Reverenge.

di VioletP_
(/viewuser.php?uid=795860)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La Fuga ***
Capitolo 2: *** Cattedrale di Santa Blonda ***
Capitolo 3: *** Conoscenze in Cattedrale ***
Capitolo 4: *** Punizione ***
Capitolo 5: *** Meno due Ragazzi ***
Capitolo 6: *** Indagini Notturne ***
Capitolo 7: *** Francis ***
Capitolo 8: *** Rivelazioni Sconvolgenti ***
Capitolo 9: *** Buon Compleanno! ***
Capitolo 10: *** Bombardamento ***
Capitolo 11: *** Cassandra. ***
Capitolo 12: *** Viaggio verso l'Ospedale. ***
Capitolo 13: *** Addio, Cassie. ***
Capitolo 14: *** Morte in Ospedale. ***



Capitolo 1
*** La Fuga ***


                                                               La fuga

La guerra oramai imperversava, spazzando via tutto, come un uragano. La seconda guerra mondiale interessava mezzo mondo, e le persone erano tutte in estrema difficoltà, anche le più ricche. Trixie proveniva da una famiglia molto ricca, ma purtroppo anche loro stavano iniziando a soffrire la fame.
Teng aveva undici anni, all’epoca, e non poté mai dimenticare quel giorno. Era in camera sua, stava scrivendo sul suo diario segreto, quando sentì qualcuno parlare al piano di sotto. La voce non era conosciuta, quindi si avvicinò alla ringhiera delle scale e sbirciò al piano di sotto. C’erano due uomini, indossavano degli occhiali da sole, vestivano  con una giacca marrone a strisce bianche, era rigida e consumata. Avevano anche dei pantaloni larghi e neri, probabilmente anche le scarpe erano di questo colore, ma la ragazzina non riuscì a vedere bene. In mano avevano due revolver e li puntavano contro qualcosa, anzi qualcuno.
<< Dove sono i nostri soldi? >> disse uno dei due, puntando la pistola contro una persona. Trixie aveva un brutto presentimento.
<< V-vi ho detto che li avrete presto, per favore. La guerra sta devastando anche noi. >> Trixie riconobbe la voce: era suo padre.
<< Tesoro, dai loro quello che abbiamo, ti prego. >> parlò una donna, era sua madre. La sua voce era debole, stava per piangere.<< Non accettiamo quello che avete. Vogliamo avere la somma pattuita. Da settimane va avanti questo giochetto, ci siamo rotti. >> disse l’altro.
<< Per favore, venderemo l’oro, faremo qualsiasi cosa. >> 
<< Abbiamo aspettato abbastanza. >> l’uomo premette il grilletto. Si udì  il rumore di uno sparo, la ragazzina si scorse leggermente, cercando di non farsi vedere.  Il corpo di suo padre si accasciò a terra, dopo un altro sparo, anche il corpo di sua madre fece la stessa fine.
<< Credevo che questi due avessero una figlia. >>  disse uno di loro, calciando via il corpo del signor Teng.
<
< Andiamo a controllare. Magari c’è anche dell’oro. >> disse il compagno, avviandosi verso  le scale. Trixie sussultò:  se fosse rimasta lì avrebbe fatto anche lei la stessa fine dei suoi genitori . Doveva scappare. Corse in camera dei suoi, ricordava che il padre avesse una pistola nascosta da qualche parte.

<< Di qua. >> disse uno dei due. Trixie li osservò entrare nel bagno, che fortunatamente, era la prima porta una volta salite le scale. La ragazzina aprì il cassetto, prese la pistola e qualche munizione. Poi si voltò. I due uomini erano dietro di lei, le pistole puntate sul suo viso.
<< Non muoverti. >> disse uno di loro, tenendo il dito sul grilletto. Trixie deglutì, poi decise che non voleva fare la fine dei suoi genitori. Se proprio doveva morire, voleva farlo combattendo. Saltò sul letto, i due iniziarono a sparare, mancandola. La ragazzina spaccò il vetro della finestra con una gomitata, poi messa alle strette, saltò giù, cadendo su un camion che trasportava non si sa cosa. Aveva la schiena a pezzi, aveva fatto una cavolata. Non aveva né cibo né provviste, era su un camion e non sapeva nemmeno dove stava andando. Vide casa sua allontanarsi sempre di più, oramai era diventata solo una sagoma vista da lontano. Teneva ancora la pistola stretta in mano, pronta ad attaccare in caso qualche brutto ceffo si sarebbe fatto avanti.
Il cielo stava per imbrunire, il suo stomaco iniziava a brontolare. Trixie saltò giù dal camion, rotolò via, graffiandosi il viso.  Si guardò intorno, non conosceva il luogo. Decise di guardarsi intorno, magari avrebbe trovato qualcosa, o qualcuno

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Cattedrale di Santa Blonda ***


Capitolo 2: Cattedrale di Santa Blonda

Trixie stava ancora camminando, era triste, molto triste. Le lacrime le bagnavano le guance, infilandosi nei taglietti che si era procurata balzando dal camion.
Stava camminando nei vicoli di Dimsdale, la pistola stretta tra le mani e le orecchie tese, pronte a sentire un possibile rumore.
Un areo volò sopra di lei, Trixie lo guardò e pensò agli errori e alle distruzioni che stava portando la guerra. Si appoggiò ad un muro e si accasciò a terra, piangendo senza sosta, ripensando alla fine dei suoi genitori. Erano morti, l’avevano abbandonata, ora si trovava in una città piena di soldati e assassini da sola, senza nessuna protezione. Pensò che era il caso di crescere, di diventare una nuova ragazza, lei sapeva che ce l’avrebbe fatta, avrebbe superato anche questa. Si asciugò le lacrime e guardò per terra, prese una bottiglia di birra che era stata abbandonata e la lanciò contro il muro, facendola frantumare in mille pezzi. Aveva un pensiero in testa, una cosa che da sola non avrebbe mai potuto fare: avrebbe ucciso gli assassini dei suoi genitori, a qualunque costo.


In quel momento iniziò a pensare a come sarebbe stata la sua vita senza gli orrori della guerra e ricominciò a piangere, dato che in quel momento si immaginava con suo padre e sua madre al calduccio e non in strada e al freddo, stava anche iniziando a piovere.
Questa  non ci voleva.
Pensò, poi si alzò e andò verso un bidone, prese il coperchio dell’oggetto e lo mise in testa per ripararsi.
<< Ehi tu, cosa fai qui? >>
si voltò,  c’era un soldato non molto alto che aveva dei capelli verdi e occhi dello stesso colore.  Trixie sobbalzò e prese la pistola, poi abbassò lo sguardo e vide il fucile del soldato e si arrese al suo destino: probabilmente sarebbe morta, uccisa dal soldato. Almeno sarebbe potuta tornare con i suoi genitori.
<< Cosa ci fai qui sotto la pioggia? >> disse il soldato, avvicinandosi a lei. Trixie non rispose.
<< Sei scappata di casa? >>  continuò. La bambina denegò e continuò a ripararsi.
<< Sei muta? >> disse ingenuamente.
<< No… >> disse lei, sussurrando.
<< Rispondi alle domande che ti ho fatto prima. >>
<< Non voglio farlo. >> disse. Dopotutto non poteva dire tutto quanto ad un perfetto sconosciuto, magari era uno dei suoi nemici sotto mentite spoglie, doveva stare attenta e non farsi ingannare.
<< Perché? >> disse lui.
<< Sono cose personali, ecco tutto. >>rispose la ragazzina.
<< Ok, come vuoi. A proposito, io sono Cosmo. >> disse il soldato tendendole la mano.
<< Io sono T…Tamara Thompson. >> mentì: non voleva nemmeno dire il suo vero nome e cognome, sempre per i motivi precedenti.
<< Posso portarti al sicuro. >> disse lui, ritirando la mano che la ragazzina non aveva stretto.
<< Qui sto bene. >> mentì di nuovo: poteva portarla da qualche parte chissà dove e ucciderla.
<< E io ti credo. >> rispose Cosmo, prendendola in braccio.
<<  Lasciami andare! >> disse Trixie, agitandosi e dandogli pugni sulla schiena.
<< Questa la prendo io. >> disse Cosmo prendendo la pistola per poi metterla in tasca. La ragazzina continuò ad agitarsi e a piangere, ma niente, Cosmo non la mollava. Sarebbe morta, oramai ne era certa.
L’uomo camminò per un bel po’, poi si fermò davanti alla cattedrale di Santa Blonda* ed aprì la porta. Si mise in ginocchio e aiutò Trixie a scendere.
<< Qui starai al caldo e al sicuro. Tutti i ragazzini orfani vengono qui e sono sotto la tutela della chiesa. >> disse Cosmo, carezzandole i capelli e restituendole la pistola.
<< Usala solo se qualcuno viene qui a disturbare, e con qualcuno intendo dire qualche soldato nemico, non qualche compagno piantagrane. Se la usi in modo sbagliato mi arrabbio.  Ora ti saluto, ciao. >> disse alzandosi e sbattendo il portone della cattedrale.
Si guardò intorno, c’erano parecchi bambini rimasti orfani, gli unici adulti erano i preti, le suore e una signora dai capelli rosa che probabilmente era la cuoca, dato che indossava un grembiule e aveva in mano un mestolo e un coperchio.


Trixie si mise a sedere su una panca, rigirando la pistola più volte tra le mani, ad un tratto qualcuno la fece sobbalzare.
<< Ciao! >>
Trixie alzò lo sguardo: davanti a lei c’era un ragazzo con i capelli castani, gli occhi azzurri e due dentoni da coniglio.
<< Ciao… >> disse Trixie, guardandolo.
<< Io sono Timmy Turner, tu sei? >> rispose lui, sedendosi accanto a lei.
<< Io sono Tamara Thompson.  >>
<< Sei nuova, vero? >>
La ragazzina annuì e mise la pistola in tasca.
<< Allora devi andare da Don Jordan a comunicare la tua presenza. Vedi, Don Jorgen è quell’uomo laggiù. >> disse indicando un uomo alto con i capelli bianchi e due braccia muscolose.
<< Non si direbbe un prete, a giudicare dal suo aspetto. >> rispose lei, alzandosi per andare dal prete.

 
<< Vedi, Wanda, anche i Teng sono…Ehi! >>
Trixie aveva interrotto la conversazione tra Jorgen e Wanda, la cuoca.
<< Mi scusi… >> disse, vedendo la faccia scocciata del prete.
<< Sì, ragazzina? >> disse lui, poggiandole una mano sulla spalla.
<< Sono nuova e mi hanno detto che devo parlare con lei. >>
<< Certo, dimmi nome e cognome. >> disse l’uomo prendendo un grosso libro.
<< Tamara Thompson. >> annunciò Trixie con sicurezza.
Jorgen fece scorrere il dito sulla lista di nomi che iniziavano per “T”.
<< Non ti chiami così. >> annunciò dopo aver letto tutto l’elenco presente sul libro.
<< S-sì, deve esserci un errore. >> rispose lei, tremando.
<< No. Qui ci sono i nomi di tutti gli abitanti di Dimsdale e non c’è nessuna famiglia Thompson. Rivela la tua identità o sarò costretta a cacciarti. >> disse lui, guardandola con uno sguardo truce. “Che prete gentile.” Pensò tra sé e sé.
<< Sono…Trixie Teng. >> disse, abbassando lo sguardo.  Wanda si portò le mani alla bocca e poi guardò truce Jorgen.
<< Fai come ti pare, ma sappi che io e Cosmo non approviamo questi tuoi giochini. >> disse Wanda, lasciando il prete per andare a dar da mangiare ad alcuni bambini piccoli.
<< Ignorala, è nervosa. >> disse Jorgen, notando il suo sguardo interrogativo.
<< Be’, sfido chiunque a non esserlo in questo periodo. >> rispose lei.
<< Perché hai dichiarato il falso? >> disse il prete, guardandola.
<< Non so se posso fidarmi del tutto di lei e delle persone che vivono qui, ecco tutto. >> disse in tono naturale.
<< Oh ragazzina, ovvio che puoi fidarti di me. Sono come un padre  per te e tutti i poveri orfanelli. Ora vai a giocare e a fare conoscenza con gli altri. >> disse in tono abbastanza scocciato e sottolineando la parola padre.
Trixie tornò a sedersi su una panca riflettendo sul comportamento strano dell’uomo.


Angolo autrice:
Ehilà! Finalmente ho trovato qualcuno che segue questa storia, quindi grazie DarkMary <3
Tornando al capitolo, a quanto pare la nostra Tamara/Trixie ha trovato ha trovato una nuova casa, ma per quanto tempo potrà considerarla tale?  Lo scoprirete leggendo ;) Vi invito a leggere le mie altre storie, magari vi interessano.

Santa Blonda: Blonda come sappiamo è la sorella di Wanda, quindi ho deciso di renderle onore dedicandole il nome di una cattedrale. ;)

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Conoscenze in Cattedrale ***


Capitolo 3: Conoscenze in Cattedrale

 
Wanda si avvicinò a lei e le poggiò  una mano sulla spalla, poi la guardò negli occhi e la invitò a seguirla, cosa che la ragazzina fece. La donna dai capelli rosa salì delle scale e si fermò davanti ad una porta dello stesso colore dei suoi capelli. Bussò tre volte, poi aprì la porta.
<< Insomma, ragazze! Ancora così siete conciate?! >> disse, scoprendo le ragazze che dormivano nei loro letti caldi. 
<< Signora Wanda, per favore: abbiamo sonno. I bombardamenti ci hanno impedito di dormire! >> disse una ragazzina dai capelli biondi.
<< Veronica, è ora di cena, avrete tutto il tempo di questo mondo per dormire! Ora salutate la vostra nuova compagna: Trixie Teng. >> disse Wanda, indicandola con tutte e due le mani. La ragazzina arrossì e le salutò con la mano.
<< Chi sarebbe questa piattola? >> disse una ragazza dai capelli rossi.
<< Vicky, per favore! E’ una nuova compagna di stanza, trattatela bene. >> disse Wanda, minacciosa. Vicky annuì ed aprì la finestra per sputare.
<< Veronica, vieni a vedere! Ho beccato quello sfigato di AJ. >> disse Vicky, avvicinando Veronica alla finestra per farle vedere il ragazzo che imprecava, pulendosi lo sputo dalla testa.
<< Cosa ci fa AJ a quest’ora in giardino?! Io mi chiedo perché devo fare tutto io! >> esclamò Wanda, chiudendo la finestra e la porta.
<< Tra cinque minuti a tavola! >> sbraitò dall’altra parte della porta.
Trixie si mise a sedere sull’unico letto libero, che era molto confortevole. Strinse le coperte rosa e guardò le compagne, facendo attenzione a non rivelare la sua arma.
<< Ehi. >> disse una vocina stridula.
Abbassò lo sguardo: una ragazzina con i codini e gli occhiali vestita con una maglia marrone e pantaloni  neri rattoppati molte volte la stava guardando.
<< Io sono Tootie e ho sette anni. >> disse la bambina.
<< Io Trixie e ne ho undici. Come ti trovi qui? >> disse per cercare di capire come sarebbe stata la sua permanenza nella cattedrale.
<< Be’, a volte Jorgen mi fa paura e alza la voce, inoltre mena a chi non rispetta le regole. Ha menato molte volte a mia sorella Vicky. >> disse la ragazzina sussurrando ed indicando la ragazza con i capelli rossi che si stava togliendo la maglietta del pigiama per indossarne una verde e sgualcita.
<< Cosa ha fatto? >> disse Trixie, sussurrando.
<< Alle nove era ancora sveglia e vagava per i corridoi. Jorgen lo ha vietato. >> disse mettendosi a sedere accanto a lei.
<< Ma i preti non dovrebbero andare d’accordo con i ragazzini? >> rispose lei.
<< Jorgen è un prete stranissimo. Stava per menare anche me perché non mi piaceva la minestrina, ma per fortuna c’era Wanda che mi ha difesa. >> disse, stringendole il braccio. La loro conversazione fu interrotta quando qualcuno bussò alla porta e disse loro con voce rauca di andare a cena. Vicky aprì la porta e fece passare le altre ragazze poi girò la chiave nella serratura e raggiunse il resto del gruppo.

