Una nuova minaccia

di HokiUchiha
(/viewuser.php?uid=797958)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo primo ***
Capitolo 3: *** Capitolo secondo ***
Capitolo 4: *** Capitolo Flashback ***
Capitolo 5: *** Capitolo terzo, parte prima ***
Capitolo 6: *** Capitolo terzo, parte seconda ***
Capitolo 7: *** Capitolo Quarto (L’inizio e la fine) 1° parte ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo


Era un giorno di festa ad Ilyambruen, si sposava la giovane figlia di uno degli alti consiglieri della regina. Claire era impaziente, così come il padre Soveliss. Lo sposo della giovane Claire, un qualineste di nome Kemian. Tutti attendevano con ansia il suo arrivo, ormai tutta Iliambruen era in festa, tranne un ragazzo di nome Fennikrlin. Egli era dentro al cimitero, a piangere davanti al mausoleo istituito per alcuni membri portanti della gilda dei guardiani. Più leggeva quei nomi più continuava a piangere. Il padre adottivo del ragazzo, Garret, gli aveva sempre detto che se fosse tornato in quel cimitero avrebbe trovato solo da piangere, ma Fennikrlin era testardo e lui di sua spontanea volontà continuava a tornarci, per poter ricordare ciò che gli altri avevano deciso di dimenticare.

Erano ormai parecchi minuti che il ragazzo era davanti a quel monumento, quando sentì come una voce sussurrare nel vento che si era appena alzato la frase “Lascia che coloro che ormai non fanno più parte di questa epoca possano andarsene senza dover soffrire e far soffrire gli altri…”
Il ragazzo subito riconobbe la voce, e guardando verso il mausoleo notò che cinque spiriti erano li a guardarlo. Uno seduto, uno in piedi, uno appoggiato alla parete e uno appoggiato su una lapide, ma solo uno, uno era davanti al ragazzo, che gli sorrideva. Lui, era il fantasma del padre di Fennikrlin, Hoki.
Facciamo però, un salto nel passato, per riuscire a capire meglio cosa sia accaduto e per poter spiegare meglio chi siano i membri della Gilda dei Guardiani, e per poter spiegare il motivo del sacrificio di alcuni di loro contro ad una temibile minaccia, la Setta delle Mille Ombre.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo primo ***


Capitolo primo

 

Ormai regnava la pace alla Costa della Spada, Severin, Valindra e Malabog erano stati definitivamente sconfitti e i loro piani sventati. Il culto del drago, i Thayan e l’esercito dei Fatati Oscuri erano stati sconfitti e debellati per sempre. Tiamat, i dragolich, i draghi cromatici e i continui non-morti erano solamente dei brutti ricordi, scritti sulle pagine dei libri di storia. Uomini e donne valorosi erano morti nel tentativo di respingere definitivamente quegli orrori che erano stati creati dalle menti folli dei tre più grandi carnefici di tutta la storia di Neverwinter. I superstiti che raccontavano delle loro battaglie oramai avevano deposto le loro armi e armature, speranzosi di non doverle mai più utilizzare. Purtroppo per loro, avrebbero dovuto indossarle molto presto invece. Una nuova minaccia era in agguato e un nuovo nemico bramava nelle ombre la sua vendetta contro il re di Neverwinter, lord Neverember.

