Prima di vedere l'arcobaleno bisogna passare la tempesta.

di mary000
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ci ritroviamo ***
Capitolo 2: *** Non dobbiamo più vederci ... eh no, i giochi li conduco io. ***
Capitolo 3: *** Convivenza forzata pt.1 ***
Capitolo 4: *** Convivenza forzata pt.2 ***
Capitolo 5: *** Lunga attesa ... ***
Capitolo 7: *** Lacrime... ***
Capitolo 8: *** Mi manchi... ***
Capitolo 9: *** Io gli ho detto una bugia... ***



Capitolo 1
*** Ci ritroviamo ***


Un bacio sulla terrazza della scuola …
L’ultimo ricordo che ho di Akito, un bacio, solita scusa
“mi brucia l’occhio”
Sorrido involontariamente, sono sull’aereo che mi riporterà in Giappone, sperando di non dovermi allontanare più dal mio paese, non sopporto la distanza da mia madre, dai miei amici … da lui. Non ci siamo mai sentiti, sono anni che non ci vediamo e non ci sentiamo, sua sorella mi chiama tutti i giorni, mi racconta tutto ma cerca sempre di non parlare di lui, ormai lei si è sposata, so che è incinta, dice che sono stata la prima a cui l’ha detto. Nessuno sa che torno a casa, voglio fare una sorpresa a tutti.
Arrivata a Tokyo prendo un taxi che mi porta direttamente a casa, mia madre resta a fissarmi con lo sguardo da pesce lesso per qualche istante poi mi stritola in un abbraccio.
Sono partita bambina e sono tornata donna. Ormai a 25 anni mi posso ritenere una donna no?
Vado nella mia cameretta e mi fiondo sul letto, annuso le lenzuola, sanno di pulito, sanno di casa.
Vado a farmi un bagno, nell’acqua bollente penso, dovrei andare a trovarlo? Forse è meglio che vado a trovare prima Natsumi, magari lei mi racconterà qualcosa di lui, sorrido felice uscendo dalla vasca e mettendo l’accappatoio.
Dopo due ore sono pronta, mi ero appisolata per qualche istante, forse un’ora, ma ora sono pronta, esco di casa e vado da Natsumi.
Busso e mi apre lei, con il pancino sporgente di una donna che aspetta un pupo da sei mesi. Mi si fionda letteralmente addosso abbracciandomi peggio di mia madre, si mette a piangere
<< Allora è vero che le donne incinte piangono sempre >> dico sorridendo prendendola un po’ in giro
<< Oh Sana, non sai che bella sorpresa che mi hai fatto – poi si rattristisce un po’ – lui è qui >>
Il mio cuore accellera, non so perché ma sembra un tamburo africano che suona.
<< Sana, non te la prendere, lui è … è cambiato >>
Entro seguendo Natsumi, con il cuore che non smette di battere così forte e un senso di angoscia nel petto, vedo i suoi capelli biondi sporgere dalla poltrona su cui è seduto, è di spalle e io ringrazio mentalmente chi ha disposto i mobili in questa casa.
<< C’è Sana >>
Lui sobbalza leggermente, si alza e si gira molto lentamente, si, è cambiato.
Alto un metro e novanta, molto muscoloso, le uniche cose che non sono cambiate sono i capelli, sempre scompigliati, e lo sguardo, sempre freddo e quasi assente.
Mi sorride leggermente, un sorriso freddo come quelli che porgiamo a una persona appena conosciuta, poi si risiede.
Natsumi mi fa sedere su una poltrona davanti alla sua e va non so dove a prendere non so cosa. Mi fissa come se mi volesse dire qualcosa ma non parlerà, lo conosco bene. Dopo qualche minuto, a me sembra passata un’eternità, torna sua sorella con un album che mi porge, dentro ci sono foto sue con in mostra la pancia che in ogni foto è sempre più evidente ed ecografie
<< E’ una femminuccia sai? La chiamerò Sana, come te >>
I miei occhi si riempiono di lacrime, l’abbraccio senza dire nulla, le sono grata per non so quale ragione.
<< Io vado >> annuncia Akito alzandosi, io vorrei fermarlo ma non lo faccio, perché dovrei?
Passo il resto del pomeriggio a raccontare alla mia amica di tutti i miei viaggi, tutti i miei lavori, tutti i luoghi che ho “visitato” per i miei film :
Buenos Aires, Vienna, Bruxelles, Rio, Praga, Parigi, Berlino, Atene, Dublino, Roma, Milano, Lisbona, Caracas.
<< Sai in Venezuela ho visto anche il Salto Angel, mi hanno portata lì con l’elicottero – sorrido, sono ore che le parlo dei miei viaggi e non sembra neanche annoiata – ora è tardi però, domani ti porto tutti i regali che ho comprato per te e – accarezzandole la pancia – alla piccola Sana >>
La saluto felice nell’anima e nel cuore e mi incammino verso casa, ormai è sera tarda e le strade sono semi deserte. Invece di fare la solita strada mi incammino dentro il parco comunale, cammino pensierosa finchè non vedo il gazebo, il nostro gazebo, guardando meglio noto un’ombra seduta dentro.
Vorrei dire a chiunque sia di andare via, questo è il NOSTRO gazebo, non ha nessun diritto di starci dentro.
<< Mia sorella ti ha trattenuta per molto eh >>
L’ombra si è alzata e io resto impietrita sul posto, no, lui può stare dentro il NOSTRO gazebo, mi avvicino lentamente e lo vedo sorridermi
<< Immaginavo che passavi di qui sai? Dopotutto quando siamo pensierosi o tristi veniamo qui no? >>
<< E’ vero, beh non mi aspettavo di trovarti qui >> mento, io volevo trovarlo, volevo abbracciarlo e non lasciarlo andare più via.
<< Ma si che te lo aspettavi, Sana non prendermi per il culo, ti conosco bene >>
<< Troppo >> sussurro sperando che non mi abbia sentita, che idiota che sono.
Ci sediamo e restiamo in silenzio per un po’, non so bene per quanto tempo e non mi interessa, è giusto così, io lui e il nostro gazebo, ho bisogno solo di questo. Ora si che mi sento a casa.
Mi alzo guardandolo e mi avvicino titubante, anche se lui è seduto è alto quasi quanto me in piedi, i nostri guardi non si staccano e io allargo le braccia e le chiudo sul suo collo, lui di ricambio stringe le sue braccia alla mia vita e mi avvicina a lui, mi siedo sulle sue gambe e restiamo abbracciati, vorrei dirgli tante cose, so che anche lui vorrebbe dirmi tante cose, ma restiamo in silenzio ascoltando il ritmo dei nostri respiri e io ascolto il suo cuore che batte forte quanto il mio.
<< Ti… ti sono mancata? >> domanda stupida Sana… ma devo saperlo
<< Sono maestro di Karate sai? >> mi chiede stringendomi ancora di più
Come al solito non risponde alle mie domande, non mi lascio intimorire dal suo modo di parlarmi
<< Si, lo sapevo. – lui spalanca gli occhi, l’ho spiazzato e un sorriso si dipinge sulle mie labbra – ora, ti sono mancata? >>
<< Come l’aria >> risponde mentre inizia ad accarezzarmi i capelli e ora sono io quella spiazzata
Mi guarda come se mi vedesse solo ora e continua
<< Sai … mi dispiace, non mi sono mai fatto sentire ma…. Ho fatto tanti errori in questi anni … non voglio farti soffrire >> chiude nella sua mano i capelli della mia nuca impedendomi di muovermi se non voglio farmi male, la sua mano è ferma e mi fa quasi paura, si avvicina pericolosamente al mio viso e posa delicatamente le sue labbra sulle mie, chiude maggiormente la mano.
Chiudo gli occhi e mi lascio trasportare da quel bacio, all’inizio dolce e delicato ma che presto diventa passionale, quasi aggressivo direi.
Mi stacco leggermente con gli occhi chiusi
<< Akito … scusa se non mi sono fatta sentire mai >>
<< Non dobbiamo più vederci >>




Ciao a tutti :) sono mary e questa è la prima storia sul mondo di Rossana che scrivo, se siete arrivati fino a qui vuol dire che avete letto il primo capitolo della mia storia, ne sono felice :) sono sempre pronta a ricevere critiche costruttive e mi fa molto piacere sapere i vostri pareri :) BUON ANNO A TUTTE :3 mary :)

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Capitolo 2
*** Non dobbiamo più vederci ... eh no, i giochi li conduco io. ***