La mensa era una stanza stretta e c’erano solo due tavoli molto grandi, su uno erano seduti i ragazzi con Jorgen e Cosmo e su un altro c’erano sedute le ragazze e Wanda. Una donna dai capelli verdi come quelli di Cosmo stava passando la minestrina ad ogni ragazza e ad ogni ragazzo.
<< Tootie oggi non fare capricci! >> la rimproverò la donna mettendole davanti il piatto di minestra calda. Jorgen dall’altro tavolo sorrise alla cameriera.
<< Certo signora Cosma. >> disse Tottie, abbassando lo sguardo.
<< Solo perché sei nuova ti rinforzo la dose! >> disse la cameriera, aggiungendo un altro mestolo al piatto di Trixie.
<< Ma no non… >>  la ragazzina sentì qualcuno che le diede un calcio sugli stinchi, si girò e vide Tootie che le fece di no con la testa.
<< La ringrazio. >> disse nel tono più naturale possibile, poi prese il cucchiaio  e si sforzò di mangiare la minestra.
C’era un chiacchiericcio generale nella sala e nel tavolo delle ragazze c’erano anche altre bambine che in camera non aveva visto, alcune erano molto simpatiche, altre invece erano antipatiche: avevano lo stesso carattere presuntuoso di Vicky. Trixie sentì la pistola scivolarle a terra. “Diavolo.” Pensò, poi si guardò intorno e quando vide di non essere osservata si gettò sotto il tavolo.
<< Dove diavolo è? >> disse sussurrando, cercando a tentoni la pistola.
Gattonò sotto il tavolo e alla fine ritrovò la sua pistola, ma sentì qualcuno che la afferrava: una mano grossa e muscolosa le stava stringendo la gamba. Jorgen la sollevò fuori dal tavolo, la ragazza infilò la pistola in tasca appena in tempo.
<< Cosa ci facevi sotto il tavolo, Teng? >> disse Jorgen guardandola con uno sguardo truce.
<< S-stavo… >> doveva pensare ad una scusa convincente o sarebbero stati guai.
<<  Stava recuperando i miei occhiali. >> disse Tootie, che era rimasta senza occhiali.
<<  E ora dove sono i tuoi occhiali? >> disse Jorgen
<< Credo sotto il tavolo. >>
Jorgen annuì e mise giù Trixie, che sospirò. La ragazzina chiuse e gli occhi e tornò alla sua minestra, quando sentì uno schiaffo che le fece molto male. Era stato Jorgen.
<< Non pensare mai più di stare a tavola in modo ineducato senza avvisare me. >>
Trixie si massaggiò la testa, le lacrime stavano per sgorgare, ma non voleva dare l’idea di una piagnucolona. I suoi occhi erano comunque lucidi e le lacrime facevano fatica a non uscire.
<< Jorgen sei il solito villano! >> disse Wanda colpendo Jorgen con il mestolo.
<< Vieni qui, Trixie. >> disse la donna, prendendola per mano.
<< Tu odiosissima… >> sussurrò Jorgen riducendo gli occhi a fessure guardando Wanda.
 
Le ragazze erano in fila per usare l’unico bagno della cattedrale. Ora in bagno c’era un tale di nome Chester e ci stava mettendo parecchio tempo. Le ragazze e i ragazzi erano in accappatoio e stavano tremando di freddo, in particolare Tootie.
<< Giuro che se quel biondino da due soldi non si sbriga gli infilo la spazzola nel naso! >> disse Vicky sbattendo la spazzola contro la porta del bagno.
Chester uscì dal bagno dopo parecchio tempo ed entrò Vicky che invitò ad entrare anche le compagne di stanza per far scorrere meglio la fila. Questo era un bene dato che Trixie e Tootie erano tra le ultime perché la ragazza doveva prendere gli asciugamani e il pigiama da Cosma e Tootie si era offerta di accompagnarla.
Vicky si tolse i vestiti e si infilò nella vasca.
<< Quel coglione ha consumato l’acqua calda! Giuro che gli spacco la faccia quando esco di qui! >> sbraitò la rossa, coprendosi il corpo con l’accappatoio. Veronica rise e Vicky la fulminò con lo sguardo.
<< Dai Vicky, ti laverai a pezzi. Ora aspetta solo che la Teng finisca di lavarsi le braccia. >>
Trixie si voltò sentendo il suo cognome.
<< Io ho finito. >> disse, coprendosi anche lei con l’asciugamano.
<< Tanto sotto non ci possiamo lavare che l’acqua è gelata.  >> rispose seccata Veronica, pettinandosi i lunghi capelli biondi.
<< Trixie mi aiuti a pettinarmi? >> disse Tootie con la sua vocina.
<< Va bene, siediti qui. >> disse la ragazza avvicinando uno sgabello alla bambina. Tootie sciolse i suoi capelli e si lasciò pettinare da Trixie, che era molto brava.
<< Lei è molto più dolce di te, Vicky. >> disse Tootie, ridendo.
<< Bene, finalmente ti scolli un po’. Buona fortuna Teng. >> disse la rossa aprendo l’acqua del lavandino per lavarsi i capelli.
<< Poverina, dai… >> disse Trixie, continuando a pettinarla con dolcezza, esattamente come faceva con sua madre, che aveva i capelli neri come quelli di Tootie.
Vicky rise e prese il sapone e iniziò a passarlo sui capelli.
<< Voi vi siete saziate a mensa? >> disse Veronica massaggiandosi la pancia.
<< No. >> risposero in coro le ragazze.
<< Che ne dite di chiedere a Cosma di cambiare menù e di aggiungere il pollo oltre che alla minestra? >> disse Veronica, indossando la maglia del pigiama che era bianca con una grande V rosa.
<< Non credo che accetterà: viviamo in un periodo difficile e già la minestra è un lusso. Poi non è Wanda la capocuoca?>> disse Trixie facendo le codine a Tootie.
<< Ma se quello stronzo di Jorgen non fa altro che mangiare pollo! Tutte scuse. Comunque no: entrambe sono volontarie, ma Wanda è un aiutocuoca. Lì comandano tutto Cosma e le altre suore, quelle stronze! >> disse Vicky con la sua solita finezza.
<< Già. Jorgen mangia da dio e noialtri invece no. >> disse Tootie.
<< Ma tanto se ci lamentiamo quello ci prende a schiaffi. >> disse Veronica indossando anche i pantaloni del pigiama.
<< Ragazze, ne avete per molto?! >> esclamò una voce maschile dall’altra parte della porta.
<< Turner, noi abbiamo aspettato il tuo amico sfigato, ora tu aspetti i nostri comodi. Ciao! >> rispose Vicky indossando la maglia verde del pigiama.
 
Dopo mezz’ora anche le ragazze uscirono dal bagno e andarono nella loro camera, Vicky prese un giornale e iniziò a leggerlo. Veronica si stese sul letto ed iniziò ad osservare il soffitto mentre Tootie e Trixie parlavano del più e del meno. La calma presente nella stanza era interrotta da qualche areo che volava lì vicino, provocando grande paura in Tootie, che temeva che anche la cattedrale venisse bombardata.
<< Quindi i miei sono morti di notte, non so che fine abbiano fatto. >> disse Tootie, asciugandosi una lacrima.
<< Che cosa triste. I miei sono stati uccisi da due uomini, e sarei morta anche io, ma fortuna che mi sono difesa! >> disse Trixie, poi infilò una mano nella tasca.
<< Oh santo cielo! Tootie, dove finiscono i pantaloni vecchi?! >> disse Trixie, allarmata.
<< Nella lavanderia. Perché? >>   
<< Lascia perdere, dove si trova? >> disse la ragazza.
<< Ti ci accompagno io. >> si intromise Veronica, che era palesemente annoiata.
<< Ragazze, sono quasi le nove, sbrigatevi! >> disse Tootie.
<< Se Jorgen passa di qui e lo chiede, voi siete in bagno che Trixie non si sente bene! >> gridò Vicky, lanciando la chiave della stanza a Veronica.
<< E questa a che serve? >> disse Trixie.
<< Jorgen alle nove chiude le porte di ogni stanza, questa ci serve in caso non facciamo in tempo. Ora andiamo, il tempo stringe! >> disse Veronica, correndo via. Trixie doveva recuperare quei vecchi pantaloni, ad ogni costo.
 
Angolo autrice:
Nuovo capitolo in cui Trixie inizia a fare conoscenza con le ragazze.
Ho voluto fare in modo che stringesse amicizia con Tootie per far in modo che Trixie venga vista in modo diverso da come viene vista nel cartone, infatti stringe amicizia con Tootie anche se non è la più bella della cattedrale(oddio, suona strano!)
Grazie a DarkMary per la recensione al capitolo 2, spero che anche questo ti piaccia!

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Punizione ***


Capitolo 4: Punizione.

 
Veronica e Trixie attraversarono i corridoi della cattedrale, senza fermarsi mai, nemmeno per riprendere fiato. Durante la corsa, Veronica le aveva detto che oggi era il turno di Cosma, e lei e Jorgen erano  molto amici, quindi dovevano fare attenzione a non farla arrabbiare.
Scesero degli scalini e arrivarono nei sotterranei, dove c’era la lavanderia.
C’era una lavatrice e Cosma stava infilando dentro i vestiti dei maschi, mentre quelli delle ragazze erano ancora riposti in un cesto per i panni sporchi.
<< Appena in tempo. >> disse Trixie, avvicinandosi a Cosma, Veronica dietro di lei, lo sguardo intimorito.
Cosma aveva dei capelli verdi molto ricci e i lineamenti simili a quelli di Cosmo, riflettendoci su, anche il nome era simile. Indossava un abito da governante e aveva in mano un flacone di sapone. Vedendo le ragazze, sorrise in modo abbastanza maligno.
<< Cosa ci fate qui? Perché non siete a letto? >> disse lei, esibendo un ghigno malefico.
<< H-ho dimenticato una cosa in tasca. >> disse Trixie, indicando i suoi pantaloni.
<< Cosa, carissima? >> disse lei, avvicinandosi alla cesta dei panni sporchi.
<< Ehm, lasci fare a me. La prendo io. >> disse la ragazzina, avvicinandosi alla cesta.
<< No no! Questa non la tocchi. Dimmi cosa cerchi o chiamerò Jorgen! >> esclamò ad alta voce, come per farsi sentire da qualcuno.
Veronica guardò Trixie e la invitò a parlare, molto probabilmente perché non sapeva cosa cercasse di preciso la mora.
<< Lei sa la storia dei miei genitori? >>
La donna annuì e Trixie continuò.
<< Ecco, per difendermi ho preso una pistola e…be’, l’ho dimenticata nei pantaloni. >> disse, sperando che Cosma non facesse la spia. La donna la guardò da capo a piedi, poi scoppiò a ridere.
<< Sì sì, adesso tu hai una pistola dentro i pantaloni. Ma non farmi ridere! >> disse rovistando nel cesto alla ricerca dei pantaloni della mora.
<< Vedi, non c’è niente! >> disse estraendo una pistola dalla tasca dei pantaloni della ragazzina.
<< Ehm, guardi la sua mano sinistra. >> disse Veronica, indicandole la mano. Cosma si voltò e vide la pistola, la gettò a terra, come se potesse passarle qualche brutta malattia.
<< Tornate in camera vostra e non uscite per nessun motivo. >> disse a denti stretti, poi prese una bacchetta di legno che era sulla lavatrice e minacciò loro di colpirle con quella. Le ragazzine tornarono in camera loro.

Tootie era distesa sul suo letto, gli occhiali posati sul comodino e gli occhi chiusi. Vicky era sul letto alla sinistra ed era ancora sveglia. Veronica salì le scali in legno del letto a castello e si mise nel letto sopra quello di Vicky, lo stesso fece Trixie.
<< Jorgen l’ha bevuta. >> disse infine Vicky, guardando in alto.
<< Spero solo che quella pettegola di Cosma non faccia la spia, o quella bacchetta se la ritrova nel naso! >> disse Veronica, alzando la voce e svegliando quindi la piccola Tootie, che saltò sul letto di Trixie e la abbracciò forte.
<< Se fa la spia, giuro che pesto prima la Teng e poi te. >> disse Vicky, soffiando sul ciuffo di capelli che le copriva l’occhio. Sentendo il suo cognome, Trixie arrossì.
<< N-non credo che f-farà la spia. >> disse infine, carezzando i capelli di Tootie.
<< Teng, so che sei qui da nemmeno un giorno, ma ti prego, è così evidente che Cosma ci prova con Jorgen. Persino gli affreschi lo hanno capito. Quella stronza gli dirà tutto, mi ci gioco le mutande. >> disse Vicky, accendendo la luce della stanza e mettendosi a sedere sul letto.
<< Stai dicendo che pur di far colpo su Jorgen ci farà mettere nei guai? >> disse Trixie, guardandola.
<< Ne sono sicurissima. Anzi, ti consiglio di andare a comprare un parastinchi, Teng. >> disse la rossa.
<< Chiamami Trixie, per favore. Poi  non mi risulta che abbiamo anche delle ore di libertà al di fuori della cattedrale.  >> disse la mora.
<< Sì, però puoi mandare le suore a svolgere i compiti al di fuori della cattedrale di qui. >>
<< Io ho sonno. >> disse Tootie, tornando nel letto di sotto. Trixie si mise sotto le coperte e diede la buonanotte alle compagne, che ricambiarono. Vicky spense di nuovo la luce e la stanza piombò di nuovo nel buio.

