Chuck Vs Settima stagione

di Marzio C
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sam ***
Capitolo 2: *** Antifurto ***
Capitolo 3: *** Natale ***
Capitolo 4: *** Sua Maestà ***
Capitolo 5: *** Preludio all'ultima missione ***
Capitolo 6: *** Kashuar ***
Capitolo 7: *** Sarah ***
Capitolo 8: *** Il dolore ***
Capitolo 9: *** Il dio della vendetta ***
Capitolo 10: *** Rimpatriata ***
Capitolo 11: *** L'attacco ***
Capitolo 12: *** Fluidi mortali ***



Capitolo 1
*** Sam ***


 
Capitolo 1
 
 
 
 
Ormai era guarito del tutto, aveva ripreso gli allenamenti in palestra ed a  correre nel parco cittadino con Zach e Vonnie.
 
 
Aveva appena chiuso il collegamento con il presidente, per fortuna riusciva a lavorare anche lontano da Washington. Tra l’altro era un periodo relativamente tranquillo.
 
 
Mentre sorseggiava una tazza di the, osservava Sarah col pancione che giocava sul prato con il piccolo Martin, il figlio di Morgan.
 
 
Il suono delle risate cristalline arrivavano fino a lui. Il tempo fuggiva veloce ma Chuck ogni volta che la guardava e ne sentiva la voce  subiva il suo fascino, era un perenne innamoramento. Anche la loro quotidianità non era mai routine.
 
 
Scese in giardino, salutò Alex e “stropicciò” di coccole il piccolo Grimes.
 
 
Cinse fra le braccia le spalle di sua moglie e la baciò sul collo.
Sarah lo guardò e gli mormorò “Sei sempre il mio principe azzurro?.
Chuck, mi ami come allora, come quando eravamo più giovani, mi ami anche se sembro una mongolfiera?”
 
 
“Sarah, non ho mai smesso. Se devo essere sincero ogni istante che passa ti amo più del precedente e…e sei bellissima.
Tesoro non dovrebbe esistere alcun luogo dove io non possa vederti o sentirti. ”
 
 
Lei sospirò sollevata, improvvisamente sul suo viso una smorfia di dolore: “Chuck mi sa che per qualcuno sia arrivato il momento di uscire”. 
 
 
Chuck era in sala travaglio, teneva la mano di sua moglie, mentre le detergeva il sudore faceva con lei gli esercizi di respirazione.
Le doglie si facevano sempre più frequenti era arrivato il momento…”Amore mio spingi”…
 
 
Un vagito ed un’altra piccola Bartowski si affacciò al mondo. Sarah volle appoggiarla immediatamente sul suo cuore, era importante che battessero all’unisono poi si rivolse al marito:” Non volevamo sapere il sesso del nascituro per cui non abbiamo preso in considerazione i nomi… Tu come vorresti chiamarla?”
 
 
“Con il tuo vero nome: Samantha”
 
“Grazie, ci speravo. Sono sempre più convinta che tu mi legga nel pensiero. E’ una sensazione bellissima questo tipo di appartenenza.”
 
 
Zach e Vonnie entrarono in assoluto silenzio.
 
 
“Ragazzi vi presento la vostra sorellina Samantha”
 
 
Timidamente, a turno, la presero in braccio: “Mamma è splendida e non poteva essere diversamente. E’ così minuta, così fragile che abbiamo paura di poterle fare del male. Che emozione”…
 
 
Sarah si era assopita, seduto accanto a lei Chuck osservava il viso di sua moglie era così…così raggiante, avrebbe voluto baciarla ma la lasciò riposare. Socchiuse gli occhi e rivide con la memoria il film della loro storia.
 
 
Sorrideva pensando a tutte le stupidate, alle situazioni buffe fatte per inesperienza però e c’è sempre un però in tutte le cose, nonostante il loro rapporto fosse ampiamente consolidato provava lo stesso piccole fitte di gelosia quando ricordava di Bryce, Cole e Daniel.
 
 
Erano state sì delle meteore, ma uno di loro avrebbe potuto cambiare la loro storia… ma cosa andava a pensare, accidenti a lui che stupidità rovinarsi un giorno di gioia con pensieri idioti.
 
 
Nonostante tutto un minimo di insicurezza gli rimaneva…aveva paura di perderla e questo timore non voleva sparire. Sapeva che non sarebbe mai accaduto…però era più forte di lui.
 
 
Un certo trambusto lo distrasse dai suoi pensieri, si alzò, aprì la porta della camera… Nel corridoio parecchi uomini della sicurezza si erano piazzati ai lati delle entrate. Uno che non aveva mai visto lo pregò di rientrare in camera.
 
 
“Agente, sono il direttore Bartowski dell’Intelligence, che accade?”
 
 
“Signore mi scusi non la conosco di persona, potrebbe mostrarmi le sue credenziali?”
 
 
“Eccole!!!”
 
 
“Direttore mi perdoni, sto solo eseguendo gli ordini”
 
 
“Non si scusi, lei sta facendo al meglio il suo dovere. Ora, per cortesia, mi dica cosa sta succedendo?”
 
 
“Il presidente con la famiglia sta venendo a far visita al direttore Walker”
 
 
“Fra quanto tempo arriverà?”
 
 
“Circa un’ora signore”
 
 
“Bene mia moglie potrà riposare ancora per un po’ di tempo”
 
 
Sentì le voci di Emma e della giovane cognata, chiedevano di poter vedere Sarah, Chuck fece segno agli agenti di farle passare. Si abbracciarono. Disse loro di fare piano, stava riposando. Decisero di andare nella nursery a vedere la piccola Sam e poi di entrare in camera da lei.
 
 
Vi trovarono anche Ellie, Devon e Mary. La nuova nascita aveva riunito, ancora una volta, le famiglie. Fantastico.  
 
 
“Papà possiamo parlarti?”
 
 
“Certo ci sono per caso dei problemi?”
 
 
“Dipende dai punti di vista papà, lo sai fra tre giorni discuteremo la tesi di laurea, siamo sicuri di passare con il massimo dei voti.
 
Abbiamo già ricevuto delle offerte di lavoro, però noi vorremmo entrare nell’Intelligence e lavorare con voi. Premettiamo che non vogliamo diventare agenti operativi, a noi piace la ricerca, lo studio analitico degli avvenimenti nello scacchiere mondiale. ”
 
“Interessante, ma  la mamma cosa dice?”
 
 
“Non lo sa ancora. Papà, ha appena partorito… un po’ di sensibilità dai!!!”
 
 
Chuck scoppiò a ridere, i suoi figli avevano già imparato l’arte della diplomazia e di come muoversi a Washington.
 
Sicuramente avrebbero avuto l’appoggio di George e soprattutto del presidente che, in quel preciso istante, stava entrando in ospedale.
 
 
 
  
            Continua
                                                         Marzio C. e Valentina B
 

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Capitolo 2
*** Antifurto ***


h3>                                     Capitolo 2
 
 
 
Il presidente abbracciò Chuck. Fra di loro si era creato un legame più che fraterno, indipendentemente dal fidanzamento dei loro figli. Tante volte gli aveva chiesto di entrare in politica, con il suo curriculum e la sua risaputa onestà la sua elezione al senato sarebbe stata una mera formalità.
 
Chuck entrò in camera, Sarah era sveglia, le diede un bacio poi l’aiutò a cambiarsi e la pettinò. Fece entrare gli ospiti. Evelin non vedeva l’ora di vedere la piccola Sam per prenderla in braccio e cullarla. George e Vonnie guardavano Sarah, nonostante avesse partorito da poche ore, era meravigliosa. Zach mano nella mano con Pamela accarezzava il viso di sua madre.
 
Il fotografò ufficiale della casa bianca scattò qualche posa. Il quadretto d’insieme era talmente bello che sicuramente sarebbero state pubblicate su tutte le più importanti riviste del paese.
 
Arrivò la caposala a cui poco interessava se tra i presenti vi fosse niente meno che la famiglia presidenziale, solo il marito ed un’altra persona potevano rimanere, tutti gli altri fuori, era l’ora della poppata. Rimase Evelin. 
 
Chuck e figli, sulla station wagon di famiglia, andarono a prendere Sarah e Samantha. Un momento memorabile, una nuova componente della famiglia avrebbe varcato la soglia di casa. I fratelli le avevano approntato una cameretta accogliente e luminosa.
 
La prima notte non fu delle migliori, Sam si era scatenata, piangeva talmente forte da sembrare un antifurto. A turno se la spupazzavano poi, verso l’alba, smise e si addormentò dopo una abbondante poppata.
 
Gli ultimi due giorni a L A Chuck li spese a far compere per la piccolina e già che c’era decise di acquistare tutto il complesso di Burbank.
 
Naturalmente disse a Morgan e ad Alex che non avrebbero più dovuto pagare l’affitto e che con i soldi risparmiati dovevano aprire un conto a nome del piccolo Martin per i suoi studi futuri.
 
I tre Bartowski partirono per la capitale, lasciarono Sarah e Sam a LA con Emma e Mary.
 
 
La discussione delle tesi di laurea di Vonnie e Zach era stata posticipata di dieci giorni, per cui avevano tutto il tempo per arredare una nuova cameretta nella casa di Washington. Sapevano che la loro madre li avrebbe raggiunti, mai e poi mai si sarebbe persa la cerimonia.
 
Dopo una serie di hurrà e di stocchi lanciati al cielo, i giovani laureati si riunirono con le loro famiglie.
 
Chuck girava per il campus spingendo una carrozzina. Sam sempre più indemoniata strillava come un’ossessa.  Tanto che si domandava: ”Ma che razza di polmoni ha?”. Provò a prenderla in braccio, per qualche secondo parve calmarsi…poi si scatenò di nuovo l’inferno.
 
Fu raggiunto da Jeremy che volle provare anche lui… miracolo, in meno di un minuto si addormentò. Il potente presidente degli Stati Uniti D’America con in braccio un piccolo esserino erano quanto di mai di tenero si potesse vedere.
 
Commosso chiese a Chuck se poteva essere lui il padrino di Sam. Una voce alle loro spalle disse “Sarebbe un onore per noi”
 
Sarah li aveva raggiunti. Sorrideva al marito e muovendo solo le labbra gli disse “Ti amo”.
 
Zach e Vonnie giurarono, alla presenza delle alte cariche, la loro fedeltà alla Nazione ed al servizio dell’Intelligence.
 
Per fortuna le giornate erano mera routine, niente di catastrofico all’orizzonte. Si avvicinava anche il Natale.
 
Chuck aveva ampliato la casa di LA, quella dalla porta rossa, con altri 400 metri quadri.
 
 
Con Sarah decisero di invitare per il 25 Dicembre tutti gli amici ed i parenti.
 
Anche il presidente, per la prima volta nella storia degli USA, decise di non trascorrerlo alla Casa Bianca ma, a casa Bartowski a Los Angeles.
Naturalmente la notizia doveva rimanere riservatissima.
 
 
Erano tutti indaffarati nei preparativi, un grande abete troneggiava nel giardino. Morgan su una scala lo stava addobbando con luci e palle colorate, come aiuto aveva Zach che non vedeva l’ora di finire per andare a zonzo con Pamela. Desiderava portarla a Burbank per farle visitare la sua vecchia casa.
Tutta la sua famiglia era legata a quel luogo.
 
 
Con Vonnie avrebbero portato Pamela e George alla mitica Cabrillo Beach, sperava tantissimo che si unissero a loro anche i genitori, in fin dei conti era la loro spiaggia.
 
Chuck stava facendo il bagnetto a Sam, la piccola gorgheggiava e rideva, era uno spasso vederla.
 
