I don’t regret nor will I forget all who took the road with me.

di yukikofairy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una strana giornata ***
Capitolo 2: *** Nomi bizzarri e ciotole rotte ***
Capitolo 3: *** Che il viaggio abbia inizio ***
Capitolo 4: *** Soprannomi, protezione e ragni ***
Capitolo 5: *** Non credere che non ti uccida nano. Lo farei con piacere ***
Capitolo 6: *** Non l'abbandoneremo. Avete la mia parola. ***
Capitolo 7: *** Barili, ferite e contrattazioni ***
Capitolo 8: *** Ed io mantengo sempre la mia parola ***



Capitolo 1
*** Una strana giornata ***


             


POV Alaska: 


Un tiepido raggio di sole mi riscalda il viso. 

Sospiro alzando le braccia per stiracchiarmi, soddisfatta da quel piacevole calore. 

Un momento. 

Perché c'è il sole? 

Il salotto della casa che abbiamo affittato per qualche giorno, dove sono sicura di essermi addormentata la sera precedente, la mattina resta sempre in penombra. Il sole arriva solo nel pomeriggio. 

Perché poi il divano, di solito comodissimo, è così duro? E cos'è questo formicolio al braccio? 

Apro piano un occhio, guardinga. 

Cielo?

Erba? 

Un insetto che mi cammina sul braccio?

Mi alzo di scatto, mentre inizio ad urlare. 

Tolgo la bestiaccia dal braccio con una manata, per poi cominciare a girare intorno, cercando di scrollarmi di dosso qualche altro eventuale animaletto. 

Capitemi. 

Non è colpa mia se ho la fobia degli insetti, dei ragni, delle api... 

Effettivamente di tutti gli animali minuscoli e schifosi. 

Una botta in testa, non troppo forte, mi fa lievemente piegare il capo.

«Scema ce la fai a stare zitta per un secondo?» smetto subito di urlare, riconoscendo la voce «sto cercando di concentrarmi» 

Mi volto di scatto, trovandomi davanti una persona molto più alta di me.

«Davvvv» faccio un salto, buttandomi praticamente addosso al povero malcapitato. 

Lui mi stringe, per non perdere l'equilibrio ed evitare di cascare entrambi come sacchi di patate. 

«Dove siamo?» chiede una terza voce, poco distante da noi. 

Mi stacco dall’abbraccio di David, spostando lo sguardo in basso.

Sedute per terra, Esmeralda si tiene la testa fra le mani, guardandoci di traverso, mentre Lilian osserva l’ambiente circostante, chiaramente terrorizzata. 

«E che vuoi che ne sappia» risponde il ragazzo ad Esme, scoccandole un’occhiataccia «mi sono svegliato qui, qualche secondo prima di voi»

Ci mettiamo ad osservare il luogo intorno a noi, sconcertati. 

L'unica cosa che riusciamo a vedere è una sconfinata radura,con una foresta in lontananza. Il cielo è chiazzato qua e là da alcune nuvole, mentre il sole rende leggermente più mite l'aria. 

«Ok ragioniamo» incrocio le braccia, cercando di pensare in maniera razionale «Ci sono due possibilità: o stiamo sognando, effettivamente probabile, oppure ci hanno rapito e portato qui»

Mi arriva un altro colpo in testa, questa volta leggermente più forte.

«Ahia» urlo irritata, mentre David mi guarda imperturbabile «Ora abbiamo la certezza che non stiamo sognando, altrimenti ti saresti svegliata» commenta alzando le spalle.

Lo adoro, ma a volte lo prenderei a schiaffi. 

«Allora siamo stati rapiti!» Lily si alza in piedi, guardandosi continuamente intorno «c'è un'altra probabilità che il rapitore torni a prenderci. Dobbiamo allontanarci» come al suo solito, sta iniziando a farsi prendere dal panico.

Anche se, devo ammettere, è difficile restare calmi in una situazione del genere. 

Nessuno le risponde, mentre cominciamo a camminare piano, come se ci aspettassimo di vedere spuntare fuori qualcosa, o qualcuno, da un momento all’altro.

«Ehi mi avete sentito? Se il rapitore...» non riesce a finire la frase che Esme le mette una mano davanti alla bocca, zittendola. 

«Smettila di fare l’idiota. È altamente improbabile che qualcuno ci abbia rapito per portarci qui e lasciarci soli» 

La biondina sbuffa togliendosi la mano dell’amica davanti alla bocca, ma non controbatte.
Sa che, effettivamente, non ha tutti i torti in fondo.

«Quindi che facciamo?» chiedo stringendo il braccio a David, che è quello più vicino a me. 

«Penso che l'unica soluzione sia camminare. Prima o poi troveremo una strada o qualche abitazione e chiederemo aiuto»

Ok ha ragione. Ma odio dargli ragione, anche perché generalmente sono io quella che trova sempre una soluzione. Quindi mi limito a seguirlo in silenzio. 

Ci incamminiamo tutti e quattro, visibilmente tesi.

Mi stringo nelle braccia, infreddolita. Indosso una gonna gialla a vita alta e sopra un top nero, sbracciato. In casa stavo bene, con il caminetto acceso, ma qui si gela. Senza contare che ai piedi ho degli stivaletti neri con il tacco. Decisamente, visto il luogo, non la cosa più comoda del mondo. 

Però infondo posso ritenermi fortunata. Ieri sera siamo tutti letteralmente collassati sul divano, evitando così di addormentarci scalzi.

Lily indossa un paio di leggins colorati, comodi, e sopra una maglietta a maniche corte dei Led Zeppelin. 

Esmeralda porta una camicia di Jeans, mentre le gambe sono fasciate da dei pantaloni a strisce verticali bianchi e neri. 

David invece ha una t-shirt azzurra e i suoi vecchi jeans preferiti.

E così, morendo tutti di freddo, camminiamo… e camminiamo… e poi camminiamo ancora. 

Praticamente non facciamo altro tutto il giorno. 

Passiamo la radura, la foresta, per finire poi in un’altra radura. Nessun segno di vita. 

Ho i piedi a pezzi e non faccio altro che lamentarmi. Giustamente.

Vorrei vedere loro a stare così tanto in piedi con i tacchi.

Ormai è pomeriggio inoltrato e io sto per mettermi a sedere in terra, stremata, quando Esme lancia un urlo. 

«C'è una casa laggiù»

Subito tutti e tre seguiamo il suo sguardo. 
Ha ragione! 

C'è un’abitazione in legno e mattoncini, in lontananza. Il tetto è coperto da una pianta, probabilmente è edera. La casa è circondata da un’alta siepe.

Prendo a camminare con rinnovato vigore, mentre sento il cuore scoppiare di gioia e di sollievo. 

Dopo pochi passi però uno strano rumore ci fa voltare. 

Un orso, anzi è più corretto dire un’immenso, enorme orso nero, si sta dirigendo verso di noi ad una velocità incredibile. 

Senza badare minimamente al dolore ai piedi inizio a correre come una pazza, urlando. Gli altri mi seguono subito. 

Passiamo oltre il cancello e ci buttiamo, letteralmente, addosso alla porta. Iniziamo a bussare, urlando in continuazione un «c'è nessuno?» 

Dall'altra parte, però, solo silenzio. Ci voltiamo impauriti. L'orso ha ormai passato la siepe e adesso è a pochi metri di distanza. 

«Prova ad aprire» urlo a David, che è il più vicino all’entrata, spingendolo. 

Prima però che lui possa fare niente, Esmeralda è già passata all’azione. Alza l’asse che teneva chiusa la porta e la apre violentemente.

Entriamo spintonandoci l'un l'altro, chiudendo il portone qualche secondo prima che l'orso ci si butti contro. 

Respirando pesantemente, ascoltiamo con il cuore in gola l'animale allontanarsi.

«Che cazzo era quell’affare» la voce aggressiva di Esme mi giunge subito dopo un forte singhiozzo, sicuramente di Lily. 

«Direi un orso che potrebbe entrare nel guinness dei primati» risponde Dav, con la voce ancora affannata dalla corsa. 

Dopo qualche minuto, servito per far tornare normali i battiti dei nostri cuori, ci mettiamo ad esplorare la casa. 

O meglio, loro si mettono ad esplorarla. 

Io non riesco quasi più a camminare dal male ai piedi. Così mi limito a togliermi le scarpe e a sedermi su una sedia enorme. 

Effettivamente, ora che lo noto, tutto è spropositato in questo posto. 

«Ma che sta succedendo?» il mio migliore amico indica praticamente ogni cosa, il volto stupefatto. 

Lily sta guardando, con una mano davanti alla bocca, un animale… un montone, credo. Non ne sono sicura. Esatto in questa casa, o forse sarebbe più appropriato chiamarla stalla, ci sono anche gli animali. 

Un topolino bianco corre sul pavimento, passandomi davanti. Urlo di riflesso, alzando subito i piedi. 

Esmeralda scuote i lunghi capelli neri, visibilmente esasperata da questa situazione.

E’ molto probabile che stia per parlare, ma viene interrotta da forti rumori che provengono da fuori. 

«Che facciamo?» esclamo, visibilmente in preda al panico. 

«Nascondiamoci» Esme mi prende per un braccio e, insieme agli altri due, ci mettiamo dietro a un cumulo di  paglia.

«Ho dimenticato le scarpe» sto per alzarmi ma Dav, che è alla mia sinistra, mi strattona giù, tappandomi la bocca con la mano. 

Faccio per protestare quando qualcuno entra nella casa. 

Schizzano dentro un sacco di persone e richiudono il portone, un secondo prima che l’orso riesca ad entrare. 

Sento la bocca aprirsi, ma sono talmente sconvolta da non farci troppo caso. Davanti a noi si stagliano un gruppo di.. persone affette da nanismo immagino, e un uomo alto. Sono vestiti in maniera assurda e hanno spade, asce, archi.

«Cosa cazzo..» sussurro, pentendomi subito dopo. La mia voce è stata solo un sussurro, ma l’uomo, vestito con una tunica grigia ed un cappello a punta, si volta verso di noi.

Subito abbassiamo la testa, ma non serve a niente. Ormai ci ha notati.

«Chi è là? Fatevi vedere» 

La voce è incredibilmente vicina. 

Dopo esserci scambiati un’occhiata terrorizzata, capiamo che non c’è via di fuga e che, probabilmente, stiamo per essere trucidati da dei matti. 

Così ci alziamo piano. 

Il vecchio con un bastone è a pochi passi da noi e ci scruta, serio. 
Nello sfondo tredici nani, vestiti come a carnevale e armati fino ai denti, ci stanno fissando in un modo che non mi piace. Non mi piace affatto.

 

 

Angolo autrice:
 

Salve miei cari!

Ho deciso di cominciare un’altra storia, nonostante ne abbia pubblicata un’altra da poco. Sono pazza lo so. 
I
l fatto è che questa mi diverte scriverla e ho già tutto in testa, compreso il finale. L’altra invece è come se facessi fatica ad andare avanti, essendoci molti nuovi fattori in mezzo, quindi non so nemmeno se continuarla.. vedremo un po’.

Questa volta il Pov è di Alaska, ma nel corso dei capitoli seguiremo i pensieri di tutti. Spero di avervi incuriosito almeno un po’ (nonostante la storia non brilli per originalità, lo ammetto)

Un’ultima cosa: nonostante ci saranno molti attimi leggeri, ci saranno anche diversi momenti abbastanza drammatici. Sto già preparando i fazzoletti.

Baci, yukiko.

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Capitolo 2
*** Nomi bizzarri e ciotole rotte ***


 




POV Alaska:

 

Per un lungo, lunghissimo istante un silenzio assoluto regna nella casa. 

Sto quasi per credere che nessuno, sia noi che i matti, oserà parlare, quand'ecco che tutti iniziano nello stesso momento. 

Mi porto subito le mani alle orecchie. 

Non è nei miei propositi diventare sorda a vent’anni. 

In questo casino riesco vagamente a capire un paio di frasi, come «Gandalf chi sono?» e «Avevi detto che non c'era nessuno in casa» 

Continuano a parlarsi sopra, fino a quando uno di loro alza di scatto una mano, urlando un perentorio «Basta»

Fortunatamente ubbidiscono al tipo dai lunghi capelli neri, zittendosi subito.

«Gandalf?» mi volto di scatto verso David. Ha una faccia tra l'assorto e il perplesso e sta fissando il vecchio. 

«Si? Sono io» 

Il viso di Esmeralda si distende, mentre inizia a ridere.

«Ho capito, state girando un film su quel famoso libro di cui ora mi sfugge il nome» 

Oddio è vero! 

Alle sue parole, Lily, Dav e io annuiamo convinti.

Anche se, devo ammettere, c'è qualcosa che non mi torna. 

Ho un vago ricordo di essere una grande appassionata del libro che ha come personaggio un uomo di nome Gandalf ma, per quanto mi sforzi, non riesco a ricordare altro.

«Di cosa state parlando? Cos'è un film?» chiede con voce acuta uno di loro. È giovane, ha i capelli rossi e sembra perso in un mondo tutto suo. In qualche modo mi fa tenerezza.

«Come cos'è un film? Ci state prendendo in giro?» David è allibito. 

Come tutte noi del resto.

Guardando le occhiate che si scambiano però, sembrano seriamente perplessi.

Dove diavolo vivono per non sapere cos'è un film?

«No giovanotto, non stiamo affatto scherzando. Da dove venite?»

Però. C'è da dire che il vecchio ci va giù pesante con il suo ruolo. Sembra quasi che creda davvero di essere Gandalf... Oddio. Altro che “sembra quasi”. Questo ci crede sul serio.

«Bloomington, minnesota» risponde Dav, visibilmente sempre più confuso «sapete che posto è questo? Ieri sera ci siamo addormentati a casa, per poi svegliarci in una radura e»

Non fa in tempo a finire la frase che un nano anziano, dalla lunga barba bianca, fa un passo avanti interrompendolo.

«Hai per caso detto Bloomington, ragazzo?» in un certo senso mi ricorda mio nonno. In formato ridotto, chiaro.  «Mi spiace, ma in tutta la terra di mezzo non ho mai sentito parlare di un posto simile»

Oddio. 

Oddiooddiooddio. 

«Ma che diamine» afferro Esme per un braccio, zittendola prima che possa dire altro, e la trascino lontano da quei matti. David e Lily, che non ha ancora aperto bocca, ci raggiungono subito. 

Ci stringiamo, formando una specie di cerchio.

«Sentite» comincio cercando di usare un tono di voce il più basso possibile, per farmi sentire solo da loro «questi sono davvero convinti di essere i protagonisti di quel libro» parlo velocemente, per paura di essere interrotta dai tipi, e non far così in tempo a spiegare il mio piano ai miei amici. 

Noto che, alle mie parole, Lily ha sgranato gli occhi sconvolta. 

«Quindi che facciamo?» chiede ansiosa, guardandoci.

«Io proporrei di darcela a gambe» commenta Esme, dando una breve occhiata ai nani «dovremmo riuscire a seminarli» 

Scuoto la testa, bocciando la sua proposta. 

«Ti sei dimenticata che c'è un enorme orso là fuori? No non possiamo uscire di qui» mi osservano, presi dalle mie parole «l'unica cosa da fare è assecondarli, facendogli credere che siamo davvero nella terra di mezzo» sento il vecchio vestito di grigio avvicinarsi, così cerco di aumentare ancor di più la velocità delle mie parole «se gli diciamo che sono matti non sappiamo come potrebbero reagire. Per di più sono armati. Restiamo qui. Poi quando loro usciranno andremo con loro e, mentre lotteranno con l'orso, noi scapperemo a cercare aiuto» termino proprio quando l'uomo si ferma ad un passo da me. 

Mi volto verso di lui con la mia miglior faccia di bronzo, sperando che non abbia sentito. 

«State quindi dicendo che siete di un posto chiamato Bloomington e che non sapete come avete fatto ad arrivare qui?» 

Annuisco ripetutamente, mentre sorrido a trentadue denti, cercando di essere convincente. 

Dopo un attimo però mi rendo conto che il vecchio ha un espressione grave e che, effettivamente, non c'è niente da ridere. 

