La ragazza drago 6- i poteri di Mashit

di lola_fantasy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Uno strano incubo ***
Capitolo 3: *** Una misteriosa comparsa ***
Capitolo 4: *** Novità in arrivo! ***
Capitolo 5: *** Una notte da brivido ***
Capitolo 6: *** Un picnic serale ***
Capitolo 7: *** Delle ricerche emozionanti ***
Capitolo 8: *** Una magica tempesta ***
Capitolo 9: *** Di nuovo insieme ***
Capitolo 10: *** Diverse sorprese ***
Capitolo 11: *** Visite inaspettate ***
Capitolo 12: *** Dubbi e gelosie ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


                                          Prologo
Sarika stava camminando per le strade desolate della città con passo piuttosto affrettato. Non voleva arrivare tardi, o per lei sarebbero stati guai. Indossava dei pantaloncini corti di jeans, un top  viola, un giubbino di pelle nero e un paio di stivaletti bassi neri; il tutto le stavo benissimo addosso, essendo magra con leggeri muscoli. A quell’ora della notte tirava un leggero venticello  e le strade iniziavano a congelare, ma lei non aveva freddo. I capelli castani, sciolti sulla schiena, formavano lunghe onde sinuose e alcuni ciuffi le coprivano una parte di viso. La  carnagione olivastra era risaltata  dai suoi occhi viola e le labbra rosee erano contratte in una piccola smorfia di dolore. Le girava terribilmente la testa da un paio di giorni. Si mise un ciuffo  di capelli dietro le orecchie e accelerò. Girò l’angolo e si incamminò lungo il sentiero dentro al bosco, che portava al capanno dove si sarebbe dovuta trovare tra meno di cinque minuti. Arrivò, aprì il portone e lo richiuse dietro di sé. Al centro del capannone c’era Abaddon, vestito anche lui in modo leggero, anche se più elegante di lei: aveva dei pantaloni di velluto leggero color beige, una camicia bianca e ai piedi portava delle semplici Converse nere. Si girò nella sua direzione e la guardò perplesso. I suoi capelli neri erano una massa scompigliata ed erano corti e lucenti sotto il fioco bagliore della Luna, che gli risaltava la pelle pallida del suo corpo alto, magro e muscoloso. Gli occhi grigi scintillavano maliziosi e le mani erano infilate nelle tasche dei pantaloni.
-Guarda, guarda chi altro è stato convocato qui in questa notte gelida e senza stelle … - disse con un sorriso strafottente, che fece innervosire Sarika. - La nostra piccola, debole incantatrice di menti. - continuò lui.
-Parla per te, stupido sbruffone! Ti ricordo che l’ultima volta che ci ha convocati, Lui se l’è presa con te..e anche questa volta sarà così, perché qui, quello debole e insignificante, sei tu! - ribatté lei acida. Il volto di lui si oscurò, e un lampo di ira gli passò negli occhi. Si avvicinò velocemente, con la mano già trasfigurata e con le fiamme nere pronte a essere usate. A circa un metro di distanza si bloccò, ritrovò la calma e si ricompose. Sarika tirò un sospiro di sollievo: sapeva benissimo che se lui si arrabbiava, diventava una furia inarrestabile. “Ma anch’io non sono da meno.” , pensò.
- Muoviti!- le ordinò, per poi proseguire :- Sai benissimo che il nostro Signore non ha tempo da perdere!-
Sarika annuì e gli si avvicinò. Si misero uno di fronte all’altro, evocarono i loro poteri e pronunciarono una formula dai suoni impronunciabili, se non li si conosceva esattamente. Un’ombra oscurò tutto il capannone e un vento gelido da mozzare il fiato si sprigionò da essa, rendendo il luogo freddo e buio. Due occhi rossi come il sangue apparvero sul muro alla sinistra di Sarika. Una voce roca e agghiacciante risuonò nell’aria: -Allora, miei inutili servi, avete trovato il mio maestoso corpo?-
-No, mio Signore- , risposero all’unisono, inginocchiandosi con timore. Poi Abaddon riprese: -Sappiamo soltanto che si trova qui in Russia, ma ci sono un sacco di posti in cui guardare. Ne abbiamo già setacciati molti,con scarsi risultati, ma crediamo che si trovi in una grotta vicino al fiume Katun’ , sulle montagne dell’Altaj. Abbiamo trovato delle tracce, e quella sarà la nostra prossima meta .- .
 Gli occhi rossi dell’ombra si ridussero a due fessure e si riempirono di rabbia. -Che cosa?? Non lo avete ancora trovato?? Inetti!-, urlò. L’ombra diventò ancora più nera, gli occhi lampeggiarono per la rabbia e Sarika e Abaddon caddero a terra in preda al dolore,  urlando e con gli occhi vitrei.  Sarika si sentì perduta. Quando l’ombra si schiarì, i due smisero di urlare e il dolore cessò. Si inginocchiarono di nuovo con fatica, trafelati.
-Ti giuro, mio Signore, che lo troveremo entro questa settimana- mormorò Sarika con la sua voce melodiosa, ma strozzata dalla paura.
-Sarà meglio per voi, servi, o sapete già cosa vi aspetta! Vi ho trovati, vi ho reso consapevoli di quel che eravate, e vi ho potenziato i poteri; non fatemi pentire di questa scelta! Inoltre, dovrete andare a Roma, a Villa Mondragone , prendere il corpo di Ofnir e lanciargli addosso un fulmine dei vostri, poi fargli bere una miscela del mio sangue con pochissima acqua del Lago di Albano e recitare la solita formula. Lui si rianimerà e vi guiderà nelle prossime missioni. E’ tutto chiaro?-  tuonò. Poi scomparve, lasciandoli soli, con la consapevolezza che se non avessero  fatto tutto entro una settimana, si sarebbero trovati in un pericolo enorme. Angolo autrice: ciao a tutti, ragazzi! Questa è la mia prima storia in assoluto e so per certo che non sarà l'ultima. Che ne pensate di questo inizio? E i due nuovi personaggi? Spero tanto che questa storia vi piaccia, proprio come piace a me. Il prossimo capitolo lo pubblicherò nel fine settimana, di sabato o di domenica, e sarà così anche per tutti gli altri capitoli. Recensite il capitolo, anche se lo leggerete nei prossimi giorni e scrivitemi pure le critiche, se ne avete. Per me sono molto importanti i vostri pareri. Tanti auguri per un nuovo e felice anno, ricco di belle sorprese. Un bacio enorme, lola_fantasy

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Capitolo 2
*** Uno strano incubo ***


Capitolo uno: “ Uno strano incubo”
Sofia aprì gli occhi di scatto, ansimante, e girò la testa per la stanza: osservò la trapunta viola con i fiori verdi, la carta da parati bianca come la neve, la libreria colma dei suoi libri preferiti,il suo amato quaderno “segreto” sulla scrivania di legno chiaro e l’armadio nero, anch’esso di legno. Si volse verso la finestra e vide che il sole iniziava a spuntare da dietro le colline erbose. Comparivano i primi raggi di sole, flebili e caldi, che rendevano il cielo più bello che mai: aveva sfumature rosa, dorate e più in alto azzurrognole. Sofia stropicciò i suoi occhi verdi e rimase incantata da quella vista meravigliosa e calmante: aveva bisogno di schiarirsi le idee, avendo fatto un incubo (come succedeva spesso negli ultimi giorni).  Chiuse gli occhi, rivivendo le scene dell’incubo.

Si trovava in un prato molto ampio, dove alla fine di questo vi era un palazzo di marmo bianco e finissimo, e ai lati sorgevano palazzi e case, con porte enormi, alcuni in rovina o anneriti a causa degli incendi. Il cielo era limpido e azzurro e dietro i palazzi, attraverso le vie che vi si aprivano in mezzo, si riusciva a intravedere la Terra. “Draconia!” si disse Sofia, e il cuore le si riempì di serenità e felicità. Poi, girando la testa verso sinistra, sotto una quercia dalle foglie verdi e brillanti, notò una figura forte e possente, molto grande, dalle squame verde smeraldo e con artigli affilati e sottili. Le mancò il fiato: “Oh mio Dio! Ma lui è … è …” pensò, ma non riuscì a terminare la frase, che il magnifico drago si girò, le sorrise e la salutò.
 -Ciao Sofia- disse e Sofia gli corse incontro, abbracciandolo. - Thuban, sei davvero tu? Mi sei mancato così tanto!- esclamò lei e lo strinse ancor di più, con un sorriso a trentadue denti.
- Mi sei mancata anche tu.-, rispose tranquillamente. -Allora, come stai? Come vanno le giornate lì, sulla Terra?- continuò, girandosi di schiena e muovendosi verso un albero,che era più grande di tutti gli altri: l’Albero del Mondo. Poi, si accucciò sotto di esso. Sofia lo seguì e lo imitò, sedendosi sull’erba fresca per la rugiada, rimanenndo incantata ancora una volta dalla grandezza e dalla bellezza dell’albero: su di esso, vi erano i cinque frutti dei draghi, ciascuno che illuminava i propri rami. Rosa, oro, azzurro, viola e verde.
- Sto bene, e le giornate le passo con gli altri draconiani. Dopo le lezioni con il prof., ci divertiamo insieme. Ma come mai ti sto sognando? E’ solo da pochi giorni che lo faccio, e scommetto che non è la mia fantasia a volerlo …. Ebbene, perché allora?- . Vide Thuban che apriva la bocca per risponderle ,ma non fece in tempo ad udire la risposta che una voragine buia e senza fine si aprì sotto di lei. Non riuscì neppure a gridare e sentì una risata agghiacciante e maligna rimbombare all’ interno di quell’enorme buco.
-Non è ancora finita, e quando lo sarà, voi stupidi draconiani non sarete altro che un mucchio di cenere! E’ una promessa!!- urlò sempre la voce. Sofia chiuse gli occhi, e riuscì ancora a sentire una parte di quella risata, prima che lo stomaco le saltasse in gola e lei precipitasse.

Si alzò tremante e andò in bagno a farsi una doccia, togliendosi di dosso il sudore. Poi tornò in camera e si vestì: indossò un paio di jeans scoloriti, una maglietta bianca, una felpa verde muschio, un paio di All Stars sfilacciate nere  e si guardò allo specchio appeso alla parete, di fianco alla porta: era dimagrita molto negli ultimi tempi, si era alzata e il suo corpo aveva assunto delle curve leggere, non troppo accentuate; inoltre, i suoi capelli erano cresciuti in lunghezza, arrivandole fin lo sotto le scapole, ma erano pur sempre rimasti un groviglio rosso e riccio. Il viso era dimagrito, le lentiggini si trovavano sotto gli occhi, che brillavano per la luce del sole. Scese piano le scale, cercando di non fare rumore. Stava per chiudersi la porta alle spalle, quando sentì un rumore provenire dalla direzione del garage: si girò di scatto, sull’allerta. Le mancò il fiato: sulla porta si trovava Fabio, inginocchiato a terra, intento a raccogliere i cocci di vetro che si erano sprigionati dalla caduta di un vaso colorato. Lui ed Ewan erano gli unici che non erano cambiati poi tanto d’aspetto: era divenuto più alto (sovrastando Sofia sempre di quindici centimetri, nonostante lei si fosse alzata) il suo corpo era magro e scolpito e la pelle era leggermente abbronzata. I capelli erano rimasti uguali, voluminosi e castani, anche se adesso spuntava qualche ricciolo in più e gli occhi erano molto scuri, quasi neri, e profondi, diffidenti verso le persone. Aveva addosso un paio di jeans un po’ bucati, una felpa con cappuccio nero , con sotto una t-shirt grigia e ai piedi portava delle vecchie Nike nere. Alzò lo sguardo su di lei e le sorrise impacciato, voltandosi poi verso i cocci per non mostrare il suo imbarazzo nel vederla sogghignare sottovoce.
  -Cosa c’è di tanto divertente?- chiese un po’ offeso, ma con una nota di divertimento nella voce.
 -Niente ,niente ….. è solo che sei buffo. Aspetta che ti aiuto a ripulire. - disse, mentre andava in cucina a prendere la scopa e la paletta. L’aiutò a pulire e rimisero tutto a posto.
 - Che cosa fai sveglia a quest’ora? Di solito sei una dormigliona! - disse, con il suo solito sorriso strafottente, che Sofia amava tanto. Si avvicinò alla porta, incrociò le braccia e si appoggiò allo stipite di essa -Ma soprattutto, dove credevi di andare? -, completò.
 Sofia, appoggiatasi al muro, si sentiva smascherata, nonostante non avesse fatto nulla di sbagliato, e arrossì fino alla radice dei capelli. - Volevo fare una passeggiata, e comunque io non sono una dormigliona! Non è colpa mia se ho un sonno molto profondo.- rispose alzando gli occhi al cielo, imbarazzata.
-Uhm …. ok, per questa volta te la do vinta, ma a una condizione: dovrò venire anch’io con te.- rispose Fabio e Sofia annuì, felice di stare con lui, ma al tempo stesso un po’ demoralizzata, volendo stare un po’ da sola. Uscirono di casa insieme e si avviarono lungo il sentiero diretto al lago.

Arrivarono sulle rive del lago di Albano dopo pochi minuti, passando dentro il bosco. Era pieno di pini, abeti e molti altri alberi, tutti verdi e rigogliosi. A terra, vi erano tantissimi fiori di vari colori: alcuni rossi, altri gialli, arancioni, blu, rosa, viola e altri ancora di mille colori diversi. Erano in piena fioritura, essendo primavera inoltrata e l’erba era di un verde abbagliante, bagnata per la rugiada. Si sedettero sulla spiaggia ghiaiosa, uno di fianco all’altro e rimasero in silenzio per diversi istanti, osservando il luccichio del lago sotto i raggi del sole. Sofia pensava all’incubo avuto nell’ultima notte: aveva un brutto presentimento, ma quando Fabio era nei paraggi, lei si dimenticava di tutto il resto e lo stesso valeva per lui, anche se non lo dava a vedere. Quando stavano insieme, era come se sulla Terra esistessero loro due soltanto, anche se poi ognuno si perdeva nei propri pensieri e nei propri dubbi. Sofia si chiese tra sé e sé, ancora una volta, perche gli piacesse, ma non ebbe tempo di rispondersi che Fabio parlò: -Allora, mi vuoi dire perché eri già sveglia?-.
Sofia pensò ad una scusa, prendendo tempo lanciando dei sassi bianchi nel lago. -Volevo vedere l’alba: mi affascina un sacco e mi tranquillizza. Sai, la preferisco molto di più del tramonto.- disse, evitando di guardarlo negli occhi, o l’avrebbe scoperta subito.
 Lui, per tutta risposta, le prese il mento tra il pollice e l’indice e la costrinse a guardarlo negli occhi; poi, le rispose incatenando le sue iridi scure con quelle verdi di lei, scrutando il suo viso: - Sofia, sai molto bene che non puoi mentirmi: o almeno, non ci riesci. Perciò, dimmi la verità!-.
 Sofia, a disagio per colpa del suo sguardo così intenso, fu costretta a dirgli il vero. - E va bene!- sbottò, guardandolo. - Ero sveglia perché avevo fatto un incubo, che ultimamente faccio molto spesso.- continuò, abbassando lo sguardo.
 - Ti va di raccontarmelo?- le chiese lui con dolcezza, avvicinandosi. Ora, le gambe di lui toccavano  quelle di Sofia. Lei si sentì arrossire per quel contatto improvviso,  strano da parte sua. Nonostante fosse passato poco più di un anno dall’ultima battaglia contro Nidhoggr, lui era rimasto sempre un po’ riservato e spigoloso, anche se con lei diventava più dolce. Infatti, lui abitava a casa del professore,con lei e Karl, e dormiva in garage, che aveva trasformato nella sua stanza. Sofia e Fabio passavano molto tempo insieme, anche se con gli altri, lui (e di conseguenza Sofia) non si dimostrava così tenero con lei come quando erano soli. Sofia gli raccontò il sogno per filo e per segno, senza tralasciare nessun dettaglio. Lui l’ascoltò, annuendo ogni tanto.
- Fabio, ho paura. Ho un brutto presentimento, sento che sta per succedere qualcosa, anche se non so cosa, esattamente.- gli rivelò infine.
 Fabio sospirò e fissò i suoi occhi su quelli di lei. -Non devi averne- le disse. - Capisco perfettamente, ma non c’è nulla di cui preoccuparsi: Nidhoggr è morto, e ha portato con sé tutto il male di cui era capace.- . Le accarezzò i capelli dolcemente, e concluse: -E poi, ci sono io qui con te e fino a quando sarò vivo, io ti proteggerò da chiunque.-  . A Sofia mancò un battito del cuore a quell’affermazione. Fabio le si avvicinò piano, quasi con timore, una mano che continuava ad accarezzarle la testa, mentre l’altra si stringeva attorno a quella di Sofia; poi, appoggiò cautamente le labbra sulle sue. Sofia chiuse gli occhi e ricambiò il bacio, godendosi a pieno quei gesti un po’ insoliti, ma che le riempivano il cuore di una gioia immensa. Lo amava e finché lui le fosse stato accanto, lei sarebbe sempre stata al sicuro: protetta da tutto e da tutti.

Angolo autrice: ciao a tutti! Ecco qua il nuovo capitolo di questa storia. Scusate il ritardo, ma ero impegnata con i compiti e lo studio. Probabilmente aggiornerò martedi prossimo, il 13. Vi è piaciuto il capitolo? Cosa succederà dopo? Bhe, bisognerà aspettare per scoprirlo. Fatemi sapere i vostri pareri sulla storia con le recensioni: ci conto! Un bacio enorme!

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Capitolo 3
*** Una misteriosa comparsa ***


        Capitolo due: “Una misteriosa comparsa”
Fabio si staccò delicatamente da Sofia, dopo quelli che le parvero lunghi minuti di piacere, e rimasero sulle sponde del lago a parlare del più e del meno per buona parte della mattinata, fino a quando un leggero tremore non li fece sussultare entrambi. A Roma, i terremoti non erano molto frequenti e quando capitavano, non erano né troppo deboli, né troppo forti. Questo, però, era molto lieve: probabilmente si stava sviluppando in una zona non molto distante, disperdendosi fino a loro. Sofia si girò verso Fabio, perplessa. Quando la leggera scossa finì, Fabio disse: -Sarà meglio tornare a casa. Magari Karl saprà dirci la causa di questa scossa-.
Sofia annuì e si alzò; Fabio la imitò. Per tutto il tragitto sul sentiero fangoso, rimasero entrambi in silenzio; a metà strada, in mezzo al bosco,in un’apertura tra i fitti rami degli alberi, riuscirono a scorgere il villino nella quale abitavano. Ma c’era qualcosa di strano: una parte di esso era in ombra, peccato che gli alberi alla sua destra proiettassero la loro ombra verso sinistra – senza raggiungere la casa -  e il sole era già alto nel cielo azzurro senza nuvole. Strizzarono le palpebre e osservarono meglio l’abitazione:  al di sopra di essa, spuntava una chioma verde all’apparenza impenetrabile. Fabio e Sofia si guardarono stupiti e, come se si fossero letti nel pensiero, corsero insieme a perdifiato verso la villa.
 