Il lord stava tornando nelle sue stanze, quando successe qualcosa che avrebbe messo di nuovo in allarme tutta Neverwinter. Gli si presentò dinnanzi un uomo incappucciato, con un simbolo sul petto, che rappresentava un occhio con dietro una spada. Il simbolo era nero e incuteva un poco di terrore. Neverember subito portò la mano sull’elsa della propria spada chiedendo al misterioso uomo: “Chi sei tu? E come sei riuscito ad entrare qui senza farti notare dalle guardie?”
La risposta gli face gelare il sangue: “Io sono Lord Quoward Magesblood… Capitano della Setta della Mille Ombre. Non è stato difficile entrare qui. Mi è bastato uccidere le tue stupide guardie e il gioco è stato compiuto.”
Neverember spalancò gli occhi, sbalordito. Un uomo, da solo, aveva ucciso le sue migliori guardie? Era a dir poco impossibile.
“Menti!” Rispose il lord di Neverwinter “Nessuno è mai riuscito ad uccidere così tante guardie, dopo Valindra, la Necromante!”
Colui che gli era di fronte, fece un ghigno malefico, e rispose a sua volta: “Allora è così che si chiamava la ragazza a capo dei Thayan… Beh, vorrà dire che allora non appena troverò la sua tomba sarà una valida alleata del mio esercito.” Quoward guardò Neverember con aria di sfida, mentre riprese a parlare “Dimmi ora… Il capo del Culto del Drago e quello dei Fatati Oscuri, com’è che si chiamavano?” Quoward era impertinente, e si divertiva a guardare l’espressione sempre più stupita di Neverember, che si stava chiedendo chi fosse quell’uomo per sapere così tante cose inerenti al suo regno. I Thayan, i non-morti, i cultisti, Tiamat e i Fatati Oscuri non sarebbero mai tornati, non finché ci sarebbe stato Neverember al potere.
“Scoprilo da solo!” Gli rispose Neverember “Non sono di certo così sciocco da dirti i nomi dei peggiori nemici della mia città.”
“Peccato…” Fu la risposta all’affermazione ricevuta “Allora… Vorrà dire che sarò costretto ad ucciderti per avere le informazioni che cerco…” Detto ciò Quoward si lanciò verso Neverember, col pugnale sguainato tentando un affondo. Non ebbe tempo di reagire, che un ragazzo si mise in mezzo tra i due, prendendo la pugnalata in pieno petto al posto del lord alle sue spalle. Quoward rise, e svanì come un ombra, senza lasciare nessuna traccia. Neverember subito si chinò per tentare di soccorrere il ragazzo che aveva subito l’accoltellamento al posto suo, riconoscendo subito il personaggio. Era uno dei reietti del Culto del Drago, uno dei primi che chiesero al lord il suo aiuto per riuscire a sconfiggere Severin, il capo del Culto del Drago, colui che con le sue idee folli sperava di poter chiedere a Tiamat di dominare il mondo assieme a lui.
“Perché hai fatto questo Yukai? Tu… Uno degli ultimi reietti maledetti… Perché hai voluto sacrificarti oggi?” gli chiese il lord, mentre il sangue sgorgava copioso dalla ferita del ragazzo. I suoi sforzi per salvarlo furono solo vani, poiché il sangue continuava ad uscire dalla ferita nel petto di Yukai e lui iniziava lentamente a tirare gli ultimi respiri.
“Non uno degli ultimi… L’ultimo…” il ragazzo faticava a parlare, poiché il fiato stava iniziando a venirgli meno “Io ho voluto… Perché… Tu mi hai accolto… Come un figlio… E con me anche i miei compagni… E io… Ormai sono fiero… D’essermi sacrificato... Per una persona così… Speciale… Addio… Padre.” E detto questo, il giovane ragazzo spirò, mentre una lieve espressione soddisfatta gli compariva in volto. Il suo ultimo gesto, era stato nei confronti di un lord che lo aveva quasi adottato, e andava fiero dell’operato di Neverember. Quella stessa notte, tutta Neverwinter fu il teatro di una serie di omicidi, verso guardie, donne, bambini, anziani e verso i cultisti di molti Culti e Sette diverse. Quella stessa notte, fu come se fosse la luna stessa a decidere che molte persone avrebbero dovuto morire per soddisfare la sua sete di sangue, poiché,la luna stessa, quella notte, era nera. Una notte senza luna, una notte senza luce, una notte, dove le ombre le fanno da sovrana. La mattina seguente, il lord ordinò al sergente Knox di fare il censimento delle persone morte quella notte, e quando il sergente tornò, portava orribili notizie.
“Mio lord, questa notte, sono state uccise molte persone, in un primo censimento, le vittime ammontano circa a ottocento.” Disse Knox, mentre il lord camminava per la stanza del trono.
“Ottocento hai detto? La situazione è critica. Bisogna trovare e sconfiggere questo Quoward e fermare le folli idee della Setta delle Mille Ombre. Se hanno ucciso così tante persone, vorrà dire che vogliono dimostrare cosa possono fare con il solo ausilio delle tenebre. Bisogna trovare uno dei loro, e costringerlo a farlo parlare! Dobbiamo sapere cosa vogliono fare.”
Mentre il lord parlava al sergente, entrò nella stanza del trono il capo degli arpisti presente in città, una giovane donna di carnagione tendente al rosa scuro, con i capelli di color nocciola fino alle spalle, e una armatura leggera con decorazioni floreali. Alla sua sola vista, Knox agrottò le sopracciglia, e prese in mano la sua ascia bipenne puntandola contro alla donna, costringendola al muro
“Cosa ci fai qui Boward? Non vedi che il lord è occupato?” Disse scocciato. La sola vista della donna, irritava molto Knox, poiché gli arpisti erano, a detta sua, dei voltafaccia. Seguivano solo chi li avrebbe pagati di più.
“Metti giù la tua arma sergente” Disse il lord, severo “Lei e il suo gruppo di arpisti sono stati utili a me quest’oggi, per poter fare un giusto conteggio delle vittime che in questa notte hanno perso la vita.”
Knox rimise l’ascia sulla sua schiena, mentre l’arpista si metteva le mani attorno al collo, impaurita. Troppe volte aveva visto quella lama trucidare con forza e facilità i nemici di Neverwinter, e ogni volta che il sergente gliela puntava contro, temeva sempre che quella sarebbe stata la sua ultima giornata. Dopo essersi ripresa dallo spavento, parlò al lord: “Milord, nonostante la scarsa collaborazione con l’esercito imperiale, noi arpisti abbiamo calcolato il giusto numero di persone che questa notte hanno perso la vita”
Disse, imperterrita. Voleva denunciare la scarsa collaborazione che le guardie della città avevano prestato agli arpisti in un tentativo, a suo parere, di ostacolarli nel loro lavoro. “Questa notte, persero la vita duecento donne, cento bambini, trecento anziani e quattrocento uomini. Tutti loro appartenenti a razze, religioni e culti diversi. Tra di loro, abbiamo riconosciuto molti dei reietti maledetti, alcuni dei nostri arpisti, molte guardie della città, e inoltre…” Il suo tono si fece freddo e quasi cupo. Voleva dare l’impressione, che ciò che avrebbe detto, avrebbe fatto la differenza. “Inoltre, tra di loro, sono stati trovati i cadaveri di alcuni importanti consiglieri, sia della nostra città, sia delle altre. Penso che questo, ormai, sia un problema che riguarda tutta la costa della spada, mio signore”
Knox e Neverember impallidirono quando udirono le ultime parole proferite dalla ragazza, che ora restava ferma e muta, tentando di sembrare forte di fronte ai due. Ciò che si sentì dopo, fece gelare il sangue a tutti e tre nella sala. Una voce, risuonò in tutta la stanza, e subito Neverember la riconobbe. “Knox, Boward, tenetevi pronti. Quoward è tornato.” Disse, mentre in tutta la sala del trono si udiva una risata maligna.
“Bravo Neverember… Vedo con piacere che ti ricordi della mia voce… E sai… Mi fa piacere saperlo. Vuol dire che adesso io sono un nemico pubblico. E non hai ancora visto nulla del mio vero potere… Io sarò anche il capo della Setta delle Mille Ombre… Eppure, sono stato anche uno degli allievi dell’accademia magica… Proprio come Alis. E come lei, io so utilizzare la magia negromantica a mio piacere. Diglielo anche tu, ragazzo…”
Quoward comparì, compattandosi da un ombra, mentre alle sue spalle, con passo lento e quasi strusciato, lo raggiungeva Yukai. Alla sola vista del ragazzo che aveva perso la vita per lui, riportato in vita, fece perdere la calma al lord, che subito urlò a Quoward: “MALEDETTO! CHE TU SIA MALEDETTO, LURIDO BASTARDO! COME TI SEI PERMESSO DI SFRUTTARE UN POVERO RAGAZZO INNOCENTE PER I TUOI SCOPI?” Estrasse la propria spada mentre Knox iniziava a far rotare la propria ascia bipenne e Boward estrasse la propria spada corta.
“Quanta inutile resistenza… Ragazzo… Uccidili” Disse Quoward. Yukai purtroppo era costretto ad obbedire agli ordini del folle Quoward, che subito iniziò ad inspirare aria, per poi soffiare un cono di acido velenoso contro ai tre.
“Non così in fretta Yukai.” Una voce, poi si vide Yukai sbalzato via, mentre un enorme scudo si era messo in mezzo tra il soffio e le tre cariche ufficiali. Ad aver fatto sbalzare lontano il ragazzo fu un monaco guerriero bianco, dal volto incappucciato, mentre colui che reggeva l’enorme scudo, era un uomo molto robusto, che subito gettò a terra dopo che il soffio aveva iniziato a corroderne il ferro. Prese dalla propria schiena uno scudo più piccolo a forma di testa di drago, e dall’elsa, una spada che aveva rubato ad un Thayan. “Lord Neverember, Sergente Knox, Arpista Boward, allontanatevi. Lasciate che sia la Gilda dei guardiani ad occuparsi di loro. Quell’essere deve pagare per aver ucciso l’unico componente della nostra gilda ad avere un contatto di sangue con un drago.” Colui che stava parlando era Hoki, uno dei dieci capi della Gilda dei Guardiani.
“Hoki, io ti ordino di abbandonare immediatamente questa sala. Devo essere io, a farla pagare per l’omicidio di Yukai, a quel bastardo!” Rispose Neverember, scocciato e arrabbiato per il comportamento tenuto da Quoward. Quoward però, durante la confusione generale era riuscito a scappare dalla sala del trono, assieme a Yukai. Tutti riposero le loro armi, tranne Knox e Hoki, che passarono alcuni secondi a guardarsi negli occhi. Entrambi ciechi dall’occhio destro, si guardavano osservandosi attentamente. Knox alzò la propria ascia al cielo, per poi sferrare un fendente verticale, che fu prontamente intercettato e fermato dallo scudo dell’uomo “E’ così che si saluta uno dei tuoi sottoposti, sergente?” Chiese Hoki, mentre faceva scivolare la lama dell’ascia sullo scudo, facendola infrangere a terra, spaccando una piastrella. Il sergente lo guardò, per poi parlare “Tu una volta eri nel mio esercito, e non hai mai voluto ascoltarmi. Io ordinavo di ritirarci e tu correvi alla carica per poterci difendere. Hai rischiato la vita più e più volte per noi, e ora hai il coraggio di dire che sei ancora un mio sottoposto? Se il lord non mi avesse detto di risparmiare la tua vita, io ti avrei ucciso molto tempo fa, ricordatelo!” Questa risposta, fece preoccupare un po’ tutti nella stanza, ma subito Neverember disse: “Hoki, Knox, ora basta. Fatela entrambi finita. Siamo in guerra ormai, e non possiamo combattere tra di noi, rischieremmo solamente di peggiorare le cose e permettere a Quoward di prendere il sopravvento su di noi. Manderò a tutte le cariche più importanti il mio invito a collaborare con noi anche questa volta. Voi non provate a causare scompiglio in città. Boward, avvisa i tuoi alleati che collaborarono contro Tiamat, Hoki e Osvald, voi due, tornate alla Gilda dei Guardiani. Vi voglio nella riunione con noi, e non accetto discussioni, sono stato chiaro Knox?” Chiese il lord, mentre iniziava a tornare davanti al trono “Io sono il re e io comando, quindi obbedite. Andate, e tornate solo quando vi sarà detto”
Dopo quest’ultima frase tutti uscirono dalla sala, e andarono tutti in direzioni diverse. Il lord iniziò a scrivere velocemente gli inviti per le cariche delle altre città. Osvald si diresse subito verso la sede della Gilda, Knox tornò dai suoi soldati, mentre Boward e Hoki rimasero soli uno davanti all’altra.
“Non mi avevi detto del tuo ritorno a Neverwinter… Comunque… Mi sei mancato Hoki” Detto questo, la giovane ragazza abbracciò l’uomo, che ricambiò l’abbraccio dicendole “Sei mancata anche a me Boward… Non ho voluto avvisarti per farti una sorpresa, ma vedo che ti è stata fatta una sorpresa forse… Migliore della mia.” Rispose l’uomo, che strinse un po’ di più a se la ragazza, mente con una mano le accarezzava la testa. L’arpista, quasi indispettita dalla frase dell’uomo, lo guardò, incrociando le braccia sotto al seno, mettendo il ‘broncio’. “Preferisco di sicuro sapere che sei tornato sano e salvo, piuttosto che dover aiutare Windle a fare il censimento delle vittime di un folle.” Gli rispose, dandogli successivamente le spalle. L’aveva fatto poiché lei non riusciva ad arrabbiarsi con Hoki, e si sarebbe fatta scoprire visto che ora sorrideva, imbarazzata. Hoki la guardò un po’ perplesso attraverso le fessure del suo elmo, e subito gli venne in mente un idea ‘malvagia’. Si tolse il suddetto elmo, e lo mise in testa alla ragazza al contrario, impedendole di vedere, che subito ebbe la seguente reazione “AAAH, AIUTO! NON CI VEDO!” Urlò, mentre provava a togliersi quello scomodo elmo per lei, ma le speranze di riuscire a togliersi il copricapo svanirono quando Hoki ‘malvagiamente’ ci mise una mano sopra, contrastando la forza della giovane donna. “Hoki… Hoki… No, non lo fare. Lo sai che non mi piace… Dai, smettila…” Diceva la ragazza in un disperato tentativo di togliersi l’elmo dell’uomo. Involontariamente, mentre tentava di sfilarsi il suddetto copricapo, si agitò troppo, tirando una forte gomitata sopra all’occhio destro di Hoki, riaprendo la profonda cicatrice, una cicatrice infertagli in giovane età da un bandito che purtroppo per Hoki, lo portò alla perdita della vista dell’occhio destro. Subito spostò la mano, per poterla portare sulla ferita ormai riaperta. “Dannazione!” pensò Hoki. “Proprio adesso doveva riaprirsi? Vedrò di consultare uno dei chierici di Pelor, per vedere cosa mi possono consigliare di fare.” Si diceva tra se e se, mentre lentamente si allontanava dalla ragazza, per evitare che lei notasse quello che era successo. Nel frattempo Boward era riuscita a togliersi l’elmo, e iniziò a guardare torvo l’uomo. “Tu. Tu. Tu sei proprio un idiota! Non ti fai sentire per giorni,settimane, mesi, e quando torni non fai altro che…” Nonostante la distanza, aveva notato che Hoki aveva qualcosa che non andava. Si teneva una mano sopra all’occhio, mentre qualcosa di rossiccio gli era colato sull’armatura. Anche se era un’armatura di fattura Thayan, dai colori sempre tendenti al rosso e al nero, aveva visto che c’era qualcosa che non andava e provò ad avvicinarsi. “H-Hoki... T-Tutto bene?” Chiese, mentre si avvicinava lentamente a lui. La risposta dell’uomo fu veloce e sbrigativa “Si si, tranquilla. Sto benissimo. Ecco, purtroppo ora devo andare. Ci vediamo più tardi Boward.” Detto ciò, si allontanò in fretta. “As... Petta...” Boward era quasi delusa dal suo comportamento. Si era decisamente comportata come una bambina di pochi anni, capricciosa ed indisponente. Guardò l’elmo con le lacrime agli occhi, e si avviò anche lei verso la sede degli arpisti. Non si era mai sentita così male, per aver fatto qualcosa che non voleva in tutta la sua vita. Lei e Hoki erano vecchi amici, lui l’aveva sempre protetta sin dalla tenera età, anche quando lei non voleva. Era stato proprio per proteggere lei, che Hoki perse la vista con l’occhio destro quella notte. Durante il percorso, non fece per nulla caso alle occhiatacce delle persone che aveva attorno, ormai era abituata a vedere le persone che lei amava e proteggeva guardarla come se lei fosse uno dei più pericolosi criminali. Lei continuava a camminare con lo sguardo basso, tenendo l’elmo dell’uomo in mano, e non si accorse che andò a sbattere contro ad una persona, e per il contraccolpo lei cadde a terra. “Ahia... Oh, m-mi scusi... Non l’avevo vista...” Fu la frase detta dalla giovane arpista che si rialzò subito togliendosi di dosso polvere e terra. “Non si preoccupi. Sono cose che capitano Boward.” La voce risultava di una donna, e Boward alzò lo sguardo, incuriosita. Notò che colei che parlava non era altro che Linu La’Neral che la guardava, con un sorriso. “Linu. Giusto te cercavo!” Disse dando un abbraccio all’Elfa. “Devi aiutarmi. Neverwinter è di nuovo in pericolo... E io ho combinato un problema...” Finì, dicendo l’ultima frase con molta tristezza. L’Elfa appena Boward la abbracciò, rimase un poco stupita, per poi abbracciarla a sua volta. “Raccontami tutto Boward. Sono tutt’orecchi.” La spiegazione dell’Arpista durò qualche minuto. Spiegò attentamente la situazione causata dalla nuova minaccia della Gilda delle Mille Ombre, e dal loro capo Quoward, per poi passare a ciò che era successo col suo amico Hoki. “Capisci? Ho paura che ora Hoki possa avercela con me, e non voglio che ciò accada!” Disse Boward, preoccupata. “Comprendo appieno la tua preoccupazione Boward, ma ti posso dire una cosa. Non c’è bisogno che tu sia così tanto spaventata, dopotutto se viconoscete da così tanti anni avrà già capito che non lo hai fatto di tua spontanea volontà, non credi?” Rispose con un sorriso. “Beh, vedrai che andrà tutto bene, non temere. Piuttosto. Non è Knox quello la?” Chiese, indicando effettivamente il sergente Knox, che si avvicinava minacciosamente alle due. Sembrava decisamente arrabbiato. Makos lo seguiva e nel frattempo tentava di calmarlo.

