No physical contact (verse)

di _Anto
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Wedding in secret. ***
Capitolo 2: *** Gold pants. ***
Capitolo 3: *** Merry Christmas! ***



Capitolo 1
*** Wedding in secret. ***


Southport, North Carolina

Darren e Chris erano accoccolati sulla sabbia insieme, poggiati su un solo telo da mare e con solo il tramonto a fargli compagnia.
Chris sospirò beato mentre premeva la testa sul petto dell’uomo che amava, poi si girò e gli lasciò un bacio su petto, e il battito di Darren accelerò ancora una volta.
Afferrò la mano di Chris e le portò entrambe proprio sul suo cuore, e inclinò leggermente la testa per poter osservare i loro anelli che stavano luccicando alla luce rossastra del cielo. A quel punto sorrise.
“Che c’è?”, domandò Chris curioso, girandosi e poggiando il mento sul suo petto.
“Pensavo a come la prenderanno tutti”, ridacchiò Darren, scuotendo la testa. “Voglio dire, la tua famiglia impazzirà di gioia. I miei mi ripudieranno-”
“Dio, Dare, non lo faranno”, lo interruppe Chris divertito.
“Scherzavo”, rise ancora Darren. “I nostri fan, invece? Ancora non si sono abituati al fatto che stiamo insieme. Cosa faranno quando scopriranno che…”
“Ci siamo sposati?”, aggiunse Chris, e i suoi occhi si illuminarono a quelle parole.
Aveva sempre sognato di sposarsi, sin da quando era bambino, ma non in quel modo. Non con una persona come Darren.
Aveva sempre immaginato di programmare tutto: cavolo, quando William e Kate si erano sposati, aveva riguardato la loro cerimonia almeno più volte di quanto avesse mai visto Titanic.
Invece si era letteralmente lasciato trascinare dalla pazzia di quel fantastico uomo che era steso sotto di lui.
Avevano preso un mappamondo, puntato il dito insieme su un posto a caso ed era uscita la Siberia, così erano scoppiati a ridere e avevano scelto di comune accordo il North Carolina, perché avevano visto così tanti film di Sparks¹ insieme nell’ultimo periodo, che avevano finito per innamorarsi di quei meravigliosi posti che facevano vedere nei suoi film. E poi il North Carolina era uno dei pochi Stati in America che aveva riconosciuto il matrimonio gay, quindi era perfetto.
Non avevano detto niente a nessuno, avevano staccato i cellulari ed erano partiti. Si erano concessi un ultimo giorno di fidanzamento, facendo i scemi per tutta la cittadina facendosi riconoscere come al solito – che poi in realtà non li aveva riconosciuti nessuno, ma avevano dato certamente spettacolo.
Il mattino dopo avevano fatto colazione insieme nel piccolo e squallido motel dove alloggiavano, avevano raccattato per strada una coppia di vecchietti e aveva chiesto loro di fare da testimoni, poi si erano vestiti in camere separate e si erano dati appuntamento su un pontile, dove avevano scelto di scambiarsi le promesse.
E adesso erano ufficialmente sposati da ventiquattro ore.
Era il primo vero momento di relax che stavano avendo, dato che non avevano fatto altro che comportarsi come due bambini mettendo a soqquadro tutta Southport, ma purtroppo quel momento non durò troppo.
“Che ne dici di scoprirlo?”, domandò Darren, con gli occhi che luccicavano per l’entusiasmo.