Pov Sana
Non ci dobbiamo più vedere … non ci dobbiamo più vedere … non ci dobbiamo più vedere … non ci dobbiamo più vedere …
Sono le tre del mattino, mi sto girando e rigirando nel letto nel tentativo di prendere sonno, invano.
Sento queste parole nella testa come se qualcuno le sta urlando, sento come una pugnalata al cuore ogni volta che le ripeto, come una nenia, fanno male.
Sono state parole appena sussurrate, quando Akito ha pronunciato questa frase mi sono sentita come se un peso di mille chili mi fosse piombato sul petto, senza preavviso.
Sono fuggita come una bambina dal nostro gazebo, senza voltarmi indietro, con le lacrime che ancora una volta mi bagnavano il viso per colpa sua.
Non dobbiamo più vederci … non dobbiamo più vederci …
Penso a queste parole e non riesco a trovare un senso logico, perché prima mi dice che non vuole farmi soffrire, poi mi bacia e infine mi dice questa frase?? Non ha solo fatto in modo di farmi sentire una merda??
Non trovo una ragione plausibile per il suo comportamento, non riesco a farmene una ragione!
Dopo nove anni in cui non ci siamo mai sentiti ne visti lui non aveva nessuna ragione di farmi questo ...
Ho voglia di prendere il primo aereo e andare via, lontano da lui e dalla sofferenza che mi provoca, ma scappare non serve a nulla, lui ha bisogno di me come io ho bisogno di lui quindi non scapperò. Che lui lo voglia o no io resterò qui e lotterò per capire cosa c’è che non va.
“Akito è cambiato Sana, fattene una ragione. Tu non fai più parte della sua vita, e poi magari lui ha trovato un’altra ragazza…”
La mia coscienza urla ma io non l’ascolto, sono tornata per lui e non farò la fifona.
Si sono fatte le cinque del mattino, alle otto devo andare da Natsumi quindi inizio a preparare la vasca per fare un bel bagno rilassante, passando accanto allo specchio noto le occhiaie nere che mi segnano il viso, le tipiche occhiaie di una persona che non ha dormito per amore, gli occhi gonfi e rossi e quelle occhiaie che mi fanno schifo, mi faccio schifo.
Entro nella vasca e appena la mia pelle entra in contatto con l’acqua bollente sento uno stato di benessere e torpore che mi avvolge, dimentico Akito e la sua maledetta frase e resto a mollo finchè l’acqua non diventa ghiacciata.
Esco a malincuore dalla vasca e mi inizio a vestire svogliatamente, prendo i regali per Natsumi e sua figlia e li metto dentro una busta, mi trucco per coprire queste schifose occhiaie e alle otto esco di casa.
Arrivo da Natsumi che mi accoglie con un sorriso raggiante, non voglio dirle nulla di suo fratello, non mi sembra giusto, quindi da brava attrice recito la parte della ragazza felice, le porgo i regali e assisto mentre li scarta tutti, resta sorpresa di quanti regali le ho portato, mi dice che non dovevo e io la rimprovero perché dopo nove anni era il minimo che potevo fare e la informo che questi non sono neanche la metà, a casa ne ho tanti altri.
Passiamo la mattinata insieme, suo marito è a lavoro quindi mi invita a pranzo e io accetto, tutto pur di non tornare a casa, mia madre capirebbe subito che qualcosa non va.
Appena finiamo di mangiare ci sediamo in salotto, guardiamo un po’ la tv e mangiamo schifezze come delle ragazzine.
Alle quattro qualcuno suona alla porta, io ho dimenticato i miei problemi finchè non apro quella porta, i suoi occhi mi squadrano dalla testa ai piedi, mi saluta con una pacca sulla spalla ed entra, io corro in salone a recuperare le mie cose, vado via anche se Natsumi mi prega quasi piangendo di restare
non posso amica mia, non posso restare nella stessa stanza dove c’è anche tuo fratello … mi manca l’aria e soffro troppo, perdonami”
Mentre cammino noto una coppia, sgrano gli occhi e cerco di nascondermi per poter vederli meglio, sono mia madre e il padre di Akito … si tengono la mano e camminano come una coppia di adolescenti … cosa mi sono persa in nove anni?? Torno a casa turbata e perplessa, appena entro sento il cellulare suonare, un messaggio
Non volevo che te ne andavi per colpa mia, mia sorella ci è rimasta davvero male e nella sua condizione non è il caso di farla soffrire per colpa mia. Devo parlarti Sana, spero che mi vorrai ascoltare. Akito.
P.s. i nostri genitori stanno insieme da quasi cinque anni, mio padre si è trasferito da voi lasciandomi la nostra casa.
Sorrido amareggiata “bene, pure fratellastri siamo … aspetta … mica è questo il motivo per cui mi ha detto … “
Ti aspetto al gazebo alle 19.00, non fare tardi. Sana.
Alle 18 in punto sono già al gazebo, lui arriva poco dopo.
Ci guardiamo per qualche istante, è snervante il fatto che lui non inizia mai a parlare per primo quindi inizio io
<< Dimmi tutto >>
<< Hai altro da fare? >>
<< Ma che domanda idiota, no perché? >>
<< Ti sei presentata un’ora prima e mi chiedi subito di parlare, sei strana >>
<< Dopo nove anni a fare film in giro per il mondo ho imparato a essere puntuale, anzi ho imparato ad arrivare in anticipo agli appuntamenti, buffo eh? Sana, quella che si faceva sempre aspettare ha imparato a non fare tardi >> sorrido sperando che lo faccia anche lui ma il suo viso resta immutato
<< Si, strano. Comunque sono qui per dirti che mi dispiace per come mi sono comportato con te, non in questi nove anni ma ieri. Non dovevo baciarti, sai in questi nove anni mi sei mancata come l’aria e ho cercato di  dimenticarti, ma l’ho fatto nel modo peggiore >>
Sono confusa
<< In che senso? >>
Lui sospira e continua << Ho cercato di dimenticarti andando con altre ragazze, e da nove ogni mattina mi sveglio accanto a una ragazza diversa. Ogni mattina provo vergogna e mi sento un traditore, sento che ti tradisco ogni giorno Sana e questo non va bene >>
<< Anche ieri sera? >> chiedo titubante
<< Soprattutto ieri sera … sono uno schifoso >> abbassa lo sguardo, lo fa ogni volta che si sente sconfitto
<< MA IO ORA SONO QUI!! NON HAI PIU’ BISOGNO DELLE ALTRE!! IO SONO QUI E TI AMO!!!!! >>
Lo abbraccio e lui resta immobile
<< Forse non hai capito … >>
<< Io ho capito benissimo, sei tu che non capisci che ora è tutto diverso, ora sono qui e non andrò più via. Possiamo amarci senza paura della distanza >>
<< Sana, la vita vera non è come un film, non è che le nostre vite si sono fermate perché tu sei partita >>
Questa frase mi ferisce, io non volevo dire questo.
<< Smettila di vedere quelle sgualdrine e andiamo a vivere insieme >> propongo arrampicandomi sugli specchi
Lui sorride leggermente << Io non so essere fedele, ho provato a stare con una ragazza e la tradivo in continuazione. Non voglio fare lo stesso con te >>
Gli mollo un ceffone dritto in faccia
<< Tu non lo farai con me. Tu mi ami >> sussurro l’ultima frase al suo orecchio e lui mi allontana
<< Si è vero magari ti ho amata, ma eravamo dei bambini. Ora siamo adulti e io ho le mie necessità e i miei impegni >>
<< Andare a puttane non è ne una necessità ne un impegno >>
<< Questo sono io Sana, che ti piaccia o no io sono fatto così. E poi non dimenticare che ora siamo fratellastri >>
<< Di quello non preoccuparti, non hai mai visto piccoli problemi di cuore? >>
Esco dal gazebo sorridendo, non mi sento più triste come oggi. Vado a casa e trovo mia madre e suo padre sul divano abbracciati
<< Possiamo spiegarti cara >> mia  madre arrossisce mentre parla
<< Oh si, lo so. Tranquilli mi ha spiegato tutto Akito – mi siedo sulla poltrona guardandoli – abbiamo deciso di andare a vivere insieme, noi ci amiamo >>
Suo padre mi guarda con un misto di stupore e allegria negli occhi
<< Beh quindi … se è così … tieni questa è la chiave di casa >>
Mi porge la chiave e io lo guardo interrogativa, mi sta per caso dicendo di smammare da lì?? Guardo mia madre che mi sorride complice, prendo le chiavi e abbandono la stanza. Ho il viso color peperone, salgo in camera e preparo le mie valigie. Andrò a vivere da Akito, il suo parere non mi interessa.
Prendo la macchina e mi dirigo alla “mia nuova abitazione” che sono le 22.00 arrivata a casa apro la porta sperando che quel pazzo non abbia cambiato la serratura, metto la chiave e molto lentamente la giro, un “click” mi annuncia che ora posso entrare e che vivo qui.
E’ tutto buio, strano, magari non è ancora tornato a casa, non credo che stia dormendo. Meglio così, troverà la sorpresa quando arriverà.
Salgo le scale e mi dirigo verso la stanza di Natsumi, passando davanti alla sua stanza sento dei gemiti strozzati … no lui è casa e non è solo. Cerco di non farci caso anche se la rabbia mi monta dentro come un leone inferocito, vorrei entrare in quella stanza e picchiare entrambi, ma non lo faccio. Vado nell’altra stanza, mi cambio e mi sdraio. Con tutto il rumore che fa Akito non riesco a prendere sonno, aspetto che finisca e più li sento più mi arrabbio. Alla fine sento la sua voce che mi chiama, sorrido, va con le altre e poi dice il mio nome? Inizio a immaginare il nome di quella ragazza, immagino il suo viso che si contrae in una smorfia di rimprovero sentendo il mio nome, inizio a ridere di gusto e per non farmi sentire affondo il viso nel cuscino. Riesco ad addormentarmi appena smetto di ridere, domani sarà una giornata molto divertente.
POV Akito
Nel mio letto c’è un’estranea e come al solito l’ho chiamata Sana … non me ne vergogno, io l’amo ancora ma non posso mettermi con lei, soffrirebbe troppo. Io sono la causa della sofferenza di tutte le persone che mi stanno care, lei almeno ha la possibilità di salvarsi, trovare un ragazzo che la sappia amare, si sappia prendere cura di lei e la protegga da tutto e tutti. Se mi inviterà al matrimonio ci andrò e sarò la persona più felice di tutti.
Pensando a questo mi giro nel letto mostrando la schiena a quella ragazza di cui non ricordo il nome, lei stava parlando ma finalmente ha smesso. Ha capito che non voglio discutere.
<< Dormi dolcezza >>
Le dico questa frase che sono quasi nel mondo dei sogni, sento le sue braccia che mi stringono e si addormenta. Sbuffo leggermente ma la lascio stare.
La mattina mi sveglio alle 11.00,  dolcezza sta ancora dormendo, la sveglio e le chiedo di andare via. Lei è stizzita ma si alza e si veste uscendo poco dopo dalla stanza. Io mi concedo una bella doccia, faccio con calma e alle 12.30 sono pronto, scendo in cucina per pranzare e appena entro in cucina mi blocco, lei sorride
<< Buon giorno >>