Mi affretto così a tornare seria, chinando un po' il viso.

Faccio abbastanza schifo come attrice, lo ammetto.

«Certo che è strano» commenta il pazzo, rivolgendoci uno sguardo intenso. 

Dopodiché si volta verso i nani e inizia a camminare verso di loro. 

«Bene direi che per stanotte possiamo riposarci qui tutti insieme. Domani vedremo il da farsi» il tono di voce non ammette repliche.

 

 

POV Lily:

 

Osservo silenziosa queste persone, totalmente fuori di testa, appoggiare le varie cose in giro per la casa. 

Anche le armi. 

La prenderei una di nascosto, se fossi in grado di usarla. Insomma non ho mai pensato che un giorno mi sarebbe potuto tornare utile saper maneggiare una spada.
Evidentemente avrei dovuto pensarci. 

Ska va a prendersi le scarpe che ha lasciato accanto alla sedia e poi torna di corsa verso di noi. 

Ce ne stiamo seduti in un angolo, sopra un po' di paglia. 

Li guardiamo apparecchiare la tavola e iniziare a prendere qualcosa dalle dispense. 

Dopo poco si avvicina a noi un piccolo uomo. 

È più minuto in confronto agli altri, ha ricci castani e una faccina dolce. Decisamente sembra il più normale.

«Ehm scusate» si schiarisce la gola. Sposta continuamente lo sguardo, in evidente imbarazzo «vi andrebbe di unirvi a noi? Sarete affamati» sorride leggermente e io non posso fare a meno di ricambiare. 

«Va bene» esclama Ska, poggiando le scarpe sul pagliericcio e seguendo il tipo basso. 

Dopo un attimo di esitazione si accodano anche Esme e Dav, dando una mano ai pazzoidi ad apparecchiare la tavola. 

Io invece resto seduta nello stesso posto. Con le braccia stringo le gambe e nascondo la testa fra esse, chiudendo gli occhi.

Fa che sia un sogno, fa che sia un sogno.

Ok è inutile che continui a ripetermelo, tanto non riesco a svegliarmi. 

E pensare che ieri mi lamentavo per l'esame di letteratura che devo dare tra un mese. Giuro che se mi sveglio non mi lamenterò più e studierò ventiquattro ore su ventiquattro. 

Oddio forse non proprio così tanto, ma almeno dieci ore al giorno sicure.

«Ehi.. state bene?» una voce gentile interrompe i miei pensieri. 

Alzo poco il capo, trovandomi accanto uno di loro. È seduto a gambe incrociate e addosso ha strati e strati di vestiti. È biondo, giovane ed ha una strana barba. 

Piuttosto carino, in effetti. 

Peccato che sia alto quanto me, il che è tutto dire visto che supero a malapena al metro e cinquanta, e che sia un completo fuori di testa.

Oh mamma. Non ci credo che mi ha appena dato del voi.

«Tutto ok, grazie» noto che al mio "ok" aggrotta leggermente le sopracciglia. 

«Nel senso che va tutto bene» mi affretto ad aggiungere. Sono talmente convinti di vivere nel loro mondo, da parlare anche in maniera strana.

Mi sorride per poi dare una breve occhiata alla sua combriccola. 

«E allora perché ve ne state qui in disparte?» 

Nonostante sia fuori di testa mi ritrovo ad arrossire. 

Perché diamine sto arrossendo? Odio essere così timida. 

Sto per rispondere, quando lui si volta di scatto verso di me, con espressione mortificata 

«Mi spiace, non mi sono ancora presentato» china leggermente la testa «Fili, al vostro servizio» 

Fili.. sarà un diminutivo? Forse di Philip. 

Quando si raddrizza, mi fissa intensamente negli occhi. 

Mio malgrado sento nuovamente le guance bruciare.

«Sono Lilian, ma tutti mi chiamano Lily» rispondo a bassa voce. 

Non sono nemmeno sicura che mi abbia sentito. Dio perché devo sempre avere questo atteggiamento così timido?

«Siete vestiti in modo buffo sapete?!» commenta accennando a me e i miei amici. 

Ecco. Purtroppo con questa frase mi ricorda quanto è fuori di testa. 

«Oh be.. nel nostro paese vestiamo così» sorrido, cercando di stare al gioco come ci ha suggerito di fare Ska. 

In quel momento un rumore di cocci rotti mi distrae. 

Mi volto e noto proprio Ska che ha appena fatto cascare una ciotola sul pavimento, rompendola in più punti.

 

 

POV Alaska:

 

Sono la prima ad alzarmi dopo la richiesta di aiutarli da parte del piccoletto. 

Mentre mi avvicino alla tavola lui mi dice di chiamarsi Bilbo. Che strano nome. 

Effettivamente pensandoci c'era qualcuno che si chiamava così nel libro.

Che palle. 

Vorrei ricordarmelo, ma proprio sembra sfuggirmi dalla mente.

Inizio ad aiutare quegli strani ometti insieme a Dav ed Esme, mentre ci diciamo a vicenda come ci chiamiamo.

I loro nomi sono:

Bofur, Bifur, Bombur, Kili, Oin, Gloin, Ori, Nori, Dori, Balin e Dwalin. E quello che sta parlando con Lily è Fili, il fratello di Kili.

Se non mi risuonassero vagamente familiari, direi che ci stanno prendendo in giro. 

Non riuscirò mai e poi mai a ricordarli tutti. 

Mentre porto una ciotola al tavolo do una veloce occhiata a quello che crede di essere Gandalf e al nano che prima ha zittito tutti. Sono seduti vicino ad una finestra e parlano tra loro. 

Devo essere rimasta qualche secondo di troppo a fissarli perché un nano con un buffo cappello, credo si chiami Bofur o forse Bifur, mi si avvicina, osservandoli anche lui

«Lo stregone sapete già che il suo nome è Gandalf. Quello che è con lui invece è il nostro capo, Thorin Scudodiquercia» a sentire quel nome un flebile ricordo si fa spazio nella mia mente.

Scudodiquercia.

Re sotto la montagna.

Capisco che la ciotola mi è scivolata dalle mani, solo quando atterra con un forte rumore sul pavimento. 

Abbasso immediatamente gli occhi, notando mortificata che l'oggetto si è rotto in tanti piccoli pezzi. 

Quando rialzo la testa, sento il viso andarmi a fuoco. 

Tutti mi stanno fissando, compreso quel Thorin. 

Il suo sguardo è talmente serio da farmi temere per la mia salute. 

Uno che crede di essere un personaggio di un libro potrebbe benissimo uccidermi per aver rotto una stupida ciotola.

«Scusate, pulisco subito» mi affretto a dire, piegandomi sulle ginocchia. 

Ovviamente, visto che ho la gonna, sto attenta a non far vedere niente delle mie grazie a questi matti. 

«Aspettate» alzo di poco lo sguardo, incontrando gli occhi nocciola di Kili, quello giovane e carino, che intanto si è abbassato ad aiutarmi. «vi aiuto» mi sorride. 

Checarinooo. 

Peccato sia svitato. 

«Siete scalza, quindi non muovetevi o rischiate di tagliarvi» 

Ringrazio riconoscente, mentre mi aiuta a pulire. 

Gli altri hanno ripreso a sistemare la tavola e in poco tempo è tutto pronto.

Io, Dav, Esme e Lily sediamo in un angolo del tavolo, in disparte.

Appena la combriccola dei matti inizia a mangiare Esme mi si avvicina, sussurrandomi un «E se avessero avvelenato il cibo?» 

La guardo con un sopracciglio alzato, scettica. 

«Se fosse avvelenato sarebbero già morti» le bisbiglio a mia volta. 

Dopodiché, senza aspettare una sua risposta, mi avvento sul cibo. 

Si avete capito bene, mi ci avvento letteralmente. 

Vorrei vedere voi a non mangiare per un intero giorno. 

Passiamo la serata a divorare tutto e ad ubriacarci, senza quasi mai parlare. Al contrario dei pazzi che fanno casino tutto il tempo. 

Ogni tanto parlano dell'oro, delle armi che il loro popolo forgia e delle loro abitazioni. Più spesso invece ridono e urlano solamente. 

Neanche a dirlo Bilbo, Gandalf e Thorin sono i più composti.

Osservo la tavolata, pensierosa.

Cavolo però... sembrano davvero convinti di vivere nella terra di mezzo. 

Un piccolo dubbio inizia ad insinuarsi nella mente: E se fossimo veramente finiti nel loro mondo?

... Si ok ho pensato una stronzata. 

Sicuramente è colpa del caldo e della stanchezza. 

Verso la fine della serata uno sbadiglio mi sfugge dalle labbra.

Dopo aver pulito tutti insieme il tavolo i tipi strani si siedono davanti al camino, mentre noi ci sdraiamo sulla paglia, in un angolo della stanza. 

Mi addormento stanca morta sentendomi protetta dall'abbraccio di David, mentre in sottofondo i nani cantano.

 

 

Angolo dell’autrice:

 

Macciao!! 

Ringrazio infinitamente chi ha commentato e chi segue la mia storia. <3

Spero che questo capitolo, ancora un po’ introduttivo, vi piaccia. A breve i nostri eroi si rimetteranno in marcia!


Mi ero dimenticata di dirvi che:
- probabilmente seguirò molto il film, e solo poche cose le prenderò dal libro. 
- in questa storia ci sarà Tauriel
- il nostro Thranduil arriverà fra poco, non temete


Un bacio yukiko

 

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Capitolo 3
*** Che il viaggio abbia inizio ***


 




POV Lily:

 

Un movimento alla mia sinistra mi sveglia. 

Sospiro, mentre sento le labbra distendersi in un sorriso. 

Tengo gli occhi chiusi, beandomi di quella sensazione. 

Per fortuna il sogno è finito e posso finalmente tornare alla realtà. Non che la realtà sia tutta questa gran cosa, ma almeno non ho a che fare con dei pazzi.

Apro piano gli occhi. Un volto mi oscura la visuale.

«Ben svegliata. Gli altri stanno già facendo colazione» voce e sguardo gentile.

Non può che essere Bilbo. Il che significa che è tutto reale.

Merda.

Mi tiro su con il busto, mentre cerco di capire cosa sta succedendo. 

Bilbo è in piedi vicino a me, chinato in avanti e mi sorride. Al tavolo tutti chiacchierano allegri, mentre fanno colazione. Tutti tranne il vecchio dal cappello grigio.

Gandalf non lo vedo da nessuna parte.

Io e Bilbo ci uniamo alla tavolata, sedendoci vicino ai miei amici. 

«Dormito bene?» mi chiede Ska alla mia sinistra, mentre si serve un po’ di latte. 

Alzo le spalle, evitando di rispondere. Di certo, se si passa la notte su un pagliaio, non si può dire di aver dormito bene. 

Passo la mattinata a girovagare per casa, conoscendo meglio Bilbo. 

Mi dice di essere un Hobbit, non mi chiedete cosa significhi perché non ne ho idea, e di aver intrapreso un viaggio con i nani alla ricerca di una montagna solitaria.

Tutto ciò inizia davvero ad essere al limite dell’assurdo. Anche perché, da come parlano, non sembrano elementi fuori di testa.

Non so più cosa pensare.

 

 

Nel pomeriggio il portone si apre con un fragoroso rumore, permettendo a Gandalf di entrare. Tra le braccia tiene diversi oggetti e ha l’aria decisamente seria. 

Si volta verso me e i miei amici «voi giovani di Bloomington e Thorin, seguitemi di là» esclama burbero. 

Dopodiché ci da le spalle senza aspettare una risposta, incamminandosi in una stanza adiacente al soggiorno. 

Lo seguiamo, dopo esserci scambiati un’occhiata perplessa tra di noi. Noto che quello che crede di essere un re, Thorin Scudodiquercia, ha l’aria imbronciata. 

Sicuramente non gli è piaciuto essere trattato così. 

Appena entriamo in una stanza, la camera di qualcuno a giudicare dal letto, Gandalf chiude con uno scatto la porta. Posa i fagotti che tiene tra le braccia sul letto, guardandoci serio. 

«Thorin io non resterò con voi mentre attraverserete Bosco Atro» il nano assottiglia gli occhi e incrocia le braccia, ma resta zitto «Ho delle faccende urgenti da sbrigare. Li porterai con te fino a Pontelagolungo» alza la mano che non sostiene il bastone, prima che Thorin possa interromperlo «Una volta lì farai in modo che restino al sicuro. Tornerò io a prenderli. La decisione è presa» 

Pontelagoche?

Se noi siamo basiti, il tipo scorbutico è decisamente furioso.

«No» gesticola arrabbiato. Certo che è acido eh «Non porterò con me quattro pesi morti. Questa missione è troppo importante» 

Il vecchio sospira, appoggiandosi al bastone «Cocciuto di un nano, è essenziale che tu mi ascolti. E’ accaduto un fatto che non ho mai visto prima e ho bisogno di risposte» si interrompe e io mi accorgo solo adesso di aver trattenuto il fiato. Riprendo a respirare, cercando di non farmi prendere dal panico «questi ragazzi vengono da un altro mondo e ho bisogno di capire come fare a rimandarli indietro» 

Oddio.

«Ok ora basta» l’urlo di Esmeralda mi fa sobbalzare «il gioco è bello quando dura poco. Voi siete tutti matti e noi»

«E’ vero» ci voltiamo di scatto verso la voce. Alaska, in un angolo della stanza, ha lo sguardo perso nel vuoto. Sta tremando e non sembra vedere nessuno di noi «Siamo davvero nella terra di mezzo» finalmente ci guarda. Nei suoi occhi noto solo terrore. 

 

 

POV David: 

 

Faccio uno scatto verso di lei, prendendola prima che possa cadere. Si sorregge a me, mentre nessuno osa parlare.

«Ricordo qualcosa Dav» mi sussurra, guardandomi «ricordo una certa Erebor e una compagnia. Non so nemmeno io perché, ma so che stanno dicendo la verità» si scosta, ancora un po’ incerta sulle gambe. 

Un opprimente silenzio invade la stanza. Già lo sospettavo. Di essere in un mondo diverso dal nostro, intendo. 

Per quanto impossibile possa sembrare, iniziavo a pensare che fosse l’unica possibilità. 

La bestia era troppo grossa per essere un normale orso. 
E poi questi nani sono strani, ma non fuori di testa a tal punto da inventarsi una storia del genere.

«Bene allora siamo d’accordo» il vecchio si avvia verso l’altra stanza «Lì ci sono dei vestiti. Sbrigatevi a cambiarvi, che non mangio niente da questa mattina ed il mio stomaco inizia a fare storie» ci rivolge un’ultima penetrante occhiata per poi uscire. Subito seguito dal nano decisamente furioso.

Una volta soli scoppia il finimondo. 

Ci ritroviamo tutti a parlare nello stesso momento. Porto le mani avanti, cercando di tranquillizzarle 

«Ok calma. Uno alla volta» 

La prima a prendere parola è una tremante Lils «Secondo voi è davvero possibile finire dentro un libro?»

«Che cazzo dici, certo che no»

«Ti sbagli Esmeralda. È successo e lo sai benissimo anche te» incrocio le braccia, sbuffando «solo che non lo vuoi ammettere»

La mora stringe le labbra, ma non dice niente. Neanche Ska, ancora turbata, apre bocca. Si limita a dirigersi verso il letto e a prendere in mano uno dei vestiti che Gandalf ha poggiato.

«Sentite» inizio dirigendomi anche io verso il letto «che ci crediate o meno» e qui mi soffermo su Esme, che ricambia con un’occhiataccia «la cosa migliore che possiamo fare è seguirli e vedere che succede. Capiremo così se siamo realmente nella terra di mezzo, altrimenti se vediamo che è una cazzata scappiamo a cercare aiuto» 

Poso un braccio intorno alle spalle di Lils, stringendola protettivo  «Se siamo davvero finiti in questo mondo vedrete che i nani ci proteggeranno, mentre Gandalf troverà un rimedio per rispedirci a casa» sorrido, cercando di consolarla. Lei si limita ad incurvare leggermente le labbra, cercando invano di rispondermi al sorriso.

