Storia di una gamer

di meme_97
(/viewuser.php?uid=470829)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Il cecchino ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo

 

Emise un sospiro e si tolse le cuffie dalla testa, posandole sulla scrivania. Elena aveva appena smesso di giocare a Mass Effect 3 e la testa le pulsava: era rimasta troppo tempo incollata al suo computer. Sentì aprire la porta di casa e dei passi stanchi entrare nervosamente. La mamma entrò nella stanza furibonda:
“Hai visto che ore sono? È l'una di notte e domani devi andare a scuola! Io ti lascio sola per portare tua sorella all'aeroporto e tu cosa fai? Ti attacchi a quella cosa!”
La ragazza la guardò basita. Non l'aveva neanche salutata e già la rimproverava, da non credere.
“Ma', domani entriamo un'ora dopo, volevo solo rilassarmi...”
“Non ha importanza, ora fila a letto.”
Fece per allontanarsi, ma poi aggiunse:
“Ah, e il computer non lo accendi per una settimana!”
“Cosa?! Mamma, scusa, non lo farò più, ti prego..!”
Ma la madre era già uscita sbattendo la porta.
Cazzo, imprecò mentalmente. In fondo poteva capirla, però. Non era la prima volta che la portava all'esasperazione in quel modo, anche se non lo riteneva giusto ugualmente.
Ho diciassette anni, ormai, posso fare come mi pare? Pensava ingenuamente.

Nonostante tutto, la settimana passò velocemente. L'astinenza da pc portò Elena a concentrarsi di più sui compiti e nel tempo libero sostituì il gioco con la lettura.
“Ti vedo meglio, sai, tesoro?” disse sua mamma, guardandola apprensiva.
Lei le rispose con un'occhiataccia e continuò a leggere L'interpretazione dei sogni di Sigmund Freud.
Non è mica una droga...si auto convinceva la giovane, nonostante sapesse quanto la potesse prendere quel gioco. Sua madre per natale gliene aveva regalato un altro, ma l'aveva utilizzato pochissimo. Ritornava sempre sul suo preferito, il terzo di Mass Effect, il multiplayer, in particolare. C'era quasi una forza superiore che la costringeva a posare il cursore sull'icona del terribile Origin solamente per aprire quel dannato gioco virtuale. Lo considerava il migliore, nonostante i suoi innumerevoli difetti.

Qualche giorno dopo, finita la famigerata settimana, riprese in mano il suo fedele compagno. Aprì il gioco e si ritrovò in quell'adorato mondo aperto e multietnico.
“Allora, che fine hai fatto tutti questi giorni?” le chiese un amico appena entrato in lobby. Elena quasi un anno prima si era iscritta a un forum per trovare qualcuno con cui giocare online e ora conosceva molti ragazzi e anche qualche ragazza. All'inizio era titubante, ma poi aveva capito che non c'era nessuno di pericoloso, inoltre qualcuno era riuscito a incontrarlo.
“Colpa di mamma, sai come si arrabbia quando gioco troppo...”
Lui rise, ma smise dopo poco. “Beh, almeno adesso ci sei! Comunque adesso arrivano anche gli altri”
“Perfetto!”
Elena, da leader, impostò l'impresa oro e il resto ignoto e, una volta raggiunto il quartetto, partì per la sua prossima avventura.


 


 

NOTA DELL'AUTRICE

Ciao a tutti! Eccomi tornata dopo moltissimo tempo, ispirata per una nuova storia! In realtà non sono proprio sicura che vada sotto la sezione Mass Effect, però in seguito descriverò nel dettaglio le partite e il racconto si focalizzerà principalmente su queste.
Spero di non avervi annoiato, comunque questo è solo il prologo, ergo gli altri capitoli saranno più lunghi. Spero di aggiornare presto, in ogni caso mi piacerebbe che lasciaste una recensione, anche se minuscola, per capire se continuare o no. Basta, sono più lunghe le note del testo, perciò vi saluto, adios!

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Il cecchino ***


Capitolo 1.

Il cecchino


La donna stava accucciata dietro una ringhiera. Una nemesi l'aveva appena colpita e aveva perso i suoi scudi. Ancora ansimante, si avvicino al suo pilone logistico e lanciò una granata in mezzo ai nemici, così da stordirli. Poi prese la mira e sparò tre colpi con il suo fidato Black Widow. Aveva ucciso la nemesi che l'aveva colpita e due truppe d'assalto. Quando si riposizionò in copertura, una phantom saltò su e le si avvicino pericolosamente.
“Aiuto, phantom!” urlò.