Chris non aspettava altro – sì, il Chris tranquillo era stato sotterrato da Darren quando era piombato saltellando nella sua vita - così si mise seduto di scatto e afferrò il cellulare che aveva nella tasca dei pantaloni.
“Okay, io direi di non rispondere ai mille messaggi di Lea e degli altri, e di passare direttamente ai social.”
Chris mise l’autoscatto e girò il telefono, poi i due ragazzi si misero in posa, le mani con gli anelli sovrapposte tra di loro e aperte a ventaglio per metterle in mostra.
Dopo che Chris ebbe scattato la foto, scrisse su twitter: “Adesso siamo ufficialmente e legalmente per sempre. Un abbraccio a tutti!”, appena pubblicata la foto, cambiò il suo nome da “Chris Colfer” a “Chris Criss Colfer”.
Darren si connesse velocemente per retwittare e per aggiungere “Colfer” vicino al suo nome utente.
Chris sistemò il cellulare sulle sue gambe e poi si accoccolò tra quelle di Darren, e si poggiò sul suo petto. “Adesso godiamoci lo spettacolo”, ridacchiò mentre le braccia di Darren lo stringevano forte a sé. Afferrò la sua mano dallo stomaco e la staccò soltanto per poterla portare in alto e intrecciare le loro dita.
Gli anelli erano ancora lì a ricordare loro che era tutto vero, che quel sogno che sapeva tanto di pazzia, lo avevano realizzato davvero.
“Una proposta con petali di rose ovunque e un matrimonio mediocre con soli due ottantenni a fare da invitati e testimoni. Woah, questi sì che sono progressi”, ridacchiò Chris, e Darren fece lo stesso.
“Be’ erano due ottantenni davvero molto carini”, rispose a tono Darren.
“Glielo spiegherai tu ai nostri figli quando vorranno vedere l’album di fotografie e troveranno solo loro…”
Darren alzò le sopracciglia e scostò la testa per poter guardare meglio suo marito. “Figli?”
Chris si voltò verso di lui e lo guardò. “Figli, Darren. Cosa c’è? Non sei d’accordo?”, domandò tra il minaccioso e l’allarmato. Lui voleva dei figli, e se l’uomo che aveva sposato non la pensava così?
“Certo che voglio dei figli con te” cancellò ogni suo dubbio Darren, mentre lo faceva girare tra le sue braccia per poterlo guardare meglio. “Voglio cinque, dieci, cento, mille figli con te.”
“Un paio bastano” mormorò Chris, più allarmato di prima. Darren scoppiò a ridere e prese il suo viso tra le mani, scostando con le dita qualche ciocca ribelle dalla fronte.
“Ti amo, e voglio ogni cosa, okay? Non c’è nulla che io non voglia con te.”
“O-okay” rispose Chris tentando di mantenere la calma e di non saltargli addosso in quell’esatto momento. Ma comunque ci pensò Darren, che quando vide le sue guance arrossate per l’imbarazzo, non potette fare a meno di avvicinarsi e baciarlo. Lo fece stendere sul telo e si mise su di lui, baciandolo lentamente e sussurrandogli “ti amo” contro le labbra.
“Abbiamo un tavolo prenotato per le nove”, borbottò Chris. Era la prima cosa perbene che facevano per festeggiare il loro matrimonio, e già stavano finendo per fare altro.
Darren sbuffò. “Che ore sono adesso?”
Chris recuperò il cellulare che aveva lasciato cadere sul telo per vedere l’ora. A quel punto spalancò gli occhi.
“Che c’è?”, chiese Darren preoccupato. “Abbiamo perso la prenotazione?”
Chris fece scorrere il dito tra le migliaia di notifiche che gli erano arrivate subito dopo aver pubblicato quella foto e sbiancò. “La prenotazione è salva… ma in compenso credo che abbiamo appena perso il nostro fandom.”
 