Arrivati alla porta, la spalancarono e si diressero verso l’enorme biblioteca. Rimasero a bocca aperta: un albero dalla corteccia dura, con una circonferenza colossale, si ergeva al centro della sala e delle scale vi giravano attorno. Sofia provò una gioia immensa nel vederlo e gli occhi le si appannarono: quell’albero le era mancato tantissimo da quando era scomparso dopo la battaglia finale. Lo raggiunse e allargò le braccia intorno alla corteccia, in un abbraccio incompleto. Una piccola scossa di allegria le invase il corpo e si mise a ridere, una risata fragorosa che non faceva da tanto tempo. Poi, passò una mano sul tronco, come per accarezzarlo, e si girò verso Fabio, che aveva richiuso la porta e si era appoggiato ad essa, stupefatto. Sofia notò una figura colorata che scendeva dalla scalinata,la quale portava al piano di sopra: un ragazzo alto e magro, con i capelli biondi, gli occhi azzurri slavati nascosti sotto la montatura degli occhiali, il viso un po’ paffuto e con un pigiama azzurro con gli orsetti. Karl era a bocca aperta e si avvicinò lentamente ad una poltrona di velluto color crema, continuando a tenere gli occhi fissi sulla maestosa pianta. 
-Vedo che non sono l’unico ad aver sentito la scossa sismica.… e non sono neanche il solo ad aver visto la causa di ciò .- disse, indicando l’albero.
-Noi eravamo al lago quando l’abbiamo sentita,leggera. Ci siamo incamminati per il sentiero fino a un certo punto, dove abbiamo visto che qualcosa di verde spuntava dal tetto, e abbiamo corso fino a qua.-  raccontò Fabio a Karl.
 Sofia, ancora abbracciata all’albero, si staccò e si girò verso i due. -Che cosa significa questo?- chiese, con sguardo incerto e  un po’ timoroso.
-Niente di buono, credo. Il prof. è ad un convegno a Berlino e non possiamo affidarci a lui; inoltre, non sappiamo come reagirebbe alla vista di ciò. Sarà meglio chiamare gli altri!- esclamò, e si diresse verso il telefono fisso.
 Mentre chiamava, Sofia si avvicinò a Fabio su uno dei due divani verdi disposti a cerchio con la poltrona, su cui si era seduto Karl. Si sedette su un bracciolo e osservò il resto della stanza: non era cambiato nient’altro.  Le pareti giallastre, il lungo tavolo nero con dieci sedie verdi, il parquet chiaro, le finestre che illuminavano l’ambiente, gli arazzi appesi al muro, le lunghe e voluminose librerie ….. tutto era rimasto come prima, fatto eccezione per alcuni dipinti e foto: prima appesi ai muri, ora per terra.
- Fabio, secondo te dovrei raccontare agli altri del mio incubo? Io lo farei, date le circostanze.- disse Sofia, spostando il viso verso l’amato albero.
-Si, ma aspetta che ci siano tutti e che abbiano visto ciò che è successo- le rispose lui.  Passarono pochi minuti e arrivò Karl, che si sedette sulla poltrona davanti a loro.
-Ho chiamato Lidja e Ewan. Hanno detto che arriveranno presto, insieme a Chloe.-  annunciò, arrossendo leggermente nel pronunciare il nome di Chloe.
Sofia sorrise a quel gesto: le fece pensare a sé stessa quando sentiva nominare Fabio le prime volte, a Benevento. Karl e Chloe si piacevano a vicenda, anche se non stavano ancora ufficialmente insieme, a differenza di Lidja ed Ewan, o di Sofia e Fabio. Trascorsero i seguenti minuti di attesa in silenzio,ognuno immerso nel proprio vortice di pensieri, mentre Karl andava a cambiarsi.  Sentirono bussare forte alla porta e Sofia andò ad aprire, sorpresa per la velocità con cui i suoi amici erano arrivati. Si trovò davanti Lidja, bella come sempre e con il fiatone. I capelli corvini le ricadevano morbidi sulla schiena, gli occhi scuri brillavano. Indossava una t-shirt lunga fucsia con una ballerina nera stampata sopra,una giacchetta di jeans chiaro, dei leggins neri e delle Converse alte, dello stesso colore della maglietta. Il tutto le fasciava il corpo in maniera perfetta, esaltando le sue curve. Le saltò al collo, abbracciandola stretta. Sofia non poté non ricambiare e quando si staccarono, sorrisero. Di fianco a lei c’era Ewan, con un paio di jeans scuri, una maglietta blu sotto una felpa bianca e un paio di scarpe della Nike blu elettrico. Aveva i capelli rossi sparati in aria,sudati e aveva ripreso per mano Lidja, felice. Dietro di loro, Chloe teneva lo sguardo fisso sul terreno, timida. Indossava una gonna viola con sotto una calzamaglia nera e degli stivaletti bassi, anch’essi neri, una camicetta con volant rosa pallido e un giubbotto senza maniche viola. I capelli rossi erano raccolti in una treccia a scorpione che le arrivava poco sotto le spalle: le erano cresciuti parecchio nell’ultimo anno. Fece un cenno con la mano a Sofia e si avvicinò.
-Come avete fatto ad arrivare così in fretta?- chiese infine Sofia, facendoli entrare.
-Quando ci avete chiamato, eravamo già per strada. Eravamo diretti proprio qui-  rispose Ewan. -Ma Karl ci ha chiamati per quella "cosa" che sbuca dal tetto?-
-E' una pianta!- esclamò Chloe.
-Hai ragione Chloe. Venite a vedere voi stessi- rispose Sofia, cupa.
Si diressero verso la biblioteca e una volta arrivati, Lidja, Ewan e Chloe rimasero esterrefatti alla vista dell’albero. Karl li raggiunse, vestito con jeans azzurri e un maglione blu, sopra ad una maglietta verde chiaro a maniche corte. Si mise di fianco a Chloe e, con molta timidezza, le posò un braccio sulle spalle; l’accompagnò fino alla poltrona e la fece sedere, mentre lui si accomodava sul bracciolo. Sofia tornò sul divano accanto a Fabio, mentre Lidja appoggiava la testa sulla spalla di Ewan, entrambi rimasti in piedi.
-Perché il vecchio albero è di nuovo qui? E da dove è spuntato fuori?- chiese Lidja a bassa voce, ma la sentirono tutti a causa del silenzio che si era formato.
-Non lo sappiamo. Quando siamo arrivati, l’albero già c’era. Abbiamo sentito un lieve tremore della terra e … puff, eccolo qui!-  rispose Fabio sarcastico.
-Sentite, ragazzi, io ho un brutto presentimento. Questa notte ho fatto un sogno strano e credo che sia in qualche modo collegato all’apparizione dell’albero-  disse Sofia, tremando al ricordo.
-Raccontacelo tutto, Sof, senza trascurare nessun dettaglio!- ordinò Lidja alla sua migliore amica. E così fece.
-Ma è assurdo!- protestò Lidja, quando Sofia terminò il racconto. -Nidhoggr è morto, non può essere tornato! Mi ricordo bene la scena in cui i draghi si sono uniti per ucciderlo.- disse poi, sedendosi con Ewan sull’altro divano.
-Lo so che è assurdo, ma alla fine i miei sogni si sono rivelati sempre veri- ribatté Sofia scocciata. “Perché nessuno mai mi crede? Non ho nessuna importanza io?” si chiese.
-Avete ragione entrambe: questa storia è assurda, ma potrebbe anche essere vera, altrimenti come spiegheremmo il ritorno dell’albero?- le interruppe Fabio, non avendo voglia di ascoltare le altre litigare e posando una mano sulla spalla di Sofia per calmarla. Lei arrossì all’istante, ma i muscoli le si rilassarono sotto il suo tocco.
-C’è un unico modo per capire se ciò che Sofia ha sognato è vero oppure è solo frutto della sua fantasia ….- disse Karl in modo misterioso.
-Scoprire se mia madre e il prof. hanno recuperato la memoria ….- disse Chloe con un sorriso d’intesa a Karl.
-… e vedere se sotto di noi è tornato pure il dungeon.- completò infine lui, stringendo la mano di Chloe e sorridendole dolcemente. Angolo autrice: ed eccomi di nuovo qui. Scusate tanto il ritardo, ma ho avuto dei problemi di connessione con il WI-FI. Ho deciso che pubblicherò un capitolo ogni due settimane, così da poter lasciare più tempo per recensire. Ma torniamo al capitolo di oggi: è riapparso il vecchio albero, tanto desiderato da Sofia, ma che cosa può significare? Sofia era tanto contenta di rivederlo, però gli altri sembravano piuttosto preoccupati.
Nel prossimo capitolo, riappariranno Sarika e Abaddon e i nostri protagonisti faranno altre nuove scoperte.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e che me lo farete sapere (con le recensioni), commentando e dicendomi la vostra sul capitolo! Ringrazio per le loro recensioni: vaniglia_lovefantasy, Drachen e Pacifico. Grazie mille, ragazzi, per avermi fatto sapere che ne pensate della storia.
Un bacio enorme, lola_fantasy

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Capitolo 4
*** Novità in arrivo! ***


Capitolo tre: ”Novità in arrivo!”
I ragazzi rimasero a discutere sul da farsi fino all’ora di pranzo, verso le 13:30, con scarsi risultati.
-Ragazzi, io ho fame! E’ da due ore che pensiamo su come procedere: ho bisogno di una pausa! Siccome il prof. non tornerà prima di stasera, proporrei di far cucinare mia sorella … - disse Ewan, girandosi verso Chloe con un sorriso malizioso.
- E va bene!- sbuffò lei alzando gli occhi al cielo, - Ma non aspettatevi niente di speciale! - .
Chloe  aveva terminato l’ultimo anno all’istituto alberghiero lo scorso giugno e si era iscritta, a settembre, a un corso di cucina avanzato. Come lei, anche Ewan aveva  terminato il suo ultimo anno di scuola e si era iscritto all’Università Sapienza di Roma, dove studiava ingegneria aeronautica. Lidja, Karl e Sofia erano al terzo anno di scuola statale, tutte diverse e a Roma: Lidja al liceo coreutico “Convitto Nazionale di Vittorio Emanuele II”; Karl all’ ITIS “Galileo Galilei” con indirizzo di “ Meccanica, Meccatronica e Energia”; Sofia al liceo classico “F. Hegel”. Fabio, al quarto anno, studiava nello stesso istituto di Sofia, ma con indirizzo linguistico, così da poter stare insieme abbastanza spesso: si era scoperto, infatti, che Fabio fosse molto bravo nelle lingue, anche se nell’inglese i gemelli lo superavano ancora. Per cui, i ragazzi non si vedevano spesso, esclusi il sabato, la domenica, le vacanze e alcuni pomeriggi. Ma quel giorno, essendo sabato, avevano tutto il tempo che volevano per stare assieme. Le ragazze andarono in cucina per preparare il pranzo, mentre i ragazzi andarono nel salone, accesero la televisione e iniziarono a guardare un reality show.
-Allora, cosa cucineremo oggi, chef?-  disse Lidja, prendendo in giro Chloe.
- Niente di particolare, ma un piatto che piace a tutti: pasta al ragù. -  rispose lei, - Voi avete intenzione di aiutarmi o mi farete solo compagnia? - .
- Credo proprio che sceglieremo la seconda opzione: sai bene di essere molto più brava di noi, e non vogliamo creare pasticci- rispose Sofia. Tutte e tre scoppiarono a ridere.
 
Quarantacinque minuti dopo erano tutti seduti intorno al tavolo della cucina che mangiavano con serenità il pranzo preparato da Chloe. Sofia era seduta capotavola vicino alla porta che dava sul salone, alla sua destra c’era Fabio, seguito da Chloe; alla sua sinistra c’era Lidja, vicino a Ewan. Karl era capotavola dall’altro lato del tavolo.
-Questi spaghetti sono deliziosi, Chloe: i migliori che io abbia mai mangiato!- si complimentò Karl.
-Oh, be’ … grazie-  disse lei, arrossendo e chinando la testa sul piatto che aveva di fronte. Si complimentarono tutti e mentre passavano al dolce (una torta di frutta comprata al supermercato), si ricordarono il vero motivo per cui erano lì.
-Ci divideremo i ruoli:  due di noi andranno a casa dei Mac Allister e faranno qualche domanda a Gillian, con discrezione; tutti gli altri, andranno a vedere se sotto di noi ha fatto la sua comparsa pure il dungeon- esordì Karl.
-Io e Chloe andremo da nostra madre, se non vi dispiace- disse Ewan stringendo la mano di Chloe. Lei annuì debolmente.
-Benissimo. A noi, allora, ci spetta l’altro compito- affermò Lidja.
Dopo aver sparecchiato la tavola, mettendo in lavastoviglie i piatti blu e verdi, i bicchieri di vetro colorati e le posate, si divisero. Ewan e Chloe uscirono dalla porta per andare da Gillian, promettendo che sarebbero tornati entro due ore.
-Forza, dedichiamoci al nostro attuale compito- dichiarò Sofia guardando i ragazzi, che annuirono a loro volta.  Andarono in biblioteca e si avvicinarono al tavolo di legno che stava vicino all’enorme albero. Sofia si avvicinò a una delle quattro gambe del tavolo, più precisamente a quella che, prima dell’ultima battaglia, aveva una protuberanza nascosta e che, se schiacciata, portava al dungeon. Sofia si sorprese nel vedere la strana escrescenza ancora lì, ma si sorprese ancora di più quando, dopo aver fatto una leggera pressione con le dita su di essa, il pavimento intorno all’albero si aprì con un suono ovattato, rivelando un paio di gradini che proseguivano nel sottosuolo.
-E’ incredibile!- esclamò Lidja, stupita. Si avvicinarono tutti e, con cautela, iniziarono a scendere la scala tetra e umida. Alla fine, rimasero tutti a bocca aperta: il dungeon era proprio come prima dell’attacco di Ofnir e degli assoggettati. Il muschio sulle pareti saliva fino ai capitelli, che sorreggevano le volte a botte del basso soffitto, il pavimento era di terra battuta e ovunque c’erano fregi di draghi di diversa dimensione e foggia. Lidja prese una fiaccola appesa al muro e l’accese per rischiarare il luogo in cui si trovavano . Camminarono in fila lungo i numerosi corridoi sotterranei, pieni di ragnetele sugli angoli, con Sofia in testa, seguita a ruota da Fabio, Karl e Lidja, che aveva lasciato la fiaccola a Sofia
-Dobbiamo ricordarci di far pulire questo posto da Thomas-  scherzò Fabio, cercando di alleviare la tensione.  Arrivarono al punto di inizio delle varie trappole. Sofia ricordò la sua prima volta lì, quando il professore le aveva spiegato di stare molto attenta e di mettere i piedi esattamente dove lui li metteva, o sarebbe precipitata nel vuoto. Aveva tanta paura all’epoca: le sembrava fosse passata un’eternità da allora. Si incamminò sicura lungo il corridoio,con il suolo ora ricoperto da una serie di mattonelle più chiare e altre più scure. “Due passi a destra sulla nera, poi dritto sulla bianca, quindi tre a sinistra sulla nera …” si ripassava mentalmente Sofia. Arrivata circa a metà, appoggiò il piede destro su una mattonella bruna davanti a lei, ma si accorse troppo tardi che doveva poggiarlo sulla piastrella dopo. Il congegno della trappola si attivò e lei sentì il vuoto sotto ai piedi. La fiaccola le cadde di mano. Urlò con tutto il fiato che aveva in gola e iniziò a precipitare. Non riusciva a vedere niente, solo il buio davanti a sé. A un certo punto, sentì qualcosa che le stringeva i polsi e la caduta si arrestò. Sofia volse lo sguardo verso la presa che la sosteneva e vide che un paio di mani la sorreggevano, impedendole di cadere. Si sforzò di alzare gli occhi verso l’alto ancor di più e dopo aver chinato la testa più indietro che poté, lo vide: Fabio la teneva stretta e si vedeva che si stava sforzando con tutto sé stesso. Karl accorse in suo aiuto, stando ben attento a dove metteva i piedi. Prese per le braccia Sofia e aiutò Fabio a tirarla sopra. Pochi minuti più tardi, riuscirono a farla uscire dalla pericolosa cavità. Dopo aver svoltato in un altro corridoio, senza trappole, si concessero di sospirare, sollevati. Lidja abbracciò Sofia talmente forte da toglierle il fiato.
- Ma sei pazza! Avresti potuto morire e chissà dove saresti finita. Mi hai spaventata a morte!- le disse Lidja all’orecchio. Sofia si staccò leggermente per osservarle il viso e vide che la sua migliore amica aveva gli occhi lucidi.
-Mi dispiace tanto. Mi sono accorta troppo tardi del mio errore.-  rivelò, poi si rivolse anche agli altri.  – Scusatemi, ho sbagliato ad appoggiare il piede.- .
- Ce ne siamo accorti!- disse Karl. Poi continuò: – Proporrei di andare avanti- . E si incamminò lungo l’androne, seguito da Lidja. Dopo che i due ebbero girato l’angolo, Sofia si voltò verso Fabio: aveva uno sguardo preoccupato, con una nota di collera.
-  Sei impazzita?- domandò a voce piuttosto alta lui, - Che cavolo ti è passato per la testa?? Stavi andando così bene!-.
-Scusami Fabio, io … non me ne sono accorta. Non l’ho fatto apposta!- si schernì lei, con un enorme groppo in gola: odiava vedere Fabio in quello stato. Quando lui si accorse dell’espressione di Sofia, le si avvicinò e l’abbracciò, circondandole la vita con le braccia. Lei appoggiò la testa al petto di lui e sentì il battito del suo cuore: leggermente accelerato.
-Mi è venuto un colpo al cuore quando ti ho vista precipitare!- le bisbigliò all’orecchio.
-Non dirlo a me! Scusami se ti ho fatto preoccupare, io ….. – disse lei, ma non riuscì a continuare, perché Fabio la zittì: -Shhh …. Basta chiedere scusa. L’importante è che tu sia qui con me, sana e salva!-
Sofia annuì e si staccò da lui. Si presero per mano e camminarono nella direzione presa da Lidja e Karl poco prima. Quando arrivarono, Karl stava inserendo una chiave dorata dalla forma complessa nella toppa di una porta ricoperta di velluto rosso. “Proprio come un anno fa”, ricordò Sofia. Karl girò cinque volte la chiave e la porta si aprì di pochi millimetri; poi spinse più che poté, spostando l’enorme tamburo in acciaio, simile a quelli usati nei caveau delle banche. Si infilarono nella stretta apertura e si ritrovarono davanti a una porta di legno.
-Adib!- disse Karl a bassa voce vicino al pertugio della porta, pronunciando la parola d’ordine che solo i draconiani e i Custodi potevano conoscere. La porta si aprì con un cigolio e i ragazzi entrarono. Fino a quel momento non era cambiato niente nel dungeon, ma Sofia e gli altri dovettero ricredersi. La stanza in cui si trovavano era decorata pienamente dal marmo, ampia, luminosa, alta dieci metri con un ampia volta a botte. Era sorretta da numerose colonne e nelle pareti vi erano nicchie contenenti statue di draghi, anche se una conteneva la statua di Lung, fiero e triste al tempo stesso. Al centro della stanza, vi erano cinque piedistalli di marmo disposti in un cerchio. Sopra di essi, un cuscino di velluto rosso sosteneva qualcosa. I ragazzi si avvicinarono con timore per osservare meglio e videro qualcosa di strabiliante: sopra di essi vi erano i cinque frutti dell’Albero del mondo. E al centro si ergeva un altro piedistallo, più alto degli altri, con una bolla di luce sopra, e al suo interno si trovava un pietra bianca, pura e luminosa.
-Ma quella è … - inizò Sofia, ma non riuscì a terminare la frase per lo stupore.
- Esatto, Sof, è la Gemma, soltanto che è bianca perché in sé si fondono i colori e le essenze dei cinque frutti: rosa, oro, blu, viola e verde- rispose Karl, confermando i suoi dubbi.
-Allora è tutto vero! Qui sta succedendo qualcosa. Sarà meglio chiamare Chloe ed Ewan per avvisarli dell’accaduto-  affermò Lidja, e si avviò lungo i corridoi per risalire, lasciando lì gli altri ragazzi, scioccati da tutti quegli eventi avvenuti quel pomeriggio.
 