“A-Aiuto...” Sussurrò Boward, nascondendosi dietro Linu. “BOWARD!” Tuonò Knox, avvicinandosi sempre più alle due “COSA HAI COMBINATO STAVOLTA? TE NE RENDI CONTO CHE HAI AGGREDITO UNO DEI CAPI DELLA GILDA DEI GUARDIANI? COSA TI È SALTATO IN MENTE?” Urlò, ormai davanti alle due. Boward sentendo le parole del sergente ormai temeva che non avrebbe retto più. Sentiva già che i suoi giorni sarebbero finiti in quell’istante, sentiva già la lama dell’ascia bipenne di Knox sulla sua gola. Non ebbe il tempo di rendersi conto di cosa le sarebbe successo, che Linu parlò “Beh, potrebbe anche usare un po’ di gentilezza con questa giovane ragazza, sa?” Era stufa di vedere il sergente trattare in quella maniera Boward. “Non siamo tutti soldati forgiati nel ferro e nel sangue come lei, non crede? Penso che persino il signor Makos possa confermarglielo e credo che lielo potrebbero confermare anche la signorina Celeste e la signorina Xuna. Si vergogni-” La frase non ebbe fine, poiché Knox con un secco spintone l’aveva spostata di lato, facendola cadere a terra. “Boward. Preparati a raggiungere il tuo Dio.” Disse Knox, afferrandola per il collo, e alzandola da terra, stringendo la presa. Alla giovane donna iniziava a mancare il fiato, quando si sentì “ORA BASTA SERGENTE!” Urlò Makos “Nonostante io stesso sia un Warlock riesco a capire quando è il momento di smettere. Lei ha aggredito un’innocente, rischiando anche di ferirla gravemente! Cosa direbbe Lord Neverember se sapesse che lei sta uccidendo l’arpista capo, davanti a ben due testimoni?” Knox, ascoltò Makos, e con molta riluttanza lasciò cadere Boward a terra “Oggi ti sei salvata grazie a Makos. Non sperare di essere sempre così fortunata però.” Detto questo, il sergente se ne andò, seguito dal tiefling che con le sue parole era riuscito a salvare l’arpista. Linu, che aveva assistito alla scena senza poter fare nulla si avvicinò alla donna, e le chiese, preoccupata per la sua salute “Boward... Tutto bene?” Sentì solo dei singhiozzi come risposta e capì che quel fatto non doveva restare impunito. Con fatica riuscì a riportare Boward a casa dell’arpista Windle, sapendo che lei avrebbe saputo come fare per consolare l’arpista. “Windle, la affido a te. Ti prego, falle tornare il sorriso.” Disse la chierica, mentre Boward era ormai in lacrime. “Non ti preoccupare. So io come farla stare meglio.” Rispose Windle, mentre portava Boward dentro casa sua. Linu si avviò poi verso la sede della Gilda dei Guardiani, intenzionata a trovare Hoki, il ragazzo che a detta sua, tentava sempre di farsi vedere forte e coraggioso agli occhi della capo degli arpisti. “Spero solo che mi voglia ascoltare. Non abbiamo mai avuto un buon rapporto noi due...” Pensò l’elfa mentre camminava velocemente. Il fato volle, che riuscì ad incontrare l’uomo prima della sede, e subito gli si avvicinò minacciosa. “Hoki!” Lo chiamò con un tono di voce che avrebbe fatto paura anche ad un Fomorian. “Ti devo parlare. È urgente! Quindi poche scuse, poche storie e ascoltami!” Era seria, e forse severa Linu in quel momento, ma dopotutto aveva assistito ad un atto di immane violenza contro ad una povera donna indifesa. “Ti ascolto...” Rispose l’uomo. Dopo il piccolo incidente si era fatto medicare la ferita dalla chierica Celeste, e ora sopra all’occhio aveva una bendatura che sarebbe servita a tener chiusa la ferita. “Prima, Knox ha-” Non fece nemmeno in tempo a dire ciò che era successo, che Hoki prese dalla propria schiena lo scudo drago, guardandola come se avesse già capito. “Ha alzato le mani contro di lei?” Chiese furioso. La chierica non rispose, si limitò ad annuire con la testa. Hoki andò completamente su tutte le furie. “Questa è l’ultima volta! Gli ho chiesto molte volte di lasciarla stare! L’ho avvisato più e più volte che mi sarei vendicato se avesse provato ancora a farle del male, e oggi è il giorno!” Disse, mentre prendeva per un braccio Linu, portandola con se da Neverember. Lei era stupita. L’aveva sempre creduto un codardo, ma a quanto pare si sbagliava. Aveva notato quanto lui tenesse a quella giovane donna, al punto da minacciare anche il sergente dell’esercito di tutta Neverwinter. Camminavano velocemente, e giunsero in fretta alla sala del trono, dove trovarono il lord intento a parlare con un paio di guardie. “Lord!” Tuonò Hoki, ancora furibondo. Neverember guardò nella sua direzione, facendo fatica a riconoscere l’uomo. Non lo vedeva senza elmo da quasi tre anni. “Dimmi Hoki. Cos’è successo per farti venire qui, a mettere paura alle mie guardie?” Chiese, mentre le due guardie ritornavano ai loro posti, un poco tremanti. “Mi è stato riferito di un atto di inaudita ferocia nei confronti di una povera ragazza, e tutto questo senza che io avessi potuto fare nulla. Le chiedo di poter intervenire io stesso contro l’aggressore! Ormai, si tratta di una faccenda personale!” Il lord ascoltò attentamente le parole dell’uomo, e alzato un sopracciglio gli chiese “Chi sarebbe costui che ha aggredito con così tanta ferocia una donna, così tanta da far muovere il capo operativo dei Guardiani contro di lui?”
“Si travva del sergente Knox, Lord Neverember.” Rispose Linu, mettendosi al fianco dell’uomo, che stringeva sempre più l’impugnatura del proprio scudo. Neverember sospirò esasperato. Guardò i due, facendo cenno ad Hoki di avvicinarsi. Lui si avvicinò e con lui anche Linu, poiché la teneva ancora per un braccio. Appena furono vicini, Neverember disse. “Ho ordinato che tra le nostre fila ci fosse la pace, e tu mi chiedi di vendicarti di Knox. So che lui ha attaccato una donna, e probabilmente so anche chi era la donna, ma non posso permetterti di fargli quello che vuoi. Calma il tuo bollente spirito Hoki dei Guardiani, e rifletti. Se tu ti vendicherai su di lui, qualcun altro si vendicherà per lui, e via dicendo, creando un circolo vizioso. Makos mi ha riferito che ultimamente Knox sta usufruendo quasi troppo della sua posizione, ma non posso fare nulla, essendo lui uno dei migliori soldati che tutta Neverwinter possa mai vantare...” Il lord però, sembrò quasi sorridere e finì di dire “Però... C’è un modo in cui tu possa vendicarti del torto per porti nel cuore. Una sfida a duello. La farete solamente dopo alla riunione, che si terrà entro sette giorni da oggi.”
“Che tipo di sfida, mio lord?” Hoki sorrideva, complice. Sperava che ci fosse da divertirsi, anche se sapeva che contro Knox avrebbe dovuto impegnarsi al massimo. “Lo scoprirai tra sette giorni Hoki. Ora pazienta e torna alla tua Gilda. Si chiederanno dove tu sia finito.” Rispose, mentre faceva un cenno con la mano. Hoki fece un lieve inchino con la testa, per poi avviarsi verso l’uscita della sala. Linu che era ancora li presente, aveva assistito alla scena, ma non riusciva a capire di cosa stessero parlando i due, e quando vide Hoki uscire lo seguì, chiedendogli “Di che sfida stavate parlando te e il lord?” Era quasi ingenua, e Hoki le rispose con un sorriso. “Una sfida nell’arena. Si potrebbe dire uno scontro all’ultimo sangue.” Linu portò una mano davanti alla bocca, stupita ed esterrefatta. Una sfida all’ultimo sangue? Tra lui e il sergente di Neverwinter? Come l’avrebbero presa tutti? “N-Non puoi combattere mortalmente contro Knox! N-Non lo farai, non è vero?” Si era fermata, mentre Hoki continuava a camminare. La chierica capì che lui era intenzionato a sfidare il sergente, e che nulla gli avrebbe fatto cambiare idea.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo secondo ***