Il sonno fu interrotto da qualcuno che bussò alla porta, era Jorgen. Vicky si alzò insonnolita e accese la luce, girò la chiave nella serratura e salutò Jorgen con la mano. L’uomo si limitò a darle uno schiaffo.
<< Che cazzo fai?! >> disse lei, massaggiandosi la guancia.
Le altre aprirono gli occhi e iniziarono a tremare, Tootie si nascose sotto le coperte. 
<< Teng, ci divertiamo a tenere armi, vero? >> disse l’uomo, prendendola in braccio.
<< Mi metta subito giù! >> disse lei, divincolandosi.
L’uomo annuì e la gettò a terra, poi si avvicinò a Tootie, la mano serrata in un pugno. Trixie prese la ragazzina in braccio e si allontanò, Jorgen diede un pugno al muro.
<< Teng, spostati. >> disse. La ragazzina stava proteggendoTootie.
<< NO! Non provare nemmeno a toccarla con quelle sudice mani! >>
<< COSA?! >> sbraitò lui, prendendola per il collo.
<< Ti farò rincontrare con i tuoi. >> le sussurrò all’orecchio, aumentando la presa e facendole un male cane. Tootie iniziò a strillare e andò ad abbracciare la sorella, che prese un cuscino e lo lanciò contro Jorgen, senza successo. Veronica nel frattempo era sparita.
<< Addio, Ten… >> Trixie sentì il suo collo di nuovo libero, vide Jorgen cadere al suolo. Wanda era dietro di lui, un mattarello in mano e Veronica accanto a lei. La mora si massaggiò il collo e ringraziò le due.
<< Se questo qui non si leva questo vizio delle punizioni con le mani giuro che il mattarello glielo infilo su per il…vabbè non mi esprimo che ci sono ragazzine di sette anni e mezzo. >> disse Wanda, brandendo il mattarello.
<< Wanda, attenta: Cosma e Jorgen sono cattivi. >> disse Tootie, abbracciando la donna.
<< Jorgen non è nemmeno un prete. Ma credo che oramai l’abbiate capito tutti. Comunque non capisco il senso di prendersi impegni per poi non portarli a termine. >> disse, prendendo Jorgen per la gamba.
<< ‘Notte, ragazze. >> disse infine, trascinando con fatica il corpo di Jorgen.

Il risveglio fu abbastanza traumatico: la sveglia sul comodino di Vicky gracchiava come una cornacchia, quindi le ragazze si alzarono molto presto.
<< In bagno, forza! Non ho voglia di aspettare quel biondo. >> disse Vicky prendendo l’asciugamano, lo spazzolino e i panni che erano ripiegati con cura ai piedi del suo letto.
<< Ti amo Wanda. >> disse Veronica prendendo i suoi vestiti ripiegati dentro la cesta. Le ragazze la guardarono e lei arrossì.
<< Non in quel senso, ragazze! >>
Ci fu una risata generale, poi corsero tutte nel bagno, che a quanto pare era occupato da Timmy Turner, il ragazzo con cui Trixie aveva parlato il giorno prima. Davanti a Vicky c’era un ragazzo di colore di nome AJ, mentre dietro di Tootie c’era un tale biondo di nome Chester. Turner uscì dal bagno e si fermò vedendo Trixie.
<< Ehi bella, poi ti va di andare nel giardino a giocare a pallone? >> disse il ragazzo, sorridendo con i suoi dentoni.
<< Non so, devo vedere. >> disse lei, entrando nel bagno e chiudendo a chiave.
<< Almeno lui non ha consumato l’acqua calda. >> disse Vicky immergendosi nella vasca da bagno
Trixie mise un po’ di dentifricio sul suo spazzolino rosa, poi iniziò a spazzolarsi i denti, osservando la sua immagine riflessa nello specchio e ripensando a quando era ancora una bambina piccola e dietro di lei c’era sua madre che l’aiutava a spazzolare i denti.
Finito di lavarsi, le ragazze andarono a mensa a fare colazione, un controsenso, dato che si erano appena lavate i denti. Ma Veronica aveva spiegato che erano le regole, guai ad invertire le cose.
Wanda era ancora in camicia da notte, aveva una tazza di tè in mano e un cornetto nell’altra.
Trixie si mise a sedere al posto del giorno prima, davanti a lei c’erano delle brioches, del latte, del caffè, uova, pancetta, pane tostato e confetture varie.
<< Puoi prendere quello che vuoi, tranne il caffè che è solo per chi ha dai diciassette in su. >> disse Tootie prendendo una brioche per inzupparla al latte.
<< E allora cosa l’hanno messo a fare se qui l’età massima è tredici anni? >> disse Trixie prendendo  un toast con della marmellata.
<< Parla per te, Teng. >> disse Vicky prendendo una tazza di caffè.
<< Hai diciassette anni? >> chiese incredula la mora. La rossa annuì e continuò a bere il suo caffè.
Trixie addentò il toast con la marmellata per poi prendere una tazza di latte, le sembrava di fare la colazione che faceva anche a casa sua. Troppi ricordi stavano affiorando, una lacrima le rigò la guancia sinistra. Jorgen le passò davanti e la fulminò con lo sguardo, si avvicinò al suo tavolo e prese un po’ di caffè, poi parlò.
<< Teng, tu e le tue compagne siete in punizione: aiuterete le domestiche e le suore nei lavori domestici. Lo farete dopo la colazione. >>
Vicky stava per controbattere, ma le bastò lo sguardo dell’uomo per farla stare zitta. Si limitò, quindi,  a sbuffare.
<< Ragazze, eccovi dei grembiuli. Ci si vede dopo. Ahahah. >> disse Cosma, lanciando dei grembiuli alle ragazze, un ghigno malefico stampato sul volto.
 
Angolo Autrice:
Oook, questo capitolo non mi convince molto, ma spero vi piaccia. Comunque sia, povere ragazze che per colpa di Trixie sono costrette a lavorare duramente T.T Oh be’, almeno speriamo che Vicky non le pesti entrambe. 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Meno due Ragazzi ***


Capitolo 5: Meno due Ragazzi.

 
Le ragazze finirono la loro colazione e indossarono i grembiuli che Cosma aveva ‘gentilmente’ passato loro.  Vicky legò i capelli in una coda e guardò male Trixie, che abbassò lo sguardo. Accanto a lei, Tootie stava allacciandosi il grembiule, mentre Veronica stava pettinandosi i capelli. Finito di prepararsi, le ragazze andarono da Cosma.
<< Intanto ripulirete la mensa che è un porcile. Poi quando avete fatto venite da me. >> disse Cosma.
<< Dunque, io e Tootie ripuliamo il lato delle ragazze, voi quello dei ragazzi. >> disse Vicky, andando verso il tavolo delle ragazze. Veronica e Trixie presero uno scopettone, del detersivo, una scopa e una paletta e si avviarono al tavolo dei ragazzi, il più sporco che Trixie avesse mai visto: tovaglia-fortuna erano di carta- strappate e accartocciate, cibo buttato nei bicchieri, cartacce. C’era di tutto e di più. Veronica si mise una mano davanti alla bocca come per fermare le nausee e iniziò a passare la scopa. Trixie invece prese le cartacce varie e le gettò in un secchio, disgustata.
<< Io sono davvero disgustata, Cosmo. Mi chiedo perché hai accettato quest’affare. >> le due si nascosero sotto il tavolo e ascoltarono Wanda e Cosmo.
<< Ti prego amore, non voglio fare la fine dei genitori di questi ragazzini. >> disse lui.
<< Ti rendi conto che stai sacrificando vite innocenti?! Non ti vergogni? Non hai un minimo di ritegno? Quando troverò una casa lontano da qui, me ne andrò e tu non sarai il benvenuto.  >> disse con una nota di tristezza nella voce.
<< Ti prego, Wanda. Non ho intenzione di morire. >> disse lui con lo stesso tono di lei.
<< E per questo lasci morire altri?! Mi vergogno di te, Cosmo. >> disse lei.
<< Ti prego, Wanda. Mettiti in testa che il piano è in atto, non morirà nessuno. >>
<< Piano? Ma per favore, hai solo due neuroni che fanno contatto una volta sì e dieci no e pretendi anche di avere un piano per fermare tutto ciò? >> disse lei.
<< Andiamo, mamma si è offerta di aiutarmi. >> disse lui.
<< COSA?! Tua madre…Sai che quella donna è infima e calcolatrice?! Dirà tutto a Jorgen. >> disse Wanda, esasperata.
<< Non ti permetto di parlare in questo modo di mamma, addio Wanda! >> disse lui, allontanandosi. Wanda si mise a sedere e iniziò a piangere.
Le ragazze pulirono tutti e due i tavoli e diedero una spazzata veloce al resto della mensa, poi andarono da Cosma per il prossimo compito, ma non la trovarono da nessuna parte.
<< Che si fa? >> disse Trixie, ricongiungendosi con le altre.
<< Mh, dato che quella è andata chissà dove, ce ne andiamo in giardino a divertirci. >> disse Vicky, slacciandosi il grembiule per poi lanciarlo sul tavolo.

Le ragazze fecero lo stesso ed uscirono dalla mensa, parlottando tra loro.
<< Quindi che si fa? >>
Era Jorgen, stava parlando con qualcuno. Vicky allontanò le compagne e tese l’orecchio per sentire meglio il discorso.
<< Be’, potresti dire che si è fatto male mentre giocava e che non c’è stato niente da fare per lui. >>
Rispose una voce femminile che Vicky riconobbe con disgusto: era Cosma.
<< Già, funzionerà. >> rispose lui. La rossa si sporse dal muro e vide Jorgen e Cosma che si stavano baciando.
<< Che schifo! >> disse ad alta voce, attirando l’attenzione dei due. La ragazza iniziò a correre via, seguita dalle sue compagne .

Durante la cora per allontanarsi dalla coppietta incontrarono AJ e Chester.
<< Dove andate, piattole? >> disse Vicky con il suo solito tono maleducato.
<< Non ti riguarda. >> disse AJ riducendo gli occhi a fessure.
<< Pff, fate come vi pare, ma sappiate che Jorgen e Cosma si stanno dirigendo qui. >> disse Trixie, intenzionata a sapere dove stessero andando i due.
<< E quindi? Se vi diciamo dove andiamo Jorgen e Cosma si fermeranno? >> continuò il ragazzo di colore. Veronica e Tootie risero, Vicky invece le fulminò con lo sguardo.
<< No. Solo che siamo curiose. >> disse Vicky.
<< Stiamo cercando Elmer e Sanjai, sono spariti e non sappiamo che fine abbiano fatto. Abbiamo provato a parlarne con Jorgen, ma dice di essere troppo occupato per cercarlo. >> disse Chester, che era stato zitto tutto il tempo

Le ragazze tornarono in camera e iniziarono a mormorare qualcosa sulla possibile fine dei due, Tootie ipotizzò addirittura che Jorgen li avesse mangiati, ma del resto era una bambina e quindi nessuno diede peso alla sua idea.
<< E se stasera indagassimo meglio? >> esordì Veronica che osservava la sua immagine riflessa nel vetro della finestra.
<< No. Quello ci si sbatte se ci scopre fuori. >> disse Vicky che stava leggendo il solito giornale.
<< Sbatte? >> chiese Tootie a Trixie.
<< Vicky, potresti esprimerti in modo più educato? C’è la tua sorellina. >> disse Trixie in tono di rimprovero a Vicky.
<< Ok. Ci si incula. Ora hai capito, sorellina? >> disse senza staccare gli occhi dal giornale. Veronica rise e Trixie si mise una mano in faccia.
<< Andremo a controllare stasera. >> annunciò infine Trixie.
<< Tu Tootie resterai in camera. >> aggiunse sentendo il grido d’entusiasmo della bambina.
<< Perché?! >>
<< Sei troppo piccola: se Jorgen ci vede potrebbe farti molto male. >>
<< Perché se vede a voi invece non vi dirà niente, vero? >> rispose la bambina.
<< Falla venire, poi capirà a sue spese. >> disse Veronica, continuando ad osservare la sua immagine.
<< Ragazze, non capite che non cambia niente? Trixie, ok che proteggi Tootie, ma tanto Jorgen se viene a chiedere di noi e lei è in camera le menerà comunque perché non lo avvisato. Capisci che intendo? >> disse Vicky, andando sulla difensiva della sorellina, che sorrise.
<< Ok, verrai anche tu. >> disse Trixie, ricevendo un abbraccio spacca costole dalla ragazzina.

Angolo autrice:
capitolo molto breve, ma non avevo parecchia ispirazione T.T ultimamente la mia fantasia sta calando molto -.-
Vabbè, comunque sia, cos’hanno da nascondere Cosmo&Wanda? E Jorgen&Cosma? Lo scoprirete continuando a leggere. Baci :*

 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Indagini Notturne ***


Capitolo 6: Indagini Notturne

 
Erano le nove e Jorgen passò anche nella loro stanza per controllare se fosse tutto regolare. Quando l’uomo uscì dalla stanza, le ragazze scattarono in piedi. Vicky tirò fuori una torcia elettrica che aveva rubato nel capannone degli attrezzi e l’accese.
Trixie infilò l’abito che aveva il giorno in cui era arrivata, ossia una camicia bianca e dei vecchi pantaloni grigi, ai piedi aveva delle scarpe.
Le quattro aprirono la porta e la testa di Veronica fece capolino dalla porta, guardò a destra e a sinistra, poi uscì, seguita dalle altre.
Vicky riferì a Trixie che c’era un corridoio particolare che Jorgen voleva assolutamente che gli studenti visitassero, i motivi erano sconosciuti, ma secondo Chester lì c’erano corpi di persone morte. Ovviamente tutti gli risero in faccia quando disse questa cosa: chi mai potrebbe tenere dei corpi morti? In una cattedrale, per giunta.
Le ragazze attraversarono il corridoio che portava alle stanze da letto e scesero delle scale, Vicky era in testa alla fila, durante il tragitto sentivano dei rumori, ma erano dovuti all’agitazione, in quanto la missione era di estrema pericolosità.
Arrivarono in un corridoio stretto e angusto che fece rabbrividire le ragazze: era come se in quel luogo ci fosse un’aria strana. Al di là di un grande portone nero c’era un odore strano che fece venire la nausea alla piccola Tootie, inoltre si sentivano dei rumori, come quelli di un coltellaccio che viene battuto sulla carne.
La parte inferiore del muro, quella accanto al portone aveva un buco abbastanza grande per far passare una persona bassa e di corporatura esile. Gli occhi caddero su Tootie, che si strinse nelle spalle e deglutì.
<< Io non entro, ve lo scordate. >> sussurrò per evitare che la persona al di là della porta la sentisse.
<< Tootie, sei l’unica che ci passa lì. E’ importante che tu attraversi e ci dica cosa vedi. >> disse Veronica, poggiandole una mano sulla spalla.
<< Mocciosetta, o ti ficchi dentro quel buco o ti ci ficco io a calci in culo! >> disse Vicky, alzando la voce. Veronica le tirò l’orecchio e la rossa si mise la mano davanti alla bocca. Trixie invece si mise alla stessa altezza della bambina e le poggiò una mano sulla spalla, poi iniziò a parlare.
<< Tootie, so che hai paura, anche io ne ho molta, ma vedi:  per noi è importante sapere chi si nasconde lì dietro e cosa sta facendo. Dovrai semplicemente essere come il vento. >> disse Trixie, carezzandole la fronte con il dorso della mano. Tootie sorrise e annuì.
<< Va bene, ma se morirò il mio spirito vi perseguiterà per sempre. >> disse  mimando una voce profonda simile a quella di uno spettro. Vicky incroci le braccia al petto e si poggiò contro il muro, sbuffando.
<< Dai, non abbiamo tutta la notte. Alle dieci Jorgen passa  per il controllo serale, se non ci becca ci prende a schiaffi. Sono già le nove e venti, vedi un po’ tu cosa fare. >> sbottò Vicky, alzando di nuovo il tono della voce e beccandosi un’altra tirata di orecchio da parte di Veronica.