 
Angolo autrice: ed eccomi di nuovo qua! Scusate l’ora, ma volevo pubblicare il nuovo capitolo entro il weekend, proprio come avevo detto la scorsa volta: odio essere in ritardo e non mantenere le promesse. Ma torniamo al nuovo capitolo! Ci sono state tante scoperte, oggi: il dungeon esiste ancora e al suo interno vi sono sei cose importantissime, cioè i cinque frutti e la Gemma dell’Albero del Mondo, anche se non è più verde. Certo, però, che Sofia ha fatto prendere un grande spavento agli altri, soprattutto a Fabio: io li trovo così carini insieme! XD Inoltre, si è scoperto che cosa fanno i ragazzi nella loro vita normale: purtroppo, studiano tutti!Ammetto che la scorsa volta ho raccontato che Sarika e Abaddon sarebbero tornati a farci visita: ho cambiato i miei piani e se non sbaglio, dovremmo incontrarli nel prossimo capitolo. Spero di avervi incuriosito con questo nuovo capitolo. Grazie mille a tutte quelle persone che hanno recensito la scorsa volta o che hanno messo la mia storia tra le seguite o le ricordate. Fatemi sapere cosa ne pensate della storia e del capitolo: ormai avrete capito che per me è importante. Un bacione e buonanotte a tutti!
 

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Capitolo 5
*** Una notte da brivido ***


Capitolo quattro: “Una notte da brivido”

Dopo aver riferito al loro padrone il luogo esatto in cui si trovava il suo corpo non ancora integro, Sarika e Abaddon avevano preso il primo volo diretto a Roma e adesso camminavano lungo la via in salita che portava a Villa Mondragone.  Arrivati in cima, si ritrovarono su un piazzale e davanti a loro si trovava un grande portone di metallo. Essendo chiuso, Abaddon forzò la serratura e dopo pochi secondi, uno dei due battenti si aprì con un cigolio. Una ventata di aria gelida gli arrivò in pieno viso, ma non se ne curò più di tanto.
-Sbrigati a entrare, Sarika, non ho tempo da perdere!- grugnì, chiaramente spazientito. Sarika attraversò il portone e si ritrovò davanti un cortile abbastanza ampio, ai lati due cancelli di ferro e sopra di sé un tetto.  Il cortile era circondato da olmi spogli e in fondo a un viale di pietra, si trovava un’ampia veranda di vetro che costituiva l’ingresso della villa. Si incamminarono lungo il viale  e, arrivati alla veranda, la lancetta dei minuti dell’orologio al di sopra di essa scattò sull’una, un’ora dopo mezzanotte. Una campana rintoccò una volta soltanto con un suono lugubre e il vento cominciò ad alzarsi, sempre più forte. I rami degli alberi scricchiolavano e le foglie cadute da essi cominciarono a svolazzare in giro, come se fossero spiriti malvagi senza corpi in cerca di qualcosa: Sarika rabbrividì, ma si fece coraggio. I capelli le andarono sul viso, scompigliati, e si affrettò a raggiungere la veranda. Posò la mano sulla maniglia e l’abbassò: non si apriva. Provò e provò ancora, ma perse la pazienza e ci rinunciò.
-Stupida maniglia!- esclamò. Involontariamente, fece due passi, prese la rincorsa e si lanciò contro il vetro della veranda, frantumandolo in mille schegge. Sarika finì per terra, ma si rialzò poco dopo. Sulle gambe nude aveva diversi tagli, quasi tutti superficiali e il giubbotto di pelle era strappato in più punti, dandole un’aria minacciosa.
-Oh, ma dai! Dovrò comprarne un altro!- piagnucolò, poi si girò verso Abaddon, -Allora, ti vuoi muovere, idiota?-
Abaddon, ancora sorpreso per il suo scatto di ira, la raggiunse e inziò a camminare lungo un corridoio buio, freddo e con ampie finestre. Al di fuori di esse, vi era un lungo corridoio di siepi piuttosto alte e dietro di esse, vi era un porticato che le separava dal muro di pietra che circondava l’intera villa, proteggendola. La luna illuminava il tutto, dando un aspetto spettrale al giardino che vi era fuori. Arrivati alla fine del corridoio, si ritrovarono davanti a un’altra porta. Senza troppe cerimonie, Abaddon si avvicinò al catenaccio che la teneva chiusa e questo, al suo tocco, si aprì, lasciando libero il passaggio.
-Certo che potevi dirmelo che avevamo anche questo genere di potere, prima che io rompessi il vetro e mi strappassi il giubbino di pelle!- esclamò Sarika, infastidita.
-E perché avrei dovuto farlo? Non devo certo farti da insegnante: arrangiati! O sei troppo stupida per riuscirci?- le rispose Abaddon,  con uno sguardo trionfante.
Sarika prese un bel respiro e chiuse gli occhi, pronta a fare una cosa che all’inizio sembrava meravigliosa, ma che poi si trasformava in qualcosa di terribilmente crudele e letale: ne era molto orgogliosa e l’aveva scoperta due settimane prima, quando Nidhoggr l’aveva chiamata a sé e le aveva rivelato la sua vera natura.  Ma una presa fredda e forte al braccio la costrinse ad aprire gli occhi. Abaddon la guardava con odio.
-Non ci provare nemmeno,incantatrice, o sarò costretto anch’io a usare i miei poteri e dubito tu abbia molte speranze di vincere in un duello contro di me- sibilò lui, e man mano che diceva queste parole, il punto in cui lui toccava il braccio di Sarika si scaldava sempre di più.
-Scommettiamo?- rispose lei con un sorriso sfrontato. I suoi occhi divennero due fessure, si scrollò il braccio violentemente, indietreggiò di qualche metro e si mise in posizione di attacco. Ma prima che potesse scagliarsi contro di lui, una raffica di vento gelida li riportò entrambi alla realtà.
-Credo proprio che la mia vittoria dovrà aspettare- disse Sarika, e si diresse all’esterno, nel Giardino della Girandola, seguita da Abaddon. Erano entrambi pronti per riportare in vita Ofnir, una parte fondamentale per la riuscita del piano di Nidhoggr.
 
                                                           *** ***
 
Chloe ed Ewan raggiunsero il loro appartamento a Roma in mezz’ora, prendendo un taxi. Quando aprirono la porta, il soggiorno era tutto in soqquadro: il divano angolare di finta pelle bianca era pieno di vestiti stropicciati, il tavolino di vetro era rigato, la poltrona nera di tessuto era rovesciata a  terra e la carta da parati a righe bianche e beige era strappata in più punti. I gemelli si guardarono perplessi, chiedendosi cosa potesse aver causato tutto quel trambusto; poi, sentirono un urlo provenire dalla cucina. Si avvicinarono cautamente e quando sporsero la testa dalla porta, videro un’ombra provenire da dietro il bancone di marmo. Gillian era riversa a terra e si teneva la testa tra le mani, respirando affannosamente.
-Mamma! Mamma! Che ti succede?- le chiese Chloe avvicinandosi, preoccupata. Gillian non rispose, continuando ad ansimare.
-Ok. Chloe, preparale una camomilla. Io, intanto, cercherò di tranquillizzarla.- ordinò Ewan. Pochi minuti dopo, Gillian era seduta su uno degli sgabelli verdi della stanza e beveva la bevanda preparatale da Chloe.
-Mamma, puoi spiegarci cos’è successo?- le chiese Chloe.
 - St..stavo pul…pulendo il tavolino- balbettò Gillian,ancora tremante; poi deglutì e riprese: - quando mi è venuta una fitta fortissima alla testa. Ho iniziato a muovermi per tutta la stanza, cercando di porre fine al dolore, ma senza risultati. Mi sono apparse davanti delle strane immagini: scene di lotta tra draghi e viverne, sangue e urla dovunque … le stesse che ho avuto quando ero incinta di voi. Ma, a proposito, ora che mi ci fate pensare: che fine ha fatto Nidhoggr?-
Ewan e Chloe si girarono l’uno verso l’altro, scioccati. - Di che stai parlando?- chiesero all’unisono.
-Della missione che voi due, Sofia, Fabio, Karl e Lidja dovete fare per sconfiggere Nidhggr. - rispose lei, con un’espressione da “ ma è ovvio, no?” sul viso.
Chloe lanciò un gridolino e l’abbracciò con foga. -Ma allora ricordi tutto!! Capito,Ewan? Ricorda!-
-Ma che state blaterando? Certo che ricordo tutto. Ma, ditemi, che cosa è successo?- esclamò Gillian, con tono confuso. I due le raccontarono tutto quello che era accaduto, dall’ultimo scontro contro Nidhoggr fino alla ricomparsa dell’albero a casa di Sofia.
-Ma è successo davvero? E io, nel frattempo, ho dimenticato tutto? Vi ho lasciati da soli? – piagnucolò Gillian alla fine.
-Mamma, non ti devi preoccupare. L’importante è che tu ora sappia tutto- le rispose Ewan calmo. –Adesso dobbiamo tornare dagli altri e riferire tutto. Andiamo!- ordinò infine, prendendo le due sottobraccio e spingendole fuori dall’appartamento.
 
Sofia sentì bussare alla porta: andò ad aprire, ma poco prima che potesse scostare la porta anche solo di cinque centimetri, essa si spalancò ed Ewan spinse via Sofia, seguito da Chloe e sua madre.
-Ahia! Stai attento la prossima volta, o non sarò ancora così gentile!- esclamò Sofia.
-Scusa!- le urlò di rimando Ewan, dirigendosi con gli altri in biblioteca. Quando arrivarono, trovarono Fabio e Karl che parlavano fittamente tra loro. Li chiamarono e loro si girarono. Fabio si passò una mano tra i riccioli scuri, con sguardo assorto, mentre Karl invitava gli altri a sedersi di fronte a lui.
-Abbiamo un sacco di cose da raccontarvi- disse lui infine.
-Lo stesso vale per noi!- ribatté Ewan. Si sedettero tutti sui divani e si raccontarono a vicenda ciò che avevano scoperto.
-Ma è incredibile!- esclamò infine Chloe, appoggiandosi allo schienale del divano.
-Lo stesso vale per quello che è successo a voi!- disse Lidja sconcertata.
-Io continuo a non capire. Perché vi preoccupate tanto?- esordì Gillian, un po’ stordita. Sofia prese parola e le raccontò del sogno che aveva fatto quella notte.
-Ragazzi, per adesso possiamo soltanto fare delle supposizioni. Dobbiamo aspettare il prof, raccontargli tutto, sperare che si ricordi e chiedergli aiuto- sospirò Karl. Poco dopo, sentirono un rumore metallico provenire dal salone. Sofia andò a controllare e scorse il prof., intento a togliersi il cappotto grigio. Gli corse incontrò e lo abbracciò forte.
-Ciao Sofia! Mi sei mancata pure tu!- le disse lui, stringendola a sé. Poi la lasciò e la guardò dritta negli occhi. – Adesso, però, dimmi: che cosa ha fatto Nidhoggr? Lo avete sconfitto? Non ricordo più nulla dal momento in cui Nida mi ha rinchiuso nella botola con Thomas -.
Sofia gli prese la mano e lo portò in biblioteca. Quando vide gli altri ragazzi, li salutò e fece la stessa domanda che aveva fatto poco prima a Sofia. I ragazzi, uno per volta, gli raccontarono tutto quanto. Si intravedeva, negli occhi di tutti, una scintilla di speranza, all’idea che il prof. ricordasse tutto.
-Umh… quindi non ho ricordato nulla fino ad oggi pomeriggio, quando mi è venuto un gran mal di testa- dedusse il prof. –Per quanto riguarda il resto, non è niente di certo: dobbiamo aspettare di avere delle prove come conferma. Ora, se volete scusarmi, vado in camera: ho bisogno di ….- ma non fece in tempo a finire che qualcosa sbatté contro il vetro di una delle grandi finestre, frantumandolo.
-Ma che diavolo… . disse Fabio, ma qualcos’altro finì sul pavimento, fermandosi ai suoi piedi: un mattone rosso, con una cordicella legata attorno a esso. Sotto, vi era un foglio piegato su sé stesso, con su scritto: “Per Eltanin e gli altri draghi”. Fabio, allora, prese il biglietto, lo aprì e lo lesse mentalmente. Dopo, fece lo stesso ad alta voce, in modo che tutti lo sentissero, con tono sgomento
 
 
 
Angolo autrice: buonasera a tutti! Questo è il nuovo capitolo: finalmente riappaiono i nostri “viverniani”, che sono andati a Villa Mondragone per uno scopo ben preciso: far resuscitare Ofnir. Ce la faranno? Non vi dico nulla! Lo scoprirete nel prossimo capitolo. Inoltre, i nostri amati protagonisti hanno visto che Gillian e il prof. hanno ricordato: evviva! O forse dovrebbero preoccuparsi? E il biglietto? Chi lo avrà scritto? Dovrete avere pazienza e aspettare un’altra settimana.
Grazie alla cinque persone che hanno recensito la scorsa volta: i vostri consigli sono sempre utili! E grazie a chi lo farà in futuro. Bene, ora devo andare: ci sentiamo nelle recensioni o al prossimo capitolo. Recensite e un bacione! ;)

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Capitolo 6
*** Un picnic serale ***


Capitolo cinque: ”Un picnic serale”

Cari Guardiani (o forse dovrei dire “dannati”?),
la mia anima ha ritrovato il suo vecchio corpo, e proprio per questo sono qui, su questa scrivania, a scrivervi del mio desiderio più grande: VENDETTA!  E questa volta, sono sicuro che esso verrà esaudito, insieme a quello di colui che è il Male assoluto, l’ombra più scura dell’universo, il futuro padrone del mondo e di tutti i tempi: indovinate un po’ chi sia?
Sappi, Thuban, che questa volta sarà la fine per voi e tu, Eltanin, avrai la morte più dolorosa di tutte: il tuo “potente” fuoco si indebolirà fino a divenire una debole fiammella, che si spegnerà per sempre. Proverai tutto il dolore della morte di Ratatoskr , sommato a quello della mia (anche se vedo che essa non è durata poi tanto).
Ora vi devo lasciare, ma sono sicuro che la vostra strada, “tutta rose e fiori”, si incrocerà presto con la nostra, “tutta morte e sangue”.
Ofnir

 
I ragazzi, il professore e Gillian rimasero scioccati. Sofia si fece coraggio e prese parola.
-Qu….qu….questo-  balbettò, non riuscendo ad andare avanti. Inghiottì un enorme fiotto di saliva e battè le palpebre. – Questo che cosa significa?-
-Significa che se Ofnir è veramente tornato, allora Nidhoggr sta tramando qualcosa e noi dobbiamo essere pronti.-  le rispose il professore, rimuginando sulle parole della lettera.
-Si, ok, ma che cosa significa la frase: “ si incrocerà presto con la nostra ”? Che cosa intende con “nostra”? Dubito che parli soltanto di lui e Nidhoggr: sì, sono forti, ma se non ricordo male l’ultima volta li abbiamo sconfitti. Non credo che siano così sprovveduti da non cercare alleati.-  ipotizzò Fabio, che si avvicinò sul divano vicino a Sofia e le mise un braccio intorno alle spalle per tranquillizzarla. Le si voltò verso di lui e gli sorrise riconoscente: ogni suo tocco riusciva a tranquillizzarla, che la villa fosse sotto assedio o che vi fosse la fine del mondo. Non poteva farci niente. Il professore lo fulminò con lo sguardo, geloso della sua unica figlia, anche se ormai ricordava tutto quello che Fabio aveva fatto per la sua piccola; poi, appoggiò i gomiti sulle ginocchia e la testa sulle mani, pensando a ciò che stava accadendo.
-Ascoltate, secondo me oggi abbiamo vissuto già troppo esperienze sbalorditive. Proporrei di mangiare tutti insieme e goderci la serata; dopo ci faremo una bella dormita e domattina elaboreremo tutte le informazioni che abbiamo ricevuto.- propose Karl, che intanto si era alzato e ora stava appoggiato a una delle voluminose librerie.
-Sono più che d’accordo. Che ne dite se organizziamo un picnic sotto le stelle, nel giardino sul retro?- sopraggiunse Ewan. I ragazzi annuirono entusiasti.
- Va bene! Allora, voi ragazzi penserete a preparare il picnic, escluso il cibo, a cui penseremo io e Gillian; Chloe, Lidja e Sofia, potreste ripulire il danno alla finestra procurato dal mattone? Gillian, prima di cucinare gradirei se andassi a casa vostra per fare i bagagli: preferirei avervi al sicuro qui. Dovremo cambiare un po’ le sistemazioni delle camere, ma alla fine ce la faremo!- esclamò il prof. – Dopo aver svolto i vostri compiti, sarete tutti liberi di fare quel che vorrete fino all’ora di cena-
-SII!- trillò Lidja. Rivolse uno sguardo malizioso a Sofia. – Anzichè pulire, io andrò un attimo al circo a prendere dei vestiti per l’occasione  e poi tornerò qui, così ci prepareremo insieme! Inoltre, avviserò zia Alma che resterò a dormire da te, questa sera. -. Poi si rivolse a Chloe: - Lo stesso vale per te!-  e si fiondò fuori dalla porta.  Sofia aveva gli occhi sbarrati, consapevole del fatto che quella sera, prima della cena, avrebbe subito una brutta tortura: farsi vestire, truccare e pettinare da Lidja. Non le sembrava che ci fosse nulla di peggio al mondo, in quel momento. Ma se non altro, non era sola.
Una decina di minuti dopo, Lidja suonò al campanello del cancello in ferro della villa. Quando la aprirono, corse lungo il giardino, spalancò la porta e si diresse in fretta e furia verso la camera di Sofia. Non scorse nessuno: probabilmente i ragazzi erano insieme in una stanza a chiacchierare, mentre il prof. e Gillian preparavano la cena in cucina. Fece i gradini della scala a chiocciola dell’albero due a due e in pochi secondi fu in cima. Bussò alla porta, giusto per farsi avvisare, e senza aspettare una risposta, aprì la porta. Trovò Sofia e Chloe sedute sul letto a gambe incrociate: molto probabilmente, prima del suo arrivo, le due stavano chiacchierando.
-Beh?- chiese. –Siete pronte per la seduta di bellezza?-.
Le due ragazze si scambiarono uno sguardo preoccupato: aveva inizio il supplizio.
 
