A thousand ways to say “I Love You”

di _Angel_Blue_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 21: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***



P r o l o g o
 
Caro diario,
La mia vita è un disastro! Il professore ha deciso di trasferirsi e ora mi ritrovo a Roma in una vecchia casa abbandonata situata di fronte al lago Albano, lontana dalla civilizzazione, dovrò andare anche a scuola e la mia vita ricomincia daccapo. Perché per una volta buona non me ne esce una giusta? Sono veramente arrabbiata malgrado George non ne ha la colpa, dopotutto anche lui ha dovuto rinunciare alla sua vecchia routine, non perché volesse, ma perché è stato costretto dal lavoro che fa.
Domani è il mio primo giorno nell'Istituto Dragoni e tremo come una foglia al solo pensiero. Dovrò camminare molto per arrivarci, avrei preferito prendere un bus o meglio un taxi nonostante il professore è stato irremovibile al riguardo, pensa che dovrei camminare, così possiamo risparmiare soldi. Ma quali soldi? Ne abbiamo così tanti — o meglio, li ha lui — che non basterebbe neanche un'esistenza intera per spenderli tutti! Per non parlare dell'eredità di mio padre (sono ancora minorenne ma una volta raggiunta la maggiore età potrò usarla) e quella di mia madre, deceduta l'anno scorso.
Perché deve essere così ingiusto? Ho cercato di persuadere Thomas, il nostro maggiordomo, e convincerlo a parlare con il professore. Ovviamente non ci sono riuscita, anzi, con un sorriso divertito mi ha semplicemente detto: «Vedrai che cambiare un po' d'aria non farà del male a nessuno e ti piacerà il nuovo appartamento, chissà, magari ti farai nuovi amici e poi non è così male andare a piedi».
Quali nuovi amici se non ne ho mai avuto uno! È sempre stato il professore a occuparsi di me ed è grazie a lui se ho un'eccellente formazione ma ora, improvvisamente, mi iscrive in una scuola privata, un territorio del tutto esordiente per me, dove ci sono centinaia di ragazzi con cui dovrò socializzare. Non sembrerebbe eppure sono una ragazza alquanto timida e sono certa che al massimo potrò fare amicizia con gli stessi insegnanti, assicurando agli altri che non sono altro che una piccola secchiona. Che depressione!
Oltre la rabbia, ho anche tantissima paura. E se non mi accettano? Se mi discriminano? Ho visto troppi film americani da poter comprendere che una come me non sarà mai la benvenuta. Sicuramente non ho quelle sembianze da Top Model, i miei capelli ricci e sempre disordinati non sono di gran aiuto, specialmente con quel colore rosso fuoco e come ciliegina sulla torta, le mie lentiggini guastano il mio già poco attrattivo aspetto.
Dopo la morte di Andrea, mio padre, sono stata affidata a George che mi ha cresciuto come sua propria figlia, assicurandosi che avessi tutto ciò che desideravo e fossi felice. Sebbene, con tutta l'onestà del mondo, non ho mai ritenuto i soldi di vitale importanza, almeno fino ad oggi quando ho scoperto che devo percorrere cinque chilometri la mattina per raggiungere quella facoltà. Non che mi dispiaccia, sono abbastanza in forma per passeggiare un po'... Ma non sempre! Non sono Bolt e neanche un robot infaticabile! Sono un essere umano, diamine! Le cose vanno da male in peggio.
Quanto vorrei ritornare a Matera, nella mia amatissima stanza e sdraiarmi nel mio letto sempre occupato dai libri di Tolkien, C.S. Lewis, J.K. Rowling e George Martin! Si, sono una nerd che ama leggere e questo toglierà vari punti alla mia reputazione, sopratutto se voglio farmi qualche "nuovo amico".
Proprio in questo momento mi manca tantissimo la mamma! Non abbiamo mai avuto un bel rapporto ma all'età di quindici anni ci siamo ritrovate; io l'ho perdonata per avermi abbandonato e tra noi nacque una bella amicizia che ora sento la mancanza. Lei aveva un'altra famiglia nel Regno Unito, un marito e una figlia poco più piccola di me. L'anno scorso venne a Matera per farmi una visita ma fu investita da una macchina mentre guidava; purtroppo non si salvò e ciò bastò a farmi cadere in mille pezzi, dilaniata dal dolore. Beatrice era il suo nome ed era una bellissima donna, fragile, elegante e sinuosa, diversamente da me che sono goffa e impacciata. Non diventerò mai come lei.
Per ora incrocio le dita sperando che domani la mia giornata fili liscia senza intoppi o imprevisti, la mia mondanità è già sottosopra così com'è. Ora devo proprio andare, Thomas ha preparato una carbonara che metterebbe invidia persino a Gordon Ramsey, domani ti aggiornerò sugli ultimi avvenimenti,
La tua,
Sofia, ragazza di diciassette anni che sta sul punto di avere una crisi.
 
 
La vita è ciò che ti accade quando
sei tutto intento a fare altri piani.
— John Lennon
 
1
~ S o f i a ~
 
«Allora, Sofia, hai preso tutto?» mi chiese con voce gentile il professore, nonostante fossi troppo occupata a ripetere mentalmente tutti gli accessori che mi sarebbero serviti a scuola: quaderni, penne, matite e altro. Ero così assorta nei miei pensieri che quasi non sentii la domanda di George, così sussultati spaventata quando percepii una mano forte e calda soffermarsi sulla mia spalla. Non potevo farci nulla se ero una fascia di nervi; ogni cellula del mio corpo era in fermento ed avevo una gran voglia di svenire e fingermi morta per evitare una grandissima e pericolosissima catastrofe: la scuola.
Siccome il professore ha avuto la brillante idea di iscrivermi in un'istituzione peculiare, per il resto dei miei giorni dovevo indossare un'uniforme assai raccapricciante: una gonna verde smeraldo che arrivava poco più a metà polpaccio, una maglietta bianca con lo stemma del collegio sul lato destro — ovvero una specie di drago — e delle scarpette nere simili a quelle che usano le ballerine.
Quando notai che mi trovavo a mio agio indossando quegli indumenti quasi mi blocco dallo sbalordimento e a sconvolgermi fu sopratutto trovare comoda quella gonna, quando io in realtà le odiavo. Probabilmente stavo impazzendo.
«Sofia? Ci sei? Mi sembri troppo distratta» disse George.
Ritornai con i piedi a terra quasi immediatamente e mi affrettai a rispondere. «Si, credo di aver preso tutto e no, non sto affatto bene...».
«Sofia... ne abbiamo già parlato... Tu ci andrai che lo voglia o no». E dal tono con cui lo disse capii all'istante che non avrebbe accettato nessun tipo di replica da parte mia. Mi azzittii e acciuffai lo zaino. Quel segnale bastò a far capire al professore che ero pronta, così lo inseguii imbronciata mentre ci dirigevamo verso un taxi che ci stava aspettando sotto il portico della villa.
Era vero. Non ero riuscita a fargli cambiare di parere riguardo la facoltà, ma dopo tante supplice aveva accettato di portarmi in auto qualche volta. Avevo vinto una vittoria ma non la guerra e non mi sarei arresa per così poco.
Appena ci fummo trasferiti lì, andammo a visitare la mia futura "prigione". Rimasi molto sorpresa dalle dimensioni, per essere privata non era molto grande, poteva contenere a malapena trecento ragazzi eppure era una scuola superiore, non elementare o media. Ma non mi lamentai e insieme al prof fummo guidati dalla segretaria, una donna molto dolce contrariamente di una certa Giovanna con cui ho parlato per spiegarle la mia situazione, e facemmo vari giri nelle classi. Al professore gli piacque immediatamente mentre io avevo i miei dubbi e rimasi cinica per tutto il tempo, volevo andarmene a casa ed ascoltare i Muse a tutto volume. Credo che da quel giorno apparvero i primi sintomi di depressione.
Lo persuasi varie volte pur di non mandarmi in quell'istituto, ma lui non cedette neanche per un istante. Gli promisi che avrei fatto le pulizie al posto di Thomas, che non sarei rimasta sempre chiusa nella mia stanza, che avrei cercato di integrarmi nella comunità e che avrei fatto amicizia con gli inquilini (Okay, in questa parte mi guardò male perché sapevo alla perfezione che non avevamo dei vicini e quelli più prossimi distavano a due chilometri ed erano una coppietta di vecchietti antipatici). Eppure non ottenni ciò che più anelavo, ossia evadere la mia ammissione all'Istituto Dragoni. Gli giurai persino che avrei fatto qualche lavoretto di volontariato negli ospedali o nelle case di riposo, tuttavia rimase cocciuto fino alla fine. Se ero testarda ora capivo da chi l'avevo ereditato.
Provai a farmi aiutare da Thomas sebbene lui, quando pensava che non lo vedevo, sghignazzava divertito. Ormai ero diventata centro d'intrattenimento per il maggiordomo, così mi arresi e riconobbi quella dura realtà che a quel punto dovevo aderire con elevatezza.
Mentre entravamo nel veicolo e il professore dava le indicazioni al tassista, guardai dal finestrino il panorama circostante, contemplando con aria sognante il lago. Dovevo ammettere che dopotutto non era male vivere lì. Quando la mattina mi alzavo non potevo non osservare meravigliata lo splendido paesaggio che avevo di fronte.
L'acqua del lago sembrava immobile e rifletteva i raggi del sole come se ci fossero una miriade di piccoli diamanti. Poi c'era un'immensa pianura che sembrava non finire mai, con qualche albero possente che riposava un po' qui e un po' là. Sembrava di stare in un sogno, benché da lì a poche ore avrei iniziato una vita che non faceva affatto per me.
Quando il professore mi diede la "splendida" notizia che non avrei più studiato con lui, bensì in un collegio privato, rischiai di far cadere la mascella fino a terra. Lui era convinto che avrei sorriso, festeggiato o altro, non si aspettava le mie proteste. «Vedrai che ti abituerai e una volta che ti sarai adattata mi ringrazierai», aveva controbattuto con dolcezza, come se stesse parlando con una bambina di cinque anni.
Amavo le attenzioni che George mi rivolgeva, con lui vicino mi sentivo così amata che non sarei mai stata capace di spiegare a parole quanto gli volevo bene, ma in quel momento stavo sul punto di ridergli in faccia e gridare che non mi sarei abituata ad un bel niente; come sempre, il buon senso sconfisse la mia impertinenza e mi limitai a sospirare affitta mentre mormoravo a voce bassa: «Lo dubito».
Solo più tardi capii il motivo di quella scelta altroché avventata. Quando rimasi sola, Thomas si avvicinò cautamente e sussurrò: «Lo fa perché è preoccupato... Hai diciassette anni ma sei troppo chiusa, non t'impegni a relazionarti con gli altri e pensa che questa esperienza possa esserti d'aiuto... Non arrabbiarti, lui vuole solo assicurarsi il tuo benessere».
Così, per accontentarlo, ora vado contro a qualcosa di sconosciuto e che non era nella mia natura. Mi chiedevo costantemente cosa avrei detto ai miei futuri compagni: «Hey, ciao, non ho mai avuto nessun amico fin'ora... ti piacerebbe diventarlo? Non ci separeremmo mai e saremmo per sempre felici e contenti».
Assolutamente no. Mi avrebbero etichettato come una pazza, maniaca e stramba e volevo evitare tutto ciò.
Il resto del viaggio trascorse in un silenzio pieno di tensione, un silenzio che io non avrei spezzato.
«Sono sicuro che farai molte amicizie», provò a rincuorarmi il prof.
«Non lo so... ci proverò». Non mi piaceva vederlo ferito, così cercavo continuamente di tenere schietto quel drago ribelle che era dentro di me, per evitare in quel modo di finire in pasticci di cui solo più tardi mi sarei pentita amaramente.
Con la coda nell'occhio, vidi George mentre con un gesto nervoso si aggiustava gli occhiali sul naso. Sembrava quasi un tic, che faceva sopratutto quando era turbato e avrei scommesso tutti i miei libri che era un'azione involontaria, neanche se ne accorgeva. Il mio petto si riempì di calore e con slancio lo abbracciai. Odiavo litigare con lui e lo sapeva. «Mi dispiace per essermi comportata come una ragazzina viziata ma la verità è che... ho paura».
Lui mise una mano suoi miei capelli e li accarezzò pensieroso. «Lo so, lo so, ma sei una ragazza forte, ce la farai, ho fiducia in te».
Rullo di tamburi, bastarono quelle rassicurazioni per tranquillizzarmi. Non ero più arrabbiata e tutta quell'ansietà che avevo provato anteriormente, svanì nel nulla. Il mio corpo teso si rilassò di colpo e sospirai grata al professore. «Grazie».
Quando arrivammo davanti all'istituzione, mi staccai dal suo abbraccio rassicurante. Era ora di affrontare il momento tanto atteso: il mio primo giorno di scuola.
Le parole di George erano state di gran aiuto e mi sentivo forte, tanto da poter distruggere un esercito di mille soldati con la sola forza telecinetica. Forse stavo esagerando, ma finalmente potevo affrontare quella giornata senza nessun problema. Glielo dovevo al professore.
Diedi un bacio fugace sulla sua guancia e scesi dalla macchina.
«Se vuoi ti accompagno...» replicò lui, visibilmente preoccupato.
Io sorrisi, mostrando tutti i denti. «Non sono più una bambina, posso farcela anche da sola».
E lo lasciai lì, con la fronte aggrottata e l'aria confusa. M'incamminai verso l'enorme cancello di metallo e lo superai senza troppi rimpianti. Non sembravo spaventata e mantenni una posizione altezzosa e sicura di me. Desideravo fare un'ottima figura e non volevo dimostrarmi goffa e debole.
Solo allora mi accorsi di un particolare: non c'era nessuno. Ero sola, nessuno studente al di fuori di me; non c'era anima viva. Fui pervasa dal panico. Dov'erano finiti tutti? Come un lampo mi valicò il timore di essere nel posto sbagliato, ciononostante, dando un'occhiata più attenta, mi accorsi con orrore che era proprio quella la scuola, la stessa che avevo visitato settimane fa. Non so cosa mi spinse a farlo, ma alzando il polso, controllai l'ora.
«Diamine!» esclamai sconvolta. Come aveva fatto il professore a non accorgersene? Ero in ritardo e per di più di venti minuti! Ero in remora ed era solo il primo giorno! La sfortuna mi perseguitava, era un fatto, ed ogni sicurezza si dissolse nell'aria.
Mi misi a correre verso l'edificio, dirigendomi verso l'officina. Come se qualcuno lassù avesse deciso di giocare con me, anziché ritrovarmi con la segretaria dolce e gentile dell'ultima volta, finii a guardare con aria ancora più sconvolta Giovanna mentre mi analizzava severa.
«Che ci fai tu a quest'ora?» mi strillò fredda.
«Io... beh... n-non lo so...» iniziai a balbettare, non riuscendo a formulare una frase comprensibile.
Vidi Giovanna sbuffare spazientita mentre prendeva due fogli da una mensola e me li porgeva a malavoglia. «Qui troverai la mappa della facoltà, l'orario delle tue materie e i professori che vedrai oggi... E corri dritta in classe!» latrò lei, facendomi fare un salto di dieci metri. Ero rossa dalla vergogna, ma non me lo sarei fatto ripetere due volte; controllai la tabella e i nomi dei docenti che avrei visto quel giorno e presi delle scale che mi avrebbero condotta al secondo piano
Nella prima ora avevo Lettere, una delle mie materie preferite, e rincuorandomi con quel dettaglio cercai l'aula ventitré. La trovai quasi immediatamente e indugiai dietro la soglia, non sapevo se bussare o no. Alla fine decisi di rischiare e bussai timidamente. Una voce ancora più gelida e inflessibile di Giovanna rispose un «Avanti!» secco e duro. Fui scossa da un brivido, tuttavia, ricordando le parole di George, appoggiai una mano sulla maniglia e aprii la porta. Fui invasa dalla luce e sbattei le palpebre per avere una migliore visione.
Mi accolse una classe abbastanza grande con dentro all'incirca una trentina di ragazzi.
«E tu chi saresti?» sbraitò la professoressa, innervosita.
Io diventai, se possibile, più rossa di prima, convertendomi in un semaforo umano anziché in una studentessa maldestra. «Mi dispiace, senza volerlo ho fatto tardi» cercai di dire in tono risoluto e ringraziando al cielo, non balbettai le parole. Un punto per me.
«Dimmi nome e cognome».
«Sofia Schlafen».
La vidi annotare qualcosa sul suo registro ma decisi non chiederle niente e preferii non sbirciare; ero già finita in un mucchio di guai senza ambirlo veramente, non volevo peggiorare la situazione che era già pessima di per sé.
«Siediti» ordinò lei; io obbedii timorosa.
Se qualcuno si era aspettato che dopo essere arrivata in ritardo, essere stata sgridata da una segretaria e da una professoressa, avrei guadagnato un po' di pace, be', se era nei miei panni si sbagliava di grosso.
Come a completare l'opera e a dimostrare al mondo quanto fossi imbranata, qualcuno mise il suo piede mentre mi dirigevo verso un banco vuoto e io, sorpresa, non riuscii a scansarmi in tempo e caddi goffamente a terra. Accudii l'impatto, mettendo le mani davanti ed evitando di spezzarmi il naso e il resto del viso.
Ciò che successe dopo mi lasciò talmente stordita che le mi capacità m'impedirono processare panoramicamente gli avvenimenti. I miei "simpaticissimi" compagni scoppiarono a ridere e potei udire qualcuno che esclamava infastidito: «Alzati, Zucca».
In un'altra occasione avrei pianto lì, seduta stante, ma tenendomi stretta la mia dignità, mi alzai infuriata con me stessa, con questa scuola e con il prof mentre mi sedevo con espressione impassibile. Non avrei dato il gusto a nessuno di loro di vedermi vulnerabile. Mai e poi mai.
Le risate non si fermarono e io, con gran fatica, li ignorai mentre il rossore delle mie guance si faceva sempre più evidente. Non li guardai, ero troppo concentrata ad esaminare la lavagna che era situata proprio di fronte a me, come se meritasse più attenzione di tutti loro messi insieme e in un certo senso era proprio così.
«Silenzio o chiamo il direttore!». Dalla sua gola sembrava essere uscito «Se fate i bravi vi regalo dei bellissimi I-phone!», dal momento che calò un silenzio tombale, malgrado fossi perfettamente consapevole che tutti stavano ispezionandomi mentre sorridevano divertiti e commentavano dietro alle mie spalle. Domani George avrebbe dovuto legarmi e prendermi in braccio se voleva portarmi in quel pandemonio, io non avrei mosso un solo dito e nessuno sarebbe riuscito a farmi cambiare di opinione. Il prof era testardo? Be', io lo ero molto di più.
Ero così impegnata a pensare un piano di vendetta quando un ragazzo seduto accanto a me mi scrutò con aria preoccupata. «Stai bene?» chiese gentile.
Era un giovane dall'aria paffuta ma tenera; dalla carnagione chiara, gli occhi azzurri come il ghiaccio e i capelli biondi come l'oro. Indossava un paio di occhiali che mi fecero ricordare quegli del professore.
«Si, sto bene» risposi tagliente. Quella caduta ancora mi rodeva dentro e se all'inizio le possibilità di fare amicizia erano poche, ora erano nulle.
Lo vidi sorridere cortese, per niente intimorito dal mio tono. «Mi chiamo Karl Lehmann» si presentò. «E... mi dispiace per quello che ti hanno fatto, a me è successo di peggio».
Tutta la collera di prima iniziò a sbollire; inclinai la testa e lo guardai incuriosita. «Ah sì... e cosa?».
«Una volta mi obbligarono a correre per tutta la scuola nudo siccome si erano presi i miei vestiti quando eravamo alle docce».
Scoppiai in una leggera risata e senza accorgermene avevo già fatto un'amicizia, dopotutto quella giornata non stava risultando così male. Vidi una scintilla soddisfatta attraversare gli occhi azzurri di Karl. «Vedi, non tutti sono dei bastardi».
«Ma la maggior parte sì» ribattei demoralizzata.
«A pranzo ti presenterò un'amica, vedrai che ti piacerà, è simpatica».
«Grazie mille, Karl, non sai quanto te ne sono grata».
Lui mi fece l'occhiolino prima di girare il capo e seguire le spiegazioni della professoressa.
 
§ § § § §
 
Letteratura fu una totale delusione, non perché Fornelli spiegasse male, ma perché gran parte di quello che aveva esposto lo sapevo già, me l'aveva insegnato George tempo prima, così finsi di captare le sue parole quando in realtà mi stavo annoiando a morte. Appena suonò la campanella, presi le mie cose e uscii in fretta, senza non prima accorgermi delle occhiate disgustate che mi lanciavano mentre mormoravano la parola "Zucca".
Odiavo con tutta me stessa quel nomignolo, nonostante ciò, per amor proprio optai non farci caso e avanzai per il corridoio con passo deciso, senza dare troppo all'occhio. Non volevo essere oggetto di divertimento, mi era bastato quell'anteriore giochetto. Percepii la presenza di Karl solo quando mi raggiunse, saltellando da un piede all'altro. «Qual'è la tua prossima materia?»
«Chimica» risposi.
«Peccato, ho Inglese» proferì lui, con voce affannata mentre cercava di adeguarsi al mio passo. Solo allora mi resi conto che era poco più basso di me — da sottolineare che arrivavo a malapena al metro e settanta — e un po' robusto. Rallentai l'andatura, mentre mille preoccupazioni mi vorticavano nella testa. Karl sembrava un bravo ragazzo e mi faceva un po' pena.
«Come si chiama la tua amica?» domandai di punto in bianco.
«Chloe McAlister».
«Non sembra un cognome italiano...».
«Si, infatti lei è nata nel Regno Unito...». 
Mi bloccai di colpo e iniziai a impallidire. Karl parve preoccuparsi sul serio perché mi strattonò forte per un braccio. «Hey, che ti prende? Stai bene?». 
Feci tre lunghi respiri mentre lentamente ritrovavo la calma. «Si, scusa... È stato un giramento di testa... Non ho fatto colazione» mentii.
Scosse la testa con disapprovazione. «Mai saltare un pasto» mi schernì con aria esperta mentre si accarezzava la pancia. «Guarda come sono in forma io... e tutto perché mi alimento bene».
Io lo squadrai dalla testa ai piedi e iniziai a ridere. Quel ragazzo era davvero molto simpatico.
«Mi fa piacere vederti felice, è così che ti voglio... Ora è meglio separarci, l'aula quindici si trova nel primo piano e dati una mossa ad arrivare, Orlando non accetta neanche un secondo di ritardo». E se ne andò allegro mentre fischiettava. Io seguii le sue direzioni e trovai l'aula di Chimica, dove entrai spedita. Questa volta arrivai in tempo e notai che i banchi erano da due. Mi sistemai in uno dove non c'era nessuno e stetti rigida. Non sapevo più che aspettarmi da questa giornata.
Stavo cercando di memorizzare alcune cose che non sapevo dal libro, quando sentii qualcuno sedersi con la grazia di un gatto accanto a me. Alzai la testa di scatto e rimasi a bocca aperta.
La ragazza era bellissima. Sembrava direttamente uscita da qualche pubblicità francese che promuovevano quei profumi costosi quanto la paga annuale di un calciatore. Aveva la pelle ambrata, i capelli erano lunghi, lisci e scuri e gli occhi erano due enormi pozzi foschi. Mi fissò con aria irritata e io la fronteggiai duramente a mia volta. Fu una battaglia di occhiate dove nessuno vinse poiché appena entrato il professore voltammo le nostre teste. «Buongiorno ragazzi, prendete i vostri libri perché voglio iniziare questa lezione il più prima possibile».
La ragazza mora sbuffò sonoramente. «Che palle Chimica» sussurrò annoiata.
«Non è così male» m'intromisi.
«E tu che ne sai?» mi domandò scettica.
«Forse perché l'ho studiata» risposi con ovvietà. Dio, da come parlavo sembravo una secchiona e anche la ragazza parve pensarlo. Dovevo stare più attenta a quello che dicevo se volevo farmi qualche altro amico oltre Karl. Mi mossi nervosa sulla sedia ma la voce gentile della giovane mi sorprese. «Non credo che a me servirà studiarlo».
Mi voltai di scatto, tutto d'un tratto interessata. «Cosa intendi dire?». 
«Io diventerò una ballerina e la Chimica non mi serve a nulla». 
«No di certo» fui d'accordo e mi sorpresi a parlare con la stessa giovane con cui avevo fatto una guerra di sguardi da "Sono più forte io" fino a pochi minuti fa. La osservai attentamente e fui scossa dall'invidia nel notare il corpo perfetto che possedeva. Aveva i fianchi magri, dalle curve armoniose e morbide, sembrava irradiare sensualità e femminilità da tutti i pori. L'uniforme le stava a pennello e sembrava disegnato appositamente per il suo corpo; non mi sarei affatto sorpresa se fosse stato veramente così.
Non ci rivolgemmo più la parola mentre io la guardavo di sfuggita e paragonavo con tristezza la sua immagine con la mia. Il professore divagò per tutta l'ora, ripassando i concetti di base che consistevano in atomi, molecole, legami e reazioni chimiche, meccanica quantistica e leggi della chimica e della fisica. Come con Letteratura, già sapevo tutto e rimpiansi i miei libri; avrei potuto portarli a scuola per fare qualcosa di più produttivo piuttosto che rivedere degli argomenti che sapevo già a memoria. I minuti sembravano non passare mai e iniziai a fare scarabocchi sul quaderno.
«Schlafen?» mi chiamò il professore.
Io alzai la mano d'istinto, come avevo visto fare nei film. Appena mi scorse tra gli altri studenti, mi rivolse un sorriso caldo e pieno d'affetto. Sicuramente era un professore benevolo.
«Vorresti dirmi la legge di Henry?» domandò.
Come sempre, fu la mia mente ad aprire la bocca, non riuscii nemmeno ad elaborare la frase: «A temperatura costante, la quantità di gas che passa in soluzione in un determinato liquido è direttamente proporzionale alla pressione parziale del gas in equilibrio col liquido stesso» risposi meccanicamente.
«Brava... Lidja! Allora, dimmi la legge di Lavoisier».
Vidi la mia compagna di banco sussultare mentre faceva finta di concentrarsi per ricordare qualcosa; purtroppo conoscevo bene quell'espressione, la facevo anche io quando non sapevo un concetto o lo dimenticavo completamente.
Cercando di non farmi vedere dal professore, mi avvicinai a lei. «In una reazione chimica, la massa dei reagenti è esattamente uguale alla massa dei prodotti» le bisbigliai, evitando di muovere troppo le labbra per non farmi pigliare.
Ci fu un largo secondo in cui pensai che non mi aveva sentito o capito, ma dopo poco la udì ripetere: «Consiste che in una reazione chimica, la massa dei reagenti è esattamente uguale alla massa dei prodotti» enunciò sicura.
Il professore parve sorpreso, forse non si aspettava che sapesse la risposta, tuttavia le sorrise gongolante. «Brava, a quanto pare hai studiato qualcosa durante le vacanze». E chiamò un altro alunno mentre faceva altre domande.
Lidja — alla fine avevo scoperto il suo nome, si voltò verso di me e mi rivolse un sorriso riconoscente. «Ti devo la vita».
«No, mi devi una risposta» sdrammatizzai io, facendola sghignazzare. 
«Grazie lo stesso».
«No problem».
La vidi indugiare per un po' ed infine decise di parlare. «Senti... Ti va di far parte nel nostro gruppo?» chiese agitata. 
Alzai un sopracciglio, segno che mi aveva preso alla sprovvista. «Gruppo?».
Lei annuì, troppo seria per i miei gusti. «Ci facciamo chiamare Draconiani e non mi riferisco ad una banda musicale... Una banda studentesca... quella buona...».  
Stavo seriamente pensando che quella ragazza stesse delirando o blaterando su cose senza senso. «Banda buona? Cosa significa? Spiegami tutto con più calma...». 
«Questa scuola è divisa in due, il gruppo dei Draconiani e quello dei Viverniani, noi dei Draconiani siamo quelli benevoli mentre quello dei Viverniani sono i cattivi; siamo sempre in "guerra" ed ogni anno sia noi che loro cerchiamo di richiamare più studenti possibili al nostro lato... Alcuni vengono da noi, gli altri, che temono Nidhoggr, vanno da loro che noi denominiamo "Assoggettati"; infine ci sono gli indifferenti che sono gli Esclusi...». 
Non avevo la più pallida idea di come interpretare le sue affermazioni per quanto mi sembrarono assurde. Io? In un gruppo di adolescenti irresponsabili che si odiavano a vicenda? Mai. Stavo per rifiutare quando lei mi fermò. 
«È una specie di tradizione questa, come saprai questa scuola si chiama Dragoni e si narrano molte storie riguardo questo istituto e su questo luogo, storie di draghi e viverne che lottano da sempre... Ogni semestre ci sono sondaggi, competizioni, concorsi, gare che la scuola acconsente per vedere il vincitore, ma negli ultimi cinque anni noi draconiani ci siamo indeboliti e molti di noi si sono arresi, hanno smesso di combattere con noi...». E la sua voce si spezzò e nei suoi occhi colsi un lampo di tristezza... «Purtroppo perdemmo uno dei nostri guardiani... Ogni banda ha dei rappresentanti, quelli più forti, e ci viene assegnato il nome di un drago... Ma un po' di tempo fa uno dei migliori ci "tradì" e diventò viverniano...».  
«Chi?» domandai in fretta. 
«Fabio Szilard». 





 
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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


"E' proibito non fare le cose per te stesso, 
avere paura della vita e dei suoi compromessi, 
non vivere ogni giorno come se fosse il tuo ultimo respiro. 
E' proibito sentire la mancanza di qualcuno senza gioire, 
dimenticare i suoi occhi e le sue risate 
solo perché le vostre strade hanno smesso di abbracciarsi. 
Dimenticare il passato e farlo scontare al presente."

-Pablo Neruda

Capitolo 2

Sofia

Fabio Szilard.
Se Lidja pensava che avrei spalancato la bocca dalla sorpresa mentre urlavo con voce isterica «Ma no! Cioè, proprio lui? Cioè, scherzi? Cioè, dici sul serio?» be', non mi conosceva affatto (in effetti era proprio così, non potevo pretendere che sapesse tutto su di me in soli pochi minuti), ma io non potei fare a meno di alzare un sopracciglio con aria scettica. Non avevo la minima idea di chi fosse questo Fabio e per essere onesta, non m'interessava neanche. Da come ne parlava Lidja sembrava portatore di guai, brutto affare per me, quindi era meglio evitarlo.
— E cosa è successo dopo? Fammi indovinare... da quando lui se ne è andato la vostra banda ha iniziato a perdere le competizioni, giusto? — dissi divertita.
Lei sgranò gli occhi dalla sorpresa. Intuii che non si aspettava affatto che fossi capace di arrivarci da sola; nonostante non sia stata lei a dirmi parola per parola che era accaduto proprio così, per me era sottinteso.
— Lui, diciamo, era quasi un capo per noi... — riprese a parlare lei. — E quando ci tradì per stare con quelli stronzi, noi eravamo in fermento, sopratutto senza nessun punto di riferimento con cui ispirarci... Io ho provato a prendere il suo posto ma non era adatto a me, così come anche gli altri... — la vidi tossire con impazienza ed era visibilmente a disagio.
Per quanto quella situazione mi sembrava fuori luogo ero troppo curiosa, volevo saperne di più. Magari unirmi a loro significherebbe farmi altri amici e il professore avrebbe smesso di preoccuparsi inutilmente della mia vita sociale alquanto deludente.
Nella mia testa iniziò a formarsi un piano ma fui distratta dalla campanella che suonava. Signore e signori ero sopravvissuta per ben due ore di scuola... Un miracolo! George doveva farmi un trofeo e alzare il costo della mia paghetta e sapevo già come convincerlo.
Stavo mettendo il libro di chimica nello zaino quando udii delle risate dietro di me. Inconsapevolmente mi voltai e mi trovai faccia a faccia con due ragazzi.
Se Lidja era bellissima, loro due erano perfetti.
Erano una ragazza e un ragazzo. Lei era magra, snella e alta. Se Lidja spruzzava sensualità, lei invece era tutta volgarità. Aveva il viso tondo, i capelli biondi e a caschetto con qualche mesch verde, blu e grigio, confermandole un aspetto da punk e ribelle, ma nonostante ciò, non perdeva il suo fascino. Sul naso leggermente all'insù si notava qualche lentiggine. Molti dicevano che le mie lentiggini mi confermavano quell'aria da ragazza dolce e buona mentre alla tizia che avevo di fronte era tutto al contrario; non faceva altro che intimorirmi per quanto sembrasse pericolosa. Il mio sesto senso era in allerta mentre quella parte razionale mi diceva che dovevo starle alla larga.
Squadrai il ragazzo e a prima vista capii che era un donnaiolo ed era di una bellezza non meno splendente della ragazza. I suoi capelli erano onde perfette di un colore ramato e sulle labbra aveva un sorriso perfido.
Capii all'istante che quei due dovevano essere dei “viverniani”. Con quell'aria truce e malvagia non ci voleva di certo un genio per capire che erano da evitare. 
— Ratatoskr... Guarda che bella Zucca abbiamo qui, delle voci mi hanno riportato che è caduta nell'ora di Fornelli. Dovevamo essere presenti! Povero Ofnir, sicuramente per farle quello scherzo si sarà sporcato le scarpe. — E la vidi sghignazzare con cattiveria.
Definitivamente quei due non mi piacevano.
— Nidafjoll, secondo te Nidhogrr la vorrà nella sua banda? — si guardarono negli occhi, valutando le possibilità, ed infine, come se fossero uniti mentalmente, li vidi fare una smorfia disgustata mentre entrambi esclamavano: «Nahhh!».
— È troppo imbranata — disse Nida.
— Hai ragione — ribadì lui.
Iniziavo a incazzarmi veramente. Quei due avevano il coraggio di deridermi e prendermi per i fondelli davanti a me come se non esistessi? Li fissai umiliata e indignata. Mai come in quel momento desiderai sprofondare nel sottosuolo, tutta la scuola sapeva già della mia bellissima performance nell'ora di lettere ma perlomeno ora sapevo qualcosa d'importante: lo stronzo che mi aveva fatto cadere si chiamava Ofnir.
Il come non importava, ma mi sarei vendicata e gli avrei fatto pentire amaramente di essersi comportato come un idiota.
Solo allora notai che la classe si stava svuotando e avrei rischiato di arrivare tardi alla prossima lezione, di nuovo. Mi accorsi che Lidja non c'era più quindi supposi che doveva essere uscita di corsa appena era suonata la campanella e ora capivo anche il perché. Mi sentii tradita, avrebbe dovuto avvisarmi che c'erano alte probabilità che incontrassi quei due; o perlomeno poteva essere rimasta nell'aula per farmi compagnia.
Sbuffai stizzita. — Se avete finito, vorrei andare alla prossima classe — dissi con coraggio.
Solo allora si accorsero di me. Nida sorrise beffarda. — Non vedo l'ora di parlare con Fabio per descrivergli questa Zucca. 
— Il tuo ragazzo potrebbe farsi qualche risata — aggiunse Ratatoskr.
Io alzai la testa di scatto per guardarla. Com'era possibile che qualcuno decidesse di fidanzarsi con quella ragazza così antipatica e spregevole? Se lei era così non osavo immaginare che tipo era lui. Cercai di non pensarci e senza troppi preamboli, sorpassai quei due mentre ridevano e mi dicevano: «Alla prossima, Zucca».
Ero certa che se la vita in quella scuola continuava così sarei diventata presto una depressa autolesionista che odiava il mondo e non faceva altro che pensare al suicidio. Non sapevo se il prof voleva aiutarmi o farmi sprofondare nell'autocommiserazione.
Erano questi i pensieri che avevo in testa mentre imboccavo un corridoio, davo una svolta e mi dirigevo al terzo piano. Avevo il fiato corto ma non rallentai il passo. Feci un sospiro di sollievo quando notai che ero arrivata in tempo, ma purtroppo la maggior parte dei banchi erano occupati cosi presi posto accanto ad una ragazza dall'aria tranquilla senza prima chiederle se potevo sedermi lì.
Lei mi rivolse un sorriso sincero e rispose di sì.
Mi buttai su quella sedia con tutto il peso e con la coda nell'occhio osservai la ragazza. Era magra come un giunco ma aveva un profilo delicato, quasi infantile. Sembrava emanare dolcezza e tenerezza e quasi mi sorpresi a paragonarla con Lidja e Nida, che sembravano due Femme Fatale. Con questa ragazza, invece, bastava guardarla per avere un atteggiamento protettivo per quanto sembrasse fragile e insicura. Quasi come me. Aveva due occhi enormi e blu che mi fecero venire in mente Karl.
Spinta dall'audacia mi rivolsi a lei. — Ehm, ciao, mi chiamo Sofia e sono nuova... tu chi saresti? — Be', io ho provato a fare conversazione!
La ragazza parve meravigliata che le parlassi ma non si tirò indietro. — Sono Chloe McAlister.
— Tu sei Chloe? Conosci Karl? Oggi mi ha parlato di te dicendomi che eri una sua amica... Voleva che ci conoscessimo. 
Appena pronunciai il nome di Karl la vidi sorridere e le sue guance presero una sfumatura rosea che ai miei occhi la fece diventare più adorabile e innocente.
«Oh, oh», quell'espressione poteva significare molte cose e probabilmente tra quei due c'era qualcosa. Le sorrisi amabilmente, incoraggiandola a parlare. — Sì, siamo buoni amici, lui è un bravo ragazzo, gentile con tutti.
Io non potei fare a meno di concordare con lei. — Si, hai ragione e dimmi... Oggi una ragazza che si chiama Lidja mi ha spiegato più o meno questa cosa tra draconiani e viverniani... tu ne sai qualcosa?
Volevo estrarre più informazioni possibili.
Io la vidi sussultare e iniziai a pentirmi della domanda. — Sì, io, Karl, Lidja e mio fratello siamo quattro dei sei guardiani, i “capi” che dirigono gli altri draconiani, che organizzano le gare eleggendo i migliori per le competizioni con i viverniani; nei viverniani i guardiani sono Nida, Ratatoskr, Ofnir che a loro volta sono controllati da Nidhoggr. Anche noi possiamo avere un capo che possa fronteggiarlo, ma nessuno vuole quel peso siccome lo temono troppo... Fabio Szilard stava sul punto di assumere quel ruolo finché, improvvisamente, decise di stare nella banda dei viverniani e da quando successe il nostro gruppo perse il coraggio e la grinta, ma sono convinta che questo sia l'anno in cui possiamo rivoltare le cose, dobbiamo avere fiducia.
Io ascoltai rapita le sue parole e arrivai alla conclusione che per quanto quella ragazza avesse un aspetto fragile, dentro di lei c'era un intero uragano pronto a schiacciarre tutti. Karl aveva ragione quando mi disse che era una ragazza simpatica. A me piaceva già.
Stavo per riempirla di altre domande quando vidi entrare una professoressa, così rimasi in silenzio mentre seguivo la lezione.
Bassetti ci fece fare qualche equazione alla lavagna e ripassammo vari argomenti.
Io e Chloe non potemmo più parlare e una volta finita l'ora, lei mi sorrise timidamente. — Ora abbiamo venti minuti di ricreazione... Se vuoi puoi venire con me.
Accettai immediatamente, afferrandomi a quell'opportunità come un'ancora di salvezza. Quando uscimmo dalla classe mi feci guidare da lei, scendemmo le scale fino ad arrivare al piano terra dove andammo verso il cortile che era pieno di studenti che parlavano, ridevano e si aggiornavano sugli ultimi pettegolezzi. Vidi qualche ragazza indicarmi e dire qualcosa alle sue compagne che scoppiarono a ridere. Non avevo bisogno di un super udito per comprendere che stavano parlando della mia fantastica e unica caduta di questa mattina.
Quel'Ofnir l'avrebbe pagata, al momento giusto avrei messo in atto la mia vendetta ma in quell'istante decisi che era meglio godere la compagnia di Chloe. Parlammo molto, raccontando e paragonando le nostre vite.
Lei e suo fratello gemello (quando disse di avere un gemello rischiai di inciampare e caderle addosso per quanto ero stupita) avevano vissuto nel Regno Unito con Gillian, la loro madre, fino ai dieci anni finché decisero di trasferirsi per cambiare vita. All'inizio sia per lei che per Ewan era stato veramente duro abituarsi ma poi scoprirono che la vita qui era cento volte più eccitante ed interessante. Vivevano in un appartamento non molto lontano dalla scuola dove avevano una vita tranquilla e per niente noiosa.
Io l'ascoltai affascinata e decisi di confidarmi a mia volta, narrandole la mia vita con il professore e con Thomas. Le parlai dei miei genitori e di quanto ero arrabbiata quando scoprii che il prof mi aveva iscritto in questo istituto. Lei rise ma mi assicurò che in questa scuola la parola d'ordine era divertimento e io le credetti.
Quando pensai di averle detto tutto, vidi Karl e un ragazzo identico a Chloe che si avvicinano a noi. Il fratello era il suo copia e incolla, l'unica differenza era che aveva un corpo più mascolino, le spalle larghe, i fianchi magri e il petto asciutto.
— Ewan, ti presento Sofia — ci presentò Karl, ma mentre lo faceva non smetteva di guardare Chloe con occhi sognanti e da ragazzo innamorato. — E a quanto vedo hai già conosciuto Chloe — aggiunse sorridendo.
Ewan mi salutò radiante mentre mi osservava con interesse. Mi sentii nuda davanti a quei occhi e cercai di soffocare quel senso di disagio. Fortunatamente una voce che urlava il mio nome mi distrasse.
— SOFIAAA! — mi stava chiamando Lidja e appena m'intravide corse verso di me.
— Mi dispiace, mi dispiace, sono una bastarda, non dovevo farlo, scusami, perdonami, dopo quello che hai fatto per aiutarmi ti ho subito voltato le spalle quando avevi bisogno di me... — stava blaterando.
Non ci stavo capendo nulla e per farla smettere, le misi un mano sulle labbra e lei si azzittì all'istante, per mia fortuna. — Vuoi spiegarmi di cosa diamine stai parlando?
— Ho saputo di Nida e Ratatoskr... Loro erano in classe con noi in chimica e come una stupida ti ho lasciato da sola appena è suonata la campanella, dimenticandomi di avvisarti che dovevi evitarli...
Ah, era quello.
All'inizio mi ero arrabbiata parecchio con lei, ma decisi di non darle nessuna colpa. — Non preoccuparti, dopo aver avuto “l'onore” di conoscerli voglio entrare nel vostro gruppo per fargliela pagare — risposi con calma.
Mi sarei aspettata di tutto ma non che tutti i presenti, Chloe, Ewan, Karl e Lidja, mi urlassero esterrefatti un «DAVVERO?». Sussultai ma annuii convinta.
— E chi ti ha parlato dei gruppi? — domandò Karl. — Volevo aspettare prima di dirtelo io...
Alzai le spalle con indifferenza e con il mento indicai Lidja. — Mi sembra interessante, quindi ci sto.
Chloe sembrava al settimo cielo e con foga mi abbracciò sorridente. — Grazie! Saresti un'ottima draconiana, potresti persino diventare una guardiana, sono pochi a volere questo incarico.
Notai vagamente Ewan mentre s'irrigidiva. — Sono rimasti solo due posti... Thuban, che fa da capo ed Eltanin, ma lo era prima Fabio...
— Non lo nominare neanche! — sbottò infastidita Lidja. — Lui non si meritava quel posto, è uno scansafatiche, un traditore, per lui la nostra amicizia non contava e ha preferito infilarsi nella vagina di quella troia della Nidafjoll...
— Scusate tutti — m'intromisi. — Non ci sto capendo nulla, non voglio essere un guardiano, non ancora, e mi sono persa ai nomi Thuban e Eltanin... Cosa sono? 
Karl assunse un'aria da so-tutto-io allo stile Hermione Granger e mi guardò benevolo mentre con una mano si aggiustava gli occhiali. Quel semplice gesto riportò a galla il ricordo del professore, colpendomi con una fitta di nostalgia. Ero certa che a George sarebbe piaciuto Karl, erano identici.
— Tutti i ragazzi draconiani e viverniani devono avere dei superiori, non so come funziona con i viverniani, ma noi draconiani abbiamo dei guardiani che sono in tutto cinque e a sua volta, tra noi, deve esserci un capo. Questi guardiani prendono i nomi di Thuban, il capo; Eltanin, il suo braccio destro che prende il ruolo di quasi-capo quando Thuban non c'è; Aldibah, la mente, da lui si prendono consigli e i piani d'attacco; Rastaban e Kuma che sono i guerrieri... Prendiamo questi nomi per sapere che ruolo abbiamo tra i rappresentanti. 
— E voi chi rappresentate esattamente? — chiesi confusa.
— Lidja è Rastaban mentre Ewan e Chloe, siccome sono fratelli gemelli, sono Kuma; io sono Aldibah e fino a qualche anno fa avevamo anche Eltanin, finché ha deciso di combattere con i nostri “nemici” e da quando è arrivato Nidhoggr non abbiamo un Thuban, dal momento che nessuno ha il coraggio di affrontarlo.
Io rimasi sconvolta. — Ma che idiozia! Come potete temere un semplice ragazzo?
Ewan scoppiò in una risata amara. — Se diventassi una minaccia per lui, ti farà la vita impossibile, quindi Rossa, è meglio evitarlo finché puoi.
Io non riuscivo a capirli. Da quel poco che avevo intravvisto, tutti i ragazzi che conformavano il gruppo dei draconiani erano delle persone simpatiche, dolci e fantastiche, come potevano farsi mettere i piedi in testa senza mai protestare o muovere un dito? Quanto poteva essere cattivo questo Nidhoggr? Stavo sfumando di rabbia e il mio odio nei confronti dei viverniani crebbe a dismisura.
— Certe volte penso che la guerra tra noi e i viverniani ci sarà sempre, non c'è neanche bisogno di dividere la scuola in due gruppi perché basta un'occhiata per capire come sei dentro e sapere a quale gruppo appartieni. — commentò tristemente Karl. — Comunque, Sofia, non ci hai ancora chiesto perché quasi nessuno vuole essere un guardiano.
— Mi sembra ovvio, perché voi siete quelli più forti e vi convertite in una minaccia per Nidhoggr, quindi sono quasi sicura che vi fa la vita impossibile.
— Sveglia la ragazza — commentò allegra Chloe. Io le sorrisi con affetto. Non conoscevo molto bene quei ragazzi ma ci tenevo a loro e se c'era un modo per farla finita con quello stronzo di Nidhoggr, l'avrei fatto senza pensarci due volte.

§ § § § §

Una volta finita la ricreazione m'incamminai pensierosa verso la prossima lezione insieme ad Ewan. Avevamo la stessa materia: inglese. Io non spiccai parola e lui parve accorgersi che ero in un altro mondo. Continuavo a chiedermi quanto insensibile era quel Nidhoggr, tanto da intimorire tutta la scuola. Io non ero ancora riuscita a vederlo e mi aspettavo di vedere un ragazzo gigante, muscoloso con dei canini così evidenti da sembrare un vampiro, gli occhi privi d'espressione con un ghigno diabolico sulle labbra. Rabbrividii al pensiero. 
Secondo le mie fonti (cioè Lidja) quel ragazzo aveva l'aspetto di un qualsiasi altro adolescente, bello da far mettere paura e ad una prima occhiata sembrava angelico quanto letale e ormai non sapevo più che pensare. Stavo seriamente considerando di diventare un guardiano per aiutare i miei amici nonostante significasse finire nella tana del lupo e dichiarare la mia fine. Ma quel drago inferocito che faceva parte di me voleva uscire dall'oscurità e dimostrare agli altri che anche lui poteva essere devastante se necessario. M'immaginai più di una volta nei panni di capo, Thuban, mentre scendevo dal cielo come un angelo vendicatore mettendo fine a tutto e dichiarare giustizia. Era un'idea troppo strana, ma improvvisamente volevo fare qualcosa d'importante.
Se non fosse che la mano di Ewan mi bloccò, facendomi entrare in una classe, avrei continuato ad andare dritto, sorpassando l'aula.
— Sembri incantata, Terra chiamare Sofia — disse scherzando.
Sorrisi anche io mentre mi scusavo impacciata. — Stavo pensando alla proposta di Chloe.
Lui si rabbuiò all'istante. — Quella di diventare guardiano? — Dalla sua faccia vidi tutta la sua disapprovazione. — Ti faranno la vita difficile... Non te lo consiglio, Rossa.
Io m'imbronciai all'istante. — Cosa pensi? Che sono troppo stupida per essere un guardiano? Che non sia in grado di difendermi? — scattai, alzando la mia voce di qualche decibel ma nessuno fece caso a noi.
Lo vidi scuotere la testa. — Non intendo quello, ma pensaci bene, loro ti tormenteranno e gli unici ruoli rimasti sono quelli importanti, più l'incarico è apprezzabile, più ti maltratteranno; guarda il povero Karl, siccome non abbiamo un capo, il suo posto è considerato quello più vitale dopo Rastaban e Kuma e non lo lasciano mai in pace, non sai quanto ha dovuto soffrire.
Io non potei non rattristarmi per Karl, dopotutto era stato il mio primo amico e sembrava sempre così allegro e disponibile che non riuscivo a capire come una persona potesse essere così cattiva da tartassarlo perennemente.
Pensai parecchio a lui e a tutto ciò che mi avevano raccontato. Sentivo che potevo aiutarli, avevano bisogno di man forte e io ero lì. L'ora trascorse così, pensando ad un piano d'attacco, volevo fare una strage ed era solo il mio primo giorno di scuola... Poteva andarmi peggio.
Finita l'ora, salutai Ewan promettendogli che ci saremmo visti insieme agli altri nell'ora di pranzo. Con un cenno della testa mi allontanai da lui.
Fui dritta all'aula di biologia e presi posto all'ultimo banco. In automatico, cercai qualcuno dei miei amici ma non vidi arrivare né Lidja, né il simpatico e goffo Kark, né la dolce Chloe. Il professore non era ancora arrivato così i miei compagni parlottavano tutti ad alta voce mentre io guardavo fuori dalla finestra e reprimevo un brivido. Un tempo soffrivo di vertigini e mi sentivo male solamente a salire uno scalino ma il professore riuscì ad aiutarmi e vinsi una paura così insignificante. Poi c'erano momenti come quelli in cui temevo di cadere da un momento all'altro in un vortice nero senza fine. Fissai il cielo coperto da nuvole bianche mentre una spruzzata di azzurro qua e là si vedeva di tanto in tanto. Non ero brava a disegnare ma in quell'istante mi sarebbe piaciuto immortalare quel panorama. All'improvviso, tutti i miei compagni smisero di parlare e nell'aria vibrò una tensione del tutto innaturale. Convinta che fosse entrato il professore mi girai e sulla soglia della porta notai tre ragazzi. Fissai le facce dei miei compagni e mi stupii quando scorsi che le loro espressioni erano una maschera di puro terrore. Cosa diavolo stava succedendo? Forse quei tizi erano...
Li squadrai con più attenzione. Tutti e tre ragazzi erano bellissimi.
Uno di loro era alto, di carnagione olivastra, aveva i capelli dorati e brillanti. I suoi occhi erano verdi, aveva i tratti marcati come da modello ma a sorprendermi era il suo sguardo, serio, attento e vigile, con una scintilla maligna. Sembrava capace di leggerti l'anima e spezzarti in due con un solo gesto. Supposi che era lui Nidhoggr e per quanto mi costava ammetterlo, quella sua figura altezzosa sembrava capace di mettere soggezione anche il più duro dei duri. Era magro ma sembrava vagamente muscoloso, quanto bastava a farti capire che poteva metterti fuori combattimento con un solo pugno. Fui scossa da vari brividi. Quando si accorse che lo stavo fissando, mi rivolse un sorriso beffardo simile a quello di Nida. Mi concentrai a guardare gli altri due. 
L'altro aveva i capelli neri e leggermente mossi, due occhi grigi e penetranti ed un fisico che sembrava costantemente in allenamento. Se era possibile, aveva l'aria ancora più minacciosa di Nidhoggr. Non sapevo chi era e non avrei neanche preso il disturbo di scoprirlo. Nel sul sguardo c'era qualcosa che m'intimoriva, sembrava spietato e fuori di testa.
L'ultimo ragazzo mi sorprese. Non aveva né quell'aria maligna di Nidhoggr né quell'aria minacciosa dell'altro. Aveva l'aspetto di una persona triste e tormentata ma nei suoi occhi neri come la pece riuscii a scorgere un lato sarcastico e strafottente. Era alto e molto magro, il suo corpo non sembrava rigoroso come quelli degli altri due, ma a me sembrava perfetto, non troppo muscoloso. I suoi capelli erano ricci e neri, dandogli quell'aspetto irresistibile. Sembrava un angelo della morte.
Quando il secondo ragazzo dagli occhi grigi mi vide, nelle sue labbra sfuggì un sorriso sbieco. — Ma guarda chi si vede! — disse ad alta voce affinché lo sentissi. — Zucca! Non ti ricordi di me? Devi pagarmi le scarpe nuove che mi hai sporcato!
Ofnir. Lui era Ofnir. Il colpevole della mia caduta. Lo avrei riconosciuto se nell'ora di letteratura non mi fossi ostinata a non degnare un solo sguardo sguardo a nessuno dei miei compagni. — Non è colpa mia se sei così idiota da non sapere dove mettere le tue cazzo di gambe — borbottai.
Okay.
Avevo esagerato.
E a confermarmelo furono sopratutto i miei compagni che impauriti mi rivolsero uno sguardo pieno di compassione e pietà, come se fossi un animale che sta sul punto di essere mangiato vivo e c'erano alte probabilità che fosse veramente così. Da dove veniva fuori tutto quel coraggio? Forse ero posseduta da qualche spirito; questa mattina avevo una paura cane di entrare a scuola ed ora, tutto d'un tratto, stavo insultando uno dei ragazzi più pericolosi della scuola. Com'era possibile?
Gli occhi grigi di Ofnir parvero diventare neri e l'occhiataccia che mi lanciò non prometteva niente di buono. Oh cazzo, l'avevo fatto arrabbiare veramente ma una parte di me esaltava soddisfatta. «Questa è per tutte le volte che hai ferito ai miei nuovi amici», pensai, cercando di farglielo capire con uno sguardo. Sembrava sul punto di correre verso di me e tirarmi dalla finestra quando la mano di Nidhoggr lo bloccò; lo vidi mormorare qualcosa ad Ofnir e come quest'ultimo si calmava, infine fece un gesto verso il ragazzo riccio (che sicuramente si trattava di Fabio Szilard) e, capendo chissà che cosa, si allontanò da loro e si diresse a passo deciso verso di me.
Ma che cazz...?
Stavano mandando lui per picchiarmi o cosa? Sul serio? Con la coda nell'occhio notai come i due viverniani presero posto nel lato opposto della classe senza, però, mai smettere di osservarmi.
Una parte di me era convinta che ero nella merda. L'altra parte non smetteva di mangiare Fabio con gli occhi. Era così sensuale e... ostile? I suoi occhi sembravano lanciare saette da tutte le parti. Era infuriato e presi in considerazione di alzarmi e scappare. Lo osservai come si sedeva a malavoglia accanto a me...
— Quel posto è occupato — mentii, punta sul vivo. Come poteva sedersi proprio al mio lato? Lo fissai di sfuggita e i miei battiti del cuore aumentarono mentre il respiro iniziava a mancarmi. Era così maledettamente bello quanto stronzo. Poi arrivò la consapevolezza che proprio lui era il fidanzato di Nida e il mio petto si sgonfiò di colpo, ferito. Lei era così perfetta, era naturale che stesse con uno come lui, io non ci sarei mai riuscita, ero l'opposto; troppo imperfetta. Fui invasa dalla rabbia e lo guardai truce agli occhi, occhi magnetici e pieni di misteri.
— Si, dal tuo amico invisibile — rispose ironico lui.
— Perlomeno la sua compagnia è più gradita della tua — replicai.
— Ti farai uccidere per quella tua boccaccia.
— Qualcuno dovrà pur avere le palle di dirvi le cose in faccia.
Lui sorrise sarcastico. — TU. NON. HAI. LE. PALLE. ZUCCA. — disse piano lui, scandendo bene le parole come se avessi qualche problema mentale e non fossi capace di capire nulla.
Ero sicura che in quel momento ero rossa come un peperone.
— Stai attenta, Zucca, non vorrai diventare anche un Pomodoro.
— La smetti! — sbraitai. — Mi sono rotta il cazzo di questa scuola e di questi cazzo di viverniani che non hanno fatto altro che rompermi il cazzo da quando ho messo piede in questo cazzo d'istituto! — Ero fuori di me, ma Fabio non perse tempo e continuò a infastidirmi.
— Ti piace la parola cazzo, chissà, magari potresti farmi un lavoretto con la bocca...
Non ce la feci più. Mi alzai dalla sedia di scatto, presi lo zaino e mi diressi verso la porta senza prima voltarmi e dirigermi verso Nidhoggr. — Siete tutti degli stronzi arroganti ma giuro che così come farete la vita impossibile a me, io la farò a voi, parola di Thuban.
Mostrai il dito medio a Fabio che mi guardò sorpreso, il suo sorriso ironico era sparito e sostenne il mio sguardo a lungo. Mi girai e corsi verso il cortile. Fortunatamente, il professore di biologia non era ancora arrivato e non poté assistere al mio bellissimo spettacolo.
Da quel giorno in poi le cose nella scuola Dragoni sarebbero cambiate. 


Note dell'Autrice: Ecco a voi il secondo capitolo di questa stranissima FF, come vedete, finalmente sono apparsi anche Nida, Ratatoskr, Ofnir, Fabio, Ewan e Chloe... che ne pensate? Vi piace l'aspetto di Nidhoggr? Io sinceramente non sapevo che inventarmi. Così, la nostra timida Sofia dichiara guerra e pian piano che le vicende prenderanno forma, diventerà sempre più forte, non sarà più quella Sofia insicura, lei cercherà di essere un capo, proprio come nei libri! Vi piace come sta prendendo forma la storia? E cosa più importante... Cosa ne pensate di questo Fabio? E la sua relazione con Nida? Non ve l'aspettavate, eh? Se volete dirmi qualcosa: RECENSITE!
 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


"La vita e i sogni sono fogli di uno stesso libro:
leggerli in ordine è vivere, sfogliarli a caso è sognare."
-Arthur Schopenhauer

Capitolo 3

Sofia

Caro diario,
Come promesso, eccomi qui ad aggiornarti sugli ultimi avvenimenti. Come ben sai, oggi è stato il mio primissimo giorno di scuola ed è stato peggio di un cataclisma! Il lato positivo di questa avventura è che ho fatto qualche nuova amicizia come tanto voleva George.
Karl è stato il primo a porre fiducia in me ed è uno splendido ragazzo, con quell'aria da so-tutto-io, lo trovo divertente e stravagante, dice sempre le cose al momento giusto ed è un ragazzo forte, divertente e affidabile. Ho un vago sospetto che sia innamorato cotto di Chloe, una ragazza dolce e amichevole.
Lei e suo fratello sono due uragani completamente diversi; lui, un don Giovanni, è sempre spiritoso e vivace, mentre lei, più tranquilla, nasconde una notevole forza che tira sempre fuori quando vuole proteggere le persone che le sono care o quando incoraggia i suoi amici. È uno spasso stare con loro due!
Infine c'è Lidja, audace e ribelle, non teme a niente. Durante il corso della giornata l'ho invidiata, ma poi ho capito che ha un'enorme cuore. È una ragazza a cui piace sognare con gli occhi aperti e vuole diventare una ballerina. La trovo perfetta nei panni di una sinuosa ed elegante danzatrice. Le ho promesso che le farò sempre il tifo, ormai, senza volerlo veramente, mi sono affezionata sia e lei che agli altri, dopotutto ho trovato qualcuno con cui passare le giornate a ridere e scherzare.
Questo è più o meno il lato positivo. Quello negativo ha troppi aspetti che non mi piacciono.
Innanzitutto, ho dichiarato la mia morte nello stesso momento in cui ho sfidato Nidhoggr e i suoi scagnozzi, eleggendomi come capo nel gruppo dei Draconiani. Gli altri erano entusiasti quando si è sparsa la notizia che Zucca (è un nomignolo che usa ormai tutta la scuola per indicarmi) si è autoproclamata Thuban. Nessuno ha obiettato e Chloe non faceva altro che ripetermi: «Sei un fottuto genio! Finalmente qualcuno che ha le palle di sfidare Nidhoggr! Io l'avevo detto che quest'anno sarebbe stato diverso!».
Ewan e Karl avevano scosso la testa. «Non te la faranno passare liscia, Rossa, dovrai affrontare cose che ti faranno pentire di questa scelta» aveva detto Ewan.
Karl aveva sdrammatizzato un po' mentre con un sorriso mi diceva: «Beh, ora che ci sei tu mi lasceranno in pace per un lungo periodo, non so se ringraziarti o darti della stupida».
Adesso mi ritrovo a fremere di paura. Nidhoggr e gli altri potrebbero farmi qualsiasi cosa e dovrò avere costantemente gli occhi ben aperti e sempre vigili. Ho già avuto un piccolo assaggio di quanto stronzi possono essere, infatti ho conosciuto Ofnir, idiota che ama mettermi in ridicolo davanti agli altri (un esempio può essere quella caduta che ancora mi fa rodere di rabbia), Nida e Ratatoskr che non fanno altro che deridermi e Fabio, maschilista e stronzo senza cuore.
Purtroppo Fabio ha una bellezza sconfinata e mi basta dargli un'occhiata fugace per sentirmi male e provare mille emozioni diverse, ma non faccio altro che ripetermi fino alla nausea: «È fidanzato con Nida! È un viverniano! Ha tradito i suoi amici! Mi ha preso per il culo davanti ai suoi amichetti!» ma poi ripenso ai suoi occhi nel quale vorrei perdermi e mi chiedo con tristezza perché qualcosa di così bello deve essere per forza intoccabile. Quel ragazzo mi attrae come pochi ma cercherò di evitarlo accuratamente.
Quando arrivai a casa, esausta sia fisicamente che moralmente, George voleva sapere tutto. Cercai di non dirgli che era stata una giornata estenuante e che non volevo mai più mettere piede in quella scuola, ma ormai avevo preso una decisione e per non offenderlo gli ho semplicemente annunciato che avevo passato una giornata fantastica e che grazie a lui ho cambiato di idea riguardo l'istituto.
Non mi passò inosservato il suo sguardo soddisfatto, come se avesse appena vinto la lotteria o concluso un grande affare, ma si limitò a dire «Io te l'avevo detto!» e, prima di andarsene, mi accarezzò dolcemente la testa.
Ormai sono nella merda e non so più che fare, non ho la più pallida idea di come saranno i prossimi giorni e ho paura di scoprirlo,
La tua,
Sofia, una ragazza come tante che non sa più dove sbattere la testa.

§ § § § §

Era venerdì e per qualche aiuto divino ero arrivata al decimo giorno di scuola tutta integra, senza nessun graffio o altro. Era il mio ego a essere ferito e per quanto volevo farmi vedere forte e determinata, ogni pettegolezzo su di me, ogni insulto ed ogni scherzo era come una coltellata dritta al cuore. La notizia che avevo “insultato” i tre pezzi grossi, Nidhoggr, Ofnir e Fabio, si era sparsa a vista d'occhio e il giorno seguente tutti i draconiani mi guardavano con rispetto e adorazione mentre i viverniani sghignazzavano divertiti mentre scommettevano per quanto ancora sarei sopravvissuta. Se fossi stata io a scommettere direi che avrei ceduto piuttosto presto e certe volte era proprio così, volevo lasciare quel ruolo di Thuban e scappare a gambe levate, ma dopotutto non ho mai detto di essere una ragazza ragionevole e l'orgoglio vinceva sempre. 
Lidja cercava di starmi accanto, aiutandomi e incoraggiandomi a non abbandonare tutto, secondo lei, c'era una parte di Nidhoggr che mi temeva e rispettava ma io scoppiavo in una risata isterica mentre le dicevo scherzosamente di non dire certe sciocchezze. Anche Chloe e Karl la pensavano così, ripetendomi più volte che finalmente la “Grande Viverna” aveva trovato un degno avversario che non si spaventava facilmente, capace di mettergli testa. Ewan era più schietto ma di tanto in tanto anche lui concordava con loro.
Io? Be', non sapevo più che pensare. Cercavo di rincuorarmi con quelle parole piene di fiducia, ma non serviva a molto.
Nelle ultime settimane ero diventata un bersaglio facile per tutti i viverniani in circolazione.
Il secondo giorno di scuola molti ragazzi ridevano alle mie spalle mentre interpretavano alla perfezione la mia famosa caduta. Li ignorai e cercai di continuare per la mia strada. Più tardi, sempre nella stessa giornata, ad un certo punto nell'ora di fisica misi una mano dentro l'astuccio e sentendo qualcosa di rugoso e per niente familiare, diedi un'occhiata dentro. Saltò fuori una lucertola e io, inorridita, lanciai un urlo schifato. La classe, come era prevedibile, scoppiò in una fragorosa risata mentre io morivo di vergogna. Riuscii a capire chi era l'artefice di quel brutto scherzo: Marco, un viverniano che non sopportavo (ad essere sinceri, tutti i viverniani erano insopportabili).
Per il resto del giorno non si parlò d'altro: Zucca ha colpito ancora!
Il giorno seguente ebbi modo di conoscere due ragazze viverniane, Giada e Valeria. Lidja mi aveva avvisato di stare sempre attenta a quello che dicevo quando c'erano loro due nelle vicinanze, erano capaci di far scoppiare pettegolezzi adatti a qualche rivista famosa. Resta il fatto che iniziarono a dire cazzate su cazzate: ero una drogata, mia madre era una prostituta alcolica, sono stata in un'ospedale psichiatrico, sono rimasta incinta quando avevo quindici anni ma persi il bambino, e molto altro... Ero convinta che con tutta quell'immaginazione avrebbero potuto scrivere un libro anziché perdere il tempo con me. Ero allibita. La gente quando mi guardava o mi lanciava uno sguardo compassionevole oppure ridevano mentre m'indicavano. Ero distrutta sia psicologicamente che moralmente ed erano passati solamente tre giorni. Le parole di Ewan iniziarono ad avere un significato che avevo cercato di ignorare. 
Possibile che la scuola fosse così difficile?
Per il resto della settimana fu così, tutti i viverniani parlavano di me ed ogni occasione era buona per mettermi in ridicolo davanti a tutta la scuola mentre i Draconiani continuavano a sostenermi, definendomi quella più forte. Il ruolo di Thuban sembrava da sempre destinato a me, diceva qualcuno, e sembravo divisa a metà; c'era quella mia parte che i viverniani disprezzavano mentre l'altra parte era onorata dai draconiani. Metà scuola mi amava mentre l'altra metà mi odiava (ed era un sentimento reciproco).
Perlomeno in quei giorni potei espandere le mie conoscenze e feci amicizia con quasi tutti i draconiani. Tra questi c'era un certo Mattia.
Era un ragazzo timido, insicuro ma fedele. Un buon amico. Ci siamo conosciuti un giovedì nell'ora d'informatica. Mattia fisicamente non era il massimo della bellezza, basso, in sovrappeso, carnagione opaca e capelli castani, ma ciò non importava, sopratutto perché era molto premuroso. La sua storia era interessante; fino a qualche anno prima era un escluso, considerava una cretinata la guerra tra draconiani e viverniani, infine, Nida, facendogli promesse che finora ha evitato di dirmi, lo aveva convinto a diventare un viverniano. Per ultimo, accorgendosi che stare con loro non lo aiutava affatto, che non era per lui e non era a suo agio, decise di essere un draconiano, dove era stato ben accettato, trovando in loro una grande famiglia.
E cosa che non mi era fuggita: era pazzamente innamorato di Giada e qui non potevo non pormi la domanda: come poteva un ragazzo amabile come Mattia innamorarsi di una vipera come Giada?
Ovviamente non potevo giudicarlo siccome provavo un'attrazione del tutto innaturale verso Fabio, un imbecille che volevo strozzare.
Dopo aver avuto quell'interessante dibattito con lui il primo giorno di scuola, ci rivolgevamo la parola solo per insultarci a vicenda e più di una volta lo colsi mentre mi osservava da lontano con interesse. Poi, quando si accorgeva che a mia volta lo stavo fissando, il suo sguardo si faceva duro mentre sbocciava in un sorriso strafottente.
In quei istanti volevo saltare e urlare: «MI STA GUARDANDO! LUI STA GUARDANDO ME!», ma quando capivo la gravità della situazione mi facevo subito seria e con un sospiro rassegnato continuavo a dirmi che lui era fidanzato con Nida. Ma ogni volta lo dicevo con meno convinzione e c'era una piccola e irrazionale parte di me che desiderava una rottura tra quei due. Poi, pensavo alle conseguenze: se Fabio avesse lasciato Nida per mettersi con me (cosa che dubitavo fortemente ma sognare ad occhi aperti di tanto in tanto non ha mai fatto del male a nessuno), la viverniana me l'avrebbe fatta pagare e siccome ero già nella merda, non volevo peggiorare la mia situazione che era critica di per sé. Così ignoravo costantemente quel ragazzo che odiavo ma nello stesso tempo veneravo. 
Capitò in più di un'occasione che le nostre strade s'incrociassero (sopratutto quando eravamo in corridoio) e lui, come perfetto idiota, mi istigava e infastidiva. Ogni volta le conversazioni finivano con me rossa come un “pomodoro” e lui felice di avermi fatto arrivare al limite della sopportazione. Ormai mi ero accorta di quanto lo divertisse vedermi incazzata, quindi ogni secondo era adatto a far arrivare la mia rabbia a livelli incalcolabili. Alla fine mi arresi e cercavo in tutti i modi possibili di evitarlo, ignorarlo e far finta di nulla quando diceva qualche frase fuori posto, detta di proposito per farmi imbestialire.
I nostri dialoghi erano quasi tutte simili.
— Buongiorno Zucca — mi salutava “gentilmente” lui.
— 'Fanculo Fabio.
— Anche oggi di cattivo umore?
— Solo se ci sei tu nei paraggi.
— Le ragazze amano il mio umorismo.
— Io non sono come le altre e il tuo sarcasmo è deludente.
— Sei troppo seria, goditi la vita.
— Allora vai a farti fottere, solo allora godrò la mia vita fino in fondo.
Non facevamo altro che punzecchiarci, o meglio, era lui quello mi assillava. Per qualche strana ragione ero riuscita a rimanere impassibile e Karl diceva che la mia pazienza superava di gran lunga quella di Gandhi.
Passata la prima settimana di scuola feci un sospiro di sollievo e finalmente potei rilassarmi quando sabato e domenica giunsero a salvarmi. In quei giorni il professore sembrava particolarmente interessato alla mia vita sociale nella scuola Dragoni, ma io cercavo di distrarlo parlando di tutto meno che l'istituto e di quanto le cose si stavano complicando. Non volevo preoccuparlo nonostante mi facesse male rispondere «Bene» alla sua domanda «Com'è andata a scuola?».
Volevo urlare che era uno schifo, che odiavo metà degli studenti e volevo uccidere alcuni soggetti. Lui non si accorse di niente, né che stavo male né che la maggior parte del tempo ero sulle nuvole mentre mettevo in atto nella mia mente la mia dolce e futura vendetta.
Come un battito di ciglia, anche il weekend passò e dovetti affrontare un'altra settimana di scuola . I professori iniziarono a darci compiti da fare, ricerche da studiare, esercizi da completare e ciò basto ad avere i miei pensieri occupati una volta arrivata a casa.
I giorni trascorsero lenti e per Giovanna, la segretaria, ogni scusa era buona per sgridarmi. Non solo avevo i viverniani contro ma anche la segretaria.
— Ancora in giro Schlafen!? — mi rimproverò appena mi vide salire le scale.
— Ma sono ancora in tempo! — replicai.
— Vai dritta in classe!
Sospirai rassegnata mentre mi dirigevo al primo piano. Alcuni viverniani che stavano chiacchierano nel corridoio mi salutarono beffardi con un «Hey Zucca!» quando si accorsero di me, ma li sorpassai mentre facevo una smorfia esasperata. Quando svoltai verso un corridoio, notai Lidja scrivendo un messaggio con il suo I-phone ed appena mi vide, si avvicinò di corsa.
— Alla prima ora abbiamo chimica — disse mentre mi scrutava con attenzione.
— Aleluja! — esclamai sarcastica.
Ero di pessimo umore e lei parve accorgersene.
— Ti stai pentendo della scelta?
— Non lo so — risposi confusa. — Certe volte penso di aver fatto bene ad accettare questo incarico ma altre volte vorrei andarmene e non averlo mai deciso... Ti sembro strana?
La vidi scuotere la testa con decisione. — No, Sofia, anche io nei primi tempi la pensavo come te, passerà appena avrai chiarito le idee e saprai cosa fare... Noi siamo stupiti, sei riuscita a rimanere con i nervi saldi dopo tutto quello che ti hanno fatto, sei forte e imbattibile, una vera leader. — E mi fece l'occhiolino.
Io le sorrisi grata ed ero felice di essere la sua amica.
La giornata sembrò trascorrere lenta e pigra, a chimica dovetti aiutare Lidja su molti argomenti mentre Nida e Ratatoskr mi lanciavano palline di carta con scritto “Zucca”.
Dopo dieci minuti ero circondata di pezzi di carta e quando sentii la milionesima pallina finirmi in testa, mi voltai verso quei due. — La smettete — sbottai a voce troppo alta.
Il professor Orlando mi guardò serio. — Qualche problema, signorina Schlafen?
— No, nessuno — risposi in automatico.
Lui parve esitare ma decidendo di ignorarmi, si voltò e ritornò a spiegare. Lidja mi prese per un braccio. — Cosa pensavi di fare, quei due non ti lasceranno tanto facilmente.
— Allora cosa dovrei fare? — domandai con aria sconfitta.
Sulle labbra di Lidja apparve un sorriso mai visto prima. — È tempo di agire.
La guardai con un sopracciglio alzato, ma decisi di non replicare.
Finita la lezione controllai l'orario e quasi lancio un urlo pieno di panico quando notai che la prossima materia era proprio biologia. Questo significava solo una cosa: Fabio.
La settimana scorsa avevo evitato tutte le lezioni di biologia e avevo intenzione di farlo anche in quei giorni ma il professor Lorenzini si era avvicinato a me ieri minacciandomi che avrebbe telefonato George se mi fosse saltato in mente di non andare alle sue classi.
La vita era così ingiusta!
Mi affrettai a raggiungere l'aula e appena il professore mi vide si limitò a farmi un cenno soddisfatto. I tre pezzi grossi non erano ancora arrivati e pregavo a tutti i dei esistenti che avessero qualche infortunio e saltassero la lezione quel giorno.
Non ho mai dichiarato di essere una ragazza fortunata e mi bastò alzare lo sguardo dopo cinque minuti che mi ritrovai a fissare gli occhi gelidi e privi d'emozione di Nidhoggr. Fui scossa da un brivido.
— Sei strana, Schlafen — mi disse Nidhoggr. — La settimana scorsa ci hai dichiarato guerra ma sei stata così codarda da sfuggire da noi ogni volta che ne avevi l'occasione, non venendo più a queste classi... Che razza di leader sei se alla prima opportunità scappi come un topolino?
Dannazione, non potevo rispondergli a dovere siccome quell'idiota aveva ragione. Non avevo svolto il mio ruolo da capo-Alfa e forse non meritavo essere un guardiano.
Ma nonostante ciò, la mia fierezza batteva tutto. — Odio biologia.
Cazzata. Amavo quella materia, era una delle poche che apprezzavo veramente ma non mi sarei fatta mettere i piedi in testa da un branco di imbranati. 
— Bugiarda — ribatté lui, prima di sedersi sul suo banco, seguito da Ofnir che mi lanciava occhiatacce intimidatorie.
— Piccola Schlafen — disse una voce alle mie spalle, una voce che avrei riconosciuto tra mille. — Sei coraggiosa per essere una maldestra e spacciata Zucca, ma la tua stupidità è davvero preoccupante, con Nidhoggr non si scherza.
— Fabio, ne ho abbastanza di te, vai a rompere i coglioni a quello stronzo del tuo capo — bofonchiai indispettita.
— Preferisco dare il tormento a te.
— Perché?
— Perché da quando sei arrivata hai capovolto tutto e per la prima volta la vita in questa scuola si è fatta affascinante.
Mi voltai a guardarlo. — Cosa significa?
— Niente di cui vale la pena raccontarti — e per il resto dell'ora non aggiunse altro, dandomi la possibilità di riflettere sulle sue parole che sembravano galleggiare nell'aria.

§ § § § §

— Sai, Zucca, dopotutto non è male averti in giro.
— Lo prenderò come un complimento — biascicai stizzita. — Ora vuoi lasciarmi in pace?
Io e Fabio stavamo uscendo dalla classe e dovetti ammettere che la sua compagnia non era così male, finché non apriva quella fogna di bocca.
L'ora di biologia passò tranquilla e senza imprevisti, cosa che mi lasciò interdetta. Mi aspettavo di tutto da Nidhoggr ed Ofnir, invece rimasero calmi; li vidi parlare qualche volta e cosa ancora più impossibile, vidi Nidghoggr sorridere. SORRIDERE!
Non potevo ancora crederci.
Io e Fabio raggiungemmo la soglia della porta e lui mi squadrò a lungo prima di aprire la bocca. — Molto difficilmente ti lascerò in pace — replicò a voce bassa in modo che potessi sentirlo solo io. La sua vicinanza mi fece rabbrividire ma cercai di rimanere impassibile davanti a quel suo sguardo duro e penetrante. — Io riesco sempre ad ottenere quello che voglio. — E mi lasciò lì, da sola, completamente sconcertata.
Non stava parlando di me, vero?
Come poteva uno come lui, volere una come me?
La sua frase aveva acceso in me un'allarme. Stava mentendo, non potevo interessargli, sicuramente si stava prendendo gioco di me, cosa non del tutto impossibile. Come poteva essere così stupido e arrogante? Che credeva? Che forse mi sarei sentita lusingata sentendo quelle parole? Si sbagliava di grosso, anzi, ero più frustrata di prima.
Solo grazie ad una voce conseguii uscire da quel mezzo intorpidimento. — Sofia, Nidhoggr farà una super festa a casa sua questo sabato! — urlò un'incontenibile Lidja. Sembrava impazzita mentre io rimasi immobile come una statua. — Dai, vieni anche tu! Ci saranno tutti gli studenti e sono certa che se potessero, anche i prof farebbero un salto alla festa!
— Ma tu non odi Nidhoggr? — borbottai infastidita.
— Odio lui, non le sue feste che sono sempre le migliori.
Ma io smisi di ascoltarla, non facevo altro che pensare alle seguenti parole: festa, viverne, Fabio.
Cazzo, non volevo vedere quello stronzo! Che facevo ora?
Proprio quando volevo stargli alla larga, Lidja voleva portarmi ad una festa fatta dal nemico.
— Aspetta un attimo — dissi dopo qualche istante. — Tu come fai a sapere della festa? E come puoi essere sicura che proprio Nidhoggr ci vorrà intorno? E cosa più importante, come hai fatto a trovarmi?
— Karl mi ha detto che avevi biologia quindi mi sono precipitata qui. Tutta la scuola sa della festa, Nidhoggr ha inviato un messaggio, invitando più di mezza scuola e non è la prima volta che fa un mega-party a casa sua e quindi noi draconiani ci siamo già stati, a Nidhoggr non importa nulla se ci andiamo o no finché facciamo i bravi.
— E cosa dovrei fare io?
— Ovvio! Devi venire anche tu! Sofia Schlafen, io ti obbligo ad accompagnarci, vedrai che sarà uno spasso!
Mi morsi il labbro inferiore, non sapendo cosa rispondere. Valeva la pena rischiare così tanto per far felice Lidja?. — Okay, ci sto, ma qualcuno dovrà accompagnarci...
— Non preoccuparti, a questo ci penso io e poi non è di questo che voglio parlare adesso, ho una brillante idea per far pagare a quei cretini di Nida e Ratatoskr per averti istigato durante l'ora di chimica.
— Ah, si?
— Si.
— E cosa vorresti fare?
— Qualcosa di memorabile, qualcosa dove tutti dovranno assistere, qualcosa per cui ci pentiremmo dopo ma per cui varrà la pena tentare. — Vidi un lampo divertito nel suo sguardo e ciò basto a farmi dubitare.
— Mi stai spaventando.
— Non preoccuparti, una volta messo in atto il nostro piano mi ringrazierai per il resto della tua vita... Allora, ci stai?
— Ci sto — dissi poco convinta.

§ § § § §

— Lidja, questa è una pazzia! Finiremmo in grossi problemi! — Mi ritrovai a sussurrare in preda al panico. Perché mi ero fatta coinvolgere in quell'assurda strategia? Non facevo altro che chiedermelo mentre maledivo me, per essermi fatta trascinare in quella cazzata, e Lidja, per esserle venuto un mente un'idea suicida.
Quando mi aveva rivelato il suo piano, all'inizio ero entusiasta e l'adrenalina aveva iniziato a correre nelle mie vene, in quei istanti Lidja mi era sembrata un genio ma ora iniziavo a pentirmene mentre pensavo alle conseguenze.
— Stai zitta! Sto saltando l'ora di Educazione Fisica per aiutarti.
Spalancai la bocca dalla sorpresa. — Aiutarmi!? Non ti ho chiesto niente di tutto ciò! — sbottai. — E per tua informazione, io sto saltando l'ora d'inglese! La McNab mi ucciderà!
— Shhh! Se ci beccano saremmo in guai ancora più seri.
Non replicai e l'aiutai a montare su uno strano aggeggio creato da Karl. — Non posso ancora crederci! Se il prof lo viene a sapere sarò in punizione fino ai miei sessanta anni!
A Lidja scappò una risata. — Esagerata, vedrai quanto ci divertiremmo a farlo!
Anche io sorrisi mentre immaginavo cosa sarebbe successo se il piano di Lidja funzionasse. — Possiamo ancora ritornare indietro ed evitare una catastrofe — le consigliai.
— E perdere l'opportunità di fargliela pagare a Nida? Mai!
Scoppiamo a ridere entrambe. — T'immagini come sarà la sua faccia? — mi chiese con le lacrime agli occhi dalle risate.
— Si! — risposi. — Sarà incazzatissima!
Un'ora dopo finimmo quel “lavoretto” rischioso e suonò la campanella per segnare la fine delle lezioni. Io e Lidja ci dirigemmo al bagno delle ragazze con il cuore che ci batteva a mille.
— E se scoprono che siamo state noi? — domandai nervosa.
— Capiranno che dovranno pensarci due volte prima di infastidirci! E poi devi ancora decidere quale strategia seguire, dipendendo quale sia la tua scelta, loro sapranno o no se siamo state noi.
Scossi la testa. — È una pazzia... Secondo te ora possiamo uscire?
— Si, penso di sì.
Facendo finta di nulla, seguimmo la massa di ragazzi che si dirigevano a mensa. Con lo sguardo cercai Nida e Ratatoskr e li vidi quasi immediatamente. Sedevano nel loro tavolo mentre parlottavano a bassa voce.
Durante le due ultime settimane potei osservare da lontano i miei nemici. Nida e Ratatosk sembravano inseparabili, bastava saper dove stava uno di loro per trovare l'altro. Più di una volta pensai che erano due amanti o che avessero qualche tipo di relazione ma solo più avanti mi avevano chiarito le idee. Chloe mi aveva confessato che loro due erano cugini ed erano imparentati con Nidhoggr. Venivano tutti e tre da una grande e benestante famiglia. Erano persone importanti.
Ci misi un po' ad accettarlo siccome tutti e tre non avevano niente di familiare, l'unica cosa ad avere in comune era quel comportamento di indifferenza che assumevano regolarmente. Erano dei narcisisti.
I viverniani più importanti, Nidhoggr, Ofnir, Nida, Ratatoskr e Fabio, a pranzo si sedevano nello stesso tavolo, ognuno nel proprio posto.
Lidja mi diede una leggera gomitata. — Sei pronta per lo spettacolo?
Io annuii. — Saremo fottute quando si accorgeranno che siamo state noi due.
— Paura, Sof?
— Tu cosa dici? — risposi sarcastica.
— Rilassati, cosa possono farci?
— Di tutto.
Lidja sbuffò esasperata ma non replicò. Ci sedemmo nel nostro tavolo e tirammo fuori il pranzo. Io non distoglievo lo sguardo da Nida, ero vigile e attenta, pronta a cogliere qualsiasi dettaglio.
— Rossa, dov'eri finita? La NcNab non faceva altro che chiedere di te — mi disse un Ewan indignato mentre si avvicinava a noi.
Prese posto accanto a Lidja e diede un morso alla sua mela.
— Hey! —si lamentò lei.
— Sorry, ma avevo fame... comunque, Rossa, non hai risposto alla mia domanda.
Arrossii, non sapendo che dire. Temevo di avere espressa nella faccia tutta la colpa. Fortunatamente Lidja arrivò ad aiutarmi. — Stava poco bene... Sai, oggi era quel giorno del mese e...
— LIDJA! — urlai. — COSA CAZZO DICI?
Ewan sghignazzò. — Ho capito, ho capito, cose da donne.
Indispettita, gli tirai un pezzo di carta. — Tu stai zitto — ma in realtà sorridevo come un'idiota.
Due figure si avvicinarono al nostro tavolo. — Ragazzi! Eccoci anche noi! — ci chiamarono Karl e Chloe. — Cosa stavate dicendo?
— Niente — mi affrettai a dire. Io e Lidja ci guardammo negli occhi, creando un'intesa.
Le parole non servirono perché bastò un'occhiata per comprenderci. Ora che c'eravamo tutti, lo spettacolo poteva iniziare.
— Draconiani — disse Lidja ad un certo punto. — Ora fate come vi dico: non perdete di vista Nida e Ratatoskr... Sof, è il tuo turno... Devi decidere, piano A o B. 
— B — risposi.
Avevamo ripassato quel piano una e due volte quindi sapevo cosa fare, ma significava solo una cosa: rivelare a tutti che siamo state noi le artefici di tutto. L'idea non mi entusiasmava, ma le parole di Lidja erano certe: se loro sapevano che eravamo state noi due a fare quel piccolo scherzetto, non ci avrebbero più sottovalutato. Mi alzai in piedi e qualche ragazzo curioso si volse a guardarmi. Cercai di avere un'espressione sicura e percepii vari occhi su di me. Me ne fregai completamente.
— NIDA! — gridai. Nella mensa scese un silenzio spettrale e se prima avevo addosso lo sguardo di qualche studente, ora invece avevo l'attenzione di tutta la scuola. Mandai giù la bile e cercai di mostrarmi coraggiosa. — QUESTA È PER TUTTE LE VOLTE CHE MI HAI SPUTTANATO CON QUELLO STRONZO DI RATATOSKR!
— Ma che cazzo...? — provò a dire una Nida sbigottita, ma non riuscì a terminare la frase perché Lidja, premendo il pulsante di un telecomando, attivò la macchina di Karl che era situata sotto il tavolo. Questa esplose, spargendo da tutte le parti vernice rossa che finì addosso a Nida e a Ratatoskr. Certe volte era un vantaggio avere quei due sempre appiccicati. Qualche goccia finì addosso anche agli altri viverniani che non si mossero dalla sorpresa. Godetti ogni secondo di quel momento e anche gli altri fecero altrettanto.
Lidja scoppiò a ridere e io la seguii poco dopo. Tutti i draconiani ridevano mentre mi applaudivano e urlavano: «THUBAN! THUBAN! THUBAN!» e cosa ancora più assurda, anche i viverniani ridevano mentre mi lanciavano uno sguardo del tutto nuovo: uno sguardo pieno di rispetto.
Le regole nella scuola Dragoni sarebbero cambiate, ora mi sentivo potente e pronta a far fuori chiunque mi mettesse i bastoni tra le ruote.