Salve ragazze, si sono tornata e ho postato il secondo capitolo. Mi sono divertita molto a scrivere questo capitolo, chi mi conosce sa che non sono molto buona con i personaggi delle mie storie ahahah 
Ringrazio : 
 g_love_a

love_Sana_Akito
LallyQueen
terry001
per le bellissime recensioni :) vi mando un abbraccio grande, mary :)

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Capitolo 3
*** Convivenza forzata pt.1 ***


Pov Akito
Mi sorride come se stare a casa mia, nella mia cucina, a preparare il pranzo fosse la cosa più normale del mondo …
<< Che ci fai qua? >>
Lei alza un sopracciglio con fare interrogativo, come una bambina che non capisce perché la stai sgridando, mi sorride e senza rispondermi continua a cucinare.
Ha addosso un pantaloncino e una maglia a fascia, l’amichetto nei pantaloni cerca di svegliarsi, beh vederla nella mia cucina mi sta risvegliando l’appetito ma sicuramente non allo stomaco quindi con la stessa tranquillità con cui lei sta cucinando io mi avvicino alle sue spalle e l’abbraccio, lei sobbalza leggermente e sorride così le sussurro all’orecchio con fare provocante
<< Mi vuoi dire che ci fai a casa mia? >>
<< Beh – alza le spalle – i nostri cari genitori volevano vivere la loro focosa storia d’amore in santa pace e io da brava figlia mi sono sacrificata per il loro bene, ho anche accennato qualcosa ai nostri genitori sul fatto che ci amiamo ma sono particolari >> parla in un modo così tranquillo e sereno che ascolto ogni parola come se stesse dicendo la cosa più logica del mondo, mi ci vuole qualche minuto per assimilare ogni parola e se dapprima l’immagine dei nostri genitori “focosi” ha definitivamente mandato in letargo l’amichetto dall’altra parte sono furioso e sorpreso, seriamente ha detto ai nostri genitori che ci amiamo?? Mantengo la calma e mi allontano per sedermi a tavola
<< Non puoi vivere qui, Natsumi sarà felice di ospitarti, qui ti sentiresti sola >>
Lei prende posto a tavola e guardandomi con aria divertita mi risponde
<< Beh potresti sempre chiedere a dolcezza di farmi compagnia qualche volta, chi lo sa magari diventiamo pure amiche – notando la mia aria sorpresa ridacchia e continua – sono qui da stanotte, ho avuto il tempo di sentire la tua performance e stamattina di vedere andar via dolcezza abbastanza seccata che borbottava sul fatto che non l’hai chiamata con il suo nome, metti un soprannome a tutte le tue conquiste o le cataloghi tutte dolcezza? >>
Senza aspettare la mia risposta prende un post-it e scrive sopra qualcosa, poi l’attacca al muro del salotto, io preso da una nuova curiosità mi alzo e vedendo cos’ha scritto resto interdetto “dolcezza, “
<< Cosa mi rappresenta? >>
<< Vedi – inizia sorridendo – non mi sembra giusto che chiami tutte le tue conquiste dolcezza quindi ogni volta che verrà una ragazza nuova scriveremo il soprannome qui sopra. Non ti sembra semplice? >>
Mi sta sfidando? La guardo sorridendo dicendole che è un’idea fantastica. Ci sediamo a mangiare e lei chiacchiera a ruota libera.
<< Pensi di stare molto tempo qui? >>
<< Oh si caro, molto molto molto tempo >>
<< Vuoi per caso la guerra? >>
<< No, voglio farti vedere che possiamo stare insieme nonostante tutto >>
Non rispondo, lei sta giocando col fuoco e volente o nolente si brucerà.
I giorni passarono e Sana era sempre molto sorridente nonostante ogni sera portassi una ragazza diversa a casa, sembrava quasi non darle peso. Dava in benvenuto alle ragazze, chiacchierava un po’ con loro e poi andava in camera di Natsumi. Questa situazione piano piano iniziò a farmi sentire uno schifo finchè un giorno non decisi di affrontarla.
Pov Sana
Non per nulla sono attrice da quando ero una bambina, questa situazione mi fa male ma se non lotto per ciò in cui credo cosa ne farò della mia vita? Penso questo mentre esco dal letto e mi dirigo verso il bagno con l’accappatoio e i vestiti puliti in mano, mi fiondo sotto il getto d’acqua bollente e chiudo gli occhi rilassandomi. In questo momento sono in pace con tutto e tutti, il rumore dell’acqua non mi fa sentire la porta che si apre e sobbalzo aprendo gli occhi e vedendo i suoi a qualche centimetro dal mio viso
<< Mi andava di fare la doccia >> dice con fare non curante
Abbasso lentamente lo sguardo per constatare in che condizioni è entrato nella doccia e ringrazio mentalmente perché indossa i Boxer.
<< Tu sei abituato a fare la doccia in boxer? >> gli chiedo sfottendolo
Non risponde e sorride maliziosamente, non ho il tempo di fare nulla che mi ritrovo i polsi imprigionati in una sua mano contro il marmo della doccia con l’acqua che ci cade addosso, solo adesso mi rendo conto che sono completamente  nuda sotto da doccia insieme a lui, arrossisco violentemente mentre lui ghigna e inizia a parlare
<< No, non sono abituato a fare la doccia in intimo ma dovevo parlarti e … vedi – abbassa la voce e si avvicina al mio orecchio mordicchiandomi il lobo – ho capito che per parlare con te devo metterti in una posizione di svantaggio, come vedi ci sono riuscito quindi ora ascolta bene >>
Annuisco arrossendo ancora di più e abbassando lo sguardo
<< Bene, è un mese che sei in questa casa e sembra che le visite delle mie amichette  non ti turbano minimamente, Sana dobbiamo smetterla >>
<< Aki, smetti di vedere loro e stai insieme a me >> sussurro
<< Io non so amare, io sono un demonio ricordi? Ti farei solo del male e non voglio >>
<< Io … tu non mi farai del male … io mi fido di te >>
Tira un pugno al muro accanto al mio viso e mi fa sobbalzare dalla paura, nei suoi occhi c’è rabbia mischiata a qualche altro sentimento che non riesco a decifrare
<< NOI NON POSSIAMO STARE INSIEME METTITELO IN TESTA BAMBINA CHE NON SEI ALTRO >>
Mi ha chiamata bambina? Mi ha chiamata bambina urlandomi contro????
<< TU SEI SOLO UN COCCIUTO CHE NON CAPISCE NIENTE –inizio a urlare cercando di divincolarmi – OGNI NOTTE, OGNI MALEDETTA NOTTE URLI IL MIO NOME, PERCHE’?? DIMMI PERCHE’?? >>
Non mi risponde, mi bacia con rabbia e passione, mi prende in braccio e senza smettere di baciarmi mi porta nella stanza di Natsumi, mi adagia delicatamente sul letto e facciamo l’amore, una, due tre volte, finchè il letto non è completamente bagnato, non ci siamo neanche asciugati, e noi completamente esausti. L’acqua della doccia ha continuato a scendere copiosa e ora, sotto le coperte gelide cerchiamo di riscaldarci abbracciati, abbiamo entrambi gli occhi chiusi, questo sembra il paradiso. Dopo un periodo di tempo non ben identificato lui si alza e prende delle coperte pulite, gli dico che faccio io ma lui è tassativo e mi spinge verso il bagno, apre il rubinetto della vasca e mi costringe a fare un bagno rilassante. Io non mi rilasso per nulla anzi sono molto agitata. Finito il bagno torno in camera e vedo Akito seduto sul letto con il lenzuolo che ha appena tolto tra le mani, il mio cuore inizia a battere furiosamente.
<< Non me l’avevi detto >> sussurra
<< Io volevo >> rispondo senza pensarci
<< Dovevi dirmelo … >>
Mi avvicino per abbracciarlo ma lui mi scansa
<< DOVEVI DIRMELO CHE ERI VERGINE!! >>