Era tremendamente vivace ed alquanto dispettosa, si agitava spruzzando acqua da tutte le parti, soprattutto addosso al padre.
 
Ad ogni spruzzo, nonostante avesse pochi mesi, pareva che studiasse la sua reazione.
 
Questi se ne accorse e cominciò anche lui a spruzzarla.  Sarah di nascosto osservava la scena, faceva fatica a trattenere le risa.
 
Il bagnetto alla piccola divenne un rito, dove chi era di turno faceva a gara a chi bagnasse di più.
 
Squillava il telefono, rispose Vonnie:
 
 “Sarah?” 
 
 
“No sono la figlia, chi parla?”
 
 
“Ciao Vonnie piacere di sentirti, sono Jill”
 
 
“Jill ciao come stai? Sei a LA?”
 
 
“No, sono ancora a Londra, volevo avvisare mamma e papà che arriveremo la vigilia di Natale”.
 
“Aspetta, ti passo mamma, un forte abbraccio a te e a Cole ciao”
 
 
“Sì pronto? Jill? Non ci posso credere, come va amica mia? Arriverete il 24? Ma...ma il 25 tu e Cole sarete da noi a trascorrere il Natale, non potete dirci di no e poi vorrei farvi conoscere la piccola Sam… no, non è la figlia di Vonnie, Sam è mia figlia.
 
Perfetto, saremo in metà di mille, a proposito andrete nella tua vecchia abitazione? Bene dimmi a che ora atterrerete così Zach verrà a prendervi e vi accompagnerà a casa. No Jill nessun disturbo. Arrivederci a presto”
 
“Chuck bisognerà prendere altre sedie ed almeno un altro paio di tavoli Jill e Cole trascorreranno il Natale da noi e sbrigati a venire qui che ho un desiderio pazzesco di abbracciarti.
 
“Ne sono felice. Sarah avvicinati non posso alzare la voce. Che ne diresti se mollassimo per qualche ora Sam ai ragazzi e ce ne andassimo a Burbank io e te da soli?  Muoio dal desiderio di fare l’amore con te.”
 
“Chuck speravo che me lo chiedessi”  
 
 
Continua…
                                                Marzio C e Valentina B.

 

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Capitolo 3
*** Natale ***


h3>Capitolo 3
 
 
 
Vonnie, Pamela, Ellie e Sarah stavano eseguendo gli ultimi controlli.
 
I centro tavola, in porcellana di Limoge, contenevano rose e fresie bianche che creavano un elegante contrasto con le tovaglie di raso blu. Sulle pareti ghirlande ed addobbi natalizi in tema. La piccola Sam, curata a vista dalle nonne Emma e Mary stranamente era tranquilla, osservava curiosa tutto quell’andirivieni.
 
Suonarono alla porta. A Chuck e a Devon l’incombenza di aprire. Erano le famiglie Casey e Grimes, con loro c’era anche la Berckam che teneva per mano il piccolo Martin. I Jeffster arrivarono con Big Mike e signora. Piano, piano gli invitati giungevano. La sorella di Sarah, come al solito era in ritardo.
 
Uno strombazzare di clacson annunciò l’arrivo di Zach con Cole e Jill
 
Il presidente giunse a bordo di un utilitaria e senza scorta. Il cordone protettivo era stato predisposto solo intorno a casa Bartowski, una vigilanza
discreta, quasi invisibile.
 
Il posto d’onore fu ceduto dal presidente a Sam o per lo meno per tutto il pranzo la tenne in braccio e la mocciosetta stette buona come un angioletto. Già cominciavano a delinearsi i tratti somatici della piccola.
 
Contrariamente alla sorella Vonnie che era la fotocopia della madre, Sam era un compendio di entrambi i genitori. Ovale del viso della madre, il taglio degli occhi del padre ma azzurri e la peluria che le ricopriva la testa era scura. L’atteggiamento era sfacciato, tipico del nonno materno.
 
Chuck sperava che almeno avesse ereditato il genio del nonno paterno e la professionalità della zia Ellie. Sicuramente, crescendo, sarebbe stata un soggetto da prendere con le molle, con il carattere di Sarah, indipendente, combattiva e testarda come nonna Mary.
 
Di sicuro era adorata. I duri della sicurezza si rammollivano, stravedevano per quel batuffolo urlante, era viziata da tutti.
 
Erano quasi alla fine del pranzo quando Chuck portò in tavola dei panettoni di alta pasticceria. Un amico italiano gli aveva inviato una fornitura completa, tra l’altro erano talmente tanti da poterne regalare anche ai ragazzi della sicurezza e della scorta presidenziale.
 
Sam sembrava come impazzita, il profumo del panettone la mandava in visibilio, aveva fame. Sarah la prese in braccio e la portò in camera dove iniziò ad allattarla. Quello era il loro momento magico, l’indivisibilità di due esseri umani, madre e figlia. In quel preciso istante Sarah decise di non volere più essere “il direttore Walker dell’Intelligence” Doveva parlarne al più presto col marito.
 
Sam, nella sua culla, dormiva profondamente. La giornata si era rivelata decisamente stancante. Chuck aveva lasciato momentaneamente i suoi ospiti e aveva raggiunto Sarah. Cingendole le spalle la baciò e con lei rimase estasiato a guardare la loro bambina. Avrebbe voluto avere vicini anche Vonnie e Zach ma qualcuno della famiglia doveva pur fare gli onori di casa.
 
Sarah approfittò per comunicargli le sue decisioni, Chuck rimase in silenzio qualche secondo e poi le disse “Sono d’accordo, è un’idea che da qualche tempo avevo preso in considerazione. Personalmente io aspetterò la fine del mandato di Jeremy, poi abbandonerò anch’io. E’ ora di lasciare.”
 
 
Il presidente ed il resto della squadra Bartowski ascoltarono quanto Sarah aveva da dire, nessuno la contestò anzi…. anche Diane annunciò il ritiro, era anziana e stanca. Cedeva volentieri a Casey la sua poltrona. Sarah perorò la causa di George, lo vedeva bene come direttore dell’intelligence, sicuramente affiancandolo a Chuck, anche se per pochi mesi, avrebbe accumulato ulteriore esperienza.
 
Il presidente pensava di ricandidarsi per un nuovo mandato e chiese a Chuck ed a Sarah di rimanere almeno come suoi consulenti, stessi pass, gradi e stipendi.
 
Non erano obbligati a vivere a Washington, avrebbe avuto bisogno di loro solo per un paio di giorni al mese. I loro figli si sarebbero sposati nel mese di maggio e avevano già comprato casa nella capitale. Di sicuro loro due, sarebbero andati a trovarli per cui perchè non continuare la collaborazione? Zach e Vonnie pregarono i loro genitori di accettare la proposta.
 
Il pensiero dei gemelli lontani li fece accettare, si sarebbero divisi tra LA e W, con più tempo libero e senza il pensiero di altre missioni.
 
 
Improvvisamente la discussione finì: era partito l’antifurto Sam. Sarah andò a recuperare il piccolo ciclone che come vide Jeremy allungo le braccia verso di lui.  Come fu presa in braccio si calmò, fece un ruttino e si addormentò nuovamente. Da non credersi.
 
Era una giornata bellissima, nel giardino privato della casa bianca tutto era pronto, George in alta uniforme e Zach in tight passeggiavano nervosamente in attesa delle loro fanciulle.
 
Jeremy e Chuck seduti nella sala ovale e con lo sguardo perso nel vuoto pian piano si stavano rendendo conto che in una volta sola tutti i loro figli avrebbero preso il volo. George con Vonnie e Zach con Pamela. Sicuramente stavano facendo training autogeno per non scoppiare a piangere. Il presidente si rivolse a Bartowski:  ”Amico mio tu avrai ancora la tua piccola Sam in casa io non avrò più nessuno che mi chiamerà papà”
 
 
“Jeremy li vedrai più spesso tu di me, anche tutti i giorni se lo vorrai, lavorano a trenta metri dal tuo studio e poi lo sai che Sam stravede per te, sicuramente quando saremo a Washington starà parecchio tempo con voi. Tra l’altro potreste mettere in cantiere anche voi un bambino, sono sicuro che da grande sposerebbe Sam. Senza contare che magari i ragazzi decideranno di darci dei nipotini.” Queste parole oltre a farlo sorridere lo calmarono e non poco.
 
 
Sarah ed Evelin li chiamarono era giunto il momento delle nozze.
 
L’atmosfera era delle più romantiche, il gazebo era adornato da bellissimi fiori bianchi ed azzurri anche i bouquet delle spose erano della medesima tinta.
 
 
Il matrimonio l’avrebbe officiato il cappellano militare padre O’Mulley, vecchio amico di famiglia del presidente.
 
Le due ragazze, accompagnate all’altare dai rispettivi padri, erano bellissime. I loro abiti bianchi, semplici ma elegantissimi, erano un dono dello stilista italiano Giorgio Armani, presente anch’egli al matrimonio con il gotha mondiale.
 
 
Al momento del “Sì lo voglio” entrambe le madri diedero sfogo alla loro commozione e piansero.
 
 
Jeremy e Chuck, visto il ruolo che ricoprivano, rimasero impassibili con un sorriso disegnato sulla bocca. Una cosa sola poteva smentirli: il leggero tremito delle labbra. 
 
Una miriade di flash si scatenarono al taglio delle torte.
 
Chuck ballò con Vonnie e stringendola al cuore le sussurrò “Ti amo bambina mia, ti auguro tanta serenità, sii felice con tuo marito”
 
 
“Ti amo anch’io papà, grazie di tutto quello che hai fatto per me e quando sarò madre vorrei essere capace di donare ai miei figli, con la stessa dolcezza e pazienza, quello che ci hai dato tu. Grazie per essere mio padre”.
 
 
Sarah finì di danzare con Zach, a mala pena riusciva a trattenere le lacrime, si sentì afferrare da dietro, un paio di labbra si appoggiarono dolcemente sul suo collo. Rabbrividì, si girò e ad occhi chiusi baciò, con una mai sopita passione, il padre dei suoi figli.
 
                                      Continua…..
 
 
                                            Marzio C. e Valentina B.
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 4
*** Sua Maestà ***


h3>                                       Capitolo 4
 
 
 
“Sam ora basta, vedi di smettere di gridare e di fare i capricci, ho detto che uscirai a giocare quando avrai finito i compiti”.
 
“Papà dai solo cinque minuti e poi io sono una bambina ed i bambini hanno bisogno di giocare”
 
“Tesoro ho detto di no, se insisti andrai in punizione e per una settimana niente tv e niente giochi”.
 
“Non ti voglio più bene papà”.
 
“Io invece sì che te ne voglio, vieni qui che ti mangio di baci, non scappare hahahaha”
 
Sul tavolo il cellulare vibrava, Chuck rispose … era Sarah che dal supermercato gli chiedeva se per caso avesse voluto qualcosa in particolare, rispose di no. Ciò che desiderava era che lei tornasse il più presto possibile, soffriva la sua assenza, le raccontò anche di quella discola di Sam.
 
Accidenti ora trillava il telefono di casa, “Sì pronto?”
 
“Papà ciao sono Vonnie, come stai?”
 
“Ciao piccola mia, sto bene e tu? Hai bisogno di qualcosa”?
 
“Siediti, devo darti una notizia. Diventerai nonno, aspetto un bambino”
 
“Oh santo cielo Vonnie …ma…ma è magnifico, splendido, ma tu stai bene vero? Non hai disturbi tipo quelli della mamma quando aspettava Sam? Come lei torna prenoteremo un aereo anzi lo noleggeremo e ti raggiungeremo.”
 