Le veniva il panico quando i nemici le si arrivavano appresso, perché non sapeva come comportarsi.
Di solito scappava e si posizionava da qualche parte per colpire, però rischiava di finire ammazza da altri.
Il suo compagno drell arrivò in un istante, catapultandosi sulla phantom.
Il soldato N7 lo ringraziò e ritornò dal suo pilone.
Londra era una mappa insidiosa, pochi posti erano buoni, quella che viene chiamata affettuosamente terrazza e la zona esattamente opposta dietro a un cassone.
Erano già un po' di giorni che stavano lì, perciò i nemici cominciavano a essere agguerriti.
Gli altri compagni erano in giro per la mappa e spesso finivano ammazzati, perciò ora raggiunsero il cecchino per proteggersi le spalle.
Il demolitore controllava quelli di sotto, gli altri chiunque fosse salito dalle scale.
Le prime missioni erano andate piuttosto bene, avevano dovuto portare dei pacchi al punto di raccolta e accompagnare un drone.
Non mancava molto alla prossima missione, nel frattempo cercavano di sopravvivere.
L'ottavo giorno era sempre il più difficile, tantissimi nemici ben organizzati che hanno il solo scopo di eliminare quattro persone, sole contro intere orde.
Il cecchino manteneva la sua posizione, mentre gli altri, piano piano, si sparpagliarono per la mappa. A un certo punto, il drell venne istantaneamente ferito gravemente da una phantom particolarmente agile, la cui testa saltò dopo neanche un secondo. Il cecchino non aveva fatto in tempo a salvare l'amico in tempo. La hurricane del caduto gli aveva tolto parecchi scudi, ma non aveva fatto in tempo a nuocergli in modo significativo.
Tirò un pugno a vuoto e cercò gli altri con lo sguardo. Erano separati e circondati da truppe.
“Venite qui da me!” disse mentre mozzava qualche altra testa.
“Se ci riuscissimo volentieri!” rispose il soldato batarian.
“Attento batarian, hai un dragoon addosso!” cercò di dire l'altra, la furia N7.
Il demolitore aveva conosciuto la furia durante una delle missioni e da allora non se n'era più separata. Avevano partecipato allo stesso programma, ma avevano specializzazioni completamente diverse.
Una doveva stare lontano dal nemico, l'altra in mezzo.
Comunque erano entrambi decisamente forti da superare missioni di tale livello.
La furia rimaneva ferita poco spesso, grazie alla sua capacità di rinnovare gli scudi colpendo il nemico, però quello era un momento critico. Un centurione lanciò una granata fumogena, mentre altri sparavano a raffica nella nebbia.
Il cecchino provò a salvare l'amica tirando tutte e sette le granate di fila. La furia riuscì a salvarsi da quel primo assalto, ma cadde ferita alla base della scalinata.
L'altra, che aveva già preso un'altra granata, corse a soccorrerla, e lanciò la mina, folgorando i nemici in avvicinamento.
“Grazie mille” disse la furia, che tornò in mezzo al nemico per ricaricare gli scudi.
Il batarian, intanto, aveva fatto una strage, ma era in procinto di essere sopraffatto. Così il cecchino fornì supporto dall'alto e uccise qualche phantom che stava puntando l'amico.
Il batarian era lento, però era un molto resistente. Il suo attacco in mischia era uno dei più potenti, anche se il più lento. Non aveva molti problemi con le phantom, di solito, perché le distruggeva con il fucile ad arpioni kishock, ma se erano troppe gli era impossibile fuggire.
Improvvisamente, due dragoon gli furono addosso e, a causa di un colpo di nemesi, venne ferito. Subito si avvicinò una truppa per giustiziarlo, ma il cecchino compì il suo lavoro. Era riuscita a guadagnare il tempo necessario per far sì che la furia arrivasse a salvarlo.
Il cecchino, poi, si mise a eliminare guardiani, la sua preda preferita e decisamente ambita. Se il drell fosse stato in piedi, si sarebbe caricato su ogni guardiano, rischiando così la propria vita.
Finalmente, dopo un ultimo sforzo, distrussero l'ultimo centurione, che si era nascosto tristemente dietro a una panchina. Andarono a recuperare il drell e lo curarono, così che potesse combattere anche il giorno dopo.

Era il nono giorno e paradossalmente passò meglio del precedente.
Il cecchino si ritrovò ferito un paio di volte, perché aveva avuto la malsana idea di andare a salvare gli altri in mezzo alla piazza.
Si era divertita a mozzare teste ed era piena di adrenalina. Nonostante non fosse un personaggio da prima linea, era completamente assorbita dal compito e si sentiva carica quanto gli altri.
Stare distante dalla mischia le piaceva, perché era abbastanza deboluccia di scudi. Stare coperta a colpire dall'alto era l'ideale. Inoltre aveva il supporto delle granate folgoranti, che sparava a raffica contro i gruppi di nemici prima di finirli del tutto con il fucile di precisione.

