nonostante tutti i nostri sforzi però, quelli che salvavamo ci consideravano dei mostri senza anima,  degli assassini alla pari con le canaglie a cui davamo la caccia.
Poi un giorno è successo qualcosa di inaspettato, un avvenimento così importante che ci ha portato a riflettere e capire i nostri sbagli.In quel momento abbiamo compreso che se volevamo veramente salvare la nostra città, dovevamo essere qualcosa di diverso, qualcuno che potesse ispirare fiducia nella gente.
Così abbiamo vissuto costantemente con le due parti di noi che viaggiavano parallele senza sapere come conciliarle.
Mentre io ho trovato il mio equilibrio. Tu ancora non hai raggiunto il tuo centro.
Il tuo io è spezzato. Dobbiamo lavorare su questo. Sulla tua volontà, su ciò che vuoi essere e trovare una via per poterlo fondere con ciò che fai.
In altre parole.. devi scoprire dove alberga l'eroe che è in te e portarlo in superficie.
Ho visto qualcosa in te Oliver Queen, una luce, un coraggio, una forza d'animo che ti spinge a lottare per il bene delle persone che ami e per la tua città.
Sono certo che presto troverai quel sentiero..hai solo bisogno di qualcuno che ti sostenga in questo viaggio. Il destino quel giorno mi ha portato ai piedi di quella rupe.. se me lo permetti, sarò io ad accompagnarti lungo questa perigliosa strada."-
Oliver riflettè a lungo in silenzio su quelle parole.
Bruce aveva ragione.
Doveva trovare il modo di gestire tutta la confusione di sentimenti, paure e stati d'animo che gli ingarbugliavano la mente. Non era un impresa facile, ma da quando Felicity in lacrime gli aveva detto che non avrebbe aspettato la sua morte chiusa nel covo, lui aveva compreso che voleva vivere.. ma non sapeva come fare.. era come se fosse appena tornato da Lian Hu.
Non c'era dubbio sul fatto che fosse cambiato molto e anche maturato, ma il problema fondamentale , il muro che non riusciva a scavalcare era ancora lì.. non sapeva chi era..
Non sapendo chi sei..non puoi avere idea di chi vuoi diventare.
Quello che aveva detto a Felicity prima di partire era la sua unica certezza: per sua sorella avrebbe fatto qualsiasi cosa, a qualunque costo pur di proteggerla e l'amore  che provava per quella donna meravigliosa era ciò che lo spingeva ad andare avanti.
Guardò il suo nuovo amico dritto negli occhi e con fermezza gli disse:-" Grazie, sarò onorato di averti come compagno di viaggio"-
Si strinsero la mano poi Bruce si alzò :-" Bene! allora.. andiamo a fare le valige..dobbiamo raggiungere un posticino molto molto lontano.."-
Oliver stupefatto chiese:-" Dove?... aspetta...cosa hai in mente??"-
Il Signor Wayne sorrise e rispose:-" E' una sorpresa."-
Oliver lo guardò allontanarsi in fretta verso il corridoio e sospirò:." lo sospettavo.." poi si sbrigò a seguirlo.

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Capitolo 10
*** Quello che non ti aspetti ***


Ciao a tutti!Dopo una lunga malattia sono tornata! Scusate se vi ho fatto aspettare tanto! per rimediare vi prometto che scriverò i restanti capitoli con regolarità in modo che a breve la storia giunga ad una lieta conclusione.