«Forza vestiamoci» commenta secca la mora, avvicinandosi anche lei. Prendiamo i vestiti e ci cambiamo velocemente. 

Ormai ci conosciamo da talmente tanti anni che non c’è nessun imbarazzo tra noi. Certo un occhio su Ska mi ci cade sempre… spero mi capiate.

Ska ed Esme indossano comodi pantaloni neri. Sopra hanno una camicia marrone ed una casacca verde scuro. Ai piedi calzano degli stivali neri.

Io e Lils invece abbiamo dei pantaloni marroni, una camicia grigia e una casacca nera. Anche noi ai piedi degli stivali, ma di color marrone scuro.

Io che indosso stivali… pazzesco. Se avessi con me il cellulare mi farei una foto. 
Sembro uscito da una fiera di cosplay.

Appena finito di cambiarci, lasciamo i vestiti in un angolo ed usciamo dalla stanza.

I nani e Bilbo stanno apparecchiando la tavola, mentre Gandalf fuma la sua pipa in un angolo. 

Tutti, appena notano i nostri vestiti, ci lanciano un’occhiata sorpresa. Facciamo finta di niente e li aiutiamo a preparare la cena.

 

Mentre ceniamo sono intento ad osservare Esme, che è seduta davanti a Ska. Dal suo volto direi che ha ritrovato un po’ di buonumore. 

Noto che sta fissando pensierosa l’altro lato della tavola. 

All’improvviso si china in avanti, verso me e Ska. Lils, che è accanto ad Esme, si abbassa a sua volta per poter sentire anche lei. 

«Avete notato Thorin, quello che dice di essere il re di qualcosa?» fa un impercettibile cenno con la testa, indicando il tipo dai capelli neri sempre imbronciato «Se non fosse così scorbutico me lo farei volentieri»

Le reazioni sono immediate e prevedibili.

Lils sgrana gli occhi sorpresa, mentre le guance le vanno a fuoco dall’imbarazzo. 
Io quasi mi strozzo con il formaggio, ridendo. 

Ce n’è una però inaspettata. 

Alaska, che di solito sta al gioco di Esme, non risponde limitandosi ad osservare il piatto colmo di cibo. Come Lilian ha la faccia rossa e sembra a disagio.

Non mi piace questa reazione. Cazzo se non mi piace.

«Beh che hai?» chiede la mora, notando anche lei lo strano atteggiamento «ti piace?quando non mi rispondi di solito è perché sei cotta» la mia migliore amica sgrana gli occhi, indignata. 

«Ma che cazzo dici» si alza di scatto, attirando l’attenzione di tutti. Arrossisce, se possibile, ancora più di prima «Io vado a dormire, sono stanca» senza aspettare le nostre risposte va a sdraiarsi in un angolo del soggiorno, sparendo sotto il mantello. 

Incrocio gli sguardi dispiaciuti delle mie due amiche. 

Sanno bene cosa provo per lei ormai da anni. Chino un po’ le spalle, mentre sento Lils ed Esme riprendere a parlare. Non ascolto i loro discorsi, fingendo di essere preso dal cibo. 

Non ci credo. Preferisce addirittura un nano antipatico a me.

Per il resto della cena non dico una parola. 

Piuttosto ascolto Bilbo spiegarci che il proprietario della casa è Beorn e che sarebbe anche l’orso che ci ha attaccato. Praticamente è un mutaforma. Che figata. 

Questo, a giudicare dall’espressione, sembra quasi convincere Esme che siamo davvero dentro il libro.

A fine serata, anche se sono arrabbiato, mi sdraio accanto a Ska. 

So che, nonostante non lo dia a vedere, è spaventata a morte da tutta questa situazione e che ha bisogno di me. 

Mentre il sonno prendere il sopravvento, la sento stringersi a me. 

 

La mattina io e Ska veniamo svegliati da Bilbo, mentre Esme e Lils sono, insieme ai nani e al vecchietto, vicino alla finestra. 

Li raggiungiamo curiosi. 

Stanno osservando un tipo che taglia la legna nel cortile. A giudicare dal suo aspetto direi che è quello che può diventare l'orso che ci ha attaccato ieri. 

Gandalf ci spiega che dobbiamo andare due alla volta ad un suo segnale e che dovremmo lasciar parlare lui. 

Io e le mie amiche andiamo subito dopo Bilbo e lo stregone. 

Prima io e Lils, che mi sta stritolando il braccio destro, e poi Ska ed Esme. 

Usciamo ad un cenno del vecchio, mentre il sole mi acceca per qualche attimo. 

Da vicino, il tipo che mi hanno detto che si chiama Beorn, mi sembra ancora più grosso. 

E io che, da quando vado in palestra, mi vanto di aver messo su un paio di chili di muscoli. A confronto sembro uno scarafaggio. 

Beh almeno io non sono così brutto. 

Gandalf ci presenta e lui non sembra fare tante storie. 

Almeno non quante come quando iniziano ad uscire i nani. Non gli piacciono proprio. Nemmeno a me se è per quello. 

Se alcuni mi stanno simpatici, altri proprio non li reggo. Come il pelatone tutto muscoli o, ancor peggio, il loro capo.

Ovviamente non è per la reazione che Ska ha avuto a cena.. ovviamente. 

Proprio in questo momento Thorin esce per ultimo, con la sua faccia da “sono figo solo io”.

Che schiaffi. 

Finalmente, dopo che lo stregone ha presentato tutti, ci sediamo a tavola per fare colazione. Beorn compreso. 

Non dico una parola, troppo preso a mangiare. 

Li ascolto interessato discutere su dei mostri che hanno sterminato la famiglia dell'orso e su un Bosco pericoloso. 

Appena finiamo di riempirci la pancia prepariamo degli zaini da portare con noi. A malincuore, soprattutto per Ska che non vuole separarsi dai suoi stivaletti, dobbiamo lasciare qui i vestiti che indossavamo quando siamo arrivati in questo mondo. 

Usciamo tutti insieme e montiamo sui pony. 

Il che si rivela un po' problematico per me, Esme e Ska, visto che non abbiamo mai cavalcato. Al contrario Lils, che è sempre andata a cavallo fin da piccola, è decisamente a suo agio. 

Dopo il terzo tentativo di Ska di salire sull'animale, con mio disappunto, il giovane nano, Kili, si offre di aiutarla. 

Alla fine riusciamo a partire. Viaggiamo per decisamente troppo tempo. 

Quando arriviamo davanti all’entrata del Bosco, che tra parentesi non è per nulla invitante, ho le gambe e la schiena a pezzi. 

«La porta degli elfi» commenta lo stregone, volgendo lo sguardo su un arco.

Elfi?

Ma che cazzo..

«Nessun segno degli orchi» esclama il pelatone con la barbona. Dwalin, se non sbaglio. Comunque… orchi?

Orchi? 

Scherziamo spero. Sembra di essere dentro un gioco di ruolo. Mentre scendo lentamente Gandalf ci ordina di liberare i pony, per far si che tornino dal loro padrone. 

«Questa foresta sembra… malata» mi volto verso Bilbo, che evidentemente ha dato parola anche ai miei pensieri «Come se una malattia l’avesse colpita» Non posso che essere d’accordo.

«Non c’è modo di aggirarla?» chiede fissando il vecchio. 

«Infatti credo che Bilbo abbia» comincio, ma vengo bruscamente interrotto da Gandalf che afferma che quella è l’unica via.

Ma che fortuna. 

Prendiamo i nostri zaini e lasciamo andare i cavalli. Tranne quello di Gandalf che, come noi sapevamo già, si mette in marcia verso chissà dove. 

Prima di partire ci avverte di non toccare l’acqua del ruscello che troveremo nel bosco, di non lasciare il sentiero e che l’aria della foresta ci creerà illusioni.

Se i nani sono abituati a queste situazioni, noi non lo siamo affatto. Temo che la piccola Lils possa svenire da un momento all’altro. E anche Ska non ha una bella cera.  

Thorin ci invita tutti, con i suoi toni sempre affabili e amorevoli, a sbrigarsi ad entrare. «E voi cercate di non essere un peso» ci rivolge un’occhiataccia. Ancora non ha digerito il fatto di doverci portare con lui.

Esmeralda gli risponde con una linguaccia che, però, lui non nota essendo già entrato. 

Lasciamo scorrere i nani e lo hobbit e, dopo esserci scambiati un’occhiata d’intesa, entriamo anche noi quattro. 

 

 

Angolo dell’autrice:

 

Salve!

Chiedo venia per il ritardo, ma tra le varie festività non avevo mai un minuto per scrivere. 
Che dire.. questi primi capitoli servivano ad introdurre e a far ambientare un po’ i nuovi personaggi . Dal prossimo le cose si dovrebbero fare meno noiose.

Ringrazio infinitamente tutte le persone che seguono e recensiscono la mia storia, ma anche quelle che leggono solamente. Grazie di cuore <3

Fatemi sapere cosa ne pensate.
Un bacio

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Capitolo 4
*** Soprannomi, protezione e ragni ***




Pov Esmeralda:
 

Camminiamo per giorni... e giorni... e giorni. 

O almeno credo. 

Quaggiù il sole non arriva mai, per cui è facile non capire da quanto tempo siamo qui dentro. L'aria è opprimente e sento costantemente la testa girare. 

Sono stanca, sporca e affamata, ma nascondo tutto dietro una maschera d'impassibilità e indifferenza. 

Anche gli altri sono sfiniti ma, come me, cercano di non darlo a vedere. Io però li conosco troppo bene per non accorgermene. 

Ska è tesa e scontrosa, Dav dal nervoso spara cazzate ogni secondo e Lils parla molto poco, ma la notte la sento piangere rannicchiata vicino a me. 

Io invece mi limito ad essere più acida del solito. 

Il che è tutto dire. 

Comunque ci impegniamo davvero per non rallentarli. Non vogliamo che quel tipo continui a dirci che siamo un peso. 

Anche perché se proprio vogliamo parlare di peso metterei in mezzo Bombur. 

Simpatico per carità, ma quanto diamine è grosso?! 

Mi volto verso Ska, che cammina affranta alla mia destra. 

«Se riesco a diventare nutrizionista, una volta tornata nel nostro mondo, giuro che poi torno qui a prescrivere una bella dieta a Bombur» sussurro ghignando.

Noto con sollievo che riesco a farla ridere. Purtroppo però si distrae un attimo e rischia, per colpa di una radice, di finire faccia a terra. 

Fortuna vuole che, invece di cadere, voli letteralmente addosso ad un nano. 

Che botta. 

Lui si volta subito, furioso. 

In questo modo i due sono vicinissimi, quasi alla stessa altezza. Si perché Ska è poco più alta di Lils. Sono due nanerottole.  Meno male che ci siamo io e Dav che alziamo la media del gruppo. 

Quando capisco chi è il nano che ha travolto mi sento sbiancare. Oh no. 

Fossi stata io avrei preferito di gran lunga finire stesa nel fango. 

«Mi dispiace, non volevo» si affretta a dire Ska-Faccia-Più-Rossa-Di-Un-Pomodoro, facendo un passo indietro. 

Non capisco perché con lui si comporti così. Di solito è spigliata e schietta come me. 

Boh, valla a capire.

«Sta più attenta la prossima volta» commenta Thorin secco, voltandosi e tornando a camminare. 

Dio mio questo tipo è più acido di me. 

Assottiglio lo sguardo pronta ad urlargli qualche insulto, quando la mia amica mi tira una gomitata fra le costole. Mi chino in avanti, presa in contropiede. 

«Mi hai fatto male» in realtà, più che dolorante, sono offesa. 

Lei alza le spalle, senza rispondermi. 

«Ma si può sapere che hai?» la fermo prendendola per un braccio per far scorrere gli altri nani, in modo da rimanere in fondo alla fila. 

Per fortuna Lily e Dav sono molto più avanti, altrimenti quel cretino sarebbe già corso in aiuto della sua donzella in difficoltà. 

Che poi, diciamocelo, di sicuro avrebbe solo peggiorato la situazione. 

«Non ho niente. E lasciami» mi risponde freddamente, divincolandosi dalla mia stretta. 

Riprendiamo a camminare, tenendoci però a qualche passo da Bifur e Oin, gli ultimi della fila dopo noi. Si, ho quasi imparato tutti i loro nomi a furia di sentirli nominare. 

«Non so nemmeno io che ho» si guarda intorno nervosa «probabilmente è la foresta» 

Sbuffo. Ovvio che la foresta ci sta mandando fuori di testa peggio di qualunque droga ci sia nel nostro mondo, ma io non mi stavo riferendo all’aria o agli animali.

«Con la mia domanda intendevo che ti prende quando c'è lui nei paraggi» si volta di scatto verso di me, gli occhi verdi sgranati. 

«Lui chi?» sussurra sulla difensiva. Sbuffo di nuovo, facendo un cenno del capo verso Scudodiquercia, a qualche metro da noi. 

«Guarda che mi comporto normalmente» non dico niente… mi basta alzare un sopracciglio «e poi, sia te che Dav, dovreste stare più attenti a come vi comportate. Se si incazza sul serio poi ci pianta qui dentro, il che vuol dire morte certa» 

Non ha tutti i torti, ma non me la racconta giusta. Secondo me le piace un po' quello scorbutico. 

Comunque evito di controbattere, troppo stanca per continuare il battibecco. 

Cammino più veloce di alcuni nani, andando ad affiancarmi a Bofur. E' sicuramente uno dei più simpatici del gruppo. Almeno per me. 

«Ciao Lingualunga» mi sorride e io rispondo con una linguaccia. 

Non so perché ma alcuni di loro stanno iniziando a darci dei soprannomi. 

Ska è Bambolina, forse perché sembra fatta di porcellana, Lily è Capellid'oro, soprannome che non ha bisogno di spiegazioni, e io sono Lingualunga. David ha avuto un culo immenso perché, essendo maschio, gli hanno risparmiato questa sofferenza. 

«Ho fame e mi fanno male i piedi» mi lagno a voce bassa, per non farmi sentire dai rompipalle del gruppo. Mi riferisco principalmente a Thorin e il pelatone Dwalin. 

Bofur ride. La testa si muove leggermente e, insieme ad essa, anche il cappello. 

«Non sei la sola, Lingualunga»

Mmmmmmmm 

Mi chiudo in un ostinato silenzio per il resto del giorno. Alla fine lo scorbutico si decide a farci riposare e dormire qualche ora. 

Mi siedo accanto a Bilbo e Dav. 

Tutti mangiamo giusto qualche galletta di miele, regalo di Beorn, e beviamo solo pochi sorsi d'acqua. Il cibo e l'acqua stanno finendo e noi ancora non vediamo la fine di questa maledetta foresta. 

Dire che ho una paura tremenda è poco. 

Ma questo non posso farlo vedere ai miei amici. La forte del gruppo sono io. Un grosso peso da portare quando si è stanchi e demoralizzati. 

«Posso chiedervi una cosa?» la voce di Bilbo mi riscuote dai miei pensieri. Noto incuriosita che sta guardando me e i miei amici. 

«Certo» risponde Ska, sorridendogli. 

«Beh avete dei nomi inusuali. Hanno un significato?» Oh ma che carino. Mi verrebbe da spupazzarlo tutto, con quella faccina tenera e furbetta. 

Guardiamo tutti e tre Lily, che sta già diventando rossa, sapendo che è lei quella che parla volentieri di significati di nomi, cose spirituali e roba varia. 

Mi indica «Esmeralda significa speranza» quella che vorrei avere in questo momento «David vuol dire» 

«Essere vivente privo di un cervello» la interrompo, ghignando. In risposta mi arriva uno schiaffo in testa. 

«David significa amato, scelto» continua lei mentre io mi tocco il punto colpito, guardando Dav offesa. 

Lily si indica 

«Lilian significa giglio, generalmente simbolo di purezza» infine Ska «E Alaska è ciò contro cui si infrange il mare» 

Kili emette un leggero fischio «è un bel significato Bambolina» esclama, guardando la rossa, che stringe gli occhi. 