Capitolo secondo

 

Era il giorno stabilito. Arrivarono da tutte le città i nobili, le autorità e perfino i mercanti. Orchi, Elfi, Tiefling, Umani, Halfling, Nani, e tutte le altre razze, da quel giorno combattevano sotto ad un unico stendardo, sotto un'unica città: Neverwinter. La riunione tra le più importanti cariche non avvenne nella sala del trono, ma in una delle cripte sotto di essa. Neverember era già li, mentre dai corridoi giungevano le cariche ufficiali. Boward, assieme ai suoi alleati, Linu La’Neral, Lyri Fawnten, Derlin Bass, il precettore Theraclast, Fitzhugh Montgomery, Shay Cutter e anche Sandesyl Morgia. Knox, seguito da Merissara Winterwhite, Beldak Strongarms, Mikal Milltall, Damakos Balorfist, Bharash Dravestone, Lilwyn Obenspire, Zayna Bronice. Infine, giunsero Hoki, Osvald, Magsaadi, Soveliss, Virtigorax, Cailove, Karros, Fruamros e Vicward. Ognuno di loro aveva intenzione di portare a buon termine la riunione tra di loro. Il Lord osservò i presenti, notando che ancora non erano arrivati altri loro alleati, da tutta la Costa della Spada. “Non ci voleva” Disse sottovoce. “Questo loro ritardo ci costringe a dover aspettare ancora. In questo momento siamo vulnerabili, speriamo che non succeda nulla di grave.” Il lord era molto preoccupato. Sperava solo che tutti i suoi alleati arrivassero in fretta, così da poter illustrare a tutti i suoi obbiettivi. Passarono alcuni minuti e da un corridoio comparve Makos. “Chiediamo scusa per il ritardo. Lungo la strada abbiamo incontrato alcuni rappresentanti che erano a Caer Konig, e ci siamo fermati per aiutarli. Ora, abbiamo anche il supporto della Valle di Icewind.” Concluse fiero. Subito dietro di se comparvero Florin Icehammer, Thalos Oathbreaker, il Capitano Zemmer, Fadime Zatar, Celeste, Abbey e Zoey Fargo, Shil Yargo, Xuna, l’arpista Windle, Quorthon stesso e Dell McCourt. Con loro inoltre vi erano cinque persone, provenienti dalla Valle di Icewind, Bowen Brant, Anara la Cerulea, Flint Vreesh, Grigoi Scrimshander e Gurth Grimstalker. Neverember vide nuova speranza, se persino gli uomini di Icewind avrebbero collaborato con loro. “Anche se non mi aspettavo un vostro arrivo, benvenuti a Neverwinter, o meglio, alla Riunione per deciderne le sorti.” Disse il lord, per poi andare a sedersi su un trono, mentre gli altri prendevano posto ad una grande tavolata. Tutti erano pronti a sentire ciò che il lord gli avrebbe riferito, ma nessuno si sarebbe aspettato, a parte in pochi, di dover affrontare una minaccia così grande, da far riunire molti popoli sotto ad un unico stendardo. “ A tutti voi, io voglio riferire una cosa. Purtroppo non vi avrei convocato se fossimo stati in un periodo di pace, e quindi purtroppo, siamo in guerra.” Iniziò il lord, mentre sul volto di molti iniziavano a comparire espressioni stupite o esterrefatte. Neverwinter di nuovo minacciata? Da chi, e da cosa? “Vedo che le vostre facce parlano per voi. Non vi sareste mai aspettati una nuova minaccia, non è vero? Beh, mi dispiace per voi, eppure una nuova minaccia sta oscurando Neverwinter. Quoward e la Gilda della Mille Ombre vogliono distruggere la città. Non ci siamo mai riuniti tutti quanti noi, nemmeno per Valindra, Malabog o Severin. Questa è un’occasione più unica che rara. Signori e Signore, dobbiamo riuscire a trovare una soluzione imminente, o qui rischiamo che tutte le nostre città vengano spazzate via.” Appena il lord finì, tutti iniziarono a guardarsi l’un l’altro, a parte pochi di loro. Hoki, Knox, Anara e Windle guardavano tutti una persona sola. Bharash Dravestone aveva ascoltato attentamente, e la sua reazione quasi esagerata. Hoki si alzò, guardando il dragonide, e disse “Lord Neverember, credo che qui, non ci sia il vero capo dei dragonidi. Io accuso il qui presente Bharash, di essere un impostore.” Tutti guardarono il dragonide, mentre dal corridoio veniva una risata divertita. Hoki mise mano alla spada, mentre il vero Bharash giungeva dal corridoio. “Complimenti ragazzo. Sei riuscito a svelare il nostro inganno.” Il lord guardò i due dragonidi, non capendoci molto. “Inganno? Quale inganno?” Tuonò Knox, spazientito. “Non si agiti sergente. Sono solo la vostra spia trasformista.” Disse il dragonide, mentre iniziava a mutare forma, divenendo una bellissima elfa. Bharash rise per poi continuare il suo discorso “Keyla, la vostra spia mi ha contattato, chiedendomi di poter assumere le mie sembianze per poter ordire questo scherzo, a quanto pare anche ben riuscito.”