“Papà sto benissimo e non partorirò mica domani, fate con calma, adesso telefono anche a lei se no si offende e dice che sei tu il mio genitore preferito. Dai un milione di baci alla mia sorellina, dille che mi manca tantissimo. Un bacio ciao”.
 
Sarah rientrò di corsa, non scaricò neppure le borse della spesa, dal suo viso traspariva felicità. Abbracciò il marito ed esclamò commossa:
 
“La nostra bambina diventerà mamma, Chuck non ho le parole per descrivere quello che provo. Tienimi stretta”
 
“Sarah lo sento attraverso il tuo cuore, so quello che stai provando, se sei d’accordo partiremo al più presto per Washington ed andremo da lei”
 
“Mamma, mamma, papà è cattivo non vuole farmi uscire a giocare”    
 
“Samantha Liza Bartowski torna in camera tua a finire i compiti se no raddoppio la punizione di papà. Fai la brava che diventerai zia”.
 
 
“Vado mamma, anche tu cattiva come lui. Diventerò zia…diventerò zia…
mamma ma cosa significa diventare zia?”
 
“Su vai a finire compiti, poi te lo spiego”. 
 
“Chuck, la prima volta che mi hai visto al Buy More, avresti mai immaginato che tu ed io avremmo formato una famiglia e che saremmo diventati nonni”?
 
“Sarah sicuramente no. Ricordo che mi sono innamorato di te immediatamente ma da lì a pensare ad una vita così splendidamente intensa beh… Amore mio, so solo che se potessi vivere altre mille vite per mille volte sarebbe questa. Senza di te non ne varrebbe la pena”.
 
“Grazie tesoro, lo stesso vale per me”.
 
“Ho finito i compiti adesso vado a giocare”
 
“Signorina aspetta un attimo che controllo e se tutto è in ordine papà giocherà con te”
 
“Sììììì che bello!!!”
 
“Chuck telefono, è il presidente, vuole parlare con te”
 
“Pronto Jeremy, sì è una notizia favolosa, domani o dopo verremo a W.  Dall’aeroporto militare dopo domani parte un aereo per la capitale? Sì certo ben volentieri per che ora è previsto il decollo? Perfetto, ci saremo. Un abbraccio signor presidente e…grazie”.
 
Arrivati a W andarono subito in ufficio da Vonnie, li trovarono Zach che abbracciato alla sorella le stava dicendo che sarebbe diventata mamma ma anche zia.  Comunicò a tutti che pure Pamela era incinta.
 
Grande confusione di voci che si accavallavano poi bruscamente il silenzio, era entrato il presidente.
 
Praticamente i due padri non sapevano più chi abbracciare, arrivò anche Evelin che con Sarah cercò di mettere ordine in quella baraonda.
 
La sera cenarono tutti insieme in un ristorante fuori città, un locale molto discreto un po’ fuori mano, dove bastavano pochi uomini della scorta per presidiarlo. Vonnie e Pamela erano bellissime, i loro occhi avevano quello sguardo languido, tipico delle donne in attesa anche se fisicamente non si notava. Sam era seduta di fianco a Jeremy, lo aveva monopolizzato.
 
Serata stupenda sotto tutti i punti di vista.
 
Attraverso i canali diplomatici, i componenti della ex squadra Bartowski furono invitati a Londra. 
 
Sua Maestà la Regina, sentito il parere favorevole dello Stato Maggiore e del Foreign Office, aveva conferito loro una serie di importanti onorificenze. Variavano dalla medaglia dell’Ordine di San Giorgio alla prestigiosa “Victoria Cross”, quella conferita solo a Chuck ed a George.
 
Il motivo dell’assegnazione era: “Con grande coraggio e sprezzo del pericolo avevano liberato un agente britannico prigioniero di mercenari e terroristi salvandolo da morte certa ed in seguito, intervenuti con azioni mirate a distruggerli, avevano evitato sanguinosi attentati sul suolo britannico”.
 
La cerimonia si svolse nella sala del trono di Buckingham Palace.  
 
Vonnie e Pamela, dato il loro stato, ebbero il permesso di stare sedute alla presenza di Sua Maestà.
 
Vi fu un momento di panico quando Sam eluse la guardia della babysitter e velocemente si accomodò sulle ginocchia di S. M. dicendole “Ciao signora, sono Sam, mio papà e mia mamma sono quei signori la. Lo sai che sei bella, hai la corona come le regine delle fiabe, vuoi giocare con me”?
 
Il gran cerimoniere tutto agitato si avvicinò per accompagnare la piccola dalla babysitter, la regina gli fece cenno di allontanarsi. Si mise ad accarezzare i capelli della bambina, la baciò sulla guancia e le disse “Rimani in braccio, quando avrò finito troverò un po’ di tempo per giocare con te è da tanto che non lo faccio. Oggi mi andrebbe”
 
Sarah e Chuck con il viso contrito non sapevano più come scusarsi con la Regina che, stranamente non seguendo il rigido protocollo reale, scoppiò in una calda risata ed abbracciando Sarah le sussurrò, “Mia cara ragazza lei si che è dannatamente fortunata ha dei bravissimi figli, stia attenta alla piccola mi sa che vi farà tribolare è testarda ed intraprendente… da chi avrà preso”? Detto ciò ricevette il saluto di tutti e si allontanò tenendo per mano Sam: andavano a giocare.
 
Il giorno seguente fu pieno anche quello, nella residenza dei McCorby si celebrava il matrimonio di Cole e di Jill, naturalmente damigella d’onore per la sposa era Sarah e testimone per lo sposo era Chuck.
Fu una splendida cerimonia, anche il principe Carlo e consorte parteciparono e parlando con i Bartowski dissero che Sua Maestà era rimasta entusiasta della piccola Sam.
 
Sicuramente avrebbero ricevuto il reale invito per una vacanza nel castello di Balmoral, lontani da occhi indiscreti e da fastidiosi legami protocollari, perchè si era divertita a giocare con la loro figlia e lo avrebbe volentieri rifatto.
 
Il rientro negli USA fu all’insegna del buonumore, appena atterrati le future mamme furono accompagnate per una visita di controllo.
 
Era di primo pomeriggio, Pamela e Vonnie furono portate d’urgenza in ospedale, a distanza di poche ore le due giovani donne partorirono: due grinzosissimi ed urlanti maschietti.
 
Le famiglie si riunirono ancora una volta, i nuovi piccoli arrivati erano semplicemente deliziosi. Poppavano e dormivano.
 
I nonni erano in visibilio, per loro erano dei momenti impagabili e volevano assaporarli fino in fondo. 
 
    
                                             Continua…..
                                                                 Marzio C. e Valentina B.                                  
 
 
 

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Capitolo 5
*** Preludio all'ultima missione ***


Capitolo 5
 
 
 
Sarah era molto preoccupata, nelle ultime settimane Chuck si comportava stranamente, spariva per delle giornate intere ed il suo viso era diventato una maschera triste con la stessa espressione di quando lei aveva perso la memoria.
 
Subito pensò come causa scatenante all’intersect, ma escluse questa evenienza. Doveva esserci qualcosa d’altro e lei doveva venirne a capo.
 
Si mise d’accordo con Sam, diventata anche lei una bellissima ragazza, per riuscire a scoprire dove andava a rintanarsi durante le sue lunghe assenze. 
 
Parlando con la figlia esternò l’ipotesi che avesse un’altra donna. La risposta di Sam fu una risata, “Mamma io sono giovane, non ho molta esperienza sui rapporti di coppia, ma in questi miei primi 17 anni di vita non ho mai visto un uomo così innamorato della propria donna  come papà lo è di te.
 
Vive per sua moglie, per i suoi figli e per i suoi nipoti. Chissà quanti sogni ha lasciato nel cassetto anteponendo noi a loro. Mamma, sicuramente qualcosa è accaduto, vediamo di capire che cosa”.
 
Fu così che una mattina lo seguirono senza farsi notare. Per prima cosa egli andò al cimitero a cambiare i fiori della tomba dei genitori, pulì e mise dei fiori freschi anche sulla tomba della Beckman. Rimase qualche minuto in raccoglimento poi si diresse verso il “castello”.
 
Erano anni che lei non vi entrava e per Sam sarebbe stata la prima volta. Gli lasciarono parecchi minuti di vantaggio poi senza fare rumore entrarono.
 
Le sale erano in penombra, una canzone si diffondeva nell’aria “Feeling Good”, su una parete veniva proiettata la loro storia, spezzoni di filmati e diapositive della loro vita. Videro Chuck seduto su una poltrona, aveva gli occhi inondati di lacrime e singhiozzava. Al petto stringeva una foto del loro matrimonio.
 
Sarah bisbigliando all’orecchio della figlia le chiese di lasciarla sola con lui, voleva capire.
 
Chuck la vide avvicinarsi ma non riuscì a ricomporsi, lei non disse nulla l’abbracciò e lo baciò. Un bacio carico d’amore, di promesse, di gratitudine, un bacio carico di dolcezza. Il bacio di una donna profondamente e seriamente innamorata.
 
“Amore mio che ti sta succedendo? Cosa mi nascondi? Voglio rammentarti la promessa che ci siamo fatti anni fa, niente bugie e niente segreti…ricordi?”   
 
“Sarah, ho paura di non essere più in grado di emozionarti come allora, di sicuro appiattirò il nostro rapporto, se già non l’ho fatto.  Sono terrorizzato dall’idea di perdere la tua stima, di alzarmi una mattina e  ritrovarmi senza di te. Non lo sopporterei”. 
 
“Chuck scusa se mi permetto ma devo dirtelo chiaramente: sei un somaro.
Ti ho mai dato adito a pensare che io stia considerando il nostro rapporto logoro e noioso?
 
La nostra vita in comune si è svolta in varie fasi. Questa è la fase della tranquillità, sempre che quel vulcano di Sam lo permetta.
 
Quante volte devo ripeterti che tu per me sei stato, sei e sarai il mio top?
Ogni mattina, quando apro gli occhi e ti vedo coricato accanto a me è già un’emozione, tutto ciò che riguarda noi è emozione. Sentirmi amata e desiderata da te è emozione, non voglio e non chiedo di più.
 
“Sarah scusami, ultimamente mi gira così sono desolato di averti fatto stare in pensiero. Invecchiando peggioro. Odio diventare vecchio”
 
“Charles Irving Bartowski, stiamo invecchiando insieme. Era da quando mi sono innamorata di te che lo sognavo e poi mica siamo così vecchi, certo adesso facciamo fatica a correre per 10 miglia, alla fine siamo stanchissimi,  ma è una cosa normale non credi?
 
Come ti chiamava mio padre? Ah sì scemotto. Orbene scemotto  basta con questi brutti pensieri e andiamo a prendere una boccata d’aria. Domani torneremo qui e guarderemo insieme tutte le foto ed i filmati”.
 
Arrivò di corsa Sam anche lei in lacrime urlando “Allora avete finito di farmi piangere? Smettetela di avere dei dubbi,nessuno di voi due potrà mai essere in grado di rinunciare  all’altro. Scolpitevelo nella mente e non dimenticatevelo mai. Abbracciatemi tenetemi stretta. Ora scappo, tra un’ora ho una interrogazione importante, mi raccomando fate i bravi.”
 
Una mattina Vonnie e Zach si presentarono, inaspettatamente, a casa dei genitori. A parte la sorpresa iniziale Sarah e Chuck li abbracciarono e li stropicciarono come quando erano  piccoli, però non sfuggì loro l’imbarazzo iniziale dei figli. Preoccupati chiesero se ci fossero problemi.
 
Fu Zack a parlare “ Mamma, papà, Sam si è fatta reclutare dalla CIA come agente operativo, pare che la reputino una delle migliori allieve che abbiano mai avuto, uno dei veterani dell’agenzia ha asserito che è in gamba come sua madre Sarah Walker”.
 