«E allora potresti anche avere la grazia di chiamarmi con il mio vero nome» commenta ironica.  

«Sono tutti bei nomi» si intromette educato lo hobbit, prima che Kili possa risponderle. 

Gli altri nani annuiscono e noi non possiamo far altro che sorridere. 

Mi stiracchio, lasciandomi andare ad un gran sbadiglio. 

Con la coda dell'occhio noto Lily e Fili parlare tra loro. Quei due sembra stiano legando parecchio. 

Prima o poi stresserò la mia amica in cerca di pettegolezzi, ma adesso sono troppo stanca. 

Il buio ormai è molto fitto. 

Ci rannicchiamo tutti vicini per riuscire a dormire un po’, mentre Thorin inizia il turno di guardia.

L'ultima cosa che vedo, prima di sprofondare in un sonno profondo, sono tanti occhietti gialli che mi fissano dall'alto. 


 

Pov Alaska:

 

Occhi. Occhi ovunque ci osservano, insistenti. 

La voglia di urlare e correre fino a quando non ho più fiato per respirare è talmente forte da farmi quasi male. 

So a quali animali probabilmente appartengono quegli occhi. 

Non è difficile da capire. 

Da quando siamo partiti siamo circondati da ragnatele. Oddio. Solo al pensiero vomito. 

Tra la tensione e i crampi per la fame non riesco a dormire. 

Mi alzo piano, evitando di svegliare Dav e Lily, accovacciati accanto a me. Resto qualche attimo immobile, cercando di vedere in quell'oscurità totale il nano di guardia.

 Appena lo individuo mi muovo lentamente, pregando di non pestare qualcuno. 

Fortunatamente mi siedo vicino a lui senza causare danni. 

Noto, con una fitta al cuore, che è sempre Thorin il nano di turno. 

Mi era sembrato, prima di alzarmi, che fossero passate infinite ore da quando mi ero accovacciata per riposare. Speravo così di trovare qualcun altro a fare da guardia. 

Riesco a vedere a malapena i suoi lineamenti. 

«Che ci fai qui?» Sussurra, burbero. 

Si volta verso di me. Nonostante il buio pesto è come se riuscisse a vedermi l'anima. 

«E' un po' difficile dormire, con tutti questi occhi che ci fissano, per una che ha il terrore dei ragni» ammetto, troppo stanca per mentire o rispondere a tono. 

Lui resta zitto a tal punto da farmi credere che non dirà più niente. 

Nonostante ciò mi sento più al sicuro qui che attaccata a tutti gli altri. 

Mi rilasso leggermente, sentendo la testa farsi pesante. 

«Ha un bel significato il tuo nome» 

Alzo di scatto il viso, confusa. Allora stasera stava ascoltando. 

«Grazie» il tono di voce è basso, per evitare di svegliare gli altri «spero solo che il mare, quando si infrangerà, non mi distrugga» un lieve sorriso si fa strada sul mio volto, anche se so che lui non può vedermi. 

Questa volta non risponde. Sento gli occhi chiudersi. 

Mi addormento, appoggiandomi a qualcosa di morbido. 

 

 

Quando riapro gli occhi il buio non è più così totale. 

Probabilmente è l'alba. 

Mi accorgo, con sorpresa, di essere seduta. Il collo mi fa un male cane e metà del mio viso è spiaccicato contro una spalla. Oddio una spalla? Mi tiro su di scatto. 

Finalmente realizzo, con non poco terrore, di essermi letteralmente addormentata addosso a Thorin. 

Lui si volta a guardarmi. 

In un primo momento il suo sguardo è tranquillo, quasi sereno. Subito dopo però torna ad assumere il suo solito atteggiamento burbero. 

«Ben svegliata» commenta ironico, alzandosi. 

Va da gli altri e inizia a svegliarli.

Leggermente intirizzita mi alzo anche io, pronta a dare una mano. 

Nel farlo però noto qualcosa scivolare sul terreno. Lo raccolgo, sorpresa. E' un cappotto blu scuro, orlato di pelliccia. 

Thorin, lo scontroso Thorin, mi ha fatto dormire sulla sua spalla e per di più mi ha coperto con il suo cappotto?

L'aria della foresta sta dando alla testa anche a lui. Non c'è altra spiegazione. 

Mi avvicino a Thorin, che mi da le spalle e parla con Balin, con il mantello tra le mani. 

«Perché non mi hai svegliato questa notte per fare il turno di guardia?» chiede l'anziano nano, guardandolo preoccupato. 

«Volevo solo farvi riposare un po' di più» da una pacca sulla spalla a Balin, chiudendo così il discorso. 

Mi fermo di scatto. 

Magari non vuole che si sappia che ho dormito appoggiata a lui. Beh in realtà nemmeno io voglio che qualcuno lo scopra. In particolare i miei amici. 

Non farei più vita dopo.

Torno velocemente al posto dove ho dormito e lascio cadere il cappotto accanto allo zaino e alle cose del nano. 

Mi guardo intorno, guardinga, per vedere se qualcuno ha notato il mio gesto. Fortunatamente nessuno mi sta considerando. 

Con passi rapidi torno accanto a Dav e Lily e li sveglio. 

 

 

I giorni continuano a susseguirsi, lenti. 

Grazie a questa maledetta foresta stiamo tutti impazzendo. Le ragnatele continuano ad accompagnarci nel nostro cammino, insieme agli occhietti gialli, e il cibo e l’acqua sono praticamente finiti. 

L’unica nota positiva è che riesco a riposare di più. 

Le notti in cui Thorin è di guardia infatti, dopo essermi accertata che tutti dormono, sgattaiolo via dal mio posto e gli siedo vicino. 

Non ci rivolgiamo mai la parola. 

Semplicemente riesco a dormire se so che è accanto a me e lui sembra accettarlo. 

La mattina mi sveglia prima degli altri e, dopo avergli ridato il mantello con cui mi ha coperto la notte, torno silenziosa al mio posto. 

Per ora sembra che nessuno se ne sia accorto.

 

 

Dopo non so quanti giorni arriviamo al fiume che Beorn ci ha raccomandato di non toccare, né di bere la sua acqua. 

Con non poche difficoltà riusciamo a passarlo. 

Tutti tranne Bombur che casca al suo interno, addormentandosi di colpo. 

Accanto a me sento Esme sussurrare qualcosa, quasi sicuramente «idiota». 

Le do una gomitata e lei mi risponde con un versaccio. 

Adesso ci tocca pure portare gli zaini di quelli che devono trasportare Bofur. Una faticata in più. 

Demoralizzati ed esausti, ricominciamo a camminare.

 

 

«Ora basta! Silenzio! Dico a tutti» 

Sbatto gli occhi confusa. Gli altri smettono subito di litigare tra loro. Ci voltiamo di scatto verso Thorin.

«Siamo osservati» 

Un brivido mi scorre lungo la schiena. 

Io, Dav, Esme e Lily ci stringiamo tra noi, osservandoci attorno impauriti. 

Bilbo decide di salire su di un albero, per riuscire a vedere l’uscita di questa foresta, e io lo accompagno. 

Sono sempre stata abbastanza brava a scalare e ho un assoluto bisogno di vedere il cielo.

Dav protesta, ma io lo ignoro e salgo insieme allo hobbit. 

Sento i nervi tendersi ad ogni movimento, doloranti. Questa sensazione però in qualche modo mi piace. 

Riesce a farmi capire che sono ancora viva. 

Dopo un tempo che mi pare infinito, riusciamo ad arrivare in cima. 

Lo spettacolo che ci si presenta davanti ci emoziona e non poco. Il sole sta tramontando e tutto intorno a noi ci sono foglie rosse.

Il paesaggio è magnifico. 

Respiriamo a fondo l’aria, che sembra così magnifica dopo tutti i giorni in quello schifo, mentre il vento ci smuove i capelli. 

«Riesco a vedere un lago» urla Bilbo, sorridendo «e un fiume. E la montagna solitaria» 

Non posso fare a meno di ridere, felice. Non riesco a crederci. Finalmente possiamo uscire da questo inferno.

«Ci siamo quasi» continua il piccoletto. Da giù però nessuna risposta «mi sentite? So da quale parte andare»  

Niente. Inizio a preoccuparmi.

Sentiamo un rumore provenire dal basso. 

«Ci siete?» insiste lui. 

Nessuna risposta. 

In compenso, notiamo con orrore, dei rumori si fanno sempre più vicini. 

Adesso decisamente non sorridiamo più. 

Scendiamo di poco, ma lo hobbit all’improvviso inciampa su una schifosa ragnatela, cadendo giù.

«Bilbo» urlo, cercando di raggiungerlo, anche se la cosa risulta molto difficoltosa. 

Mi blocco di scatto quando noto, qualche metro sotto di me, una bestia enorme apparire vicino al mio amico, che cade ancora più in basso. 

Il terrore mi invade.

Un ragno, spuntato dal nulla, si avvicina velocemente verso di me. 

Mi guardo intorno, in preda al panico.

Che cazzo faccio?

Quando ormai sta per prendermi, raccolgo l’ultimo coraggio che mi resta e salto nel vuoto. 

Urlo con tutto il fiato che ho in gola, mentre scivolo in una caduta per me infinita.

Infine solo il buio.

 

 

Angolo dell’autrice:

Di nuovo chiedo scusa per il ritardo! Vorrei riuscire a pubblicare più velocemente, ma ho poco tempo libero ed è davvero tosta.

Grazie grazie grazie per tutte le recensioni e per chi mi segue e basta. Siete tantissimi *si inchina grata*

Spero di non deludervi <3

Un abbraccio,
yukiko

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Capitolo 5
*** Non credere che non ti uccida nano. Lo farei con piacere ***





POV Alaska:
 

Quando mi sveglio, la prima cosa che sento è il pulsare incessante della testa. 

Mi fa un male cane. 

Almeno questo prova che sono ancora viva. 

Tento di muovere le mani e i piedi, ma sono bloccati da qualcosa. 

Apro lentamente un occhio.

Perfetto, non riesco a vedere niente. Sono completamente avvolta da qualcosa.

Oh mio dio.

Sono in una ragnatela. 

Oddioddioodio.

Perché cazzo mi sono svegliata proprio adesso????????? 

Sto per avere un evidente attacco di panico, quando all'improvviso qualcosa mi distrae. 

Inizio infatti a scivolare verso il basso. Fortunatamente la ragnatela attutisce la caduta. 

Con enorme sollievo qualcuno mi aiuta ad uscire da questo schifo. È Balin. 

«Bambolina stai bene?» il suo tono è carico di dolcezza e preoccupazione allo stesso tempo. 

Annuisco piano, mentre cerco di alzarmi. Tentativo che fallisce immediatamente. 

Una fitta alla gamba mi fa cadere come un sacco di patate. 

Mi lascio scappare un urlo, cosa che provoca un'esplosione di dolore nella testa. 

Esasperata, lascio scivolare le mani tra i capelli. Quando le riporto davanti a me noto con orrore che sono macchiate di sangue. 

Alzo lo sguardo, sentendomi smarrita. Intorno a noi decine e decine di ragni enormi ci circondano. 

I nani stanno combattendo ferocemente, ma sono numericamente troppo pochi per farcela. 

Dav ed Esme hanno dei pugnali in mano, cercando di aiutare in qualche modo. 

Lily è rannicchiata dietro a Fili, che sembra la stia proteggendo. 

Io invece sono ancora qui, incastrata fra queste schifose ragnatele e incapace di alzarmi. 

Balin si è allontanato per uccidere un ragno. 

Vorrei aiutarlo, ma so di non essere di nessun aiuto in questo momento. 

«Attenta Ska» la voce lontana di Dav è di puro terrore. 

Mi volto di scatto, trovandomi faccia a faccia con un ragno. 

Vorrei urlare, scappare... fare qualsiasi cosa. Purtroppo però sono paralizzata dalla paura. 

Chiudo gli occhi, sperando così che quello schifo mi uccida in maniera rapida e indolore.

Il colpo però non arriva. 

Riapro piano un occhio, intimorita da ciò che potrei vedere. 

Davanti a me le zampe del ragno, decisamente morto, sono capovolte all'insù. Una spada è ancora conficcata nel suo corpo. 

Il proprietario dell'arma mi da le spalle, ma ho già capito chi è. 

Quando si volta a guardarmi un brivido mi percorre la schiena. 

Thorin mi ha appena salvato la vita.

 

POV Lily:
 

Da piccola ho sempre sognato di essere una principessa e di venire salvata, da un orco cattivo, dal classico e bellissimo principe azzurro su un cavallo bianco. 

Mi immaginavo tutta la scena, con gli occhi che brillavano dall’emozione.

Ecco. Ritiro tutto.

La realtà è molto più disgustosa. 

Certo Fili, che a parer mio nonostante sia un nano è decisamente bello, che mi protegge potrebbe essere anche romantico. 

Forse lo sarebbe se non fossi ricoperta di schifo, non ci fossero enormi bestie pronte a mangiarci e noi non fossimo in netta minoranza. 

Comunque l'unica cosa che mi permette di non svenire dalla paura è proprio il sapere che c'è lui a proteggermi.

«Dai non vi fermate» urla Thorin, in un momento di respiro mentre si guarda intorno «Controllate» 

Corriamo, tranne Ska che viene trascinata da David, cercando di scappare prima che questi esseri ritornino. 

Riusciamo però a fare solo pochi passi, che eccoli arrivare di nuovo. 

Questa volta non sono soli. 

Dei tipi decisamente molto agili li stanno inseguendo, uccidendoli. 

Non faccio in tempo a gioire di queste nuove presenze che eccoli accerchiarci minacciosi, con gli archi puntati verso di noi. 

«Non credere che non ti uccida nano. Lo farei con piacere» commenta sarcastico quello che presumo essere il loro capo. A differenza degli altri ha i capelli veramente chiari, molto più dei miei. 

Fili, che è a qualche passo da me, mi prende per un braccio, tirandomi verso di lui con fare protettivo. 

Anche se il momento resta comunque tutt'altro che romantico, sento le guance andare a fuoco. Maledetta timidezza. 

Un suono improvviso mi fa voltare, spaventata. 

«Kili» urla Fili, notando il fratello accerchiato da altri ragni. 

Fortunatamente interviene una ragazza dai lunghi capelli rossi a salvarlo. Una ragazza decisamente molto alta e decisamente molto bella, aggiungerei. 

Appena uccide anche l’ultima bestiaccia porta Kili, sano e salvo, accanto a noi. 

«Perquisiteli» ordina il biondo ai suoi compagni. La rossa urla qualcosa in una lingua a me sconosciuta. 

«Ma chi sono?» chiedo in un sussurro a Fili. 

«Elfi di bosco atro» mi risponde osservandoli con malcelato disgusto. 

…………

Elfi?????

Effettivamente guardandoli hanno le orecchie a punta e sono tutti magri e bellissimi. 

Io ho sempre amato gli elfi raccontati nei libri. C'è da dire però che questi sono decisamente antipatici. 

«Ehi ridammelo è una cosa privata» urla Gloin al capo, che gli ha appena preso qualcosa. 

«Chi è questo tuo fratello?» chiede l'elfo, mostrando una piccola fotografia di qualcuno 

«Quella è mia moglie» ringhia Gloin.

Ah. Bruttine le nane eh.. 

«E cos' è quest'orrida creatura? Un orco mutante?» mentre indica un’altra fotografia il suo tono è palesemente disgustato. 

Stringo le labbra, innervosita.

 «Quello è il mio piccolino, Gimli» commenta il nano, arrabbiato.

«Certo che, tipo strano» attacca ironica Esme rivolgendosi al biondo, calcando le parole tipo strano «uno yogurt scaduto sembrerebbe dolce in confronto a te» 

Dav scoppia in una risata un po’ isterica, mentre io le tiro una gomitata, spaventata. 

L'elfo, che forse non sa nemmeno cos'è lo yogurt, assottiglia gli occhi guardandola male. 

Si allontana subito dopo,  andando dalla donna. Parlano nella lingua strana che ho sentito prima. Sicuramente elfico. 

Lui prende la spada di Thorin rigirandola tra le mani.