Hoki portò una mano sugli occhi, scuotendo lievemente la testa, mentre Anara guardò attentamente Keyla “E così tu saresti una spia trasformista? Mi interesserebbe sapere quale magia usi per mutare così velocemente la tua forma” Essendo lei la rappresentante dell’accademia arcana, era molto interessata alla ragazza. Le aveva puntato gli occhi dal primo momento in cui era entrata nella cripta, notando una tipologia diversa di magia provenire dal corpo di quello che si credeva essere un dragonide. “Non so perché sei qui, e sinceramente non mi interessa nemmeno.” Disse Neverember “Ormai non abbiamo più tempo e la riunione deve continuare.” Guardò attentamente tutti i presenti per poi riprendere a parlare. “Quoward purtroppo per noi conosce i segreti della necromanzia, dato che come alcuni di noi abbiano potuto constatare...” Il ricordo di quella notte, dove Yukai morì, e il ricordo del giorno dopo, dove lo vide di nuovo in piedi, obbediente ai comandi di quel folle, tornarono nella mente del vecchio sovrano. “ Inoltre, sembrava interessato a scoprire i sepolcri di Valindra, Malabog e Severin. Dobbiamo assolutamente trovare prima noi quei sepolcri e distruggerli. Non possiamo assolutamente permettere che anche solo uno di quei luoghi venga violato da quei folli.” Neverember era stato chiaro. Avrebbero dovuto distruggere quelle tombe e tutto ciò che contenevano. “Ci sono domande?” Chiese poi, guardando tutti i presenti in volto. Karros, un Tiefling della Gilda dei Guardiani si alzò, per prendere la parola. “Mio sire. Se distruggeremo i tre sepolcri, tutte le storie e le conoscenze contenute al loro interno saranno distrutte per sempre, e questo non posso accettarlo.” Dopo questo si alzò anche Anara, che subito disse a sua volta “Concordo con il Tiefling. Non posso permettere che tutta la conoscenza, compresa quella arcana venga distrutta per sempre. Sarebbe solamente un’enorme perdita incolmabile. Un’altra perdita da aggiungere a quelle che già fanno parte della storia di tutta la Costa della Spada.” Neverember guardò i due, si alzò in piedi, e disse loro “La conoscenza è importante è vero. Riflettete però, se quella conoscenza finisse nelle mani del nostro nemico, lui potrebbe usarla a suo vantaggio contro di noi.” Karros guardò Anara, sospettoso. Erano forse gli unici due a cui veramente stava a cuore la conoscenza di tutta la Costa della Spada?
“Se permettete, io avrei un idea.” Disse, Merissara alzandosi anche lei in piedi. Senza lasciar parlare gli altri, continuò “Sembra che questi due giovani ragazzi vogliano conservare la nostra conoscenza. Penso che bisogna premiarli. Io manderò alcuni dei miei elfi a recuperare tutte le conoscenze che sono conservate nel sepolcro di Malabog. Tutto questo però, credo che non sia il vero motivo della convocazione qui a Neverwinter, non è vero lord Neverember?” Il lord aveva ascoltato ogni parola dell’elfa, e quando lei gli chiese le sue ‘vere intenzioni’, lui rispose subito. “Ha ragione, Signora Merissara. Io vi ho convocati tutti qui, per discutere di un fatto molto importante. Ormai Neverwinter è in guerra, e vi chiedo di unirvi alla nostra causa, poiché prima o poi, Quoward se non verrà fermato, potrebbe tentare di estendere il suo dominio anche sui vostri regni.” Ci fu un po’ di senso di spaesatezza da parte dei più giovani, mentre i lord delle altre città iniziavano a porsi delle domande. Merissara si sedette, così come Karros e Anara, mentre al posto loro, si alzava Zayna. “I nostri popoli sono sempre stati in contrasto, e adesso mi chiedi di unirmi alla tua causa? Gli Shaddar-Kai sono un popolo orgoglioso, fiero e combattente. Cosa ci guadagneremo con una simile alleanza?” Il suo tono era quasi losco. Pensava più al proprio tornaconto che all’effettiva salvezza di tutta la Costa della Spada. Neverember le rispose “Troveremo qualcosa che possa accontentare le richieste che saranno fatte Signorina Zayna. Ora dobbiamo decidere se fondare o meno un’alleanza tra le nostre nazioni. Chi è a favore dell’alleanza contro Quoward, si alzi in piedi.” In pochi secondi, tutti i presenti nella sala si alzarono in piedi, mentre Neverember compiaciuto, sorrideva. “Bene... Vedo che siamo tutti d’accordo per formare questa nuova alleanza. Ora sarà meglio Provvedere ad eleggere le cariche più importanti di questa alleanza.” Disse il lord, mentre si avvicinava al piedistallo su cui era appoggiata la corona. “Chi vuole che sia io a comandare l’alleanza resti in piedi.” Non ci fu bisogno di dire altro. Tutti rimasero in piedi e all’unisono il loro voto si era fatto sentire. Il lord prese la corona, e se la appoggiò sul capo. Nello stesso istante in cui la corona toccò la testa del lord da uno dei corridoi si sentirono delle urla demoniache, seguite da risate malefiche. “Sembra come se si fossero risvegliati tutti e nove gli inferi...” Disse Quorthon guardando in direzione del corridoio. I guardiani subito si avviarono verso il corridoio medesimo, mentre Karros prendeva la parola “Uscite tutti da questa cripta. Non potremo mi proteggervi se voi restate qui!” Appena finì di parlare, il lord si avviò verso un’uscita segreta, seguito da quasi tutti i presenti. Anara, Makos e Sandesyl rimasero nella cripta assieme ai guardiani. Hoki allora disse “Ascoltatemi. Non so quanti possano essere, ma ho un piano. Io, Karros, Makos e Anara vi copriremo la fuga, voi scortate tutti gli altri fino a fuori del palazzo.” La risposta fu unanime anche se silenziosa. Hoki alzò la scudo ed entrò nel corridoio, pronto a fronteggiare i demoni che avevano sentito dentro alla cripta, seguito dai compagni. Dopo pochi secondi una spada colpì lo scudo dell’uomo, senza risultati, e il demone che la impugnava digrignò i denti guardando poi colui che impugnava lo scudo. Non fece in tempo a rendersi conto di chi avesse avuto davanti che subito la lama dell’uomo trafisse la testa del demone, uccidendolo.
“Stupidi demoni. Credono di poter fare qualcosa contro di noi? Sono solo degli sconsiderati!” Disse Karros mentre seguiva Hoki. Anara seguiva i tre, mentre ogni tanto si guardava alle spalle. Dopo poco si fermò, guardando alle proprie spalle, facendo volteggiare il proprio Globo del Controllo sopra alla propria mano destra. “Forza, mostrati! So che sei qui!” Era pronta a colpire nel caso di pericolo, scrutando con attenzione il fondo del corridoio. Dall’ombra, uscì una figura, che guardò i quattro dicendo “Non ho intenzioni maligne. Solo non potevo accettare di restare ignorata da voi!” Era Keyla, che nonostante la richiesta di Hoki, lei era rimasta, usando il suo potere per riuscire a restare con loro. “Ti era stato detto di andartene! Anche se sei una della più forti combattenti della città, al momento ci saresti solo d’intralcio!” Le rispose Makos, ma prima ancora che Keyla potesse rispondere, Hoki disse “Makos. Non criticare colei che assieme ai guardiani ha impedito che Tiamat risorgesse... Non criticare colei a cui molti dei guardiani devono la loro vita.” Mentre diceva queste parole, stava impedendo a molti demoni di passare oltre a quel punto. Colpiva a destra e a manca, uccidendo molti demoni, creando poco a poco uno sbarramento coi cadaveri dei demoni. “Karros, assieme a Makos sigillate il condotto di destra. Keyla, Anara, voi due sigillate il condotto di sinistra. Io resto qui, a proteggere questo cunicolo. Quando avrete fatto, tornate qui, e sigillate anche questo!” Le sue parole erano state chiare e i quattro lasciarono Hoki da solo, mentre tutti quei demoni continuavano ad arrivare incontro al loro triste destino. Era triste per quell’uomo, vedere tutti quei demoni evocati dai Nove Inferi, per seguire le idee di un folle idiota che tentava di piegare Neverwinter al suo volere. Passarono alcuni minuti, ormai il tunnel centrale era pieno dei cadaveri dei demoni, che già quelli formavano una lieve barriera contro quelli evocati per ultimi. “Eccoci di ritorno Hoki” Disse Karros, mentre arrivava affianco a lui, iniziando a preparare la pergamena di sigillo. Hoki non rispose, pensava solo ormai a proteggere i suoi compagni da quei demoni, e quindi lasciare che le pergamene di sigillo venissero preparate. “Hoki, la pergamena è pronta. Torna dietro di me!” Disse Karros, e Hoki, voltandosi di scatto, corse nella loro direzione. Appena fu alle spalle dell’amico l’incantesimo fu attivato e una spessa barriera magica bloccò l’ingresso del tunnel. Si guardò indietro, notando che nella fuga gli era caduto una pietra perfetta, di colore azzurro. La osservò ricordandosi di un fatto, accaduto qualche anno prima, e un’espressione triste gli comparve in volto. “Andiamo ragazzi. Ci stanno aspettando” Disse Hoki, mentre si avviava verso l’uscita, avendo riposto la spada nel proprio fodero. “Come mai è divenuto così triste tutt’all’improvviso?” Chiese Keyla a Karros “Questo, dovresti provare a chiederglielo tu, non credi?” Fu la risposta che le fu data dal Tiefling, che seguì Hoki. Si avviarono tutti e cinque verso l’uscita segreta della cripta. Ogni tanto, si fermavano a mettere un’altra barriera magica, e dopo circa una ventina di minuti furono fuori dal tunnel. Fuori non c’era nessuno ad attenderli e Hoki disse “Andiamo alla Gilda dei Guardiani. Li, per il momento saremo al sicuro.”

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo Flashback ***


Capitolo Flashback

Quella sera, era una strana sera. La Luna era alta in cielo, e nonostante fosse quasi completamente coperta si vedeva come se fosse giorno, Hoki stava vagando senza una meta precisa nei pressi dell'enclase dei Fatati Oscuri. Era giunto presso uno dei calderoni delle fattucchiere. Loro ormai giacevano morte da tempo, però sentì dei rumori provenire da poco distante. Seguì quei rumori, notando che una giovane ragazza era stata accerchiata dai Berretti Rossi. Forse fu una follia andare da soli quella notte, ma sapeva che oltre a lui c'erano molti altri temerari. Estrasse la propria spada, ed impugnò lo scudo scagliandosi contro a quei mostri. In poco tempo, assieme alla ragazza riuscirono a sconfiggere tutti i mostriciattoli, e successe subito una cosa che lo lasciò interdetto. Lei si avvicinò a lui, nonostante avesse, come suo solito, indosso la sua armatura completa da Thayan Zelota. La ragazza, lo guardò attentamente e gli chiese "Tu... Tu sei venuto fin qui... Per uccidere quei mostriciattoli... Perché attacavano me?" Hoki rimase stupito, lei era la prima che gli si avvicinava a parlargli. "Si." Fu la risposta dell'uomo "Ho visto che eri sola, e loro in troppi". Era molto stupito di ciò che stava succedendo. Lei, una giovane maga che gli stava parlando. "Ti ringrazio." Disse la giovane, mentre prendeva dalla propria borsa una pergamena e la porse all'uomo. Lui sorpreso, prese la pergamena, e la aprì. Lesse in fretta il contenuto, per poi riportare gli occhi alla giovane chiedendole "Sei sicura di voler dare a me questa pergamena?" Lei lo guardò, sorridente. Lui guardò nella propria borsa, prendendo una pietra perfettamente levigata di colore verde. La incastonò dentro ad un cerchio di oro, e la diede alla ragazza dicendole "Questo, vorrei che lo tenessi tu. Sei la prima che non scappa non appena mi vede arrivare. Questa pietra, è l'incanto della tranquillità, che mi fu donato da Merissara quando aiutai i soldati Iliambruen durante un'imboscata." La ragazza appena lui porse l'incanto, rispose "Non posso. Ti priverei di qualcosa di unico che ti fu donato in cambio del tuo aiuto" La risposta di Hoki giunse dopo pochi secondi "Anche qui fu richiesto il mio aiuto, eppure anche tu hai deciso di farmi dono di qualcosa di unico. Il tuo tempo, e il tuo sorriso. Prendi questo incanto, giovane ragazza, e vedrai, che anche nei momenti bui e tristi, saprà come riuscire a consolarti." Detto questo, la ragazza, prese l'incanto e guardando attraverso le fessure dell'elmo, vide la profonda cicatrice sull'occhio sinistro. Appena la vide, subito mille domande giunsero nella mente della ragazza, e stava pensando a mille differenti risposte, ma subito scacciò ogni dubbio, e tornò a sorridere "Allora... Quando sarò triste, guarderò questo incanto, e penserò a te" Detto questo, la giovane maga salì sul cavallo che le era comparso affianco, e galoppò lungo il sentiero, per tornare all'accampamento. Hoki la guardò andar via, ma sorrideva. Era felice, e nulla avrebbe distrutto quella felicità quella notte. Per la prima volta in tutta la sua vita, qualcuno si era avvicinato a lui, e aveva deciso di donargli il proprio tempo. Hoki alzò gli occhi alla luna, e sorrise "Ti ringrazio..." Furono le parole sussurrate dall'uomo, mentre con passo lento e tranquillo, camminava di nuovo senza una meta stabilita in quelle lande quasi desolate.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo terzo, parte prima ***