Aggiornamenti flash per questa storia ahhahaha no raga capitemi sono davvero entusiata per questa storia e ho millemila idee, spero che questo capitolo piaccia :) grazie a chi legge le mie storie, a chi le ha inserite tra le seguite, e un grazie speciale va a chi trova qualche minuto di tempo per dirmi cosa ne pensa :) vi abbraccio virtualmente tutte, mary :)

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Capitolo 4
*** Convivenza forzata pt.2 ***


Allora, prima di iniziare vorrei dirvi che sono rimasta molto tempo davanti al pc con la pagina di Word vuota a riflettere, spero che questo capitolo piacerà comunque e spero di non aver deluso le vostre aspettative. non vi rubo più tempo, buona lettura (vi vediamo alla fine della storia ahahh)
 
 
 
Ormai è passata da una settimana da quando abbiamo fatto l’amore e Akito non mi ha ancora perdonata.
Non credo mi perdonerà mai ma io cos’ho fatto? Io ho solo acconsentito a ciò che stava facendo lui, cosa dovevo fare? Dirgli << sono vergine >> pochi secondi prima del nostro amplesso? Non mi avrebbe neanche toccata e io volevo essere toccata da lui.
Questo primo mese è stato terribile, ogni notte nel letto di Natsumi, ho ascoltato le performance con quelle sgualdrine e dentro di me ero invidiosa perché al loro posto volevo esserci io.
Nei nove anni in cui ho viaggiato per lavoro mi sono fidanzata si e no una volta con un attore con cui ho lavorato per due anni. E se stare insieme due mesi con una persona che ogni volta che mi baciava cercava di mettermi le mani sotto gli slip significa stare con qualcuno beh si allora lui è un mio ex.
Non volevo fare nulla con lui, il primo doveva essere Akito. Lui era stato il mio primo bacio e doveva essere anche la mia prima volta. Poco importa che a 25 anni ero ancora vergine, non me ne sono mai vergognata e ora sono felice di essere donna grazie al solo ragazzo che io abbia mai amato.
Lui non è così felice …
<< DOVEVI DIRMELO CHE ERI VERGINE!! >>
<< Se te l’avessi detto non mi avresti toccato >> bisbiglio abbassando lo sguardo
<< CERTO CHE NO!! NON E’ GIUSTO… non è affatto giusto >> l’inclinazione della sua voce passa dalla rabbia alla rassegnazione << Ti ho fatto molto male? >>
<< NO!!!!!!!>> Risposta troppo frettolosa per essere credibile
Si alza, mi prende dalla vita e prima che me ne rendessi conto mi ritrovo sbattuta sul letto sfatto, lui mi tiene i polsi con una mano e sbottona i miei jeans con l’altra, mi fa paura e cerco di divincolarmi stringendo le gambe ma lui mette un ginocchio tra le mie gambe per immobilizzarmi, apre i jeans e mette una mano nei miei slip.
Il mio viso si contrae in una smorfia di dolore e ciò gli basta per capire che mi ha fatto male, si alza e con gli occhi bassi cammina verso la porta, prima di andarsene mi guarda con lo sguardo gelido e mi dice poche parole, ogni parola è una stilettata dritta nel mio cuore
<< Non ti toccherò mai più, se tu vuoi farti del male resta quanto vuoi ma ti consiglio di trovare un ragazzo che ti sappia amare e ti renda una donna felice. Perdonami, io … io non volevo che andava a finire così >>
Restai sdraiata sul letto sfatto per qualche minuto, la patta dei jeans aperta e le lacrime che rigavano il mio viso, non ero pentita, era stato bellissimo fare l’amore con lui però mi sentivo abbandonata, forse non sarebbe mai stato l’uomo con cui avrei passato il resto della mia vita.
Ripensare a quel giorno mi fa ancora male, dopo quel giorno Akito era diventato ancora più stronzo con le altre ragazze. Le usava e le mandava via la sera stessa, le sentivo urlare i peggiori insulti verso di lui e poi andare via sbattendo la porta, nonostante tutto non mi faceva ribrezzo. Io lo conoscevo e sapevo che si sentiva una merda, questo pensiero mi faceva venir voglia di andare in camera sua, sdraiarmi accanto a lui e tenerlo stretto tra le mie braccia per sempre.
Anche questa notte l’ennesima dolcezza  è andata via dopo averlo insultato per bene, per quanto ci provo non riesco a dormire e alle tre del mattino il mio cellulare inizia a squillare “orario insolito per chiamarmi “ penso mentre guardo sullo schermo il nome Natsumi lampeggiare.
Non riesco a fare mente locale e rispondo in preda al panico, ancora mancano due mesi alla fine della gravidanza perché mi chiama a quest’ora?
Dall’altra parte della chiamata sento suo marito che mi chiede di andare in ospedale, le si sono rotte le acque e ha detto che vuole me in sala parto.
Mi alzo dal letto e chiamo a gran voce Akito che si precipita con lo sguardo assonnato e preoccupato
<< Tua sorella … - inizio a farfugliare – dobbiamo andare, dobbiamo andare in ospedale >>
Lui mi prende  dalle spalle e mi chiede cos’è successo
<< PRENDI QUELLA MALEDETTA MOTO E ANDIAMO, HA ROTTO LE ACQUE!! >>
<< Ma è impossibile mancano due mesi… >>
Vado in camera sua e gli prendo una maglietta e un paio di pantaloni da ginnastica, glieli porgo e lui si veste alla velocità della luce.
Dieci minuti dopo sono in sala parto insieme a una  Natsumi che urla e maledice il marito chiedendo di poterlo vedere per staccargli i gioiellini di famiglia con le sue mani … beh questa è la cosa più dolce che ha detto in preda ai dolori del travaglio, so che suo marito la sta sentendo e non posso che sorridere immaginando la sua faccia.
Alle cinque del mattino nasce la piccola Koharu Sana  , giorno 12 Ottobre.
12 Ottobre … Akito …
Esco dalla sala parto in preda a un’angoscia innaturale, Akito non è in sala d’attesa insieme agli altri e inizio a cercarlo per tutto l’ospedale, lo trovo un’oretta dopo nel giardino accucciato a terra in un angolo.
Gli vado vicino e mi inginocchio davanti a lui
<< Aki … >>
<< Oggi … Oggi … Mia sorella … >> dice piangendo
Gli prendo il volto tra le mani e lo costringo a guardarmi
<< Ehi, guardami – inizio a parlargli in modo calmo e dolce, come farebbe una mamma – Natsumi sta bene, non le è successo nulla, sta benissimo e tua nipote è bellissima – gli prendo la mano – vieni a vederla >>
Lui si alza titubante e mi abbraccia, un abbraccio che in se dice molto. Io sorrido e lo stringo forte
<< Non avere paura amore mio, tua sorella sta benissimo – inizio a ridere e lui mi guarda con aria interrogativa – non so se tuo cognato avrà più il coraggio di starle vicino, sai ha minacciato di castrarlo con le sue mani, tua sorella è una forza della natura >>
Inizia a ridere di gusto anche lui, è bellissimo quando ride.
Andiamo in reparto e quando Akito vede la sua nipotina se ne innamora subito, sembra una bambola di porcellana.
<< L’ho chiamata come la mamma, Sana è il suo secondo nome. >>
Gli dice sua sorella e lui sorride, un tacito ringraziamento, mentre prende la piccola in braccio.
Alle sette del mattino torniamo a casa
<< Vado a dormire >> annuncia, gli prendo una manica della maglia
<< Dormi insieme a me ti prego >> gli chiedo e lui mi segue in camera, ci sdraiamo vestiti e lui mi abbraccia
<< Sai perché ho voluto fare l’amore qui? >> mi chiede
<< Era la stanza più vicina al bagno? >> ipotizzo
<< No, tu sei speciale Sana e … non volevo fare l’amore con te dove faccio sesso con le altre >>
<< Non sono pentita >> gli annuncio
<< Dovresti >> mi stringe ancora più forte
<< Io avevo aspettato te, ho sempre aspettato te. >>
<< Sei cocciuta >>
<< Tu lo sei più di me >>
<< Sono felice di essere zio >>
<< Non cambiare discorso >>
<< Sana … non mi perdonerò mai per l’errore che abbiamo fatto >>
<< Non abbiamo fatto nessun errore … >>
<< Ti amo >>
Non gli rispondo, lo bacio e ci addormentiamo.
 