                                                                                                                       §§§
 
Due ore dopo, verso le sette, le tre ragazze erano pronte: ordinate, pettinate, carine ma non esagerate. Sofia indossava un cardigan bianco leggermente allungato sul retro,una t-shirt verde mela e degli shorts di jeans; le gambe erano coperte grazie alla calzamaglia nera e ai piedi portava un paio di ballerine scure con un grande fiocco al centro. I suoi riccioli rossi, solitamente disordinati, erano trattenuti da un elegante cerchietto verde smeraldo; le ciglia erano nere e lunghe grazie al mascara e sulle labbra portava un leggero lucidalabbra roseo.
Lidja, i cui capelli corvini erano legati in una treccia a spina di pesce, indossava una canotta nera con del pizzo sulle spalline, una minigonna di cotone blu elettrico, una calzamaglia a righe nere e blu e degli stivaletti bassi, dello stesso colore della canotta. Sopra quest’ultima, portava un maglioncino corto blu a maniche lunghe, che le arrivava sotto il seno. Le palpebre erano azzurre grazie all’ombretto che Chloe le aveva prestato e le labbra luccicavano per effetto del rossetto rosso con i brillantini.
Infine, Chloe portava dei jeans gialli strappati in più punti, una camicetta bianca con le maniche a tre quarti e sopra un gilet nero. Ai piedi aveva anche lei un paio di semplici ballerine, ma beige e i capelli rossicci erano raccolti in una coda alta. Gli occhi erano contornati dalla matita nera e sulla bocca aveva un burro cacao trasparente. Quando arrivarono sul retro del giardino, sui visi di Fabio, Karl ed Ewan comparve una espressione sbigottita, dovuta allo speciale look delle ragazze: loro avevano deciso di non cambiarsi.
-Wow! State proprio bene ragazze! Ma tu, Lid, sei la più bella di tutte!- esclamò Ewan, avvicinandosi alla ragazza: le cinse la vita con le braccia e la baciò appassionatamente. Lei ricambiò.
-Aah, smettetela voi due! Adesso mangiamo, o si raffredda tutto quanto!- disse Karl esasperato. Prese Chloe per mano e le fece sedere su una grande coperta colorata in mezzo a un gruppo di pini. Sofia si guardò attorno con aria soddisfatta: i ragazzi avevano fatto un ottimo lavoro. Sopra il telo, vi erano vari cuscini per appoggiarsi, piatti e bicchieri di plastica, bevande, tovaglioli e un vassoio con tramezzini di vari tipi: ai cetrioli, con il prosciutto, con pomodoro e mozzarella…  Ai lati e in mezzo alla coltre, vi erano delle candele bianche accese posate su dei piattini in ceramica blu, che conferivano tranquillità e una luce soffusa all’ambiente. Fabio si avvicinò a Sofia e le sussurrò all’orecchio:
-Sei stupenda, stasera.-  Sofia rabbrividì.  -Non che le altre volte tu sia brutta, anzi, ma stasera sei ancora più bella!-
-Grazie, ma è tutto merito di Lidja.-  gli rispose, voltandosi a guardarlo. Si sorrisero e si diressero verso l’enorme coperta, dove anche Ewan e Lidja avevano preso posto. Poco dopo arrivarono Gillian e il prof. con le ultime pietanze. Durante la cena, chiacchierarono allegramente di più argomenti, fino a quando Sofia non si accorse che Fabio non era più al suo fianco.
-Ragazzi, sapete per caso dov’è Fabio?- chiese lei, sperando che sapessero la risposta. Gli altri scossero la testa. Il panico agguantò Sofia in una gelida morsa e iniziò a mordersi il labbro inferiore. Si alzò, scavalcò la recinzione in ferro e si incamminò nel bosco a passo frenetico.
-Fabio?!- urlò, ma senza risposta. Si mise a correre; avrebbe fatto di tutto per trovarlo.
 
                                                                                                                    §§§
 
Quando Fabio si allontanò dagli altri, aveva un forte mal di testa e la sua pelle scottava come non mai: gli sembrava di andare a fuoco, talmente era caldo. Camminò un po’ per il bosco dietro casa, dopo aver scavalcato lo steccato, sperando che la temperatura corporea si abbassasse e il mal di testa sparisse: non funzionò. “Ma che cavolo mi prende, questa sera?” si chiese, anche se non sapeva darsi una risposta. Gli venne un irrefrenabile impulso di farsi un bagno; non riuscendo a controllarsi, corse verso il lago e quando arrivò, si buttò in acqua, senza nemmeno pensarci. Nuotò fin quando le braccia non incominciarono a fargli male e si ritrovò al centro del lago. “Che diavolo…” ma non riuscì a finire il pensiero, che le caldane aumentarono e delle fitte mostruose gli trafissero la testa. Chiuse gli occhi e strinse i denti, volendo alleviare il dolore, ma esso aumentò ancora di più. Una piacevole visione  si insinuò nella sua mente e si lasciò andare; riuscì ancora ad udire una voce che urlava il suo nome, prima d’ iniziare a sprofondare nelle gelide acque del lago, privo di sensi.
 
 

Angolo autrice: ciao a tutti! Lo so, sono in ritardo, e per questo vi chiedo scusa, ma ho avuto dei contrattempi per colpa della festa del Carnevale, anche se qui dove abito io si svolgerà da domenica 15. Proprio per questo, non sono sicura di riuscire a pubblicare il nuovo capitolo questo weekend. Appena potrò, giuro che lo farò: vi avviso che potrei pubblicarlo o sabato, o da mercoledì 18 in poi. 
Allora, vi è piaciuto il capitolo? Spero proprio di sì! Grazie mille a tutti quelli che hanno recensito la volta scorsa e a tutti coloro che (spero!) recensiranno in futuro. Fatemi sapere cosa ne pensate: recensite!
Un bacione a tutti!
lola_fantasy
 
 

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Capitolo 7
*** Delle ricerche emozionanti ***


Capitolo sei: “Delle ricerche emozionanti”

Sofia stava cercando Fabio da più di un’ora, quando avvistò, con la coda dell’occhio, un bagliore dorato provenire dal lago di Albano. Vi si diresse, sperando ardentemente che fosse lui, ma arrivata sulle sponde del lago non vide nessuno. “Sarà stata un’allucinazione” pensò, delusa.  Si sedette sulla ghiaia della spiaggia e si rannicchiò, portando le gambe al petto e appoggiando la fronte sulle ginocchia. Pensò, pensò e pensò ancora al luogo in cui Fabio si era rifugiato, ma aveva già cercato nelle vicinanze e sapeva che non si sarebbe allontanato poi troppo; almeno non senza avvisare qualcuno. “Magari voleva stare un po’ da solo” provò a consolarsi. In effetti, le sembrava che questa fosse la scelta più plausibile tra tutte le paranoie che la tormentavano, ma un continuo disagio vinceva su tutto. Alzò la testa e osservò la luna piena davanti a sé: era meravigliosa, un cerchio argenteo che si rifletteva sulle acque del lago e illuminava tutto l’ambiente circostante; il cielo era senza nubi, pieno di un’infinità di stelle biancastre. Restò ad osservare, cercando di riordinare il soqquadro di emozioni e idee che aveva in mente. Dopo circa un quarto d’ora, decise che era arrivato il momento di tornare alla villa. Si incamminò lungo il sentiero, con passo piuttosto lesto. Arrivata alla villa, andò nel giardino sul retro, dove prima aveva lasciato gli amici; non trovandoli, si diresse all’interno dell’abitazione.  Arrivata in salone, subito quattro braccia l’avvolsero, stringendola forte: erano Lidja e il prof. Quando si staccarono, i loro visi tesi si rilassarono un poco.
-Ma dove sei stata per tutto questo tempo? Eravamo molto preoccupati!- esclamò il professore.
-E Fabio? Sei riuscita a trovarlo?- chiese Karl, avvicinandosi al gruppo.
-Sfortunatamente no; credo che si sia allontanato per poter stare solo. Però è strano: se si fosse isolato per così tanto tempo, ci avrebbe avvertito.- rispose Sofia, indicando a Ewan, Chloe e Gillian di raggiungerli.
-Sai bene che Fabio è strano!- disse Lidja ironicamente.
-Lidja, non è proprio il momento di scherzare!- la rimproverò Sofia, sbuffando.
-Ok, ok… scusa!- borbottò Lidja, alzando gli occhi al cielo.
-Allora: io e Gillian andremo fuori a vedere se riusciamo a rintracciare Fabio. Voi, intanto,  tornate nel dungeon e cercate più informazioni possibili su chi potrebbero essere i nuovi alleati di Nidhoggr. - sentenziò il prof.
-Già che ci siamo, potremmo anche scoprire qualcosa di più sull’apparizione dei frutti e della Gemma- propose Karl. I ragazzi annuirono e, dopo che il prof. e Gillian furono usciti, si diressero in biblioteca  – non prima di aver recuperato il materiale necessario alle ricerche -  e premettero sulla piccola protuberanza di una delle gambe del tavolo. Scesero gli scalini intorno all’albero e andarono nella sala della Gemma. Si sedettero sul marmo e incominciarono le ricerche: la prima da fare era quella sugli alleati di Nidhoggr.
Più tardi, circa una ventina di minuti, riuscirono a trovare un articolo di giornale in cui si parlava di due ragazzi che, sulle montagne dell’Altaj, in Russia, avevano appiccato un enorme incendio in pochi minuti; quest’ultimo, però, aveva bruciato soltanto una piccola parte del bosco montano e più precisamente quella vicina a una grotta dove, poche settimane prima, era stato rinvenuto un fossile di dinosauro. La grotta, in seguito all’incendio, non era stata più scovata e, di conseguenza, il fossile era stato perduto.
-Potrebbero essere loro!- esultò Chloe, dopo aver riletto l’articolo due volte.
-Esatto! Dopotutto, quali persone al mondo potrebbero creare una conflagrazione simile?- disse Karl, osservando la foto dell’incendio pubblicata con il brano del giornale.
-Ma potrebbe anche essere stato qualcun altro e poi c’è un ulteriore problema: non conosciamo i loro nomi e qui- disse Sofia indicando un determinato punto del testo,  –dicono che i ragazzi, dopo essere scappati via, non sono stati più ritrovati. Tra l’altro, erano un giovane dai capelli neri e con la carnagione pallida ed una fanciulla, con lunghi capelli castani e la carnagione olivastra.-
-Se non altro, nel caso dovesse succedere qualcos’altro di simile e ci fosse la stessa descrizione dei colpevoli, oppure dovessimo incontrarli, allora sapremmo identificarli- intervenne Ewan, che stava cercando sul portatile qualche notizia simile, mentre Lidja lo aiutava.
-Perfetto. Ora non ci resta che indagare sulla nuova Gemma e i frutti-  sopirò Sofia, soddisfatta per quella prima vittoria.
-Ragazzi,- disse Karl entrando nella stanza, con in mano un oggetto particolare:  uno strumento piuttosto strano, che aveva qualcosa di un fucile, ma era più tozzo e tutto di legno e ottone. Aveva due manici nella parte inferiore e si impugnava come una mitragliatrice; nella parte più alta, l’utensile terminava in  una piccola ampolla trasparente, incastonata nel legno, simile ad una livella a bolla d’aria. Una enorme lente d’ingrandimento completava il tutto. –ho trovato questo in una delle altre stanze del dungeon- . I ragazzi lo riconobbero subito.
-Il draconoscopio!- esclamarono all’unisono, meravigliati.
-Esattamente. Potremmo usarlo sulla Gemma, i frutti o addirittura su noi stessi.- disse Karl.
 I ragazzi si avvicinarono alla bolla di luce sprigionata dalla bianca Gemma e fu Sofia, per prima e  con timore, a toccarla: subito un’ondata di un benevole calore si divulgò dentro di lei e chiuse gli occhi; rilassò i muscoli, che dalla scomparsa di Fabio teneva contratti.  Quanto sentì qualcuno trattenere il fiato, spalancò le palpebre di scatto e si girò istintivamente verso la porta, temendo vi fosse un intruso.  Poi, non vedendo nessuno, ruotò di nuovo il corpo verso i preziosi oggetti.
-Perché nessuno sta parlando?- chiese, alzando un sopracciglio.
-Sof, posa di nuovo la mano sulla Gemma, ma questa volta tieni gli occhi aperti- le rispose Karl. Sofia, che prima aveva tolto il palmo per girarsi, lo riappoggiò . Subito, una fioca luce verdognola illuminò la stanza e lei, insieme agli altri, rimase a bocca aperta: la luce proveniva dal frutto di Thuban;  tolse la mano in modo fulmineo, timorosa per l’accaduto. Il frutto si spense e la stanza riacquistò la luce abbagliante e chiara di prima.
-Wow…- disse Lidja, stupita.
-Vieni qui, Sofia. Voglio provare a vedere se c’è qualche riscontro con il draconoscopio.- le ordinò Karl, indicandole la brandina che aveva trovato insieme a quell'arnese dall'aspetto un po' vintage. –Sdraiati.- .
Sofia si distese sulla branda.
-Devo alzarmi la maglietta?- chiese titubante.
-Scusa Sofia, ma sarebbe meglio se lo facessi- le rispose lui. Sofia, dopo essersi tolta il cardigan bianco, si portò le mani al ventre; indugiò, e poi alzò la maglietta all’altezza del seno, lasciandolo però nascosto.
-Così va bene?- chiese lei con sguardo implorante, sorridendo timida. Karl, comprensivo, annuì. Dopo aver inserito una goccia di linfa dell’Albero del Mondo nell’ampolla dell’utensile, presa dalla Gemma, passò la lente sull’addome di lei, ma il draconoscopio rimase inerte.
-Non succede niente!- sbuffò Lidja, frustata. Karl passo un’altra volta lo strumento su Sofia, ma di nuovo non accadde niente.
-Ok. Ewan prendi il draconoscopio e poi passalo su di me, dopo che avrò toccato la Gemma: voglio vedere cosa succede- gli disse il biondo. Accadde la stessa cosa che era successa a Sofia, ma, invece di accendersi il frutto di Thuban, si accese quello di Aldibah, illuminando la stanza d’azzurro. Poi, dopo essersi sdraiato e tolto la maglietta, con un po’ di imbarazzo davanti allo sguardo fisso di Chloe, alla quale si colorarono le gote di un rosa accentuato, Ewan gli passò la lente sulla pancia: anche questa volta, non si registrò nessun cambiamento. Allora, Karl fece ripetere le sue azioni anche agli altri: su Ewan e Chloe, l’arnese rimase inattivo, ma quando passò su Lidja, una debole luce rosa si rifletté sul soffitto.
-Oh caspita!- esclamò la mora, con gli occhi sbarrati. –Ho i poteri!!- strillò poi, sorridendo. Saltò giù dalla brandina e fissò lo sguardo su di essa. Si concentrò tantissimo, tanto che goccioline di sudore le impregnarono la fronte, ma la branda non si sollevò; il suo sorriso si spense e abbassò lo sguardo, delusa.
-Piccola, è vero: il draconoscopio ci ha mostrato qualcosa, ma questo non significa che tu abbia recuperato i poteri- le disse dolcemente Ewan, avvicinandosi e abbracciandola per consolarla.
-Siamo tornati!- urlò Schlafen in quel momento dal piano terra. I giovani si riscossero e salirono di sopra. Arrivati in cima, si diressero in cucina, dove Gillian e il prof. si erano seduti al tavolo, evidentemente in ansia.
-Sofia..- cominciò lui, ma un gemito lo bloccò. Si girò e vide Lidja, aggrappata a Ewan, che sbatteva più volte gli occhi e faceva diverse smorfie di dolore; le gambe tremavano, chiaro segno che non riusciva a reggersi in piedi .
-Lid, che cos’hai?- le chiese Sofia preoccupata, accostandosi ai due.
- Non.. non mi sento molto bene- bisbigliò tra una smorfia e un’altra. Fitte dolorose le premevano alla testa  e iniziò a vedere sfocato. – Credo..credo di..- ma non riuscì a terminare. Mollò la presa sul ragazzo e cadde sul pavimento; il suo corpo, che prima era scosso dai brividi, era inerte sul pavimento. Ewan e Sofia si buttarono su di lei, in preda alla preoccupazione.
-Lidja!- la chiamò lui, scuotendola leggermente. Lei non rispose: lui la scosse con più forza, ma di nuovo lei non si mosse.
-Gillian, prendi un po’ d’acqua fresca dal frigo e mettila nel bicchiere- le disse Schlafen, avvicinandosi alla ragazza. Stava per prenderle le gambe per alzarle, quando Lidja ebbe un sussulto; gli altri si allontanarono di scatto. Fu pervasa da tremiti e il suo corpo si alzò in aria, levitando, ancora svenuta, con i capelli corvini e le braccia penzoloni; Sofia, Karl, Schlafen, Gillian e i gemelli divennero statue di sale. Arrivata a due metri d’altezza, Lidja si fermò; sempre in aria, il suo corpo si mosse, uscì dalla porta della cucina e si diresse in biblioteca . Qui, andò verso la finestra e uscì fuori, in quella notte stellata e senza vento.
-Lidja!- urlò Ewan, e corse fuori. Sua sorella, Karl e Gillian lo seguirono, mentre il prof. si fermò sulla porta d’ingresso. Si girò verso Sofia e la guardò serio.
-Sofia, quello che cercavo di dirti prima, è che non abbiamo trovato Fabio da nessuna parte. Abbiamo chiesto ad alcuni passanti se per caso avevano visto un ragazzo: uno di essi, ci ha raccontato che ha visto un giovane dai capelli scuri, magro e alto che nuotava nel lago, e che poi ha iniziato a sprofondare nell’acqua. Non siamo sicuri che fosse lui, anche se la descrizione corrisponde, ma è l’unica testimonianza che abbiamo.- e se ne andò. Sofia appoggiò la schiena alla porta: un grosso groppo le si formò in gola, la bocca le si contrasse in un sberleffo e gli occhi le si inumidirono. Si accasciò al suolo e si portò le mani ai capelli: voleva strapparseli, talmente era forte il dolore che provava. Calde lacrime iniziarono a scendere piano, alcune fermandosi sulle labbra, altre cadendo sui vestiti; dalla gola le proruppe un urlo straziante, che rese reale tutta la sua disperazione. E pianse. Pianse come non aveva mai fatto in vita sua: la persona che amava di più al mondo non c’era più e lei desiderava morire, per quella perdita. Continuò così, singhiozzando, piangendo e urlando, finché non si addormentò, sognando tutti i baci, le carezze, gli abbracci, i dolori, le gioie passati insieme; pensando a Fabio.
 