 



Note finali: Okay... il perché di questa cosa?
Molte persone mi hanno chiesto il sequel della storia, e mi sarebbe piaciuto accontentarle, ma era difficile scrivere un sequel dal momento che la storia è finita con Chris e Darren sposati da cinque anni, con figli e così via.
La storia era finita del tutto e non aveva nessun sequel.
Però mi dispiaceva non poterli accontentare, così ho trovato quest'altro modo: i missing moment. Ci avevo già pensato al fatto che non era stato raccontato il loro matrimonio e volevo rimediare in qualche modo.
Spero che ci sarete tutti anche qui, poi se non vi interessa non c'è assolutamente problema c:

Grazie mille a tutti!

Sparks¹ : Nicholas Sparks, per chi non lo sapesse, è uno scrittore e tutti i suoi libri/film sono ambientati in graziosissime cittadine del North Carolina c: 

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Capitolo 2
*** Gold pants. ***






 
Chris e Darren si conoscono da poco più di un anno e la loro amicizia sta diventando sempre più solida e reale, quando cominciano le riprese della 3x18 e Darren becca Chris a provare la sua performance con i pantaloni di scena...

 
Chris si asciugò il sudore dalla fronte e contò mentalmente fino ad otto, mentre si muoveva agitato sul palco e cercava di ricordarsi i passi. Canticchiò anche la canzone per abbinare i passi alle strofe e non andare fuori tempo, quando sentì un fischio alle sue spalle.
“Ti prego, Chris, ti scongiuro, dimmi che non dovrai indossare quei pantaloni durante l’esibizione”, mormorò Darren con gli occhi spalancati, e facendo scorrere lo sguardo sulla figura del suo amico.
Chris si guardò i pantaloni dorati con fare innocente, poi sistemò la maglia nera sudata sul ventre che si era sollevata durante un salto. “Cos’hanno di male questi pantaloni? Voglio dire, sono così osceni? Kurt indossa sempre outfit alquanto eccentrici.”
“Be’ ma quei pantaloni sono stretti in una maniera che dovrebbe essere illegale almeno in 35 Paesi del mondo. O fai il Fantasma dell’Opera e torni a coprirti pure la faccia, o ti cambi.”
Chris sbuffò e si mise le mani sui fianchi, guardando male il suo amico che sembrava non avere alcuna intenzione di andarsene. “Dare, ascolta, devo provare questa performance che tra poco dobbiamo girare, deve essere perfetta. Quindi o stai zitto e resti in platea a guardare o te ne vai.”
“Sai cosa, Chris?”, disse Darren, avvicinandosi di più a Chris che era in fondo al palco. “Penso che resterò in platea a guardare. Anche la mia parte deve essere perfetta.”
Chris lo guardò accigliato e Darren sorrise, continuando. “Devo esercitarmi per non venire nei pantaloni di Blaine Anderson”, spiegò con una scrollata di spalle, e Chris non riuscì a fare a meno di scoppiare a ridere.
“Sei un idiota”, ridacchiò, mentre tornava verso il pianoforte e prendeva un sorso d’acqua dalla sua bottiglia. Blaine fece per sedersi sulla panca, ma lo sguardo severo di Chris lo fece immobilizzare.
“Non ci provare, Darren Everett Criss. Se vuoi assistere alle prove lo farai dalla platea, ho bisogno del pianoforte. Ho una scena in piedi lì sopra-”
“Appunto”, rispose Darren estasiato. “Ho la vista più bella da quaggiù.”
“Penso che a me invece sfuggirebbe la vista della tua eterosessualità da lassù” ribatté Chris trattenendo una risata, poi prese il braccio del suo amico e lo trascinò lungo il palco.
“Ma Chris! Voglio vedere più da vicino!”, piagnucolò Darren, quando Chris cominciò a scendere le scale del palco e a portarsi lui dietro.
Chris non disse niente, ma più Darren si lamentava, più lo tirava verso le file più indietro. Darren sbuffò una risata dietro di lui – aveva trovato il modo di distrarsi, dal momento che il suo sedere era una visione spettacolare in quei pantaloni – e si lasciò buttare con poca eleganza sulla poltroncina dell’auditorium.