Mi sveglio alle quattro del pomeriggio e nella mia testa riecheggia ancora quel << Ti  amo >> , forse le cose ora si sistemeranno, forse saremo una vera coppia ora. Ho un post-it adagiato sul cuscino accanto al mio, dove avrei voluto trovare Akito, dice che nonostante tutto non possiamo stare insieme.
Eccolo qui il vecchio e cocciuto Akito … non lo sopporto quando fa così … è snervante!!
 
Dopo qualche giorno Natsumi esce dall’ospedale e io vado tutti i giorni a trovarla a casa, non le parlo di Akito e lei non mi chiede nulla. La piccola pretende di essere presa in braccio ogni minuto, ha appena qualche giorno e già è super viziata.
 
Passa un mese, poi due e io inizio a preoccuparmi … il mio ciclo ritarda e non è normale, vado in un negozio e compro un test di gravidanza.
Sono agitata e nervosa, se fossi incinta? Io non sono pronta e Akito andrebbe in crisi mistica … Già la nostra “storia” è un incubo … lui non è cambiato e io soffro inesorabilmente senza farglielo vedere ma lui mi ama e questo per ora mi basta, solo per ora.
Torno a casa con un magone sul petto, entro in bagno e faccio il test, dieci minuti e saprò l’esito.








Chi mi odia?? * alzo la mano * io mi odio molto ahahahahha spero che il capitolo vi sia piaciuto, aspetto con ansia i vostri insulti e le vostre critiche ahahahah seriamente aspetto con ansia i vostri pareri :)
ringrazio come al solito chi legge le mie storie e le splendide ragazze che trovano qualche minuto per recensire i capitoli
p.s. una mia amica mi ha detto che siccome amo Draco Malfoy ho reso Akito simile a lui.... voi che ne dite?? hhahaha un abbraccio a tutti mary :)

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Capitolo 5
*** Lunga attesa ... ***


Sono seduta sul mio letto con il test in mano, non riesco ad aspettare dieci infiniti minuti quindi chiudo il test nel cassetto vicino al letto, resto seduta sul letto con le gambe incrociate per qualche minuto a riflettere, da qualche settimana Akito non ha portato nessuna dolcezza a casa e io mi sento decisamente più libera. Sorrido felice, forse è solo fatalità ma vivere qui mi fa bene anche se spesso mi sento uno schifo. Guardo il cassetto chiedendomi se sono già passati dieci minuti, probabilmente si, fisso il cassetto come se mi aspettassi che per magia si aprisse e quel maledetto test sbucasse fuori proclamando la mia condanna o la mia libertà. Non succede nulla giustamente e io sembro una scema che fissa un cassetto. Mi metto a ridere di gusto e scendo in cucina, accanto alla porta sulla parete c’è ancora il post-it, lo guardo per qualche secondo con lo sguardo spento “dolcezza, tesoro, bellezza, gioia … “ Nomignoli idioti.
Anche a me, mentre lo facevamo, ha dato un nomignolo. Prendo la penna e lo scrivo in fondo alla lista. Amore.
Sorrido e prendo la mia borsa, prendo la macchina e vado a casa di Natsumi, lei mi sorride con in braccio la bimba di due mesi che subito tende le braccine paffute verso di me
<< Vuoi andare da zia Sana? >>
Stilettata al cuore
<< Vieni piccola selvaggia >> la prendo in braccio sorridendo e lei inizia a giocare con i miei capelli scioli tirandoli leggermente a volte.
<< Sana, ho bisogno un favore. Ti stavo per chiamare >> mi dice Natsumi arrossendo
<< Ehi – le sorrido – dimmi tutto >>
<< Dovrei andare a fare delle compere ma la piccola quando usciamo inizia a fare i capricci, ti andrebbe di stare con lei? Ti pago!! >>
<< Spero per la tua incolumità che stai scherzando – le dico seria – vai a fare le tue commissioni che al piccolo mostriciattolo ci penso io. >>
Prende la borsa sorridendo e mi urla un << Grazie >> prima di chiudere la porta.
Ora sono sola con la bimba più bella del mondo, capelli neri e occhi ambrati. Non posso fare a meno di pensare al test nel mio cassetto e d’istinto metto la mano sul grembo, occhi azzurri e capelli biondi o occhi d’ambra e capelli rossi?? Chissà come sarebbe un figlio mio e di Akito … sicuramente il bambino più bello dell’universo.
Sorrido e mi metto a giocare con la piccola.  Passano due ore e Natsumi torna a casa, ci trova nel salotto a terra che giochiamo. Non mi sono resa conto del tempo che passava e mi sento un po’ a disagio a farmi vedere giocare alla mia età.
Chiacchieriamo ancora un po’ mentre la piccola mangia e dopo averla messa nel box per fare il sonnellino vado via.
Non voglio tornare a casa quindi vado in un ristorante a pranzare e la prendo comoda. Ci sto molto tempo a mangiare il dolce mentre rifletto sulla mia vita passata, sul lavoro, sull’ultimo anno di scuola elementare e sulle scuole medie, rifletto sul mio primo bacio e sulla mia prima volta e ciò basta per farmi passare la fame. Pago il conto ed esco, l’aria frizzante di Dicembre mi fa diventare le guance rosse, non fa tanto freddo ancora.
Oggi Akito aveva una lezione di Karate e siccome non so dove andare vado nella sua palestra che casualmente è vicina al ristorante dove ho mangiato.
Mi siedo in un angolo, lui neanche mi ha vista dato che sta sgridando dei ragazzini di cintura bianca. Passo tre ore a guardarlo lavorare e mi perdo nella sua bellezza, una bellezza dannata, una bellezza fuori dal comune.
Prima della fine nella lezione decido di andar via, torno a casa. I problemi vanno affrontati, quindi mi dirigo a passo di carica in camera e apro il cassetto, prendo il test e lo guardo …
Due linee vuol dire che non sono incinta no?  No. Due linee vuol dire che al 90% sono incinta.
Prendo il secondo test che ho comprato oggi e vado in bagno, lo faccio e aspetto gli interminabili dieci minuti.
Due linee.
Due linee.
Due maledette linee.
Sono incinta.
Una parte di me è felice, felicissima, ho sempre sognato di avere figli, l’altra parte mi dice di sbattere la testa contro il muro.
Ora come lo dico ad Akito? Come la prenderà?
Sicuramente mi dirà di abortire e io non voglio …
Sento la porta di casa aprirsi, è lui. Il mio cuore accelera i battiti, stupido cuore.
Va in bagno e apre l’acqua della doccia, questo è il momento buono per scappare.
Scendo le scale e stacco il post-it dalla parete, accanto a “Amore” scrivo qualche riga e appoggio i test, lo adagio sul tavolo e vado via.
Mi dirigo in ospedale, lui non vuole questo figlio e senza di lui non lo voglio neppure io. E’ orrendo lo so, il mio cuore sembra sanguinare ma ho deciso.
L’infermiera mi fa accomodare in sala d’aspetto, accanto a me c’è una donna incinta con il pancione con un’altra bambina entusiasta perché vedrà il fratellino per la prima volta.
<< E’ la tua prima gravidanza? >> mi chiede
<< Si >>
<< La prima è quella che fa più paura, non si sa come comportarsi e si è terrorizzate – dice accarezzando i capelli della bimba – ma è splendido sentire dentro di se una vita, un bimbo che ha voglia di vivere. E’ la sensazione più bella del mondo >> finisce il suo monologo accarezzandosi la pancia
<< Purtroppo io non ho un compagno con cui dividere questa gioia – dico quasi piangendo – ci siamo lasciati da poco >>
<< Cara – mi dice triste accarezzandomi un braccio comprensiva – anche mio marito mi ha lasciato quando ha saputo del nuovo arrivato ma sai una cosa? Io questo bimbo lo voglio e noi donne sappiamo essere sia madri che padri, noi siamo forti, siamo guerriere. Non scordarlo mai. >>
<< Kurata >>
L’infermiera mi chiama e io non so cosa fare …
Alla fine decido.
Pov Akito
Amore … sono incinta, stai tranquillo sto andando in ospedale. Tornerò a casa da mia madre e in questi giorni farò venire qualcuno a prendere le mie cose. Addio amore mio.
Le lacrime solcano le mie guance, la mia Sana è incinta, io sono il padre e … non vuole il bimbo.
Sono seduto da un po’ e guardo i test di gravidanza positivi davanti a me.
Preso da un impeto di rabbia mi alzo scaraventando tutto a terra e prendo il casco della mia moto. Mi fiondo in ospedale correndo ed evitando molti incidenti, per fortuna. Arrivo sulle scale dell’ospedale e lei sta uscendo, mi fissa sconvolta e io so che già l’ha fatto.
La prendo per le spalle e con tutta la rabbia che ho addosso la scuoto urlandole contro che non doveva farlo, lei mi blocca e mi sorride
<< Non ho abortito. Una signora mi ha fatto aprire gli occhi. Tu non vuoi stare con me e va bene. Il bimbo lo tengo ma torno a vivere da mia madre. Divertiti con le tue ragazze. >>
Va via, prende la macchina e va via, via dall’ospedale ma soprattutto va via da me.
Questa nuova consapevolezza mi distrugge, ricordo nove anni fa, quando ero ancora un bambino, non andai a salutarla all’aeroporto. Rimasi chiuso in camera mia a piangere perché non volevo lasciarla andare, oggi sarà diverso.
Salgo sulla mia moto, inizio a correre all’impazzata dietro la sua macchina, arrivo a un incrocio e a destra vedo una luce accecante …un dolore lancinante in un punto indefinito del mio corpo, o forse in tutto il corpo … poi il buio.