 
Angolo autrice: sono finalmente (?) ritornata! Vi sono mancata? XD  Ecco qui il nuovo capitolo! I nostri amati protagonisti hanno fatto nuove scoperte: alcune belle, altre più brutte. Che ne pensate? Come si comporterà Sofia dopo tutto questo? E Lidja: che fine ha fatto? Ma Fabio è davvero morto? Tutte le risposte a tempo debito!
Vi è piaciuto il capitolo? Fatemi sapere che ne pensate: recensite! Ringrazio chi nell’altro capitolo ha recensito e chi continuerà a farlo, ma anche chi recensirà in futuro. Al prossimo capitolo: aggiornerò la prossima domenica!
Un bacione,
lola_fantasy

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Capitolo 8
*** Una magica tempesta ***


Capitolo sette: “ Una magica tempesta”


Il professore stava correndo piuttosto velocemente in mezzo agli alberi. Aveva lasciato Sofia a casa, sola con il suo dolore, perché sapeva fin troppo bene che era questa l’emozione che lei stava provando in quel momento e sapeva anche la causa di questo suo sentimento: Fabio. Il prof. e Gillian non erano riusciti a trovarlo e le informazioni che avevano raccolto da un passante non erano state affatto buone. Odiava vedere la sua piccola Sofia stare male, ma nonostante questo, lui non poteva fare nulla, se non lasciarle un po’ di spazio per sé stessa e darle così del tempo per capacitarsi della situazione. Tormentato da questi pensieri, oltre che dalla stanchezza a causa della corsa e del mancato sonno di quella notte, decise di fermarsi. Aveva il respiro affannato, la fronte imperlata di sudore, il corpo caldo e i capelli scompigliati; dopo aver preso un bel respiro ed essersi guardato intorno per capire il luogo in cui si trovava, ricominciò a muoversi, ma questa volta camminando. A un certo punto, vicino alla fine della vegetazione, la quale lasciava spazio alla spiaggia intorno al lago d’Albano, scorse una ragazza magra e dai capelli rossicci che si guardava in giro, probabilmente in cerca di qualcosa; pochi secondi dopo, la ragazza, che Schlafen riconobbe come Chloe, scappò via, immergendosi tra gli alti alberi del bosco. Il professore la seguì, sicuro di trovare anche il resto del gruppo, e così accadde: arrivato sulle sponde del lago, vide Chloe raggiungere Gillian e Karl. Questi, con i piedi immersi nell’acqua, avevano le mani a imbuto vicino alla bocca e urlavano in coro: -Ewan! Torna qui, Ewan!- , con il viso sgomento rivolto all’altra sponda del lago. Schlafen seguì la  direzione del loro sguardo e avvistò una figura in mezzo a quello specchio d’acqua: sbracciava in modo frenetico, impaziente, quasi non credesse di poter riuscire a raggiungere la sua meta. “Perché mai Ewan –è lui di sicuro- dovrebbe mettersi a nuotare a quest’ora della notte? E con tanta fretta, per giunta?” si chiese, avvicinandosi agli altri;  arrivò alla soluzione poco dopo. “Lidja.. ” , si rispose; “Oh no! Ciò non vuol dire che Lidja sia nel lago, vero?” , ma conosceva già la risposta. Non vedendo nessun altro, sperò ardentemente che alla ragazza non fosse capitata la stessa sorte di Fabio: sapeva che Sofia ne sarebbe rimasta distrutta, molto più di lui. Purtroppo, quando Karl parlò, quasi leggendogli nel pensiero, le speranze di George svanirono, come una nebbiolina d’inizio autunno:
-Quando siamo arrivati, abbiamo visto Lidja continuare a levitare, passando sopra il lago, ma noi siamo rimasti qui fermi come statue, non sapendo che fare. A un certo punto, Lid si è bloccata in aria ed è precipitata giù; Ewan, dopo aver assistito alla scena, si è tuffato in acqua e ha incominciato a nuotare celermente verso di lei.  E’ da allora che cerchiamo di convincerlo a tornare indietro, perché potrebbe capitare qualcosa anche a lui, ma è testardo e innamorato e non ci ascolta.-
Mentre Karl parlava, Schlafen continuava a fissare Ewan, incerto su come muoversi : doveva inseguirlo a nuoto e cercare di salvare almeno lui, o doveva rimanere lì a gridare imbambolato il suo nome? Scelse la prima opzione e si tuffò, iniziando a nuotare a stile libero: l’acqua era molto fredda, ma non se ne curò poi tanto. Mentre nuotava, cercava continuamente di tenere la vista puntata su Ewan, che si era fermato e stava incominciando ad immergersi nelle acque buie del lago, sicuramente in cerca della sua ragazza. Il prof. nuotò e nuotò, nonostante i muscoli della braccia e delle gambe gli bruciassero come non mai, non praticando sport, e il suo cuore accelerava sempre più, pompando maggiormente il poco ossigeno che riusciva a inspirare. A circa trenta metri di distanza dal ragazzo, un ondata di energia rosa percorse tutto il lago di Albano, facendo arrestare Schlafen: iniziò a scalciare e a fare cerchi con le braccia, galleggiando, incuriosito e più timoroso di prima e si girò verso Ewan, sperando fosse ancora lì. Quando lo vide provare a scendere in profondità, allarmato e affannoso come prima, Schlafen riprese a muoversi per raggiungerlo, ma qualcosa glielo impedì: gli scintillò davanti un muro violaceo che fungeva da barriera per qualcosa o  -come in questo caso- per qualcuno. Girò di scatto la testa verso Ewan e vide che i suoi occhi erano chiusi, la fronte aggrottata e la testa rivolta verso l’alto. Ad un tratto, il rosso spalancò le palpebre, rivelando il rivoltarsi degli occhi, ora bianchi e quasi indemoniati. Spalancò la mascella, ma l’urlo che il prof. udì non fu il suo, bensì quello di una ragazza: Chloe. Quando ruotò e vide Gillian e Karl precipitarsi su di lei, che nel frattempo si era inginocchiata a terra e aveva le mani sul petto, come se un male insistente la gravasse, il prof. indietreggiò incoscientemente, andando nuovamente a sbattere contro la barriera: quella volta, però, si formò un piccolo foro nella sottile membrana viola, il quale si richiuse subito. Quel che successe dopo accadde troppo rapidamente: un assordante tuono squassò il cielo, che da stellato e limpido era diventato nuvoloso e tetro, e vari lampi bianchi si intravidero in mezzo a quelle nubi grigie; una leggera pioggerella iniziò a scendere,  divenendo sempre più forte e tagliente, inzuppando fino al midollo anche  Karl, Gillian e Chloe. Insieme all’acquazzone, si unì una fredda e ventosa bufera di neve, seguita da una grandinata spaventosa, con cubetti di ghiaccio grandi quanto una palla da baseball. Un vento impetuoso scosse le chiome degli alberi della zona, facendoli ondeggiare pericolosamente, e sollevò Chloe, che venne sbalzata in aria: su, su e ancora più su. La madre, disperata, urlò il suo nome, nella speranza di poterla riportare sulla terraferma; in effetti, sua figlia ritornò giù, ma non nel modo e nel luogo in cui Gillian aveva aspirato: il corpo della ragazza, dopo essere stato sballottato da una parte e dall’altra del lago, al centro esatto di questo precipitò, con una velocità tale da bloccare il respiro al solo pensarci. Quando toccò l’acqua dolce, il muro che prima aveva ostacolato il professore si allargò, arrivando fino alla sponde del lago, alzando così in aria George e spostandolo a riva, dove atterrò bruscamente sulla ghiaia. Lui, Gillian e Karl fecero ancora in tempo a vedere i due gemelli avvicinarsi e abbracciarsi, con gli occhi bianchi e vitrei che spiccavano tra la loro carnagione e il colore dei capelli, prima che un’esplosione di luce facesse perdere loro i sensi.
 
                                                          §§§ §§§
 
Quando Sofia si risvegliò, si ritrovo coricata sul freddo pavimento  del salone d’ingresso: aveva la maglietta verde bagnata in più punti e gli occhi le bruciavano. Si alzò in piedi, salì le scale a chiocciola dell’albero e andò nel bagno adiacente alla sua camera, con la testa che le girava. Quando si guardò allo specchio rotondo sopra il lavandino, per poco non le venne un colpo: i capelli rossi, che la sera prima erano ben ordinati, erano tornati il solito groviglio, anche se questo sembrava molto più grosso e intricato; gli occhi rossi, gonfi e ancora lucidi erano un chiaro segno della comparsa delle lacrime e sotto questi, due grosse macchie nere, dovute al mascara, andavano separandosi in striature che arrivavano vicino alla bocca, dove intorno si intravedevano piccole chiazze rosa, prima appartenenti al lucidalabbra. “Che cosa mai può essermi accaduto, questa notte? Lidja ha ingaggiato un clown per farmi truccare mentre dormivo, combinando un altro dei suoi scherzi? Se è stata lei, questa volta non la passa liscia!” pensò tra sé e sé. Aprì l’acqua della doccia, per farla scaldare, e andò in camera a prendere dei vestiti puliti; poi collegò il suo lettore MP3 alle casse dello stereo, mettendo così un po’ di musica a basso volume, si spogliò e fece una doccia calda. Uscita, si asciugò per bene sia il corpo, sia i capelli, e si vestì. Dopo aver rimesso tutto a posto, scese gli scalini e si diresse in cucina per fare colazione, credendo di incontrare qualcuno: non trovandovi nessuno, scaldò il latte in una pentola e tirò fuori dei biscotti. Nell’attesa, si avvicinò di soppiatto alla camera di Fabio, sperando di vedere il suo bel viso tra le coperte, ma anche lui non c’era; allora  guardò l’ora e vide che erano circa le otto del mattino. “Sarà andato a farsi la sua solita passeggiata mattutina, mentre gli altri staranno ancora dormendo” pensò mentre tornava in cucina per mangiare. Decise che sarebbe uscita fuori per camminare: aveva bisogno di prendere una boccata d’aria fresca, ma soprattutto desiderava incontrare Fabio, perché aveva uno strano senso di mancanza nei suoi confronti che la opprimeva. Prese il suo giubbotto di jeans e uscì in giardino, dopo aver chiuso la porta di casa a chiave, stranamente rimasta aperta durante la notte; percorse il giardino a grandi falcate, aprì un po’ il cancello di ferro, giusto lo spazio per farla passare senza problemi, lo chiuse e prese il sentiero sterrato alla sua destra. Si immerse nella boscaglia, che tra il cielo azzurro e limpido e il sole caldo, brillava di tantissimi colori: il verde degli alberi, il bianco delle anemoni apennine,  il giallo dei ranuncoli favagello, il rosa delle peonie selvatiche, il viola delle cicorie… Sofia trovava meravigliosa e preziosa la natura, nonostante a volte potesse diventare terrificante e distruttiva. Arrivata al lago, iniziò a camminare sulla ghiaia, osservando distratta l’acqua e i pesci al suo interno, che sembravano annoiati e si muovevano lentamente. Sentì un rumore provenire dal bosco e spostò la nuca per vedere di cosa si trattasse, ma era soltanto il vento che muoveva le foglie degli arbusti; mentre riportava lo sguardo sui lucci che antecedentemente osservava, il suo corpo si bloccò alla vista di tre individui distesi sul terreno: si avvicinò lentamente, ma quando si accorse di chi fossero in realtà quelle persone, iniziò a correre per raggiungerle. Si buttò per terra accanto al professore, che aveva delle ferite su mani, gambe e una spelatura sul viso, mentre Karl e Gillian avevano qualche taglio lungo le braccia e la faccia.
-Prof! Prof!- lo chiamò scuotendolo. Vedendo che questi, dopo poco, iniziò ad aprire le palpebre, si avvicinò agli altri due e li svegliò. Tornò dal professore, che ne frattempo si era messo a sedere.
-Sofia..-  cominciò lui, con voce felice e sconsolata nello stesso tempo, di cui dapprima Sofia non ne capì il motivo; quando però i loro sguardi si incontrarono, il ricordo di una chiacchierata tra loro avvenuta la sera prima le percorse la mente: la scomparsa di Fabio. Ora capiva il perché della sua assenza quella mattina e quello del suo aspetto: aveva pianto per lui. Le immagini del giorno passato le tornarono in mente velocissime, con le parole del prof. che vi rimbombavano: “non abbiamo trovato Fabio da nessuna parte”,  “un giovane dai capelli scuri, magro e alto che nuotava nel lago, e che poi ha iniziato a sprofondare nell’acqua” e “ è l’unica testimonianza che abbiamo”. Gli occhi si inumidirono e un groppo le si formò in gola, ma dovette reprimerlo: doveva restare calma e occuparsi degli altri. Li aiutò tutti ad alzarsi e insieme si incamminarono sulla strada per tornare a casa, anche se Gillian si lamentò parecchio al riguardo.
-Dobbiamo tornare al lago! Dobbiamo salvarli! Non vi ricordate cosa è accaduto ieri notte?- protestava, e Sofia, che non capiva di che cosa stessa parlando la donna, glielo chiese:
-Ma a chi ti riferisci? Che cos’altro è successo questa notte?-
Il professore, che si teneva aggrappato alla spalla di Sofia per non cadere, le spiegò gli avvenimenti delle ore prima. Quando finì, la ragazza rimase sconcertata e, effettivamente, si accorse solo in quel momento della mancanza dei gemelli.
-Dobbiamo ritrovarli! L’ultimo ricordo che ho è di loro due in mezzo al lago, quindi deve essergli successo qualcosa di brutto! Voglio i miei figli!- urlò la madre, disperata, continuando a camminare verso la villa, spesso inciampando.
-Dobbiamo trovare un modo per andare in fondo al lago di Albano per vedere se riusciamo a trovarli, magari insieme a Fabio e Lidja, visto che l’abbiamo vista sprofondare, mentre di lui non ne siamo sicuri.- disse Karl, scompigliandosi i capelli biondi.

-Vi ricordate del sottomarino a forma di pesce che abbiamo usato più volte tempo addietro? Potremmo usare quello: dopotutto, se si è ripresentato il dungeon, allora deve essere riapparso pure lui!- esclamò Sofia ad un tratto, con una scintilla di speranza e determinazione nelle iridi verdi: voleva assolutamente sapere se era il suo ragazzo quello ad essere annegato e trovare la sua migliore amica. Gli altri annuirono, fiduciosi, e accelerarono il passo verso la villa, pronti a immergersi nell’acqua con il sommergibile, pur di scovare i loro cari.

 
 
Angolo autrice: scusate, scusate e scusate! Sono in ritardassimo con la pubblicazione del capitolo ed eccone le cause:
1)per una settimana non ho potuto usare il computer (fino alla scorsa domenica) e non potevo neanche scrivere su carta, perché ho preso un 8 in una verifica (che tra l’altro ho recuperato con un 10) e mia madre mi ha castigato.
2)ho iniziato a scrivere lunedì e da lì in poi ho continuato a farlo, ma potevo farlo solo la sera.
Magari voi crederete che non siano scuse valide, ma purtroppo queste non sono scuse, ma soltanto la verità. E ora torniamo al nuovo capitolo: è il più lungo tra tutti quelli che avete letto finora e, se avete notato, non vi sono molte parti parlate dai personaggi, ma più che altro descrittive. Quindi, diciamo che è un po’ diverso. Vi è piaciuto? Fatemelo sapere con le recensioni! E magari potreste anche rispondere a quest'ultima domanda: sareste più comodi a leggere il capitolo se cambiassi il formato e lo facessi più grande, o a voi va bene così com'è? Scusatemi ancora per il ritardo; prometto che il prossimo capitolo verrà pubblicato entro domenica 22 marzo.
Un bacione grande,
lola_fantasy

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Capitolo 9
*** Di nuovo insieme ***


Capitolo otto: ”Di nuovo insieme”.

Sofia, Karl, il professore, Gillian e Thomas, tornato dieci minuti prima a casa, stavano camminando nei sotterranei del dungeon da diversi minuti, peregrinando per stanze e corridoi ogni volta differenti che disorientavano facilmente chiunque li attraversasse, fatta loro eccezione. Ormai conoscevano tutti piuttosto bene la strada: soltanto Gillian si confondeva, avendola percorsa una volta soltanto. Come volevasi dimostrare, il gruppo raggiunse con sollievo l’ampia sala, nella quale vi era un grosso portone di metallo, bloccato da una grande manovella. Il professore la raggiunse e, dopo averla roteata con notevole sforzo, aprì il boccaporto con un cigolio, rivelando un piccolo sottomarino di bronzo, lungo sei metri e alto tre, che ospitava quattro sedili di cuoio e un grosso macchinario nella parte posteriore del tutto. Aveva vagamente la forma di un pesce, con i due grossi occhi che fungevano da oblò, due pinne per lato, una piccola cresta sulla sommità e un’elica che rappresentava la coda del pesce e che aveva riflessi ramati. Rimasero tutti colpiti, più che altro per la effettiva veridicità del loro discorso di poco prima.
-Evviva!-  esultò Sofia con un sorriso speranzoso sul viso.
-Concordo! Ora sarà meglio muoverci, non dobbiamo perdere altro tempo! Thomas, credo tu sappia come fare, però aspetta il mio segnale. -, disse il prof. e il maggiordomo annuì con un lieve cenno della testa. –Forza, ragazzi, prendete uno scafandro ciascuno e sedetevi sui sedili del sottomarino; Gillian, preferirei che lei rimanesse qui-
La donna spalancò gli occhi e alzò le sopracciglia, sconcertata, e rispose subito, alzando sempre più la voce: -Cosa? Assolutamente no! Là sotto ci sono i miei figli e io, da madre quale sono, ho il dovere di proteggerli e salvarli; inoltre, li amo più di ogni altra cosa, più della mia stessa vita. Quindi, non escludetemi dal viaggio perché io parteciperò!- .
Il professore fece un breve cenno con le testa e non protestò più. Indicò agli altri di salire sul mezzo con il braccio e, poco prima di chiuderne la porta, chiamò Thomas: subito le luci si spensero e la stanza piombò nel buio. Sofia, sedutasi sui sedili posteriori, ricordò la sua prima volta in quello spazio piccolo: aveva una paura folle, era ancora una ragazzina timida e paffutella che aveva da poco scoperto le sue origini e una piccola parte del suo incarico, che in seguito si sarebbe dimostrato doloroso e arduo, ma che avrebbe poi portato amore e felicità, speranza e affetto, e che avrebbe reso Sofia la ragazza sicura e determinata di adesso. Proprio come quella volta, poco dopo una luce calda si diffuse nell’abitacolo, i fari si accesero e un cigolio pesante rimbombò nelle orecchie della ragazza, segno della apertura del portellone davanti. L’acqua entrò lentamente, con piccole giunture, finché con la sua forza non spalancò il boccaporto; il sommergibile, dopo un breve schianto contro una delle pareti dell’antro, si immerse nelle profondità del lago. Nonostante i fari abbaglianti, che però illuminavano  l’ambiente davanti a loro soltanto di pochi metri,non si riusciva a scorgere nulla perché l’acqua era nera come carbone e innumerevoli alghe rosse vi fluttuavano in mezzo. Si mossero per un tempo che a Sofia parve interminabile: le sembrava di star girare in tondo. A un certo punto, Sofia e Karl intravidero una bolla azzurrognola, che aveva un raggio di un centinaio di metri: ricordandosi della cecità del professore e di Gillian sul fatto di non poterla vedere, la rossa disse di scendere verso il basso, cercando di muoversi in linea verticale e retta. Il professore obbedì e fermò il pesce ramato quando toccò la sabbia sottostante.
-Ok. Adesso, con calma, spostati in avanti e subito dopo spegni i motori; preparatevi tutti all’impatto, perché entreremo dentro la bolla e un sesto senso mi dice che sarà proprio lì che probabilmente troveremo gli altri- disse Karl a George, appoggiando le mani sul cruscotto davanti a sé. Il professore fece come gli era stato detto e Gillian e Sofia strinsero contemporaneamente le mani sulla proprio cintura. Pochi secondi dopo, il sottomarino sbatté sulla sabbia e Sofia, per il contraccolpo con il sedile, urlò spaventata.
-Stai calma Sofia! Siamo atterrati- cercò di tranquillizzarla Schlafen. La ragazza prese un lungo respiro e portò una ciocca di capelli ribelli dietro l’orecchio, senza successo. Karl aprì la porta e uscì; Sofia lo imitò e quando fu fuori, dovette sbattere più volte le palpebre per la troppa luce abbagliante. Quando si fu abituata, finalmente si guardò intorno: non era cambiato nulla dall’ultima volta che vi era stata. Una distesa rocciosa si estendeva davanti a lei, quasi tutta circolare. Vide il prof. alla sua sinistra trattenere il fiato dallo stupore e un sorriso le si aprì sul viso; prese un lungo respiro per parlare, ma fu interrotta da urlo e da un tonfo secco: girò di scatto la testa e vide Karl cadere per terra. Sofia si precipitò da lui, a una cinquantina di metri da lei, e si abbassò, scrutando il volto del ragazzo: era più cereo, gli occhi erano chiusi, la bocca aperta e gli occhiali appoggiati malamente sul naso. Gli portò una mano sulla guancia, probabilmente per scuoterlo, ma dovette toglierla subito: era freddissimo; toccandogli poi anche una mano e la caviglia sinistra, constatò che tutto il suo corpo era in quella condizione. Mentre stava per prendergli le gambe per alzarle, notò che sul bracciò destro gli si era formato del ghiaccio: questo salì sulla spalla, espandendosi prima sul busto, poi sul viso, sull’altro braccio, sulle gambe, su tutto il corpo.
-Oh cavolo!- sibilò, staccando le mani di scatto e lasciando cadere gli arti inferiori del ragazzo. Il corpo di quest’ultimo si trasformò presto in un reale blocco di ghiaccio; Sofia, preoccupata, si girò verso il sottomarino, e si incamminò verso il prof. per chiedergli aiuto. Al terzo passo, un dolore fortissimo alla testa la bloccò: cadde in ginocchio, con le mani tra i capelli, e aprì la bocca, pronta a urlare, ma le si bloccò il respiro in gola; il dolore aumentò, così strinse le palpebre e cadde al suolo, priva di conoscenza.
 