Tootie si avvicinò al buco e si mise a quattro zampe, quindi iniziò a strisciare all’interno della cavità, sperando che non la vedesse nessuno. Si mise una mano sul naso: c’era  una puzza tremenda e un uomo che stava affettando chissà cosa su un tagliere, in mano aveva una mannaia. ‘Starà affettando della carne’
Pensò, sporgendosi un po’ di più per vedere meglio. L’uomo tolse il cappuccio da monaco che aveva indossato poco prima, rivelando dei capelli verdi molto corti. L’uomo si voltò, era Cosmo. La ragazzina rimase a bocca aperta. Cosa stava facendo Cosmo così segretamente? E Soprattutto perché invece di avere la solita espressione allegra era triste e aveva gli occhi rossi? La ragazzina decise di uscire totalmente dalla cavità per guardare meglio. Si nascose dietro una vecchia scatola con su scritto “Fragile” e restò ad osservare. Sul tagliere c’erano dei pezzi di carne e la mannaia era conficcata dentro il legno dell’oggetto. Cosmo prese uno sgabello e si mise a sedere, si mise le mani in volto ed iniziò a piangere. Qualcuno spalancò il portone e si avvicinò a Cosmo, aveva entrambe le mani sui fianchi e inconfondibili capelli rosa con un ciuffo: era Wanda.
<< Sapevo che ti avrei trovato qui. >> disse in tono secco. Cosmo alzò lo sguardo, il suo viso era rigato dalle lacrime.
<< Wanda, non voglio che ti accada nulla. >> disse lui, prendendole la mano. La ragazza lo respinse con non molta dolcezza e lo guardò con gli occhi ridotti a fessure.
<< Vai al diavolo, Cosmo! Se uniamo le forze non ci accadrà niente. >> disse lei.
<< Wanda, tu non capisci. Lui ha molti alleati, noi siamo in due. >> disse lui con una nota di panico nella voce.
<< Cosmo, vuoi capire che nemmeno noi siamo soli? La ragazza nuova, Trixie, sembra una tipa con la testa sulle spalle. Potrebbe aiutarci lei. >> disse Wanda.
<< Tu dici che quello strano sono io, ma tu che cerchi l’appoggio di una ragazza di undici anni per i TUOI scopri non è peggio che continuare ad assecondare le follie di Jorgen? >> rispose lui, alzando il tono della voce.
<< Cosmo, lei vuole vendetta. Poi io non l’ho obbligata e non le ho detto niente, tu invece sei praticamente sottomesso a lui, hai paura persino di pronunciare il tuo nome. >> disse lei, sedendosi su un altro sgabello.
<< Ho paura, Wanda. >> disse.
<< Paura? Di cosa? >> disse lei, non capendo bene il discorso dell’uomo.
<< Paura che ti uccida, paura che se scappiamo mandi qualcuno a cercarci, paura…be’, di perderti. Io ti amo, Wanda. Non voglio che ti accada qualcosa. >> scoppiò di nuovo a piangere. Tootie si mise in piedi per vedere meglio. Wanda gli prese il viso con le mani e gli asciugò una lacrima, poi avvicinò la bocca dell’uomo alla sua e lo baciò.
<< Ti amo anche io, Cosmo. >> disse, staccandosi da lui.

<< TOOTIE! OH CAZZO, NASCONDIAMOCI. >>
Qualcuno gridò il suo nome e la fece sobbalzare, Cosmo e Wanda si voltarono e la ragazzina iniziò a tremare per la paura. La ragazzina si infilò di nuovo nel buco, appena in tempo, dato che Jorgen spalancò il portone.
Fuori non c’era nessuno, le sue amiche erano sparite. Una lacrima le rigò la guancia sinistra, poi vedendo il portone ancora aperto decise di scappare, all’improvviso  sentì un cigolio e si ritrovò una mano sulla spalla e un’altra sulla bocca. Vicky chiuse la porta a chiave e la guardò.
<< Si può sapere perché non uscivi più? >> disse mettendo la chiave dello sgabuzzino in tasca.
<< Non ti ho sentita. Sei tu che hai gridato il mio nome? >> disse, abbracciando la sorella, che ricambiò con un abbraccio che non trasmetteva molto affetto.
<< Sì. Solo che poi abbiamo visto Jorgen e siamo scappate. Fortuna che ho la chiave dello sgabuzzino che ho rubato a Cosma. >> rispose lei.
<< Sapete che il matrimonio tra Cosmo e Wanda è in pericolo? >> disse rivolta al gruppo. Trixie sgranò gli occhi e disse.
<< Perché quei due stavano insieme? >>
<< No guarda, sono semplicemente amanti. >> disse Vicky, sbuffando.
<< Sì, si sono sposati qualche anno fa in questa cattedrale, o almeno così mi hanno detto. >> disse Veronica.
<< Ora andiamocene da qui prima che tutto muscoli torni e ci faccia il culo: sono le nove e cinquanta. >> disse Vicky aprendo la porta dello sgabuzzino che emise il suo solito cigolio.
Le ragazze tornarono in camera appena in tempo: erano le nove e cinquantanove. Si misero sotto le coperte e chiusero gli occhi. Stranamente il loro sonno non fu interrotto da Jorgen che apriva la porta e la richiudeva per controllare se tutto fosse ok, e questo era alquanto strano.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Francis ***


Capitolo 7: Francis


La giornata si stava svolgendo in modo abbastanza normale, cosa strana, dato che le ragazze temevano che Tootie si fosse fatta scoprire da Jorgen.
Le ragazze erano in giardino, Vicky era stesa sull’erba ed osservava il grigio cielo di Dimsdale, chiudendo gli occhi ogni volta che un areo volava sopra la loro testa. Trixie invece stava facendo una ghirlanda con i fiori per Tootie, che era seduta accanto a lei e la osservava. Veronica invece stava spettegolando con ragazze di altre stanze.
<< Vedi, Tootie. >> iniziò a parlare Trixie,  staccando un fiore dall’erba umida del prato.
<< Io e mamma facevamo sempre le ghirlande, era uno dei nostri passatempi preferiti. >> le spiegò, continuando a lavorare sulla ghirlanda.
<< Invece io, mamma e Vicky facevamo le torte. Anche se io non ne ho fatte tante quanto Vicky. >> disse Tootie, guardando in basso. Trixie le poggiò una mano sulla spalla in segno di conforto, poi provò a cambiare argomento.
<< C’è qualche bambino che ti piace? >>
Tootie tornò a sorridere.
<< In realtà mi piace Timmy Turner, il ragazzino con i dentoni da coniglio e il berretto rosa. >> disse, indicando Timmy che stava giocando a palla con Chester e AJ.
<< Ah capisco, è un ragazzo molto particolare. >> disse.
<< E a te piace qualcuno? >>  chiese la ragazzina.
<< In realtà no. Ecco, tieni. >> disse porgendole la ghirlanda di fiori che aveva appena fatto. Tootie la prese e la mise delicatamente sulla sua testa.
<< Non è delle migliori, ma ci si accontenta. >> disse Trixie, rialzandosi per pulirsi il vestito dalla terra e dalle formiche.

Cosmo varcò il cancello in ferro, accanto a lui c’era un ragazzo che aveva più o meno la stessa età di Vicky, era alto con i capelli neri, aveva dei denti sporchi e poco curati ed indossava una maglia grigia e dei pantaloni vecchi e consumati. Tutti si voltarono e qualcuno alzò la mano per salutarlo. Lui ignorò tutti quanti, poi guardò in direzione di Vicky e sul suo volto si formò una specie di sorriso.
Jorgen uscì dalla cattedrale con il Vangelo in mano e si avvicinò al ragazzo, poi gli prese la mano e gli disse qualcosa. Lui non rispose e si allontanò da Cosmo per entrare nell’edificio.
<< Ah, eccolo che ogni tanto torna a fare il prete. Quindi sa che lui è qui anche per fare altro e non solo per picchiare ragazzi e ragazze a caso. >> disse Trixie facendo riferimento al Vangelo che Jorgen portava in mano. L’uomo purtroppo la sentì e si voltò, quindi si avvicinò a lei con il pugno chiuso.
<< Prete! >>
Jorgen si voltò, il ragazzo nuovo era sulla porta e stava guardando Jorgen.
<< Sì, Francis? >> disse lui in un finto tono cordiale.
<< Non trovo la mia stanza, portami lì. Forza. >> disse lui. Aveva uno strano accento, probabilmente non era americano.
Wanda si avvicinò a Trixie, aveva le mani sui fianchi e lo sguardo ridotto a fessure.
<< Trixie! >> disse, guardandola. Veronica, che stava parlando con le altre ragazze,  si interruppe ed andò da Wanda per sentire meglio.
<< Sì? >>
<< Non azzardarti più a dire cose simili a Jorgen. Sai poi come reagisce. >> disse lei, guardandola severamente.
<< Oh, andiamo! E’ ridicolo: non ha mai fatto il prete e mai ha fatto finta di esserlo, ora se ne esce col Vangelo in mano. >> disse lei.
<< Stava celebrando il funerale dei genitori di Francis. >>
<< Prima dell’arrivo del ragazzo? Però, ora prevede anche il futuro. >> disse la rossa.
<< In che senso? >>
<< Mh…Lui come faceva a sapere dell’arrivo di Francis? E perché ha fatto il funerale ai suoi genitori? >> disse Trixie.
<< Lui infatti non sapeva dell’arrivo del ragazzo. >>
<< E come sapeva della morte dei suoi? >>
<< E’ un prete…lo avrà letto da qualche parte. >> provò a dire Wanda, ma arrossì rendendosi conto che la scusa che aveva inventato non riusciva a convincere Trixie.
<< Sì, certo. >>
La ragazzina si allontanò e rientrò nell’edificio, poi si mise a sedere su una panca. Alzò lo sguardo per osservare gli affreschi dipinti sul soffitto della cattedrale e rimase a pensare al discorso con Wanda e alle cose  che Tootie aveva visto ieri. Decise comunque che non era il caso di passare a conclusioni affrettate. Decise che era il caso di un’altra indagine notturna.

Vicky stava mangiando la solita minestrina e quasi si strozzò quando Trixie annunciò che voleva ancora indagare.
<< Te lo scordi, l’altra volta abbiamo rischiato. >> disse la rossa, bevendo un po’ d’acqua per mandare giù tutto.
<< Chi ha bisogno di te. Veronica, Tootie, voi che fate? >> chiese la mora, guardando le due. Veronica non accettò e Tootie disse che era spaventata all’idea e che non sapeva cosa fare.
Cosma passò più volte al loro tavolo e quindi era difficile comunicare, era come se quella megera avesse intuito qualcosa. La vecchia si avvicinò a Jorgen e gli baciò la guancia, poi gli mise altra minestra nel piatto e rimase lì ad osservarlo mentre mangiava.
Francis era seduto accanto a lui e li guardava con disprezzo.
<< Per favore, Vicky! >> disse Trixie.
La ragazza non le rispose, rimase ad osservare Jorgen e Cosma, o meglio, Francis. Sembrava come se non esistesse nessun altro. Tootie le agitò una forchetta davanti e la ragazza si riprese, poi arrossì e continuò a mangiare, senza dire nulla.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Rivelazioni Sconvolgenti ***


Capitolo 8: Rivelazioni Sconvolgenti

Vicky stava camminando per i corridoio della cattedrale mentre ascoltava la radio. Erano le 20:30, aveva ancora qualche minuto di libertà, poi sarebbe dovuta filare a letto.  Mentre camminava andò a sbattere contro qualcosa, anzi qualcuno. Francis, il nuovo arrivato, la stava guardando  con il suo sguardo arrabbiato, lo stesso che aveva Vicky.
<< Guarda dove metti i piedi. >> disse lui in modo acido. Vicky mise le mani sui fianchi e lo guardò con lo stesso sguardo adirato.
<< Si può sapere cosa ci fai qui? >>
<< Cercavo il bagno. >> disse alzando il braccio sinistro per far vedere che teneva in mano asciugamano, pigiama e spazzolino.
<< Scendi quelle scale là e la prima porta a destra è il bagno. >> disse indicando le scale con nonchalance.
<< Grazie. Ah, io sono Francis. >> disse tendendole la mano. Il suo tono era più dolce, così come il suo sguardo.
<< Io sono Vicky. >> disse la rossa, stringendo la grande mano del ragazzo, che sorrise e la salutò con la mano per poi avviarsi verso la strada indicatogli da Vicky.
La ragazza sorrise e si mise una mano davanti alla bocca, poi prese la radio che aveva poggiato sul davanzale di una finestra e tornò nella sua stanza.

Veronica stava facendo una treccia a Trixie mentre Tootie era distesa sul tappeto color rosa.
<< Comunque quel Francis mi sembra familiare. >> disse Veronica, prendendo un elastico color verde.
<< Davvero? >> disse la mora, guardando la porta della stanza.
<< Già. Se non sbaglio i suoi erano gioiellieri, o qualcosa di simile. Ricordo che la collana della mia comunione i miei l’hanno presa là. >> disse, continuando a fare la treccia all’amica.
<< Cos’è un gioielliere? >> chiese Tootie.
<< Colui che vende gioielli. >> disse Trixie.
La porta della stanza si aprì e Vicky entrò nella stanza con un sorriso stampato in faccia, la radio nella mano destra. Chiuse la porta a chiave e si gettò sul suo letto.
<< Perché hai chiuso a chiave? >> disse Tootie, guardandola.
<< Sapessi. Comunque, stasera andiamo ad indagare? >> disse Vicky inspiegabilmente contenta. E pensare che fino all’ora di cena  non voleva farlo.
<< Mh, in realtà avevo pensato di andare sola, dato che voi non volete. >> disse Trixie, spostando la sua treccia sulla spalla. Si voltò e ringraziò Veronica, che sorrise.
<< Be’, io ho cambiato idea. Poi loro non so. >> disse la rossa. Era come se avesse preso una specie di strana medicina che la rendeva più tranquilla e sicura di sé, non che prima non lo fosse.
<< Va bene. Voi venite? >> disse la mora, guardando Tootie e poi Veronica. LA più piccola annuì e Veronica accettò solo dopo che Vicky la tartassò più  e più volte.