Capitolo terzo, parte prima
 
Erano passati pochi giorni dalla riunione nella cripta, e ormai l’intera Neverwinter stava ‘tornando a vivere’. I mastri artigiani, i grandi fabbri e i più potenti forgiatori di armi, stavano ormai lavorando a pieno ritmo per riuscire a far tornare la città di Neverwinter, una città di eroi, città natale di miti e leggende. Coloro che credevano che la guerra fosse solo un antico ricordo furono i primi a prendere gruppi di giovani reclute per insegnare loro tutti i trucchi e i segreti per diventare a tutti gli effetti dei soldati pronti per la guerra. Il Lord ne era molto compiaciuto, a tal punto da indire un consiglio speciale, solo con i suoi più valorosi uomini. Knox, che nel frattempo stava temprando il coraggio dei soldati, venne immediatamente convocato, e fu il primo a giungere. Dopo di lui, giunsero anche Hoki e Keyla, che in quei giorni erano stati ad Iliambruen per portare a Neverwinter alcuni artigiani della guerra, per poter portare anche in quella città la qualità delle armi elfiche. Giunsero anche alcune guardie, e infine giunse anche Zayna Bronice, la ragazza a capo degli Shaddar-Kai.  Il lord ormai era dinnanzi a loro, e alla loro vista sembrò ancor più felice. Si avvicinò a loro, e disse “Sono contento del fatto che abbiate deciso di venire qui... Vi ho convocati perché vi devo parlare di alcuni fatti molto importanti.” Mentre diceva questa frase, prese da un tavolo al suo fianco alcune pergamene. Fece un cenno al sergente Knox, a Hoki, Keyla e Zayna, che si avvicinarono. Ad ognuno di loro diede una di quelle pergamene, dicendo “Voi quattro sarete i miei sottoposti nelle seguenti categorie. Knox, tu sarai il generale dell’esercito attaccante della Costa della Spada. Hoki, tu invece sarai il generale dell’esercito difendente della Costa della Spada. Keyla, le tue abilità invece ti si addicono per essere a capo della divisione delle spie. Zayna, tu invece, mi servi qui, ad insegnare a molte delle reclute a combattere. Il tuo popolo è composto da soldati e guerrieri da sempre, ecco perché credo che sarà un tuo ‘divertimento’ addestrarli.” Detto ciò, incrociò le braccia, attendendo le risposte. Ci fu solo una domanda, posta da Hoki, che fu “Mi perdoni Lord, ma vorrei ricordarle cosa lei mi promise qualche settimana addietro. Lei mi promise uno scontro contro colui che fece soffrire una povera donna innocente...”
“Non me ne ero dimenticato, Hoki dei Guardiani... Solo aspettavo questo momento per concederti questo ‘onore’...” Dopo che il Lord ebbe risposto, Hoki guardò Knox, mentre dal suo sguardo si poteva intuire che non avrebbe avuto buone intenzioni. “Knox, io ti sfido ad un duello, oggi stesso. E non sarà un duello come credi tu... Sarà un duello all’ultimo che resterà in piedi!” Keyla e Zayna subito sussultarono, mentre Hoki guardava Knox, in attesa di una risposta. “Ricordati solo di una cosa, guardiano...” Disse Knox, prima di guardarlo a sua volta “Ricordati di salutare il tuo Dio da parte mia!” Sul volto di Hoki comparve un ghigno soddisfatto, mentre il Lord si voltava e tornava verso il proprio trono. “La sfida si terrà all’arena poco distante da qui, e si terrà quando il sole sarà alto in cielo. Fino a quel momento, preparatevi.” Furono le parole del Lord, mentre con la mano faceva cenno a tutti i presenti di andare. Knox se ne andò di buon passo, mentre Zayna si avvicinava al Lord per parlarli. Hoki e Keyla se ne andarono dalla sala del trono, mentre lei gli chiedeva “Hoki... Sei sicuro di voler veramente combattere all’ultimo sangue contro Knox? Lo so che sei uno dei Guardiani, ma resti comunque un uomo. Sei veramente sicuro di voler perdere ciò che hai di più caro solo per una stupida sfida?” La risposta dell’uomo arrivò in fretta “Keyla... Più tu tenti di farmi ragionare sul fatto che sia una pazzia, più io sarò intenzionato a compierla. Non mi importa se morirò contro al sergente, mi basta aver tentato di aver spodestato Knox dalla sua tirannia sulle persone” Le parole di Hoki erano colme di rabbia e di odio. Non avrebbe più sopportato di sentire le ingiurie che quell’uomo faceva contro a dei poveri innocenti, e stavolta, era determinato a tutto. Gli sforzi della donna per convincerlo a lasciar perdere furono inutili, dato che un volta tornati alla Gilda dei Guardiani, lui prese una spada ed uno scudo particolare. La spada sembrava emanare fuoco, mentre lo scudo risplendeva di luce bluastra. “Vedo che nonostante tutto, vuoi combattere il sergente, Hoki...” Disse infine, rassegnatasi all’idea. Hoki si voltò verso la donna, notando questa sua rassegnazione “Hai fatto un buon lavoro fino ad ora Keyla. Ora però, vorrei che tu restassi qui. Nella Gilda, abbiamo alcune persone che potrebbero divenire delle ottime spie, sotto alla tua guida.” Keyla sembrò ignorarlo, mentre lui usciva dalla porta, per dirigersi verso l’arena cittadina, per arrivare in tempo.
Nel frattempo, Zayna, che era rimasta da Neverember, gli disse “Ho motivo di credere che io non sia qui solo perché ti servissi come insegnante della guerra, non è vero?”
“Ciò che dici è esatto” Rispose il Lord, guardandola “Ti ho fatta convocare qui, perché ho ragione di credere che Quoward abbia appreso alcune delle vostre più abili tecniche delle ombre... Alcuni dei vostri soldati riescono a sparire e divenire per qualche breve periodo di tempo, delle ombre, dico bene?”
La donna era quasi stupita della domanda che le era stata posta, ma subito rispose “Credi per caso che l’uomo chiamato Quoward sia uno di noi, non è così?”
“O uno dei tuoi soldati, o una persona tanto furba e scaltra, da farsi passare per tale.” Rispose il Lord, mentre Zayna iniziava a pensare. Non si erano mai trovati a parlare faccia a faccia, e la voglia di uccidere l’uomo che tanto odiava era molta, per la ragazza, ma non lo fece. Ora dovevano combattere un nemico comune, forse un traditore stesso degli Shaddar-kai, e a Zayna questo fatto non piaceva proprio per nulla. “In pratica... Dovrei addestrare le tue truppe, e nel frattempo controllare se tra le mie fila abbia mai potuto esserci un traditore?” Chiese, ormai pronta a tutto. “Esattamente...” Fu l’unica risposta data dal Lord. La donna si voltò, avviandosi verso l’uscita della sala del trono, lasciando il Lord con le guardie.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Capitolo terzo, parte seconda ***


Capitolo terzo, parte seconda


Dopo poche ore, all’arena cittadina, i due contendenti erano pronti a schierarsi nell’arena, pronti a combattere fino allo stremo delle loro forze. Knox era molto sicuro di se, così tanto da arrivare anche in ritardo all’arena. “Eppure si era detto quando il sole era alto in cielo, Sergente...” Disse Hoki, vedendolo entrare finalmente nell’arena. L’uomo non gli degnò una risposta, ma si voltò verso il Lord, che assisteva allo scontro nella sua tribuna. Con un cenno della mano, diede inizio allo scontro. “Vedi di non sanguinare troppo... Ho appena fatto lucidare l’ascia.” Disse Knox, prima di caricare Hoki. Appena gli fu vicino, fece roteare velocemente la propria ascia bipenne, tentando un fendente verticale sull’uomo. Hoki era abituato a vederlo usare quella mossa, visto che usava solamente quella per iniziare uno scontro. Si scansò, arrivando alle spalle del sergente, colpendolo alla schiena con una gomitata, facendolo lievemente traballare. “Knox, non credevo che fosse addirittura così facile per me riuscire a farti traballare... Beh, vorrà dire allora che sarà anche più facile per me riuscire a sconfiggerti oggi.” Disse Hoki. Forse era solo troppo fiducioso in se stesso, o forse stava sottovalutando il sergente, ma anziché continuare ad attaccare, aspettò che il sergente fosse di nuovo pronto a combattere. “Non credere che possa essere così tanto facile per te, stupido guardiano! Non sarà facile per te riuscire a ridurmi in ginocchio” Gli rispose prontamente Knox, mentre tentava di colpirlo con l’ascia, nonostante fosse ancora sbilanciato dal colpo precedente. Il colpo fu parato, ma non senza conseguenze. Hoki era stato sbalzato indietro di qualche passo, mentre Knox aveva perso la propria ascia. Hoki si tirò in piedi, e Knox velocemente recuperò la propria ascia. Nei minuti che seguirono i due si colpirono con colpi feroci, che venivano intercettati o parati. Nessuno dei due sembrava intenzionato a perdere l’incontro. Continuarono a colpirsi l’un l’altro, con attacchi sempre più veloci e forti. Nel frattempo, il Lord Neverember osservava quasi divertito lo scontro, e non si accorse di una figura silenziosa e nascosta che si avvicinava lentamente, assassinando le guardie che si trovava davanti. Lentamente, uccidendo tutte le guardie, la figura arrivò alle spalle del lord, sussurrandogli “E’ ora che le ombre prendano anche la tua di vita...” E tentò di pugnalarlo attraverso il trono. Il tentativo di omicidio fu velocemente schivato dal Lord, semplicemente alzandosi in piedi e sguainando la spada. “Non sei Quoward. Hai fatto male a sperare in qualcosa di rapido e pulito... Te ne pentirai d’aver ucciso tutta la mia scorta.” Detto ciò, attaccò la figura, diverse volte, ma i suoi colpi molto spesso venivano bloccati. La figura contrattaccava infliggendo alcuni colpi lievi al lord, ma non letali. In quel momento nell’arena erano in corso ben due combattimenti, quello tra Hoki e Knox e quello tra il Lord e l’assassino. Entrambi gli scontri continuavano ad essere alla pari, quando all’improvviso, Knox cadde a terra, colpito ad un ginocchio da un colpo di scudo di Hoki, facendo andare in visibilio la folla. Il lord fu subito incuriosito da ciò, e per una frazione di secondo distolse lo sguardo dal suo opponente, che subito ne approfittò. Inflisse al Lord un colpo fatale, trapassandogli il cuore con il proprio pugnale. Il sangue iniziò ad uscire copioso dalla ferita,e l’assassino rise, mentre si trasformava in ombra per scappare. Il Lord, ormai morente e barcollante camminava verso il bordo della propria tribuna. Vi arrivò, e ormai sul punto di morte si gettò dentro all’arena, tra le urla e lo stupore dell’intero popolo di tutta Neverwinter. Hoki e Knox, vedendo il lord cadere dalla tribuna, rimasero per un secondo esterrefatti e sbalorditi di fronte a ciò. Dopo che il corpo ormai morto del lord toccò terra, i due campioni corsero verso il luogo dell’impatto e constatando che ormai per il Lord non c’era più nulla da fare, abbassarono le armi, e ci si inginocchiarono davanti, in segno di saluto. L’ultimo saluto per il Lord Neverember dei Waterdeep.