“Puoi buttarmi dietro quanto vuoi, tanto noterei quel rigonfiamento dorato anche a chilometri distanza”.
Chris arrossì fino alla punta dei capelli e si domandò cosa ci trovasse di tanto adorabile in quel ragazzo con cui oramai da un anno e mezzo a quella parte, passava gran parte del suo tempo.
L’amico sentì le guance andargli a fuoco e si voltò velocemente per dirigersi verso il palco e provare i passi della performance, quando Darren parlò di nuovo. “Ti esibisci per me, tesoro?”
Chris si girò soltanto per fulminarlo, poi corse sul palco, prese il suo borsone e se ne andò.
Darren non si aspettava di certo che Chris se ne andasse così, e quando lo vide sbattere la porta dell’auditorium con forza si affrettò a correre fuori e a seguirlo.
Lo vide andare verso il suo trailer e un attimo dopo chiudersi dentro sbattendo la porta.
“Ma che diavolo? Chris!”, esclamò avvicinandosi e bussando con insistenza.
Chris, all’interno del trailer, si sbottonò quei pantaloni troppo stretti e respirò affannosamente. “Darren, devo cambiarmi, okay? Smettila di chiamarmi!”, e poi si chiuse nel piccolo bagno della roulotte.
Darren non smise di chiamarlo da fuori, e questo in qualche modo lo aiutò a sbarazzarsi del problema che l’amico gli aveva creato con tutti quei commenti a dir poco imbarazzanti.
Era strano fare quello pensando a lui, ma dopo un anno ci aveva fatto l’abitudine: non faceva sesso da tempo, e masturbarsi pensando all’unica persona che lo faceva sentire in qualche modo desiderato stava diventando un’abitudine. Però non si era ancora abituato al modo in cui si sentiva quando tornava da lui, dopo essere scappato letteralmente dai suoi commenti e dopo era costretto a guardarlo con aria colpevole, come se avesse appena commesso un grosso reato. Si sentiva così ogni volta che era costretto a mentire a Darren. Certo, quello non era proprio mentire… ma era comunque una brutta sensazione.
Si lavò velocemente, poi indossò la camicia nera e si sistemò i capelli allo specchio. Quando uscì fuori, trovò l’amico ad aspettarlo poggiato alla sua roulotte.
“Sei ancora qui”, mormorò, mentre chiudeva la porta.
Darren annuì e si leccò le labbra nervoso. “Chris, io… merda, mi dispiace. Non volevo offenderti, io-”
“Dare, n-non mi hai offeso. È che nessuno mi ha mai fatto sentire… ecco, mi ha fatto sentire così- e non sono a mio agio in questa situazione, okay? È solo questo. Devo soltanto… sì, soltanto abituarmi.”
“Chris, siamo amici da un anno” sbottò Darren. “Lo sai- lo sai come sono fatto, e sono fatto male, so benissimo anche questo, ma ci tengo davvero a te. E… quando ti dico quelle cose, lo faccio perché tu hai bisogno che qualcuno ti ricordi di quanto tu sia bello, attraente e… fantastico. Io- io vorrei soltanto farti stare meglio, okay?”
Chris sorrise dolcemente e allungò una mano per accarezzargli la guancia, poi pressò il corpo contro il suo e lo abbracciò forte. “Tu riesci a farmi stare meglio anche solo se ci sei”, rispose con una naturalezza tale che Darren sentì il cuore stringersi nel petto. “Sei il mio migliore amico.”
Era la prima volta che glie lo diceva, non si erano mai detti una cosa del genere, non avevano mai osato etichettare quello che avevano, perché tutto sembrava essere riduttivo. Anche se la maggior parte del tempo Darren lo prendeva in giro, e Chris rispondeva a tono offendendolo, loro erano comunque speciali.
“D-davvero?”, domandò timidamente Darren, stringendolo più forte per evitare che sciogliesse l’abbraccio, ma Chris sembrava non averne l’intenzione. Darren si appoggiò con la schiena alla roulotte mentre Chris era ancora avvinghiato a lui.
“Certo che dico davvero”, rispose Chris dolcemente.
Darren sorrise e affondò la testa nel suo collo. “E tu sei il mio, Chris.”