Durante tutto il volo Bruce fu talmente bravo a sviare le domande di Oliver che nel momento in cui l'aereo si fermò, il ragazzo ancora non sapeva dove si erano diretti.
-" Adesso posso sapere dove siamo?"- domandò
-"Certamente! basta che guardi fuori dal finestrino e lo capirai.."- rispose l'altro sghignazzando di soppiatto, poi premette un pulsante e i vetri iniziarono a diventare trasparenti.
Oliver guardò il compagno con disappunto. Accidenti a Lui! Non perdeva occasione per metterlo alla prova! In verità aveva un modo molto sottile e insidioso di porgli domande dal contenuto esistenziale ed era un maestro nell'arte del"rigirarti come una frittata e non dirti mai quello che gli chiedi", non c'erano dubbi:aveva davvero molto da imparare .
Guardò fuori pieno di curiosità.
Le montagne innevate erano invase da un sole brillante e il cielo era limpido e senza nuvole.
Il velivolo sostava a mezz'aria sopra un enorme piazzale di pietra levigata.
Oliver cercò di sporgersi un pò di più poi notando un particolare inconfondibile gli domandò:
-"Mi hai portato in TIBET?"-
-"Si ragazzo mio.Vedrai ti piacerà! Adesso attento che apro i vetri e calo la scala così possiamo scendere"- rispose allegramente. 
Bruce Wayne era davvero un uomo pieno di sorprese.
Appena poggiarono i piedi a terra, l'aereo se ne volò via sotto lo sguardo esterefatto di Oliver, mentre un vecchio monaco si avvicinava ai nuovi arrivati per accoglierli.
Bruce fece un inchino e salutò molto cortesemente l'anziano signore, poi lo condusse a conoscere il ragazzo.
-" Ahrat, lui è il mio amico Oliver"-
-"Oliver questo è il Gran maestro Jowo-je"-
I due uomini si guardarono  e si inchinarono in segno di saluto. 
L'anziano monaco continuò a scrutarlo con quegli occhi piccoli e profondi che ogni tanto cambiavano espressione come se vedesse un film all'interno dei suoi e reagisse alle emozioni che vi leggeva.
Oliver si sentiva  come un bambino, vulnerabile.
Alla fine di quella interminabile osservazione il vecchio sorrise e disse a Bruce
-" hai fatto bene a portarlo qui"- poi si rivolse ad Oliver-" ti troverai bene qui figliolo"-
dopodichè li invitò con un cenno a seguirlo.
Oliver una volta aveva visto un documentario su un tempio tibetano ma trovarsi di persona in questo luogo dove tutto aveva un sapore mistico, antico e sacro gli provocò un'emozione molto forte .
passando per delle lunghe scalinate arrivarono in un'altra piazza dove un gruppo di monaci stava svolgendo una seduta di meditazione.
Infine giunsero al quartiere degli alloggi. 
L'anziano maestro li condusse in un piccolo salottino privato in cui offrì loro del thè e dove illustrò ad Oliver la vita del monastero, spiegandogli le varie regole e i vari appuntamenti da rispettare finchè si trovava lì con loro.
Bruce  sembrò indovinare i suoi pensieri quando lo guardò con condiscendenza affermando:-" lo so,sembrano troppe, e credi che ti dimenticherai qualcosa.. l'ho pensato anche io la prima volta che sono stato qui..non ti preoccupare, vedrai ci mettarai poco ad abituarti, inoltre le parti della giornata sono annunciate dalle campane del tempio e poi.. io dormo in camera con te"- gli fece l'occhiolino e poi si rivolse al maestro -" Arhat, se non ti dispiace mostrerò io l'alloggio ad Oliver e lo preparerò per le attività del pomeriggio"-
il monaco annui sorseggiando la calda bevanda e poi li congedò:-" andate, ci vediamo dopo.. namastè"
I due uomini uscirono.
Per qualche minuto si fermarono ad osservare la maestosità del paesaggio dalla balaustra della piazzetta.
Oliver non sapeva quanto tempo ci sarebbe voluto prima di poter tornare a casa.
Guardò con nostalgia la linea dell'orizzonte pensando a Felicity e Thea.
Bruce gli diede una pacca sulle spalle e gli disse:-" le rivedrai presto. Su..ti mostro la stanza"-
Oliver sconcertato gli chiese:" Bruce..scusa se te lo chiedo..hai qualche strano super potere che ti fa indovinare sempre cosa penso?"-
L'amico scoppiò a ridere di gusto e gli rispose:-" tu sei trasparente come l'acqua Oliver Queen!"- poi riprese lo zaino  e si avviò lungo i corridoi.
come sempre ad Oliver non restava altro da fare che seguirlo.


Piccola nota: Arhat nel buddhismo era il titolo dato originariamente alle persone di grandi ottenimenti spirituali.

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Capitolo 11
*** Momenti dolciamari ***