“Chuck, possiamo fare qualcosa?”
 
“No Sarah, lei è maggiorenne. Comunque con il carattere che si ritrova, forse è veramente nata per quella professione, del resto è tua figlia, di me ha preso ben poco. Se Vonnie esteticamente è la tua copia, Sam lo è caratterialmente.
 
L’unica cosa che posso fare è parlare con il direttore di Langley  per chiedergli di avere un occhio di riguardo. Tanto sarà inutile. Ma che le è saltato in mente, benedetta ragazza!!!  Quello che mi fa tremendamente arrabbiare è il fatto che non ci abbia informati, mi reputo offeso e non so se mi passerà tanto presto”.   
 
“Chuck, Sam tempo fa me  lo aveva accennato però pensavo che fosse una ragazzata per cui non ho ritenuto opportuno dirtelo. Accidenti che stupida sono stata. Scusami”.
 
Sam e suo padre erano nel castello, stavano avendo un colloquio abbastanza burrascoso. Nonostante il carattere bellicoso Sam ascoltava i suoi rimproveri in silenzio, le lacrime incominciarono a scendere lentamente lungo le guance, appena Chuck le vide tacque, non se lo aspettava da lei.
 
“Papà, mi dispiace di avervi offeso e di non averne discusso prima con voi, avevo paura che mi faceste cambiare idea. Sono pronta per questo lavoro e sono anche brava. Ti prometto che starò attenta. Posso abbracciarti”?
 
Rimase a lungo fra le braccia del padre poi si salutarono. Lei doveva partire, aveva uno stage in una zona calda del medio oriente.
 
Da almeno due settimane non avevano notizie di Sam, anche l’agenzia aveva perso le sue tracce.
 
Sarah entrò in camera da letto e vide il marito che stava preparando uno zaino, le chiese cosa stesse facendo e lui con molta calma rispose “Vado a riprendermi mia figlia. Jeremy, anche se non più presidente, mi farà avere il governatore e mi riattiveranno l’intersect”
 
“Dammi 10 minuti che preparo anch’io la mia roba. Vengo con te!!! Sam è anche mia figlia e non ti lascerò andare da solo”
 
Le credenziali ancora in loro possesso aprirono parecchie porte, avevano ancora tanti amici nei servizi segreti delle nazioni alleate. Anche loro si attivarono nella ricerca di Sam.
 
Notizie di seconda mano, ancora da verificare, la davano prigioniera, insieme ad altre persone, in un villaggio sperduto tra le montagne dell’Afganistan al confine con il Pakistan.
 
Chuck scioccò sua moglie :” Se le hanno fatto del male sparerò per uccidere, ma prima dovranno soffrire”
 
Lei lo abbracciò.
 
 
                           Continua….
 
                                                        Marzio C.  e  Valentina B.
 
 
 
  
 

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Capitolo 6
*** Kashuar ***


                    Capitolo 6
 
 
 
 
 
Dovevano solo decidere come e da dove raggiungere il villaggio di Kashuar,
se attraversare il deserto e le montagne partendo da Kabul o passare direttamente dal Pakistan, la via più breve. Forse la seconda ipotesi era la più corretta.
 
Cole, diventato “M” il capo dell’MI6, si unì a loro. Con lui c’era un gruppo di Commando inglesi specialisti in guerriglia. Stanare i rapitori di Sam e degli altri ostaggi, senza che questi li uccidessero per rappresaglia, non sarebbe stata un’impresa facile.
 
Purtroppo non avevano la certezza che lei fosse ancora in vita, era un macigno che gravava sui loro cuori e sulle loro menti. Speravano che questa mancanza di notizie fosse una tattica psicologica dei guerriglieri, silenzio per dei mesi, poi rivendicazione e filmati dei prigionieri.
 
Stavano per salire a bordo del Hercules C-130 della RAF, in partenza dall’aeroporto militare inglese di Holbeach, quando il telefono di Chuck si mise a squillare:
 
“Pronto, ciao George dimmi tutto. Cosa? Assolutamente no! non se ne parla neppur lontanamente, ne tu ne Zach lascerete il paese per venirci ad aiutare.
 
Siamo già in ottima compagnia, voi dovete rimanere a W. con le vostre mogli ed i vostri figli. Non costringetemi a smuovere le alte sfere per farvi bloccare, per farlo potrei anche arrivare al punto di farvi arrestare, non sto scherzando. Statevene fuori. Adesso ti saluto un bacio a tutti voi. Ricordate che vi vogliamo un mare di bene”.
 
George guardo Zack e disse “Niente da fare, dobbiamo rimanere inchiodati qui. Vediamo di contattare il comando militare in Afghanistan, almeno che li supportino dando loro tutto l’appoggio possibile”.
 
“ Ora telefono a zio John vediamo cosa ne pensa, farò intervenire anche lui”
 
“Zio John, ho bisogno di parlarti ma non al telefono. Possiamo vederci fra mezz’ora nel posto che sai tu? Grazie mille, a fra poco”
 
“Sul rumoroso aereo Sarah stava discutendo con Chuck, esternava tutte le sue paure: “Amore e se mi accorgessi di essere per te un peso, un ulteriore problema? Se mi rendessi conto di non avere più le capacità di un agente sul campo”?
 
Non finì la frase che Chuck partì con una sventola a mano aperta verso il suo viso, lei parò e fulmineamente  contrattaccò. Anche il marito parò il suo colpo e le bloccò le braccia. “ Tesoro hai visto? I tuoi riflessi incondizionati sono da ragazzina, se non avessi usato l’intersect mi avresti dato una tranvata da ricordarmela per i prossimi 10 anni.
 
Sarah accennò ad un sorriso e si rannicchiò fra le sue braccia, voleva indietro la sua “bambina” la voleva sana e salva. Lentamente la tigre sopita si stava risvegliando, letale più che mai.
 
Gli uomini del commando inglese li guardarono allibiti, poi compresero e tornarono alle loro incombenze.
 
Zach in attesa di Casey, seduto su una panchina, sorseggiava un caffè. Lo vide arrivare, decise di andargli incontro.
 
“Buongiorno zio, credo che mamma e papà fra qualche giorno si troveranno sommersi dal guano, per questo ho bisogno dei tuoi consigli e del tuo aiuto”.
 
“Zach, so tutto, è un operazione ultra segreta.
 
 Ho parlato ieri sera con i tuoi genitori. Meno male che siamo in un luogo all’aperto in caso contrario per sicurezza non avrei potuto parlartene.
 
Per ragioni di cui non sto ad enunciare sono coinvolti anche i servizi segreti britannici, lo stesso “M” sarà sul campo con loro.
 
Per ora voi dovete  limitarvi a fare lavoro di intelligence, controllate le foto dei satelliti ed i filmati dei droni, bisogna scoprire dove tengono i prigionieri. La situazione cambia di ora in ora per cui, piani a lungo termine non si possono fare. Aspettiamo gli sviluppi e le indicazioni dei tuoi.
 
Avvisa anche George di non allertare il comando di Kabul, forse non attraverseranno il suolo afghano, quindi assoluta segretezza e silenzio su tutti i fronti”.
 
“Va bene zio John, avviso subito George”.  Si salutarono, ognuno andò per la propria strada. Occhi indiscreti seguirono con estremo interesse l’accaduto. Una giornalista televisiva aveva per caso assistito alla scena, non aveva potuto sentire quello che i due si erano detti …ma… forse qualcosa di grosso bolliva in pentola.
 
La notte, a quelle altezze, era fredda. Nessun fuoco per riscaldarsi, erano ancora troppo allo scoperto per rischiare di essere individuati, la strada era ancora lunga.
 
Sdraiati nei loro sacchi a pelo termici Chuck e Sarah guardavano il cielo.  
Il buio totale e l’aria rarefatta centuplicavano lo scintillio delle stelle, uno spettacolo mozzafiato. Chuck girò il viso baciò le labbra di Sarah e le sussurrò :”Andrà tutto bene, amore mio cerca di dormire un po’, domani sarà una giornata dura”.
 
Erano tutti a cena a casa di George, l’atmosfera non era delle più allegre, Vonnie preoccupatissima per i suoi cari discuteva col fratello, dava dei testoni ai suoi genitori che non avevano voluto alcun aiuto. Anche il marito e Zach stavano perdendo la pazienza, lei non voleva capire che l’unico mezzo per aiutarli era quello di svolgere al meglio il lavoro di intelligence.
 
Accesero la televisione, mentre cercavano, per i bambini, un programma di cartoni animati si soffermarono su un notiziario della WCBS. La giornalista Margareth Bradbury accennò ad una notizia: “Il direttore della Sicurezza Nazionale ed il vicedirettore dell’Intelligence a colloquio in un parco cittadino. Cosa sta succedendo?” Seguivano varie ipotesi e la promessa di indagare a fondo.
 
Gelo totale, squillò il telefono sulla linea sicura, era Casey. Il colloquio durò pochissimo, presero accordi sul da farsi. 
 
Il sole si stava levando. Lentamente illuminava quelle desolate montagne. Il belare delle capre selvatiche accompagnava la loro silenziosa marcia di avvicinamento al villaggio.
 
Stavano percorrendo sentieri che si inoltravano in piccoli canyon che li riparavano da eventuali avvistamenti non graditi.
 
Comunicavano a gesti perché tra quelle anguste e scoscese pareti  anche il più piccolo suono veniva amplificato e propagato a distanza di chilometri.  
 
Il sole ormai era già alto, avevano camminato per parecchie ore. Trovarono una caverna che faceva il caso loro, entrarono per riposarsi e per rifocillarsi.
Chuck estrasse dal suo zaino una stecca di cioccolato fondente, sapeva che sua moglie ne era golosa.
 
 “Sarah se mi dai un bacio te ne do metà”
 
“ Chuck ma ti sembra il momento?”
 
“Tesoro oggi sono vivo domani non lo so.  Sono triste e preoccupato come te però un bacio non te lo negherei mai”
 
“Hai ragione amore mio, perdonami.  Facciamo così,tu mi dai tutta la stecca ed io te ne darò tre”.
 
Un sorriso comparve sulle labbra di tutti i componenti del commando. Un po’ di ilarità rallegrò i loro cuori.
 
 
 
                                  Continua….
 
 
                                                           Marzio C. e Valentina B.
 

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Capitolo 7
*** Sarah ***


                                           Capitolo 7
 
Per depistare la giornalista, decisero di ritrovarsi alla stessa ora nel medesimo parco cittadino, ormai sapevano di essere nel mirino del network e che sarebbero stati seguiti ovunque andassero.
 
Avevano ragione. Come si incontrarono Miss Bradbury ed un operatore sbucarono dal nulla. La giornalista iniziò ad incalzarli con una serie di domande al fulmicotone. Casey la bloccò dicendole che avrebbe avuto tutte le risposte. Le chiedeva solo di avere un attimo di pazienza.
 
Camminando lentamente li raggiunsero Vonnie e Pamela con i rispettivi bambini seguiti da una Gertrude sorridente.
 
John disse alla giornalista che gli dispiaceva di non poterle regalare uno scoop, ma il giorno prima erano nel parco per controllare di persona se in quel luogo bambini potessero giocare in tutta sicurezza.
 
Miss Bradbury scoppiò in una fragorosa risata, facendo buona cera a cattivo gioco, domandò scusa per l’abbaglio preso e si allontanò col cameraman. Pareva che tutto fosse andato bene. Comunque dovevano tenere alta la guardia.
 
 
Li raggiunse anche George. Rimasero a giocare con i bambini per quasi tutto il pomeriggio, come si suol dire “Non tutto il male viene per nuocere”.
 