Chris sorrise e poi trovò la forza di staccarsi, perché in tutto questo si era fatto tardi e adesso avevano le riprese. Prese la mano del ragazzo e la strattonò, invitandolo a seguirlo di nuovo dentro.
“Devo registrare una prova, vieni a vedermi?”, domandò timidamente, e Darren annuì senza pensarci due volte.
Quando tornarono in auditorium c’erano anche Mattew, Whoopi, Lea e Cory. Darren alzò gli occhi al cielo esasperato quando gli venne detto che dovevano fare una sorta di prova generale, così gli dissero di indossare il cardigan grigio sopra la camicia. Chris salì sul palco e sgattaiolò dietro le quinte insieme a Lea, si infilò addosso i vestiti del Fantasma dell’Opera e quando il regista diede il via, cominciarono la scena.
Quando arrivò al centro del palco, la telecamera fu puntata su Darren che non aveva neanche letto il copione. Era solo una prova generale e bastava dargli un’occhiata più tardi per capire bene cosa avrebbe dovuto fare.
Comunque si limitò a sedersi sorridente, con gli occhi ancora puntati su Chris. Dopo qualche istante arrivò Lea e le fece segno di non parlare.
Chris cominciò il suo dialogo con Whoopi, e Darren sorrise ammirato per tutto il tempo: era felice come una pasqua, perché aveva il suo idolo davanti in quel momento, il suo idolo che solo pochi minuti prima gli aveva detto di considerarlo il suo migliore amico.
Anche Chris era su di giri, e non potette fare a meno di nascondere quell’accenno di sorriso per tutta la scena in cui avrebbe dovuto essere teso come una corda di violino.
Chris a quel punto cominciò l’esibizione, dopo pochi secondi si tolse i pantaloni e cominciò a muovere il bacino in quel modo sensuale che aveva provato prima.
Darren sorrise ancora fiero, e avrebbe voluto alzarsi e urlare che quello era il suo migliore amico, ma si ricordò che era comunque una prova importante e si mosse a disagio sulla sedia mentre i pantaloni di Blaine diventavano sempre più stretti.
Quando Chris finì l’esibizione scattò in piedi come una molla e applaudì, poi rammentò – di nuovo - che stavano provando e si accasciò di nuovo sulla sedia. Dopo il breve dialogo tra Whoopi e Chris, Ryan si alzò in piedi ed applaudì entusiasta.
“Chris, sei stato eccezionale! Andava benissimo, davvero. Non c’è bisogno di farla di nuovo. Darren anche tu, non pensavo che avessi letto il copione! Certo, hai esagerato un po’ ma sei andato bene. In fondo l’entusiasmo di Blaine è del tutto giustificato. E… niente, siete stati tutti fantastici. Potete anche andare adesso.”
Chris stava respirando affannosamente quando scese dal palco e gli venne dato un panno per asciugarsi il sudore. Vide Darren passare davanti a lui e lo fermò. “Ehi, andava bene?”, domandò sorridendo, perché dopotutto non gli importava poi così tanto sapere che era piaciuto a Ryan e agli altri.
A Chris importava solo che fosse piaciuto a Darren.
“C-certo”, rispose Darren, abbracciandolo velocemente. “Sicuro. Sei stato meraviglioso, fantastico e tutto. Mi… mi scusi un attimo?”
Senza aspettare una risposta corse fuori, raggiunse velocemente la sua roulotte e si chiuse dentro.
Si rintanò velocemente in bagno e si abbassò i pantaloni, e fu strano fare una cosa del genere pensando ad un ragazzo. Era una cosa del tutto nuova per lui. Raggiunse l’orgasmo con così tanta forza che vide sfocato per qualche minuto e ad un certo punto credette che non sarebbe mai stato in grado di farlo mai più.
Fu strano chiudere gli occhi e vedere le gambe di Chris, il rigonfiamento nei suoi pantaloni illegali – non c’era alcuna possibilità che quei pantaloni non lo fossero – e bearsi di quell’immagine mentre si masturbava con forza.
Fu strano avere un orgasmo pensando al suo migliore amico.
Ma per quanto fosse strano, fu anche il più bello di tutta la sua vita.


