Il fratello di Taiga

di MrRaider
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 - FINALE ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Capitolo 1

Indian Wells. USA. Migliaia di persone circondavano lo stadio di tennis del torneo, pronti ad assistere alla seconda semifinale: lo spagnolo Rafael Nadal contro il giovane giapponese Roku Aisaka.

Mentre gli spettatori si sedevano nei loro rispettivi posti, Roku era ancora negli spogliatoi, mancava solo lui. Un ragazzo di 17 anni, capelli biondi, occhi castani; ha passato la maggior parte della sua infanzia giocando al suo sport preferito, il tennis. Dopo tanti sacrifici era vicino ai suoi sogni tanto sperati: diventare un tennista professionista, arrivare numero 1 al mondo e battere il suo idolo, Roger Federer, che aveva vinto la prima semifinale del torneo e aspettava il vincitore della seconda semifinale. Vestito con un completo leggero bianco, era seduto sulla panchina degli spogliatoi, guardando la sua racchetta.

 “Posso farcela! Posso farcela!” diceva a se stesso.

Si alzò, mise la racchetta nel borsone ed entrò in campo: vide migliaia di persone che urlavano, chi incitava Nadal e chi incitava lui; sorrise ed alzò la mano per salutare il pubblico. Finito il riscaldamento iniziò la partita: dopo un primo set a favore dello spagnolo 6-4, Roku prese il secondo set 6-3, arrivando al terzo in vantaggio 5-4. Aveva un match point, ed era vicino alla finale, gli mancava un punto e ce l’avrebbe fatta.

Servì, ma sbagliò la prima e dovette fare la seconda. Sentiva il suo cuore rimbombare, l’ansia che scorreva dentro di se mentre faceva rimbalzare la palla con la mano al suolo, in attesa di trovare la concentrazione e il momento giusto per servire.

Lanciò un servizio leggero e Nadal ne approfittò sparandogli un dritto: la pallina era velocissima, talmente veloce che il ragazzo non riuscì a prenderla, perdendo il match point. Il game finì a favore dello spagnolo che vinse anche il terzo set 7-5 dopo due ore di gioco.

“Game, set and match Nadal!!” urlò l’arbitro mentre Rafael esultava nel campo. Si avvicinò alla rete, strinse la mano ad Aisaka e all’arbitro e tornò ad esultare al pubblico. Roku intanto tornò alla sua panchina, mise la racchetta nel suo borsone ed uscì dal campo, non prima di firmare qualche autografo ad alcuni suoi fans.

Il giovane tornò negli spogliatoi, si sedette e si asciugò la faccia con un asciugamano, per poi appoggiarselo nella nuca. Dopo qualche minuto entrò il suo allenatore; non era triste, anzi, era contento del risultato.

“Stai tranquillo, hai giocato un ottima partita! Scommetto che andrà meglio la prossima volta!”

Già, la prossima volta pensò il tennista.

“Non lo so Tom, penso che dovrei staccare per un po’…” disse lui.

“Come?! Non puoi lasciare il tennis! Abbiamo lavorato tanto insieme e guarda dove sei ora!!” affermò lui, ma fu interrotto da Roku.

“Aspetta aspetta Tom! Hai frainteso! Ascolta: non voglio abbandonare il tennis, per chi mi hai preso? Dico che dovrei prendermi una piccola pausa, voglio continuare ad allenarmi ovviamente, ma ho anche intenzione di finire la scuola. Sarà il mio ultimo anno. Inoltre fra un po’ avrò una nuova sorellina, perciò voglio stare anche vicino alla mia famiglia” spiegò Roku.

Quello che voleva era un periodo di calma, staccare un po’ da tutti quei tornei che lo costringevano a viaggiare costantemente per il mondo, nonostante faceva quello che gli piaceva. Voleva una pausa.

“Mhh… Capisco. Però vorrei sapere per quanto tempo…”

“Forse 2, o magari 3 mesi”

Il suo allenatore camminò avanti e indietro per gli spogliatoi, pensieroso; passò circa un minuto e gli diede la sua risposta:

“E va bene. Allora vai. E salutami la tua famiglia.”

“Senz’altro Tom”

Dopo questa conversazione, Tom uscì dallo spogliatoio, mentre il ragazzo tornò all’ hotel. Si fece una doccia, si mise una maglietta verde, jeans lunghi e delle scarpe sportive nere; dopo una cena veloce andò all’aeroporto, dove prese subito il primo volo per tornare nel suo paese, il Giappone, a trovare la madre.


***


La mattina seguente giunse a casa della madre, così suonò il campanello. Nessuna risposta. 

Forse sarà già in ospedale pensò.

La chiamò al suo cellulare, ma gli rispose un'altra persona.

“Pronto?”

“Salve. Sono il figlio della signora Aisaka, vorrei parlare con…”

“Roku?!”

“Taiga?! Non dovresti essere…”

“Sono tornata da mamma, ho deciso di mettere in chiaro alcune cose con lei, e non potevo di certo perdermi la nascita della nuova arrivata”

“Dove sei?”

“In ospedale. Credo che manchi poco.”

“Ok, sto arrivando!”

Chiuse il telefono e chiamò subito un taxi di passaggio.

“All’ospedale!” disse al tassista.

***


Arrivato all’ospedale, chiese ad un infermiera della signora Aisaka. Saputa la stanza, corse subito, era quasi arrivato quando urtò qualcuno. Era più bassa di lui, aveva un vestito nero con un fiocco bianco, una gonnellina nera, scarpette dello stesso colore e aveva dei lunghi capelli biondi. Era la sua sorella gemella, Taiga. La ragazza alzò lo sguardo e lo vide. A parte il colore dei capelli era completamente diversa dal fratello, non solo di fisico, ma anche di carattere. Nonostante ciò era la persona con la quale era più affezzionata.  E' cresciuta insieme a lui. Ha condiviso tutto insieme a lui, fino a quando non se ne andò.

“Roku!!” esclamò felice, cercando di trattenere le lacrime.

“Ciao sorellina” gli rispose in modo affettivo.

I due si strinsero in un forte abbraccio, non si poteva certo biasimarli dopo un anno che non si vedevano più, da quando lei si allontanò dalla famiglia a causa del padre che entrambi chiamavano come "vecchio disgraziato". Finito l'abbraccio Taiga prese per mano il suo fratello e lo portò nella stanza della madre, dove quest’ultima distesa nel letto teneva in grembo la sua nuova figlia.

“Ciao mamma” salutò il figlio.

“Roku, ce l’hai fatta”. La donna fece scendere una lacrima di felicità alla vista del figlio, che non vedeva anche lei da tempo. Il ragazzo si avvicinò alla madre, le diede un bacio sulla fronte e vide lo splendore che aveva fra le braccia.

“E’ bellissima” disse lui.

Roku, Taiga e la loro madre erano riuniti alla vista del nuovo membro della loro famiglia.

“Benvenuta, Aki”



 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2

I 3 giorni successivi furono dedicati alla piccola Aki. Roku per l’occasione rincontrò vecchi suoi parenti, tra cugini, zii, nonni, qualche vecchio amico e fece anche la conoscenza del nuovo marito della madre nonché padre naturale di Aki.

Sempre meglio di quel vecchio disgraziato pensò non appena lo conobbe.

Ovviamente tutti si congratularono anche con lui per il suo successo ottenuto nel mondo del tennis.

Il ragazzo così decise di rimanere per un'altra settimana con la sua famiglia, per cui andò a stare nella loro casa. Quei 3 giorni erano passati così in fretta che non era riuscito ad avere un po’ di tempo per parlare da solo con Taiga.
Chissà cosa avrà fatto quest’anno… continuava a pensare, ma Roku voleva anche sapere perché era tornata. Per mettere in chiaro alcune faccende con la madre? No, non era da lei.

Era sabato notte. Era seduto sul divano del salotto e guardava il canale dedicato al tennis, dove si parlava della finale di Indian Wells, finita con la vittoria di Federer contro Nadal. Prima o poi sarebbe riuscito a giocare contro Federer, prima o poi…
Ad un trattò sentì una porta chiudersi dietro di lui, così si girò e vide la sorella.

“Aki sta dormendo?” le chiese.

“Mh-mh” disse annuendo. “Vuoi qualcosa da bere?”

“Una CocaCola, grazie”

Taiga andò in cucina, prese due CocaCola e tornò in salotto, passò la bevanda al fratello e si sedette vicino a lui. Ci fu un lungo silenzio, che però fu rotto da Taiga.

“Non ci sei ancora riuscito vero?” gli chiese lei.

“No, ma c’ero quasi. Un punto. Ero a tanto così da arrivare alla finale e a giocare contro di lui. Però non mi scoraggio. Ci saranno altre occasioni dopotutto.
Però ora vorrei prendermi una pausa.”

“Una pausa?”

“Già. Questo continuo viaggiare mi sta affaticando molto. Voglio alternare i miei allenamenti con gli studi, farmi un ultimo anno da liceale.”

Stavolta fu il turno di Roku.
Ora è la volta buona

“E tu, sorellina?  Come ti è andata quest’anno? Alla fine sei riuscita a conquistare Kitamura?” le chiese.
Ma Taiga si limitò a chinare il capo, evidentemente non ne voleva parlare. Il fratello riprese a parlare. “Capisco… Beh, non per farti arrabbiare ma… te l’avevo detto che non era la persona giusta per te…”

All’udire le parole del fratello Taiga si voltò verso di lui, con un sguardo serio, ma era strano. Non era lo stesso sguardo da ragazza arrabbiata che faceva di solito… Era qualcosa di diverso. “Infatti non lo è!” gli rispose duramente.

“Eh?” esclamò, rimasto sorpreso dall’espressione della sua gemella.
“Che intendi?” le chiese.

Taiga riabbassò lo sguardo, e rispose piano.
“C’è… C’è un altro…”

“Ohhh, e dimmi, come si chiama?”

Passò un altro lungo silenzio, e Roku dovette aspettare un po’ la risposta di Taiga, che alla fine glielo disse.
“Ryuuji. Takasu Ryuuji. Ci siamo conosciuti durante l’inizio dell’anno scolastico. Era innamorato di Minorin, e io di Kitamura; così decidemmo di aiutarci a vicenda. Ogni giorno andavo a casa sua. A pranzo. A cena. Mi ha aiutata e mi è stato vicino nei momenti più difficili. Col tempo siamo diventati sempre più amici, fino a quando…”
Così gli raccontò della sua storia con Ryuuji, di come sono scappati dalle loro madri, di come hanno intrapreso la loro fuga d’amore… fino a quando Taiga, all’insaputa del ragazzo,  decise di tornare dalla madre, non perché non lo amava, anzi, lo amava con tutto il suo cuore, ma per cercare davvero di mettere in chiaro le cose con la sua famiglia. In questo modo avrebbero potuto condividere la loro felicità con tutti.

Roku per la prima volta vide sua sorella che parlava in quel modo di una persona a lei cara. Lui conosceva meglio di tutti Taiga, ma quello era un lato di lei che non aveva mai visto.
Da come parla si direbbe che ama fortemente quel Takasu pensò. Ma per lui non era ancora chiara una cosa: perché allontanarsi in questo modo dal suo fidanzato? Una domanda a cui forse non poteva rispondere.

“Da quanto tempo ti sei allontanata da lui?”

“Un mese…”

“E ti manca?”

“Sì…”

***


La settimana con Taiga, Aki, la madre e il suo compagno passò velocemente, perciò Roku ora doveva andare e ricominciare la scuola. Ma non voleva solo quello. Dopo aver sentito la storia di Taiga, decise di iscriversi nel suo istituto. Voleva conoscere quel Takasu.
Era pomeriggio, e mentre preparava le proprie valigie, arrivò Taiga, che gli parlò.

“Dove andrai?”

“Nella tua scuola. Ho già preparato l’iscrizione, quindi mi serve il tuo appartamento”

“C-c-cosa?!” esclamò la sorella, iniziando a balbettare alla notizia del fratello.

“P-p-perché?”

“Perché? Beh, semplice: voglio conoscere Takasu. Devo pur sapere con chi si vede mia sorella no? E voglio anche assicurarmi che non ti stia tradendo”

“Questo non lo farebbe mai! Non lui. Non il mio Ryuuji. Però aspetta!! Ti chiederanno di me!”

“No, non lo faranno. Dirò soltanto che non ti vedo da un anno e avevo intenzione di finire gli studi. In altre parole: noi due non ci siamo mai visti.” Disse facendole l’occhiolino.

Taiga non era tanto sicura riguardo a ciò, ma non poteva certo fermarlo; così gli porse le chiavi del suo appartamento mentre lui preparava il borsone con dentro la sua attrezzatura sportiva.

“Oh, è arrivato il taxi! Bene, è ora che io vada!” disse lui.

Uscì e prima di salire salutò la sua famiglia: abbracciò Taiga e la madre, diede un bacetto alla piccola Aki e strinse la mano al suo nuovo patrigno.

“E’ stato un piacere conoscerla”

“Il piacere è mio. Spero di rivederti presto”

“Anch’io”.

Entrò in taxi, e diede la destinazione al tassista

“Alla stazione metropolitana, per favore”

Mentre l’auto partiva si girò al finestrino, e vide la sua famiglia che lo salutava. Lui ricambiò, e nel frattempo li vide sempre più piccoli, mentre egli si allontanava, diretto alla stazione.

***


Dopo tre ore di viaggio sulla metropolitana si era fatta notte e arrivò alla destinazione. Vide davanti a se un palazzo lussuoso abbastanza grande, con di fianco una piccola casetta.

Roku entrò nel palazzo e andò nell’appartamento della sorella.
“Almeno quel vecchio bastardo ha dato un appartamento decente a Taiga, anzi più che decente, è perfetto!” si disse. Ad un tratto si ricordò il giorno in cui la gemella se ne era andata, da allora non ha più perdonato il padre, lo odiava ancora. Per lui è stato un colpo al cuore non vederla più.

Ci mise una mezz’ora a perlustrare  e a mettere le sue cose a posto. Ma mentre si diresse in quella che doveva essere la camera di Taiga, sentì la porta di ingresso aprirsi bruscamente, sentendo una voce maschile.

“Taiga, sei torna… Cosa?!”

Si girò e notò un ragazzo alto quanto lui coi capelli blu; era sudato e aveva il fiatone, evidentemente aveva corso da casa sua a lì, inoltre aveva uno sguardo minaccioso, uno di quegli sguardi che fanno timore a tutti; ma quello sguardo non fece nessun effetto a Roku. Sapeva che tipo era.

“E tu chi sei?!” chiese il ragazzo dai capelli blu.

“Salve”

“Non hai risposto alla mia domanda, ma mi sembra di averti già visto da qualche parte…” rispose il ragazzo in un modo serio e curioso.

“Ahhhh, giusto, non mi sono ancora presentato, perdonami!” rispose Roku, così si avvicinò al ragazzo davanti all’ingresso, porgendogli la mano per fare conoscenza.

“Mi chiamo Roku Aisaka, tennista, numero 10 al mondo e sono il fratello gemello di Taiga Aisaka”.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3

Il ragazzo coi capelli blu era rimasto immobile davanti a Roku, che gli aveva porso la mano.

“Hey, qual è il problema?” gli chiese Roku.

Il ragazzo scosse un po’ la testa e gli strinse la mano
“Oh, beh. Scusa per…”

“Ahhhh! Non preoccuparti! Comunque non mi hai ancora detto il tuo nome”

“Oh… giusto. Mi chiamo Takasu Ryuuji. E abito qui vicino” disse

“Bene Takasu. Scusami un attimo: hai accennato a mia sorella poco fa”

“Ehm, sì. E’ un mese che non la vedo e avevo visto da casa mia le luci del suo appartamento accese, così… Beh, eccomi qua”

Roku lo scrutò un attimo, lo guardava con attenzione, come un poliziotto che interroga un sospettato.
“Devi essere un suo amico”

“Sì, molto… molto più di… un amico” disse piano Takasu.

“In altre parole il suo ragazzo, ho indovinato?”

“Cosa?!” esclamò Ryuuji appena sentì le sue parole. Non si era accorto che era diventato rosso in faccia e che aveva istintamente abbassato lo sguardo.
“S-sì. S-s-sono il suo r-ragazzo”

Ora Roku sapeva cosa provava per sua sorella. Era distrutto, l’allontanamento di Taiga lo aveva abbattuto.

Sembra un bravo ragazzo, nonostante la faccia da delinquente pensò

“Tu… non hai visto di recente Taiga, vero?” gli chiese Ryuuji.

Gli aveva  fatto la domanda in una maniera quasi sofferente, e a Roku gli fece quasi pena, talmente pena che stava cedendo dal dirgli la verità.
“No, mi spiace. Non la vedo da un anno. Oh, guarda l’orario. E’ tardi. Senti Takasu, che ne dici se continuiamo questa conversazione domani? Sono appena arrivato dopo tre ore di viaggio e ho bisogno di riposare, che ne dici?” gli propose alla fine Roku.

“Ohh… certo, allora… ci vediamo domani Aisaka”

Dopo aver conosciuto Roku, Ryuuji uscì dal palazzo e tornò a casa.
“Sono tornato” urlò appena entrato e subito vide la madre Yasuko che gli chiese subito

“Ryuuji! E’ tornata Taiga?”

Il ragazzo esitò un attimo ma poi gli rispose
“No… Non era lei.”

“E allora chi era?”

“Era… Il suo fratello gemello”

“Taiga ha un fratello gemello?”

Esitò un'altra volta prima di risponderle “A quanto pare… Senti, io vado a dormire, notte!”

Ryuuji andò in camera sua, si mise il pigiama e prima di dormire prese dalla sua scrivania una delle poche foto che aveva con Taiga: ritraeva lui che cercava di vestirla per il festival.

“Perché? Perché non me l’hai mai detto?”
 

***


“E’ mattina, ora di alzarsi”.