«Dove l'hai presa questa?» chiede il biondo al nano. 

«Quella mi è stata data» risponde duro Thorin. L'elfo resta qualche secondo in silenzio, l'arma in mano. 

«Non solo un ladro, ma anche un bugiardo» la sua voce è fredda come ghiaccio, mentre punta la spada alla gola del nano.

«Come osi» Ska si scosta da David, che la stava ancora sorreggendo,  e zoppicando vistosamente si mette in mezzo tra la spada e Thorin.

La osservo, mentre un senso di angoscia mi assale. 

Si regge in piedi a stento e dalla testa il sangue le cola piano sulla fronte. 

«E tu saresti?» chiede il capo degli elfi, alzando un sopracciglio. 

Alaska stringe i pugni, mentre lui abbassa lievemente l’arma.

«Che ti frega» risponde la rossa. 

Prima che il biondo possa aprire bocca però, lei emette un sospiro crollando in terra. 

Per fortuna Thorin, a un passo da lei, riesce a prenderla al volo. 

Io, Dav e Esme scattiamo verso di loro, impauriti. 

Notiamo subito che è svenuta. Il corpo, appoggiato a quello del nano, respira faticosamente.

«Ha bisogno di cure» urla David guardando disperato l'elfo. 

Lui resta un secondo in silenzio, per poi urlare qualcosa ai suoi. 

Uno di loro prende delicatamente Ska tra le braccia. 

Leggo nello sguardo di Thorin l'indecisione nel lasciarla o meno all'elfo. Alla fine sembra arrendersi, capendo evidentemente che è meglio così. 

Iniziano a trascinarci per la foresta. 

Sento Bofur chiedere al capo dei nani dove è Bilbo. 

Effettivamente mi rendo conto solo ora che lo hobbit non è con noi. Chissà che fine ha fatto il piccoletto. 

Camminiamo per un po', fino ad arrivare ad un ponte che termina con due grandi colonne, poste davanti ad un portone aperto. Sotto di noi un fiume scorre impetuoso.

Entriamo in quella che sembrerebbe un’immensa grotta. Il tipo che tiene in braccio Ska si discosta da noi, prendendo un altro sentiero. 

Anche Thorin si allontana, mentre un elfo lo conduce da qualche altra parte. 

Noi invece veniamo guidati tra vari percorsi sospesi in aria, formati presumo da roccia. Alcuni sono solo addirittura tronchi d’albero. 

Evito di guardare in basso, per evitare di spaventarmi, scivolare e schiantarmi al suolo.

Ci conducono nelle prigioni, chiudendoci dentro. 

Sono nella stessa cella di Bofur, mentre davanti alla nostra stanno Esmeralda e Dav.

Subito si lanciano contro la porta, urlando insulti. 

«Ehi tu biondino»la mora indica con la testa il capo degli elfi, che la osserva impassibile «ci hai rinchiuso perché sei geloso dei nani e delle loro barbe? Sai possiamo capirti… deve essere dura essere costantemente scambiati per una femmina» sorride cattiva, mentre il mio amico e i nani ridono sguaiatamente.

Purtroppo non riesco a vedere l’espressione dell’elfo, che intanto si sta allontanando velocemente con la tipa dai capelli rossi. 

L’entusiasmo per la battuta di Esme passa velocemente, appena ci rendiamo conto che siamo intrappolati qui, senza sapere come sta Ska.

Tutti iniziano a colpire la porta, cercando invano di aprirla. 

Io invece mi siedo in un angolo, sprofondando il viso fra le ginocchia.

«Lasciate perdere, non c’è via d’uscita. Non è un sotterraneo degli orchi. Queste sono le sale del reame boscoso» le dure parole di Balin mi giungono chiare «nessuno se ne va via da qui. Se non con il consenso del re»

Le lacrime scorrono veloci, mentre sento Bofur sedermi accanto.

«Tranquilla Capellid’oro» mi accarezza piano la testa, sorridendo dolcemente «vedrai che troveremo un modo per andarcene» 

Sono talmente stanca che per una volta la timidezza non mi blocca. Mi appoggio alla sua spalla, cercando di riposare un po’.

Il mio pensiero non può che correre a Ska, pregando che stia bene.



 

Angolo dell’autrice:

E così ecco apparire anche i nostri cari amici dalle orecchie a punta. Nel prossimo capitolo ci sarà finalmente anche il re (..direi che sia anche l’ora insomma xD)

Un grazie infinito a tutti quelli che recensiscono, a chi l’ha messa nei preferiti e nei ricordati, alle VENTI persone che l’hanno messa tra le storie seguite.. e anche, ultimi ma non meno importanti, a chi legge solamente.

Ho sottolineato venti perché per me sono davvero tantissime.

Davvero grazie.. vi adoro <3

Spero che questo capitolo vi sia piaciuto. Purtroppo posterò i capitoli un po’ più lentamente da ora in poi, perché forse ho trovato un lavoro *incrocio le dita*, senza contare che ho tutti i giorni danza. Quindi insomma sono un po’ impegnata ultimamente.. comunque cercherò di essere il più veloce possibile.

Ok ho parlato anche abbastanza, sarà il caso di salutarci qui per oggi xD

Un abbraccio,
yukiko.

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Capitolo 6
*** Non l'abbandoneremo. Avete la mia parola. ***




Non l’abbandoneremo. Avete la mia parola.

 


POV Alaska:
 

«Come sono le sue condizioni?» una voce fredda e sconosciuta mi giunge chiara, sebbene sembri distante anni luce. 

«Leggermente migliori, Hîr nin [mio signore]. La ferita alla gamba sta guarendo, ma la testa deve ancora recuperare» altra voce, decisamente più calda e mite rispetto alla prima. 

I miei pensieri sono tutti molto confusi, senza contare il dolore che mi percuote tutto il corpo, ma cerco comunque di capire dove sono e cosa è accaduto. 

«Mae [Bene] Handir... informami subito se ci sono delle novità. Gevedich im nan Mereth-en-Gilith [Mi troverai alla festa delle stelle] » 

Apro piano un occhio proprio mentre qualcuno esce dalla stanza. Intravedo, prima che sparisca dietro una porta, una chioma talmente bionda da sembrare quasi bianca.

Probabilmente è il capo dei tipi che ci hanno circondato. Anche perché solo lui ha quel colore dei capelli. 

Questo pensiero mi fa tornare alla mente quello che è successo prima di svenire. 

I ragni, gli elfi arroganti, la caduta dall’albero, Thorin che mi salva la vita.

Devo trovare gli altri. Subito.

Mi tiro su di scatto.

Scelta decisamente sbagliata perché una fitta improvvisa mi attraversa la testa, facendomi emettere un gemito.

«Daro [Ferma]» l’elfo rimasto dentro la stanza mi osserva, avvicinandosi leggermente. «State ferma» Si affretta a chiarire, di fronte al mio sguardo interrogativo alla sua parola senza senso. 

Ignoro il suo ordine, alzandomi dal letto. O almeno ci provo, visto che la gamba sinistra fa talmente male da non riuscire ad appoggiarla. 

«Attenta» mi afferra al volo prima che io possa cadere, facendomi sdraiare nuovamente. Il suo tocco è gentile, ma deciso.

Lo lascio fare, anche perché il dolore è troppo forte per oppormi. 

«Chi sei? Dove sono i miei amici?» 

Il tipo dai lunghi capelli castani si allontana di qualche passo dal letto, dopo essersi accertato che io non tenti nuovamente di alzarmi.

«Il mio nome è Handir» porta le mani dietro la schiena in un movimento aggraziato «I vostri compagni di viaggio stanno bene e sono anche loro qui» 

Cerco di seguire il suo discorso, anche se mi risulta difficile visto il continuo pulsare della testa

«E qui sarebbe?» chiedo, sentendomi però sollevata dalla notizia che Lily, Esme e Dav stiano bene. 

«Siete nel reame boscoso, regno di sire Thranduil»

Il regno degli elfi eh. Durante l’attacco dei ragni sono stati tutti così belli, aggraziati e al tempo stesso incredibilmente mortali. Anche se c’è da dire a loro sfavore che restano comunque decisamente stronzi. In particolare modo il loro capo.

«Voglio vedere..» 

Handir porta le mani avanti, interrompendomi 

«No, dovete solo riposare per adesso. Siete ancora debole» 

Si avvia verso la porta da cui è uscito prima il biondo «Devo allontanarmi per qualche minuto. Al mio ritorno vi porterò qualcosa da mangiare. Intanto riposate» 

Esce senza che riesca a replicare. 

Sbuffo, dando una veloce occhiata alla stanza. 

L'arredamento è semplice, ma elegante. 

Oltre all’enorme letto solo un piccolo comodino e un armadio, entrambi di legno scuro, riempiono l'ambiente. Non ci sono finestre, il che mi da un lieve senso di claustrofobia. 

Resto qualche minuto immobile, immersa nei miei pensieri. Mi volto verso l’entrata, quando sento la porta aprirsi di nuovo. L’unica cosa che vedo però è solo un pezzo di corridoio prima che si richiuda delicatamente.

«Ehi» sussulto, impaurita. In stanza non c’è nessuno, eppure potrei giurare di aver sentito una voce.

«C’è qualcuno?» chiedo, cercando con lo sguardo qualche oggetto che possa tornarmi utile per difendermi. 

«Alaska sono io» Bilbo compare improvvisamente a qualche passo dal letto. Un piccolo urlo mi sfugge alla vista del piccolo hobbit, mentre raddrizzo di colpo la schiena. La testa sembra esplodermi, ma in questo momento sono troppo felice di vederlo sano e salvo per preoccuparmene.

«Bilbo!» esclamo, mentre sento gli occhi inumidirsi per il sollievo di vedere una faccia amica. 

«Come stai? Ti fa tanto male?» Chiede, indicando la mia testa con un cenno del capo. Di riflesso porto la mano destra a toccarmi la fronte. Il contatto però non è con la mia pelle, bensì con qualcosa di leggermente ruvido. Probabilmente dopo avermi medicato hanno deciso di fasciarmi la fronte e parte della testa. I capelli non stretti nella benda mi cadono sciolti lungo la schiena.

«Abbastanza» commento stanca, mentre mi sforzo di sorridere «Che ci fai qui? Come hai fatto a trovarmi? E gli altri come stanno?» 

«Le spiegazioni le rimandiamo a dopo, adesso dobbiamo andarcene. Ce la fai a camminare?» mi interrompe mentre si avvicina al letto, prendendomi delicatamente la mia mano sinistra fra le sue. 

La tentazione di buttargli le braccia al collo è tanta, ma so che il dolore sarebbe troppo forte. Così mi limito ad annuire, mentre faccio scivolare le gambe sotto le lenzuola, portandole piano verso il bordo. 

Solo adesso noto che non indosso più la camicia con i pantaloni, ma solo una leggera veste color panna lunga fino alle ginocchia. Involontariamente, e non senza una punta di imbarazzo, non posso fare a meno di chiedermi chi mi ha cambiato i vestiti.

«Bilbo, per favore, apriresti l’armadio per vedere se ci sono un paio di scarpe?» chiedo indicando l’enorme mobile. Senza rispondere il piccolo Hobbit apre le ante, rivelando all’interno i miei vecchi abiti puliti e piegati. In un angolo ci sono anche gli stivali neri, ormai un po’ rovinati. 

«Passami gli stivali» lui esegue, portandomeli ai piedi del letto. Stringendo i denti dal dolore, riesco ad indossarli.

«Non vuoi anche i vestiti?» mi chiede Bilbo, leggermente perplesso.

«No, ci metterei troppo tempo e noi dobbiamo andarcene prima che torni l’elfo» rispondo mentre mi alzo piano, cercando di ignorare il dolore pressante alla testa e quello comunque forte alla gamba. 

Zoppico, sorretta dal mio amico, lentamente verso l’uscita. Il cuore mi batte forte, un po’ per lo sforzo un po’ per la paura che Handir torni. Dopo un tempo che mi pare infinito riesco finalmente a raggiunge la porta finemente ricamata.

Abbasso la piccola maniglia, tirandola verso di me. Non faccio in tempo a mettere nemmeno un piede fuori, perché mi ritrovo davanti un muro fatto da quella che deduco essere seta di color argento. 

Alzo lo sguardo, incontrando un paio di occhi color ghiaccio.

«Dove credevi di andare, umana?» 

 

 

POV David:

 

Sono sdraiato sul pavimento, la schiena ormai totalmente a pezzi. Non che mi importi più di tanto.

Fisso immobile il soffitto da ore mentre Esme cammina avanti e indietro, come un animale in gabbia. 

Thorin è stato convocato da Thranduil giorni fa, ma l'ha praticamente mandato a cagare, giustamente aggiungerei, e quindi stiamo marcendo qui da non so quanto tempo. 

E non abbiamo nemmeno notizie sulla salute della mia Ska. Sappiamo solo che è viva, chiusa chissà dove. 

Tutto ciò è psicologicamente distruttivo. 

«Maledizione fateci uscire!» urla all'improvviso Esmeralda lanciandosi contro le grate della cella. 

Nessuno ovviamente l'ascolta. 

Anche perché c'è qualche festa degli elfi stasera e quindi le guardie non ci sono. 

Sospira esasperata, per poi sdraiarsi accanto a me. L'abbraccio, mentre lei appoggia la testa sulla mia spalla. 

Restiamo in silenzio per qualche minuto, dandoci conforto grazie alla presenza dell'altro. 

«Voglio tornare nel nostro mondo» sussurra, la voce stranamente tremolante. Non ne sono convinto, ma credo che stia piangendo. 

Conoscendola di sicuro vuole che non me ne accorga. Quindi faccio finta di niente, anche se di riflesso la stringo un po' di più a me.

«Vedrai che ci torneremo presto» o almeno lo spero. Restiamo così per un po', fino a quando la voce di Thorin ci fa sobbalzare «Bilbo!»

Sia io che Esme balziamo in piedi, ignorando i dolori dovuto al prolungato contatto con il pavimento, fiondandoci verso la grata.

 

 

POV Alaska:

 

Imprigionata qui dentro. 

Dagli elfi. 

Ridicolo. 

E pensare che io ho sempre dato per scontato che fossero creature sagge e gentili.

Si certo. 

Dopo aver aperto la porta Handir, che era subito dietro all'elfo biondo, mi ha immediatamente costretta a rimettermi a letto. 

La cosa che mi lascia perplessa è il fatto che Bilbo sia sparito all’improvviso, senza essere visto. Non so come abbia fatto, so solo che una strana parola mi risuona nella testa: l’unico.

«Ego [Vai], Handir» l'elfo gentile fa un lieve inchino, uscendo subito dalla stanza ad un cenno secco della mano del tipo. 

Adesso quindi sono sola con questo tizio che, visto il portamento e l'aspetto, riesce a mettermi estremamente a disagio. Il mal di testa poi sta peggiorando, rendendomi tutta la situazione un po' confusa. 

Mentre aspetto che dica qualcosa lo osservo di sott’occhio. Lisci e lunghi capelli incorniciano un volto bellissimo, ma allo stesso tempo senza emozione. Intorno alla testa ha una corona di foglie e bacche. L’altezza, il portamento, la corona, la stupenda veste color argento… tutto in lui incute timore e regalità. 

Mi ricorda incredibilmente uno di quei dipinti classici, antichi dove sono ritratte persone belle da far male, ma vuote.

«Chi sei?» chiedo, cercando di mantenere la mente almeno un po' lucida. 

Lui sorride senza nessun segno di allegria, avvicinandosi con passi di una lentezza esasperante verso di me. Si ferma ad un metro dal letto, gli occhi color ghiaccio puntati sul mio viso. 

«Sono certo che ti allieterà sapere che stai parlando con il re, umana» 

Stringo le labbra, sorpresa e infastidita al tempo stesso. Era abbastanza chiaro chi fosse, vista la corona, ma sono comunque molto sorpresa dal fatto di trovarmi davanti al re in persona. 

Infastidita invece da questo suo rimarcare la mia appartenenza agli uomini. Ho capito che io sono una misera mortale, mentre loro sono gli elfi fighi con la vita eterna. Non c’è bisogno di ricordarlo ogni momento.