 

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Capitolo 3
*** Merry Christmas! ***


Quel Natale non era cominciato particolarmente bene per Chris e Darren.
Tutto era cominciato quando dopo il loro matrimonio in gran segreto a Southport e dopo essersi goduti qualche settimane da sposati, avevano di comune accordo deciso di adottare un bambino.
In realtà la storia non era cominciata esattamente in questo modo.
Chris e Darren erano stati a visitare un istituto per orfani: si trattava solo di beneficenza, ma quando poi erano entrati in una camera in cui c’erano diversi bambini, una più di tutte aveva attirato la loro attenzione.
Era piccola, non avrà avuto più di due anni ed era imbronciata, aveva le braccia strette al petto e appena qualche altro bambino provava a toccarla, sgridava qualche vocale a caso per farli allontanare.
Chris si era avvicinato istintivamente e la bambina aveva gridato solo un po’, poi si era lasciata confortare dalla carezza rassicurante che Chris le aveva riservato un attimo dopo. Darren guardò la scena incuriosito, poi si avvicinò al marito e coccolò insieme a lui quella bambina sotto lo sguardo attento dei dottori.
Joey – era questo il suo nome – non parlava molto, aveva poco più di due anni e mezzo ed era stata abbandonata da sua madre quando era solo una neonata. Chris pianse ascoltando la sua storia e quasi pregò quelli dell’istituto di risparmiargli i dettagli su come la madre l’avesse abbandonata in uno scatolo di scarpe dentro ad un cassonetto della spazzatura. Chris sapeva cosa significava essere lasciato a marcire in un cassonetto, anni e anni di bullismo a scuola lo avevano segnato per sempre.
Anche Darren era rimasto particolarmente attratto da quella bambina, e bastò uno sguardo tra loro per capire ciò che stava passando per la testa ad entrambi: Joey doveva diventare la loro bambina, costi quel che costi.
Avevano avviato le pratiche dell’adozione, avevano fatto il possibile, ma erano passati mesi e quel telefono non era ancora suonato.
Si era prospettato un Natale disastroso per i due sposi.
Darren aveva più o meno realizzato che dovevano andare avanti comunque, così parlò a lungo con Chris, fece il possibile per risollevargli il morale e alla fine gli propose di invitare i loro familiari a Los Angeles per passare il Natale insieme, così si sarebbero anche distratti e magari si sarebbero fatti perdonare da i loro genitori per essersi sposati e averglielo detto soltanto qualche giorno dopo.
Il pomeriggio della vigilia, i genitori di Darren, quelli di Chris, Hannah e i due ragazzi uscirono per andare a fare un giro in centro.
Chris e Darren camminarono mano nella mano per tutto il tempo e se ne fregavano del fatto che i paparazzi fossero praticamente ovunque, la loro storia era uscita allo scoperto da mesi e non avevano più niente da nascondere.
Los Angeles era piena di luci colorate e tutto di quelle strade gridava Natale, ma Chris e Darren non riuscivano proprio a farsi coinvolgere dall’atmosfera natalizia come tutti i passanti.
Tornarono a casa qualche ora prima di cena per cominciare a preparare tutto, e quando arrivarono Cerina e Karyn chiusero letteralmente le porte della cucina ai due padroni di casa per preparare da sole il cenone di lana.
“Ci hanno cacciati dalla nostra cucina”, sottolineò Chris, sbalordito. “Ricordami perché li abbiamo invitati?”, domandò poi alzando gli occhi al cielo.