Note dell'Autrice: Ecco qui per voi, appena sfornato, il terzo capitolo. La nostra dolce e cara Sofia ci racconta come è stata la sua vita a scuola nelle ultime due settimane ma qualcosa in lei si accende e decide di non essere più la preda dei viverniani, bensì il predatore. Come noterete, ho aggiunto altri personaggi: Marco (appare nei primi capitoli della saga), Mattia (il ragazzo assoggettato), Giada e Valeria (appaiono nel primo libro, Giada è la ragazza che Mattia ama). Nel prossimo capitolo ci saranno altri personaggi che assumeranno un ruolo importante e per ora posso dirvi che questi personaggi sono apparsi nel secondo libro della serie, “L'albero di Idhunn”. Questo è tutto e ci saranno molte sorprese nel prossimo capitolo, un'enorme grazie a tutti coloro che hanno recensito questa storia e a coloro che l'hanno messa tre le seguite/preferite/ricordate, marty_598

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***



 

"La più grande gioia della vita è la convinzione di essere amati."

-Victor Hugo

Capitolo 4

Sofia

-Sofia, sei bellissima!- esclamò Lidja, gli occhi lucidi tradivano l'eccitazione.
Mi voltai con aria insicura, temendo cosa avrei visto nello specchio. Sicuramente una zucca indossando un pezzo di stoffa che le dava l'aria da imbranata e per niente sensuale. Purtroppo la mia stima era davvero scarsa e in quelle settimane di scuola era diminuita, almeno fino a ieri, dopo aver assistito allo spettacolo messo in opera da me e Lidja. Ci eravamo vendicate di Nida e Ratatoskr e bastava ricordare le loro facce sconvolte per scoppiare in una fragorosa risata, è stata una scena memorabile che avrei ricordato il resto della vita. Dopo quell'atto, qualcosa cambiò nella scuola Dragoni e nei suoi studenti. Improvvisamente non ero più oggetto di derisione ma di ammirazione. La cosa m'imbarazzava un po'. Mi ero abituata alle occhiate ironiche che mi lanciavano continuamente, alle battutine dietro alle mie spalle e ai pettegolezzi che sembravano non avere una fine. Invece, dopo quel momento in mensa, i draconiani, se possibile, mi amavano più di prima e continuavano a ripetere che ero una degna Thuban (e quando lo dicevano mi sentivo lusingata, felice di essere così apprezzata nel loro gruppo) mentre i viverniani ci pensavano due volte prima di insultarmi o canzonarmi, potevo ricambiare i loro “favori” con qualcosa per cui si sarebbero pentiti amaramente. Un esempio potevano essere Nida e Ratatoskr.
Dopo pranzo a scuola non si parlava d'altro: Zucca continua a colpire! Ormai ero diventata famosa e forse più di Lidja, nonostante quello scherzo non avrebbe mai preso vita senza di lei, era stato sopratutto il suo contributo per far sì che quell'esibizione prendesse forma. “Meglio così” aveva detto. “Non voglio dare troppo all'occhio.”. La cosa non sembrava turbarla e a me stava bene così. Quel giorno aveva segnato la mia reputazione ma non servì a farmi simpatizzare con i veri nemici, quelli più pericolosi. Nida, dopo essersi ripresa dallo stupore mi lanciò un'occhiataccia in grado di far inginocchiare mezza scuola. La situazione, però, era buffa. Lei che cercava di incenerirmi con lo sguardo mentre era tutta sporca di vernice. L'uniforme aveva assunto un colore scuro, sembrava che le avessero vomitato addosso e Ratatoskr stava messo peggio. La faccia era imbrattata di rosso e anche i capelli. “Questa ce la pagherai!” aveva detto una Nida infuriata, prima di prendere le sue cose e precipitarsi fuori. Il comportamento di Ratatoskr, invece, mi aveva sconvolto. “Mi piaci, Zucca” esclamò sorridendo. LUI STAVA SORRIDENDO. E A ME!. Volevo filmare quell'istante. “Dopotutto non sei così deboluccia come pensavamo, ti abbiamo svalutato” e a passo felpato, anche lui uscì dalla mensa, lasciando una scia di impronte rosse. Credo che i miei amici erano sbigottiti quanto me.
Nidhoggr sembrava pensieroso mentre con un fazzoletto cercava di togliersi qualche goccia di vernice finita sul suo viso. La sua calma era troppo innaturale. “Purtroppo Ratatoskr ha ragione” disse. “Ti abbiamo sottovalutata, un errore che non ripeteremmo, adesso sì che comincia la vera guerra” e senza darmi altre spiegazioni, si voltò.
Più tardi, anche Fabio decise di parlarmi e mentre uscivo da scuola mi si affiancò.
-Tu sei fuori di testa- dichiarò senza troppi preamboli.
-Anche tu vuoi farmela pagare per averti sporcato l'uniforme? Disgraziatamente dovrai prendere il numeretto e metterti in fila, ci sono altre quattro o cinque persone che vogliono realizzare questo sogno- borbottai infastidita.
-Sto seriamente pensando che a te piace rischiare vita continuamente-
-Merda! Hai scoperto il mio più grande segreto, ora vuoi lasciarmi in pace?-
-No, credo che tu sia pazza, a volte Nida può essere cento volte più pericolosa di Nidhoggr-
-Grazie per avermi avvisato ma non dovresti stare con il tuo gruppo di viverniani anziché venire a dirmi di stare attenta a loro? Cosa del tutto inutile perché so alla perfezione a cosa sto andando incontro-
-Zucca, sei troppo giovane per morire-
-E tu sei troppo stronzo per essere una persona-
A quanto pareva, Fabio voleva aiutarmi, ma continuavo ad avere un comportamento indifferente nei suoi confronti. Non riuscivo a fidarmi di lui, avevo sentito troppe storie e non volevo finire con il cuore spezzato. I miei amici per quel giorno non fecero altro che tormentarmi. Chloe sembrava impazzita e non smetteva di ripetere sia a me che a Lidja che eravamo due geni. Karl mi aveva rivolto un sorriso divertito ma sapeva quanto mi sarebbe costato caro quello scherzo. Ewan ci invitò a casa sua per festeggiare quella prima vittoria.
Scossi la testa con risolutezza, dovevo scacciare tutti quei ricordi dalla mia testa e chiuderli a chiave in un baule immaginario per quella notte. Dovevo essere allegra e spensierata se volevo godermi la festa di Nidhoggr fino in fondo. Riluttante alzai lo sguardo e trattenni il respiro quando notai il mio riflesso sullo specchio. Lidja aveva fatto un ottimo lavoro.
Indossavo un vestito di seta dorata che si aderiva ai miei fianchi e marcava quelle curve che non mi ero mai accorta di tenere. Dietro, aveva una spaccatura vertiginosa, la mia schiena era quasi del tutta scoperta e c'era un altro taglio nel lato destro, lasciando visibile un po' del mio polpaccio. Il vestito non era particolarmente lungo, superava di qualche centimetro le ginocchia ma per me era perfetto così. Tutto in me urlava femminilità e raffinatezza. Trattenni il fiato e mi guardai il viso. Lidja si era occupata di tutto, dal vestito, al trucco, alla pettinatura. Siccome ero troppo pallida, aveva usato un po' del suo fondotinta per darmi più colore alla pelle, applicò anche dell'eyeliner nero per risaltare i miei occhi verdi che sembravano più grandi del solito e aggiunse dell'ombretto chiaro sulle palpebre. Il lucidalabbra evidenziava le mie labbra che apparivano piene e luminose e io non potei non apprezzare il lavoro che aveva fatto. Era riuscita persino a dominare i miei capelli ribelli. Li aveva raccolti in un chignon elegante e qualche ciuffo rosso pendeva aggraziato dal mio viso. Quella non ero io. Non riuscivo a riconoscermi e con slancio, mi buttai tra le braccia di Lidja.
-Come diamine ci sei riuscita? Dovresti essere una stilista, cazzo!-
-Lo so, lo so- disse lei, visibilmente commossa. -Sei splendida! Manca solo una cosa...-
-Cosa?-
-Questo-
Tirò fuori la maschera più bella che abbia mai visto in mia vita. Anch'essa era dorata come il vestito, sembravano combaciare perfettamente. Era piena di squame tanto che avevo la sensazione che fosse fatta con la pelle di un drago, era accurata fino ai minimi dettagli.
-Oh...- esclamai sorpresa. -Non posso accettare!-
-Si che puoi!- replicò. -Ti regalo sia il vestito che la maschera... Quel vestito non mi entra più e a te, che hai una corporatura più minuta della mia, ti sta alla grande-
Io ero senza parole. Cercai di farle capire tutta la mia gratitudine con uno sguardo. Io e Lidja ci eravamo molto unite in quei giorni, mi fidavo più di lei che di Chloe e tutta la gelosia provata inizialmente iniziò a svanire dal nulla. Ora provavo solo affetto e riconoscenza.
-E poi, non ho tempo per le tue paranoie, io non mi sono ancora preparata! Tu scendi di sotto e aspettami lì, dovrei metterci poco- e se ne andò in un lampo.
Io obbedì e mi diressi con passo lento verso il divano. In quel momento mi colpirono i sensi di colpa e pensai immediatamente al prof al quale avevo mentito spudoratamente. Gli avevo detto che quella notte sarei andata a dormire con Lidja. Alma, sua zia, aveva confermato le mie parole, dicendo che sarei stata sotto stretta sorveglianza e non mi sarebbe successo niente quando in realtà sapeva benissimo che andavamo a un party. Alma era una donna rinsecchita ma dall'aria giovale e furba. Aveva la pelle scura, cotta dal sole, e lunghi capelli bianchi striati di grigio. Aveva un paio di denti d'oro che esibiva di continuo, perché sorrideva spesso, un sorriso aperto e sincero, e fumava senza sosta. Lei era stata come una madre per Lidja, l'aveva cresciuta, amata e tenuta a sé da quando i genitori le erano morti in un incidente. Per me, Alma, era una donna stravagante e strana, ma era vivace e ribelle come Lidja, cosa che le caratterizzavano. Lei non mosse un dito quando venne a sapere che andavamo ad una festa e aveva deciso di guardarmi le spalle con molto piacere. “Siete ancora giovani” mi disse quando rimanemmo sole. “Dovete godervi la vita quindi qualche scappatella di notte non fa male a nessuno e poi sembri una ragazza seria e matura, quindi non ho niente per cui preoccuparmi.
A scuola, oltre lo scherzo fatto a Nida e Ratatoskr, non si parlava d'altro che il party di Nidhoggr. Le ragazze si davano consigli su come vestirsi e truccarsi mentre i ragazzi mettevano su un piano per conquistare qualche giovane fanciulla. Io rimanevo in disparte, suscettibile.
Nidhoggr aveva dato un tema per il suo party: festa in maschera. Tutti gli invitati dovevano indossare una maschera per nascondere la loro identità. L'idea mi sembrò caruccia e utile, così nessuno mi avrebbe riconosciuto e di conseguenza non mi avrebbero infastidito.
A portarci alla festa sarebbe stata una certa Effi, madre adottiva di Karl, mentre Ewan e Chloe ci avrebbero aspettato direttamente lì.
-Allora, come sto?- mi chiese Lidja, distraendomi dai miei pensieri.
Mi voltai e sgranai gli occhi dalla sorpresa. Era bellissima.
Per l'occasione indossava un vestito rosso sangue, aderente e corto. Stava benissimo, aveva i capelli sciolti e lunghe ciocche scure le cadevano pigri sulle spalle. La sua maschera era rossa e lasciava visibile solo gli occhi neri e le labbra carnose.
-Sei uno schianto!- enfatizzai.
-Non ho un'aspetto volgare?- domandò insicura.
-Ma no! Sei splendida-
Mi alzai dal divano e l'abbracciai forte. -Questa sera molti ragazzi ritorneranno a casa con il cuore infranto- ironizzai.
Lei scoppiò a ridere. -Anche tu non scherzi, Schaflen- e mi fece l'occhiolino.
Stavamo sorridendo come due idiote quando sentimmo suonare il campanello.
-Questo deve essere Karl-
Ci dirigemmo verso la porta e ci ritrovammo un Karl in giacca e cravatta. Lo smoking che indossava era davvero elegante, lo faceva apparire più attraente e aggraziato e indossava una maschera azzurra.
-Ragazze, siete sfolgoranti!- esclamò sorpreso.
Io arrossii, sentendomi improvvisamente troppo nuda. Lidja, invece, sembrava stare a suo agio. -Ma grazie, anche tu sei magnifico!-
Sentivo di essere la terza incomoda. -Ora possiamo andare?- chiesi a disagio.
-Certamente!- disse Karl. -Effi ci sta aspettando in macchina-
Si voltò mentre io e Lidja gli stavamo dietro. La macchina era parcheggiata di fronte all'appartamento e in piedi ci aspettava una donna. Era alta e magra, appena truccata. I capelli biondi erano raccolti in un'ordinatissima treccia che spuntava da sotto un bosco di lana nera. Ipotizzai che si trattava di Effi.
-Salve, ragazze- ci salutò cordiale.
Io risposi con un educato “Buona sera” mentre Lidja le saltava al collo.
-EFFI!- urlò -E' da molto che non ci si sente, come stai?-
Vidi Effi sbocciare in un sorriso divertito. -Bene-
-Credo che dovremmo partire- s'intromise Karl. -Chloe ed Ewan sono già arrivati alla festa-
Nessuno replicò ed entrammo in macchina, Effi e Karl seduti davanti mentre io e Lidja stavamo dietro.
Il viaggio non durò molto. Quando iniziai a intravedere le prime ville rischiai di rimanere con la bocca spalancata. Supposi che in quel quartiere dovevano viverci persone ricche e importanti. Ogni villa era di tre piani, avevano giardini impeccabili, con l'erba più brillante che abbia mai visto e ogni filo non sembrava superare neanche un centimetro di troppo. Era tutto così perfetto e surreale.
Riuscii a capire in quale villa viveva Nidhoggr dal rumore assordante della musica messa a tutto volume e le luci colorate che uscivano dal giardino di una casa. E poi, cosa che non sarebbe passata inosservata a nessuno: oltre centinai di ragazzi mascherati ballavano fuori in cortile, che era gigantesco, 100 metri cubici o più.
Nel patio c'erano varie decorazioni, palloncini di tutti i colori fluttuavano nell'aria, tavoli di legno erano strapieni di cibo e bibite, dei coriandoli svolazzavano da tutte le parti e c'erano delle lanterne che pendevano da alcuni fili di metallo. Era tutto così grandioso che solo in quel momento capii cosa intendeva Lidja quando aveva definito le feste di Nidhoggr le migliori in circolazione. Effi parcheggiò la macchina ma non avevamo fatto neanche in tempo ad aprire la porta, che udimmo la sua voce forte e severa. -Starò qui a mezzanotte, non un minuto di più o un minuto di meno, Lidja, ho promesso ad Alma che avrei portato te e Sofia tutte integre e vedi di non fare stupidaggini... Ora andate e divertitevi- e ci rivolse un ultimo sorriso prima di lasciarci lì ed andarsene.
-Beh, draconiani... Dobbiamo trovare Chloe ed Ewan- disse Lidja.
Io alzai il collo e scrutai la folla con attenzione. -Non sono quelli là?- Alzai la mano ed indicai due ragazzi. La ragazza indossava un vestito viola e una maschera del medesimo colore, mentre il ragazzo indossava uno smoking simile a quello di Karl e anche la sua faccia era coperta da una maschera viola.
-Credo di sì- proferì Lidja.
Decidemmo di avvicinarci a loro e uno volta arrivati, potei affermare il mio sospetto: quei due erano proprio Ewan e Chloe. Quando anche loro due ci riconobbero, sulle loro labbra spuntò un sorriso sincero.
-Eccovi! Credevamo che non sareste più arrivati!- esclamò Chloe. -Sofia! Sei uno splendore! Quando avevi intenzione di dirci che avevi delle curve così perfette?-
Ringraziai la maschera che stavo indossando che copriva le mie guance rosse che sembravano essere andate a fuoco. Se dovevo essere sincera non mi sentivo comoda in quella situazione. Gli sguardi che i ragazzi mi rivolgevano quando passavano e le occhiate che lanciavano alle mie gambe mi seccavano. Ma cercai di non farlo notare e fingendo che stavo benissimo e che ero abituata ad andare feste così, indossando vestiti sexy e provocanti, sbocciai in un sorriso. -Senti chi parla! Tu sei una stella!-
Ridemmo tutti e potemmo dare inizio al divertimento.

***

Il party non si rivelò molto interessante. Mentre gli altri andavano a ballare, Ewan con Lidja e Chloe con Karl, io decisi di fare qualche giro “turistico”. Nel frattempo parlai anche con alcuni draconiani, che come Lidja, consideravano le feste di Nidhoggr un evento unico e indimenticabile. Io, però, mi stavo annoiando a morte, almeno finché feci amicizia con alcuni ragazzi.
Tra questi c'era un omaccione grande e grosso che sembrava uscito da uno di quei manifesti storici del circo. Aveva la mia stessa età e non fece altro che parlarmi di Orsola, il suo San Bernardo. Era un ragazzo estroverso e divertente e grazie a lui conobbi anche, Ettaro e Mario, due acrobati dal fisico impeccabile e muscoloso, Minimo, il ragazzo più basso della scuola nonostante avesse sedici anni, Becca, una ragazza che andava a danza con Lidja, Carlo, Martina e Sara, che erano fratellastri, dei ragazzi esilaranti e vivaci.
-A cosa sei venuta a fare se non stai insieme agli altri?- mi chiese ad un certo punto Martina.
Io sollevai le spalle, frustrata. -Non lo so neanche io, volevo far felice Lidja e quindi ora eccomi qui mentre vagabondo come un'anima in pena-
Carlo sorrise, senza mai smettere di osservarmi con aria attenta. -Se vuoi ti posso offrire un ballo-
Perfetto. Quei ragazzi sicuramente stavano provando pena per me. Thuban che se ne sta a disparte mentre tutti cercavano di divertirsi. Alzai il mento con orgoglio e lo guardai negli occhi. -No, grazie, purtroppo non so ballare, non riesco a fare due passi sincronizzati senza ritrovarmi con il culo per terra- cercai di ironizzare e la cosa funzionò perché vidi i tre fratelli ridacchiare.
-Sei forte, Sofia, e devi sapere che tutti noi draconiani ti appoggiamo, non sai quanti viverniani ti invidino e credo che tu sia il miglior capo che potessimo avere, sicuramente appena finirà Settembre dovrai prepararti a molto- mi disse Sara.
-Cosa significa?- Ora si che avevano catturato la mia attenzione.
-A ottobre i superiori di entrambi gruppi dovranno preparare dei test per il resto dei draconiani e sceglieranno i migliori, quelli che secondo loro possono battere i viverniani, è qualcosa di simile a Harry Potter, dobbiamo guadagnarci punti e a fine anno si scopre chi ha vinto tra i draconiani e i viverniani, tu prometti bene e ci aspettiamo molto da te-
La cosa iniziava a farsi interessante. Lidja era sempre stata vaga sull'argomento e non mi aveva mai detto cosa dovevo fare esattamente ma ora iniziavo a farmi qualche idea. -E cosa fa il capo? Cosa lo differenzia tra gli altri guardiani?-
-Prende le decisioni più importanti, incoraggia il suo gruppo, da ordini e può creare delle regole valide solamente nella sua squadra-
La guardai scombussolata. Dovevo fare veramente tutto quello? Immaginavo già lo stress, le preoccupazioni, la stanchezza. Un'intero gruppo di oltre cento ragazzi gravava sulle mie spalle.
Io e i tre fratellastri ci separammo e potei continuare a girovagare mentre osservavo con aria assorta i ragazzi che ballavano, tutti appiccicati, i corpi caldi e affiatati. Non so quanto tempo passò, forse un'ora o più e iniziavo a sentire i primi segni di sbornia e mentre stavo per bere il mio quarto o quinto bicchiere di tequila, qualcuno parlò alle mie spalle facendomi sobbalzare.
-Non sei troppo giovane per bere bibite alcoliche?- domandò un ragazzo.
Io aggrottai la fronte e mi voltai, pronta a ribattere. -Tanto che cambia? Tutte le persone presenti in questo party non hanno ancora superato la maggiore età-
-Io sì-
Alzai gli occhi al cielo, esasperata. -Vuoi un applauso? Oppure mi vuoi sculacciare per aver bevuto qualcosa di alcolico?
Lo vidi alzare le mani e notai sulla sua faccia un sorriso divertito. -No, fai come vuoi, ero solo curioso-
-Me ne sono accorta- borbottai.
-Tu sei Thuban-
Non era una domanda. Lui sapeva chi ero e mi stupii parecchio che riuscisse a riconoscermi, nonostante avessi una maschera.
-Si- risposi. -Tu chi saresti? Un viverniano?-
Lo esaminai con occhio critico. Era magro e slanciato, aveva lunghi capelli biondi, leggermente in disordine, e occhi azzurri limpidissimi. Era pallido, il volto affilato, e tra le sopracciglia aveva un neo. Non sembrava un viverniano e solo allora potei prendere una boccata d'aria. Non mi ero resa conto che avevo trattenuto il fiato e che tutto il mio corpo fosse teso, temendo che fosse per davvero un viverniano pronto ad attaccarmi.
-No, un draconiano, sono dell'ultimo anno- Solo allora mi accorsi che aveva una bella voce, profonda e pacata. -Mi chiamo Lung-
Mi sentii in imbarazzo, sopratutto per essermi comportata da scontrosa con lui quando in realtà voleva essere cortese. -Io Sofia, ma credo che tu lo sappia già- mormorai, tutto d'un tratto timida.
-Non c'è persona in tutta la scuola che non sappia chi sei, sei famosa quanto Nidhoggr-
-Dici sul serio?-
-Si, ho avuto occasione di squadrarti da lontano e sono più che convinto che tu sia il miglior Thuban degli ultimi 50 anni- scherzò lui e io non potei non sorridere davanti alle sue parole.
Era un ragazzo piacevole e raggiante, la sua allegria sembrava contagiarmi. Avevo la mente un po' appannata per via di quei bicchierini che mi ero bevuta e maledì la mia imprudenza. Secondo Alma ero una ragazza seria? Non aveva la più pallida idea di quanto si sbagliava.
-Ti va di ballare?- chiesi di punto in bianco. Mi sorpresi per l'audacia. Non ero io a parlare ma l'alcol che circolava nelle mie vene. Cercai di non farci troppo caso e non diedi tempo a Lung di darmi una risposta che lo presi per un braccio e lo trascinai in pista. Lui era stupito quanto me, ma non protestò e appena si riprese dalla sorpresa iniziale, iniziò a muoversi con me. Ballava bene e ancora spinta dall'intrepidezza, iniziai a strusciare su di lui. Avevo i pensieri confusi e volevo fare una cosa soltanto: divertirmi. La festa di Nidhoggr non mi sembrava più così noiosa e dovevo ringraziare quei bicchieri di tequila che mi ero fatta. Senza un vero motivo iniziai a ridere e mi diedi della stupida per non aver voluto andare lì inizialmente. Era uno spasso!
Una parte di me sapeva che ero ubriaca e che la mia mente non era lucida, ma non contava niente, finché mi godevo quella festa, proprio come voleva Alma.
Ad un tratto non mi ritrovai più a ballare con Lung, ma con un ragazzo del tutto diverso. Non riconoscevo il suo corpo e mi voltai a esaminarlo. Indossava un paio di jeans consumati, una camicia elegante e una maschera nera. Decisi di non investigare oltre e continuai a ballare. Percepii le mani del nuovo ragazzo su di me, mentre scendevano fino ai miei fianchi. Era tutto così erotico e sensuale che iniziai a sudare.
Purtroppo dovetti concordare con Lidja: le feste di Nidhoggr erano fantastiche. Il ragazzo misterioso mi prese per la vita e insieme iniziammo a volteggiare a ritmo della musica, il mio corpo sembrava adattarsi al suo, così come i nostri battiti del cuore sembravano stare in sincronia. Avevo un disperato bisogno di alzare lo sguardo e fissarlo dritto agli occhi, solo così avrei capito con chi stavo ballando, ma la luce troppo fievole non mi faceva distinguere nulla e io iniziavo a innervosirmi, dovevo sapere chi c'era dietro quella maschera. La sbronza iniziava a fare sempre più effetto e sentivo i primi giramenti di testa.
Avvertii le labbra del ragazzo vicino al mio orecchio. -Sei calda... Qui c'è una stanza vuota se vuoi...-
Io mi paralizzai una volta riconosciuta la voce del “ragazzo misterioso”. Cristo... no, no, no, non poteva succedermi questo. Non proprio a me. Si, ero ubriaca ma non stupida, così, una volta riconosciuto il ragazzo feci uno sbalzo e mi allontanai da quelle sue mani. -NON TOCCARMI, IDIOTA!-
Con quella poca lucidità che mi era rimasta, potei capire che anche lui non mi aveva riconosciuta. Lui sgranò gli occhi dalla sorpresa e quel sorriso pervertito che aveva impressa in faccia si sciolse, per rimpiazzare un ringhio. -CHE CAZZO CI FAI QUI!?- urlò Ofnir.
-PER LA STESSA RAGIONE PER CUI TU STAI QUI, CITRULLO!- stavamo urlando a squarciagola ma nessuno parve accorgersi di noi due.
Ofnir era chiaramente disgustato e io mi diedi della imbranata una e due volte per non averlo riconosciuto. Lo vidi come strofinava le sue mani sui jeans, come se toccarmi lo avesse sporcato di merda. Io feci una smorfia offesa. Avrei voluto darmi un calcio sui fianchi al solo pensiero che se Ofnir non avesse parlato mi avrebbe portata a qualche camerino per fare chissà che cosa.
Il giramento di testa peggiorò e io iniziai a traballare, non riuscivo più a stare in piedi, e, sopratutto, ero nauseata.
Non volendo vomitare addosso a qualche studente, lasciai Ofnir lì, mentre imprecava e mi lanciava occhiate minacciose ma io lo ignorai ed entrai in casa, pronta a cercare un bagno.
Salii su una scala, ritrovandomi su un corridoio che portava a varie stanze. Ero disorientata, la sbornia non aiutava e dovevo trovare un bagno il più prima possibile. Siccome per quella sera ero inseguita dalla sfortuna, non mi accorsi di Nida e le andai a sbattere. Quasi rischiai di cadere ma mi appoggia alla parete affianco per evitare un'altra tragedia.
-Tu!- sbraitò Nida. -Volevo aspettare prima di vendicarmi ma a quanto pare oggi sono fortunata, sei così stupida da venir direttamente nella tana del lupo- sghignazzò soddisfatta.
Possibile che dovevano farmelo notare tutti? Volevo replicare, ma la nausea aumentò quindi rimasi con la bocca chiusa, con la paura di vomitare lì, seduta stante.
-Tu sei ubriaca!-
-No!- mentii, ma era ovvio persino per un cieco che non fosse così. Non riuscivo a reggermi in piedi, ero nauseata, avevo le guance rosse e quando camminavo ondeggiavo da una parte all'altra.
Nida sbocciò nei suoi soliti sorrisi beffardi. -Almeno mi faciliterai le cose...-
Fece per prendermi per un braccio ma io ero al limite e le vomitai letteralmente addosso. Nida lanciò un urlo schifato e siccome non fece in tempo a scansarsi, tutto il mio vomito le finì addosso il suo vestito verde. Povera Nida, il giorno prima le avevo fatto quello scherzo con la vernice, oggi le ho vomitato addosso e domani cosa succederà? Addestrerò un gruppo di piccioni e li spingerò a cagarle in testa per i prossimi cinquanta anni? Non era una cattiva idea... Ma cosa diamine stavo pensando? Ormai era deciso: non avrei mai più bevuto un bicchiere di alcol se le conseguenze erano queste. Non volevo ripetere una situazione simile mai più, mi era bastata questa. Stavo facendo queste promesse quando Nida, afferrandomi per un braccio, mi portò dritta ad una stanza dalla porta semiaperta. La sua stretta era ferrea e le sue unghie lunghe mi tritavano la carne.
-Ahi! Che fai?-
-Ti farò pentire di essere venuta al mondo!- ringhiò lei. Puzzava a vomito ma non sembrava interessarle per quanto era impegnata a spingermi per un braccio.
In quell'istante si accese in me un segnale ed ebbi paura. Non potevo difendermi siccome ero troppo debole, stanca e ubriaca. Poteva farmi qualsiasi cosa. Tagliarmi la gola, togliermi i miei organi vitali e venderli al mercato nero, bruciarmi viva, buttarmi da un ponte, avvelenarmi... Stavo pensando al peggio quando con una mano lei aprì la porta di una stanza. Era buia e c'era un silenzio spettrale se non fossero stati per dei... gemiti?
I miei occhi si abituarono al buio e mi sarei aspettata di tutto ma non quello che avevo davanti agli occhi. Sentii come Nida s'irrigidiva, anche lei era sconvolta.
Nella stanza c'era un Fabio completamente nudo mentre montava Giada.
-Oh cazzo!- esclamai.
Nida, invece, era fuori di sé. -COSA DIAMINE STATE FACENDO?- urlò con voce isterica.
La cosa che più mi sorprese fu vedere la calma di Fabio, come se fosse una routine farsi scoprire dalla propria ragazza mentre scopava un'altra. Ero ripugnata e la nausea ritornò di nuovo, più forte che mai. Qualcosa in me si spezzò vedendo quello spettacolo, ma cercai di rimanere impassibile per quanto me lo concedesse la sbornia.
-Quello che faccio con te regolarmente- rispose tranquillo lui. -Non capisco perché sei così sorpresa, se vuoi puoi unirti anche tu-
-STRONZO!- strillò lei, prima di voltarsi e lasciarmi lì, in imbarazzo.
Poi, il mio occhio cade sull'enorme orologio digitale che riposava su un comodino.
-Cristo!- esclamai. Mancavano dieci a minuti prima di mezzanotte.
Lancia un ultimo sguardo ai due amanti e anche in questo caso fu l'alcol a parlare. -Spero che perlomeno stiate usando dei contraccettivi- e me ne andai di corsa, pronta a ritornarmene a casa. L'ultima cosa che udì fu la risata di Fabio.


Note dell'Autrice:
*rulli di tamburi*
E ho finito di scrivere anche il quarto capitolo... Non so perché, ma sono molto soddisfatta di come sia uscito e voi cosa ne pensate?
Alla fine nessuna di voi è riuscita a indovinare chi era il “ragazzo misterioso”, non era né Fabio, né Nidhoggr né Lung xD
Allora, come vi siete sentite quando Sofia scopre che a ballare con lei è Ofnir? Come vi avevo promesso, in questo capitolo ci sono state molte sorprese, alla nostra povera Nida le succedono di tutti i colori, Sofia si ubriaca per la prima volta e a quanto pare non regge molto bene l'alcol e Fabio che si scopa tutte senza troppi rimpianti.
Come vi avevo avvisato, avrei aggiunto altri personaggi: Alma (una lontana zia di Lidja), Effi (la custode che adotta Karl), Marcus (omaccione che lavora nel circo con Lidja), Ettaro e Mario (gemelli acrobati e giocolieri), Minimo (nano che fa da banditore), Becca (acrobata equestre), Carlo, Martina e Sara (che qualche volta facevano i pagliacci), Lung (primo draconiano nonché apprendista di Thuban). 
Ecco qui per voi una piccola anticipazione del prossimo capitolo:

-Il tuo tempismo alla festa è stato davvero impressionante- mi disse Fabio.
-Oh, mi dispiace aver rovinato i vostri super orgasmi, ma non sono stata io ad aprire la porta, idiota!-
Non lo sopportavo più e in quei giorni non facevo altro che pensare a lui mentre si faceva Giada. Era un ragazzo orribile e avrei fatto di tutto pur di evitarlo. Non ne volevo più sapere di Fabio Slizard.”

Sono riuscita a stuzzicare la vostra curiosità? Spero proprio di sì, 
Dovrei aggiornare Domenica o Lunedì,
Un Bacio,

marty_598

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


"Un bacio, insomma, che cos'è mai un bacio?
Un apostrofo rosa fra le parole -t'amo-."

-Edmond Rostand

Capitolo 5

Sofia

Il giorno dopo la festa in maschera avevo un terribile mal di testa e per nessuna ragione al mondo mi sarei mossa dal letto. Bastava il più piccolo gesto per essere scossa da vari conati. Ero certa che dopo essere ritornata a casa di Lidja con quell'aspetto malsano, i capelli in disordine, il viso cereo, ubriaca, Alma si fosse pentita di avermi valutata come “brava ragazza”, ma io ero in uno stato pessimo per far caso a lei e alle sua occhiate piene di disapprovazione. Lidja aveva cercato di difendermi, dicendo che non era stata colpa mia ma di alcuni ragazzi che mi avevano convinto a bere qualche bibita alcolica. Ovviamente erano tutte balle, ma lei non sapeva cosa fosse successo veramente a parte le voci messe in giro da qualche studente, quindi cercò di inventarsi qualcosa di convincente. Io ero in uno stato di semi-coscienza e nella mia testa ripercorrevo certi avvenimenti che non sapevo se fossero reali o no, se erano accaduti sul serio o fosse tutto frutto della mia morbosa immaginazione. Quindi, una volta arrivata in quelle condizioni, non riuscii a capire se Alma aveva creduto a Lidja, ma di una cosa ero certa, aveva lasciato perdere tutto e ci aveva mandato direttamente a dormire. Quella mattina sarei rimasta a letto per le restanti trenta ore ma la voce di Lidja mi svegliò di colpo.
-Sof, alzati, zia Alma non è in vena di aspettarti a lungo, è ancora incazzata per ieri- disse.
Nella sua voce non potei capire se era arrabbiata con me per quello che avevo fatto il giorno precedente o se semplicemente fosse stanca come me. Aprii un occhio e la luce mi lascio cieca quasi immediatamente. Le mugolai qualcosa d'incomprensibile mentre mi voltavo da una parte e mi coprivo la faccia con un cuscino. No, non mi sarei alzata neanche se lo stato dichiarasse terza guerra mondiale o se gli alieni ci stessero attaccando, avevo i pensieri ancora appannati e sarei stata troppo disorientata per riuscire a capire cosa mi stava succedendo attorno, perciò era cento volte meglio che rimanessi a dormire. Stavo sul punto di riappisolarmi quando qualcosa di freddo mi scese giù lungo la schiena. Lanciai un urletto spaventato mentre saltavo dal letto. Improvvisamente ero vigile e sveglissima. -COSA CAZZO E' STATO?- urlai, mentre mi voltavo e notavo la faccia soddisfatta di Alma. Teneva in mano un secchio con acqua e la vidi sghignazzare divertita.
-Era acqua con ghiaccio, siccome non ti svegliavi ho dovuto darti una motivazione per far muovere quel tuo culo moscio dal letto- dichiarò, senza mai smettere di guardarmi severa negli occhi.
Mi voltai e vidi una Lidja che non riusciva a smettere di ridere. Le lanciai un'occhiataccia ma lei m'ignorò.
-Scusa Sof- disse con uno scintillo contento nei suoi occhi. -Quando zia Alma decide qualcosa io non posso impedirle di farlo.-
Sbuffai stizzita e iniziai a fare il letto, piegando le lenzuola e sistemando i cuscini. Udii alcuni passi che si allontanavano ma percepivo la presenza di Lidja mentre mi lanciava uno sguardo indagatore.
-Credo che dovresti dirmi cosa è successo alla festa, me lo devi, ho mentito per proteggerti le spalle mentre eri così ubriaca da non riuscir neanche a stare in piedi-
Non era arrabbiata e neanche stanca, solo curiosa e potevo comprenderla. Un po' me lo ero aspettata che una volta riavuta la mia lucidità avrebbe voluto sapere tutto ma avevo le idee confuse e niente nei miei ricordi era chiaro e sicuro. Rievocavo qualche momento, come se nella mia testa ci fosse un vecchio film che si bloccava di tanto in tanto che faceva vedere solo alcuni istanti ma non tutta la pellicola e a volte questi pezzi di memoria erano offuscati, come se un velo di nebbia li coprisse. Così mi giungeva un dubbio: che fosse realmente capitato? O era tutto un sogno? Sospirai affitta e mi sedetti. Feci un segno con la testa a Lidja, facendole capire che doveva sedersi accanto a me e lei si avvicinò, prendendo posto nel lato estremo del letto.
-Non lo so, non ricordo tutto...- mi concentrai, e più ci pensavo, più iniziavo ad avere qualche certezza sugli avvenimenti del giorno prima. -Quando tu e gli altri siete andati a ballare mi sono allontanata, volevo fare qualche giro e ho incrociato la strada con alcuni ragazzi draconiani, quando anche loro se ne andarono, ero terribilmente annoiata così ho iniziato a bere qualche bicchiere di tequila...-
-Ma sei fuori? Quanti bicchieri ti sei fatta?- quasi gridò Lidja.
-Shhh!- la zittii. -Vuoi sapere il resto della storia o no?-
Lei sbuffò spazientita ma non aggiunse nient'altro.
-Credo di essermi bevuta sette bicchieri- la vidi sgranare gli occhi dalla sorpresa ma non m'interruppe, così potei andare avanti con la storia. Più parlavo, più iniziavo a ricordare. -Ad un certo punto arrivò un ragazzo- aggrottai la fronte, cercando nella mia mente il suo nome perché ero convinta che me l'aveva detto ma con rammarico mi accorsi di essermelo dimenticato. -Era un draconiano dell'ultimo anno, biondo, magro, slanciato, iniziammo a parlare e dopo qualche minuto decisi di portarlo a ballare con me...-
Fu un attimo e come un lampo mi venne in mente cosa accade dopo: Ofnir, Nida e Fabio. La nausea mi travolse come una tempesta e io impallidì. Lidja mi strattonò per un braccio, preoccupata.
-Sofia, diamine, che succede!?-
-Ho ballato con Ofnir, ho vomitato addosso a Nida e ho visto Fabio mentre si trombava Giada- dissi in un fiato.
Lidja si bloccò, presa alla sprovvista. Nei suoi occhi vidi quanto era sconcertata. Solo allora mi accorsi di una cosa: durante la festa non avevo pensato a Fabio fino a quando l'avevo visto con Giada. Ero troppo occupata ad annoiarmi e ubriacarmi per rimuginare su di lui. Fu una pugnalata dritta al cuore ricordare proprio quel momento, un momento che avrei preferito aver dimenticato completamente.
-Oh- esclamò Lidja. -HAI BALLATO CON OFNIR? HAI VOMITATO ADDOSSO A NIDA? HAI VISTO FABIO MENTRE AVEVA UNA RELAZIONE SESSUALE CON UN'ALTRA?- scoppiò subito dopo.
Io annuii distratta.
-La notizia su di Fabio non mi sorprende- disse dopo un po'. -Non è mai stato un fidanzato fedele e le sue relazioni amorose non superano mai le tre o quattro settimane, cambia le ragazze come se fossero dei semplici calzini... Per Ofnir, avevo sentito qualcosa al riguardo, qualcuno mi aveva detto che aveva flirtato con te ma io non ci credevo e per Nida... Ora capisco cosa era quella macchia sul suo vestito- iniziò a ridere. -Sicuramente ora ti odierà più di prima- mormorò.
-Non dirmelo neanche- mi buttai sul letto e sotterrai la testa sul cuscino. -E' stata una festa orribile-
-E indimenticabile- aggiunse lei. -C'è un motivo se le feste di Nidhoggr sono le migliori e tu sei stata presente in qualcosa di leggendario-
Alzai gli occhi al cielo, esasperata. -Non c'è niente di leggendario- borbottai.
-Si, invece, sai quanti pettegolezzi ci saranno in giro domani? Non vedo l'ora di raccontarglielo agli altri! Comunque, ieri, mentre eri in “coma” si è avvicinato a me Lung e mi ha dato questo bigliettino, è per te... Giuro che non l'ho letto!- e prima di alzarsi e lasciarmi sola, mi porse un foglietto stropicciato. Io quasi glielo staccai dalla mano e lo aprii accuratamente.
Lung.
Era quello il nome del ragazzo! Arrossii di vergogna mentre frammentavo quell'istante in cui l'avevo preso per mano e avevo ballato con lui. Avrei desiderato morire lì, in quella stanza, da un momento all'altro. Iniziai a leggere quel messaggio e fissai con ammirazione quella sua scrittura fine e precisa.

So che il comportamento che hai assunto questa sera è stato causato sopratutto da tutti quei bicchierini di tequila che ti sei mandata giù ed è per questo che voglio avere l'opportunità di conoscerti meglio e avere l'onore di poter sapere qualcosa di più sulla vera te e non sulla ragazza sbronza che avevo di fronte. Voglio conoscere il Thuban che c'è dentro di te. Mi hai intrigato, Sofia, e vorrei invitarti a una cena questo Giovedì. Il luogo è una sorpresa, ti ci porterò in macchina (uno dei vantaggi di essere maggiorenne oltre il fatto di poter bere bibite che tu non dovresti mai più toccare) e l'ora la decideremmo insieme a scuola. Non accetterò un no come risposta,
Lung.
P.S. Nella festa eri la ragazza più splendida, tutti ti fissavano con occhi sognanti, eri bellissima.

Oh mio dio!
Dopo la figuraccia di ieri lui voleva conoscermi? Non stava succedendo a me, vero? Non sapevo cosa fare, ero tramortita. Pensai a Fabio e la rabbia iniziò a espandersi su tutto il corpo. No! Dovevo scordarmi di lui e l'unico modo per poter riuscirci era uscire con Lung e occupare la mia mente con altri ragazzi che non fossero proprio lui. Sarebbe stato difficile, ma ero forte, dovevo farlo. Per il mio bene.

***

Caro diario,
Non so neanche da dove iniziare!
Ieri sono andata ad una festa in maschera di Nidhoggr ed è stato un vero e proprio apocalisse! In tutto quel casino ho imparato qualcosa d'importante: non reggo molto bene l'alcol. E' già un passo in avanti e terrò sempre a mente gli effetti che hanno su di me qualche bicchierino di troppo. Ormai ho deciso che non accetterò mai più una bibita alcolica, neanche se mi pagassero una cifra gigantesca di soldi.
Per il resto, beh, non so che dirti. Nida ora vorrà farmi le peggiori cose del mondo e dovrò stare più attenta a lei che a Nidhoggr e a tutti gli altri viverniani messi insieme. Ho paura che mi rapisca e mi uccida in qualche vincolo per poi lasciare il mio corpo lì, ad ammuffire. Rabbrividisco al pensiero!
Anche Ofnir non scherza e ho paura che possa compiere qualcosa di veramente brutto dopo aver ballato con me e non essersi accorto che ero io quella con cui stava flirtando e non una ragazza qualunque.E' stato orribile ritrovarmi le sue mani addosso e sono stata una stupida a non riconoscerlo!
Poi c'è Fabio. Dopo quello a cui ho assistito sono arrivata alla conclusione che lui è quel tipo di ragazzo da non innamorarsi mai e poi mai se non si vuole finire con un cuore fatto a pezzi. Vederlo lì, avvinghiato a un'altra, mi ha fatto male, dolorosamente male. Non capisco perché me la prendo così tanto con lui, dopotutto non è una mia proprietà, non siamo mai stati insieme e lui può fare della sua vita quello che vuole, a me non dovrebbe interessare ma purtroppo non ci riesco perché c'è una stupida parte di me che lo vuole tutto per sé, che vuole essere toccata da lui e baciata. Sembro strana?
Vorrei confessare a Lidja di questa cotta ma ho paura che la nostra amicizia finisca a rotoli. Dopotutto Fabio è stato un suo amico che ha tradito la sua fiducia così come quella di tutti i draconiani e io, Thuban, non posso amare un nemico, devo togliermelo dalla testa.
Di tutta questa storia il lato positivo è che ora lui è ritornato single ma questo non significa che non sarà circondato da altre ragazze che farebbero di tutto pur di avere una notte di passione con l'enigmatico e misterioso Fabio. Che rabbia! Loro possono dimostrare il loro affetto senza dover essere giudicate mentre io devo avere costantemente una maschera impassibile, fingendo che di lui non m'interessa di nulla quando in realtà più lo guardo e più litighiamo, più mi attrae e pensare che lo conosco da due settimane!
Io non credo nel vero amore e neanche al colpo di fulmine. Sono sempre stata cinica al riguardo ma adesso non so più che pensare. Non è possibile che lo odi e che nello stesso tempo lo adori. Non posso volermi allontanare da lui il più prima possibile e nello stesso tempo volerlo accanto. Non posso neanche trovarlo insopportabile quando una parte di me non può fare a meno di lui e delle sue battutine sarcastiche.
Poi, a completare tutto è Lung.
Che posso dire? Lui è l'esatto opposto di Fabio, il ragazzo perfetto. Mentirei se dicessi che non mi piace, anzi, con lui sono riuscita a trovarmi a mio agio (nonostante fossi ubriaca) e non vedo l'ora di conoscerlo meglio. Chi lo sa, magari nascerà qualcosa che servirà a scordarmi di Fabio una volta per tutte. Per ora non so che altro dire e le mie emozioni sono in subbuglio,
La tua,
Sofia, ragazza che non sa più cosa farne della sua vita.

***

-Schaflen, sei in ritardo!- mi sgridò Giovanna.
Ero agitata e nervosa, non avrei tollerato anche le lamentele di una segretaria depressa, in sovrappeso, che non aveva una vita sociale al di fuori della scuola e che viveva con centinaia di gatti. Okay, non ero proprio sicura che fosse veramente così la sua vita ma dubitavo fortemente che avesse una bella casa, una bella vita, una bel marito e dei bellissimi figli, stentavo a crederlo perché allora non avrebbe sempre avuto quell'aria irritata da “Io odio il mondo e siccome la mia vita è una merda, farò il possibile perché anche la tua sia così.”
Sbuffai sonoramente e cercai di non farle caso, la sorpassai velocemente ma la sua voce mi bloccò di nuovo. -Brutta impertinente, come ti permetti di sbuffare con me?-
Dio, Budda, Maometto o qualsiasi sia il tuo nome, dammi la forza di non insultarla qui o picchiarla o farle qualcosa di talmente sconvolgente da farglielo ricordare il resto dei suoi giorni, traumatizzandola a vita, pregavo tra me. La mia pazienza aveva un limite che, se superava la norma, ero capace di scoppiare come una dinamite causando danni dappertutto. Non ero una ragazza violenta ma Giovanna sembrava odiarmi e stava facendomi uscire di senno. Perché doveva rimproverarmi per qualsiasi cosa? mi chiedevo con frustrazione. Ma purtroppo non avevo una risposta. Magari le ricordavo qualche ragazza della sua vecchia scuola che l'ha sempre maltrattata o quella che gli ha rubato il ragazzo che ha amato per anni in segreto. Non sapevo che pensare e stavo per chiederlo quando qualcuno arrivò a mio soccorso.
-Su, Giovanna, perché prendersela così tanto? In questa scuola nessuno arriva sempre puntuale, siamo adolescenti ed è normale che ogni tanto vogliamo dormire più del solito e rimanere nel letto e poi Sofia è un'ottima studente, quindi perché sgridarle?-
Se Giovanna mi avrebbe lasciato in pace dopo quelle parole, sarei andata da Lung e lo avrei baciato. Vidi come la segretaria mi lanciava un ultimo sguardo prima di voltarsi e borbottare qualcosa su quanto odiava questa scuola e i suoi studenti. Feci un sospiro di sollievo mentre rivolgevo un grande sorriso a Lung.
-Grazie, non la sopportavo più- dissi.
-Dalla tua faccia avevo intuito che te ne saresti uscita con le tue perle di saggezza che consistono sempre in insultare qualcuno e mandarlo direttamente a quel paese-
Scoppiai a ridere, dopotutto aveva ragione. -Si, stavo pregando agli dei per evitare un'altra catastrofe- ammisi.
C'incamminammo verso le scale, eravamo vicinissimi e potevo percepire come la sua spalla urtava la mia.
-Hai pensato a qualche ora per l'uscita di Giovedì?- chiese all'improvviso.
Rimasi interdetta per qualche secondo ma riuscii a riprendere il controllo delle mie funzioni vocali quasi immediatamente. -Si... che ne dici alle sette di sera? Devo seguire il coprifuoco e alle dieci e mezza mi devi riportare a casa.-
Con la coda nell'occhio lo vidi annuire pensieroso. -Per me va bene... Quindi alle sette passò a prenderti?-
-Si, cercherò di essere puntuale-
Lui sorrise e in silenzio mi accompagnò fino alla classe di letteratura. In quel momento potei apprezzare la sua compagnia e quanto era piacevole stargli accanto. Non era un ragazzo che arrivava subito a delle conclusioni, era calmo e non giudicava nessuno, sembrava dolce, altruista e sempre pronto ad aiutare gli altri, siano questi degli amici o nemici. Non lo conoscevo ancora molto bene per arrivare a delle conclusioni affrettate ma sapevo che di lui potevo fidarmi. Quando giunsi davanti alla porta dove avrei dovuto entrare, Lung mi fece un cenno con la testa e si allontanò a passo svelto. Lo guardai a lungo prima di bussare ed entrare in classe.

***

Sapevo che c'era qualcosa che non andava ancora prima di vederlo con i miei propri occhi. Ero nell'ora di chimica quando nella lavagna notai le parole “Zucca, chiamatela per qualsiasi voglia di scopare e lei sarà sempre lì, a vostra disposizione”.
-Ma che diavolo?- chiesi sorpresa.
-E' stata Nida- mi rispose Lidja. -Sta girando strane voci sul tuo conto, nel bagno delle ragazze ha scritto che eri una troia e sento che a pranzo vorrà farti qualcosa di brutto, una specie di vendetta per quello che le hai fatto Venerdì-
-Che l'ho fatto?- esclamai sorpresa. -Forse intendi dire quello che “abbiamo” fatto!-
Ero indignata. Insomma, io all'inizio neanche ero d'accordo con quella pazzia, quindi, perché prendersela soltanto con me? Era tutto così scorretto! Lidja iniziò a ridere quando si accorse che ero offesa. -Vorrei ricordarti che sei stata tu a insultarla quel giorno e poi, a completare le cose, le hai persino vomitato addosso, è normale se ora sei soltanto tu il suo obiettivo di vendetta-
Aveva ragione ma non l'avrei ammesso a voce alta. Prima che arrivasse il professore mi diressi verso la lavagna e cancellai quelle parole così spregevoli. Nida doveva essere più schietta se non voleva che me ne uscisse con una delle mie, ma credo che dopotutto non mi temeva come gli altri viverniani, lei voleva sfidarmi.
Voleva guerra? E guerra sarebbe stata.
Per il resto dell'ora rimasi sempre guardinga, pronta a scattare se ne sarebbe stato bisogno. Così fu fino alla fine della lezione, ma Nida rimase tranquilla e non fece nessuna follia. Tanto meglio, non ero dell'umore per affrontare la sua rivincita. Perché non andava in un angolo a piangere il tradimento di Fabio?
Quando glielo chiesi a Lidja, lei iniziò a ridere in modo compulsivo. -Ma sei pazza!- mi aveva detto. -Quei due non si sono mai amati, era una relazione tanto per fare spettacolo e andare a letto qualche volta, non è mai stato il vero amore a unirli, anzi, dubito che riescano a provare affetto per qualcuno che non siano loro stessi.-
Io ero turbata. Come potevano non provare nessun sentimento al di fuori dell'odio per il resto del mondo? Come potevano fare l'amore se non si amavano veramente?
Più tardi glielo chiesi a Chole nell'ora di matematica. -Non lo so- aveva risposto. -Io non capisco queste cose e sinceramente non ho nessuna intenzione di mettermi nei loro panni per capire cosa provano veramente... Fabio è sempre stato un tipo duro, distaccato e introverso ma era fedele a noi, ci aiutava alla minima difficoltà e ci proteggeva continuamente ma qualcosa in lui cambiò e ad un tratto decise di entrare in quel gruppo che abbiamo sempre odiato... Io non penso che non provi nessun tipo di emozione, credo solo che lui riesca a fingere benissimo facendo credere a tutti che non gli interessa niente e nessuno.. Penso che cerca di nascondersi dietro al sesso e alle ragazze per fuggire da qualcosa che non riesco a comprendere, lui è sempre stato così pensieroso, sembra stare in un altro mondo... Presumo che si faccia le altre ragazze per il semplice fatto di dimenticare qualcosa che noi tutti ignoriamo-
Il pensiero di Chloe era più filosofico ma non per questo era meno convincente e solo in quel momento iniziai a vedere un aspetto di Fabio che non mi ero mai accorta che avesse e iniziai a farmi delle domande che prima non facevo. Per quale ragione lui doveva nascondersi dietro al sesso? Cosa non andava nella sua vita? Perché doveva essere così stronzo con tutti? Perché non riusciva a dimostrare nessun tipo di sentimento? Cosa lo ha spinto a diventare un viverniano? Avevo così tante domande ma così poche risposte e solo allora compresi che io non lo conoscevo affatto Fabio, non sapevo che tipo di vita avesse, mi ero basata sui racconti degli altri e a quello che avevo visto di lui, ma nessuno poteva essere certo che quel Fabio che veniva a scuola fosse il vero Fabio che c'era dietro a quell'espressione impassibile e strafottente.
La curiosità mi uccideva, volevo delle risposte, così passarono le ore e mi ritrovai distratta mentre la McNab spiegava.
-Sofia! Are you listening me? Where is your mind?-
Mi voltai di scatto e mi affrettai a rispondere con una pronuncia perfetta. -Excuse me, mrs McNab but I'm thinking about my homework...-
Lei aggrottò la fronte, seccata. -If you don't follow my lesson I have to call your father-
E fingendo di essere concentrata, “seguii” le lezioni d'inglese.
-Ma che ti prende oggi?- mi chiese Ewan ad un tratto. -Non dirmi che continui ad essere ubriaca, non voglio riprenderti in braccio e riportarti a casa-
Lo colpii giocosamente. -Stai zitto, semplicemente sto pensando ad alcune cose-
-Si come no... Fammi indovinare, è Lung il ragazzo che occupa i tuoi pensieri?-
In realtà è Fabio, avrei voluto dirgli ma decisi di non dichiararlo lì, in mezzo a una lezione della McNab. Ewan, così come il resto dei miei amici, sapeva che Lung mi aveva invitata ad un appuntamento. Quando glielo raccontai a Lidja non smetteva di urlare dalla felicità.
-TU USCIRAI CON LUNG!?- mi aveva domandato per la milionesima volta. Io avevo annuito, divertita nel vederla così esaltata. -NON POSSO ANCORA CREDERCI!-
-Fallo, invece- replicai.
-Devo prepararti! Andrò a casa tua e ti vestirò come una principessa!- io non obiettai e la lasciai lì, a urlare e a dire a voce alta come mi avrebbe vestita e pettinata.
Chloe era felice quanto Lidja, ma era riuscita a mantenere un certo contegno. -Sono felice per te, devi distrarti un po'- e non aveva detto nient'altro.
Ewan e Karl, essendo dei ragazzi, si limitarono sorridermi dicendo che finalmente uscivo con qualcuno.
-Secondo me ti porterà in un ristorante cinese- continuò a infastidirmi Ewan.
-Ma smettila!- dissi irritata. -Ha detto che sarà una sorpresa e voglio che tale rimanga.-
Finita l'ora d'inglese, uscii come una furia, diretta a biologia. Volevo fare molte domande a Fabio, ormai le parole di Chloe mi erano rimaste impresse nella mente e forse conoscendolo meglio avrei trovato un suo aspetto dolce e sensibile. Stavo fantasticando su come convincerlo a fidarsi di me quando, svoltato l'angolo, lo trovai a parlare con una ragazza. Non era né Giada né Nida, era sicuramente una viverniana che non smetteva di passarsi la lingua sulle labbra mentre mangiava Fabio con gli occhi. Fui attaccata da una morsa di gelosia, sopratutto quando notai lui che non batteva ciglio e le sussurrava parole che non sarei riuscita a capire. Vidi come la ragazza passava una mano sul suo petto e come lui sorrideva malizioso. Ero impalata, bloccata, come se il tempo si fosse fermato e non riuscissi a muovermi. Sapevo che nel mio viso era impressa tutta la mia delusione e il dolore. Un'altro colpo al petto. Poi accade.
Fabio avvicinò le sue labbra a quelle della viverniana mentre iniziava a toccarla dappertutto, in punti delicati. Si baciarono avidamente, lei lo avvolse con le sue braccia mentre lui la schiacciava contro il muro.
Un'infinita di parolacce fecero largo fino alla mia mente, avrei voluto urlare al cielo e chiedere perché doveva succedere tutto questo a me. Digrignai i denti con forza ma mi feci coraggio. Come avevo già detto, Fabio non era mio, lui poteva mettersi con tutte le ragazze del mondo e non m'interessava più nulla su di lui, sulla sua vita, su niente. Tutta la mia curiosità era stata spazzata via.
Ero addolorata e mi costava ammetterlo. Se Fabio aveva dimostrato interesse nei miei confronti era tutto una recita per portarmi a letto, cosa che non sarebbe mai successo.
-Che succede Zucca? Hai visto un fantasma?- si burlò Ofnir alle mie spalle.
-Chiudi il becco!- urlai e mi allontanai da lui indignata.
Per entrare in classe dovevo passare accanto a Fabio e la sua nuova amante, così, a testa alta, usai tutto il mio autocontrollo per continuare ad andare avanti e non guardarli
Mi bloccai di colpo quando udii una voce.
-l tuo tempismo alla festa è stato davvero impressionante- mi disse Fabio.
-Oh, mi dispiace aver rovinato i vostri super orgasmi, ma non sono stata io ad aprire la porta, idiota!-
Non lo sopportavo più e in quei giorni non facevo altro che pensare a lui mentre si faceva Giada. Era un ragazzo orribile e avrei fatto di tutto pur di evitarlo. Non ne volevo più sapere di Fabio Slizard. Sopratutto in quel momento, mentre restava incollato a quella ragazza. Guardai negli occhi a entrambi. -Se volete scusarmi, io voglio entrare in classe ma se vi serve d'aiuto c'è una classe vuota qua accanto, ma dovete chiudere la porta se non desiderate essere scoperti proprio nel momento più delicato- e lanciai uno sguardo significativo a Fabio, prima di entrare e prendere posto nel mio banco.
Ero afflitta e ora dovevo leccare le mie ferite in un angolo mentre osservavo il mondo con sospetto, come se temessi un attacco da un momento all'altro. Ignorai Fabio quando prese posto accanto a me. Sentivo i suoi occhi su di me ma pensai solamente a una cosa: Lung.
Lui era il ragazzo giusto per me.
Lui non mi avrebbe mai tradita.
Lui non era uno stronzo senza cuore.
Ma c'era un problema: lui non era Fabio.


Angolo dell'Autrice:
Si, lo so, il capitolo ha fatto schifo ma vi assicuro che il prossimo sarà molto più interessante.
Il nostro Lung invita Sofia a un appuntamento... Cosa succederà? Di tutto, ovviamente.
La nostra Sof non avrà un attimo di pace e dovrà chiarire i suoi sentimenti per qualcuno che non la considera più di tanto. Ma avrà altri problemi, perché alla fine i viverniani troveranno una vendetta perfetta per la nostra draconiana: cosa mai sarà? E ad aggiungerci ci sarà anche un altro problema: Settembre sta finendo e Sofia deve assumere il suo ruolo di Thuban più seriamente.
Ecco qui per voi un altro piccolo spoiler:

-E TU CHE CAZZO CI FAI QUI! COS'E'? MI SEGUI?- urlai, richiamando su di me l'attenzione di qualche cliente che mi osservò scocciato.
-No, a me piace venire in questo locale e non avevo la più minima idea che anche tu saresti venuta- rispose calmo lui. Mi guardò con occhio critico, passando in rassegna il leggero vestito che mi aveva prestato Lidja. Davanti a quel suo sguardo compiaciuto mi sentii a disagio.
-Allora vai a dare fastidio a qualcun'altro e chiedi un tavolo lontano da qui- sbottai sdegnata.
-E se volessi passare il resto della sera con te e quella specie di minchia che mi sta sui cosidetti?- replicò lui.
Cristo! Perché il mio primo appuntamento doveva andare a rotoli per colpa di quello stronzo?”

Sicuramente avete intuito chi è... Chissà cosa succederà, può capitare di tutto.
Un grazie di cuore e tutti i recensori, vi voglio un mondo di bene,
non so quando aggiornerò, forse la prossima settimana,
un bacio,

marty_598

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


"Ti amo col respiro, i sorrisi, le lacrime dell'intera mia vita!
E, se Dio vuole, ancor meglio t'amerò dopo la morte."

-Elizabeth Barrett Browning

Capitolo 6

Sofia

Caro diario,
Oggi, per la prima volta dopo lunghi anni (per la precisione 17), uscirò con un ragazzo in un appuntamento galante. Non riesco ancora a crederci! Io, ragazza goffa, piena di difetti e imbranata uscirò con Lung, ragazzo perfetto fino ai minimi dettagli. Sembra di stare in uno di quei libri dove la ragazza insicura e derisa da tutti riesce a conquistare quel ragazzo meraviglioso e bello come nelle locandine di qualche pubblicità. Ma, come sempre, nella mia vita deve essere tutto complicato. Ammetto di provare un'attrazione a livello fisico nei confronti di Lung, ma non è niente se paragonato a quello che sento per Fabio, che non mi attrae solo fisicamente, ma anche emozionalmente, la mia anima sembra esultare quando c'è lui nelle vicinanze. Anche il mio cuore la pensa nello stesso modo, ma per quanto il cervello cerca di urlare a ogni cellula del mio corpo “LUI E' UNO STRONZO! LUI TI DISTRUGGERA'! LUI SARA' LA CAUSA DI TUTTO UN MALE CHE TI DIVORERA' MOLTO LENTAMENTE!”, al poverino, nessuno lo sente. Solo quella mia parte razionale sembra essere d'accordo con lui così come il mio sesto senso e l'inconscio. Prevedo molti problemi che per l'appunto, riguarderanno proprio Fabio.
In che guai mi sto cacciando? Dovrei innamorarmi perdutamente di Lung e farla finita con questa storia, così nessuno finirà ferito e potremmo vivere per il resto delle nostre vite felici e contenti. E la storia finisce lì! Vorrei prendermi a schiaffi per essere così stupida da perdere la testa per una persona che m'ignora, che sembra divertirsi con tutte, che mi rivolge la parola solo per stuzzicarmi e prendermi per i fondelli. Non posso essere normale, no? Se io fossi la metà di intelligente di quanto voglio far credere agli altri avrei chiuso la storia con Fabio nello stesso momento in cui ho saputo che era un viverniano, che stava con Nida e, parte più importante, quando l'ho visto con Giada. Una persona comune avrebbe voltato le spalle da un pezzo, avrebbe rinunciato a lui e non ci penserebbe più, continuando con la sua vita e smettendo di sognare un ragazzo talmente stronzo che ti viene naturale chiedere se sia veramente un essere umano o qualche alieno atterrato sulla terra per farmi la vita impossibile, scombussolando tutti i pensieri e i sentimenti. Ma non riesco a sottrarmi da queste emozioni.
Le parole di Chloe fluttuano nella mia testa. Ho letto o visto da qualche parte che ogni comportamento negativo da parte di un'adolescente ha un motivo dietro. Genitori separati. Droga. Violenza domiciliare. Di tutto. E quando inizio a pensare a tutto ciò la preoccupazione mi assale, perché ho paura per Fabio. Ora lui si limita a nascondersi dietro le ragazze e il sesso, ma quando la sua situazione diventerà intollerabile, cosa farà? Ucciderà le persone? Farà atti vandalici per le strade? Non lo so e l'ansia mi sta divorando. Ricordo ancora la prima impressione che ho avuto di Fabio: un ragazzo dall'aria triste e tormentata e per qualche strana ragione voglio essere per lui un riscatto, voglio essere colei che lo libererà da quel male che cerca disperatamente di fuggire, voglio essere quell'angelo che lo toglierà dalle grinfie del diavolo. Possibile che voglia salvarlo dopo tutto quello che sto passando? La risposta sarà sempre sì. Ora i miei obiettivi sono: farmi amica di Fabio e capire che problemi ha. Ignorerò tutto l'amore che provo nei suoi confronti, cercherò di non vedere le ragazze che gli girano intorno, soffocherò il cuore e farò caso alla mente, la mia amica più affidata. O perlomeno ci proverò.
Lidja è appena uscita. Come mi aveva promesso qualche giorno fa, sarebbe venuta a casa mia per prepararmi, neanche fossi la sua barbie! Sono sicura che tutto ciò la stia divertendo. Anche questa volta ha fatto un ottimo lavoro, ma sono nervosa e la mia mano sta tremando, non riesco a tenere ferme le gambe e scrivere tutto questo sta risultando più complicato del previsto.
Questa volta il professore sa bene dove vado e non ho dovuto usare la scusa del “Dormirò con una amica” per convincerlo a farmi uscire. Credo che sia più ansioso di me! Qualcosa mi dice che finalmente ha capito che sto crescendo, non sono più la sua piccola Sofia, quella che usciva correndo in giardino, che amava la natura come se fosse parte di lei, che aveva il pollice verde quando si trattava di piante e che adorava curare gli animali feriti che trovava sul suo cammino. Ora sono una donna e George non sembra prendersela molto bene, non vuole lasciarmi, ha paura che spicchi il volo e che non ritorni più da lui. Cosa del tutto stupida.
Tommas, invece, l'ha intuito da un bel po' che non sono più la loro piccola. Lui, quando ha saputo che avevo un appuntamento era entusiasta, è uscito a comprarmi cosmetici e anche lui voleva vestirmi e prepararmi come se fossi una bambola di pezza! Ma cosa si sono presi tutti? Pensano che non sia capace di vestirmi da sola?
In questi giorni ho i nervi a mille, forse, dopotutto, non ho la pazienza di Gandhi. Giovanna sembra più agguerrita di prima, sono certa che tra non molto mi sgriderà soltanto perché respiro come qualsiasi umano. Se succede, ho fatto bingo. Oggi se la è presa di brutto con me perché io e Chloe stavamo chiacchierano in corridoio. “PUOI DISTURBARE GLI ALTRI!” mi aveva rimproverato. Aveva sbraitato solo a me, Chloe ai suoi occhi doveva essere invisibile. Certe volte la odio, ma poi provo pena nei suoi confronti. Non doveva essere facile controllare una scuola di 500 ragazzi (la scuola mi è sembrata piccola a prima vista ma in realtà è molto più grande di quanto mi era apparsa principalmente) e non eravamo neanche facili da sorvegliare. Povera Giovanna!
Mattia, in qualche modo, aveva espanso la notizia che sarei uscita con Lung. I tre fratellastri, Martina, Carlo e Sara erano subito corsi da me. Dopo la festa in maschera ci sentivamo spesso e ora anche loro, insieme ad altri, sedevano insieme a me a pranzo. “Tu uscirai con il draconiano più figo di questa fottuta scuola!” avevano esclamato.
Ah, sì, mi ero scordata di dirti che secondo una percentuale fatta da Lidja, Lung era considerato dalle ragazze draconiane quello più figo e bello, poi seguiva Ewan. Tra i viverniani, invece, al primo posto c'era Nidhoggr, ma le ragazze lo temevano troppo per provarci e subito dopo c'era Fabio, una preda più facile.
Anche gli altri ragazzi draconiani erano felici per me, secondo molti io e Lung saremmo stati una bella coppia. Io non sapevo che fare o pensare.
In quei giorni lui è stato davvero premuroso con me, era sempre gentile e non mi perdeva mai di vista e così, allora, mi sono posta la domanda: perché adesso? Siamo stati nella stessa scuola per due settimane e io ignoravo del tutto la sua esistenza ma ora, come magia, è apparso, pronto a difendermi ed aiutarmi. Un quei giorni mi feci coraggio e glielo chiesi e lui parve sorpreso dalla domanda. “E' tutto cambiato nella festa” mi rispose dopo quello che mi apparve un'eternità. “Parlare con te e vederti mi ha fatto incuriosire e non mi pento di nulla, non vedo l'ora che arrivi Giovedì” e mi aveva strizzato l'occhio prima di andarsene.
Ero confusa.
Stramaledettamente confusa.
Fabio, invece, sembrava più rigido del solito e lo incrociavo dappertutto.
-Ho saputo che esci con Lung- aveva detto, le sue parole sembravano essere sibilate con rabbia.
Io non potei fare a meno di guardarlo irritata.
-Si, hai qualche problema al riguardo?-
-Non sai neanche quanti- aveva replicato.
-Beh, non m'interessa, perché non fai anche tu altrettanto e non esci con una di quelle tue viper... Ops, scusa, intendevo amiche-
-Loro non m'interessano-
-Bene, allora non venirmi a rompere le palle-
-Zucca, tu non hai...-
Sbuffai innervosita. -Si, lo so, non ho le palle, allora mi correggo: non venirmi a rompere quelle palle che non ho! Felice ora?-
Si, c'era un motivo se avevo i nervi a mille e la risposta era solo una: Fabio. Lui sbozzò in quei pochi sorrisi che vedevo di rado. -Dove andrete?-
-Perché sei così interessato?-
-Non mi fido di lui, ti tradirà, ti userà per poi lasciarti putrefare in un lato, è un bastardo- e in lui c'era di nuovo quel suo tono rabbioso.
-Stiamo veramente parlando di Lung? Questa sembra più una tua descrizione, Fabio, e ora lasciami in santa pace, laggiù ci sono alcune tue amichette che ti stanno aspettando-
Gli lanciai un'occhiataccia piena di rancore prima di voltarmi e lasciarlo lì.
E' stata una settimana estenuante, per fortuna domani è Venerdì e potrò rilassarmi.
Tra tutti i miei problemi si aggiungono anche Nida, Nidhoggr, Ofnir e Ratatoskr. Si gira voce che stanno preparando un piano di vendetta nei miei confronti e io sono costantemente attenta e tesa, con la paura di vedermi finire addosso qualcosa o essere attaccata da qualcuno. Fin'ora non hanno fatto nulla ma sono certa che stanno mettendo in atto un piano che sarà cento volte peggio rispetto a quello che io e Lidja abbiamo fatto a Nida.
Penso che questo sia tutto, tra poco dovrebbe suonare il campanello,
La tua,
Sofia, ragazza piena di domande e con poche risposte.