Dopo la cattura di Malcom, il team aveva ripreso le sue attività serali alla ricerca dei criminali di Starling City.
Laurel Lance aveva offerto il proprio aiuto, anche se ancora si stava addestrando con Ted Grant in palestra si era mostrata pronta ad affiancare Roy e Diggle sul campo. Anche lei aveva trovato un costume da vigilante e occasionalmente si univa alle ronde più difficili.
Thea era divisa in due.
Dopo averle raccontato il segreto di Oliver e le circostanze che in tutti quegli anni lo avevano portato a nascondere la sua seconda identità alla sorella, la ragazza era più che mai confusa.
Molti tasselli del puzzle si erano composti magicamente e anche se da una parte comprendeva le sue motivazioni, dall'altra non poteva fare a meno di avercela con lui per le bugie e il silenzio protratto fino a quel momento.
Anche se consapevole che molte cose sarebbero potutte essere diverse, in realtà molte altre non sarebbero cambiate affatto, sia che lei avesse saputo o meno quel pesante segreto. Adesso non poteva nemmeno rimproverarlo,prenderlo a schiaffi ne abbracciarlo o consolarlo perchè..lui si era fatto uccidere per proteggerla, per colpa di Malcom Merlin.
Era un peso non da poco che si aggiungeva alla lunga serie di disgrazie da cui era stata sommersa.
Fortunatamente c'erano due donne meravigliose che non avevano problemi ad aggiungere un posto a tavola e quindi, Thea, aveva lasciato il suo loft per dormire sul divano di Felicity.
In pratica si era stabilita a vivere lì con loro.
Felicity pensò sorridendo a quanto era gelosa della sua casa e della sua privacy solo pochi mesi prima.
Se faceva una profonda analisi dei pro e contro di quella nuova situazione pseudofamigliare però, non riusciva a trovare cause a sfavore. 
Era un bel cambiamento! Ma caspita se faceva bene! Era un toccasana per tutte e tre.
Così la vita continuava e anche il lavoro con Palmer.
Presto anche lui sarebbe stato pronto per ergersi a paladino della giustizia con la sua nuova e scintillante armatura.
Starling City non aveva mai avuto tanti difensori come in quel momento.
Felicity teneva una fotografia di Oliver vicino alla felce in modo che potesse guardarla ogni volta che ne sentiva il bisogno.
Il suo sorriso l'aiutava a farsi forza e le dava l'energia per continuare a lavorare instancabilmente insieme al team.
Ogni tanto quando era sola le capitava perfino di parlarci. A volte si sentiva patetica, ma non c'era cura per il cuore infranto, non ora almeno e forse mai.
Mentre controllava dove si trovava il prossimo delinquente da acciuffare, le arrivò una strana mail. Tentò in tutti i modi di risalire alla fonte ma non ci riuscì, provò molte volte e utilizzando una decina di programmi e codici diversi, ma non ci fu nulla da fare, così dovette rassagnersi ad aprirla correndo il rischio di infettare con qualche megavirus il sistema operativo del covo.
Chiuse gli occhi mentre premeva il pulsante "apri", lentamente e con cautela sbirciò da dietro la montatura degli occhiali se fosse tutto a posto e dato che non c'erano link  ne tantomeno una miriade di numeretti impazziti sullo schermo, decise di leggere.
"Buonasera Signorina Smoak,sono spiacente di poterle scrivere poche righe
a cui una diligente ragazza come lei potrebbe anche non dare credito, ma sono certo che, seppure incomplete le mie informazioni le saranno di aiuto.
Il signor Oliver è vivo e sta bene.
Non so dirle quando tornerà a casa, del resto si sa quando partono ma mai quando ritornano.
Stia serena.
Cordialmente a sua disposizione,
Alfred".
COSA??
rilesse dieci, venti, trenta volte pur di capire se fosse vittima di un crudele scherzo o se quelle parole potessero essere in minima parte vere.
POSSIBILE CHE OLIVER FOSSE VIVO?
Se era davvero così..perchè non chiamava? era in ospedale da qualche parte del mondo accudito da questo fantomatico signor Alfred?
Quali implicazioni potevano avere queste poche righe?
Un piccolo lume di speranza si accese nel suo cuore.
Certo non poteva dire a nessuno di questa mail, del resto non aveva nemmeno avuto modo di controllare da dove provenisse il che dimostrava almeno una cosa: chi l'aveva mandata non era uno sprovveduto che voleva fare macabri scherzi.
Ma finchè non avesse avuto la certezza che Oliver fosse davvero sopravvissuto, forse era meglio se tutti lo credevano morto, compresa la lega e soprattutto Ras al Ghul.
Guardò un ultima volta quelle parole : Il signor Oliver è vivo e sta bene. Poi schiacciò il tasto "elimina definitivamente".
Si tolse gli occhiali e si massaggiò le tempie,finchè un piccolo rumore attirò la sua attenzione.
bip bip bip bip
Guardò lo schermo e sorrise, aveva localizzato la banda di spacciatori di vertigo.
Accese l'auricolare.
"Ragazzi li ho trovati! vi mando le coordinate via sms. Buona caccia!"
dall'altra parte tre voci risposero all'unisono "Ci puoi scommettere!"

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Capitolo 12
*** Il sentiero della vita ***