                                                                                                               §§§ ͼ §§§
 
Sofia si svegliò con un forte mal di testa. Si guardò in giro, ma anziché  la distesa rocciosa della bolla, vide davanti a sé un muro di pietra rossa e uno strano altare di marmo bianco, con sopra uno strano oggetto a forma di cubo. Spostò la testa verso destra e poi verso sinistra, trovando anche lì pareti rosse, incise con strani disegni. Si avvicinò e rimase sorpresa nel vedere cosa rappresentavano: viverne e draghi, gli uni avvinghiati agli altri, in una mortale battaglia.
-Sofia, come sono contento di rivederti, anche se avrei preferito farlo in altre circostanze- . Una voce calda e profonda: la ragazza la riconobbe subito.
-Thuban!- esclamò, girandosi e correndo ad abbracciare il meraviglioso drago verde. Lo strinse forte, appoggiando la testa sul suo petto caldo e poi lo lasciò andare. Si ricordò ben presto di alcune parole della sua frase. –Che cosa intendi con “in altre circostanze”? Quali circostanze?- gli chiese, con un sopracciglio alzato.
-Non ti sei ancora scontrata con Ofnir, Nidhoggr e i suoi nuovi alleati?- le chiese.
Sofia scosse la testa. –Non direttamente. Abbiamo ricevuto un messaggio di  minacce da Ofnir, ma non abbiamo ancora avuto l’onore di vederli di persona.- disse ironica.
-Allora ti spiegherò io. Dovete stare molto attenti: Nidhoggr sta per tornare, la sua anima è già sulla Terra, ma non ha ancora raggiunto il corpo, nonostante sappia dove sia grazie all’aiuto dei suoi nuovi alleati. Vuole vendetta e vuole raggiungere con tutto sé stesso il suo scopo: impadronirsi del mondo, e puoi stare certa che questa volta sarà molto più spietato e malvagio, sia lui che gli altri.- le spiegò Thuban.
-Ma credevo che voi…che lui…- provò a dire Sofia, confusa.
-No, alla fine la sua vecchia indole ha vinto e non sono riuscito a riportarlo nel bene.- disse il drago con voce dispiaciuta.
-Tu sai che fine hanno i miei amici?- gli chiese, speranzosa e preoccupata. –E Fabio?-.
-Fabio e gli altri stanno bene. Semplicemente, stanno parlando con il proprio drago.- la tranquillizzò, sorridendo.
-Davvero?- chiese lei. Quando il drago annuì, sospirò di sollievo.  -Dove ci troviamo?- chiese poi.
-In una delle grotte di Tham Hua Kra Loak, in Thailandia. – le rispose. Prima che Sofia potesse anche solo aprire bocca per porgergli la domanda seguente, lui le rispose, quasi le avesse letto nella mente.
-Siamo qui perché in questo luogo si trova l’oggetto che potrà aiutarvi a salvare la  Terra dalle crudeltà di Nidhoggr. – le spiegò Thuban.
-Ok, ma cosa…?- iniziò Sofia, allarmata, vedendo che il corpo possente verde smeraldo della bestia incominciava a sbiadire.
-Non abbiamo tempo, Sofia. Questa visione sta per finire, i miei poteri mentali stanno diminuendo. Vieni qui, ragazza mia, e appoggia il centro esatto della tua fronte sulla mia gemma: avrai bisogno dei poteri per sconfiggere mio fratello.- le sorrise in modo rassicurante e lei si avvicinò. Poggiò le mani sul suo collo squamoso  e fece come lui le aveva detto. Quando si toccarono, una luce abbagliante, verde e calda illuminò il piccolo ambiente; subito, una sensazione di calma estrema invase Sofia e mille ricordi, suoi e di Thuban, la travolsero con insistenza.
-Stai attenta, Sofia: un nuovo pericolo attende il tuo risveglio. Sii pronta.- l’avvisò. Poco prima di perdere di nuovo i sensi, la rossa sentì Thuban bisbigliarle: - Tra poco saremo di nuovo insieme: ti voglio bene.- . “Anch’io te ne voglio" pensò ancora tra sé e sé. 
 
                                                              §§§ ͼ §§§    
 
Quando Sofia aprì gli occhi, si ritrovò dentro la bolla con il prof. accucciato accanto a sé che dormiva. Si sentiva strana, diversa, ma certamente meglio rispetto a pochi giorni prima: si sentiva completa. La visione nella grotta le tornò in mente, così decise di scoprire se quello che Thuban le aveva detto era vero, anche se sapeva già che lui aveva ragione. Stese un braccio di fronte a sé e spalancò la mano, chiudendo gli occhi e pensando al suo amico.
Sono qui con te, Sofia  le rispose il drago,  dal profondo del suo cuore.  A un tratto, sentì qualcosa di ruvido sfregare contro la pelle nuda della mano e spalancò le palpebre, osservando compiaciuta e felice un gruppo di liane  che si aggrappavano al suo arto, arrampicandosi sempre più su.
-Bene, bene, bene. Ma guarda un po’ chi si vede: la draconiana più saggia, quella che custodisce l’anima di Thuban! Sono proprio felice di vederti!- esclamò qualcuno con tono ironico e roco. Sofia si girò verso la voce con un sorriso a trentadue denti, credendo fosse Fabio che la prendeva in giro, ma dovette ricredersi. “Oh merda! Maledetta me che dimentico sempre le cose più brutte. Thuban mi aveva pure avvisata!” pensò sconsolata tra sé e sé. Si trovò davanti un animale enorme, con lo squame blu notte,  due zampe posteriori e due ali al posto delle anteriori, gli artigli lunghi e affilati,  gli occhi gialli, delle fauci spaventose e con due chiostre di denti numerosi e aguzzi, che a prima vista sembravano poter tagliare qualsiasi cosa: una viverna.

 
 
Angolo autrice: ciao a tutti! Sono finalmente ritornata, con mio sommo piacere. Scusatemi mille volte per il ritardo, avevo un bel po’ di impegni in queste due settimane, ma sono riuscita a ritagliare un po’ di tempo per la storia. Allora, che ne pensate? Secondo voi chi è la viverna che vede Sofia? E gli altri, quando torneranno? Beh, se non altro abbiamo scoperto dove sono andati i nostri amici draconiani (anche se solo in una piccola parte). Fatemi sapere e recensite! ;)
Purtroppo, a causa dello studio e dello sport che occupano buona parte della mia giornata, dovrò iniziare ad aggiornare ogni due settimane. Vi prego, non linciatemi: dispiace anche a me. Però già da oggi inizierò a scrivere il prossimo capitolo, così magari riesco a pubblicarlo già domenica prossima. Non vi assicuro niente, però magari domenica date un’occhiata: non si può mai sapere! Grazie mille a tutti coloro che hanno recensito lo scorso capitolo e grazie a chi ha messo la storia tra le preferite, le seguite o le ricordate: vi voglio un bene dell’anima! (Ne voglio anche ai lettori silenziosi! XD) Ora spengo il computer.
Un bacione enorme e grazie mille per il sostegno che mi date ogni volta: ve ne sono infinitamente grata.
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Capitolo 10
*** Diverse sorprese ***


Capitolo nove: ”Diverse sorprese”

-Chi sei? Cosa vuoi da me?- chiese Sofia, dopo aver deglutito rumorosamente e alzando il braccio destro all’altezza delle proprie spalle, con la mano aperta. Teneva gli occhi socchiusi fissi sulla bestia, scrutandola bene: non doveva assolutamente mostrarsi impaurita, sapeva che gli alleati di Nidhoggr e quest’ultimo  adoravano la paura, e questa li aiutava a credersi più forti e a rendere così psicologicamente più deboli i loro avversari.
- Ma secondo te che cosa potrei mai volere da te?- chiese ironico. –Ah, comunque io sono Abaddon.- rispose, inchinando la testa in un gesto che all’apparenza sembrerebbe di rispetto, ma che in quel caso era chiaramente derisorio.
-Ti chiedo proprio scusa, ma non ho voglia di giocare a “Indovina che faccio qui?”- disse Sofia acida. Già non sopportava le viverne in generale, però questo Abaddon era proprio odioso! Iniziò a camminare verso destra, continuando a fissarlo, e lui fece lo stesso, finendo col girare in cerchio, esattamente come in certi film d’azione che la ragazza aveva visto nell’ultimo anno.
-Come preferisci. Vorrà dire che te lo mostrerò… -  disse Abaddon, ma Sofia non fece in tempo ad alzare un sopracciglio, perché la viverna le si slanciò contro. Era veloce, ma non abbastanza rispetto ai gesti difensivi e involontari della rossa: chiuse gli occhi e incrociò gli avambracci davanti a sé per proteggersi; la sua mente evocò i propri poteri da poco riottenuti e una barriera di liane molto resistenti si frappose tra i due combattenti. La viverna cominciò a colpire lo scudo con la bocca e gli artigli, graffiandolo e lacerandolo poco per volta, ma Sofia sapeva benissimo che doveva trovare un’altra soluzione prima che le liane cedessero, lasciandola così nel mirino dell’avversario. Si trasformò in drago: le mani diventarono artigli, la pelle squame verde, con occhi gialli, ali grandi e membranose e assumendo quindi il corpo maestoso del suo caro amico Thuban; sbattè le ali e si alzò in volo, facendo così cadere Abaddon, colto alla sprovvista. Purtroppo per lei, la sua fuga in aria non durò molto: si sentì azzannare una gamba per la coscia e tirare verso il basso; fu scaraventata per terra e assalita dalla viverna, che si mise cavalcioni su di lei. Il dolore alla gamba era lancinante, tanto che gli occhi cominciarono a inumidirsi.
-Oh, ma dai! Credevo fosse più difficile batterti! Ma non fa niente, se non altro concluderò più in fretta!- esclamò Abaddon, avvicinando sempre più il suo muso a quello di Sofia e mostrandole i denti aguzzi. Lei, per risposta, gli graffiò il petto con molta forza e insistenza: rivoli di sangue nero e viscoso scesero dai diversi tagli e un urlo sfuggì alla bocca della bestia.
-Ah, la metti così, è? Adesso vedremo chi sarà quella ad urlare!- ghignò Abaddon e si avventò con gli artigli sull’addome di lei, graffiandola e infilzandola spesso e in modo piuttosto profondo. Sofia urlò di dolore, non riuscì più a trattenersi: si sentiva come se centinaia di proiettili si stessero conficcando nella sua pancia. Provò a reagire, ma la forza della viverna sopra di sé era impressionante, continuava a scalfirla ripetutamente: il dolore aumentava sempre di più e le sue energie si stavano esaurendo nel cercare di contrastarlo. Non fu più drago, si tramutò di nuovo nella ragazza dai capelli rossi e dallo sguardo innocente. Chiuse gli occhi: Non ho più scampo, è la fine, si disse. Ma proprio nel momento in cui i denti di Abaddon affondarono nella carne dell’altra coscia, quella che fino a poco prima era rimasta illesa, e lei cacciò un altro urlo straziante, il suo corpo non avvertì più il peso dell’avversario sopra di sé: aprì piano gli occhi e girò con calma la testa verso sinistra. Con fatica, riuscì a mettere a fuoco la scena: Abaddon era in piedi, eretto sulle zampe posteriori, e stava fronteggiando un drago dallo squame dorato, le ali enormi spalancate e anche lui stava nella posizione dell’altro animale e… un momento, ma quello era… Eltanin?! Sofia si meravigliò non poco nel rendersi conto dell’identità del drago, ma quasi scattò in piedi dalla felicità quando si accorse dell’appartenenza di quel drago: Fabio, il suo dolce e amato ragazzo. Lo stesso ragazza che aveva spinto via da lei Abaddon, lo stesso ragazzo che la stava difendendo in quel momento, lo stesso ragazzo che le aveva salvato la vita ancora una volta, lo stesso ragazzo che l’ha fatta innamorare per la prima volta già dal loro primo incontro, in quel lontano circo.
-Lasciala stare! Che maleducato, te la prendi con una ragazza più piccola di te? Troppo facile così!- esordì Fabio, con un sorriso sfrontato sul viso.
-C’è forse qualche problema se lo faccio? E poi, io non sono mica un dolce, molle, debole, insulso e bravo ragazzo, a differenza tua!- rispose Abaddon un po’ seccato.  –Ci mancava solo il principino che arriva a salvare la sua bella principessina indifesa!- borbottò tra sé e sé ad alta voce.
-Che hai detto, scusa?- Fabio strinse i pugni con forza, pieno di rabbia.
-Ehi, scusate… guardate che io sono qui, se non ve ne siete accorti!- disse Sofia, cercando di alzarsi da terra. Riuscì a mantenersi sulle gambe per pochissimo tempo, perché queste cedettero per il dolore alla cosce e lei cadde in ginocchio, emettendo un gemito strozzato.
-Si, Sofia, ma non sei ridotta benissimo: non per offenderti, ma credo tu sia un po’ in difficoltà. Aspetta due minuti che sistemo questa bestiaccia fastidiosa e arrivo subito da te!- la tranquillizzò Fabio, anche se non interamente.
-Ah, ma davvero? Tu credi di poter sistemare questa bestiaccia fastidiosa in quattro e quattr’otto? Io non credo proprio e quando avrò finito con te, lurida cozza, mi occuperò di lei,-indicò la rossa,- la bella innocente senza forza.-
-Tre cose:
1) Io non sono una cozza; qui il lurido verme sei tu.
2) lei sarà pure un’innocente ragazza, e magari questa volta è stata battuta, ma lei è la ragazza più forte che io conosca e ti consiglio vivamente di non fartela nemica, o la pagherai cara.-  disse Fabio, e a quei complimenti Sofia sorrise, lusingata.
-3) sì, sono convinto di poterti gettare in un fossato in poco tempo. Venite fuori ragazzi!- urlò al cielo e subito quattro macchie colorate volarono rapide, atterrando vicino a Fabio e ad Abaddon, accerchiando quest’ultimo: altri quattro draghi dai colori blu, rosa e viola. Karl, Lidja, Chloe ed Ewan, con le rispettive sembianze di Aldibah, Rastaban e Kuma. Sofia si alzò lentamente e iniziò a camminare verso di loro con calma, trattenendo gemiti e sforzandosi di ignorare il dolore alle gambe, raggiungendoli e trasformandosi in Thuban. I Guardiani dell’Albero del Mondo erano finalmente al completo, tutti insieme, proprio come ai vecchi tempi.
-Vedo che ti sei portato i tuoi amichetti… avevi forse paura di essere sconfitto? Che bello: tutti assieme appassionatamente, uniti per sconfiggere il male. Ma non fatemi ridere!- sghignazzò la viverna.
-Anziché parlare, perché non chiudi la tua schifosa boccaccia e non combatti?- sputò fuori velenosa Lidja.
-Volentieri!- esclamò contento il diretto interessato, e si avventò su di lei. Fu bloccato da una folata di vento fortissima, che lo allontanò dal drago rosa, riportandolo al centro del loro cerchio.
-Lascia stare la mia ragazza!- ordinò Ewan, e Chloe ripeté l’azione antecedente del fratello, mandandolo dritto dritto verso Karl, che stava di fronte a lui.
-Ti piace il freddo?- chiese, ma non gli diede il tempo di rispondere che con un gesto della mano gli imprigionò le ali in uno spesso strato di ghiaccio. Poi Lidja, fissando il suo sguardo di puro odio su Abaddon, lo alzò in aria di circa una ventina di metri, usufruendo del suo potere della telecinesi.
-O forse preferisci il volo, sentirti leggero e libero?- chiese lei, sorridendo in modo malizioso e scaraventandolo con potenza sul terreno roccioso a due metri di distanza da Fabio.
- O magari ami il caldo, sentirti potente e bruciante di passione e crudeltà…- lo sfidò quest’ultimo ridendo. Allungò le braccia dinanzi a sé e dalle mani gli uscì un getto potente di fuoco, che bruciò parecchio la pelle della viverna e la fece urlare di conseguenza. Disorientato, Abaddon si senti avvolgere il corpo e spostare un’altra volta al centro. Sofia lo stava legando con delle liane, al cui interno scorreva la linfa dell’Albero del Mondo, estremamente nociva per gli animali della sua stessa specie. Ci stava mettendo tutta sé stessa, ma le sofferenze causate dalle ferite sul suo corpo non aiutavano, così il suo potere diminuiva poco per volta. Sentiva che presto avrebbero ceduto.
Abaddon si sentiva bruciare la pelle e così alla fine si arrese:- Per questa volta finisce qua, ma credetemi che mi vendicherò con tutto me stesso.- . Detto ciò, strappò le liane prima coi denti, successivamente con gli artigli e, dopo essersi finalmente liberato, si levò in volo e se ne andò.
-Non vedo l’ora!- esultò Lidja con allegria e ironia.
-Voglio proprio vedere che farai: ti aspetto!- lo salutò urlando Fabio, anch’esso ironico. Si girò verso Sofia, pronto a coglierla tra le sue braccia per un abbraccio, ma dovette ricredersi quando la vide cadere a terra. Sofia era fiacca, sfinita, perché aveva prosciugato le sue energie nel far crescere le liane attorno ad Abaddon. Le ferite agli arti inferiori bruciavano da impazzire: si sentiva come quando con un dito si tocca la pentola calda dell’acqua per la pasta, solo che nel suo caso il dito era sempre premuto sulla pentola, non si staccava mai. Sul suo viso si disegnarono smorfie di dolore e un urlo sfuggì dalla sua gola. Vide Fabio correre da lei e inginocchiarsi accanto al suo corpo, che iniziava a contorcersi su sé stesso. La prese tra le braccia e la alzò, sorreggendola esattamente come i principi sorreggono le loro principesse nei cartoni per bambini.
-Sofia, calmati per favore e cerca di restare ferma! Non riesco a tenerti se continui a muoverti!- le ordinò duramente. Sofia voleva obbedire, ma proprio non ci riusciva: il suo corpo non l’ascoltava, sembrava che lui e il suo cervello fossero due cose separate dalla catena dell’Himalaya.  Vide Lidja e gli altri ragazzi  avvicinarsi e insieme avviarsi verso il sottomarino.
-Oddio, Sofia! Per l’amor della scienza, ma che è successo?- chiese il prof. trafelato, che nel frattempo li aveva raggiunti. Cercava in tutti i modi di poter prendere Sofia con sé, ma Fabio lo fulminava con lo sguardo  -chiaro segno del fatto che volesse tenerla lui-  ,così si arrese e le tenne solo una mano.
-Ha avuto una battaglia corpo a corpo con uno dei nuovi seguaci di Nidhoggr e non è andata..- disse Fabio, ma Sofia non riuscì a sentire il termine della frase che qualcosa la punse sul braccio, e pian piano chiuse gli occhi, non avvertendo più nessun suono o dolore. Si addormentò.
 