Jorgen passò per il solito controllo, le ragazze erano sotto le coperte e tenevano gli occhi chiusi. Accanto a lui c’era Cosma, che donna odiosa. L’uomo chiuse la porta e fece girare la chiave, poi si allontanò. I suoi passi smisero di risuonare per il corridoio dopo un po’. Le quattro si alzarono dal letto, Vicky tirò fuori dal cuscino una torcia.
<< E questa dove l’hai presa? >> sussurrò Veronica all’amica.
<< L’ho rubata. >> rispose lei,  sussurrando.
Vicky girò la chiave nella serratura e si affacciò per controllare che né Jorgen né Cosma fossero nei paraggi, fortunatamente il campo era libero. Le quattro uscirono dalla stanza e tornarono nel corridoio visitato la notte precedente. Stavolta la porta era aperta e c’erano Jorgen, Cosma, Cosmo e Wanda. Stavano discutendo, ed anche ad alta voce. Fortunatamente nessuno aveva visto le ragazze, che per precauzione si chiusero nello stanzino della notte precedente. Vicky chiuse a chiave la porta-molto probabilmente aveva rubato la chiave- e poggiò la schiena contro il muro, poi sospirò di sollievo.
<< Quindi, che si fa? >> sussurrò Veronica, prendendo uno straccio per pulire i pavimenti per iniziare a rigirarlo.
<< Sto pensando. Teng, dammi una mano. Dopotutto sei stata tu ad avere questa strabiliante idea. >> disse Vicky.
<< Io non ho obbligato nessuna di voi. >> rispose la mora con sicurezza. Vicky si limitò a non rispondere. Dei passi le fecero tremare, Tootie si nascose sotto uno scaffale, beata lei che era piccola. Le altre erano spacciate. Se Jorgen-o chiunque era in giro lì fuori- le avesse viste sarebbero stati guai. Vicky le rassicurò mostrando la chiave dello stanzino.
<< Quindi pensi che uccidendo persone ricche e portando i loro figli qua, i loro soldi apparterranno automaticamente a noi? >> disse una voce femminile che le ragazze identificarono come quella di Cosma.
<< Be’, non proprio. Anche se sono minorenni, dobbiamo comunque eliminare i figli, altrimenti se nel testamento è scritto qualcosa potrebbero essere guai. >> disse una voce maschile che apparteneva a Jorgen.
<< Oh andiamo, avranno come massimo quarant’anni e già hanno fatto il testamento? E’ ridicolo. >> disse  Cosma, ridendo.
<< Be’, di questi tempi. Comunque sia, a breve sarà il compleanno di quello nuovo. Compirà diciotto anni e potrà gestire i beni dei suoi, ossia il negozio del padre e i vari gioielli. Quindi quando quello farà il compleanno gli faremo un regalo anche noi. >> disse Jorgen.
<< Se vuoi possiamo delegare questo compito a Cosmo. >> rispose la voce femminile.
<< Non mi fido di lui: quell’odiosissima Wanda lo sta facendo ragionare. Sta iniziando a ribellarsi. >> disse lui.
<< Se vuoi ci penso io a quell’odiosissima oca! Dirò a Cosmo di separarsi, gli ricorderò che comanda ancora la mamma. >> disse Cosma, poggiando la mano sul portone dello sgabuzzino.
<< Nah. Cosmo ti andrà contro. Wanda aspetta un bambino, figurati se la molla proprio ora. >> rispose Jorgen.
<< Oh Jorgen, hai fatto uccidere un sacco di genitori, stai facendo soffrire una marea di bambini e tra poco ucciderai un maggiorenne  e ti preoccupi del bambino che tiene in grembo quella? >> disse Cosma. Trixie si mise una mano davanti alla bocca per evitare di gridarle contro i primi insulti che le venivano in mente.
<< Anche io ho una mia sensibilità. Poi preferisco aspettare che il bambino nasca, magari poi uccidi Wanda. Così addestrerò il bambino che diventerà uno dei miei futuri uomini. >> le disse Jorgen-
<< Bah, convinto te. Comunque sia, a chi pensi di far uccidere Francis? Poi quando compirà gli anni? >> disse Cosma, poggiando la schiena sulla porta.
<< Ancora non so. Comunque dovrebbe fare diciotto anni dopodomani. Ho ancora tempo per pensare. >> disse. Poi i due smisero di parlare. Il portone scricchiolò, stava quasi per crollare, probabilmente i due erano poggiati con tutto il loro peso.

Fortunatamente la coppietta si allontanò e le ragazze riuscirono a rientrare in camera prima che Jorgen passasse per l’altro controllo. Non appena Vicky chiuse  a chiave la porta, Veronica scoppiò in un pianto isterico.
<< E’ colpa sua se sono qui. Ha ucciso i nostri genitori! >> disse, le lacrime le rigavano il volto. Sciolse i capelli e gettò la testa sul cuscino, poi iniziò ad urlare.  Trixie le poggiò una mano sulla spalla e le carezzò i capelli, ma anche lei stava piangendo. Non poteva credere di dormire nello stesso luogo dove viveva un assassino. L’assassino che aveva ucciso i suoi genitori. Aveva giurato vendetta, ma non sarebbe rimasta a lungo in quell’inferno chiamato “Cattedrale di Santa Blonda”. Sarebbe scappata e avrebbe vendicato  i suoi genitori in un altro posto. Nel frattempo anche Tootie e Vicky-sì, anche lei- stavano piangendo ed erano abbracciate. Vicky finalmente si stava comportando da sorella maggiore e cercava di calmare la sorella, ma era impossibile dato che la sua voce era debole e per la prima volta era insicura.

<< Io non resterò, me ne andrò da qui. Voi che fate? >> disse Trixie, i pianti cessarono. Vicky tirò su col naso.
<< Voglio aspettare. Hai sentito? Vogliono uccidere quello nuovo. E Wanda aspetta un bimbo. Dobbiamo portare Wanda via da qui dato che di Cosma non mi fido. Nemmeno di Jorgen, ma tra i due la vera stronza mi sembra Cosma.  Comunque sia, dobbiamo anche difendere Francis. >>
<< Come facciamo? Almeno avessimo le armi. >> disse la mora.
<< Tu hai una pistola. >> disse Veronica, la testa ancora affondata nel cuscino zuppo di lacrime.
Trixie aprì l’armadio e prese i vecchi pantaloni, tastò la tasca sinistra  e sentì qualcosa di duro e metallico, lo tirò fuori. Era la sua pistola.
<< Bingo. >> esclamò Vicky.
<< Dovrei avere anche le munizioni. >> disse la mora, rovistando meglio.
<< Eppure credevo di averla dimenticata giù in lavanderia. Cosma ci stava minacciando con una bacchetta di legno e l’ho lasciata a terra. >> continuò la mora, estraendo dalla tasca destra un bigliettino con una scatola di munizioni.  La rossa prese il bigliettino che era scritto con una calligrafia davvero elegante.
<< Cara Trixie, spero che tu legga questo bigliettino presto. E con presto intendo dire prima che Cosma lavi questi pantaloni. Ho raccolto io la pistola e le munizioni perché so che ti servono.  Mi raccomando, se li indossi poi non portarli a lavare, o quanto meno togli il biglietto dai pantaloni. Baci, Wanda. >> lesse la rossa, passando il biglietto a Trixie, che lo lesse un’altra volta.
<< Che donna gentile. >> disse Veronica tirando fuori la testa dal cuscino. Trixie si mise sul suo letto e mise la pistola e le munizioni sotto il cuscino.
<< Devo trovare un posto sicuro per queste. >> disse, mettendosi sotto le coperte.
<< Bah, di certo non tenerle qui che Cosma domani cambia le lenzuola e potrebbe trovarle. >> disse Vicky rimboccando le coperte alla sorellina, che già dormiva sonni profondi da parecchio tempo.
<< ‘Notte ragazze. >> disse Veronica, sbadigliando. Le due ricambiarono e si misero sotto le coperte, poi Vicky spense la luce e chiuse gli occhi. Appena in tempo per l’altro controllo che Jorgen avrebbe effettuato.

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Buon Compleanno! ***


Capitolo 9: Buon Compleanno!

*nota: questo capitolo è ambientato durante il giorno del compleanno di Francis

Le ragazze si svegliarono come sempre per via del rumoraccio che emetteva la sveglia di Vicky. Tutte scesero dai loro letti e presero i panni che erano disposti in modo maldestro in una vecchia cesta, sicuramente non era opera di Wanda.
Quel giorno le ragazze erano particolarmente concentrate: era il compleanno di Francis, e probabilmente Jorgen l’avrebbe fatto uccidere da qualcuno, quindi tenevano d’occhio chiunque sembrava loro strano.
Le quattro scesero nella mensa che era addobbata a festa: palloncini e striscioni erano praticamente ovunque, uno scenario allegro se si evitava di pensare che fuori moriva una persona ogni secondo. Le ragazze odiavano la cattedrale, ma a volte si sentivano protette.
Si misero sedute al solito tavolo e Vicky prese la solita tazza di caffè fumante, iniziò a bere, senza distaccare lo sguardo da Francis che aveva una fetta di torta sul piatto.
<< Ti piace, eh? >> le disse Veronica, dandole una gomitata. Vicky poggiò la tazza sul tavolo e la guardò sprezzante.
<< Sto solo rosicando perché loro hanno la torta e noi no. >> disse acida, facendo ridere Trixie e Tootie, che si beccarono un altro sguardo sprezzante.
<< Piuttosto, ieri dove hai messo tu sai cosa? >> chiese Vicky, prendendo di nuovo la tazza bianca ancora abbastanza piena di caffè.
<< Ho aspettato che Cosma passasse la scopa e lo straccio e l’ho messa sotto il letto. >> disse Teng, addentando il toast con sopra la marmellata. Vicky sputò il caffè e sporcò la tovaglia, beccandosi un’occhiataccia da parte di una suora che era lì vicino.
<< Tu hai fatto cosa?! Cosma passa lo straccio e la scopa ogni giorno! >> Vicky si alzò dalla sua sedia, Trixie fece lo stesso. Le due si guardarono intorno, Cosma non c’era, probabilmente era salita per fare le pulizie.

Le ragazze corsero ed arrivarono davanti alla porta della stanza delle ragazze, che era aperta. Veronica e Tootie le raggiunsero.  Entrarono nella stanza, Cosma era sul pavimento e in mano teneva la pistola.
<< Ragazze, non vi avevo detto che non si tengono armi in stanza? >> disse con un tono calmo. Le qattro non risposero.
<< Non so come l’abbiate recuperata e nemmeno mi interessa. Ah, Vicky, questa era sotto il tuo cuscino. >> Cosma tirò fuori dalla tasca la chiave arrugginita dello sgabuzzino, Vicky diventò rossa per l’imbarazzo.
<< Credo che oramai voi sappiate troppo. Devo eliminarvi, scusate. >> Puntò la pistola contro di loro e sparò, fortunatamente però non aveva una buona mira e colpì la porta.
Tootie scoppiò a piangere e Trixie la prese in braccio, quindi iniziò a correre, Veronica e Vicky fecero lo stesso, solo che dal verso opposto.
<< Prima elimino Teng. >> disse Cosma, correndo dietro Trixie e Tootie. Nonostante la donna avesse una certa età correva abbastanza velocemente, ogni tanto sparava, ma per fortuna la sua mira era pessima.
Trixie scese delle scale ed entrò nella cucina, quindi si nascose sotto un tavolo con una lunga tovaglia bianca.
<< Tutte fuori, tutte! >>
Riconobbe la voce di Cosma che stava ordinando alle suore di uscire, poi si udirono diversi spari e le urla delle suore si diffusero per tutta la cucina, così come i loro passi.
<< Ora siamo sole. >> disse Cosma. La ragazzina tirò fuori la testa dalla tovaglia, Cosma era di spalle, la mora prese un mattarello e la colpì in testa, facendola svenire.
<< Scappiamo prima che riprenda conoscenza! >> gridò Trixie a Tootie, che stava uscendo dal suo nascondiglio.

Le due corsero nella grande sala dove Jorgen teneva la messa, Francis era sull’altare con una torta davanti, sulla torta c’era scritto “Buon Compleanno!” e sembrava fatta di cioccolato.
Nella folla di ragazzi e ragazze c’erano Vicky e Veronica, che sorrisero vedendo Trixie e Tootie.
<< Guarda chi c’è accanto a Francis. >> disse Vicky, indicando il ragazzo. Accanto a lui c’era Cosmo, che sembrava parecchio nervoso. Wanda era seduta accanto a lui e cercava di capire il motivo del suo nervosismo, nel frattempo si massaggiava la pancia.
<< Bene, omaccione! Buon compleanno! >> esclamò Jorgen, tagliando un pezzo di torta.
<< Assaggia e dicci com’è. >> disse porgendo al ragazzo una fetta di torta. Era tutto tranquillo, nessun cecchino appostato da qualche parte, forse l’uomo aveva rinunciato ad uccidere Francis.
<< Se è come quella di stamattina ne pretendo un altro pezzo! >> disse il ragazzo addentando il pezzo di torta.

Accadde tutto in un attimo, Francis cadde a terra, gli occhi ancora aperti e la fetta di torta in mano. Wanda si portò le mani alla bocca e Cosmo scoppiò a piangere.
<< Mi devi delle spiegazioni. >> disse Wanda, allontanandosi per prendere una boccata d’aria.
Vicky si fece largo tra la folla e si chinò, carezzò i capelli neri di Francis e iniziò a piangere.
<< Avrei dovuto avvisarti, mi dispiace. >> sussurrò. Il rumore di uno sparo fece voltare tutti, Cosma era sopra le scale e aveva sparato contro il soffitto. Sparò un’altra volta contro Vicky, ma la pallottola colpì il cranio di Francis. Un lago di sangue macchiò il pavimento e le mani di Vicky.
<< Che mira schifosa che ho. Stavo mirando la ragazza. >> ammise Cosma, puntando poi la pistola contro Trixie. Sparò.
Timmy si lanciò contro Trixie e la spinse via, la pallottola lo colpì al cuore.
<< Timmy! >> gridò Trixie, spaventata. Si avvicinò a lui accompagnata da Tootie, entrambe stavano piangendo.
<< Sei uno stupido! >> gli gridò la mora.
<< Io…io…io ti amo. >> disse Timmy, chiudendo gli occhi. Cosma scoppiò a ridere e puntò la pistola contro Tootie, poi sparò.