Roku si alzò dall’enorme letto di Taiga. Prese l’orologio per vedere l’orario: le 9. Decise di farsi una piccola colazione ma appena andò in cucina per cercare qualcosa da mettere sotto i denti notò che non c’era nulla. La dispensa era vuota. “Perfetto. Mi toccherà fare colazione nel bar più vicino. Poi andrò a fare un po’ di spesa” si disse.

Oltre al cibo gli serviva anche la divisa da liceale e altra roba per la scuola. Con quello che guadagnava non sarebbe stato un problema.
Tornò in camera dove prese mutande, jeans corti, maglietta rossa, calze e scarpe per poi andare in bagno e farsi una bella doccia. Passata circa una mezz’ora si vestì e dopo aver preso occhiali da sole, portafoglio e cellulare, uscì di casa.

Si fece dieci minuti di camminata e arrivò in un bar chiamato Johnny’s. Entrò e prese posto. Dovette aspettare la cameriera e per passare il tempo prese il giornale sportivo. Girò le pagine fino alla sezione tennis e vide un articolo che parlava della sua pausa. Il suo manager, Eddy, in una conferenza stampa ha dichiarato “Aisaka si prenderà almeno tre mesi di vacanze, e tornerà alla carica per giocare Wimbledon!”

Ottimo lavoro Eddy pensò tra sé e sé.

Preso dalla lettura non si accorse della cameriera che era in piedi davanti a lui. Per attirare la sua attenzione gli parlò.
“Allora, signor Aisaka? Si sta godendo questa vacanza?”

Roku alzò lo sguardo e vide una cameriera della sua stessa età dai capelli rossi a caschetto.
“Oh, mi scusi. Vedo che mi ha scoperto a quanto vedo.”

“Ovvio! La conosco bene sa? Ho guardato moltissime sue partite, tra cui la sua ultima contro Nadal. Spero di rivederla presto giocare.”

“Grazie. Penso che ritornerò per Wimbledon. Ah, comunque vorrei un caffè con un cucchiaino di zucchero”

“Arriva subito signore!!” disse lei e dopo aver fatto un saluto militare andò subito a prendergli il caffè. Quella posa aveva fatto ridere a Roku.

Però… simpatica.

Si guardò intorno e vide che alcuni dei clienti che si erano girati intenti a guardarlo. Poi alcuni si alzarono e andarono verso di lui.

“Lei è davvero Roku Aisaka?!”

“Sì, sono io”

“Ohh. La prego. Un autografo!”

Una delle cose che adorava Roku era incontrare i suoi fans. Vedere gente che apprezza, che stima quello che fa. Gente che appena lo vedono impazziscono e gli chiedono subito un autografo o una foto. Gli è sempre piaciuto firmare e fare foto per loro, era un qualcosa che lo rendeva orgoglioso della strada che aveva percorso. Era ancora giovane certo ma in così poco tempo, tutto grazie alla sua passione e alla sua bravura, era riuscito ad arrivare a quel punto, a diventare il tennista più forte del Giappone. Ma sapeva anche che poteva continuare a migliorare sempre di più col passare degli anni, e ancora più gente lo avrebbe apprezzato.

Dopo qualche minuto passato a firmare autografi, tornò la giovane cameriera che si fece largo tra i clienti che circondavano il giovane.
“Fate passare prego! Eeeecco a lei il suo caffè” disse porgendogli il caffè.

Roku la ringraziò poi sentì un'urlo.
“Kushieda!! Mi servi qui!!” urlò un'altra cameriera.

“Arrivo subito!!! Ora devo andare, è stato un piacere conoscerti!”

Mentre la cameriera si allontanava Roku la fermò chiamandola.
“Aspetta! Avrei una domanda. Sono appena arrivato qua, e mi servirebbe sapere dove trovare il supermercato più vicino, e anche un circolo tennis.”

Lei si girò e con un altro sorriso gli rispose
“Ma certamente!”

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4

Passò diverse ore a fare la spesa, comprando oltre a tutto ciò che gli serviva per la scuola anche roba da mangiare, e la maggior parte era a base di frutta e verdura: essendo un tennista professionista, doveva tenere il suo fisico perfetto.
Si fece pomeriggio e decise di tornare a casa, ma prima diede un occhiata al circolo tennis che gli aveva accennato la cameriera del bar. Vide uno spazio enorme completamente recintato dove si trovavano quattro campi da tennis, due in cemento colorati di un blu cielo e due in terra battuta. Vicino a quei campi c’erano due edifici chiusi: il primo era più grande e aveva una forma semicircolare, a giudicare dalle dimensioni doveva essere un campo al coperto; il secondo era più piccolo, doveva essere la club house.

“Sono più di una settimana che non mi alleno!” si disse.

Così guardò l’orario: le 17.
“Ce la faccio!”

Tornò a casa e mise tutto a posto. Poi prese il suo borsone, dove mise dentro due racchette, un asciugamano e un polsino. Si cambiò optando per uno dei suoi completi preferiti: maglietta bianca e gialla, pantaloncini corti dello stesso colore e calze lunghe bianche . Il tutto di marca dell’azienda che lo sponsorizzava, la Head. Ad eccezione delle scarpe, delle Adidas bianche. Finito di cambiarsi, uscì di casa col borsone sulle spalle e si diresse al circolo.

Appena entrò vide tre campi occupati da persone che stavano giocando. A parte il rumore delle palline che rimbalzavano e delle racchette che le colpivano, c’era un silenzio di tomba. Quel silenzio di tomba che solo il tennis sa dare.

“Scusate! Qualcuno è disponibile per giocare ora con me?” disse appena entrò nella club house.

Tutte le persone che erano nell’edificio si girarono e lo videro. Essendo amanti del tennis sapevano chi era.
“Roku Aisaka?!”
“E’ proprio lui!”

Subito un sacco di gente si avvicinarono a lui. Non ci volevano credere. Tra adulti, ragazzi dai dieci ai circa 15 anni, Roku era ormai circondato da una miriade di gente,

“Gioco io con lui! Felice di conoscerti Aisaka! Sono il presidente del circolo.”
Si avvicinò un uomo quarantina, capelli neri ed era già vestito per giocare.

“Con piacere! Oh, e tutti quanti! Per favore, chiamatemi Roku!”

Andarono nel campo libero e iniziarono a palleggiare. Gli altri che giocavano negli altri campi si erano fermati e si diressero verso il campo dove c’era Roku.
Giocò per almeno un oretta e mezza col presidente. Gli era mancato giocare a tennis. E ancora di più vedere qualcuno che lo guardava giocare. Molti di loro non potevano permettersi di andare in un altro paese e vedere una delle sue partite, ma ora avevano l’opportunità per farlo.

Finita la partita salutò tutti, ma prima di andare vide alcuni ragazzini che gli avevano chiesto qualche autografo e una foto. Non fece a meno di accettare, così per qualche minuto firmò e fece foto con quei bambini. Dire che erano felici era quasi un offesa! Prima di andarsene disse che sarebbe tornato anche domani.

Tornò a casa completamente sudato, ma con un enorme sorriso stampato in faccia. Andò in bagno e si fece una bella doccia per circa una mezzoretta. Appena finì si cambiò e andò nel divano per guardarsi un po’ di tv. Ad un tratto suonò il campanello, così si diresse all’entrata e vide Takasu.

“Hey! Ciao Takasu!”

“Ciao Aisaka. Senti, ho parlato a mia madre di te e lei è molto affezionata a Taiga per cui vorrebbe conoscerti. Che ne dici di venire a cena?”

“Beh, con piacere Takasu. Verso che ora?”

“Alle otto”

“Perfetto! Sarò da te fra poco!”

***


Verso le 19.55 bussò alla porta della casetta vicino al palazzo. Takasu aprì la porta e lo fece entrare. Conobbe la madre, una donna sui trent’anni di nome Yasuko.

“Per favore! Chiamami Yacchan!”
Capelli lunghi biondi e aveva un enorme seno. Indossava un vestito da sera.

La casa era piccola. Piccola ma accogliente. Si sedette in salotto e la cena fu servita da Takasu.
Quella che entrò in bocca era una delle prelibatezze più buone che aveva mai mangiato.

“Oddio! Ho viaggiato per il mondo intero, ho provato un sacco di piatti diversi, ma questo! Questo è uno dei migliori che abbia mai mangiato! I miei complimenti Takasu!” disse complimentandosi con lui.

“Grazie. Taiga ha sempre adorato i miei pasti. Non c’è stata una volta che non gli sia piaciuto qualcosa.”

“Ci credo. Scommetto che mia sorella prima di incontrarti mangiava fuori! Gli hai salvato la vita Takasu”

Durante la cena lui parlò della sua scelta di farsi qualche mese di vacanza dai tornei internazionali, con lo scopo di riposare e di finire gli studi prima di tornare. Affermò che si sarebbe trasferito nel liceo Oashi, dove andava Takasu. Yasuko invece raccontò a Roku di come Taiga veniva ogni giorno a casa sua, passando del tempo con suo figlio, e di come erano molto affezionati. Poi fu Ryuuji a parlare: parlò della sua storia con Taiga, di quando si erano dichiarati, di quando erano andati dai suoi nonni e infine di come lei lasciò nel suo appartamento un biglietto con su scritto che se ne sarebbe andata e che sarebbe tornata presto. Ryuuji era distrutto da quando lesse quella lettera, non ha mai capito perché l’avesse fatto senza prima parlarne con lui.

Roku mentre mangiava provò una bella sensazione: non era per il cibo, ma era per la compagnia di Yacchan e di Takasu. Aveva provato una simile atmosfera quando aveva passato la settimana scorsa con Taiga e la sua famiglia. Ma qui era un'altra storia. Era contento che in quell’anno Taiga aveva passato molto tempo con loro. Prima, quando lei e lui vivevano coi loro genitori non avevano mai avuto questo. C’era sempre conflitto. I genitori litigavano molte volte, sempre a causa del padre. La sorella odiava quando lo facevano e piangeva sempre. Ma lui era sempre lì, pronto a consolarla e a supportarla. Andò avanti così per molto tempo, fino a quando Taiga non se ne andò di casa. Da allora non tornò più. E non vide più suo fratello fino alla nascita di Aki.

“Sapete, vi devo ringraziare” disse Roku appena finì di mangiare.
“Siete una famiglia fantastica. Quando vivevo con Taiga e con i miei genitori non abbiamo mai avuto un rapporto di unione. E questo ha lacerato talmente tanto mia sorella che se ne andò. Ha vissuto da sola, fino a quando non ha incontrato voi. E vi ringrazio per aver badato a lei, per averla fatta sentire a casa”.

Dopo aver detto questo Yacchan si mise a piangere ed abbracciò Roku.

***


“Oh è tardi, devo andare al lavoro altrimenti farò tardi. E’ stato bello conoscerti Roku! Vieni a mangiare qui quando vuoi. Ryuuji non andare a letto tardi!” disse Yasuko mentre uscì di casa.

“Hey Takasu. Andiamo a prendere una boccata d’aria.”

“Oh. Ok.”

Così andarono fuori. I due si appoggiarono nella recinzione di legno davanti alla porta. Ci fu un lungo silenzio che fu interrotto da Roku.

“Senti, ormai possiamo già considerarci amici no? Sei il ragazzo di Taiga e io sono suo fratello, perciò credo che dovremmo avere più confidenza, ti va bene, Ryuuji? Da ora, chiamami Roku!”

“Mhh… E va bene. Roku.” Disse sorridendo.

Si fecero le 23 ed era ora che il tennista tornasse a casa. Il giorno dopo avrebbe riiniziato la scuola. Prima di andare però disse un ultima cosa.
“Se io conosco bene mia sorella, e fidati la conosco bene, sono certo tornerà da te. Gli ci vorrà un po’ di tempo ma non ti abbandonerà ok? Bene io vado, ci vediamo domani Ryuuji.”

“Oh, a domani Roku”

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Capitolo 5

Era mattina. Il sole splendeva e nell’entrata del palazzo c’era Roku pronto per tornare a scuola, vestito con la divisa da liceale e con un piccolo zainetto sulla spalla destra. Si incamminò e incontrò Ryuuji.

“Hey Ryuuji, buongiorno!”

Il ragazzo si voltò e salutò l’amico.

I due così camminarono verso la scuola; durante il tragitto il ragazzo parlava di come ogni giorno era costretto a svegliare Taiga per andare a scuola.
“Ahhh, mia sorella. E’ sempre stata una dormigliona. Ci sono passato anch’io.”

Arrivarono alla fine a un grande cancello che faceva da ingesso a un grande cortile pieno di ragazzi liceali, che precedeva l’edificio del liceo Oashi.

“Vado un attimo a in segreteria a vedere in che classe sono.” Affermò Roku.

Mentre passava per il cortile notò che alcuni ragazzi si erano girati a guardarlo con facce incuriosite.

Arrivò alla fine in segreteria, bussò alla porta e incontrò un ragazzo coi capelli verdi, occhialuto.
“Sì?”

“Ehm, sì salve. Sono il nuovo arrivato. Mi chiamo Roku Aisaka.”

“Oh, il tennista! Scusa, non ti ho riconosciuto subito. Piacere, sono Yuusaku Kitamura, presidente del consiglio studentesco” disse lui porgendogli la mano.
Roku non esitò un attimo a stringergliela.

“Hey, non si preoccupi presidente.”

“Chiamami Kitamura! Prof, è arrivato! Entra, entra”

Entrò in segreteria e vide una giovane donna sui trent’anni coi capelli lunghi castano.
“Piacere, sono la professoressa Yuri”

“Roku Aisaka”

“Non sai quanto ammiro i ragazzi come te, che a questa giovane età si sono già costruiti un futuro. Guarda me, sono solo un insegnante di liceo ancora single. Sono solo una zitella…” disse la donna con un quasi cupo, tenebroso.

“Ehm, beh grazie…” affermò Roku, un po’ preoccupato per quella donna

Si fa troppi problemi…

Intanto Kitamura tornò con un foglio di carta.
“Ecco, qui c’è scritto in che classe sei. Vediamo… Ohoh! Sei nella 2°C, la mia stessa classe! Vieni ti accompagno!

I due salirono le scale fino al secondo piano, per poi passare in un lungo corridoio pieno di ragazzi. Una delle pareti del corridoio aveva le finestre che davano un bel panorama del cortile della scuola. L’altra invece presentava le porte delle aule, in una delle quali si trovava Ryuuji.

“Takasu! Buongiorno!” salutò Kitamura

“Oh, Kitamura, buongiorno anche a te”

“Ah, ti presento il nostro nuovo compagno si chiama…”

“… Roku Aisaka”

“Vi conoscete?”

“Sì” stavolta a parlare fu Roku. “Ci siamo conosciuti appena sono arrivato in città”

“Bene, è ora che entriamo in classe” disse Kitamura. Prima di entrare però si girò intorno “Mhh, la prof ci sta mettendo molto… Vorrà dire che ti presenterò io ai compagni.”

“Ragazzi! Un attimo di attenzione! Oggi abbiamo un nuovo compagno! Forse alcuni di voi lo conoscete, si chiama Roku Aisaka!”

Sentendo il suo nome entrò e si presentò alla classe.

Molti ragazzi erano rimasti a bocca aperta alla vista di Roku.
“Un tennista professionista?! Cavolo, quest’anno la nostra classe ha fatto colpo!!”

“Posso sapere una cosa?” fece una ragazza coi capelli lunghi blu. “Il tuo cognome è Aisaka… Sei per caso un parente di Taiga Aisaka?” gli chiese.

“Ohh… Sì. Sono il suo fratello gemello.”

Silenzio di tomba. Tutti quanti in classe eccetto Ryuuji erano rimasti increduli.
“Eh?! La tigre ha un campione di tennis come fratello gemello e non ce l’ha mai detto?”

“Dicci, da quanto tempo non vedi tua sorella?” chiese un'altra ragazza

“Un anno”.

“Sta arrivando la prof, ragazzi prendete posto.” Kitamura interruppe la discussione “Aisaka, siediti pure là, vicino a Kushieda”.

Così Roku si sedette sull’unico banco vuoto indicato da Kitamura. Doveva essere della sorella prima che se ne andasse.

“Allor ci ribecchiamo eh?” gli disse la compagna vicino a lui.

“Hey, sei la cameriera di ieri”

“Oh, mi hai scoperta amico! Kushieda Minori! Al vostro servizio.”

***


In quelle tre ore di lezione successive non smetteva di prendere appunti ogni vola che un professore spiegava. Essendo nuovo non doveva farsi sfuggire nulla.
Arrivò la pausa e si sedette in un banco vicino a Ryuuji, Kitamura e Kushieda. Il primo a parlare fu Roku

“Kushieda Avevo in mente una cosa. Scommetto che il posto dove sono io ora prima era di Taiga. Ecco, sei una sua amica?”

“Se sono una sua amica? Ohoh, sono LA sua amica.”

I quattro continuavano a parlare, soprattutto Roku parlava della sua carriera, di come fosse difficile ma allo stesso tempo divertente continuare a viaggiare per il mondo e a giocare al suo sport. Però ora aveva bisogno di una pausa.

“Ho bisogno di un po’ d’acqua. Ryuuji, dove trovo un distributore automatico?”

“A destra, vicino alle scale” gli disse lui. Così il tennista si alzò e uscì dalla classe.

La rossa incuriosita chiese subito una cosa a Ryuuji
“Takasu. Come mai Aisaka ti ha chiamato per nome?”

“Vedi, l’altro ieri ho visto le luci dell’appartamento di Taiga accese così sono corso e ho trovato lui che era appena arrivato. Ieri dato che mia madre voleva conoscerlo l’ho invitato a cena. E prima di andare mi ha detto che siccome sono il ragazzo di Taiga e lui suo fratello vorrebbe avere più confidenza.”

“Mh… Capisco, però non mi è chiara una cosa…” affermò stavolta Kitamura, mettendosi bene gli occhiali “Se non vede sua sorella da un anno come ha fatto ad avere le chiavi del suo appartamento?”