                                                   §§§©§§§
 
Sofia si svegliò nella sua stanza dalle pareti bianche, sotto le calde coperte del suo comodo letto. Sentiva di avere male da tutti le parti e le girava terribilmente la testa. Constatò che fuori fosse notte dalla luce candida e pallida della luna che entrava da alcuni spiragli delle finestre, e ne fu certa nel vedere l’ora sull’orologio del comodino di fianco al letto: l’1:23. “Però, devo aver dormito parecchio!” si disse. Girò la testa verso destra, in direzione della porta, e quasi le venne un colpo nel trovare una sedia vuota vicino al letto; poco dopo la porta si aprì piano e un barlume di luce entrò nella camera, rischiarando il profilo di un uomo. Era chiaramente un ragazzo, dai capelli ricci e il fisico asciutto: Fabio. Fu convinta della sua ipotesi solo quando la figura si sedette sulla sedia e dalla mano le spuntò un piccola fiammella. Sofia chiuse gli occhi di scatto a causa della luce.
-Ti prego, svegliati!- sussurrò il ragazzo, chiaramente a Sofia, la quale continuava a tenere gli occhi chiusi: lui non sapeva del suo risveglio e lei si disse che non era ancora il momento di aprirli. Una mano accarezzò i suoi capelli dolcemente e sentì un respiro caldo sul collo: Fabio si stava avvicinando e aveva spento la piccola fiammella nella sua mano.
-Ho bisogno di te, devi svegliarti! Il prof. ha detto che le tue condizioni di salute sono incerte e che tutto dipende dal tuo risveglio.- sembrò ripetersi tra sé e sé. –Ti prego fallo per lui, Lidja, Karl, Ewan, Chloe, Gillian ed io, soprattutto io: non posso stare senza di te, mi manchi già e non posso vivere col peso della perdita di qualcun altro a me caro, non posso vivere senza la mia dolce ragazza dai capelli rossi sbarazzini, gli occhi verdi che mi ammaliano, timida, impacciata, bella, gentile con tutti e simpatica, generosa, altruista, l’unica che mi capisce veramente e che ho amato. Ti amo Sofia, non lasciarmi!- mormorò Fabio e le lasciò un tenero bacio sulle labbra. La bocca di Sofia si allargò in un sorriso e quando lui si staccò, decise di aprire gli occhi.
-Già, neanche io voglio morire, se per questo.- disse Sofia ironica, prendendo una mano di Fabio e intrecciandola con la sua.
-Da quanto sei sveglia, Sofia?- chiese lui sorpreso e sedendosi sul letto di fronte a lei.
-Abbastanza: il tempo di poterti vedere entrare e di ascoltare la tua bella dichiarazione sdolcinata.- rispose la ragazza sorridendo amabilmente e ridacchiando.
-Oh…- esclamò il ragazzo, grattandosi nervosamente la testa. Sofia non riusciva a crederci: Fabio imbarazzato, ma da quando?
-Tranquillo: mi è piaciuta.- lo rassicurò lei, -Ah, quasi me ne dimenticavo: ti amo anch’io.- . Si poggiò piano prima sui gomiti, poi cercò di mettersi a sedere per potersi avvicinare e baciarlo a sua volta, ma il dolore aumentò e così tornò nella posizione iniziale. Fabio, intuendo le sue intenzioni, si sdraiò sul materasso accanto a lei su un fianco, con la testa rivolta a Sofia. Lei fece lo stesso, ma girandosi verso di lui e riuscendo finalmente a baciarlo: fu un bacio piuttosto passionale, pieno di amore e felicità nel stare insieme.
-Credevo fossi annegato…- mormorò poi Sofia, dopo essersi staccata. Fabio, con delicatezza, la girò sull’altro fianco, la prese per la vita e l’attirò a sé, circondandola con le braccia. Sofia si accucciò con la schiena contro il suo petto caldo.
-Credimi, ci vuole molto altro per uccidere un ragazzo come me: ho la pelle dura, come il mio carattere.- si vantò.
-Concordo.- rispose semplicemente Sofia con una scrollata di spalle.
-Ehi!- si offese il ragazzo, stringendola più forte.
-Dai, scherzavo!- ridacchiò Sofia, portando le mani su quelle di lui e accarezzandole. –Sono felice che tu sia qui, e non parlo solo del fatto che tu sia vivo.- .
-Lo so.- sussurrò dolce. Le lasciò un bacio caldo sul collo e insieme si addormentarono, sereni di essere l’uno con l’altro, anche se consapevoli dei problemi che li aspettavano al di fuori di quella stanza.

 

Angolo autrice: ciao a tutti! Mi dispiace tantissimo del ritardo, ma l’altra settimana (quando avrei dovuto pubblicare) ho avuto un contrattempo: sono andata in montagna e non ho potuto portarmi il computer dietro. Poi è ricominciata la scuola e riuscivo a scrivere solo la sera. Però penso di aver scritto un capitolo abbastanza decente e devo dire che sono soddisfatta: è il più lungo di tutti (per ora) e ho deciso di tagliarlo, per farlo finire per una volta in modo tranquillo (scusami Drachen, so che odi abbastanza Fabio, ma ho dovuto farlo! ;*) e senza domande finali, anche se comunque le domande si trovano sempre. Non credo di aver superato il limite rating, ma se dovesse esservi sembrato così, allora riferite che lo modifico. Ringrazio infinitamente le persone che lo scorso capitolo hanno recensito e la persona che ha aggiunto la mia storia tra le seguite, ma anche tutte le altre che l’hanno aggiunta tempo fa nelle loro liste: mi rendete felice. Ringrazio anche i lettori silenziosi, che si ostinano (?) a restare silenziosi (sto scherzando!), ma soprattutto mia sorella, che ha letto il capitolo e mi ha dato un parere generale.
Ci vediamo tra due settimane! (o prima per chi recensisce) Scusate ancora il mio ritardo!
Un bacione <3,
lola_fantasy

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Capitolo 11
*** Visite inaspettate ***


Capitolo 10: “Visite inaspettate”

I quattro giorni seguenti passarono tranquilli: il prof. aveva deciso di interrompere le ricerche, in modo che Sofia si potesse riprendere, mentre il resto dei draconiani riprendeva la solita routine, anche con la presenza dei loro poteri: al mattino seguivano le lezioni a scuola, poi tornavano tutti alla villa del professore, studiavano e facevano compagnia a Sofia, per poi cenare, guardarsi un film o giocare a un gioco di società tutti assieme e infine andare a dormire. Sofia si divertiva con loro e per quei momenti rubati allo studio in cui stavano assieme, riusciva a dimenticarsi del debole dolore ancora presente alle cosce e il lieve bruciore dei tagli sul petto: il professore le aveva preparato un unguento speciale, dalla ricetta trovata in un libro su uno dei tanti scaffali di libri antichi nella grande biblioteca. L’aveva guarita per la gran parte delle ferite, ma dopo quei quattro giorni di riposo a letto, queste le davano ancora un certo fastidio; si era fatta passare i compiti da un’amica che faceva parte della sua stessa classe, così, con tutto il tempo libero di cui disponeva, studiava e faceva gli esercizi, perlopiù di latino, greco e italiano, riuscendo così a stare al passo con le lezioni, oppure leggeva, ascoltava la musica o scriveva le sue emozioni, delle storie inventate sul momento, i suoi pensieri, lo scontro con Abaddon, sul suo quaderno segreto.
Arrivò il venerdì. Dopo varie discussioni con il prof., Sofia aveva deciso che quel giorno sarebbe andata a scuola: non voleva perdersi ulteriori spiegazioni, anche perché ormai le ferite erano tutte rimarginate e non aveva senso stare a casa per quel minimo fastidio che queste le provocavano. Così, quella mattina, si alzò alle sette meno un quarto, fece una doccia, indossò un paio di jeans, una maglietta maniche corte bianca e un felpa leggera lilla, ballerine nere e legò i capelli in una coda alta. Fece colazione e alle sette e un quarto era davanti alla porta con lo zaino in spalle e il cappotto leggero tra le braccia ad aspettare Fabio, che l’avrebbe accompagnata a scuola con il motorino.
-Buongiorno! Dormito bene?- chiese il ragazzo, sbucato da dietro alla porta della sua camera al piano terra.
-Oh sì… - sorrise nel vederlo e lo seguì in giardino, dove era parcheggiata la sua Vespa nera, comprata dal prof. per il suo compleanno. –Oggi non ti ho visto a colazione…-
-Mi sono svegliato tardi e ho fatto appena in tempo a lavarmi. Non ne ho avuto proprio tempo!- esclamò lui, porgendo a Sofia un casco bianco con dei fiorellini verdi: il suo preferito. Sofia annuì. Salì sulla moto dietro a Fabio e si agganciò forte ai suoi fianchi, proprio come faceva ogni volta che saliva su quel mezzo. Fabio chiese poi con divertimento ed esasperazione: -Ma riuscirai mai a non avere paura di salire qui sopra? Mi stritoli come una camicia di forza!-
-Oh..- disse imbarazzata, –Scusami.- e allentò la presa.
Fabio si girò verso di lei. -Stavo scherzando, Sof. Puoi strozzarmi quanto vuoi, lo sai.-  le diede un dolce bacio sulla guancia, poco prima di infilarsi il casco, mettere in moto e partire a fatica a causa del terreno ghiaioso.
 
Alle 14.00, all’uscita da scuola, Sofia aspettò, appoggiata al muro di una delle colonne del cancello d’entrata, Fabio, che sarebbe venuto con la moto a prenderla per andare a casa. E infatti, cinque minuti dopo lui era lì davanti, in sella al mezzo, pronto per partire. Le sorrise, ma era un sorriso tirato, e le fece cenno di raggiungerlo. La ragazza non si chiese il perché di quel sorriso, era troppo impegnata a riflettere nella sua testa: verso le dieci, quella mattina, aveva avuto un forte capogiro e avevo chiesto alla professoressa di latino di poter andare in bagno. Quest’ultima l’aveva accontentata, così appena appoggiatasi al lavandino, un’immagine le si era proiettata nella mente: due figure scure con macchie rosse e un sorriso sinistro e celato sul volto si avvicinavano alla villa e, dopo aver chiesto rifugio all’interno, vi erano entrate. Poi, più niente: il dolore era scomparso con l’annebbiarsi dell’immagine e Sofia aveva provato solo perplessità. Dopo essere tornata tre minuti più tardi in classe, tutto era filato liscio e senza altre visioni o mal di testa improvvisi.
-Ehi! Ci sei?- chiese Fabio a Sofia. Le schioccò due dita davanti al viso e la ragazza tagliò il filo dei suoi pensieri.
-Si, scusa. Stavo pensando a una cosa… oggi durante la terza ora, verso le dieci, mi è successa una cosa strana…- scosse la testa e salì dietro di lui, portandosi il casco sulla nuca.
-Anche a te? Era proprio quello che cercavo di dirti adesso: ho avuto una visione proprio a quell’ora, e non mi sembrava granché divertente o bella…-
-Neanche la mia. Che ne dici se ne parliamo poi con gli altri a casa? Ho una fame da lupo!- incrociò le braccia davanti al petto di lui.
-Certo che sei proprio una golosa, eh? Comunque hai ragione, anche io ho fame: non ho mangiato niente durante gli intervalli!- esclamò ridendo Fabio, infilando la chiave per accendere la Vespa.
-Come mai?- chiese lei, appoggiando la testa sulla spalla sinistra di lui,  dove non vi era la sacca con i libri.
-Non avevo fame, e poi sai come sono fatto: era troppo impegnato a cercare di isolarmi dagli altri per mangiare-  un debole sorriso gli affiorò sulle labbra, ma Sofia immagino i suoi occhi in quel momento, non potendoli vedere: tristi e diffidenti, due pozze nere senza fondo, né inizio. Nella nuova scuola Fabio non aveva fatto molte amicizie, solo con qualche ragazzo e ragazza della sua classe, ma niente di speciale; solo Federico, un ragazzo biondo anche lui originario dell’Ungheria, era quello con cui Fabio stava di più: stavano loro due insieme negli intervalli e nei banchi vicini in classe. Da quello che ne dedusse, Sofia immaginò che il biondo quel giorno fosse assente. Gli accarezzò la guancia con le nocche e sentì Fabio prima irrigidirsi e poi rilassarsi sotto il dolce tocco.
-Non mi isolerai mai da te, sappilo- sussurrò Sofia. Fabio si girò verso di lei e la baciò teneramente.
-Non ho intenzione di farlo.- mormorò lui una volta staccatosi e guardandola negli occhi.
 Dopo quel piccolo momento di tenerezza, Fabio accese e partì, diretto alla villa.
Quando furono fuori città, il ragazzo urlò, per farsi sentire sopra il frastuono causato dal motore: -Tieniti forte a me!-
Sofia obbedì e poco dopo vide la moto alzarsi sul davanti: Fabio stava impennando. Era la prima volta che lo faceva con lei e la ragazza si disse che doveva averlo fatto altre volte, intuendolo dalla sicurezza che trapelava dai suoi movimenti. Si strinse più tenacemente a lui, per paura, ma poi si scoprì a ridere per quella scena; il ragazzo si unì a lei e dopo una serie di tre impennate ogni cinquanta metri, riprese il viaggio rettilineo e in perfetto equilibrio sulle due ruote. In quel momento erano entrambi spensierati, erano riusciti a dimenticarsi per un po’ di tempo il pericolo e il timore che li minacciava sempre, da quando era ricominciata tutta la storia. Potevano sembrare una qualsiasi coppia di ragazzi innamorati e senza problemi, ma purtroppo non era così.
 
                                                               §§§ © §§§
 
Giunti davanti al cancello, i due giovani trovarono Karl intento a tastare nel vuoto davanti a sé.
-Mmh.. dev’esserci qualcosa che non funziona..- mormorò tra sé perplesso. -Dovrebbe esserci la barriera protettiva della Gemma qui e invece non c’è niente…-
Uno scintillio biancastro apparve in una frazione di secondo davanti al viso del biondo, chiaro avviso del fatto che la barriera fosse stata appena riattivata.
-Ah bene, come non detto… però chiederò informazioni a George a riguardo.- si girò verso i due amici. –Oh, ciao! Non vi ho sentiti arrivare!-
-Già, forse eri troppo attento a capire cosa avesse la barriera, e a quanto risulta questa non ha niente che non funzioni. Tranquillo, lei sta bene, non ti lascerà.- disse Fabio ironico, al che Sofia gli assestò una gomitata nello stomaco e assunse un’espressione di rimprovero.
-Oh, non ti preoccupare Sofia. Quando sarà il primo ad essere attaccato in casa a causa di una probabile assenza della barriera e io non sarò lì ,per scelta, ad aiutarlo e soccorrerlo, vedrai che non farà più battutine sceme di questo genere!- lo minacciò Karl. Fabio stava per ribattere, quando Sofia lo zittì.
-Ho un brutto presentimento. C’è qualcosa di strano nell’aria e non so cosa sia.. lo percepisco ma non lo riconosco.-
-Ok. In questo caso, è meglio rifugiarsi in casa. Andiamo- quasi ordinò Fabio, e così, dopo aver posteggiato la moto vicino a un pino del giardino di casa, i tre entrarono nella villa.
-Siamo tornati!- urlò Sofia una volta dentro, per avvisare il professore del loro rientro.
-Andate in biblioteca e mettetevi comodi: devo avvertirvi di una questione molto importante!- le rispose il prof. I tre ragazzi si avviarono in biblioteca e lì trovarono Lidja e Ewan seduti sul divano verde che si baciavano e Chloe su un altro che leggeva distratta un giornale di gossip.
-Anche voi qui?-  chiese Fabio sorpreso senza salutarli.
-Ciao anche a te Fabio!- rispose Lidja piccata, dopo essersi staccata da Ewan. –Comunque sì, ho ricevuto un messaggio dal prof. all’uscita da scuola che diceva di venire subito e così ho fatto, insieme a Ewan, che mi ha accompagnato. Anche a Chloe è toccata la stessa sorte.-
Fabio alzò un sopracciglio scettico. Vide Chloe annuire e decise di sedersi sul suo stesso divano, ma dalla parte opposta, essendoci più spazio.
-Su, ragazzi, sedetevi e aspettiamo il prof.- disse Karl mentre si posizionava sulla poltrona di velluto, mentre Sofia prendeva posto sul divano tra Chloe e Fabio, incrociava le gambe su di esso e poggiava la testa all’indietro sulla spalliera, chiudendo gli occhi e immaginando la notizia che il prof. doveva riferire con tanta urgenza: un nuovo viaggio? Nuove scoperte? O la visita inaspettata di un parente del prof., con la conseguenza che loro avrebbero dovuto comportarsi come normalissimi adolescenti? Aveva un sacco di idee in testa, ma non si sarebbe mai aspettata la dichiarazione del prof, né tantomeno quello che da essa ne conseguiva: pochi minuti dopo, infatti, George li raggiunse in biblioteca.  La sua espressione era apparentemente neutra, ma Sofia sapeva benissimo che non era così:  puntò lo sguardo nel suo e vi lesse stupore, preoccupazione e timore. “Paura di che cosa?” si chiese la ragazza; la risposta arrivò subito, anche se indiretta.
-Eccomi qui. Vi ho convocati per una faccenda molto importante, perché ho bisogno di farvela sapere, ma soprattutto di discuterne assieme.-  iniziò con tono serio. –Vi prego di non parlare fin quando non avrò finito di raccontare.-
Tutti i ragazzi annuirono, puntando gli sguardi su di lui. Sofia alzò la testa e lo stesso fece Chloe dall’articolo che stava tranquillamente leggendo.
-Ebbene, mentre voi eravate fuori casa, verso le dieci sono arrivate due persone a chiedere ospitalità qui da noi per un po’ di tempo.- spiegò il prof., al che Fabio e Sofia si guardarono perplessi: ecco l’argomento della loro apparizione!
-Ora capisco la mia visione…- esordì Chloe.
-Anche tu?!- esclamarono in coro gli altri. Si guardarono l’uno con l’altro, con espressione interrogativa: l’avevano vissuto tutti quello strano momento. Riportarono gli occhi sul prof., incitandolo a continuare. “Ma chi sono queste due persone?” si chiese Sofia. Se non altro, aveva compreso la paura del prof.: il loro rifiutarsi di questa sua proposta.
Il prof. si girò verso l’entrata della biblioteca e con la mano indicò a qualcuno di avvicinarsi. Sulla soglia apparvero una ragazza probabilmente di sedici anni e un ragazzo di diciassette, entrambi indubbiamente belli: la prima aveva lunghi capelli castani a onde, due occhi viola incastonati nel suo viso perfetto dalla carnagione olivastra, era slanciata e magra e indossava un paio di pantaloncini neri strappati al fondo, una maglietta a maniche corte di altrettanto colore con una scritta bianca al di sopra, che le arrivava sopra l’ombelico, un paio di Vans malridotte viola e un bracciale con le borchie bianco al polso. Aveva sulle gambe diversi tagli, alcuni coperti con dei cerotti, e una garza candida sopra il gomito del braccio destro. Sembrava comunque una dea. Sofia provò una fitta di gelosia nel vederla, ma questa aumentò quando vide il luogo dove il suo sguardo era poggiato: su Fabio, che tra l’altro ricambiava con curiosità. Distolse lo sguardo a quella vista e lo posò sull’altro nuovo arrivato: il ragazzo indossava un semplice paio di jeans, tutti strappati, una canotta aderente nera, che lasciava intravedere i pettorali, e ai piedi degli anfibi dello stesso colore. Sulla pelle pallida della spalla si intravedeva un grosso livido viola e una lunga cicatrice correva dalla clavicola fin sotto il mento. I capelli neri erano bellamente scompigliati e gli occhi grigi, con una sfumatura di blu acceso, avevano una scintilla divertita e affascinata e, nel sorridere, i denti bianchi e perfetti fecero capolino. Guardava insistentemente Sofia, che ricambiava squadrandolo dal capo ai piedi: era magro e più alto della ragazza e del professore, con muscoli accentuati sulle braccia. Si soffermò sul suo sorriso divertito e sui suoi occhi: avevano un che di familiare, qualcosa che la metteva in soggezione e le provocava molti brividi, quasi avesse paura, eppure non le sembrava di averlo mai visto da nessuna parte.
-Loro sono Abaddon- e indicò il ragazzo che aveva conquistato l’attenzione di Sofia. Sofia sobbalzò e spalancò gli occhi spaventata: era colui che l’aveva aggredita la domenica scorsa, in fondo al lago. Strinse le mani a pugno e il panico l’assalì velocemente.
-Aspetti, professore.- lo interruppe lui e fece un passo avanti. -Volevo chiedere scusa a Sofia per l’aggressione dell’altra volta in anticipo:  non avere paura di me. Non volevo, davvero. Ero sotto l’influsso di Nidhoggr.- Sofia lo guardò in modo interrogativo. Lui si avvicinò a lei, si accovacciò e le poggiò sicuro una mano sulla spalla. Sofia si allontanò un po’, timorosa, ma quando lui la poggiò nuovamente, lei non fece niente per respingerlo: era quasi confortante la sua stretta, e la sua mano era calda e morbida. –Dopo ti spiegherò tutto, ma ora fidati di me- . le sorrise e le fece l’occhiolino. Lei, anche se ancora timorosa, arrossì e lo vide allontanarsi, prendere una sedia e posizionarsi tra il loro divano e la poltrona su cui era seduto Karl. Fabio stava morendo dalla gelosia, alla vista di quella lurida mano sulla spalla della sua Sofia, ma strinse i pugni, contrasse la mascella per calmarsi, sbattè gli occhi e si costrinse a non dare dimostrazione di gelosia. Sofia, però, era riuscita comunque a notarlo.
-e lei è Sarika.- concluse le presentazioni il prof. La ragazza si mosse e cercò di raggiungere Abaddon, probabilmente, ma inciampò proprio poco prima di passare davanti a Fabio. Gli cadde addosso e lui non poté far altro che prenderla, facendola così sedere sulle sue gambe. Lei le rivolse un sorriso sornione, ringraziandolo silenziosamente. “Che gatta morta!” esclamò Sofia nella sua testa, poi grugnì e lanciò un’occhiataccia a Sarika, che però non la colse.
Sarebbe stata una lunga convivenza: aveva ancora paura di Abaddon, che continuava a fissarla, anche se dolcemente, e sembrava quasi che la invitasse a fare qualcosa, o piuttosto le stesse comunicando delle cose, ma che purtroppo non recepiva. E non sopportava affatto quella ragazza mora, Sarika, perché troppo ruffiana e bella; si sentiva poco affascinante e piuttosto brutta –anche se così non era- al confronto, così si demoralizzava. Ma soprattutto non la sopportava tra le braccia del suo ragazzo, a sorridergli e conversare a bassa voce di cose che lei, dalla sua posizione, non poteva sentire. E odiava pure il fatto che lui non l’avesse già buttata giù dalle sue gambe, ma che anzi le sorridesse amabilmente e rispondesse alle domande che gli stava ponendo. Era gelosa? Ma no, come poteva essere? Lei non era gelosa. Provava un rabbia cieca e un bruciore allo stomaco insopportabile, contraeva la mascella e il suo corpo si irrigidiva, ma no: lei non era affatto gelosa.