Chiedo perdono a chi ieri magari si aspettava il mio capitolo ma  non ho avuto tempo e poi volevo trovare un "buon" finale di capitolo per mantenere la curiosità e dannnarci un pò ahahhaha 
Come al solito ringrazio chi segue la mia storia e chi trova qualche minuto per recensirla, i commenti mi fanno sempre estremamente piacere :) 
ricordo (anzi lo dico per la prima volta) che tempo fa creai una pagina fb "mary000- efp" , la mia intenzione era poter avere nuove idee anche grazie a voi, se vi va passate :) che altro dire? credo nulla, non arrabbiatevi troppo con me eh ahahahah un abbraccio caloroso a tutte, mary :)

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Capitolo 7
*** Lacrime... ***


Passo la notte a casa di mia madre, lei nel vedermi a casa si è insospettita ma non ha voluto farmi domande e io sono felice così.
Sono nella mia cameretta, nel mio letto, e se non fosse per la consapevolezza che dentro di me sta crescendo una vita potrei dire di sentirmi bambina.
Passo la notte sveglia ad accarezzarmi la pancia ripetendo come una nenia “sono una guerriera, sarò sia la tua mamma sia il tuo papà”, sorrido ogni volta che finisco di sussurrare questa frase, più a me stessa che al piccolo. Mi sento felice, non felice come quando da bambina ricevevo il regalo che tanto desideravo, non è neanche quella felicità che mi ha pervasa nel momento in cui sono tornata in Giappone dopo nove anni, non è paragonabile neanche lontanamente alla felicità della mia prima volta, no, questa è una felicità più profonda. La felicità di portare dentro di se una vita, una nuova vita che già da ora sta lottando. È una felicità strana perché è mista a paura e angoscia, forse sarò strana io.
Ormai le prime luci del mattino iniziano a penetrare dalla tenda rosa pallido della mia stanzetta e io decido che è ora di dormire un po’, mi metto a pancia in giù e penso a come sarà dormire quando avrò il pancione, chiederò a Natsumi. 
Dormo qualche ora e quando mi sveglio il sole è già alto nel cielo, saranno le dieci o le undici. La casa è avvolta in un silenzio penetrante che mi fa quasi preoccupare, strano che mia madre non mi abbia svegliata, di solito lo faceva sempre, che da quando ha la sua bella storia d’amore sia cambiata? Mi metto a ridere per la scemenza che ho appena pensato, neanche mille uomini riuscirebbero a cambiare mia madre, ma forse suo padre … lui con me ci è riuscito … scuoto convulsamente la testa come se sperassi che in questo modo i pensieri che mi legano a lui riescono a trovare una via di fuga dal mio cervello, vado in bagno a prepararmi e scendo in cucina.
La cucina è deserta solo un bigliettino
Sana, torneremo a casa per cena.
Ti voglio bene, la mamma.
Bene!! Sarò sola tutto il giorno … prendo il cellulare per controllare l’ora e vedo ben venti chiamate perse, arriccio le sopracciglia dallo stupore e guardo chi mi ha chiamata, dieci chiamate Natsumi e dieci la mamma.
Perché tutte queste chiamate? Chiamo Natsumi un paio di volte ma non mi risponde … strano … chiamo mia madre e al primo squillo risponde
<< Tesoro stavo per chiamarti io >> sento in sottofondo la piccola Sana che frigna
<< Mamma dove sei?? >>
<< A casa di Natsumi, sto tenendo sua figlia … lei … è corsa in ospedale stanotte >>
<< ODDIO MAMMA PERCHE’?? CHE E’ SUCCESSO?? >> inizio ad agitarmi
<< Sana – inizia lei con la voce calma e pacata, io mi agito ancora di più, quando usa questo tono vuol dire che è successo qualcosa di grave – sta venendo il padre di Natsumi a prenderti per portarti all’ospedale, ti spiegherà lui >>
Mi chiude la chiamata in faccia e io corro come una pazza e inizio a prepararmi, appena si apre la porta d’ingresso io sono già pronta, l’uomo  che ho davanti è di un pallidume innaturale, gli occhi arrossati dal pianto forse. Sicuramente è successo qualcosa di molto grave.
Non mi saluta e non mi parla finché non siamo in macchina già in viaggio verso l’ospedale
<< Vedi – inizia –ieri sera hanno chiamato Natsumi dall’ospedale, lei ha subito chiamato te e siccome avevi lasciato il telefono in cucina con la vibrazione non hai sentito, così stamattina ha chiamato me, non so come dirtelo … Akito ieri sera ha avuto un incidente >>
Il mio cuore si ferma per un attimo.
Il mio Akito ha avuto un incidente?
Non gli rispondo, troppo scossa anche solo per dire “a” e lui continua
<< Correva con la moto e a un incrocio una macchina lo ha investito. Aveva il casco quindi probabilmente non avrà subito lesioni celebrali gravi, ma ha un paio di ossa rotte … non sarà uno spettacolo piacevole vederlo ma … credo che lui ti avrebbe voluto al suo fianco >>
Annuisco lentamente, si io gli starò affianco.
In macchina cala un silenzio agghiacciante, entrambi persi nei nostri pensieri finchè non arriviamo all’ospedale.
Salgo i gradini con il cuore in gola e attraverso i vari corridoi bianchi con l’angoscia nel cuore, arriviamo in rianimazione
<< Hayama – dice un’infermiera – camera 307 >>
Attraverso il lungo corridoio e arrivo davanti alla porta 307 … prendo in mano il pomello e lo giro molto lentamente, la porta si apre e io entro lentamente.
Akito è nel letto, ha tubi ovunque ed è pallido, sembra dormiente.
Natsumi gli sta accanto accarezzandogli i capelli e parlandogli, appena mi vede i suoi occhi si riempiono di lacrime e mi viene incontro abbracciandomi
<< E…’ in… coma, i medici… non sanno… quando… e se si… risveglierà… ma dicono… che forse… ci sente… >>
Inizio a piangere silenziosamente e cercando di avere voce ferma
<< Vai a casa Nats. Tuo padre ti sta aspettando, sto io con Akito >>
Lei annuisce e dopo aver fatto una carezza al fratello e avergli dato un bacio sulla fronte va via in lacrime.
Resto dietro la porta per qualche istante, fisso il mio Akito che dorme, immobile, l’unica cosa che mi fa capire che è ancora vivo è il leggero incresparsi delle lenzuola vicino al suo addome, respira. Mi avvicino lentamente guardando le macchine, guardo subito quella dei battiti cardiaci e poi lo guardo in viso, perché sei qui?
Gli do una lieve carezza sulla fronte e mi siedo sulla sedia accanto al letto.
Gli prendo la mano e resto così a fissarlo stringendogli la mano per non so quanto tempo, poi inizio a parlargli, gli chiedo scusa per come mi sono comportata.
<< Perdonami se ho fatto irruzione a casa tua, perdonami se non ti ho ascoltato e ho fatto come al solito di testa mia. Perdonami per tutti gli errori che ho commesso con te, forse ora non saresti qui se io non fossi tornata. – inizio a piangere – perdonami Aki, perdonami. Ti prego riprenditi, svegliati. Ho bisogno di te, abbiamo bisogno di te – gli poggio la mano sulla mia pancia – nostro figlio ha bisogno di te. Io senza di te non vivo – ora la mia voce si fa dura mentre piango – svegliati bell’addormentato e fammi vedere di nuovo i tuoi occhi bellissimi, gli occhi di cui mi sono innamorata.  SVEGLIATI MALEDIZIONE >>
Niente. Lui non si muove e io continuo a piangere disperata.
Il tempo passa e io non mi rendo conto di nulla, tengo stretta la sua mano grande nelle mie che sono nettamente più piccole, come se questo bastasse a farlo restare qui con me. Lui è immobile.
I giorni passano e io torno a casa solo per fare la doccia e cambiarmi. Passo tutto il giorno in quella camera d’ospedale, gli parlo e gli canto qualche canzone. Lui non si muove e non da segno di volersi svegliare. Più passano i giorno e più i medici sono convinti che ormai non c’è più niente da fare, ma noi non ci arrendiamo. Ho detto a tutti che sono incinta, qui, in questa stanza, davanti a lui.
Faccio qualche ecografia qui in ospedale, nostro figlio dovrà giocare insieme a suo padre.
Passa un mese.
Siamo tutti nella stanza di Akito quando lui muove una mano.
Il mio cuore accelera i battiti, dopo aver mosso quella mano muove tutto il braccio. Suo padre chiama un medico che corre subito.
Si sta svegliando.
Lentamente inizia ad aprire gli occhi e io sono in lacrime. Ha lottato. Lui ha lottato per tornare da noi.
Si guarda intorno spaesato, ci guarda in faccia a uno e uno e il suo viso si contrae in una smorfia.
Suo padre cerca di parlargli ma lui lo guarda come se non lo conoscesse.
Poi dice una frase e nel momento esatto in cui quelle parole escono dalle sue labbra io mi sento morire.
<< Chi siete? >>