Sarah fece il classico gesto degli allenatori di basket per chiedere un break. Aveva un impellente bisogno corporale da espletare, non era in grado di aspettare oltre.
Si allontanò dal gruppo e si nascose alla loro vista tra alcune rocce.
 
All’unisono tutti quegli uomini pronti ad uccidere ed a morire si voltarono dall’altra parte.
 
Questo episodio fu la loro salvezza. Da delle posizioni elevate comparvero cinque guerriglieri, praticamente erano circondati. Non avevano possibilità di scampo.
 
D’improvviso si udirono cinque colpi soffocati dal silenziatore ed altrettanti uomini rotolarono a terra. Da dietro le rocce comparve Walker in mutande con una pistola fumante in mano. Pudicamente tutti fissarono un punto lontano da lei. Rivestitasi rientrò in gruppo, ognuno di loro volle stringerle la mano era il loro modo per ringraziarla.
 
Chuck l’abbracciò e all’orecchio le bisbigliò:” Grazie per la mia vita, sappi però che io non mi sono girato, in mutande e con un arma in mano sei tremendamente sexy. In questo momento vorrei essere a casa a far l’amore con te”.
 
La sua risposta furono un sorriso, un bacio ed uno “Scemo”. 
 
Dovevano sbrigarsi a far sparire i corpi ed allontanarsi al più presto da quel luogo. Non sarebbe passato molto tempo che i compagni degli uccisi sarebbero andati alla loro ricerca.
 
Mano a mano che l’adrenalina scemava a Sarah tremavano sempre di più le gambe, non era più abituata a quel tipo di stress. Chuck se ne accorse, l’affiancò e le diede del cioccolato da mangiare. Mentre camminavano, da tergo lui le massaggiò le tempie e le spalle, pareva che andasse meglio.
 
Trovarono, per trascorrervi la notte, un’altra caverna. La esplorarono, dopo l’entrata uno stretto cunicolo virava verso sinistra ed alcuni metri dopo si apriva un ampio spiazzo. Accesero i fuochi, bastava una sentinella a protezione del gruppo.
 
Si rifocillarono, scambiarono qualche parola poi si coricarono. Sarah abbracciata al marito si addormentò subito. In un sonno agitato mormorava “Sam bambina mia dove sei? Non avere paura la mamma è qui”. A Chuck si riempirono gli occhi di lacrime, la cullò gentilmente sussurrandole “Shhhh non è niente” lo fece fino quando lei non si tranquillizzò.
 
Lui non poteva permettersi di soffermarsi a pensare a sua figlia, ogni volta che lo faceva un ferro rovente gli rovistava nel petto, doveva rimanere lucido. La salvezza di Sam, sempre che fosse ancora viva, dipendeva anche da lui.
 
Per non perdere la concentrazione ed essere immediatamente vigile anche, appena sveglio, si era fatto dare da un amico medico una confezione di meta anfetamine. Per il suo fisico era veleno ma erano più importanti le vite di sua figlia e di sua moglie e poi senza quelle non avrebbe potuto affrontare una missione così impegnativa. Stava pagando lo scotto del lontano periodo dell’alcolismo, delle vecchie ferite, delle fratture e del coma. In quel momento si sentiva un vecchietto decrepito.
 
Nevicava, il generale John Casey tiro su il bavero del cappotto, respirò a pieni polmoni quell’aria fredda e pulita. I rumori erano ovattati, sembrava che il traffico cittadino fosse lontano anni luce. I negozi iniziavano ad esporre gli addobbi natalizi, sebbene il Natale fosse ancora relativamente lontano.
 
Si soffermò a guardare una vetrina di giocattoli. Voleva acquistare dei regali per i nipotini di Chuck. Sicuramente si sarebbe fatto consigliare da Gertrude.
Il regalo che egli desiderava per se era il ritorno in patria dei suoi amici e della loro figlia, lo voleva con tutte le sue forze. Accelerò il passo, non voleva arrivare in ritardo all’appuntamento. Entrò nel ristorante italiano, fu accolto con calore dal proprietario che lo accompagnò personalmente al suo tavolo dove due persone erano in attesa.
 
Chuck aveva vegliato tutta la notte sul sonno di Sarah. Nonostante egli non avesse dormito si sentiva in forma, per niente stanco. Le pastiglie stavano facendo effetto. Le avrebbe sospese 8 ore prima dell’eventuale attacco al villaggio. Doveva per forza dormire una notte intera poi avrebbe ricominciato a prenderne fino a quando la missione non fosse finita. Se tutto fosse andato bene a casa lo aspettava un periodo di cura disintossicante.
 
I fuochi che li avevano riscaldati si stavano spegnendo, riuscivano comunque ad illuminare il viso di Sarah. Piccolissime rughe incominciavano a solcarlo complici la stanchezza e l’enorme preoccupazione. Nonostante ciò era bellissima, il suo corpo tonico non aveva un’oncia di grasso, era perfetta.
 
 A Chuck sorse spontanea una domanda. Una domanda che si era sempre posto, una domanda che mai avrebbe avuto una risposta: “Per quale misteriosa ragione una donna come lei si fosse innamorata di lui?”. Improvvisamente, in una grotta afghana a migliaia di chilometri da casa, scoprì che non gli importava più di saperlo, da anni erano insieme ed ancor prima di esserlo già si appartenevano.  
 
Era giunto il momento di attivare il localizzatore sottocutaneo che gli era stato impiantato in patria. Prese, dallo zaino, quello che sembrava una batteria stilo. Strofinò il polo positivo sulla pelle della zona surclavia per attivare il segnalatore. Fatto questo, anche se era ancora buio, svegliò sua moglie con un bacio, le diede delle salviette rinfrescanti, rigorosamente non profumate ed andarono a “lavarsi”.
 
John, il vice direttore del MI6 Sir Percival Leichester e Jeremy stavano finendo di pranzare, in seguito si sarebbero recati nell’ufficio di Casey. A quella riunione avrebbero partecipato anche Morgan, George, Zach e Vonnie. Probabilmente, ma non era sicuro, li avrebbe raggiunti anche Jill. 
 
La scrivania di Casey era stracolma di foto satellitari e di filmati. Sarebbe stata una giornata lunghissima. Dovevano esaminare minuziosamente tutto. Era impellente che riuscissero ad individuare dove tenevano i prigionieri.
 
Sir Leicester aveva importanti notizie da comunicare, riguardanti il perché fossero coinvolti anche i servizi segreti britannici.
 
Su uno schermo arrivarono delle immagini live del gruppo. Casey chiese che fosse inviato al satellite il comando di variazione di focalità degli obbiettivi quindi distinsero perfettamente ogni suo componente, Vonnie quando individuò i genitori abbracciò il fratello.
 
Le immagini si allargarono, da un sentiero parallelo un gruppo di uomini stava per incrociare il commando, era questione di minuti. Non avevano possibilità di avvisarli…trattennero il respiro.
 
                                         Continua….
 
                                             Marzio C. e Valentina B.
 
 
 
 
 

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Capitolo 8
*** Il dolore ***


               Capitolo 8
 
 
 
Uno degli esploratori attirò l’attenzione di Cole che, con un gesto, diede immediatamente l’alt alla colonna.  Si portarono fuori dal sentiero e si nascosero tra gli anfratti rocciosi. Controllarono le armi e rimasero in attesa.  
 
Era una pattuglia in avanscoperta forse inviata alla ricerca dei cinque uomini “terminati” dalla Walker.
 
Sarah segnalò a Cole la necessità di dar loro un “lasciapassare di solo andata”. Non potevano permettersi il lusso di avere nemici anche alle spalle.
 
Appena i terroristi passarono, quattro uomini strisciarono alle loro terga. Finì tutto in pochi minuti. A lavoro fatto raggiunsero i loro compagni. Da li in poi dovevano procedere con la massima prudenza, Kashuar era vicino. Ancora dodici ore di cammino e sarebbero arrivati.
 
L’attendente di Casey bussò alla porta annunciando la S.ra Barker.
 
Jill entrò fece un cenno di saluto ed andò direttamente ad abbracciare Vonnie e Zack. “Ragazzi quanto mi dispiace per la piccola Sam. Sono sicurissima che i vostri genitori con l’aiuto di Cole e dei suoi uomini la libereranno”
 
Detto ciò avvisò John che il segnalatore di Chuck aveva iniziato a trasmettere in bassissima frequenza. Stranamente era solo il suo ad inviare il segnale.
 
Sir Pecival, iniziò a spiegare la ragione della loro presenza. Tra i prigionieri vi erano due ufficiali inglesi consanguinei degli Windsor. Erano cugini di secondo grado del principe Carlo. Fino a quel momento i rapitori non lo avevano scoperto. Per questo si era mosso di persona “M”.
 
Casey li informò che un gruppo di Navy Seal era stato paracadutato tra il luogo dove si trovavano i Bartowski ed il villaggio. Il trasponder di Chuck non era altro che un segnalatore amici/nemici. Sarebbe stata una tragedia cadere sotto i colpi del fuoco friendly.
 
Anche il viso di Jill lasciava trasparire la preoccupazione, suo marito Cole, sebbene fosse in una forma fisica da far invidia ad un trentenne, non era più un giovanotto. La lunga marcia forzata li avrebbe messi a dura prova, pregava che tutto finisse al più presto.
 
In una casupola del villaggio, Sam appesa per i polsi ad una trave stava subendo l’ennesimo interrogatorio. Aveva un occhio tumefatto, era piena di lividi ma non mollava, continuava a sostenere di essere una giornalista australiana venuta in quei luoghi per una serie di reportage. Era la sua copertura.
 
Colui che la interrogava era un giovane fanatico che aveva studiato negli USA precisamente ad Harvard. Per L’ennesima volta la colpì con un manrovescio. Subì anche una serie di scariche da un taser.
 
Sam aveva ereditato da Sarah un orecchio per la fonetica. Se non l’avevano ancora uccisa era per questo dono. Non aveva mai usato la cadenza californiana bensì quella di Sidney. Questo confondeva i suoi aguzzini, non erano del tutto convinti che lei fosse una spia.
 
Quello che l’aiutava a resistere era il pensiero di vedere entrare da quella porta suo padre che l’avrebbe presa in braccio e portata via da quel posto orribile. Sognava anche di addormentarsi mentre sua madre le accarezzava i capelli.
 
Fu portata alla realtà da un brutale pugno nello stomaco. I muscoli, tesi allo spasimo, le dolevano da impazzire. Era sul punto di crollare.
 
Il torturatore, ridendo come un folle, prese dal braciere un coltello. La lama incandescente si avvicinava sempre più agli occhi di Sam. Lei si mise ad urlare dal terrore e dalla disperazione.
 
Sarah casualmente scoprì le meta anfetamine di suo marito. Lo prese in disparte e chiese spiegazioni. Lui tentennò però incalzato dalle domande dovette dirle la verità. Sua moglie tacque immediatamente, il suo sguardo si addolcì, gli prese il viso fra le mani e lo baciò. “Sì, questa è la conferma di quello che ho sempre pensato: tu per noi moriresti davvero”.
 
“Sarah, spero che non accada ma, se così fosse, tu devi vivere ed io vivrò in te”.
 
Rimasero in silenzio, Chuck sospirando chiuse gli occhi e si addormentò fra le sue braccia.
 
La porta si aprì, entrò il comandante dei guerriglieri che con un ordine perentorio bloccò il suo uomo. Dopo un violento conciliabolo fu ordinato a delle donne di accudirla, lavarla e medicarla. Dovettero trasportarla a braccia, non era in grado di camminare
 
Prima che la portassero in un’altra casa il comandante le disse “Signorina se dovessi scoprire che lei non è chi asserisce di essere la darò in pasto ai miei uomini, sono mesi che sono lontani dalle loro mogli ed è tanto tempo che non vedono una giovane così bella anzi…forse non l’hanno mai vista.”
 