***

Il campanello suonò nello stesso istante in cui chiudevo il mio diario e lo infilavo sotto il materasso. Ero più agitata di prima. Corsi in bagno e lanciai un'occhiata al vestito. Era di Lidja e mi stava bene, non era troppo elegante ma neanche troppo semplice. Aveva delle spalline e sopra il vestito color crema indossavo un giaccone beige. I capelli erano sciolti ma apparivano più domati rispetto al solito, le lentiggini si notavano appena con tutto il mascara che Lidja mi aveva messo, riluceva il colore un po' grigio dell'ombretto e le mie labbra sembravano brillare con quel rosso accesso. Sembravo una diva.
Sentii bussare alla porta e sussultai, presa alla sprovvista.
-Avanti!- dissi titubante.
Diamine, era un appuntamento, perché dovevo essere così nervosa?
-Signorina Sofia, il ragazzo la sta aspettando di sotto-
Era Thomas e io annuii ma mi diedi della stupida quasi immediatamente. Non poteva vedermi, perché cazzo muovevo la testa? Sospirai affitta. Ero un caso perso.
-Arrivo- risposi, cercando di trasparire calma e tranquilla.
Feci un lungo respiro e con la mano che continuava a tremare, uscii dalla stanza.
Lung stava parlando con il professore e quest'ultimo sembrava più rilassato, come se avesse appena compreso che la sua unica figlia non stava frequentando un ragazzo cattivo, che amava fumare, bere e picchiare ad ogni passante. Scossi la testa con decisione. Come potevano venirmi in mente certe cose? Quando entrambi alzarono gli occhi, Lung sembrava stupito mentre George stava sul punto di scoppiare in lacrime dalla felicità. Tutto ciò non servì ad accudire i miei nervi.
-Sei bellissima- esclamò Lung.
Il professore, invece, deglutì ma riprese in mano la situazione piuttosto in fretta. -Sono d'accordo con lui- disse -Sei splendida-  
Si avvicino a me e mi abbracciò calorosamente. Una lacrima mi fuggì dall'occhio destro, ma con un semplice gesto l'asciugai. Non volevo farmi vedere così vulnerabile, nonostante fossi talmente commossa che sarei scoppiata a piangere lì, tra le braccia di George. Mi feci forza e a malavoglia mi staccai da lui.
-Starò bene, puoi fidarti di lui-
-Lo so- replicò. -Ma ora è meglio se andate, non voglio intrattenervi troppo-
Mi baciò entrambe le guance e salutò con la mano Lung. Noi due ci sorridemmo prima di voltarci e dirigerci alla sua macchina. Quando vidi cosa guidava, fischiai in segno di approvazione. -Bell'auto!- mi complimentai.
Era una Lamborghini Urus completamente nera. Sembrava brillare nella notte e mi chiesi dove aveva trovati tutti i soldi per comprare una macchina così costosa.
-Regalo di papà- disse con indifferenza.
-Bel regalo!- replicai scherzosamente.
Scoppiò a ridere mentre si dirigeva verso di me e mi apriva come un vero gentiluomo la porta, entrai spedita e lui la chiuse con delicatezza. Dopo qualche secondo era al mio lato che cercava le chiavi e avviava il motore.
-Spero che passi una bella serata-
Guardai con distrazione il cielo e mormorai un “Lo spero” appena udibile.
Lung aveva intenzione di cenare in un ristorante a cinque stelle vicino alla fontana di Trevi. Era uno spettacolo e quasi svengo quando notai i prezzi dei piatti. Tutti superavano i 20 euro ma lui non sembrava turbato e mi ripeté più volte di decidere qualunque cosa, tanto avrebbe pagato lui e non c'era niente di cui preoccuparsi.
Alla fine optammo di mangiare come antipasto alcune mozzarelle (che erano davvero deliziose) e del pane, poi scelsi dei ravioli mentre Lung prendeva spaghetti con le vongole.
Non smettemmo mai di parlare ed ebbi l'opportunità di conoscerlo meglio. Era figlio unico e viveva vicino a Castel Gandolfo (e ciò significava che non stava troppo lontano da me), con i suoi genitori. Per quanto fossi cresciuto in una famiglia benestante, ben amato dove le attenzioni le aveva sempre, lui non è mai stato vanitoso, arrogante o strafottente. Aveva un debole per le piante e come me, amava la natura. Diceva che trovava una pace che non era in grado di spiegare a parole e io mi limitai ad annuire, dicendo che lo comprendevo alla perfezione.
Ammise che in tutti quei anni, da quando si era iscritto nella scuola Dragoni, fu sempre tentato di prendere il ruolo di guardiano, voleva essere Thuban ma rifiutò l'incarico quando si accorse che era troppo complicato per lui, non sarebbe mai stato capace di sfidare i viverniani e tanto meno Nidhoggr. Confessò che un po' lo intimoriva e c'era una ragione se mi ammirava: avevo avuto il coraggio di fare qualcosa che lui non si sarebbe mai sognato di realizzare
Era stato fidanzato quattro volte, ma lui lasciava sempre le ragazze siccome non era capace di sentire quella scintilla, quella scintilla che illuminava il tuo cuore solamente quando eri veramente innamorato. Un po' lo comprendevo e mi dispiaceva molto che non fosse ancora riuscito a trovare la ragazza giusta. Parlò di sua madre, di quanto fosse una donna spettacolare e voleva farmela conoscere. Vivevano in una villa dove i maggiordomi non mancavano mai, aveva una piscina e un giardino splendido, che prendeva cura solamente lui.
Aveva un cane di nome Frutto (non chiedetemi perché gli avesse dato quel nome siccome non lo so neanche io) e vari canarini. Il suo colore preferito era il verde e gli piaceva giocare a golf. Odiava le ragazze facili, quelle che passavano da un ragazzo all'altro come se nulla fosse e sopratutto odiava l'ipocrisia.
Una volta ricevuto il diploma sarebbe andato in qualche prestigiosa università degli Stati Uniti, ispirava ad andare ad Harvard o Cambridge, dove sarebbe diventato medico, per essere più esatti: un cardiologo.
Voleva aiutare gli altri e perciò ha sempre pensato che essere un medico fosse la scelta più giusta. Adorava i Beatles e suonava il piano forte. Gli piaceva in particolar modo ascoltare o suonare la musica di Mozart o Beethoven e sognava di comporre un pezzo che sarebbe divenuto famoso in tutto il mondo. 
Per anni aveva fatto nuoto (ciò spiega il fisico magro e le spalle un po' larghe) ma preferiva fare surf. Aveva viaggiato in quasi tutta Europa e rimase colpito di Spagna, Francia, Grecia e Svizzera. Era stato anche in Brazile, Stati Uniti, Colombia e Russia. Nonostante avesse viaggiato molto, voleva scoprire altri paesi e fare altri viaggi nel mondo, voleva conoscere nuove culture e città.
Ammisi a me stessa che Lung era un ragazzo d'oro, da tenersi sempre stretto. Ero affascinata e ormai pendevo dalle sue labbra. Io non avevo una vita interessante come la sua, così parlai poco. Confessai che amavo leggere, sopratutto libri fantasy e notammo di avere in comune la passione per la lettura. Dichiarai che anche a me piaceva coltivare e prendermi cura delle piante ma ormai lo facevo di rado, mi limitavo a dare istruzioni a Thomas che lui seguiva divinamente. Non avevo fratelli (solo una sorella che non ho mai conosciuto) ne tanto meno animali domestici, però mi sarebbe piaciuto avere un gatto. Anche a me piaceva il colore verde e come sport mi piaceva correre vicino alle sponde del lago. Non ho viaggiato al di fuori d'Italia, ho visitato solamente Venezia, Genova, Aosta, Napoli, Bari, Etna, Firenze, Perugia, Arezzo e Ravenna. Niente di che. Di tanto in tanto mi piaceva disegnare nonostante i miei cosiddetti “disegni” erano un disastro e quando ero di buon umore scrivevo poesie. Ascoltavo i Muse, erano tutta la mia vita e l'unico strumento musicale che ero in grado di suonare era la chitarra, ma non lo facevo neanche bene, avevo cercato di imparare da internet, guardando alcuni video su YouTube. Mi sarebbe piaciuto diventare biologa e volevo vivere a Londra.
Eravamo solamente a metà serata, i nostri piatti ancora pieni eppure non ci eravamo fermati di parlare neanche per un millesimo di secondo. Ci guardavamo negli occhi, ci raccontavamo aneddoti di quando eravamo bambini e poi scoppiavamo a ridere.
I miei ravioli ormai erano diventati gelati ma non mi interessò più di tanto per quanto ero impegnata ad ascoltare Lung.
-Senti, vado un attimo in bagno, puoi aspettarmi? Spero di trovarti ancora qui quando ritorno- mi disse ad un certo punto e io annuii.
Feci tre lunghi respiri mentre mi ripetevo che la serata stava filando liscia e non c'era nessun bisogno di essere in ansia. Era tutto perfetto, il più bel appuntamento di tutta la mia vita. Stavo osservando con aria assente il locale. Era tutto molto elegante, i colori delle luci tendevano quasi a essere sul rosso, dando al ristorante quell'aria un po' romantica, perfetta per le persone che volessero passare da soli con la loro amata. I tavoli erano di legno pregiato, coperti con un telo giallo canarino che combaciava perfettamente con le tende dorate che coprivano le finestre.
Nel bel mezzo di ogni tavolo c'era una candela profumata e dei gigli. Presi con noncuranza uno mentre fiutavo il suo odore. Ero così immersa nei miei pensieri, a fissare con aria sognante le altre coppie, che non mi resi conto che qualcuno si era seduto nel posto di Lung.
-Hai gli occhi a cuore... Non sarai mica innamorata?-
Mi voltai talmente in fretta che quasi rischio un torci collo.
No. Non era possibile. Perché nella mia vita niente può andare nel verso giusto?
Quella voce.
Fastidiosa.
Quella voce.
Quella a cui non avevo pensato fino ad allora e ritrovarmela lì, il mio cuore iniziò a fare capriole mentre la mia mente scuoteva la testa con rabbia “No, così non va” diceva.
Fabio Szilard sembrava un molestatore.
-E TU CHE CAZZO CI FAI QUI!? COS'E'? MI SEGUI?- urlai, richiamando su di me l'attenzione di qualche cliente che mi osservò scocciato.
-No, a me piace venire in questo locale e non avevo la più minima idea che anche tu saresti venuta- rispose calmo lui. Mi guardò con occhio critico, passando in rassegna il leggero vestito che mi aveva prestato Lidja. Davanti a quel suo sguardo compiaciuto mi sentii a disagio.
-Allora vai a dare fastidio a qualcun'altro e chiedi un tavolo lontano da qui- sbottai sdegnata.
-E se volessi passare il resto della sera con te e quella specie di minchia che mi sta sui cosiddetti?- replicò lui.
Cristo! Perché il mio primo appuntamento doveva andare a rotoli per colpa di quello stronzo? Era tutto così piacevole e impeccabile ma lui era riuscito a rovinare tutto.
-V-A-T-T-E-N-E!- scandii bene le parole, le sibilavo tra i denti, con furore.
-Non credo proprio, ma se vuoi che me ne vada... c'è solo una soluzione-
Non potevo crederci. Stava ricattandomi. Lo guardai talmente imbestialita che sembravo un leone pronto ad azzannare un antilope.
-Cosa vuoi?- scattai, attenta e vigile.
-Devi venire con me-
-Cosa?- domandai io, sorpresa. -Non se ne parla, sto con Lung, non posso lasciarlo qui...-
Iniziai a muovere la testa da una parte all'altra, quasi temendo di essere beccata a commettere un omicidio. Sospirai arresa. Cosa facevo? Cosa voleva Fabio da me? Perché ultimamente lo trovavo dapertutto?
Quella piccola e irrazionale parte di me mi sussurrava dolcemente che dopotutto lui provava qualcosa nei miei confronti, era geloso di Lung, ma l'idea era talmente surreale e impossibile che la scansai immediatamente.
-Perché dovrei uscire con te? Cosa vuoi? Sesso? Non sono disponibile, quindi vai da qualche altra parte e stammi alla larga, non sono la ragazza giusta per te- dissi in un fiato.
Lui aggrottò la fronte, prima confuso e poi offeso. -Non sono così spregevole da obbligare una verginella come te a venire a letto con me, voglio solo ragazze esperte-
Spalancai la bocca dalla sorpresa. Questo ragazzo voleva farmi impazzire e forse ci stava già riuscendo. Ero indignata. Che ne poteva sapere lui se ero esperta a letto o no? Arrossii al pensiero, ma la mia bocca e il mio orgoglio erano sempre davanti. -E tu cosa cazzo ne sai? Magari a scopare sono meglio di tutte quelle troie che ti fai frequentemente-
Lui sbozzò in uno di quei sorrisi capaci di farmi sciogliere come un ghiacciolo. -Allora non è vero che non sei la ragazza giusta per me- si porse in avanti, le nostre facce erano una di fronte all'altra, vicinissime. -Ma sono io a giudicare, quindi non posso essere certo che sei veramente esperta-
Mi morsi il labbro talmente forte che sentii il sapore dolce del sangue. Guardai duramente Fabio e cercai di non cedere alla tentazione di toccarlo. -Non sei tu quello che voglio, quindi vai a farti fottere, imbecille.-
Un guizzo di collera passò sul suo viso ma fu talmente veloce che dubitai quello che i miei occhi avevano intravvisto.
-Se è questa la tua risposta, allora rimarrò con voi-
-Cosa!?- esclamò un Lung sbigottito. Io mi allontanai di scatto e lo fissai con occhi imploranti mentre sorridevo visibilmente in difficoltà.
-Fabio è passato e guarda che piacevole sorpresa! Lui mi nota e lo ritroviamo qui- il mio entusiasmo era così finto quanto il naso Nicole Kidman.
-Non è piacevole neanche un po'- m'interruppe Fabio.
Grazie Fabio, dico sul serio.
-Per una volta sono d'accordo con quel viverniano- continuò Lung, lanciando occhiatacce a Fabio.
Perfetto, io cerco un modo di socializzare e dialogare con calma e quei due distruggevano tutto.
Vidi come Fabio si alzava e dava il posto a Lung. -Vado a prendere una sedia- disse con nonchalance.
-E vedi di non ritornare- bofonchiai indispettita.
Lui parve non udirmi o m'ignorò completamente. Lung era turbato quanto me ma si sedete rigido ed iniziò a fissarmi con aria triste.
-Scusa, volevo che fosse tutto perfetto ma non mi aspettavo di incontrare quel deficiente-
Presi le sue mani e lo guardai dritto agli occhi. Lung sembrava così afflitto, come se avesse appena commesso un reato o altro. Mi diede pena e maledii Fabio e il suo fottuto tempismo. Tra tutti i giorni dell'anno, lo dovevo trovare proprio oggi, nel bel mezzo di un appuntamento. La sfortuna sembrava perseguitarmi.
-Non preoccuparti, questa è la serata più interessante di tutta la mia vita, sto bene con te- Non so perché lo feci, ma alzai il braccio e accarezzai il suo viso con dolcezza. Il suo sguardo iniziò ammorbidirsi e mi sorrise grato. Non era più teso e percepii la sua beatitudine.
-Manca solo il bacio e sembrerete quelle coppie mielose che non fanno altro che scriversi “Ti amo” su Facebook, che si riempono di foto e lui, che segue lei ovunque vada- commentò Fabio quando arrivò al nostro tavolo.
Io saltai sulla sedia quando udii la sua voce. Ero allibita e volevo alzarmi, dirigermi verso di lui e dargli un pugno sul naso.
-E tu che ne sai di coppie- scoppiai. -Non riesci a stare con la stessa ragazza per un mese che già la tradisci con altre e ogni tua relazione non è fondata dal vero amore ma dall'attrazione fisica e sessuale-
L'ho già detto che in quei giorni ero una fascia di nervi?
Ormai Fabio stava peggiorando il mio umore e nessuno vorrebbe vedermi incazzata veramente.
-Non esiste il vero amore- disse lui. Si sedette vicino a me e Lung e tirò fuori da chissà dove un pacchetto di grissini.
-Esiste, solo che sei troppo cieco per rendertene conto-
La sua voce era ironica ma nei suo occhi non mi fuggì la tristezza che lo stava consumando -Tu l'hai già trovato il vero amore?- chiese amaro.
Lo scrutai attentamente, poi mi voltai e diedi una lunga occhiata a Lung. -Sì-
Sapevo che con quel gesto stavo mentendo a tutti ma ero decisa a dare un'opportunità a Lung, dopotutto una parte di me era incantata da lui, provavo una certa attrazione, nonostante fossi certa che non era vero amore.
A Fabio non passò inosservato quel particolare e lo vidi digrignare appena i denti ma così come succedette tutto ciò, lo vidi tranquillizzarsi di colpo, nonostante rimanesse inflessibile.
Lung, da parte sua, rimase immobile, osservava prima me e poi Fabio e così viceversa. Sembrava seguire una partita di tennis. Era di nuovo rigido ma non aprì bocca, come se trattenesse il respiro, aspettandosi qualcosa, come se intuisse quella specie di reazione chimica che avevo con Fabio. Ero sempre sulla difensiva quando c'era lui e credo che parve accorgersene.
-Sono felice per voi- disse sarcastico Fabio. -Ma ho la strana sensazione che non durerà a lungo... Quanto ancora starete insieme? Un mese? Due? Non andrete molto lontano-
-Non siamo fidanzati!- replicai a voce alta. -Sì, oggi siamo usciti ma questo non vuol dire che adesso decideremmo quanti figli avere, quando ci sposeremmo e dove andremmo a vivere insieme- mi pentii di quelle parole quasi subito dopo.
Stupida!
Sul viso di Lung passò un'espressione di dolore che mi spezzò il cuore. Merda, merda, merda. Ero nervosa, stanca e questo era il risultato quando mi soffocavano troppo: non pensavo mai a quello che dicevo.
Mi alzai dalla sedia ed entrambi ragazzi mi fissarono: Fabio era compiaciuto, soddisfatto da qualcosa. CHE STRONZO! Urlava la mia tesa, ero completamente fuori di me.
-Fabio, vieni con me, ora!-
Mi voltai senza neanche dargli il tempo di dire sì o no, non controllai se mi stava dietro o se ero completamente sola. Ma non bastò perché percepii la sua presenza e il suo odore: muschio e menta.
Avanzai a passo spedito e uscii dal ristorante. Aprii la porta con forza e respirai l'aria una volta che messi un piede fuori dal locale. Guardai il cielo: era sereno e costellato da una miriade di stelle. La luna mi guardava severa e sembrava dirmi “Cosa stai facendo, Sofia?
-Sei stata troppo dura con lui, credo che l'hai ferito e ora andrà da qualche altra ragazza per fasi aiutare a raccogliere i pezzi di quel cuore che hai calpestato e fatto mille a pezzi- criticò lui.
Mi voltai e non mi serviva uno specchio per capire che ero rossa in viso, punta sul vivo. -Tu devi stare fuori dalla mia vita amorosa! Smettila di molestarmi! Devi farla finita! Non ti voglio Fabio e non so cosa diamine vuoi da me!- gridai. Qualche turista che passava di lì mi fissò con curiosità ma ero troppo incazzata per fare caso a loro.
-Non credi nell'amore?- continuai. -Bene! Non ho nessun problema ma tu non mettermi i bastoni tra le ruote! Ora dimmi... mi hai seguito!? E NON PROVARE A MENTIRMI!-
-Non ti ho mai vista così arrabbiata- disse lui, per niente intimorito da me.
-RISPONDI ALLA MIA DOMANDA!-
-E cosa vinco?-
Alzai gli occhi al cielo, con esasperazione. -Niente, Fabio, niente, ma devo saperlo-
-Allora non dirò niente e se vuoi che ti lasci in pace devi rispondere tu a una mia domanda-
Era serio. Fin troppo serio e ciò basto a spaventarmi. Cosa c'era di così importante da farlo preoccupare in quel modo? Cosa voleva sapere? Ero troppo curiosa, ma la curiosità uccise il gatto.
-Lo ami?-
Aggrottai la fronte, confusa. -Cosa?-
-Tu ami Lung?-
-Perché vuoi saperlo? Non eri tu quello che non credeva nell'amore?-
Lui sorrise, ma era un sorriso nuovo, dubbioso, e Fabio non era mai perplesso o sfiduciato. -La tua risposta cambierà tutto-


Note dell'Autrice:
Miei carissimi draconiani,
Prima di tutto voglio dare un grazie a tutti quei poveri cristiani (e non) che sono stati così gentili da lasciarmi una recensione, a tutti quei poveri 17 lettori che hanno messo questa strage di storia tra le preferite/seguite e quei altri 3 che l'hanno messa tra le ricordate. Non sapete quanto mi state aiutando!
Voglio scusarmi con gli ultimi recensori ma non sono riuscita a rispondere le vostre opinioni perché sono fin troppo occupata ma le ho lette tutte! E quindi vi amo! Se continua così non so se riuscirò a rispondere tutti i vostri commenti, dopotutto richiede del tempo che potrei usare per fare altro (del tipo continuare a scrivere i capitoli per questa storia o studiare) ma non voglio essere ai vostri occhi una persona arrogante o altro! Quindi da adesso in poi vi ringrazierò qui, in questo piccolo angolo.
Adesso possiamo parlare di questo capitolo. Purtroppo ho dovuto tronccarlo così siccome si stava facendo troppo lungo e quindi non sono riuscita a scrivere lo scherzo che stanno mettendo in atto i viverniani ne tanto meno le prove che deve affrontare la nostra povera Sofia.
In questo capitolo volevo concentrarmi sui sentimenti di Sofia che sono alquanto confusi e per niente chiari. Secondo voi come risponderà alla domanda di Fabio: sarà onesta o mentirà? Iniziamo a scommettere!
Spero che vi sia piaciuto e dopotutto mi sono divertita a scriverlo, ed ecco a voi, come sempre, un piccolo assaggio di quello che sarà il prossimo capitolo:

“Anche Ottobre trascorse con una lentezza quasi dolorosa, dando inizio un autunno dal vento gelido e dagli alberi spogli. A scuola iniziarono le selezioni ed ero costantemente occupata, dopo le lezioni dovevo presentarmi in palestra per vedere le prove degli altri draconiani. Ero esausta e dovevo valutare le capacità di 200 ragazzi, ma non bastava perché la maggior parte erano scarsi in qualsiasi attività e non avevano niente di speciale. Fu così che arrivò quell'idea. Sapevo che era una pazzia e che forse mi sarei ritrovata con le mani vuote, dovevo provarci, i draconiani meritavano di assaggiare la vittoria e umiliare i viverniani, così come loro avevano umiliato me qualche settimana prima.”

Si, lo so, questo piccolo spoiler è abbastanza lungo, ma secondo voi quale sarà l'idea di Sofia? E cosa le avranno fatto i viverniani?
Lo scoprirete tra qualche giorno, dovrei aggiornare Domenica, (ho deciso di mettere due capitoli ogni settimana, saltando 4 o 3 giorni, vorrei aggiornare regolarmente e avere un ritmo non troppo lento ma neanche troppo veloce),
Baci,

marty_598

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


“Como una herida en el corazón que no me duele...
me gusta como eres”

-Jarabe de Palo

Capitolo 7

Sofia

-La tua risposta cambierà tutto- disse lui.
-Ma che diavolo significa?- esclamai sconvolta. Sbaglio o nel tono di Fabio c'era una nota disperata intrisa di incertezza e angoscia? Non potevo dirlo con certezza, sopratutto in quel momento mentre nella mia mente frullavano mille domande e pensieri. In quella notte da pazzi, una strana brezza autunnale s'innalzò di colpo, alcune ciocche di capelli finirono sul mio viso arrossato ma ero troppo immersa in un mondo immaginario per disturbarmi a scostarli. Mancavano ancora due ore prima del mio coprifuoco, i negozi iniziavano a chiudere e le persone si affrettavano a intanarsi nelle loro case. La notte sembrava avvolgere tutto, l'oscurità iniziava a farsi sempre più fitta e anche l'umidità iniziò a infagottarci. Un lento brivido percorse la mia schiena, ma io non toglievo lo sguardo da lui, che mi scrutava con attenzione, come se stesse memorizzando qualcosa. I capelli di Fabio erano in disordine, sembravano essersi fusi con quella tenebra che iniziava a circondarci in un abbraccio impassibile e privo di calore. I suoi occhi erano ridotti in due fessure inespressive, vuoti come la sua anima, spenti come il suo cuore, smorto come un fiore che inizia ad appassire molto lentamente. Solo allora mi accorsi della sua infelicità. Come sempre, il mio cuore moriva dalla di voglia abbracciarlo e sussurrargli dolcemente che tutto si sarebbe aggiustato, che qualsiasi cosa che non stava andando bene nella sua vita, infine, si sarebbe risolta ma non potevo farlo perché la mia mente era in continua guerra con la mia anima, urlava, scalciava, si dimenava mentre mi rimproverava con voce isterica che sicuramente stava fingendo, voleva farmi provare compassione per poi conquistarmi e farmi diventare come una delle tante ragazze che si è fatto. Era una morsa di dolore ricordare ogni volta quel suo atteggiamento da “Io sono perfetto e ottengo sempre ciò che voglio” e tra queste cose, anche io ero nella sua lista. No! M'imposi con orgoglio, mentre ritornavo con i piedi a terra e la realtà mi finiva addosso come uno schiaffo in pieno viso. Dovevo riprendermi, nonostante volessi sapere con tutta me stessa cosa intendesse con quel “cambierà tutto”. Se dirò sì, cosa succederà? Mi lascerà in pace e non s'interporrà più tra me e Lung? Ma se la mia risposta sarà un no netto? Ci proverà con me fino a quando cederò una volta per tutte e finirò a regalargli la mia verginità? Per quanto mi costasse ammetterlo, Fabio era un ragazzo straziato da un dolore che incombeva continuamente su di lui e io non avrei alleviato quel male che lo tormentava facendo sesso, c'erano altri modi per aiutare una persona e la carnalità non stava tra queste.
-Dannazione, Sofia, devi dire si o no, non è un compito così difficile, la tua bocca potrà emettere uno di questi due monosillabi, giusto?- sbottò lui, spazientito.
I suoi occhi neri sembravano accarezzarmi e leggermi dentro. Lo vidi come si grattava la testa con nervosismo e solo allora mi accorsi di un particolare importante: non mi aveva chiamato con quello stupido nomignolo, Zucca, per la prima volta si era rivolto a me con il mio vero nome: Sofia. Sulla sua bocca sembrava una melodia e ora che avevo avuto l'onore di poter udire e apprezzare tale suono non sarei riuscita più farne a meno, mi sarei immaginata una e più volte mentre mi chiamava, come se a cantare fosse un angelo, avrei sognato la sua voce mentre pronunciava il mio nome mentre facevamo l'amore. Perché sì, io con Fabio volevo fare l'amore, non sesso, né una scopatina e via o altro, io volevo essere amata da lui così come io amavo lui, doveva essere un sentimento reciproco basato su sentimenti che provavamo l'una per l'altro. E solo allora capii quale sarebbe stata la mia risposta, il mio cuore non sembrava essere d'accordo, pareva dirmi “Stai sbagliando tutto”, con delusione. La mia testa esultava soddisfatta “Brava ragazza!” si complimentava orgogliosa.
-Si- risposi con un filo di voce, le lacrime rischiavano pericolosamente di scendere dalle mie guance, arrossate dal vento, tuttavia deglutii con forza e alzai il mento, cercando di non far trasparire nessun tipo di emozione. Mi ero sempre considerata una pessima attrice e bugiarda, ma solo quando vidi tutta la delusione fare capolino sul viso di Fabio capì di aver fatto centro.
-E' stato un piacere conoscerti, Zucca- rispose lui amaro, e quelle furono le ultime parole che disse prima di voltarsi e farsi inghiottire dal buio. Ci volle tutta la mia forza di volontà entrare nuovamente nel locale, sorridere come una barbie finta, dire a Lung che avevo chiarito tutto con Fabio e convincerlo a portarmi a casa.
Stupida, stupida, stupida, avresti potuto dire che stavi mentendo ed evitare che se ne andasse!” non smetteva di sgridarmi il cuore. La mente, invece, era più schietta. “Hai fatto la scelta più ragionevole, gli hai dato l'opportunità di iniziare a camminare da solo, con i propri piedi, se lui ti 
vuole veramente, combatterà per raggiungerti”. Fui grata a Lung, che intuendo che qualcosa non andava, non proferì parola per tutto il viaggio di ritorno e lo ringraziai mentalmente quando prese il suo mp3 e connettendolo con la macchina, fece partire alcune canzoni rilassanti. Ero certa che lui stesse rimuginando e facendo ipotesi su ciò che mi stava succedendo, ma non annunciò nulla, non mi giudicò e io gli ero riconoscente. Non volle sapere cosa ci fossimo detti io e Fabio, non volle intromettersi e non mi fece nessuna domanda inappropriata. Io contavo i minuti, mi mordevo il labbro, mi mangiavo le unghie e giocavo con alcune ciocche dei miei capelli. Dovetti tenermi ben stretta la mia dignità e non scoppiare a piangere lì, al mio primo appuntamento.
Feci un lungo respiro di sollievo quando arrivammo davanti a casa mia e non diedi tempo a Lung di aprire la sua porta che io ero saltata fuori, come una furia. In meno di un secondo, lui era al mio fianco mentre mi squadrava inquieto. -Non so cosa vi siete detti tu e Fabio da lasciarti così turbata- iniziò a dire lui. -E non speravo neanche che la nostra uscita finisse così ma spero che questo non comprometta il rapporto che siamo riusciti ad instaurare-
Gli sorrisi e lo abbraccia con slancio. -Non preoccuparti, domani ritornerà tutto alla normalità, ora sono stanca e se non ti dispiace vorrei andarmene a dormire-
Feci l'intento di voltarmi e filare dritta a casa quando Lung mi prese per il polso, costringendomi a voltare verso di lui. Mi guardò con aria seria, a separare i nostri corpi c'erano a malapena due centimetri, eravamo vicinissimi, potevo percepire il calore che emanava e come il suo respiro formava nuvolette grigie. Il freddo iniziava ad essere quasi insopportabile e come dicevano gli Stark, “L'inverno sta arrivando”, citai tra me e me. Una cosa stupida da pensare in quell'istante, pieno di tensione e agitazione, ma ero ancora scombussolata dalle parole di Fabio. Lung separò la nostra vicinanza, tirandomi a sé, ma io ero come un peso morto, non reagivo, non mi opponevo, non facevo nulla, era Lung ad avere tutto il controllo. Mi prese per il mento, spingendomi ad osservare due occhi azzurri che mi esaminavano con abbattimento e infine mi baciò. Sebbene all'inizio ero troppo interdetta per rispondere o reagire, la situazione mi strattonò violentemente, portandomi a una verità più cruda di quanto volevo far credere. Avevo rifiutato Fabio (nonostante non lo avessi fatto esplicitamente), ora dovevo riprendermi da quella stupida cotta adolescenziale, guardare avanti e aprire il mio cuore a qualcuno che mi apprezzava veramente. E la persona era lì, al mio fianco. Chiusi gli occhi con lentezza e risposi al bacio di Lung un istante dopo essermi ripresa dallo stupore iniziale. Non avevo mai baciato un ragazzo prima di allora e in quei giorni avevo sognato di farlo con Fabio, ma era così la vita e come ho avuto occasione di imparare dai libri e dai film (ammettiamolo, a volte si avvicinano molto alla realtà), il primo “fidanzatino” non era sempre colui che avresti sposato e trascorso il resto della tua esistenza, era solamente una specie di “prova” che ti avrebbe introdotto nel mondo degli adulti, facendoti comprendere come era la vita con qualcuno accanto. Era una esperienza, non negativa ma a volte neanche positiva. Lung era un gran baciatore, ma c'era qualcosa d'incompleto in quel quadro, qualcosa che non quadrava, come vedere Harry Potter in un film di Twilight, mi sentivo come un pesce fuor d'acqua che non riusciva a trovare il suo habitat naturale. Non era corretto da parte mia mentire in quel modo a Lung, ma a qualcuno dovevo pur sempre aggrapparmi e ora che c'era lui, non mi sarei fatta fuggire quella chance. Fu un bacio lungo e dolce, Lung era delicato, mi teneva fermo il viso con le sua mani mentre con entrambi pollici mi sfiorava le guance. Le sue labbra erano morbide e spinta dall'istinto iniziai a morderle molto amabilmente, facendolo gemere di piacere. Intrecciai le mie mani sui suoi capelli sorprendentemente soffici. Lung sapeva a zucchero filato ed era fresco e genuino come un gelato. Mi mandai a quel paese quando notai che non provavo nulla, non c'era nessuna scintilla, non avevo le farfalle nello stomaco, non svenivo come Bella Swan quando baciò la prima volta Edward Cullen, niente di niente. C'era un muro tra me e Lung e quel muro portava il nome di una persona che non sarei riuscita a dimenticare molto facilmente.

***

Più tardi, mentre mi rigiravo una e più volte nel mio letto, provocando dei cigolii irritanti, ripensavo a tutti gli avvenimenti di quella sera. Dopo aver baciato Lung, lui sembrava felicissimo, come quando a un bambino gli dicono che il giorno di Natale è in anticipo, mi aveva baciato non-so-neanche-io-quante-volte mentre mi ripeteva in un sussurro incomprensibile che mi amava, dalla prima volta che mi aveva visto a pranzo e poi, con il continuo susseguirsi di circostanze, tra me, i draconiani e i viverniani, mi venerava. La situazione era alquanto ambigua e io non sapevo che fare o dire, avevo i pensieri sottosopra e con un sorriso tirato l'ho convinto a salire in macchina, promettendogli che ci saremmo visti il giorno seguente.
-Sofia- mi aveva chiamato, prima di far partire la sua lussuosa macchina.
-Uhm?- mugolai.
-Cosa c'è tra te e Fabio?-
La nausea m'invase, le lacrime stavano per ritornare e non sarei riuscita a trattenermi a lungo.
-Buonanotte, Lung- avevo risposto, lanciandogli un ultimo sorriso ed entrare in casa. Mi ero sorpresa non poco quando una volta arrivata in cucina per idratarmi con un po' d'acqua notai un piccolo fogliettino attaccato sul frigorifero.

Mi dispiace veramente molto Sofia ma mi hanno chiamato dal lavoro, era una emergenza e non potevo non andare. Thomas è uscito, mi ha chiesto una notte libera, quindi a casa non ci sarà nessuno. Non spaventarti, per qualsiasi cosa prendi il telefono e chiamami, spero che la tua serata sia stata magnifica, Lung mi sembra un bravo ragazzo. Sono molto fiero di te,
Tuo,
Prof.

Sola. Era quella la parola che rimbombava nella mia testa. Proprio quando più volevo il prof con me, abbracciarlo e sentire la sua presenza, non c'era. La mia vista iniziò ad appannarsi e ormai ero sull'orlo delle lacrime, corsi di sopra e senza cambiarmi mi corrugai nel mio amatissimo letto. Affondai il viso sul cuscino e il profumo familiare di casa penetrò le mie narici. Scoppiai a piangere, piansi per Fabio, per essere così difficile da non lasciare nessuna ragazza a far parte della sua vita fin quando non si trattava di portarsela a letto, per essere troppo diverso da me e per non essere il ragazzo giusto come invece lo era Lung, piansi per i draconiani e per la pressione della scuola, dei professori e del mio ruolo da capo, piansi per quelle volte che sono stata presa per il culo dai viverniani, per quelle volte che mi hanno ridicolizzato. Piansi per tutto, piansi per le tre settimane di scuola che risultarono essere troppo sfibranti e difficili, smisi solo una volta che fui certa che non avevo altre lacrime da versare e caddi addormentata come un sasso.

***

-Wow, Sofia, hai una pessima cera!- esclamò Lidja alle mie spalle. Sapevo già cosa vedeva: una Sofia pallida, con due borse scure sotto agli occhi per la notte insonne che aveva passato, gli occhi gonfi e un po' arrossati. Non era il mio miglior aspetto e questa mattina quasi mi metto urlare dallo spavento quando mi sono guardata allo specchio. Ero orribile. Potevo fare concorrenza con un vampiro e c'erano alte probabilità che vincessi. Alzai le spalle, indifferente, e continuai a camminare con passo deciso. Lidja non tardò a capire il motivo del mio malumore.
-Qualcosa è andato storto nell'appuntamento?-
C'era un motivo se mi fidavo più di Lidja che di Chloe. Lei era molto intuitiva e non c'era nessun bisogno di parlare per capirci, uno sguardo o un gesto bastavano a fare veri e propri discorsi che, ovviamente, comprendevamo soltanto noi. Poi Lidja era molto intelligente (finché non si trattava di chimica), era perspicace, coglieva al volo i miei sentimenti e le mie emozioni, riusciva a leggermi dentro e certe volte era un proprio vantaggio, così non mi sarei persa in inutili parole o ricordi che volevo a tutti i costi evitare.
-Perché ho la strana sensazione che non centri Lung?- continuò a parlare lei. Ecco? Avete visto? Non ho neanche fiatato e lei ha compreso tutto.
Ovviamente non potevo rimanere tutto il giorno in silenzio e a malavoglia pronunciai quel nome che odiavo/amavo. -Fabio-
Lei digrignò i denti, con forza. -Cosa ha fatto quel idiota?-
Io risi amara, era una risata triste e forzata. -La serata era fantastica finché è arrivato lui, con le sue stupide battute del cazzo, con quell'aria arrogante da “tanto voi due non andrete da nessuna parte”, con la sua indifferenza sul fatto che l'amore non esiste e cazzate varie...- confessai afflitta. “Ti sei dimenticata la parte in cui ti chiede se ami Lung” mi disse il cuore e le lacrime stavano per scendere nuovamente dagli occhi, finché Lidja mi tirò a sé e mi abbracciò con calore.
-Mi dispiace- disse. -Ma giuro che gliela farò pagare, non può permettersi di trattarti così...Tuttavia mi viene un dubbio... Come faceva Fabio a sapere l'ora e il luogo del vostro appuntamento?-
Ecco la domanda che volevo evitare.
-Non lo so, non mi ha risposto... Per oggi non voglio parlarne perché dopotutto tra me e Lung le cose filano bene- cercai di sembrare felice e Lidja parve bersela. Un sorriso malizioso apparve sul suo bellissimo viso. -Voglio sapere tutto!-
Avrei iniziato a raccontarle tutto se una mano grande e forte non mi avesse preso dalle spalle, facendomi voltare, interrompendo così il nostro “interessante dialogo”. Stavo sul punto di imprecare quando mi ritrovai le labbra premute con quelle di Lung. Cristo, questo ragazzo faceva sul serio! Non potevo allontanarlo, così mi ritrovai a ricambiare il bacio. Sentii il suo sorriso tra le mie labbra e mi sentii male, per essere così stronza da ingannarlo.
I miei pensieri furono troncati dalla risata di Lidja. -Credo di aver capito tutto- disse
Lung la guardò, anche lui sorrideva, sembrava più vivace del solito e pensare che ero io il motivo della sua felicità mi doleva ma nello stesso tempo mi esultava. Ero arrivata alla conclusione che ero impazzita completamente.
Peccato che quell'allegria durò poco perché da quel momento in poi iniziò una giornata con un continuo verificarsi di avvenimenti imbarazzanti che avrei ricordato a vita. Come sempre, c'erano loro in mezzo: i viverniani. Tutto il rispetto che ero riuscita a guadagnarmi andò a farsi fottere.

***

Sapevo che c'era qualcosa che non andava, lo intuivo dall'aria, ogni molecola del mio corpo era in allerta ma non riuscivo a capacitarmi del perché. Come quando ti vedi un film dopo quindici minuti dall'inizio e nonostante tu abbia guardato i restanti novanti minuti, senti che qualcosa non combacia, che manca un pezzo e quel pezzo erano i primi istanti della pelicola. Era come se mi fossi persa qualcosa di importante, ma non riuscivo ad afferrare cosa. Se una me del futuro mi avrebbe avvisato che quel giorno sarebbe stato un susseguirsi di situazioni sgradevoli, dicendomi cosa mi avrebbero fatto, gli avrei riso in faccia dicendo che non potevo essere così sfortunata e che sicuramente si era sbagliata di persona.
Da dove posso iniziare? Alla prima ora di chimica? Quando Nida e Ratatosk ricambiarono i miei favori mettendo del colore liquido sulla mia sedia e dentro lo zaino mentre ero distratta? Io feci finta di nulla, nonostante avessi il didietro impastrato di rosso, blu, giallo e verde e i libri tutti rovinati. Mi ero ripetuta fino alla nausea “Stai calma, Sofia, dopotutto si stanno vendicando, poteva succederti di peggio.” Così, con tutta la dignità possibile, andai avanti con la lezione e ignorando le risate divertite dei miei compagni. Un punto per i viverniani.
Forse possiamo parlare della seconda ora? A biologia? Ofnir e Nidhoggr avevano appeso del filo nella porta e io, non accorgendomi di nulla, nel momento in cui entravo spedita in classe, cercando di ignorare le occhiatacce che mi lanciavano siccome avevo la gonna e le mani di tutti i colori, tirarono quella stramaledettissima cordicella e la porta mi finii in faccia e io, perdendo come una dilettante l'equilibrio, caddi goffamente a terra con le risate dei miei compagni che mi bombardavano nelle orecchie. Un altro punto per i viverniani. Mi sedetti il più lontano possibile dagli altri e rossa come un pomodoro, seguii la lezione del professore. Di Fabio non c'era nessuna traccia.
Ora posso raccontare quello che mi fecero nell'ora di matematica? Siccome tutti sapevano che ero una ritardataria cronica, quelle stronze di Giada e Valeria, una volta che si assicurarono che tutti i miei compagni fossero dentro in classe, misero della pellicola trasparente sulla porta e io, che rosicavo per le due figure di merda precedenti, andai a sbattere con quel pezzo di plastica, facendomi ancora più male al naso che mi doleva da un'ora. Ora non posso dire che tipo di imprecazioni lanciai, ma avevo la testa che mi scoppiava e contavo i minuti per la fine di quella merdosa giornata.
Arrivò la ricreazione, ormai tutto il mondo sapeva cosa mi avevano fatto e i miei adoratissimi draconiani cercavano di evitarmi, temendo che se mi avessero rivolto la parola anche a loro sarebbe successo qualcosa di orribile. Non potevo biasimarli, nonostante rimasi ferita per la loro codardia. Credevo che per quei venti minuti di ricreazione avrei avuto un po' di pace e convinta che andando in bagno avrei risolto i miei problemi (volevo lavarmi il viso e provare a togliere le macchie dalla divisa), i miei amatissimi viverniani sembravano già sapere che il primo posto dove sarei andata sarebbe stato proprio quello, così, ignorando il fatto che i viverniani erano agguerriti ad ottenere a tutti i costi la loro maledetta vendetta, entrai e come magia, quando apro la porta, mi cade un secchio d'acqua. A peggiorare il tutto e che alcune viverniane fecero delle foto e un video di quel momento. L'unica cosa che potevo fare era chiudermi da qualche parte e cercare di far sbollire la rabbia. Non potevo fare gesti impulsivi ed ero certa che ormai non mi avrebbero più dato fastidio, avevano centrato il bersaglio. Ma mi stavo sbagliando.
Cercai di isolarmi e non parlai con nessuno, una volta finita la ricreazione, andai a prepararmi per Educazione Fisica, dirigendomi con passo lento e vigile verso gli spogliatoi. Nida, che era arrivata dieci minuti prima, aveva riempito il pavimento di un olio scivoloso e io, per quanto camminassi in modo calmo, non potei non cadere e sbattei fortemente la nuca. Fu un miracolo se non persi i sensi e maledii tutti i viverniani esistenti in quella fottutissima scuola. Non andai in infermeria ma per il resto del giorno avevo capogiri e nausea. I viverniani stavano guadagnando più punti del previsto.
Anche l'ora di educazione fisica finì e sembrava che quel giorno non si sarebbe mai concluso. Io cercavo di farmi invisibile, ma era impossibile, ormai tutti si scambiavano foto di qualche mia figura fatta fino ad allora e il mio orgoglio era a pezzi. Si, ero diventata più famosa di prima, ma non in modo positivo.
Alcuni viverniani, nell'ora d'inglese, riuscirono in qualche modo a creare uno strano meccanismo sulla porta (ho avuto l'occasione di comprendere che i viverniani amano gli scherzi dove per protagonista c'è una fottutissima e dannatissima porta) e, come ormai sapevano tutti, io ero sempre una delle ultime ad arrivare e quando scosto la porta che era leggermene socchiusa, faccio scattare qualcosa e un pezzo di legno mi finisce dritta nello stomaco. Io mi piegai dal dolore ed Ewan, che aveva assistito a tutto, corse ad aiutarmi mentre mandava a 'fanculo quegli idioti e mi prendeva delicatamente per le braccia. Io non potevo fiatare dal dolore ed Ewan scuoteva con tristezza la testa.
-Ti avevo avvisato, Rossa, a quanto pare la tua vittoria non è durata a lungo, e questo non è niente, possono farti di peggio-
Io avevo sgranato gli occhi dalla paura. Cosa diamine significava che potevano fare di peggio? Cazzo! Questi non erano dei normali adolescenti, questi erano degli assassini in serie! Ewan parve notare il mio nervosismo e sbozzò in un sorriso. -Se lasci l'incarico di Thuban, ti lasceranno in pace. 
Con un filo di voce, pronunciai le seguenti parole: -Vai a farti fottere!-
Si, lo so, non ero giusta ma quante altre volte dovevo ripetere che il mio fottutissimo orgoglio aveva la precedenza in tutto?
Quando giunse l'ultima ora, potei fare un sospiro di sollievo, ma i viverniani non sembravano essersi arresi. Non so come, né quando, ma in qualche modo riuscirono ad introdurre dentro il mio povero zaino alcune cavallette, bruchi, formiche ed altri insetti orripilanti e disgustosi, così, quando me li ritrovai in mano mentre tiravo fuori un libro, lanciai un urlo atterrito, mentre saltellavo da una parte all'altra.
In poche parole: quel giorno fu il peggiore di tutta la mia vita, o perlomeno credevo che era così.
Ero la ragazza più felice del mondo una volta che il campanello della scuola suonò un'ultima volta, avvisando ai ragazzi che potevano ritornarsene a casa. Uscì di fretta e mai come in quei secondi ero felice di ritornare a casa.
-Sofia!- mi chiamò una voce familiare. Non mi voltai e filai dritta, dove George mi aspettava solitamente con il taxi.
-Sofia, diavolo, aspetta!- urlò con voce implorante Lidja. La ignorai e continuai a camminare.
-Dai Rossa, non prendertela, spero che non andrai a casa a suicidarti- s'intromise Ewan. Percepivo la loro presenza e sapevo che si stavano avvicinando.
-Sof, perfavore, non fare nessuna stupidaggine!- aggiunse Chloe.
-Lei è Thuban, non si farà del male- dichiarò Karl, deciso, come se fosse un psicologo professionista.
-Oh, cavolo, spero che tu abbia ragione- asserì Mattia.
-Nah, è forte, avete visto come si è comportata dopo tutti quei bastardissimi scherzi? Non ha mai battuto ciglio, sembrava che neanche la sfiorassero!- comunicò Carlo.
-Concordiamo!- urlarono Sara e Martina.
-LA VOLETE FINIRE!- sbottai all'improvviso. I ragazzi si bloccarono e rimasero in silenzio, timorosi di farmi incazzare ulteriormente. -HO AVUTO UNA GIORNATA DI MERDA MA QUESTO NON SIGNIFICA CHE ADESSO DIVENTERO' UNA SPECIE DI AUTOLESIONISTA!- gridai con tutto il fiato che avevo nei polmoni. Respiravo a fatica e il mio petto si alzava e abbassava con prepotenza.
-Finalmente hai reagito!- mormorò Lidja. -Ci stavi spaventando-
Roteai gli occhi e mi voltai, pronta ad andarmene.
-Cosa hai intenzione di fare?- mi domandò Becca.
-Per i prossimi giorni cercherò di far credere agli altri che mi sono arresa, non sfiderò più i viverniani e avrò un profilo basso, ma questo non significa che ritornerò ai miei passi e smetterò di essere Thuban, sono stata io a decidere questo incarico e lo seguirò fino alla fine e non mi farò sottomettere da qualche idiota viziato e dalle idee narcisiste, non lo farò mai, io, Sofia Schaflen, vi farò vincere e non vi pentirete mai di avermi lasciato essere il capo, come se qualche stupido scherzo può farmi rinunciare a tutto ciò che vi ho promesso fin'ora, loro hanno dichiarato guerra? E guerra sarà. Mi faranno la vita impossibile, e io farò altrettanto, questo è solo l'inizio, Nidhoggr sa benissimo che si avvicinano le selezioni e dovrò entrare pienamente nel mio ruolo di Thuban a Ottobre, che ormai è alle porte, vuole farmi credere di essere invincibile quando non è altro che un ragazzino antipatico! Sapete che vi dico?- alzai il mento, con fierezza. -Io non mi tiro indietro così facilmente-
Nelle espressioni dei miei amici potei osservare nuovamente tutto il loro rispetto nei miei confronti, loro ora avevano un esempio da seguire, avevano me, avevano una speranza. Sussultai quando udii l'applaudire di qualcuno. Mi voltai e vidi Lung mentre sorrideva, fiero di me. Durante la giornata mi ero dimentica completamente di lui e avevo cercato in tutti i modi possibili di evitare i draconiani e vederlo lì, che credeva in me, che non smetteva di appoggiarmi, mi fece comprendere quanto lui ci teneva a me. Corsi verso di lui e lo abbracciai con forza.
-Grazie!- sussurrai, e sapevo che tra noi poteva nascere qualcosa di serio, che potevo ricambiare i suoi sentimenti.

***

Le settimane passarono e i viverniani iniziarono a dare per scontato che fossero riusciti a sconfiggermi e che ormai ero troppo spaventata per sfidarli di nuovo o per comportarmi da vero capo. Non sapevano quanto si sbagliavano! Credevo in me e non avrei deluso i miei amici, che continuavano a sostenermi, che non mi giudicavano quando i viverniani mi facevano qualche scherzo cretino, anzi, mi porgevano la loro mano e io mi aggrappavo a quell'aiuto mentre mi alzavo di nuovo e ricominciavo tutto daccapo. Questo mio atteggiamento risollevò tutti gli altri draconiani, che come i viverniani, erano convinti che sarei scappata con la coda tra le gambe e che gli avrei abbandonato. Questa mancanza di fiducia nei miei confronti mi ferii, ma riuscii a riconquistare i miei “sudditi”, che iniziarono a prepararsi per le prove, impegnandosi al massimo. La relazione tra me e Lung ormai era officiale, lui era di grandissimo aiuto, era molto saggio, mi dava consigli e mi proponeva nuovi metodi per tenere sotto controllo tutti i draconiani. La nostra relazione era intensa, adoravo quei momenti rubati dove ci nascondevano dai professori per perderci in baci infiniti e pieni di calore. C'era solo un ostacolo. Mentre lui  sfiorava e baciava ogni angolo libero della mia pelle, al posto suo m'immaginavo un'altra persona, dagli occhi scuri e profondi, dall'aria sempre triste e dal sorriso ironico e strafottente. Fabio ebbe la fortuna di non assistere a quel maledetto giorno dove mi fecero i peggiori scherzi esistenti sul pianeta terra e si presentò a scuola la settimana seguente. Il rapporto tra me e lui, se possibile, peggiorò ulteriormente. Prima che c'incontrassimo “casualmente” al mio appuntamento con Lung, i nostri battibecchi erano quasi un gioco, non erano fondati dal vero odio, ma dopo quel momento Fabio sembrava posseduto da qualche spirito maligno. Tutto ciò che diceva era per ferirmi sul serio, non ci andava leggero con gli insulti e non potevo rispondergli siccome mi ero promessa di avere un comportamento pacifico e tranquillo con TUTTI i viverniani. Questa situazione era insopportabile. Poi, a lacerare il mio ego era il fatto che ormai Fabio iniziò a provarci con tutti gli esseri umani di sesso femminile. Bastava avere una vagina e lui era già arrapato, non seguiva solamente le viverniane, come faceva prima, ma anche le draconiane! Lidja era disgustata e io stavo peggio.
Anche Ottobre iniziò a trascorrere con una lentezza quasi dolorosa, dando inizio un autunno dal vento gelido e dagli alberi spogli. A scuola iniziarono le prove ed ero costantemente occupata, dopo le lezioni dovevo presentarmi in palestra per vedere le prove degli altri draconiani. Ero esausta e dovevo valutare le capacità di 200 ragazzi, ma non bastava perché la maggior parte erano scarsi in qualsiasi attività e non avevano niente di speciale. Fu così che arrivò quell'idea. Sapevo che era una pazzia e che forse mi sarei ritrovata con le mani vuote, dovevo provarci, i draconiani meritavano di assaggiare la vittoria e umiliare i viverniani, così come loro lo avevano umiliato me qualche settimana prima.
-Ho un'idea!- dichiarai nel bel mezzo di una riunione con tutti i guardiani.
-E quale sarebbe?- mi domandò Ewan, scettico.
-Dovrete chiamare tutti gli esclusi di questa scuola, li convocherò in una assemblea dove assiteremo solo noi e loro, nelle guerre vincono sempre coloro che sono in vantaggio numerico, è arrivata l'ora di convertire qualche escluso in draconiano-

***

-Mio Signore, la Draconiana è molto più difficile da abbattere di quanto avevamo previsto- disse Ratatoskr.
Nidhoggr lo guardò annoiato e alzando un bracciò, gli indicò la porta. Non ci furono bisogno di altre parole e il viverniano uscì dalla stanza con passo insicuro.
-Che notizie abbiamo?- chiese la Grande Viverna a uno dei suoi alleati più compromettenti.
-Mi è arrivata voce che Thuban vuole trasformare gli esclusi in draconiani- rispose la voce, beffarda. 
-Non ci riuscirà mai- rise Nidhoggr con un ghigno perfido. Era qualcosa di strano vedere un viso così perfetto, da apparire angelico, ridere con malvagità . -E' da anni che ho provato a fare altrettanto, ma quei bastardi sono difficili da controllare, non ci riuscirà mai, è solo una ragazzina-
-L'abbiamo già sottovalutata una volta, non vorrà ripetere l'errore- avvisò la voce, profonda e cupa.
Nidhoggr lo fulminò con lo sguardo e ciò basto a zittire il ragazzo. -Ho una missione per te-
Il ragazzo annuì riluttante.
-Tutti conoscono i tuoi modi galanti e da Casanova, Szilard, perciò dovrai usare queste tue qualità se vuoi fare bene il tuo lavoro-
Fabio deglutì. Qualcosa gli diceva che non gli sarebbe piaciuto ciò che aveva da dire Nidhoggr.
-Sai, ho avuto modo di osservare Thuban da lontano e per quanto tutta la scuola sia convinta che lei e Lung siano la coppia perfetta, c'è qualcosa che non mi convince-
L'ex draconiano iniziò a sudare freddo.
-Cosa significa, mio signore?-
-Lei non è innamorata di quel draconiano, so riconoscere uno sguardo pieno d'amore e lei non lo ama-
Aveva compreso. Fabio aveva compreso qual'era il piano di Nidhoggr ed iniziò a scuotere la testa con decisione.
-Non posso farlo-
-Non hai scelta, Szilard, tu farai come dico, corteggerai quella ragazza perché se c'è una cosa che ho imparato è che le donne sono molto più facili da disciplinare se hanno gli ormoni in subbuglio e se amano un ragazzo, dovrai entrare nella vita di quella Schaflen e scoprirne tutti i segreti, solo allora potremmo vincere-


Note dell'Autrice:
Scrivere questo capitolo è stato un vero e proprio miracolo, sono stanchissima e non ho le idee molto precise, ma alla fine, sono riuscita a ricavare qualcosa dalla mia mente perversa.
Ebbene, i miei carissimi lettori, qui succedono una miriade di cose: Sof rifiuta Fabio e i motivi saranno chiariti nei prossimi capitoli, si mette con Lung, i viverniani hanno trovato la vendetta perfetta, ma Sof è più agguerrita di prima ed è decisa ad appoggiare il suo gruppo ed infine, ha la brillante idea di convincere gli esclusi a diventare Draconiani e a peggiorare tutto è Nidhoggr e la sua banda.
Spero che abbiate apprezzato questo capitolo ed è probabile che i prossimi capitoli li scriverò dal punto di vista di Fabio (seguirò il consiglio di una fan) e siccome non mi sono ancora decisa, al momento non vi scriverò nessuno spoiler.
Voglio dare un caloroso grazie a tutti voi, che recensite questa storia, a quelli che l'hanno messa tra le preferite/seguite/ricordate e a quei lettori silenziosi, vi amo tutti!
Gente, volevo dirvi che sto seriamente pensando di cambiare raiting di questa storia e farla diventare rossa, perché ci saranno molte scene di sesso (che scriverò dettagliatamente) e violenza, scriverò cose profonde che possono turbarvi.
Beh, penso che sia tutto,
un bacio,

marty_598

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


"Lui si svegliò senza lei,
nudo nella tempesta."

-Cesare Cremonini

Capitolo 8

Fabio

Era l'ora di biologia. In un'altra situazione, in un altro momento, in un'altra vita sarei stato felice o entusiasta di pregustarmi ogni secondo di questa materia. Non tanto per gli argomenti che spiegava il professore o per il fatto che in questa classe c'erano bellissime vierniane che mi sarei portato molto volentieri a letto o perché biologia era una scienza interessante, considerata da me più coinvolgente di chimica o cazzate varie. No, queste cose non centravano niente, erano diventate irrilevanti nello stesso momento in cui ho conosciuto lei. Per me biologia era sinonimo di Sofia, che a sua volta significava battibecchi che mi avrebbero eccitato in un modo indescrivibile che avrei cercato di non descrivere per evitare il trauma di qualche povero ragazzo o ragazza. Lei era lì, imbronciata, mentre prendeva appunti e seguiva con attenzione ogni parola che pronunciava Lorenzini. Un po' l'invidiavo. Come diavolo otteneva l'interesse di lei quando io a malapena ci riuscivo? Con la coda nell'occhio osservavo incantato il movimento fluido con cui scriveva Sofia, lasciando una scia di parole dall'aria raffinata e delicata. Proprio come lei. Manteneva quell'espressione impassibile, non lasciava in vista nessun tipo di sentimento che potrebbe imbrogliarla, era seria, con la fronte aggrottata. Ed era bellissima. Sebbene fossi stato con quasi tutte le ragazze di questa scuola, nessuna, ripeto, nessuna era riuscita ad attrarmi come invece lo faceva Sofia. Non sapevo bene a cosa era dovuto questo stranissimo richiamo che avevo nei suoi confronti, forse era la sua audacia, o il fatto che era l'unica ragazza che mi aveva rifiutato, o i suoi occhi che sembravano sempre pieni di vita, o i suoi capelli ribelli, o il fatto che non si arrendeva facilmente, o il suo sarcasmo, quello che usava solo con me, era l'unica a rispondere con dovere le mie battute ed era questo a stimolarmi in particolar modo, o forse adoravo quando la facevo incazzare e arrossiva violentemente, facendola apparire ai miei occhi ancora più sensuale. Forse stavo dando di matto, non riuscivo ancora a capacitarmi di nulla. Guardai come la sua candida pelle sembrava brillare, seguivo con lo sguardo il suo profilo soave che sembrava marcare quei lineamenti dolci e irresistibili, come avrei voluto baciare quel suo piccolo naso leggermente all'insù e perdermi in quelle lentiggini. Sofia era una draconiana molto femminile e seducente, ma lei non pareva farci caso, ignorava tutta quella bellezza che si portava dietro come se non stesse bene in quel corpo che io volevo assaggiare e baciare. Feci due respiri profondi. Dovevo evitare certi pensieri se non volevo rischiare che il mio povero "pacco" subisse una erezione che non sarei riuscito a controllare. Purtroppo era questo l'effetto che aveva su di me quella draconiana testarda e dalle idee pazze.
"Non hai scelta, Szilard, tu farai come dico, corteggerai quella ragazza perché se c'è una cosa che ho imparato è che le donne sono molto più facili da disciplinare se hanno gli ormoni in subbuglio e se amano un ragazzo, dovrai entrare nella vita di quella Schaflen e scoprirne tutti i segreti, solo allora potremmo vincere", furono queste le parole che invasero la mia testa mentre immaginavo cosa avrei fatto al corpo di Sofia se mai fosse stata mia. Scossi la testa e alzai lo sguardo, cercando colui che più odiavo al mondo. Nidhoggr mi sta scrutando con irritazione, sembrava dirmi: "Cosa aspetti? Hai la ragazza al tuo lato! Perché cazzo te ne rimani in silenzio?". Lo fissai duramente, prima di sospirare con rassegnazione e voltarmi verso Zucca (non mi piaceva quel soprannome è l'unico motivo per cui la nominavo così era per vederla arrabbiata).
-Allora... Zucc...- Maledizione! Se volevo fare colpo su di lei dovevo smettere di chiamarla in quel modo, così mi affrettai a correggermi. -...Sofia...Che farai domani?- Mi deludi, Fabio! Mi sgridai mentalmente. Sebbene avessi flirtato con tutte (tranne con Chloe e Lidja, loro erano intoccabili), con Sofia ero a disagio. Cosa del tutto stupida. Insomma, io sono il playboy più sexy di questa fottutissima scuola, non potevo essere in imbarazzo davanti a una ragazza, diamine! Lei arricciò il naso con visibile disgusto quando si accorse che le stavo parlando.
-Forse esco con Lung- mi liquidò lei in fretta, senza aggiungere altro. Fu il mio turno di mostrare ribrezzo. Da quando odio Lung? Ebbene, nello stesso istante in cui Sofia ha detto di amarlo. Meglio, quando mi ha mentito, dicendo che l'amava. Io, ovviamente, non le avevo creduto, sapevo che tra loro due era lei quella che non provava nulla per il povero ragazzo e certe volte vorrei provare pena per lui, ma non ci riesco. Quando la tocca, la bacia, la abbraccia, la fa ridere, la coccola, quando fa tutte quelle cose che vorrei fare io (e qui vorrei uccidermi, io le ragazze le fotto, non bluffo con loro una relazione fingendo di essere una "coppietta" di innamorati che si tengono per mano nei corridoi), così lo maledico e lo mando a quel paese una e più volte. E da quella maledetta sera che non faccio altro che prendere di mira Sofia, volevo (e tutt'ora voglio) farla soffrire e rimanere male così come aveva fatto lei con me. Cosa speravi, Fabio? Mi chiedeva severa una voce, forse la coscienza. Già... cosa diamine speravo? Che corresse tra le mie braccia, che fosse onesta con me quando io non sono altro che un figlio di puttana? Cosa diavolo stavo pensando? Lei era troppo buona per me, ma, ragazzi, l'adoravo. Solo lei riusciva a farmi ridere, con la sua lingua biforcuta, sempre pronta a rispondermi con qualche frase ironica (che metterebbe invidia persino a me!), con tutta quella determinazione che ammiro e venero, sempre orgogliosa, affronta tutto con risolutezza. Come potevo non volere una ragazza così? Semplice, non ne ero in grado. Più passavano i giorni, più volevo avere Zucca tutta per me, ma mi ero accontentato delle altre ragazze che sembrano non avere niente che valeva veramente la pena, niente se messo a confronto con lei, così, per espandere i miei piaceri carnali avevo deciso di avere qualche avventura con delle draconiane. I viverniani non erano d'accordo, ma non avevano il coraggio di dirmelo in faccia e finché Nidhoggr non mi avesse detto nulla al contrario, io mi sarei divertito così. Nessuno potevo fermarmi. Neanche Lidja e la sua banda. Ammetto: ci era stato un tempo che avevo desiderato parecchio avere qualche relazione con lei, ma dopo aver scoperto quel suo caratteraccio (a differenza di Sofia, Lidja non riesco proprio a tollerarla), ci avevo rinunciato anche perché c'era qualcun'altro che voleva avere quell'onore: Ewan. Chloe, invece, era troppo innocente e timida. Non le avrei mai fatto del male, così anche lei era un caso off-limits. Come avevo detto a Sofia, volevo delle ragazze esperte, non volevo qualcuno che non riusciva neanche a mettermi un preservativo! Ma, forse, con Zucca sarei riuscito a fare un'eccezione. Cosa avrei fatto pur di avere una notte di follia con lei? Non saprei, di tutto. Il professore scrisse qualcosa sulla lavagna.
-Lavoro di gruppo?- sussurrò Sofia.
-Bene, ragazzi, siccome avete tutti un compagno di banco, lei o lui sarà quella persona con cui dovrete lavorare questo weekend, siccome stiamo parlando di riproduzione, ognuno di voi dovrà fare una ricerca su come si riproducono i mammiferi, rettili, anfibi, pesci e volatili, vi assegnerò ora un foglio e a seconda dell'argomento, voi saprete con quali di questi cinque gruppi dovrete lavorare-
Sofia imprecò a bassa voce e le sue parole erano del tipo: "Vaffanculo! Perché cazzo deve succedere tutto a me?".
Sorrisi beffardo e lei, notando la mia faccia, mi lanciò un'occhiataccia. -Cosa hai da ridere?- brontolò.
-A quanto pare dovremmo lavorare insieme- risposi con ovvietà.
Lei alzò il petto, impettita, mentre arricciava il naso, un gesto inconsapevole che io trovavo tenero. -Non ti ho chiesto cosa dobbiamo fare!- replicò. Roteò gli occhi al cielo, cosa che faceva sopratutto quando era esasperata, quindi lo faceva continuamente in mia presenza. Si morse le labbra, turbata. Possibile che una ragazza sempre sicura di sé avesse così tanti tic nervosi? Si sarebbe presa una ciocca di capelli tra 3... 2... 1...
Eccola lì! Mentre giocava con i suoi riccioli rossi. Mi guardò con rabbia, come se fosse colpa mia se il professore avesse deciso di assegnare un compito di gruppo.
-A casa mia, domani?- chiese dopo un po'.
Io sorrisi malizioso e lei arrossì di colpo. -Non per quello! Stupido! Cretino! Idiota, maschilista!- disse a voce alta.
Mi sentivo in colpa. Stramaledettamente in colpa. In quei giorni l'avevo trattata come se non valesse nulla, quando in realtà era la ragazza più sorprendete che avessi mai conosciuto. Era divertente e quando rideva... Oh, la sua risata era musica per le mie orecchie, ma non riuscivo a farle scappare neanche un sorriso! Non ci riuscivo, quando avevo lei nelle vicinanze mi veniva naturale istigarla e farla infuriare. Lo so, ero un bastardo, ma non ho mai detto l'incontrario. Non mi sono mai considerato un santo e tutti in quella scuola conoscevano benissimo la mia reputazione.
-Bene, allora ci vediamo a casa tua- cercai di far suonare perverse le parole e ci riuscii alla grande. Lei mi fulminò con lo sguardo e sbuffò spazientita, prima di voltarsi e non rivolgermi più la parola. La sentii borbottare con un secco "Ragazzi! Tu valli a capire!". Sghignazzai divertito e non sapendo come, mi ritrovai a guardare Nidhoggr. Sembrava soddisfatto e non ci voleva di certo Karl per capire il perché.
Una morsa di tristezza pervase ogni molecola del mio viscido corpo. Ero consapevole di essere una persona spregevole, sapevo benissimo quanto ero stronzo e di quali orribili gesti ero macchiato, ma nessuno doveva sapere che vita di merda avevo, nessuno, era un bene che Sofia si fosse proposta di incontrarci nella sua di casa, perché io, ormai, non avevo più dove vivere.

***

Sofia

Sapevo di essere sfortuna così come sapevo di essere perseguitata dalla iella, ma diamine, perché il destino sembrava avercela con me? Dicevano che ogni decisione, ogni avvenimento, ogni evento in questo mondo aveva un motivo, ma se il destino mi stesse dicendo che prima o poi avrei ucciso Fabio Szilard, beh, lo avrei fatto con molto piacere e avrei dato la colpa a questo universo che sembrava odiarmi o disprezzarmi.
-A che ora vengo?- mi chiese con voce annoiata Fabio.
-Mattina? Pomeriggio? Dimmi quando sei libero, così ci organizzeremmo- ribattei fredda.
Strano, ma Fabio non sembrava più indemoniato, non mi insultava per qualsiasi cosa che facevo o dicevo e sembrava flirtare con me. Cosa diavolo gli stava prendendo? Il giorno prima mi urlava in faccia dicendo che ero inutile e che non sarei andata da nessuna parte e ora sembrava interessato a me? Qualcosa non mi convinceva e siccome fin'ora i consigli del mio cuore sembravano peggiorare la mia situazione, ora non facevo altro che affidarmi al mio istinto naturale e a quella parte logica del mio povero cervello. Quest'ultimo sembrava stare troppo in allerta per i miei gusti, percepivo qualcosa che non ero capace di identificare o analizzare.
-Bellezza, io sono sempre libero- rispose lui malizioso.
Caspita, volevo strozzarlo! -Allora a casa mia alle 10:00, vedi di essere puntuale!-
Il professor Lorenzini stava mettendo in chiaro le ultime cose per il lavoro in gruppo ma fu interrotto dalla campanella. Uscii di corsa, cercando di fuggire da quel ragazzo dagli occhi addolorati e criptici.

***

Fabio

-Vedi di non farti sfuggire questa occasione, cerca di ricavare qualche informazione mentre "lavorerai" con Thuban- mi ripeteva per la milionesima volta Nidhoggr. Io rimasi in silenzio. Siccome era Venerdì, tutti gli studenti si preparavano per il weekend, organizzando party e incontri illegali in qualche locale. Era l'ora di pranzo, io ero seduto nel mio solito posto: tra Nidhoggr e Ratatoskr. Il primo mi esaminava con quei occhi gelidi e privi di sentimenti. Ero un donnaiolo ed ero etero al cento per cento ma la bellezza della Grande Viverna era qualcosa di mai visto prima. Se non fosse stato così malvagio, se non riscuotesse così tanto timore a tutti, ora sarebbe pieno di ragazze che sarebbero capaci di buttarsi da un ponte pur di conquistarlo. Pensai a Sofia, a come sembrava scappare da me. Una volta finita l'ora di biologia era stata una delle prime ad uscire, mi stava evitando e ovviamente non riuscivo a biasimarla. "Stammi lontano, Zucca!" cercavo di comunicarle, ma non serviva perché Sofia era una che seguiva il suo istinto, era molto sveglia. Lei non doveva entrare ulteriormente nel mondo di Nidhoggr. Lui si sentiva molto minacciato dalla sua presenza e sebbene l'aspetto del mio signore sembrasse angelico, io avevo visto cosa c'era dietro a quell'anima. Nidhoggr era un ragazzo molto scaltro, era uno che non agiva con impulsività, lui prima indagava, analizzava e creava una classifica dei suoi nemici per poi farli fuori uno per uno, con piani che a prima vista sembrerebbero innocui incidenti, dove nessuno potesse mai arrivare alla conclusione che fosse lui il colpevole di tutto. Non eseguiva mai a prima persona le sue vendette, lasciava sempre che fossero gli altri, non si macchierebbe mai le mani e non rischierebbe la sua incolumità per niente.
Nida e Ofnir tendevano sempre a essere quelli più impulsivi, non elaboravano nulla, passavano direttamente all'azione senza mai prima progettare un piano, ma non per questo erano meno pericolosi.
Rataroskr sembrava quello più inflessibile, era uno che ragionava molto, non era malvagio come gli altri ma neanche tanto docile, se facevi un torto a lui potevi pur star certo che te l'avrebbe fatto pagare nei peggiori dei modi. E Sofia era stata capace di farsi odiare da tutti loro.
Anche se ero assente quel giorno, sapevo alla perfezione cosa le avevano fatto settimane prima. L'avevano umiliato nei peggiori dei modi e uno dei motivi per cui avevo deciso di non andare a scuola era proprio quello: vedere Sofia attaccata da quei deficienti e non poter fare nulla per aiutarla. Purtroppo ero impotente, non potevo fare nulla e una mia parola non sarebbe servito a nulla. Dai draconiani ero odiato siccome secondo loro li avevo "tradito", ma non hanno mai saputo cosa mi ha spinto a lasciarli, perché dietro c'è un segreto che nessuno di loro avrebbe mai compreso. Uno dei motivi che mi ha spinto a voltarli le spalle è stato per salvare coloro che in qualche modo volevo bene: i miei ex amici. Poi, i viverniani non mi sopportavano poiché sono stato un draconiano. Per tutti ero una merda vivente. E ovviamente il mio comportamento da menefreghista non mi faceva guadagnare punti. Ero guardato con differenza da tutti, ero solo, ma la cosa non mi disturbava e finché mi lasciassero in pace, tanto meglio. Non volevo nessuno nella mia vita. E nessuno doveva interferire sulle mie scelte, per quanto queste potessero sembrare inappropriate. Come se non bastassero i problemi che avevo.

***

La ragazza gemette, mi ero già dimenticato il nome, credo che fosse una certa Francesca, Franca... Oppure Fiorenza? Non ricordavo ma non m'interessava neanche. Era notte e la luna filtrava dalla finestra della stanza, i nostri corpi erano illuminati da quella sfera bianca che sembrava formaggio. Le stelle non erano visibili, forse la luce artificiale delle case, locali e lampioni impediva di vedere oltre. Sarebbe stato un bellissimo paesaggio da ammirare se non fossi così impegnato in quel momento, occupato a riempire la mia fame di sesso.
"-Sai, Fabio, nella vita non c'è niente di meglio che scopare, è una liberazione, tu fallo e ogni tuo problema sparirà- disse sensuale lei, le sue parole sembravano incomprensibili, tanto ero occupato a esaminare il suo corpo esposto in tutta la sua nudità. Cosa sta succedendo?"
-Accelero la velocità, bellezza- dissi con voce strozzata. Lei era al limite, lo sentivo. Il suo corpo fremeva, pieno di piacere mentre inarcava la schiena e mugolava. Entrai fino in fondo e accelerai il ritmo. Stava arrivando, ma io non ero pronto, non riuscivo a saziarmi. Perché non ci riuscivo? Un altro ricordo colpì la mia coscienza, un ricordo che avrei fatto di meno.
"-Fabio, sei avido- rise lei, mentre con una mano mi sfiorava il torace e scendeva sempre più giù, fino ad arrivare a quel punto, quello più delicato, quello con cui era riuscita a farmi provare vero e proprio godimento."
Feci un grugnito di frustrazione. Cazzo, tutta la eccitazione stava sparendo. Non riuscivo a raggiungere l'orgasmo, mentre la ragazza sotto di me era molto vicina a raggiungerlo. -Non smettere!- mormorò.
-Non parlare- sbraitai e lei, obbediente, rimase in silenzio, tralasciando i gemiti che le uscivano involontariamente dalla bocca. Iniziai a scuoterla con violenza e solo quando immaginai di avere tra le braccia una ragazza dai capelli folti e rossi come il fuoco, dagli occhi smeraldi, dalla corporatura minuta e soffice, riuscii a trovare l'appagamento che tanto desideravo.
"-E' solo un bambino!- urlò mia madre, sull'orlo delle lacrime.
Avevo paura. I contorni del ricordo erano sfuocati, come se in mano tenessi una vecchia foto ingiallita, ma le emozioni erano lì, a farmi compagnia.
-Stai zitta, tu!- rispose una voce forte e minacciosa.
Mia madre non smetteva di singhiozzare, volevo alzarmi da quel angolo in cui mi ero rintanato e abbracciarla forte, ma non avevo le forze e la paura mi paralizzava.
Uno schiaffo, un calcio, un pugno. Le urla serano strazianti, volevo essere sordo, nonostante non sapessi ancora cosa significasse quella parola.
-Non intrometterti! Puttana!-
Lo odiavo. Odiavo quell'uomo con tutto me stesso. Non m'importava un bel nulla che fosse mio padre. Io non sarei mai stato come lui. Erano queste le parole che ripetevo all'infinito prima di perdere i sensi."
Mi sveglia di colpo, avevo il respiro affannato. Tastai il letto e la ragazza-senza-nome dormiva al mio fianco. Feci una smorfia prima di alzarmi, dirigermi al bagno e farmi una doccia. L'acqua fredda scivolò lenta su tutto il mio corpo e con una saponetta mi strofinai per bene, come se cercassi di togliermi della sporcizia invisibile. Una volta finito, presi i jeans che avevo indossato ieri, la maglietta nera e le Nike bianche. Controllai l'ora che segnava le otto del mattino, se mi affrettavo potevo arrivare in tempo alla casa di Sofia. Lasciai la ragazza castana lì, nel letto, a dormire. Il telefono vibrò e imprecando, lo tirai fuori.
-Cosa vuoi?- sbottai spazientito.
-Mi sto assicurando che non fai di testa tua e segui il tuo compito- replicò Nidhoggr. Voce fredda e distaccata.
-Mi sto dirigendo proprio adesso a casa di Thuban-
-Bene, seguila bene e non perderla di vista, se riesci a tirarle fuori qualche notizia guadagnerai molto, non solo tu ma anche colei che più ami a questo mondo-
Digrigani con forza i denti. -Spero che non sia una cazzata la tua-
-Oh, non lo è affatto, sono una persona di parola- anche se non riuscivo a vederlo, percepivo il suo ghigno compiaciuto. Ciò basto a mandarmi su tutte le furie.
-Lo spero tanto- e chiusi la chiamata.
Colei che ami... Già, c'era solo una ragazza che amavo veramente e per lei ero capace di sacrificare Sofia e tutto ciò che avevo più caro in questo mondo.


Note dell'Autrice: 
E' da quando ho in mente questa FF che volevo scrivere qualche capitolo dal punto di vista di Fabio, ma la mia idea iniziale consisteva sopratutto di scrivere qualche One-Shot, creando una seria unita con A thousand ways to say "I love you". Comunque, siccome la storia di Fabio in questa fiction è particolare, è stato molto difficile poter scrivere questo capitolo, quindi, siccome non sono molto sicura che sia riuscita nell'intento, voglio qualche vostro parere, se non mi dite niente non saprò se avete apprezzato o no, quindi: dateci dentro con le recensioni!
Come avrete notato la vita di Fabio è molto delicata, ha molti segreti e molti di questi non sono molti chiari, come vedete anche qui non mancano i colpi di scena, ma mi piace tenere costantemente questa suspense nei capitoli.
Prima di lasciarvi voglio dedicare uno spazio per i precedenti recensori:

Love_dubhe: Ma come faccio cosa? Ahhahah Non so come ringraziarti, le tue recensioni sono davvero troppo, ma purtroppo devo avvisarti che prima che i nostri Sof e Fabio si mettano insieme ci vorrà molto tempo xD

chiara_centini: Se pensi che il capitolo 7 sia il migliore di tutta la storia, spero che questo ti sia piaciuto ancora di più :') Comunque ci hai visto giusto, nei libri Sofia è la ragazza impaurita e indifesa ma quel suo carattere l'ho sempre trovato irritante in certi punti, quindi per questa FF avevo deciso di ricreare il suo modo di essere. Grazie ancora per la recensione!

KiaraKH: A essere sincera neanche a me convince la coppia Lung/Sofia, ma non stiamo neanche a metà storia quindi nel frattempo succederanno di tutti i colori e come dice la nostra Sofia, non sempre il primo fidanzatino è colui che rimarrà al tuo fianco per il resto della vita, quindi non è ancora sicuro che la relazione tra lei e Lung rimanga per molto tempo. Grazie per la recensione, non sai quanto te ne sono grata!

Ally_31: Grazie per la recensione ma non riuscirò mai ad arrivare ai livelli di Licia, per ora mi limito a sognare con gli occhi aperti, sperando che un giorno pubblichi un libro xD

Nicky Sparks: Grazie mille, non so come ringraziarti, mi fa piacere che hai amato il capitolo :')

Vitto_chan01: Grazie di cuore, mi fa super felice sapere che ti sia piaciuto il capitolo.

Alessandra_forever: Ahhaha Troppo Buona, ancora grazie per la recensione, non sai quanto mi tirano su di morale i vostri commenti.

percy_sofia_il mio mondo: Si, sto adottando il tuo consiglio e spero con tutto il cuore che non abbia deluso le tue aspettative, comunque per ora la storia rimarrà con il raiting arancione per dare l'opportunità a tutti voi di seguire questa fic, ma dovrò essere meno dettagliata in certe parti e quindi per ora non preoccuparti. Grazie mille per la recensione!

Drachen: Credo che finora tu sia l'unica che appoggia la coppia Sofia/Lung ahahah Comunque i colpi di scena non mancheranno, sopratutto nel capitolo 9. Grazie per la recensione!

_Elle_Light_: Perfetto? Ahhahah Nahhh, stai esagerando, niente è perfetto in questo mondo xD Grazie per la recensione!

MuriDraconianaForever12: Ma ovvio che ti conosco! Io ricordo sempre i recensori delle mie storie! Ahahha Se sarai una mia fan scatenata spero solo che non mi ucciderai durante la notte se decido di uccidere qualche personaggio importante (e forse lo farò) ahahah Scherzi a parte, grazie per la recensione, e comunque si, sto anche su Wattpad.

Okay, adesso posso ringraziare quei 22 poveri lettori che hanno avuto il coraggio di mettere questa fic tra le seguite/preferite e quei 4 che l'hanno messa tra le ricordate.
Per non lasciarvi con il fiato sospeso, ecco a voi uno spoiler molto piccante:

"La presi per la vita, la voltai e in meno di un secondo ero sopra di lei, i nostri corpi accaldati sembravano combaciare perfettamente come se fossimo due pezzi di un grande puzzle. Lei aveva il fiatone e non smetteva di osservarmi con interesse. -Fabio...- mormorò a voce bassa. Dovevo baciarla, ogni cellula del mio corpo era in fermento, sembrava urlarmi: dai, cazzo, fallo! Ero eccitato e lo era anche Sofia, riuscivo a percepire tutte le sue emozioni che mi arrivarono addosso come un fiume in piena."

Heheheh, se volete assolutamente sapere cosa succederà, non dovete perdervi il prossimo capitolo che arriverà Domenica,
un bacio,

marty_598

P.S. Se ci saranno eventuali errori, dovete scusarmi ma il capitolo l'ho scritto nel cuore della notte e sono esausta.

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Non eri destinata per il ghiaccio. Non eri fatta per il dolore.
Il mondo dentro di me, ha portato solo vergogna.
Eri assegnata ai castelli e la vita sotto al sole.
La corrente fredda che mi attraversa avrebbe dovuto farti scappare.
Eppure, rimani.
Tenendoti a me, eppure rimani.
Allungando una mano che spingo lontano.
Eppure, rimani.
Quando so che non è giusto per te.
Eppure rimani.
Eppure rimani.
Non riesco a sentire il calore.
Ho bisogno di sentire il gelo.
Voglio tenerlo tutto dentro,
fino a non poter sentire il coltello.
Così ti spingo lontano e
urlo il tuo nome
e so che non posso aver bisogno ancora di te,
me lo darai in ogni caso.
Oh, il buio sarà sempre il mio mantello,
e sei la minaccia di svelare la mia sofferenza,
così vattene, vattene e dimentica i miei ricordi,
ho bisogno di affrontare la vita che ha significato per me.
Non rimanere e rovina tutti i miei piani,
non si può avere la mia anima.
Io non sono un uomo.”

-Dank Walker

Capitolo 9

Fabio

Ero nella metropolitana e cercavo a tutti i costi di ignorare quell'orribile fetore che sembrava soffocarmi. Presi in seria considerazione di rompere la porta scorrevole e buttarmi da qualche parte pur di sottrarmi da tale agonia. Puzzava a persone che non si lavavano da settimane (o addirittura anni), di sudore, di cane bagnato, a fango e a gas nocivi per l'ambiente. In più, trovarmi spiaccicato in un angolo da tutte quelle persone che cercavano a tutti i costi di rimanere stretti pur di entrare nel treno, non aiutava. Stavo morendo di caldo e non vedevo l'ora di respirare dell'aria fresca, all'aperto, con il vento gelido a pizzicarmi il naso. Squadrai con interesse una ragazza seduta vicino a me. Era molto graziosa, indossava una minigonna che metteva in risalto le lunghe gambe magre, aveva gli occhi color nocciola e delle labbra rosee e piene. Iniziai a viaggiare nel “Mondo di Fabio”, chiedendomi quanto esperta potesse essere. Si, lo so, sembro un pervertito, ma che altro posso fare? Non potevo non far caso a una ragazza così affascinante. Notai che stava leggendo un libro, così mi afferrai a quella scusa per parlarle. Modalità Fabio Sexy era accesa.
-Isaac Asimov?- le domandai con noncuranza.
Sussultò quando si accorse che mi ero rivolto proprio a lei, mi lanciò una rapida occhiata prima di rimettersi a leggere e mugolare un “Uh-uh”
-Ho letto il ciclo del Robot e tutte le storie che ha scritto sono molto coinvolgenti-
-Da quando ti piace leggere? Non sembri un tipo che passa il tempo chiuso a casa a divorare libri di fantascienza- replicò lei.
Touché. Sorrisi malizioso e la guardai dritta agli occhi. -Ho imparato a leggere ancora prima di camminare o parlare-
Lei mi fissò con serietà. Tuttavia riuscivo a percepire il suo disagio e cosa più importante, mi stava mangiando con gli occhi. Forse questa giornata non sarebbe stata così negativa come pensavo. La ragazza dagli occhi nocciola chiuse il libro e lo infilò nella sua borsa.
-E dimmi, cos'altro hai imparato oltre leggere?- chiese lei, fingendo indifferenza.
-Non sembra ovvio?-
-No...-
Mi passai una mano tra i capelli, mettendoli leggermente in disordine e sentii come la ragazza sembrava trattenere il respiro. -Sai, non ero ancora nato e sapevo già come flirtare-
Lei scoppiò a ridere ma la metro si fermò di colpo, facendola finire addosso a me. Una voce femminile all'altoparlante disse il nome della fermata e le porte iniziarono ad aprirsi.
-Devo scendere qua- annunciò imbarazzata. -Si alzò ma prima di voltarsi fece scivolare una mano sulla tasca e mi porse un bigliettino bianco.
-Potremmo parlare di qualche altro libro di Asimov- mormorò. Mi fece l'occhiolino e scese di corsa. Si, quella giornata si stava facendo molto interessante.

***

Zucca, pardon, intendevo Sofia, mi aveva detto a malavoglia il giorno prima dove abitava.Temevo di perdermi ma non successe. Seguii le indicazioni che mi aveva mormorato riluttante e trovai piuttosto in fretta la villa di cui mi aveva parlato. Io sgranai gli occhi dalla sorpresa. Era un paesaggio mozzafiato. Il lago, la pianura, l'inizio del bosco, sembrava di stare in un altro mondo. M'incupii al pensiero che Sofia viveva sola in quella casa, senza nessun'altro essere umano nel raggio di metri. Come poteva qualcuno lasciare una adolescente così? O i genitori di Sofia si fidavano ciecamente di lei tanto da permettersi di “abbandonarla” nel bel mezzo della natura oppure Sofia aveva ucciso i suoi genitori e nascondeva i cadaveri da qualche parte nelle vicinanze e perciò aveva deciso di isolarsi dal resto della civilizzazione. Sghignazzai al pensiero. Molto presto sarei dovuto andare in un manicomio, ero completamente ammattito. Arrivato davanti alla villa bussai con forza l'enorme porta che avevo di fronte. Alzai gli occhi al cielo e ammisi che era uno splendido giorno. I raggi del sole mi accarezzavano la pelle un po' ambrata, soffiava una leggera brezza per niente fastidiosa e per finire l'opera, qualche rondine cinguettava sugli alberi. Era tutto così rilassante che mi sarebbe piaciuto prendere il mio appartamento e colocarlo qui. Niente rumori delle macchine, nessun vicino a lamentarsi, era tutto in silenzio, come se in quell'angolo dell'universo il tempo si fosse fermato.
-Lei chi sarebbe?- mi chiese una voce, interrompendo così i miei pensieri.
Sorrisi, fingendo gentilezza. -Fabio, un amico di Sofia, sono venuto a fare un lavoro di gruppo-
-Lascia fare a me, Thomas, ci penso io qui- s'intromise una voce che avrei riconosciuto anche dopo un milione di anni.
-Fabio Szilard- borbottò una Sofia irritata, facendo capolino da dietro il portone. Sofia era assolutamente molto attraente anche senza quell'orribile uniforme della scuola. Ero arrivato alla conclusione che stava bene con tutto, persino con dei stracci. Per quell'occasione indossava un maglione verde che risaltavano i suoi occhi, aveva i capelli sciolti e si era messa addosso un paio di jeans consumati. Non era un granché se paragonavo quel scintillante vestito che si era infilata alla festa di Nidhoggr e anche quell'altro capo che aveva usato nell'appuntamento con Lung. Sorrisi quando la ricordai ubriaca mentre diceva a me e Giada di usare dei contraccettivi. Non avevo mai riso così tanto in tutta la mia vita come in quell'istante.
-Sofia Schaflen- risposi con disinteresse, ritornando con i piedi a terra.
Lei sospirò rassegnata prima di farmi entrare. -Credo che in due ore possiamo finire il lavoro- disse mentre mi guidava verso delle scale, arrivavamo al primo piano e mi dirigeva per quella che io supposi fosse la sua stanza. Quando qualcuno mi dice “cameretta delle ragazze” penso sempre a qualcosa di stravagante, pareti rosa, letto rosa, tutto rosa, adesivi di cantanti gay da tutte le parti, scatole con trucchi in ogni lato, peluche, una casa delle barbie e bambole dappertutto. Questa è la mia definizione di stanza femminile. Così, quando varcai la soglia della camera di Sofia, rischio di bloccarmi e chiederle come un perfetto imbranato se si fosse sbagliata di posto. La stanza di Sofia era decisamente troppo spoglia. Nelle pareti bianche non c'era attaccato nulla, il letto era fatto ordinatamente e le lenzuola erano celesti, una scrivania riposava contro il muro dove c'era un computer Hp. Analizzai bene tutto e rimasi paralizzato quando mi accorsi della quantità di libri che aveva la draconiana. Sofia segui il mio sguardo e sorrise amabile. -Mi piace leggere- disse lei. -Vado matta per i libri fantasy, così il prof mi compra sempre saghe nuove di qualche autore che non conosco-
Decisi di ritornare in me e riprendere il controllo del mio corpo. -Prof?- domandai. -Hai un professore privato o che?- Non mi passò inosservato quel lampo di tristezza che gli passò sul volto. Cosa diavolo avevo detto di sbagliato?
-Sono orfana, Fabio- rispose distaccata e io mi sentii male, per lei. Riuscivo un po' a capire quello che provava. Per me l'argomento “genitore” era fuori discussione. Non mi scusai, purtroppo ero fatto così e non mi sarei perso in quelle stupide frasi che dicono tutti “Oh, mi dispiace tanto!”. Il silenzio era cento volte più rassicurante di qualche parola finta detta per far risollevare il morale. Se non sapevi cosa provava qualcuno, non potevi provare pena per lui. Punto.
-Lavoreremo nella tua stanza?- chiesi indifferente, tanto per cambiare discorso.
Lei annuì e prese posto sulla sua scrivania.
-A noi è toccato studiare la riproduzione dei mammiferi- disse.
-Si, un argomento molto piccante- commentai con malizia.
Lei arrossì ma non si scompose. -Cerca di essere serio per una volta buona!- mi sgridò.
Decisi di obbedire e con aria scomposta mi buttai sul suo letto. Sofia, tra noi due, sembrava il capo, mi assegnò il lavoro da fare che consisteva nel decorare il cartellone. Nidhoggr voleva che nascesse qualcosa tra me e la draconiana ma non sapevo come comportarmi. I miei gesti erano meccanici e le mie battute iniziarono a perdere colpi.Così nella stanza scese un silenzio spettrale. “...non solo tu ma anche colei che più ami a questo mondo”. Già, in questa vita di merda c'era solo una persona che amavo veramente. Era un amore diverso dagli altri, non quello di coppia, ma abbastanza intenso da spingermi a rischiare la vita per lei. Che poi, alla fine, erano due di lei. Loro erano l'unico motivo per cui non mi sia impiccato in qualche magazzino abbandonato. L'affetto (sempre se si poteva chiamare così) che provavo per Sofia era confuso, non riuscivo a comprendere a cosa era dovuto. Lei era maledettamente testarda e arrogante (con me). Era spietata con le parole e se la “Grande Viverna” pensava che sarei riuscito a farla innamorare, si sbagliava di grosso. Sofia Schaflen mi odiava, non mi guardava come le altre ragazze, con incanto, non era in imbarazzo quando le parlavo, non cercava in tutti i modi possibili di conquistarmi, mi ignorava e se mi uccidessero davanti ai suoi occhi sarebbe capace di sorpassare il mio cadavere e dire un “Finalmente”. Era questa l'immagine che mi ero fatta di lei. A dire il vero, non sapevo neanche se in quel momento fosse attratta da qualcuno. Lung era da escludere, il povero si stava solo illudendo. Tra loro due c'era dell'affetto quasi fraterno, ma come aveva detto Nidhoggr, non era amore. Allora mi porgevo la domanda: chi? Chi poteva catturare l'interesse di Sofia tanto da non riuscire a provare niente per un ragazzo impeccabile come Lung? Ewan? Nah, si era preso una cotta per Lidja anni prima e da allora non riusciva neanche a starle lontano, nonostante non si fosse mai dichiarato. Uno stupido. Magari Karl? Scacciai l'idea quasi immediatamente. Tutta la scuola era a conoscenza del fatto che amava Chloe, tutti tranne quest'ultimo. Forse qualcuno del suo gruppo... Carlo, fratellastro di Martina e Sara? Dubitavo fortemente che fosse lui, era omosessuale. Ettaro e Mario? No, impossibile, erano fidanzati. Marcus? Quel ragazzone non aveva occhi che per Orsola. Minimo? Troppo basso per Sofia. Mattia? Lui e la draconiana andavano molto d'accordo ma Mattia provava ancora qualcosa per Giada. Dannazione, Zucca era peggio di un rompicapo. Mentre osservavo la sua schiena, rigida, mi domandavo se magari fosse lesbica. Feci una smorfia di disgusto. Sofia non poteva esserlo sennò mi sarei buttato da un ponte. Perché diamine era così disinteressata dai ragazzi? Perché ha creato questa messa in scena con Lung? Non la capivo, Zucca era più complicata di qualsiasi altra ragazza che avessi mai conosciuto. Il mio sguardo cadde su varie fotografie che erano appoggiate sul comò vicino al letto. In una c'era una Sofia più giovane (forse aveva 14 o 15 anni) mentre sorrideva all'obiettivo. Al suo lato c'era una donna. Era quasi identica a Sofia se non fosse che non aveva le lentiggini e aveva gli occhi più scuri. Sua madre, supposi che quella doveva essere sua madre. In un'altra foto c'era un uomo giovane e bello in costume da bagno mentre teneva in braccio una neonata. Quello doveva essere suo padre. Nelle foto, Zucca era raggiante e solare, sembrava veramente felice. Una felicità che io non avrei mai raggiunto. La guardai come scriveva velocemente sulla tastiera del computer e stampava più informazioni possibili. Io ero a metà lavoro, avevo scritto il titolo in grande nella parte centrale: “Come si riproducono gli animali” e qualche freccia portava a delle informazioni che avevo fatto a mano. La mia calligrafia era disordinata e non aveva quel profilo elegante come quello di Sofia, ma a lei non sembrava importare affinché finissi il lavoro. Sebbene in quel momento avrei dovuto seguire il piano di Nidhoggr e “amoreggiare” con Sofia, non ci riuscivo, non dopo aver saputo che era orfana. Chissà quanti altri problemi aveva, senza genitori e a scuola che le facevano la vita insopportabile non osavo immaginare quanto poteva essere dura per lei, per di più con i concorsi che si avvicinavano, doveva assumere il ruolo di Thuban molto seriamente. Non mi ero accorto di quanto fosse stressante la vita di Zucca fino a quel momento. E io, ovviamente, non gli stavo facilitando le cose.
-Quando sono morti i tuoi genitori?- chiesi di punto in bianco.
Lei rimase rigida e immobile quando udì la mia voce. -Mio padre quando avevo all'incirca un anno, mia madre l'anno scorso- rispose freddamente lei.
-Anche mia madre è morta- dissi amaro. Cosa diamine stavo facendo? Perché mi stavo confidando con quella che dovrebbe essere la mia nemica? Ma non ci riuscivo, diavolo, non riuscivo a guardare con disprezzo Sofia, non riuscivo a odiarla, più le ero accanto, più la voglia di averla tutta per me cresceva. Lei era particolare, ma non ero in grado di spiegare cosa la rendeva diversa dalle altre.
Lei si voltò di scatto e mi guardò con tristezza dritto agli occhi, sembrava leggermi l'anima e la cosa non mi piacque. -Come?- sussurrò.
-Una malattia-
-E tuo padre?-
Fremetti di rabbia. -Non lo so- fu tutto ciò che dissi. -Scappai di casa-
Sofia fece una cosa che mi lasciò esterrefatto. Si alzò dalla sedia dove stava lavorando, prese posto sul letto dove mi trovavo io e mi abbracciò. Le sue parole vibrarono gravi nell'aria -Vorrei dirti che mi dispiace ma queste parole sono talmente inutili in queste circostanze che non so veramente cosa dire a parte che comprendo il tuo dolore, Fabio, forse mi odi ma questo non m'impedisce di poterti aiutare-
Aspettate un attimo!
Sofia pensava che io la odiavo? Non era il contrario? Non era lei a odiare me? Non ci capivo più nulla e questa draconiana era un vero e proprio mistero ai miei occhi. Ma non persi quell'opportunità a affondai il viso sui suoi capelli. Profumava a fragole e il suo corpo era talmente morbido e fragile che avevo paura di spezzarla con un solo movimento. Tra le mie braccia Sofia dava l'impressione di essere così minuta e indifesa quando in realtà era un leone pronto a sbranare il primo passante. Anzi, un drago, il più maestoso, il più possente, il più magnifico. Non ce la feci più, lei era lì, forte, che cercava di starmi accanto mentre io non facevo altro che assaporare il suo profumo e la sua delicatezza. Da quanto tempo desideravo quel momento? Avevo la sensazione di aver aspettato tutta la vita. Non so cosa mi spinse a farlo ma dopotutto stavo compiendo ciò che tanto desiderava Nidhoggr, nonostante tutto il mio corpo sapesse che in realtà quella era una bugia per nascondere tutta l'attrazione che avevo nei confronti della draconiani e i gesti che facevo era per compiacere me e non la “Grande Viverna”. Iniziai a baciarle il collo, con cura, assaggiavo la sua candida pelle, cercando di memorizzare ogni singolo dettaglio. Lei rabbrividì tra le mie braccia. Mi aspettavo da un momento all'altro un suo schiaffo, o un pugno, o un calcio, ma niente di tutto ciò arrivò così mi aggrappai a quella insicurezza della draconiana per seguire a baciare il profilo del collo, del mento, per poi arrivare al naso e infine alla fronte. La bocca doveva aspettare. Nonostante tutta quella lentezza mi stesse uccidendo, non volevo correre, non volevo sembrare troppo irruente, volevo dare a Sofia l'opportunità di rifiutarmi ma lei continuò a rimanere immobile e impassibile. Aveva chiuso gli occhi, dandomi la chance di baciarle anche le palpebre. Una volta finito, lei aprì gli occhi e mi guardò a lungo con trasporto. La presi per la vita, la voltai e in meno di un secondo ero sopra di lei, i nostri corpi accaldati sembravano combaciare perfettamente, come se fossimo due pezzi di un grande puzzle. Lei aveva il fiatone e non smetteva di osservarmi con interesse. -Fabio...- mormorò a voce bassa. Dovevo baciarla, ogni cellula del mio corpo era in fermento, sembrava urlarmi: dai, cazzo, fallo! Ero eccitato e lo era anche Sofia, riuscivo a percepire tutte le sue emozioni che mi arrivarono addosso come un fiume in piena. Lei desiderava che continuassi. Lo voleva quanto me. Ma perché? Perché adesso? Non mi porsi altre domande a inchinandomi, ricominciai daccapo, lasciandole una scia di baci sul collo per poi risalire con una calma quasi straziante. Lei era sotto di me, impotente, non l'avrei fatta fuggire, non glielo avrei permesso. Il respiro di Sofia iniziò ad accelerare, ogni mio bacio aveva una reazione in lei che la faceva rabbrividire di piacere. Il gioco era appena iniziato.