Contrariamente a quanto si era aspettato, il pomeriggio al tempio era stato utilizzato da Bruce per
mostrare al suo amico tutti i luoghi in cui da quel giorno in poi, Oliver avrebbe dovuto recarsi per il suo allenamento.
C’era un aula di tipo scolastico dove ai discepoli venivano insegnati gli antichi principi buddhisti e le regole di vita dei guerrieri shaolin ma dove si studiavano tutta una serie di altre materie molto interessanti, dalla storia alla filosofia e anche l’alimentazione.
C’era una cura estrema a tutti gli aspetti riguardanti il benessere psicofisico di ogni individuo, poiché gli esercizi spirituali uniti all’esercizio fisico andavano di pari passo nello sviluppo delle tecniche di kung fu.
Un corpo sano aveva bisogno di una mente bene allenata per poter raggiungere l’eccellenza.
Poi c’erano le sale degli allenamenti: una sala era dedicata alla meditazione, una all’allenamento nel combattimento senza armi e una dove si apprendeva il corretto utilizzo di molti tipi di spade, lance e bastoni combinati alle varie tecniche.
C’era un refettorio comune, dove tutti si ritrovavano per mangiare insieme e poi c’erano i bagni termali dove ci si immergeva per ristorare le fatiche del corpo e rilassare i muscoli a fine giornata.
I monaci erano divisi in gruppi per età e per grado di apprendimento e ognuno di questi gruppi seguiva un allenamento diverso.
Come ebbe modo di scoprire il mattino seguente, Oliver era stato assegnato al gruppo dei novizi, insieme ai bambini dai 6 agli 11 anni.
All’inizio si era sentito non poco imbarazzato a trovarsi in mezzo a loro, ma dopo un paio di giorni aveva iniziato ad apprezzare ogni momento del tempo passato con loro. Vedere il mondo con gli occhi dei bambini, apriva prospettive inimmaginabili.
Bruce era rimasto in Tibet per dieci giorni, poi era tornato a Gotham City.
Oliver aveva pensato di soffrire un senso di abbandono, invece dovette ricredersi: la vita al tempio era così piena , gioiosa e armoniosa che non ebbe mai un momento di sconforto.
Alla sera quando tornava nella sua stanza pensava sempre a Felicity.
i suoi rigidi schemi mentali, quelli con cui aveva affrontato la vita dal giorno del naufragio, stavano lentamente lasciando il posto a delle nuove prospettive.
Finalmente riusciva a pensare con serenità ad un probabile futuro con la donna che amava.
ripensò alle parole del vecchio maestro: la parte più importante, per la solidità di quello che costruiamo, sono le fondamenta.
Questo principio fondamentale dello shaolin, valeva per tutto, per le tecniche di combattimento, e per la Vita.
Così fra i vari:  segui le linee di forza, entra e esci dalla distanza, alzati con l’intenzione di avanzare, abbassati con l’intenzione di retrocedere, pensa solo a difenderti, attaccando e unisci sempre i movimenti di difesa e attacco, Oliver imparò che conoscendo profondamente il suo corpo e la sua mente ed integrandoli, l’esterno con l’interno diventavano un tutt’uno in armonia e sorprendentemente lui riusciva a combattere in maniera morbida e rilassata sempre vigile pur senza essere teso, sempre pronto pur senza essere ossessivo.
Ogni giorno che passava un pezzo del vecchio Oliver Queen veniva sostituito da quello nuovo.
E tutti gli anni oscuri e bui vissuti lontano da casa divennero un lontano ricordo, riposti nell’unico luogo in cui dovevano essere, la memoria e non più catalizzatori della sua intera esistenza.
La sensazione di libertà e la forza vitale che permeavano ogni fibra del suo essere gli diedero la consapevolezza di poter cominciare una nuova vita.
Aveva trovato il suo centro.
Aveva trovato l’eroe e l’uomo e li aveva fatti convergere in unica forte, coraggiosa e indomita persona, che seppur consapevole dei propri limiti, era in grado di gestirli.
Dal momento che Bruce gli aveva assicurato che a Starling City le cose procedevano bene, che c’era un nutrito numero di persone che dopo la sua scomparsa si era fatta in quattro per tenere la città al sicuro, lui aveva potuto seguire i suoi allenamenti con serenità e trarne il maggior beneficio.
Erano passati molti mesi.
Non sapeva cosa aspettarsi tornando a casa.
A dire il vero era anche un po’ nervoso.
Al momento di congedarsi dal gruppo dei bambini  loro si accorsero subito che c’era qualcosa che lo turbava e così gli proposero di fare un ultimo bagno insieme alle terme.
Il vecchio maestro acconsentì volentieri a quella piccola distrazione, del resto non sapeva se Oliver sarebbe mai tornato a trovarli, anche se sospettava che prima o poi come Bruce, avrebbe sentito il bisogno di tornare e loro lo avrebbero accolto come sempre con gioia.
L’aereo arrivò puntuale.
Bruce scese nella piazzetta e il maestro andò ad accoglierlo.
-“ Buongiorno Ahrat..”- disse inchinandosi
-“ Buongiorno a te, sempre puntuale. Non capirò mai l’utilità di tutti quegli aggeggi tecnologici di cui ti circondi, ma suppongo che nel mondo in cui vivi ti siano utili..”-
-“ sei sempre molto saggio maestro..”- sorrise-“ del resto non potrei proprio farne a meno”-poi chiese-“ come sta Oliver?”-
-“ il ragazzo era un po’ nervoso così ho concesso ai bambini la libertà di condurlo alle terme, staranno facendo i tuffi  e tutti quei giochi un po’ pazzerelli che gli ha insegnato lui”-
-“ e pensare che all’inizio era terrorizzato di dover stare in mezzo a tutti quei fanciulli.. cosa aveva detto?.. ah si.. “ Bruce.. io bambini proprio non li sopporto”..- entrambi si misero a ridere al ricordo dell’espressione  mista di sorpresa e disgusto, il primo giorno che era entrato in aula.
-“ sarà un bravo padre un giorno.. va pure da loro, ci saluteremo più tardi..”-
-“ va bene maestro, namastè”-
-“Namastè”-


Appena videro Bruce comparire al laghetto, i bimbi esclamarono all’unisono:oh no! E si attaccarono tutti addosso ad Oliver in una profusione di abbracci.
Il ragazzo si commosse  e disse –“ Ragazzi, anche per me è difficile lasciarvi ma la mia famiglia mi sta aspettando e ha bisogno di me, però vi prometto che presto tornerò a trovarvi, quindi.. ricordatevi di piegare il tovagliolo a forma di leone! Non si sa mai quando staremo a pranzo insieme!”-
Fra le lacrime generali, scoppiarono tutti a ridere, poi diligentemente uscirono dalle terme, si asciugarono e si rivestirono per accompagnarlo alla piazza grande.
Anche il Gran maestro e tutti gli altri monaci con cui aveva condiviso quei mesi si erano riuniti per salutarlo.
Quando il maestro con un cenno della mano attirò la loro attenzione, si misero tutti in posizione e
al suono delle campane iniziarono a praticare le forme delle tecniche base per rendergli omaggio.
Oliver si inchinò in segno di rispetto, poi dopo un ultimo saluto raggiunse Bruce sull’aereo.
-“Bruce.. io.. non so davvero come ringraziarti.. Grazie per avermi portato in questo luogo.
Grazie per avermi salvato. Grazie per la tua amicizia. Insomma…Grazie per tutto..”- disse asciugandosi le lacrime
Bruce annui e poi disse:-“ ehm..non ringraziarmi troppo Oliver… so che in questi mesi Alfred ha tenuto una simpatica corrispondenza con Felicity.. e.. in realtà ..non ho idea di come verrai accolto a casa..”-
-“ COSA??”-
 