“Mh… A questo non ci avevo pensato…”

***


Roku intanto arrivò ai distributori e prima di prendere qualcosa notò una ragazza accovacciata tra le due macchine.

“Sei Kawashima Ami giusto?”

La ragazza si alzò e gli rispose.
“Sì, sono io. Così… tu sei il fratello della Tigre Palmare.”

“Tigre… Palmare?”

“Già. E’ così che la maggior parte della scuola conosce Taiga. Piccola e feroce come una tigre. Da quel che ho notato, è esattamente l’opposto di te” disse lei.

Il ragazzo prese da uno dei distributori una bottiglietta d’acqua mentre Kawashima si prese una bibita gasata dall’altro distributore. Notò che la stava bevendo quasi tutta in un sol sorso.

“Vacci piano, ti consiglio di non esagerare”

La ragazza smise di bere e lo guardò in un modo strano
“Come scusa?”

“Fidati, di queste cose ne so qualcosa: ho dovuto adattarmi a una determinata dieta dato che devo tenere un buon fisico e queste di certo non aiutano. Se non sbaglio sei una modella, quindi per non rovinarti l’immagine ti consiglio di non esagerare.”

Lei sorrise “Mh… Sai, mi ricordi Takasu. Anche lui mi ha fatto una predica simile.”

“Bene, dato che siamo in due magari potresti prendere esempio dal nostro consiglio no? Ora vado, ci vediamo in classe Kawashima" disse Roku avviandosi per la classe con la bottiglia in mano.

Mentre entrava successe qualcosa… Sentì qualcuno che urlava il suo cognome e vide uscire dall’aula un ragazzo coi capelli lunghi blu che stava saltando verso di lui! Agì velocemente: piegò la schiena indietro alla altezza della vita e il ragazzo che gli stava saltando addosso uscì dalla classe, sbattendo la testa nel corridoio.

Roku si rimise in posizione eretta e si girò verso il corridoio, dove vide un suo compagno a terra con un foglio di carta su una mano e una penna sull’altra.

“Ma?! Che problemi ha questo tizio?!

“Haruta… Sei sempre il solito” all’udire di questa voce Roku si voltò e vide Ryuuji “Dovrai farci l’abitudine”

“Ohh, volevo solo un autografo di Aisaka” disse Haruta lamentoso ancora a terra.

“Hey, non c’è bisogno di saltarmi addosso. Avrei firmato tranquillamente il tuo foglio. Dai forza alzati” e lo aiutò a rimettersi in piedi per poi firmargli il foglio.

***


La mattina passò velocemente ed era ora di tornare a casa. Roku e Ryuuji si fecero il tragitto assieme verso casa.

“Quindi Roku? Cosa farai oggi?” inizò a parlare Ryuuji.

“Beh, ieri sono andato ad allenarmi ad un circolo tennis e ho incontrato un po’ di gente. Gli avevo promesso che oggi sarei tornato, quindi penso che tornerò lì ad allenarmi”

“Capisco. Beh, io starò a casa. Ci vediamo Roku” e i due si salutarono.

Il primo giorno di scuola era passato. Non era andato male, fatta eccezione del ragazzo che ha  tentato di saltargli addosso. E tutto solo per una firma….
Finito di pranzare iniziò a prepararsi per uscire ma mentre si vestiva sentì il cellulare squillare. Chi poteva essere?

“Pronto?”

“Hey campione!! Come è andato il primo giorno?” a parlare era il suo manager.

“Ciao Eddy! Ti trovo bene. Cosa succede?”

“Te lo dico io che succede! Senti, devo parlarti, incontriamoci fra mezz’ora al bar del centro!”

“Sei in città?!”

“Eccome. Allora, puoi venire?”

“Certo Eddy, a fra poco” e Roku chiuse il telefono.

Chissà cosa doveva dirgli…

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Capitolo 6

Quel giorno aveva ricevuto una chiamata da Eddy, il suo manager
Incontriamoci fra mezz’ora al bar in centro aveva detto…

Senza pensarci un attimo Roku si cambiò e mise il suo completo, le scapre e dei cambi nel suo borsone, poi uscì di casa dirigendosi dal bar.

Entrando vide in un tavolo Eddy: capelli lunghi neri raccolti in una codetta. Il suo manager gli fece cenno con la mano e Roku si sedette di fronte a lui

“Heila campione! Come te la passi?”

“Bene Eddy, grazie. Tu piuttosto, quale buonvento ti porta qui?”

“Beh, ho preso un appartamento per i prossimi 3 mesi, non è molto lontano da qui, per cui possiamo tenerci in contatto. Ma non è questo che volevo dirti”rispose Eddy. Prese il cellulare dalla tasca, dandolo in mano a Roku. Sul display c’era un articolo di un sito web ti tennis: parlava di lui, di come si è fatto riconoscere al bar Johnny, al circolo e a scuola. C’erano nell’articolo un paio di foto che aveva scattato ieri con i suoi fans.

“Che ne pensi?! Amico sei andato alla grande! Tutti parlano di te! Tutti ti stanno stimando! Questo è molto importante per la tua carriera!” gli disse Eddy quasi eccitato.

“Tu dici?”

“Certo! All’inizio pensavo che con questa tua pausa avremmo avuto alcuni problemi, ma quando ho visto questo mi son ricreduto! Quindi ascoltami: tu continua così, continua a fare foto, a firmare autografi, in questo modo la gente, vedendo la tua disponibilità diciamo, saprà chi sei veramente! E questo amplierà il tuo pubblico. Capito?”

Prima di rispondergli guardò il suo manager con una faccia soddisfatta “Tutto chiaro. Rimango me stesso, come sempre.”

“Ottimo! Ah, un ultima cosa. Mi ha chiamato Tom e mi ha detto che ti sta aspettando al circolo per allenarti”

“Anche Tom è in città?”
“Già. E non vede l’ora di ricominciare.”

“Perfetto. Quindi se abbiamo finito Eddy, io devo andare” disse Roku alzandosi.

“Ok amico! E ricorda: continua ad allenarti, devi tornare pronto per Wimbledon.”

“Non ti preoccupare! Beh, ci vediamo Eddy.” E detto questo uscì al bar, dirigendosi al circolo.

Mentre camminava pensò a quello che gli aveva fatto vedere Eddy.

Questo è molto importante per la tua carriera.

Aveva soltanto firmato alcuni autografi, fatto alcune foto, giocato col presidente del circolo e ricominciato la scuola. Tutto qua. Ma questo aveva scatenato il caos, in senso buono ovviamente. Si fermò un attimo, prese il suo cellulare dalla tasca del borsone e andò su uno dei suoi siti di tennis preferiti. Appena aprì il sito vide subito un articolo che parlava di lui, con su scritto “Il giovane giapponese Aisaka si concede 3 mesi di vacanza, riprendendo la scuola”. Sorrise appena lesse l’articolo, notando anche i tanti commenti positivi e i pochi negativi riguardo la sua scelta. Rimise il cellulare in tasca e si rincamminò.

Arrivato al circolo notò di fronte alla porta della club house un uomo sui trent’anni, alto e con dei capelli castani: Tom.

Tom era il suo allenatore e da quando ha cominciato la sua carriera ha allenato al meglio Roku, per farlo diventare un campione. E ci era riuscito, facendolo arrivare in alto e facendolo diventare il tennista più forte del Giappone. 
Ma non aveva fatto solo questo: Roku vide lui come una figura paterna, rispetto al vecchio disgraziato che ha sempre odiato.
I due si abbracciarono, come dei vecchi amici che non si vedono da tempo.

“Mi cambio subito e possiamo cominciare” gli disse Roku

“Ok. T’aspetto in campo.”

Entrò nella club house, salutò le persone che erano dentro (entusiaste ala sua vista) e chiese degli spogliatoi. Lì si cambiò e si mise il suo completo: maglietta rossa, pantaloncini blu e scarpe rossoblu.

Andò in uno dei due campi in terra battuta dove l’attendeva Tom e iniziò ad allenarsi: i due scambiavano e Tom faceva fare diversi esercizi a Roku, come ad esempio farlo correre fino alla rete per prendere una palla difficilissima, per poi passare ai servizi e così via.

Il tempo volò e passarono circa 2 ore. Il giovane si fece una doccia veloce negli spogliatoi del circolo, poi andò nel bar della club house, dove si prese un caffè con Tom e i due iniziarono a parlare.

“Allora? Hai avuto una nuova sorellina?” chiese Tom.

“Già. Si chiama Aki. Mi è dispiaciuto molto lasciarla, mi ci ero già affezionato, ma tornerò a trovarla, magari d’estate.”

“E che mi dici della tua gemella? Taiga?”

Roku rimase in silenzio un attimo, col capo rivolto verso la sua tazza di caffè. Poi gli rispose.
“Diciamo. Nella settimana che ho passato con la mia famiglia l’ho notata la maggior parte delle volte giù di morale. Ho scoperto che quest’anno si è fidanzata con un ragazzo della sua scuola, ma è tornata da sua madre per chiarire le cose, a detta sua. Mi ha detto il nome del suo ragazzo, e mi ha anche detto quanto fosse legata a lui e quanto gli mancasse.”

“Sei preoccupato per tua sorella quindi?” gli chiese di nuovo Tom.

“Già. Intendo, da come me ne ha parlato sembra proprio che ami quel ragazzo, che ci tenga, ma ancora non capisco perché andarsene in quel modo.” Si bloccò un attimo, poi riprese a parlare

 “Sai perché ho deciso di venire qui? Per conoscere il suo ragazzo… Lo so, forse ho fatto una stupidaggine, ma da come me ne ha parlato ho capito che forse stavolta ha trovato la persona giusta per lei.”

“Beh, non è la fine del mondo Roku” disse stavolta Tom.

“Hai fatto questo perché vuoi bene a tua sorella no? Qualunque altro fratello avrebbe fatto la stessa cosa nella tua situazione” e gli diede una pacca sulla spalla.

“Grazie Tom. E tu invece? Ti sei fermato anche tu qui?”

“Esatto. Per fortuna mia moglie Sarah non si è arrabbiata, anzi, adora questo posto anche perché qui vive una sua cara amica. Abbiamo preso anche noi un appartamento come Eddy per i prossimi 3 mesi. Quindi ora io e te possiamo organizzarci bene per gli allenamenti!”

I due continuarono a parlare e alla fine si accordarono per i giorni di allenamento. In quelli dove non ne aveva il ragazzo si sarebbe allenato per conto proprio, facendo jogging e altro.

Alla fine Roku decise di tornare a casa e salutò Tom, dandosi appuntamento per il prossimo allenamento.

***


Durante il tragitto passò accanto alla sua scuola e senti alcuni ragazzi esultare e urlare entusiasti. Entrò nel cortile del liceo, fece il giro dell’edificio e vide un enorme campo da softball dove si stavano allenando alcuni ragazzi. Tra di essi riconobbe due dei suoi compagni: uno era Kitamura, l’altra era Kushieda.
Vedeva come quei ragazzi giocavano con passione e divertimento a quello sport, soprattutto Kushieda. Lei aveva uno sguardo particolare: era uno sguardo deciso, concentrato, pieno di grinta ma allo stesso tempo felice.  Uno sguardo che aveva da sempre anche lui, quando giocava a tennis.
Gli tornarono in mente alcuni ricordi dolci della sua infanzia, passati a giocare a giocare a tennis o a badminton con Taiga. Lui la batteva quasi sempre a tennis, lei il contrario a badminton. Ma lui mentre giocava aveva dentro di sé una sensazione unica: giocare a quello sport lo faceva sentire bene, pronto, deciso, grintoso, e forse è questo che lo ha spinto a migliorarsi sempre di più. Fino ad arrivare a dove si trovava ora.

“Forza ragazzi, continuate così!” urlava entusiasmante Minori. Evidentemente doveva essere il capitano della squadra. 

Smisero di allenarsi e Kushieda continuava a parlare incitando i suoi compagni
“Ok ragazzi oggi siamo andati bene. Vi voglio perfetti in questi ultimi mesi! Abbiamo il campionato da giocare e probabilmente abbiamo tutte le carte in regola per vincere quest’anno!”

“Sìììììì!” urlò il resto della squadra.

Quella Kushieda, ha una grinta da vendere

Roku intanto si girò, uscì dal cortile e si diresse a casa.

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Capitolo 7

Le settimane passavano velocemente. Roku si era dato molto da fare, sia negli studi che negli allenamenti. In poco tempo, sia per la sua fama da tennista che per il suo carattere, si prese la simpatia di tutta la scuola. Non c’era giorno che qualcuno, soprattutto ragazze, si girasse a guardarlo con ammirazione, e che qualcuno gli chiedesse un autografo.
Nonostante ciò le persone col quale passava più tempo erano Ryuuji, Kitamura, Kawashima e Kushieda. Con quest’ultima aveva ottenuto un buon rapporto: lei era simpatica, divertente e anche carina. Inoltre Roku la stimava molto, perché riusciva a trovare il tempo peri suoi lavori part-time, la scuola e gli allenamenti della sua squadra di softball, di cui era il capitano.

Ma c’era una cosa che non andava: Ryuuji. A parte qualche parola con gli altri, il ragazzo di sua sorella era sempre depresso. Chi non lo conosceva bene scappava sempre a causa del suo sguardo, che a detta di molti in quel periodo aveva raggiunto il massimo dell’inquietitudine. Sia Roku che gli altri cercavano di farlo stare meglio, ma il massimo che faceva era qualche sorriso, il più delle volte forzato.

Era metà aprile, mentre stava finendo la pausa Roku notò Ryuuji che guardava un muro al piano terra della scuola.

Cosa ha stavolta? pensò.

Sì avvicinò e notò diverse foto appese al muro: erano le foto della loro classe al festival culturale di quell’anno. Ce ne erano un sacco, che ritraevano diversi momenti del festival, ma Ryuuji ne guardava sempre e solo una: ritraeva una ragazza minuta, indossava un vestito bianco con delle ali da angelo sulla schiena e aveva i capelli biondi completamente lisci. Non ci mise molto a capire chi fosse…

“Taiga…” disse Roku vicino a Takasu, che si era girato verso di lui, tornando poi a fissare quella foto.

 Nella foto Taiga aveva uno sguardo vuoto. Il più delle volte la aveva vista arrabbiata, felice, imbarazzata, triste… Ma quel viso… Era nuovo per lui.

“Durante i giorni del festival…” disse Ryuuji, che continuava a guardare incessantemente quella foto “era tornato suo padre. All’inizio Taiga continuava ad ignorarlo. Poi mi feci avanti io: conobbi vostro padre, sembrava deciso a ricominciare la propria vita con Taiga. Lei gli diede una chance, forse perché l’avevo convinta io. Non dovevo farlo: me l’aveva allontanata per diversi giorni. Perfino Kushieda mi aveva messo in guardia, non voleva che la sua amica del cuore venisse presa in giro un'altra volta. Alla fine Taiga aveva chiesto al padre se poteva venire al festival. Allo spettacolo della classe non era venuto. E neanche a miss Oashi.”

Ancora una volta, Taiga era stata fregata da quel vecchio disgraziato. Roku dentro di sé ribolliva di ira, di odio e di disprezzo verso il padre.

“Quel bastardo…” disse Roku con un tono arrabbiato “Se mai dovessi beccarlo, lo faccio fuori!”

Ryuuji si girò verso di lui, incuriosito. Roku era sempre stato sorridente, ma quella era la prima volta che lo vedeva arrabbiato. Poi si dette una calmata
“Non te l’avevo detto: anch’io odiavo, anzi ODIO, mio padre! E’ colpa sua se c’era sempre conflitto in famiglia. Ed è colpa sua se Taiga se n’era andata di casa. Ero molto affezionato a lei, e per questo non l’ho mai perdonato.”

“Io invece… sono stato uno stupido!” fu Ryuuji a parlare “Se avessi saputo la sua vera natura non avrei convinto Taiga. Stupido!”

Ricevette una pacca sulla spalla da Roku “Hey, non farti questi problemi. Mio padre è sempre riuscito a fregare gli altri, eccetto me. Voleva diventare mio manager, per starmi vicino come dovrebbe fare un padre esemplare. E sai cosa ho fatto? Gli ho dato un pugno in piena faccia, dicendogli di sparire dalla mia vista. Potrà sempre prendere in giro chi vuole, ma non me.”

Ryuji sorrise alle parole di Roku, e quello era un vero sorriso, non uno di quelli forzati che faceva di solito.

“Posso avere queste foto?” chiese Roku indicando alcune foto di Taiga del festival.

“Oh sì. Vai in segreteria e te ne daranno una copia.”

“Perfetto. Oh, è ora di tornare in classe. Forza” gli disse lui, iniziando a dirigersi verso la sua aula.

“Roku!” lo chiamò Ryuuji mentre saliva le scale, costringendolo a girarsi verso di lui.

“Senti, ti va di cenare a casa mia?”

“Certo, però prepara qualcosa di leggero”
 
***

 
Dopo la scuola Roku aveva l’allenamento con Tom. Così dopo pranzo, verso le 16 andò al circolo e si allenò come sempre per due orette col suo istruttore. Facevano quello di sempre, ossia qualche scambio, diversi esercizi, ma soprattutto molta concentrazione sul servizio: aveva notato riguardando la sua ultima partita con Nadal che il suo servizio era abbastanza leggero, preciso ma poco potente, per cui doveva lavorare molto per perfezionare quel colpo.
Passarono le due ore così smise di allenarsi, andò a farsi una doccia negli spogliatoi e fatto questo salutò Tom e i ragazzi del circolo.