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Bombardamento ***


Capitolo 10: Bombardamento

Cosma sparò a Tootie, ma fortunatamente la mancò e colpì un muro della Cattedrale, suscitando la rabbia in Jorgen, che le prese la pistola e le ordinò di fermarsi.
Cosma sbuffò e gettò uno sguardo sprezzante a Trixie e alle amiche, poi se ne andò nella sua stanza.
Jorgen era fuori in giardino con tutti i ragazzi e le ragazze della cattedrale, stavano celebrando il funerale di Francis e Timmy. Tootie piangeva a dirotto e non sapeva di calmarsi, ma  nessuno le disse niente: tutti sapevano della sua cotta per Timmy. Anche Vicky era piuttosto abbattuta, secondo Veronica questo era dovuto al fatto che lei aveva una cotta per lui.
Finita la cerimonia, le ragazze tornarono nella loro stanza. Tootie si gettò sul suo letto e continuò a piangere, beccandosi una cuscinata da Vicky.
Nella mensa c’era un’aria da funerale, nessuno parlava, non c’era quel chiacchiericcio tipico che c’era di solito. Tutti mangiavano il cibo messo nei propri piatti con riluttanza: nessuno si fidava più ad assaggiare il cibo che servivano in quel posto dato l’evento della torta avvelenata che era stata data a Francis.
Jorgen aveva dovuto chiedere a tutte le suore di assaggiare un po’ di cibo nel piatto dei ragazzini per provare loro che il cibo non era avvelenato.
<< Ragazze, io ho paura. >>  disse Trixie, interrompendo il silenzio che si era creato dalle quattro. Veronica rimase ad osservare il cucchiaio pieno di minestra, poi guardò Trixie.
<< Anche io. >> disse, posando il cucchiaio nel piatto.
<< Quindi? >> chiese Tootie, mangiando la minestra.
<< Quindi ce ne andremo stanotte. >> disse Vicky, abbassando la voce per evitare di farsi sentire.
<< Dove andremo? >> disse Trixie.
<< Non so, ma qualunque posto è meglio di questo. >> rispose, alzandosi per poi andare in camera sua per andare a lavarsi.

Dopo la scomparsa di quattro la ragazzi la fila per il bagno era diminuita, ma la tristezza si avvertiva ovunque.
Vicky come al solito fece entrare le ragazze in bagno con sé.
<< Ho incontrato Cosmo e Wanda mentre venivamo qui. >> disse Trixie togliendosi la maglietta.
<< E quindi? >> rispose acida Vicky, sciogliendo i suoi capelli rossi dalla coda che si era fatta la mattina.
<< E ha detto che ci deve parlare. Che è urgente e che dobbiamo farci trovare a mensa dopo esserci lavate. >> rispose la mora prendendo il sapone per lavarsi.
<< Chissà cosa sarà. >> disse Tootie, che aveva finito di lavarsi, era sempre la prima a finire di lavarsi. La ragazzina prese il pettine e iniziò a spazzolarsi i capelli che erano tutti impicciati. Trixie anche aveva finito e andò ad aiutare la ragazzina, che aveva contribuito a formare altri odiosi nodi sui suoi capelli.
Finito il lavaggio e dopo aver indossato i pigiami, le ragazze andarono nella mensa, che era completamente deserta. Wanda e Cosmo erano seduti su due sedie, lo sguardo in basso. Cosmo ogni tirava tirava su col naso, quando vide arrivare le ragazze provò a sorridere.
<< Ragazze, sedetevi. >> disse Wanda, indicando alle ragazze delle sedie.
<< Cosa devi dirci? >> chiese Veronica, spostandosi i capelli sulla spalla.
<< Ragazzi, è giunto il momento che Cosmo vuoti il sacco. >> disse Wanda, Cosmo prese un respiro e iniziò a parlare.
<< Dunque, quando ero piccolo mio padre morì prematuramente per cause misteriose, quindi io e mia madre avevamo una situazione un po’ difficile, poi con l’avvento della guerra la nostra situazione è peggiorata, a tal punto che a volte ero costretto a rubare il cibo. Non so come, ma mamma ha conosciuto questo Jorgen e si è innamorata. Jorgen  è sempre stato una persona avida, e il suo  scopo era quello di avere più soldi possibili.
Io, lui e mamma siamo diventati volontari in questa chiesa, che prima era gestita da un prete, Don Crocker. Questo prete è stato ucciso-e io ero presente- da Jorgen e da mia madre. Col tempo sono venuto a sapere che Jorgen mirava ad avere più soldi di tutti, uccidendo persone ricche, rapendo i loro figli per poi ucciderli e far passare tutte le ricchezze nelle sue mani. Per evitare di fare la fine del prete, sono stato obbligato a raccogliere i figli dei genitori morti per portarli qui, così che poi Jorgen abbia potuto ucciderli col tempo. >> Cosmo fece una pausa e tirò su col naso.
<< Quindi sono venuto a sapere di molti segreti di Jorgen e mamma, sapevo anche come Francis sarebbe stato ucciso. >> disse.
<< Ecco il motivo della tua reazione isterica. >> disse Vicky.
<< E dovevi dirci questo? >> chiese Tootie.
<< No. Anche altro. Mamma mi ha detto che Jorgen ha intenzione di far bombardare la cattedrale mentre tutti voi dormite, così noi tre-perché non voleva che lo dicessi a Wanda-  ci saremo salvati, mentre voi sareste morti sotto le macerie. Io voglio avvisarvi, dovete scappare di qui. >> disse Cosmo, guardando le ragazze negli occhi.
<< Vi aiuteremo noi. >> aggiunse Wanda.
<< Tu non puoi sforzarti, ti porterò fuori io in qualche modo. >> disse Cosmo, rimproverando la moglie
<< Il piano è questo: Jorgen passerà per il solito sopralluogo, quando se ne andrà verrete davanti al portone principale, dove ci sarò io a portarvi fuori. >> sussurrò Cosmo, come se avesse paura di essere sentito.
<< E gli altri? >> chiese Trixie.
<< Gli altri sono d’accordo con le suore. Sarà una fuga di massa. >> disse Wanda. Le ragazze annuirono e tornarono nelle loro stanze.

Jorgen era passato per il controllo, le ragazze finsero di dormire, come avevano fatto precedentemente e lui se ne andò dopo poco tempo.
Indossarono i loro nuovi abiti in fretta e furia e scesero le scale, avevano paura, ma sapevano che Cosmo le avrebbe presto tirate fuori dai guai, era questo l’importante. Mancava una rampa di scale, erano finalmente arrivate. Il portone era davanti a loro, ma c’era qualcuno davanti. Una figura che con loro orrore e disgusto riconobbero subito: era Cosma, e stava parlando con suo figlio.
Cosmo si accorse della presenza delle ragazze, non sapeva cosa fare.
<< Mamma, per favore, vai via. Ho capito. >> disse lui, esasperato.
<< Cosmo, mi fido di te. Ma se vedo Wanda in giro, giuro che ti faccio fare la stessa fine di Francis. >> disse la donna, andando dentro una stanza là vicino. Il ragazzo tirò un sospiro di sollievo e fece segno alle quattro di avvicinarsi.  Il ragazzo aprì il portone e le ragazze uscirono, finalmente erano libere. Fuori dal cancello c’erano Wanda, le suore e le altre, mancavano solo loro quattro.
<< Allontanatevi, forza. >> Cosmo aprì il cancello e fece uscire anche loro. Si allontanarono tutti. Un areoi stava volando sopra la cattedrale, Jorgen e Cosma uscirono. Dall’altra parte della strada, il gruppo stava osservando la scena. Jorgen e Cosma uscirono, poi bloccarono il cancello con una tavola, rinchiudendo Cosmo lì dentro. L’aereo sganciò due bombe, che fecero esplodere l’edificio. Cosmo gridò, fu colpito da diverse macerie. I due scoppiarono a ridere e si baciarono, Wanda era su tutte le furie. Si accasciò a terra e iniziò a piangere, non doveva vedere quella scena, la salute del bambino era in grave pericolo.

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Cassandra. ***


Capitolo 11: Cassandra.

La coppietta si allontanò lasciano il gruppo in pace. Wanda era ancora seduta a terra e piangeva, le suore accanto a lei cercavano di confortarla, ma era inutile. Wanda piangeva, aveva perso il suo uomo, lo aveva perso per colpa di una pazza psicopatica malata d’amore.
Trixie non poteva credere a ciò che aveva visto: una madre che pur di avere l’amore di un uomo ha ucciso suo figlio. Si avvicinò al cancello della cattedrale e poggiò una  mano sulle fredde inferriate, poi sgranò gli occhi: una mano che fuoriusciva dalle macerie stava aprendo e chiudendo le dita.
<< Wanda, vieni a vedere! >> gridò Trixie per farsi sentire da Wanda, che era dall’altra parte della strada. La donna si alzò con l’aiuto delle suore e si avvicinò al cancello, poi afferrò un’inferriata per tenersi meglio. La mora le indicò la mano, poteva essere Cosmo.
<< Dici che? >> chiese la donna. Trixie annuì, poi fece agli altri di venire lì per aiutar loro a togliere le macerie da Cosmo.
Chester, AJ e Tootie tolsero via la tavola di legno che ostruiva il passaggio, quindi tutti si precipitarono all’interno del cortile.
Vicky, con l’aiuto di altre ragazze e delle suore spostò i massi, scoprendo il corpo di Cosmo, pieno di polvere e graffi.
<< V-vicky? >> disse in un debole sussurrò. La rossa fece segno a Wanda di avvicinarsi, la donna si abbassò goffamente per tendergli la mano e per aiutarlo quindi a rialzarsi. Il ragazzo la strinse forte, il viso rigato dalle lacrime. Due suore lo aiutarono a sollevarsi.
<< Wanda, stai bene? >> chiese con un filo di voce. Wanda gli strinse la mano più forte che poteva, stava piangendo anche lei.
<< Certo. Tu? >> chiese. Cosmo annuì e provò ad abbracciarla, ma senza successo: aveva dolori praticamente ovunque.
<< Che si fa? >> chiese Trixie, aiutando Cosmo a tenersi in piedi.
<< Conosco un ospedale qui vicino, se per via della guerra non è crollato, possiamo provare ad andare là. >> si intromise una suora dall’aria piuttosto giovane rispetto alle altre. Tolse il cappuccio da monaca, rivelando dei lunghi capelli biondi raccolti in una treccia, aveva dei bellissimi occhi azzurri e  probabilmente sotto la tunica da suora aveva un altro abito.
<< Tu saresti…? >> chiese Veronica alla “suora”.
<< E’ una lunga storia, vi informerò più tardi. Ora portiamo il maritino all’ospedale. >> disse la ragazza, prendendo il braccio destro di Cosmo per poi farlo passare sulla sua spalla. Vicky fece lo stesso con l’altro braccio, poi uscirono dal cortile dell’edificio, diretti all’ospedale.
<< Stop. >> disse la ragazza, tutti si fermarono.
<< Andremo io, Cosmo, Wanda, Vicky, Trixie, Tootie e Veronica, voialtri andrete da qualche altra parte. Poi siamo troppi. >> disse, qualcuno sbuffò, ma nessuno replicò quando la ragazza scagliò uno sguardo truce a tutti.

<< A proposito, io sono Cassandra. >> disse la bionda, guardando Vicky e Wanda.
<< Come sapevi i nostri nomi? >> chiese Trixie.
<< Sai com’è, ragazzina, essendo stata nella Cattedrale ho avuto accesso ai registri con i vostri nomi, poi comunque ho una memoria molto grande, ricordo tutti i nomi dei ragazzi della Cattedrale. >>
<< Quanto dista l’ospedale da qui? >> chiese Wanda.
<< Non ne ho idea, ma di certo saranno parecchi giorni di cammino. Spero ve la caviate con la Vita di Strada. >> disse Cassandra come se stesse dicendo una cosa ovvia. Wanda impallidì.
<< Ma non era vicino? >> chiese Vicky.
<< Be’, vicino a Dimsdale. Sapete che quello della città è  crollato?! Ma dove avete vissuto fin ora?! >> disse Cassandra, sbuffando.
<< Nello stesso luogo in cui hai vissuto tu fin ora. >> disse Vicky, scocciata dal caratterino della bionda.
<< Solo che io a differenza vostra sono informata. >> disse, continuando a camminare. Vicky diventò rossa per la rabbia, facendo ridere Tootie.
Il gruppo camminò molto, fermandosi molte volte per far riposare Cosmo, Wanda, Cassandra e Vicky.
Passarono davanti a delle case, a Trixie stava venendo l’idea di fermarsi a stare da qualcuno, ma secondo Cassandra era meglio evitare e affrettare il passo, dato che secondo lei le condizioni di Cosmo potevano peggiorare.
Era più o meno mezzanotte, la bionda ordinò al gruppo di fermarsi. Trixie si mise a sedere per terra, Tootie addormentata in braccio a lei. Wanda fece lo stesso.

Si voltarono, una casa abbandonata si ergeva dietro di loro,  sarebbe crollata da un momento all’altro.
<< Propongo di stare qui per la notte. >> disse Cassandra con sicurezza. Tutti la guardarono stupiti.
<< Così ci crolla addosso anche la casa. >> rispose Trixie con sarcasmo.
<< Be’, se volete dormire su un giornale o in una scatola, fate pure. >> disse Cassandra, addentrandosi nella casa. Vicky e Trixie caricarono di nuovo Cosmo sulle spalle mentre Veronica mise Tootie in braccio, poi entrarono anche loro nel pericolante edificio.
Uno strano odore si diffuse in fretta, un odore simile a quello di un cadavere. Wanda si mise entrambe le mani sulla bocca per trattenere i conati di vomito.
<< Ragazzi, qualcuno c’è morto qui. >> disse Cassandra, scendendo le scale con un coltellino in mano. Al posto dell’abito da suora ne indossa dei pantaloni larghi e una maglia a maniche lunghe di color rosa.
<< Non lo avevamo notato. >> rispose Vicky, aprendo la finestra.
Veronica strillò, svegliando la piccola Tootie che strillò a sua volta. Accasciati sotto le scale c’erano due corpi: un uomo vestito da militare molto muscoloso e una donna dall’aria indiana stesa su di lui, entrambi erano bagnati dal sangue del partner e non respiravano più. Il processo di decomposizione era iniziato da poco.
<< Rischiamo anche qualche bella infezione con questi due. >> commentò Cassandra guardandosi intorno alla ricerca di un qualcosa per sollevare i due  cadaveri.
<< Nello sgabuzzino ho trovato questa. >> disse Trixie, porgendo una pala alla bionda, che fece spallucce e la prese. Sollevò i due e li gettò via, era molto muscolosa per essere una ragazza.
Wanda mise Cosmo sul divano, mentre lei si mise a sedere sulla poltrona.
<< Questo qui non era con noi alla cattedrale? >> chiese Trixie  passando a Veronica la foto di un ragazzino con indosso degli occhiali e una camicia a quadri.
<< Oddio. Questo è Sanjay! >> disse Veronica,  passando la foto a Vicky.
<< Evidentemente questa era casa sua. >> disse Wanda, sospirando.
 