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Capitolo 13
*** Un felice ritorno ***


Durante il viaggio di ritorno, Oliver era stranamente silenzioso.
Bruce era certo che stesse immaginando l’incontro con i suoi amici e provasse mentalmente il discorso che avrebbe voluto fare, ma che poi, come succede sempre, gli sarebbe rimasto sulla punta della lingua, perché ovviamente: le cose non vanno mai come te le aspetti, e le reazioni che prevedi dagli altri, spesso anzi, quasi sempre: ti sorprendono.
Bip Bip Bip
Una chiamata di Alfred.
-“ ehm..buonasera Signore..”-
-“ Alfred..”-
-“ io.. volevo gentilmente sapere se il Signor Queen è arrabbiato con me..”-
-“  a giudicare dalla sua espressione in questo momento… direi.. un pochino..”-
-“ oh santo cielo! Lo sapevo, ho combinato un guaio con la Signorina Smoak?”-
-“Beh.. questo non possiamo saperlo finchè non la incontra..”-
-“ ho capito signore, credo di dovere delle scuse ufficiali al signor Queen, ci può mettere in comunicazione per favore?”-
-“ ma certo..”-
“Oliver c’è una chiamata per te… è… Alfred..” disse sorridendo e passando la videochiamata sul monitor posteriore .
Appena il ragazzo vide l’anziano maggiordomo in video, tutta la sua rabbia svanì.. sembrava veramente dispiaciuto, aveva un espressione di sincero rammarico dipinta in viso.
-“ Signor Queen.. mi dispiace molto, per la libertà che mi sono preso nel comunicare con la signorina Smoak. Non era mia intenzione metterla nei pasticci. Del resto lei è stata così in gamba da rintracciare le mie mail..che ho pensato che fosse il caso di tenerla aggiornata sulla situazione..spero che lei possa perdonare questa mia piccola defaiance..”-
-“ Alfred.. all’inizio ero molto arrabbiato..ma..poi ho capito che dipendeva dal fatto che mi aspettavo di trovare solo sorrisi e abbracci al mio ritorno..mentre avevo tralasciato il fatto che per loro sono stato praticamente morto per 5 mesi e tutte le implicazioni di questa mia assenza.. quindi..
Anche se da una parte sono letteralmente terrorizzato di tornare a casa…dall’altra, ti ringrazio, perché forse il tuo intervento ha fatto in modo che il dolore per la mia mancanza fosse meno profondo..
Quindi.. si posso perdonarti..”-
Il vecchio maggiordomo tirò un sospiro di sollievo.
-“ Bene! Errr…ehm… -si schiarì la voce e tornò subito serio- la ringrazio infinitamente della sua comprensione. Mi auguro di rivederla presto a Gotham City, le preparerò un bel pranzetto Italiano. Ah! Dimenticavo.. stasera è il compleanno del Signor Diggle, Signore.. sono tutti a festeggiare.. le suggerisco di cambiarsi d’abito e comprare un piccolo presente.. Arrivederci  a presto..”-
Bipppppppp
-“ Accidenti! Mi ero completamente dimenticato che oggi è il compleanno di John!”-
-“Non preoccuparti.. dato che immaginavo che avremmo fatto tardi, ci ho pensato io.. appena atterriamo ti consegno tutto .. a proposito.. dove devo lasciarti?-
-“mmm…il grattacielo dove ha comprato il loft mia sorella Thea ha una pista per elicotteri, lì dovrebbe andare bene, potrò farmi una doccia e cambiarmi a casa sua..”-
-“ Ok, digita l’indirizzo sul monitor così il localizzatore satellitare imposta il Gps.”-
Dopo circa  tre ore di viaggio finalmente si scorgevano le luci di Starling City. La sua città!
Caspita che emozione vederla dopo tanto tempo!
Con una manovra d’eccellenza, Bruce atterrò sul tetto di casa di Thea.
Scesero a terra.
Bruce frugò nel vano porta oggetti del veicolo e ne estrasse un paio di pacchi.
-“ Quello grande contiene il completo elegante per la festa , la biancheria e le scarpe, quello piccolo è il regalo per John, è un orologio, made in Wayne Tecnologies, con qualche interessante aggiunta personalizzata, ci sono le istruzioni all’interno..”-
Oliver sorrise. I due si scambiarono un abbraccio fraterno.
-“ Mi raccomando ragazzo.. se mai dovessi avere problemi con la Lega, non esitare a chiamarmi. Insieme ai vestiti ti ho lasciato un “bat-cerca persone” (a forma di pipistrello)- fece l’occhiolino- tu lo premi e io arrivo…appena possibile ovviamente..
Vivi la tua vita serenamente e continua a proteggere la tua città!”-
-“ Grazie infinite, spero un giorno di poterti presentare a tutti”-
-“ non mancheranno occasioni”-
si strinsero la mano e si salutarono all’unisono:-“ arrivederci”- poi Bruce riprese il volo verso casa.
Oliver si diresse verso le scale.
Dall’appartamento di Thea non proveniva alcun rumore.
Suonò il campanello. Nessuno rispose.
Cercò la chiave di scorta nel vaso del terrazzo e la utilizzò per entrare.
Dopo un breve sguardo all’appartamento, si rese conto che sua sorella non viveva più lì da un po’, infatti il frigorifero era vuoto, fatta eccezione per una bottiglia d’acqua. Gli armadi erano vuoti e tutto il resto probabilmente veniva tenuto in ordine da una colf.
Oliver si recò nella stanza da bagno e si preparò per la serata.