***

Sofia

Riprenditi, Sofia! Non puoi fare questo a Lung! Cazzo, cazzo, cazzo! Cosa stavo facendo? Perché ero finita preda del fascino di Fabio come una dilettante? Dovevo lottare, cavolo! Ma le labbra di Fabio... il suo corpo... i baci... NO! Non sarei diventata come una delle tante. E poi, diavolo, eravamo a casa mia! Se Thomas, o peggio, il professore avrebbero aperto la porta non potevo farmi cogliere così! Altro che le vendette dei viverniani, a volte le punizioni di George erano cento volte peggio. Non so come ci riuscii, ma diedi un calcio sugli stinchi a Fabio e quest'ultimo gemette prima di distaccarsi da me e lanciarmi uno sguardo minaccioso.
-A cosa è dovuto questo!?- si lamentò.
Ora ero furiosa, fottutamente arrabbiata. -TU COME CAZZO DI PERMETTI DI VENIRE A CASA MIA E METTERMI LE MANI ADDOSSO IN QUEL MODO!?-
-Ma se fino a qualche istante prima ti eri sciolta come del burro tra le mia braccia!- replicò.
Arrossii ma lo guardai fiera. -E' stato solo un secondo che non si ripeterà-
-Ne dubito- lo sentii mormorare, ma forse neanche parlò. Mi alzai dal letto a andai verso il mio computer, riprendendo il lavoro dove l'avevo interrotto.

***

Fabio

Sofia non riusciva proprio a comprendere che più mi rifiutava, più mi stimolava. Si, la mia mente era un enigma perverso ma non potevo farci nulla. Mi ripresi piuttosto velocemente dallo stordimento iniziale e voltandomi, ripresi con il lavoro. Sofia non mi rivolse più la parola e iniziai a pensare che forse mi ero immaginato tutto. Ma no, Zucca era caduta praticamente tra le mie braccia e stava sul punto di permettermi di andare fino in fondo con i baci. Ma perché di colpo si è fermata? Cosa l'ha spinta a allontanarsi da me?
Non lo sapevo e la cosa mi innervosiva.
Non so neanche quanto tempo passò, io ormai avevo quasi concluso il cartellone quando udimmo bussare alla porta. -Avanti!- quasi urlò Sofia.
-Signorina Sofia, è pronto il pranzo, se vuole anche il suo amico qui presente può mangiare con noi-
-Ora scendiamo- replicò lei, controvoglia.
Chiusa la porta si alzò dalla sedia e lanciò una sfilza di imprecazioni. Io sorrisi divertito e mi alzai a mia volta.
-Cos'è questo? Un appuntamento?- la istigai.
-Non montarti la testa! Sicuramente è un'idea del prof!- mugolò lei. -Comportati educatamente, non dire stupidaggini e non fare cazzate-
Si diresse verso la porta e per quanto volessi prenderla per la mano e avvicinarla a me, m'incamminai riluttante e la seguii con passo spedito. Quando arrivammo mi sorpresi quanto era grande la sala da pranzo. Fischiai ma Sofia mi lanciò un'occhiataccia. -Cosa non hai capito della frase comportati educatamente?- ringhiò sottovoce.
Arricciò il naso con disapprovazione e avvicinandosi al tavolo, prese posto accanto a quello del capotavola. Io mi sedetti nel lato opposto, ritrovandoci così uno di fronte all'altra. Scrutai con attenzione Sofia, sperando in lei qualche segno di disagio su ciò che era accaduto prima ma in lei non notai nulla e la cosa, non so perché, mi irritò. Come se per lei quei baci non avessero significato niente quando io ero praticamente andato a fuoco.
-Scusate l'attesa, credo che ora possiamo iniziare a mangiare- disse una voce stanca.
Alzai la testa e mi ritrovai a fissare un uomo sulla quarantina, dai capelli scuri come gli occhi. Indossava un paio di occhiali e aveva l'aria di essere un uomo gentile e amichevole.
-Tu dovresti essere Fabio?- mi chiese, mentre si sedeva.
-Si-
-E l'avete finito il compito?-
-Quasi- s'intromise a disagio Sofia. -Devo consegnare a Fabio alcune copie che deve studiare a casa-
L'uomo si grattò pensieroso il mento. Non toglieva quel suo sguardo indagatore da me.
-Dai, dimmi qualcosa di più su di te-
Sofia si mosse imbarazzata sulla sedia e con un cenno del capo sembrò dirmi. “Dai, parla!
-Che posso dire- risposi con nonchalance. -Mia madre è morta quando avevo solo 12 anni, mio padre era alcolico, sono scappato di casa all'età di 15 anni e sono andato a vivere con una donna, amica di mia madre, ora è lei ad avere la mia tutela-
Zucca gemette quando finii di parlare e lo sguardo del professore si fece improvvisamente troppo serio per i miei gusti.
-Interessante...- esclamò lui.
Interessante!? Nella mia vita non c'era niente di interessante! Era una tragedia dopo l'altra e stavo per dirglielo quando lui mi bloccò.
-Sofia mi ha spiegato qualcosa su i due gruppi che dividono la scuola, tu di che parte sei?-
-Viverniani- risposi amaro.
-Trovo avvincente l'idea di fare due gruppi a scuola che ogni anno competono in gare e altro, chiamarli per di più con nomi antichi come draconiani e viverniani mi chiama molto l'attenzione, si parla molto di Thuban e di suo fratello Nidhoggr, di Eltanin e il suo tradimento, di Aldibah, Rastaban e Kuma- proseguì, ma io mi bloccai quando udii il nome di Eltanin, il ruolo a cui ero stato affidato prima di diventare viverniano.
-Cosa è successo a Eltanin?- domandai con il fiato sospeso.
Tutta la mia spavalderia di prima era svanita per far rimpiazzo all'interesse.
-Oh, non molto, era la mano destra di Thuban fino a quando le viverne non l'hanno convinto a lottare per loro, si racconta che si sia pentito di tutto e che abbia sacrificato la sua stessa vita per proteggere i draghi... Questi sono solo dei miti che si leggono nei libri, ovviamente niente di tutto ciò è vero- disse tranquillo.
Allora perché la storia di Eltanin si avvicinava così tanto alla mia? Non notai le occhiate di rancore e angoscia che mi lanciava Sofia, ne tanto meno che mi alzai dalla tavola, salutai tutti e uscii di corsa dalla casa, che camminai per ore senza una vera e propria destinazione. Non avevo una meta, la mia vita era così: un continuo scappare senza mai sapere dove andare veramente.

***

Ero seduto su una panchina e studiavo come i bambini correvano da una parte all'altra, strillando a squarciagola e ridendo come solo loro potevano fare. In mano avevo due bigliettini. Uno era di Sofia, dopo avermi spiegato dove abitava mi aveva segnato il suo numero per qualsiasi dubbio ma con una sola condizione: non telefonarla per stupidaggini o nel bel mezzo della notte. L'altro era di Serena, la ragazza che avevo incontrato alla metro. Con una volevo sfogarmi con le parole, con l'altra sessualmente. Volevo sentire la voce melodiosa di una mentre con l'altra desideravo solamente sentire i suoi gemiti. In che casino volevo mettermi?
Buttai a terra uno dei due fogliettini che avevo in mano. Ormai avevo fatto la mia scelta e sarebbe stata la stessa anche nei giorni a venire. Tirai fuori il cellulare dai jeans e marcai il numero.
Speravo che non rispondesse ma dopo il secondo squillo, sentii una voce affannata che diceva debolmente il mio nome.
-Fabio...-
Forse il mio cuore perse un battito, forse due, ma rimasi in silenzio, non sapendo che dire.
-Dannazione Fabio! Cosa è successo? Perché te ne sei andato così? E per la storia di Eltanin?- iniziò a tempestarmi di domande Sofia.
-E tu cosa puoi saperne?- mormorai amaro.
La sua voce si ammorbidì. -Fabio, so benissimo che secondo i draconiani li hai traditi per stare dalla parte dei viverniani, proprio come aveva fatto Eltanin, ma c'è un motivo dietro, vero? Ti hanno minacciato con qualcosa?-
Deglutii con fatica. Come faceva Sofia a intuire così tante cose su di me? Come se in fronte avessi scritto tutta la storia della mia vita in una lingua che solo lei poteva comprendere.
-Si- risposi.
-Oh... Non so cosa sia successo e non voglio neanche immischiarmi nei tuoi affari, ma per qualsiasi cosa puoi chiamarmi-
-Non voglio che tu faccia parte della mia vita-
-Ormai sono qui, no?-
Sorrisi. La testardaggine di Sofia era imbattibile. -Scusami, per tutto-
-Se intendi per questo pomeriggio posso perdonarti, se intendi per tutte le volte che mi hai tormentato a scuola, anche, oppure quando ti sei preso gioco di me o hai rovinato il mio appuntamento con Lung... Posso mettere una pietra sopra e far finta che questi ultimi due mesi non siano passati- disse lei.
-Perché lo fai?- domandai turbato.
-Perché non riesco ad odiarti- fu la sua risposta.
Non riusciva ad odiarmi, così come io non riuscivo ad odiare lei. Che strana coppia eravamo. Sorrisi e immaginai Sofia mentre arricciava il naso.
-Buonanotte Sofia, domani ricominceremmo tutto daccapo-
-Aspetta... Cosa significa che ricominceremmo tutto dacc...- non la lasciai continuare perché terminai la telefonata.

***

In mano avevo una busta con dentro del latte e mentre camminavo per una strada oscurata fischiettavo allegro? Felice? Beato? Le mie emozioni erano in trambusto. Svoltai per una via e suonai il campanello di un appartamento. Venne ad aprire la porta una ragazza poco più grande di me
-Fabio!- urlò felice lei. Mi abbracciò con amore e io ricambiai subito quel gesto pieno d'affetto.
Dietro di lei c'era una bambina di tre anni e appena m'intravide i suoi grandi occhi nocciola si illuminarono.
-Babbo!-
La presi in braccio e la feci volteggiare. -Principessa!- Le baciai la guancia e la posai a terra.
Erano loro due le donne che più amavo in questo mondo.


Note dell'Autrice:

Si, lo so, vi starete chiedendo: BABBO!? COSA CAZZO SIGNIFICA!?
Eh, eh, eh, nella mia storia ogni capitolo ha una sorpresa nuova.
Comunque, questo capitolo non è venuto un granché ma spero che vi abbia intrattenuto... Come avrete notato, i nostri carissimi Fabio/Sofia non si baciano, ma Fabio ha deciso ha cambiare le cose con Sofia, secondo voi cosa ha intenzione di fare? ...Mistero...
In questo capitolo appariranno le due donne che lui ama ma la loro identità è incognita... Trascorreranno parecchi capitoli prima di scoprire chi sono veramente e raccontare meglio la situazione del nostro povero Fabio.
Come una fan aveva già detto, Fabio è stato minacciato dai viverniani per stare dalla loro parte...ma con cosa? Anche per questo dovrete aspettare moltissimo. Si, sono consapevole di tenervi sulle spine, ma gente, questa è la mia storia! :3
Prima di lasciarvi un piccolo spoiler di quello che sarà il prossimo capitolo, voglio dare un grazie agli ultimi recensori: MuriDraconianaForever12paolapHoon21gothic_ombrachiara_centini, _Elle_Light_The World of the FantasyAlessandra_ForeverLove_dubhelucy herondale 02percy_sofia_il mio mondoVitto_chan01Drachen, Ally_31, Kiara KH, e a tutti quei altri che hanno recensito il capitolo 7 e 6, voglio dirvi che nonostante non vi risponda, io leggo tutte le recensioni che mi lasciate e le apprezzo molto. Continuate così e vorrei chiedere a quelli che seguono questa storia in silenzio di lasciarmi un parere, ne sarei veramente molto grata!
Vorrei anche dirvi che per adesso il raiting di questa storia rimarrà arancione, quindi non vi preoccupate!

-Hai intenzione di fare una festa di Halloween a casa tua?- mi domandò Fabio.
Annuii mentre avanzavo per i corridoi con passo felpato. Volevo evitare qualsiasi contatto con Slizard, ma i miei intenti furono inutili perché mi prese per un polso, facendomi finire con le spalle al muro con lui che mi sovrastava con tutta la sua bellezza.
-Che diavolo stai facendo?- ringhiai.
-Era l'unico modo per farti fermare- replicò impassibile. -Adesso dimmi... Se io potessi farti innamorare come dovrei comportarmi?-
Spalancai la bocca dalla sorpresa e studiai il viso di Fabio per vedere se stava dicendo sul serio o no. No, era fottutamente autorevole, credeva alle parole che aveva appena detto. Cosa dovevo rispondere?”

Ragazzi, vi aspettano altre sorprese!
Un bacio e scusatemi se ho aggiornato oggi e non ieri, il capitolo 10 dovrebbe arrivare Giovedì se tutto va per il verso giusto,
un bacio,

marty_598

P.S. La canzone che ho messo poco prima del capitolo s'intitola “Yet You Stay”, ha un ritmo molto malinconico ma a me piace tantissimo, questo è il link se volete sentirla su youtube: http://www.youtube.com/watch?v=ea7Exe1cFf0

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


“Non ho mai vissuto niente, che mi piaccia come te,
e non troverai nessuno, che ti ami come me.”

-Jarabe De Palo

Capitolo 10

Sofia

-Tu sei fuori di testa! Come può venirti un'idea così!? Sei senza speranze, non accetteranno mai!- trillò una Lidja completamente fuori di sé. Rimasi in silenzio mentre la osservavo camminare a grandi falcate da una parte all'altra nel ristretto spazio della mia cameretta. Mi parve di vedere uscire dalle sue orecchie del fumo grigio per quanto sembrava arrabbiata. Vedendo tale reazione da parte sua, alzai gli occhi al cielo, esasperata forse più di lei. Ma che cavolo, la mia era solo una trovata, perché prendersela così tanto? Lo sguardo mi cadde involontariamente sul letto, dove erano appoggiati vari fogli di chimica che avevo stampato per Lidja. Con un certo imbarazzo rammentai Fabio mentre mi baciava il collo e il viso. Se non lo avessi fermato i suoi baci si sarebbero intensificati ma ringraziando al cielo il mio istinto insieme al buon senso erano riusciti a mettermi in guardia prima che ciò accadesse. Ogni volta che ricordavo quei istanti, una parte di me sapeva alla perfezione che in quel momento ero più che disposta a lasciare nelle mani di Fabio tutto il mio corpo. Fui scossa da brividi irrefrenabili al solo pensiero. Perché dovevo essere così idiota? Se solo mi sarei azzardata nuovamente a farmi mettere le mani addosso da Fabio come quel giorno (sembra passato chissà quanto in tempo quando in realtà erano trascorsi solamente ore), mi sarei chiusa in un convento. Ed ero stramaledettamente seria. Io dovevo odiarlo, per quello che aveva fatto, per il suo modo di essere, per far parte dei viverniani, ma diavolo, per quanto ci provassi non ne ero capace. Ormai mi era entrato nella pelle e ora non riuscivo più farne a meno. Ero convinta che perlomeno, tra noi due, era Fabio colui che provava disprezzo, sdegno, astio e rancore, almeno mi avrebbe facilitato le cose, ma no, siccome la fortuna ha deciso di prendersi delle ferie andando alle Maldive, ora c'era spazio solamente alla sfiga che ormai era diventata la mia compagna di viaggio durante tutto quel periodo. La ruota sembrava non girare mai dalla mia parte e la voglia di prendere le valigie e andare alle isole delle Bermuda non mancava di certo. Chissà, magari potevo prendermi qualche giorno di riposo siccome quei ultimi due mesi sono stati talmente estenuanti che apparivo invecchiata di cinquanta anni o forse più. Sembravo una lontana parente dei panda grazie a quelle due brutte occhiaie che mi riempivano gli occhi che mi sono procurata grazie a tutte quelle notti insonne. Ero diventata, se possibile, ancora più pallida. Quando mi guardavo allo specchio cercavo a tutti i costi di non mettermi a urlare dato che ero il copia e incolla di un cadavere rinsecchito e tutti i miei movimenti erano meccanici tanto che potevo fare benissimo lo zombie in uno dei tanti film di Resident Evil. Gente, ero messa veramente male. Ovviamente il professore sembrava non far caso a questi dettagli che erano evidenti a tutti tranne che a lui. Qualora si rendesse conto in che stato ero, sicuramente sarebbe stato alla mia morte. Immaginavo già la mia tomba:
Nome: Sofia Schaflen.
Data di morte: un lontano giorno di un lontano Ottobre di un lontano 2014. 
Motivi: Fabio, scuola, ma sopratutto Fabio.
Perlomeno avrei trovato un po' di pace nell'oltretomba. O ci speravo. Il drago ribelle che era dentro di me era in letargo, sembrava non esserci più segni di vita di quel mio lato possente e imponente, dove c'era sempre stato a farmi compagnia quel drago testardo e incontrollabile. Ero arrivata a essere l'ombra di me stessa. O per dirla meglio, della vecchia Sofia incontenibile non c'era più nessuna traccia, ormai assumevo regolarmente una maschera dove facevo vedere a tutti quel mio lato competitivo e sicuro di sé quando avevo smesso di lottare da tempo. Che fossero i primi veri segni di una depressione? Non ne avevo idea, non mi piacevano i psicologhi e tanto meno la psicologia umana. Era tutto troppo complesso per i miei gusti che si basavano sulla natura, biologia e esseri viventi. Lasciavo la psicologia per quelli come Lidja che sembravano leggerti l'anima con una sola occhiata. Parlando di Lidja... -Perché pensi che sia una pazzia? Magari riuscirò a convincerli- ribattei stancamente.
Lidja mi puntò un dito sul petto, mentre metteva enfasi a ogni parola. -Sai quante altre volte ha provato Nidhoggr a farli cambiare idea invitandoli TUTTI ai suoi mega party? Un centinaio se non più! E non ci è mai riuscito! Anche noi guardiani, prima che arrivassi tu, abbiamo provato a fare qualcosa di simile, ma niente, quei fottuti esclusi sono irremovibili! Non diventeranno mai dei draconiani o dei viverniani! Rinunciaci!- sbottò lei, inferocita.
Io mi massaggiai le tempie con i pollici. Se Lidja continuava a urlarmi in quel modo, prima o poi la testa mi sarebbe scoppiata. Altro che la bomba atomica lanciata a Hiroshima e Nagasaki, io potevo essere mille volte peggio.
-Quindi avete avete fatto così? Avete semplicemente rinunciato?- conclusi con voce piatta io.
Lidja mi fulminò con lo sguardo. -E cos'altro dovevamo fare? Con le buone non venivano, con le cattive neanche, li abbiamo lasciati perdere-
-Tu pensala come vuoi, io ormai ti ho svelato il mio “grandissimo piano”- alzai le braccia mentre mimavo con le dita delle virgolette, ironizzando sulle ultime parole. -E farò quel che ho promesso al consiglio, che tu lo voglia o no.-
La draconiana sbuffò sonoramente e si buttò sul letto con tutto il peso. La vidi come prendeva un mio cuscino e si tappava il viso. -Cazzo, Sofia, va bene, come buona amica cercherò di seguire quell'onda che tu hai creato ma dopo non lamentarti se non ci riesci nell'intento, io te l'avevo detto- mugolò lei.
-Ti voglio bene, cogliona- le dissi con affetto mentre mi alzavo e le davo un buffetto sulle gambe.
-Io ti adoro- replicò lei.

***

Fabio

Era Lunedì e la notizia che Zucca avrebbe organizzato un party a casa sua si espanse talmente in fretta che ormai ne erano a conoscenza tutti, persino le pareti. Io da chi lo sapevo? Da un amico che gli era stato detto a sua volta da Ratatosk che, senza dubbio, gli era stato enunciato da Nida che lo era venuto a sapere da un lontano cugino, zio o bisnonno oppure direttamente da Facebook. Nah, sto mentendo, me lo aveva raccontato Nidhoggr. Lui, naturalmente, vuole che m'infili nella festa per poi entrare nella casa di Sofia e rovistare tra le sue cose. Cosa che farò e non farò. Cercherò tra gli oggetti di Sofia non tanto per aiutare la Grande Viverna, ma per avere qualcosa di lei e scoprire di più sulla sua vita. Ho la strana sensazione che stia nascondendo qualcosa ma non riesco a comprendere cosa. Come tutti i giorni, arrivai a scuola cinquanta minuti in anticipo . Non c'era quasi anima viva a parte me e qualche studente fissato con la puntualità. Andai a sedermi su una panchina e tirai fuori dallo zaino il libro di storia. Stavo leggendo le cause della Prima Guerra d'Indipendenza Italiana quando sentii dei passi familiari che mi passavano davanti, senza mai fermarsi. Mi bastò notare con la coda nell'occhio una testa rossa come il fuoco che mi misi in piedi come una molla, chiusi il libro e cercai di raggiungere quell'uragano incontrollabile, affrettando il passo. Avevo aspettato quel momento da Sabato, dopo essere stato nella casa di lei, volevo fare le cose seriamente e quella era l'occasione più giusta. E, sopratutto, ero riuscito a capire qualcosa che avevo ignorato per tutto quel periodo. Nonostante la cosa mi riempisse d'orgoglio e di colpa, credevo di sapere chi era il ragazzo che pensava Sofia e mi complimentai per la sua recita, davvero impeccabile. L'avevo intuito a casa sua dopo averla sfiorata. In quel giorno si accese in me una lampadina ed ero deciso ad afferrarmi a quella debolezza di Zucca.

***

Sofia

Perfetto. Perché dovevo trovarmi Fabio Szilard da tutte le parti? E a peggiorare tutto era che mi stava seguendo. Percepii come si affiancava a me e dovetti trattenere il respiro, non sapendo più che aspettarmi da lui. Dovevo ritirare dei fogli dal professore d'informatica e consegnarli a tutti gli esclusi. Dannazione, in casi come quelli volevo concordare con Ljdia e ammettere che era una pazzia il mio piano!
-Hai intenzione di fare una festa di Halloween a casa tua?- mi domandò Fabio.
Annuii mentre avanzavo per i corridoi con passo felpato. Volevo evitare qualsiasi contatto con Szilard ma i miei intenti furono inutili perché mi prese per un polso, facendomi finire con le spalle al muro con lui che mi sovrastava con tutta la sua bellezza.
-Che diavolo stai facendo?- ringhiai.
-Era l'unico modo per farti fermare- replicò impassibile. -Adesso dimmi... Se io potessi farti innamorare come dovrei comportarmi?-
Spalancai la bocca dalla sorpresa e studiai il viso di Fabio per vedere se stava dicendo sul serio o no. No, era fottutamente autorevole, credeva alle parole che aveva appena detto. Cosa dovevo rispondere? La situazione era così irreale ed era successo tutto talmente in fretta che non avevo avuto neanche il tempo di analizzare per bene le parole di Fabio.
-Che significa? Lasciami! Non ci sto in quei tuoi perversi giochetti!- sputai con rabbia.
Lui non si mosse di un centimetro e sbozzò in un sorriso. Cosa diavolo c'era da ridere? Volevo tempestarlo di pugni ma valutai le possibilità e non ci voleva di certo uno scientifico per capire che non sarei mai riuscita a fargli del male, neanche incidergli un graffio con un'unghia. Che rabbia!
-Se non sbaglio ti avevo detto via telefono che sarebbe cambiato tutto- rispose lui.
-E cosa c'entro io?- chiesi, visibilmente confusa.
-Sofia, Sofia, Sofia...- mi riprese gentile mentre scuoteva la testa. -Io miravo a noi due-
-Noi due?- ripetei mentre deglutivo a fatica. Che quello davanti a me fosse semplicemente un'emanazione di un Fabio che ormai non esisteva più, rapito dagli alieni? Per quanto quella teoria sembrava illogica, era anche quella più sensata. Lui non era il Fabio che avevo incrociato un lontano Lunedì di due mesi fa. Che fosse posseduto? Possibile. Ero senza parole, per la prima volta ero senza parole davanti a Fabio Szilard e lui parve degustare ogni secondo di quel momento. Bastardo!
-Ti hanno rubato la lingua?- mi punzecchiò.
-Oh, stai zitto razza di citrullo!- sbottai io, riprendendo le mie capacità vocali. -Vorrei ricordarti che sono felicemente fidanzata con Lung.- Cazzata, ovviamente. -Che non ti sopporto.- Cazzata numero due. -E che non mi piaci neanche un po'!- Cazzata colossale. -Quindi vai a dare fastidio a un'altra povera vittima!-
-Tu sei l'unica vittima che voglio- replicò lui con impertinenza. Inclinò la testa verso il basso, avvicinando le sue labbra vicino al mio orecchio. Cercai inutilmente di non rabbrividire a quel contatto -E riesco a leggere ogni segnale del tuo magnifico corpo e lo sappiamo entrambi che stai solamente dando false speranze a quel povero draconiano-
A quelle parole mi morsi le labbra e chiusi con forza gli occhi, cercando a tutti i costi di ritrovare quel contegno che, per mia fortuna, non tardò ad arrivare. Alzai le braccia e appoggiai le mie mani sul petto di Fabio, allontanandolo da me. -Sono certa che tu abbia ingannato il 99% delle ragazze con cui sei stato perciò non venire da me a farmi queste prediche da quattro soldi- sibilai, cercando di assumere un tono minaccioso.
-Allora ammetti di avermi mentito quella sera- ribatté lui, serio.
-Anche se fosse? Non sono affari tuoi!-
-Non sei tanto migliore di me.-
-Oh, per l'amor di dio, la smetti di dire tutte queste sciocchezze! Tra me e te non ci sarà mai niente- Bugiarda! Mi riprendeva una voce che ormai sapevo già a chi apparteneva.
-Perché ti ostini a negare quei sentimenti che provi per me?-
Mi congelai sentendo quelle parole. Già, era una bella domanda... perché ero così ottusa da negare continuamente quei stranissimi sentimenti che provavo nei confronti di Fabio dalla prima volta che l'ho visto? Semplice: per paura. Non quelle stupide paure che hanno la persone, come per gli insetti, del buio e cose simili. Temevo di essere usata ed innamorarmi ancora di più di colui che sicuramente mi avrebbe scartata come una bottiglia vuota una volta che si fosse annoiato di me. Non volevo dipendere da lui per poi vederlo fuggire e rimanere sola, con in mano un cuore fatto a pezzi. Non volevo perdere una persona che amavo, non un'altra volta. Scacciai le lacrime e lo guardai duramente agli occhi. -Vuoi sapere cosa devi fare per conquistarmi?- domandai risoluta, le labbra chiuse in una lama sottile. Lui annuì, sorpreso che gli stessi rispondendo.
Alzai la testa e cercai di mostrarmi forte quando in me c'era una guerra sanguinaria tra il cuore e la mente: Cosa diavolo pensi di fare? Urlava la testa. Finalmente fai qualcosa di ragionevole! Ribatteva l'anima.
-Non devi passare da una ragazza all'altra come se fossero dei semplici usa e getta, non devi flirtare con nessuna, devi dimostrare che a me ci tieni sul serio e che non sono un'esca qualsiasi che userai una volta sola per poi lasciarla abbandonata, dovrai farmi capire che mi ami veramente sebbene questo significhi trovare mille modi diversi per dirmelo-

***

Cosa cazzo ho fatto!? Volevo prendermi a calci, schiaffi, insultarmi pesantemente o spararmi. Ma qualcosa la dovevo fare. Ora Fabio non mi avrebbe lasciato in pace e io ero ancora fidanzata con Lung. Purtroppo Szilard aveva ragione, stavo ingannando un draconiano che non meritava tale gesto proprio da me, una delle persone di cui più si fidava. Diamine! In che guai volevo mettermi? Ero nella merda fino al collo. Ljdia! Chi glielo avrebbe spiegato a Lidja quando si sarebbe accorta cosa stava facendo Fabio per “conquistarmi”? Che poi, ero stata proprio io a permetterlo. Lei odiava Fabio Szilard con tutta se stessa e non potevo andare da lei e dirle che ero innamorata cotta di un nemico che avrebbe voluto uccidere con le sue stesse mani. Stavo prendendo in seria considerazione di buttarmi dalla finestra quando andai sbattere con il professore d'informatica.
-Sofia!- esclamò lui. -Sei venuta per i fogli?-
-Si-
-Bene, sono sulla mia scrivania- mi liquidò lui e si allontanò senza degnarmi di un altro sguardo. Io presi i fogli e scesi per le scale, diretta al cortile. Quel giorno avevo deciso di essere più puntuale del normale e come conseguenza ho dovuto incontrare colui che meno desideravo vedere. Volevo andare da “Chi l'ha visto?” e denunciare la scomparsa definitiva della mia fortuna. I miei passi risuonarono striduli sui corridoi e nonostante tutto quel silenzio mi rendesse nervosa, camminai fiera e orgogliosa. Fabio, una volta che gli avevo detto le condizioni per farmi innamorare di lui (cosa del tutto inefficace perché io sono già innamorata di quel deficiente), mi lasciò andare, sconvolto. Che forse l'idea di non flirtare con altre per poi portarle a letto fosse troppo per lui?
-Ti aiuto?- mi chiese una voce divertita. Io urlai e quasi faccio cadere tutti i fogli che avevo in mano. Parli del diavolo e spuntano le corna...
-No!- borbottai.
-Sembri in difficoltà- replicò Fabio.
-Allora vai ad aiutare Giovanna!-
-Nel tuo regolarmente mi vietavi di parlare con le altre-
-Di flirtare, idiota! E sono più che convinta che nessun ragazzo etero di questa scuola sia così arrapato da provarci con Giovanna...- O sì? Feci una smorfia e filai dritta. Pensare a Fabio e Giovanna insieme in quel modo mi fece rivoltare lo stomaco e rischiavo di vomitare tutta la colazione.
-Non puoi esserne sicura- mormorò lui, si era avvicinato a me e ora camminavamo uno di fianco all'altra. -Non sembrerebbe ma Giovanna ha moltissimi ammiratori che le inviano regolarmente delle dichiarazioni d'amore-
Sorrisi. -E chi dovrebbero essere questi ammiratori dai gusti strambi?-
-Quelli dell'Enel, una volta al mese le mandano delle bollette dalle parole sdolcinate e romantiche, ecco perché la nostra carissima Giovanna è sempre di buon umore- disse, con uno strano scintillo negli occhi.
Scoppiai a ridere, cosa del tutto assurda. L'obiettivo di Fabio in tutto quel tempo consisteva in farmi arrabbiare come solo lui riusciva a farlo, non a farmi ridacchiare come una dodicenne che ha appena ricevuto un telefono nuovo. Cosa ancora più surreale era che anche lui sorrideva. Che gli stava prendendo? Cosa l'ha spinto a cambiare dalla mattina alla sera?
-Perché lo fai?- domandai, non riuscendo a trattenermi.
Assunse quell'espressione straffottente che tanto amavo. -Mi credi se ti dico che neanche io lo so?-
Sospirai affranta. -Si, ti credo-

***

-TI HO DETTO DI METTERLO LA', STUPIDA!- strepitai a Lidja. Lei sussultò a mi guardò male.
-Appunto, qua!-
-Non lì, più al centro!-
Per chi non lo sapesse, era ricreazione e stavamo attaccando per i corridoi dei bolletini che mi ero fatta stampare dal professore Etton. Il consiglio aveva approvato il mio party, ma a eccezione di una cosa: l'idea iniziale era quella di invitare solo gli esclusi, ma secondo Ewan, per non farmi odiare ulteriormente dai viverniani, dovevo invitare
 tutta la scuola, draconiani inclusi. Non avevo la più minima idea di come sarei riuscita a preparare un mega party in così poco tempo (per essere pignoli, in 4 giorni), il professore aveva accettato di invitare nella nostra “dimora” 500 ragazzi se non più ed era disposto a comprare tutto il necessario. Sembrava entusiasta: finalmente la sua piccola Sofia, quella chiusa, asociale che viveva nel suo bozzolo, diventava ultra amichevole con tutti, come se fosse una start. Mi stavo seriamente preoccupando sulla sanità mentale di George, gli altri genitori sarebbero stati sicuramente riluttanti all'idea quando lui era più che felice. Anche Thomas era contento e mi aveva promesso il suo aiuto. Perfetto, possibile che un tempo la mia vita sociale era così... inesistente? Eppure stavo bene, non che mi penta di essere andata a scuola, ma almeno la mia vita era più rilassante, tranquilla, quasi monotona e non c'erano guerre con gruppi satanici, non ero un alfa e non avevo segretarie che sembravano odiarmi.
Ormai Ottobre stava agli sgoccioli, anche Novembre avrebbe preso inizio, i prof sembravano posseduti da qualche entità maligna e ci assegnavano miriadi di compiti da fare e studiare, i pagellini del primo quadrimestre si avvicinavano e tutti erano sotto ansia o stress. Sopratutto la sottoscritta. Qualora fossi sopravvissuta fino a Natale, avrei desiderato solo una cosa:rilassarmi e dimenticarmi di tutti i problemi scolastici.
-Così va bene?- mi domandò Lidja, interrompendo il filo dei miei pensieri.
-Uh, si credo che così vada bene- risposi.
Mi sentivo terribilmente in colpa per non averle ancora raccontato di Fabio, ma era passato in secondo piano, ora mi preoccupavano gli esclusi e la festa. Il mondo non stava più nella pelle: cosa avrebbe combinato questa volta Zucca? Era quella la domanda che si ponevano tuti. Nelle ultime settimane avevo cercato di tenere un profilo tranquillo e rispettoso, quasi invisibile, ma di punto in bianco me ne esco con una festa che nessuno si aspettava. Ormai ero di nuovo nel centro dei pettegolezzi e Sofia Schaflen era ritornata alla ricarica, più determinata che mai. Ero imprevedibile persino per me stessa. I draconiani confidavano che avremmo vinto i concorsi ora che c'ero io come Thuban, si era accesa quella luce piena di speranza, sebbene ancora fievole, che li spinse a credere in qualcosa e lottare contro i viverniani, dove per la prima volta dopo 4 o 5 anni, si ritrovavano nello stesso livello, nessuno era il sottomesso dell'altro, nessuno era più forte dell'altro, eravamo tutti uguali e la cosa lasciava tutti interdetti, quasi increduli come se quello non fosse altro che un misero sogno. Tuttavia, arrivavo io e li scutevo uno a uno, incitandoli a migliorare. Sì, in casi come quelli non mi pentivo di essermi assunta come Thuban che molti credevano maledetto.
-Ottimo lavoro, ragazze- enfatizzò Karl dietro le nostre spalle. -Sicuramente ora che ci sei tu, Sofia, possiamo illuderci di poter convincere gli esclusi a diventare draconiani-
Io mi voltai di scatto, punta sul vivo. -ILLUDERE!?- lo sgridai. -Io non sto illudendo nessuno perché riuscirò nel tentativo, vi sto facendo credere in qualcosa di possibile!- Si, certe volte parlavo come un vero capo.
Karl arrossì fino alla radice dei capelli. -N... non volevo... of... offenderti!- balbettò, scosso.
Alzai gli occhi al cielo ma non replicai. -Karl, io prendo molto saggiamente il ruolo di Thuban- dissi, ammorbidendo il tono.
-Lo sappiamo molto bene- s'intromise Lidja che aveva finito di attaccare l'ultimo bollettino. -E te ne siamo molto grati, non eri obbligata a fare un gesto simile per noi-
-Abbraccio di gruppo?- chiesi, fingendo innocenza.
Karl e Lidja si scambiarono uno sguardo e sorrisero. Ci abbracciammo lì, nel bel mezzo del corridoio, sotto le strane occhiate dei nostri compagni.

***

-Finalmente sei uscita, stavo pensando al peggio!- mi disse con noncuranza Fabio.
Mi massaggiai le tempie doloranti. -Che vuoi?-
Stavo uscendo dall'aula 7 dopo un'ora d'Inglese con la McNab. In quelle ultime ore ero riuscita a pensare a tre cose:
1) Al party, che ormai era quasi l'argomento base nella scuola Dragoni, c'erano studenti che si chiedevano se le mie feste fossero più belle di quelle di Nidhoggr.
2) A Fabio e al suo strano comportamento.
3) A Lung, che oggi, cosa molto strana, non era venuto a scuola ed ero abbastanza preoccupata.

Volevo sbattere la testa da qualche parte.
Durante quella giornata ero riuscita ad avere la fortuna di non essere istigata o infastidita dai viverniani. Che stessero mettendo in atto un'altra vendetta? Il mio istinto rispondeva alla domanda con un secco e duro “Si!”. Che altro si sarebbero inventati? Tanto bastava uccidermi durante la notte.
-Ti accompagno alla prossima lezione- rispose con calma lui alla mia domanda.
Io alzai il sopracciglio. -Non è saggio farti vedere con me, dopotutto sei un viverniano-
-E' di questo che volevo parlarti-
Mi bloccai di colpo, incurante degli sguardi curiosi degli studenti e dei professori. Era raro vedere due nemici giurati dialogare tranquillamente, sopratutto se si trattava di me e Fabio, tutti sapevano dei nostri battibecchi e che il primo giorno di scuola lo avevo insultato. -Di cosa diamine parli?
-Che voglio ritornare a essere Eltanin-


Note dell'Autrice (che è talmente stressata che vuole buttarsi da un edificio):

Chiedo scusa per il ritardo ma, gente, sono stata occupatissima con la scuola tra compiti, verifiche e interrogazioni. Voglio dare un grazie speciale a MuriDraconianaForever12 che è stata talmente pazza da segnalare questa assurdità di storia tra le scelte. Sono senza parole!
Ovviamente ringrazio anche tutti gli altri recensori, a coloro che mi seguono da sempre e recensiscono ogni capitolo con un entusiasmo che mi contagia, a coloro che sono arrivati da poco e quelli che mi hanno lasciato un loro parere, siete più di quanto aspettavo e siccome il tempo sembra scarseggiare non ho tempo di rispondervi tutti! Ringrazio a quelli che mettono questa fic tra le preferite e mi riempe di gioia vedere che ogni giorno siete sempre di più, non mi sarei mai aspettata che questa FF raggiungesse tale “successo”.
Detto ciò, spero che il capitolo vi sia piaciuto e per ora non vi lascio nessuno spoiler ma posso dirvi che il prossimo cap sarà ambiento sopratutto nella festa che farà Sofia,
Un bacio a tutti,

marty_598

P.S. Se qualcuno si chiedeva da dove veniva il titolo -Thousand ways to say “I love you”-, che in italiano significa Mille modi per dire “Ti amo”, viene dalla frase che dice Sofia: “[...] dovrai farmi capire che mi ami veramente sebbene questo significhi trovare mille modi diversi per dirmelo.” Ogni cosa nella mia storia è collegata e ha un significato dietro. 

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


"I will love you unconditionally"

-Katy Perry

Capitolo 11

Fabio

Ad essere sinceri, non sapevo con precisione che reazione avrebbe assunto Sofia una volta svelata la “mia” più grandissima idea. La vidi come arricciava il naso, con disapprovazione, e mi analizzava con quei suoi occhi indagatori e distaccati dal mondo. Non riuscivo a cogliere i suoi pensieri come lei era capace a farlo con me, non fece nessun gesto imprudente (cosa molto strana, dopotutto stiamo parlando di Sofia Schaflen!) e non mi mandò a quel paese senza troppi giri di parole. Semplicemente rimase in silenzio e, cosa ancora più assurda, scoppiò a ridere all'improvviso! Io la guardai confuso. Cosa c'era di divertente nella frase: “Voglio ritornare a essere Eltanin”?
-Dimmi un po', Fabio, che ti sei fumato questa mattina? Sarà già un miracolo se i draconiani ti vorranno tra loro, ma diventare Eltanin? Non stai correndo troppo? Dopotutto li hai traditi, perlomeno nella loro versione di storia e ti odiano quasi quanto Nidhoggr- replicò lei, tutto d'un tratto seria. Anziché apparire come una semplice diciassettenne, sembrava più una trentenne, con quell'aria da matura e un po' tormentata. Ovviamente sapevo benissimo cosa pensavano i draconiani di me, sapevo che farmi accettare da loro sarebbe diventata una sfida che avrei accolto con molto piacere. Sbocciai in quei miei soliti sorrisi e ci fu una guerra d'occhiate tra me e la draconiana. In quel momento eravamo soltanto noi due, la scuola, i corridoi, gli sguardi curiosi dei nostri compagni, tutto era sparito. Come se una mano ci avesse rinchiuso in una sfera invisibile, proteggendoci dal mondo esteriore. Fui tentato di avvicinarmi a lei e toccarle la guancia ma ritrassi quei pensieri immediatamente.
-Sofia, cosa pensi? Che non sappia cosa vanno dicendo sui miei confronti? Io conosco tutti i draconiani di questa scuola, conosco i loro punti deboli e cosa pensano, in fin dei conti sono stato il loro capo prima che arrivassi tu- dissi con voce fredda.
-Perché vuoi ritornare?-
-Forse perché mi sono stufato di essere un viverniano- risposi, afferrandomi alla prima cosa che mi passò per la testa. Sofia non sembrava convinta o soddisfatta dalla mia risposta e si mordicchiò le labbra, con impazienza. Era a disagio e la cosa non mi passò inosservato. Sicuramente avrebbe desiderato ritrovarsi in un altro posto piuttosto che ascoltare i deliri di un viverniano. Non la potevo di certo biasimare. Dopo lunghi e infiniti secondi sospirò con stanchezza. -Oggi parlerò con il consiglio- annunciò -Ma non ti prometto nulla!- aggiunse subito dopo.
-E qui che dovrei dire “Grazie”?- dissi con noncuranza.
Lei sorrise e alzò gli occhi al cielo, segno che la stavo esasperando ma nello stesso tempo si stava divertendo. -Accuccia, Szilard, non è sicuro che gli altri ti vorranno intorno, tanto meno io-
-Sei una pessima bugiarda- l'accusai.
Lei arrossì leggermente ma non replicò. -Fabio, le probabilità di convincere il consiglio a farti ritornare sono così basse che tanto vale diventare un escluso-
Un escluso? Beh, non era una cattiva idea, ma dovevo seguire gli ordini affinché Nidhoggr mi lasciasse in santissima pace, così scossi la testa e mi voltai, prendendo inconsapevolmente (o almeno penso) la mano di Sofia.
-Che diamine fai?- ringhiò lei ma ero deciso a non mollarla, così, ignorando le sue inutili proteste, filai dritto per i corridoi dirigendomi all'aula 50 dove Lorenzini insegnava Biologia. Lei provò a divincolarsi, cosa del tutto inefficace siccome la mia forza era molto più superiore della sua. Percepivo tutti gli sguardi dei miei compagni, di come sussurravano e ci indicavano. In tutti quei anni avevo imparato a non far caso alle loro occhiate sempre pronte a cogliere segni sospettosi per poi inventare pettegolezzi privi di un senso logico. Sofia sembrava cavarsela bene e attaccandosi a quell'orgoglio che teneva sempre stretto con possessione, si tranquillizzò, smise di insultarmi e mi seguii con la coda tra le gambe. Sorrisi, sentendomi vittorioso per quel trionfo alquanto insignificante. Dominare Sofia era quasi impossibile.
-Slizard, cos'è? Thuban è la tua ultima preda? Alla fine solo quelle facile vengono ai tuoi piedi, non me lo sarei mai aspettato da quella Schaflen!- urlò Ofnir quando eravamo a pochi passi dalla classe.
Se qualcuno mi chiedesse perché feci tale gesto, rimarrei nel silenzio più totale a fissarmi con imbarazzo le punte delle scarpe. Come se quelle parole avessero accesso un qualche perverso meccanismo, lasciai la mano di Sofia e lanciai un pugno dritto al naso di Ofnir. Quest'ultimo, sorpreso di una reazione simile proprio da me (onestamente, era da anni che volevo picchiarlo), non si scansò in tempo e io, spinto da uno strano bruciore che mi circolava nelle vene, riempendomi di adrenalina, lo presi per la maglietta e lo sbattei al muro. Ofnir era molto più massiccio di me, quindi mi stupii la facilità con cui lo sconfissi. Ghignando come un ebete (ammetto di non essere un normale adolescente), sibilai le seguenti parole: -Oh, mio caro Ofnir, posso pure accettare che sputtani me e la mia famiglia, ma tu prova a dire una sola parola su Zucca o a farle qualcosa, te la vedrai con me- Che diavolo stavo facendo? Ormai era troppo tardi ed ero ulteriormente nella merda. Fanculo, Sofia, per aver sconvolto la mia monotona vita!
-Cosa pensi di fare?- latrò evasivo Ofnir. -Oh, quando la Grande Viverna lo verrà a sapere chi aiuterà quella tua puttanella?- Digrignai i denti ed ero sul punto di riempirlo di schiaffi e pugni quando una esile mano
mi prese per il braccio, facendo diminuire la pressione con cui tenevo Ofnir.
-Fabio Szilard- disse una Sofia pallida come un lenzuolo ma dal tono glaciale. -Lascialo andare!-
Lanciai un'altra sfilza di imprecazioni e controvoglia liberai il viverniano dalla mia stessa presa. Il naso aveva iniziato a sanguinare e prima di andarsene, mi lanciò uno sguardo intimidatorio. Me l'avrebbe fatto pagare, con quel gesto avevo segnato la mia fine. Dannazione a te, Sofia Schaflen!

***

Sofia

Ero sconvolta, traumatizzata, sbigottita, confusa, stravolta, scioccata e molto altro ancora. Da Fabio potevo aspettarmi di tutto ma non che prendesse le mie difese davanti a decine di studenti, in un corridoio, minacciando non un viverniano qualsiasi, ma Ofnir, cazzo, il ragazzo più temuto dopo Nidhoggr! Se io ero fuori di testa, Fabio era da rinchiudere in un manicomio. Cosa poteva spingere un ragazzo come lui, menefreghista donnaiolo, a rischiare così tanto per me. Non riuscivo a comprenderlo. Ma, in tutto quel caos, non riuscivo a non smettere di pensare ad una frase detta da Ofnir... “chi aiuterà quella tua puttanella?” Di chi stava parlando? Chi era la puttanella che Nidhoggr stava aiutando? Faceva parte della minaccia a cui era sottoposto Fabio? La mia testa frullava di ipotesi e domande, ma decisa a ritornare in me, rinchiusi tutto in un cassetto mentale e allontanai debolmente Fabio dal corridoio. Sembrava perso, le parole di Ofnir dovevano averlo danneggiato interiormente e la cosa m'incuriosii. Fabio non sembrava essersi accorto che con quella sua scenetta aveva attratto l'attenzione di alcuni studenti che non smettevano di osservarci mentre ci indicavano e parlottavano tra loro. “Staranno insieme?” udii dire da una ragazza viverniana. “Anche Thuban ci tradirà?” chiese un draconiano a un suo amico. Avevo la sensazione di essere ritornata indietro nel tempo, al mio primo giorno di scuola, con l'inizio dei primi pettegolezzi e le occhiate disgustate. Tuttavia, feci finta di nulla e continuai a camminare, tirando Fabio per un braccio, diretti al cortile. Per quel giorno avrei saltato l'ora di biologia che era diventata irrilevante nello stesso momento in cui Slzilard si convertì in uno zombie. Sospirai e alzai gli occhi al cielo, chiedendo perché dovessero capitare tutte queste cose a me e pregando affinché Lorenzini non decidesse di chiamare George per dirgli che avevo saltato un'altra sua lezione. Non avrei tollerato anche le lamentele del professore, non oggi. Le corsie iniziarono a svuotarsi e gli alunni affrettavano il passo in modo tale da non arrivare tardi. In un battere di ciglia, rimanemmo solo io e Fabio, soli. La consapevolezza di essere rimasti soltanto noi due mi procurò qualche brivido da cui non riuscii a sottrarmi. Miracolosamente, Slizard si riprese da quel suo torpore e inaspettatamente, senza dire una parola, mi cinse la vita con un braccio e mi spinse dentro ad un aula vuota. -Ma che...- balbettai, ma Fabio appoggiò delicatamente la sua mano sulla mia bocca, facendomi azzittire.
-Devi fare silenzio se non vuoi farci scoprire-
Spinta dall'audacia, morsi la sua mano e come era ovvio, lui la allontanò dalle mie labbra. Imprecò a voce bassa, prima di chiudere la porta. Ignorando le sue occhiatacce, mi voltai ed esaminai l'aula. Era una classe normale, con i banchi bianchi messi ordinatamente in fila, la cattedra davanti la lavagna e le finestre illuminavano le pareti bianche intrise di qualche macchia d'umidità. Faceva freddo, un freddo piacevole che mi pizzicava le guance e il naso. Odiavo il caldo da sempre. Semplicemente consideravo insopportabile il sudore, l'umidità calda e il sole troppo luminoso che sembrava cuocerti vivo.
-Chi era la puttanella di cui parlava Ofnir?- chiesi, voltandomi di scatto. Squadrai Fabio che era seduto stancamente dietro la cattedra. Si passò una mano tra i capelli, mettendoli in disordine ulteriormente. Solo allora mi resi conto di quanto appariva esausto.
-Nessuno- rispose vago lui. -Niente che dovrebbe importarti-
Decisa ad avere qualche risposta, mi sedetti su un banco, Fabio non toglieva lo sguardo da me e io facevo altrettanto. -Allora dimmi perché mi hai difesa davanti a Ofnir, non eri obbligato a farlo, posso difendermi da sola, non ho mai avuto bisogno del tuo aiuto-
-Non poteva parlarti in quel modo- disse con voce fredda lui, una lastra di vetro che non lasciava trasparire nessun tipo di emozione.
Il mio cuore perse un battito ma non smisi di fissarlo duramente -Perché ora? E' da quando sono arrivata che non hanno fatto altro che prendermi di mira, eppure non hai mai mosso un dito-
-Le tue condizioni- mormorò lui, come se bastassero quelle tre parole a farmi capire tutto. Inclinai il capo, più confusa di prima. -Le mie condizioni?- ripetei con un filo di voce.
Lui si limitò a sorridere con malizia, aveva uno sguardo furbo che non mi piacque. -Hai chiaramente espresso che dovevo dimostrare che a te ci tenevo veramente se volevo conquistarti, ho appena compiuto un atto cavalleresco e tu mi ringrazi in questo modo?- Si portò teatralmente una mano sul petto, sbocciando in una smorfia addolorata. -Così mi offendi, Zucca-
Arrossii fino alla radice dei capelli, le mie guance erano in fiamme. -Pensavo che non l'avresti fatto sul serio!- replicai ingarbugliata. No, Fabio Szilard non si sarebbe mai abbassato a livelli simili solamente per fare colpo su una ragazza. Non era da lui. Che ci fosse un motivo dietro a quel suo repentino cambiamento? Era molto probabile.
-Rinuncerai a flirtare con le altre ragazze?- domandai mentre inarcavo un sopracciglio, scettica.
-Si-
-Non farai più sesso?-
-Si, mi accontenterò dei porno-
Rischio di soffocare ma prodigiosamente riuscii a rimanere impassibile. -Non mi userai?-
-Non lo farei mai-
-Perché fai tutto questo?-
Si alzò con grazia quasi innaturale dalla cattedra e vederlo avvicinarsi a me in quel modo mi provocò qualche brivido del tutto anomalo. Avevo i nervi a fior di pelle, il cuore mi batteva così velocemente che temevo che uscisse dal mio petto da un momento all'altro per gareggiare con Bolt nelle olimpiadi e mi maledii una e più volte per essere così indifesa quando c'era Szilard nelle mie vicinanze, come se la sua presenza facesse scattare una specie di sensore che automaticamente faceva impazzire ogni mia emozione. Quando ormai a separarci c'era qualche centimetro mi prese per una mano e con un semplice movimento, mi ritrovai in piedi, con le sue mani sulla mia vita. Mi tenne stretta, il respiro appannato da tutti quei sentimenti che mi soffocavano con una lentezza quasi dolorosa. Fabio chinò la testa ed appoggiò la fronte sulla mia. -Cosa pensi, Sofia, che non sia in grado di amare?-
-Non ho detto quello...- sussurrai.
Strusciò il suo naso contro il mio e sapevo che se non mi avrebbe baciato lui, lo avrei fatto io senza troppi rimpianti. Baciami, baciami, baciami urlava il cuore. Allontanati, allontanati, allontanati, replicava la mente.
Le labbra di Fabio si avvicinarono pericolosamente alle mie, ormai ero pronta. Chiusi gli occhi, aspettandomi un baciò che non arrivò. Lo stronzo mi aveva baciato l'angolo della bocca! Voleva torturarmi? Il cuore sospirò deluso mentre la mente esaltava soddisfatta.
-Così sei deciso a conquistarmi?- bisbigliai.
-Si, questo e altro- rispose lui. Senza darmi altre spiegazioni uscì di corsa dall'aula, lasciandomi lì, con il sapore amaro di un frutto proibito che non avrei mai dovuto desiderare.

***

-MAI E POI MAI! HO DETTO DI NO! NON LO RIVOGLIO NEL MIO GRUPPO! IO ASSENTO LA TUA PROPOSTA!- gridò Lidja. Eravamo in riunione e nell'angusto spazio dell'aula, galleggiava nell'aria molecole piene di tensione e disapprovazione.
-Lidja, hai detto che con lui i concorsi li avete sempre vinti e che i draconiani lo vedevano come un “idolo”- replicai
-Si, questo prima che ci tradisse!-
-Dagli un'altra opportunità...-
-NO!-
-Allora andremmo a votazione- borbottai. -Alzi la mano chi vuole Fabio nel nostro gruppo, riprendendo così il suo posto di Eltanin-
Tre braccia si alzarono e io aggiunsi la mia subito dopo.
-Ragazzi! Non farete seriamente?- disse una Lidja sconsolata.
-Con lui vinceremmo di sicuro- s'intromise timidamente Chloe.
Karl si aggiustò gli occhiali con gesto impacciato e tossicchiò con impazienza, richiamando su di sé l'attenzione di tutti i presenti: -Con Fabio nel nostro lato le probabilità di vincere i concorsi, sopratutto quelli sportivi, aumenteranno, quindi mi afferrerò a questa occasione nonostante significhi lavorare con lui-
Ewan si alzò dalla sedia e mi guardò dritta agli occhi. -Io penso che con Fabio intorno possiamo tirare fuori qualche informazione sui viverniani che ci verrebbe molto utile-
-Allora è deciso: annunceremo al mio party che a nome di tutti i draconiani, Fabio Szilard può ritornare a far parte nel nostro gruppo-

***

Fabio

-Spero che mi porti buone notizie- mormorò Nidhoggr, gli occhi velati dalla rabbia.
Io annuii educatamente e mi avvicinai a passo indeciso. -Il consiglio mi ha fatto entrare- risposi con il fiato sospeso.
-Bene...- sghignazzò lui. -Non mi aspettavo altro... Ora sarà molto più facile abbattere Thuban... La tua puttanella è salva... Ora puoi andare.-

***

Sofia

Caro diario,
non so neanche da dove iniziare! Questa settimana è stata da manicomio! Finalmente è Venerdì, ma questo significa solo una cosa: oggi c'è il party di Halloween a casa mia! Non sai che splendido lavoro ha fatto Thomas! Ha lasciato tutto impeccabile, adatto ad una festa moderna tra adolescenti e mi chiedo dove possa aver imparato tutto ciò un maggiordomo piombato direttamente dall'era vittoriana! Sono senza parole!
Anche i guardiani hanno dato il loro contributo e insieme siamo riusciti a montare su qualcosa di davvero unico, secondo Karl questa festa sarà strepitosa, io rimango con i miei dubbi ma sono fiduciosa che tutto andrà per il verso giusto. Ho preparato il discorso con cui cercherò di convincere gli esclusi a venire dalla nostra parte.
Ma tutte queste cose sono di poco importanza. O almeno secondo me.
Fabio ha deciso Lunedì di fare le cose “seriamente” con me e non so come sentirmi al riguardo. Deve essere impazzito e cosa ancora più assurda, vuole ritornare a essere Eltanin. Il consiglio si è aggrappato a questa opportunità e ha accettato il suo ritorno che dichiareremmo oggi, nella mia festa davanti a tutti i viverniani, draconiani ed esclusi. Lidja è ancora arrabbiata e pensa che sia una pazzia la nostra e a peggiorare tutto è che le voci circolano a una velocità impressionante e a scuola l'argomento preferito siamo diventati io e Fabio. Molti pensano che stiamo insieme, sopratutto quando vedono i modi “galanti” con cui mi parla Fabio o quel suo comportamento da gentiluomo che ha solo con me. Ringraziando al cielo, Lung non ha potuto assistere a niente di tutto ciò siccome non è venuto a scuola. L'ho chiamato in questi giorni e mi ha detto che si ritrova a Benevento dove vivono i suoi nonni. Mi ha promesso che ci sarebbe stato per la festa dove ho intenzione di mollarlo. In questi giorni ho avuto modo di mettere chiarezza sui sentimenti che mi collegano a Lung, ma sto illudendo non solo lui ma anche a tutti gli altri che pensano che siamo la “coppia perfetta”, lui non si merita una ragazza come me, deve trovare il vero amore, una persona che lo ami veramente. Se il mio cuore non avesse deciso a non ignorare o dimenticare Fabio, tra me e Lung non può nascere niente oltre l'amicizia. Lidja, con la sua “telepatia” è riuscita a intuire qualcosa e oggi mi ha confermato i suoi sospetti.
Mi nascondi qualcosa, Sof, qualcosa che ha come soggetto quel cretino di Szilard.”
Cosa te lo fa pensare...?” avevo chiesto mentre deglutivo a fatica.
Spero che quel deficiente... Oh, che sciocchezze le mie! Lascia perdere, sono troppo paranoica...”
No, no, dimmelo” Come dico sempre, la curiosità uccise il gatto.
O Fabio Szilard si è veramente innamorato di Thuban perché posso assicurarti che non ha mai trattato così una ragazza come lo sta facendo ora con te oppure è manovrato da Nidhoggr e tutto questo è un piano per arrivare a qualcosa di più grande...”
Okay, ammetto che Lidja mi ha sempre messo un po' di paura... “E cosa c'entro io?”
Penso che tu provi qualcosa per quello stronzo e che lui lo sappia benissimo e sta usando questo punto debole per illuderti”
Si, mio caro diario, questa è Lidja: sto seriamente pensando che riesca a leggere nel pensiero e non mi sorprenderei se la vedessi di punto in bianco muovere gli oggetti con la forza della telecinesi. Se devo essere onesta, anche io sospettavo qualcosa, di Fabio Szilard non mi fido ciecamente, solo uno stupido lo farebbe ma pensare che sia tutta opera di Nidhoggr? Non so perché, ma un po' lo dubito, sembra che Fabio si diverta a provarci costantemente con me, affiancandomi nei corridoi, sempre pronto a farmi ridere o (nonostante mi vergogni ammetterlo) eccitare. Come ho già detto, sono felice che Lung non abbia avuto il grandissimo onore di vedere tutto questo.
E' tutto un casino, tra scuola, compiti, professori, draconiani, viverniani, esclusi, Fabio, Lung... Lo stress mi sta uccidendo, per non parlare delle prove, a Gennaio inizieranno le olimpiadi scolastiche e i draconiani devono allenarsi molto duramente,
La tua
Sofia, ragazza che è si è messa in un casino dal quale non riesce più a uscire.

***

Nidhoggr

Mancavano ore all'inizio della festa ma siccome la Grande Viverna era ossessionato con la puntualità, andò a prepararsi, indossando il suo “travestimento”. Era una festa in costume e come tale, i ragazzi avrebbero dovuto indossare costumi spaventosi, dopotutto era Halloween. Con una smorfia disgustata, finì di vestirsi. Sullo specchio c'era il riflesso di un ragazzo dall'aria accattivante, gli occhi erano due pozzi verdi, i capelli biondo cenere sempre in ordine e l'espressione seria, un po' pensierosa. Uscì dalla sua stanza e a passo lento andò dritto alla limosine dove lo aspettava l'autista.
-Mio sire, andrà dritto alla festa?-
Nidhoggr alzò una mano, annoiato. -No, andremo prima da lei, voglio vedere come sta- disse, le sue labbra in un ghignò malefico. Il giovane entrò spedito nell'auto, ignorando i brividi di cui era scosso il povero autista. “Chi me l'ha fatto fare di venire qui!?”, si chiedeva il conducente, ma rammentando quanto lo pagava quella famiglia per quell'umile lavoro, entrò nel lato del guidatore e avviò il motore.
Con i suoi quasi diciotto anni di età, Nidhoggr aveva desideri alquanto ambigui, se c'era una cosa che l'ha sempre assillato era quell'innaturale voglia di possedere tutto, dominarlo per poi usarlo a scopi propri. Le ragazze non gli hanno mai chiamato l'attenzione, almeno fino a due mesi prima. C'era solo una persona che faceva parte costantemente nei suoi pensieri è quella persona era Sofia Schaflen, ma a differenza di molti, che bramavano sesso o fama per poi urlare a tutta la scuola che si erano fatti Thuban, Nidhoggr voleva vedere sconfitta quella ragazzina che con il suo arrivo aveva spezzato quell'equilibrio che aveva creato nella scuola Dragoni. Prima che arrivasse Thuban tutto era in ordine (o perlomeno nei suoi standard di “normalità”), i viverniani comandavano i draconiani e quest'ultimi erano così facili da spaventare e sconfiggere che ormai aveva iniziato a perdere interesse nei concorsi o nei draconiani in generale. Ma prima di Thuban, arrivò Fabio, all'epoca era un ragazzino sui 14 anni, ma dalle idee ammirevoli, in pochi mesi conquistò la fiducia dei draghi e iniziarono a vedere in lui una speranza. Era diventato una minaccia che Nidhoggr doveva assolutamente abbattere. Insieme alle sue spie, riuscì a capire lo strano passato di quel ragazzino così tormentato ma deciso ad aiutare i draconiani. Riuscii a minacciarlo e fu piuttosto facile, dopotutto era ancora un bamboccio, facile da padroneggiare. In lui c'era qualcosa che chiamò l'attenzione della Grande Viverna e lo volle tra i suoi. I draconiani ritornarono a perdere la fiducia in se stessi e la scuola Dragoni era ritornata con il suo equilibrio naturale. Gli anni passarono, ma Fabio era diventato quasi difficile da controllare, doveva trovare un'altro modo per sottometterlo e fu lì che venne a sapere di lei. Oh, la ragazza che amava Fabio, la ragazza che cercava di proteggere con tutto se stesso, l'unica ragazza che sembrava provare qualcosa che non era un'attrazione sessuale. Calcolando tutto fino ai minimi dettagli, la giovane rimase incinta... Che guaio per il povero Fabio, che in quel periodo a malapena riusciva ad aiutare solo lei, all'improvviso si ritrovava a dover prendersi cura di due persone. Ed è qui che Nidhoggr appare, con una nuova minaccia che sicuramente Fabio non poteva rifiutare: avrebbe aiutato economicamente la ragazza e la sua figlia se sarebbe rimasto tra i viverniani, seguendo gli ordini della Grande Viverna. Niente di più facile. Ormai lo teneva sulle spine.
Passarono due anni e Fabio sembrava un cagnolino addomesticato. Ormai Nidhoggr non aveva niente di cui preoccuparsi, perlomeno fino all'arrivo di lei, Schaflen. Sofia era la prima ragazza che riusciva a richiamare l'attenzione di Nidhoggr. Non tanto per amore, ma per quella sua determinatezza che spingeva alla Grande Viverna ad abbassare la testa di tanto in tanto e dimostrare che la rispettava. Perché dopotutto era così, dopo anni di una vita quasi noiosa, trovava un degno avversario, qualcuno del suo stesso livello e la cosa lo emozionava ma nello stesso tempo lo irritava. Odiava il fatto che i draconiani non lo temessero come prima, che quella Thuban avesse abbastanza fegato da sfidarlo davanti a tutti, a insultarlo come se nulla fosse e che riuscisse sempre a rialzarsi ogni volta che lui contraccambiava i suoi favori. La cosa che più lo lasciava spiazzato era il fatto che Sofia Schaflen non sembrasse avere un punto debole, ogni volta che pensava di averla sconfitta, lei ritornava alla ricarica, più forte di prima. Anzi, ora che ci ripensava, Thuban aveva una debolezza, che aveva un nome: Szilard.
Solo un'idiota non si sarebbe accorto di quanto era attratta Schaflen dal viverniano. Ma la cosa che più lo preoccupava era che inconsapevolmente, anche Fabio ricambiava quei sentimenti. Per quanto il viverniano fosse sotto minaccia e controllato, Nidhoggr non si fidava di lui, non per questo, il povero Fabio era sempre sorvegliato da Nida, Ratatoskr ed Ofnir. Sapeva che prima o poi Szilard si sarebbe ribellato, tradendo così tutti loro e lui non poteva permetterlo. Per il momento si sarebbe tenuto stretto la giovane fanciulla.
-Siamo arrivati, mio sire-
Nidhoggr scese dalla limosine e camminò per quelle vie strette e buie che ormai conosceva a memoria. Si fermò davanti ad una porta di legno dove bussò con forza. Udì come dei passi si avvicinavano in fretta e davanti a lui apparve la figura di una bella ragazza. Aveva l'aria stanca e appena lo riconobbe, sbiancò come un cadavere.
-Nidhoggr...- sibilò tra i denti. -Che ci fai qui?-
-Ho un messaggio per il carissimo Fabio...-
-Non è in casa, lo sai benissimo che non vive qui-
-Non m'interessa, se vuole che la sua ragazza preferita e la sua amata bambina riescano ad arrivare a fine mese, dovrà obbedirmi in tutto, se solo si azzarda a tradirmi, non la pagherà solo lui-
-Bastardo- mormorò lei
-E'stato un piacere rivederti- ghignò la Grande Viverna.
In tutti quei anni aveva imparato una cosa sull'amore: era la causa di molti tradimenti, se Fabio sarebbe arrivato ad amare Sofia, era certo che sarebbe stato disposto a voltargli le spalle pur di proteggere la sua carissima draconiana e lui, Nidhoggr, lo avrebbe evitato.

 


Note dell'Autrice:

Si, lo so, volete uccidermi, ma purtroppo ho un avviso per voi: dati gli impegni a scuola, aggiornerò una volta alla settimana. Qualcuno direbbe: perché? Ma la scuola à finita! Ebbene, i miei cari, io non vivo in Italia, anzi, sto dall'altra parte del mondo dove la scuola finisce a Febbraio e inizia a Maggio. Quindi, siccome la mia vita non gira su EFP, e sono una studentessa che sta sul punto di avere una crisi isterica, i miei aggiornamenti potrebbero subire dei cambiamenti. Questa storia potrebbe essere momentaneamte sospesa, quindi, vi consiglio di controllare il mio profilo (marty_598) e leggere tra le note le varie informazioni. Detto questo, vorrei scusarmi con voi, lettori, ma ho dovuto fare all'ultimo secondo un cambiamento e perciò il capitolo non si è concentrato sulla festa che farà Sofia, spero, comunque, che vi sia piaciuto lo stesso.
Un grazie a tutti i recensori, ai lettori silenziosi e a coloro che mettono questa fic tra le seguite/preferite/ricordate,
baci,

marty_598

P.S. (http://www.efpfanfic.net/viewuser.php?uid=239940)

P.P.S. Non c'entra niente con la storia ma ci tenevo a raccontarvelo... Il mio migliore amico, che sicuramente è più pazzo di me, vuole far leggere questa FanFiction a Licia Troisi, io dubito che lo faccia ma se lo farà, beh, credo che morirò...

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


"La luce del giorno svanisce mentre ti osservo da lontano,
L'oscurità viene reclamata dal cielo e voglio solo che tu sappia:

si presume che dovremmo stare a chilometri di distanza,
ma qualcosa mi avvicina,
si presume che dovremmo stare a chilometri di distanza,
ma la gravità ci avvicina,
vicino alla tua pelle,
ribellione nel profondo,
hai preso il sopravvento su di me e sembra che non posso nuotare,
la parte superiore di me stesso,
io sono sotto il tuo controllo,
chiedendoci come siamo arrivati fin qui,
le anime non sono destinate per cose come questa,
I nostri mondi non sono mai stati destinati a scontrarsi,
Ti conviene lasciarmi fuori mentre
hai qualcosa da lasciare alle spalle."

 -Dank Walker

Capitolo 12

Fabio

-Nidhoggr ci ha fatto una visita- fu tutto ciò che lei disse appena misi un piede dentro l'appartamento.
Digrignai i denti con rabbia e serrai i pugni con forza, le unghie sembravano voler trapassare la pelle. Vedendo tale reazione, appoggiò una sua mano gentile sul mio braccio e sorrise con dolcezza. -Non sei obbligato a patire tutto questo... Con il mio lavoro posso mantenere la bambina-
Sospirai con stanchezza. -Guardati, sei esausta e la tua amica non può fare la babysitter costantemente, poi, voglio ricordarti che quella bambina ha il mio stesso sangue, quindi devo aiutarvi-
-Non parliamo di queste cose...- troncò la conversazione lei. -Hai detto che andrai ad una festa? Anche Nidhoggr ci sarà?-
Valutai le risposte, non volevo di certo preoccuparla ulteriormente con i miei inutili problemi, aveva già molto a cui pensare, ma dopotutto lei mi conosceva talmente bene che avrebbe intuito se mentivo o no. Optai per la sincerità. -Si, devo fare un lavoro per lui-
-Che tipo di lavoro?-
Certe volte odiavo la sua curiosità. -E' per una ragazza che gli sta creando qualche seccatura- risposi evasivo.
Mi lanciò un'occhiata fugace e i suoi occhi s'illuminarono di colpo. -Ti sei innamorato!-
Sobbalzai per quella sua repentina frase e sgranai gli occhi, incredulo. -Ma che diavolo dici? Io? Innamorato? Ma quando mai?-
-Sei arrossito!- Per avere 19 anni tendeva ad avere un comportamento infantile ed irritante. -E dimmi, com'è!? Quando potrò conoscerla!? Dai, Fabio, dimmelo! Dopotutto siamo come due migliori amici!-
-Questo non è di tua incombenza! Ti ho già detto di non mettere il naso nei miei affari!-
-Fabio, hai solo 17 anni, tra poco compierai 18, non essere così noioso! Sarai andato a letto con un'infinita di ragazze, ma è la prima volta che ti vedo così protettivo nei confronti di una giovane, state insieme? Ti sei dichiarato?-
-La smetti?- borbottai mentre mi allontanavo da quell'uragano e mi dirigevo in cucina a passo lento. Aprii uno scaffale e presi un bicchiere di vetro, versai un po' d'acqua e iniziai a bere tutto d'un fiato. Lei mi aveva seguito fin lì e mi stava rivolgendo un sguardo duro da dietro quei suoi occhi nocciola. -Non dovresti andare da Willow? Sei madre, diamine, non posso fare tutto io!-
-Tranquillizzati, sta dormendo nella sua stanza- replicò. -Ma se vuoi andare a questa festa devi dirmi il suo nome-
-Perché t'interessa così tanto? Lo sai che le uniche ragazze che amo siete tu e Willow-
-E' diverso, Fabio-
-E' pur sempre amore- bofonchiai, sembravo quasi Sofia, lei e il suo irresistibile broncio. Il solo ricordo mi fece sorridere e, ovviamente, a lei non passò inosservato.
-Stavi pensando a lei! Non ti ho mai visto sorridere così! Oh mio dio! Ti sei innamorato sul serio!- trillò eccitata. -Fabio Szilard, devi assolutamente dirmi il suo nome!-
Alzai agli occhi al cielo e maledii i dei dell'olimpo. -Sofia Schaflen- risposi vago, sperando di calmarla ma lei corse verso di me e mi abbracciò con slancio. -E cosa succederà con lei...?-
-Non lo so, una cosa alla volta, devo fare una cosa alla volta...-

***

Sofia

Un cielo sereno dalle mille sfumature iniziava a sparire lentamente verso Ovest per rimpiazzare un buio tenebroso. Nella notte c'era un vento gelido per niente spiacevole, le foglie degli alberi sfrusciavano pigri mentre il riflesso dell'acqua del lago Albano sembrava sovrastare su quel magnifico paesaggio. Tutto era in ordine e impeccabile. Mi voltai con una luce raggiante negli occhi e osservai le varie decorazioni. Dai vari pini pendevano decorazioni arancioni dove si poteva vagamente leggere la parola “Halloween”, lo spazio era illuminato dalle candele a forma di zucca e da alcuni lampioni, vari tavoli rivestiti da una tovaglia nera, risiedevano in forma irregolare vicino alla villa e di certo il cibo non mancava. C'erano anche alcuni steri dove più tardi il Dj avrebbe fatto partire varie canzoni scelte dai guardiani. Ero emozionata e ogni cellula del mio corpo fremeva eccitante. Mancavano pochi minuti per l'inizio della festa e non vedevo l'ora di enunciare il mio discorso agli esclusi.
Feci un ultimo giro, per controllare le ultime cose, ed infine entrai in casa dove trovai i guardiani ad aspettarmi con i loro costumi. Lidja indossava un costume da strega simile al mio e le stava d'incanto, Karl era un mix tra il dottor Jekyll e il signor Hyde, Ewan aveva deciso di diventare Jack Sparrow e Chloe era un Avatar. Sembravamo un gruppo d'imbecilli ma la cosa non m'importò più di tanto e andai verso di loro con un sorriso da ebete stampato nella faccia.
-E' tutto pronto?- domandò Lidja, spruzzava felicità da tutte le parti ed era emozionata quanto me.
-Si, possiamo dare inizio alla festa-

***

Gli invitati non tardarono ad arrivare, i primi a fare il loro ingresso furono i draconiani, poi gli esclusi e solo più tardi anche i viverniani. Io ero in continuo movimento, mi assicuravo che le cose filassero lisce, chiacchieravo con tutti (eccetto i viverniani, non sarei caduta così in basso, per me potevano persino buttarsi al lago) e la musica, a volte rock, a volte metal, a volte lento, era un piacevole suono di sottofondo che mi confortava. La maggior parte dei ragazzi ballavano, alcuni sotto la luce delle candele, altri più in là, sotto l'ombra degli alberi per avere un po' più di privacy, altri ragazzi erano andati a farsi un giro nelle vicinanze (dopotutto la festa era in un luogo aperto) e qualche coppia di amanti avevano deciso di andare sulle sponde del lago a godersi il tenue bagliore della luna. Io e Lidja ci divertimmo ad osservare i costumi altrui e cercavamo di indovinare chi poteva esserci dietro. Vedemmo una ragazza vestita da fiore che gironzolava vicino ai tavoli delle bibite, poi notammo vagamente un ragazzo coperto da un lenzuolo bianco (secondo lui era un fantasma, per essere più precisi: Casper), c'era un transformer rosso e un gruppo di teletubbies (che, ovviamente, facevano parte dei Draconiani). Tutti si stavano divertendo, persino i viverniani, quindi potei fare un sospiro di sollievo e godermi del tutto la serata. Il prof, per non disturbare, aveva deciso di andare al lavoro e finire alcune cose e Thomas era misteriosamente sparito dal nulla. Lung non si fece vivo e io iniziavo a preoccuparmi seriamente, ma mi dimenticai quasi immediatamente di lui quando percepii due mani soffici che si soffermavano sui miei fianchi. L'ultima volta che ero stata in una festa, ero ubriaca (cosa che avevo deciso di non ripetere, quindi fino a quel momento mi ero limitata a bere succo d'arancia), avevo ballato con Ofnir (sono rimasta traumatizzata da quel giorno) e, come ciliegia sulla torta, avevo vomitato sul vestito della povera Nida. Così, cercai inutilmente di voltarmi, ma il ragazzo, notando la mia reazione di allerta e disagio, mi tenne stretta impedendomi di vederlo in faccia e parlò con voce soave e seducente. -Sembri alterata, Zucca- disse un Fabio divertito.
1... 2... 3... respira e ispira, respira e ispira, training autogeno, Sofia, training autogeno -COSA CREDEVI DI FARE!?- sbottai subito dopo, rossa in viso mandando a quel paese quella tecnica di rilassamento che mi aveva consigliato Lidja.
Fabio mi teneva in modo tale da averlo dietro alle spalle e ad un certo punto percepii il suo respiro caldo lungo il mio collo. -Vuoi che me ne vada?- domandò, dal tono sembrava offeso ma siccome si trattava di Fabio Szilard, sapevo che stava solo fingendo.
-Fai quello che ti pare- replicai secca.
Fui scossa da un brivido quando sentii la sua mano indugiare sulla cerniera del vestito. -Se lo dici tu...-
Mi accorsi che aveva allentato la presa sui miei fianchi, così, afferrandomi a quella sua distrazione, mi voltai con la mano alzata, pronta a dargli uno schiaffo sulla guancia. Tuttavia  lui fu più scaltro, riuscì a bloccarmi in tempo e tirandomi per il braccio, mi avvicinò al suo petto. I nostri visi a poca distanza. -E' così che tratti i tuoi ospiti- si burlò lui.
-Non posso perdere il tempo con te- sibilai indispettita. Ora che lo avevo di fronte potei guardarlo meglio e analizzare il costume che si era infilato. Fabio indossava un borsalino, dei pantaloni larghi e marroni dove pendeva una liana, una camicia bianca e un giacchetto di cuoio nero. Scoppiai a ridere appena mi accorsi quale personaggio stava cercando di imitare. -Indiana Jones? Sul serio? Ti credevo più originale- lo punzecchiai.
Lui mi rivolse un sorriso astuto e mi fissò dritto agli occhi. -Si, ma vestirsi da strega è ormai passato di moda, Zucca, non ti credevo così... noiosa-
-Tu... razza d'imbecille, ricordami di non invitarti più alle mie feste- bofonchiai offesa. -Adesso toglimi le tue luride mani da addosso, ho delle cose da fare- cercai di divincolarmi ma Fabio sembrava deciso a non mollarmi, così gli lanciai un'occhiataccia in grado di piegare un'intera popolazione.
-Mi devi un ballo- fu tutto ciò che disse e come sempre, non ebbi tempo di replicare che mi aveva già introdotto nei suoi soliti giochetti. Mi trascinò in pista e la gente, vedendoci, ci fece passare come se fossimo chissà-che-tipo-di-persone-importanti. Ma visto da un certo punto di vista era proprio così, io, Thuban, che ballavo con uno dei più fidati “servi” di Nidhoggr, che un tempo aveva assunto la carica di Eltanin portando al successo i Draconiani. Una scena inaudita.
Fabio mi avvolse con le sue braccia e io, per seguire l'esempio delle altre ragazze, appoggiai le mie mani dietro al suo collo. Ondeggiammo per un po' e io lanciavo occhiate nervose da tutte le parti. Ero fottutamente a disagio e volevo calpestare Szilard.
-Ci stanno osservando tutti- mormorai titubante.
-Ignorali- rispose lui.
-Non ci riesco, oddio, cosa penseranno di me?-
-Devi rilassarti-
-Rilassarmi? Come puoi chiedermi qualcosa di simile!? Sei ancora un viverniano!-
Lui sbuffò con drammaticità e mi avvicinò ulteriormente a sé. -Hai paura che ci vedano così?- domandò.
-Fabio ma che cosa...?-
Non mi lasciò finire la frase che con un gesto fulmineo mi aveva già preso per il collo, avvicinando il mio viso al suo. Le nostre fronti si toccavano e lo spazio tra le nostre labbra era troppo ridotto. -Oppure che ci osservino così?-
Il cuore mi batteva talmente in fretta che temevo che uscisse dal petto per gareggiare in una corsa di 100 metri. Stavo tremando e non per il freddo. -Smettila- gli ordinai.
Lui m'ignorò e inchinò la testa per lasciarmi una scia di baci sul collo. Dio, voleva uccidermi oppure voleva rovinare la mia reputazione. Desideravo con tutta me stessa allontanarmi da lui per poi, dargli un pugno dritto a quella bellissima mascella. Fortunatamente, riuscii a controllare quel mio istinto assassino che tanto voleva uscire. Rimasi congelata e, nonostante i capelli di Fabio insieme al suo petto m'impedivano una migliore visuale, sapevo che ci stavano osservando tutti.
-Sai- mormorò lui a bassa voce. -Non capisco perché ti debba nascondere dietro un'insignificante scusa e mettere in ballo la storia che un viverniano non possa stare insieme a una draconiana quando in realtà la tua è solo paura di affrontare i sentimenti che provi per me-
Sgranai gli occhi e inarcai un sopracciglio.
Auch, colpita e affondata.
Mi lanciò un sorriso sbieco prima di baciarmi la fronte, la punta del naso e solo infine, l'angolo della bocca.
-So che vuoi questo maledetto bacio, quasi quanto lo voglio io- continuò malizioso. -Ma arriverà solo quando ammetterai di provare qualcosa per me, come vedi, Schaflen, anche io ho delle condizioni-
-Che?- balbettai. -E se non la ammettessi mai?- Cosa molto probabile. -Mi stai ricattando?-
-Se non lo fai, beh, pazienza, posso eccitarti e farti soffrire in altri modi- replicò con noncuranza. Il mondo in cui lo disse mi lasciò senza fiato, ero perdutamente e catastroficamente attratta da lui, a chi potevo mentire?
-Sei uno stronzo senza cuore- sputai.
-Si, uno stronzo per cui hai perso la testa- strusciò il naso contro il mio e di certo non ci voleva i migliori dei psicologi per capire che si stava divertendo. Amava prendersi gioco di me e stuzzicarmi, ormai ero diventata una pedina nelle sue mani e non ci sarebbe voluto molto prima che cedessi.
-Lo sai che sono fidanzata, vero?- gli ricordai.
-Giusto, infatti ho un'altra condizione- Alzai gli occhi al cielo, esasperata. Non era lui quello che doveva provarci con me? Da quando si erano capovolti i ruoli? -Se non lo lasci entro oggi, lo farò io-
-COSA!?- con un sobbalzo mi allontanai da lui e lo guardai incredula. -Non devi interferire nella mia vita amorosa, diavolo! E che significa che lo farai tu?-
Fabio si avvicinò col fare felino e mi parlò nell'orecchio. -Sbaglio o nelle tue condizioni mi vietavi di flirtare con le altre o di non farci sesso? Mia cara Schaflen, anche io desidero altrettanto, non voglio Lung tra i piedi se no mi vedrò obbligato a fare in modo che sia lui a lasciare te, raccontandogli di quella volta nella tua stanza oppure quando eri disposta a baciarmi qualche giorno fa a scuola nell'aula vuota-
1... 2... 3... respira e ispira, respira e ispira, training autogeno, Sofia, training autogeno. -Tu piccolo bast...- Niente da fare, quella tecnica con me non funzionava.
-Purtroppo devo lasciarti- sghignazzò lui, interrompendomi. -Ci vediamo più tardi- e sparì come un fantasma tra una folla sbigottita.
Imprecai a bassa voce e sorpassai vari studenti che mi fissavano curiosi.