«Dove sono i miei amici?» domando, mentre la testa sembra esplodermi da un momento all'altro. 

«Facciamo un’accordo. Ti dirò dove sono i nani e gli altri umani se tu mi dirai perché stavate passando dalle mie terre e qual'è la vostra missione»

Stringo gli occhi, sentendomi sprofondare nel buio più totale. Riesco solo a sussurrare un «no» prima di svenire.

————————————

 

«En Hîr nín [Guarda mio signore] E’ solo una giovane umana»

«Dina. Tíron mellon en negyth [Fa silenzio. Io vedo un’amica dei nani] » 

«Eglerio hîr nín. Lasto… [Ti prego mio signore. Ascolta…] »

«Farn, Handir [Basta Handir] »

Seguono secondi di silenzio. Qualcuno si muove, avvicinandosi al letto con passi leggeri. Cerco di non variare il respiro, per fingermi ancora addormentata. 

«Aníron henio amman hýn berthanner athro Eryn Galen [Voglio capire perché loro hanno osato attraversare Bosco Atro] »

La voce piatta e fredda del re è più vicina di quanto mi aspettassi. Ci vuole tutto il mio autocontrollo per non aprire gli occhi.

Non sto capendo una singola parola della loro conversazione, ma non voglio che sappiano che sono sveglia. 

«Sire» un rumore improvviso ed una voce a me sconosciuta mi fa capire che è appena entrato qualcuno «i nani e gli umani sono scappati» 

Al sentire la notizia apro di scatto gli occhi.

«Ho tiro [Sorvegliala] » dopo quest’ultima strana frase rivolta a Handir, il re se ne va insieme all’elfo a me sconosciuto. 

Non posso crederci. Non riesco a crederci. 

«State bene?» alzo la testa quel tanto che basta per vedere Handir guardarmi preoccupato, mentre si siede incerto in un angolo del letto. 

«Mi spiace» avvicina la mano al mio viso, accarezzandolo piano. Il suo palmo è umido. Solo adesso mi rendo conto che sto piangendo.

Non può essere vero. Non possono avermi abbandonato qui.

Balin, Bilbo, Thorin, Esmeralda, Lilian, David… no, non ce la faccio.

«Mi spiace» ripete Handir, alzandosi. Dopo avermi rivolto un’occhiata, all’apparenza sinceramente dispiaciuta, esce dalla stanza lasciandomi sola.

Porto la testa sotto le coperte, raggomitolandomi il più possibile. Inizio a singhiozzare, ignorando l’insopportabile mal di testa.


 

POV Esmeralda: 

 

«Da questa parte» fa strada lo hobbit, tra barili e bottiglie di vino. Dobbiamo fare pianissimo, perché altrimenti rischiamo di svegliare le guardie ubriache. Alla faccia degli elfi eleganti e saggi. 

«Non ci credo siamo nelle cantine» esclama concitato Kili, seppur mantenendo la voce bassa. 

«Dovevi portarci fuori non ancora più all’interno» prosegue Bofur, un passo avanti a me. 

«So quello che faccio. Entrate.. tutti nei barili, presto» risponde a tono Bilbo, indicandoci dei barili vuoti uno sopra l’altro. Alzo un sopracciglio, scettica. 

«Sei impazzito ci troveranno» Dwalin da voce ai miei pensieri

«No non è così ve l’assicuro. Vi prego, vi prego dovete fidarvi di me» commenta lo hobbit, pregando Thorin con lo sguardo. 

«Fate come dice»

Io, Dav e Lily però non ci muoviamo. Stringo le labbra, innervosita. Non vedo Ska da nessuna parte.

«Bilbo» David gli si avvicina, inquieto «Dov’è Alaska?» Il piccolo hobbit non risponde, facendo un passo indietro e guardandosi nervosamente intorno.

Un orrendo pensiero che avevo cercato di scacciare dalla mente, torna prepotentemente a farsi strada. 

«Bilbo» lo incalza il mio amico, mentre sento i muscoli tendersi.

«Sentite mi dispiace di avervi mentito, ma era l’unico modo per convincervi a seguirmi. Alaska sta bene, ma ancora non riesce a camminare ed è costantemente controllata..» 

«Tu, stronzo» scatto in avanti nel tentativo di mettergli le mani al collo, ma vengo prontamente fermata da qualcuno. Mi volto di scatto, trovandomi faccia a faccia con Kili. Cerco di divincolarmi ma, anche se molto più basso di me, la sua presa è incredibilmente forte.

«Noi non andiamo da nessuna parte senza di lei» esclama decisa Lily, anche se è chiaro che è terrorizzata. 

«Lo so che ci tenete a lei, ma ora non potrebbe seguirci. Appena troveremo Gandalf glielo diremo e lui ci aiuterà a farla uscire di qui» si volta verso Thorin, immobile in piedi davanti al barile «Ti prego Thorin, pensa alla missione» sono le ultime parole di Bilbo, seguite da attimi di assoluto silenzio.

«Tutti nei barili, forza» commenta infine, chinando il capo ed entrandoci a sua volta. Sento la rabbia tornarmi a salire, rendendomi conto che tutti i nani hanno obbedito all’ordine di quest’idiota. 

«Non potete abbandonarla» urlo rivolta a Thorin. Non me ne frega se così sveglio gli elfi, anzi. Da una parte spero che ci trovino. Meglio rinchiusi che andarcene senza Ska.

«Non l’abbandoneremo» al sentire la sua frase mi immobilizzo. Per la prima volta da quando l’ho incontrato, provo comprensione per il re sotto la montagna «torneremo a prenderla, avete la mia parola» 

Lo vedo. Riesco a vedere la sofferenza che sta provando al pensiero di lasciarla sola, in questo posto. Ma i doveri di un sovrano verso il proprio popolo vengono prima di tutto.

«Mi dispiace» la voce di Bilbo mi fa voltare di scatto verso di lui, proprio mentre tira una leva. 

Il pavimento sparisce all’improvviso e, con un urlo, precipitiamo.


 

Angolo dell’autrice: Due mesi e un giorno dal mio ultimo aggiornamento. Sono davvero imperdonabile. 

Vi chiedo scusa dal più profondo del cuore, ma è stato un periodo strano. Da ora in poi credo che riuscirò a pubblicare solo una volta a settimana… sicuramente meglio di due mesi xD 

Riguardo la storia: sono stata giorni a cercare le regole grammaticali del Sindarin per comporre qualche frase, ma è stato davvero difficile. Se ho sbagliato qualcosa (probabile), chiedo scusa.

Al prossimo capitolo, 
Un abbraccione e grazie a chi mi continuerà a seguire (ah avete il permesso di offendermi per il clamoroso ritardo!)

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Capitolo 7
*** Barili, ferite e contrattazioni ***





Barili, ferite e contrattazioni

 



POV Lily:

 

Sto ancora urlando quando con un tonfo raggiungo l’acqua, che mi sommerge completamente. Appena riesco ad emergere annaspo in preda al panico, muovendo le braccia come un’ossessa. 

«Lily» qualcuno urla il mio nome, prendendomi per le spalle e trascinandomi subito dopo dentro un barile. 

Tossisco, sentendomi i polmoni scoppiare, mentre la corrente ci sbalza di qua e di là. La persona che mi ha tirato fuori mi sta tenendo con forza vicino a sé. 

Alzo lo sguardo, trovandomi davanti il viso di Fili. 

Se non fosse una situazione così assurda inizierei a piangere. Per aver lasciato indietro Ska, per lo spavento della caduta, per il sollievo di essere stata salvata da Fili. 

«Grazie» mormoro solamente, mentre sbattiamo contro una roccia che mi fa praticamente spiaccicare al corpo del nano. Imbarazzata cerco di allontanarmi, per quanto ciò risulti praticamente impossibile visto che siamo dentro una specie di botte che ci contiene a fatica. 

Mi osservo attorno, preoccupata. 

David, anche lui caduto nel fiume senza barile, è stretto a Esmeralda. Vorrei dargli una mano, ma non so davvero come fare. 

«Qualcuno li aiuti» urlo, nella speranza che un nano mi ascolti. 

Fortunatamente Bofur e Kili, che sono i più vicini a loro, rispondono alla mia supplica. Con grande difficoltà riescono a tirare dentro i loro barili Esme e Dav, subito prima di finire in una cascata. 

La rapida caduta ci fa andare sott'acqua per qualche secondo, ma fortunatamente le botti non si spezzano. 

All’improvviso in lontananza sentiamo risuonare un corno. 

Mi volto spaventata, proprio mentre i cancelli dell'uscita si chiudono. Non potendo arrestare in alcun modo le botti, ci fermiamo violentemente in gruppo.

L'impatto mi fa picchiare con forza contro il barile. Gemo piano. 

«Tutto bene?» nonostante in questo momento stia dando le spalle a Fili, il suo corpo è praticamente attaccato al mio visto il poco spazio disponibile. 

Nel sentire la sua voce così vicina, non posso fare a meno di rabbrividire. 

Annuisco nello stesso momento in cui delle orrende creature spuntano da ogni dove, iniziando ad uccidere gli elfi che sono di guardia ai cancelli e venendo verso di noi. Urlo, mentre i nani cercano di difendersi come possono. 

Con mio grande orrore noto Kili saltare dal suo barile alla terra ferma, subito seguito dalla mia amica. 

Che cazzo vuole fare quella scema?

«Esme attenta» la voce mia e quella di Dav risuona nello stesso momento. 

Immediatamente li orchi sono addosso ad entrambi. Fili e Dwalin gli lanciano delle spade, che per fortuna riescono a prendere al volo. 

Kili sa difendersi molto bene e, con mia sorpresa, anche Esme riesce a cavarsela, uccidendo addirittura un paio di mostri. 

Il nano corre verso la leva che tiene chiusa la grata, mentre Esme gli guarda le spalle. Ma queste bestie schifose sembrano moltiplicarsi. 

«Ah» la mia amica urla lasciando cadere la spada, ferita ad un braccio. L'orco sta per colpirla nuovamente, ma Kili la salva decapitandolo.

Oddio che ansia. Stringo con forza il braccio di Fili, mentre entrambi fissiamo le due persone a cui teniamo particolarmente.

Qualcuno colpisce all’improvviso il nano con una freccia, proprio mentre sta per tirare la leva. 

«Kili» l'urlo questa volta non proviene da me, ma da suo fratello. 

Fortunatamente intanto stanno accorrendo altri elfi, tra cui il biondo e la donna dai capelli rossi. È proprio lei che salva i miei due amici e per questo le sarò grata a vita. 

Mentre gli orchi combattono con gli elfi Esme, nonostante sia ferita, aiuta Kili ad abbassare la leva e ad aprire i cancelli. 

Con uno sforzo incredibile la mia amica spinge di sotto il nano, facendolo cadere dentro il barile vuoto. Ripartiamo, proprio nel momento in cui Esme salta nelle acque gelide del torrente.

 

 

POV Alaska:
 

Sento la porta chiudersi piano, ma aspetto ugualmente qualche secondo. 

Quando sono sicura di essere sola in camera alzo la testa il più lentamente possibile per evitare che le fitte peggiorino ancora. 

Butto un'occhiata al comodino vicino al letto. 

Come pensavo un vassoio pieno di verdura e frutta è poggiato sul mobile. Insieme ad esso c'è anche un boccale riempito con qualcosa. D’istinto ingoio la saliva e, immediatamente, la gola secca mi brucia facendomi un male cane. Non so nemmeno più quanto tempo è passato da quando ho bevuto o mangiato l'ultima volta. 

Afferro, sempre con movimenti lenti e controllati, il bicchiere. Lo porto alle labbra, bevendo un sorso. 

È semplicemente acqua. 

Nonostante ciò però sento comunque una sensazione di sollievo alla gola. Vuoto il boccale in piccoli sorsi, rimettendolo subito dopo nel vassoio. Il cibo non lo degno nemmeno di uno sguardo. 

Non ho proprio voglia di mangiare. 

Mi giro sul fianco destro, per far si che la gamba ferita non mi dia fitte. 

Sospiro, stanca. 

Gli occhi mi bruciano da morire. Non riesco a credere che i miei migliori amici mi abbiano abbandonata qui. Dev'esserci per forza un motivo. 

«Dovete mangiare qualcosa» 

Mi giro di scatto, provocandomi un'ondata dolorosa sia alla testa che alla gamba.

«Ah» un gemito esce dalle labbra contro la mia volontà.

Handir, immobile in un angolo della stanza, mi osserva. 

Cerco di tirarmi su, ma il movimento mi risulta più difficile del previsto. L'elfo si avvicina frettolosamente al letto, per aiutarmi. La sua presa è gentile, ma anche incredibilmente forte. Sistema dei cuscini tra lo schienale del letto e il mio corpo. 

Dal suo viso e dai suoi movimenti sembra che io pesi come una piuma. 

Trovandomelo così vicino per la prima volta, non posso fare a meno di osservare il suo volto. Ha dei bellissimi lineamenti, eleganti e forti al tempo stesso. Gli occhi sono di un incredibile nocciola e, come tutti gli elfi, non c’è nessun accenno di barba sul suo viso. 

Resta qualche secondo immobile, lo sguardo fisso nel mio come a voler scoprire i miei pensieri.

«Dovete mangiare» ripete alla fine, mentre torna in posizione eretta, allontanandosi da me. Non rispondo, puntando gli occhi su una rifinitura dell’ampio armadio. 

«Sentite..» porta le braccia dietro la schiena interrompendosi, evidentemente incerto su come continuare «posso almeno sapere come vi chiamate?» 

Resto chiusa nel mio silenzio, aspettando che si levi dalle palle e mi lasci nuovamente sola.

«Va bene, ho capito. Non volete parlarmi» con la coda dell’occhio noto che sta facendo qualche passo indietro «però Eledhwen, mangiate qualcosa. Ve ne prego» 

Eledhwen? Eh? Sono quasi tentata di chiedergli che significa.. ma no alla fine che vuoi che mi importi.

Comunque dopo l’ultima frase sorride in cenno di saluto ed esce silenzioso dalla stanza.. e io mi ritrovo nuovamente sola con i miei pensieri.

 

 

POV David:
 

Appena passiamo i cancelli ci troviamo subito in prossimità di un'altra piccola cascata. L'impatto è forte, ma anche questa volta i barili reggono. 

Mi volto terrorizzato alla ricerca di Esmeralda, che sta cercando con fatica di rimanere a galla. Per fortuna Dwalin riesce a prenderla al volo prima che anneghi. 

«David stai giù!» mi urla Bofur mentre colpisce con un rapido movimento una delle bestie schifose che si era avvicinata al nostro barile. Mi piego il più possibile per non intralciarlo, anche se lo spazio disponibile è davvero poco, se non nullo. 

Tutto quello che sta succedendo mi sembra una follia. 

«Ahi» urlo, quando sento per un attimo un peso sulla testa. 

D'istinto alzo lo sguardo. 

Incredulo, e anche abbastanza incazzato, noto che l'elfo biondo sta saltando agilmente da un barile all'altro, poggiandosi sulle nostre teste. 

Cerco con lo sguardo Lils ed Esme. Non voglio perderle di vista neanche un momento. Aver lasciato indietro Ska, nonostante non di mia spontanea volontà, mi tormenta. 

Non posso permettermi di perdere anche loro. 

Con sollievo noto che sono entrambe protette dai nani. Lils è attaccata a Fili e questo, nonostante la tragica situazione, mi fa scappare un sorriso. Quella scema  per trovare qualcuno che le piaceva davvero doveva entrare dentro ad un libro. 

«Attento» d'istinto abbasso il capo, nello stesso istante in cui Bofur decapita un orco che era appena saltato verso di noi. 

«Grazie» commento, riconoscente.

 Un colpo improvviso al fianco mi toglie il respiro per un breve attimo. La corrente continua ad essere forte, è un miracolo che le botti non si siano ancora spezzate. 

Sposto gli occhi su Esme, preoccupato. 