Subito accorsero medici, chierici e sacerdoti, ma constatando anche loro che ormai per il Lord non c’era più nulla da fare, annunciarono a gran voce “Il Lord è morto.” “Il Lord Neverember non è più con noi”
Subito, le voci si sparsero, e in meno di una settimana, tutta la Costa della Spada ormai parlava della morte del Lord di Neverwinter.
Hoki, ritornato nella sede della Gilda, diede la triste novella ai suoi compagni, e disse loro anche una frase che a molti fece gelare il sangue nelle vene “Fratelli, sorelle... Oggi, il Lord Neverember è morto, e assieme a lui, moriranno molte altre persone, ma noi, abbiamo perso la giurisdizione a proteggere gli uomini e le donne della Costa della Spada. In quanto io stesso, Generale delle guardie in scorta al nostro Lord, mi sento colpevole di tale crimine. Detto ciò, io ho perso nel difendere il Lord, e se non sono riuscito a proteggere lui, non riuscirò a proteggere nessun’altro, e forse nemmeno voi. La Gilda dei Guardiani da adesso, non esiste più. I guardiani adesso, saranno dei fantasmi. Fantasmi, che passeranno per le vie della città, fantasmi, che vivranno per sempre nei libri di storia. Andate ora. Siete liberi da qualunque vincolo che avevate con me, e con questa Gilda. Tenete ciò che avete preso in queste mura, e insegnate a vostra volta, ciò che voi avete appreso da me e dagli altri Guardiani, come io ho fatto con voi. E’ giunta l’ora di andare. Andate, disperdetevi... E vivete, come avete sempre fatto.”
Dopo aver detto ciò Hoki si ritirò nella sua stanza e da li, non ne uscì più, senza rispondere alla domande che gli furono poste da tutti. Dopo qualche minuto, i Guardiani a capo della Gilda, assieme a Hoki dissero a tutti i membri della gilda, di andarsene, di ascoltare ciò che Hoki aveva detto loro di fare. Quel giorno, con la morte del Lord, venne sciolta anche la Gilda dei Guardiani, e di molti di loro, non si seppe più nulla. Hoki, restò a Neverwinter, come molti dei Guardiani, ma ora, guardava la città con tristezza, portando nel cuore, la profonda delusione di quel giorno. Il giorno in cui, assieme al Lord, morì anche il suo orgoglio, e la sua voglia di vivere. “Sguainerò la mia spada, e alzerò il mio scudo ancora... Non ho perso la voglia di combattere, e non ho ancora intenzione di arrendermi, se è questo, quello che mi vuoi chiedere...” Disse, mentre continuava a guardare fuori dalla finestra. Dietro di lui infatti, sulla porta, adesso stava il sergente Knox, che lo fissava, quasi impaziente.
“Hoki... Tu hai fatto sciogliere la Gilda dei Guardiani... Non mi sarei aspettato un simile gesto, da parte tua. Quando fondasti questa gilda, eri talmente felice ed orgoglioso, che sembrava quasi un evento nazionale. Sei cresciuto, e sei diventato un abile Guerriero, insegnando agli altri ciò che tu potevi insegnare loro, e apprendere ciò che loro potevano insegnarti. E inoltre, hai insegnato a delle persone cosa volesse dire avere degli obbiettivi, o a cosa volesse dire veramente la parola ‘vendetta’... Eri in prima linea contro Tiamat, il primo a caricare e l’ultimo a fuggire. Non hai mai avuto paura del domani e delle sue sorprese... Eppure, qualcosa in te è cambiato, dopo oggi. Si sono insinuate delle ombre nel tuo cuore, e quelle ombre, ti porteranno a compiere azioni sbagliate. Estirpa quelle ombre, non lasciare che mettano radici. Fallo per coloro che ami, per coloro che chiami amici, e fallo soprattutto, per coloro che ora non ci sono più. Ricordati, che adesso, hai un debito con loro, e i debiti, vanno sempre onorati. Me lo hai insegnato proprio tu questo...”
Dopo aver finito il suo piccolo discorso, uscì dalla stanza, chiudendo la porta. Hoki, mentre ascoltava, sentiva inumidirsi la cicatrice che portava sotto l’occhio sinistro, a causa delle lacrime che ormai, gli scorrevano sulle guance. Hoki non aveva dimenticato coloro che aveva protetto, o coloro che erano morti per proteggere lui. Hoki, portava il loro ricordo nel proprio cuore, senza dimenticarsi mai di nessuno.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Capitolo Quarto (L’inizio e la fine) 1° parte ***


Flashback
Hoki, un giovane ed intraprendente guerriero, armato di spada e scudo, era alla ricerca di alcune persone da assoldare nella propria gilda. L’aveva fondata, subito dopo aver lasciato l’esercito del sergente Knox. Era arrivato fino a Sharrandar, per cercare persone a cui chiedere di entrare nella propria gilda. Qui, conobbe Soveliss un Elfo del Sole. Subito Soveliss si dimostrò essere abbastanza coraggioso da voler seguire Hoki nel suo tentativo di sconfiggere Malabog e il suo esercito di fomoriani. Hoki e Soveliss assoldarono anche alcuni guerrieri di Sharrandar e di tutta la Costa della Spada, tra cui un monaco di nome Osvald. Inizialmente il nome della gilda era ‘I Purificatori’, con Hoki e Soveliss a capo di essa. Il piccolo esercito, avanzava verso il castello di Malabog. Subito i berretti rossi e i Troll si misero in mezzo alla strada, per cercare di fermare l’avanzata dei soldati, ma inutilmente. La forza e l’esperienza dei soldati assoldati da Hoki e Soveliss era tale da spazzare via quella piccola e stupida resistenza. Avanzarono, ma anche le truppe di Malabog continuavano ad avanzare verso di loro, ed inesorabilmente si finiva sempre in uno scontro. Le perdite erano molto superiori per l’esercito di Malabog, ma purtroppo anche alcuni soldati della gilda in quei giorni morirono. Più si avvicinavano al castello, più le truppe di Malabog diventavano numerose e resistenti. Soveliss in tutto quel tempo, aveva inoltre studiato e disegnato una dettagliata mappa, per riuscire a scappare dal castello, senza essere trovati ed uccisi. Aveva segnato sulla mappa alcuni nascondigli, e alcuni sentieri nascosti. Dopo ormai una settimana di viaggio, dell’esercito della gilda rimanevano ormai una ventina di uomini, e ormai poche ore separavano il plotone dalle porte del castello, quando accadde una cosa che nessuno avrebbe potuto prevedere. Dal sentiero dal quale erano arrivati, spuntò una persona, a cavallo di un drago rosso, di media dimensione. Hoki si alzò in piedi, prendendo dalle spalle il proprio scudo, pronto al combattimento.
“Non sono qui per combattere.” Disse la persona. Era un uomo, con alcune scaglie di colore rosso sulla pelle. Scese dal drago, e si avvicinò a Hoki, guardandolo negli occhi. “Ho saputo che volete cercare di sconfiggere Malabog, e io, sono qua per aiutarvi. Ho perso molti amici, che come voi hanno tentato di liberare Sharrandar dalla presenza di quell’essere indegno.”
Le parole dell’uomo erano dure da sentire, ma Hoki non rispose, non subito.
“Io sono un vostro alleato. E per dimostrarlo, vi ho portato oltre ad armi e armature, anche alcuni soldati che hanno come scopo la liberazione di Sharrandar.”
La sorpresa fu molta, nel vedere tra le fila dei soldati, anche un paio di orchi, da sempre in conflitto con gli elfi.
“Mi hai detto da dove venite voi... Ma non mi hai detto chi tu sia.” Gli rispose Hoki, abbassando lo scudo, guardando l’uomo dalle fessure del proprio elmo.
“Io sono Geijn.” Rispose l’uomo, con un sorriso. “Allora, Geijn, benvenuto tra di noi. Ti voglio presentare Soveliss, mio pari a capo della nostra Gilda, I Purificatori” Soveliss guardò Geijn, prima di alzarsi e dire “Nonostante ci siano anche alcuni di cui non sono contento di vedere, mi fa piacere vedere che siate qui ad aiutarci. Vi ringrazio anche a nome di tutta Sharrandar.” Venne la notte, e all’accampamento, i soldati parlavano, mangiavano e qualcuno anche cantava. Hoki con l’ausilio di un cannocchiale, osservava attentamente ciò che stava succedendo dentro alle mura di recinzione del castello. Notava alcuni Fomorian iniziare a montare catapulte, baliste e onagri. Hoki, osservava con attenzione, e annotava il tutto su di alcuni fogli, così da poter segnare in maniera approssimativa la quantità di difese del castello. Osvald, si avvicinò a Hoki, e gli disse “Hoki, sono Osvald. So che qualcosa ti turba. Non ti conosco da molto, ma riesco a capire che tu abbia qualche preoccupazione.” Hoki abbassò il cannocchiale, e si sedette. Il monaco aveva ragione. Nella sua mente c’erano mille e più pensieri, e molti di essi, erano rivolti alla persona che non vedeva da ormai molto tempo. Non riusciva a non pensare alla ragazza a cui era molto legato in gioventù. “Hai ragione Osvald... Sono preoccupato.” Furono le parole di Hoki. “C’è il pericolo che questa avventura sia un suicidio, senza contare che noi siamo solo un piccolo esercito, mentre Malabog, nonostante le perdite, è ancora con un esercito bello grosso...”
Osvald guardò prima il castello in lontananza, poi Hoki, e notò sui fogli le annotazioni del ragazzo. “Quella è l’antica lingua dei maghi rossi...” Gli rispose Osvald, notando quei segni, a volte ordinati, a volte disordinati, ma tutti con un senso compiuto. “A quanto pare Osvald, non ti si può nascondere nulla, vero?” Gli chiese Hoki, togliendosi l’elmo e l’armatura, mostrando al monaco il tatuaggio color sangue sulla spalla. Era un simbolo, il nome di una città: Thay “Molti credono che io sia solamente un guerriero nato a Neverwinter da genitori normali... Ma non puoi essere un umano qualunque, se i tuoi genitori sono dei Maghi Rossi...”
Le sue parole, mentre spiegava a Osvald la propria storia, si fecero dure e fredde come l’acciaio. Hoki rimise l’armatura e l’elmo, e disse al monaco, dopo la spiegazione “Ciò che tu sai, ha da restare un segreto, d’accordo?”
Il monaco non parlò. Si limitò ad annuire, e Hoki riprese a guardare nel cannocchiale tornando a segnare le difese. Il giorno dopo, un’altra sorpresa. Geijn si era fatto mandare dalla propria patria alcuni draghetti, e nelle borse che portavano vi erano delle bombe. “Da dove hai detto che vieni tu?” Gli chiese Soveliss, stupito di vedere tutti quei draghetti pronti ad obbedire a qualunque suo comando.
“Io vengo dal Pozzo dei Draghi. Sono un Guerriero dei draghi.”
“Tu credi che basteranno le bombe che ti sei fatto mandare dalla tua patria?” Gli chiese di nuovo Soveliss, guardando poi le mura “Sappiamo tutti che Malabog avrà riempito di protezioni e trappole il proprio castello... Inoltre, dai rumori sentiti durante la notte sembrava che costruissero qualcosa di davvero pericoloso-”