Ciaoooo a tutteeeeeee :) quindi, dico subito (a chiunque mi odia) che sta tempesta deve passare no? Credetemi se vi dico che a volte mi odio da sola ma poi penso ai libri di innamorata di un angelo e a confronto della scrittrice io sono un angioletto credetemi ahahhah quindi, il capitolo a me personalmente piace molto. Ho solo una domanda da farvi : questi "salti temporali" vi piacciono? Descrivo troppo poco?
lo so sono due domande però vorrei sapere cosa pensate così posso migliorarmi :) 
come al solito ringrazio chi recensisce, chi segue la mia storia e chi l'ha messa tra le preferite.
Vi mando un abbraccio grande grande grande. mary :)

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Capitolo 8
*** Mi manchi... ***


<< Chi siete? >> CHI SIETE?? MA SIAMO IMPAZZITI?? Se non fossimo in ospedale e non avessi aspetta un mese per sentire di nuovo la sua voce lo prendererei a calci e cazzoti. Ok Sana respira e rilassati non ti ha mai fatto bene innervosirti. 
Nella sala d’attesa il silenzio è insopportabile, penso che impazziró se continuo a vedere tutti con quelle facce da funerale, caspita si è svegliato!! Prendo l'mp3 dalla borsa e lentamente snodo le cuffie, mi sono sempre rilassata facendolo, dopo mezz'ora riesco a mettere le cuffie nelle orecchie e metto su una canzone qualsiasi. Sono qua seduta da tre ore e il senso d'impotenza che provo mi fa agitare. Agito la testa energicamente sperando di smettere di pensare e gli occhi di tutti si sposano dalla posta della sala d'attesa a me per tornare subito a quella maledetta porta. Odio stare qua dentro senza fare nulla, aspettando uno di quei dottori che gentilmente muova il culo per dirci cosa succede. Nulla. Quei tizi vestiti di bianco non si decidono ad entrare. Questo mi fa arrabbiare e mi alzo di scatto
<< Io non so come fate a stare tutti seri e calmi quando sono tre ore che qua non ci dicono nulla >> cerco di dire con calma ma purtroppo la mia voce è troppo agitata ed esce dalla mia gola stridula e molto più alta di quel che desideravo. 
<< Lo sai che nel tuo stato non dovresti agitarti >> 
E tu sai che strozzerei te come strozzerei tuo figlio?? << Non sono per niente agitata >>
<< Da piccola eri un'attrice migliore lo sai? >>
Mi giro di scatto e lo vedo sorridermi in modo sfacciato seduto sulla sedia a rotelle con un braccio e una gamba ingessati. 
Io resto a fissarlo, che tre ore fa ci abbia presi in giro?? Poi un medico si avvicina a Nats e le pone un album di foto.
<< Non ha dimenticato nulla solo l'impatto ha reso il suo cervello … come dire … confuso …  piano piano entro qualche mese ricorderà tutto e voi cercare di stimolare i suoi ricordi senza attaccarlo. Tra qualche giorno potrà tornare a casa, estremo riposo mi raccomando. >> 
Tutto qui?? Tre ore a fargli vedere foto?? Ora posso picchiarlo quindi?? 
Non riesco a stare qua e vederlo senza poterlo abbracciare e baciare, non lo guardo in faccia e vado via passandogli accanto, noto di sfuggita le sue sopracciglia alzarsi in segno di confusione ma non voglio tornare indietro sento un senso di nausea arrivarmi in gola, troppo stress. Ho bisogno di aria, odio vomitare. Esco nel cortiletto e mi siedo su una panchina. 