È piegata su se stessa, la mano destra stretta sul braccio insanguinato. Con mio grande stupore noto che Dwalin la tiene stretta a sé con un braccio, mentre con l'altro cerca di combattere contro gli orchi che si avvicinano. 

Il pelatone muscoloso ha appena guadagnato diversi punti. 

Gli orchi continuano a seguirci, ma la corrente è molto veloce e presto li perdiamo di vista. Continuiamo a venire sbalzati da per tutto in mezzo alle rapide. 

Finalmente, dopo un tempo che sembra infinito, il fiume sembra rallentare. Usando le ultime forze rimaste, riusciamo a fermarci in una piccola insenatura. 

Esco con fatica dal barile dopo Bofur. I vestiti fradici infatti sembrano pesare migliaia di chili, rendendomi i movimenti penosamente impacciati. Le mie amiche vengono aiutate dai nani. 

Io e Lils andiamo subito da Esmeralda, che si è seduta su di una roccia. 

«Come stai?» le chiedo, mentre la biondina la stritola in un abbraccio.

«Sto bene è solo un graffio, però Lily così mi stritoli» le sorride cercando di rassicurarla, ma è evidente che sta soffrendo. 

«Quand'è che hai imparato a usare la spada?» le chiedo, mentre mi siedo esausto accanto a lei. 

«Ehi scemo io so fare tutto. Sennò non sarei la più figa del gruppo» mi da una leggera botta con la spalla. Nel farlo però muove anche il braccio, e una smorfia di dolore le si dipinge sulla faccia. 

«In realtà è perché da piccola ho preso qualche lezione di scherma, anche se devo dire che non pensavo di cavarmela così bene» continua il discorso, cercando di far finta di niente 

«Devi essere curata» la interrompe preoccupata Lils, che come me si è accorta del dolore che sta provando Esme. 

«Anche Kili ha bisogno di cure» esclama Fili, che è accanto al fratello poco lontano da noi «bisogna fasciargli la gamba»

«Abbiamo un branco di orchi alle calcagna. Continuiamo a muoverci» commenta Thorin in piedi su di una roccia, mentre si guarda intorno.

Mi alzo di scatto, guardandolo male.

«Prima lasci indietro Alaska e ora nemmeno vuoi curare tuo nipote e Esmeralda?» urlo incazzato, mentre stringo i pugni «non è che in realtà il tuo scopo è quello di farci fuori tutti?» 

«Come osi..» il suo tono di voce è spaventosamente calmo, mentre si avvicina a me con fare minaccioso. 

«Basta così» la voce di Balin non ammette repliche «non è il momento di litigare tra noi» 

Thorin mi fulmina con lo sguardo, ma poi si volta tornando a camminare sui massi.

«Fasciategli le ferite. Avete due minuti» fine del discorso.

Sbuffo, mentre mi risiedo accanto ad Esme, che intanto viene fasciata in maniera impacciata da Lils.

Mi giro verso Ori, che sta svuotando il suo stivale pieno d’acqua nel fiume, proprio nel momento in cui un’ombra apparsa all’improvviso gli punta contro un’arco.

Dwalin si mette in mezzo, con un bastone in mano. Lo sconosciuto scocca la freccia, colpendo il centro del legno con una precisione incredibile.

Sento che sto trattenendo il respiro, in ansia.

Kili si alza cercando di colpirlo con una pietra, ma anche questa volta il tipo è più veloce e, con un’altra freccia, fa volare via il masso dalla mano del nano.

Con uno scatto qualcuno mi passa accanto, cercando di buttarsi verso lo sconosciuto. Lui però se ne accorge, puntando immediatamente l’arco verso la figura che è ormai ad un solo passo da lui. Sgrano gli occhi quando mi accorgo che è proprio quella scema di Esmeralda ad aver cercato di fermarlo.

«Fai un altro passo e sei morta»

Mi alzo subito, prendendo con forza la mia amica per il braccio non ferito e trascinandola dietro di me.

«Eh scusami ma… sei di pontelagolungo se non vado errato» ci voltiamo tutti verso Balin, che ha preso parola evidentemente cercando di calmare l’arciere «quella tua chiatta non sarebbe possibile noleggiarla per caso?»

L’uomo non risponde, ma abbassa l’arco e, spostando un barile, si avvia verso un punto vicino alla riva. Lo seguiamo, aiutandolo a spostare i barili su un piccolo molo, dove è ormeggiata una barchetta.

«Cosa ti fa pensare che vi aiuterò?» si decide finalmente a rispondere, mentre inizia a spostare le botti dentro la barca.

«Quegli stivali hanno visto giorni migliori, come quel cappotto..» attacca Balin «ah, no sospetto che tu abbia delle bocche da sfamare. Quanti bambini?» cavolo se è bravo, il vecchietto. 

Sembra uno di quei commercianti porta a porta che riuscirebbero a convincerti a comprare di tutto.

«Un maschio e due femmine» risponde risoluto l’uomo con il codino, continuando a muovere i barili

«Però si è dato da fare il tipo» commenta accanto a me Esme, non troppo a bassa voce. Non cambierà mai.

«Come scusa?» lui si ferma, osservando freddamente la mia amica.

«E ehm.. tua moglie immagino che sia una bellezza» interviene Balin sorridendo, cercando evidentemente di cambiare discorso.

«Si lo era» mormora, dandoci le spalle. 

Oddio santo.  Quest’uomo mette una tristezza assurda.

«Mi dispiace non intendevo..» attacca Balin, scuotendo piano la testa 

«Oh avanti basta.. bando alle ciance» lo interrompe Dwalin, visibilmente incazzato. 

Vai pelatone diglielo! Facciamo tutti il tifo per te.

«Perché tanta fretta?»

«E perché ti interessa?» risponde subito in maniera aggressiva Esme, le braccia strette lungo i fianchi. La conosco e so che muore dalla voglia di incrociare le braccia come fa di solito, ma la ferita non glielo permette.

«Oh vorrei sapere chi siete» l’uomo scende dalla barchetta, avvicinandosi a noi «E che cosa ci fate in queste terre» si ferma a un passo dalla mora, squadrandola attentamente. 

Ma che hanno tutti in questo mondo?

«Non vedo cosa ti dovrebbe fregare» commenta sbuffando Esme. Le do un calcetto, per implorarla di chiudere il becco.

«Siamo dei semplici mercanti delle montagne blu…» di nuovo Balin sembra salvare la situazione «in viaggio per vedere i nostri parenti sui colli ferrosi»

«Semplici mercanti tu dici» il tono dell’arciere è palesemente ironico.

«Certo e noi tre» la mora indica lei, me e Lils «siamo parenti di una persona a pontelagolungo» 

Eh? Mi volto a guardarla, sconvolto. Ha messo su il suo classico sorrisino da “sto dicendo una mega cazzata, ma tanto sono carina quando sorrido quindi nessuno ci farà caso” 

«E, sentiamo, chi sarebbe questa persona?» chiede l’uomo piegandosi leggermente verso di lei, sorridendo a sua volta.

Merda.

«Maryn» il tono è super mega convincente.

La ferita deve averle dato alla testa. Non c’è altra spiegazione.

«Maryn, certo» ride leggermente, tornando ad occuparsi dei barili. Ovviamente non c’è cascato. Chi poi cascherebbe a simili cazzate?

«Ci occorrono provviste, cibo, armi… puoi aiutarci?» finalmente anche il grande Thorin scudodiquercia ci onora della sua parola. 

L’uomo sospira, osservando per qualche istante le botti.

«So da dove sono arrivati questi barili»

«Perciò?» lo incalza Thorin, impaziente.

«Non so che affari avevate con gli elfi, ma non credo sia finita bene» 

Ahi. Questo non ci aiuterà mai.

«Perspicace» commenta ironica Esme, alzando un sopracciglio. 

Lui la osserva per un attimo e poi, ignorandola beatamente, continua il suo discorso. 

«Si entra a pontelagolungo solo con il permesso del governatore» inizia ad arrotolare velocemente la corda che teneva ancorata la barca al molo «tutte le sue ricchezze vengono dagli scambi del reame boscoso… vi metterebbe ai ferri, prima di rischiare l’ira di re Thranduil» 

Lancia la fune ad Esme che sobbalza colta alla sprovvista, riuscendo però a prenderla al volo con il braccio sano.

«Offrigli di più» esclama a bassa voce Thorin a Balin.

«Beh credo che ci siano altri modi per entrare senza essere visti dal governatore o dalle sue guardie» intervengo avvicinandomi all’uomo, notando che Balin ha un attimo di incertezza.

«Certo, ma per quello vi ci vorrebbe un contrabbandiere» 

«Per il quale potremmo pagare di più» sussurro vicino all’uomo, cercando di essere il più convincente possibile.

«Il doppio.. potremmo pagare il doppio» si affretta ad aggiungere il vecchio nano.

Lui ci osserva qualche attimo e poi, con un cenno silenzioso del capo, ci invita a salire sulla barca.

 

 

Angolo dell’autrice:

Salve!
Sono riuscita a pubblicare due capitoli in una settimana, quasi mi commuovo xD Almeno così spero di essermi fatta perdonare per i due mesi di silenzio.

Comunque ci sono delle novità:

  • la prima è che, tra un paio di ore, cambierò il titolo della storia: ve lo comunico prima così quando leggerete un titolo diverso capirete comunque che è la mia. Ho deciso di accorciarlo in “I don't regret nor will I forget all who took the road with me”, perché nonostante il titolo di ora sia perfetto è decisamente troppo lungo. 
  • la seconda novità è che ho deciso che pubblicherò i capitoli SICURAMENTE OGNI MARTEDÌ e, se riesco, anche il venerdì. Preferisco darmi dei giorni precisi che andare a caso.
  • l’ultima cosa è che quando finirò questa storia, ho già in mente un continuo. In realtà ne avrei due, ma il secondo magari farò solo una one shot… ora vedo.

 

Ma passiamo al capitolo: che dire.. i nostri eroi, tra mille peripezie, hanno appena incontrato un nuovo importante personaggio. Mentre la nostra povera Ska per ora è prigioniera degli elfi. 


In tantissimi avete messo la storia tra le preferite/seguite/ricordate e io non posso far altro che ringraziarvi infinitamente!

A martedì miei cari!
un bacio,
yukiko.

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Capitolo 8
*** Ed io mantengo sempre la mia parola ***





Ed io mantengo sempre la mia parola


 

POV Alaska:
 

Per la milionesima volta cambio posizione, mettendomi prona. 
Una fitta mi percuote la testa, ma è molto meno intensa rispetto al giorno precedente. Almeno credo che sia passato un giorno. Qui non ci sono finestre, né orologi, quindi è facile perdere la cognizione del tempo. 

Sto cercando di orientarmi con i pasti. 

Se le mie teorie sono esatte ieri mi hanno portato due volte il vassoio, poi sono passate diverse ore e per ora oggi solo una volta. Quindi probabilmente quello di prima era il pranzo e ora è metà pomeriggio. 

Boh. Alla fine non mi interessa, voglio solo andare via da qui. 

Ancora non ho toccato niente da mangiare. Non voglio il cibo di qualcuno che, seppur con modi gentili, mi tiene prigioniera. 

Generalmente è Handir che mi porta il pasto, pregandomi di mangiare qualcosa. Io lo ignoro e così se ne va, per tornare dopo un po’ a riprendere il pasto ancora integro. 

Comunque anche la ferita alla gamba presumo stia guarendo in fretta, visto che prima ho provato a fare qualche passo e riesco a camminare quasi normalmente. 

Certo il dolore ancora è discreto, ma posso controllarlo. 

Se i miei calcoli sono esatti tra un po’ dovrebbero portare la cena e poi c’è la notte. Approfitterò di quel momento per cercare di scappare. 

Devo assolutamente trovare gli altri; un po’ per avere delle spiegazioni e un po’ perché continuo ad avere una sensazione davvero angosciante.

Ho davvero paura per loro. 

Sento la porta aprirsi e richiudersi piano, ma non mi muovo di un millimetro. 

Evidentemente è già ora di cena. Strano. Aspetto di sentire l'ormai familiare rumore del vassoio quando viene appoggiato sul comodino, ma ciò non avviene. 

«Credevo che salutare fosse usanza anche per gli umani» tono freddo, piatto «evidentemente il mio era un pensiero errato» 

Mi giro il più velocemente possibile, per quanto il mio corpo ferito me lo consenta, verso la fonte della voce. Assottiglio gli occhi, ma non rispondo alla provocazione del re.. Tanduil se non ricordo male. O era Tanduir? 

«Handir dice il vero» commenta rivolto più a se stesso che a me «che io sappia non sei stata ferita alla lingua. E allora perché ti ostini a non parlare né a mangiare?»

In questo momento non porta la corona, ma ha comunque un'aria dannatamente regale nel suo elegante vestito blu scuro, con quei lunghi e perfetti capelli biondi. In realtà credo che anche se indossasse la tuta sembrerebbe comunque un re. O forse solo un tipo semplicemente spocchioso ed esaltato.

«Credi davvero che facendoti morire di fame aiuterai i tuoi dubbi amici?» alza un sopracciglio, scettico. 

«Grazie per avermi curata, ma adesso vorrei poter raggiungere il mio gruppo» cerco di usare il tono più carino possibile, anche se la voce roca non mi aiuta. Mi schiarisco la gola, imbarazzata.

«E dove pensi di andare?» muove pigramente una mano, annoiato «Suppongo che tu non conosca questi luoghi, quindi ti perderesti e molto probabilmente moriresti nel giro di un’ora. Inoltre» un sorriso perfido gli si dipinge sul volto «ti hanno lasciata indietro a quanto vedo, ne deduco che non sei così essenziale per loro» 

«Se lo avete dedotto voi, che siete il grande re degli elfi di Bosco Atro, allora deve essere proprio così» rispondo al sorriso in segno di sfida. 

Se pensa di ferirmi o demoralizzarmi con queste subdole insinuazioni, si sbaglia di grosso. Sui nani potrei avere qualche dubbio, ma non sui miei migliori amici. 

Loro non mi avrebbero mai lasciata indietro, se non costretti. Mai. 

«Bene, pensala come vuoi umana» il suo tono si è fatto decisamente minaccioso «liberissima di non credere al fatto che Thorin Scudodiquercia mi ha personalmente detto di non volermi dire il motivo del loro viaggio, nonostante io gli abbia dato la mia parola che se me lo avesse detto ti avrei liberato» si volta verso la porta, iniziando ad uscire «Ed io mantengo sempre la mia parola» mi da le spalle, ma sono sicura che sta sorridendo, cattivo.

«Ah quasi dimenticavo» attacca, senza guardarmi in faccia «resterai nel mio regno tutto il tempo che vorrò. E ringrazia che sei qui e non dentro una cella» sparisce in un secondo, chiudendosi la porta alle spalle. 

Prendo con forza un cuscino e, con tutta la forza che ho, lo tiro verso la porta. 

«Vaffanculo» urlo, mentre calde lacrime iniziano a rigarmi le guance. 

 

 

POV Esmeralda:

 

Dopo essere saliti tutti, il tipo si è messo in fondo per riuscire a manovrare la nave con un grosso legno. 

Adesso è da qualche minuto che stiamo navigando nel lago. 

Do un'occhiata distratta all'uomo, per poi far vagare lo sguardo un po' da per tutto. 

Attorno a noi si è formata una nebbia piuttosto inquietante, che ci impedisce di vedere il panorama e il cielo. Sono seduta in mezzo a Dav e Lily, a sua volta seduta accanto a Fili. Ogni volta che lo guarda ha gli occhi a cuoricino, è così tenera. 

Un po' come quando Dav guarda Ska, o Ska guarda Thorin. 

Già Thorin… automaticamente il mio sguardo si sposta su tutta la nave, alla ricerca del suo volto. 

In piedi sul lato destro della nave dà a tutti le noi le spalle, intento ad osservare chissà cosa. Le mani sono appoggiate sul bordo della chiatta, le maniche della camicia blu arrotolate fin quasi ai gomiti. Ha le braccia leggermente piegate e questo, insieme alle spalle curve, gli conferisce un'aria strana, non da lui. Sembra quasi stanco. 