“Balliste, catapulte e onagri” Lo interruppe Hoki, scendendo dalla propria postazione di spionaggio “Ne ho viste almeno una quarantina di queste macchine da guerra. E non mi stupirei se ce ne fossero delle altre” Lo sguardo di tutti sembrò impaurirsi, e iniziarono a guardarsi l’un l’altro, cercando di farsi coraggio. Geijn subito, prese la parola “Fratelli. Ormai non possiamo più tornare indietro. Abbiamo fatto troppa strada per arrenderci proprio adesso. Il nemico ha una maggiore potenza di fuoco, ha più soldati, ma non qualcosa per cui lottiamo noi, L’Onore.” Da quelle parole, i soldati sembravano immediatamente sollevati. “Con le bombe distruggeremo le macchine da guerra e faremo anche una breccia nel muro, da li riusciremo ad arrivare direttamente all’interno del castello. I fomorian sono tanti, forti e meglio organizzati di noi, ma saranno comunque impreparati a una situazione simile e l’effetto sorpresa sarà vitale per noi.” Più Geijn parlava, più riusciva a convincere i soldati che combattere contro Malabog era la cosa giusta e in pochi minuti, da incerti soldatini, adesso aveva un plotone di impavidi guerrieri assetati di vittoria e che avrebbero combattuto fino alla morte, per liberare Sharrandar dall’oppressione di quel mostro. A mezzogiorno, l’attacco da parte della Gilda iniziò. I draghetti tenendo nelle zampe una bomba ciascuno, volarono sopra alle mura, lasciando cadere le bombe, che appena toccarono il suolo, esplosero, causando perdite di armi, di soldati e anche di macchine da guerra dentro al castello. L’attacco aereo durò qualche minuto, fino a quando non si fece una breccia nelle mura di cinta del castello. Subito, i soldati, guidati in carica da Hoki e Geijn entrarono nelle mura, e lo speccatolo che li accolse, li lasciò per un secondo sconvolti. Morte. Morte e distruzione ovunque. Però non c’era tempo per ripensarsi, subito corsero all’entrata del castello, sbaragliando alcuni berretti rossi che cercavano di frapporsi. Raggiunsero in fretta la sala del trono, dove il fomorian sedeva, come se quel trono gli spettasse di diritto da sempre. Soveliss guardò il fomorian, ed estratto l’arco, incoccò una freccia, mirando agli occhi. Hoki gli fece cenno di aspettare, notando che il fomorian stava parlando con qualcuno, o qualcosa. Era una persona incappucciata, e la sola presenza serviva a far irritare Malabog, che sbottò “VEDI DI ANDARTENE, TI HO GIA’ DEDICATO ANCHE TROPPO DEL MIO TEMPO! SONO IN GUERRA, NON DURANTE UN INCONTRO DEL TE’!” Le parole del gigantesco Fomorian rimbombarono per tutta la sala del trono, mentre la figura incappucciata, si scioglieva in un ombra, e fuggiva velocemente. Dietro a Malabog, in alto, un grande Drago blu osservava la scena, sembrando quasi divertito. Hoki notò con un po’ di difficoltà quel drago, che dalla posizione in cui erano, risultava quasi nascosto. “Soveliss, guarda. Malabog ha un drago blu” Disse Hoki all’elfo. “Questo complica i nostri piani...” Rispose Soveliss, cercando di trovare anche solo un indizio della presenza del drago. Geijn, affianco a loro, disse “Si, ho saputo che Malabog ha ricevuto un drago blu, da una donna... Una certa Valindra...” Appena venne nominato quel nome, Hoki sgranò gli occhi, voltandosi verso Geijn “Valindra avrebbe donato uno dei suoi draghi a questo essere?” Chiese, più perplesso che sorpreso.
“Si. Ho studiato a lungo questo castello, e ho visto Valindra accompagnata molto spesso da un drago blu, e l’ultima sua visita, non lo aveva più...” Questo fattore complicava la situazione. Con un drago al servizio di Malabog, non solo avrebbero dovuto stare attenti per via terrena, ma anche per via aerea per colpa del drago. La situazione da complicata diventava critica ormai. Nonostante ciò, il piccolo esercito avanzò dentro alla sala, e le frecce degli arcieri vennero scoccate contro Malabog e il drago, prendendoli di sorpresa. “VOI! AVETE DECISO DI MOSTRARVI FINALMENTE, PREPARATEVI A PERIRE!” Urlò il fomorian alzandosi in piedi e brandendo l’enorme spada, cercò subito di uccidere il manipolo di soldati, ma purtroppo per lui, i soldati era molto più veloci dei suoi attacchi. Il drago, soffiava fulmini dalla propria bocca, cercando di uccidere i soldati. Fu una lunga battaglia, soprattutto per i soldati che combattevano per liberare Sharrandar. Malabog sferrava colpi sempre più velocemente, mentre continuava a soffiare dentro ad un corno per chiamare i suoi sottoposti ad aiutarlo. La battaglia durò quasi due giorni, con continue perdite nell’esercito di Malabog. Soveliss, incoccando una freccia nel proprio arco, la scagliò verso l’alto, prendendo in pieno uno degli occhi del drago, rendendolo cieco da quell’occhio. Fu allora che Malabog si distrasse e Geijn riuscì finalmente a richiamare i draghetti per fargli cadere addosso le ultime bombe. Quello che rimase nella sala dopo l’esplosione delle bombe, fu uno scenario di morte e distruzione. Hoki, Soveliss e i pochi sopravvissuti si alzarono in piedi a fatica, notando che Malabog e il drago blu erano morti. Molti fomorian e berretti rossi scappavano impauriti, dopo aver assistito ad un tale massacro. Hoki si guardò attorno, notando che dei propri soldati ancora in vita erano una dozzina. Aiutò Osvald a restare in piedi, poiché era stato ferito ad una gamba, e disse “Oggi, abbiamo fermato una terribile minaccia, ma abbiamo perso alcuni dei nostri uomini. E’ vero, il loro sacrificio non sarà stato vano, e noi, grazie alla magia del nostro mago, li riporteremo indietro, dando loro una più che degna sepoltura.” Nessun’altro parlò. Annuirono tutti, e Hoki sorrise. Era finalmente riuscito a proteggere una città. Si sarebbe fatto un nome, avrebbe avuto la fama che gli serviva per riuscire nella sua impresa.
Nessuno dei presenti però, si accorse che in alto, in cima ad una delle colonne, un’ombra oscura li stava osservando. Dopo la scena, l’ombra si dileguò, senza lasciare tracce.
Hoki, Soveliss, Geijn e i sopravvissuti, appena rientrati ad Illyambruen, vennero accolti come eroi, mentre ai defunti soldati fu data loro la più degna delle sepolture. Hoki decise di riportare Osvald a Neverwinter, non prima di aver fatto un ultimo discorso “Ragazzi. Oggi abbiamo vinto, ma con una perdita. Ritroviamoci qui, tra un anno. Così, potremo raccontarci le nostre nuove avventure. Ci state?” La risposta non si fece aspettare, e tutti accettarono l’invito. Dopo ciò, Hoki e Osvald salirono sui rispettivi cavalli, e galoppando verso Ovest, in un mese, furono di nuovo a casa.

Fine della prima parte

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2967059