Nel frattempo a casa di Diggle..
 
L’atmosfera era gioiosa.
Layla e Thea avevano decorato tutta la casa con festoni e palloncini colorati.
Donna aveva preparato un buffet degno di un albergo a 5 stelle, Laurel e Ted chiacchieravano allegramente sul terrazzo mentre Roy si occupava della musica e Felicity faceva da babysitter alla piccola Sara insieme a Quentin.
Il campanello squillò un paio di volte.
Un mucchio di teste si girò verso John guardandolo con espressioni confuse.
Layla chiese a Felicity:-“ non avevi detto che Palmer era fuori città?”-
Felicity  guardò l’orologio e rispose..-“ dovrebbe essere in riunione a Bangkok in questo momento..”- poi ripensò alle enigmatiche parole del signor Alfred, e un fulmine la colpi dritta al cuore.. vacillò
Thea se ne accorse e le fu subito vicino.
-“ Cosa c’è Fel? Hai di nuovo un abbassamento di pressione?”-
-“ io.. no Thea.. devo… devo solo andare in bagno..”- scappò via verso il corridoio.
Il campanello squillò di nuovo.
John guardò gli altri e domandò :-“ Cos’altro avete organizzato?! Spero che sia una bella ragazza che esce dalla torta!”-
Layla rispose:-“ avanti, Johnny! Apri quella porta!”-
Diggle  aprì con un sorriso ebete stampato sulla faccia e di colpò ammutolì.
Poi l’emozione fu talmente forte che iniziò a piangere e si avventò sul nuovo arrivato abbracciandolo fino a stritolarlo.
-“ lo sapevo…lo sapevo… ero sicuro che tornavi per il mio compleanno! Accidenti a te!”-
Thea sentendo la nota commossa della sua voce domandò esitante:
-“ Dig.. chi è?”-
Diggle si scostò rivelando a tutti l’identità della persona che era appena arrivata.
Thea si portò una mano davanti alla bocca mentre eslcamava “Oh mio Dio! Ollie!” e poi corse velocemente ad abbracciare suo fratello.
Nel sentire pronunciare il suo nome tutti gli altri si riversarono frettolosamente nel salottino.
John spinse Oliver e Thea all’interno dell’appartamento.
Lui continuava ad accarezzarle la schiena e baciarle la fronte sussurrandole parole di conforto.
Uno ad uno tutti gli altri si fecero vicini per dargli in benvenuto, felici come non mai di vederlo in buona salute.
Laurel dopo un lungo abbraccio gli disse:-“ ce ne hai messo di tempo a tornare!”-
Roy piangeva dalla felicità, si avvicinò titubante ed Oliver colmando la distanza fra di loro, lo strinse fra le braccia e gli disse:-“ non ti ho abbandonato Roy.. sono qui..”-
Ted lo salutò con una stretta di mano.
Non sembravano affatto sorpresi di vederlo vivo.
Layla gli diede un bacio sulla guancia e gli piazzò la piccola Sara in braccio dicendo:-“ sei mancato anche a lei!”- mentre la piccolina gli mordeva il mento e rideva.
Donna gli diede un buffetto sulla spalla e lo accolse con uno dei suoi super sorrisi poi si guardò intorno alla ricerca della figlia.
Si avvicinò a Quentin e gli bisbigliò:-“ Credo che Fel si sia dileguata dalla scala antiincendio.. vado a controllare..”-
-“ Non prendere freddo”- poi si tolse la giacca e gliela mise sulle spalle.
Si sedettero tutti  intorno ad Oliver, chi sul divano, chi sul tappeto.
John prese la figlia e gli disse:-“ devi raccontarci tutto! Lo sai vero?”-
Oliver sorrise gentilmente.
-“ Lo so che avete molte domande ed io sarò felice di rispondere a tutte, ma.. non oggi.. stasera è il tuo compleanno Dig, è il tuo giorno.. quindi.. Buon compleanno!”- tirò fuori dalla tasca il piccolo pacco.
-“ hai avuto anche il tempo di portarmi un regalo?!”- lasciò che la bimba strappasse via la carta
-“Wayne Tec.. , accipicchia.. questo deve essere un gran bel regalo! Visto Layla?? Lui si che mi conosce bene!”- aprì la scatola di velluto e rimase senza parole alla vista di quel meraviglioso orologio.
-“ Grazie Amico è stupendo”-
Oliver guardò Roy e disse: un po’ di musica?
Il ragazzo sorrise e corse a cercare qualcosa di appropriato, mentre tutti cantavano “Buon Compleanno”, Oliver non potè fare a meno di notare che Felicity non era apparsa magicamente nel salone.
Aveva continuato a cercarla con lo sguardo , fra un abbraccio e l’altro, ma di lei non c’era traccia.
Incrociò lo sguardo con quello di Donna e si diresse verso di lei.
-“ Signora Smoak.. Felicity.. non c’è?”-
Donna un pò triste e imbarazzata gli rispose:-“ temo sia fuggita dalla scala anti incendio Oliver.. però. .. – tirò fuori il telefono dalla sua micro borsetta da sera e dopo aver armeggiato invano lo porse a Quentin -“ perché non riesco mai a farlo funzionare? Non bastava spingere un pulsantino per trovarla?”-
-“ certo, cara..ma hai premuto il pulsante sbagliato.. ecco qua..”- sul display apparve la mappa della Città con un puntino luminoso lampeggiante.
Quentin diede il cellulare ad Oliver affermando -"pare sia tornata a casa"-.
Oliver prese il telefono.
Donna gli mise una mano sulla spalla e gli disse:-“ sii comprensivo con lei..”-
Oliver annui poi avvertì Diggle che andava a recuperare Felicity e uscì di corsa dalla porta.
 