POV AKITO
Che Sana è strana l'ho sempre saputo ma … boh … odio gli sguardi di tutti su di me, odio il non ricordare quasi nulla, se chiudo gli occhi vedo una luce che mi abbaglia … mi fa paura. Vorrei tanto sapere come sono finito qui ma non ho il coraggio di chiedere, prima o poi me lo diranno.
Mia sorella mi abbraccia piangendo e io le accarezzo i capelli con la mano buona
<< Ci hai fatto prendere un colpo >> singhiozza
<< Scusa >> sussurro abbassando lo sguardo << Mi fai male al braccio >> 
Si stacca da me e iniziano a parlarmi, Natsumi  mi fa vedere le foto della sua bambina mi bombarda la testa d'informazioni. 
Dopo un pó mi riportano in camera e io non vedo l'ora di dormire, sono distrutto ho mal di testa e sono nervoso perché Sana non si è più fatta vedere e io avrei voluto tanto parlare con lei. Mio padre mi lascia un cellulare con tutti i numeri di amici e parenti salvati. 
Passa ancora qualche ora prima di ritrovarmi solo in questa stanza d'ospedale. Il silenzio è un balsamo per le mie orecchie e chiudo gli occhi per goderlo di più ma quella luce mi fa accelerare il battuto cardiaco e li riapro immediatamente, il sangue mi si è ghiacciato nelle vene. Stanotte dormiró? Prendo il telefono e scorro la rubrica, ecco, le mando un messaggio.
“Ciao”
Attendo minuti che mi sembrano ore e ore
“Come ti senti?”
Sorrido
“Meglio, perché non ti sei fatta vedere?”
“Avevo da fare” 
“Cosa?”
“… Cose mie”
“Non posso saperlo?”
“No//
Perché mi hai scritto?”
“Volevo parlarti”
“Parla”
Che le dico? Non ne ho idea. In realtà volevo solo sentirla …
“Mi manchi” 
Mi risponde con dei puntini, la odio quando fa così. Davvero è così ottusa??
“Domani vieni a trovarmi?”
“Non lo so, ho un appuntamento”
Mi si mozza il fiato in gola, ha un fidanzato?
“Vorrei davvero vederti, cerca di passare anche dieci minuto” non andare più via da me…
“Cercheró, buona notte”
“Buona notte” 
Chiamo un'infermiera mentre appoggio il telefonino sul piccolo comodino e le chiedo qualcosa per dormire, le dico di quella luce e lei annuisce e mi passa qualcosa in un bicchiere che mi fa calare le palpebre e lentamente mi rilasso.

POV SANA
Gli manco… rileggo i suoi messaggi e sorrido stringendomi nella sua felpa che ha il suo profumo addosso. Mi addormento beandomi di questo aroma così dolce e aggressivo allo stesso tempo, sa di lui e mi basta per darmi la serenità di cui ho bisogno in questo momento.  La mattina un raggio di sole impertinente mi abbaglia le palpebre ancora chiuse e mi alzo stancamente, in cucina mia mamma sta preparando la colazione, mi sembra di essere tornata bambina, mi sorride e mi porge il piatto e io stancamente inizio a mangiare

<< Che programmi hai per oggi? >>
<< Ho la visita dal ginecologo >>
<< Passa da Akito poi, gli farà bene vederti >>
Annuisco continuando a mangiare svogliatamente.
Rileggo un paio di volte i messaggi tra un boccone e l'altro. Poi vado a lavarmi, a vestirmi e prendo le chiavi della macchina. Esco di casa e l’aria fresca mi accarezza le guance, una nuova giornata ha inizio.


Ciao a tutteeeee sono tornata!! Scusatemi per l'assenza. Il capitolo è corto, perdonatemi anche per questo, spero che Vi piaccia lo stesso. Come al solito mi farà piacere sapere cosa ne pensate, Vi abbraccio forte, mary

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Capitolo 9
*** Io gli ho detto una bugia... ***


POV Sana
Il ginecologo è un tipo simpatico, misura la circonferenza del melone che ho per pancia e fa una battuta del tipo "le angurie non si mangiano intere", sorrido per cortesia più che altro è quando mi mette la crema per l'ecografia rabbrividisco e sobbalzo, sono sovrappensiero e si vede abbastanza bene. Vedo il piccolo sullo schermo, mi emoziono e senza volerlo mi scende qualche lacrima che asciugo subito con il dorso della mano. Come lo avrei detto ad Akito? Non posso dirglielo, non ora. La visita finisce e il ginecologo mi dice che sta andando tutto bene, il bambino cresce bene e io sono più che felice. Esco dallo studio e salgo in macchina, senza pensarci mi dirigo in ospedale, salgo le scale bianche con il cuore a mille e busso alla porta della stanza, Nats mi apre e sorride, Akito dorme e io e lei facciamo una passeggiata in cortile. Parliamo del più e del meno, le racconto della visita e lei mi racconta qualcosa della piccola Sana. 
≤≤ Nat senti io non voglio dire ora a tuo fratello che il bimbo é suo≥≥ le dico in tono serio e convinto, aspetto una reazione molto negativa da parte sua che con mio stupore non arriva
≤≤ Capisco ≥≥ dice semplicemente e io resto a bocca aperta per lo stupore
≤≤ lo stavamo perdendo e credo siameglio non stressarti più di quanto già non lo é. Il fatto che ancora non ricorda tutto perfettamente lo fa incazzare e vuole tornare a casa, neanche la visita dei suoi studenti gli ha fatto venire il buon umore ≥≥ mi dice preoccupata, io annuisco e insieme rientriamo nella stanza dove due occhi ambrati mi scrutano
≤≤ ciao Sana ≥≥ la sua voce mi fa venire i brividi e le farfalle allo stomaco 
≤≤ ciao Akito ≥≥ rispondo sorridendo


POV Akito

É bella, bella da mozzare il fiato. In questo preciso momento mi sento sereno. Solo con lei qui vicino a me. Si siede e inizia a parlare, é nervosa e io non posso fare a meno di sorridere.



Passano alcuni giorni e anche i ricordi più recenti iniziano a riaffiorare, Sana mi aiuta e mi ricordo che siamo coinquilini, ricordo che ho sognato di fare l'amore con lei e mi sento frustrato perché avrei voluto fosse successo davvero. Torno a casa e Sana mi paga l'affitto, non so cosa fare con i soldi quindi li metto da parte. Sana é molto dolce con me, mi prepara i pasti, mi aiuta a cambiarmi e la notte quando ho incubi passa per rassicurarmi.

Passano ancora alcuni giorni e io decido che é arrivato il momento di riaprire la mia scuola di Karate, non é facile insegnare con i gessi ma per fortuna ho due allievi molto avanzato che fanno vedere le mosse mentre io sto seduto a spiegare. La mia vita lentamente sta tornando alla normalità e io mi sento realizzato. La mia nipotina cresce a vista d'occhio e non posso fare a meno di pensare a quanto sarebbe bello essere anche io padre, avere una famiglia mia insomma. Questi sono pensieri che ogni tanto mi passano per la mente ma sono cose mie, non le dico a nessuno. 

Sana con il passare dei giorni diventa sempre più strana, passa molto tempo in bagno e io inizio seriamente a preoccuparmi. 

≤≤ tutto ok?? ≥≥ le chiedo una sera dopo che é scappata per il bagno

Annuisce 

≤≤ cos'hai?? ≥≥ le chiedo 

≤≤ ti devo dire una cosa ≥≥ annuncia

Declutisco e le indico la poltrona, lei si siede comodamente e noto un accenno di pancia gonfia

≤≤ aspetto un bambino Akito ≥≥

Aspetto che mi dica che é mio ma... Non lo dice, mi guarda seria senza aggiungere altro ...

≤≤ chi é il padre?? ≥≥ chiedo so speranzoso

≤≤ il mio ex ≥≥ dice senza mostrare alcuna espressione

Resto impalato come una statua, qualcun'altro ha osato toccare la mia Sana!! Ma cosa mi aspettavo?? É una donna e avrà avuto mille esperienze. Ma perché é qui?? Lui non ha accettato il nascituro?? 

≤≤ Conta su di me per crescere il piccolo ≥≥ le parole escono sole e lei ha gli occhi lucidi, si butta sul divano con la testa sul mio addome e piange.


POV Sana

Perdonami Akito, perdonami per averti mentito ma non é il momento di dirti la verità.

Grazie Akito, il nostro piccolo avrà un papà e farò in modo di non perderti più

≤≤ non portare più ragazze a casa ≥≥ gli chiedo e lui annuisce non capendo bene di cosa parlo, gli racconto del periodo che mi ha fatto passare e lui comprende e mi promette che non avrà altre, dice che mi ama, mi bacia e io sono felicissima anche se... Io gli ho detto una bugia.





Lo so sono mancata per molto tempo, ho avuto molte cose da fare ta cui un trasloco, vari problemi e nessuna ispirazione. Non so come classificare il capitolo spero vi piaccia. Una piccola richiesta, vorrei vedere la storia interattiva, avevo pensato che, se siete disposte, potete mandarmi in messaggio privato una vostra idea per il capitolo successivo da questo in poi, io userò le vostre idee e ogni settimana cercherò di farvi avere il capitolo che ne dite?? Scrivetemi di quale storia mi state suggerendo (vorrei farlo anche per altre storie se volete potete darci un'occhiata) che dire altro?? Spero che vi piaccia, mi farebbe piacere una vostra opinione e anche i vostri consigli, un abbraccio grande, Mary :)

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