Cole ordinò di attivare i segnalatori, nel suo rilevatore aveva captato, seppur lontani, i dispositivi dei Navy Seal. 
 
Le foto continuavano ad accumularsi sul tavolo di Casey.
 
Morgan stava esaminando con estremo interesse una sequenza fotografica del satellite e la proiettò sul grande monitor.
 
“Guardate questo gruppo, si vede benissimo che sono donne, ma chi stanno trasportando? Non penso sia un uomo, sarebbe veramente strano. Indossa i pantaloni ma la corporatura è più esile”.  Prese il telefono e chiese urgentemente tutti i filmati dei droni girati in quella zona nell’ora in questione.
 
Vonnie ebbe un tuffo al cuore, stoppò un fotogramma ed esclamò “ Zach, guarda bene, è nostra sorella. Si è ricordata dei droni per questo sta guardando in cielo. Da quel poco che si vede intuisco che l’hanno picchiata, però è ancora in vita.
 
Zio Casey c’è la possibilità di comunicare ai NS che Sam è viva e che sappiamo dove viene tenuta? Così quando, prima dell’attacco, incontreranno papà lo relazioneranno in merito”.
 
“Vonnie fra un ora ci sarà il prossimo collegamento con loro, mezz’ora dopo il rendez vous. 
 
Chuck dormì come un ghiro, durante le notte la moglie dovette scuoterlo un paio di volte, si era messo a russare. In quei luoghi una cosa estremamente pericolosa. Aprì gli occhi, stava albeggiando, si grattò le guance, la barba lunga cominciava a dargli fastidio.
Avrebbe pagato qualsiasi cifra per dell’acqua calda, rasoio e sapone. Ingoiò una pastiglia, si chinò a baciare la moglie sul collo e si ritrovò la lama di un coltello alla gola.
 
 “Oh mio Dio Chuck per poco non ti uccidevo, ma sei pazzo a fare una cosa del genere, siamo in territorio ostile non farlo più ti prego” Sarah si mise a tremare ed a piangere, lui l’abbracciò e… “Amore è stata colpa mia tu non centri, ho fatto io la scemata.  Non è successo niente è tutto ok. Vieni, è ora di ballare, nostra figlia ci sta aspettando, non facciamola attendere”.
 
Sam stava guardandosi intorno, cercava una via di fuga. L’occhio e la testa dolevano di brutto come quasi tutto il corpo però non poteva permettersi di rimanere in quel luogo, prima o poi avrebbero scoperto la sua identità. Aveva i brividi solo al pensiero di essere toccata da quell’orda di pazzi. L’avrebbero violentata fino a farla morire.
 
Sentì dei passi, ebbe un fremito di paura quando il capo entrando le disse: “Allora signorina Samantha Liza Bartowski ora come la mettiamo”?
 
 
 
 
                                      Continua…
 
 
 
                                               Marzio C. e Valentina B
  
   
 
 
 
 
 

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Capitolo 9
*** Il dio della vendetta ***


h3>                                   Capitolo 9
 
In attesa dei NS si accamparono in un avvallamento circondato da rocce, le sentinelle li videro avvicinarsi, con dei cenni avvisarono Cole che segnalò loro la posizione. I due gruppi si incontrarono.
 
Il comandante USA salutò con calore i Bartowski dando notizia che Sam era viva. Il loro sorriso morì sul nascere quando seppero che era stata torturata. Sarah strinse i pugni fino a farseli dolere, il marito rimase impassibile disse solo “A chiunque sia stato darò una morte lenta e dolorosa. Per i prossimi giorni il caritatevole nerd di Burbank sparirà, vivrà solo la sua parte ancestrale” 
 
Chuck si sentì chiamare da un tenente dei NS. Era Peter, il figlio di Dick l’ex mercenario belga.
 
Lo abbracciò e chiese notizie dei suoi genitori. Seppe che vivevano in Texas, il padre era capo della sicurezza in un’azienda chimica, la madre restaurava opere d’arte. Lui, ottenuta la cittadinanza americana, si arruolò volontario nel corpo dei marines, in seguito fece domanda per entrare nei NS.
 
L’addestramento era stato quasi proibitivo ma riuscì a superarlo ed eccolo li in azione col uomo che lo aveva salvato quando era bambino.
Le stranezze della vita.
 
Raggiunsero gli altri, dovevano programmare la modalità dell’attacco. Decisero che lo avrebbero scatenato da due lati, i NS da sud, i commando da est. Sarah, Chuck e Cole sarebbero stati dei cani sciolti.
 
Mentre i guerriglieri erano impegnati a contenere l’assalto dei due contingenti, loro tre avrebbero cercato di entrare nel villaggio per liberare gli ostaggi. Per passare inosservati si vestirono come le genti del luogo.
 
Sarah, seduta in disparte, stava svuotando i caricatori sia delle pistole Beretta cal. 9 lungo che del mitragliatore Uzi.
Iniziò ad intagliare, con un pugnale, una croce sulla punta di ogni pallottola. Colpito il bersaglio il piombo si sarebbe aperto in quattro parti, semplicemente devastante. 
 
 
“Cara signorina, l’unica cosa certa è che non posso attuare subito la minaccia che le ho fatto, non mi converrebbe. Dunque lei è figlia degli ex direttori dell’intelligence americana, figlioccia di un ex presidente degli Stati Uniti e cognata dei suoi figli…bene, bene… dovrò valutare come approfittare di questa situazione.
 
E’ giunto il momento di iniziare a girare dei filmati che, sicuramente, verranno trasmessi da Al Jazeera.
Per rendere più interessante la cosa, la riconsegnerò alle amorevoli cure del suo aguzzino.
 
Si goda questa giornata di tranquillità, da domani soffrirà, eccome se soffrirà”.
Scompisciandosi dalle risate uscì dalla stanza, appena fuori diede ordine di raddoppiare la guardia.
 
Le immagini arrivavano a getto continuo, Morgan individuò alcuni dei terroristi più ricercati dalle polizie occidentali, tra cui il loro capo.
 
Fu sicuro del luogo dove tenevano prigioniera Sam quando nei successivi fotogrammi vide il doppio degli uomini a guardia di una casa. Non era un buon segno, l’avevano scoperta.
 
Fece presente a John che era meglio anticipare l’attacco di un giorno, ritardarlo significava altre torture e morte certa per Sam.
 
Anche Sir Percival era d’accordo per cui inviarono l’ordine congiunto di attaccare al più presto. 
 
Zach e Vonnie erano su tutte le furie, avrebbero chiesto spiegazioni e la testa del capo della CIA, non si potevano mandare gli allievi in zone pericolosissime, se fosse accaduto qualcosa alla loro sua sorella ed ai loro genitori lo avrebbe gonfiato come una zampogna. A poco valsero le raccomandazioni di stare calmo di John e di George.
 
 
Sincronizzarono gli orologi, avrebbero sferrato l’attacco alle 4.00 a.m.
 
Mancavano poche ore, ripassarono tutte le fasi dell’azione poi ricevettero l’ordine di controllare le armi e di riposare.
 
Sarah si era avvinghiata al marito, aveva bisogno di sentire il suo corpo contro quello di Chuck, necessitava del suo calore e di ascoltarlo mentre le diceva che sarebbe andato tutto bene.  Chuck con molta calma la rassicurò e le promise che in estate avrebbe portato lei e Sam in Italia, sulla costiera amalfitana.
A Sam piacevano le gite in mare quindi, mentre la loro figlia andava in giro su una barca a vela, loro due avrebbero fatto l’amore fino a perdere le forze. La baciò e girò il viso dall’altra parte. Non voleva che lei vedesse i suoi occhi lucidi e dubbiosi, provava sensazioni negative.
 
Alle 3.30 a.m. si aprì la porta della casupola, entrò come una furia il giovane torturatore di nome Ahmed. La fece alzare prendendola a calci.
“Buongiorno principessa, non potevo aspettare oltre. Questa mattina ci prenderemo cura del suo corpo con massaggi corroboranti ed infine praticheremo anche della chirurgia plastica per togliere gli inestetismi”.
 
Intanto che preparava i ferri del mestiere, degli aiutanti montavano un tripode per la telecamera e degli spot da set fotografico.
 
Tentarono di spogliarla, lei si difese come una furia mandandone due al tappeto. Ricevette un pugno in pieno viso che la tramortì ma, non riuscirono nell’intento. Ahmed non si scompose, la prese alle spalle le infilò un cappio al collo e cominciò a tirare. Mezza soffocata non riuscì più a lottare e dovette soccombere.
 
Era nuda appesa per polsi in attesa dell’inevitabile, uno degli aiutanti si avvicinò per toccarle il corpo, ricevette una bastonata sulla schiena. “Non è ancora ora, state calmi”.
 
Fecero partire la telecamera, l’aguzzino fornito di un sacchetto di sabbia si avvicinò ed iniziò a colpirla. Sam, per il dolore, perse conoscenza. La fecero rinvenire con scariche elettriche.
 
Ahmed prese un bisturi, ormai nessuno poteva fermarlo. L’ordine che aveva ricevuto era quello di torture più che altro dimostrative.
Purtroppo si era lasciato prendere la mano, la sua anima sadica si era impossessata di lui. Andava oltre a quello che avrebbe dovuto fare.
 
Mentre si avvicinava le spiegava che avrebbe iniziato con il tagliarli un seno, poi l’altro. Diceva di non preoccuparsi, non l’avrebbe lasciata morire dissanguata. Poi le avrebbe tagliato le orecchie ed il naso, alla fine neanche sua madre l’avrebbe riconosciuta.
 
La lama affilata era a pochi centimetri dalla sua carne quando udirono una nutrita serie di spari e di esplosioni provenire dall’esterno. Per nulla sconvolto ordinò agli aiutanti di andare a vedere cosa stesse succedendo. Ritornò al suo “lavoro”
 
Stava per incidere il corpo di Sam quando si sentì uno schiocco, la gamba di Ahmed cedette, gli era esploso un ginocchio. Era stata colpita nel cavo popliteo da una pallottola di Sarah.
 
Il terrorista urlava dal dolore. Entrò anche Chuck, slegò sua figlia, disse alla moglie di aiutarla a rivestirsi, poi sparò nell’altro ginocchio di Ahmed ed alle articolazioni sferoidali. Prese in braccio sua figlia e disse a Sarah di dare fuoco alla casa. Sentirono le sue urla per parecchio tempo
 
Sam lo guardava con degli occhi da cerbiatta impaurita e diceva tremando “Papà siete venuti a salvarmi, avevo tanta paura, mi hanno fatto molto male”
 
“Bambina mia, è tutto finito”
 
Correva con la figlia in braccio, mentre la moglie apriva loro la strada a colpi di mitraglietta.
 
Furono affiancati da Peter che diede il cambio a Chuck prendendo in braccio Sam, dovevano sbrigarsi, avevano appuntamento nella zona k, la zona di atterraggio.
 
Due elicotteri Apache sorvolarono il villaggio scaricando su di esso una tempesta di ferro e di fuoco.
 
Il comandante dei guerriglieri, armato di scimitarra, urlando corse loro incontro.
 
Voleva affrontarlo Peter ma Chuck disse che era affar suo. Ebbe un flash, con estrema rapidità evitò il fendente, mentre la pesante lama era in caduta verso il suolo egli tirò un calcio frontale al gomito dell’assalitore fratturandoglielo, non appagato lo colpì al naso, poi allo stomaco e mentre costui era piegato in due gli spezzò due vertebre cervicali, quel tanto che bastava per ledergli il midollo spinale. Sarebbe vissuto come un vegetale.
 