Angolo autrice:
scusate per il ritardo, ma ultimamente mi sento stanca e non ho molta ispirazione D:
spero che anche questo capitolo vi piaccia, ringrazio DarkMary e Ellie6 per le recensioni. Baci :*

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Viaggio verso l'Ospedale. ***


Capitolo 12: Viaggio verso l’Ospedale.


La casa di Sanjai aveva un’aria leggermente tenebrosa da quando i legittimi proprietari l’avevano abbandonata.
Il gruppo aveva riposato una notte intera nelle stanze della casa e aveva recuperato le forze. Trixie si alzò verso le cinque perché non aveva molto sonno, si passò una mano tra i capelli e sbadigliò, poi sobbalzò:  qualcuno stava armeggiando con chissà cosa in cucina.
Scese con timore le scale e si avvicinò allo stipite della porta della cucina, lì vide Cassandra girata di spalle che stava facendo chissà cosa. La ragazza starnutì e la bionda si voltò.
<< ‘Giorno Trixie! >>
La mora sorrise e guardò il tavolo su cui era poggiato un cestino.
<< Oh, sto preparando delle provviste per il nostro viaggio fino all’ospedale. Comunque sia, ti trovo stanca, hai dormito? >> chiese con apprensione per poi infilare alcuni panini nel cestino. Trixie annuì.
<< Fortuna che in questa casa hanno lasciato del cibo, ed anche in buono stato! >> disse sorridendo. Trixie non rispose.
<< Ma hai perso la lingua durante il sonno? >> chiese Cassandra stufa del silenzio della ragazzina, alla quale scappò una risatina per via della battuta. Entrò nella cucina e si mise a sedere.
<< Chi sei? >> chiese infine. La bionda la guardò e prese una sedia.
<< Come tu ben saprai, Jorgen, Cosmo e sua madre erano volontari. –Trixie annuì-  Bene, io ero lì da parecchio tempo e mi innamorai perdutamente di Jorgen, non sapendo della relazione tra lui e Cosma. Decisi di dichiararmi, lui accettò e diventammo una coppia, ma durò poco: qualche giorno dopo Cosma venne a sapere tutto e mi venne a cercare, aveva una pistola in mano. Non dimenticherò mai quel giorno, dato che è stato anche il giorno della morte di nonno. >>
Trixie la interruppe.
<< Nonno? >>
<< Già. Don Crocker era mio nonno, ecco perché mi sono avvicinata di più al volontariato e al mondo della Chiesa. Comunque sia, Cosma mi minacciò di morte, poi sparò una pallottola che-fortunatamente- mi mancò. Nonno aveva visto la scena e aveva minacciato di farla arrestare. Cosma, Jorgen e Cosmo lo uccisero quella sera stessa. >> Trixie la interruppe di nuovo.
<< Cosmo? Lui aveva detto di aver solo assistito all’omicidio di Crocker. >> disse Trixie, stava capendo alcune cose, ma allo stesso le ronzavano in testa mille domande.
<< Be’, ha avuto un ruolo marginale, ma comunque è colpevole. Comunque sia, io ero lì. Scoprii che Jorgen e Cosma avevano amici nella mafia, e che avevano intenzione di attuare il piano che tu conoscerai. -La ragazzina annuì-. Bene, scoprii anche che erano sulle mie tracce, ovviamente la “mammina” li aveva aizzati contro di me, quindi decisi di inscenare una mia fuga, per poi rifugiarmi in uno dei molteplici passaggi segreti della cattedrale e spacciarmi per una suora. >>
<< Passaggi segreti? >>
<< Ovvio. La Cattedrale risale a parecchio tempo fa, cosa credi? Mio nonno ne conosceva alcuni, è un vero peccato che siano andati distrutti. Comunque sia, Jorgen non ha mai fatto male alle suore, non so il perché, quindi ero protetta. Nessuno, tranne voi ieri, mi ha mai vista senza l’abito da suora. >>
<< Non so cosa dire. >> disse Trixie.
<< Be’, dico che devi andare a svegliare gli altri perché si riparte. Uffa, se solo avessi una macchina! Sai, Wanda non può affaticarsi tanto. >>
Trixie si alzò dalla sedia e andò verso la porta della cucina.
<< Anzi no. Lasciali riposare ancora un po’, e già che ci sei vai anche tu a letto. Vi vengo a chiamare io. >> disse Cassandra uscendo dalla cucina per poi andare verso la porta principale. Si fermò e si voltò verso le scale, Trixie sorrise e andò in camera da letto, dormiva con Tootie.

<< Chissà dove è andata Cassandra. >> disse Wanda a Veronica, entrambe erano sedute su uno scalino davanti alla porta di casa.
<< Wanda, non dovresti rientrare in casa? Meno respiri quest’aria fumosa e meglio è. >> disse la bionda rialzandosi per poi aprire la porta. Wanda sorrise per l’apprensione che Veronica mostrava verso di lei e le tese una mano per aiutare a rialzarsi, Veronica la strinse e le due rientrarono in casa. Cosmo era steso sul divano, Trixie era seduta sulla poltrona accanto al divano e in braccio teneva Tootie, mentre Vicky stava sentendo la radio a tutto volume.
<< Cosmo, tutto ok? >> chiese l’adulta avvicinandosi al marito, che si mise a sedere per farle spazio.
<< Va un po’ meglio, a te? >>
<< Abbastanza bene, dai. >> si voltò verso Trixie, stava facendo delle treccine a Tootie. Wanda sorrise vedendo quanto bene le due si volevano.
<< Trixie, sai dove è andata Cassandra? >> chiese Wanda, guardandola.
<< In realtà no. E’ sparita dopo che ha detto che le serviva una…una…macchina. >> disse Trixie, iniziando a capire dove potesse essere andata la bionda.
In quel preciso momento  qualcuno suonò il clacson, il gruppetto si affacciò, una macchina era ferma lì davanti, Cassandra teneva la testa fuori dal finestrino.
<< Ragazze, prendete i cesti che ho messo sul tavolo e salite. >> disse a Veronica che si era affacciata alla finestra con Vicky. Le due si precipitarono in cucina e presero i due cesti, o meglio, Veronica prese i due cesti.
<< Scusate se non è molto, ma è la prima in buono stato che ho trovato. >> disse. La macchina non era molto grande e non c’entravano tutti.
Wanda si mise davanti, teneva i due cestini davanti ai piedi, Cosmo, Vicky, Veronica, Trixie e Tootie erano dietro. Per lasciare più spazio, Trixie mise in braccio Tootie, ma dietro si stava comunque molto stretti.
<< Dove hai imparato a guidare? >> chiese Wanda.
<< Sono tante le cose che nonno mi ha insegnato a fare. >> disse sottolineando la parola “nonno” e guardando Cosmo tramite lo specchietto della macchina. L’uomo abbassò lo sguardo e la ragazza fece partire la vettura.
<< Così impiegheremo meno tempo, ma dovremo fermarci comunque un’altra notte. >> annunciò Cassandra ai passeggeri.
<< Sai già dove andare? >> chiese Vicky, che era schiacciata tra Veronica e Cosmo.
<< Be’, in teoria no. Ma ci sarà qualche posto in cui dormire. Dai, pensiamo positivo. >>

Oramai si era fatto notte, l’unica cosa che risplendeva per strada erano le luci delle case, su una di queste c’era un’insegna.
<< Potremo fermarci qui. >> propose Veronica.
<< Mh, va bene. Dopotutto c’è scritto che pagando una modica somma possono soggiornare tutti. >> disse Cassandra indicando un cartello.
<< Abbiamo dei soldi? >> chiese Cosmo.
<< No. Tranquilli, ci penserò io a pagarci il soggiorno. >> disse la bionda, entrando nella casa.
Una donna che indossava un cappello li accolse, per un attimo il suo sguardo fu severo e sprezzante, poi sorrise. Cassandra spiegò la loro assenza di soldi, la donna sorrise.
<< Oh, tranquilla. Potrete restare qui anche gratuitamente. Sono sicura che a mio marito non darà fastidio. >>
La sua voce sembrava non naturale, come se la donna si sforzasse a fare quella voce, che a tratti ricordava una conoscenza del gruppo.

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Addio, Cassie. ***


Capitolo 13: Addio, Cassie.

La donna diede loro una stanza e poi li lasciò soli. Wanda si gettò sul letto, Cosmo fece lo stesso. Trixie stava girovagando per la stanza, quando un qualcosa catturò la sua attenzione: nell’armadio c’era una scatola che stava per uscire. La mora si avvicinò, e senza farsi vedere, la aprì. Dentro c’era una pistola con delle munizione. Trixie si morse il labbro, poi si guardò intorno, e quando notò che nessuno la stesse guardando, prese la pistola e la mise in tasca.
Vicky le si avvicinò.
<< Cosa vedevi? >> le chiese, mettendosi in ginocchio accanto a lei.
<< Niente. Mi incuriosiva questa scatola. >> disse, che scusa ridicola. Vicky sgranò gli occhi, e senza risponderle, si alzò e andò a parlare con Veronica.
Tootie era seduta sulle gambe di Cassandra, la bionda le stava raccontando qualche storia. Qualcuno bussò alla porta.
<< Avanti! >> gridò Wanda, ancora stesa sul letto.
La porta si spalancò. La signora che li aveva accolti poco prima entrò nella stanza, dopo di lei entrò un uomo abbastanza alto con i capelli bianchi a spazzola, ricordava molto Jorgen. L’uomo si schiarì la gola.
<< Dunque, io decido di farvi restare qui gratuitamente, ma voi dovrete attenervi alle regole, che sono: luci spente alle nove, niente rumori e fracassi vari. Sono stato chiaro?! >> aveva anche gli stessi modi rudi di Jorgen.
<< Tranquillo, dobbiamo restare qui solo per una notte. >> spiegò Cassandra, sorridendo. L’uomo sgranò gli occhi e guardò la moglie, che teneva le braccia incrociate e gli occhi ridotte a fessure.
<< Mi sono di togliere la macchina dal giardino, l’ho spostata sul retro. >> aggiunse in seguito, abbandonando la stanza.
<< A proposito, io mi chiamo C… >>
Tootie la interruppe.
<< Cosma. >> disse. La donna la guardò male.
<< Charlotte. Ora scusate, ma devo andare. >> uscì anche lei dalla stanza, sbattendo la porta senza troppi complimenti.

Trixie entrò nel bagno e gettò un urlo. Cassandra, Veronica e Vicky entrarono nel bagno e rabbrividirono: due corpi morti erano nella vasca da bagno piena di sangue.
<< Ho paura, ragazze. >> disse Trixie, la voce le tremava per la paura.
<< Ora basta, andrò a parlare di questo con quel tipo! >> disse Vicky, uscendo dal bagno.
<< No. >> disse Cassandra, fermandola.
<< Ho una brutta sensazione. Voi andate a dormire, vi laverete domani. >> disse, uscendo dalla stanza.
Le ragazze si misero a letto, erano le nove. Non riusciva a dormire, per gli altri era stata una giornata stancante, anche Cassandra doveva essere stanca, eppure andava in giro nella casetta abbandonata in mezzo alla strada. La mora si alzò e prese la pistola dalla tasca, aprì la porta ed uscì.
Sentiva delle voci, qualcuno stava parlando, e anche ad alta voce.
Riconobbe la voce di Cassandra, e le altre due erano di…impossibile…Cosma e Jorgen.
Si fece coraggio, mise un piede sul primo scalino in legno, esso cigolò, ma i tre continuavano a parlare ad alta voce e non notarono il rumore, fortunatamente.
Scese fino ad arrivare al salotto, Jorgen, Cosma e Cassandra stavano litigando.
<< Se non te ne vai di qui, giuro che ti uccido! >> gridò Cosma, su tutte le furie. Jorgen le fece eco.
<< Siete ridicoli, avete ucciso vite innocenti. Avete distrutto un sacco di famiglie bellissime, siete dei mostri! >> disse Cassandra di rimando.
<< Sei solamente ridicola, dovresti fare la fine di tuo nonno! >> gridò Jorgen.
<< Se volevi uccidermi davvero, perché non lo hai fatto quando ne avevi l’opportunità? >> disse in tono calmo, spostandosi la treccia bionda sulla spalla. Jorgen non rispose, Cosma invece stava per esplodere dalla rabbia.
<< Ammetti che hai torto? Jorgen, puoi ricominciare tutto daccapo. Magari smettendo di uccidere per soldi. Ti prego, Jorgen. Non dar retta a questa svitata dai capelli color vomito. >> disse, gli occhi di lei erano lucidi. Jorgen per un attimo sembrò essere stato convinto dalle parole di Cassandra, ma la voce stridula di Cosma lo riportò alla realtà.
<< Ora basta! Brutta stronza, avrei dovuto ucciderti tempo fa. >> prese la pistola che tempo fa apperteneva a Trixie e la puntò contro la donna, che impallidì.
<< Ora non provochi più, vero? >> disse Cosma, continuando a puntarle la pistola contro.
<< Dico solo che tu e Jorgen siete lo schifo della società. >> disse in tono secco. Cosma sparò.
<<  NO! >> gridò Trixie, sparando a sua volta. La donna si voltò, la pallottola la colpì al braccio, che iniziò a sanguinare. Cosma scoppiò a piangere, Jorgen strinse i pugni. Cassandra era a terra, aveva ancora gli occhi lucidi.
<< Jorgen…aiuto. >> disse. Jorgen la guardò.
<< Addio, Cassie. >> disse, poi calciò il corpo della ragazza.
<< Teng, preparati a morire. Stavolta non vi risparmierò. >>
Trixie rabbrividì. L’uomo portò Cosma fuori, poi sentì una  chiave girare nella serratura, si avvicinò alla porta e provò ad aprirla, ma era chiusa. Andò alla porta sul retro, lo stesso. Le finestre erano chiuse da quando aveva fatto buio.
<< Cassandra, aiuto. >> disse Trixie mentre le lacrime le rigavano il volto. Cassandra rimase lì, immobile, morta.