***

Credevo che la serata non potesse peggiorare. Purtroppo mi sbagliavo. Dopo l'interessante dialogo tra me e Fabio, entrai spedita a casa, sembravo un animale inferocito e dovevo tranquillizzarmi. Salii le scale, diretta alla mia camera e una volta aperta la porta avrei potuto trovare di tutto ma non una Lidja scossa da singhiozzi nel mio letto.
Corsi verso di lei. -Lidjia! Cosa è successo?- quasi urlai, l'abbracciai da dietro scuotendola leggermente.
-Scusami, sto rovinando la tua magnifica festa- disse lei tra le lacrime.
-Che si fotta la festa!- replicai. -Tu sei molto più importante- presi da un mobile una scatoletta e tirai fuori un fazzoletto. Glielo porsi amabilmente e senza mai smettere di abbracciarla, ci sdraiammo nel letto.
-Adesso dimmi tutto- le ordinai.
Lei si asciugò con foga le lacrime e fece una smorfia addolorata. -Ewan- mormorò. -Quel deficiente! Lo odio, lo odio, lo odio!-
Scossi la testa con impazienza. L'argomento Ewan e Lidja era un vero tabù, lei si era sempre accontentata di dirmi “Siamo solo amici”, “E' come un fratello”, “Io? Gelosa di quelle stronze? Mai.”, “Tra me ed Ewan non ci sarà mai nulla oltre l'amicizia”. Per me era ovvio lontano un chilometro che il povero ragazzo provasse qualcosa ma Lidja sembrava averlo fatto finire in una Friendzoned senza una via d'uscita. La mente di Lidja era un mistero, un labirinto senza fine così iniziai a smettere di farle domande aspettando che sia lei quella a parlare e dirmi quali erano i suoi veri sentimenti.
-Ero disposta a provarci- iniziò a dire. -E neanche dopo venti minuti lo ritrovo con una ragazza nuova, come se la mia dichiarazione non lo avesse neanche sfiorato!-
Sembrava che anche Lidja aveva problemi nel paradiso.
-Un motivo per cui non mi ero mai dichiarata era per paura di venire ferita da lui, non volevo che calpestasse il mio cuore come se fosse un affare comune da giocarci di tanto in tanto-
Wow, dopotutto non ero la unica ad avere la stessa paura. Le accarezzai la testa e cercai di consolarla. -Vedrai che aggiusterete tutto, vuoi che ti lasci sola?-
Lei annuii debolmente. -Posso dormire da te?- chiese con un filo di voce.
-Certo! Non c'è neanche bisogno di chiedermelo
Mi alzai riluttante e prima di chiudere la porta, spensi la luce. Mi parve di sentire un “Grazie di esserci”, ma quando mi voltai Lidja sembrava essersi già addormentata.
Sospirai con aria stanca, inconsapevole che mi aspettava molto altro.

***

Appena mi ritrovai tra la folla quasi ubriaca che ballava come se non ci fosse un domani, iniziai a cercare Ewan da tutte le parti. Speravo che tutta la questione fosse un malinteso di Lidja, Ewan stravedeva per lei e dubitavo che fosse così stupido da flirtare con la prima passante o perlomeno ci speravo. Stavo cercando di sorpassare alcuni ragazzi che facevano movimenti osceni che loro consideravano “ballo moderno” quando delle voci familiari mi chiamarono.
-Sofia!- urlarono contemporaneamente Carlo, Martina e Sara. Era la prima volta che li incrociavo da quando era iniziata la festa e
 non passavano di certo inosservati con quei costumi. Carlo era Superman, Martina Catwoman e Sara... Flash? Ci voleva del fegato per andare in giro così.
-Hei, ragazzi!- li salutai. -Vi state divertendo?-
-Ma certo!- rispose una Martina felicissima.
-E' bellissimo, le decorazioni, il cibo, il lago... Oddio, vivi nel Paese delle Meraviglie!- s'intromise Sara.
-Ed è fortissimo giocare a nascondino tra i fitti alberi- continuò Carlo.
I tre fratellastri erano davvero emozionati. -Giocare a nascondino? Non direte sul serio? Ma quanti anni avete, cinque?- li stuzzicai.
-Non si è mai troppo giovani- cercò di dire con saggezza Carlo.
-Concordo con lui- mormorò Martina.
Sorrisi divertita ma rammentando il motivo per cui mi trovavo lì, assunsi un'espressione seria. -Ragazzi, per caso avete visto Ewan?-
-Si- rispose Sara. -Stava insieme a quella draconiana... Credo si trattassi di Valeria, li ho intoppati mentre...-arrossì di colpo. -Sai, quelle cose un po' intime, c'era un'atmosfera così erotica... Hey, ma che ti prende?-
Ero impallidita come un cadavere. Non potevo crederci, Ewan con Valeria...? Cosa diamine si era fumato? Alzai di colpo la testa e fissai duramente Sara. -Dimmi dove li hai visti!-
-Vicino al lago, stavano sotto ad un albero di pino, c'era una pietra enorme vicino a loro... Vuoi dirci che succede?-
-Mi dispiace ma credo che oggi commetterò il mio primo omicidio- ringhiai inferocita e senza lasciare altre spiegazioni mi voltai, addentrandomi tra gli alberi. Corsi come una matta e neanche dopo qualche secondo, arrivai tra le rive del lago. Sapevo perfettamente dove si trovava l'enorme pietra di cui aveva parlato Sara e temevo cosa avrei incontrato, ma niente sarebbe riuscito a calmare quel drago che si dimenava dentro di me. Avrei preso Ewan per i tesori di famiglia e mi avrei fatto spiegare il motivo di quella sua cazzata colossale. Come poteva ferire così a Lidja? Stavo pensando a metodi di tortura quando udii dei gemiti provenire da dietro una roccia. Bingo, li avevo trovati. Cautamente mi avvicinai e ciò che vide mi lasciò con la bocca aperta: Ewan che baciava da tutte le parti il corpo di Valeria. Non ci pensai due volte e saltai fuori.
-COSA DIAVOLO CREDI DI FARE, RAZZA DI CITRULLO!-
Valeria lanciò un urletto spaventato ed Ewan sobbalzò.
-Sofia!- disse, la sua voce era un po' strana e io inchinai la testa, confusa... Lui non poteva essere...
-Se vuoi puoi unirti anche tu, io, Lidja e te!- Oh cazzo, era ubriaco! E poi... Cosa c'entrava Lidja?
Abbassai la testa e vidi alcune lattine vuote di Vodka... -Cristo, cosa pensi di fare?- esclamai sconvolta.
-Cosa c'è di male a dichiarare il mio amore a Lidja!- prese per il fianco Valeria ed iniziò a baciarle il collo. Lei mi lanciò uno sguardo malvagio da dietro quel suo costume da strega, uguale a quello di Lidja, e solo allora compresi tutto. Avevano ingannato Ewan, facendolo ubriacare e lui, confondendo Valeria con Lidja, aveva iniziato a flirtare con la viverniana davanti alla ragazza in questione, che sentendosi umiliata e tradita, era scappata dalla festa. Sapevo che tutto quel piano non era opera di Valeria, dietro a tutto ciò poteva esserci solo lui, la Grande Viverna, Nidhoggr.
-Maledetto!- sibilai alterata. Notando una lattina di Vodka ancora piena, la raccolsi e gliela versai addosso a Ewan. -Svegliati, coglione! Sei proprio un deficiente!- imprecai.
Valeria si alzò da quel giaciglio improvvisato e sorrise beffarda. -Alla fine ci sei arrivata... Che dire, sei più intelligente di quanto fai credere agli altri- si burlò. Si aggiustò il vestito e girando i tacchi, mi lasciò sola con un Ewan che parlava da solo. -Ora vado a letto, mamma!-
-Fanculo!- gridai al cielo e lanciai un'occhiataccia a quel Ewan-bambino.
-Non si dicono le parolacce, sorellina- balbettò lui.
Perché nelle feste doveva sempre andare tutto a rotoli? Stavo pensando a come uccidere Ewan una volta che avrebbe ripreso la conoscenza quando udii dei passi avvicinarsi.
-Ti serve aiuto?- mi canzonò una voce.
-Non è il momento, Fabio...- Mi voltai a guardarlo. Era appoggiato con noncuranza su un albero e aveva un sorriso sarcastico sulla labbra. -Aspetta...- aggrottai la fronte e lo guardai attentamente. -Tu che ci fai qui?-
-Ti ho seguita e devo ammettere che è stata una scena epica vederti delirare davanti ad un Ewan privo d'intelligenza propria... La tua drammaticità è disarmante-
-Stai zitto- bofonchiai. -Piuttosto aiutami...- Lanciai un'occhiata a Kuma che si era addormentato come un sasso. Chi glielo avrebbe spiegato a Gillian? -Potresti portarlo fino alla villa...? Povero, domani starà a pezzi... So come ci si sente dopo la sbornia- dissi pensierosa.
Fabio, miracolosamente, decise di aiutarmi e senza dire una parola, prese Ewan da sotto le braccia ed iniziò a trainarlo. Io lo seguii, ritrovandomi quasi a correre. Quando raggiungemmo il luogo della festa, tutti i ragazzi in circolazioni non smettevano di fissare Ewan con aria incredula mentre lo indicavano. Riuscii a fare un sospiro di sollievo solo quando varcammo la soglia della porta. Dissi a Fabio di appoggiarlo sul divano e lui obbedì. Mi accasciai stancamente su una sedia e mi strofinai gli occhi. Sbadigliai sonoramente e Fabio sorrise divertito. -Sei distrutta, eh Zucca?-
-Già, e devo ancora fare il mio discorso- battei le mani sulle cosce e mi alzai. -La mia giornata qui non è ancora finita-
Due dei cinque guardiani erano fuori gioco e pensare che sia Ewan sia Lidja mi avevano promesso il loro appoggio durante il discorso, erano solo rimasti Chloe e Karl, così, cercando di rincuorarmi con la loro presenza, decisi di andare a cercarli. Fabio mi seguii fino a fuori ed ero fottutamente consapevole dei suoi occhi su di me. La festa non era ancora finita, la musica continuava con il suo assordante corso e ringraziai di non avere dei vicini a cui dare fastidio, a quell'ora avrebbero già chiamato i carabinieri. Io intanto mi chiedevo come i ragazzi potevano continuare a ballare come se nulla fosse quando io ero già esausta e non vedevo l'ora di andare a dormire. Mi accorsi che quasi la metà degli invitati si erano precipitati sulle rive del lago e io, curiosa, andai a controllare. Quando mi voltai a vedere Fabio, mi accorsi che non c'era più, era sparito senza lasciare tracce. Io sbuffai stizzita mentre borbottavo a bassa voce su quanto erano stupidi i ragazzi di oggi. Camminai a passo lento, cercando di godermi la brezza notturna ma diventò praticamente impossibile quando sentii delle voci.
-Dicono che è da quella parte!- Indubbiamente si trattava di Mattia.
-No, cretino, è dall'altra!- Quella voce era di Becca.
Seguendo il rumore dei loro passi e delle loro voci, riuscii a trovarli e con la poca luce che c'era riuscii a distinguere i loro costumi. Mattia era qualcosa di simile a un cane mentre Becca era... sembrava una specie di fata Winx.
-Ragazzi!- li chiamai. -Aspettatemi-
-Sofia!- esclamò Mattia sorpreso. -Tu da queste parti?-
Io non potei non inarcare un sopracciglio. -Che significa “Tu da queste parti?”, vorrei ricordarti che questa è la mia festa- replicai sarcastica.
Il ragazzo arrossì come non mai ed iniziò a balbettare imbarazzato. -No.. beh... pensavamo... anzi... pensavo.... siccome parlano di custodi... fossi tu... sei sempre tu la loro vittima...-
Guardai sconsolata a Becca. -Puoi tradurre?-
-Certo, Mattia sta dicendo che si sorprende di vederti qui siccome era convinto che eri tu la vittima di cui stavano parlando prima i viverniani, dicevano che si trattava di un custode e ultimamente sei sempre tu la loro preda preferita-
Impallidii. -Cosa hanno fatto i viverniani?-
-Uno scherzo, stavano vantandosi di aver buttato un custode nel lago, perciò io e Mattia volevamo assicurarci che fosse vero, pensando che si trattava di te-
Non ci pensai due volte e senza lasciarle il tempo di finire iniziai a correre verso il lago. Ma cosa pensavano di voler fare i viverniani? Perché avevano preso di mira gli altri custodi se secondo loro ero io la vera minaccia? Non capivo, non riuscivo proprio a capire come funzionasse la mente perversa di Nidhoggr. Più di una volta rischiai di finire con la faccia a terra, ma non rallentai l'andatura e nonostante inciampassi con ogni ramo, non mi preoccupai più di tanto. I viverniani avevano già messo KO Lidja ed Ewan, quindi rimanevano solo Chloe e Karl... Maledizione! Perché proprio uno di loro? Perché non me? Cosa ottenevano con gli altri custodi? Da quando ero arrivata ero diventata io oggetto di derisione, non gli altri Draconiani. Mi chiedevo con frustrazione cosa avesse spinto a Nidhoggr a cambiare obiettivo. La faccenda in sé puzzava, c'era qualcosa dietro e io avrei scoperto cosa. Quando arrivai, notai la quantità di gente aggruppata, tutte rivolte verso un unico punto. Tra spintoni e imprecazioni riuscii a sorpassarli e la scena che si aprii ai miei occhi mi riempii di rabbia e tristezza.
La vittima era Karl.
Era zuppo d'acqua e aveva un'aria malconcia. Gli stronzi l'avevano lasciato a terra, tremante come una foglia e siccome nelle loro vene circolava la cattiveria e non il sangue, l'avevano denudato lasciandolo solo con i boxer. Il povero Karl era pallido, quasi bianco, gli occhi velati di paura e umiliazione, era debole per il freddo e non si muoveva. Riprendendomi dallo stupore iniziale, m'inginocchiai vicino a lui e lanciai un'occhiataccia a tutti presenti, viverniani, draconiani ed esclusi. -COSA AVETE DA GUARDARE, RITORNATE ALLA FESTA!- urlai con voce autoritaria, emanavo un'aura intimidatoria e vedendo quanto ero fuori di me, i ragazzi decisero di obbedirmi per una buona volta e si allontanarono tra borbottii confusi. Avvolsi con le mie braccia le spalle di Karl, assumendo un comportamento protettivo, quasi materno, sperando che il calore del mio corpo potesse bastare. -Oh, mi dispiace tanto, Karl!- mormorai con le lacrime agli occhi. -Perché i draconiani non ti hanno aiutato? Se ne stavano lì impalati a fissarti con pietà- sibilai con rabbia.
-Non prendertela con loro, non sono i tuoi veri nemici- disse una voce nell'oscurità. -Ofnir li aveva minacciati, se lo avessero aiutato anche agli altri draconiani sarebbe capitato lo stesso...-
-Fabio, possibile che ti ritrovo dappertutto!- sbottai. -Anziché apparire e sparire come un vampiro, puoi venirmi ad aiutare, può morire d'ipotermia, cazzo!-
-Non preoccuparti, non fa così freddo quindi non morirà d'ipotermia, al massimo avrà un po' di febbre e raffreddore-
Guardai Karl, che non smetteva di tremare. -Ha ragione, Sofia- balbettò. Sussultai quando udii la sua voce e fui felice di sapere che stava ancora bene.
Senza che glielo chiedessi, Fabio si tolse il suo giacchetto e coprì Karl, infine, come aveva già fatto con Ewan, lo prese da sotto le ascelle e lo alzò. -Oggi non è la tua giornata, amico-
-Non chiamarmi amico!- borbottò Karl.
Fabio sorrise e lo trascinò fino alla villa, ignorando i sussurri della gente. Io lo seguivo pensierosa e fulminavo con lo sguardo ogni viverniano che mi capitava di incrociare. Volevo fare uno sterminio di massa di viverniani e la cosa era molto evidente. Bruciavo di rabbia, volevo evocare una maledizione per lanciargliela a Nidhoggr, per essere così bastardo con tutti. Solo allora mi ricordai qualcosa d'importante.
-Merda!- esclamai. -Non ho ancora fatto il mio discorso!-
Vidi come Fabio si bloccava e voltava la testa per guardarmi. Nei suoi occhi balenò una luce che non riuscii a identificare e mi fissò come se fossi completamente impazzita. -Vuoi ancora fare il discorso? Nonostante 3 dei 5 guardiani siano fuori combattimento?-
Lo guardai stranita. -Si-
Scosse la testa e bofonchiò qualcosa sull'irresponsabilità di alcune ragazzine. Solo allora si accese una lampadina nel mio cervello. -TU!- lo chiamai. -Tu ne sapevi qualcosa di tutto questo, non è così?-
Speravo di sbagliarmi ma il mio istinto diceva di no.
-Come, scusa?-
-Hai capito bene!-
-Ma se ho voltato le spalle a Nidhoggr, come facevo a sapere che sarebbe successo tutto ciò?- si giustificò.
-Finora ti ho sempre intoppato nella scena del crimine!- ribattei inferocita.
-Ragazzi, mi fa male la testa, perché non litigate più tardi, lontani dai miei timpani- s'intromise con voce fievole Karl. Fabio si voltò senza dire un'altra parola e mi lasciò con il dubbio che c'entrasse qualcosa in quei stupidi scherzi. Continuammo ad avanzare, tra noi era calato un silenzio spettrale, l'unico suono era quella prodotta dal Dj, più ci avvicinavamo alla festa, più la musica si faceva forte e stridente. Io rimasi con il broncio per tutto il tragitto e lanciavo di tanto in tanto qualche occhiata fugace a Fabio. Entrati nella villa, portammo Karl nell'altro divano, vicino ad Ewan che dormiva beato. Li lasciammo entrambi lì, a riposare.
-Come glieglo spiegherò tutto questo al prof?- sussurrai sconsolata. Ero riuscita a tirare fuori una canottiera e un paio di short del professore e con l'aiuto di Fabio, vestimmo un Karl senza forze. Presi due piumoni e coprii sia lui che Ewan. Poi, come una ritardata, ricordai una cosa. -Se è vero che per questa sera le prede sono i custodi... Questo significa...- mi coprii la bocca con orrore e maledii la mia ignoranza.
1... 2... 3... respira e ispira, respira e ispira, training autogeno, Sofia, training autogeno -CHLOE!-


Note dell'Autrice (che è ancora viva):

Ehm... *tossisce con imbarazzo*
Si, lo so, non aggiorno da tre settimane e due giorni, mi dispiace veramente tanto *s'inginocchia* ma la scuola mi sta uccidendo come non mai e il tempo di scrivere non ne ho. Comunque, siccome i pagellini del primo quadrimestre dovrebbero arrivare questa settimana, i prof hanno deciso di lasciarmi un po' in pace siccome smetteranno per un periodo con le verifiche e le interrogazioni, per il prossimo mese dovrei trovare di nuovo un ritmo e come facevo una volta: cercherò di aggiornare due volte a settimane, se no, aggiornerò ogni Sabato o Domenica.
Si, lo so, il capitolo è una totale schifezza, ma il bacio Sofia e Fabio si avvicina... Eh eh eh
Manca poco per scoprire l'identità della ragazza di Fabio... Eh eh eh
Nuovi personaggi importanti appariranno... Eh eh eh
E... Ci saranno molte sorprese (Da sottolineare che mancano 18 cap per la fine di questa storia e non siamo neanche arrivati alla metà)
Bene gente, a quanto pare la nostra adorata Viverna ha preso di mira per questa notte tutti i custodi e ha deciso di lasciare in pace Sofia (?) Secondo voi perché? Muahahah
Manca solo Chloe alla lista... Oppure l'ultima vittima sarà Sofia? Cosa faranno i viverniani questa volta? La festa non è ancora finita e per scoprire cosa accadrà ai nostri amati personaggi dovete leggere il seguito di questa pazza storia (Yeahhh)
Per oggi niente spoiler (Odiatemi)
Un grazie speciale alle 32 anime che hanno messo questa storia tra le preferite (Vi amo), alle altre 30 che l'hanno messa tra le seguite (Si, amo anche voi) e alle ultime 6 che l'hanno messa tra le ricordate (Amo tutti!)
Ovviamente un grazie particolare ai recensori, vorrei ringraziarvi uno a uno ma siete veramente in tanti quindi sappiate che leggo ogni vostra recensione ed è grazie a voi se ho abbastanza ispirazione per scrivere questa totale assurdità di FanFicion, mi fa piacere cosa ne pensate, quindi: CONTINUATE A RECENSIRE!
Un bacio,
dalla vostra pazza:

marty_598

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


"Hace días que te observo, 
he contado con los dedos, 
cuantas veces te has reído, 
una mano me ha valido. 
Hace días que me fijo, 
no se que guardas ahí dentro 
a juzgar por lo que veo, 
nada bueno, nada bueno. 
De qué tienes miedo, 
a reír y a llorar luego, 
a romper el hielo, 
que recubre tu silencio. 
¡Suéltate ya! y cuéntame 
que aquí estamos para eso, 
"pa" lo bueno y "pa" lo malo, 
llora ahora y ríe luego. "

-Jarabe De Palo

Capitolo 13

Sofia

Non Chloe, non proprio lei. Chi poteva essere così malvagio da fare del male a una dolce e amabile ragazza come lei? C'era una sola risposta: Nidhoggr. Oh, ma se solo si fosse azzardato a sfiorarle un capello gli avrei fatto pentire amaramente di essere nato. Chloe sembrava così fragile e delicata che ero disposta a rischiare la vita per lei e sicuramente, tra i guardiani, non ero l'unica a pensarla così. Ewan stravedeva per la sorella, Karl l'amava con tutto se stesso, Lidja era legata a lei e anche io ero riuscita a creare un bel rapporto tra noi due. Cercai di riprendermi dall'orrore e solo una volta riacquisite le mie abilità mentali, lanciai un'occhiata disperata a Fabio prima di voltarmi e scattare verso la porta.
-Sofia!- mi chiamò da dietro lui ma non mi sarei fermata neanche con un'esercito di viverniani pronti a farmi in mille pezzi. Varcata la soglia della porta, mi ritrovai nuovamente nella festa, non sembrava essere cambiato nulla, sotto la luna i ragazzi continuavano a ballare, a ridere, bere, la musica a tutto volume sembrava pronta a spaccarti i timpani, alzai la testa e iniziai a muoverla da una parte all'altra cercando di riconoscere tra tutti quei stravaganti costumi un Avatar blu dai capelli ricci e biondi. Un senso di panico mi pervase quando non la vivi, tra spintoni e imprecazioni, mi feci largo tra i ragazzi mentre chiamavo a gran voce Chloe. Non ebbi nessuna risposta, il suono della mia voce sembrava un lontano eco e con la musica assordante sembrava disperdersi tra la gente. Iniziai a sudare freddo. Cosa le avrebbero fatto a Chloe? Mentre mi disperavo a trovarla, una mano mi bloccò, distraendomi dalla mia angosciante ricognizione.
-Fabio, lasciami, devo trovarla- sibilai tra i denti, con rabbia. Non mi sarei data pace finché non avrei trovato Chloe e mi sarei assicurata che stesse bene, la questione “Forse Fabio faceva parte di questa cazzata” era diventata irrilevante, avrei indagato più tardi, avevo delle faccende da sbrigare.
-Sofia, non le faranno nulla di grave, Nidhoggr non rischierebbe tanto...-
-Ne sei sicuro?- alzai un sopracciglio, dando sfogo tutto il mio scetticismo.
Fabio indugiò e infine sospirò con rassegnazione. -No.-
-Allora aiutami a trovarla!-
Non aspettai una sua risposta e disperdendomi tra la folla, continuai con la mia ricerca. Alcune coppie mi guardarono male quando li sorpassai, intrufolandomi in mezzo a loro, alcuni ragazzi lanciarono qualche imprecazione quando li pestai accidentalmente il piede, altri, quasi del tutto ubriachi, rischiarono di cadere mentre cercavo di procedere tra spintoni.
Era un caos.
Decisi di cercarla vicino al lago ma purtroppo neanche lì la trovai. Sembrava essersi dissolta dal nulla, come se Chloe MacAlister non fosse mai esistita. Mi stavo innervosendo e lanciai un'urlo spaventato quando una mano forte e soffice si soffermò sulla mia spalla tremante.
-Fabio la smetti di infastidirmi!- borbottai mentre mi voltavo.
Tuttavia, quello a spaventarmi non era stato Fabio bensì un Lung sorpreso, dalla grotte affrontata e l'aria confusa. Mi lasciai scappare un gemito di frustrazione.
-Oh, sei tu...- farfugliai con imbarazzo. -Credevo che non saresti più venuto...- Beh, a essere sinceri, con il continuo susseguirsi di problemi, mi ero completamente dimenticata di lui.
Si grattò la testa con difficoltà e sorrise amabile. -Ho avuto qualche imprevisto ma alla fine eccomi qua... Fabio ti sta dando qualche fastidio? E' la ragione per cui sei tanto nervosa?-
Deglutì a fatica, ripensando alle parole di Fabio. “Sbaglio o nelle tue condizioni mi vietavi di flirtare con le altre o di non farci sesso? Mia cara Schaflen, anche io desidero altrettanto, non voglio Lung tra i piedi...” Diamine! Perché le peggiori cose dovevano succedere questa sera? E cosa più importante: perché anziché cercare Chloe me ne stavo lì impalata come una stupida a pensare quel cretino di Fabio? Scossi la testa e guardai Lung negli occhi. -Non è Fabio il problema...-
-Concordo, sei tu il problema- s'intromise Fabio, apparendo da dietro le mie spalle. Mi chiedevo se fosse il parente di qualche fantasma o mago esperto, non era umanamente possibile sparire e apparire dal nulla come faceva Szilard.
La situazione andava da male in peggio...
-Perché sei venuto qui!?- ringhiai contro lui.
Come sempre m'ignorò teatralmente mentre fissava con durezza Lung, che non si fece intimorire. -Perché dovrei essere io il problema?-
-Sofia, diglielo-
Sapevo cosa voleva Fabio così gli rivolsi un'occhiataccia seccata. Non avrei seguito quel suo stupido giochetto ma lo sguardo confuso che mi lanciò Lung mi spezzò il cuore e non potevo continuare a mentirgli come se nulla fosse. -Fabio intende dire che...- 1... 2... 3... respira e ispira, respira e ispira, training autogeno, Sofia, training autogeno . -Che ci hai interrotto mentre cercavamo Chloe, i viverniani vogliono farle del male e siccome Szilard mi ha visto così preoccupata ha deciso di aiutarmi, Nidhoggr vuole colpire tutti i custodi e ha già umiliato Ewan, Lidja e Karl!- Ero un'attrice nata, non mi piaceva mentire ma... Neanche ferire le persone a cui tenevo.
-Chloe? Vi aiuto a cercarla- ovviamente, quando si trattava di Lung, l'altruismo vinceva sempre e certe volte trovavo adorabile quella sua innocenza quasi infantile e quella ingenuità del tutto spontanea.
-Grazie mille- sussurrai.
-Non dimenticarti del tratto- mormorò Fabio vicino al mio orecchio prima di allontanarsi e dileguarsi tra l'oscurità.
Le mani mi tremavano dalla rabbia e dallo sconforto che provavo in quel momento. Volevo urlare e riempire di calci qualcosa o qualcuno, ma in qualche modo dovevo tirare fuori tutto quello stress che si era accumulato nelle ultime ore. Mi accorsi che Lung continuava a stare fermo lì, davanti a me, aveva un'espressione che non riuscii a identificare
-Cosa c'è tra te e Fabio?- domandò con una serietà disarmante.
-Proprio nulla- risposi evasiva, sperando che mi credesse e mi lasciasse in pace con l'assunto “Sofia & Fabio
-E perché Fabio si è avvicinato per sussurrarti qualcosa? Cavolo, Sofia, non sono né cieco, né stupido-
Sospirai con stanchezza e mi massaggiai distrattamente le tempie. -Guarda, più tardi ti racconterò tutto, ma ora devo trovare Chloe, quindi, se non ti dispiace...- Lo lasciai lì impalato, con lo sguardo offeso, mentre mi voltavo e m'incamminavo verso le sponde del lago. Lanciai una sfilza di imprecazioni a bassa voce e maledii Fabio per quella sua boccaccia. Cosa gli prendeva? Non poteva essere... Sorrisi all'idea.
Geloso. Una parola che mi fece gonfiare il petto, ovviamente lui non lo avrebbe mai ammesso, ma saperlo geloso mi faceva sentire così amata da parte sua. Lui non sembrava quel ragazzo dolce, che si perdeva in parole smielate o canzoni sotto il bagliore della luna o appuntamenti romantici, non riuscivo proprio a vederlo nei panni di un fidanzato comprensivo e amabile. Ma era protettivo, una sua caratteristica che avevo notato in più di un'occasione ed era disposto ad aiutare gli altri, come aveva fatto quella sera con me. Sotto quella corazza dall'apparenza indistruttibile, quello sguardo freddo e sarcastico c'era un cuore che tirava fuori di tanto in tanto, che mi fossi innamorata di quel suo lato quasi inesistente e del tutto invisibile? Scossi la testa, ricacciando tutti quei pensieri che non avevano a che fare con Chloe. In quel momento la mia unica priorità era trovarla. Non so perché, forse si trattava del mio istinto o di una forza oscura che aveva deciso di aiutarmi, ma qualcosa mi spinse a intrufolarmi su un sentiero roccioso, i rami degli alberi oscuravano tutto e le tenebre sembravano stringermi in abbraccio gelido. Rabbrividii. Rimasi immobile, sperando di poter captare un movimento o qualche tipo di suono, poi arrivò. Sembrava un lamento, forse dei singhiozzi e seguendo quel brontolio mi feci strada tra le ombre. La mia vista iniziava ad abituarsi a tutto quel buio, iniziai notare le sagome dei cespugli, degli alberi e di qualche ramoscello che m'impediva il passaggio. Non rallentai neanche per un istante, sembravo avvicinarmi sempre di più a quei gemiti. Mi bloccai tutto d'un tratto quando credetti di essere arrivata nel punto dove partivano quei lamenti ed iniziai a osservare il paesaggio che avevo di fronte. Un fruscio. Un movimento. Un altro movimento. Poi la trovai.
Mi sorpresi quando mi accorsi che riuscivo a distinguere perfettamente la figura di Chloe. Era a terra e... legata! -Oh mio dio!- esclamai sconvolta. Chloe era legata su un albero, la bocca coperta da un nastro adesivo. Non riuscivo a vedere con tutta quell'oscurità le condizioni del suo corpo ma mi buttai a terra insieme a lei ed iniziai a slegarla. Lei era sveglia, gli occhi spaventati, le pupille dilatate che sembravano mangiarmi, sembrava un piccolo cerbiatto spaventato. Non smetteva di tremare e quando le tolsi le corde, mi abbracciò di colpo, scoppiando a piangere come una bambina. -Ho avuto tanta paura!- disse lei, tra un singhiozzo e l'altro.
Mi tolsi il mantello che indossavo e la coprii subito. -Mi dispiace, ma giuro che chiunque sia stato gliela farò pagare- risposi fredda mentre l'aiutavo ad alzare. -Sei riuscita a riconoscere chi ti ha fatto questo?-
-Si, Nida, Ratatoskr insieme ad altri viverniani che non conoscevo... Dicevano qualcosa di distrarti per l'attacco finale e che il piano di Nidhoggr stava andando a gonfie vele, che ti avrebbero tolto di mezzo e che le tue stupide idee pacifiste con gli esclusi non avrebbero funzionato a niente... Loro pensavano che ero incosciente ma ho sentito ogni parola... Non eravamo noi custodi l'obiettivo di Nidhoggr, ma tu, Sofia, gli servivamo per distrarti da loro e poter seguire qualcosa... Non ho capito bene, blateravano su cose senza senso... Hanno in mente qualcosa di grosso, ma non per questa sera... ma più avanti...-
La strinsi con forza e digrignai i denti. -Ora andiamo alla villa, dove riposerai con Lidja...-
Non so come, ma riuscimmo ad uscire da quel pezzo di foresta. Una volta che arrivammo alle prime luci di candela e lampioni della festa gemetti quando notai il viso si Chloe. Aveva il labbro spezzato, dei lividi sugli zigomi e vicino all'occhio. -Cosa ti hanno fatto...- mormorai con odio.
Chloe alzò le spalle con indifferenza. -Te l'ho detto, credevano che fossi incosciente, sennò non saprei così tante cose sul loro piano... Nida mi ha riempito di calci e pugni e i ragazzi volevano togliermi i vestiti. -Imprecai ma Chloe continuò a parlare come se nulla fosse. -Ma Nida è riuscita a tirare fuori un po' del suo buon senso e lo ha impedito... Non so, per un attimo ho creduto che avesse provato pena o pietà per me-
Purtroppo dovevamo attraversa la massa di ragazzi per arrivare dentro la villa, così a nessuno passò inosservato lo stato in cui era messa la povera Chloe. Io guardai male tutti i viverniani e per un solo millesimo di secondo, vidi paura nelle loro facce. Meglio così, anche io come Nidhoggr potevo riscuotere timore agli altri. Portai Kuma nella mia stanza, dove, tirando fuori un materasso gonfiabile che usavo quando Lidja veniva a dormire a casa mia, lasciai Chloe con un paio di lenzuola. Lei mi ringraziò e si addormentò all'istante. Non mi fermai ad osservare la mia cameretta, in quell'istante ero troppo arrabbiata per farci caso, un errore di cui mi sarei pentita più tardi.

***

Trovai Lung e Fabio a dialogare tranquillamente (cosa che mi lasciò sbigottita per un secondo solo). Io, fregandomene di tutti quei anni di educazione che avevo ricevuto da parte di Thomas e il prof, mi sovrapposi tra loro interrompendoli. Alzai un dito e indicai il petto di Fabio con enfasi, -Tu conoscevi il piano di Nidhoggr? Eh? Dillo, stronzo!- evocavo saette da tutte le parti e sembravo posseduta. Avevo perso il controllo e ora, la vittima con cui mi sarei sfogata, sarebbe stato Fabio.
-Non dovevi trovare Chloe?- rispose evasivo lui.
-L'ho già trovata! Perché l'hanno fatto? Perché prendersela con Chloe!?- le lacrime rischiavano di scendere dalle mie guance. -E' tutto questo solo perché sono Thuban! Ma vaffanculo!-
-Sofia...- cercò inutilmente di tranquillizzarmi Lung. -Come sta lei?-
-Come sta!?- scoppiai. -Sta a pezzi! L'hanno picchiata e stavano per violarla!-
Sia Lung che Fabio sbiancarono, nelle loro facce c'era tutta l'incredulità e solo allora compresi che mi ero sbagliata nei confronti di Fabio, lui non ne sapeva davvero nulla del piano della Grande Viverna.
-Rimarrò sola nel mio discorso...- mormorai.
Stavo cadendo nell'autocommiserazione quando la voce del Dj interruppe i miei pensieri.
-Gente, la festa sta per finire, ma come si è sempre fatto nelle feste di Halloween, dichiarerò il ragazzo o la ragazza con il migliore costume che siete stati voi a scegliere.-
-Il mio discorso!- urlai. Corsi verso il Dj, zigzagando tra le gente e una volta arrivata presi un microfono sotto lo sguardo confuso del ragazzo e, tremando un po', feci un lungo respiro.
1... 2... 3... respira e ispira, respira e ispira, training autogeno, Sofia, training autogeno. -Buonasera a tutti, non perderò il mio tempo con delle inutili presentazioni perché non servirà a nulla, ormai sapete tutti chi sono e cosa ho fatto negli ultimi mesi quindi andrò dritta al punto... Avevo scritto un discorso, con tanto di frasi politiche quanto pacifiche, ma dati gli avvenimenti e imprevisti accaduti poco fa, mi ritrovo a improvvisare, sperando che capiate tutti il messaggio che vi voglio dare... Questa festa era nata più che altro perché volevo convincere gli esclusi ad andare dalla parte dei draconiani...- si alzarono subito dei mormorii e qualche protesta ma io continuai, ignorandoli. -Volevo dare altre speranze ai draconiani, volevo mostrare che nessuno è invincibile e solo se lottiamo riusciamo ad avere dei risultati, ovviamente, tutto è saltato in aria quando 4 dei 5 custodi sono stati umiliati e messi KO dai viverniani, sono rimasta solo io e solo adesso ho capito che non merito il mio ruolo di Thuban, che ho fallito. Se non sono in grado di proteggere i guardiani, allora non sarò capace di fare altrettanto con altri 200 draconiani che credono in me, si confidano e mi consegnano nelle mani le loro speranze...- Tra il pubblico, lo riconobbi, lui, con il suo ghigno perfido e nella faccia leggevo tutta la sua soddisfazione. “Ho vinto” sembrava volermi dire. -Ma poi ho compreso una cosa, che il vero fallimento non è stato fatto da me, ma da lui.- Alzai il braccio e indicai un ragazzo. -Nidhoggr, che vi tratta come se non valeste nulla, che vi usa per fini propri, che vi umilia e vi calpesta...-
Bingo.
Il sorriso di Nidhoggr si sciolse, sembrava confuso. Nella festa era sceso un silenzio del tutto innaturale, tutti mi fissavano con disagio. Forse mi stavano dando della matta.
-Sul serio volete lui come capo? Ora non intendo rivolgermi né con i draconiani né con gli esclusi, voglio parlare con voi, c'era un tempo che vi odiavo tutti, ma poi ho scoperto che molti di voi sono diventati viverniani non per volere proprio, ma perché eravate minacciati o obbligati, ora le mie parole sono di poca importanza perché lo ammetto, dopotutto non sono tanto migliore di Nidhoggr, anche io mi sono abbassata al suo stesso livello e mi sono vendicata con voi, facendovi degli scherzi o umiliandovi, nessuno è perfetto ed è umano sbagliare, ma io ho imparato dai miei errori, cosa si può dire di Nidhoggr? Io voglio chiedervi scusa, Nida, Ratatoskr, Ofnir e ad altri viverniani, anche a te, Grande Viverna, solo adesso ho compreso quanto sono stata infantile e imprudente, vorrei direi “Ora mettiamoci una pietra sopra, e facciamo la pace”, ma so che non servirà a nulla, come mi disse una persona tempo fa, i viverniani e i draconiani sono destinati ad odiarsi, se facciamo più attenzione, è facile comprendere chi tra tutti noi sia un viverniano o un draconiano, e io sono riuscita ad aprire i miei occhi e ho visto che molti viverniani in realtà sono dei draconiani e sono certa che dopotutto, anche voi lo sappiate... Ora mi chiedo, volete continuare a mentire a voi stessi e fingere di essere qualcuno che non siete?- Senza una vera ragione, lanciai un'occhiata significativa a Fabio. -Oppure smettere di interpretare un ruolo che non fa per voi, se deciderete di entrare nel mio gruppo, dimenticherò la vostra storia, lo faremmo tutti noi draconiani e sarete ben accettati, e lo dico anche per voi, esclusi, possiamo far finire questa tirannia, dopotutto anche voi siete coinvolti in questa storia, anche se pensate di no...- Alzai il mento e fissai con durezza tutti i ragazzi presenti, erano tutti raggruppati lì, arrivavamo a 500 ragazzi, tutti all'aperto, vicino a una foresta, sotto la luna e con il riflesso del lago a confortarci. -Chi sta con me?-
Per un attimo pensai che nessuno si sarebbe fatto avanti, ma poi successe, si alzò una mano, poi un'altra e infine mi ritrovai a guardare incredula le innumerevoli mani alzate.
Nidhoggr era sorpreso quasi quanto me, sopratutto quando notò che tra tutte quelle mani c'erano degli esclusi e viverniani. Solo quando si riprese dallo stupore iniziale, fece un cosa che ci lasciò tutti sconvolti. Scoppiò a ridere. Una risata per niente rassicurante. -Schaflen, sei solo una stupida ragazzina che non è ancora cresciuta, quando deciderai di svegliarti da questi insignificanti sogni... Sei sola, i custodi non si faranno più vedere dopo questa sera, li abbiamo umiliati e tra voi guardiani non ci sarà pace, come proteggerai gli altri draconiani senza gli altri guardiani?-
Fu la mia volta di sorridere. -E' qui che ti sbagli, tu pensi che per organizzare un gruppo gli incarichi più importanti devono essere per forza occupati da qualcuno, ma la fama non è tutto, tutti i draconiani, dopotutto, sono dei custodi, siamo una famiglia, ci appoggiammo a vicenda, ci aiutiamo, siamo uniti... E voi viverniani? Siete così uniti? Non c'è fiducia tra di voi, così li minacci, li inganni e fai altro ancora... Sai, mi fai pena, così non arriverete da nessuna parte... E poi, non sono sola, tra i draconiani si è introdotto un altro guardiano, una persona che conoscete tutti e che avete sottovalutato, una persona che si riprenderà quel ruolo a cui era sempre stato destinato, quello di Eltanin- tutti trattennero il respiro. -Fabio Szilard ritornerà a essere un guardiano-
L'avevo detto.
Finalmente mi ero tolta un peso.
Guardai con fierezza Nidhoggr e consegnai il microfono al Dj che mi scrutava con adorazione.
Mentre passavo tra la massa, i ragazzi si fecero da parte, permettendomi di passare, tutti rimasero in silenzio. Esclusi, draconiani e viverniani mi fissarono con rispetto.
Quando varcai la soglia della porta, feci un sospiro di sollievo. Ce l'avevo fatta.
-Bel discorso, davvero molto commuovente-
-Perché sei entrato a casa mia senza autorizzazione!?- bofonchiai.
Fabio fece un gesto teatrale e si parò davanti a me. -Allora la prossima volta chiudi a chiave la porta-
-Quando sei entrato?-
-Poco prima che tu finissi di parlare-
-Che vuoi?-
-Voglio vederla-
-Chi?-
-Chloe-
Alzai un sopracciglio. -Perché...?-
-Voglio vedere cosa le hanno fatto quei stronzi di cui facevo parte anche io-
Non replicai. Sospirai e lo guidai fino alla mia stanza.
Quando arrivammo, non sembrava essere cambiato nulla, Lidja e Chloe dormivano come sassi sui letti. Fabio si guardò in giro e mi fissò in modo strano. -Da quando tieni la camera in disordine?-
-Cosa?- Accesi la luce e quando vidi come come stava ridotta la mia cameretta, lanciai un gemito. I scaffali erano tutti aperti, i libri per terra, l'armadio in disordine...
-Sofia... vieni a vedere...- Sconvolta, vidi Fabio mentre teneva un bicchiere e delle pastiglie bianche. -Hanno drogato Lidja, dandole dei sonniferi-
Ripensai immediatamente le parole di Chloe. “Non eravamo noi custodi l'obiettivo di Nidhoggr, ma tu, Sofia, gli servivamo per distrarti da loro e poter seguire qualcosa...
Il mio sguardo cadde sul materasso dove riposava Lidja. Mi buttai a terra e tastai sotto il letto. Niente.
-Cazzo! Si sono presi il mio diario!-

***

Nidhoggr

Sconfitto.
Un'altra volta.
Nidhoggr, seguito da una Nida scombussolata, entrò nella lussuosa limosine e sbatté la porta con tutta la sua forza.
-Dimmi i risultati- ordinò alla viverniana.
Lei sussultò. -Il 40% dei viverniani sono dalla parte di quella Sofia, ci hanno abbandonati-
-E gli esclusi?-
-Il 70% sono diventati draconiani...-
-Il restante 30%-
-Sono dalla nostra parte-
Nidhoggr ghignò. Non tutto era perso.


Note dell'Autrice:

Lettori!
Eccomi qua con il cap 13, come promesso, sto cercando di aggiornare due volte a settimana e il continuo dovrei pubblicarlo tra Mercoledì/Giovedì.
Comunque, spero che questo schifo di cap vi sia piaciuto, purtroppo ultimamente non ho molta ispirazione. Allora... Il diario di Sofia ha sempre avuto un ruolo importante nella storia, infatti, era per arrivare a questo cap, quando glielo rubano... Secondo voi chi è stato? Neanche io lo so...
Nidhoggr ha altri piani, la guerra tra le Viverne e i Draghi non è ancora finita e molto vi aspetta nei futuri capitoli.
Comunque, nel capitolo 12 mi sono dimenticata di dirvi che la fic si concentrerà nuovamente su Sofia e credo non ci saranno altri POV di Fabio, ma di Nidhoggr sì, mi piace scrivere dal suo punto di vista :3
Ora potremmo concentrarci nuovamente sulla coppia Fabio/Sofia (è grazie a loro se è nata questa storia), e ci saranno molte altre sorprese e malintesi tra questi due :')
Ragazzi, se la storia vi risulta noiosa, troppo lunga e altro, ditemelo che smetterò di scrivere e cercherò di cambiare il mio stile, un grazie a tutti i lettori silenziosi e recensori,
Un bacio,

marty_598

P.S. Sofia e Fabio li ho immaginati così (Fabio è così Kawaii *o*):

                        

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


Dedico questo capitolo alle mie fan,
che amano i personaggi e la storia in sè,
a Elisabetta,
che continua a sostenermi,
a Giuliano,
che riesce a risollevarmi il morale
a Matteo,
che nonostante tutto, mi rimane accanto,
e a tutti coloro che credono in me,
ora questa storia starebbe nella spazzatura senza di voi,
Grazie di cuore.

"Nobody said it was easy"

-Coldplay

Capitolo 14

-Cos'è?- domandò una ragazza, la fronte leggermente aggrottata mentre con quei suoi occhi felini e dal colore innaturale leggeva le prime righe di quello strano quaderno.
-Sembrerebbe un diario segreto...- rispose una voce maschile. Il viso affilato, zigomi alti, capelli arruffati, aveva un'espressione seria, quasi annoiata, d'altronde, un adolescente di alta casta come lui non poteva perdere il suo preziosissimo tempo con inutili aggeggi trovati per strada-
-E' di quest'anno...- mormorò ancora più curiosa di prima la giovane. -L'ultima data risale a...- cercò di leggere la minuta calligrafia dell'autrice e lanciò un gemito quando scorse quel che gli interessava. -A oggi-
-In quello stupido diario c'è scritto il nome della persona a cui appartiene?-
-Si- rispose la fanciulla, alzò il mento e guardò il fratello con uno strano scintillo negli occhi. -A Sofia Schaflen-
-Non è la presidentessa, capo o qualcosa di simile della nostra scuola...?-
La ragazza annuii, suscettibile. Teneva il diario un una stretta morsa, come se temesse di vederlo sparire davanti ai suoi occhi da un momento all'altro. -Dragoni... E' quello il nome dell'istituto e lo sai-
Lui, invece, fece una smorfia disgustata sentendo quel ridicolo nome di un collegio che odiava. Fece un passò verso la sorella e appoggiò delicatamente una mano sulla sua spalla, facendola riscuotere da quel suo torpore. I due fratelli pensavano alla stessa cosa: molto presto, nella scuola Dragoni, un'altra minaccia avrebbe scosso la fragile pace di quell'antico istituto dagli innumerevoli segreti, ed erano pronti a far crollare tutto senza la minima pietà.

***

Sofia

Quella notte non riuscii a prendere sonno. Mi rivoltavo nel letto di George (alla fine non tornò a casa) mentre ripensavo al diario che mi avevano rubato. Era mezzanotte passata e tutti gli invitati della festa erano ritornati a casa, chi ubriaco, chi stanco, chi allegro, chi annoiato. Avevo chiamato le madri di Karl e dei gemelli, e solo più tardi Alma, la zia di Lidja, dicendole a tutte la stessa ed identica cosa: per quella sera avrebbero dormito a casa mia. Nessuno di loro obiettò o protestò e potei togliermi un peso da addosso. Non avrei permesso che i miei amici ritornassero a casa con quell'aspetto malsano, non mi sarei perdonata se fossero finiti nei guai per colpa della mia stupidità e la mia incapacità di proteggerli. Perlomeno, in tutto quel caos, riuscii a convincere più della metà degli esclusi a venire dalla nostra parte e la cosa mi riempiva d'orgoglio. Ma c'era un'unica cosa ad occupare i miei pensieri: il diario. Ero convinta, anzi, ero sicura, sebbene non avessi delle prove valide e concrete, che dietro c'era lo zampino di Nidhoggr, chi altro potrebbe aver drogato Lidja, mettere sotto sopra la mia stanza e rubare la mia agenda se non Nidhoggr e i suoi scagnozzi? Nessuno, non avevo nessun'altro nome in mente ed avevo paura, ero terrorizzata all'idea di quello che potrebbero fare con un oggetto dall'apparenza insignificante. Dopotutto in quelle pagine c'era una parte importante di me, avevo dato tutta me stessa, c'erano i miei pensieri, le mie angosce, in quei pezzi di fogli bianchi avevo dato forma la mia vera me e nel momento stesso in cui si erano impossessati di quella parte, erano riusciti a togliermi con le loro grinfie quel mio lato che molto difficilmente avrei fatto di meno. Nelle mani sbagliate, sarebbe bastato quel diario a mettermi fuori combattimento per sempre, tutti hanno dei segreti molto profondi che cercano di proteggere e custodire gelosamente, e lì, c'era il mio segreto.

-Perché sei così bianca, Zucca, era davvero così importante?- mi aveva chiesto Fabio quando mi ero resa conto che il mio adorato diario era sparito.
In quel momento ero troppo confusa e arrabbiata con me stessa e il mondo per badare a Szilard. Solo quando riuscii a riprendermi da quel mio momentaneo scombussolamento, alzai il mento e lo guardai dritto agli occhi. Fabio sembrava preoccupato. -Si, perché chiunque con quel diario potrà mettermi KO-

Avevo mandato a casa tutti dopo l'accaduto. Fabio mi aiutò e cercò di rimanermi vicino. Sembrava in pensiero per qualcosa, non smetteva di rimuginare e mi capitò più di una volta di vederlo in un angolo mentre osservava ogni movimento di Ofnir e Ratatoskr, ormai Nida e Nidhoggr se ne erano andati a casa da un pezzo e loro due erano i viverniani più importanti dopo la Grande Viverna. Sicuramente anche lui, come me, pensava che era tutta opera dei viverniani e non mi sarei affatto sorpresa se a scuola mi sarei ritrovata le fotocopie del mio diario in giro per tutta la scuola.

-Cosa hai scritto in quelle pagine?- mi domandò Fabio ad un certo punto quando nella festa non c'era più nessuno e rimanevamo solo noi due. A farci solamente compagnia c'era l'umidità della notte che lentamente si faceva sempre più fitta.
-Tutto- era stata la mia risposta. Si, vaga, ma perlomeno lui comprese.
Prima di andarsene fece qualcosa che mi lasciò completamente interdetta. Mi baciò con dolcezza la fronte sussurrandomi che non mi avrebbe lasciato sola, avrebbe trovato il mio diario e fatto fuori coloro che erano coinvolti in quello scherzo. Per un attimo soltanto, credetti ogni sua parola e riuscii a fidarmi di lui. Ma durò poco, dopotutto stiamo parlando di Fabio Szilard.

***

Un raggio di sole entrò prepotentemente dalla finestra, facendomi mugolare infastidita e sommergere la testa nel cuscino. Non volevo alzarmi, il mio corpo sembrava pesare una tonnellata, i muscoli mi dolevano e volevo cadere in un sonno eterno. Captai l'odore familiare dei cuscini, un profumo a lavanda confortevole e piacevole da sentire, le lenzuola mi ricoprivano in un abbraccio pieno di calore e sembravano dirmi "Rimani, Sofia, non muoverti da qui". Ero intenta a riappisolarmi quando udii il rumore di un vetro che si frantumava. Come un segugio che rizza le orecchie, mi feci attenta e delle urla giunsero incomprensibili fino al mio udito. Mi alzai dal mio covo come un fulmine, rimpiangendo il letto comodo di George e tra un'imprecazione e l'altra, trovai le mie pantofole che indossai immediatamente. Scesi le scale come una furia, facendomi guidare dalla voce disperata di Lidja. Possibile che dopo una notte da incubo, devano impedirmi di dormire, mi lamentai scoraggiata. Arrivata in cucina, mi ritrovai di fronte ad un Ewan bianco come un lenzuolo che fissava una Lidja incavolata come non mai. Per terra, vicino ai piedi del draconiano, c'era un piatto in mille pezzi. Non ci pensai due volte e m'interposi tra loro due.
-Le vostre questioni d'amore risolvetele da qualche altra parte, lontano da casa mia, non vi permetterò di distruggermi la cucina!- borbottai innervosita.
Lidja fremeva di rabbia ed Ewan sembrava sul punto di svenire, poi ricordai gli effetti dopo-sbornia e sapevo perfettamente come si sentiva. Andai da lui, ignorando le occhiatacce velenose della mora e prendendolo delicatamente dal braccio lo guidai fino al divano dove era caduto addormentato il giorno prima. Karl russava e sembrava profondamente addormentato nell'altro sofà. -Non lo voglio qui!- urlò Lidja da dietro le mie spalle. Sospirai arresa e una volta che Ewan si sdraiò con aria sconvolta, la guardai duramente.
-Non ti credevo così stupida da cadere nel trucco di Nidhoggr- mormorai con freddezza.
Vidi come la mascella di Lidja s'irrigidiva ma per un istante solo sembrò vacillare e dubitare. -Cosa significa?- domandò evasiva.
-Era tutto nel piano di Nidhoggr, tu ed Ewan eravate le prime vittime, poi c'era Karl- e con il mento lo indicai. -E infine Chloe-
Ewan, sentendo il nome della sorella, sembrò riprendersi da quell'intirizzimento e provò inutilmente ad alzarsi. -Cosa le hanno fatto...?- sibilò. Aveva un colorito quasi verdognolo e ciò mi riscosse.
-Spero che non mi vomiti nel parquet...- dissi con una smorfia.
-Sto bene, Rossa- mi liquidò lui.
-Amico, io non la penso nello stesso modo, hai una pessima cera...- replicai.
Lidja che era rimasta immobile e pensierosa per tutto il tempo, mi lanciò uno sguardo fugace. Sembrava triste, arrabbiata, tradita e riuscivo a percepire il suo rancore. Provai ad avvicinarmi ma lei fece vari passi indietro, come se mi temesse o potessi contagiarla. -Perché non me lo hai detto?- sussurrò. -Dovevi dirmelo!-
Inarcai un sopracciglio e la guardai confusa. -Cosa ho fatto?-
-Perché mi hai tenuto nascosto le tue intenzioni di lasciare Lung? Perché non mi hai mai parlato del tuo amore per Fabio!? Io... Io avevo intuito qualcosa ma mi ero negata di crederci, pensavo che me lo avresti detto, dopotutto sai che odio Fabio... Ma ho dovuto scoprirlo per mano di qualcun'altro! Eravamo amiche, diamine! Cosa vi siete bevuti tutti? Perché di punto in bianco avete iniziato a tradirmi- e guardò con dolore Ewan che sembrava aver ripreso un po' del suo colore naturale sulle guance.
Io rabbrividii, presa alla sprovvista. Mi sentivo in colpa, terribilmente in colpa e guardando un punto indefinito della stanza sospirai stancamente mentre con una mano mi massaggiavo le tempie doloranti. -Per la stessa ragione per cui tu non mi hai mai parlato di Ewan- ribattei secca.
-E' diverso!- borbottò lei. -Tu conoscevi il mio disprezzo per Fabio!-
-Infatti è una delle ragioni per cui non te l'ho mai detto!- sussurrai. -Non volevo che mi odiassi perciò avevo deciso di non rivelarti nulla pensando che si trattasse di una stupida cotta adolescenziale che avrei dimenticato prima o poi!-
-Ma non fu così...- indovinò lei. -E ora Fabio ti sta usando-
-No!- quasi urlai. Perché nella mia vita non andava mai nulla per il verso giusto? -Tu credi che sono così stupida da farmi usare da lui? E poi, chi ti ha detto questa cazzata!?-
-L'ho letto qui, l'hanno messo nel comò della tua stanza- mi lanciò un foglio stropicciato e io, con mani tremanti, lo aprii dove iniziai e leggere la calligrafia disordinata di Fabio.

Zucca, ti conosco e so di certo che prima o poi lascerai definitivamente quell'illuso di Lung, lo avresti fatto alla festa se non fosse che Nidhoggr ti ha ingannata facendoti fare la figura dell'idiota, incapace di proteggere i suoi alleati, ma so anche che quel tuo lato colpevole e compassionevole ti spingerà a chiudere la relazione con lui. Come ho già detto, se non lo farai tu lo farò io, compio sempre le mie promesse. E tieni a mente le mie condizioni, non voglio nessuno gironzolarti intorno e il bacio arriverà solo quando ammetterai di esserti perdutamente, catastroficamente, assolutamente innamorata di me, d'altronde non posso biasimarti, chi non perderebbe la testa per uno come me?
Fabio

Volevo ucciderlo. Volevo fare un genocidio di Szilard. Odiavo quella sua faccia tosta e sicuramente quel fogliettino era stato lasciato lì di proposito per far sì che Lidja o Chloe lo scovassero. Mai come in quel momento desiderai farlo fuori una volta per tutte. Feci in mille pezzettini la carta e con uno sguardo selvaggio imprecai a voce bassa, maledendo Fabio Szilard.
-Che stronzo...- sussurrai tra me e me. Da quanto lo conoscevo? Due mesi? Beh, il quell'arco di tempo ero riuscita a decifrare in parte il suo modo di fare e pensare. Il Fabio che conoscevo io non sarebbe mai stato così immaturo da lasciare un messaggio nella mia stanza dove sapeva benissimo che ci dormivano Lidja e Chloe. Lui voleva che le mie amiche lo venissero a scoprire, nonostante il motivo mi era ancora sconosciuto.
Le parole che avevo mormorato arrivarono fino alle orecchie di Lidja che, sentendole, s'irrigidì ulteriormente. -Cosa diavolo c'è tra voi due, Sofia?-
Feci tre lunghi sospiri, lanciai uno sguardo fugace ad Ewan che aveva assistito con aria impassibile la scena e mi avvicinai a Lidja, dove prendendole per mano, la guidai lontano dal salotto. -Ti racconterò tutto di sopra-

***

Lidja si massaggiò le tempie e sospirò con stanchezza. Ci eravamo chiuse nella stanza di George (per non disturbare Chloe siccome stava dormendo) e nella villa era sceso un silenzio innaturale. La mora mi lanciò uno sguardo e non seppi interpretare i suoi sentimenti, non capivo se era offesa, arrabbiata o altro, semplicemente ero troppo immersa nel mio mondo per badare a lei e ai suoi cambi d'umore costante, come se avesse la mestruazione un giorno si e l'altro pure. Decisi di prendere l'iniziativa dato che tutta quella taciturnità mi stava rendendo nervosa. -Allora, hai intenzione di dire qualcosa?-
Le avevo raccontato tutto, dai sentimenti che ho provato dalla prima volta che ho visto Fabio, a quella continua guerra che c'era tra noi due, le parlai di Lung e quello che provavo per lui, delle intenzioni di Fabio di conquistarmi, non saltai nulla. Le confessai anche le mie paure e i motivi che mi avevano spinto a non dirle niente di tutto ciò. Lei rimase in silenzio, mi ascoltò con attenzione e mi lasciò parlare con calma, in fin dei conti le ero riconoscente.
-Non so che dirti... Forse ho esagerato poco prima...- rispose titubante. -Solo che la storia di Ewan mi ha riscosso parecchio ed ero fuori di me... Sono un'amica orribile, il mio odio per Fabio ti ha impedito di raccontarmi quello che ti stava succedendo perché temevi di perdermi... Non merito la tua fiducia- disse lei tra le lacrime.
Con slancio, l'abbracciai con foga e scoppiammo entrambe a piangere.
-Sofia... promettimi una cosa-
-Tutto ciò che vuoi-
-D'oggi in poi mi dirai tutto, non tralascerai nulla e niente s'intrometterà nella nostra amicizia-
Una lacrima mi rigò lentamente il volto e affondando il viso nei suoi capelli scuri, le sussurrai un debole “Lo prometto

***

Dopo aver chiarito la questione “Sofia & Fabio”, tra me e Lidja le cose ritornarono come prima e avevo quella strana sensazione di pace e libertà come se mi fosse tolta un peso che ormai tenevo sulle spalle da troppo tempo. Mi promise che non si sarebbe immischiata tra me e Szilard ma lasciò inchiaro una cosa: se solo si fosse azzardato a farmi del male o a ferirmi lo avrebbe perseguitato e ucciso con le sue stesse mani. Conoscendola, era capace di un gesto simile e cercai di reprimere un brivido di paura inutilmente. Lidja sapeva intimorire molto bene le sue prede. Fortunatamente, anche Lidja ed Ewan fecero la pace, gli spiegai cosa aveva fatto Nidhoggr e si sentirono stupidi per aver rischiato così tanto la loro relazione per colpa di una viverna odiosa e sempre pronta a rovinare tutto. Fatto sta che riuscirono ad avere una tregua grazie ad un bacio appassionato nel mio salotto. “Sono felice di averti incontrato, Rossa” furono le parole di Ewan. Era felice come un bambino e ogni occasione era buona per baciare o abbracciare Lidja che si godeva ogni istante di quei secondi come se fossero gli ultimi. Purtroppo tutta questa felicità non durò molto. Più tardi mi ritrovai a dover spiegare i lividi che aveva Chloe nella faccia ad un Ewan infuriato e dovetti fare da infermiera a Karl che aveva la febbre altissima.
Ewan voleva fare a pezzi la casa per quanto era incavolato con i viverniani, come potevano aver fatto una cosa simile alla piccola e dolce Chloe? Karl, nonostante non lo avesse dato a vedere, era ancora più cupo del biondo, per non parlare di Lidja che sembrava lanciare saette da tutte le parti. Volevano vendetta e cercai di tranquillizzarli. La guerra tra draghi e viverne non era ancora finita e questo era solo l'inizio.

***

I miei amici erano ritornati tutti a casa, Lidja ed Ewan non smettevano di guardarsi con occhi a forma di cuore (volevo vomitare), Chloe dovette truccarsi e usare parecchio fondotinta per non far notare i lividi che aveva sugli zigomi e Karl non aveva più la febbre. Thomas tornò a casa quel pomeriggio, dopo che i miei amici rientrarono nei loro rispettivi nidi e mi aiutò a pulire i residui della festa. Era notte fonda e del prof non c'era nessuna traccia quando udii il suono del campanello. Ero di nuovo sola siccome il maggiordomo aveva deciso di farsi un giro e mi chiesi con un brivido di paura chi poteva mai essere. Sia Thomas che George avevano la chiave della villa e nel caso l'avessero dimenticata o persa, potevano trovare una coppia vicino a un vaso. L'idea era così allo stile americano e l'aveva proposto il professore, nessuno obiettò e decidemmo di farlo. Con il cuore che mi martellava nel petto, camminai silenziosamente fino alla porta, in mano avevo una mazza di baseball, una delle prime cose che ero riuscita a trovare nella stanza. La cosa, però, mi risultò improvvisamente ridicola. Andiamo, che tipo di stupratore, rapinatore o ladro bussa come un gentiluomo alla porta? Che mi aspettavo, che mi dicesse: Sono venuto qui a rubare, stai ferma e non chiamare nessuno sennò il fantasma formaggino apparirà? Ma dalla vita puoi aspettarti di tutto, quindi non mollai la presa dalla mazza. Per quanto il rapinatore fosse un gentiluomo, volevo perlomeno avere la possibilità di metterlo fuori combattimento.
-C-c-chi è-è?- balbettai a voce alta per farmi sentire oltre la porta.
-Andiamo, Zucca, sbrigati ad aprire questa fottuta porta!- borbottò un Fabio irritato.
Cavolo, avrei preferito trovarmi sul serio uno stupratore.

***

Fabio

Zucca venne ad aprire la porta e quasi svenne quando si assicurò che fossi veramente io e non un alieno. Era bianca come un cencio, la mano era scossa da un leggero fremito e scoppiai a ridere quando notai che in mano teneva una mazza da baseball.
-Fabio Szilard!- ringhiò innervosita. -Per colpa tua rischio un infarto, che ci fai a casa mia!?- strillò con voce isterica.
Con il mento indicai la mazza. -Sul serio pensavi di poter sconfiggere qualunque cosa tu pensassi che io ero con quella?-
Le sue guance di tinsero di rosso. -Si- ammise. -Pensi che sia troppo debole? Non sfidarmi, Szilard- mi rimproverò seria.
Alzai le braccia in segno di arresa. Mi era mancata nonostante fossero passate ore dall'ultima volta che l'avevo vista. Se chiudevo gli occhi potevo ancora percepire quel suo profumo a lavanda che aveva alla festa, la sua pelle contro la mia, odiavo queste emozioni che sentivo nei suoi confronti che con il tempo si erano intensificati tanto da lasciarmi senza fiato ogni volta che c'era lei nelle vicinanze. La mia droga è sempre stato il sesso ma ora era Sofia la mia droga principale, una dose importante di medicina che dovevo assumere regolarmente se non volevo impazzire per completo. -Con quella mazza in mano sei molto più letale del solito, non potrò mai dubitare sulle tue capacità difensive.-
Lei arricciò il naso e con un sospiro mi lasciò passare. -A cosa devo la tua visita?-
-Sei sola?- dissi semplicemente io, non volendo rispondere alla sua domanda. Non potevo confessarle che ero andata fin là sotto ordine di Nidhoggr, tuttavia, c'era sempre quella irrazionale e piccola parte di me che anelava andare da lei, non solo per controllarla, ma per assaporare quei attimi rubati che tanto bramavo. La desideravo. La volevo. Ormai era deciso, lei doveva essere mia, non poteva più sfuggirmi. Non avrei permesso che altri la toccassero, ero riuscito a tollerare Lung, ma questa passione era cresciuta a dismisura e ora ero incapace di pensare in modo coerente, sembravo un animale che doveva assolutamente marcare il territorio per evitare che altri si appropriassero ciò che era mio. Quanto in basso dovevo cadere pur di dimostrare agli altri che la tanto amata Sofia non apparteneva a nessuno se non a me?
-Si- farfugliò debolmente lei. La vidi aggrottare la fronte, come a ricordare qualcosa e nei suoi occhi balenò una luce omicida. -TU!- disse subito dopo.
Mi puntò un dito contro, notevolmente incazzata. -Per quale stupida ragione hai lasciato quel messaggio nella mia stanza!? Lo sai che ho rischiato di perdere Lidja!?-
Ah, il fogliettino. Le lanciai un sorriso furbo, ottenendo solo una sua occhiataccia e sollevai le spalle, con noncuranza. -Prima o poi dovremmo dichiarare a tutta la scuola il nostro amore eterno-
Ovviamente Sofia non prese bene le mie parole e temevo che andasse a fuoco per quanto era fuori di sè. -Ma io ti uccido, stupido cretino, altro che amore!- sbottò. -Ti odio!-
Mi spinse contro il muro ma i ruoli si capovolsero immediatamente. Prendendola delicatamente per i fianchi, le feci fare un giro e sovrastandola, non le lasciai nessuna via di fuga, era rinchiusa tra le mie braccia e la parete. Mi sorpresi quando vidi che non protestò o non si divincolò, mi lasciò fare tutto con facilità estrema, lasciandomi il controllo della situazione. Avevo il respiro affannato, i miei occhi erano fissi su quelli di Sofia che non smetteva di scrutarmi con attenzione. Prendendola per le cosce la sollevai e lei, d'istinto, intrecciò le gambe sui miei fianchi, le sue braccia erano intorno al mio collo. Sofia sommerse la testa nell'incavo del mio collo, il suo respiro caldo solleticava la mia pelle. -Cosa stiamo facendo?- mormorò con un filo di voce.
Iniziai a baciarle il mento, procurandole dei brividi. -La domanda sarebbe: cosa mi stai facendo, Sofia?-
Lei alzò la testa, confusa. Iniziai a nuotare in quei suoi occhi verdi, sempre pieni di vita e così innocenti. -Tu hai capovolto la mia vita- fu tutto ciò che disse.
-E tu la mia-
Al diavolo le mie condizioni! Non ne potevo più. Potevo considerare la frase di Sofia come una dichiarazione d'amore nei miei confronti? Ma si... Lanciandole un sorriso malizioso, le mie labbra iniziarono pericolosamente ad avvicinarsi alle sue. Ero stanco dei miei stessi giochetti, entrambi avevamo di un disperato bisogno di quel bacio. Ero stato fin troppo paziente, se Sofia fosse stata una delle tante l'avrei baciata dall'inizio, l'avrei portata a letto e la storia sarebbe finita lì. Ma lei non era una delle tante, era diversa, era speciale e l'avrei protetta come meritava, l'avrei custodita con egoismo. Che si fotta Nidhoggr e gli innumerevoli conti in sospeso che avevo! Quando le nostre labbra si sfiorarono scoppiò un vero e proprio fuoco d'artificio. I sentimenti che provavo uscirono tutti in quel momento come in un fiume in piena, mi appropriai delle labbra di Sofia, la baciai prima con dolcezza e solo più tardi iniziai a divorarla. Le mordicchiai le labbra, sussurrai il suo nome, strinsi con forza le sue cosce e assaporai il dolce suono dei suoi gemiti. Amai la melodia della sua voce quando pronunciò il mio nome con voce affannata e lei mi strinse con più forza, giocando con i miei capelli e mettendoli in disordine. La mia bocca esplorò la sua, con voracità e mi scapparono dei gemiti di piacere, sorrisi tra le sue labbra e anche lei, famelica quanto me, iniziò a mordermi con dolcezza infinita le mie labbra. Ci staccammo solo per prendere fiato. Con il petto che si alzava prepotentemente, appoggiai la mia fronte sulla sua, i nostri nasi che si sfioravano appena. Chiusi gli occhi e come se fossimo uniti da un filo invisibile, percepii come i nostri battiti del cuore avessero lo stesso ritmo, come se fossero sincronizzati, fatti per stare insieme. Questa consapevolezza servii a riempirmi di un calore mai provato prima e fu allora che compresi qualcosa che mi ero negato di accettare, qualcosa di cui si erano resi conto tutti meno io. Ero perdutamente innamorato di Sofia. Io, Fabio Szilard, innamorato di Sofia? Era tutto così surreale, quasi ridicolo. Continuai a baciarla, più lentamente e con tenerezza, le labbra di Sofia erano rosse e gonfie quanto le mie. Con riluttanza, mi accontentai di baciarle il collo dove iniziai a scendere fino ad arrivare alla clavicola. Fu qui che le succhiai la pelle, lasciandole un segno rosso, quasi viola. Sofia affondo le unghie sulle mie spalle. Temevo di saltarle addosso e toglierle i vestiti lì, seduta stante. -Sofia...-mormorai vicino al suo orecchio. -Forse sto impazzendo ma ti amo alla follia-
Lei sussultò, presa alla sprovvista. Si staccò leggermente da me e mi scrutò con attenzione ma io avevo affondato la testa nell'incavo del suo collo, impedendole di osservarmi in faccia. Alzò un braccio e prendendomi per il mento mi obbligò a guardarla negli occhi, siccome la tenevo in braccio eravamo nella stessa altezza e i suoi occhi erano due fari che m'illuminavano il cammino. -Mi chiedevo quando lo avresti detto- disse divertita.
-E' tutto così nuovo...- Non mi lasciò terminare che ci stavamo nuovamente baciando.
-Rimani con me...- disse tra un bacio e l'altro.
-Non ti libererai tanto facilmente di me- replicai. -Ormai mi appartieni-

***

Nidhoggr

-Cosa avete fatto al diario!?- sbraitò la Grande Viverna.
-Deve essermi caduto dalla borsa- mormorò con voce tremante Ofnir.
Lo schiaffo che gli arrivò lo riscosse fino alle viscere.
-TROVATELO!-


Note dell'Autrice: 

Prima di tutto voglio scusarmi con tutti voi lettori, sono consapevole che non aggiorno da molto tempo ma credetemi quando vi dico che sono stata talmente occupata che non ho neanche il tempo di dormire durante la notte, la scuola mi sta letteralmente uccidendo. A peggiorare tutto è che in questo ultimo periodo non ho molta ispirazione... O meglio, ho già in mente cosa accadrà nei capitoli a venire ma non ho la voglia di scrivere siccome sono troppo stanca e per quanto mi metta lì, davanti al computer, mi è impossibile scrivere perlomeno una parola. Ho il blocco dello scrittore. Dovete anche scusarmi per la schifezza di capitolo che ho scritto, è tutto confuso ma come è ovvio: nuovi personaggi stanno per arrivare, cosa ne faranno del diario di Sofia? Cosa ha in mente Nidhoggr? E adesso che succederà tra Sofia e Fabio...? Spero che il capitolo sia stato di vostro gradimento e beh, ora ci ritroviamo di fronte a un Fabio che ammette di amare Sofia *ha gli occhi a cuore*... Ma... Molte sorprese sono dietro all'angolo e la nostra adorata Sofia non avrà un attimo di pace, la relazione con Fabio proseguirà quasi monotona per i prossimi 3 o 4 capitoli, finché giungeranno altre sorprese... Vi ricordo che dobbiamo ancora sapere chi è la ragazza di Fabio... L'altra, quella apparsa nel capitolo 8, qual'è il segreto di Sofia (dovrei scrivere storie Gialle anziché Romantiche), chi è l'altra lei che nomina Fabio nel capitolo 12, se la bambina è veramente la figlia di Fabio, cosa faranno i nuovi personaggi nella scuola Dragoni e, beh, cosa succederà tra Sofia e Lung... Comunque, il bacio Sofia/Fabio l'avevo programmato per il capitolo 15 (il prossimo) ma come ha detto già qualcuno, ho iniziato ad allungare troppo le cose, quindi, avevo deciso di farvi una sorpresa... quindi... SORPRESA! Mio dio, credo di essere la figlia scomparsa del regista di Beautiful, se continua così questa storia non finirà mai. 
Adesso... Ringrazio TUTTE le 35 anime che hanno messo questa Fic tra le seguite e preferite, ai 6'377 lettori silenziosi ed ai miei adorati recensori. I Love You! 
PER SAPERE QUANDO AGGIORNERO', TENIATE SOTTO CONTROLLO IL MIO PROFILO EFP TRA LE NOTE SCRIVERO' I FUTURI AGGIORNAMENTI.
Un bacio,

 
marty_598
P.S. Ho iniziato a pubblicare questa storia anche su Wattpad (sotto consiglio di una fan), potete facilmente trovarmi con il nickname:( _Angel_Blue_) (http://www.wattpad.com/story/18950865-a-thousand-ways-to-say-%27%27i-love-you%27%27)
P.P.S. Se non aggiornerò nei prossimi giorni significa che sarò troppo occupata a scrivere una nuova storia con le mie amiche, siamo fiduciose che ne diventerà un libro e hanno scelto me come "scrittrice" mentre loro saranno la "mente"...

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


"I need your love,
I need your time"

-Calvin Harris

Capitolo 15

Sofia

Non credevo possibile, neanche nei miei sogni più remoti, che potessi udire le parole “Ti amo” dalla bocca di Fabio né tanto meno che potessero essere rivolte a me. Diamine, tutta la nostra rivalità restaurata mesi prima era andata a farsi fottere insieme al mio buon senso. Il cuore aveva vinto contro la mente appropriandosi di tutte le mie funzionalità, sia quelle psicologiche che fisiche. Ero incapace di ragionare coerentemente, sembravo posseduta ma per quanto ancora potevo ignorare e far finta di nulla davanti a quell'incontenibile attrazione che provavo per Fabio? Semplicemente non ne ero capace e pregustai ogni bacio, ogni carezza ed ogni parola. Io e Fabio sembravamo da sempre destinati a incontrarci e solo quando le mie labbra toccarono le sue potei realizzare che era lui il pezzo mancante del mio puzzle, Lung era sempre stato un pezzo provvisorio che apparteneva ad un altro quadro che non avrebbe mai coinciso con il mio. Oh diavolo, solo Fabio era riuscito a far battere quel mio cuore arrugginito che aveva smesso di funzionare da tempo. Che lui provasse le stesse emozioni e sentimenti che provavo io? Non ne ero sicura nonostante c'era quella vocina che rispondeva di . Il suo corpo fremeva come il mio, bramava ogni contatto della mia pelle come io bramavo della sua. Si, io e il viverniano eravamo una coppia troppo strana.
Ero sicura che il prof non sarebbe ritornato a casa quel giorno e siccome Thomas era scomparso per fare chissà cosa, pregai a Fabio affinché rimanesse con me tutta la notte, si, avevo diciassette anni ma come tale temevo la solitudine. Non sarei mai stata così paranoica se perlomeno vivessi nel cuore della città circondata da persone, in parole povere: nella civilizzazione. Tuttavia, mi ritrovavo in una villa sperduta davanti al lago Albano dove a farmi compagnia c'erano dei pini possenti ed alti. In quell'angolo di universo ero strettamente in contatto con Madre Natura.
Un gentiluomo avrebbe detto: "No, non posso, se vuoi dormo in un'altra stanza oppure per terra" o cose simili. Ma siccome stiamo parlando di Fabio Szilard, lui non sbatté neanche le ciglia e accettò immediatamente, così ci ritrovavamo nella mia stanza con la porta chiusa a chiave (non volevo farmi cogliere in fragrante dal prof o da Thomas mentre dormivo con un ragazzo), sopra il mio letto mentre le nostre gambe erano intrecciate e le mani che non smettevano di scoprire ed esplorare il corpo dell'altro. Per la prima volta, Fabio non sembrava interessato a fare sesso e la cosa mi lasciò senza parole. Dalla mia finestra filtrava il bagliore appena accennato della luna, per il resto, tutta era oscuro e nella casa regnava il silenzio. Ero sdraiata di lato e Slizard mi circondava con un braccio mentre con il pollice faceva dei cerchi irregolari nella mia schiena. Avevo affondato il mio viso sul suo collo e di tanto in tanto gli lasciavo dei leggeri baci sulla mascella. Seguii con lo sguardo il profilo delicato del suo viso, ammirai e mi persi nei suoi occhi neri che in quel momento sembravano scintillare come un diamante, notai che aveva un accenno di efelidi intorno al naso e con una mano gli accarezzai la guancia. Dall'espressione che aveva assunto, sembrava rilassato, quasi in pace con se stesso e davanti ai miei occhi appariva più giovane e terribilmente fragile. Ma c'era sempre quella ombra che lo perseguitava, c'era qualcosa che lo tormentava o preoccupava e io volevo aiutarlo. Se solo il mio amore bastasse a guarirlo da quel male che lo assillava...
-Non mi hai ancora spiegato perché diamine hai lasciato quel fottuto fogliettino nella mia stanza- borbottai di punto in bianco. -Come se bastassero dei baci a farmi dimenticare quel che hai fatto-
Fabio sorrise divertito. -Per facilitarti le cose- rispose vago.
Odiavo quando si comportava così, come se fosse un ragazzino irresponsabile. -Tu...- stavo per insultarlo quando lui mi azzittii con un bacio. -Ti hanno mai detto che parli troppo?- mormorò sarcastico.
-Ti hanno mai detto che è da maleducati interrompere qualcuno che sta parlando?- replicai stizzita.
Lui mi tirò a sé e mi depositò una scia di baci lungo il collo. Rabbrividii e con un leggero pugno, lo scostai da me. -Sto parlando seriamente- dissi.
Lui sbuffò irritato ma continuo a tenermi stretta. -Avevi alcuna intenzione di dirle su di noi due o volevi tenerlo segreto ancora a lungo?- domandò lui, serio.
Potevo mentire spudoratamente ma dall'espressione che mi rivolse optai per la sincerità. -Non volevo raccontarglielo...-
-Appunto- concluse soddisfatto lui.
Alzai gli occhi al cielo e non protestai quando appoggiò la testa sul mio petto. Inizia a giocherellare inconsapevolmente con i suoi capelli. Ero immersa nei miei pensieri quando il mio cellulare squillò per un secondo, avvisandomi che era arrivato un messaggio. Con gli occhi leggermente socchiusi, lo presi da sotto il cuscino e lessi con la fronte aggrottata le parole impresse sullo schermo del telefono.