Il viso e gli occhi di Chuck erano irriconoscibili aveva assunto le sembianze del dio della vendetta, un dio spietato e crudele. Era furioso, soprattutto con se stesso. Aveva appena fatto cose di cui si sarebbe vergognato per il resto dei suoi giorni.
 
Furono fatti bersaglio da alcuni colpi, uno dei quali ferì alla spalla Peter.
Riprese in braccio la figlia e continuarono a correre verso gli elicotteri da trasporto.
 
Sentì urlare Sam, nonostante lui la proteggesse col proprio corpo fu colpita ugualmente.
 
Vide Sarah cadere, rialzarsi e ricadere, una serie di mani lo aiutarono ad appoggiare Sam sul pianale dell’elicottero poi anche lui sentì tre fitte dolorose e poi più nulla.
 
Era sospeso in una dimensione surreale. Sentiva un gradevole profumo di giovinezza, una ragazza bellissima gli chiedeva di aggiustarle il cellulare, aprì gli occhi e vide le nuvole correre via.
 
Il C-130 atterrò nell’aeroporto militare di Washington, in un freddo e nevoso pomeriggio invernale.
 
Il portellone di coda si aprì ed un plotone di Navy Seal sbarcò portando a spalla tre bare avvolte dalla Bandiera a Stelle e Strisce.
                         
                       Segue….                       
 
 
Marzio C. e Valentina B.
 
                                                
 

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Capitolo 10
*** Rimpatriata ***


>Nell’obitorio di Washington le abbacinanti luci delle scialitiche illuminavano tre cadaveri in attesa di autopsia. Il medico preposto era nientemeno che il dottor Donald “Ducky” Mallard …capo patologo del NCIS, una leggenda nel campo dell’anatomia patologica.

Chuck, camminando in quella gelida sala, vide il suo corpo disteso sul freddo acciaio, non lo degnò di uno sguardo, passò oltre. Si soffermò, invece, accanto ai corpi di sua moglie Sarah e di sua figlia Sam.

Mentre li osservava non potè fare a meno di esclamare: “Anche nel pallore della morte siete stupende ed io vi amo come quando ero in vita”
Una voce al suo fianco gli rispose:” Non sei male neppure tu tesoro, vero Sam che anche papà è bellissimo e che lo amiamo tanto”?
“Sì mamma”

Le abbracciò. Le scialitiche si spensero ed il buio tornò a farla da padrone.

Navigava in un mare di dolore, le nuove ferite si sommavano alle vecchie, le pallottole avevano colpito dei punti nevralgici estremamente dolenti. Per fortuna la prognosi non era nefasta.

Non riusciva a venirne fuori, era ancora distante dal tornare alla realtà. Delle mani pietose iniettarono nella fleboclisi una fiala di morfina. A quel punto Chuck rimase prigioniero del sonno ma, questa volta senza sogni.

Come al solito lui aveva avuto la peggio, sembrava che la vita gli avesse presentato il conto per tutte le cose belle ed il tanto amore che aveva e che continuava a ricevere dalla sua famiglia… "la legge del contrappasso?"

Sarah pallidissima, contro il parere medico, si era alzata ed era accanto al marito. Lei era stata colpita ad una gamba, purtroppo avendo perso molto sangue era stata trasfusa, quindi necessitava di assoluto riposo. Sostenuta da un paio di stampelle, non voleva lasciarlo solo. Alla fine fu tanta la sua insistenza che i medici la trasferirono in camera con lui.

Sam era stata ferita ad un fianco, la pallottola era uscita senza ledere alcun organo vitale. L’occhio stava migliorando, anche le innumerevoli ecchimosi e le bruciature da corrente elettrica stavano guarendo.
In attesa del cambio della medicazione, stava sostenendo una seduta con lo psicologo di sostegno della CIA.
Doveva superare al più presto l’orribile esperienza. Ci stava riuscendo abbastanza bene, aveva un grandissimo aiuto: l’amore. Si era innamorata di Peter che, ferito alla spalla, era nello stesso ospedale ed appena poteva la raggiungeva nella sua stanza.
Uscito lo psicologo entrò lui, accarezzò il viso di Sam e per la prima volta la baciò. Lei si irrigidì per un attimo poi dischiuse le labbra e ricambiò il suo bacio. Peter serio la guardò e disse “Ti amo” lei abbracciandolo mormorò “Grazie”
Ellie stava controllando gli esami clinici del fratello, nel mentre spiegava a Sarah ed a Sam le probabili ragioni per cui Chuck non riusciva a emergere dalla fase onirica.

Si erano sommati talmente tanti eventi negativi, vedi le meta anfetamine, il vecchio coma, i forti dolori ed i vecchi malanni che il suo cervello era praticamente andato quasi in tilt, si era disconnesso dalla realtà per autodifesa. Stava elaborando lentamente gli ultimi avvenimenti, doveva “digerire” quanto successo.

Chiese a sua cognata cosa fosse, effettivamente, accaduto durante l'attacco a Kashuar. Saputolo azzardò la sua diagnosi:" Mio fratello sta combattendo contro se stesso. I sensi di colpa lo stanno consumando.

Mai è poi mai Chuck avrebbe immaginato di arrivare a compiere azioni che non appartengono al suo D.N.A. Dovrà capire da solo che in determinate circostanze possono essere giustificate. Del resto stavano per massacrare sua figlia dopo averla barbaramente torturata.

Io, sebbene sia un medico, nella sua situazione, avrei fatto di peggio”.
Intanto Cole, nel suo ufficio londinese, stava esaminando una serie di rapporti dove gli veniva comunicato che un gruppo di terroristi, sopravvissuti all’attacco di Kashuar, erano riusciti ad entrare in Inghilterra e negli Stati Uniti.

Il loro obiettivo era la vendetta. Gli scappò un imprecazione, mai come in quel momento necessitava dell'aiuto di Chuck. Non vedeva l'ora che le condizioni dell'amico migliorassero. Fece recapitare a Sarah, tramite bagaglio diplomatico, dei filmati trovati a Kashuar, soprattutto quelli inerenti a Sam.

Si mise in contatto con Casey, che gli aveva promesso nuove informazioni.

In video conferenza Morgan riferì di aver individuato, attraverso le immagini delle telecamere di sicurezza poste in una stazione dei pullman di Seattle, un gruppo di terroristi presumibilmente arrivati in Usa dalla frontiera canadese.

Si scambiarono le immagini per cui sia inglesi che statunitensi avevano le foto dei terroristi. Non era del tutto infondata l’idea che alcuni di loro potessero trasferirsi da una Nazione all’altra.

Cole telefonò a Jill avvisandola che avrebbe fatto tardi e pregandola di mettersi in contatto con Sarah per avere notizie di Chuck.

Si sedette sulla poltrona, allungò le gambe e chiuse gli occhi. La testa gli doleva, era come se avesse un martello pneumatico nel cervello, la missione in Afghanistan aveva lasciato a tutti dei segni indelebili. Mal sopportava di aver perso 2 uomini della sua unità, di sicuro gli stessi suoi sentimenti li stava provando il comandante dei N.S. americani che ne aveva persi 3.

Sperava che un suo uomo, infiltrato negli ambienti vicini al terrorismo, gli fornisse nuovi elementi per intercettare i guerriglieri ed annullare la loro minaccia.

Il cellulare sulla scrivania vibrava, era Jill. “Pronto, ciao amore, lo so che sono quasi 18 ore che sono in ufficiò però se entro un’ora non ricevo le notizie che aspetto, rientro a casa. Ti pregherei di non aspettarmi alzata. Per la cena mi arrangerò cammin facendo, mangerò un boccone da Ciro's.

Sì, anch'io ti amo e ti bacio ciao.”
L'ora trascorse lentamente e Cole non ricevendo notizie dal suo uomo, decise di andare a cenare e poi a casa. Mentre l'autista lo accompagnava verso il ristorante pensava, con un leggero velo di nostalgia, a Sarah. Amava sua moglie Jill non vi era alcun dubbio, però la Walker gli aveva lasciato una cicatrice nel cuore.

Certo che lei senza il suo Chuck sarebbe morta, per questo desiderava che il suo amico si rimettesse alla svelta.

Morgan stava accompagnando suo figlio Martin agli allenamenti di baseball.

Ricevette una telefonata da George che lo invitava a raggiungerlo con urgenza a Washington. Aveva sì e no 2 ore di tempo utile per prendere l'aereo militare che partiva da L. A.

Lasciò il figlio agli allenamenti, avvisò Alex del cambio di programma e che Martin sarebbe stato riaccompagnato a casa dal padre di un compagno di squadra.

Telefonò a Casey, rispose Gertrude che saputo del suo imminente arrivo lo invitò a cena per la sera stessa, ci sarebbe stata anche la loro vecchia amica
Carina con marito e figli.
Dopo cena sarebbero arrivati anche Vonnie con George e Zach con Pamela. Una bella rimpatriata.
                                      Continua…


Marzio C. e Valentina B.
 

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Capitolo 11
*** L'attacco ***


Capitolo 11

Papà, lo so che sei sveglio, apri gli occhi guardaci, mamma diglielo anche tu”.
“Apri gli occhi Chuck”!!!

“NO”!

“Ma come no”?

“Mi vergogno. Non posso guardarvi negli occhi, non dopo quello che ho fatto".

"Amore noi usciamo dalla stanza. Quando sarai solo, prima di continuare a colpevolizzarti, controlla i filmati che ha mandato Cole. Ti supplico, fallo!!!!

Gertrude ascoltava con estremo interesse i racconti di Carina, soprattutto quando parlava dei boxer di John, dal gran ridere aveva i muscoli addominali che le facevano male.
La serata filava via liscia tra una risata e l’altra. Improvvisamente i cellulari squillarono contemporaneamente.
Il più lesto a rispondere fu John ed immediatamente l’umore dei commensali cambiò. John invitò gli addetti ad accomodarsi nel suo studio.
Estese l'invito anche a Carina che, sebbene non facesse più parte dell'agenzia, con la sua esperienza sarebbe stata di notevole utilità.

Si collegarono con la centrale operativa, l'ufficiale di turno fece rapporto. Esaminati gli spostamenti dei terroristi ed immettendo tutti i dati raccolti nel potentissimo calcolatore ottennero la loro presunta destinazione finale: Los Angeles. Era chiaro che il loro bersaglio erano i Bartowski.

Sicuramente l'altro gruppo in terra britannica aveva nel mirino Cole. Contattarono Londra per metterli sul chi vive e per concordare un'azione definitiva.

Zach e Vonnie ordinarono all'intelligence di L.A. di approntare un perimetro difensivo, il più invisibile possibile, intorno alla clinica dove erano ricoverati i loro famigliari.

A Chuck ribolliva il sangue, stava visionando i filmati di Kashuar, vide ciò che aveva dovuto subire la sua bambina ed ogni senso di colpa svanì.
Si alzo dal letto, fece due passi dovette però appoggiarsi al muro per non cadere. Ripreso l'equilibrio andò in bagno, si docciò e fece la barba, indossata la vestaglia uscì dalla stanza in cerca delle sue donne.

La residenza dei Barker era a Nothing Hill, un'antica ed elegante casa vittoriana immersa nel verde di un parco privato. Delle ombre si spostavano furtivamente da un albero all’altro, erano quasi invisibili. Le luci del piano terra della villa erano accese, le tende erano accostate però si potevano intravvedere le silhouette dei suoi abitanti, le note de' "Il lago dei cigni" di Tchaikovsky, sebbene attutite, si diffondevano nell'aria.