Tornato a casa decise di guardarsi una partita del torneo in corso in quel periodo: il master di Monte Carlo. Finita la partita guardò l’orario: le 21. Uscì di casa e andò a casa di Ryuuji. Bussò e l’amico lo fece accomodare. Yasuko purtroppo non c’era, per cui dovettero mangiare solo loro due, o meglio, loro tre dato che c’era anche il pappagallo di Takasu a fargli compagnia, Inko-chan. Appena finirono di mangiare Ryuuji ripensò al festival, poi andò in camera sua.

“Torno subito aspetta un attimo!”

Dopo due minuti tornò con in mano un CD.

“Di che si tratta?” chiese Roku.

“E’ il CD del festival culturale di quest’anno! Ti va di vederlo?”

Così i due passarono il resto della serata a guardarsi quel DVD: video i MadeCafè delle altre classi e la recita della 2°C, con protagonista Ami Kawashima e antagonisti Taiga Aisaka e Ryuji Takasu.

“Eh! Strano che abbiano messo Kawashima come protagonista” commentò sarcastico Roku

Quella recita era divertentissima e lui si mise a ridere molte volte, come ad esempio quando apparve Kushieda con una benda sull’occhio e la testa completamente pelata, per non parlare della professoressa Yuri che si era messa a urlare e a scappare dalla recita.

Poi si passò a miss Oashi: fra le tante ragazze che erano state nominate ci fu ovviamente Taiga.

“Oggi in questo auditorium il padre di Aisaka-san è qui per incitarla! Se possibile, può il padre salire sul palco e dire qualcosa?” disse Ami col microfono alla presentazione di Taiga, ma non ci fu alcuna risposta.

Taiga fece per andarsene, poi scivolò e presa dall’ira strappò un pezzo del suo vestito, suscitando l’applauso del pubblico: poi prese il microfono da Ami

“Chi se ne frega dei padri?!Tagliateli a pezzi e gettateli in un… In un obitorio!!”

Successivamente chiese a una ragazza di portare una borsa, lei ci entrò e dopo qualche secondo uscì. Il pubblico era in delirio.

Così ti riconosco Taiga pensò Roku mentre guardava il video, orgoglioso di sua sorella.

Infine ci fu la corsa del ragazzo innamorato, dove vinsero Ryuuji e Minori, e per concludere il falò di fine festival.

“Beh, è un peccato che mi sia perso questo festival, avrei voluto esserci” disse alla fine del video.

Poi pensò di nuovo a Taiga: aveva promesso che non avrebbe detto a nessuno che l’aveva vista quando è nata Aki ma ormai stava cedendo; non ce la faceva più a tenerlo nascosto, doveva dirlo.

“Senti Ryuuji, prima che vada…” gli disse Roku ma fu interrotto dallo squillo del suo cellulare. “Scusa, devo rispondere”

Guardò il numero, non era della sua rubrica, non lo conosceva.

“Pronto?”

“Pronto, parlo con Roku Aisaka?”

“Sì, sono io, chi parla?”

“Non mi riconosci eh Roku? Sono Kei!”

“Kei… Nishikori? Perché mi stai chiamando?”

“So che sei da un bel pezzo che non giochi con un professionista. Per cui, ti va un amichevole?”

“Eccome se mi va! Dimmi il giorno.”

“Domenica, al circolo della tua città!”

“Perfetto, ci sarò!”

“Ci sentiamo, rivale.” e chiuse la chiamata.

“Cosa dovevi dirmi Roku?” chiese Takasu.

Si era completamente dimenticato di essere a casa di Ryuuji, preso dalla chiamata del suo vecchio amico.

“Oh, niente di importante, tranquillo. Comunque per domenica non hai impegni?”

“Penso di no, perché?”

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Capitolo 8

Kei Nishikori. Questo era il nome di uno dei suoi rivali. Più grande di lui di circa una decina d’anni era uno dei migliori tennisti ed era prima che arrivasse Roku il tennista più forte del Giappone. Nonostante ciò tra i due c’era un grande rapporto di amicizia e di rispetto.
Roku disse a Ryuuji della chiamata di Kei e che avrebbe giocato domenica

“Ti andrebbe di venire a vedermi?”

“Mh… Perché no?”
 
***


Il giorno dopo a scuola disse a Ryuuji, Kushieda, Kitamura e Kawashima di raggiungerlo sul tetto durante la pausa. Appena suonò la campanella Roku andò subito nel tetto della scuola e aspettò per qualche minuto i suoi amici

“Hey Aisaka. Come mai volevi parlarci qui?” chiese Kawashima appena arrivò con gli altri.

“Sì amico! Andiamo, sputa il rospo se non vuoi che ti costringa io!” disse scherzosa Kushieda.

“Forza Aisaka, siamo curiosi” intervenne Kitamura.

“E va bene. Ieri sera ho ricevuto una chiamata da un vecchio amico. Si chiama Kei Nishikori”.

“Sei amico di Nishikori?!” chiese sorpresa Kushieda.

“Già. Mi ha chiesto se ero intenzionato a disputare un amichevole con lui domenica e io ho accettato. Vi andrebbe di venire a vederla?”

Ci fu un piccolo silenzio. La prima a rispondere fu una eccitatissima Kushieda

“Ohhhh!!! Una partita Aisaka contro Nishikori?! Ommioddio certo vengo!!”

“Sono contento che tu venga” disse Roku con un sorriso stampato in faccia. “ E voi altri?”

“Mh… Ho visto poche partite di tennis, però non sarebbe male. Ci sto” rispose Kawashima.

“Pure io! Sono alquanto interessato!” disse Kitamura

“Contami pure” intervenne Ryuuji

“Perfetto ragazzi! La partita come ho già detto è domenica però non so ancora l’orario, vi farò sapere”

“Aisaka. Vorrei sapere una cosa” disse Yusaku

“Dimmi”

“Perché non inviti anche il resto della classe. Ti sei dimostrato abbastanza simpatico con gli altri, quindi pensavo…”

“Nono capisco…” disse Roku. Prima di rispondergli ci riflettè un attimo

“Mh… non ci avevo pensato. Intendo, volevo dirlo prima a voi dato che siete quelli con il quale ho più confidenza… Grazie per il consiglio Kitamura, ci penserò su”
 
***


Appena tornò a casa, Roku decise che avrebbe chiamato Eddy e Tom per la partita con Nishikori. Mangiò, poi dopo aver lavato e messo a posto i piatti prese il cellulare e chiamò i suoi colleghi per dirgli una cosa importante e che il voleva tutte e due a casa verso le 15.
A quell’ora sentì bussare alla porta e Roku fece accomodare Tom nell’appartamento; qualche minuto dopo ribussarono e fece entrare Eddy. Tom ed Eddy si sedettero sul divano, Roku invece sulla poltrona davanti. Gli disse della chiamata ricevuta ieri di Nishikori e che avrebbe voluto disputare una amichevole domenica. Il primo ad esporre la sua opinione fu Tom

“Ohoh! Un amichevole ora è perfetta. Sei più di un mese che non giochi con un professionista e una partita adesso penso che sia un ottimo modo per allenarsi prima di ripartire con Wimbledon”

Poi fu il turno di Eddy: “Sìsìsì! Sono d’accordo! Hai fatto bene ad accettare campione!”

“Grazie ragazzi, però avrei in mente una cosa…” disse il giovane.

“Ho detto ad alcuni miei amici della partita. Hanno accettato di venire e uno di loro mi ha consigliato di invitare anche la classe intera. Secondo voi è fattibile?”

“Non preoccuparti Roku” disse Tom “il circolo è abbastanza grande e i piccoli spalti sui campi sono perfetti, quindi penso che sarà fattibile.”

“Già, no problem! Invitali pure. Poi pensiamoci un attimo: se si scopre di questa amichevole e anche che hai invitato la tua classe inciderà ancora di più sulla tua carriera, quindi vai tranquillo” disse rassicurandolo pure Eddy.

I tre si accordarono sul da farsi: l’amichevole era fra 4 giorni e Roku aveva tutto il tempo per allenarsi con Tom. Eddy invece avrebbe detto alla stampa che “Nishikori sta organizzando una amichevole con Aisaka.
 
***


Il giorno dopo Roku a scuola avvertì i compagni della amichevole e che li avrebbe invitati tutti a vedere la partita. Eccetto coloro che sapevano già della partita, tutti erano rimasti increduli alla proposta.

“Non ho mai visto una partita di tennis come questa dal vivo! Voglio venire assolutamente”

“Pure io”

“Ci sto”

“Aisaka contro Nishikori? Contami!!”

Si creò una grande discussione fra i compagni ma alla fine accettarono tutti. Roku era rimasto sorpreso da come tutti, eccitati dalla proposta, avessero accettato senza pensarci troppo. Sorrise e ringraziò tutti quanti.

Il giorno stesso andò al circolo ad allenarsi verso il pomeriggio. Finito l’allenamento notò che qualcuno sugli spalti che stava guardando il suo allenamento.
Si avvicinò e saluto Kushieda.

“Ciao Kushieda! Come mai qui?”

“Oh, avevo finito un oretta fa di lavorare e stavo passando di qua quando ho visto che ti stavi allenando… Perciò… Mi sono avvicinata” disse lei sorridendo. Roku notò che aveva lo sguardo un po’ arrossito. Era imbarazzata?

“Grazie per essere venuta. Senti: ora devo andare a farmi la doccia, ci metto un attimo. Potresti aspettarmi al bar?” disse lui.

“Ok boss! Attendo istruzioni là!”

“Ahah! Perfetto, allora aspettami, torno subito!”

Roku andò negli spogliatoi, si fece una doccia veloce, si vestì e in men che non si dica arrivò al bar dove l’attendeva la rossa seduta su una sedia vicino a un tavolo.

“Ti va un caffè?” chiese alla ragazza sedendosi.

“Sì, certo!”

“Ok. Maya!! Puoi portarci due caffè?” chiese lui alla cameriera del bar.

“Arrivano subito Roku!”

I due ragazzi si guardarono un attimo, erano entrambi un po’ rossi in faccia, poi Kushieda fece una domanda a Roku

“Quindi… ti conoscono tutti qua a quanto vedo”

“Già. Tu pensa: quando entrai qua la prima volta venni circondato da una miriade di gente. Molto spesso alcuni ragazzini vengono da me e mi chiedono qualche foto, e io con piacere accetto. Adoro quando questi ragazzi mi chiedano un autografo o una foto. Non che mi vanti ovviamente, ma mi rende soddisfatto e orgoglioso di quello che sono riuscito a raggiungere, non so se mi spiego…”

“Nono, ti capisco. Io ad esempio vorrei diventare una giocatrice professionista di softball, è un mio sogno ma ho ancora intenzione di realizzarlo!” disse lei stringendo un pugno in modo determinato”

Roku la guardò un attimo prima di dirgli una cosa “Lo sai Kushieda, ti ammiro. Mi ricordi me, quand’ero più giovane e ho intrapreso la mia carriera, avevo il tuo stesso atteggiamento; ero determinato e pronto a tutto. Ti do un consiglio: non mollare mai. Se ci metti impegno e tutta te stessa alla fine riuscirai ad arrivare ai tuoi sogni e a puntare in alto, sempre se sei disposta a qualche sacrificio” e gli fece l’occhiolino.

Roku offrì il caffè a Kushieda e si propose di accompagnarla a casa. Mentre camminavano Kushieda raccontò al ragazzo alcuni suoi aneddoti tra lei e Taiga.
Continuarono a camminare, a parlare a ridere fino a quando non arrivarono a casa della ragazza

“Bene, questa è casa mia. Grazie per avermi accompagnata.”

“Di nulla. Grazie a te per essere venuta al mio allenamento”

Prima di entrare in casa lei si girò verso di lui. I due si guardarono negli occhi. Entrambi erano un po’ rossi in faccia, e ad entrambi il loro cuore stava battendo all’impazzata.

“Beh… ci vediamo domani Ku…”

“Minori. Se, se non ti crea fastidio, chiamami Minori.” Disse lei interrompendolo

“Nono, nessun problema… Allora… Chiamami Roku…”

Entrambi sorrisero.

“A domani, Minori”

“A domani, Roku” e detto questo la ragazza entrò chiudendo la porta.

Mentre tornava a casa Roku ripensava a quella sensazione che ha avuto prima, passandosi le mani fra i suoi capelli biondi.

Che mi sta succedendo? Non… non ho mai avuto questa sensazione prima d’ora, che mi sia… Innamorato?

Minori appena chiuse la porta appoggiò la schiena ad essa, andandosi a sedere per terra, continuando a pensare a quella emozione che gli è venuta stando vicino a Roku, aveva le lacrime agli occhi

Perché? Lui è… E’ un tennista professionista, io non… non sono alla sua portata…

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Capitolo 9

Il giorno dopo Roku si svegliò di soprassalto. Da quando aveva accompagnato la rossa a casa sua e da quando lei gli avesse chiesto di chiamarla per nome, il ragazzo non era riuscito a togliersela dalla testa. Insomma, Minori era una ragazza d’oro, dolce, simpatica con tutti, ed era pure venuta a vederlo mentre si allenava. Stava provando un qualcosa di più verso di lei, sentiva dentro di sé che la loro poteva diventare una stretta amicizia, o forse, qualcosa di più…
Il ragazzo fece colazione con cappuccino, poi si mise la divisa scolastica e uscì dal palazzo. Incontrò per strada Ryuuji.

“Buongiorno Ryuuji”

“Buongiorno Roku. Non sembri molto in forma oggi…”

“Vedi, sono andato a letto tardi ieri notte, non riuscivo a prendere sonno… Dimmi Ryuuji, tu che la conosci meglio, che tipo è Minori?”

“Kushieda? Beh, è una brava ragazza, sempre allegra, a volte è un po’ strana ma lo fa per scherzare, è nel suo carattere. Inoltre è a migliore amica di Taiga, loro due sono molto unite. Come mai me lo chiedi?”

“Niente, curiosità.”

Appena arrivò a scuola Roku decise cosa fare: avrebbe parlato con Minori.
Ma lei non vene alla prima ora, dato che si presentò alla seconda ora scusandosi con la professoressa per il ritardo. Appena si sedette al suo solito posto vicino a Roku divenne subito rossa e iniziò a balbettare alla vista di Roku.

“B-B-Buongiorno Roku.”

“Buongiorno Minori. Hey, stai bene?”

“Cosa? Sìsì, sono solo… un po’ stanca, la sveglia non ha voluto  funzionare.”

“Capisco…”

Finito di parlare con una Minori un po’ strana, più del solito, sentì alcuni compagni che bisbigliavano tra di loro

“Hey, hai sentito anche tu che Aisaka e Kushieda si sono chiamati per nome?”

“Kushieda e Aisaka si son chiamati per nome? Molto strano…”

Ahhh!! Perché si fanno questi problemi?!  pensò Roku.

Alla pausa si rinuì come sempre con Minori, Ryuuji e Kawashima. Mancava Kitamura che stava lavorando per il consiglio studentesco.
Mentre i quattro parlavano tra di loro un gruppo di tre ragazze di un'altra classe entrarono e si avvicinarono verso di loro.

“Aisaka! Ti prego! Puoi autografarci questi?” chiesero loro, porgendogli un paio di palline da tennis.

“Oh sicuro!”

“Dicci Aisaka, abbiamo letto su un articolo su internet che domenica giocherai contro Nishikori, volevamo sapere… Come vi siete conosciuti la prima volta?” chiese una delle tre mentre il ragazzo firmava le palline da tennis.

“La prima volta? E’ stato prima di iniziare la Coppa Davis dello scorso anno. La nostra squadra era composta da me, Nishikori e altri tennisti. Ho conosciuto Kei durante gli allenamenti della squadra e da allora abbiamo avuto un grande rapporto di amicizia. Rieccovi le vostre palline.”

“Grazie mille Aisaka!!”

“Non c’è di che” disse lui facendo l’occhiolino alle tre ragazze che uscirono dalla classe, tutte contente per aver ricevuto un autografo da Roku.

“Ahhhh… I fans” disse lui rivolgendosi ai ragazzi.

“Ti capisco” intervenne Kawashima “Spesso anche a me chiedono autografi quando passeggio per la città. Molto spesso mi stancano, se continuo così mi verranno i crampi alla mano ”

“Mi spiace Kawashima ma io non mi trovo d’accordo. Io sono uno di quelli che firma sempre autografi quando lo chiedono. Mentre firmo guardo le loro facce, i loro visi. E’ come se ti dicessero “Amico guardati, ce l’hai fatta!”. Ciò mi rende orgoglioso di sapere che ci sono un sacco di persone che apprezzano me e il mio gioco. Ti consiglio di guardare le loro espressioni Kawashima, a volte un loro sorriso può dire molto, non so se mi spiego.”

“Capisco. Grazie Aisaka, mi ricorderò del tuo consiglio. Oh, ecco Khiara e Kashii, ci vediamo dopo!” e detto questo Kawashima uscì di classe con le sue due amiche.

“Io vado un attimo in bagno” disse Ryuuji e se andò anche lui.

Rimasero solo Roku e Minori. La prima a parlare fu la ragazza.

“Aaaallora Roku. Hai già qualche strategia per battere Kei?”

Evidentemente era riuscita a calmarsi dato che gli parlava normalmente.

“Mh… Non avevo pensato una tattica, è soltanto un’amichevole. Comunque penso che punterò sul suo punto debole, il dritto. Kei ha come colpo migliore il rovescio, per cui dovrò evitarlo il più possibile…”

I due continuarono a parlare di strategie sulla partita che Roku avrebbe giocato. Presi dalla comunicazione il tempo passò velocemente e dovettero riprendere la lezione

All’uscita i due si salutarono ma prima Roku chiese un'altra cosa alla ragazza

“Hey Minori, volevo sapere… A che ora ti alleni oggi? Mi piacerebbe venire a vedere come ti alleni.”

“Oh… ecco, alle 18 e finisco alle 19.30”

“Perfetto, allora ci vediamo più tardi.”

“Certo!”

Mentre lei camminava verso casa senza che nessuno se ne accorgesse il suo viso divampò e divenne ancora una volta completamente rossa.