Dato che sono sparito per una settimana senza preavviso, voglio recuperare il tempo perduto invitandoti ad una cena la prossima settimana. Sogni d'oro,
Lung xx
Ricevuto: 23;55 - 1 Nov

Cazzo, cazzo, cazzo.
Lanciai un gemito quando Fabio mi prese il cellulare dalla mano. -No, aspetta!- lo supplicai ma ormai era troppo tardi, vidi come leggeva il messaggio e come il suo sguardo cambiò, diventando una lastra di vetro, impassibile e gelida. Potei percepire la sua rabbia ma non disse nulla, lasciò il mio telefono sul mobile che stava accanto al letto e mi abbracciò con forza, tenendomi stretta come se temesse di vedermi scomparire. Mi baciò la guancia. -Non ci andrai- disse freddamente.
Mi bloccai. -Cosa significa che non ci andrò!? Non puoi decidere per me!-
-Sono capace di legarti su questo letto se solo ti azzardi ad andare a quell'appuntamento-
Spalancai la bocca, sbigottita e offesa. -Ci andrò- replicai con orgoglio.
-No-
-Non sei mio padre, diavolo!-
Successe tutto troppo rapidamente. Se solo pochi istanti prima mi ritrovavo a dover reggere solo la testa di Fabio sul mio petto, ora avevo tutto il suo corpo sopra il mio, mi teneva in trappola ed ero schiacciata tre lui e il materasso. Aveva il respiro affannato e nei suoi occhi neri balenò una scintilla di collera. I nostri visi erano fin troppo vicini, volevo spingerlo ma mi era impossibile dimenarmi, con le sue mani mi teneva i polsi e con le sue gambe intrecciate alle mie, non riuscivo a muovere gli arti inferiori. L'avevo fatto arrabbiare.
Nelle sue labbra si formò un sorriso beffardo. -Hai condannato la tua fine nello stesso istante in cui mi hai baciato-grugno lui con voce roca.
Deglutii a fatica. -Sei stato tu a baciarmi!- ringhiai a bassa voce.
-Ma lo desideravi, no?- chiese furbo.
Stronzo, stronzo, stronzo!
Rimasi in silenzio e lo guardai infuriata. -Sei geloso- l'accusai.
Lui si accigliò, sorpreso ma ritornò il Fabio di sempre in meno di un secondo. Ovviamente non rispose o replicò, semplicemente mi morse il lobo dell'orecchio e iniziò a scendere fino al collo dove, senza nessun preavviso, succhiò la pelle. Mi resi conto troppo tardi cosa stava cercando di fare e quando alzò lo sguardo, con occhi languidi mi baciò. Cedetti immediatamente e ricambiai, desiderosa di quel bacio. Quando ci staccammo, Fabio appoggiò la fronte sulla mia. -Con questo spero aver risposto la tua domanda-
Sospirai arresa. -C'era proprio bisogno di farmi un succhiotto?-
Sorrise. -Si, ora mi appartieni e devo iniziare a marcare il mio territorio se non voglio che altri me lo freghino-
-Ma Fabio, voglio andare all'appuntamento solo per troncare la relazione con Lung, dopotutto sono ancora legata a lui, non posso presentarmi in giro con te senza prima lasciarlo-
Fabio ci penso su e infine, sbuffando, annuii. -Andrai all'appuntamento ma non indosserai nessuno di quei vestiti sexy e qualora tu non mi obbedisca ti legherò sul serio su questo letto, devi vestirti come se dovessi andare ad un convento, non ti lascerai toccare da lui o baciare perché ci sono alte probabilità che lo uccida personalmente ed infine, dovrò essere presente anche io in qualunque posto in cui vorrà portarti-
Con una spinta, riuscii a toglierlo da sopra. Sbuffai spazientita e imbronciata, mi voltai, dando le spalle a Fabio.
-Buonanotte- bofonchiai.
Udii sulla mia testa la sua leggera risata. Mi si accapponò la pelle e mi si rizzarono i peli sulla nuca. Era un suono così piacevole. Fabio mi abbracciò da dietro e sussurrò nel mio orecchio un "Buonanotte, Zucca".

***

Avevo caldo. Tutta la mia pelle stava bruciando e sudavo. Sembravo stare in fiamme quando sentii che qualcosa si muoveva al mio lato e percepivo la testa di qualcuno sul mio petto. Biascicai qualche parola incomprensibile e aprii un occhio. Sussultai quando vidi Fabio accanto a me mentre dormiva beato. Era completamente appiccicato a me e cercando di non svegliarlo, riuscii a togliermelo da addosso mentre mi alzavo dal letto e a passi veloci mi dirigevo alla porta. Feci un sospiro di sollievo quando uscii dalla mia stanza. La casa era illuminata dai raggi del sole che filtravano dalle finestre, forse erano le dieci del mattino se non le undici, avevo la sensazione di aver dormito un'eternità. Ero in perfetta forma e quella dormita sembrava avermi rigenerato. Scesi di sotto, facendo attenzione a non incrociare il prof o Thomas, nessuno poteva assicurarmi che durante la notte non fossero ritornati a casa. Quando arrivai in cucina notai un pezzo di carta attaccato con un magnete a forma di pizza sul frigorifero e prendendolo in mano, riconobbi la calligrafia di George.

Scusami tanto Sofia, ma rimarrò tutto il giorno al lavoro e anche oggi rimarrai sola siccome Thomas ha la giornata libera, se vuoi, puoi invitare i tuoi amici, un giorno di questi mi farò perdonare per non essere mai presente,
il tuo,
prof.

Incredibile ma per la prima volta, dopo tanto tempo, la buona sorte voleva stare dalla mia parte. Scuotendo la testa con un sorriso iniziai a mettermi tra i fornelli per preparare la colazione. La villa fu velocemente invasa dall'odore di uova, pancetta e caffè. Solitamente, era sempre Thomas a preparare i vari pasti durante il giorno, dopotutto era nostro maggiordomo. Tuttavia quando avevo 10 anni e giocai per la prima volta a Cooking Mama, mi misi in testa di dover imparare anche io a cucinare. Il prof non voleva vedermi così vicina al fuoco e rischiare che potesse succedermi qualcosa perciò per un periodo si era negato di esaudire questo mio capriccio. Ma non mi arresi, dopotutto sono fatta così: non mi fermo davanti ad un ostacolo finché sono sicura di poterlo superare, che sia certa che rientri nei miei limiti quindi dopo tanta insistenza il prof cedette e Thomas divenne il mio insegnante. Che dire? Come una spugna che assorbe tutta l'acqua che la circonda, imparai velocemente le regole basiche e dopo vari mesi ero in grado di preparare piatti deliziosi. Il prof non si pentii della sua scelta e quando giungevano occasioni speciali (come la festa del padre), iniziavo a cucinare per George e Thomas. Poi, c'erano giorni come quelli in cui rimanevo sola a casa, quindi prendevo l'iniziativa e mi mettevo a fare sperimenti con il cibo.
Senza rendermene conto, iniziai a cantare le prime note di Unintended e forse sarei andata avanti ancora a lungo se non fosse che qualcuno mi prese per i fianchi facendomi fare un giro di 180°. -Cosa stai facendo?- squittii, presa alla sprovvista.
Rimasi di sasso quando Fabio strusciò il naso contro il mio. -Eri sparita e ora voglio il mio bacio del buongiorno-
-Come puoi ben vedere, sto cucinando...- replicai quasi stizzita.
Ora che lo avevo di fronte potei ammirarlo con occhi incantati. I capelli erano più arruffati del solito e io lo trovai adorabile. Indossava i jeans di ieri che erano stropicciati e la camicia bianca stava messa peggio. Stentavo a crederci che proprio quell'angelo che avevo davanti mi avesse baciato e avesse dormito tutta la notte con me. Stava scalzo e i suoi occhi apparivano più chiari, più luminosi come se risplendessero di luce propria. Era così dannatamente bello e ora era mio. O quasi... Dovevo risolvere il più prima possibile quel problemino con Lung. Fabio, senza chiedere permesso, mi avvicinò a sé e mi ritrovai le sue labbra premute contro le mie. Mi mancava il respiro e temevo che le gambe cedessero. Lui, intuendo che stavo per lasciarmi andare, mi alzò come se non pesassi nulla e mi appoggiò sul tavolo di legno che avevamo in cucina senza mai smettere di baciarmi. Affondai le mie mani sui suoi capelli e non mi vergognai dello stato in cui ero messa, sicuramente avevo i capelli disordinati, il maglione era tutto sgualcito e non mi ero lavata né il viso né i denti. A malavoglia, lo allontanai da me, stavo ansimando e dovevo ritrovare un po' della mia dignità, non potevo cadere ai suoi piedi così velocemente, dovevo resistere.
-Muse- disse divertito.
Inclinai la testa, confusa. -Cosa?-
-Stavi cantando una canzone dei Muse, giusto? Non sembri quel tipo di persona che ascolta musica come la loro-
Misi il broncio, offesa. -Le apparenze ingannano- replicai.
Uno strano sorriso apparse nel suo splendido viso. -Potresti essere colei che ascolta le mie inquisizioni più profonde- citò. Arrossii, per essere stata così stupida da farmi cogliere da Fabio mentre cantavo.
-Sarà la nostra canzone- mormorai imbarazzata.
Lui ci pensò un attimo ed annuii pensieroso. Lasciò la presa sui miei fianchi e mi lasciò libera, così potei correre a spegnere i fornelli e mettere in due piatti le uova e la pancetta che avevo preparato. Percepii la presenza di Fabio dietro le mie spalle, il suo respiro mi sfiorava il collo. Un brivido mi scese lungo la schiena e maledii Fabio, per essere capace di scombussolarmi ogni pensiero.
-Sai cucinare?- domandò, scettico.
Non mi voltai a guardarlo, indaffarata a mettere in due tazze qualche goccia di caffè. -Si- risposi secca. Senza degnarmi di dargli qualche altra spiegazione o occhiata, presi il mio piatto e la mia tazza e dirigendomi con il mento alto e passo lento, andai verso il tavolo dove mi sedetti. Fabio, che stupido non era, intuii di aver detto qualcosa di poco appropriato ed imitandomi, prese in mano la sua colazione e venne a sedersi accanto a me.
-Ho colpito il tuo orgoglio, eh?- mi stuzzicò.
Uccidilo, uccidilo, uccidilo ringhiava la mente. Abbi pazienza, che altro puoi aspettarti da Fabio Szilard? diceva il cuore.
Alzai lo sguardo e nella mia occhiata gelida non c'era neanche un velo di sarcasmo. -Mangia, Szilard, e chiudi quella cazzo di bocca-
Uno a zero per Sofia
Schlafen. Odiavo che la gente dubitasse delle mie capacità culinarie. Potevo anche essere goffa o imbranata ma di certo non ero un pericolo ambulante anche in cucina. Con la coda nell'occhio lo vidi sorridere compiaciuto. Perché diavolo stava sorridendo!? Arrg, potevo anche essere follemente innamorata di lui ma rimaneva sempre quel mio istinto omicida pronto a farlo fuori. Mangiammo nel silenzio più totale, Fabio fu il primo a finire, si era divorato tutto e ci era riuscito in meno di un minuto. Io, invece, sono sempre stata lenta a mangiare, tuttavia, ebbe la pazienza di aspettarmi. Ma è difficile ingerire del cibo quando hai un ragazzo seduto accanto che ti fissa con attenzione. Infatti poco dopo mi arresi e lanciando un'occhiataccia a Fabio mi alzai.
-Non hai mangiato neanche la metà- disse con disapprovazione.
Scrollai le spalle con indifferenza e prendendo il mio piatto, lo lasciai nel lavastoviglie.
Non mi soffermai a parlare o chiacchierare con Fabio e andai dritta al salone dove accesi la t.v. e mi buttai a peso morto sul divano. Fabio mi seguiva come se fosse un fantasma e sembrava infastidito. -Per quanto ancora vuoi ignorarmi?- borbottò.
-Non saprei, forse quando ammetterai di essere un'idiota e mi chiederai scusa per aver lontanamente pensato che non fossi capace di cucinare-
La sua risata riecheggiò su tutta la casa. -Sei così infantile-
-E tu sei così cretino- controbattei.
Alzò le mani, in segno di arresa. -Hai vinto tu, sono uno stronzo, okay?-
Alzai un sopracciglio. -E...?-
-E ti chiedo scusa per aver lontanamente pensato che non eri capace di cucinare- ripeté.
Sorrisi soddisfatta. -Non era tanto difficile, no?-
Non rispose. Semplicemente prese posto accanto a me nel divano e mi abbracciò con foga. -Sei troppo fiera- disse ironico.
Sospirai amareggiata. -Lo so-
Fabio rimase altre due ore con me, poi se ne andò, doveva fare alcune cose in giro. Mi promise solamente che ci saremmo visti a scuola e mi lasciò con un semplice baciò sulla fronte. Forse non era romantico come Lung, lui l'affetto lo dimostrava in modi più rudi e non mi diceva ogni secondo che mi amava, anzi, solo il giorno prima era riuscito a dirmelo per la prima e ultima volta, ma mi bastava averlo accanto per sentirmi viva e completa.

***

-Non sai cosa sono venuta a sapere!- mi urlò Lidja nell'orecchio. Era lunedì mattina e le lezioni sarebbero iniziate da lì a pochi minuti. Lidja era all'oscuro che avevo dormito il giorno prima con Fabio, che ci fossimo baciati e dell'intenzione di Lung di portarmi in un appuntamento romantico. Ovviamente non mi ero dimenticata della promessa che le avevo fatto, non volevo tenerle nascosto altre cose e prima o poi le avrei raccontato tutto ma in quel momento ero troppo occupata a tenere con egoismo quei attimi che appartenevano solo a me e Fabio e a nessun'altro. Riscuotendomi dal mio mezzo torpore, sospirai con stanchezza. -C'è in giro qualche nuovo pettegolezzo?-
Sorrise. -Beh, a dire il vero no...- Maledetta, mi stava occultando qualcosa... Ma decisi di non insistere e continuai a camminare senza degnarle di un'altra occhiata.
-Aspetta- disse. Quando fu vicina lo sufficientemente, inclinò la testa verso il mio orecchio. -Dicono che sono in arrivo i figli del preside- sussurrò.
La guardai seccata. -E con ciò?-
Nei suoi occhi vidi passare un lampo che non mi piacque. -Beh...- tossì con imbarazzo mentre guardava tutto tranne me... Quel suo atteggiamente mi mandò su tutte le furire. -Cosa vuoi dirmi!?- sibilai irritata.
-Dato che tra te e Fabio è sbocciato un certo feeling, ci tenevo a dirti che Matilde è stata la ragazza di Fabio due anni fa, lui ovviamente l'ha solo usata come tutte le altre ma nonostante questo, si era presa una bella cotta per lui e anche quando Fabio l'ha lasciata, lei faceva la vita orribile alle ragazze che gli gironzolavano intorno o le sue ipotetiche “fidanzate”, quindi dovrai tenere gli occhi aperti- Per qualche strana ragione fui scossa da un brivido di paura. -Comunque...- continuò Lidja. -tra te e Fabio è successo qualcosa ultimamente...- cercò di domandare con indifferenza nonostante morisse di curiosità.
-Si...- mormorai a bassa voce mentre arrossivo come un pomodoro. -Ehm... Fabio è venuto a casa, mi ha baciato e ha dormito con me- cercai di riassumere con voce apatica.
Come era prevedibile, Lidja lanciò un urlò estasiato e sembrò dimenticarsi che un tempo anche lei odiava Fabio Szilard. -E dimmi, avete fatto quella cosa che inizia con la lettera s...-
Aggrottai la fronte, confusa. -Intendi sesso?-
Fu il turno di Lidja di arrossire. -Si, quello- biascicò imbarazzata.
-Ovviamente no! Come può venirti un'idea simile!?-
-Scommetto le mie lezioni di danza che tra un mese tu e lui finirete col fare... ehm... sesso...-
-No, no e no!- borbottai. -Non sono pronta e non sta a decidere a lui quando farlo, comunque ho altri problemi...-
Lidja alzo gli occhi al cielo e fece spallucce. -E quali sarebbero...?-
Abbassai la voce di vari decibel. -Con Lung...- sussurrai mentre mi guardavo intorno come se temessi che qualcuno mi stesse spiando da lontano e che quel qualcuno fosse il diretto interessato.
La mora sgranò gli occhi e mi lanciò uno sguardo di disapprovazione. -Beh, cosa aspetti, sbrigati a farlo! Non ci metterà molto a capire che tra te e Fabio c'è qualcosa e che lo stai spudoratamente tradendo-
Lanciai un'occhiataccia a Lidja. -Grazie, eh, mi fai sentire terribilmente in colpa- Lei non aggiunse altro e ci sedemmo su una panchina vicino all'ingresso della scuola. Controllai l'ora e sbuffai quando notai che mancavano ancora altri lunghi dieci minuti. Per distrarmi un po' lanciai uno sguardo in giro. Ormai più della metà della scuola stava riunita nel cortile, aspettando come me che suonasse quella maledetta campanella, dopotutto lì fuori si gelava, sembrava stare nell'Era Glaciale. Mi aggiustai la sciarpa che indossavo, era della scuola ed era verde come la gonna. Imprecai per la milionesima volta contro l'istituto Dragoni dato che era l'unica delle poche scuole in tutta Roma in cui eravamo obbligati ad indossare un'uniforme. Con quella gonna avevo le gambe gelate e solo grazie alle calze (sempre dell'istituto) non mi agghiacciavo del tutto. Perlomeno i ragazzi potevano indossare dei pantaloni. Avevo tirato fuori il libro di letteratura dato che alla prima ora avevamo un'interrogazione quando udii delle esclamazioni sorprese provenire da un gruppo di ragazzi. Guardai Lidja confusa e quando notò il mio sguardo, sorrise divertita. -I gemelli sono arrivati- fu tutto ciò che disse. Mi voltai con aria suscettibile e guardai verso il punto in cui erano raggruppati i ragazzi. Con loro a impedirmi la visuale, non riuscivo a comprendere tutto questo entusiasmo, non vedevo oltre le loro spalle. Ma all'improvviso vidi un ragazzo attorno al quale la massa di ragazzini vocianti si era divisa in due ali ammirate. Era alto, con un sorriso da divo del cinema e un fisico palestrato che si intravedeva sotto la giacca di pelle nera. Era castano, gli occhi, i capelli, tutto. Sedeva su una moto con la carenatura da corsa, e intorno a lui i platani scossi dal vento facevano cadere le loro foglie gialle sul ciottolato. -Oddio...- mormorai.
Lidja annuii con apprezzamento. -Lui è Mauro Dragoni, fratello di Matilde, più grande di lei di solo qualche secondo, ha l'età di Fabio-
Fu allora che vidi anche lei. Esile e slanciata, emergeva a poco a poco dalla folla di ragazzi. Indossava l'uniforme della scuola, i lunghi capelli castani gli scendevano morbidi sino al seno ed aveva due occhi grandi e chiari. Era bellissima, il corpo snello, la pelle accesa da una luce che non avevo mai visto, lo sguardo fiero.
-La loro famiglia discende dal fondatore di questa scuola...- continuò a dire Lidja. -Da Ettore Dragoni*-
Io pendevo dalle sue labbra mentre fissavo incantata quei due ragazzi che sembravano essere appena usciti da un film, ai miei occhi potevano benissimo essere delle divinità greche. Fortunatamente fui distratta dalla campanella e prima di voltarmi notai vagamente l'occhiata che mi lanciarono Mauro e Matilde.

***

Nella scuola Dragoni non si parlava d'altro che dei due nuovi arrivati. Io non ne potevo più. Nell'ora di letteratura Karl mi raccontò dettagliatamente tutta la storia sulla fondazione dell'istituto Dragoni. A chimica, invece, Lidja mi aveva fatto impazzire siccome non smetteva di chiedermi “Secondo te quante ragazze ha avuto Mauro?” e io stizzita le rispondevo: “Sei fidanzata con Ewan, cazzo!”. Poi, per mia sfortuna, anche Chloe era segretamente innamorata di Mauro e mi parlò della sua vita nella scuola Dragoni. Quando giunsi all'ora di Inglese, Ewan sembrava posseduto e si limitò a insultare il povero Mauro siccome Lidja non riusciva a togliergli gli occhi da addosso e quando gli chiesi: “E cosa ne pensi di Matilde?”, lui sorrise furbo mentre rispondeva “E' il sogno sessuale di tutti i ragazzi eteri di questo istituto”.
Come ben potete immaginare, nella mia testa rimbombava il nome: Mauro Dragoni. Io, per quanto quella mattina fossi rimasta per un istante solo attratta da lui, ora non sopportavo neanche il suo nome, appena lo nominavano io sbuffavo stizzita. Avevo Fabio e non volevo nessun'altro se non lui. Per la prima volta da quando misi piede in questo collegio da pazzi non vedevo l'ora di fare biologia. Non vedevo Fabio dal giorno prima e durante il trascorrere delle ore, non vidi neanche Lung. Non sapevo se preoccuparmi per Szilard o per il mio vero ragazzo. Stavo dirigendomi all'aula 50 quando sbattei contro un ragazzo. Sarei caduta a terra se il ragazzo che avevo di fronte non mi avesse preso il polso impedendomi di finire a terra.
-Ops, scusa- disse con voce soave e seducente. Alzai lo sguardo e lanciai un gemito quando vidi due occhi nocciola che mi fissavano con interesse. Come se avessi ricevuto una scossa elettrica, mi allontanai immediatamente da lui. -No, è stata colpa mia...- balbettai a disagio.
Mauro sorrise schietto e con una mano mi prese il gomito. -Non ti sei fatta del male, vero?- domandò con voce roca mentre mi sfiorava con un dito il braccio. Il contatto mi fece rabbrividire e il mio corpo sembrava non voler rispondere a nessun mio commando. Maledizione, in che guai volevo mettermi?. -Sto bene- cercai di rispondere freddamente.
Lui non lasciò la presa dal mio braccio e io mi stavo innervosendo. Forse lo avrei picchiato se qualcuno non si fosse intromesso, prendendomi per i fianchi per allontanarmi da Mauro. -Non è il momento di importunare una studentessa, Dragoni, sopratutto se si tratta di Thuban- sibilò Fabio.
Il sorriso di Mauro rimase impresso nella sua faccia e volevo toglierlo a suon di schiaffi. Lo odiavo già. -Non sapevo che fosse una tua proprietà, Szilard-
-Aspetta, aspetta, aspetta!- alzai la voce io. -Io non appartengo a nessuno!- precisai. -Ne tanto meno a Szilard-
Mauro scoppiò a ridere e avvicinandosi mi disse: -Beh, allora dovresti nascondere meglio quel segno- e con il mento indicò il mio collo.
Istintivamente mi portai una mano nel punto dove Fabio mi aveva lasciato il succhiotto.
-Che brutto vizio, il tuo- continuò il figlio del preside. Mi guardai intorno, nel corridoio c'eravamo solo noi tre: io, Fabio e quello stronzo. Rischiavo di arrivare tardi alla prossima lezione.
-Hai sempre lasciato quel segno sul collo a tutte le ragazze con cui sei stato, appena sotto l'orecchio nella parte destra- Sbiancai e lanciai uno sguardo a Fabio che si era irrigidito. Era lo stesso luogo in cui io avevo il succhiotto.
-Dopotutto, hai fatto la stessa ed identica cosa con mia sorella- e detto ciò, se ne andò. Quando nel corridoio rimanemmo solo io e Fabio mi voltai e lo guardai duramente. Ero caduta nel suo gioco e ora mi ritrovavo ad essere uno sei suoi tanti giocattoli. Come se la sera prima non fosse mai esistita. In quel momento potevo anche dargli un calcio o insultarlo, ma non volevo cadere così in basso, semplicemente lo fissai ferita. -E io come una stupida mi sono fidata di te- mormorai.
-Sofia!- mi chiamò. Mi ero girata senza dargli il tempo di darmi delle spiegazioni. Non ne avevo bisogno. Miracolosamente, non scoppiai a piangere e camminai fiera verso l'aula di biologia.
-Non è come pensi!- continuò a ripetermi Fabio. -Te lo giuro!-
Ormai mancavano pochi metri e sarei arrivata all'aula, lo stavo ignorando divinamente ma lui ovviamente voleva complicarmi le cose. Mi prese per la vita e mi sbatté al muro, obbligandomi a guardarlo negli occhi. Non mi resi conto di star piangendo finché lui, con un pollice, mi asciugò una lacrima uscita dall'angolo dell'occhio. Non smettevo di ripetermi fino alla nausea quanto ero stata stupida. E io che avevo creduto per un solo secondo che mi amasse sul serio. Odiavo tutti quei sentimenti che provavo per lui, dal primo all'ultimo. Ero felice che nessuno stesse in giro, che fossimo solo noi, sarebbe stato davvero imbarazzante farmi cogliere da qualcuno mentre Fabio mi teneva stretta tra lui e la parete.
-Lasciami!- ringhiai con tono minaccioso.
-No- replicò serio.
-Dammi un solo motivo valido per cui noi dovremmo stare insieme-
Fabio non sembrò pensarci due volte e decise di rispondere la mia domanda con un bacio. S'impossessò completamente delle mie labbra. Inzialmente cercai di ribellarmi e non contracambiare, ma come sempre, cedetti fin troppo facilmente. Il bacio fu violento e le mie lacrime lo resero salato. Fabio infilò una mano sotto la mia camicetta e mi sfiorò la pelle. Non mi lasciò, continuò a baciarmi quasi con disperazione e i suoi sentimenti mi arrivarono addosso come la pioggia. Dolore, passione, amore, attrazione, lussuria, tutto in un unico bacio, il suo corpo premuto al mio mi fece comprendere che non voleva perdermi. Perché? Cosa ero io per Fabio? Quando si staccò, con una mano mi sfiorò il viso con dolcezza infinta. -Non lasciarmi- mormorò, più a se stesso che a me.
-Perché?-
-Perché sei la prima a cui ho detto ti amo, sei la unica e la prima che amerò, Sofia, le altre non valgono neanche la metà di quanto vali tu. Non riesci proprio a comprenderlo?-
-Non sono una tua proprietà-
Fabio mi accarezzò con il pollice il mento e solo più tardi la bocca. -No, non lo sei-
-Non sono neanche un giocattolo-
Lui sorrise ma fu un sorriso amaro, triste. -Non ho mai pensato a te in quel modo-
-Le mie implicazioni, te le ricordi?- gli chiesi con un filo di voce. -Devi dimostrarmi che mi ami realmente, che io non sono come le altre con cui sei stato, dovrai farmi capire che a me ci tieni sebbene dovrai mostrarmelo in mille modi diversi-
-Ti amo, okay? Penso solo a te, sei la unica che guardo o flirto, non ci sono altre, Sofia, fidati di me-
Sospirai con stanchezza. -Allora mi fiderò-

***

-Cosa hai intenzione di fare, sorellina?-
Matilde sfiorò con il pollice la copertina del diario. -Dobbiamo prima separarli-
-E come pensi di farlo?-
-Con questo- alzò il diario di Sofia Schlafen e glielo mostrò al fratello che la guardò annoiato. -Così lei sarà tua mentre lui sarà mio-


Note dell'Autrice:

Ehm, ciao a tutti!
Allora, finalmente sappiamo chi sono i nuovi personaggi che ho nominato vagamente nel cap precedente e nella relazione tra Sofia e Fabio iniziano ad apparire i primi malintesi. Ovviamente se speravate che sarebbe andato tutto per il verso giusto... beh... PUAHAHAH Non è così :3 I'm evil. 
Allora, che ne pensate di questo Fabio quasi dolce? Vi piace? Fatemelo sapere in una recensione xD
Beh gente, questo cap, se non sbaglio è uno dei più lunghi che ho scritto finora :')
Spero che vi sia piaciuto e un grazie a tutti quei fan che mi seguono da sempre e a quelli che hanno iniziato a leggere questa storia da poco, le vostre recensioni mi ispirano molto :D
Un bacio,

marty_598

P.S. *Ettore DragoniQuesto personaggio è unicamente frutto della mia immaginazione, nella saga non c'è nessun Ettore Dragoni,
Se ve lo stavate chiedendo:
Matilde è una custode come George, viene uccisa a Benevento quando davano la caccia alle streghe, nel suo spirito c'era quello di Idhunn. Viene nominata nel secondo libro: L'albero di Idhunn.
Mauro è il fidanzato di Giada, viene nominato una sola volta nel primo libro: L'eredità di Thuban.

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


"I've been waiting all night for you to
Tell me what you want,

tell me, tell me that you need me
I've been waiting all night for you to
Oh, oh, tell me what you want"

-Rudimental

Capitolo 

Sofìa

Allora mi fiderò!? Cosa cazzo ho appena finito di dire!? Solo un imbranato si fiderebbe di Fabio Szilard, ma mentre mi teneva bloccata tra il suo corpo e la parete, mentre mi ripeteva di amarmi (wow, ormai dovevo abituarmi a queste parole), mentre mi fissava con occhi tristi, pieni di incertezze, di paure e sfumature che non sarei mai riuscita a capire, vidi quanto lui in realtà avesse bisogno di me. C'erano troppi "e mentre", ma non so come, intuii che lui non voleva perdermi, con le sue braccia sembrava rinchiudermi in una bolla solidissima, teneva la fronte leggermente aggrottata, con lo sguardo mi supplicava di rimanere, di non fuggire o scappare. Diavolo, non potevo dire di no, ormai ero diventata una Fabio-dipendente. Non mi sarei mai stancata di lui, lo avrei amato incondizionatamente dalle cose che mi avrebbe detto o fatto, lo avrei sempre perdonato. Possibile che ero talmente masochista da auto-ferirmi in questo modo? Si, la risposta sarebbe sempre stato un sì netto e duro. Forse lo feci per la pressione del momento, forse perché volevo veramente fidarmi di lui, forse avevo i primi sintomi di una menopausa precoce, ma con le braccia lo tirai dal collo, avvicinandolo a me e lo baciai, spinta da qualche forza che neanche io sarei riuscita a spiegare. Volevo assaporare le sue labbra, il suo profumo e nonostante quel mio gesto lo avesse lasciato sbigottito i primi istanti, ricambiò immediatamente il mio bacio, con furore. Introdusse una mano sotto la camicia bianca e iniziò ad accarezzarmi la pelle, le nostre lingue erano impegnate in un ballo sincronizzato, perfetto, unico, speciale. Ero ancora arrabbiata con lui, per avermi trattata come una delle sue tante ragazze, per avermi marcata con quel succhiotto, per essersi comportato da cane-che-deve-pisciare-il-suo-territorio, come se fossi un suo giocattolo o un suo dominio. Ero una ragazza di diciassette anni, dipendente con un quoziente intellettivo abbastanza alto e perciò io non appartenevo a nessuno, appartenevo solo a me stessa, ogni mia decisione dipendeva da me e non dagli altri, volevo essere una donna forte e capace di mantenersi da sola, non volevo essere il usa-e-getta di qualche deficiente. E Fabio doveva capirlo, se non l'avrebbe fatto, ero certa che non ci sarebbe stato un futuro per noi due. Gemetti quando iniziò a mordermi con delicatezza il labbro inferiore e per quanto desiderassi rimanere con lui, sentirmi protetta tra le sue braccia, così come lo baciai, lo spinsi con forza, spezzando quel romantico istante. Lo allontanai da me, rossa in viso e con occhi minacciosi, non c'era niente di rassicurante nel mio sguardo e Fabio dovette comprenderlo perfettamente perché aveva un'espressione confusa, del tipo "Perché diavolo mi hai baciato se sei così incazzata con me?"
Alzai un dito con enfasi e lo guardai freddamente. -Io e te dobbiamo chiarire alcune cose- sibilai. -Mi fiderò di te solo quando vedrò che meriterai la mia fiducia- Okay, così andava molto meglio. -Posso benissimo difendermi da sola, non sono di nessuno e guai a te se solo ti azzardi a farmi incavolare più di quanto lo sia ora...- presi un grosso respiro e mi allontanai da lui. -Ah, un'ultima cosa, il bacio non ha significato nulla-
Mi voltai, pronta a dirigermi in classe quando Fabio mi prese la mano, bloccandomi. -Non hai nessuna intenzione di lasciarmi?-
Scoppiai a ridere. Lui mi guardò stranito, come se fossi completamente impazzita e di certo, non era tanto lontano dalla verità. -Come posso lasciarti se non siamo neanche fidanzati?- gli risposi con un'altra domanda.
Sulle sue labbra sbozzò un sorriso amaro. -Quando vuoi sai essere davvero stronza-
Feci una smorfia contrariata ma non replicai, dopotutto sapevo che aveva ragione. -Tutto merito del mio maestro, sei il colpevole se ora sono così-
-Dovrei sentirmi in colpa?- mi stuzzicò divertito.
-Si, se tu non fossi così bastardo ora sarei più normale-
-Tu non sei mai stata normale-
-No, ma perlomeno ero più vicina alla normalità di quanto lo sono ora-
Sospirai con stanchezza e la mia espressione fredda immutò impercettibilmente, ammorbidii lo sguardo. -Oggi parlerò con Lung, ho deciso di non andare a quell'appuntamento perché ho intenzione di lasciarlo- ammisi con tono flebile.
Vidi una scintilla soddisfatta attraversare i suoi occhi, ovviamente non disse nulla e fece spallucce con noncuranza. -Meglio così, non lo voglio più tra i piedi-
-Perché lo odi così tanto?- chiesi con curiosità.
-Vai in classe, Zucca, se già in ritardo- mi liquidò lui in fretta.
Spalancai la bocca, pronta a controbattere ma la rinchiusi quasi immediatamente. Aveva ragione. Ero terribilmente in ritardo. Lo guardai imbronciata, per non avermi risposto, ma senza degnarlo di ulteriori sguardi o parole, mi voltai e filai dritta in classe. Bussai con incertezza la porta e da dietro potei udire la voce calda e gentile del professor Lorenzini mentre diceva a voce alta "Avanti!". Entrai quasi con timidezza, Fabio non mi stava più dietro e mi domandai dove diavolo fosse finito. Incrociai la occhiata irritata del professore e abbassai il capo, sentendomi troppo imbranata. -Sei sempre la solita, Schlafen- disse Lorenzini. -Sempre in ritardo- grugnò con disapprovazione. Prese il suo registro rosso e notai vagamente mentre scriveva la lettera R di Ritardo accanto il mio nome. Non potevo farci nulla, ero una ritardataria cronica, la puntualità non circolava nelle mie vene.
-Scusi...- mormorai colpevole.
-Siediti- mi ordinò lui.
Alzai la testa, pronta a dirigermi nel mio solito posto ma mi bloccai quando notai che nel lato accanto, dove si sedeva sempre Fabio, c'era l'ultimo ragazzo che volevo incontrare. Mauro Dragoni aveva l'aria un po' annoiata mentre fissava con disinteresse fuori dalla finestra. Quando girò il capo, notai il suo sorriso divertito mentre mi squadrava con attenzione e rabbrividii davanti a quei suoi occhi calcolatori e maliziosi. Odiavo biologia! Non solo dovevo sopportare anche Nidhoggr ed Ofnir in quell'ora, ma ora anche Mauro! Ma perché niente in questa scuola voleva andare per il verso giusto? Sbuffando e fulminando con lo sguardo Dragoni, presi posto a lato suo. Non mi passò inosservato la sua espressione compiaciuta, come se fosse stato tutto nei suoi programmi sin dall'inizio. Stronzo...
-Allora, cosa c'è tra te e Szilard?-
Rischiai di ridergli in faccia dall'assurdità della domanda, ma assumendo un'aria irritata e severa, imprecai a bassa voce. -Non sono affari tuoi!- Lui ignorò il mio tono e continuò a guardarmi con aria notevolmente interessata. La mia giornata, ovviamente, non poteva di certo peggiorare. Fui felice quando vidi che non aggiunse nient'altro e maledii Fabio Szilard quando non tornò in classe. Dove era andato? Avevo un disperato bisogno del suo aiuto, non potevo tollerare anche Mauro Dragoni, mi bastavano i viverniani, non volevo aggiungere altri imprevisti alla mia lista.
-Non sei di Roma, vero?- continuò lui. Diavolo, credevo che avesse finito con le domande.
-No- risposi impassibile e con voce pacata.
-Dove vivi?-
-Sul monte Non-dovrebbe-interessarti, tra le strade di Devi-farti-i-cazzi-tuoi- sibilai a denti stretti, la mia pazienza aveva un limite e Mauro Dragoni la stava superando di gran lunga.
Lui iniziò a ridere. Lo guardai con aria accigliata mentre inarcavo un sopracciglio. -Cosa c'è di così divertente?-
-Tu-
Perfetto. Ora Mauro stava pensando che sicuramente volevo flirtare con lui, quando in realtà ancora bollivo di rabbia. Lo ignorai teatralmente. L'ora continuò così, con il ragazzo che di tanto in tanto se ne usciva con qualche domanda inaspettata e io gli rispondevo vaga o mi limitavo a non dire nulla. Le ragazze in quella stanza non smisero di lanciarmi occhiatacce mentre fissavano con occhi famelici Mauro. Più di una volta feci spallucce mentre con lo sguardo cercavo di dirle "E' tutto vostro, non voglio neanche vederlo questo rompi palle". Con mio gran dispiacere, Fabio non tornò in classe, sembrava essere sparito. Nidhoggr ed Ofnir, sembravano non essersi accorti di me per quanto fossero impegnati in qualche conversazione, Ofnir aveva espressa in faccia tutta la colpevolezza, era intento a muovere la braccia in gesti che non riuscii a captare mentre Nidhoggr era parecchio incavolato. Ops, il viverniano doveva aver fatto qualcosa di veramente sbagliato se Nidhoggr ora sembrava sul punto di scoppiare e perdere la pazienza. Il viso sembra tirato, vidi tutta la sua collera e capii che voleva dare uno schiaffo ad Ofnir e pareva trattenersi a stento. Mi fece pena ma ripensando il mio diario perso, tutto il dispiacere sparì. Feci un sospiro di sollievo quando quella stramaledetta ora finì. Non diedi tempo a Mauro di salutarmi che uscii correndo dalla classe. Sembravo scappare dalla morte. Siccome era l'ora di pranzo, mi diressi a grandi falcate verso la mensa, mentre mi guardavo intorno temendo di incrociarmi quel ragazzo dagli occhi nocciola. Ero così distratta che andai a sbattere con qualcuno.
-Guarda dove metti i piedi!- mi urlò Matilde.
Da male in peggio, ora dovevo anche sopportare l'altra Dragoni. -Scusa- dissi, per niente dispiaciuta
Matilde mi scrutò bene in faccia e vidi come i suoi occhi s'illuminavano di colpo, sembrava avermi riconosciuta. Inclinai il capo, confusa. Mi guardava come se mi conoscesse da una vita e fossimo due amiche che s'incontravano dopo tanto tempo quando in realtà io non ne sapevo nulla della sua esistenza fino a poche ore prima. Era lo stesso sguardo che mi aveva rivolto Mauro: interessato, curioso con un'ombra... maligna!? -Sei Sofia, giusto?-
-Si- balbettai.
Sbozzò in un ghigno per niente rassicurante. -Finalmente ho l'onore di conoscere Thuban...- disse a voce alta. Avvicinò il suo viso al mio e mi sorprese quando mi accorsi che era alta quanto me. La sua voce mi arrivò dritta all'orecchio, il suo respiro vicino al mio collo mi provocò qualche brivido. -E colei che ha rubato il cuore di Fabio- mormorò con un filo di voce.
Cristo, ero nella merda, ancora.

***

Matilde

Finalmente aveva l'occasione di vedere con i suoi propri occhi colei che era riuscita a far innamorare il suo Fabio. La ragazza esteticamente non era male, aveva l'aria un po' trasandata e caotica, i capelli sciolti erano rossi come il fuoco, ribelli proprio come lei. Era abbastanza alta, magra, la pelle candida come la neve faceva contrasto con la spruzzata di lentiggini che le contornava il viso. Aveva un profilo grazioso, i zigomi scolpivano il suo volto in modo quasi attraente, Matilde dovette riconoscere che era una ragazza bella. Gli occhi erano luminosi, verdi, pieni di vita, potevano essere scambiati per due smeraldi, ma la cosa più affascinante era il suo sguardo. Fiero, orgoglioso, calcolatore, pronta a cogliere qualsiasi dettaglio. Era uno sguardo un po' strafottente e ora riusciva a comprendere cosa avesse catturato l'attenzione di Fabio. Sofia Schlafen sembrava quel tipo di ragazza dipendente, dall'apparenza forte e determinata, la sua energia positiva sembrava contagiare le persone ma ciò che più la sorprendeva era che non si lasciasse trasportare molto dai sentimenti e non si faceva mettere i piedi in testa da nessuno, tanto meno da Nidhoggr. Aveva letto il suo diario tutto in un fiato, perciò sapeva benissimo che dietro a quell'armatura indistruttibile c'era una ragazza insicura, piena di timori, debole e pronta a cadere in mille schegge. Conosceva benissimo il suo tallone d'Achille. Sofia era anche una ragazza che molto difficilmente ammetteva a voce alta di amare qualcuno, di provare affetto o altro. Era impertinente e terribilmente testarda. Matilde era quasi l'opposto, lei tendeva a essere più delicata, più femminile e meno volgare. Ma entrambe non si arrendevano davanti ad un ostacolo, quando avevano un obiettivo sarebbero state capaci di muovere cielo o terra pur di ottenerlo. Matilde ammise a se stessa che Sofia Schlafen era un avversario da non sottovalutare, un errore che i viverniani avevano commesso fin troppe volte. Forse riusciva anche a comprendere cosa in lei avesse chiamato l'attenzione di suo fratello. Dominare la draconiana era un'impresa impossibile e non sapeva ancora come avrebbe fatto Mauro a possederla e tenere a freno quel suo caratteraccio. Con una smorfia continuò a guardarla dalla testa ai piedi, con superiorità. Sofia aveva delle belle forme che di certo non passavano inosservate, il seno piccolo ma sodo, per quanto potesse apparire agli occhi degli altri delicata, con quella sua corporatura minuta, lei era tutto tranne che friabile. Aveva l'aria dolce, Matilde sapeva quanto fosse altruista e come si preoccupava costantemente delle persone che voleva bene. E, cosa molto importante, la draconiana era molto sveglia, forse anche troppo, era intelligente perciò sarebbe stato difficile ingannarla. Diamine, avrebbe preferito trovarsi quelle civette senza cervello che un tempo seguivano Fabio. In quel tempo, era molto più facile toglierle da intorno. Matilde sgranò leggermente gli occhi quando si accorse che la draconiana aveva un succhiotto sul collo, fatto sicuramente da Fabio. Quella ragazzina l'avrebbe pagata...
-Se hai finito di osservarmi con sdegno, mi puoi lasciare passare, per favore- sbottò Sofia, fingendo noncuranza.
Matilde sorrise davanti a tutto quel coraggio. Non era riuscita a intimidirla. -Certo- nel suo sguardo non c'era neanche un velo di gentilezza. La draconiana sostenne il suo sguardo senza battere ciglio. Si tolse da mezzo senza prima prenderla per il braccio. -E ricordati, tra te e Szilard non ci sarà mai nulla oltre un'inutile attrazione-
-Tra me e Fabio non c'è nulla- mentì. -E anche se ci fosse qualcosa, non è di tua incombenza intrometterti nei miei affari-
-Non sfidarmi, Schlafen- la avvisò Matilde con voce minacciosa.
-E tu non sfidare me, Dragoni- Sofia girò i tacchi e se ne andò, lasciandola leggermente sbigottita.
Matilde non si presentò in mensa, girando per un corridoio entrò in un bagno vuoto dove si chiuse a chiave. Si accasciò a terra ed iniziò a piangere.

-Tu mi ami?- chiese, la voce impastata dal sonno. In quel periodo aveva solo quindici anni, una ragazza facile da illudere, che credeva nel vero amore, quello che sarebbe durato anni se non più. Fabio si mosse a disagio, come sempre, aveva un'espressione cupa, occhi criptici, viso impassibile che non lasciava trapassare nessun tipo di emozione oltre odio, tristezza e malinconia.
-Perché lo chiedi?- anche lui era giovane, un bellissimo giovane di quasi sedici anni. I capelli disordinati, ricci e scuri come il suo sguardo.
-Perché devo saperlo- mormorò imbarazzata. Erano abbracciati, ma Fabio la teneva in una stretta fredda, quasi di possessione, non emanava del vero calore ma a Matilde stava bene così. Era fermamente convinta che il suo amore sarebbe bastato a mantenere la relazione, a rimanere con lui, a stare per sempre insieme. Era così infantile, da allora i suoi pensieri erano cambiati, il suo modo di vedere l'amore era diverso, più distaccato, privo di sentimenti.
-Non lo so, forse, non farmi delle domande così stupide- la rimproverò con voce fin troppo gelida Fabio. Lei nascose la sua delusione, nonostante nella sua testa la risposta era totalmente diversa, ma era fedele che prima o poi anche lui avrebbe ricambiato il suo amore. Lei era già innamorata di lui e non lo avrebbe mai tradito, di questo ne era certa.

Fabio fu il suo primo amore, il primo, l'ultimo e l'unico. Per quanto in quei anni avesse provato a dimenticarlo, a odiarlo, non ci riuscì mai. Lei aveva quattordici anni quando si videro la prima volta, lui quindici. Il loro primo incontro accade per pura casualità. Già allora giravano voci strane sul ragazzo, ma lei finse di essere sorda e ignorò tutto, sapeva quanti pettegolezzi erano capaci di far girare in quella scuola perciò non credette a nulla. Fabio, in quel periodo, aveva rinunciato il suo ruolo di Eltanin e i draconiani si sentivano traditi. Iniziarono a guardarlo con inferiorità quando lui diventò viverniano, soprattutto quando si alleò con Nidhoggr, assumendo un posto importante vicino alla Grande Viverna. Purtroppo la sua presenza non fu mai la più gradita e tutti lo evitavano. Era un ragazzo troppo chiuso in se stesso, troppo introverso, troppo triste, troppo sarcastico e solitario. Lei e suo fratello Mauro si erano iscritti nella scuola Dragoni quando Nidhoggr assunse il comando dei viverniani. Matilde era una ragazza troppo dolce e innocente per entrare a far parte nel mondo dei draconiani o vivernini, era una persona pacifica, altruista, sempre disponibile. Con rabbia, Matilde cercò di cacciare tutti quei ricordi che iniziarono a divorarla, ma fu tutto inutile, altre lacrime rigarono il suo volto e nascose il viso grazioso dietro le sue mani.

Sbrigati, sbrigati, sbrigati, si ripeteva Matilde in un mantra incomprensibile. Stava arrivando tardi alle lezioni di matematica. Odiava matematica, odiava tutto ciò che aveva a che fare con numeri, equazioni ed espressioni. E odiava quando i professori dicevano con aria divertita che un giorno gli avrebbe servito a qualcosa nella vita, che la matematica faceva parte in tutti loro e cavolate così. Come se ai supermercati ti dicessero: se vuoi uno sconto del 50% devi sapere quale è il valore di questa equazione. Ma che diavolo! Non voleva essere una scientifica, il suo sogno era diventare un'artista, disegnare, fare sculture. I numeri gli avrebbero servito solo a prendere le misure e basta! Non volevo mica essere Einstein. Odiava anche scienze, perciò trovava insopportabile dover studiare anche Chimica, Fisica e Biologia. Tutta colpa di suo padre, che come sempre, aveva preso una decisione che aspettava solo a lei. Ovviamente, Mauro, il figlio perfetto, il prediletto, era un genio in tutte le materie. Lui sì che non avrebbe mai deluso suo padre e avrebbe fatto onore la famiglia Dragoni. Era lei quella impacciata, quella che non riusciva a comprendere la differenza tra monomi e polinomi. Una vera e propria delusione. Certe volte voleva non essere mai nata, non esistere, magari avrebbero amato solo Mauro e nessuno l'avrebbe mai guardata con disapprovazione, come se fosse un errore dell'umanità. Con una smorfia, svoltò per un corridoio vuoto e accelerò il passo. Questa non me la perdoneranno... pensò, quando arrivò davanti alla porta. Bussò piano ed entrò cautamente. Il professore la guardò male immediatamente. -Matilde Dragoni!- la sgridò. -Mi sono stancato dei tuoi ritardi, come punizione andrai di sotto al cortile e pulirai le pareti sporche e piene di scritte, esci da questa classe, oggi invierò una lettera a tuo padre, potrai anche sempre essere la figlia del preside ma questo non ti permette di fare quello che ti pare!- Se il professore pensava che metterla in punizione con quella sciocchezza fosse la peggior cosa che potesse succederle nella vita, beh, in realtà era la più bella punizione del mondo saltare quelle noiosissime lezioni di matematica. Esultò e quando uscì dalla classe, sorrise, beata di non dover sopportare quel professore che tanto trovava antipatico. Con lentezza, scese di sotto, verso il cortile. Era troppo immersa nei suoi pensieri da non accorgersi che un ragazzo veniva nella sua direzione. Si scontrarono e poté udire come imprecava. Non riconobbe la voce e mentre alzava la testa, pronta a scusarsi, i suoi occhi s'incrociarono con quelli del ragazzo. Era magro, forse anche troppo, i capelli ricci e neri gli scendevano morbidi, incorniciandoli quel viso dal profilo leggermente affilato ma affascinante. Avrebbe spalancato la bocca, ma riprendendosi, si appropriò delle sue capacità cognitive. -Ehm, scusa- cercò di dire con voce risoluta. Ma il leggero rossore sulle gote le tradirono.
Il ragazzo parve irritato. -Sei sempre così persa nelle nuvole?- disse sarcastico.
-Si... cioè, volevo dire no... boh... non so...- Che stai facendo? Si rimproverò, ma ormai la figura dell'idiota l'aveva già fatta. Si sentiva mortificata. Abbassando il capo, decise che era meglio non aggiungere altro, così girò i tacchi, pronta ad andarsene. Lui la prese per il braccio facendola voltare. Trattenne il respiro, presa alla sprovvista.
-Devi scusarmi, sei la prima che sembra non guardarmi con odio, mi dispiace- Lei rimase di sasso, tutto d'un tratto sbigottita.
-La p-prima?-balbettò.
Sulle sue labbra apparve un sorriso sghembo che trovò immediatamente adorabile. -Si... sul serio non sai chi sono?-
Matilde ci pensò su, lo scrutò con attenzione, ma non trovò niente di familiare in quel viso così triste. -No...-
Lui sorrise, sorrise per davvero e la lasciò senza fiato. Era davvero bello. -Fabio Szilard, tutti parlano di me- mormorò con noncuranza, come se il fatto che lo insultassero da dietro le spalle non lo scalfisse minimamente. Matilde rimase attratta di quel suo lato menefreghista, come se il parere degli altri non gli importasse più di tanto.
Lei ammorbidì lo sguardo, dispiaciuta per lui. -Io conosco il Fabio di cui parlano tutti, ma non il vero Fabio che ho di fronte-

Iniziò tutto da lì. Si era sempre chiesta cosa avesse pensato Fabio di lei in quel momento. Sicuramente che si trattava di una stupida ragazzina come altre. Eppure, in qualche modo, quella stupida ragazzina era riuscita a intrigarlo, a incuriosirlo. I sentimenti che provò fin dall'inizio iniziarono a ingrandirsi, ormai aveva perso la testa per lui. Sentiva il disperato bisogno di dover aiutare quel ragazzo pieno di problemi, pieno di incertezze, quel ragazzo che si nascondeva dietro ad una maschera per non far vedere quanto in realtà fosse fragile. Dopotutto l'essere umano era fatto così: recitava un ruolo davanti al resto dell'umanità, quando dentro si celava una persona pronta a infrangersi alla parola sbagliata. Asciugandosi le lacrime, si alzò dal suo ripostiglio e uscì dal bagno. Mentre camminava per i corridoi, altri ricordi la colpirono in pieno viso, lasciandola stordita.

Fabio la prese per i fianchi e la sbatté al muro con prepotenza. Il gesto la lasciò senza parole, l'impatto contro la parete servì a frastornarla. Non si sorprese affatto che Fabio si comportasse così. Dopotutto non era la prima volta che accadeva. Stavano nel corridoio e non c'era nessuno. La loro relazione si era restaurata, il viverniano aveva iniziato ad avere un atteggiamento aggressivo da quando si erano baciati la prima volta nel cortile. Erano passate poche settimane, eppure Matilde aveva la sensazione che fossero passati anni se non secoli, era tutto diventato un ricordo sbiadito. E permetteva che lui le facesse tutto ciò che voleva, sperando di poterlo comprenderlo meglio, come se fosse servito ad entrare nel suo mondo. Quanto si era sbagliata.

Sbatté le palpebre, riprendendosi da quel sogno ad occhi aperti. Si diresse in mensa, che al momento era affollato di studenti. Con espressione disgustata, trovò piuttosto rapidamente suo fratello e si affrettò a raggiungerlo. Mauro stava seduto da solo su un tavolo, quasi tutte la ragazze sembravano incapaci di togliere gli occhi da lui. Fece una smorfia, era questo l'effetto che faceva suo fratello. Anche lei riceveva occhiate perverse da molti ragazzi, ma aveva imparato ad ignorarli e faceva finta di nulla, fingeva di non trovare irritante tutti quei sguardi lascivi. Con grazia, prese posto accanto a suo fratello.
-Dove stavi?- domandò. Nonostante fosse sempre stato il preferito della famiglia, Mauro sembrava essere l'unico a interessarsi a Matilde, aveva un comportamento piuttosto protettivo con la sorella e lei gli era riconoscente. Dopotutto, gli voleva bene.
-In bagno- rispose evasiva.
Lui la guardò a lungo, ma decidendo di non investigare oltre, i suoi occhi puntarono verso un tavolo dove risiedevano vari draconiani. Tra loro, Matilde poté riconoscere la testa rossa di Sofia.
-Sai- disse suo fratello. -Oggi ho avuto modo di conoscerla, la trovo interessante, soprattutto ora che ho letto il suo diario, entrando più a fondo nella sua testa-
Lei lo guardò con irritazione. -Che diavolo significa?- sbottò. -Cosa ha quella ragazza che io non abbia già?-
-Il coraggio di dire le cose in faccia, di non perdere mai la determinatezza, la faccia tosta di sfidare chiunque, ha un carattere forte e, mi dispiace ammetterlo sorellina, più del tuo-
-Tu conquistala e tutte e due avremmo ciò che desideriamo-
Mauro scoppiò a ridere e girò la testa, per guardarla. -Desideriamo? Questo non era un tuo piano? Io all'inizio neanche volevo farci parte e se ti sto aiutando è solo per far a Sofia ciò che Fabio ha fatto te- mormorò con durezza.
Matilde non replicò. Sarebbe stato inutile. Tirò fuori dal suo zaino una mela e un panino, fu quando alzò la testa che si ritrovò ad osservare due occhi neri che la scrutavano con freddezza. Fabio... Fu lì che ritornò a galla il ricordo più doloroso.

-Ho bisogno di te...- sussurrò Fabio mentre la prendeva per i fianchi e la posava nel letto. -Ti prego...- supplicò con malinconia. Matilde si perse in quei occhi inespressivi. Voleva aiutarlo, voleva colmare quel vuoto che lo stava dilaniando, avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di farlo suo, farlo felice, avrebbe donato qualcosa di puro e sacro come la sua verginità. Aveva paura, lo ammetteva, ma sapeva che farlo con Fabio sarebbe stato tutto magnifico e perfetto. Anche questa volta si sbagliava. Lei lo tirò per il collo e lo baciò con trasporto, dandogli il permesso di fare qualunque cosa lui volesse fare. Lei si era sempre immaginata di fare l'amore in modo romantico, indimenticabile e unico. Nei suoi infantili sogni era tutto perfetto. Ma in quel momento si sentì più che altro un usa e getta. Meno di un secondo si ritrovarono nudi, fu tutto troppo veloce, lui che iniziava a baciarla dappertutto e con rapidità entrava dentro di lei. Fu doloroso. Urlò, all'iniziò si dimenò, non fu niente di piacevole o appagante. Fabio non fu delicato, neanche un po'. Con la velocità che entrò, iniziò a scuoterla con aggressività, pensava solo alla sua di soddisfazione ma non a quella di Matilde. Alcune lacrime le rigarono il volto. I loro gemiti inondarono la stanza. Poi, così come tutto iniziò, finì. Prima di cadere addormentava, poté udire la parola "Finalmente" provenire dalla bocca di Fabio.

Finalmente.
Come se tutto ciò che avevano passato non era servito a nulla, solo per arrivare a quel momento. E dopo quel giorno, Fabio iniziò a ignorarla, flirtava con altre davanti ai suoi occhi. Finalmente... Non si sarebbe mai dimentica il tono con cui lo disse, quasi irritato del tanto aspettare. Fu lì che cambiò, quando diventò la puttana personale d Fabio, che veniva usata una volta ogni mese. La cosa che più odiava di se stessa era che non gli importava, lo amava, continuava a perdonarlo, continuava a provare quei sentimenti forti a chiari, proprio come in quel momento, mentre fissava inebetita un Fabio quasi diciottenne, un uomo. Non era cambiato molto, era diventato più alto, era leggermente più muscoloso ed era bellissimo, come la prima volta che si erano visti. Doveva abbattere Sofia il più prima possibile.
-Ho un'idea- disse.
Mauro la fissò annoiato. -Ah si? Cosa vuoi fare questa volta?-
-Chiederemmo a nostro padre di fare una recita di Natale e farò in modo di recitare con Fabio mentre tu lo farai con Sofia... E Bingo, scegliamo un'opera romantica dove io dovrò baciarlo-
-Da dove ti vengono in mente certe idee? Rivoglio la sorella dolce e premurosa- borbottò infastidito.
-Quella Matilde non esiste più- sussurrò più a se stessa che al fratello. -E' sparita con Fabio Szilard, quando si ha impossessato di tutti i miei sogni-

***

Sofia

Se Fabio Szilard era uno stupido incapace, io lo ero ancora di più per essermi innamorata di lui. Era tutto così illogico. Andiamo, ero intelligente (o credevo di esserlo), non sempre ero impulsiva e di conseguenza, non potevo innamorarmi di uno come lui. O forse sì? Vaffanculo il detto "l'amore è cieco", l'amore non è solo cieco, è anche stupido, sordo, imprudente, muto e una lista infinita di cose. Mai come in quel momento desideravo ardentemente avere il mio adorato diario e scrivere le milioni di cavolate che mi passavano per la testa. Volevo sfogarmi, ma non con Lidja, Chloe o George, volevo sfogarmi attraverso le lettere, attraverso la scrittura, volevo dar voce i miei timori più profondi su un pezzo di carta perché a parole non sempre riuscivo a spiegare le mie paure, consideravo molto più facile prendere una penna e scrivere sul mio diario con calligrafia minuta e leggermente disordinata che solo io sarei riuscita a capire, perché sapevo che quel quaderno non mi avrebbe giudicata, sgridata o altro, mi avrebbe ascoltata con pazienza e forse, mi avrebbe aiutato a trovare un modo più facile di superare quei ostacoli che a prima vista sembravano impossibili da sorpassare. Mi riempiva di panico sapere che era Nidhoggr ad avere il mio diario, ora sapeva tutti i miei segreti, poteva conoscere una parte importante della mia vita, poteva distruggermi e farmi fuori, dopotutto quel diario era un pezzo fondamentale del mio cuore. Era ancora Lunedì e per tutta la giornata guardai in modo compulsivo Nidhoggr, ma nella sua espressione gelida e perfida non riuscii a notare nulla, se fosse soddisfatto o altro, anzi, sembrava più irritato del solito e lanciava continuamente occhiatacce a Ofnir che se ne stava in disparte. Che la causa di tutta quella rabbia fosse la discussione di questa mattina nell'ora di biologia? Non riuscivo proprio a comprendere del perché di tutta quella alterazione, insomma, se avevano veramente il mio diario dovevano sentirsi vittoriosi. Infatti, mi sorprese non poco quando vidi che nella scuola non c'era nessun foglio a illustrare qualche pagina imbarazzante della mia agenda. Nessuno era a conoscenza che nel party mi avevano rubato un oggetto dal valore inestimabile e non sapevo se sentirmi felice o spaventarmi e aspettarmi qualcosa di peggio. Con i viverniani non potevi mai sapere cosa poteva succederti, erano capaci di tutto. Tuttavia, qualcosa la potevo intuire e questo "qualcosa" non era niente di buono. Ovviamente i problemi non finivano lì: dovevo darmi una mossa e troncare la relazione con Lung. Quel dolce, amabile, perfetto ragazzo non mi meritava, o meglio, ero io a non meritare lui dato che avevo completamente perso la testa per Fabio, nemico di Lung e della maggior parte dei Draconiani. Mentirei se dicessi che non mi sentissi in colpa, anzi, volevo darmi un pugno data la mia faccia tosta di fidanzarmi con un ragazzo di cui non ho mai provato nulla oltre quell'affetto quasi fraterno. Odiavo anche il fatto di essere talmente squilibrata da volermi complicare la vita, prendendomi una cotta del tutto innaturale per un ragazzo che non mi degnava neanche di uno sguardo i primi mesi di scuola. Potevo benissimo dire che la lista dei miei problemi finisse lì (sé, magari), ma no, siccome non ho mai avuto una vita prospera o per dirla meglio, dato che non sono mai stata la privilegiata di quella stronza chiamata "fortuna", a scuola sono arrivati i fratelli Dragoni. Okay, tutto sarebbe andato per il verso giusto se Matilde non fosse una psicopatica che è fin troppo innamorata di Fabio e Mauro non provasse un improvviso interesse nei miei confronti, ma non è così e quindi ora devo tollerare anche loro. Dio mio, perché mi fai tutto questo? Sono stata davvero così malvagia in una vita precedente? Non so per quanto ancora resisterò, soprattutto quando sei Thuban, cioè il capo dei draconiani e ti trovi a dover mantenere quella facciata seria, fiera e indistruttibile quando dentro vai a pezzi molto lentamente.
-No, così non va, dovete ripeterlo!- urlò con voce isterica una Lidja rossa dalla rabbia. Io, ovviamente, sbuffai stizzita mentre rivedevo per la milionesima volta la scena che dovevano recitare alcuni draconiani. Ormai Dicembre si avvicinava e il preside, avendo uno di quei suoi attacchi di anormalità, aveva deciso che i viverniani e i draconiani dovevano duellare prima delle vacanze Natalizie. Avevamo un mese di tempo per preparare la miglior recita della scuola. I professori e il preside (insieme ai suoi adorati figli) sarebbero stati i giudici, il gruppo vincente avrebbe ottenuto 2 punti extra nella materia in cui andava peggio nella pagella del primo quadrimestre. Una occasione da non perdere. E ovviamente, i custodi di entrambi gruppi dovevano rimanere anche il pomeriggio a scuola a guardare le interpretazioni di centinaia di ragazzi. Odiavo la vita. Di Fabio non ne avevo visto neanche l'ombra. Ero riuscita a intravederlo durante l'ora di pranzo mentre guardava Matilde. Avevo cercato di mettermi in contatto con Lung, per fare ciò che avevo promesso all'ex-viverniano, ma aveva il cellulare spento. Cosa stava succedendo a tutti? Possibile che proprio adesso dovevano sparire? Ora mi ritrovavo con un piede nella fossa e volevo sbattere la testa sul muro.
Sussultai quando aprirono con violenza la porta ed entrò una Matilde radiosa. Dietro di lei c'era un uomo che non ho mai visto finora. Era alto, indossava uno smoking elegante e il suo profilo mi ricordò quello di Mauro... Che lui non fosse...
-Papà, lei è Thuban- urlò Matilde mentre si avvicinava. Dio, era il preside, il padre dei due gemelli Dragoni. Mi affrettai ad assumere un'espressione gentile ed educata.
-Buon pomeriggio...- lo salutai. -Posso esserle d'aiuto in qualcosa?-
-Si, volevo assicurarmi che mia figlia sia la protagonista della vostra opera- Spalancai la mascella, sorpresa.
-O-okay-biascicai imbarazzata. Brutta impertinente viziata...
-E che Fabio Szilard l'accompagni, che lei e Szilard siano i protagonisti della storia romantica-
Si udì solo un rumore. Quella della mia matita mentre cadeva a terra. Lidja, che aveva assistito a tutto, mi lanciò uno sguardo preoccupato. Fabio e Matilde nel ruolo principale della recitazione... INIZIAVO AD ODIARE QUELLA STRONZA! 


Note dell'Autrice:

Ho fatto un po' di cambiamenti e non avevo previsto di scrivere un capitolo dal punto di vista di Matilde, ma mi sembrava corretto farlo, non voglio che la giudicate male, quel suo comportamento arrogante e quasi maligno ha un motivo e con il tempo la conoscerete meglio. Lo so benissimo che questo cap è una merda e dovrebbe andare dritta alla spazzatura ma non avevo molto ispirazione quindi... Scusate!
Prima di lasciarvi volevo ringraziare le 41 persone che hanno messo questa fic tra le preferite, giuro che quasi rischio di piangere, a quei 38 che l'hanno messa tra le seguite, a TUTTI i recensori, a coloro che mi sostengono su Facebook, su Wattpad e anche su Whatsapp, siccome ho visto che alcune persone hanno smesso di recensire o hanno tolto questa fic tra le seguite ho pensato che vi stia annoiando e che questa storia stia andando a rotoli... Se non vi piace qualcosa, per favore, ditemelo!
Penso che questo sia tutto e mille grazie a quelli che continuano a seguire questa storia,
baci,

marty_598

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


“Voi uomini siete tutti uguali,
g
radassi ma a buon mercato,
una banda di imbroglioni infedeli,
così prevedibili,
io non sono certa che tu mi meriti.”

-Stromae

Capitolo 17

Sofia

Mi buttai nel letto e cercai inutilmente di rilassare i muscoli fin troppo tesi. Sospirai affitta mentre con un braccio mi coprivo gli occhi rossi dalla stanchezza. In quell'istante ero esageratamente pigra come per alzarmi e togliermi l'uniforme della scuola, farmi una doccia, mettermi il pigiama e andare a dormire. Non so neanche come ci riuscii, con forza disumana conseguii alzarmi dal mio morbido e benedetto giaciglio mentre le gambe mi portavano dritta al bagno, dove mi spogliai con lentezza, lasciando cadere gli indumenti ormai stropicciati sul pavimento freddo. Una volta nuda, lanciai un'occhiata fugace allo specchio dove notai il mio riflesso. In quei ultimi giorni ero dimagrita, le costole un po' sporgenti mi fecero rabbrividire, i miei occhi sembravano avere una sfumatura più scura del solito e la carnagione dava l'impressione di essere quasi trasparente. Dio santo, ero così presa nel mio ruolo di Thuban che quasi non mi prendevo più cura di me stessa, poi, con Fabio nei dintorni mi era quasi impossibile concentrarmi sulla mia sanità fisica. Dicono sempre che una ragazza innamorata è sempre raggiante, sembra più luminosa così come agli occhi degli altri appare più bella, quasi irriconoscibile. Beh, a quanto pare, con me tutti questi dettagli non erano ancora apparsi. Continuavo ad avere un comportamento fiero e orgoglioso, ero la Sofia di sempre ma con le ultime preoccupazioni (il diario, Fabio, i fratelli Dragoni, Lung e i Viverniani) avevo la sensazione di essere invecchiata di venti anni. Troppe cose erano successe in una sola settimana. Non potevo seguire il passo di questi continui susseguirsi di catastrofi. Le cose andavano troppo velocemente e io ormai mi ritrovavo a dover tirare avanti con difficoltà, quasi senza forze. Sbuffai irritata mentre entravo nella doccia e con una mano lasciavo che l'acqua scendesse sul mio corpo minuto. Ripensai a tutti gli avvenimenti di quel giorno. A Mauro Dragoni, alla sua rivelazione alquanto spiacevole, a Matilde e alla recita. Con Fabio ero riuscita a chiarire alcune cose, ero fiduciosa che avesse compreso che io non sarei mai stata la proprietà di qualcuno, nonostante non avesse tutti i torti per essere così fastidiosamente geloso. Io ero peggio. Per me sarebbe stato davvero facile prendere una corda, legarlo e portarmelo in giro per la scuola per far capire che apparteneva solo a me e questi pensieri così possessivi mi lasciavano ogni volta sbigottita, ero incapace di riconoscermi. Io, Sofia Schlafen, gelosa? Si, purtroppo era proprio così, non mi passavano inosservate i sguardi languidi che lanciavano a Fabio, ai corteggiamento delle altre ragazze, ma non avevano nessuna colpa se pensavano che Fabio fosse ancora single, d'altronde nessuno nella scuola Dragoni sapeva della nostra relazione segreta sbocciata solamente due giorni prima. Diamine, non potevano sapere quanto fossimo attratti uno dall'altro, ignoravano quel particolare, gli unici a essere al corrente erano Lidja ed Ewan, una per aver letto il fogliettino che mi aveva mandato quello stronzo di Szilard e l'altro per aver assistito nel momento in cui Lidja dava voce i suoi pensieri, rinfacciandomi la relazione che avevo con l'ormai ex-viverniano. Volevo aspettare prima di raccontarglielo anche a Karl e Chloe, dovevo fare una cosa alla volta. Poi c'era anche Lung... L'avevo visto un'ultima volta nella festa di Halloween, da quel momento sembrava completamente sparito, almeno fino a Sabato quando mi aveva mandato quel messaggio per invitarmi a cena...Tuttavia, non rispondeva alle mie chiamate e io iniziavo a preoccuparmi seriamente. Solo allora, mentre prendevo un po' di shampoo e mi lavavo i capelli, rammentai un dettaglio che avevo inconsciamente ignorato: alla festa sembrava triste, tormentato e molto preoccupato. Cavolo, ma ero troppo occupata a cercare Chloe per soffermarmi con più attenzione su quel particolare che di certo non era da trascurare come se nulla fosse. Doveva essergli capitato qualcosa di grave e io, come perfetta imbranata, l'avevo abbandonato.
Quando finii la doccia, avvolsi il mio corpo con un'asciugamano bianco e uscii dal bagno. La mia sagoma era ricoperta dal leggero vapore che si era formato con l'acqua calda, non potevo vedermi nello specchio siccome era completamente appannato e alcune gocce mi caddero dai capelli che finirono pigramente a terra. Mi diressi fino all'armadio, dove tirai fuori il mio pigiama di lana verde e presi l'intimo da un cassetto. Il tutto, lo indossai in meno di un secondo e con i capelli ancora umidi, potei spegnere la luce e infilarmi nel letto. Odiavo il phon, così andavo a dormire sempre con i capelli zuppi, fregandomene che potevo prendermi un raffreddore. C'era un motivo se i miei capelli erano sempre così disordinati e crespi e il motivo era lì, su un piatto d'argento: non li asciugavo come dovevo e al mattino mi trovavo in testa una criniera gonfia che odiavo profondamente. Chiusi gli occhi mentre i miei respiri iniziavano a farsi sempre più lenti. Iniziai a pensare alla recita che si avrebbe svolto da lì a poche settimane. Siccome eravamo adolescenti in piena crisi ormonale, ovviamente non avremmo fatto quelle recite per bambini con costumi da elfi, alberelli e renne dal naso rosso, non sarei mai riuscita a immaginarmi un Fabio vestito da Babbo Natale mentre cantava “Happy Christmas”. Sarebbe stato tutto troppo assurdo, così la Miss Impertinenza (cioè Matilde), aveva deciso che i Draconiani avrebbero cercato di personificare Onore e Pregiudizio. Lei avrebbe interpretato Elizabeth Bennet mentre il criptico, perfetto ed orgoglioso Mr. Darcy lo avrebbe recitato Fabio. Io ero talmente infuriata che volevo spaccare la faccia di Matilde mentre Fabio, inizialmente incredulo per averlo introdotto contro la sua volontà in una una recita che neanche voleva partecipare iniziò a maledire contro Matilde Dragoni. Se io ero arrabbiata, lui lo era ancora di più.

-E' qui da un giorno e non la sopporto più- aveva ringhiato quando eravamo rimasti soli al cortile.
Io avevo fatto spallucce, cercando di fare l'indifferente nonostante tutta la cosa m'innervosisse. -Che ci puoi fare, ormai è stato il preside a decidere, non puoi rifiutare- avevo cercato di dire con voce pacata.
Lui mi aveva osservato a lungo, cercando di cogliere qualcosa dalla mia espressione impassibile, vidi come il suo sguardo s'illuminava e scoppiava a ridere divertito. Lo guardai stizzita e alzai il mento mentre guardavo alcune foglie muoversi dal vento. -Sofia Schlafen, sei gelosa- mi accusò con tono ironico.
-Nei tuoi sogni- avevo replicato sdegnata.
-E' la prima volta che ti vedo così di cattivo umore, Matilde ti ha ingelosita- continuò a stuzzicarmi lui.
Io avevo sbuffato, indispettita. -Io gelosa di quella? Mai- borbottai, punta sul vivo.
Non lo vedevo poco prima dell'ora di biologia, quando mi aveva difesa da Mauro. Quando gli avevo chiesto dove era stato aveva cercato di liquidare l'assunto dicendo che erano affari suoi. Certe volte lo trovavo irritante. C'era qualcosa che non andava ma avevo deciso di non tormentarlo e avevo lasciato perdere. In quel momento mi prese per le spalle e mi aveva voltato, obbligandomi a guardarlo negli occhi.
-Lei non conta nulla, adesso- disse serio. Mi prese il mento con l'indice e il pollice e appoggiò sue labbra sulle mie. -Sei la unica che voglio veramente-

Rabbrividii al ricordo di quel bacio, dolce e puro. Era tutto troppo confuso. Proprio come in quel momento stentavo a credere che Fabio Szilard avesse un lato tenero e dolce, la cosa mi portava a chiedere: dov'era finito il ragazzo sempre triste, pungente e bastardo? Quindi anche lui, quando voleva, sapeva essere affettuoso e delicato. Che fossi la unica ragazza ad aver assaggiato quel suo carattere quasi inesistente o anche altre erano riuscite a provarlo? Non mi interessava, perlomeno volevo illudermi che ero la sola ad aver sciolto il cuore di ghiaccio di Fabio. Un'impresa memorabile. Quel giorno ero rimasta fino a tardi a scuola, facendo saggi e vedendo la recitazione di vari ragazzi, non tutti avrebbero fatto parte all'opera, solo quelli più adatti e coloro che si cavavano meglio nel mondo del teatro. Il preside voleva me nei panni di Jane Bennet, mentre Mauro come Charles Bingley. Con molta difficoltà riuscii a convincerlo a togliermi quel ruolo e Mauro, vedendo che non avrei più fatto parte nell'interpretazione si era opposto anche lui. Così, i posti li avevano presi Lidja ed Ewan, perfetti nei panni dei due personaggi. Karl sarebbe stato il signor Bennet mentre Chloe la moglie di quest'ultimo. Ormai le varie parti erano tutte occupate, io mi sarei presa la briga di assistere tutti i giorni alle prove e li avrei aiutato nelle scene. Immaginavo già quanto sarebbero stati frustranti i prossimi giorni. Credo di essermi appisolata quando percepii la presenza di qualcuno nella mia stanza e lanciai un gemito quando qualcosa cadde goffamente nel mio letto, al mio lato, infilandosi sotto il piumone caldo. Nonostante fossi ancora mezza addormentata, m'irrigidii all'istante. Sia George che Thomas stavano a casa, ma era ormai da anni che nessuno di loro due veniva a controllarmi durante la notte.
-Shhh- disse una voce soave e maledettamente sensuale. -Sono io-
-Fabio Szilard- biascicai con voce impastata dal sonno. -Chi ti ha dato il permesso di entrare nella mia stanza, senza la mia autorizzazione nel bel mezzo della notte?- Nonostante fossi stizzita del fatto che mi avesse svegliata, ero felice di averlo accanto. Siccome gli davo le spalle, mi voltai e mi ritrovai a fissarlo con la poca luce che filtrava dalla mia finestra. I capelli, come sempre, erano in uno stato pessimo, arruffati che gli davano quell'aria da ragazzo cattivo, gli occhi neri sembravano più scuri e sapevo che c'era qualcosa che lo inquietava e mi sentii a disagio di fronte a tutta quella ansietà.
-C'è qualcosa che non va?- mormorai preoccupata.
Lui mi baciò la fronte e chiuse gli occhi. -Volevo vederti- rispose, ma la voce sembrava tremare, così come le sua labbra. Mi stava nascondendo qualcosa, ma ero troppo esausta per indagare oltre.
-Come sei entrato?-
-Dalla finestra... Dovresti chiuderla bene se non vuoi visite spiacevoli durante la notte- disse sardonico.
Io sorrisi un po' intontita. -Finché George non si accorge di nulla, potrò sopportarle-
Lui con una mano mi sfiorò i capelli e fece una smorfia quando notò che erano ancora umidi. -Non dovresti domire con i capelli bagnati-
Con delicatezza disarmante, mi avvicinò a sé e mi abbracciò con foga. Affondò il viso sul mio collo e iniziò a baciarlo. -Non hai nessuna intenzione di dirmi cosa succede- sussurrai arresa.
-No- rispose evasivo. Non volendo infastidirlo, lasciai l'argomento lì. Mi addormentai con Fabio che mi teneva stretta e mi accarezzava la schiena. Prima di perdere completamente i sensi e cadere in un sonno profondo, mi apparve di udire qualcosa... un “Mi dispiace

***

Fabio

Era bellissima anche quando dormiva. I capelli sparsi sul cuscino gli davano un'aria così innocua e delicata. Aveva la bocca leggermente socchiusa e anche nel sonno aveva il broncio. Sorrisi nel vederla così vulnerabile, era perfetta nelle sue imperfezioni. Non saprei dire quanto a lungo rimasi lì con lei, a osservarla mentre era persa nel mondo dei sogni, la tenni stretta come temendo di vederla sparire da un momento all'altro, eppure lei non si mosse, sembrava incosciente di quanto in quel momento temevo di perderla, ora che avevo scoperto la sua esistenza, che mi aveva aperto gli occhi, che era riuscita a farmi capire che dopotutto riesco ad amare e provare sentimenti. In quei ultimi giorni vivevo con il terrore di vederla scomparire. Le baciai la fronte, sfiorandole appena la pelle fredda, non volevo svegliarla di nuovo, sapevo che giornata sfibrante aveva avuto e aveva bisogno di dormire, come io avevo bisogno di saperla vicina. Mi sorpresi di me stesso, ma per la prima volta, da quanto tutto ebbe iniziò, riuscii ad accontentarmi di tenere una ragazza nelle mie braccia piuttosto che farci sesso. Era così assurdo ed illogico da parte mia fare un'azione simile, ma con Sofia non sarei mai stato troppo precipitoso, avrei fatto con calma, come meritava e, ancora più sorprendente, volevo provare con lei quella cosa chiamata amore. Sospirai amareggiato mentre con una mano accarezzavo la schiena di Sofia, partivo poco più sotto del collo fino ad arrivare in basso e poi ricominciavo daccapo. Lei non fiatò, era immobile e aveva in faccia un'espressione beata, come se fosse in pace con se stessa. Mi sarebbe davvero piaciuto riuscir a provare lo stesso, avere una tregua nella continua lotta inferiore che avevo: tradire Sofia o tradire Nidhoggr? Non avevo molto tempo per scegliere e entrambe opzioni avrebbero ferito coloro che più amavo. Avevo un piede nella fosse e dubitavo che sarei uscito tutto integro se fossi caduto. Sofia si spostò leggermente da me. -Fabio...-mormorò. Mi bloccai, pensando di averla tolta dal sonno ancora una volta ma con mio gran stupore, mi resi conto che la draconiana dormiva profondamente. Sofia parlava nel sonno? Sorrisi tra me e me, la prima volta che dormimmo insieme non potei cogliere questo particolare e sapere che forse, in quello stesso istante, Thuban stesse sognando me, mi riempì di soddisfazione. Dopotutto anche lei pensava a me nello stesso modo che io pensavo lei. Rammentando gli ultimi due giorni insieme mi accorsi di qualcosa: finora ero stato l'unico a dichiararmi, le avevo detto ti amo ben due volte e lei non aveva ancora contraccambiato la risposta. Conoscevo abbastanza Sofia da poter dire che non era quel tipo di ragazza sdolcinata che si perdeva in dichiarazioni d'amore e la cosa, ovviamente, non m'infastidiva, dopotutto trovavo insopportabili quelle ragazze troppo appiccicose, ma perlomeno un “anche io” lo avrei accettato. A quel punto mi sorse una domanda: che non provasse gli stessi sentimenti che provavo io? Dio... Sofia era così complicata da capire. Tuttavia, per ora mi accontentava il fatto di averla accanto, era tutto ciò che chiedevo.

-Fabio, sono passate settimane da quando ti ho detto di conquistare Thuban, ma non riesco a vedere dei risultati soddisfacenti, non mi hai dato nessuna informazione e io inizio a perdere la pazienza, inoltre sei diventato Eltanin e sei stato in stretto contatto con la draconiana, quanto ancora vuoi farmi aspettare, vuoi o no aiutare quella tua puttanella?-

Inconsapevolmente, strinsi la mascella con rabbia e guardai con rammarico Sofia. -Mi dispiace...- bisbigliai tra i suoi capelli. Profumava a fiori appena sbocciati, una fragranza gradevole e così familiare, sembravo stare a casa, la mia vera casa. Non volevo tradirla, ma non avevo altre opzioni. Per il bene della mia vera famiglia, dovevo allontanarmi da Sofia nonostante significasse usufruire la fiducia che mi aveva posto. Non potevo scegliere. Godetti ogni secondo e quando notai che ormai era notte fonda, mi separai a malavoglia da Sofia. Stavo aprendo la finestra quando la sentii smuoversi nervosa.
-Non mi lasciare...- mormorò inquieta.
Aveva parlato nel sonno... ancora... Ammorbidii lo sguardo. -Spero potrai perdonarmi- dissi più che altro a me stesso che a Sofia. Così come entrai nella sua stanza, uscii, disperdendomi nella notte mentre camminavo come un gatto randagio tra le rive di quel lago che sembrava urlarmi: Non farlo!

***

Sofia

Quella giornata si rivelò molto più stressante di quanto mi sarebbe piaciuto ammettere. Mi ero alzata quella mattina e mi accorsi immediatamente che Fabio non c'era più, in cambio, mi ritrovai un messaggio nel cellulare e per di più, da parte di Lung.