Oltre gli alberi iniziava un prato all’inglese dove un gazebo, abbastanza vicino alla costruzione, poteva essere usato dai terroristi come schermo per non essere individuati. Dovevano attraversare allo scoperto pochi metri per cui si presero del tempo per individuare eventuali sentinelle, appurato che non ve ne fossero, strisciarono fino a raggiungere il riparo.

Sarah appoggiata al davanzale della finestra, stava osservando il mondo esterno.
Un miliardo di pensieri invadevano la sua mente ma uno solo era il predominante: il suo Chuck.
Non lo udì arrivare però percepì il suo odore, si girò di scatto e lo vide, magro, allampanato che la stava osservando con quello sguardo tenero che sempre l'aveva affascinata e fatta innamorare. Lo prese tra le braccia, lo strinse a se però non ebbero il tempo di parlarsi. Sam ed Ellie si fiondarono anche loro ad abbracciarlo, ormai era diventato lo sport dei Bartowski.

Peter in disparte osservava la scena. Non poteva crederci, lui un ufficiale dei N.S. aveva le lacrime agli occhi, si era commosso.

Chuck, notò come sua figlia ed il giovane si guardavano, allora fece cenno al ragazzo di avvicinarsi. "Peter, vorrei raccontarti una cosa che

già tanto tempo fa dissi a mio genero George: " Non prenderla in giro, tu falla soffrire ed io ti uccido"

"Signore, ne sono innamorato, mai e poi mai lo farei intenzionalmente, la pregherei di credermi".
“Ti voglio credere Peter, mi raccomando rendila felice, falle dimenticare al più presto quanto le è accaduto.”

Nel medesimo momento un agente della sicurezza nazionale avvisava Sarah del pericolo terroristi. Lei sbuffando mormorò "ma non è mai finita"? A quel punto chiese che a tutti loro Chuck compreso fossero fornite delle armi. A lei fu consegnata la sua cara Beretta cal. 9 lungo parabellum.

Il giorno seguente Vonnie e Zach raggiunsero i genitori e la sorella.

I guerriglieri, galvanizzati dalla facilità con cui erano arrivati a pochissimi metri dalla casa, ripassarono le fasi dell'attacco. Erano quasi pronti, stavano preparando le armi.
Uno di loro armò un lanciarazzi a spalla, il suo bersaglio era la porta finestra del salone, sicuramente l'esplosione avrebbe spazzato via ogni cosa comprese le persone presenti. Approfittando del caos creato, sarebbero entrati urlando e sparando, in caso vi fossero dei sopravvissuti la seconda ondata di fuoco li avrebbe terminati.

Peter era in fila alla macchina distributrice del caffè, mentre aspettava il suo turno osservava quattro inservienti, con la divisa dell’ospedale che spingevano altrettanti carrelli della biancheria sporca.

Si muovevano in maniera goffa quasi non conoscessero il luogo. Fu quello che attirò la sua attenzione. Guardandoli meglio intuì che quegli strani gonfiori sotto le giubbe da lavoro non erano altro che cinture esplosive. La faccenda si complicava.
Senza farsi notare si avviò verso le scale e di corsa salì fino al terzo piano. Avvisò Sarah, Chuck e gli agenti di turno dell’imminente pericolo. Per evitare una carneficina erano essenziali sincronizzazione e precisione. Dovevano colpirli simultaneamente alla testa.

Il momento era arrivato, il guerrigliero si alzò, puntò il lanciarazzi ed una gragnuola di colpi investì il gruppo di terroristi.
Il razzo partì lo stesso, prese una strana traiettoria ed andò a colpire il capanno degli attrezzi. La trappola architettata dal MI6 era stata perfetta. Tra gli attaccanti nessun sopravvissuto.

Cole, pensieroso diede un’occhiata ai corpi dei terroristi ed una repentina tristezza le piombò addosso. Erano ragazzi tra i 16 ed i 20 anni, troppo giovani per morire. Diede ordine di far recuperare i corpi da un’impresa di pompe funebri, le esequie sarebbero state a sue spese. Sospirando andò verso Jill che lo stava aspettando sulla soglia di casa.

Entrati lei lo guardò negli occhi e comprese il suo stato d’animo. Non disse nulla si limitò a baciarlo nel modo più dolce possibile. Cole capì che era giunto il momento di rassegnare le dimissioni, sapeva che lei sognava di tornare in California a vivere con lui.

I quattro terroristi salirono sul montacarichi, uno di loro pigiò il bottone del terzo piano…
                                 continua…


Marzio C. e Valentina B.
 

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Capitolo 12
*** Fluidi mortali ***


Capitolo 12    
Il suono del cicalino annunciava l’apertura delle porte del montacarichi. Le stanze del terzo piano erano state evacuate. I terroristi fecero capolino e quella fu la loro fine. Si udirono quattro spari in contemporanea e quattro corpi si accasciarono a terra.

Finalmente non vi era più pericolo.

Qualche settimana dopo I Bartowski rientrarono a casa. Dovevano preparare il matrimonio di Sam, però prima grande party a Burbank.

Erano trascorsi tanti anni dall’ultima festa e come allora il patio della loro casa brulicava di persone, tra amici e famigliari il clamore era notevole. Il suono delle risate raggiungeva Chuck che, in disparte, osservava la scena beandosi di quell’impagabile momento.

L’unica nota stonata era quel mal di testa che da qualche minuto lo stava tormentando, comunque non era forte per cui riusciva a sopportarlo.

C’erano proprio tutti, non mancava nessuno. I suoi nipoti con le rispettive fidanzate erano i più caciarosi, sua figlia Sam non era da meno, avevano una degna zia…. Povero Peter.

Dal vecchio appartamento di Ellie uscirono i suoi genitori con la Berckman, Shaw e Bryce anche loro ridevano a più non posso.

Sì, doveva ritenersi un uomo fortunato … ”Mah… qualcosa non torna c’è una stonatura temporale, loro non dovrebbero essere qui… ah se l’emicrania mi desse un po’ di tregua”

Una serie di fasci di luce bersagliavano il suo cervello impedendogli di ragionare, d’improvviso tutto e tutti iniziarono a svanire, “ragazzi dove andate? Non abbandonatemi!!! Ho già vissuto un momento simile, sì certo mi ricordo… il belga… devo stare tranquillo, tanto Sarah sistemerà tutto”.
Il dolore era lancinante, ebbe un flash back… la casa dalla porta rossa, l’ingresso di Queen che ordinava a Sarah di sparargli. Lei lo fece 2 volte uno al bersaglio grosso ed uno alla testa. Sua moglie lo aveva colpito.

Quindi tutto ciò che credeva fosse accaduto era stato un sogno, solo un sogno. Non aveva mai avuto figli, le avventure che pensava di avere vissuto con loro erano solo il frutto di una fantastica elaborazione del suo cervello irrimediabilmente danneggiato… eppure parevano così reali, sentiva ancora il sapore dei baci di sua moglie, il profumo di talco dopo il bagnetto dei figli… Dio non era vero. Una profonda nostalgia di quello che non aveva mai vissuto lo assalì.
Non si dava pace, avrebbe voluto urlare tutta la sua disperazione, la sua anima si era stracciata in mille pezzetti. Percepiva che piano piano stava riemergendo dal limbo dell’inconscio.
Repentinamente uscì dal coma. Si rese conto di non avere molto tempo a disposizione, sapeva che l’effetto di quella anomala scarica di adrenalina, che lo aveva strappato dal buio, sarebbe svanito, finito quello lui sarebbe tornato ad essere un morto non morto, un vegetale.
Con un immane sforzo fisico riuscì a muovere prima la mano e poi il braccio, raggiunse il pulsante della respirazione assistita e lo spense. Le convulsioni da fame d’aria durarono pochissimo e poi fu solo un lungo beeeeep.
 

Nel braccio della morte del carcere federale di massima sicurezza, il silenzio fu rotto dal rumore delle serrature che si aprivano. Il direttore entrò nella cella N.°7 ed informò Sarah della morte di Chuck.
Trascorse 48 ore avrebbero eseguito la sentenza del tribunale: lei sarebbe stata giustiziata.
Per la prima volta, dopo sei mesi di isolamento, ebbe delle visite. La Beckman, Casey e Morgan l'attendevano nel parlatorio. La madre Emma e la sorellina le avrebbe viste più tardi.

Inutile dire che l’imbarazzo regnava sovrano, I sentimenti che i tre provavano nei suoi confronti, erano un misto di rabbia e di compassione, Sarah era confusa, ripetè ciò che aveva detto in tribunale cioè che Bartowski si era impossessato dell’intersect per cui, come agente operativo Cia, aveva una missione: recuperarlo ad ogni costo e così fece. Non era colpa sua se un agente traditore, dopo averle cancellato la memoria, la ingannò con quella falsa missione.

Nel conflitto a fuoco, scaturito durante la sua cattura, Queen, l’unico in grado di scagionarla, era stato colpito a morte dagli agenti della sicurezza nazionale e presto sarebbe giunta anche la sua fine. Qualcuno doveva pur pagare per gli errori fatti dai vertici dell’agenzia ed era lei la sacrificabile, “il capro espiatorio”. Di sicuro il processo era stato pilotato per salvare gli intoccabili.

Aveva solo un unico grande rammarico: di aver tolto la vita all’uomo che era stato suo marito ma del quale continuava a non ricordare.

Diane, John e Morgan addolorati si accomiatarono lasciando il posto alla visita più straziante, quella con i famigliari.

Sarah consumò un pasto frugale, ricevette la visita del cappellano del carcere, si confessò ed attese il momento cruciale da sola. Non aveva paura, la morte l’aveva vista in faccia innumerevoli volte per cui era pronta a riceverla, del resto preferiva quella soluzione. Rabbrividiva al solo pensiero di dover trascorrere il resto della vita in una cella.

Udì dei passi, erano le secondine che l’avrebbero scortata verso la sua ultima meta. Le venne in mente il film “Il miglio verde”, le analogie c’erano tutte.

La fecero entrare in una stanza grigia, abbastanza spaziosa con una grande vetrata al di là della quale un gruppo di persone avrebbe assistito alla sua esecuzione. Il direttore le chiese se avesse qualcosa da dichiarare lei di rimando rispose “Sì, per cortesia fate presto”.
Sdraiata sul lettino rifiutò di essere sedata, voleva essere cosciente fino alla fine.

Le introdussero un ago in vena ed allo scoccare della quarantottesima ora aprirono l’accesso ai fluidi mortali.

Il liquido letale invadeva il suo corpo e lei iniziava a ricordare. Più ricordava e più il dolore la devastava. Gli occhi sgranati, segnati dai sensi di colpa, si guardavano intorno cercando qualcosa che neppure lei sapeva.

D’improvviso, oltre quello strano tendaggio fatto di garza leggera a trame larghe e che solo lei vedeva, scorse un sorridente Chuck.
Suo marito a braccia aperte, la stava invitando a raggiungerlo. Un senso di pace ed una gioia infinità la invasero tutta. Era felice di morire, presto lo avrebbe riabbracciato. Finalmente potevano stare insieme.

La vita la stava abbandonando, un sorriso incorniciò il suo viso.
Un istante prima di esalare l’ultimo respiro riuscì a mormorare “I love you Chuck Bartowski. Always have”


........"Lo so amore mio, l'ho sempre saputo. Ora andiamo Sarah, ho tante cose da raccontarti.
 
                                          Fine
                                                    Marzio C. e Valentina B.
 
 
Comunicazione dagli autori:” la colpa è solo di Marzio se proprio sentite l’impellente necessità di insultare, insultate solo lui”.
Recensite, non siate timidi
                                       
 

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