Verrà davvero o mi sta solo prendendo in giro? si chiese lei.

***


Quel pomeriggio Roku non doveva allenarsi con Tom, per cui decise che avrebbe fatto un po’ di jogging. Verso le 15 uscì di casa e iniziò a correre mantenendo un ritmo costante. Continuò così fino a quando non guardò l’orario, era passata un’ora da quando aveva iniziato, però decise di tornare a casa, anche perché verso qualche ora doveva essere al parco della scuola a vedere Minori giocare.

Tornò a casa e si fece una bella doccia calda, quando uscì riguardò l’orario. LE 17.30. Si vestì e un quarto d’ora dopo uscì di nuovo di casa.
Arrivò puntuale. Si sedette in una panchina fuori dal campo di softball e vide alcuni ragazzi che si allenavano tra di loro. Riconobbe Kitamura e Minori. Quest’ultima notandolo lo salutò felice che fosse venuto. Lui ricambiò il saluto.

Non ci credo, non mi ha preso in giro! E’ venuto davvero!

Subito dopo Minori si riunì con la propria squadra per decidere come allenarsi. Simularono una partita di softball e Roku guardando la partita osservò con attenzione come giocava Minori: era concentrata, come se si fosse dimenticata che Roku era lì a guardarla. In quel preciso istante l’unica cosa che gli importava era dare il massimo. Dava istruzioni ai compagni, li incitava, li aiutava ed esultava con loro. Il ragazzo rimase impressionato da come la ragazza gestiva tutta da sola l’intera squadra.

Si fecero le 19.30 e la squadra si mise in cerchio.

“Grandi ragazzi anche oggi! La prossima partita è settimana prossima, per cui quando ci rivediamo vi voglio carichi quanto oggi!” disse Minori.

“Sììììì!” urlarono i compagni.

La ragazza uscì dal campo completamente sudata e si girò verso la panchina dove vide Roku che la guardava.

“Grazie per essere venuto Roku!”

“E’ stato un piacere. Devo dire che mi sei piaciuta molto come hai giocato, ma anche come hai gestito la squadra. Sei un ottimo capitano, alcuni dovrebbero prendere esempio da te.”

“Ohhh, andiamo amico, così mi fai arrossire!” disse Minori con tono scherzoso. Ma non stava affatto scherzando: era davvero arrossita e guardava Roku negli occhi, che pure lui era diventato leggermente rosso. Poi si sentì uno squillo, il cellulare di Roku.

“Scusa, devo rispondere.”

“Nono, no problem. Intanto vado a farmi una doccia, aspettami qui!” disse lei ed entrò negli spogliatoi.

Roku guardò il numero della chiamata. Era Kei.

“Pronto Kei!”

“Hey Roku! Ti chiamo per la partita. Dopodomani, cioè domenica alle 15, ok?”

“Perfetto, ci sarò! A domenica Kei!” e riagganciò il telefono.

Si risedette nella panchina e dopo qualche minuto tornò Minori.

“Hey Minori, stavo pensando… ti andrebbe di venire a cena da me oggi?”

La ragazza rimase colpita dalla richiesta del ragazzo.

“A cena?!” chiese lei. “Ma certamente! A che ora?”

“Alle 21”

“Perfetto, alle 21 busserò alla tua porta. Hai preso l’appartamento di Taiga giusto?”

“Esatto!”

“Ok, allora ci vediamo più tardi”

“ A dopo Minori” e i due si salutarono.
 
***

 
Erano le 20.40 e Roku si era appena messo ai fornelli per preparare la cena che avrebbe fatto per Minori. Optò per del risotto e per delle fettine di pollo. Non era chissà che, ma di sicuro la ragazza avrebbe apprezzato!
Alle 21 precise sentì bussare alla porta e fece accomodare la ragazza.

“Entra Minori, accomodati! La cena è quasi pronta, mi servono 5 minuti!”

La ragazza si sedette al tavolo e Roku dopo qualche minuto si sedette di fronte a lei, porgendogli il risotto. Iniziarono a mangiare e la ragazza si congratulò per il piatto preparato da lui.

“Grazie, ma questo non è nulla in confronto a quello che riesce a fare Ryuuji.”

“Takasu fa degli ottimi piatti ma anche i tuoi sono buonissimi!”

“Beh grazie” disse lui sorridendo ai complimenti della ragazza.

Finito il risotto le porse anche le fettine e ovviamente la ragazza apprezzò anche quelle.

“Ohhhh, sono piena! Grazie per la cena, è stata deliziosa!”

“Sono contento che ti sia piaciuta.” Disse lui mentre sparecchiava il tavolo.

“Lo sai…” disse Minori guardandosi intorno “Sono entrata qui soltanto due volte, quando Taiga abitava qui… L’ultima volta eravamo con altri compagni e dovevamo fare una guida per la scuola dato che dovevamo fare una gita.”

“E la prima quando è stata?”

La ragazza ci mise un po’ a rispondergli

“Quando tornò suo padre… Lei era distrutta, l’aveva convinta che avrebbero cominciato una nuova vita insieme… e io venni a casa sua per consolarla”

“Mh… Mio padre è solo un bastardo. Pensa soltanto a se stesso. Tu pensa, anche con me cercò di riconciliarsi”
“E tu cosa hai fatto?”

“Gli ho dato un pugno in piena faccia, ordinando gli di sparire dalla mia vista.”

La ragazza appena sentì quelle parole sorrise.

Se lo è meritato! pensò lei.

I due si sedettero sul divano e continuarono a parlare: lui del grande affetto che provava per la sorella, lei della sua grande amicizia con Taiga. Ridevano e parlavano in continuazione, senza mai annoiarsi. Si sentivano bene.

Alla fine si fecero le 23 ed era ora per Minori di andare

“Oh cavolo, è tardi! Beh, io ora vado a casa. Grazie per la serata Roku.”

“No, grazie a te per essere venuta Minori” disse lui mentre l’accompagnava alla porta.

Si fissarono di nuovo. La stessa situazione del giorno prima.

“Beh… a domani Roku”

“A domani Minori” e chiuse la porta.

Ancora una volta gli era tornata la stessa situazione di ieri, ma ora era sicuro. Gli piaceva Minori.

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***



Capitolo 10
 
Sì. Gli piaceva Minori. La sua natura scherzosa, il suo splendido viso, il suo carattere solare. Tutto. Cosa avrebbe fatto stavolta? Ora che si era innamorato, lei avrebbe accettato i suoi sentimenti? Un dubbio che si era tenuto per tutta la notte. Decise che forse non era ancora arrivato il momento di dichiararsi.

Ancora un po’ di tempo pensò lui mentre cercava di dormire. Decise che avrebbe aspettato, che avrebbe cercato di passare più tempo con lei, magari per farla innamorare. Doveva tentare. Ma soprattutto, non doveva saperlo nessuno, se qualcuno gliel’avrebbe chiesto avrebbe negato, affermando un semplice “Siamo amici”. Parlando con lei si sentiva a proprio agio, si sentiva bene, e si fidava di lei. Passò la mezzanotte perciò chiuse gli occhi, cercando di rilassarsi e di dormire

***


Il giorno dopo a scuola avvertì i compagni l’orario della partita, che si sarebbe tenuta il giorno dopo alle 15 (salvo imprevisti ovviamente)

“Ci saremo Aisaka!”

“Contaci!”

“Non ce la perderemo!”

Il ragazzo sorrise un'altra volta alla risposta dei compagni, contento che sarebbero venuti tutti,

Quello stesso giorno però aveva l’allenamento con Tom, così alla solita ora andò al circolo e si allenò come sempre col suo istruttore. Era talmente concentrato che non si era accorto che Minori era venuta a vederlo, anche quel giorno.

“Hey Roku” disse piano Tom al ragazzo “La tua amica è venuta anche oggi”.

Udendo quelle parole Roku si girò verso gli spalti, dove vide la rossa che lo salutava.

Come diavolo ho fatto a non averla vista!?

Era talmente preso dall’allenamento che non si era accorto di lei. Finito l’allenamento si avvicinò alla ragazza.

“Ciao Minori! Scusa se non ti ho notato, intendo… Ero così preso che…”

“Heyheyhey, non ti preoccupare amico! Per fortuna non ti ho distratto!”

“No, il fatto è che mi fa piacere che tu venga a vedermi…” disse piano, quasi imbarazzato.

“Beh grazie” affermò lei sorridendo “Allora, ti senti pronto per domani?”

“Ohh… penso di… Sì! E’ da almeno un mesetto o poco più che non gioco con un professionista, spero solo di non essermi arrugginito…”

“Ma nooo, te la caverai, tu non preoccuparti. E poi, ci siamo tutti noi a vederti, no?”

“Già, hai ragione!”

“Ora devo andare al bar, altrimenti il mio capo m’ammazza! A domani!”

“Ciao Minori!” disse Roku salutandola e lei se ne andò dal circolo. Mentre se ne andava Roku la guardava estasiato, ammirato, come se fosse intrappolato dal suo fascino. Non solo era simpatica e andava d’accordissimo con lei, ma era anche bella.

“Cosa guardi Roku?” chiese Tom da dietro, spaventandolo.

“Niente, niente!”

“Sì, come no”

“Andiamo  Tom, siamo solo amici…”

“Lo so”

“Mh… vado a casa  a riposarmi, voglio giocare una bella partita domani”

“Senz’altro Roku. Ci vediamo”

Così Roku tornò a casa dopo essersi fatto una doccia al circolo. Non aveva molto da fare perciò sarebbe andato a letto presto. Doveva essere riposato per il giorno dopo.

***


 Le 14.30. Lui, vestito con un completo leggero nero, era seduto in una panchina vicino alla club house del circolo, aspettando gli altri. In men che non si dica ecco arrivare Minori, seguita da Ryuuji, Kitamura e Kawashima. Entrambi salutarono l’amico e subito dopo arrivarono gli altri compagni di classe. Oltre a loro anche altri gruppi di persone, a loro sconosciuti.

“Evidentemente hanno scoperto della partita di oggi” disse Roku ai compagni.

La folla si avvicinò a lui e tutti lo salutarono contenti, e alcuni di loro ovviamente chiesero autografi .
Subito dopo apparve dal cancello del circolo un'altra persona: sui 26 anni, capelli neri, alto 1 metro e 75, portava su una spalla un borsone  da tennis e indossa una maglietta rossa e dei pantaloncini bianchi.

“Kei Nishikori!”

“Nishikori!”

Un folto gruppo di gente si raggrupparono circondando il tennista. Lui salutò tutti e si avvicinò a Roku

“Roku”

“Kei”

I due amici si abbracciarono per qualche secondo per poi staccarsi.

“Ne è passato di tempo, è bello rivederti” disse Kei

“Anche per me. Andiamo in campo?”

“Subito!”

Seguiti dalla folla si diressero in uno dei campi in cemento. Si sedettero nelle rispettive panchine, prendendo racchette, polsini e iniziarono a riscaldarsi. Passarono dieci minuti e sorteggiarono vicino alla rete. Il sorteggio viene vinto da Kei che scelse di rispondere.

“Però, c’è un bel po’ di gente” affermò lui, osservando il pubblico seduto negli spalti. Roku notò Tom ed Eddy, poi Ryuuji, Kimatura, Kawashima e Minori seduti vicino, quest’ultima eccitatissima e non vedeva l’ora che iniziasse la partita. Oltre a loro vide il resto della classe e delle persone venute a vedere quella partita.

“Allora facciamoli divertire!” disse Roku e strinse la mano a Kei.

La partita inizia. Durante ogni scambio non volava una mosca. Tutti erano in silenzio e si concentravano sulla partita, seguendo la palla che va e viene in ogni parte del campo. Alla fine di un punto applaudivano, senza dare troppo fastidio ai giocatori. Alcune volte tra un servizio e l’altro Roku e Kei scherzavano tra di loro, suscitando le risate del pubblico. Mentre giocava Roku rimaneva concentrato sulla partita, ma durante le pause non faceva a meno di guardare il pubblico davanti a lui. Gli era mancata quella sensazione di giocare una partita con un sacco di persone che lo guardavano, applaudendo e facendo video o foto.
Il primo set fu a favore di Roku, il secondo a Kei e il tutto si concluse in un lunghissimo terzo set vinto da Roku. Alla fine della partita, durata almeno due ore, i tennisti si avvicinarono alla rete del campo, si strinsero la mano e fecero un lungo inchino verso gli spalti, dove tutti continuavano ad applaudire.

Dopo la partita i tennisti, appena sdocciati, si radunarono assieme alla folla nello spazio di fronte alla club house, dove parlano con tutti, ricordando alcuni punti spettacolari che avevano fatto e così via.

“Beh, è ora che io vada” disse Kei verso le 7 del pomeriggio “E’ stato bello rigiocare con te Roku, non vedo l’ora di rivederti a Wimbledon”

“Grazie Kei, anche tu. E in bocca al lupo.”

Si strinsero un altra volta la mano e Nishikori lasciò il circolo salutando tutti. Verso le 8 anche il resto delle persone se ne tornò a casa, eccetto due, sedute su una panchina… Roku e Minori.

“Wow, è stata una bellissima partita, grazie mille per avermi invitato” disse la ragazza.

“Di nulla. Lo sai, sono contento di questa giornata, ma non del risultato della partita.”

“E di cosa?” chiese lei curiosa

“Del pubblico. Insomma, moltissimi di voi che hanno guardato la partita scommetto che non si sono mai potuti permettere di andare a Londra, a Parigi o in qualsiasi altra parte del mondo per vedere partite come questa. Ma oggi hanno avuto questa occasione, e sono contento che siano riusciti a venire e che io e Kei vi abbiamo fatti divertire.”

La ragazza ascoltava il tennista con attenzione e rimaneva ammirata dalle sue parole. Il suo classico rossore imbarazzato era sparito e riusciva tranquillamente a parlare con lui.
Però Roku aveva un dubbio. Lei era la migliore amica di Taiga. Cosa sarebbe successo se gli avesse detto la verità? Si sarebbe arrabbiata? Lo avrebbe odiato?

Ora o mai più!

“Senti Minori, vorrei parlarti di una cosa. Però devo avvertirti: quello che sto per dirti non deve trapelare ok?

“Ok amico! Con me puoi dirmi tutto!”

Fece un bel respiro e glielo disse

“Vi ho mentito su una cosa sin da quando sono arrivato qui. Non è vero che non ho visto Taiga da un anno”

Sentendo quelle parole la ragazza sciolse il suo sorriso.

“Quando persi contro Nadal, circa un mesetto fa, decisi di tornare da mia madre. Era incinta e volevo restare con lei dato che presto avrebbe partorito. Quando arrivai lì, incontrai Taiga... Non ci vedevamo da circa un anno o poco più, da quando andò via di casa. Passai una settimana con lei,  nostra madre, il suo compagno la nostra nuova arrivata, Aki. Durante quella settimana Taiga mi raccontò della sua storia con Ryuuji. Quella era la prima volta che la vedevo veramente innamorata di una persona. Ma, a parte quando eravamo con Aki, era sempre giù di morale. Voleva tornare. Così, anche perché dovevo terminare gli studi, decisi di venire qui. Per conoscere Ryuuji e avevo promesso a Taiga che non avrei detto a nessuno di questa storia… Mi spiace avervelo tenuto nascosto…”.

Abbassò il capo. Si sentiva uno stupido, un idiota per aver nascosto a tutti la verità.

“Hey…” disse Minori, appoggiandogli la mano sulla spalla.

“Non è una cosa così grave…”

“Ah no?” chiese sorpreso. Alzò la testa e vide la ragazza che gli sorrideva.

“Certo, ammetto di essere un tantino arrabbiata per avermelo nascosto, ma andiamo Roku , non è la fine del mondo! Mi fido di Taiga, e se ha deciso così lo devo accettare. Però Roku, vorrei sapere una cosa…”

“Dimmi”

“Perché l’hai detto proprio a me?”

“Perché… sei la migliore amica di Taiga e… sei l’unica persona di cui mi fido.”

La ragazza rimase in silenzio. Non si aspettava certo una risposta così da lui.

“Davvero?”

“Davvero.”

“Beh, non so… che dire. Grazie Roku” disse lei e arrossì, di nuovo.

Alla fine della conversazione i due uscirono dal circolo e Roku accompagnò la ragazza a casa sua. Mentre camminavano parlavano di cosa fare riguardo questa storia.

“Per ora non dobbiamo dirlo a nessuno, però penso che prima o poi dovrai dirlo a Ryuuji.” disse lei

“Già, ha il diritto di sapere e di certo non la prenderà bene. Credo che dovrei aspettare ancora un po’ prima di dirglielo”

“Sono d’accordo, devi solo aspettare la giusta occasione. Eccoci arrivati! Grazie ancora per avermi accompagnata!”

“Di niente Minori!”

La ragazza aprì la porta di casa sua ma prima di entrare si voltò verso di lui

“Stai tranquillo Roku, con me il tuo segreto sarà al sicuro. Fidati di me” gli disse lei facendogli l’occhiolino.

La ragazza così chiuse la porta e Roku rimase da solo, diretto verso casa.

Fidati di me

Quelle parole gli rimasero impresse nella mente. Ormai era sicuro: per qualunque cosa, poteva contare su Minori.

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Capitolo 11
 

Erano passati quattro giorni dalla partita contro Kei. Sui social, sui siti di tennis e persino sui giornali sportivi non si parlava d’altro che di quella partita. Diverse foto, e diversi video erano stravisti su Internet.

“Te l’avevo detto” gli disse Eddy quando lesse gli articoli.