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Capitolo 14
*** Non lasciarmi mai più ***


Care amiche e amici che avete seguito questo mio racconto, voglio ringraziarvi per la vostra assidua presenza!
Siamo arrivati all’ultimo capitolo di questa storia.
Spero vi sia piaciuta.
Buona lettura
A presto!
 
 
Era una codarda.
Alla fine era scappata.
Felicity era scesa giù per la scala anti incendio ad un velocità da far invidia al più abile dei ninja, poi aveva rincorso un taxi e si era fatta riportare subito a casa.
Non ce la faceva.
Non aveva abbastanza coraggio per affrontare Oliver.
Cosa avrebbe potuto dirgli? Sarebbe dovuta correre fra le sue braccia? Avrebbe dovuto prenderlo a pugni?
Non sapeva bene nemmeno lei come avrebbe reagito trovandosi faccia a faccia con lui.
Dopo la prima mail ricevuta dal signor Alfred aveva incominciato a pensare a quando sarebbe tornato.
Poi i giorni passavano e lei aveva iniziato a credere che l’avrebbe chiamata anche solo per dirle: sto bene, presto torno da te. Invece nulla.
Quello strano ometto aveva continuato a tenerla aggiornata sui progressi di Oliver, era sempre stato molto gentile, ma lei non riusciva a comprendere perché anche solo per dieci secondi, LUI non avesse preso un maledetto telefono per dirle: ciao Felicity, sono vivo.
Oliver Queen le DOVEVA delle scuse e un milione di spiegazioni!
Ma lei non era pronta per vederlo. Per questo era fuggita da casa di Diggle.
Dopo un paio di mesi dalla sua scomparsa aveva ritenuto la fonte delle notizie sulla sopravvivenza di Oliver attendibile e quindi non si era sentita di tenere per se quella bella notizia, l’aveva condivisa con tutti.
I sospiri di sollievo e le lacrime di gioia erano stati liberatori.
Ma mentre gli altri parevano accettare il fatto che Oliver fosse da qualche parte per una riabilitazione e non chiamasse personalmente, lei non ci riusciva.
Persino Thea un giorno le aveva detto:- “ Fel, se non chiama avrà delle buone ragioni, tu dovresti conoscerlo meglio di chiunque altro..abbi fiducia.. vedrai che presto tornerà da noi!”-
Il problema non era mai stata la fiducia.
Il problema era semplicemente che lei non poteva sopportare l’idea che lui avesse affrontato la morte senza conoscere i suoi sentimenti.
Il problema era che lei non aveva avuto modo di dirgli che lo amava.
Ecco qual’era il problema.
E ora che era tornato, lei non aveva avuto il coraggio di guardarlo negli occhi e dirglielo.
Era una codarda.
Aprì la finestra della sua camera soffermandosi ad osservare la danza delle luci nella notte.
Di nuovo le venne in mente il sorriso di Oliver.
Chiuse le tende e si tolse il vestito, poi accese la radio e si infilò sotto la doccia.
 