Sentì un rumore strano, poi vide che delle fiamme stavano ardendo la porta e si stavano espandendo per la pareti, fino a bruciare le tende.
<< Jorgen sta dando fuoco alla casa! >>
Salì nelle stanze e andò a svegliare gli amici.
<< Cosa diamine dici, Trixie?! Se mi hai svegliata per dirmi questo ed è uno scherzo giuro che… >> Wanda guardò il salotto bruciare, le fiamme ricoprirono il corpo di Cassandra, che bruciò. La donna gridò, Trixie voleva piangere, ma non poteva. Doveva dimostrarsi forte.
Vicky e Cosmo aprirono la finestra  della stanza.
<< Wanda, esci prima tu! >> gridò Cosmo.
<< Sei pazzo?! Mi spiaccicherò. >> disse Wanda, il viso sporco di polvere e di lacrime. Tootie chiuse la porta, come se quella barriera di legno potesse fermare le fiamme. Vicky prese la sorella minore e saltò dalla finestra, le due gridarono e quando toccarono terra, rotolarono  nel cortile della casa.
<< Che facciamo?! >> gridò Tootie.
<< Calma…risolveremo tutto. Credo. >> disse la sorella maggiore.
<< Vicky, non voglio perdere anche Trixie, Wanda, Cosmo e Veronica. >> disse la sorella minore, piangendo.
<< Non li perderai. Mi inventerò qualcosa. Spero. >> stava piangendo, Tootie lo notò e la abbracciò. Vicky ricambiò e le accarezzò i capelli.
Veronica ruzzolò davanti a loro, seguita da Trixie che si spolverò i pantaloni dalla polvere.
<< Cosmo e Wanda?! >> gridò Tootie.
<< Cosmo sta pensando ad un modo per far scendere Wanda! >> disse Trixie, cercando di calmarla.
<< Le fiamme li bruceranno vivi! Non possono fare una corda con le lenzuola?! Diamine. >> disse Vicky, era preoccupata anche lei.
Detto fatto, una corda di lenzuola bianche uscì dalla finestra. Wanda uscì e iniziò a scendere.
<< Sbrigati, prima che il fuoco bruci le lenzuola! >> gridò Cosmo. Wanda chiuse gli occhi e continuò a scendere, fin quando non arrivò a terra.
Fu il turno di Cosmo. Sfortunatamente la coperta si era bruciata e saltare era pericoloso. Certo, Tootie, Vicky e le altre avevano saltato molto più in alto, ma loro non avevano problemi alle ossa.
<< Cosmo, la struttura sta per controllare, sbrigati! >> gridò Veronica. Cosmo chiuse gli occhi, poi lasciò andare la corda, cadendo di schiena.
<< Cosmo, stai bene? >> disse Trixie, avvicinandosi. Cosmo aprì gli occhi e annuì, poi la ragazza lo aiutò ad alzarsi e i due si allontanarono dalla casa, che crollò.
<< Ma Cassandra? >> chiese Wanda.
<< E’ morta… >>
<< Morta?! >> le fecero eco gli altri.
<< Ecco di chi era il corpo che avevo intravisto prima… >> disse Wanda.
Il gruppo arrivò sul retro, Cosmo si mise a sedere davanti, dato che era l’unico a saper guidare. La macchina non camminava, Veronica sporse la testa dal finestrino e notò che le ruote erano sgonfie.
<< Trixie, ci potresti raccontare cos’è successo mentre dormivamo? >> chiese Vicky.
La mora raccontò tutto ciò che era successo, dalla litigata alla supplica di Cassandra fino al calcio che Jorgen aveva dato alla ragazza. Ovviamente tagliò le parti più raccapriccianti per evitare di far impressionare Wanda e Tootie, anche se era praticamente impossibile dato che l’intero racconto era raccapricciante.
<< Quindi ora come ci arriviamo all'ospedale? >> disse Veronica. 

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Morte in Ospedale. ***


Capitolo 14: Morte in Ospedale.


Dopo parecchi giorni di cammino e di soggiorno, il gruppo era arrivato al fatidico ospedale. L’edificio si ergeva in tutta la sua grandezza, uno dei più grandi ospedali che Trixie avesse mai visto in tutta la sua vita.
Il gruppo entrò, un’infermiera dai capelli castani venne ad accoglierli.
<< Posso fare qualcosa per voi e per la vostra figliata? >> disse rivolta a Cosmo e a Wanda.
<< In realtà non sono figli nostri. Comunque sia, io ho diversi dolori alla schiena che col tempo stanno diminuendo, mentre mia moglie è incinta. >>
L’infermiera arrossì, poi fece attendere le ragazze in sala d’attesa, mentre lei accompagnò Cosmo e Wanda nelle rispettive stanze.
<< Dove credete che saranno Cosma e Jorgen? >> disse ad un tratto Trixie.
<< Non so, ma spero che li becchi un proiettile in testa. >> disse Vicky, poggiando i piedi sulla sedia di fronte alla sua.
<< Povera Cassandra, era così simpatica. >> disse Veronica, giocherellando con una ciocca di capelli.
L’infermiera che li aveva accolti prima si avvicinò a loro e sorrise.
<< I vostri genitori vi cercano. >> disse, sorridendo e facendo loro l’occhiolino. Le ragazze si alzarono e seguirono l’infermiera. Entrarono in una stanza, Wanda era stesa sul letto e indossava un camice.
<< Infermiera, potrebbe lasciarci soli per un attimo? >> chiese la donna educatamente. La donna obbedì ed uscì.
<< Ragazze, guardate il letto accanto a me, ma sbrigatevi. >>
Le ragazze guardarono il letto accanto a lei, era un letto disfatto, accanto ai piedi del letto c’erano dei vecchi abiti macchiati di sangue.
<< Guardate qua. >> Tootie era seduta sul letto, in mano aveva un capello verde. Trixie cercò di collegare le cose. Vestiti macchiati di sangue, capello verde. “Cosma.” Pensò tra sé e sé.
<< Perché quella megera deve perseguitarci ovunque?! >> sbottò Vicky. Wanda fece spalluce mentre Veronica ordinò a Tootie di scendere dal letto.
Cosmo entrò nella stanza, era allarmato.
<< Non ci crederete mai, ma ho visto mia madre in questo ospedale! >> disse lui, allarmato.
<< Guarda che coincidenza! E’ proprio nel letto accanto al mio. >> disse Wanda, mettendosi le mani tra i capelli.
<< Ah.  Ma non capisco perché siete nella stessa stanza>> disse Cosmo
<< Carenza di stanze. >> rispose Wanda. L’infermiera bussò più volte, poi chiese a Cosmo e alle altre di uscire.

Si guardò intorno, entrò nella sua stanza e sgranò gli occhi verdi: Wanda era nel letto accanto al suo che dormiva.
La voglia di prendere la pistola che aveva nella tasca dei vecchi abiti e di sparare alla donna era tanta, ma doveva trattenersi. Si avvicinò alla donna, stava dormendo. Quasi quasi.. avvicinò la mano libera al collo della ragazza e iniziò a stringerlo.
Wanda iniziò ad agitarsi e a urlare, o meglio ci provava. Cosma aumentò la presa, non era il massimo strozzare con una mano sola, ma doveva uccidere quella donnaccia. La porta si aprì e la ragazza lasciò la presa, Veronica era appena entrata e in mano aveva un cesto con del cibo.
<< Tu… >> disse. Cosma sorrise e prese la pistola dai vecchi abiti gettati ai piedi del letto. La puntò contro di lei, ma qualcuno le diede uno schiaffo sul collo, Wanda era dietro di lei.
<< Ti odio, Wanda! >> disse puntandole la pistola contro, Veronica si avvicinò e la colpì col cestino, poi scappò via. La donna iniziò a correrle dietro e le sparò ad una gamba, facendola cadere a terra. Il sangue macchiava il pavimento bianco dell’ospedale e le gambe di Veronica. La ragazza pianse, Cosma le puntò la pistola contro e sparò. La pallottola le colpì il braccio. La ragazza morì, facendo ridere di gusto Cosma, la quale rientrò nella sua stanza, ma non vide Wanda.
<< Mettimi giù, razza di idiota! >>
Riconobbe l’odiosa voce di Wanda, quindi uscì fuori. Jorgen la stava tenendo in braccio.
<< Sparale, ora. >> gridò l’uomo. Wanda continuò ad agitarsi, il viso completamente rigato dalle lacrime.
Cosma prese la mira e sparò, ma fortunatamente colpì Jorgen, che la fece cadere a terra e gridò di dolore.
<< Cogliona! >> disse lui.
<< Scusa, amore! >>
Wanda scappò via.

Un urlo la sveglio, si trovava in una delle stanze che l’infermiera aveva dato a lei e alle sue amiche per riposarsi. Si voltò, il letto di Veronica era vuoto, provò una strana sensazione.
Sveglio Tootie e Vicky, qualcuno stava bussano alla loro porta. Tootie andò ad aprire e Wanda si precipitò all’interno della stanza.
<< Ragazze, barrichiamoci! >> gridò Wanda.
<< Cosa? >> chiese Trixie.
<< Chiudiamoci dentro. Mettete qualcosa davanti alla porta, forza! >> disse, avvicinandosi al letto vuoto di Veronica.
<< Ma Wanda, cosa succede? >> disse Vicky, stiracchiandosi.
La donna non fece in tempo a rispondere,  Jorgen e Cosma piombarono nella stanza, avevano entrambi due pistole in mano. Le tre ragazzine iniziarono a gridare, Wanda cercò di tranquillizzarle.
<< Dov’è Cosmo quando serve?! >> disse Vicky.
Cosma iniziò a sparare a vuoto, evitando le ragazze. Trixie prese la sua pistola e le sparò sul braccio ferito, facendo cadere la donna a terra, stava sanguinando di nuovo.
<< Bella mossa, mingherlina. >> si congratulò Vicky, saltando addosso a Jorgen per poi iniziare a prenderlo a pugni.
<< Questo è per tutte quelle volte in cui mi hai presa a pugni in chiesa! >>
L’uomo trovò la forza di reagire e la spinse via, poi le diede qualche pugno sul viso, spaccandole il labbro.
Tootie e Wanda erano nascoste dietro un letto.
<< Perché non arriva nemmeno un infermiera? Perché?! >> disse Tootie, piangendo.
<< Non so….tranquilla, ce la caveremo. >>
La donna la strinse forte e la ragazzina continuò a piangere.
<< Wanda, dove sei?! >>
La donna riconobbe la voce di Cosmo, si sporse leggermente. L’uomo era entrato nella stanza e la stava cercando. Purtroppo Jorgen lo spintonò via e lo fece sbattere contro il muro.
<< Cosmo, attento! >> gridò Trixie, Jorge si stava avventando contro di lui. La ragazzina sparò, colpendolo alla schiena, la pallottola attraversò il suo corpo, che si accasciò a terra. Cosmo lo calciò in viso e Trixie sparò un altro colpo. Jorgen smise di respirare. Era morto.

<< NO. Jorgen. NO! >> Cosma si gettò sul suo corpo, nonostante il braccio sanguinante. Iniziò a piangere.
<< Sei un mostro, ragazzina! Un mostro! >> gridò.
<< Gli unici mostri qui siete tu e il tuo ragazzo. Ci avete strappato la nostra famiglia per i vostri scopi.  Siete stati meschini, avete pensato solamente a voi stessi. >>
<< Bene. Ora Jorgen andrà a picchiare la vostra amica Veronica. >>
Il gruppo sembrò non capire.
<< Sveglia! Ho ucciso Veronica. >> disse Cosma, come se fosse la cosa più ovvia del mondo, poi scoppiò a ridere, ma fu interrotta. Vicky si gettò su di lei e le sputò in faccia, poi le diede un calcio.
<< Non ridi più ora?! >> le gridò contro. Cosma era stesa a terra, il viso sporco dallo sputo di Vicky.
<< Siete ridicole. >> disse.
Trixie sparò e la pallottola la colpì in testa. Sparò di nuovo e la pallottola la colpì al cuore. Aveva ucciso Cosma, aveva vendicato i suoi genitori. Si sentiva in colpa, ora tutti l’avrebbero considerata un mostro, ma allo stesso tempo era felice. Si era tolta un peso.
<< Cosmo, scusa. >> fu tutto ciò che riuscì a dire.
<< Quella non è mia madre. Ha smesso di essere mia madre da quando ha iniziato a frequentare questo mostro. >> disse, stava piangendo anche lui.
<< Ora mi chiedo solo perché nessun infermiere si è accorto di niente. >> disse Vicky.
<< Credo di sapere io perché. >> disse Veronica.
<< Cosa?!  Ma tu eri…morta. >> disse Tootie, saltandole addosso.
<< Ahi, mi fanno ancora male le gambe. Comunque, quella mi ha solo sparato alle gambe, che effettivamente mi fanno un male cane, poi ha provato a spararmi al braccio, ma mi ha mancata. >> disse, per poi piegarsi per sistemare la fasciatura fatta sulle gambe.
<< Ti sei finta morta, in pratica. >> disse Trixie.  La bionda annuì.
<< Comunque, c’erano solo due infermieri nell’ospedale, entrambi uccisi da Jorgen, ecco perché non è accorso nessuno. >> continuò.
<< Solo due?! Questo posto fa schifo! >> sbottò Vicky.
Tutti risero, Vicky compresa. Finalmente erano tutti felici, potevano iniziare tutti una nuova vita.
 
Qualche anno dopo.

La cattedrale di Santa Blonda si ergeva in tutta la sua maestosità, e da quando era stata ricostruita era ancora più bella. Purtroppo i passaggi segreti e i tesori erano stati persi in gran parte, ma almeno gli orfani avevano una casa.
Cosmo si era assunto il ruolo di Don e aveva radunato le vecchie suore, quelle che erano sopravvissute, ovviamente. C’era una stanza in memoria dei caduti per mano di Jorgen e Cosma, e Trixie giurò di aver visto Vicky portare dei fiori nello spazio dedicato a Francis.
Wanda aveva perso il bambino, ma dopo qualche mese era di nuovo incinta, ed era nato il tenerissimo Poof, chiamato così perché è stata la prima parola ad aver detto.
Veronica aveva iniziato ad andare d’accordo con Chester e Trixie si occupava di Tootie come se fosse sua madre.
Vicky nel frattempo era diventata maggiorenne ed aveva imparato a guidare, glielo aveva insegnato Cosmo.
Tutto si era concluso nel migliore dei modi, e nessuno osò parlare mai più dei dispiaceri causati da quei due.
                                                                   

                                                                            Fine



Angolo autrice:
Eccoci giunti alla fine di questa storia.
Ringrazio tantissimo DarkMary, Ellie6 e KazumieMarina per le lororecensioni positive. <3 Siete dolcissime, baci e grazie ancora per aver letto questa storia fino alla fine. <3

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2963821