Arrivò quindi il decimo giorno, durante il quale dovevano compiere l'ultima missione.
Ricevettero un messaggio dalla centrale.
I trasmettitori remoti sono stati compromessi. Devi riaccenderli.
Porca miseria, la missione più difficile.
Il cecchino mantenne la sua posizione, controllando chi sarebbe andato ad attivare i dispositivi.
Il batarian era il più resistente, perciò ci pensò lui.
Gli altri, intanto, gli stavano appresso per proteggerlo.
Il primo era dietro un cassone, per fortuna in un posto abbastanza coperto, quindi ce la fecero senza intoppi.
Il secondo era proprio dall'altra parte, vicino al luogo di sbarco. Lì si erano radunati dei nemici, che ora stavano avanzando inesorabili. Il Black Widow mozzava teste, ma non era sufficiente.
Perciò la squadra fu costretta ad arretrare e ad aspettare che gli altri si avvicinassero, in modo da avere poi lo spiazzo libero.
Dopo un'ora, riuscirono a trovare un buco per infilarsi e andare dall'altra parte. Attivarono il dispositivo, ma vennero circondati. Il batarian cercò di mantenere la linea, insieme alla furia, ma rimasero feriti. Il drell riuscì a tirar su solo il batarian, prima di dover fuggire catapultandosi su un nemico lontano per non morire. La furia venne giustiziata in pochi istanti, calpestata da un centurione.
Il batarian imprecò e raggiunse il drell, che si stava già occupando del terzo obiettivo. Ma quest'ultimo venne sorpreso alle spalle da una torretta, piazzata da un'ingegnere. Il cecchino la distrusse con qualche colpo di Black Widow e il batarian potè aiutare l'amico, per poi andare dal dispositivo.
Infine il quarto era in mezzo alla piazzetta, dove si erano raggruppati tutti i nemici.
Il batarian e il drell cercarono di attirarli lontano. Il cecchino così dovette scendere dalla sua posizione e tentò di andare dall'obiettivo. Appena arrivato, posizionò il pilone, che offriva un po' di scudi, e cominciò l'ultima parte della missione. Ma i soldati nella retroguardia si accorsero di lei e cominciarono a spararle. Venne ferita e il drell venne in suo soccorso. Arrivò anche il batarian, a completare la missione. Riuscì a mala pena ad attivare l'ultimo dispositivo, quando una phantom lo ferì gravemente, facendolo cadere.
Erano rimasti solo il drell e il cecchino ad eliminare i nemici rimasti e ad arrivare a fine giornata.
Ritornarono nel passaggio sopraelevato e ripiazzarono il pilone. Il drell uccideva quelli che si avvicinavano, mentre il cecchino decapitava quelli che li colpivano da lontano.
Dopo qualche ora e con molta fatica, riuscirono a concludere l'impresa.

Il giorno dopo, verso mezzogiorno arrivò la navetta, che riuscì a recuperare tutti fortunatamente.
Il cecchino, alla fine, aveva vomitato granate e gli altri avevano sparato nella mischia.
La navetta arrivò al momento giusto, portando in salvo la squadra, che aveva completato la missione.



Elena era contenta, perché anche questa partita era andata bene.
“Bene, non ci avrei scommesso di essere arrivati alla fine!” disse chi giocava con il drell.
“Si, mamma mia! Ma com'è che un oro era così difficile?” intervenne Elena.
“Perché io ho preso un personaggio scarso!” rispose lui.
Tutti risero e lo presero in giro bonariamente per dieci minuti.
“Ora devo andare” riprese Elena. “Ci vediamo dopo o domani, dipende”
“Ok, alla prossima”
“Ciao!”
“Buona giornata”

Elena chiuse il gioco e spense il computer, aveva fame e la cena era pronta.
Le piaceva inventare storie sui personaggi del multiplayer, perché erano molto vari.
Si trascinò in cucina e mangiò in silenzio, come solito.





ANGOLO AUTRICE

Eccomi! Finalmente dopo tanto tempo sono tornata con il primo capitolo. Scusate l'attesa, ma avevo perso l'ispirazione, poi M_Tay mi ha aiutato a ritrovarla eheh.
Beh, spero che non ci siano errori e che non sia scritta da cani.
Tornerò in seguito con un altro capitolo, spero eheh.
Ho definito le ondate come giornate, e quando uno muore a fine ondata è come se fosse ferito gravemente e può essere curato solo a fine giornata, cioè ondata, quando non ci sono più nemici intorno.
Allora buona lettura e vi prego di segnalare eventuali errori.
Adioss.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2748136