Ovviamente tutto ciò rese felice e soddisfatto Roku. Ma quel giorno, quel giovedì, era diverso.
Era il suo compleanno. Finalmente sarebbe diventato maggiorenne e finalmente poteva decidere completamente da solo sulla sua vita. Non che lo facesse prima, ma allora doveva necessariamente avere la guida di un genitore o tutore, in questo caso Tom.
Per il suo compleanno decise di invitare tutti i suoi compagni di classe nel suo appartamento. Dato che (colpo di fortuna) il giorno dopo la scuola era chiusa non c’erano problemi di orario. Quel giorno, verso il pomeriggio, aiutato da Ryuuji addobbò completamente l’appartamento. Misero tutto il cibo in un tavolo vicino al soggiorno, tra patatine, dolci, bibite gasate, per non dimenticare della birra e dello champagne.  Dopo tanto lavoro riuscirono nell’impresa e ormai tutto era pronto per il compleanno. Mancavano solo le pizze.

“Devo ordinare le pizze! Ryuuji, aiutami a chiamare gli altri, fra poco devo ordinarle”

“Subito!”

I due muniti di cellulare chiamarono il resto della loro classe. Finito di chiamare gli altri, Roku chiamò la pizzeria per l’ordine.

“Bene abbiamo finito! Ora dobbiamo solo aspettare gli altri. Ti va una birra?”

“Certo!”

Presero dal frigo due birre e si sedettero nel divano, in attesa dei compagni.

“Ne bevi spesso?” chiese Ryuuji all’amico.

“Nahh, solo in casi speciali”

“Io pure”

“Ahhh, finalmente maggiorenne!” disse Roku stappando il tappo dalla bottiglia.
“Ora sono completamente indipendente”

“Beh, almeno non avrai problemi di soldi, sei un tennista professionista dopotutto.”

“Grazie Ryuuji. E tu, dopo quest’anno scolastico, cosa vorrai fare?”

“Mh… Non lo so ancora, potrei andare all’università, oppure cercare un lavoro, devo ancora pensarci”

“Ti consiglierei di provare a lavorare in un ristorante, i tuoi piatti sono fantastici e li ritengo alcuni dei migliori che abbia mai provato, e fidati, ne ho provati un sacco.”

“Grazie Roku” disse lui, facendo un sorriso leggermente forzato.

Ovviamente Roku si accorse dell’espressione dell’amico. Insomma, non era solo il suo compleanno, ma era anche quello di sua sorella. E sapeva che Ryuuji avrebbe voluto passarlo con lei.
Quello stesso giorno infatti Roku aveva chiamato la sorella per gli auguri…

“Pronto?”

“Ciao Taiga, sono io! Ti chiamo per farti gli auguri! Buon compleanno sorellina!”

“Grazie Roku, anche a te!”

“Dimmi, come sta andando da te, e che mi dici di Aki?”

“Aki sta benissimo, per quanto riguarda me… Uuuf, potrebbe andare meglio”

“Capisco, ti manca Ryuuji vero?”

“… Sì”

“Taiga, quando hai intenzione di tornare?”

“…”

“Non sai cosa sta passando lui, ha bisogno di te, e tu hai bisogno di lui.”

“Lo so…”

“Non puoi continuare così per sempre, sei uno straccio senza di lui. Cavolo, ora devo andare. Ciao Taiga, e salutami gli altri!”

“Oh, sì… ciao”

Era stata una conversazione breve, ma gli aveva detto come stavano i fatti: sia lei che Ryuuji erano uno strazio, non potevano certo rimanere così, e Roku non voleva continuare a vedere l’amico in quello stato. Quanto avrebbe voluto fare qualcosa.
Suonò il campanello e il ragazzo fece entrare  i suoi compagni: Noto, Haruta, Kitamura, Kawashima, Kashii, Khiara e tutti gli altri. O meglio, quasi tutti.

“Hey, dov’è Minori?” chiese lui agli altri.

“Ha detto che ha avuto un problema, ma sta arrivando”

“Ok”

La festa iniziò: i compagni iniziarono a mangiare, a bere e a divertirsi. Passarono dieci minuti ed ecco risuonare il campanello.

“Scusate… il… ritardo” disse Minori col fiatone. Evidentemente doveva aver corso.

“Nessun problema, entra! Aspettavamo solo te”

Mentre fece entrare la ragazza notò che teneva qualcosa sulla sua mano sinistra. Appena la ragazza entrò gli porse l’oggetto:  un piccolo pacchetto incartato con della plastica rossa.

“E’ da parte di tutti! Forza, aprilo!” lo incitò lei.

Il ragazzo scartò il regalo e vide davanti a se una coppia di completi bianchi da tennis. I pantaloncini erano di un colore bianco come la neve, così come le magliette ma avevano una piccola linea grigia nelle maniche e il simbolo della Head nella zona del cuore.

“Vedi, abbiamo chiesto a Kushieda quale fosse l’azienda che ti sponsorizzava dato che lei ne è più esperta, così abbiamo preso una coppia dell’ultimo modello. Ti piace?” disse Kawashima.

Se gli piaceva? Cavolo, li adorava! Non gli interessava quanto costassero quei completi, anche perché costano abbastanza, la cosa che gli fece piacere fu che i suoi compagni avessero contribuito tutti insieme per fargli un regalo.

“Li adoro, ragazzi. Li userò sicuramente per Wimbledon. Grazie!” disse Roku. E non stava mentendo, li avrebbe davvero utilizzati durante il torneo.
La festa continuò, tra parlate di gruppo, risate, bevute e così via. Verso tardi arrivarono le pizze e tutti insieme si riunirono nel grande tavolo che era stato messo da Roku e Ryuuji precedentemente. Verso le 23.30 tutto finì. Gli unici rimasti un po’ sobri erano Roku, Ryuuji, Kitamura e qualche altro compagno.

“Ormai è tardi, sarebbe meglio accompagnare gli altri a casa” propose Roku.

Lui e gli altri rimasti sobri quindi accompagnarono il resto dei loro compagni alle loro rispettive case. Il ragazzo accompagnò Haruta e Noto assieme a Kitamura, Ryuuji invece si occupò di Ami e Minori. Dopo aver accompagnato la modella fu il turno di Minori.

“Ohh Takasu, che fai?”

“T’accompagno a casa, no?”

“Gra… Grazie Takasu. Lo sai, prima che Taiga se ne andasse, io dichiarai il mio amore verso di te, ricordi?”


“Sì ricordo, cosa vorresti dirmi a riguardo?”

“Dico… Dico che ormai non provo più quello che provavo prima” disse lei presa dalla sbornia.

Una volta Ryuuji era innamorato di Minori. A parte Taiga, non lo sapeva nessun altro, ma da quando si è affezionato alla tigre, smise di pensare alla rossa. Anche se non era più innamorato di lei era curioso di quello che stava per dirgli.

“Vedi… quando Taiga se ne era andata, io… io pensavo solo a te, e non ho mai cercato di riprovarci, perché Taiga è la mia migliore amica, e se avessi fatto qualcosa del genere, l’avrei tradita... poi… incontrai… lui…”

“Mh?”

“Non lo sai eh? Ahahaha, che ingenuo che sei”

Ora aveva capito. Si era innamorata di Roku. D’altronde, lo aveva sospettato da molto tempo, da come passavano il tempo assieme e da come andavano d’accordo. Ne era felice, ora che la ragazza avesse smesso di pensare a lui e avesse deciso di andare avanti.

“Però… io non…” disse Minori ma si bloccò addormentandosi.

 Sfinita, perse l’equilibrio ma fu afferrata da Ryuuji che la prese in braccio e la portò a casa sua. Appena la consegnò ai suoi genitori tornò a casa sua, per riposarsi dalla serata. Ma mentre camminava si fermò. Prese dalla tasca dei jeans il suo portafoglio, dove teneva la foto del festival culturale, che raffigurava lui che vestiva Taiga. Non si staccava mai da quella foto. Nei momenti di solitudine la prendeva sempre e la osservava, sperando che la sua Taiga tornasse da lui, per sempre.

***


“Oh, sì... ciao”

Appena finì la conversazione col fratello Taiga riattaccò il telefono. Era appena uscita da scuola e, vestita con la sua divisa scolastica stava tornando a casa. Da sola. Nei giorni precedenti era quasi sempre seguita da qualche sua compagna, e a volte da un altro suo compagno. Jake Edmunds. Quel ragazzo americano era simpatico, si dimostrava carino e gentile con lei ma da quando lui le confessò il suo amore la ragazza lo respinse. Ma da lì in poi non la smetteva di toglierle di dosso gli occhi, e quel tizio non si arrendeva facilmente. Ma quel giorno era da sola mentre tornava a casa: non c’era nessuna compagna ad accompagnarla, e nemmeno Edmunds a importunarla.

Meglio così pensò.

Quel giorno però era il suo compleanno, e finalmente era diventata maggiorenne. Si fermò alla fermata del pullman e aspettò qualche minuto per poi salire sul bus che l’avrebbe portata a casa. Durante il viaggio non faceva altro che guardare il cellulare che quel giorno era pieno di messaggi. Tutti i suoi vecchi compagni gli avevano fatto gli auguri: la sua amica Minorin, la Chihuahua scema, Kitamura e tutti gli altri. Poi si fermò a guardare un altro messaggio… quello di Ryuuji.

“Auguri Taiga… Mi manchi, non ce la faccio a passare altro tempo senza di te”

In un secondo gli rimbombarono in testa le parole del fratello.

Non sai cosa sta passando lui, ha bisogno di te, e tu hai bisogno di lui.

Fece scendere una lacrima. Gli mancava troppo Ryuuji. Ogni giorno era come un inferno senza averlo al suo fianco, e avrebbe fatto di tutto per rivederlo, per riabbracciarlo. Presa dai suoi pensieri passò un quarto d’ora e arrivò a casa. Appena entrò video soltanto il buio fino a quando…

“SORPRESA!!”

Le luci del salotto si accesero, mostrando davanti a lei tutti i suoi compagni, la madre e suo marito intenti a farle gli auguri. La ragazza sorrise alla vista di tutti quanti.

“Auguri tesoro!” disse la madre che diede un forte abbraccio alla figlia.

“Bene, ora che Taiga è tornata noi ce ne andiamo! Divertitevi ragazzi, e non sfasciate casa” e la donna uscì di casa col marito.

Subito dopo la ragazza e i suoi amici si ritrovarono completamente soli e la festa iniziò. Tutto era stato preparato da giorni ed erano riusciti bene a nasconderglielo. Tra risate e divertimento la festa andò alla grande, fino a quando non suonò il campanello verso le 22.00. Taiga aprì e vide una persona non molto gradita dai compagni: un ragazzo alto, coi capelli castani e aveva uno sguardo arrabbiato e inquietante.

“Jake, Edmunds” disse lei, per niente sorpresa.

“Cosa ci fai qui Edmunds?! Fuori dalle palle!” dissero alcuni compagni completamente incavolati con lui.

“Ahh, allora avete fatto una festa a Taiga senza invitarmi, ma bravi!”

“Smettila di chiamarmi per nome.”

“E TU SMETTILA DI IGNORARMI!!” urlò lui.

La ragazza cercò di chiudere la porta ma fu fermata da quel ragazzo.

“Che intenzioni hai?” chiese lei bruscamente.

“Lo sai Taiga, io ti amo!”

“Te l’ho già detto, non sei il mio tipo”

“Ti farò cambiare idea!” disse lui. Entrò velocemente in casa e strinse un braccio della ragazza.

“Lasciami verme!”

“No! Ti desidero!”

“Te l’avrò detto migliaia di volte: non sei il mio tipo e c’è un altro.”

“Ah sì?! Allora proviamolo: è il tuo compleanno no? Perciò voglio vedere il tuo ragazzo qui, davanti a me, ORA!!” ordinò lui, stavolta riferito agli altri presenti.

L’espressione di Taiga cambiò: da arrabbiata divenne triste.

“Lo sapevo. Tu non hai il ragazzo, vuoi solo evitarmi.”

“Sì invece!  Cosa ti è preso Edmunds? Eri gentile prima, e ora… sei solo uno stronzo.” Disse lei, con le lacrime agli occhi. Quel ragazzo non sapeva quanto l’aveva ferita.

“AH! Magari sei tu la stronza che fingi di avere un ragazzo per allontanarti da me… Oppure è diverso? Sei qui da poco, allora significa che lo hai abbandonato il tuo “ragazzo”, eh?! Urlò lui, continuando a stringere la presa sul suo braccio, a insultarla e a farla arrabbiare. Era troppo: Taiga, fuori di sé, diede un forte schiaffo al ragazzo, che a causa del gesto lasciò il suo braccio. Subito dopo venne scaraventato a terra dalla ragazza, completamente arrabbiata con lui e subì pure un pugno in piena faccia.

“Che ne sai della mia vita?! Di me?! Come ti permetti di giudicarmi?! Tu non sei mai stato con me, al mio fianco, e non sai quello che ho provato! Fuori da casa mia e fuori dalla mia vita!”

I suoi compagni la tolsero da Edmunds, completamente malridotto.

“Non sei il benvenuto qui” disse uno dei compagni a Edmunds che assieme agli altri lo fecero uscire.

“Tutto apposto Aisaka?”

“No, per niente”

Quel tizio aveva rovinato l’ottima atmosfera che si era creata in quella casa. Da lì in poi Taiga rimase completamente zitta per tutta la sera. Tutti gli altri cercarono di farla stare meglio, ovviamente senza successo. Verso le 23 i compagni se ne andarono, dicendole di non pensare a quell’idiota. Appena rimase sola, Taiga si mise il pigiama e andò in camera sua. Si distese nel letto e cercò di dormire, ma invano. Prese dal comodino l’unica foto che la ritraeva con Ryuuji, durante il festival. Quello era l’unico ricordo che aveva di lui. La strinse a sé e senza più trattenersi pianse. Non riusciva più a sopportare quella situazione. Anche se era circondata da compagni che la consideravano, che le volevano bene, non voleva stare più lì.
L’unico posto dove voleva essere in quel momento era tra le braccia del suo Ryuuji.

“Mi manchi anche tu, bastardino mio”
 

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


Capitolo 12

Il weekend era appena iniziato. Quasi tutti gli studenti erano rimasti a scuola per vedere la partita di softball del campionato. Ovviamente Roku era presente. Dopo aver visto Minori allenarsi con la squadra voleva vedere cosa avrebbe fatto contro un team avversario.
Appena le due squadre entrarono in campo , Minori cercò con lo sguardo Roku, il quale alzò il pollice verso di leri.

Puoi farcela pensò lui.

“Vediamo come se la cavano Kushieda e gli altri” disse Ryuuji seduto vicino a Roku negli spalti.
Iniziò la partita.  Minori doveva lanciare la palla verso il suo compagno. Appena lanciò però la palla fu deviata dal battitore avversario che causò una lunghissima traiettoria alla palla. La ragazza era rimasta sorpresa, non si era aspettata certo una risposta del genere. Continuò a lanciare e a parte qualche rara eccezione non riusciva a dare al suo compagno quella maledetta palla. Anche quando doveva risponder e lei quasi sempre non riusciva a respingere la palla. Stava perdendo la pazienza, e Roku lo aveva notato.

Andiamo Minori, non perdere la calma!

Durante le pause e i cambi di campo i ragazzi radunati nelle loro rispettive panchine chiedevano aiuto al loro capitano, che purtroppo non sapeva cosa fare

“Non lo so, non lo so! Sono troppo forti!”

Forza Minori, non arrenderti così facilmente!

I ragazzi provarono con tutti i modi di contrastare gli avversari ma invano. Alla fine persero contro una squadra decisamente più forte della loro. Molti erano stanchi e distrutti dalla partita.

“Andrà meglio la prossima volta capitano” disse Kitamura a Minori, la quale era rimasta seduta sulla panchina, col capo abbassato. Non era riuscita a far vincere la sua squadra.

Ormai la scuola era deserta. La ragazza si alzò e andò a vedere il tabellone della partita mostrante il punteggio. Lei però non si era accorta che Roku era ancora lì, a osservarla. Mentre guardava il volto triste della ragazza gli tornò in mente un suo vecchio ricordo d’infanzia…

Aveva 12 anni e allora giocava per il campionato nazionale giovanile, ed era conosciuto come uno dei più forti in circolazione, fino a quando non venne sursclassato da un altro ragazzino, poco più grande di lui e che lo aveva battuto in meno di un ora. Durante quella partita Roku era nervoso e scocciato. Non riusciva a giocare, quel ragazzo era troppo forte. Alla fine della partita andò negli spogliatoi, completamente abbattuto dalla sconfitta subita. Dentro di sé ribolliva di rabbia, e di delusione: deluso da sé stesso, che non aveva creduto di poter farcela sin dal’inizio. Intento a guardarsi lo specchio che non notò che sua sorella era sgattaiolata nello spogliatoi. Senza farsi vedere Taiga strinse i fianchi del fratello da dietro.

“Lo sai che questo è lo spogliatoio maschile vero?” disse appena la sentì.

“Volevo vedere come stavi” rispose lei, staccandosi e andando di fronte a lui.

“Ho perso Taiga! Ho perso!”

Il ragazzo preso dalla rabbia si sedette sulla panchina. La sorella lo seguì, sedendosi vicino.

“Andiamo Roku. Non puoi abbatterti così. Guardati: sei uno dei più forti, ma è normale perdere no? Devi solo accettarlo e, che ne so, imparare dai tuoi sbagli. So che era importante per te questa partita ma è andata così. Puoi sempre rimediare in futuro no?” disse la sorella, tentando di consolarlo.

Dopotutto aveva ragione: che senso aveva abbattersi così tanto? Era solo una partita.

“Hai ragione, grazie sorellina” affermò lui, sorridendo davanti a Taiga.

“Così ti riconosco. Dai andiamo a casa, muoio di fame.”

“Ahh, sei sempre la solita eh?”

Vedendo Minori riconobbe sé stesso, ossia quel ragazzino distrutto a causa della partita persa, ma che poi  è andato avanti a testa alta. Capiva come si sentiva la ragazza. Ci era passato anche lui, così decise di provare a consolarla, come aveva fatto Taiga con lui anni fa.

“Hey Minori” urlò lui, facendosi notare dall’amica.