E' un momento difficile e sarò assente per altre due settimane. Mi dispiace veramente tanto ma non posso farci nulla, ho dei problemi che ti racconterò appena ritornato a casa, mi scuso per non aver risposto in precedenza i tuoi messaggi e le tue chiamate, sopratutto se ti ho fatto preoccupare, una volta rientrato a scuola ne parleremmo. Troverò un modo per farmi perdonare. Ho saputo da Lidja della recita, buona fortuna, sono sicura che svolgerai il tuo lavoro al meglio, Lung.
Ricevuto: 05;27 – 4 Nov

Mi lasciò esterrefatta il tono distaccato che c'era nel messaggio, avevo intuito bene la sera prima: a Lung era successo qualcosa di sgradevole. Ma la domanda era: cosa? Così rimasi tutto il giorno a rimuginare su cosa gli era accaduto. Dopo sette lunghe ore di scuola in cui quasi non vidi Fabio, potei dirigermi con Lidja e gli altri custodi (tranne Eltanin, che sembrava sparito) nella sala di teatro, una “stanza” grande con un palcoscenico molto spazioso. Fu li che vidi nelle restanti due ore ragazzi che cercavano di imitare i personaggi secondari di Orgoglio e Pregiudizio. La interpretazione fu molto migliore del giorno precedente ed ero felice che i draconiani avessero studiato bene il ruolo. Purtroppo, solo una parte del mio cervello poté assistere, l'altra metà stava in qualche isola, in un altro mondo, completamente sperduta. Sarebbe stato tutto più facile se solo Lung occupasse i miei pensieri, ma ero anche turbata per Fabio, sopratutto dopo averlo visto così agitato il giorno prima, come se cercasse di scappare da qualcuno. Non me la ero bevuta la scusa del “volevo vederti” di ieri sera, avevo la sensazione che volesse assicurarsi che stessi bene e sembrava quasi una specie di addio... e per cosa? Non aveva fatto nulla, quella imprudente e irrazionale parte voleva fidarsi di lui e forse lo faceva già. Non c'era ragione per cui Fabio temesse di perdermi. Il giorno peggiorò quando notai che Mauro non smetteva di perseguitarmi.
-Sei angustiata- mi aveva detto nell'ora di matematica. Purtroppo ero venuta a sapere che avrei dovuto sopportare Mauro Dragoni non solo nell'ora di biologia, ma anche in filosofia, latino e matematica.
-Scusa la mia irruenza, ma fatti i cavoli tuoi!- avevo sbottato, fin troppo educatamente dato che quando volevo, ero capace di insultare pesantemente le persone che trovavo esasperanti.
-C'entra per caso Fabio?- mi aveva chiesto con un sorriso sornione. Odiavo quel suo fottuto sorriso! Sembrava sorridere per tutto e volevo spaccargli il labbro a forza di calci. Io mio voltai verso di lui, con un ghigno minaccioso -Se solo provi a metterti ulteriormente nei miei affari ti farò pentire di essere venuto in questa scuola.- Ero seria e il ragazzo, che stupido di certo non era, mi lasciò in pace per il resto della giornata.
Matilde, invece, mi aveva ignorato divinamente. Io le fui grata, come se non bastassero i viverniani a farmi la vita impossibile. Purtroppo non mi passò inavvertito le occhiate trionfanti che mi lanciò regolarmente e io sapevo già a cosa era dovuta tutta quella soddisfazione: aveva vinto e avrebbe recitato in stretta vicinanza con Fabio. Riuscii a non maledirla e seguendo il suo esempio, finsi di non vederla. I viverniani, invece, non sembravano pensarla nello stesso modo, non mi fecero grandi scherzi a parte qualche insulto qui e là rivolti a me, un po' di sgambetti e qualche imprecazione. Per il resto, rimasero tranquilli, anche loro erano troppo occupati a pensare alla recita per far caso a me. Nidhoggr era ancora incazzato con Ofnir e io continuavo a ignorare il motivo, il viverniano mi guardò con odio per tutto il tempo come se fosse stata colpa mia se la Grande Viverna lo avesse sgridato. Ero fermamente convinta che i viverniani avessero bisogno di un tranquillizzante, i loro cambi d'umore cambiavano troppo rapidamente e dovevano farsi vedere da uno specialista. Nessuno sapeva che opera avevano scelto i viverniani e mi sembrò ingiusto che il preside non avesse deciso per loro, come invece aveva fatto con noi. Ma non replicai e feci finta di nulla, quando in realtà la cosa mi irritava. Le poche volte che incrociai Fabio, lo vidi profondamente triste per qualcosa e ogni volta che lo coglievo in fragrante mentre mi osservava con attenzione, notavo una scintilla colpevole nei suoi occhi. Non sapevo più che fare con lui. Ormai erano passati pochi giorni dalla mia festa e nessuno si era dimenticato del discorso e del fatto che il consiglio dei draconiani avesse accettato il ritorno di Fabio come Eltanin. Inoltre, i draghi si ritrovavano in netta maggioranza rispetto alle viverne e negli occhi dei miei nemici potei captare tutto il disgusto. Si, avevo chiaramente detto che mi ero stancata della guerra che c'era tra entrambi gruppi, ma sapevo perfettamente che dicendo ciò non avevo migliorato la situazione, anzi, ero convinta di averla peggiorata e Nidhoggr era abbastanza arrabbiato per aver perso contro una ragazzina goffa come me. Bramava di vendetta e dovevo farmi cogliere preparata per qualsiasi cosa volesse farmi. Sapevo che non era tanto la sconfitta a far incavolare Nidhoggr bensì l'essere riuscita a fare qualcosa che lui non era mai stato in grado di compiere: convertire in draconiani gli esclusi. Dopotutto non era stato così difficile. La scuola mi guardava con rispetto, i viverniani non sembravano avere nessuna intenzione di tormentarmi ed ero riuscita a domarli, non del tutto ma dovevo fare un passo alla volta, non pretendevo la vittoria così velocemente. Immaginavo che ora che ero in vantaggio, le viverne mi avrebbero lasciato in pace, lo speravo profondamente, mi ero stancata dei loro modi così infantili di infastidirmi. Guardai con aria annoiata la parte in cui Jane incontrava per la prima volta Charles e quest'ultimo la invitava a ballare, incantato dalla bellezza della giovane. Lidja recitava magnificamente, sembrava un'attrice esperta ed Ewan era capace di seguire il suo ritmo molto bene, erano una coppia indistruttibile ed ero così felice che finalmente stessero insieme, sembravano più raggianti ora che si erano completati. Ewan voleva punire Nidhoggr e i suoi scagnozzi per aver fatto del male a Chloe che aveva ancora i lividi in faccia e doveva usare una quantità infinita di fondo tinta per coprirli e nasconderli. Ammetto che anche io sento quella necessità di fare qualcosa contro i vierniani, una specie di distorsione per aver torturato in quel modo Chloe, ma volevo rispettare le stesse parole che dissi nella festa e avrei cercato di non abbassarmi a certi livelli, ci saremmo ripresi la rivincita ma in modo più onesto e sincero. Solo i codardi si sarebbero sfogati con quelli più deboli ed innocenti e io non volevo entrare in quella categoria. Stavo osservando con distrazione la scena quando una Matilde, seguita da un Fabio inasprito, entravano nella sala e si ponevano nel bel mezzo del palcoscenico, dove stano provando gli altri che si bloccarono, straniti quanto me. Mi alzai di scatto dalla sedia, come una furia. -Cosa diavolo pensi di fare?- mi rivolsi a Matilde.
-Devo iniziare a provare la mia parte- rispose con tranquillità fin troppo snervante.
Aggrottai la fronte confusa e infine inarcai una sopracciglio, visibilmente seccata. -Oggi dovevamo provare le parti in cui c'è Jane, a te tocca domani, avevamo chiarito così- sbottai, alzando la voce.
-Io ho deciso di iniziare oggi, e così sarà fatto, non vorrai qualche problema con il preside della scuola, Sofia Schlafen?-
La mascella di Fabio si strinse ed ero certa che come me, stava sul punto di perdere la pazienza. Sbuffando ed imprecando, annuii riluttante. -Fai come vuoi- replicai sdegnata.
Sulle labbra di Matilde apparve un ghigno vincente ed ero così fuori di me che volevo toglierglielo da quel faccino a suon di sberle. Sbattei una mano sulla scrivania dove sedevo comodamente, cercando di richiamare l'attenzione di tutti i presenti. -Continueremo domani, ragazzi, siete stati fantastici, ora potete andare a casa- mi complimentai con loro, cercando di sorridere con sincerità. Titubanti, i ragazzi ricambiarono il mio sorriso e scesero tutti dal palcoscenico. Rimasero solo Lidja ed Ewan, che essendo i custodi, dovevano assistere all'interpretazione di Miss Impertinenza e Fabio. Chloe e Karl si sarebbero occupati dei vari scenari e stavano lavorando nell'aula di arte, dove pitturavano i vari paesaggi che avremmo messo nell'opera, creando anche oggetti che sarebbero stati utili nella commedia. Insieme a loro lavoravano i ragazzi che non volevano pariticipare alla recita e avrei preferito mille volte trovarmi con loro che stare lì, a vedere Matilde mentre seduceva Fabio. Era tutto così inconcepibile. -Allora, da dove vuoi cominciare Miss Imper... Sorry, intendevo Matilde...-
Miss Impertinenza mi lanciò un occhiataccia, ma nel suo splendido viso potei notare compiacimento. -Dal bacio- rispose con noncuranza.
Spalancai la bocca, dalla sorpresa e mi affrettai a chiuderla. Lidja, che si era avvicinata a me, appoggiò una mano sul mio braccio, nel suo sguardo c'era preoccupazione. -Se vuoi qui ci pensiamo noi...- provò ad aiutarmi, non voleva che assistessi a come Matilde si prendeva gioco di me. Anche Ewan sembrava sconcertato e cercò di seguire l'onda di Lidja. -Si, hai lavorato troppo, puoi andartene a casa...-
Volevo afferrarmi a quella scappatoia con tutte le mie forze e mancava poco perché dicessi “Sì!”, quando la sgradevole voce di Matilde rimbombò della sala. -No!- s'intromise.
Fabio le mise una mano sulla spalla, seccato, per farla zittire ma lei si scostò. -Lei è Thuban, deve assicurarsi che lo facciamo bene, se non fa il suo lavoro dovrò dirlo a mio padre-
Come non detto... Iniziavo ad odiarla seriamente. Ma aveva ragione, quella stupida ragazzina viziata aveva ragione, dovevo finire il lavoro che ormai avevo iniziato e data la mia ostilità, non me ne sarei andata. Fissai duramente Matilde. -Rimarrò- replicai impassibile.
Aveva vinto. Ancora una volta. Due per Miss Impertinenza, zero per Sofia. Presi posto nella mia scrivania e mi sedetti con indifferenza. Lidja si avvicinò a me. -Sei sicura di poterlo sopportare...?- mormorò vicino al mio orecchio.
-E' solo un innocuo e maledetto bacio, prima finiamo, meglio è- ribattei inferocita.
-Bene- disse Matilde. -Elizabeth e Mr. Darcy hanno occasione di baciarsi solo verso la fine, quando il giovane uomo si dichiara e chiede la mano di Lizzy, dopo aver scoperto che quest'ultima ha rifiutato la proposta do Lady Catherine di non congiungersi con Mr. Darcy- continuò lei con occhi a forma di cuore. Feci una smorfia contrariata.
-Ma tu stai seguendo la filosofia del film, nel libro non si baciano mai...- la interruppi.
-Si, lo so, ma con il bacio la opera diventa più convincente- controbatté lei.
-Il libro è diventato famoso anche senza il bacio...- le feci notare, usando un tono stuzzichevole. Miss Impertinenza, ovviamente, mi guardò stizzita.
-Ho riscritto la opera, e il bacio ci sarà, che ti piaccia o no...-
Alzai gli occhi al cielo, stanca. Guardai con la coda nell'occhio Fabio, che sembrava furibondo. Sbatteva l'indice sulla gamba e lanciava occhiate seccate e Matilde. Deglutii, pensando alla scena che dovevano interpretare e sussultai scossa quando Lidja appoggiò una mano gentile sulla mia spalla. -Nervosa...?- chiese con cautela.
Annui percettibilmente e mi voltai a guardare Matilde e Szilard. La ragazza gli stava spiegando come doveva baciarla e io stavo sul punto di vomitare. -Devi prendermi con dolcezza, come se fossi la cosa più fragile del mondo e devi baciarmi con ambizione, come se lo avessi desiderato farlo da molto tempo... Ah, ma prima devi guardarmi negli occhi come se fossi profondamene innamorato.-Cosa diavolo stava cercando di fare? Se il suo obiettivo era ingelosirmi, ci stava riuscendo divinamente. Le probabilità che sarebbe uscita viva dopo quel bacio erano così basse che tanto bastava ucciderla in quel momento. Strinsi i denti e cercai di tenermi dentro tutte le emozioni che rischiavano di uscire da lì a pochi minuti, non avrei permesso a una ragazzina di farmi vedere debole davanti a un bacio che non sarebbe stato altro che un secondo di finzione. Nonostante volessi esplodere come un vulcano, riuscii, miracolosamente, a rimanere con i nervi saldi e notai vagamente l'occhiata ammirata che mi lanciò Lidja. Ricordai la lezione della mora e iniziai a ripetermi: 1... 2... 3... respira e ispira, respira e ispira, training autogeno, Sofia, training autogeno.Come sempre, non funzionò.
-Possiamo iniziare- annunciò con voce civettuola Matilde.
1... 2... 3... respira e ispira, respira e ispira, training autogeno, Sofia, training autogeno. Li vidi dialogare, entrambi seguirono il partito alla lettera, non sbagliarono neanche la intonazione. Io li ascoltai rapita, mentre non smettevo di fissare con occhi sgranati Fabio, che era riuscito impersonare Darcy fin troppo bene, sembrava destinato a quel ruolo da sempre. Come nell'opera, Matilde (che era Elizabeth) iniziò a mostrare la sua gratitudine a Fabio per aver aiutato sua sorella pagando a Wickham i debiti che avevano con la famiglia. Inconsapevolmente, iniziai a mordermi le unghie, agitata, sapevo che il momento del bacio si avvicinava e non sarei riuscita a sopportare l'espressione saccente di Miss Impertinenza. Volevo chiudere gli occhi, ma non lo feci, dovevo essere forte e non smettevo di ripetermi che si trattava solo di una recita, era tutta una messinscena, non avevo niente di cui preoccuparmi. Ma non ci riuscivo, dopotutto stiamo parlando di Matilde Dragoni, ex di Fabio, innamorato cotta di quest'ultimo, disposta a tutto pur di conquistarlo. Diavolo, perché dovevo trovarmeli tutti io i nemici? Era così difficile avere una vita più facile e senza complicazioni? Ormai la parte del bacio stava arrivando, Lidja s'irrigidì sul posto ed Ewan sembrava quasi annoiato, non coglieva tutta la tensione che c'era nella sala. Beh, che altro potevo aspettarmi da un ragazzo come lui? Insensibile, pensai tra me e me. Come aveva detto prima Matilde, Fabio la prese con discrezione mentre la guardava con occhi rapiti. Diamine... Ormai le loro labbra erano troppo vicine, immaginavo già lo schiocco, ma non arrivò. Guardai attentamente e lanciai un gemito quando, anziché udire il suono del bacio, sentii il corpo di Matilde che cadeva a terra. Szilard aveva lasciato la presa, facendola cadere.
-C'era da aspettarselo da Fabio...- sussurrò divertita Lidja.
Ma tutti trattennero il respiro quando Fabio scese dal palcoscenico e si diresse verso di me. Dio, cosa aveva intenzione di fare quell'idiota?
-Cosa fai?- sbraitò Miss Impertinenza.
-Sto entrando nel ruolo di mr. Darcy- rispose con indifferenza.
D'istinto mi alzai dalla scrivania e lo guardai con occhi imploranti, chiedendogli silenziosamente di non fare qualche cavolata. Non mi ascoltò. Quando fu a pochi passi da me, mi prese per la vita e mi avvicinò. Lidja ormai aveva smesso di respirare, Matilde era imbestialita ed Ewan era confuso e allo stesso tempo sorpreso. Ringraziai mentalmente a tutti i dei esistenti che ci fossimo soltanto noi cinque.
-Mi hai chiesto di prenderti con delicatezza- disse Fabio, senza mai smettermi di osservarmi con occhi compiaciuti. -Intendi così?- mi avvicinò a sé, togliendo la poca distanza che c'era tra i nostri corpi. Quando ormai non c'era neanche un centimetro a separarci, notai che i nostri corpi aderivano perfettamente.
-ERA A ME CHE DOVEVI FARLO!- urlò Matilde. -LEI NON FA NEANCHE PARTE DELLA INTERPRETAZIONE-
Ovviamente, la ignorò. Fabio sembrava mangiarmi con gli occhi e il mio ego sussultò soddisfatto, vedendo così fuori di sé Matilde. -Mi hai chiesto di guardarti con amore- continuò Szilard. Appoggiò la fronte sulla mia, i nostri nasi si sfioravano appena e sentivo di poter toccare il paradiso con un dito. Nella mia mente non smettevo di ripetere: lui è mio, stronza! -Vuoi dire così?- domandò, e iniziò a guardarmi sul serio. I suoi occhi neri si soffermarono a lungo suoi miei, entrarono fino in fondo, ero nuda davanti a quello sguardo che sembrava indagare fino alle viscere del mio essere. Potei notare lontanamente Lidja che ci scrutava con la mascella spalancata, Ewan che era più sconvolto della draconiana e Matilde che mi inquadrava furente. -Mi hai anche chiesto di baciarti con desiderio...-
-Oh...- mormorai, sapendo dove voleva arrivare.
Fabio non ci pensò due volte, fregandosene che non eravamo soli e che la sua ex sicuramente mi avrebbe ucciso dopo questa scenata, mi baciò. Io, ancora più stupida, ricambiai. Il suo sapore era irresistibile, non sarei riuscita farne meno d'ora in poi, il bacio fu possessivo, quasi disperato ma non mi lamentai e seguii il suo ritmo. Introdussi le mie mani suoi suoi capelli e mi agganciai a lui. Nel nostro bacio c'era del vero desiderio, non era finzione, non era una frottola, i sentimenti, dal primo all'ultimo, scalpitavano nei nostri cuori, impazienti di uscire. Avevamo i respiri affannati quando ci staccammo, vidi tutto l'orrore nel viso di Matilde.
-Wow- esclamò Lidja. -C'è così tanta chimica tra voi che mancava veramente poco perché vi spogliassi qui per fare chissà che zozzerie...-
-LIDJA!- ringhiai, rossa in viso.
Fabio scoppiò a ridere. -Con questo spero averti fatto capire che non c'è nessun bisogno si essere gelosa di Matilde-
Inarcai un sopracciglio, offesa. -Non pensi di aver esagerato- borbottai imbronciata.
-No, per te questo e altro-
E mi baciò la fronte.
Dio, amavo questo ragazzo.
Mi stava facendo letteralmente impazzire.
Ma lo amavo, con tutta me stessa.


Note dell'autrice:

Mi scuso per questo capitolo così deludente, provate a capirmi: sono senza ispirazione. Non sono neanche riuscita a farlo lungo come volevo, ma sono davvero stanca e devo riposare, se no qui rischio di avere sul serio una crisi di nervi ahahah
Comunque, spero che vi sia piaciuto e... W LA COPPIA SOFIA E FABIO.
Okay, nel prossimo capitolo, finalmente la nostra Sof potrà parlare con Lung e... Beh... La recita avrà le sue sorprese (No, Fabio non scenderà dal palcoscenico per baciare Sofia come ha fatto ora xD)
Grazie di cuore agli ultimi recensori, vi adoro, se non rispondo non lo faccio perché mi senta presuntuosa o altro, ma non immaginate quanto sono occupata ed è già un miracolo trovare del tempo per scrivere i capitoli, infatti dedico sempre questo spazio per ringraziarvi TUTTI, continuate a recensire! Le vostre recensioni riescono ad illuminarmi come una stella :')

Gente, ho un avviso importante: 
Inizialmente non avevo previsto un continuo per questa storia, ma siccome ultimamente ho strane idee per la testa... Beh, è probabile che ci sia uno o due sequel di questa fiction, sta voi a decidere: volete che scriva un seguito o due? Se decidete solo un seguito, i capitoli di -A thousand ways to say “I Love You”-, non saranno più 30 (come avevo calcolato in principio) ma 40 se non 50 (e qui la cosa si fa davvero complicata), ma se decidete due, beh questa storia finirà tra 7 capitoli o 8...
Tuttavia ho già deciso il nome della serie:

An impossibile love
- I - A thousand ways to say "I Love You".
- II - A new beginning for us.
- III - The one I'll always love.

Per favore, se leggete questo ditemi in una recensione o in un messaggio privato cosa ne pensate,
grazie mille,
bacioni,

marty_598

P.S. Vi ricordo che se volete sapere i prossimi aggiornamenti vi basta controllare nel mio profilo EFP.

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Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***


La passione non nasce dietro
a questi cazzo di pc,
guardatela negli occhi la gente,
negli occhi!”

-Fabri Fibra

Capitolo 18

Sofia

Passarono altre settimane, ormai avevamo lasciato alle spalle anche Novembre ed eravamo in pieno Dicembre. Del mio diario non c'era ancora nessuna traccia e il solo pensiero mi lasciava nervosa. Continuavo a sostenere con furore che erano i viverniani a tenerlo, ma la mia teoria iniziava a perdere senso, il mio istinto non la credeva nello stesso modo e per qualche strana ragione, percepivo che non erano loro a possederlo. Ma era impossibile, no? Se non erano loro ad avere la mia agenda, chi altro poteva essere? Perciò, al momento, davo la colpa a Nidhoggr e i suoi lecca piedi. L'autunno, con il suo freddo leggermente accennato, con il raggiungimento delle foglie rosse e gialle degli alberi e con il vento piacevole, iniziò lentamente a dileguarsi, sparendo verso l'orizzonte mentre giungeva l'inverno con tutta la sua prepotenza, con piogge impreviste, con le strade ghiacciate durante la mattina e le giornate corte. Non solo il mio diario aveva deciso di dissolversi dal nulla, ma anche Lung, che per quanto gli scrivessi messaggi, lo chiamassi o tentavo mettermi in contatto con lui, l'impresa risultava impossibile. Non sapevo come interpretare tale comportamento da lui, non era da Lung ignorare le persone ed ero preoccupata, forse fin troppo. In quei giorni chiesi in giro, come un'anima in pena, se qualcuno lo avesse lontanamente sentito, parlato o visto, ma ogni volta la risposta era un no, nessuno sapeva cosa gli fosse capitato e l'angoscia saliva. Lidja la prendeva con più leggerezza e cercava di tirarmi su di morale dicendo “Sicuramente sta benone e si ritrova beatamente seduto su una sdraia nelle Hawaii mentre noi qui ci facciamo il culo preparando la recita”. Era inutile dirle che sicuramente non era così, ma il suo ottimismo sembrava contagiarmi, così cercai di non farci una tragedia, ripetendomi fino allo sfinimento che stesse sul serio bene.
In questo caso, l'argomento tabù erano Fabio, Matilde e Maurizio. Uno peggiore dell'altro, avevo la sensazione che il loro scopo nella vita fosse complicarmi la mia superflua esistenza. Non serviva uno esperto in psicologia umana per capire che Miss Impertinenza mi odiasse con tutta se stessa, che volesse uccidermi e che pensasse costantemente un modo per farmi fuori definitivamente, quel suo sguardo minaccioso intriso di rabbia mi faceva intimorire e mentirei se dicessi di non provare neanche un briciolo di paura. Stava tramando qualcosa di grosso e ormai stavo vivendo con il terrore di vederla pugnalarmi nel petto con un coltello. Maurizio era insopportabile, non lo tolleravo più di tanto. Era così... appiccicoso, sempre pronto a infortunarmi, farmi qualche domanda privata, era un molestatore. Cercavo inutilmente di continuare con la mia vita scolastica per il conto mio ma quando superava il limite lo guardavo in cagnesco mentre lo mandavo a quel paese senza troppi giri di parole. Andavo dritta al punto senza perdermi in troppe chiacchiere. Mauro poteva anche essere un ragazzo affascinante e molto incantatore, ma con la sottoscritta, se non altro riusciva a irritarmi come pochi ne erano capaci, ormai odiavo quel suo sorriso subdolo che tanto disprezzavo. Perché doveva provarci con me? Insomma, nella scuola c'erano così tante ragazze sensuali e disponibili, in poche parole single e disposte ad apprezzare ogni suo corteggiamento, ma io non ero in vena di sopportarlo. Mentre Fabio... Sembrava preoccupato, lo vidi sempre in soprappensiero, una ruga appena abbozzata nell'angolo dell'occhio era ben visibile ogni qualvolta che stava sulle nuvole ed avevo il timore che gli stesse succedendo qualcosa. Lui cercò inutilmente di tranquillizzarmi. I draconiani, inizialmente scettici e accondiscenti ad accettarlo come Eltanin, riuscirono ad acquisire un po' di fiducia quando notarono il repentino cambio in Fabio, rimaneva scontroso, sarcastico, antipatico, punzecchiava le persone con battutine poco appropriate ma aveva l'abilità di rianimare gli altri, le sue idee erano formidabili, rimasi sorpresa quando notai che dopotutto era un buon leader, forse meglio di me, con le mie incertezze e con la costante paura di sbagliare e deludere gli altri. Fabio ovviamente non si poneva questi problemi, l'unica cosa a differenziarci era la nostra faccia tosta di sfidare Nidhoggr, messo da quel punto di vista, avevo più coraggio di sfidare la Grande Viverna, ero impulsiva e poco m'importava se offendevo il capo dei viverniani, Szilard era più rispettoso e non avrebbe mai fatto qualcosa che avrebbe potuto provocare Nidhoggr. Ovviamente non sbagliava a essere così diligente con il nostro nemico, infatti, nonostante le apparenze sembravano dire l'opposto, era più maturo di me. Avevo così tante cose da imparare e avevo un vita di fronte per scoprire tutti i misteri dell'esistenza. Come mi aveva detto mesi prima Alma, eravamo degli adolescenti, non c'era nulla di male se di tanto in tanto volessimo rompere le regole, divertirci e ribellarci. Eravamo nel bel mezzo dello sviluppo, dovevano ancora fiorire del tutto e nel frattempo, potevamo illuderci di poter fare qualsiasi cosa. Perciò, potevo sognare (per il momento) di avere la forza di sconfiggere per sempre la Grande Viverna. Un'impresa difficile se non irrealizzabile. Fortunatamente in quei giorni Nidhoggr non aveva nessuna intenzione di infastidirmi e miracolosamente, mi lasciò in santa pace per le restanti settimane. Le vacanze natalizie si avvicinavano troppo velocemente, con una rapidità incontenibile, ed ero troppo frustrata con quelle dannatissime prove pomeridiane, la recitazione era dietro all'angolo, mancavano solo due giorni per mettere finalmente in atto il lavoro preparato da tutti noi.
Matilde riuscì a farmi rosicare facendomi vedere qualche volta la parte del bacio, Fabio non poteva cedere a qualcun'altro il suo ruolo e doveva entrare bene nella parte di mr. Darcy se non voleva finire in qualche guaio con il preside che non era per niente permissivo. Tuttavia quella scena la provarono poche volte, avevo supplicato a Fabio affinché non ripetesse nel giorno della recita ciò che aveva fatto la prima volta: scendere dal palcoscenico e baciarmi davanti a tutti, non glielo avrei mai perdonato, le voci potevano diffondersi immediatamente e giungere alle orecchie di Lung, dovevo lasciarlo con dignità e non avrei permesso che venisse a sapere da altri che lo avevo spudoratamente tradito con Fabio, mi avrebbe odiata a vita. Ma in quei giorni ero troppo soddisfatta del nostro lavoro, ero sicura che i draconiani avrebbero vinto, si erano impegnati sodo in tutte quelle ore di prove, tutti erano in grado di interpretare il proprio personaggio alla perfezione ed ero orgogliosa dei draghi. I custodi mi aiutarono affinché non fossi solo io ad assumere tutti gli impegni, Karl e Chloe lavorarono nell'aula artistica dove riuscirono a creare i vari scenari, i disegni erano perfetti. Lidja ed Ewan si erano occupati dei travestimenti e il trucco, così riuscimmo a sistemare il tutto in tempo. Ci eravamo organizzati bene e finimmo in tempo i preparatori. Non vedevamo l'ora di goderci le vacanze. Ripensandoci bene, mi accorsi con tristezza che nell'ultimo periodo non avevo passato molto tempo con George e Thomas, il professore era sempre occupato, troppo preso con il lavoro, Thomas stava a casa da solo, facendo le pulizie domestiche e io rimanevo a scuola fino a sera, con i provini e le preparazioni. Volevo passare un po' di tempo in famiglia con George e Thomas, sentivo la loro mancanza e dovevamo recuperare il tempo preso.
-Bene, credo che per ora possiamo finire- dissi a voce alta. I ragazzi mi sorrisero prima di disperdersi dietro le quinte e scendere dal palcoscenico. Si, siamo pronti per Venerdì, pensai allegra. Mi scappò un sospiro di sollievo e Lidja, che era seduta accanto a me, mi colpii con giocosità un braccio. Nel suo sguardo non mi sfuggì tutta la contentezza che sembrava divorarla, spruzzava gioia e come me, era felice del risultato. Tra lei ed Ewan le cose filavano bene, la miglior coppia del mese, nonostante fossero troppo sdolcinati, ormai temevo di avere un diabete perché secondo i miei criteri di coppia, erano troppo zuccherosi. Era impossibile separarli, quando incrociavi la loro strada potevi pur star certo di trovarli insieme mentre si tenevano per mano e si baciavano, abbracciavano o si chiamavo “Amore”, “Dolcezza”, “Piccola” o cose simili. Il solo ricordo mi nauseava e un po' divertita, facevo una smorfia per infastidirli. E quando Lidja mi vedeva, mi lanciava uno sguardo allietato. “Prima o poi anche tu proverai quella necessità di essere affettuosa con il tuo amato e sarai la personificazione della dolcezza, ma con Fabio Szilard, dubito che riuscirete a essere adorabili come noi, tra voi ci sarà sempre una guerra dove non vincerà mai nessuno”. A malincuore, dovevo ammettere che aveva ragione, ma continuavo a pensare che non c'era bisogno di essere così... espansivi, amorosi o teneri. Inoltre, perché dobbiamo mostrare la nostra intimità davanti agli altri, baciandoci con un pubblico dagli occhi indiscreti, ad abbracciarci o dirci parole imbarazzanti, quando quei momenti dovrebbero essere solo nostri, con nessun'altro da fare spettatore? Ero convinta che nel nostro mondo dovevamo solo esserci noi, erano istanti che apparteneva a noi, anche un semplice bacio, perché poi il ricordo sarebbe stato solo nostro, pur breve. Okay, ovviamente qualche gesto d'affetto innanzi agli altri potevamo farlo, ma neanche esagerare come se volessimo spogliarci lì seduta stante e fare chissà che cosa... Anche la parsimonia era da prendere in considerazione. Ma dato che io e Fabio non eravamo ancora una coppia, dovevamo stare attenti ed era una mia obbligazione mettere un freno ai miei ormoni. Cercai di spiegarglielo a Lidja, ma aveva scrollato le spalle con delusione. “Anche quando sarete una coppia ufficiale, non riuscirete mai a essere così uniti, anche con Lung tendi ad essere un po'... fredda, distaccata, quasi impassibile dall'affetto che lui prova per te... E siccome Fabio è quasi come te, non mostra i suoi sentimenti davanti agli altri, sarete un disastro di fidanzati”. Ed era qui a sbagliare, potevamo anche essere testardi, ottusi, chiusi e molto altro, ma Szilard nascondeva un lato delicato e dolce. Sotto le occhiate critiche degli altri potevamo anche essere una coppia incompatibile, un disastro, ma nel nostro angolo di spazio, noi eravamo perfetti nelle nostre carenze.
-Penso che lasceremmo tutti a bocca aperta- commentò Lidja vicino al mio orecchio.
Sorrisi ed annuii con risolutezza. -Faremmo il culo ai viverniani- dissi con noncuranza e lei scoppiò a ridere.
Quando riprese il controllo di se stessa, mi guardò pensierosa. -Mi chiedo cosa si saranno inventati...- mormorò preoccupata. -Conoscendo Nidhoggr, qualcosa di grosso e molto all'antica...-
Alzai un dito e lei si azzittì all'istante. -Non mi interessa, lo scopriremmo Venerdì... Nutro qualche speranza con la nostra recita e voglio che i draconiani vincano, abbiamo lavorato molto duro per realizzare tutto questo...-
Lidja fu subito d'accordo. Salutammo alcuni ragazzi mentre ci dirigevamo fuori al cortile, dove mi aspettava George con il taxi. Ewan non era riuscito a venire nelle ultime prove di quel pomeriggio, Karl stava architettando qualche strano meccanismo per la recita e Chloe stava facendo da babysitter. Quest'ultima mi aveva rivelato qualche settimana prima che aveva iniziato a fare da babysitter in giro, volevo guadagnare dei soldi per comprarsi un nuovo cellulare e nei pomeriggi quasi sempre era occupata, facendo da mamma a dei bambini. Non sapevo come faceva a essere così paziente e tollerare dei piccoli demoni instancabili.
-Senti... Sofia- interruppe Lidja il mio filo di pensieri. Mi voltai a guardarla e inclinai leggermente la testa, aspettando che proseguisse. -Ti andrebbe di festeggiare Capodanno con noi?-
-Noi chi?- chiesi mentre il mio sopracciglio s'inarcava.
Lei si grattò la testa e iniziò a mordersi il labbro, con disagio -Tutti i draconiani- rispose di colpo.
Come c'era da aspettarselo, sgranai gli occhi, sorpresa. -Stai scherzando? Quante persone saremmo? Duecento? E dove staremmo?- la bombardai di domande con voce ironica, facendola riscuotere. Sorrise in segno di scuse e con un braccio, mi avvolse le spalle. -Dai, sarà divertente, la festa sarà nella casa di un certo draconiano che ora ho dimenticato il nome...- Mi fece l'occhiolino mentre mi guardava con viso innocente, conoscevo bene quello sguardo, mi stava pregando affinché accettassi l'invito.
Borbottai qualcosa ma alla fine sorrisi, esasperata. -Okay, ma prima devo chiederglielo al prof, non posso assicurarti nulla!-
-Sapevo che non avresti detto di no!- con slanciò mi abbracciò. Così era Lidja, un po' infantile ma l'adoravo, era sempre pronta a sostenermi e non c'era nessun muro a ostacolare la nostra amicizia.
-Ma non ho detto neanche di sì...- le feci notare con voce divertita.
-Nah, sono sicura che verrai... Ora devo andare, ci vediamo domani!- mi diede un bacio fugace nella guancia e io ricambiai, frettolosa. Ci sorridemmo un'ultima volta e ci separammo, andando per strade diverse. Andai nel punto in cui George mi aspettava sempre con il taxi, ma non lo trovai. Era in ritardo... Non succedeva sempre, ma perlomeno poteva avermi avvisato. La temperatura era sotto zero e temevo di morire congelata. Con un brivido, mi aggiustai la sciarpa verde che indossavo nel collo, coprendomi bocca e viso. Faceva troppo freddo e se il clima continuava con quel passo, a Roma ci sarebbe stata neve da tutte le parti, nonostante succedesse una volta ogni venti anni. Iniziai a camminare, pur di mantenermi calda, facevo dieci passi e mi voltavo, ripetendo di nuovo l'azione. Sembravo appena uscita dal manicomio, ma non scherzavo quando dicevo che rischiavo di diventare un ghiacciolo umano. Sbuffai e imprecai contro George, ero tentata di tornarmene a piedi. Rimuginando, iniziai a mordermi il labbro con distrazione.
-Sono tentato di mordertelo io, quel labbro- mormorò con malizia una voce familiare.
Presa alla sprovvista, sussultai mentre il cuore perdeva qualche battito. Guardai ostile Fabio, che era appiattito sotto la penombra di un albero. Non indossava l'uniforme della scuola. Aveva dei jeans scuri che gli scendevano morbidi sulla vita e un maglione grigio. -Idiota, ho appena perso dieci anni di vita- borbottai.
Lui mi guardò beffardo, trovava uno spasso mettermi a disagio. Mentre lo guardavo in cagnesco, mi avvicinai ad una panchina dove mi sedetti con malagrazia. -Le prove si sono appena concluse, che ci fai qui?- chiesi a bruciapelo.
-Nulla, ero in giro e ti ho visto qui sola, inoltre, dovevo incontrarmi con una persona che a quanto pare, non è venuta- rispose evasivo. Si strinse nelle spalle, con indifferenza. Perché avevo la inconsueta sensazione che si stesse allontanando da me? Nella mia mente tornò a galla la notte di settimane prima, quando Fabio era entrato nella mia stanza senza autorizzazione dove mi aveva sussurrato “Mi dispiace”... Non ero ancora sicura se fosse stato lui a dirmelo, forse era stato un sogno, forse faceva tutto parte della mia perversa immaginazione, forse era frutto di una allucinazione... Ma qualcosa stava andando storto con Fabio, c'erano occasioni in cui cercava di evitarmi, altre in cui mi prendeva improvvisamente dalle spalle e mi baciava, come se cercasse qualche certezza, temesse di vedermi sparire. Quei suoi repentini cambiamenti d'umore mi lasciavano stordita, come se volesse allontanarsi da me ma qualcosa lo impedisse di farlo. Ovviamente, erano tutte mie paranoie, magari stavo esagerando e mi stavo facendo prendere dall'ansia inutilmente, ma non riuscivo a togliermi quel peso da addosso, come se Fabio mi stesse nascondendo qualcosa di grosso. -Chi era la persona con cui dovevi incontrarti?- domandai di punto in bianco.
-Nessuno- Mi guardò con la coda nell'occhio e non aggiunse nient'altro. Io, esasperata, stanca e delusa, mi presi la testa tra le mani. -Cosa c'è che non va con te?- sussurrai più che altro a me stessa. 
-Cosa intendi dire?- 
Alzai di scatto la testa, con un velo di tristezza negli occhi. -Non ti capisco, Fabio! Una notte ti piombi a casa mia, dicendo di amarmi, mi baci e sembri il ragazzo più dolce del mondo, il giorno dopo m'ignori, sei evasivo e distante, non rispondi alle mie domande e non riesci neanche a guardarmi negli occhi, poi t'infili nella mia stanza, mi abbracci e spuff, a scuola m'ignori di nuovo... ma più tardi mi baci davanti alla tua ex e, ovviamente, ritorni a essere sfuggente, discosto e freddo! Provo ad aiutarti, cerco di comprendere cosa ti sta succedendo, ma tu non fai nulla! Vuoi una pausa? Vuoi che chiudiamo qui? Devi solo dirlo, magari hai capito di non provare nulla o non sei capace di mantenere una relazione con qualcuno- Come una molla, mi misi in piedi e lo fissai duramente. Mi riscossi quando percepii qualcosa di umido scendere dall'occhio e finire nelle labbra. No, non potevo piangere davanti Fabio. Con rabbia, mi asciugai l'unica lacrima che mi era scappata. Szilard era immobile, il viso cereo e impassibile. Bastò vederlo così imperturbabile per farmi scattare. -Sai che ti dico? Lascia perdere tutto! Tanto le vacanze iniziano la prossima settimana, avrai del tempo per riflettere, poi mi dirai cosa vuoi farne di me!-
Mi voltai, dando le spalle a Slizard quando notai un taxi avvicinarsi verso di noi. Finalmente, pensai. L'auto si parò vicino a me e uddii come si abbassava un finestrino. Da dietro fece capolino la testa di George, sembrava spaesato ma un luminoso sorriso apparve sulle sue labbra. -Scusa per il ritardo, Sofia- mormorò dispiaciuto il prof. Inclinai la testa e feci spallucce. -Non preoccuparti, sicuramente sei stato occupato-
Con coraggio disarmante, lanciai un'occhiata all'albero dove si trovava Fabio. Stava ancora lì, nella sua espressione non potei captare nulla. Lui mi fece un segno con la testa e mi rivolse un sorriso forzato. -Ho bisogno di tempo, devo risolvere alcuni problemi poi sarà tutto come quella prima notte-
Rabbrividendo, sospirai con stanchezza prima di salutarlo con un cenno della mano ed entrare nel taxi. Qualcosa di brutto doveva succedere, lo sentivo e dubitavo che la nostra relazione potesse ritornare come prima.

***

Matilde

Matilde era soddisfatta. Finalmente era arrivato il giorno della recita e, per quanto le costasse ammetterlo, Sofia Schfalen si era impegnata molto per far sì che tutto fosse perfetto fino ai minimi dettagli. Inizialmente si era stabilito che i giudici sarebbero stati lei e Mauro insieme al preside e i professori, ma dato che era la protagonista dell'opera dei draconiani, solo suo fratello avrebbe votato la miglior interpretazione. Inoltre, era estasiata giacché avrebbe baciato il suo Fabio davanti a tutta la scuola, avrebbe marcato il suo territorio, suo e di nessun'altro. Tanto meno di quella Sofia. Ma, il suo istinto femminile era riuscito a cogliere qualcosa: la relazione tra i due draconiani stava andando per il verso sbagliato. Conosceva abbastanza bene Szilard per poter affermare che in quelle ultime settimane sembrava evitare Sofia. Il motivo le sfuggiva, ma sapere che c'era una possibile rottura tra quei due la estasiava. Stava andando tutto per il verso giusto. Tuttavia, era curiosa di sapere cosa era successo tra la coppia quasi inesistente per il collegio. Nessuno, a parte lei e i due custodi, era a conoscenza della relazione secreta che c'era tra Szilard e Schfalen. Infatti, Matilde pensava che era meglio così e ora poteva facilmente ricattare Sofia siccome era venuta a sapere che lei, in realtà, era la preziosa fidanzata di Lung. Tutte le opportunità si erano presentate davanti a lei su in piatto d'argento, ora doveva afferrarsi a esse se voleva che Fabio ritornasse da lei. Quel giorno la scuola Dragoni era in fermento, tutti gli alunni erano occupati in qualche affare ed era un caos, i preparativi della recita erano quasi completi e i ragazzi si stavano assicurando che tutto filasse secondo i piani.
-Signorina Dragoni, deve andare all'aula 13, verrà truccata da Lidja e indosserà il suo vestito.- le disse con voce flebile una ragazza bionda, dagli occhi azzurri e cristallini. Matilde sorrise e annuii allegra. -Okay, sarò lì tra poco...- mormorò.
Era da un mese che sognava quel momento. Negli ultimi saggi generali, aveva dovuto baciare Fabio davanti a Sofia, e pregustò ogni secondo sopratutto quando vide la draconiana fare delle smorfie contrariate e lanciarle occhiatacce intimidatorie. Ovviamente, essendo semplicemente la presidentessa dei Draconiani, non poteva negare il ruolo di Elizabeth a lei, che era nipote del fondatore dell'istituto. E, anche Fabio si ritrovava nella stessa posizione, non poteva rinunciare la sua parte ed era un burattino nelle sue mani, così come lei lo era stata anni addietro. Il karma esisteva e ora era lei ad avere il controllo su di lui. Certe volte si chiedeva con amarezza: “Perché lo sto facendo?”. Ma non riusciva a trovare una risposta razionale e concreta. Forse era amore ma... Dopo tutto quello che Szilard le aveva fatto, era ancora innamorata di lui? Non lo sapeva. Forse possessione, voleva dominarlo, non voleva vederlo con delle ragazze, non voleva osservarlo mentre si divertiva con altre, ignorando e dimenticando ciò che lui le aveva fatto. Forse non voleva vedersi sconfitta, guardare come una ragazza era riuscita a far innamorare il suo Fabio con facilità estrema, come se fosse la cosa più naturale del mondo, qualcosa che lei non era mai riuscita ad ottenere. Oppure, la sua unica intenzione era evitare che Fabio fosse felice con una ragazza.

Ormai erano passati mesi da quando Fabio aveva rotto la relazione con lei, nonostante ciò, Matilde era stata irremovibile, non voleva accettarlo, per lui aveva cambiato in tutto, il suo carattere, il suo aspetto e persino il suo modo di pensare. E ora? Szilard pareva non far caso a quei dettagli, evidenti a tutti tranne che a lui e come se fosse stata una semplice spazzatura, l'aveva buttata dopo averla sfruttata, usata, ferita e altro ancora. Non ne voleva più sapere di lei, non sembrava udire il pianto del suo cuore, a come cadeva a pezzi, a come si dimenava con rabbia e frustrazione, non percepiva la sua tristezza, la sua solitudine, la sua disperazione. Poi la notizia arrivò alle sue orecchie, come un sussurro incomprensibile.
-Cosa hai fatto!?- urlò contro suo fratello.
Mauro semplicemente scrollò le spalle, con indifferenza, senza mai togliere lo sguardo sul libro che stava leggendo. -Devi cambiare vita, aria, quello stronzo di Szilard ti ha rovinato e non permetterò che tu cada così in basso, che faccia la vita impossibile a tutte quelle puttanelle che lo perseguitano perciò ho chiesto a nostro padre di trasferirci a Londra con i nostri zii, dove passeremmo qualche anno, il tempo che tu possa rimetterti e dimenticarlo-
Le lacrime scesero prepotentemente dai suoi occhi, le bagnarono le guance e giunsero pigre fino al mento. -Non puoi averlo fato...- sussurrò con voce piccola.
-Si, posso- controbatté lui.
-Ma io lo amo!- replicò.
Lo schiaffò che le arrivò la riscosse fino alle viscere. Mauro si era alzato e gli occhi erano iniettati di sangue dalla rabbia. -Non essere stupida, Matilde! Lui non ti ha mai amata! Gli sei servita solo como giocattolo sessuale!-
E quelle parole la colpirono come un pugnale dritto al petto, fu molto più doloroso dello schiaffo e con le lacrime agli occhi, alzò il mento. -Nell'amore devi lottare, se non lotti, perdi e a vincere saranno coloro che si sono sforzati veramente-
Mauro la guardò con tristezza. -Ma è anche vero che nell'amore ci deve essere attaccamento, affetto e deve avvenire da entrambi, non da uno solo-
Matilde non replicò perché sapeva che aveva ragione.

-Sorellina, sei bellissima- disse con un sorriso sincero e spontaneo Mauro. Matilde arrossì appena. Lidja aveva finito di truccarla ed era riuscita ad indossare il suo costume grazie a Chloe. Ammise a se stessa che stava bene, le piaceva e si guardò allo specchio a lungo. I capelli erano tenuti in una crocchia ordinata, il trucco leggero servì a risaltare gli occhi nocciola, le labbra rosee e i zigomi alti. Il vestito, stretto nella vita, evidenziavano le curve e c'era una scollatura appena accennata nel petto. C'era un tempo in cui odiava il suo corpo, lo trovava ridicolo e privo di femminilità. Con il trascorrere degli anni era riuscita ad apprezzarlo e scoprì quanto fosse facile controllare un ragazzo con delle forme come le sue. Non era più insicura come prima, non era debole e neanche timorosa. Era diventata determinata, decisa e quasi imbattibile. Mauro, prima di uscire dall'aula 13, l'abbracciò con calore. Suo fratello era sempre stato protettivo nei suoi confronti, vedeva in lei una sua priorità, qualcuno di cui doveva prendersi cura e le voleva bene. Lui c'era stato in tutto, era stato molto più presente nella sua vita di quanto lo fossero stati i suoi genitori. Perciò Matilde gli era molto grata, suo fratello sapeva essere davvero dolce nonostante quello sguardo sempre indifferente e quasi beffardo.
-Studenti dell'istituzione Dragoni, recatevi tutti nella sala teatro, le recite inizieranno tra meno di mezz'ora, grazie per la vostra attenzione- risuonò nei parlanti la voce fredda di Giovanna. Matilde, in preda all'eccitazione, si diresse di corsa al bagno, inconsapevole che c'era un ombra a seguirla.
Aprì la porta con il piede e corse davanti allo specchio. Il bagno era vuoto, non c'era anima viva oltre lei, ma ignorò il fatto di essere sola. L'odore di detersivi intriso di plastica bruciata e sigarette entrò nelle sue narici, fece una smorfia disgustata mentre tratteneva a stento la nausea. Dovevano pulire meglio i bagni... pensò con avvilimento. Iniziò a sistemarsi i capelli e tirando fuori una borsetta rossa, migliorò il trucco di Lidja già perfetto di per sé. Ma lei voleva essere impeccabile, voleva abbagliare Fabio e ingelosire Sofia, che paragonata a lei, non valeva neanche un centesimo. Era immersa nei suoi pensieri, tanto da non rendersi conto che dopotutto non era sola, che un'ombra la stava osservando con aria irritata.
-A cosa serve sistemarsi in quel modo, stai bene così- mormorò seccato Fabio.
Matilde si fece scappare un urlò e sussultando, le cadde dalla mano il fondotinta che finì a terra dove di frantumò in mille pezzi. -F-f-fabio!- balbettò timorosa.
Lui la guardò freddo e distaccato. Dopotutto in quei anni era rimasto lo stesso Fabio di sempre, aveva ancora quell'espressione priva di sentimenti che l'attirava come una calamita. Notò con soddisfazione che stava indossando il costume di Mr. Darcy e gli stava a pennello. Era così attraente. I pantaloni scuri facevano discordanza con la camicia bianca e un po' larga. Sopra, aveva una giacca nera e larga, i suoi capelli neri e ricci sembravano essersi fusi con il tessuto dell'indumento. Rimase incantata nell'osservare i suoi occhi neri e scuri. Vederlo lì, in piedi con noncuranza mentre la fissava duramente, la lasciò senza respiro. Scuotendo la testa, cercò di tirare fuori un po' del suo coraggio. -Che stai facendo nel bagno delle ragazze?- domandò con un filo di voce.
-Dovevo parlarti- rispose evasivo. Il cuore di Matilde fece qualche capriola. Lui... voleva parlare con lei? Quel giorno stava andando nei migliori dei modi. Sorridendo con malizia, si diresse verso il draconiano. -Hai deciso di lasciare quella tua sgualdrina per me?-
Fabio la guardò sdegnato e un lampo di rabbia passò nei suoi occhi. -Perché fai tutto questo?- sibilò indignato.
Matilde l'osservò con rancore. -Sei tu a volerlo! Se lasci quella Schfalen lei potrà vivere felice con Lung e io non le farò nulla-
-Sai...- la interruppe lui. -Non credevo che fossi così stupida, tra me e te non ci sarà mai nulla, ciò che è successo nel passato deve rimanere nel passato, non puoi pretendere che io sia tuo solo perché sei tu a volerlo, ti conosco, Dragoni, la recita non serve solo a far ingelosire Sofia, ma a segnare il tuo territorio, un territorio che in realtà non è mai stato tuo...-
Lei deglutì a fatica sentendo quelle parole. -Non puoi esserne certo...- mormorò, all'improvviso si trovava a disagio. Era quello l'effetto che le provocava Fabio: insicurezza, timore, imbarazzo. Odiava quei sentimenti contrastanti che cercavano a tutti i costi di uscire. Doveva essere forte. Doveva rimanere con i piedi a terra.
-Perché dico tutto questo?- continuò lui, ignorandola completamente. -Perché anche io voglio fare altrettanto, oggi, nella recita, davanti a tutti- disse
-Cosa significa...? 
Un ghigno agghiacciante apparve nel suo splendido viso e d'istinto, Matilde si allontanò da lui di qualche passo. Avrebbe voluto scappare, ma Fabio bloccava l'uscita con tutto il suo incanto. Cosa vuole farmi? Pensò con un brivido. -Significa che Sofia prenderà il tuo ruolo-
Per un attimo soltanto sperò aver sentito male. -Cosa!? Non puoi farlo! Lei non conosce i dialoghi e sarebbe un disastro! Vuoi mandare all'aria il lavoro che la tua amata ha fatto?-
-Oh, è qui che sbagli, lei sarà perfetta perché sarà lei a farlo- ribatté Fabio. Matilde lo vide come alzava un braccio e controllava l'ora. -Devo andare, la recita inizierà tra poco e credo che abbiamo parlato a sufficienza e ormai non c'è nessuno nei corridoi che possa venire a salvarti-
Lei comprese troppo tardi quali erano le intenzioni di Fabio. Vidi come la figura alta e slanciata del draconiano si voltava e usciva dal bagno, chiudendola dentro a chiave. Le sue capacità motorie iniziarono a funzionare troppo lentamente. Corse verso la porta e tirò con tutte le sue forze la maniglia, che non si abbassò di un solo centimetro. -SLIZARD!- urlò. -Tirami fuori di qui!-
-Sofia è troppo preziosa per me e lo dimostrerò adesso nel teatro, addio Matilde e divertiti- disse dietro la porta Fabio. La ragazza udii come i suoi passi felpati si allontanavano e solo quando si assicurò che ormai non era più nelle vicinanze, imprecò a voce alta. Imprecò contro Schfalen, perché era tutta colpa sua e l'avrebbe pagata, lei teneva ancora il suo diario e avrebbe trovato il modo di vendicarsi di quella Thuban.

***

Sofia

-Cosa diavolo significa che Matilde non verrà!- sbottai sull'orlo di una crisi isterica. -Mi ha rotto le palle per un mese intero con quel fottuto ruolo di Elizabeth e ora quella stronza non si presenta? Ma è impazzita!? Tra quindici minuti dobbiamo entrare in scena, per tutti i Dragoni di questo fottuto pianeta!- Iniziai a camminare avanti e indietro come un animale in gabbia. Temevo di morire d'infarto, mi ero impegnata così tanto per far sì che tutto fosse perfetto e ora quella cretina non si presentava e spariva di punto in bianco, lasciandomi nelle mani tutte le responsabilità! Tra l'altro, la ragazza che doveva prendere il suo posto nel caso di un inconveniente, si era ammalata e perciò mi trovavo con un piede nella fossa. Fanculo, fanculo, fanculo! Ero nella merda fino al collo e anche io, come Matilde, volevo scappare e non ritornare mai più in quel collegio da pazzi. Imprecai una e due volte a voce alta, riscuotendo tutti i draconiani che mi osservavano con timore. Mi avvicinai al telone che copriva il palcoscenico e con una mano, cercai di osservare cosa c'era dietro. Centinaia di padri seduti aspettavano con ansia l'inizio della recita, più in alto, c'erano i giudici che stavano parlottando tra loro e riconobbi Mauro, che guardava la scena con aria annoiata. La sala di teatro era un'immensa area, aveva una lunghezza pari a quella di un concerto e l'altezza era di quasi dieci metri. Osservai l'ora dal mio cellulare e quasi rischio di svenire. Mancavano ormai dieci minuti! Mi voltai e guardai con aria sconsolata i draconiani. -Siamo fottuti- mormorai. -Se non troviamo un sostituto, beh, possiamo dire di aver già perso- Lanciai uno sguardo infuriato a Fabio. Era stato Szilard a dire che Matilde non sarebbe venuta, non l'aveva trovata e secondo lui, se ne era ritornata a casa siccome aveva cambiato improvvisamente di idea e non voleva più la parte principale dell'opera. Ovviamente, non gli credetti, non conoscevo molto bene Matilde ma sapevo che non si sarebbe mai tirata indietro, era determinata e non avrebbe rinunciato per nulla al mondo il ruolo di Elizabeth pur di far vedere al mondo intero quanto lei e Fabio fossero la coppia perfetta. Perciò, ero quasi sicura che Szilard c'entrasse qualcosa nella sua sparizione, e fui sempre più convinta che fosse stata colpa sua quando notai la sua espressione soddisfatta e divertita. Quel bastardo!
-Sofia dovrebbe prendere il suo posto, è sempre stata presente nei provini quindi sa cosa deve dire e fare Elizabeth...- disse Fabio incurante delle mie occhiatacce.
-Fabio ha ragione!- trillò Lidja. -E poi hai un memoria strabiliante, perciò saresti perfetta nel ruolo di Liz!-
Scossi la testa, ero scura in volto e volevo distruggere il palcoscenico. -Spero che questo sia uno scherzo!- biascicai seccata. -Non ho fatto nessun saggio, non ho provato nulla quindi sarà un totale disastro!- cercai di convincerli io. 
Karl, che era rimasto in silenzio, si fece avanti. -Andiamo per votazione...- disse.
-Cosa!? No, no, no...-
Lui m'ignorò. -Alzino le mani chi vuole Sofia come Elizabeth, per evitare di mandare a rotoli la recita e perdere questa gara con i Viverniani-
Non ci fu neanche bisogno di contarle. Tutte le braccia si alzarono e io maledii Matilde.
No, non potevo farlo.
Non era la recita a preoccuparmi.
Era il bacio.
Qualcuno lassù doveva odiarmi davvero molto.
Proprio ora che tra me e Fabio le cose iniziavano ad andare male.


Note dell'Autrice:

Okay, da me in questo preciso momento sono le 22:30 e sono esausta, voglio solo dormire e dimenticare che domani, Lunedì, ho due verifiche, una montagna di compiti che non ho ancora fatto e un'interrogazione. Vivere dall'altra parte del mondo è frustrante. E pensare che la prossima settimana iniziano gli esami del terzo parziale, quindi sarò ancora più occupata di prima.
Comunque, se non fossi stata così stanca, il capitolo sarebbe stato più chiaro, più interessante e più lungo e non l'avrei diviso in due parti, appena scriverò il capitolo 19, unirò i due “frammenti”, dovete scusarmi ma ultimamente sto dormendo davvero poco e non ho tempo neanche per mangiare. Voglio anche chiedere perdono per il ritardo, dovete credermi quando vi dico che ho provato a scrivere e ad aggiornare in tempo, ma non ci sono riuscita, troppi impegni scolastici e credo che tra non molto mi troveranno morta sul letto. xD
Beh, spero che perlomeno abbiate gradito il colpo di scena :')
Un grazie a quelle dieci persone che hanno recensito il precedente capitolo: lucy herondale 02percy_sofia_il mio mondo, _Teodora_Priscilla_Corvoneromescheeacerrywomansupertitti2002Drachenunique_1Dchiara_centini. Un grazie particolare a _Teodora_, ho amato le tue recensioni e la copertina che hai fatto per questa fanfiction, giuro che mi hai fatto sorridere e piangere dalla felicità, a percy_sofia_il mio mondochiara_centini e Drachen, che mi seguono fin dall'inizio e a cerrywoman che si è presa il disturbo di recensire anche le altre mie storie, grazie, grazie, grazie.
Ovviamente, grazie a quelle 45 anime che hanno messo questa fic tra le preferite, ogni volta che leggo i vostri nomi mi commuovo.
Vi prometto che appena trovi un po' di tempo libero, risponderò individualmente le vostre recensioni, risponderò ogni vostra domanda e ricambierò il favore, seguendo e recensendo le vostre storie. Ve lo devo.
Per ultimo, grazie a quelle persone che mi hanno contattato su Whatsapp e Facebook, che si sono congratulate con me per via della storia, non merito tutto questo. A quelle che mi seguono su Twitter, +GoogleWattpad ho così tante persone da ringraziare!
Si... mi sto dimenticando di qualcos'altro... GRAZIE A QUEI 9'883 LETTORI SILENZIOSI.
Okay, credo di aver detto tutto,
un bacio e alla prossima,

marty_598

P.S. Vi ricordo che per sapere gli aggiornamenti vi basta controllare il mio profilo EFP

P.P.S. Volevo condividere con voi l'immagine fatta da Teodora, io la trovo semplicemente stupenda

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Capitolo 19
*** Capitolo 19 ***


You could be the one I'll always love”

-Muse

Capitolo 19

Sofia

Respirai profondamente, inalavo con disperazione l'aria come se l'ossigeno che mi circondava con abbondanza non bastasse a riempirmi i polmoni, temevo di morire d'infarto nel bel mezzo del palcoscenico e rinunciare così a una vita lunga, prospera e piena di aspettative. Ero nel bel mezzo di una crisi isterica e tremavo come una foglia. Nei miei diciassette anni d'età, non avevo mai recitato, non ero mai salita in scena e di conseguenza non avevo la più pallida idea di come attuare, come gestire l'ansia e il panico, come mantenere i nervi saldi e soprattutto, non sapevo come tenere sotto controllo quel drago inferocito che voleva sbranare vivo Szilard. Era tutta colpa di quello stronzo, lo sapevo, nonostante non avessi nessuna prova concreta con cui estorsionarlo, non avevo un video o una foto che dimostrasse chiaramente che aveva ucciso Matilde in qualche magazzino per evitare che prendesse la parte di Elizabeth Bennet. Tuttavia, mi limitai a guardarlo in cagnesco per tutto il tempo, nei miei occhi lampeggiava rabbia, sconfitta con un misto di collera. Se non fossi stata così fottutamente orgogliosa, alla domanda “Hai mai recitato?” avrei risposto con sincerità, dicendo che non ne sapevo nulla di interpretazioni e di opere teatrali . Tutto ciò di cui ero a conoscenza in fatto di attuazioni era solo grazie alle miriadi di film che mi ero vista con George nei tempi in cui studiavo a casa, ero associale, non avevo amici oltre il mio orsacchiotto di peluche ed ero ignorante in materia scolastica. Volevo prendermi a schiaffi, perché dovevo essere così impulsiva e irresponsabile? Forse, non volevo dargliela vinta ai viverniani oppure accettare quell'incarico era stato lo spirito di Thuban di cui ormai non potevo separarmi. Era tutto così insensato ed illogico... Lidja, grazie alle sue innate capacità di stilista, parrucchiera e truccatrice, riuscì a prepararmi in meno di cinque minuti, il tutto, con qualche imprecazione da parte mia e le risate sue. Nel frattempo, mentre lei mi sistemava alla bell'e meglio, io potei ripassare mentalmente il ruolo che avrei dovuto interpretare da lì a pochi minuti. Con mio stupore, notai che ricordavo alla perfezione tutti i dialoghi, il problema era un altro: come avrei dovuto comportarmi? Sapevo le azioni di Elizabeth, ma non sapevo come sarebbe stato una volta che sarei stata nel bel mezzo nella sala di teatro con centinaia di occhi a guadarmi con derisione e scetticismo. Dovevo essere indifferente? Fingere che non esistevano? Dovevo seguire i consigli di Robin Williams e cogliere l'attimo? “Carpe Diem” iniziai a recitare in un mantra incomprensibile. I battiti del mio cuore erano irregolari, tutto in me urlava agitazione, insicurezza e paura. Io, Sofia Schfalen, capo dei draconiani, temevo un semplice ed innocuo palcoscenico? Cristo, era proprio così, avevo i pensieri tutti appannati e la mia testa era in cortocircuito. Non era tanto la recita a spaventarmi, dopotutto anche io avevo lavorato sodo, ero capace di dire le cose in faccia a chiunque senza vergognarmene più di tanto ma il mio timore più grande in quel momento era sbagliare e deludere tutti, tradire la fiducia che custodivano in me e non volevo apparire ridicola, un pagliaccio. Non volevo essere oggetto di intrattenimento per nessuno. Fabio me l'avrebbe pagato, mentre Chloe mi sistemava il vestito potei notare vagamente il suo ghigno compiaciuto. Il mio odio e il mio amore per lui erano così alla pari, come se entrambi sentimenti si fossero fuse nella mia anima, combinandosi, due elementi fatti dalla stessa pasta. Si contrastavano e nessuna vinceva.
-Smettila di guardarmi con quel sorriso da idiota!- sbottai ad un certo un punto.
Fabio scrollò le spalle con indifferenza senza mai far sparire quel suo sguardo divertito. -Da quando è proibito ammirare Elizabeth? Dopotutto sono Mr Darcy-
Alzai gli occhi al cielo e sbuffai con irritazione. Chloe muoveva la testa da destra a sinistra, a seconda di chi parlava, interessata dal nostro battibecco. Le sue mani esperte e piccole armeggiavano nel vestito e percepivo come le sue orecchie erano tese, attenta alle nostre parole. -Chloe...- dissi ad un certo punto, riscuotendola. -Come va tra te e Karl?-
Lei sgranò gli occhi, completamente confusa dal repentino cambio di argomento. Quando si rese conto che aspettavo con ansia una sua risposta, tremò leggermente mentre arrossiva. -Uhm...- iniziò a balbettare. -B-bene, è-è un b-bravo ragazzo e il m-miglior a-amico che p-potessi mai a-a-avere-
Inarcai un sopracciglio con scetticismo. Chloe era terribilmente introversa, chiusa e raramente si confidava con me o Lidja, ma io e la mora eravamo arrivate alla conclusione che fosse innamorata pazza di Karl. E ovviamente quest'ultimo ricambiava i suoi sentimenti, anzi, era così evidente che quei due fossero attratti da una forza innaturale che mi chiedevo con frustrazione perché non si fossero ancora dichiarati.
-Povero Karl- mormorò Fabio. -E' davvero orribile essere friendzonati, dovremmo preparare il funerale di un soldato che è caduto con onore...-
Lanciai uno sguardo truce a Szilard per la sua mancanza di tatto. Chloe scoppiò in una risata isterica e io la osservai stranita. Cosa c'era da ridere?
-K-k-arl!- trillò a voce alta. Mi voltai di scatto e trovai un Karl impallidito. Fabio cercava a stento di non ridere davanti a tutti e solo allora compresi il nervosismo di Chloe. Il povero ragazzo aveva ascoltato il commento di Szilard. Ero circondata da cretini senza cervello... Scuotendo la testa, lo guardai con rammarico e un po' dispiaciuta. Karl, riprendendosi dal suo iniziale scombussolamento, fulminò Fabio con lo sguardo. -Chiudi quella fogna di bocca!- lo rimproverò con tono glaciale. -Comunque...- cercando un po' del suo contegno, si schiarì la voce. -Tra un minuto entriamo in scena- e se ne andò.
Poco dopo, entrò una Lidja dal respiro affannato. -Sofia, stai benissimo!- squittì eccitata. Chloe aveva finito di sistemare alcuni dettagli e guardai il mio riflesso con occhio critico. I capelli erano legati in una crocchia leggermente disordinata, perciò alcune ciocche ribelle mi accarezzavano con dolcezza il viso. Il collo era completamente scoperto, indossavo un vestito color caffè semplice e dalle maniche lunghe. Il tessuto leggero scendeva morbido fino alle caviglie dove si notavano degli stivaletti neri e dall'aria consumata. Avevo l'aspetto di una ragazza uscita direttamente dal XVII secolo. Apprezzai fin da subito la semplicità del costume, non risaltava troppo e per un solo istante, potei identificarmi con Elizabeth Bennet, una ragazza scaltra che non le passava niente inosservato. La insicurezza di poco prima iniziò ad affievolirsi, sentivo di poterla farcela. Alzando il mento con decisione, mi rivolsi a Lidja con un cenno alla testa. Lei ovviamente comprese che ormai ero pronta e sbatté le mani con euforia. -Ora che sei pronta possiamo dare inizio allo spettacolo!- aveva un sorriso a trentadue denti stampata in faccia.
Io le ricambiai timidamente il sorriso, riuscii solo ad annuire con non molta convinzione. Nonostante la tensione di prima fosse diminuita di parecchio, continuavo ad essere nervosa. La paura di sbagliare mi seguiva come un'ombra, sentivo come lo stomaco si attanagliava con forza. Ripetendomi mentalmente che dovevo essere forte per i draconiani, mi diressi verso l'uscita, avviandomi verso il palcoscenico. I miei passi risuonavano impercettibili in tutto quel silenzio, percepii la presenza dei miei amici ma la mia testa sembrava sul punto di scoppiare, le orecchie fischiavano ed ero sicura di essere pallida come un cadavere. Come facevano gli attori a rimanere sereni? Prima o poi avrei scoperto il loro segreto, mi dissi con suscettibilità. Più mi avvicinavo alla sala di teatro, più i mormorii dei genitori o familiari incrementavano, iniziai a dubitare su tutto. Sull'essere stata scelta per fare qualcosa di così... pazzo. Non ero all'altezza delle loro aspettative, iniziai a pensare in piena crisi esistenziale. Non so per quanto ancora rimasi sulle nuvole, camminavo per forza d'inerzia, i miei movimenti erano del tutto meccanici ma Fabio riuscii a farmi ritornare con i piedi a terra quando appoggiò una mano sulla mia testa. -Sarai grandiosa- mormorò vicino al mio orecchio. Il suo respirò mi solleticò il collo e riuscii a reprimere un brivido. -Non ne sarei così sicura- ribattei. Ormai eravamo arrivati. Voltandomi, lanciai uno sguardo da cane bastonato ai miei amici. -Siete ancora sicuri che sia stata un'ottima idea scegliermi?- chiesi a disagio.
Chloe si avvicinò e mi guardò direttamente agli occhi. Rimasi impiantata davanti a quelle iridi blu mentre mi fissavano con una serietà disarmante. -Si, sono sicura che non ci pentiremmo-
Borbottando, feci spallucce. -Se lo dite voi...-
Ci ritrovavano dietro le quinte, il palcoscenico era nascosto dietro a un lungo sipario rosso. Mi schiarii la voce e con voce tremante, diedi inizio all'opera.
Il narratore (un ragazzo biondo dell'ultimo anno) fu il primo ad entrare in scena, recitando le prime righe della novella. -È cosa nota e universalmente riconosciuta che uno scapolo in possesso di un solido patrimonio debba essere in cerca di moglie...- Da quel momento, nello “staff” ci fu un continuo viavai, tutti erano occupati in qualcosa. C'era chi si occupava delle luci, chi delle scenografie, chi di aprire e chiudere il telone a seconda degli atti o scene, c'erano i truccatori... Tutti erano impegnati in un incessante movimento. Io, essendo il personaggio principale, non ebbi un attimo di riposo. A metà opera non vedevo l'ora di farla finita con quella farsa. Ero consapevole che la mia recitazione lasciava un po' a desiderare, non ero fluida con i dialoghi e mi ritrovai quasi sempre a dover improvvisare. Sapevo che era tutto un disastro ma ogni volta che alzavo lo sguardo verso i miei amici, loro mi sostenevano e tenevano i pollici in su, incitandomi a fare del mio meglio. Nei primi minuti non riuscivo a smettere di tremare, ma una volta che mi abituai ad avere centinai di occhi puntati addosso, le cose iniziarono a ristabilirsi, non ero più rigida con i movimenti e la opera ritrovò il suo ritmo naturale. Nel corso della recita potei apprezzare il lavoro che avevano svolto tutti i draconiani, dubitavo che avremmo vinto il concorso con me come protagonista, ma nel suo complesso, tutto era perfetto. Perlomeno, fino a quando giungemmo alla fine dell'opera. Come era nel programma, io stavo sola nel palcoscenico camminando con una semplice vestaglia da notte. Dovevo sembrare pensierosa anziché preoccupata. Cercai in tutti i modi possibile di non far vedere agli spettatori una piccola ruga di angoscia che mi incorniciava l'angolo dell'occhio. Per la seconda volta in quella giornata, il panico si impossessò di me. Deglutii con fatica mentre le mani tremanti non ne volevano sapere di tranquillizzarsi. “Calma, Sofia, è solo un bacio davanti a tutta la scuola, che altro può succedere?” Calma un cazzo! Borbottai tra me e me, provando inutilmente di soffocare quella vocina irritante. In quell'istante, entrò in scena anche Fabio. Con rammarico, ammisi che aveva interpretato divinamente Mr Darcy e lo odiai per quello. Quel ruolo sembrava da sempre destinato a lui che era un tipo: orgoglioso, prepotente e pungente. Con inquietudine, realizzai che noi due entravamo benissimo nei panni dei nostri personaggi, due ragazzi che all'inizio si odiavano, non potevano vedersi e a malapena riuscivano a sopportarsi ma che con il tempo s'innamorano. Le similitudine della nostra storia “d'amore” con quella di Orgoglio e Pregiudizio mi lasciò spiazzata. Non credevo nel destino, quindi cercai di convincermi che erano solo delle coincidenze. Quando Fabio si fu avvicinato lo sufficientemente, ci guardammo negli occhi. Ci volle tutta la mia forza di volontà per non svenire lì, davanti a delle povere persone, inconsapevoli dell'effetto che mi faceva il ragazzo che avevo di fronte. Appariva sciatto, i capelli erano scompigliati e gli abiti erano rugati. Tutto secondo i piani. Gocce di sudore le imperlavano il viso e io cercai di non spalancare la bocca davanti a tutta quella... bellezzaRicomponiti, Sofia! M'imposi con rabbia. Lui aprì la bocca e prese fiato e iniziò a dire la famose frasi di Mr Darcy nel film. Miracolosamente, non rabbrividii sentendo la sua voce roca e piena di desiderio mentre mi osservava con attenzione. 
-Devo dirvelo...- continuò lui. Io ormai pendevo dalle sue labbra. Sapevo che dopotutto lo aveva previsto. Nei suoi occhi non sparì quella scintilla ironica e divertita, come se avesse un segreto da nascondere, un segreto buffo che aveva a che fare con la diretta sottoscritta. I miei occhi erano ridotte a due fessure e assottigliando lo sguardo, cercai di dirgli mentalmente che lo avrei perseguito e ucciso con le mie stesse mani, lo avrei castrato e seguito come un'ombra anche nell'oltre tomba. -mi avete stregato anima e corpo e vi amo, vi amo, vi amo...E d'ora in poi non voglio più separarmi da voi- Il mio cuore perse un battito e lui intensifico lo sguardo. Cosa diavolo voleva fare con tutta quella recita? Non riuscivo a capacitarmi. Notai come tutti i presenti trattenevano il respiro e osservavano prima me e poi Fabio, aspettando con ansia la risposta di Elizabeth.
-Bene allora...- Prendendo le sue mani, le strinsi con più forza del necessario e divertita, lo vidi come tratteneva una smorfia di dolore. Stronzo al quadrato, pensai soddisfatta. -Le vostre mani sono fredde...- recitai, ricordando alla perfezione cosa sarebbe successo da quel momento in poi. Come aveva già fatto settimane prima, Fabio seguì alla lettera le ordini di Matilde. Mi prese dalla vita avvicinandomi a lui, facendolo con estrema finezza come se fossi fatta di cristallo. I nostri respiri iniziarono a diventare affannosi, i nostri petti si scontravano e seguivano un suo proprio ritmo. Eravamo solo noi, io, Fabio e i nostri sentimenti. Povera me... Mi guardò come se io fossi l'unica ragazza esistente sul pianeta terra, come se fossi un pezzo unico della sua collezione, impossibile da separarsene, mi guardò con vero amore. Mi stavo sciogliendo e gocce di sudore scesero lungo la mia fronte e finirono per terra. Il suo viso si avvicinò al mio, a quel punto nessuno nella sala fiatava. Tutto quel silenzio era inquietante. -Sei un cretino- mormorai quando le sue labbra erano vicine alle mie.
-Lo so- rispose, prima di baciarmi. Nel teatro scoppiarono gli applausi di tutti. Fabio non si separò da me, continuò a baciarmi, mordendomi con lussuria le labbra. Volevo spingerlo lontano da me, ma una forza invisibile m'impediva il più minimo movimento. Ero praticamente preda del suo incanto ma a infuriarmi era quella voglia di avvicinarlo a me, come se quel semplice bacio non bastasse a saziarmi. Dove avevo la testa? Nel momento in cui il sipario scese sul palcoscenico, Fabio si staccò lentamente da me. Da dietro il tessuto, che ci nascondevano dagli occhi indiscreti del pubblico, potei udire gli applausi rigorosi che ci dirigevano e la voce appena accennata del narratore, mentre riassumeva il matrimonio tra Elizabeth e Mr. Darcy. -Con i Gardiner, restarono sempre in stretti rapporti. Darcy, al pari di Elizabeth, aveva per loro un vero affetto e tutti e due nutrirono sempre la più viva gratitudine per le persone che, portando Elizabeth nel Derbyshire, erano state tramite della loro unione- Successivamente, gli applausi e aumentarono, i fischi erano sempre più forti e io avevo in faccia un sorriso sornione. -Ce l'abbiamo fatta- sussurrai.
-Tu ce l'hai fatta!- trillò emozionata Lidja. Mi abbracciò con foga e poco dopo mi ritrovai schiacciata da una moltitudine di corpi caldi e sudati. Con lo sguardo vidi Fabio mentre indugiava sul mio corpo appena visibile dietro a tutte quelle persone. Anche lui sembrava felice, soddisfatto. Così mi lasciai andare e scoppiai a ridere insieme ai miei amici, nella mia mente avevo scartato completamente la faccia di Matilde.

*** 

Matilde

Sicuramente non era il massimo rimanere chiusa in bagno per tre lunghe ore se non più. Matilde ardeva di rabbia e non vedeva l'ora di fargliela pagare a quella Sofia Schfalen, che non solo si era appropriata del suo Fabio ma aveva la faccia tosta di rubarle anche la dignità. Riuscì a non piangere, non voleva di certo rovinare il trucco e si mantenne occupata, pensando alla prossima mossa. Cosa avrebbero pensato gli altri quando non si era presentata alla recita? Che era una vigliacca, incapace di superare un po' di panico da palcoscenico. I suoi piani, alla fine, risultavano andarle contro piuttosto che avvantaggiarla. Sbuffando e imprecando contro Fabio, per averle rinchiusa lì, iniziò a percorrere a grandi falcate lo stretto spazio del bagno. Non era possibile, come poteva essersi innamorato di Sofia? Cosa c'era in lei di così interessante. Agli occhi di Matilde, Sofia Schfalen era una smorfiosa manipolatrice. A farla infuriare era il fatto di come riuscisse a richiamare l'attenzione di Szilard con così poca femminilità. Andiamo, con quell'aria smarrita e quel corpo poco sinuoso non era di grande aiuto estetico. I secondi iniziarono a sembrare ore, i minuti giorni e più passava il tempo, più desiderava far fuori la draconiana dai capelli rossi una volta per tutte. Con mani tremanti, tirò fuori il diario del quale si era impadronita senza nessuna autorizzazione. Dopotutto, nonostante Schfalen non ne fosse ancora consapevole, lei si ritrovava in netto vantaggio. Non tutto era perso. Facendo attenzione, aprì la prima pagina dell'agenda e rilette per la milionesima volta da quando era arrivata a Roma, quelle parole piene di confusione. La pagina era scritta con calligrafia incerta e minuscola, le lettere sembravano tremolanti e c'erano alcune macchie scure, che impedivano di leggere bene.

7 Novembre 2011
Caro diario,
è così che s'inizia a scrivere in un diario segreto, no? Non ne ho mai scritto uno, perciò devo ancora informarmi bene al riguardo. Non so neanche perché abbia iniziato a scrivere momenti intimi della mia vita in queste stupide pagine. Cosa vinco facendo ciò? Nulla, anzi, George e Thomas potrebbero scoprirti mentre io sono distratta e leggere i miei segreti più oscuri, sempre se posso definirli tali. Ma ho un disperato bisogno di dovermi sfogarmi con qualcuno, tu sarai più o meno quell'amico invisibile che non ho mai avuto. Devi promettermi che ogni parola, ogni frase, ogni lacrima che verserò su di te, tu le manterrai qui e non permetterai a nessuno di scoprire i miei demoni del passato. Tu semplicemente mi ascolterai e rimarrai zitto fino alla fine, è questo il mio unico desiderio.
Forse sembro scema, scrivendoti come se fossi una persona reale, che esiste, ma non ho altro con cui appoggiarmi quindi cerco la tua comprensione, nessuno deve avere pietà di me, trovo ridicolo quando le persone ti osservano con compassione come se fossi una specie di animale in via d'estinzione. Tra compassione e comprensione c'è una fila lunga di differenze e io sono una persona che cerca quest'ultima. Non so da dove mi sia venuto in mente l'idea di scrivere un diario, neanche fossimo nel secolo di Ana Frank, perlomeno lei aveva una ragione più che valida per scriverne uno. Le mie ragioni sono piuttosto vaghe e inconcrete.
Comunque mi sono persa in inutili chiacchiere, senza presentarmi veramente. Il mio nome? Sofia Schfalen, ho quattordici anni, figlia di George Schfalen e vivo a Matera in una casa grande insieme al mio maggiordomo Thomas. In realtà George non è il mio vero padre, ma questo dettaglio lo spiegherò più avanti, ci sono cose più importanti di cui ti voglio parlare. Ti chiederai: cosa dovrebbe dirmi una bambina che sta da poco scoprendo il mondo? Oh, non sai quante cose ho invece da dire. Non è possibile che un'adolescente di soli quattordici anni sia depressa quando nella vita ho tutto.
Da dove posso iniziare? Da mio padre Andrea? Beh, allora iniziamo da lui, perché in fin dei conti lui è la causa di tutto.
Non ho ricordi di mio padre biologico, so solo che era un uomo fantastico che è deceduto quando io avevo più o meno un anno. Le cause sono sempre state un mistero per me, ogni qualvolta che cerco di saperne di più attraverso il prof, lui sembra distante e cerca di evitare la risposta, le sue parole sono evasive e ormai mi sono resa conto da tempo che cerca nascondermi qualcosa. Insomma, lo descrive sempre come un uomo eccezionale, cosa c'è di così male se vengo a scoprire come è morto? Magari è stato un infarto, un incidente o un omicidio, ormai la curiosità mi stava divorando e io, essendo cresciuta con un uomo che ama risolvere i misteri, volevo sapere a tutti i costi cosa era successo in realtà. Ero quasi sicura che George voleva solo proteggermi, ma da cosa? Dopotutto stiamo parlando di mio padre, l'uomo che mi ha dato alla luce. La curiosità uccise il gatto, mi ripete sempre Thomas e quanto mi pento non avergli obbedito, ora sarei felice nel mio letto a leggere critiche sui libri oppure ad ascoltare musica se non fossi stata così testarda.
Mi ero resa conto da giorni che il prof si comportava troppo strano rispetto al solito. Ma cercai di non indagare oltre, ero convinta che si trattava del suo lavoro che lo tiene occupato 24 ore del giorno. Così continuai con la mia vita, studiando a casa, prendendomi cura del giardino e delle piante, ridere e scherzare con Thomas e qualche volta uscivo con il mio vicino Luigi, non posso definirlo “amico” perché non abbiamo un rapporto molto intimo, è più che altro un conoscente con cui parlo qualche volta e spio da lontano. No, non sono una stalker ma devo ammettere che ha un fisico da urlo. Ritornando a prima, la mia vita era quella di sempre, un libro con una pagina in bianco che si ripeteva all'infinito, ma ero felice così, con le mie comodità, i miei hobby e la mia solitudine. Forse non ho degli amici, ma sto bene, non chiedo nient'altro nella mia vita se non questa continua tranquillità.
Un giorno, però, mi alzo di mattina presto siccome un borbottio leggero e soffocato m'impediva di riaddormentarmi. Imbronciata (come sempre), mi alzai e andai in cucina, alla ricerca di un bicchiere d'acqua. La mattina non sono un granché: ho i capelli in totale disordine, ho un aspetto ridicolo con quel pigiama rosa a fiori e non riesco a vedere bene avendo gli occhi socchiusi, neanche fossi imparentata con i cinesi. Non ero di ottimo umore e non vedevo l'ora di sgridare colui che si era permesso di svegliarmi così presto, negandomi le mie solite otto ore di sonno.
Ma in quell'istante mi parve di riconoscere la voce del prof, era preoccupato, potevo benissimo intuirlo dal suo tono di voce e le sue parole erano sussurrate con paura, come se temesse di essere scoperto. Spinta dall'audacia, seguii il suono della voce del prof e mi resi conto che stava nel salone parlando con qualcuno, uno sconosciuto. Non riuscivo a distinguere bene l'argomento della loro discussione, ma le loro parole mi rimasero impresse nella testa fino ad oggi.
E' ancora troppo giovane, non puoi allontanarmi da lei...” diceva con voce strozzata George. “E' ancora la mia bambina...”
Schfalen, lei non ti è mai appartenuta” rispondeva una voce maschile. Io mi nascosi, non volendo farmi scoprire.
Io l'ho salvata...”
Ma non sei suo padre” ribatteva scocciata la voce. “Per voi è la fine se scoprono la sua esistenza...”
E Beatrice?” chiedeva il prof. Sentendo la voce di mia madre, sussultai impercettibilmente. Sapevo che era ancora viva, ma si era sempre rifiutata di vedermi, perciò mi ero arresa da tempo di averla al mio lato. Ora provavo solo rancore.
E' una codarda, non dirà nulla”
Dire cosa? Mi chiedevo con frustrazione. Di cosa stavano parlando quei due?
Lei crede che suo padre è morto, non può farlo... Sarebbe troppo per lei, è solo una giovane che è nel fiore degli anni...”
Credo di aver sgranato gli occhi quando ho sentito la voce del prof dire -crede che suo padre è morto-... Che stava succedendo? Non smettevo di domandarmi...
Aspetterò che compia i 18 anni, poi la porteremmo con noi... Solo così posso proteggerla, sai che non avevo scelta... Averle mentito così... Certe volte ti invidio, hai avuto la possibilità di crescere Sofia come un padre quando quel compito aspettava a me, se mi sono finto morto è stato solo per il suo bene... Ma possono trovarvi in qualsiasi momento perciò fai attenzione...”
Quella rivelazione fu troppo per me. Semplicemente iniziai a indietreggiare, ignorando il fatto che andai a sbattere contro un tavolo, facendo cadere un vaso. Quest'ultimo finì a terra, rompendosi in mille schegge. Ricordo solo le facce stupite di George e dello sconosciuto. Rammento solo il momento in cui qualcuno mi prese per le spalle e mi tappò la bocca con un tessuto. Poi fu tutto buio.
Mi svegliai scombussolata ore dopo nel mio letto. Ero confusa e non avevo la più pallida idea di cosa fosse successo, mi ero completamente scordata cosa era accaduto e il dialogo tra George e lo sconosciuto sembrava un ricordo lontano. Rimasi con la inconsueta sensazione che qualcosa di grosso doveva succedere. Mancava un pezzo importante di un puzzle e io non sapevo qual era. Quel giorno il prof entrò nella mia stanza con aria stanca, chiedendomi preoccupato come mi sentivo. Mi disse che non avevo ancora superato il mio sonnambulismo perché mi raccontò che ero scesa al salone, addormentata mentre parlavo nel sonno, dicendo che mio padre non era ancora morto e che Thomas aveva dovuto prendermi in braccio e portarmi nella mia stanza. Mi domandò se ricordavo cosa avevo sognato ma io ero confusa, non rammentavo nulla. Ma gli credetti e alla fine arrivai alla conclusione che fosse stato tutto un sogno.
Devo spiegarti che da piccola ho sofferto di sonnambulismo, durante la notte avevo la tendenza di alzarmi dal mio letto e vagabondare nella casa come un'anima in pena, perciò non mi sorpresi quando George disse che era un caso di parasonnie. Ma qualcosa non mi convinceva, perché ormai ero sicura di non essere più sonnambula, ma cercai di chiuderci un occhio e fare finta di nulla. Dopotutto avevo e continuo ad avere quattordici anni.
Il tempo trascorse e ormai nella mia mente avevo completamente scartato quell'episodio, almeno fino a una settimana fa. E' cosa nota che io m'intrufoli nel laboratorio di George quando sono particolarmente annoiata, nonostante mi sia proibito farlo. In una di quelle, mentre osservavo con aria rapita formule chimiche, teorie ed analizzavo con concentrazione una mappa con le varie costellazioni, notai un pezzo di carta su un ripiano pieno di polvere. Convinta che si trattasse di uno sperimento del prof, prendo in mano il foglio. C'erano impresse solo cinque parole.
Sofia è in pericolo, proteggila.”
Riuscii a soffocare un urlo e come una furia, corsi fino alla mia stanza. Avevo ricordato. Tutto. Mio padre era ancora vivo e qualcuno voleva farmi del male.
Da quel momento in poi ho deciso di fingere che Andrea, mio padre (sempre se sia quello il suo vero nome), è morto per me. Non voglio insospettire George, non voglio mettere in pericolo la sua vita o quella di Thomas. Ammetto che non so cosa sia successo veramente ma meglio prevenire prima che qualcosa succeda. Ma ora mi chiedo: perché? Perché sono così importante? Da cosa dovrei sfuggire? Perché mio padre, se è vero che mi ama, finge di essere morto lasciandomi in eredità milioni e sparire dalla mia vita? E' questa la ragione per cui mia madre non mi vuole al suo fianco? Forse sono come una dinamite, se esplodo, causerò del male a tutti coloro che mi vogliono bene e non voglio, non voglio ferire le persone che amo.
Ho deciso che nel frattempo investigherò oltre, devo sapere chi è veramente mio padre e ogni mia scoperta la trascriverò qui, nel mio diario segreto. Tu, mio caro amico, non dirai nulla. Non fiaterai. Non esisterai. Agli occhi degli altri devi essere invisibile.
So quanto la mente umana sia fragile e inutile, perciò, per non ripetere ciò che è già accaduto, scriverò qui tutto affinché non mi dimentichi qualche particolare di estrema importanza,
la tua,
Sofia, ragazza confusa come non mai.