Oliver intanto aveva chiamato un taxi.
Continuava a controllare sul display del cellulare che Felicity non si muovesse da casa.
Se fosse stato necessario l’avrebbe seguita fino in capo al mondo, ma sospettava che lei , dopotutto, non credesse possibile che lui la seguisse.
Del resto come poteva darle torto se pensava queste cose?
Avrebbe dovuto chiamarla da Gotham City.
Dopo quelle tremende allucinazioni aveva così paura di poter fare del male alle persone a lui care, che non ne aveva avuto il coraggio.
Prima voleva essere sicuro di non costituire un pericolo ne per lei ne per nessun altro, altrimenti sarebbe stato meglio che tutti pensassero che fosse morto davvero.
Dopo c’era stato il Tibet, dove non c’erano telefoni ma, avrebbe potuto chiedere a Bruce di chiamare dal suo aereo, però non lo aveva fatto.
Era un codardo.
La verità pura e semplice era quella: aveva paura che lei gli dicesse che ormai era troppo tardi.
Che lei era andata avanti con la sua vita e che se anche lui l’amava come aveva detto prima di partire, lei non poteva più ricambiare quell’amore.
Ecco qual’era il problema.
Il problema era che tutti i saggi insegnamenti dei monaci e tutti i suoi duri allenamenti, non gli avevano dato il coraggio di accettare un possibile rifiuto.
Non poteva accettarlo.
Non voleva accettarlo.
Lui voleva Felicity. A qualunque costo.
Il taxi arrivò a destinazione.
Oliver scese, pagò la corsa e si diresse verso la porta di casa di Felicity.
Stava per suonare il campanello ma ci ripensò.. se era scappata via, forse non gli avrebbe aperto la porta.
Andando sul retro si accorse che la finestra della stanza della ragazza era aperta., studiò attentamente i possibili appigli e si arrampicò.
Scostò leggermente le tende.
C’era una dolce musica soffusa le cui note riempivano il silenzio della casa.
La lampada vicino al letto era accesa e sul comodino erano appoggiati il cellulare e gli occhiali.
Avanzò lentamente all’interno della stanza andando ad inciampare sul vestito.
Lo raccolse da terra e vi affondò il viso per assaporare il profumo di Felicity, poi lo poggiò delicatamente sul letto.
Dalla camera adiacente proveniva il leggero mormorio dell’acqua.
Felicity stava facendo una doccia e canticchiava.
Il solo fatto di sapere che si trovasse a due metri di distanza da lui, lo mise in uno stato di agitazione mai provato prima di allora..soprattutto perché.. nonostante l’avesse immaginata infinite volte nuda fra le sue braccia, non aveva la più pallida idea di come avrebbe reagito alla vista del suo corpo senza vestiti.
La passione a lungo repressa iniziò a risvegliare in lui desideri che aveva tenuto segreti e ben chiusi nel cassettino del suo cuore.
Se fosse uscita in quel momento, probabilmente le sarebbe preso un infarto.
Accidenti! Che situazione imbarazzante!
Decise di tornare di fuori.
Le mandò un messaggio con il cellulare di Donna e aspettò pazientemente.
Felicity uscì dal bagno avvolta in un accappatoio rosa a pois bianchi.
Si asciugò energicamente.
Vedendo che il display del cellulare lampeggiava lo prese per controllare la segreteria.
-Hai un nuovo messaggio. Per ascoltare i messaggi digita 1 , altrimenti riaggancia.-
Bippppppp
-Felicity..-Oh mio Dio! Era Oliver!- io.. sono arrivato a casa di Diggle ma tu ..beh..non c’eri..quindi.. tua madre mi ha prestato il cellulare.. sto venendo a casa tua. A dopo.-
Bipppppp
Sta venendo a casa mia???!!
Le prese il panico.
Continuava a passeggiare per la stanza ripetendo “Oh mio dio”.
Davvero lasciava la festa per andare da LEI?
Accidenti a te Oliver Queen!
Cosa doveva fare?
Corse a guardarsi allo specchio.
Spazzolò i capelli, mise un velo di trucco, poi corse all’armadio da cui tirò fuori praticamente tutto.
Questo non va bene.. quello nemmeno.. questo neanche…
Argh! Sai che ti dico?
Quando arrivi mi trovi in vestaglia!
E fu che Felicity  Smoak perse la guerra con la biancheria e indossò semplicemente un paio di slip di pizzo e una vestaglia di seta.
Scese al piano inferiore e preparò una camomilla.
Si sedette sul divano a sorseggiare la bevanda calda e cominciò a domandarsi:
Sono abbastanza sexy?
Sono abbastanza bella da tentarlo?
Caspita! Ma cosa le era venuto in mente? Era meglio se andava a cambiarsi.
Stava per salire il primo gradino quando il campanello suonò.
Dlin Dlon
Dlin Dlon
Strinse la cintura, si pizzicò le guance. Ormai non c’era più tempo. Andò ad aprire.
Si guardarono per un istante dal sapore dell’eternità.
Poi lei gli allacciò le braccia al collo e lo baciò.
Un bacio ardente, profondo, passionale.
Una forza dirompente.
Un urgenza disperata di assaporare ogni sospiro , ogni piccolo gemito.
Oliver la prese in braccio e richiuse la porta dietro di loro.
Felicity si staccò dalla sua bocca solo una frazione di secondo, il tempo per dirgli: di sopra.
Lui la portò in camera sua.
Continuando a baciarla la fece sdraiare sul letto.
Lei iniziò a togliergli i vestiti.
-Felicity..-
-Oliver Queen! Stai zitto!- ordinò lei senza lasciargli finire il discorso.
Poi infilò una mano nei suoi capelli dietro la nuca stringendoli nel suo piccolo pugno.
Gli poggiò l’altra sulla spalla e si mise  seduta su di lui.
Lo guardò dritto negli occhi e gli disse:
- Tu non mi lascerai MAI PIU’! Io sarò la tua ombra! E soprattutto: non lascerai questo letto finchè non sarò IO a deciderlo! Hai capito?-
Oliver annui.
Lei sorrise, allentò la presa sui capelli e sussurrò dolcemente:-“ Ti Amo Oliver”-
Poi riprese a baciarlo.
E le parole divennero superflue.

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