Si girò e lo vide, dandogli un sorriso un po’ sforzato. Il ragazzo si avvicinò a lei, che era intenta ad osservare il tabellone di fronte.

“Guarda! Abbiamo perso”

“Ho visto. Senti Minori, capisco cos’hai, ci sono passato anch’io, quante volte ci sono passato. Da una sconfitta si può imparare molto, per cui ti consiglio di ricordarti questa sconfitta: vedi i lati negativi e cerca di migliorarli, per te e per la tua squadra”

“Grazie per l’aiuto Roku ma il fatto è che non sono riuscita ad aiutare i miei compagni. Mi hanno chiesto cosa fare e io, non ho fatto niente…”

Evidentemente aveva ragione. La ragazza era rimasta nervosa e stressata per tutta la partita. Roku però trovò un altro modo.

“Tì aiuterò io!” Esclamò.

“Eh?”

“Sarò diretto: per tutta la partita non eri concentrata. Eri arrabbiata e stressata, e questo ti ha portato a distrarti. Per cui, dato che ho più esperienza voglio aiutarti. Voglio allenarti al meglio, insegnarti i miei trucchi per questo tipo di partite. Forse non posso allenarti per quanto riguarda il softball, ma posso farlo per il tuo fisico e il controllo di te stessa durante le partite. Allora Minori? Accetti?” spiegò Roku e gli porse  la mano.

Era rimasta stupita dalla sua generosità. Nessuno prima d’ora l’aveva mai corretta in quel tipo di campo, dato che si allenava sempre per conto proprio. Perché non provare? In fondo lui ne sapeva di certe cose e probabilmente sarebbe riuscito a migliorarla.

“E va bene mister!” e gli strinse la mano.

***


Il giorno dopo la ragazza secondo le istruzioni di Roku si recò a casa sua. Si era vestita con una tuta da jogging, dato che i due il giorno avrebbero corso assieme. Non aveva mai fatto jogging con un altra persona ed era la prima volta che si allenava così con qualcun altro.
Guardò l’orario: le 14.55. Era in anticipo. Stava per entrare nel palazzo quando sentì una voce familiare.

“Hey Kushieda!”

La ragazza si girò e vide Ryuuji

“Oh Takasu! Come va?”

“Bene, sto andando a fare la spesa. E tu? Quale buon vento ti porta qui?”

“Vedi, Roku mi ha proposto di allenarmi con lui oggi. Ha deciso di aiutarmi per migliorare a giocare.”

“Capisco. Beh, buon allenamento! Io vado, ci vediamo Kushieda!”

“Ciao Takasu!”

Salutato l’amico la ragazza entrò nel palazzo e alla porta dell’appartamento bussò. Dopo pochi secondi la porta si aprì ed ecco Roku, anche lui in tuta da jogging.

“Ciao Minori. Andiamo?”

“Sicuro!”

I due uscirono dal palazzo e iniziarono a correre.
Corsero per un oretta fino a quando non si fermarono. Roku era tranquillo, non era affatto stanco, Minori invece aveva il fiatone.

“Stai calma. Respira…”

La ragazza seguì alla lettere i consigli del ragazzo.

“Allora… Com’era?”

“Sei stata brava” disse Roku, dandogli una pacca sulla spalla.

***


La settimana passò in fretta. I due nei giorni dove non avevano softball o tennis si allenavano insieme: facevano jogging, stretching, piegamenti eccetera.
Persino a scuola, nelle ore di ginnastica, si allenavano per conto proprio. Ogni volta che Roku dava consigli a Minori, lei ascoltava sempre con attenzione.

“Ricorda, ogni partita devi sempre tenere la testa alta. Mai abbattersi, e dato che sei il capitano della squadra devi essere la loro guida. Fai come sempre: sorridi e supporta i tuoi compagni. Siete una squadra e dovete restare uniti. Tutto chiaro?”

Arrivò il sabato e con esso anche una nuova partita di campionato. Come sempre Roku era negli spalti con tutti gli altri a guardare.

“Come è andata con Kushieda?” gli chiese Ryuuji, seduto vicino a lui.

“Bene. Penso che sia migliorata molto, ora dobbiamo solo guardare”

Le squadre entrarono in campo e la partita iniziò, e stavolta Minori era pronta. Lanciò la palla e stavolta riuscì a centrare l’obiettivo, tutte le volte. Persino quando doveva rispondere riusciva a prendere la palla e correva come un fulmine per arrivare alla base successiva. I ragazzi della scuola, eccetto Roku ovviamente, erano impressionati. Non avevano mai visto Minori giocare così bene. Durante le pause la ragazza sulla panchina parlava con la squadra, continuando a incoraggiarli e a supportarli, come su consiglio di Roku.
Alla fine la partita finì a favore della squadra di Minori. Mentre tutti se ne andavano la ragazza rimase lì, a osservare il punteggio di quella partita. Stavolta non era abbattuta e aveva un grosso sorriso stampato in faccia. E forse non ce l’avrebbe fatta se non  fosse per Roku. Poi sentì un battito di mani, così si girò vide l’amico che si avvicinava a lei, continuando ad applaudirle.

“Complimenti capitano”

“Grazie!” disse lei sorridendogli.

“Senti Roku, volevo chiederti… potresti continuare ad allenarmi? Come abbiamo fatto questa settimana?”

“Con piacere!”
 
***


E così fecero. Si allenarono ogni volta che avevano la giornata libera, e le settimane passavano velocemente. Ogni sabato c’era una partita di campionato e la squadra riuscì a vincerle tutte.
Era fine maggio. Ormai la scuola stava per finire,  e con essa anche il campionato di softball. Quel sabato era l’ultima partita e la squadra surclassò gli avversari, e il liceo Oashi arrivò primo in campionato. Per celebrare la vittoria organizzarono una festa per quella sera a scuola, e tutti parteciparono. Persino Roku che si congratulò con la squadra di Minori per il risultato ottenuto. Alla fine della festa Roku decise di accompagnare la rossa a casa.

“Beh, il mio lavoro è finito. Sei stata grande.”

“No, devo ringraziare te Roku. Senza di te non ce l’avremmo mai fatta.

Arrivarono a casa della ragazza. I due si fermarono. Si guardarono intensamente negli occhi. Avevano passato tantissimo tempo assieme e anche dei bellissimi momenti. Si erano affezionati molto, e si poteva dire che la loro era una fortissima amicizia. Ma nessuno dei due voleva una sola amicizia

“Senti Mino…”

Roku iniziò a parlare ma fu interrotto dalla ragazza che si avvicinò a lui e lo abbracciò.

“Grazie Roku, per tutto…” disse lei sussurrando.

Lui non sapeva che dire. Insomma, era innamorato di Minori e loro erano molto amici. Non aveva il coraggio di dirle cosa provava davvero per lei, ma non sapeva perché. Perché non ci riusciva? Cosa gli costava? Erano solo delle semplici parole…

“Ci vediamo a scuola Roku”

“Oh… Certo Minori… Ci vediamo.”

E rimase solo. Di nuovo

Perché diavolo non ci sono riuscito?! Cosa cavolo mi prende?!

Mentre camminava continuava a pensare a prima e ad arrabbiarsi con se stesso per non aver detto  quello che provava per lei.
Ad un tratto sentì uno squillo, lo squillo del suo cellulare. Lo prese dalla tasca e vide il numero: Eddy.

“Pronto Eddy?”

“Roku! Abbiamo un problema!” gli rispose il manager con un tono preoccupato.

“Di che si tratta?”

“Il Wimbledon. Non posso crederci. Lo hanno anticipato”

“Sarà di qualche giorno”

“NO, è questo il problema. Hanno anticipato la data di tre settimane. Inizia settimana prossima”

Il ragazzo si bloccò. Forse aveva sentito male. E invece no, aveva sentito bene.

“Cosa?”

“Lo so, un bel casino”

“Eddy, ma la scuola finisce fra due settimane!”

“Purtroppo lo so amico, ma non abbiamo altra scelta. Hai promesso che saresti tornato per Wimbledon e devi mantenere fede ai tuoi fans.”

“Quando partiamo?”

“Questo lunedì, fra due giorni… Capito Roku? ROKU!!!”

“Oh, si, ho… ho capito. Domani preparo tutto e… partiamo lunedì”

“Ok, ci sentiamo Roku”

Così il ragazzo riattaccò il cellulare. Ancora non poteva credere a ciò che aveva sentito

Ci mancava anche questa

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***



Capitolo 13
 

Si era alzato presto, e non era da lui alzarsi a quest’ora, di domenica. Uscito dalla camera da letto andò in cucina, dove preparò il caffè

Perché? Perché adesso…

La notizia del giorno prima lo aveva abbattuto. Sapeva che prima o poi sarebbe dovuto andarsene, per continuare con la sua carriera, ma dopo aver passato dei bellissimi momenti con i suoi nuovi amici e soprattutto con Minori, non voleva più andarsene. E proprio quando aveva era arrivato il momento di dichiararsi eco che è arrivato questo imprevisto. Ma dopo Wimbledon, cosa avrebbe fatto? Doveva tornare a casa sua, a Tokyo, oppure trasferirsi. Ma non doveva pensarci ora. Aveva una chiamata da fare.
Finito di bere il caffè prese il cellulare e chiamò un suo compagno: Kitamura. Squillò un po’, ma alla fine rispose

“Pronto?”

“Ciao Kitamura, sono Aisaka. Ascolta, avrei un favore da chiederti. Ho bisogno di parlare col preside, oggi.”

“Ciao Aisaka. Guarda, oggi il preside è a scuola per una riunione col consiglio, e finirà fra qualche ora, lo avviserò della tua visita.”

“Grazie mille Kitamura. A che ora ci incontriamo?”

“Mh… Facciamo alle 15.00, ti aspetto di fronte al cancello della scuola.”

“Perfetto, a più tardi Kitamura”

“A più tardi Aisaka!”

Appena finì la chiamata Roku si sedette sul divano e accese la TV. Era interessato a scoprire come mai avessero anticipato il torneo ma per sua sfortuna non trovò nulla.

Si fece l’ora di pranzo così decise di mangiare, continuando a pensare a quella situazione.
Finito di pranzare preparò la sua valigia per il giorno dopo. Mise dentro la sua biancheria, i vestiti e ovviamente i completi bianchi, dato che a Wimbledon erano necessari vestiti bianchi. Mentre guardava l’armadio si fermò ad osservare la coppia di completi che aveva ricevuto dai suoi amici per il compleanno. Aveva promesso che gli avrebbe indossati, e inoltre gli piacevano molto, così li prese e li mise in valigia.
Quando finì di preparare tutto si fecero le 14.45 così uscì diretto a scuola. Arrivato lì vide il suo compagno vicino al cancello.

“Kitamura!” disse lui, avvicinandosi.

“Oh, Aisaka eccoti. Senti, posso sapere come mai devi parlare col preside?”

Così Roku raccontò il problema al compagno.

“Sei l’unica persona a cui l’ho detto. Purtroppo devo partire domani”

“Capisco, un vero guaio amico. Seguimi, ti porto dal preside”

I due entrarono nell’edificio e Kitamura scortò Roku nell’ufficio del preside. Era una piccola stanza, dove all’interno si trovava una scrivania, dietro alla quale era seduto il preside della scuola, un uomo sui quarant’anni.

“Ahh, Roku Aisaka. Il presidente del consiglio studentesco mi ha detto della sua visita. Si sieda” disse il preside facendogli cenno nella sedia di fronte a lui

“Grazie signore” rispose Roku e si sedette.

“Allora, come mai questa visita?”

“Vede signore, sono in una situazione un po’ complicata: come forse sa ho una carriera tennistica, e dovevo riprenderla fra tre settimane a Wimbledon. Il problema è che hanno anticipato la data e inizierà fra qualche giorno. Per cui non posso continuare gli studi e…”

“Ho capito, non c’è problema”

“Come scusi?”

“Nessun problema Aisaka. Ho controllato i tuoi voti e devo dire che sono buoni per cui non devi preoccuparti”

“Oh, la ringrazio!”

“Di nulla”

I due si strinsero la mano. Finito il colloquio Roku andò nella porta quando lo richiamò il preside

“E… Aisaka…”

Il ragazzo sentendo la voce del preside si girò verso di lui, notando che gli stava sorridendo

“Buona fortuna!”

“Grazie signore”

Roku uscì dall’ufficio e incontrò Kitamura che stava aspettando che uscisse

“Allora? Come è andata?”

“Mi ha detto che non c’è nessun problema e che i miei voti sono buoni”

“Ottimo. Ora cosa farai?”

“Devo fare ancora una cosa e avrò finito. Domani passerò a salutarvi, grazie ancora per l’aiuto Kitamura”

“A domani Aisaka!”

Appena uscì da scuola Roku non si diresse a casa, ma cambiò direzione, verso il circolo tennis. In quei mesi aveva passato tantissimo tempo lì, ad allenarsi e a fare conoscenza con alcuni dei suoi fans. Forse quello era il posto al quale era più legato.
Appena arrivò al circolo entrò nella club house.

“Ciao ragazzi” urlò lui e tutti si girarono

“Roku!”
“Abbiamo saputo di Wimbledon, ci dispiace però non vediamo l’ora di vederti giocare”

“Lo so, lo so, l’ho saputo ieri. Purtroppo partirò domani.”

“Quindi non tornerai più qui?”

“Non lo so. Ci ho pensato molto a riguardo ma devo ancora pensarci”

Ci fu un piccolo silenzio. Molti si erano raggruppati davanti a lui e avevano le facce abbastanza tristi. Sapevano che doveva andare, ma dopo aver avuto un tennista professionista per così tanto tempo nel loro circolo gli aveva fatto molto piacere, a tutti quanti.

“Ci siamo divertiti molto Roku” disse il presidente avvicinandosi a lui.

Era il più calmo di tutti gli altri, lui più di chiunque atro sapeva come andavano certe cose.

“Beh, non possiamo certo dimenticarci di te. Ragazzi, chi può portarmi la macchina fotografica?”

Il presidente propose di scattare una foto con tutti quanti assieme a Roku, che ovviamente accettò.
In men che non si dica un ragazzino arrivò con la fotocamera e il trepiede. Posizionarono la telecamera all’aperto rivolta verso uno dei campi da tennis e tutti i presenti, che erano almeno una ventina di persone, si accumularono nella recinzione che circondava il campo. Uno dei ragazzi fece partire il timer della fotocamere subito tornò nell’ammasso di gente per posare insieme a Roku. Ne uscì una bellissima foto ricordo. Tutti quanti sorridevano felici, come se si fossero dimenticati che forse non lo avrebbero più visto passare per il loro circolo.

Alla fine Roku con un po’ di tristezza e malinconia salutò tutti e uscì dal circolo, stavolta diretto a casa. Aveva parlato col preside, salutato i suoi fans del circolo, ma gli mancava una cosa da fare, che però gli era sfuggita di mente. Ma mente camminava pensandoci sentì qualcuno che lo chiamava, e quel qualcuno era il suo amico Ryuuji. Ecco cosa doveva fare, dirgli la verità.

“Hey Roku!”

“Oh, Ryuuji ciao…”

“Come va?”

“Insomma… Potrebbe andare meglio. Ho scoperto da poco che hanno anticipato il Wimbledon, e dovrò partire domani…”

“Oh, mi dispiace. Senti, che ne dici di cenare un ultima volta a casa mia? Oggi Yasuko lavora più tardi quindi cenerà con noi.”

“Grazie Ryuuji, verrò sicuramente.”

“Perfetto, ora devo andare.”

“Dove vai?”

“Oh, son riuscito a prendermi un lavoro part-time da qualche settimana e ora devo andare a lavorare, ma tornerò all’ora di cena.”

“Hey, congratulazioni!  Allora ci vediamo  più tardi.”

“Sì, alle 21 a casa mia. A dopo!”

***


Verso le 21 Roku bussò alla porta di casa Takasu e venne fatto accomodare da Ryuuji. Arrivò nel salotto dove trovò Yasuko.

“Ahh Roku, che piacere vederti, come stai?”

“Molto bene, grazie Yacchan”

I tre subito dopo si misero a tavola e mangiarono le prelibatezze preparate da Ryuuji. Mentre mangiavano Roku spiegò ai due la faccenda, di come aveva saputo dell’anticipazione del torneo e che sarebbe partito il giorno dopo.

“Quindi non ti rivedremo più?” chiese Yasuko.

“Questo non lo so ancora. Abito a Tokyo, però, dato che mi trovo abbastanza bene qui, potrei anche trasferirmi. E’ una cosa a cui dovrei pensarci ancora,
vedrò quando finirà il torneo.”

Appena finirono di cenare Yasuko ormai doveva andare al lavoro, ma prima di uscire salutò un ultima volta Roku, abbracciandolo.

“Spero di rivederti presto”

“Anch’io Yacchan.”

Sciolto l’abbraccio la donna uscì di casa, salutando i due ragazzi.

“A che ora partirai domani?” chiese Ryuji.

“Dopo pranzo, ma prima passerò a scuola per salutare tutti.”

“Capisco…”

Forse per Roku era arrivato il momento di dirglielo. D’altronde, non aveva nessun’altra possibilità per farlo. Si fece tardi ed era ora di andare.

“Ryuuji, prima che vada, devo dirti una cosa”

“Certo, dimmi pure”

I due si sedettero in salotto. Roku ci mise un po’ per decidere come dirlo, non era certo facile ma alla fine riuscì a trovare le parole giuste.

“Riguarda Taiga… Vedi… Ti ho mentito, sin dal giorno che ci siamo visti la prima volta. In realtà ho incontrato Taiga.”

“Cosa?” disse Ryuuji, sorpreso e confuso allo stesso tempo.