 

Angolo autrice: ciao a tutti! Non uccidetemi, non uccidetemi! Vi prego! Sono in super ritardo, tanto che non riesco neppure a capacitarmi da sola di questo mio errore, ma giuro che sono dispiaciuta: non ho avuto tempo per scrivere niente fino a oggi, giorno di sciopero per la mia scuola, e quindi libero per me! Vi chiedo perdono, e non so in che altro modo chiedervelo se non qui e ora, in questo modo.
Ma passiamo al capitolo: lungo pure lui (non vi dispiace, vero? Se sì, ditemelo) e all’inizio di passaggio, ma che poi cambia e assume sfumature importanti: l’arrivo di Sarika e Abaddon, che provoca già scompiglio tra le menti di alcuni dei nostri protagonisti… Beh, che ve ne pare? Sarebbe un grande piacere per me ricevere diverse recensioni, anche solo di due righe… ho visto che sono calate, devo preoccuparmi? La storia sta diventando noiosa? Lo so, posso sembrare paranoica, ma sono fatta così e non posso farci niente. Ringrazio Drachen e vaniglia_lovefantasy per aver recensito lo scorso capitolo.  
Dovrei pubblicare il prossimo capitolo entro domenica 31/05 . Scusate tantissimo il ritardo, ma sono piena fino al collo di compiti e studio! Ora scappo a mangiare, o si metterà male per me e il mio adorato computer.
Un bacione e a presto,
lola_fantasy

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Capitolo 12
*** Dubbi e gelosie ***


                                Spero vivamente che il capitolo nuovo e da alcuni molto atteso vi piaccia… vi auguro una piacevole lettura.


Capitolo 11: “ Dubbi e gelosie”
Si mosse inquieta sul divano: Fabio aveva sollevato Sarika dalle sue gambe, ma questa si era fatta spazio tra Sofia e il ragazzo, allontanandoli; un’accelerata del suo battito cardiaco, forse dovuto allo stress, forse all’incredulità mista alla rabbia, e Sofia per poco non la buttò giù dal divano, se non fosse stato per Chloe, che le mise una mano sul braccio e la guardò con sguardo rassicurante. Sofia sorrise debolmente, poi rivolse la propria attenzione al professore.
- Puoi spiegarci perché sono qui? -  gli chiese con tono leggermente irritato.
- L’ho detto poco fa, Sofia: sono qui perché hanno bisogno… -
- Ho sentito cos’hai detto prima! Intendevo dire: perché sono venuti proprio qui da noi? -
- Questo ti crea forse un problema, ragazzina?- insinuò Sarika.
- No, ma tu sicuramente me ne crei tanti. – sorrise ironicamente lei. Non sapeva da dove avesse preso tutto questo coraggio nel contrattaccare, ma non le importava: quella ragazza dai setosi capelli scuri iniziava a darle sui nervi.
- Oh, ma davvero? Perché invece tu di problemi non ne creavi già prima che arrivassi io, giusto? - ribatté la nuova arrivata con aria di superiorità.
- Cosa vuoi insinuare?-
- Niente, è solo che… -
- Basta! Finitela voi due! Se andiamo avanti così, non riusciremo mai a collaborare!- le bloccò il prof. – E per rispondere alla tua precedente domanda: loro sono venuti proprio da noi perché ci conoscono attraverso Nidhoggr, che li aveva assoggettati in maniera molto più potente rispetto alle altre volte. -
- Che cosa significa esattamente questo? - chiese Chloe, confusa.
- Che essendo loro delle viverne, Nidhoggr ha dovuto assoggettarli in maniera più forte; mentre li comandava, ha trasmesso involontariamente loro informazioni su di voi e sulla sua vendetta.  E così loro si sono rifugiati da noi, sapendo chi fossimo e le nostre conoscenze in tutta questa storia. – spiegò il prof.
- Esattamente. Sappiamo cosa vi ha fatto passare Nidhoggr, cosa ha fatto passare a noi, e non siamo d’accordo. Lui ha fatto del male a diverse persone e non vogliamo che qualcun altro soffra a causa sua. - rivelò Abaddon, spostando lo sguardo tra i presenti  e  soffermandosi un istante su Sofia, per poi posarlo su Sarika, che annuì con il capo.
I sei draconiani si guardarono tra loro, consapevoli del fatto che nessuno di loro si fidava bene dei nuovi arrivati. Sofia parlò per tutti: - Per questa notte potete alloggiare qui, ma dobbiamo ancora decidere se farvi effettivamente restare con noi. –
Nessuno obiettò. Sarika, Abbaddon e il professore tornarono nel salone principale, mentre i sei ragazzi rimasero in biblioteca a parlare. Decisero di prepararsi qualcosa da mangiare, non avendo potuto pranzare, per poi dedicarsi ai propri compiti e studi scolastici: sapevano che se fosse realmente ripresa la guerra contro Nidhoggr difficilmente sarebbero tornati a scuola, ma avevano tutti bisogno di liberare la mente dallo shock per queste ultime notizie, e quella sembrava una delle scelte migliori. E così fecero: dopo aver mangiato tutti un’insalata di riso cucinata il giorno prima da Chloe e poi messa in frigo per conservarla, Sofia, Karl e Fabio si diressero verso la propria stanza, Ewan in giardino, mentre la gemella rimaneva in cucina, ciascuno immerso nei propri pensieri.
 
                                                                                       §§§ © §§§
 
Sofia si trovava nella sala degli allenamenti del dungeon: dopo la cena avvenuta circa un’ora prima, la ragazza si era rintanata in quel luogo adesso silenzioso e spoglio dei soliti chiacchiericcio e rumori dati dai combattimenti tra i draconiani per esercitarsi fisicamente e con i propri poteri. Il pomeriggio era passato velocemente tra lo studio, il pensare a trovare una soluzione, l’immaginarsi Fabio e Sarika parlare nuovamente insieme, lo scrivere sul suo quaderno i suoi sentimenti, gli avvenimenti di quegli ultimi giorni, il pensare allo sguardo curioso e quasi attratto di Fabio nell’osservare Sarika, alla sua bellezza dovuta, oltre al fisico, a quella sua aria da damigella in pericolo pronta per essere salvata dal suo prode cavaliere unita però a quel suo atteggiamento villano e vanitoso… Questi erano alcuni dei motivi per cui Sofia si trovava lì: doveva calmarsi, aveva bisogno di sfogare la propria rabbia, anche se continuava a ripetersi che quella non si trattava di quello, né di gelosia, ma solo di… non lo sapeva. O perlomeno, non voleva saperlo. Ogni riccio dei suoi capelli non sopportava quella ragazza bruna dal fisico snello e forse proprio per questo, quando aveva provato a renderli un po’ più presentabili per la cena, questi si erano ribellati forzatamente. Stava facendo vorticare sopra la testa una sottile ma decisamente pericolosa liana come una frusta, resa per poco indistruttibile grazie alla linfa dell’Albero del Mondo all’interno di essa, per la quarantesima volta: la schioccava contro gli arti dei manichini di legno utilizzati per esercitare la precisione e la mira dei colpi, la fune si attorcigliava e Sofia poi tirava con non troppa pressione, staccando dal corpo degli uomini di legno le loro articolazioni; pensava di cavarsela piuttosto bene, visto le molte prove finora fatte, ma non si aspettava minimamente tutti quei riflessi quando il rumore secco e veloce di passi che si avvicinavano arrivò alle orecchie: attese che lo scalpiccio si fece sempre più nitido e , senza pensarci, schioccò la frusta, senza nemmeno guardare la direzione presa. Sentì la liana stringersi ferocemente contro qualcosa di muscoloso ma piuttosto stretto, come se fosse lei stessa a serrarlo, poi tirò e sentì un gemito sorpreso di dolore, oltre che un tonfo secco. Si girò di scatto e vide un ragazzo dai capelli scuri intento a poggiarsi su un gomito, mentre si portava la mano dell’altro braccio a massaggiarsi la testa, che stava lentamente alzando: Abaddon. Per un momento solo aveva sperato che il ragazzo fosse Fabio e anche se i due giovani avevano uno la capigliatura mora, mentre l’altra era completamente nera, la luce soffusa non aiutava granché la vista.
- Ehi! Non credevo fossi così brava! - esclamò il ragazzo, cercando di scogliere la stretta alle sue caviglie, invano. – Però ora non è che mi aiuteresti con questa… frusta della natura?-
Sofia sorrise involontariamente. Si avvicinò piano e gli si inginocchiò davanti, poggiando le mani sulla pianta intorno alle caviglie di Abaddon. Iniziò con delicatezza a sciogliere l’intricato ma efficace groviglio.
- Dove hai imparata a muoverla così? E perché mi hai aggredito in quel modo? -
La ragazza alzò lo sguardo su di lui e, imbarazzata, alzò le spalle e sorrise incerta, come a voler rispondere “Non so perché l’ho fatto.” .   Poi abbassò il volto, tornando a concentrarsi sulla liana. Lui le alzò il mento fino a portare i suoi occhi al livello dei propri. Sofia arrossì.
- Per caso ti hanno rubato la lingua? - le chiese dolcemente. Le sue guance si imporporarono ancora di più, ma non erano niente in confronto al rosso dei suoi capelli che ebbe quando udì una voce familiare poco distante chiamarla seria ma con una spruzzata di rabbia. Fabio. Il capo scattò alla sua sinistra e si alzò osservando il corpo muscolo ma secco del suo ragazzo, fino che il suo sguardo non incontro realmente quello di Fabio: non era per niente amichevole.
- Sofia. - la chiamò nuovamente. Lei slegò velocemente la liana e si alzò in piedi, camminando verso il nuovo arrivato, ma quando gli fu vicino e cercò di prendergli la mano, lui la ritrasse velocemente.
- Ok… è meglio che vada, ora; ci vediamo domani. Buonanotte ragazzi! E Sofia… ancora complimenti per la mira! - esclamò Abaddon, poi uscì velocemente dalla stanza.
- Vuoi spiegarmi cos’è successo qui? - chiese Fabio con voce fredda.
-Io mi stavo allenando con la mia nuova frusta, poi lui è arrivato e io gliela ho schioccato contro, facendolo cadere. Quando sei comparso tu, gli stavo solo  slacciando la liana dalle caviglie. -
-  Solo… Quando sono arrivato io, lui ti teneva per il mento, ti sorrideva e tu ricambiavi, senza però guardarlo negli occhi e arrossendo. Proprio come facevi e fai tuttora con me! - . Si allontanò dalla ragazza, fermandosi al centro della sala.
- In realtà quando ci sei tu i miei occhi sono attratti dai tuoi, solo pochi volte non li guardo direttamente, quindi non sono proprio sicura che lo sia la stessa cosa… e poi, i sentimenti che provo per te non sono niente a confronto con quelli per Abaddon. - sottolineò Sofia e raggomitolando la lunga liana, si accovacciò e seguì il lungo percorso di quest’ultima, che terminava proprio ai piedi del ragazzo. Che ottima scusa per avvicinarglisi!
- Spiegati meglio. - . Fabio la osservò incuriosito. Sofia notava chiaramente che la rabbia di poco prima stava sparendo, trasformandosi in incertezza mista alla debole speranza di essersi completamente sbagliato.
- Vuoi davvero sapere quali sono i miei sentimenti per Abaddon? - chiese Sofia sbuffando, al che lui annuì scuotendo piano la testa e serrando un pugno. - Purtroppo non posso elencarli e quindi non potrò accontentarti, visto che non provo assolutamente nulla per lui. Nulla. Fabio, sai benissimo che l’unica persona che io amo davvero sei tu. Perché pensi questo? Non ti fidi di me? –
- Io mi fido ciecamente di te… ma di lui neanche un milligrammo. Sembrava che in quel momento esisteste solo voi due.-  Fabio si accovacciò, prese la fine della liana e si rialzò in pieni tenendola tra le mani, senza mai togliere lo sguardo da Sofia.
 - Vogliamo parlare di oggi pomeriggio in biblioteca con tutti gli altri, quando tu avevi quell’insopportabile Sarika sulle gambe? Perché allora sì, in quell’attimo non c’era nessun’altro per te. – la ragazza abbassò la testa sconsolata, alzandosi in piedi.
- Mi è caduta addosso, non ho potuto non prenderla: sarebbe caduta!-
- Potevi lasciarla cadere, allora! Dopotutto, lei è Miss “Io sono perfetta e invincibile e tu no”. – la rossa fece le virgolette con le mani, guardando con ironia Fabio.
- Se ti fosse caduto addosso qualcuno, tu lo avresti preso! - esclamò Fabio alzando la voce. L’incredulità risaltava nei suoi occhi scuri come una macchia nera su una parete bianca.
- Dubito fortemente, visto che sono sempre io l’imbranata che cade! – urlò frustata Sofia. Subito dopo si portò le mani alla bocca: non voleva urlare con Fabio, odiava farlo. Poi aggiunse, sussurrando: - Scusami, non volevo gridarti contro. E’ che voi due eravate lì, tutti intenti a osservarvi e chiacchierare tranquillamente, molto interessati, che io… - sospirò. – Non so cosa mi sia preso. Credevo fossi io l’unica ragazza che avresti mai voluto prendere, ma mi sbagliavo; non ci solo io a questo mondo. –
Con un scatto fulmineo, il ragazzo tirò a sé il pezzo di fune tra le sue mani, così Sofia, che teneva gran parte della restante liana, fu sbalzata contro il petto di Fabio. L'avvolse tra le sue braccia.
- L’unica persona che vorrò mai prendere per davvero sei tu. Guardami. - le ordinò dolcemente. Sofia alzò il capo e subito le sue pupille verdi furono attratte da quelle quasi nere del giovane di fronte a lei. – Come siamo arrivati a dubitare dei sentimenti dell’altro?-
-Hai cominciato tu!- Sofia sorrise, sapendo che non era la risposta che Fabio si aspettava. Infatti l’altro le confessò:
- Mi immaginavo diversa la tua risposta, se proprio devo essere sincero… -
-Stavo solo scherzando!- ridacchiò lei.
- E’ strano che tu lo abbia fatto in un momento del genere. Non scherzare più su queste cose, o la pagherai cara! – la minacciò il moro con sguardo però gentile.
- Altrimenti cosa mi fai? - lo sfidò Sofia, alzando un sopracciglio.
-Ho qualche idea… - Fabio sorrise sornione e si avvicinò sempre di più, lentamente, alla ragazza. Le loro labbra non si erano ancora sfiorate che già il cervello di Sofia era andato in stand-by.
- Che succede quaggiù? – chiese allegramente una voce femminile. Poco dopo sbucò dalla porta Lidja. Sofia si girò verso l’amica e si allontanò subito da Fabio, ma il ragazzo riuscì comunque a tenerla stretta a sé.
- Ecco uno dei tanti motivi per cui non la sopporto. – mormorò piano lui all’orecchio della rossa, che sghignazzò sommessamente.
-Ho interrotto qualcosa? E perché ridi, Sof? – chiese la nuova arrivata.
-Oh, niente… - risposero entrambi, scoppiando poi a ridere insieme
 
©Angolo dell’autrice che credevano tutti caduta in burrone: ciao a tutti, miei cari lettori! Come state? Io direi molto bene, perché finalmente sono riuscita ad aggiornare: evvai!! ;) Mi sento realizzata XD .
So che sono in super, iper, mega, stra-iper ritardo, ma nelle vacanze mi sono presa una pausa per pensare e con l’inizio della nuova scuola tutto è diventato più complicato. Non avevo più tempo per scrivere e mi dispiace proprio. Ma ora sono qui: torno alla carica e quasi niente mi potrà fermare, tranne… mia madre! :P  E’ suo il computer, quindi se pensa che io mi stia impegnando poco a scuola, potrebbe decidere di togliermelo… Help me! Cercherò di evitare tutto ciò. Ma parliamo del capitolo.
 Questa volta non ho niente da dire a riguardo, vorrei che mi diceste voi quello che pensate su quello che ho scritto. Non ho avuto tempo di ricontrollare il testo, quindi se trovate degli errori, indicatemeli pure. Sono ben accette sia le recensioni negative, sia quelle buone, sia le critiche, sia i complimenti, in caso ce ne fossero.  Rendetemi partecipe dei vostri reali pensieri: sarebbe un onore.
Proprio per questo, sarò immensamente grata a chi di voi mi lascerà una recensione, anche piccola. Ringrazio tutti coloro che avranno voglia di leggere questo capitolo e successivamente lo faranno, ringrazio immensamente i fantastici lettori di questa storia e ringrazio dal profondo del mio cuore tutti quelli che hanno inserito la mia storia tra la preferite (siamo al sesto posto nella classifica delle storie più popolari di questo fandom, ragazzi! Non me lo aspettavo proprio. Vi adoro <3 ), tra le seguite o le ricordate e anche a coloro che la inseriranno nelle loro liste successivamente. Ringrazio anche chi ha recensito la volta scorsa e chi recensirà questo capitolo.
Siete fantastici, tutti voi! Grazie mille!
Un bacione (e a presto),
lola_fantasy

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