Darren rise e afferrò la mano di suo marito, tirandolo dolcemente verso di sé. “Se ti ricordo che li abbiamo invitati tutti qui per farci perdonare dopo il nostro matrimonio, che è stata un’idea mia, dopo te la prendi con me, quindi… sorvoliamo?”
Chris scosse la testa accennando un sorriso, poi si voltò e attraversò il soggiorno  mentre si trascinava dietro Darren, tenendolo per mano.
“Cosa state facendo?”, domandò Chris fermandosi e adocchiando Hannah, Tim e Charles che stavano armeggiando con il televisore.
“Cerchiamo il canale per la partita, vi unite?”, domandò Tim entusiasta, e Chris spalancò gli occhi.
“Certo che no, papà. Io e Darren andiamo a cambiarci per la cena.”
Continuò a tirare Darren fin quando non arrivarono nella loro camera e non si chiusero la porta dietro. “Woah, silenzio”, disse Chris fingendosi stupito, e Darren sorrise mentre si sedeva sul loro letto e lo guardava. “No sul serio, li cacciamo tutti? Io e te da soli staremo benissimo.”
“Hai finito?”, domandò Darren dopo qualche istante, e Chris sbuffò. “Dai, vieni qui.”
Il marito non se lo fece ripetere due volte e andò a sedersi sulle gambe del più grande, avvolgendogli il collo con un braccio mentre questo lo teneva per i fianchi.
“Come stai?”, domandò Darren dolcemente.
“Potrei stare meglio. Tu?”
“Uguale…”, mormorò, abbassando un attimo lo sguardo. “Sai, però è in momenti come questo che mi accorgo di quanto tu mi faccia bene, Chris. Onestamente non saprei come fare senza di te, adesso.”
Chris si morse un labbro agitato. “Dare, è lo stesso anche per me, lo sai. Solo che non riesco a fare a meno di pensare a Joey, a come si sentirà sola oggi, è Natale e- Dare, abbiamo un regalo per lei sotto il nostro albero. Un regalo che non forse non riusciremo mai a darle e mi sembra così ingiusto, perché lei è nostra figlia, okay? Io… la sento nostra.”
“Lo so, lo capisco Chris. Però aspettiamo, okay? Non si sa mai, magari l’assistente sociale potrebbe chiamarci…”
“Quella puttana? Dio, la odio”, sibilò Chris, alzando gli occhi al cielo. “Perché essere un’assistente sociale se non hai una vita sociale? Scommetto che sta lavorando anche oggi.”
“Be’ è una cosa positiva, no?”
“Che lavori così tanto senza risultati? No, Dare.”
Darren sorrise e si sporse verso suo marito e si fermò ad un soffio dalle sue labbra. “L’importante è che stiamo insieme, Chris. Noi due uniti possiamo superare qualsiasi cosa.”
Chris annuì e annullò quella ridicola distanza tra loro, baciandolo dolcemente. Gli accarezzò i capelli alla base della nuca e Darren sospirò nel bacio, poi il marito poggiò entrambe le sue mani sul suo petto e si ritrovò presto steso sul loro letto, con Chris sopra di lui che lo baciava con estrema lentezza. “Adesso cacciamo tutti per davvero”, mormorò Darren tra un bacio e l’altro, e Chris sorrise staccandosi dalle sue labbra e alzando il viso per poterlo guardare meglio.
“L’idea è stata tua, ricordi?”
“Be’…”, cominciò Darren, giocherellando con il bordo del suo maglione. Chris rabbrividì quando sentì le dita fredde dell’altro uomo alzarglielo, per poi sfilarglielo completamente dalla testa. “Dobbiamo ancora cambiarci, no?”
“Darren”, lo ammonì Chris, quando questo alzò il viso per potergli baciare e mordere una porzione delicata del suo collo. “Dobbiamo vestirci…”
“Prima però dobbiamo spogliarci”, ribatté Darren, cominciando ad armeggiare con la cerniera dei suoi jeans. Chris a quel punto decise di smetterla di opporsi e si presero cura l’uno dell’altro, almeno per un po’.
 