Mi alzo lasciando Dav e gli altri ai loro discorsi, per raggiunge Thorin. Mi appoggio con i gomiti sul bordo, sia per essere alla sua altezza sia per comodità. Per fortuna da questa posizione la ferita non fa male più di tanto. 

«Ehi» inizio con il mio solito tono sicuro, anche se nel profondo sono davvero incerta su cosa poter dire. In realtà non so nemmeno il reale motivo per cui sono venuta qui da lui.

Thorin si volta verso di me con fare apparentemente disinteressato solo per un attimo, per poi tornare ad osservare il lago. 

Restiamo muti per un po', ascoltando il suono della nave che si infrange nell’acqua e il chiacchiericcio degli altri componenti del gruppo.

«Sarebbe sopravvissuta?» mi giro incuriosita verso Thorin. Non rispondo, presa in contro piede dalla sua domanda.

«Sarebbe sopravvissuta alla traversata nel fiume, dentro le botti, nelle sue condizioni?» Il nano tiene gli occhi fissi sull'orizzonte, evitando di guardarmi.

«Non lo so. Forse.» ammetto sincera «anche se credo che avrebbe preferito rischiare la vita insieme a noi, piuttosto che stare prigioniera in un luogo sconosciuto e credendo di essere stata abbandonata da tutti» so che queste parole lo feriscono, ma non mi interessa «la conosco. Se sa che ce ne siamo andati senza di lei, ne soffrirà tantissimo» la mia voce trema leggermente. Mi schiarisco la gola, cercando di trovare il controllo. 

La verità è che ho paura… Ska è abbastanza forte su certe cose, ma ha sempre avuto noi al suo fianco. Adesso temo che possa commettere qualche cazzata. 

Quando mi calmo, noto che Thorin ha le mani serrate intorno al bordo, la testa piegata sul suo corpo. Dopo un attimo però si raddrizza e quando si volta a guardarmi è lo stesso di sempre. 

«Quando arriveremo a Pontelagolungo tu, David e Lilian rimarrete là, mentre noi andremo ad Erebor, a reclamare ciò che è nostro» 

Incrocia le braccia, appoggiandosi alla nave e dando così le spalle all'acqua 

«Se quando partiamo Gandalf ancora non si è visto, voi aspettate a Pontelagolungo lui o noi. Se noi non dovessimo tornare, e ciò è possibile, quando lo stregone si farà vivo ditegli di Alaska. Ditegli che Thranduil la sta tenendo prigioniera nel suo regno. Gandalf vi aiuterà» annuisco, cercando di memorizzare il suo discorso «comunque se riuscirò a sopravvivere, sarò io stesso a prendermi la responsabilità di andare a liberarla il più presto possibile. Infondo è colpa mia se è lì» si volta di scatto, tornando a fissare il lago. 

Non capisco bene perché dovrebbero morire o cosa li attende in questa Erebor, ma non insisto perché nonostante ancora non lo conosca bene, intuisco che per lui il discorso è chiuso. 

Non ho voglia di tornare a sedermi con gli altri, così mi incammino dall'uomo, sedendomi sul bordo della nave a pochi passi da lui. 

Il tipo sembra sorpreso, ma decide di ignorarmi continuando a guidare la chiatta. 

Lo osservo, curiosa. Da quando siamo qui è il primo uomo che incontriamo… ad eccezione di Gandalf, ma non sono poi così convinta che lui sia un semplice essere umano. 

Comunque i vaghi ricordi che credo di avere del libro devono essere sbagliati. Mi sembra di ricordare un anello speciale e un re umano bellissimo e giusto.. che però forse pensandoci era fidanzato con un'elfa. Peccato. Sarebbe stato figo avere una relazione con un futuro re. 

Beh comunque purtroppo la storia è completamente diversa da come ricordo. 

«Posso sapere il tuo nome?» sobbalzo, presa in contropiede dalla sua domanda. 

«Esmeralda» muovo i piedi sospesi in aria, mentre tengo le mani appoggiate sulle gambe «ma per i nani sono LinguaLunga. E il tuo di nome?» 

Lo osservo in attesa di una sua risposta.
Nonostante il cappotto vecchio e la sua aria trasandata è decisamente un bell'uomo. Forse è proprio questo aspetto non curato di lui… come il codino, la barba, i vestiti… a renderlo incredibilmente affascinante ai miei occhi.

«Mi chiamo Bard» risponde concentrato, senza staccare gli occhi dal pezzo di lago che si intravede da davanti la barca «credo che sia il soprannome più giusto che io abbia mai sentito» 

Rido, facendo la linguaccia. Tanto non mi sta guardando.

«Scusami Bard per prima, sono stata davvero maleducata» non è da me scusarmi, ma so di aver esagerato. Quando lo abbiamo incontrato avevo ancora l'adrenalina a mille per via degli orchi e delle rapide. 

«Beh almeno sei sincera... in questo assomigli a Maryn» si volta a guardarmi, sorridendo ironico. 

«Oh conosci Maryn» stringo le labbra, imbarazzata. 

«Certo, è una gran brava persona.. la ricordi molto sai?!» questa volta è lui a ridere, mentre alza un sopracciglio. 

Per fortuna Bilbo ci interrompe, raggiungendoci. Si siede accanto a me, iniziando a far dondolare anche lui le gambe. In confronto alle mie, le sue quasi sembrano quelle di un bambino. 

«Ehm io sono Bilbo Baggins» si presenta il piccoletto dai piedoni. 

«Piacere di conoscerti Bilbo» risponde l'uomo abbastanza educatamente. 

«E il tuo nome è?» chiede lo hobbit, leggermente a disagio. 

«Lui è Bard» mi intrometto io, dando una leggera botta sulla schiena a Bilbo, che si sbilancia in avanti rischiando di cadere. Forse non era così leggera. 

Comunque, mentre questi due iniziano a chiacchierare di varie cose, io mi isolo nel mio mondo. 

Osservo la superficie del lago parzialmente ghiacciato, pensando ad Alaska e a quello che sta facendo, alle avventure che stiamo vivendo e a cosa sta succedendo nel mio mondo. 

Volto lo sguardo verso lo hobbit e, sorpresa, noto che è tornato dagli altri. Sospiro e con un saltino scivolo giù dal bordo. Nel commettere il movimento però il braccio ferito mi da una fitta. Gemo, andando a cercare il punto con la mano dell'altro braccio. 

«Quando arriviamo a Pontelagolungo dobbiamo curarti» il tono è neutro e non mi degna di uno sguardo mentre guida la nave, ma mi fa comunque piacere.

«Grazie Bard» commento riconoscente, andando a raggiungere i miei amici. 

Mi siedo accanto a Dav, che delicatamente mi passa un braccio intorno alle spalle, senza farmi male. Piano piano sento l'energia venirmi meno, fino a quando non mi addormento, stanca. 

 

 

POV Alaska:

 

Sospiro impaziente, mentre aspetto che qualcuno entri a portarmi la cena. 

Per colpa di quello stronzo non faccio altro che chiedermi se davvero Thorin abbia preferito non dire niente a lui invece di liberarmi. 

Sorrido stancamente, quando penso alla differenza tra il re dei nani e il re degli elfi. Uno alto e biondo, l’altro molto basso e moro. Uno freddo, l’altro anche troppo irruento. Entrambi sono stronzi e belli a modo loro. So per certo che Thorin però, al contrario di quell’altro, ha sotto sotto anche un cuore. Sennò non avrebbe accolto nel gruppo me, Esme, Lily e Dav e non mi avrebbe salvata dai ragni. 

Handir entra silenzioso in camera, distraendomi dai miei pensieri. Indossa la classica casacca rosso scuro e i capelli sono sciolti, legati parzialmente ai due lati in un codino. Tra le mani tiene il vassoio con il cibo.

«Ciao» lo saluto, sorridendo. Lui sgrana impercettibilmente gli occhi, sorpreso. 

Finora non gli avevo mai rivolto la parola, quindi è comprensibile la sua reazione. Se devo scappare stanotte però, ho bisogno di più informazioni possibili.. e lui è l’unico che può darmele. 

«Ciao» risponde un po’ impacciato, lasciando il vassoio sul comodino. 

Mi siedo appoggiandomi ai cuscini e prendo il vassoio, mettendolo sulle gambe. 

«Handir» attacco, mentre prendo una piccola ciotola con dentro un brodo caldo, da cui sale un odorino niente male. Lo stomaco mi brontola dalla fame. «Posso sapere se è giorno o notte? Sai senza finestre non riesco a capire lo scorrere del tempo» 

«Il sole sta tramontando adesso, Eledhwen» sorride, visibilmente contento nel vedermi mangiare. Sta in piedi accanto al letto, le mani dietro la schiena.

Perfetto. Come avevo pensato.

«Ti posso fare una domanda?» chiedo, mentre con la mano destra gli indico il letto, invitandolo a sedersi. 

«Certo» si siede, sempre più sorpreso dal mio cambio repentino di umore. 

«Perché mi chiami Eledhwen? Che significa?» finita la zuppa, passo velocemente ad un piatto di verdure. Adesso che ho iniziato a mangiare non smetterei più. 

«Fanciulla degli elfi o splendore degli elfi, decidi tu quale dei due ti piace maggiormente» sorride, lo sguardo fisso sul vassoio. 

Smetto di mangiare, la posata ferma a mezz’aria. 

«Ma io non sono di certo uno splendore per voi elfi» commento, incredula. 

Handir finalmente si decide a guardarmi, sempre con un sorriso lieve sulle labbra.

«Per me lo sei e tanto basta» mi accarezza piano la mano sinistra, poggiata sul letto. 

Il primo impulso che ho è di spostarmi. Non per fastidio, solo perché questa cosa è decisamente imbarazzante. E’ così diverso dal suo re. 

«E poi non sapevo come chiamarti, visto che non mi vuoi dire il tuo nome» si affretta ad aggiungere, ritraendo la mano.  

«Eledhwen va benissimo» gli sorrido, mentre riprendo a mangiare. Svuotato il piatto di verdure mi concentro sulla frutta.

Mi porge un boccale pieno di un liquido ambrato. Lo afferro riconoscente, assaggiandolo subito. È stra stra stra buono. Credo che sia succo.

«E… ehm senti Pontelagolungo è lontano da qui?» butto là, mentre finisco di mangiare una succosa mela. A regola i miei amici sono diretti là, quindi ho bisogno di sapere la strada.

«No, non molto.. circa mezza giornata. Basta seguire il corso del fiume» assottiglia un po’ gli occhi. Merda, non devo farlo insospettire.

«Un giorno dovrò pure andare via di qui no?!» alzo le spalle, cercando di sorridere innocentemente. 

«Già» commenta, volgendo lo sguardo verso la porta. 

«Grazie per il cibo Handir, adesso se non ti dispiace vorrei risposare» simulo uno sbadiglio, sperando di dargliela a bere.

«Certo Eledhwen» si alza dal letto con un eleganza inaudita. 

«Riposa tranquilla» tende verso di me, posandomi un lieve bacio sulla fronte. 

Sento le guance bruciare, mentre lui esce portandosi dietro il vassoio. 

Se riuscirò a scappare questa notte, in qualche modo sentirò la sua mancanza.

 

 

POV David:

 

Sono tutto informicolito, ma cerco di non muovermi per non svegliare Esme. 

…le classiche ultime parole famose.
Esmeralda infatti si sveglia di soprassalto alla parola «attenzione» urlata da Bofur per far si che il chiattaiolo eviti qualcosa di enorme, presumo una rovina, apparso davanti a noi.

«Che stai cercando di fare? affogarci?» commenta acido thorin, in piedi sul lato destro della nave. La mora intanto si stacca da me, guardandosi intorno confusa.

«Sono nato e cresciuto in queste acque mastro nano» risponde l’uomo, continuando a guidare la nave con lo stesso ritmo «Se volessi affogarvi.. non lo farei qui» acidello anche questo tipo eh.

«Basta con questo sfrontato uomo di lago. Gettiamolo dalla barca e facciamola finita» ecco. Ci mancava solo l’antipatico per eccellenza, il pelatone muscoloso.

«Dwalin il tuo senso dell’umorismo è sempre decisamente elevato» borbotta Esme, alzando un sopracciglio

«Così come la tua lingua, cara Lingualunga» metto la mano davanti alla bocca della mora, per evitare che continui il battibecco con il nano. Nel farlo però mi volto verso  l’arciere e noto che sta fissando me e la mia amica.

Che cavolo vuole?

«Bard» ci giriamo di scatto verso Bilbo che è in piedi poco lontano da noi «il suo nome è Bard» incrocia le braccia, scocciato.

«Come lo sai?» chiede Bofur, con tono curioso. Prima lo hobbit ed Esme parlavano con lui, sicuramente si sono presentati.

«Ah… gliel’ho chiesto» rido di fronte al sarcasmo di Bilbo. Questo piccoletto mi sorprende sempre. 

«Non mi interessa come si chiama… quello non mi piace» sbuffa Dwalin appoggiato ai barili. Thorin si sposta silenzioso verso il gruppo, andando a mettersi vicino al pelatone.

«Non ci deve piacere per forza» interviene Balin prima che Esme, che è già pronta a ribattere, possa dire qualcosa «dobbiamo soltanto pagarlo» detto questo si volta ad osservarci tutti «su forza ragazzi svuotate le tasche»

«Io non ho un soldo» commento grattandomi la testa, imbarazzato. 

«Nemmeno io» «e anche io uguale, scusate» fortuna che non sono l’unico.. anche Lils ed Esme sono senza un centesimo. Beh giustamente non è colpa nostra se ci siamo risvegliati all’improvviso in un altro mondo.

«Come sappiamo che non ci tradirà?» sento dire piano il pelatone a Thorin, mentre gli altri iniziano a tirare fuori i soldi rimasti. In tutto questo vociare non sento la risposta del capo dei nani.

«C’è solo un piccolo problema…»  ci voltiamo tutti di nuovo verso Balin, curiosi «ci mancano dieci monete»

«Gloin.. avanti dacci quello che hai» borbotta il capo dei nani a braccia incrociate rivolto a Gloin. 

«Non guardate me» il tono del nano è abbastanza petulante, tanto da farmi fare una breve risata «io sono stato dissanguato da questa avventura» mentre parla, noto che tutti si stanno mettendo in piedi ad osservare qualcosa all’orizzonte «che ho ottenuto dal mio investimento?» ci alziamo subito anche io, Esme e Lils «nient’altro che miseria e dolore e…» 

Gloin si zitta quando ci vede tutti in piedi e si alza anche lui. Sfocata per colpa della nebbia, riusciamo a vedere in lontananza una montagna. Da come la guardano i nani, deve essere sicuramente la loro meta. 

«Per la mia barba.. prendi prendi tutto quanto» Gloin, con la voce commossa, da il suo sacchetto delle monete a Balin. Cavolo quella montagna deve essere davvero importante per loro.

«È Erebor quella?» chiede Esme a Bofur, gli occhi attenti e curiosi.

«Si Lingualunga, si» risponde piano lui, quasi per paura di poter danneggiare l’atmosfera.

Atmosfera che viene interrotta prontamente da Bard che si sta avvicinando molto velocemente

«Il denaro! Presto datemelo» l’uomo tende il braccio frettolosamente.

«Ti pagheremo quando avremo le nostre provviste, non prima» risponde subito Thorin, visibilmente incazzato.

«Se apprezzate la libertà farete come vi dico» Bard indica con gli occhi qualcosa oltre la nave. Ci voltiamo e dalla nebbia vediamo spuntare le prime case, costruite su palafitte dentro il lago «ci sono guardie più avanti»

 

 

Angolo dell’autrice:
 

Avevo detto che pubblicavo martedì e così è stato (sorvoliamo sul fatto che manca meno di un’ora a mercoledì xD)

Finalmente siamo arrivati a Pontelagolungo.. chissà che succederà ora? La nostra Alaska riuscirà a scappare? Vedremo, vedremo.

Come sempre vi ringrazio tantissimo per tutto l’affetto, vi adoro <3

Ci sentiamo venerdì se riesco, altrimenti a martedì.
Un bacio,
yukiko.

 

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