Qualcuno bussò alla porta, con forza e Matilde sussultò con paura, presa totalmente alla sprovvista. Si era addormentata nel pavimento freddo neanche fosse un cane. Disgustata da tutto ciò, si alzò in piedi mentre si dirigeva a passo svelto e indeciso verso la porta del bagno.
-Chi è?- disse a voce alta e con un tono infastidito. Solo ora venivano a riscattarla?
-Matilde...?- biascicò Mauro da dietro la porta. -Finalmente ti ho trovato!-
-Si, sono io razza d'imbecille... Ora fammi uscire da qui!-
Bastarono pochi minuti e lei era di nuovo fuori. Con gli occhi rossi, abbracciò con slancio il gemello e singhiozzò contro il suo petto. Mauro, intuendo la situazione, non disse una parola, semplicemente le accarezzò con dolcezza la testa mentre le sussurrava parole confortanti. Matilde, in quelle ore, si era sentita sola ed era felice poter risentire il fratello, l'unico che pareva comprenderla. Non seppe quanto tempo trascorse, ma ritrovando un po' di contegno, si staccò dal ragazzo e tirò su il naso, con tristezza. -Come è andata la recita...?-
-Uhm, bene ma alla fine hanno vinto i viverniani...- rispose lui. -Chi ti ha chiuso... nel bagno?-
-Fabio...-
Mauro digrigno i denti con ferocia. -Ho un'idea- aggiunse poco dopo.

***

Sofia

Un punto. I viverniani riuscirono a vincerci con solo un punto di differenza. Mi sentivo colpevole, dopotutto la mia interpretazioni non era stata una delle migliori ma i miei amici non la pensavano nello stesso modo. Se solo mi fossi impegnata di più... continuavo a ripetermi con depressione. Ma i draconiani sembravano soddisfatti e pur avendo perso con i nostri nemici, vollero festeggiare quella sera e decidemmo andare in un locale. In fin dei conti quello era l'ultimo giorno di scuola, da lì sarebbero iniziate la vacanze natalizie e pregustavo già la comodità del mio letto, i dolci natalizi di Thomas e i regali di George. Non vedevo l'ora di passare un po' in famiglia con il professore e il maggiordomo, nonostante l'ombra del mio diario mi perseguitasse diariamente. Non era possibile che un oggetto grande quanto una scatola di scarpe fosse semplicemente sparito dal nulla, no? Stavo completamente impazzendo, ero sicura che chiunque l'avesse rubato, l'avesse già letto e riletto e ora era a conoscenza di certi segreti che avevo giurato non rivelare mai. Perché non l'avevo bruciato anni prima...? Semplice, ero troppo impaurita di perdere tutti i miei ricordi, siano questi dolorosi che felici, non volevo staccarmi dal mio diario perché ero sicura che ne avrei sentito la mancanza.
Appena ritornai a casa corsi subito a cambiarmi, indossando i primi jeans che trovai e una maglietta a maniche lunghe bianca. Non volevo sembrare troppo provocativa, dovevamo festeggiare non flirtare, perciò optai per indumenti comodi e semplici. Come previsto, fu Alma insieme a Lidja che mi accompagnarono fino alla “festa”, sempre se potevo definirla in quel modo. Era più che altro un incontro prima di Natale, per passare tutti insieme prima di separarci, ognuno con le sue rispettive famiglie. Nel momento che misi piede nel locale ricevetti centinaia di pacche sulle spalle, i draconiani erano fieri della mia recita come Elizabeth e rischiai in varie occasioni di scoppiare a piangere per quanto ero commossa. Non meritavo così tanta “adorazione” da loro. Cosciente che i viverniani non erano presenti, indaffarati a far baldoria per la loro prima vittoria in quell'anno, potei permettermi rilassarmi. Sapevo che dopotutto non mi sarei trovata un Karl inzuppato e mezzo nudo, una Chloe piena di lividi, un Ewan ubriaco o una Lidja disperata. Senza Nidhoggr nei paraggi potevo godere quei instanti indimenticabili con i miei amici, senza dovermi preoccupare di essere attaccata in qualsiasi momento. Ero dispiaciuta per la perdita, ma iniziai a non pensarci più una volta che misero la musica a tutto volume. Il locale era pieno di draconiani e solo allora mi accorsi di quanto eravamo aumentati nelle ultime settimane... Ero partita da zero e ora, invece, avevo al mio lato ragazzi che si fidavano ciecamente di me e delle mie capacità da leader. Iniziavo a pensare che sia stata una benedizione di qualche dio, essermi trasferita a Roma. La mia vita era cambiata radicalmente e stentavo riconoscermi.
I primi giorni a Roma risultarono difficili. A Matera mi ero vista obbligata ad abbandonare i miei ricordi, la mia infanzia, la casa dove ero sempre cresciuta, tutto. Perciò le prime settimane ero sempre di cattivo umore, non perdevo occasione per lamentarmi con George e passavo le giornate chiusa in camera a leggere qualche libro oppure ascoltavo musica per ore, incapace di muovermi ed uscire da quella grotta che mi ero costruita. Si, ero notevolmente depressa, ma non volevo neanche preoccupare troppo George così cercai inutilmente di adattarmi a quella nuova vita. Sembravo un alieno, oppure era quel nuovo mondo a sembrare sconosciuto ed extraterrestre per me. Tutto peggiorò quando il professore venne a dirmi che da quell'anno in poi avrei studiato in una scuola. Tutt'ora non riesco a crederci... Io? Che avevo sempre studiato con lui? Che non sapevo come era fatta una scuola?
Ma non mi pento di nulla, sarei capace di ripetere tutto di nuovo pur di conoscere i draconiani, Lidja, Karl, i gemelli... Fabio. Basta pensare il suo nome per avere addosso una strana euforia... Cosa diavolo mi stava succedendo? Non dovevo essere arrabbiata con lui? Impossibile, volevo averlo vicino, adesso.
Odiavo i suoi costanti cambi d'umore, ma non potevo stare lontana da lui per troppo tempo. Con una scusa, mi allontanai dai miei amici e uscii dal locale, per respirare un po' d'aria fresca. Ero rossa in viso per il caldo, non avevo ballato ne bevuto ma mi sentivo stranamente eccitata. Era ancora presto perciò le strade erano ancora affollate da macchine e persone. Le decorazioni natalizie illuminavano il cammino e io decisi di farmi un giro nelle vicinanze. Mentre passeggiavo sola lungo il marciapiede, mi strinsi nel cappotto mentre dalla mia bocca uscivano nuvolette bianche formate per il freddo quasi glaciale. Tutti i negozi erano aperti, da essi uscivano persone con buste in mano... Sicuramente erano regali o decorazioni per le loro case. Ad un certo punto, mi sedetti distrattamente su una panchina e scrutai la folla con attenzione. Una famiglia felice usciva da una Feltrinelli, la bambina aveva in mano un libro dalla copertina rosa e sorrisi divertita quando notai l'espressione di estrema contentezza che aveva la piccola. Sembrava così spensierata ed innocente che desiderai ritornare a quell'epoca dove l'unico dilemma che potevo avere era se vedere le Winx o le W.I.T.C.H., se comprare un dalmata o un beagle con il mio Nintendogs. Quelli si che erano bei tempi.
Non vedevo Fabio da ore, dopo la recitazione. Se ne era andato senza dire una parola di troppo. Svanito, svolatizzato, scomparso... Appariva e scompariva dal nulla, certe volte pensavo si trattasse di alcun tipo di stregoneria. Chissà se stava bene...
Sospirando, chiusi gli occhi e aspettai... Non sapevo neanche io cosa, semplicemente volevo rilassarmi, non pensare a nulla e fingere di essere un'adolescente normale, di essere un'altra persona con pochi problemi o perlomeno con problemi non così... pesanti. Era l'amore a fare questo effetto? Era grazie all'amore se tutto ciò che avevo intorno sembrava sbiadito, come se fossi in un eterno sogno? Se era vero che l'amore ci rendeva ciechi, io ormai ero anche sorda e muta. Del mondo reale mi giungevano solo lievi vibrazioni, lo sufficientemente forti per farmi comprendere la situazione o il modo in cui si stavano svolgendo le cose. Volevo... Che volevo? Non essermi mai innamorata? Era ridicolo, era inevitabile che prima o poi m'innamorassi. Era il ciclo della vita... E' umano provare sentimenti contrastanti per una persona. Desideravo solo non preoccuparmi così tanto per Fabio, che per una volta fosse lui a correre verso di me e non il contrario.
Che forse la nostra relazione fosse destinata a fracassare...?
-S-sofia?- sobbalzai quando udii quella voce.
Spalancai di colpo gli occhi e come una molla, ero già in piedi. -Lung!?-
Non aspettai che rispondesse, mi buttai tra le sue braccia con un solo balzo. -Come stai? Ero così in pensiero per te!- esclamai con voce rotta. Lung sembrava essere dimagrito, il viso era scavato e gli occhi erano due solchi neri. Non era il suo miglior aspetto e capii all'istante che qualcosa non andava. -Cosa è successo?- chiesi con un filo di voce mentre mi staccavo da lui e lo guardavo attentamente.
Lui assottigliò lo sguardo con insicurezza. -Mi dispiace, non volevo causarti problemi ma...- la voce si spezzò e i suoi occhi furono attraversati da un lampo di tristezza infinita. -Mia nonna è morta qualche giorno fa, negli ultimi mesi ha dovuto lottare contro il suo cancro...-
Oh merda, lasciare Lung sarebbe risultato più difficile del previsto. 


Note dell'Autrice:

Okay, qualcuno direbbe: MA HAI PROMESSO DI AGGIORNARE IERI!!!
Da me, è ancora 20 Ottobre, perciò, tecnicamente, non ho fatto nessun ritardo ma alla fine sono tutte scuse. Non sono riuscita ad aggiornare perché ero occupata a fare dei compiti... Perciò vi chiedo umilmente scusa.
Comunque, questo capitolo è corto ma risponde a varie vostre domande: perché Lung era sparito nei precedenti capitoli, perché il diario è così importante per Sofia e rivelo uno de suoi segreti. Si, gente, Andrea non è morto, il padre di Sofia è in vita e a quanto pare il professore cerca di proteggerla da qualcosa o da qualcuno... Chi potrà mai essere? ...Mistero...
Si, lo so, avete altre 13094 domande, ma cercherò di risponderle tutte nel sequel... Con A thousand ways to say “I Love You”, mi concentro sul presente ma non spiego mai in modo chiaro o dettagliato il passato dei nostri protagonisti (Sof & Fabio)... Beh, mi piace mantenere questo suspenso... Poi, questo è senza dubbio il penultimo capitolo, nell'ultimo ci saranno molte sorprese, una dopo e l'altra e non è detto che saranno delle sorprese positive... Mi mancheranno Sofia e Fabio, lo ammetto ma questo non sarà un addio bensì un nuovo inizio... Ho deciso che scriverò un epilogo (avevo i miei dubbi al riguardo) e posso assicurare che sia il cap 20, sia l'epilogo saranno molto lunghi e svelerò molti segreti.
Adesso gente, è ora di ringraziarvi.
Sono la ragazza più felice del mondo per quelle 51 persone che hanno messo questa storia tra le preferite, a le altre 42 che l'hanno messa tra le seguite e quelle 8 che l'hanno messa tra le ricordate, quando ho visto quel 51... Ho pianto parecchio ahahah
Un grazie agli ultimi 17 recensori, ormai non mi stancherò mai di nominarvi: Alice1999, mescheea, lucy herondale 02, cerrywoman, Angelo di Luna_Angelmoon, Alessandra_forever, _Elle_Light_, Drachen, Unique_1D, Vicky65, Nicky Sparks, Violine Xin, percy_sofia_il mio mondo, chiara_centini, iPod, Yamaken e LoveG.
Uhm, thanks anche a quelle 12,389 visite.
Credo sia tutto, siccome a malapena riesco a fare il mio lavoro da “autrice”, mi è ancora più difficile poter seguire le vostre storie e leggerle, se qualcuno di voi vuole promuevere una sua storia, si faccia avanti, è il minimo che posso compiere per tutto ciò che fate ahaha Vi farò pubblicità nel prossimo capitolo dopo i ringraziamenti.
Un bacio,

marty_598

P.S. Vi chiedo un ultimo favore, potreste per favore andare alla pagina principale della Ragazza Drago (fate click qui [http://www.efpfanfic.net/categories.php?catid=1568&parentcatid=1568]), in alto a destra c'è scritto: Aggiungi personaggio, aprite quella pagina e votate per: Matilde, Mauro, Andrea e Giovanna, questi personaggi avranno un ruolo importante nel sequel e voglio aggiungerli nelle descrizioni. Grazie a chi lo farà.

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Capitolo 20
*** Capitolo 20 ***


 "Together we're
Invincible"
 
-Muse
 
Capitolo 20

Sofia

Trovare un posto appartato dal resto del mondo, dove potessimo sederci con tranquillità e poter chiarire tutto fu molto più difficile del previsto. Senza mai togliere gli occhi da quel Lung così spaesato e malmesso, ci incamminammo verso una strada illuminata malamente da due lampioni di cui luce era un bagliore appena accennato. Quel silenzio quasi spettrale che galleggiava nell'aria mi innervosiva ma non volevo essere troppo indiscreta e ferire quel povero ragazzo biondo che avevo al mio lato. In quel preciso istante sembrava così fragile tanto che mi sarebbe bastato aprire la bocca e fiatare per farlo crollare lì, seduta stante. Non mi passò inosservato la tristezza che gli attraversava gli occhi, del Lung allegro e sempre gentile non c'era neanche l'ombra. Ad un certo punto, mentre imboccavamo una strada ed entravamo in un bar quasi vuoto, presi coraggio e decisi di parlargli.
-Senti, non sei obbligato a dirmi tutto...- mormorai con voce flebile, attenta che nessuno ci sentisse. Lui mi guardò per un istante e mi rivolse un sorriso forzato, privo di quel calore che ricordavo che avesse un tempo. Il draconiano non mi rispose e si sedette su un tavolo da due, nel lato più distante del locale. Io presi posto, ritrovandoci così una di fronte all'altro. Quel mio lato aggressivo voleva prendere per le spalle Lung e scuoterlo con forza, non riuscivo a vederlo così depresso. Provai a mettermi nei suoi panni, se perdessi da un giorno all'altro George che sarebbe stato di me? Un brivido mi riscosse fino alle viscere quando realizzai che sarei stata peggio. Anzi, ero convinta che Lung la stava prendendo fin troppo tranquillamente, io a quel punto già sarei impazzita, avrei urlato contro il mondo intero chiedendo in ginocchio di poter aver indietro il professore, dato che era l'unica persona al mondo che mi rimaneva...
-Sofia, non so neanche da dove iniziare...- sussurrò con voce strozzata Lung.
Io deglutii, non sapendo che dire. Non volevo fargli pressione, cercavo di essere empatica nei suoi confronti, per quanto mi risultasse difficile rimanere zitta e non tempestargli di domande. Ripensai alla morte di Beatrice, mia madre. Lentamente iniziò a formarsi un nodo alla gola, ricordavo quel maledetto giorno come se fosse stato ieri, dopotutto era colpa mia se lei non era più in vita.
Successe tutto un lontano giorno di Luglio. Era una bellissima giornata, il sole illuminava con prepotenza tutto ciò che lo circondava, il cielo era dipinto di un azzurro dal colore quasi innaturale e non c'era neanche traccia delle solite nuvole passeggere. Ricordo ancora come una leggera brezza mi accarezzava il viso, con dolcezza. I miei capelli erano un groviglio disordinato, all'epoca avevo solo quindici anni, visto da vari punti di vista ero solo una bambina che fingeva di essere grande, una adulta. Non sembrava neanche estate, avevo la sensazione che ci trovassimo più che altro in primavera. Le rondini cinguettavano con allegria e l'ambiente era incorniciato da una spruzzata di colori, migliaia di fiori erano ben visibili in ogni angolo della strada. I raggi del sole mi sfioravano la pelle candida come la neve, è buffo vedere come negli anni non sia mai riuscita ad abbronzarmi, il mio derma sembrava non voler produrre melanina, neanche stando dieci ore in spiaggia riuscivo a cambiare quel mio stupido colorito pallido. Mia madre era andata a Matera per vedermi e passare così del tempo insieme. Aveva lasciato la sua altra famiglia nel Regno Unito, quell'estate doveva essere solo per noi due.
Io ero euforica, dopo tanti anni riuscivo a vedere mia madre. Avevamo fatto la pace mesi prima, l'avevo perdonata per avermi abbandonata e riuscivo a cogliere i suoi sensi di colpa per non essere stata con me in tutto quel tempo. Beatrice aveva affittato una macchina e chiedendo il permesso del professore, ci organizzammo per stare un paio di giorni a Rimini. Madre e figlia. Come una vera famiglia. Che altro potevo chiedere? Quella mattina ci alzammo presto, molto presto. Il sole stava sorgendo quando Thomas venne a svegliarmi. Ogni volta che rievoco quei momenti, lo descrivo come l'inizio di un sogno che finì nel trasformarsi in un incubo, il peggiore dei miei incubi. Tutto è offuscato e irreale, come se stessi vedendo la stessa pellicola una e più volte, ma il film fosse danneggiato, impedendomi di vedere con chiarezza l'accaduto.
Quella mattina scesi dalla villa con una enorme valigia e George scherzando mi disse che sembravo sul punto di traslocare e non di trascorrere qualche giorno fuori casa. Con la mi solita sfrontatezza, lo guardai male e gli feci la linguaccia. Dopotutto avevo ancora un comportamento infantile. Ma alla fine tutti ridemmo e notai le occhiate melanconiche che mi lanciava continuamente George. Andai ad abbracciarlo, ripetendogli allo sfinimento che sarei stata attenta, che mi sarebbe mancato e che gli volevo bene come se fosse mio padre. La famiglia non deve essere esattamente colei che ti "crea", ma colei che ti cresce, non era necessario avere lo stesso DNA per definire la parentela. I genitori non sono obbligatoriamente quelle persone che ti fanno nascere, devono essere coloro che si prendono cura di te, dipendentemente se sei suo vero figlio o no. E io con gli anni ero arrivata ad amare il prof come un padre e a considerarlo come tale.
Quando salii in macchina con mia madre notai vagamente una lacrima scendere dall'occhio destro di George. Man mano che ci allontanavano vidi come Thomas e il professore si facevano sempre più piccoli e smisi di guardare dal finestrino solo quando le due figure sparirono nell'orizzonte. I primi minuti del viaggio furono tranquilli, io e mia madre non smettevamo di parlare. Mi accorsi che Beatrice voleva sapere tutto di me, quali erano le mie passioni, se ero fidanzata o cosa mi piaceva fare nel tempo libero. Era tutto così strano ma nello stesso tempo era normale. Così si comportavamo le famiglie normali, no?
Dopo varie ore, quando ci fermammo per riempire la macchina di benzina, decisi di sedermi nei sedili posteriori, volevo sdraiarmi e dormire. Mia madre ovviamente non obiettò. Da quell'istante in poi i ricordi iniziano a farsi confusi e assurdi. Solo i rumori sono riusciti ad avere forma e consistenza in quel flashback. Percepisco la voce di mia madre, mentre sbatteva la porta della macchina e metteva in marcia. Sentivo come l'auto si muoveva, ma i miei occhi erano chiusi, ero troppo stanca per tenerli aperti, le palpebre sembravano pesare un macigno.
Mi cullai con la voce di mia madre, mentre cantava con un inglese perfetto, la sua voce era melodia per le mie orecchie e trovavo dolce quella sua pronuncia appena accennata.
You thought I left, I thought i left too
I thought I left you, but I stayed
I came to see, I came to see you (*)
Dalla radio potevo udire la voce struggente della cantante. Solo più tardi, dopo l'incidente, quando ebbi abbastanza forza spirituale, morale e fisica, andai a cercarla in internet. Sempre ebbi la sensazione che Beatrice mi stesse dedicando quella canzone, come se attraverso quelle parole che in quei secondi mi sembrarono incomprensibili, mi volesse spiegare molte cose. Mi svegliai dopo poche ore. E desiderai non averlo mai fatto.
Sbadigliando, iniziai a stiracchiarmi. Mi sedetti e con gli occhi arrossati dal sonno, guardai fuori dal finestrino.
-Buongiorno principessa- disse con dolcezza mia madre mentre mi osservava dallo specchietto retrovisore.
Io le lanciai un sorriso divertito e fu allora che notai qualcosa. Era una piccola lumaca che riposava a pochi centimetri da me. Avevo solo quindici anni ed essendo una ragazza, lanciai un urlo spaventato e mi allontanai da lì con un salto. Sbattei la testa con il tettuccio della macchina e ciò spaventò mia madre, che fece il grandissimo errore di voltarsi e guardare verso la mia direzione. La sua testa non era voltata verso la strada, quindi non notò la macchina che si avvicinava a noi a grandissima velocità, una macchina che stava andando contro via. Fu troppo tardi.
-MAMMA!- avevo urlato con disperazione. Lei girò la testa, aveva visto la macchina ma non fece in tempo a sterzare che le due auto s'investirono con forza. Fui sballottata da tutte le parti, colpii il braccio con prepotenza e lanciai grida di paura.
Sangue.
Prima di perdere i sensi ricordo il sangue.
Era da tutte la parti.
E mi stava inghiottendo.
Quando mi svegliai mi ritrovavo in un ospedale. Bastarono pochi minuti ed iniziai a ricordare l'incidente. Rammento solo la disorientazione e il dolore. Avevo un gesso nel braccio sinistro e mi doleva tutto il corpo. Ma in quel momento desideravo solo vedere mia madre. Stava bene? Anche lei era ricoverata in quell'ospedale? I battiti del mio cuore accelerarono di colpo e la macchina che avevo al mio lato cominciò a fare bip bip freneticamente.
Nella stanza bianca entrarono delle infermiere e tra loro, riconobbi anche George e Thomas. Appena il professore mi vide sveglia, cosciente e capace di parlare, si buttò tra le mie braccia. Quello fu l'unico momento nella mia vita che lo vidi singhiozzare. E con la coda nell'occhio, riuscì a cogliere un movimento rapido e fugace. Thomas che cercava di asciugarsi delle lacrime di felicità.
-Sofia, è un miracolo- aveva detto George, dopo essersi calmato. -T...t...u sei ancora viva, ho creduto di perderti...-
-Dov'è mia madre?- avevo mormorato con un filo di voce, temendo la risposta.
Il professore abbassò lo sguardo e lanciò un'occhiata al maggiordomo, che annuii con risolutezza. -Oh, Sofia... Tu e tua madre siete state investite... Il conducente era ubriaco, stava guidando contro via e Beatrice non e è riuscita ad evitare la macchina...- Mi accarezzò con delicatezza la testa e bastò osservare i suoi occhi per comprendere la risposta. Ma infondo io sapevo, il mio essere mi aveva già avvisato.
Scossi la testa con perseveranza. I miei capelli mi coprirono la faccia, nascondendo così i miei occhi lucidi. Non avrei pianto, non lì, con tutta quella gente ad analizzarmi. -No... No...- sussurrai più che altro a me stessa.
-Mi dispiace Sofia, tua madre è deceduta all'istante, l'impatto è stato troppo violento... Solo tu sei sopravvissuta, neanche il conducente dell'altra macchina è riuscito a vivere... Sofia, i medici credono che non sei morta perché eri seduta nei sedili posteriori...- man mano che parlavo, il suo tono di voce iniziava affievolirsi, come se gli costasse una gran fatica il solo parlare. -Mi dispiace tanto...-
Fu troppo anche per me. Scoppiai a piangere, i miei singhiozzi risuonarono su tutta la stanza. Furono inutili i tentativi del professore di calmarmi. Prima di essere risucchiata in un vortice nero, sentii qualcosa pungermi la pelle.
-Sofia... Stai bene?- mi richiamò Lung, portandomi alla realtà. Sbattei le palpebre, stranamente avevo gli occhi lucidi.
Sussultai quando una semplice e unica lacrima scese dall'occhio. Una lacrima solitaria, che vagava triste alla ricerca di qualcosa. E quella lacrima ero io, che provavo a non affogare nei miei stessi ricordi, cercavo di lottare e rimanere in piedi nonostante mi portavo alle spalle segreti oscuri che mi seguivano come un'ombra.
-Uhm... Credo di sì...- mormorai imbarazzata. Era ridicolo il fatto che io iniziassi a piangere quando a doverlo fare doveva essere Lung. -Scusa... Ho ricordato qualcosa- cercai di scusarmi con voce impacciata. Ero rossa, sentivo le mie guance bruciare. -Ma sei tu quello a dover parlare qui... Cosa vuoi raccontarmi, Lung?- domandai con tono soave.
Lui mi squadrò a lungo, una ruga di preoccupazione si era formata nell'angolo dell'occhio. Infine, scuotendo la testa cercò di riaggiustare la voce. -Negli ultimi mesi sono sparito perché sono stato a Benevento con i miei genitori, per appoggiare e fare compagnia a mia nonna paterna... Le hanno riscontrato un tumore cerebrale nel mese di Ottobre... Da allora sono sempre stato di là con la mia famiglia... Ho avute poche opportunità di ritornare a Roma e siccome stavo passando un brutto periodo non volevo farti preoccupare perciò non ti ho mai chiamato...-
Oh, Lung... I sensi di colpa iniziarono a riaffiorare uno dopo l'altro. Mentre lui stava soffrendo in un'altra città, da solo, senza l'aiuto della sua ragazza, io lo tradivo con Fabio e non vedevo l'ora di rompere con lui per iniziare la mia storia con Szilard. Possibile che la scuola mia abbia trasformato in quell'essere insensibile? Volevo inginocchiarmi e chiedergli scusa, per essere stata così... così... Stronza
Mi alzai dalla sedia in cui mi ero accomodata e mi buttai tra le braccia di Lung. Qualcosa di caldo mi sfiorò il collo. Lacrime... Ma non erano solo le lacrime di Lung a scendere, ma anche le mie. I due stavamo in un silenzioso pianto, cercavamo di comunicarci, di ritrovare quel filo che ci aveva unito tempo prima.
You thought I left, I thought i left too
I thought I left you, but I stayed
I came to see, I came to see you (*)

***

Matilde

Matilde aggrottò la fronte una volta che furono arrivati davanti all'enorme villa di Nidhoggr. Suo fratello fischiò con approvazione, senza ombra di dubbio la famiglia della "Grande Viverna" doveva essere importante in quella piccola comunità. Osservò con invidia il lungo giardino, tutto era in perfetto ordine. Lei e Mauro sembravano così fuori luogo in quello scenario, pur essendo anche loro molto ricchi, il lusso di Nidhoggr superava di gran lunga quella dei due gemelli. Con ovvie ragioni la viverna era molto temuta nella scuola Dragoni, con un semplice schiocco di dita poteva avere l'intero mondo. L'insicurezza iniziò a pervaderla... E se l'idea di Mauro non avesse funzionato? Fino a quel momento i piani di Matilde avevano fracassato uno dopo l'altro e a vincere è sempre stata quell'irritabile Sofia Schfalen. Ogni secondo che passava il suo odio nei suoi confronti cresceva a dismisura.
-Sei sicuro che la Grande Viverna vorrà allearsi con noi?- chiese con voce tremante. L'idea che Nidhoggr li cacciasse dalla loro proprietà senza neanche ascoltarli la terrorizzava. Secondo Mauro, lui avrebbe afferrato quell'opportunità, dopotutto i gemelli erano i figli del preside dell'istituzione, nella scuola Dragoni erano loro due ad avere più controllo che Nidhoggr, per quanto quest'ultimo incutesse timore e avesse quell'aura di superiorità.
-Si, sono sicuro...- rispose beffardo Mauro per la milionesima volta. -Beh, facciamolo-
Il fratello andò a passo sicuro verso la porta e suonò il campanello. Pochi secondi e udirono una voce femminile.
-Chi siete?-
-Siamo i gemelli Dragoni, Matilde e Mauro, siamo venuti qui per parlare con Nidhoggr, è urgente...-
-Mi dispiace ma avete bisogno di un appuntamento per poter vedere il nostro Signorino...-
Le labbra di Matilde formarono un sorriso divertito. Signorino? Se la situazione non fosse stata così assurda sarebbe scoppiata a ridere. Con la coda nell'occhio notò vagamente che anche suo fratello Mauro cercava di non ridere.
-Diga a Nidhoggr che veniamo qui con intenzioni pacifiche, dobbiamo discutere su Fabio Slzilard e Sofia Schlafen-
-Aspettate un attimo...- disse la stessa voce.
Matilde iniziava a spazientirsi. Possibile che la Grande Viverna fosse così presuntuosa? Lanciò un'occhiata sbieca a suo fratello e quest'ultimo le rivolse un sorriso incoraggiante. Tutto l'ottimismo e la positività di Mauro iniziò a influenzarla. Non poteva arrendersi, non ora. Erano arrivati fin lì per compiere il loro obiettivo. Era felice che il suo gemello fosse sempre pronto ad aiutarla. Era lui quello ad avere le migliori idee, quello che la tranquillizzava quando tutto iniziava ad andarle storto.
Doveva riconoscere che suo fratello era il migliore, nessun'altra persona avrebbe fatto tante cose per lei. Forse poteva sembrare egoista, menefreghista o insolente, ma quando si trattava di Matilde, Mauro era sempre disponibile, farebbe qualsiasi cosa per sua sorellina, nata quindici secondi dopo di lui.
-Nidhoggr ha appena accettato di vedervi, entrate pure-
Appena sentii quelle parole, il corpo di Matilde si rilassò di colpo e poté respirare con tranquillità. Era agitata, era ovvio persino ad un cieco. Mauro le prese la mano, per infonderle coraggio e la guidò dentro la villa dove li aspettava un Nidhoggr elegante.
Matilde rimase senza fiato, impressionata da tanta bellezza in un corpo solo. Gli occhi verdi della viverna sembravano illuminare la sala per quanto fossero chiari e cristallini. Il viso era perfetto visto da ogni angolo, i zigomi risaltavano rigorosi e trasmettevano un sentimento del tutto estraneo a Matilde. Era forse timore? Aveva paura di lui? Lo squadrò con attenzione, e rimase spiazzata davanti a quello sguardo gelido. Era la prima volta che lei e la viverna si ritrovavano una di fronte l'altra da soli in una stanza. Erano troppo vicini e non le piacque neanche un po' quel senso si soggezione che risaliva su tutto il suo corpo. Per dissimulare quel senso di disagio iniziò ad osservare da tutte le parti meno la faccia della Grande Viverna. Aspettò con pazienza che suo fratello prendesse parola, quel silenzio la rendeva nervosa.
-Nidhoggr...- lo salutò educatamente Mauro.
Lei si limitò ad abbassare la testa, dimostrando il suo rispetto verso Nidhoggr.
-Che bella sorpresa vedere i due gemelli Dragoni qui nella mia dimora, i due eredi dell'istituzione Dragoni, i fratelli più conosciuti nella scuola, per la loro bellezza e intelligenza e soprattutto per quel comportamente spietato... A cosa devo la vostra visita?- esclamò a voce alta e dileggiatore la viverna. Matilde poté notare la sua irritazione, sembrava spazientito quasi quanto lo era lei.
-Vogliamo allearci con te- rispose in un fiato lei. Tutti gli occhi si posarono su Matilde. Nidhoggr la analizzò con quel suo sguardo indagatore, sentì como quell'occhiata la spogliava lentamente, mettendo a nudo la sua anima. Rabbrividì, un improvviso gelo cominciò a salirle su per le vene. Che stesse facendo la cosa più corretta?
Dopo un secondo di silenzio, la viverna scoppiò in una risata fredda, priva di calore o sentimento. -Oh, bene... Devo dedurre che i vostri piani per separare Sofia con Fabio non abbiano funzionato bene-
-Neanche i tuoi piani per vincere Schlafen non sono serviti a nulla- ringhiò con tono di sfida Matilde. Grosso errore, suo fratello la tenne stretta como a proteggerla nel caso Nidhoggr volesse colpirla. Quest'ultimo irrigidì il corpo e la guardò in cagnesco.
-Non sfidarmi, Dragoni- l'avvisò in tonò severo, le parole erano sibilate con rabbia. -Cosa vinco alleandomi con voi?-
-Potere, avrai molto più potere che ora, la scuola Dragoni sarà praticamente ai tuoi piedi, ogni suo studente ti adorerà e nessuno potrà ribellarti... Pensaci, noi possiamo permettere tutto ciò... Lo sai, Nidhoggr- rispose suo fratello con impassibilità.
La viverna apparve riflettere a lungo, infine si voltò. -Seguitemi-
Loro obbedirono come due cagnolini ammaestrati. Nessuno fiatò, la tensione galleggiava nell'aria. Matilde era a conoscenza della crudeltà di Nidhoggr. Strane storie girovagavano nel collegio, storie senza un senso logico, storie di un bambino abbandonato, storie di torture, di stupri... I brividi la lasciarono spiazzata, e non era solo per il freddo. Ignorando lo sguardo preoccupato di Mauro, osservò con certa ammirazione la villa. Avevano appena sorpassato il soggiorno che era una grande stanza. Divani di cuoio nero riposavano nel centro, dal soffitto scendeva un candelabro gigante incorniciato da migliaia di diamanti o perlomeno è ciò che le sembrò a Matilde. Il televisore a plasma era enorme, si trovava dentro un mobile di legno abbastanza grande dove ai lati si notavano certi volumi di libri. Un tappetto rosso ricopriva il pavimento freddo, era un rosso da sembrare sangue. Per ultimo, notò dei quadri appesi alle pareti bianche. Non capii bene cosa volessero rappresentare, a Matilde assomigliavano delle macchie colorate su una tela bianca. 
I tre ragazzi iniziarono a salire delle scale a chiocciola. Nella villa erano udibili solo i loro passi, nessun'altro suono entrava nella casa. Matilde volle scappare da lì a gambe levate. Il suo istinto la stava mettendo in allerta da un pericolo imminente. Non le piaceva l'idea di rimanere con suo gemello nella villa di Nidhoggr. E se lui cercasse di farli del male? Di certo non era improbabile, sapeva quanto fosse brutale, non aveva un minimo di pietà. Senza una vera ragione, si chiese chi o cosa lo avesse trasformato nella persona che era ora. Forse lo maltrattavano da piccolo... Forse era stato abbandonato... Forse i suoi genitori vollero farlo crescere in un ambiente carente di amore o affetto...
Basta Matilde, sei venuta qui per un motivo, non per essere la psicologa personale della Grande Viverna si rimproverò con rabbia. Nidhoggr li guidò per un corridoio e svoltò. Infine si ritrovarono in una stanza dall'aria confortante. Era un'altro salotto, solo più piccolo a quello del piano inferiore. C'erano altri divani ma questa volta erano di colore blu. La viverna si buttò in uno di essi e li guardò da basso con disinteresse. -Che aspettate a sedervi?- disse con distacco.
Entrambi gemelli obbedirono e presero posto nel divano più lontano da Nidhoggr. Quel dettaglio non passò inosservato alla viverna che ghignò soddisfatto. -Quindi avete paura di me- sibilò con derisione.
Non risposero.
-Cosa volete esattamente?- domandò con curiosità la Grande Viverna.
Fu Matilde a rispondere. -Che Sofia e Fabio si separino, che uno dei due abbandoni l'altro, io voglio rimanere con Szilard ma nello stesso tempo desidero con tutta me stessa distruggere Schlafen- mormorò la gemella con un luccichio crudele negli occhi.
-Non sarà facile- notò la viverna -Quei due si amano, Fabio è innamorato, lei lo è....Entrambi sono testardi, tu stessa hai avuto opportunità di vederli insieme-
Matilde fece una smorfia esasperata e alzò gli occhi al cielo. -Niente dura per sempre, tanto meno la relazione tra quei due.-
-Forse una soluzione c'è...- iniziò Nidhoggr -Ho già in mente il regalo perfetto per Fabio Szilard e Sofia Schlafen- disse risoluto prima di scoppiare in una risata malvagia.

***

Sofia

Passarono altri giorni nel quale rimasi in stretto contatto con Lung. Non posso dire altrettanto riguardo Fabio. Era volatizzato, ma non mi sorpresi, ormai mi ero stancata di essere costantemente preoccupata per lui. I miei pensieri erano soprattutto verso il povero Lung. Non avevo nessuna intenzione di rompere con lui, non ora, sapendo che stava soffrendo. Non volevo essere altra causa di dolore per lui, non lo meritava. Sapevo benissimo cosa significasse perdere qualcuno di importante, come se un pezzo di estremo valore ti venisse tolto dal tuo corpo, dalla tua vita... Dal tuo piccolo micro-universo. In quei giorni cercai di rimanere vicino al mio ragazzo, perché era ciò che doveva fare una fidanzata. Avrei aspettato prima di lasciarlo, il tempo necessario per far ritornare Lung il ragazzo di prima, sempre sorridente e gentile. Desideravo che una volta che la relazione finisse, che perlomeno rimanessimo amici, lo volevo al mio fianco. Dopotutto lui era stato non solo il mio fidanzato, ma bensì un amico, una persona di cui mi sono fidata, a cui voglio bene e che sarò sempre disposta ad aiutare, anche nei momenti più difficili. Finalmente riuscii a mettere in chiaro i miei sentimenti verso Fabio e Lung. Quest'ultimo era una persona del quale provavo un affetto quasi fraterno, ma non era la mia anima gemella, non sentivo le farfalle nello stomaco, non svegliava in me desideri che non riuscivo a comprendere del tutto. Lung era stato il primo passo per conoscere il vero amore, con lui ho capito cosa significa avere un ragazzo ed essere una fidanzata. Ho compreso l'amore mutuo, l'aiutarsi a vicenda, dare supporto al tuo partner e fidarsi di lui indipendentemente dalle cose che gli altri volevano farti credere. Fabio, invece, risvegliò in me i veri sentimenti, delle emozioni che non conoscevo neanche l'esistenza. Ero innamorata di lui e nient'altro che lui. Grazie a Fabio scoprii un mondo che non avrei mai immaginato mettere piede, ero pazza di lui e non avevo mai abbastanza dei suoi baci, carezze o delle sue parole sussurrate sulla mia pelle. Lui era il ragazzo che volevo davvero al mio fianco. Ho imparato ad amare i suoi difetti, sono riuscita a vedere in lui i suoi pregi, pregi che nessuno era ancora riuscito ad apprezzare. Ho iniziato a capire il suo linguaggio, ho studiato ogni suo movimento, ho capito che senza di lui non posso amare veramente. Lui è stato capace di entrarmi fino infondo, era entrato nella mie pelle, nella mia mente, nel mio cuore. Tutte quelle ridicole idee che mi ero fatta iniziarono a sembrarmi banali... No, io e Fabio non eravamo destinati a fracassare, forse con un nuovo inizio avremmo potuto cominciare tutto daccapo. Riscrivere la nostra storia... d'amore?
Furono questi i pensieri che occuparono la mia mente fino il giorno di Natale. Lung era ritornato a Benevento dove avrebbe passato il Natale con la sua famiglia. Mi chiamava ogni sera, per sapere come stavo. Non riusciva ancora a comprendere la causa del mio pianto al bar. C'erano cose che non potevo raccontare, in certi casi preferivo tenermi tutto dentro perché ero sicura che alla minima parola sarei scoppiata, non volevo ricordare, cercavo in tutti i modi possibili di tenere dentro un baule invisibile tutti quei cattivi momenti che ho passato durante la mia vita. Il professore mi diceva sempre che non era buono tenermi dentro ogni cosa, come un vulcano che accumula gas e lava, sarei esplosa e nessuno sarebbe arrivato in tempo a salvarmi. Io preferivo fare a modo mio, certi argomenti erano un vero tabù perciò era cento volte meglio rimanere zitta e non far uscire nulla delle mie emozioni. Il giorno che sarei saltata in aria, lo avrei fatto sola nella mia stanza, con nessuno ad osservarmi. Non mi piaceva l'idea di dover dipendere da qualcuno, di dover svelare i miei timori a qualcuno che sicuramente non mi avrebbe mai compresa. Non volevo essere giudicata. Per quella stessa ragione avevo iniziato a scrivere un diario. Sembrava una scelta infantile, ma era meglio che niente. Lui mi avrebbe ascoltato, non avrebbe detto una sola parola e potevo fidarmi di lui al cento per cento. E con ciò...
Rammentai il fatto che mi avevano rubato il diario. Nessuno a parte Fabio e la persona che mi aveva rubato l'agenda era a conoscenza del fatto che scrivevo un diario segreto. Il professore non lo sapeva... Thomas non lo sapeva... Lidja non lo sapeva... Ewan, Chloe o Karl non lo sapevano.... Nessuno. Non mi fidavo abbastanza di loro per ammettere che con i miei diciassette anni di età, tenevo ancora un diario. Era un po' imbarazzante... Inoltre tutto, non volevo che si espandesse la voce che Thuban teneva un oggetto nel quale erano scritti tutti i suoi pensieri e segreti. Sapevo che potevano rubarmelo e, nonostante i miei inutili intenti, qualcuno era riuscito ad appropriarsene. Odiavo non poter più scrivere durante la notte... Ma avevo paura di comprarmi un altro diario e che anche quello venisse rubato. Non potevo ripetere l'errore due volte.
Quella mattina mi alzai presto e controllando il calendario sorrisi quando notai quel 25 Dicembre. Era Natale, finalmente era arrivato Natale. Con i Draconiani (Lidja, Chloe, Ewan e Karl) ci mettemmo d'accordo quel pomeriggio per fare uno scambio di regali. Ero euforica, non vedevo l'ora di abbracciarli e stare un po' di tempo con loro. I miei amici non sapevano ancora che quel giorno nel locale, dopo essere uscita, avevo incontrato Lung. Non volevo spiegare i problemi di Lung a loro, doveva farlo lui stesso, non io. Di quel giorno ricordo solo che dopo essermi separata del mio ragazzo davanti al bar dove eravamo entrati a parlare, mi ero diretta pensierosa verso la festa dei draconiani. Appena mi videro mi tempestarono di domande.
Dove sei stata?
Sei impazzita?
Perché te ne sei andata?
Hai pianto?
Lidja era abbastanza angosciata siccome mi ero assentata per quasi due ore. Notai che non mi credette quando risposi che ero andata a fare una passeggiata da sola. Sapeva che gli stavo nascondendo qualcosa ma non investigò oltre. Mi conosceva così bene da sapere che c'erano cose che non potevo raccontare.
Non vedevo i miei amici da quella festa, dove promettemmo di rincontrarci per il giorno di Natale. E non ebbi neanche molte occasioni di mettermi in contatto con loro. Io ero stata occupata ad aiutare George e Thomas ed i miei amici dovevano ricevere parenti nelle loro case.
-Sofia...- mi chiamò George con uno strano tono di voce. Sembrava vagamente divertito o eccitato. Non sapevo dirlo con chiarezza. Stavamo facendo colazione, il professore con la sua solita tazza di caffè e io con un semplice pezzo di torta fatta da Thomas. Amavo i suoi dolci, solo lui riusciva a fare torte così buone. -Oggi verranno due persone a casa...- continuò lui, i suoi occhi sembrarono brillare da dietro quei occhiali rotondi.
Alzai un sopracciglio, scettica. -Ah si? E chi?-
Sapevo che George da qualche parte nel mondo aveva due cugini, ma non li vedevo da quando avevo undici anni. Non potevano essere loro. Tiana, o come la chiamavo io "Zia", era una signora eccentrica e divertente. Aveva trenta anni, era molto giovane e mi era sempre piaciuto passare del tempo con lei. Di Tiana ricordo solo i capelli lisci come spaghetti e castani e gli occhi grandi e grigi. Da piccola la chiamavo "Iana" e mi piaceva quando mi faceva dei regali o quando mi mostrava i suoi trucchi di magia. Ero venuta a sapere che ora viveva in Danimarca ed era sposata. Aveva anche due figli. A volte parlavo con lei nel telefono, l'ultima volta fu nel mese di Agosto, quando stavamo preparando la traslocazione a Roma. Era felice con la sua famiglia e io ero contenta per lei, lo meritava.
Poi c'era lo zio Henry. Era un uomo chiuso, ma sotto quel muro indistruttibile si nascondeva un uomo divertente e dolce. Una volta rubò delle caramelle dalla mensola e sorridendo mi disse "Sarà il nostro segreto". Lui viveva in Spagna, era un avvocato di successo ma non era ancora sposato. Certe volte parlavo al telefono anche con lui, dopotutto gli volevo bene.
-Sono due professori...- rispose il George.
Ero sorpresa. Perché due professori venivano a farci visita nel giorno di Natale? Rimasi in silenzio aspettando che continuasse a parlare.
-Verranno qui per farti un esame, il preside della scuola Dragoni mi ha detto che le tue conoscenze sono ottime e che dovresti già essere all'università... Forse negli ultimi anni ti ho insegnato troppe cose, tanto che ora sei avvantaggiata...- aggiunse pensieroso.
Io rischiai di strozzarmi con il latte. La mia mascella si era spalancata. Non potevo credere alle mie orecchie. Sapevo si essere avanti nello studio rispetto al normale, ma andare all'università? A soli diciassette anni? Se vivessi negli Stati Uniti non sarebbe stato nulla d'insolito, generalmente a quell'età molti studiano all'università, ma in Italia? Poi mi resi conto di un particolare... Io avrei compiuto diciotto anni da lì a pochi mesi. Deglutii a fatica... Non mi sarei aspettata una notizia simile. -Quando dovrebbero arrivare...?-
Come se qualcuno li avesse chiamato, il campanello suonò in quel preciso istante. Sussultai spaventata mentre il sorriso di George si allargò. Era felice come un bambino. -Buon Natale, Sofia-
Quindi... Era quello il regalo del professore!?

***

In quattro ore finii i due esami... Ero sorpresa di me stessa, dopotutto i test erano in inglese. Una volta terminato, George mi spiegò con calma cosa era successo. I professori della scuola avevano notato che le mie conoscenze non erano quelle di una studente di penultimo anno di superiore e senza che me ne accorgessi, ogni volta che facevamo delle verifiche avevano iniziato a consegnarmi dei fogli con domande diverse da quelle dei miei compagni, con domande ed esercizi per quelli dell'ultimo anno. E nonostante ciò, azzeccavo la maggior parte delle domande, sbagliavo poche cose e la maggior parte degli errori erano di distrazione. Perciò, erano arrivati alla conclusione che io non dovevo stare nel quarto anno bensì nel quinto. Per me quei due semestri dovevano essere gli ultimi, tecnicamente, dovevo stare già nell'università.
Il preside era venuto a sapere di quel dettaglio e aveva chiamato George un mese fa. Quando il professore venne a sapere di quel malinteso da parte sua, cercò in internet delle università prestigiose negli Stati Uniti e in Inghilterra. Visto dal punto di vista di età, ero nella classe corretta ma di preparazione educativa, ero troppo avanti. George iniziò a scrivere e-mail a varie università, spiegando il mio stato e chiedendo se potevo fare un esame per vedere se potevo essere accettata in qualche accademia. Solo Cambridge ed Oxford accettarono di farmi fare l'esame. Organizzando un po' di cose, il professore fece in modo che un professore delle due università venisse fino a Roma, per essere presente nel momento che facevo il test. Fece in modo che arrivassero nel giorno di Natale, doveva essere un regalo, una sorpresa. Nel caso sia riuscita a rispondere correttamente 900 domande su mille, avrei vinto una borsa di studio e appena concluderò quell'anno nella scuola Dragoni, traslocherò in un'altro paese insieme a George e Thomas.
Per tutto il giorno provai a vedere il lato positivo di trasferirmi in un nuovo paese, di ricevere una laurea in qualche importante università e di avere così un titolo che mi assicurasse un lavoro e un futuro pieno di meriti e successi. Ma il solo pensiero di abbandonare i miei amici, di dare le spalle la vita che mi ero creata a Roma mi faceva dubitare su tutto. Non potevo lasciarli, quando avevo imparato a conoscere il significato della parola amicizia. Lidja, Chloe, Ewan e Karl, non potevo dirli addio, adesso che avevo qualcuno di cui fidarmi, ora che le mie giornate erano più divertenti, ora che non ero più sola... Quel pomeriggio non uscii di casa, chiamai a Lidja chiedendole scusa per non essere andata all'appuntamento, mi giustificai spiegandole che stavo poco bene. E in effetti, non mi sentivo per niente bene. Mi sentivo vecchia cento anni... Il professore mi spiegò che era una mia scelta e dovevo aspettare un paio di giorni, non era sicuro che vincessi una borsa di studio. Ma se fosse stato così, avevo tempo fino ad Agosto per decidere se rimanere a Roma o cogliere l'opportunità di andare in una prestigiosa università. Volevo urlare che era tutta una pazzia, una cazzata... Ma quando notai gli occhi orgogliosi del professore capii all'istante che non sarei mai stata capace di deluderlo. Lui pensava solo al mio meglio, voleva assicurarsi che il mio futuro fosse pieno di aspettative e opportunità.
Ero confusa, terribilmente confusa. Poi il pensiero arrivò. Rapido come un fulmine.
Fabio.
Dovevo chiarire così tante cose con lui. Dovevo ancora dirgli che lo amavo... In tutto quel tempo non ero riuscita a pronunciare quelle parole, come se il solo provarci mi potesse uccidere. Dovevo sapere quali erano i segreti che occultava, cosa lo tormentava, perché spariva...
No, no e no.
Non l'avrei abbandonato ora. Lui aveva bisogno di me, lo sapevo, riuscivo a percepirlo ogni volta che mi toccava.
Mi rigirai per la milionesima volta nel letto. Alzando lo sguardo, guardai fuori dalla finestra. Era notte, senza accorgermene era già notte. Nell'oscurità della mia stanza, osservai il bagliore della luna, la maggior parte delle stelle erano ricoperte da varie nuvole grige. Nel silenzio più totale sentii il lululare di una cane. Sembrava piangere, sembrava chiede alla luna un perché. Ma non c'era risposta per quel perché, nessuno poteva rispondergli come nessuno poteva rispondere le mie domande. Eppure anche io mi chiedevo perché, mi chiedevo perché a me? Perché ora? Perché nessuno vuole rispondermi? Era un continuo perché, ma sapevo che era inutile farmi tutte quelle domande, le risposte non crescevano dagli alberi. Dovevo tirarmi su le maniche e cercarle da sola. Sospirai affitta, la mia vita iniziava a prendere un cammino diverso da quello che mi ero immaginata.
Non avevo idea quanto tempo rimasi ad osservare il movimento degli alberi, da quanto tempo mi ero messa in ascolto di qualsiasi rumore sospettoso. Secondi... ore... O forse solo istanti rapidi e fugaci. Fatto sta, che quasi caddi dal letto quando il mio cellulare vibrò, avvisandomi che mi era arrivato un messaggio. Pensai che si trattasse di Lidja, forse era preoccupata per me. Alzando con pigrizia un braccio, presi in mano il telefonino.

Da: Fabio
Dobbiamo vederci. E' urgente. Oggi vicino al parco. L'incontro sarà alle 22:30 davanti all'albero di natale di Piazza della Libertà in Castel Gandolfo. Ti aspetto.
Ricevuto: 21;17 – 25 Dic

Ma che diavolo...?
Rilessi il messaggio con occhi sgranati. Nella mia testa si ripeteva la parola urgente... Fabio era in pericolo? Era successo qualcosa di grave? Con un balzo scesi dal mio letto. Una strana oppressione iniziò a salire nel mio petto, impedendomi di respirare. Oh mio dio, che non gli sia successo nulla, pregavo con inquietudine. Era tutto così.... insolito. Fabio non si faceva sentire da giorni, l'avevo visto per ultima volta nella recitazione a scuola. Da allora, sembrava non essere mai esistito. Non una sola chiamata, messaggio... Non era neanche venuto a farmi visita durante la notte. E ora si faceva vivo con quel messaggio... Speravo che fosse tutto uno scherzo, sarei morta se gli fosse accaduto qualcosa...
Indossai il primo maglione che trovai, degli stivali che potessero proteggermi dal gelo, dei guanti, una sciarpa e per ultimo un cappotto grande e nero. Non andai in bagno a vedere il mio aspetto, l'ansia mi teneva nervosa e sapere come ero conciata era l'ultima delle mie preoccupazioni. Scesi gli scalini da due, se mi sbrigavo e prendevo in tempo un taxi potevo arrivare all'ora indicata. Volevo vederlo... Volevo sapere se stava bene... Nei miei pensieri apparve il ghigno beffardo di Nidhoggr e quasi rischio di scivolare dallo sconcerto. Il mio istinto era in allerta e mi stava dicendo che lui stava dietro tutto ciò...Tuttavia, non avevo ancora in chiaro di cosa si trattasse quel "tutto ciò".
Il professore appena mi vide lanciò un'esclamazione di sorpresa. -Sofia! Dove pensi di andare?- quasi si ritrovò a urlare.
Con respiro affannato cercai di formulare una frase di senso compiuto. -Amico... Problema... Devo aiutarlo...- balbettai con le lacrime agli occhi.
-Cosa? Ma è tardi... Non posso farti uscire a questa ora...-
-Per favore...- mormorai in un singhiozzo. Tutte le emozioni che avevo provato e cercato di non far fuoriuscire 
fino a quel momento stavano a punto di venire fuori. La confusione, disperazione, tristezza, solitudine, incomprensione... Tutto in un semplice scoppio. Tutto il mio corpo era scosso da fremiti e George, vedendomi in tale condizione, si alzò dal divano e una vota che si fu avvicinato lo sufficiente, mi abbracciò.
-Non so cosa succede ma so che sarai responsabile...Porti il cellulare?- mi chiese.
Annuii, incapace di emettere un solo suono dalla mia gola.
-Allora vai... chiamami per qualsiasi cosa e non tornare troppo tardi...-
Appena si fu staccato non gli diedi tempo di aggiungere qualcos'altro che uscii dalla villa come un razzo. Corsi come se a seguirmi fosse un branco di lupi mannari. Correvo, nei pensieri c'era solo Fabio. Inciampai varie volte ma ciò non mi impedì di continuare per mio cammino. Potevo arrivare, potevo farcela. Ripensai alla prima volta che avevo visto Fabio.
Era entrato nella classe di biologia... E qualcosa in lui mi aveva attirato... Forse si trattava di quello sguardo sarcastico che con il tempo avevo iniziato ad amare, forse i suoi occhi, due grotte oscure nel quale mi perdevo ogni qualvolta che lo osservavo direttamente agli occhi, forse la tristezza che emanava, come se mi spingesse ad entrare nella sua mente e nella sua anima per sapere cosa lo tormentasse... Da quell'istante fu un continuo susseguirsi di avvenimenti... Conobbi i draconiani, diventai Thuban, mi fidanzai con Lung e iniziai a farmi degli nemici. Ma nulla e nessuno riuscii a far cambiare i sentimenti che provavo verso Fabio, all'inizio l'odiavo, lo trovavo insopportabile, un insensibile che usava le ragazze a suo piacimento. Solo più tardi iniziai a chiedermi del perché di quelle sue azioni. Senza rendermene conto inizia a provare interesse nei suoi confronti, volevo sapere tutto di lui.
Ma nessun momento può essere paragonato a quella notte, al nostro primo bacio quando lui mi disse di amarmi. Oh, in quel momento ero la ragazza più felice del mondo ma nello stesso tempo i sensi di colpa mi uccidevano. Ma poi lui fece l'errore di baciarmi o forse sono stata io a baciarlo, ma quando le nostre labbra si scontrarono, capii all'istante che era lui la mia casa, era lui quello che volevo, lui era tutto ciò che desideravo al mondo. E lentamente inizia a innamorarmi sempre di più, non è possibile che una persona provi un sentimento così forte verso qualcun'altro. Era così inverosimile... Inaudito. Ma io finivo col affezionarmi sempre di più. Tuttavia, ogni volta che facevamo un passo avanti, poi ne facevamo dieci indietro. Lui si allontanava, lui mi schivava o evitava ma questo non mi ostacolò nel continuare ad amarlo. Non era questo l'amore? Affrontare i sali e scendi? Lottare fino alle fine pur di rimanere insieme?
Quando iniziai a vedere le prime luci della strada, avevo la respirazione accelerata. Sudavo, ma il freddo era diventato quasi piacevole. In quel momento passò un taxi e io quasi mi butto in mezzo alla strada pur di parare l'auto. Il taxista si fermò e abbassando il finestrino mi scrutò con aria severa.
-Serve aiuto?-
Non lo guardai nemmeno. Entrai spedita nei sedili posteriori. -Mi accompagni a Piazza della Libertà, ora-
Il giovane mi osservò. Passò in rassegna il modo in cui ero vestita. Ero consapevole del fatto che sembravo una vagabonda ma tirando fuori una borsetta, aprii il mio portafoglio e gli mostrai i biglietti da venti euro. -Posso pagarla perciò si dia una mossa!-
Lui non se lo fece ripetere due volte e mise in moto la macchina. Nel frattempo io iniziai a prendere fiato. La corsa mi aveva affaticato, mi dolevano le gambe. Ebbi un capogiro e sperai di non svenire. Sii forte, Sofia, mi disse una vocina che non sentivo da mesi. Il cuore. Sia il cuore che il cervello avevano smesso di lottare da tempo, da quando mi resi conto di amare Fabio. Nulla poteva fare il mio intelletto per separarmi da Fabio. E il cuore lo sapeva bene. C'era una specie di pace tra il mio istinto e la mia anima, un equilibrio che si era formato da quando avevo ammesso a me stessa che non potevo stare lontana da Szilard e non potevo ostruire lo strano effetto che mi faceva ogni volta che si avvicinava a me.
Tirai fuori il mio cellulare e controllai l'ora. -Merda!- sbottai.
Mancavano solo venti minuti. Non ero sicura di poter arrivare in tempo.
-Può accelerare?- chiesi al giovane ragazzo che era in guida. Dubitavo che superasse i venticinque anni.
-Ci proverò...- rispose poco convinto.
Passarono vari minuti e io non smettevo di controllare l'ora. Si, lo so, sembravo una pazza appena uscita dal manicomio ma l'angoscia mi stava divorando. Ad un certo punto, mentre cercavo di analizzare il messaggio di Fabio, notai che il taxi si era fermato. Sospirai con frustrazione quando mi accorsi dell'orribile traffico che si apriva davanti ai miei occhi.
Cazzo, cazzo, cazzo.
Pagai al taxista e uscii dall'auto. Stupida, Sofia! Mi sgridò il cervello, che ormai si era alleato con il cuore. Era Natale, era ovvio che centinaia di persone decidessero di celebrarla davanti all'enorme albero che riposava con tranquillità nel mezzo della Piazza. Senza perdere tempo, ricominciai a correre. Ero felice che perlomeno non fossi molto lontana dal punto d'incontro. C'era luce da tutte le parti, gli edifici antichi erano illuminati dai lampioni e dalle varie decorazioni. La piazza era affollata da persone di tutte le età, di uomini, donne, bambini... Tutti facevano un gran baccano. Cercai di sorpassarli, schivandoli e zigzagando come un serpente. Mancavano pochi minuti e io mi stavo avvicinando, riuscivo a distinguere l'alto albero di Natale piantato nella piazza. Si, ce l'avrei fatta, potevo farcela. Pochi passi e lo raggiunsi. Appena arrivai iniziai a cercare con lo sguardo Fabio.
E li vidi. Si, dico "li vidi" perché Fabio effettivamente non era solo. Mi nascosi dietro un cartellone, grande abbastanza da coprirmi tutta. I battiti del mio cuore iniziarono ad accelerare. Chi era la ragazza che stava con Fabio? Non l'avevo mai vista fino ad allora... Aveva i capelli scuri come quelli di Szilard ma erano lunghi e ondulati. Era bellissima, non passava di certo inosservata e vidi come ragazzi e uomini si voltavano ad osservarla meglio. Era tutto ciò che io non ero. Era aggraziata, muoveva i fianchi in modo invitante ed era così femminile e sensuale. Fabio le teneva un fianco, come a volerla proteggere e rivolse uno sguardo assassino a un paio di ragazzi che sembrarono sbavare quando videro la bellissima ragazza che lo accompagnava. Ammisi che era stupenda quanto una dea. Io stessa rimasi incantata davanti a tanto fascino. I suoi occhi sembravano rinchiudere tutta la luminosità della piazza, erano due carbonadi neri e preziosi.
Fabio, per canto suo, aveva la sua solita espressione beffarda... Ma c'era qualcosa di diverso in lui. Mentre teneva stretto la ragazza, appariva rilassato come non lo era mai stato in presenza mia. Ed era... felice. Sorrideva, ma era un sorriso vero, che raramente vedevo nel suo impeccabile viso. Sembravano una coppia così allegra... Non mi resi conto di piangere finché non percepii qualcosa di umido bagnare le mie guance. Un singhiozzo. Poi un altro. No... Era quella la sua urgenza? Voleva farmi capire che non ero nient'altro che una delle tante stupide che si era innamorata di lui? Che non ero tanto diversa dalle altre? Che alle fine, come era successo a tutte, ero finita col credere che io gli interessavo davvero? Voleva arrivare a questo? Io come idiota mi ero fidata delle sue parole... Li guardai per altri secondi. Lui si avvicinò all'orecchio di lei e le disse qualcosa, facendola ridere. Fu allora che mi resi conto di un particolare che avevo ignorato finora.
C'era una bambina con loro. Non sembrava avere più di tre anni. Trattenni il respiro quando vidi l'assurda somiglianza che c'era tra lei e Fabio. Speravo che si fosse trattato di un semplice gioco di luce e che quell'assomiglianza fosse del tutto casuale.
Ma poi la udii. Mentre indicava l'albero di natale urlò verso Fabio. -BABBO! GUADDA!-
Svenni. Caddi a terra e mi presi la testa tra le mani. I miei singhiozzi erano un leggero fruscio paragonato al caos che mi circondava. Nessuno badò a me.
Fabio era padre.
Fabio aveva una figlia.
Fabio amava già una ragazza.
E quella ragazza non ero io.
Fabio aveva afferrato il mio cuore, lo aveva separato dal resto del mio corpo e lo aveva appena distrutto.


Note dell'Autrice:

Ciao lettori!
Eccomi finalmente con l'ultimo capitolo di questa fanfiction... Si, ormai possiamo definire questa storia come conclusa... Non sará finita nei migliori dei modi, ma molte sorprese ho in riservo per voi per il sequel: A new beginning for us
Come vi avevo accennato ho provato a scrivere un capitolo lungo, pieno di dettagli e sorprese... Abbiamo un ricordo importante di Sofia, cioé quando Beatrice muore, due forti nemici si sono appena alleati, Sofia quando sembra aver messo in chiaro i suoi sentimenti verso Fabio, qualcosa sembra andare storto... 
Ragazzi, manca solo l'epilogo e finalmente diremmo addio a A thousand ways to say "I Love You". Scusate per il ritardo, ho avuto problemi, la scuola mi tiene troppo occupata e non ho neanche un secondo per respirare... Dovrei pubblicare l'epilogo tra poche settimane, prima di Natale se ci riesco. 
Comunque mie carissime, ora devo ringraziare quei 54 lettori che hanno messo questa storia tra le preferite, le altre 47 che l'hanno messa tra le seguite e per ultimo, ma non meno importante, grazie a quelle 9 persone che l'hanno messa tra le ricordate. 
Ovviamente, grazie di cuore per le vostre recensioni, per la vostra pazienza e per il vostro supporto. Non so che farei senza di voi.
Siccome questo é l'ultimo capitolo dove ci saranno i nostri protagonisti (nell'epilogo ci sará una bella sorpresa, un nuovo personaggio sempre della saga sta a punto di entrare), voglio che rispondiate sinceramente a delle domande: cosa vi é piú piaciuto di questa storia? Qual'é il vostro personaggio preferito? E cosa cambiereste nella fanfiction?
Prima di lasciarvi voglio dirvi anche che ho pensato di creare un gruppo Facebook per tenervi costantemente aggiornate, se volete ne creeró uno entro la prossima settimana, questo é il mio profilo Facebook ---> Anna Whitt (https://www.facebook.com/ondine.troisiworld
)
Questo é tutto, tanti baci e abbracci,
la vostra:

marty_598

P.S. (*) Pensavi che me ne fossi andata, lo pensavo anche io
Pensavo di lasciarti, ma sono rimasta
Sono venuta a vedere, sono venuta per vederti
[La canzone che canta Beatrice s'intitola I left degli Hunt]
 

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Capitolo 21
*** Epilogo ***


"I'll love you for
A thousand years"

-Christina Perri

Epilogo

Fabio

Capodanno.
L'ultimo giorno dell'anno dove avremmo detto addio a quei dodici mesi trascorsi per rimpiazzare nuovi sogni, nuove opportunità, una nuova vita.
Non vedevo Sofia da settimane, non volevo disturbarla, sapevo che stava passando le vacanze con quel professore stravagante e il loro maggiordomo. Ma è anche vero che ero stato occupato con certi affari. Nidhoggr era un bastone tra le ruote, aveva iniziato a tartassarmi tutti i giorni. Per qualsiasi cosa, mi chiamava. Ero sfinito e volevo rivedere la mia Sofia. Lei non si fece viva. Perlomeno, non non si fece viva fino a quella sera. Al cellulare mi arrivò un semplice messaggio. Freddo. Distante. Ciò mi lasciò basito a tal punto da chiamare Lidja.

Da: Sofia.
Devo parlarti. Vieni alla villa verso le 21:00 se ci riesci.
Ricevuto: 19;23 - 31 Dic

-Che succede Fabio?- sbottò spazientita Lidja da dietro il telefono.
-E' successo qualcosa a Sofia?-
-Ciao, si, sto bene anche io, grazie per il tuo interesse- rispose sarcasticamente lei.
Io sbuffai come un toro inferocito. Ero preoccupato. Qualcosa non andava. Non sapevo neanche io spiegare come lo sapevo, ma era così, era il mio istinto a mettermi in allerta. -Rispondi- gli ordinai con voce impassibile. Non ero dell'umore giusto per tollerare i capricci di Lidja.
-Non lo so, okay? Perché non glielo chiedi di persona? Sofia mi sta nascondendo qualcosa, è dalla festa prima di Natale che si è comportata in modo strano, non è venuta all'appuntamento di Natale e non risponde ne ai messaggi ne alle chiamate... Questa mattina siamo andati a vedere come stava e Thomas ci ha detto che stava male, non voleva vedere nessuno... Dice che è l'influenza e tra poco starà bene ma sento puzza sotto...- confessò Lidja, era visibile la sua angustia. Deglutii, per niente felice dalla sua risposta.
-Grazie... Per l'aiuto- mormorai.
-Fabio... se solo vengo a sapere che sei tu il colpevole andrò là e ti farò a pezzi- mi minacciò. 
Non volendo risponderle spensi il cellulare. Lei non aveva l'influenza, ne ero sicuro. Doveva esserle successo qualcosa di grave... Da quando ero diventato così paranoico?
Perlomeno ero riuscito a trascorrere il Natale con la mia Willow. Eravamo andati a Piazza della libertà, aveva insistito tanto per vedere i fuochi d'artificio. La piccola tenne tutto il tempo gli occhi sgranati, certe volte mi sorprendevo per la facilità con cui lei si meravigliava. La madre sorrise con gioia vedendo Willow spruzzare felicità da tutte le parti. Io rimasi spiazzato dalla somiglianza che c'era tra loro due, avrei fatto di tutto pur di proteggerle e vederle sorridere. Da tempo la madre aveva contrattato una babysitter che si occupasse di Willow mentre lei lavorava. Non avevo mai visto la tata, non sapevo che tipo era ma da quanto mi aveva raccontato lei, era una ragazza giovane che amava i bambini. La piccola adorava passare il tempo con la sua nuova “compagna di giochi”. Non avevo chiesto né il nome né l'aspetto della babysitter, mi fidavo di lei e sapevo che non l'aveva scelta così a caso. Non consegnerebbe mai lo più prezioso che ha nella sua vita a una incapace e neanche io, sinceramente.
La giornata avanzò con lentezza quasi straziante mentre ripensavo a Sofia. Sapevo perfettamente che negli ultimi giorni avevo iniziato ad essere distante e non aveva la più pallida idea di quanto mi facesse soffrire vederla stare male per uno come me. Non mentivo quando dicevo che lei non mi meritava, ma quel mio lato egoista e possessivo m'impediva di lasciarla libera una volta per tutte, dubito che ne sarei stato capace. Avevo bisogno di lei, dei suoi baci, la sua voce... La sua aura. Solo un'idiota non si sarebbe accorto che praticamente baciavo la terra dove lei calpestava con i piedi. Paragonarla a una dea sarebbe stato un insulto per la stessa Sofia, che era tutto per me: ossigeno, energia e vita. Il mio desiderio per lei superava tutto, la mia ragione, la logica e la scienza. Come era possibile amare così tanto una persona? Che in realtà Sofia fosse un angelo sceso dal cielo per curare le mie pene?
Quando notai che mancava solo mezz'ora prima delle nove, uscii dal mio appartamento, dirigendomi con stanchezza verso il taxi che avevo chiamato. Entrai senza un cenno di saluto e indicai al tassista la strada per raggiungere la villa di Sofia. Nei seguenti minuti iniziai a vagare in una sorta di sogno. Tutto era sbiadito e lontano, non percepivo nulla. Solo i battiti del mio cuore, irregolari, erano distinguibili in quella bolla che mi ero creato, come se volessi lasciarmi alle spalle il mondo intero. Ero angoscito e pur avendo il perché davanti ai miei occhi, non riuscivo a individuarlo.
Sofia.
Qualcosa si era spezzato nel giorno di Natale. Semplicemente riuscivo ad avvertirlo. Rammentai quel millesimo di secondo in cui mi parve di distinguere una testa rossa nella Piazza della Libertà che era gremita di persone. Per un istante mi sembrò di vederla, ma così come apparve nel mio campo visivo, scomparì. Come se si fosse trattato di una mera allucinazione. D'altronde potevo essermi confuso, c'era tantissima gente e Sofia non era l'unica ad avere i capelli rossi... Eppure, era lei. Il mio cuore l'aveva riconosciuta, la mia anima me lo aveva confermato e la mia testa che andava in tilt mi disse che non potevo essermi sbagliato.
E in quei minuti, in cui rimasi come stupido ad osservare il punto in cui era sparita, nel mio cellulare arrivò un messaggio.

Da: Numero Sconosciuto
Buon Natale Szilard. Non tutto dura per sempre. Spero che ti piaccia il mio regalo.
Ricevuto: 22;55 – 25 Dic

E avevo rabbrividito. Perché qualcosa dentro di me mi aveva avvisato, messo in allerta per quel giorno. Il giorno in cui avrei affrontato Sofia. Ma affrontarla per cosa? Non riuscivo ancora a capacitarmi. E processando tutti gli aneddoti degli ultimi giorni, la vocina mi disse quel nome che tanto odiavo: Nidhoggr.
Sussultai e da dietro lo specchietto retrovisore, il tassista mi guardò stranito. -Si sente bene?-
Non gli degnai di uno sguardo quando mi accorsi di essere arrivato di fronte alla villa. Scesi dalla macchina non prima di aver pagato. Camminavo a rallentatore o forse era l'ambiente circostante che aveva iniziato a muoversi lentamente.
Brutte notizie stanno sul punto di arrivate... Preparati Fabio, mi sussurrava la ragione.
Che avevo fatto?
Se le mie deduzioni erano corrette, stavo dirigendomi verso la fine di quella che potrebbe essere stata la miglior esperienza di tutta la mia vita.
Cosa avrei detto?
Non mi diedero neanche il tempo di bussare al portone che quest'ultima si aprì, mostrandomi una Sofia pallida, dagli occhi rossi e dalle labbra tremanti. I capelli erano un disastro, erano più disordinati del solito, ma pur avendo quell'aspetto distrutto, lei era bellissima. Non mi piacque quando notai che era dimagrita... Io l'avevo ridotta così? Parlai ancora prima di potermi fermare.
-Oh Sofia...- mormorai con un filo di voce. Nei miei occhi c'era dispiacere e disperazione. Cosa hai visto quel giorno a Natale, Sofia? Mi chiesi, dandomi dello stupido per essermi accorto solo ora che era tutto nel piano di Nidhoggr. Lui sapeva tutto, lui era sempre stato due passi davanti a tutti noi, mi aveva ingannato... Un'altra volta.
Imprecai a bassa voce, per essere stato così cieco e stupido. Ora capivo... Ora capivo perché mi avesse sempre tenuto occupato, perché mi aveva chiesto dove sarei andato a Natale. Voleva allontanarmi da lei.
Ma sapevo che avremmo superato anche questo ostacolo. L'amore avrebbe vinto su tutto, no?
-Entra, Thomas e George non sono in casa- rispose impassibile. Rimasi spiazzato davanti a quello sguardo gelido e ferito. Cercai di non toccarla e la seguii nel più totale silenzio.
Dovevo misurare bene le parole. Lo sapevo.
Quando arrivammo a quello che mi sembrò il salone, lei mi guardò a lungo prima di sospirare e prendere parola.
-Ho vinto una borsa di studio- disse rapidamente, come se le costasse uno sforzo tremendo dire quelle sei parole.
Quindi voleva dirmi solo quello? Quindi ero diventato paranoico inutilmente? Quindi non era arrabbiata per avermi visto con un'altra ragazza? Quindi mi ero sbagliato?
Le sorrisi, cercando di mostrare tutto il mio orgoglio che nutrivo nei suoi confronti. Cercai di accarezzarle il viso, ma lei si scansò. Non mi guardava negli occhi e cercava di non piangere. -E' una stupenda notizia- risposi, sorpreso di essere stato rifiutato, di essermi stato negato un contatto con la sua pelle.
-Andrò a vivere a Londra-
Fermi tutti... cosa?
Ero impallidito, lo sapevo. Sofia si sarebbe trasferita... Sofia se ne sarebbe andata... Deglutii, inghiottendo quella bile che cercava di salire su per la gola. Rimasi a osservarla imbambolato.
-Quando? Perché?- sibilai ora con rabbia. Ero arrabbiato, ma non con Sofia. Ero incazzato con me stesso, con il mondo intero, con il destino che così come aveva deciso di farci incontrare, ora voleva allontanarmela.
Lei mi squadrò con distacco, cercando di mantenere una certa distanza tra noi due. Sembrava temermi. -Ho fatto un esame il giorno di Natale- A quelle parole fui scosso da vari brividi di paura. -Non credevo neanche di essere lo sufficientemente perspicace per rispondere con esattezza tutte le domande e esercizi... Gli esami erano due, uno veniva da un professore venuto da Cambridge e l'altro da Oxford, nella scuola Dragoni i professori si sono accorti che le mi conoscenze superano di gran lunga quella dei miei compagni e ora dovrei stare in una università e non in una scuola superiore a studiare concetti che George mi ha già insegnato, il professore non si è accorto di aver accelerato il mio corso di apprendimento perciò sono più avanti negli studi rispetto agli altri... Dovrei partire a Marzo, la scuola è già a conoscenza sulla borsa di studio e andrò a vivere in Inghilterra con George e Thomas...- rispose a disagio.
Vidi come il mio mondo cadeva in mille frantumi davanti ai miei occhi. Ripensai al messaggio che avevo ricevuto nel giorno di Natale: “Buon Natale Slizard. Non tutto dura per sempre. Spero che ti piaccia il mio regalo.”
Lui lo sapeva. Sicuramente, in qualche modo, ne era venuto a conoscenza.
Perciò quella sensazione di frattura, di oppressione al petto e quella impressione di aver visto Sofia in quella piazza era un messaggio di Dio? Voleva mettermi in guardia per quel momento?
Iniziai a prendermi la testa con le mani con evidente agitazione. -Non andartene...- le supplicai. -Non farlo... Puoi vincere una borsa di studio anche qui... Non lasciarmi...-
-É troppo tardi- contestò Sofia con le lacrime agli occhi. -E' troppo tardi...- ripeté con più risolutezza. -E' finita Fabio, ma era finita ancora prima di venire a sapere questo... Anzi, non è mai iniziata la nostra storia e credo sia meglio così, ognuno potrà seguire per il proprio cammino...-
Lo feci d'impeto. Annullando la distanza tra i nostri corpi, presi Sofia per le spalle. Lei si irrigidì all'istante ma rimase immobile come una statua. Con una mano le presi il mento, obbligandola a osservarmi dritto agli occhi. Le accarezzai il viso, assaporando il contatto della sua morbida e candida pelle con le mie dita. Lei non fiatò, le asciugai una lacrima con il naso e iniziai a baciarle la fronte. Il suo profumo mi mandò in estasi e la desideravo così tanto... Lei non aveva idea di cosa fosse capace di provocarmi un semplice sfioramento con il suo corpo. I miei baci iniziarono a scendere fino a lambire il suo piccolo naso e l'angolo delle sue labbra rosee. Lei rabbrividiva.
-Non vedi che siamo stati creati per stare insieme, non puoi farmi questo- le soffiai sulle labbra.
Lei si fece sfuggire un gemito. Era tutto così doloroso e non so spiegare del perché mi sembrasse di star patendo la peggiore delle sofferenze. Sofia non proferì parola. Aveva socchiuso gli occhi e la sua respirazione era notevolmente accelerata. Avvicinai le mie labbra alle sue, sperando che si trattasse tutto di un sogno o di uno scherzo di cattivo gusto. Non avrei tollerato una vita senza lei, ero certo che la sua assenza mi avrebbe ucciso, dopo avermi torturato con ferocia e prepotenza. Di me non sarebbe rimasto più nulla. Iniziai a comprendere che fosse tutto reale per ciò che successe a continuazione.
Una volta che le nostre labbra si toccarono, lei non ricambiò il bacio. Io premetti, con insistenza, ma lei non si degnò di ribaciarmi a sua volta.
-Sofia...- le implorai con una fitta nel petto. Perché si era chiusa in se stessa? Perché non dava nessun segnale di vita?
Si staccò da me, non incrociò il suo sguardo con il mio. -Fabio, vattene- mi ordinò.
Volevo urlare, ma non feci nulla.
Lei mi accompagnò fino all'uscita, ma prima di andarmene mi voltai a osservarla. -Devo farti una domanda-
-Sbrigati a farla...- borbottò lei, di cattivo umore.
Sorrisi quando vidi ritornare in lei quel lato scorbutico. Ma il sorriso morì sulle mie labbra. -Mi ami?-
Sofia sbiancò come un lenzuolo e la vidi tremare come una foglia. Mi bastò come risposta. Lei mi amava e mi bastava sapere che lei nutrisse ancora per me gli stessi sentimenti che io provavo per lei. Forse non era tutto perduto, forse potevo farle cambiare di idea, forse sarei riuscito a farla rimanere...
-Sofia...- mormorai -Non farlo...-
-Basta, non mi interessa... Addio Fabio- e senza lasciarmi il tempo di replicare, aveva chiuso la porta alle sue spalle.
-Merda!- sbottai. -Fanculo!- urlai contro il cielo.
-SAI UNA COSA, SOFIA... FINCHÉ TU SENTIRAI LE STESSE EMOZIONI CHE SENTO IO OGNI FOTTUTA VOLTA CHE TI AVVICINI A ME- gridai alla villa, sicuro che Sofia mi stesse sentendo. -IO NON MI ARRENDERÒ, QUESTO NON È UN ADDIO, QUESTO È UN NUOVO INIZIO PER NOI!-
E me ne andai.
Non avrei perso la ragazza che amavo.
Avrei fatto di tutto pur di averla con me fino alla fine.
Non avrei permesso a nessuno di separarci.
Era una promessa.
E Fabio Szilard mantiene sempre le promesse, nonostante significasse ricominciare tutto d'accapo per riconquistare Sofia.

Come le avevo detto: era un nuovo inizio per noi.

Fine


Ringraziamenti

Si presume che con i ringraziamenti dovrei dare i miei più sinceri grazie a tutte quelle persone che hanno contribuito a far crescere questa storia. Beh, i ringraziamenti sono molti.
Un grazie va alla mia unica, speciale e migliore amica, che mi ha accompagnato lungo questa storia, ti voglio un mondo di bene Elisabetta, che preferivi lasciarmi le tue fantastiche recensioni su Whatsapp, commentando così in vivo. Mi hai sempre fatto strappare un sorriso.
Un grazie alle mie amiche, Erika ed Astrid, che mi hanno sopportato, che mi hanno ascoltato ogni qualvolta che parlavo sulle mie future idee per questa storia, grazie per avermi sempre tollerato e per essere disposte a darmi i vostri pareri. Gracias.
Un grazie va anche a vaniglia_lovefantasy, che sempre mi sgridava per i ritardi. Faceva bene siccome avevo bisogno di una scrollata di tanto in tanto.
Grazie a tutti i recensori, vorrei elencarvi tutti ma siete troppi ma dovete sapere che ho LETTO tutte le vostri recensioni, sono migliorata grazie a voi, sono cresciuta con voi mentre questa storia iniziava a prendere forma e consistenza man mano che passavano i capitoli. Vi amo tutti.
Grazie a quelle 56 persone che hanno messo questa storia nelle preferite, sono fiera di me stessa nel sapere che a voi sia piaciuta questa storia, che l'avete letta e che mi avete accompagnato in questa avventura.
Grazie mille per quelle 16,000 letture. Possono sembrare poche, ma per me sono davvero tante...
E grazie per avermi sempre supportata, per la vostra pazienza dato che i tempi in cui aggiornavo erano quasi eterni.

Ho iniziato a scrivere questa storia un mese dopo la morte di mio nonno. Non avete idea di quanto mi avete illuminato i giorni, como siete riuscite a farmi uscire da una prepotente depressione grazie ai vostri commenti. Dovevo in qualche modo affrontare la una perdita dolorosa e scrivere è stato il miglior rimedio. Quando ho aperto per la prima volta Open Office, per imbattermi in una nuova avventura, in un nuovo romanzo, non mi sarei mai aspettata che in poco tempo questa fanfiction riuscisse a catturare il vostro interesse. Il mio scopo era solo intrattenervi, farvi strappare qualche sorriso e magari farvi sognare. Ho cercato di far sì che questa storia sia originale pur avendo preso i personaggi di un'altra storia. Spero di esserci riuscita e beh... Non perdetevi il sequel di A thousand ways to say “I Love You”:

II – A new beginning for us

Dovrei pubblicare la storia verso metà Gennaio. VORREI ANCHE AVVISARVI CHE HO ANCHE CREATO (3 MINUTI FA) UN GRUPPO SU FACEBOOK. Il gruppo é libero e chiunque puó participare, qui vi lascio il link: https://www.facebook.com/groups/509073299234310/
Questo è tutto e spero risentirvi presto,

un bacio enorme,

marty_598

P.S. Per chi mi segue su Wattpad, questa sará la compertina del sequel: 

P.P.S. Per seguire A thousand ways to say "I Love You" anche su Wattpad, fate click qui: (http://www.wattpad.com/59353564-a-thousand-ways-to-say-%27%27i-love-you%27%27)

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