 
 
“Oh, finalmente! Dov’eravate?”, domandò Karyn, mentre queste due erano intente a mettere la tovaglia sul tavolo.
“Ci stavamo- ci stavamo cambiando”, mormorò imbarazzato Chris, e Darren sorrise divertito.
Prima che il marito si avvicinasse per pestargli un piede, sfoggiò un sorriso dolcissimo verso le due donne. “Ci pensiamo noi due ad apparecchiare, voi tornate in cucina.”
Riuscirono a distrarsi ancora un po’, mentre apparecchiavano la tavola e Chris litigava con Darren perché non sapeva piegare bene i tovaglioli. Questo roteò gli occhi mentre gli cingeva teneramente i fianchi e gli posava un bacio su uno zigomo.
“Tanto mi ami lo stesso, anche se non ti piace il mio modo di sistemare i tovaglioli.”
“Melenso”, lo rimbeccò subito Chris, fingendosi irritato. Darren sorrise spensierato e tornò ad apparecchiare, mentre il marito lo guardava con uno sguardo misto tra divertimento e rabbia.
Era sempre così tra loro, lo era stato fin da subito. Stavano insieme da anni ormai, erano anche sposati, eppure avevano ancora quei momenti, in cui Darren diventava un distributore di affetto e Chris fingeva di respingerlo, solo per un po’, perché poi alla fine cedeva e si innamorava di lui sempre un po’ di più.
La cena cominciò una decina di minuti più tardi, e proseguì in tranquillità. Karyn e Cerina non la smettevano un attimo di mandare frecciatine ai due giovani sposi per spronarli a fare un’altra cerimonia più grande, con invitati, damigelle e bomboniere, ma questi evitavano accuratamente i loro consigli.
Avevano entrambi sognato un matrimonio in grande per loro, eppure sposarsi da soli, lontani da tutti con una coppia di sconosciuti per testimoni, era stato lo stesso bellissimo. Bastavano loro.
E poi non erano proprio dell’umore per mettere su una festa, non in quel periodo.
“Oggi ho visto un negozio qui a Los Angeles che aveva delle bomboniere davvero carine!” esclamò Karyn, ad un tratto. “Avreste dovuto vederle. Chris, tu le avresti amate sicuramente.”
Proprio in quel momento qualcuno bussò al campanello e Chris fece un sorriso tirato. “Oh, hanno suonato. Vado ad aprire.”
In realtà Chris non aveva la minima idea di chi potesse venirgli a fare visita la sera del 24 dicembre, ma quando aprì la porta dovette aggrapparsi ad essa per non svenire lì, seduta stante.
Sentì le lacrime inondargli gli occhi e si poggiò le mani sulle labbra, incredulo. Provò a dire qualcosa, qualsiasi cosa, ma non aveva il fiato neanche per parlare.
“Chris? Chi è?”, domandò Darren dal soggiorno. Quando questo non ebbe una risposta, poggiò il tovagliolo sul tavolo e raggiunse Chris, che era in piedi davanti alla porta e sembrava aver visto un fantasma.
“Chris, ma che-”, cominciò Darren, ma si bloccò anche lui quando vide quelle due persone in piedi sullo zerbino di casa sua.
“Jo-Joey?”, la chiamò debolmente Darren, mentre gli occhi gli diventavano istantaneamente lucidi. “Oh mio Dio, è la nostra bambina. Chris, è lei.”
La donna – l’assistente sociale (asociale) di cui avevano parlato prima – stava sorridendo, con in braccio la bambina che stava guardando i due uomini vagamente interessata. Era più bella di quanto si ricordassero – i boccoli castani che ricadevano sotto il cappellino di lana che indossava, le guance arrossate, gli occhi chiari e le labbra pallide.
“Sono stata avvisata soltanto due ore fa, e sapevo quanto entrambi ci teneste, così ho pensato di portarvela. È vostra, ragazzi.”
Darren si avvicinò alla donna e prese la bambina dalle sue braccia – le mani gli tremavano, ma non gli importava niente. Stava piangendo, e quando si voltò con questa in braccio, si accorse che anche Chris aveva il viso rigato dalle lacrime.
“Buon Natale ragazzi, ci sentiamo dopo le feste per sistemare ogni cosa”, disse questa, un attimo prima di voltarsi e incamminarsi verso la sua auto parcheggiata a qualche metro di distanza.
Stava nevicando, faceva freddo ma Darren aveva in braccio sua figlia e non gli importava più niente del resto. Si avvicinò di più al marito che sembrava essersi paralizzato e questo finalmente si risvegliò dal suo stato di trance, sorridendo stupidamente e accarezzando la schiena della piccola Joey.
“E’ da-davvero nostra?”, domandò con voce tremante Chris, e quando Darren glie la sistemò tra le braccia non ebbe più alcun dubbio. Guardò la piccola Joey che stava sorridendo curiosa guardando i due uomini piangere – guardando i suoi papà piangere, e poi questa cinse con le braccia piccole il collo pallido di Chris. Questo singhiozzò, piangendo e ridendo allo stesso tempo, e guardò Darren.
“Ragazzi, cosa sta succedendo?”, domandò Tim piombando nell’atrio all’improvviso, seguito dal resto della famiglia. Quando tutti si accorsero della bambina fecero un passo indietro, quasi come se tutti si fossero accorti di essersi intromessi in un momento privato.
Darren si avvicinò e abbracciò suo marito e sua figlia, e affondò il viso nella spalla di Chris mentre lo faceva. “Siamo davvero una famiglia adesso, amore”, disse con un sorriso felice Darren, alzando il viso per incontrare gli occhi meravigliosi di Chris.
Dio, Dare, ti amo”, mormorò questo in risposta, perché in momenti del genere, quando Darren Criss ti dice una cosa del genere non puoi non sentire l’esigenza di dirgli che lo ami.
“Ti amo anche io”, si guardarono per un medesimo di secondo, poi la bambina sorrise rumorosamente e Chris e Darren scoppiarono a ridere.
“Ehi piccola, noi siamo ufficialmente i tuoi papà adesso”, disse Darren, accarezzandole dolcemente la guancia arrossata per il freddo. “Per distinguerci basta ricordare che io sono il papà simpatico, lui quello sempre imbronciato. Non lo dimenticare, okay?”
“Ehi!”, squittì Chris, stringendo più forte a sé la bambina. “Sta’ zitto, me la stai spaventando!”
“P-papà?”, balbettò la bambina, poi sorrise più forte mentre familiarizzava con quella parola. “Papà!”
I due uomini sorrisero e si strinsero un po’ di più, con i cuori che battevano così forte da far male e gli occhi ancora lucidi per l’emozione.
Non avrebbero dimenticato quel Natale neanche in un milione di anni. 



Buon Natale a tutti voi! c: 

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