“Sì… Qualche mese fa, prima di venire qui, andai da mia madre. Era incinta e volevo restargli vicino dato che presto avrebbe partorito. Lì incontrai Taiga, e mi disse che era tornata per chiarire le cose con nostra madre. Poi mi raccontò della vostra storia. Così decisi di venire qui prima di riprendere a giocare, sia per finire gli studi, ma anche perché volevo conoscerti, e avevo promesso a mia sorella che non l’avrei detto a nessuno. Mi spiace avertelo tenuto nascosto”
Il ragazzo non rispose subito. Aveva abbassato lo sguardo, e Roku non riusciva a capire se era triste o arrabbiato, o tutt’e due.

“Dimmi… Lei, pensava a me?”

“Sì Ryuuji, sempre.”

“Roku, ho… ho bisogno di stare da solo. Per favore”

“O… Ok, allora… ci vediamo domani”

Così quando se ne andò Ryuuji rimase solo. Non voleva credere a quello che gli aveva detto. Per quei mesi lo aveva ingannato. Avrebbe voluto distruggere tutto ciò che lo circondava ma non lo fece. Perché doveva essere arrabbiato con lui dopotutto? E’ vero, gli aveva nascosto tutto ma Roku era un bravo ragazzo. Aveva fatto una promessa a sua sorella e aveva cercato di mantenerla. E si era dimostrato un grande amico, lo aveva supportato assieme agli altri per l’allontananza di Taiga. Ma quello che gli aveva detto, è stato un vero colpo basso. Decise così di andare a letto, cercando di non pensarci più. Ma l’unica cosa che riuscì a fare era pensare a Taiga.

***


Era appena tornato a casa dopo aver detto tutto a Ryuuji. E aveva incasinato tutto. Non doveva mentirgli sin dall’inizio e probabilmente ora lo odiava per questo. Cosa poteva fare se non…

Forse posso rimediare

Prese il cellulare e la chiamò. Dopo qualche squillo sentì la voce di sua sorella.

“Pronto?”

“Ciao Taiga, sono io”

“Roku… mi hai appena svegliata…”

“Scusa… Senti, devo dirti una cosa importante. Ryuuji sa tutto.”

“Cosa?”

“Sì, gliel’ho detto.”

“Perché lo hai fatto?!”

“Perché? Non ce la facevo più a guardarlo così. Aveva il diritto di sapere. Così come Kushieda.”

“Anche Minorin?!”

“Già, ma non è questo che importa. Ti sei mai guardata allo specchio recentemente? Cosa provavi guardandoti?”

“…”

“Taiga, lui ti manca, e tu manchi a lui. Vi ho visti entrambi. Per tutto il tempo non fate altro che pensare ad altro,  lui che spera che un giorno o l’altro torni, e tu che non sai ancora quando è arrivato il momento. Beh, penso che sia arrivato quel momento. L’allontananza è troppo per voi due, come potete continuare così? Senza restare fianco a fianco? Quindi Taiga, se ami davvero Ryuuji torna! Torna da lui, avete bisogno di recuperare il tempo perduto, di essere felici, insieme, non lontani.”

“…”

“Ok, l’ho detto. Scusami per non aver mantenuto fede alla promesso ma doveva saperlo. Fammi sapere cosa farai. Buonanotte sorellina”

Finita la chiamata chiuse il cellulare.

Almeno ci ho provato, ora sta a Taiga decidere cosa fare
 
***


Era seduta sul letto della sua camera e aveva appena finito quella discussione col fratello. Dopo la sua festa di compleanno aveva capito che forse non  era più necessario restare lì, ma non ha mai avuto il coraggio di andarsene. Guardò l’orario della sveglia, era mezzanotte passata.
Ad un tratto sentì la porta di casa aprirsi, segno che suo patrigno era tornato, poi sentì la madre che sicuramente era andata a salutarlo. Riguardò la foto che la raffigurava con Ryuuji. Doveva fare una scelta: restare con la sua famiglia o tornare dalla persona che amava.
Si alzò, si mise le pantofole e si diresse nel salotto della casa, dove vide i due adulti seduti sul divano. La prima ad accorgersi della sua presenza fu la madre.

“Tesoro, non stavi dormendo?”

“Mi sono appena svegliata. Sentite, volevo dirlo da un bel po’ ma… Penso che sia arrivato il momento”

La ragazza si sedette sul divano, pronta a dire ai due la sua decisione.

“Voglio tornare là…”

La donna era rimasta stupita mentre il patrigno era rimasto tranquillo. Evidentemente la cosa non lo sorprendeva.

“Perché Taiga? Hai visto il rapporto che abbiamo avuto. Guardaci: siamo una famiglia ormai”

“Lo so mamma. Ho passato dei bellissimi momenti con voi e con Aki, ma mi manca Ryuuji. Ho capito che non posso continuare a stare senza di lui.”

“Ma…”

“No” intervenne il patrigno. Anche lui voleva dire qualcosa.
“Tesoro,  guarda tua figlia. Si vede dalla sua faccia che non vuole più stare qui. Ci vuole bene, lo sai, ma forse è il momento di lasciarla andare, che si costruisca la propria vita con quel ragazzo, E’ abbastanza grande da badare a se stessa ormai” disse lui, sorridendo alla sua figliastra.

La madre ci pensò su ma alla fine rispose

“Ho capito. D’accordo Taiga, potrai andare ma prima devi finire gli studi”

La ragazza sentendo le parole della donna sorrise e l’abbracciò.

“Grazie, mamma.”

Subito dopo però si rivolse al patrigno, quell’uomo che ora poteva considerare come un vero padre. Così abbracciò pure lui.

“Grazie”

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


Capitolo 14
 
Il lunedì era arrivato, e con esso la sua partenza. Non credeva di essersi affezionato così tanto a quella città, ma l’aveva capito ora che se ne stava andando. L’aereo sarebbe partito verso l’ora di pranzo e aveva tutto il tempo per prepararsi.
Si svegliò di prima mattina e dopo essersi vestito iniziò a fare colazione. Mentre mangiava osservava l’appartamento di Taiga, che in quell’ultimo periodo era diventato il suo. Poi pensò a tutto quello che era successo in quei mesi: la nascita di Aki, l’incontro con sua sorella, il suo ritorno a scuola, gli allenamenti con Tom, la partita con Kei e il compleanno con i suoi compagni. Erano successe così tante cose in quei mesi, che non si sarebbe dimenticato facilmente. Ricordi, dei bei ricordi, che porterà per sempre.
Per non dimenticare di quella ragazza, Minori. Lei era carina, simpatica, e lo aveva attratto. Da una semplice amicizia erano arrivati ad un rapporto sempre più stretto e sincero. Lo aveva supportato per la verità nascosta a Ryuuji, e lui la aveva aiutata in quell’ultimo mese  ad allenarsi al meglio per il softball. E pensare che due giorni prima stava per dirgli quello che provava, che si era innamorato di lei, e che avrebbe voluto che diventasse la sua ragazza. Ma ormai era troppo tardi, non aveva più tempo per dirglielo, ora doveva partire, e forse non avrebbe avuto altre occasioni. E con il suo continuo viaggiare, probabilmente una loro storia non avrebbe mai funzionato.
Sospirò, pensandoci

E’ andata così, ora posso solo andare avanti con la mia carriera

Finita la colazione guardò l’orario e decise di andare a scuola, un ultima volta, a salutare i suoi compagni. Così uscì di casa diretto al liceo. Non ci mise molto ad arrivare. Giunto al cancello diede uno sguardo all’edificio della scuola. Anche lì aveva ottenuto la stima di tutti, grazie al suo carattere, il suo solito sorridere e il tempo passato a firmare qualche autografo…
Guardò l’orologio, stava per scoccare l’ora della pausa, e ne avrebbe approfittato per salutare i compagni. Appena arrivò di fronte alla porta della 2°C aspettò il suono della campanella e non appena essa suonò entrò in classe.

“Oh Aisaka, sei in ritardo…” disse la professoressa Yuri ma non appena vide Roku vestito senza la divisa scolastica si fermò.

“No professoressa, in realtà sono venuto per salutarvi”.

I suoi compagni sentendolo rimasero stupiti, dato che non si aspettavano una risposta così da lui.

“Come te ne vai?” chiese Haruta.

“Vedete, c’è stato un problema. Wimbledon inizia fra poco e quindi io devo tornare, e riprendere la mia carriera. Sono venuto qua per salutarvi e… per dirvi grazie. Con voi ho passato uno dei migliori momenti della mia vita. Siete stati fantastici, tutti quanti, mi avete accettato per come sono, e mi sono ben integrato nel vostro gruppo. Mi siete stati molto vicini, alla partita, al compleanno, e questo mi ha fatto felice, felice di poter contare su ognuno di voi. Mi spiace dovervi lasciare ma non è detto che questo sia un addio. Non so ancora cosa fare, se tornare a Tokyo oppure trasferirmi, non lo so proprio.
Che dire, è stato un vero piacere conoscere tutti voi e… spero vivamente di rivedervi presto.”

Dopo aver parlato tutti i compagni ricambiarono: chi lo salutava, chi gli dava buona fortuna per il torneo. Appena finirono Roku dopo aver salutato anche la professoressa Yuri uscì dall’aula. Ma mentre camminava nel corridoio, ormai pieno di ragazzi che si godevano la pausa, sentì una voce familiare che lo chiamava. Si girò e vide Ryuuji davanti a lui.

“Roku, aspetta! Ecco, volevo dirti scusa per averti fatto uscire da casa mia in quel modo ieri, insomma…”

“No Ryuuji, avevi le tue ragioni per essere arrabbiato con me, lo capisco”

“Lo so, ma il fatto è che non ti odio per questo”

“No?”

“No, che diamine! Come potrei? Mi sei stato vicino assieme agli altri, come potrei esserlo!?”

Roku rimase sorpreso dalla confessione di Ryuuji che nonostante ciò  lo considerava ancora un amico

“Oh, beh…  sono.. sorpreso. Pensavo che mi odiassi per averti nascosto…”

“No nessun problema. E Roku, prima di andare” disse Ryuuji porgendogli la mano

“In bocca al lupo per il torneo”

Lui, sentendo le sue parole, gli strinse la mano

“Grazie amico”

Finita la conversazione i due si salutarono, e mentre Roku uscì dalla scuola Ryuuji tornò in aula. Lì vide Kushieda, ancora seduta nel suo posto. Era immobile, come una statua. Di tutti gli altri era l’unica che non aveva detto una parola da quando era arrivato Roku. Non voleva credere che il suo amico, colui che l’aveva tanto aiutata se ne stava andando e forse non avrebbe più rivisto.

“Kushieda, che hai?” chiese Ryuuji, preoccupato.

La ragazza sentendolo scosse la testa, come se in quel momento non fosse lì e la voce dell’amico l’avesse risvegliata.

“Oh… N-nulla, tutto apposto Takasu.”

***

 
La giornata scolastica finì. Tutti stavano tornando nelle rispettive case. Ma Minori, mentre si diresse verso casa sua, si fermò.
Tutto intorno a lei si era fermato. In un secondo gli tornarono in mente tutti i bellissimi ricordi che aveva con Roku: la prima volta che lo incontrò da Johnny’s intento a leggere il giornale, la scoperta di averlo come compagno a scuola, passando ai giorni in cui lui la guardava giocare a softball, e lei che lo guardava giocare a tennis; la cena nell’appartamento di Taiga, fino a quando lui per aiutarla si improvvisò il suo istruttore e l’aiutò a vincere il campionato. Aveva capito che per lei Roku era una persona molto importante. Non si era mai sentita così vicina, eccetto con Taiga, con un'altra persona. E ora che ne era resa conto stava rischiando di non rivederlo mai più.
Gli scese una lacrima. Era passato tanto tempo dall’ultima volta che aveva pianto, e anche quella volta era per amore, ma da allora si era promessa che non avrebbe più pianto. Subito dopo quella goccia ne uscì un’altra, e un’altra ancora, continuando a farne uscire sempre di più.
Sì girò e corse. Corse come non aveva mai fatto prima. Forse era ancora in tempo, magari non era ancora partito.

Ti prego, fa che ci sia ancora!

Minori accelerò, e dopo aver corso per 5 interminabili minuti arrivò all’appartamento. Il suo cuore cominciò a battere all’impazzata, sperando con tutta sé stessa che lui fosse ancora lì.
Salì le scale fino ad arrivare al piano giusto. Notò che la porta era ancora aperta, segno che il ragazzo non era partito. Scattò e come un fulmine entrò, dove trovò Roku preso dal riordinare alcune cose nella sua valigia.

“Roku!” disse lei, sperando che il ragazzo si girasse.

Roku, sorpreso, si girò e vide Minori, col viso leggermente sudato, i capelli scompigliati ele guance rigate dalle lacrime.

“Minori… che ci fai qui?” chiese piano.

“Roku….” disse lei, avvicinandosi
“Che stupida che son stata. Non mi ero accorta di quanto… di quanto tenessi a te. Mi sei stato vicino in questo periodo, e ho capito solo ora di quello che provavo…. e…. che provo, per te. Roku, io….”

Non ci voleva credere. Si stava dichiarando…. Dopo tutto questo tempo, passato al suo fianco, a spalleggiarla, ad aiutarla. Ora aveva l’occasione, e finalmente, gli confessò quello che provava anche lui.

“Ti amo” disse.

“Eh?” chiese lei, sorpresa.

Roku delicatamente le strinse le mani, pronto a dichiararsi.

“Sei, una magnifica ragazza, Kushieda Minori. Io ho sempre provato qualcosa, verso di te, ma… allora non sapevo cosa provavo veramente. Ora invece lo so, ossia che… ti amo”

I due erano ormai vicinissimi e si guardavano intensamente. Viso contro viso, occhi contro occhi, labbra contro labbra.
 Lui avvicinò il suo viso a quello della ragazza, baciandola sulle labbra. Lei, presa dal bacio, che via via diventava sempre più lungo, chiuse gli occhi, lasciandosi catturare da quel momento. Staccarono le loro labbra e il ragazzo passò delicatamente le sue mani sulle guancie della ragazza, asciugandole le lacrime uscite durante il bacio. E non erano lacrime di tristezza, ma lacrime di felicità. Subito dopo la ragazza lo abbracciò.

“Ti prego, non andare”

Devo Minori, ma te lo prometto. Appena finirà mi trasferirò e tornerò qui… per sempre”

Lei, non credendo alle sue parole lo guardò con occhi dolci e gli diede un altro bacio sulle labbra. Il loro momento fu interrotto dal suono di un clacson proveniente da fuori.

“Devo andare” disse Roku.

Si mise il borsone nelle spalle, poi strinse la mano di Minori nella sua e con l’altra prese la valigia. Chiuse a chiave la porta dell’appartamento e dopo essersi assicurato di averla chiusa per bene nascose la chiave sotto lo zerbino, in caso Taiga dovesse tornare.
Appena uscirono videro una macchina alla guida di Eddy, con Tom seduto nel sedile vicino.

“Amico, dobbiamo andare!” disse il suo manager.

Roku mise la valigia nel cofano assieme al borsone. Prima di entrare si rigirò verso Minori che l’abbracciò.

“Mi dispiace, io…” disse lui ma fu zittito dalla ragazza che gli diede un altro bacio.

“No, non dire niente. Vai, mettici tutto te stesso e vinci! Io aspetterò… ti amo”

Prima di staccarsi da lei le accarezzò la guancia delicatamente, poi entrò in macchina.
E mentre l’auto si allontanava, Minori continuava ad agitare il braccio salutandolo, mentre Roku si sporse dal finestrino, ricambiandole il saluto.

Tornerò, lo prometto!
 

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 - FINALE ***


Capitolo 15 - FINALE

Wimbledon era ormai iniziato da due settimane, e ogni giorno a Londra migliaia di persone circondavano gli enormi campi da tennis in erba, dove si sarebbe disputato il torneo. Molti non vedevano ora del ritorno di Roku, dopo tre mesi dalla sua ultima partita. La prima volta quando entrò in campo Roku ci mise tutto se stesso, sprizzando grinta e determinazione, proprio come gli aveva detto Minori. Pensava che sarebbe arrivato massimo ai quarti di finale, ma continuando a dare tutto se stesso, riuscì a vincere ogni partita, fino ad arrivare in finale.
Non voleva crederci, non dopo 3 mesi di riposo. Per la prima volta era arrivato alla finale del Wimbledon, aspettava da molto questo momento e finalmente ce l’aveva fatta, e tutti erano rimasti impressionati, dato che non avevano mai visto un Roku così energico prima d’ora. Ma più i giorni si avvicinavano alla finale, più erano i giorni di allontananza da Minori, al quale era finalmente riuscito a dichiararle il suo amore. Ogni giorno i due si chiamavano: lui che gli raccontava come stava andando e lei che lo aggiornava sulla scuola (e che ovviamente si congratulava con lui). Il giorno prima della finale i due iniziarono la videochiamata e la ragazza  gli disse che tutti quanti in quei giorni avevano visto le sue partite: Ryuuji, Kitamura, Kawashima e tutti gli altri della classe.

“Beh, sono contento… davvero” disse lui durante la videochiamata.

“Hai giocato una splendida partita, e guarda ora: sei in finale! Non sei contento?”

“Sì, certo che lo sono, è solo che… vorrei che fossi qui a festeggiare con me, sai…”

“Heyhey, stai tranquillo. Appena tornerai avremo tutto il tempo, va bene?”

“Sì grazie. Ora che ci penso, domani è l’ultimo giorno, vero?”

“Esatto, l’ultimo giorno di liceo. Finalmente un po’ di vacanza”

“Già…”

“Oh, devo andare al lavoro, devo staccare. Roku ricorda: dai il meglio di te domani. E’ il tuo momento, perciò dacci dentro. Faremo tutti il tifo per te!”

“Sì! Hai ragione! Beh, dovrei andare a letto io, devo essere ben riposato. Ti chiamo appena finisce la partita. E, Minori…”

“Dimmi”

“Ti amo”

“Ti amo anch’io Roku”

Ma appena finì la videochiamata Roku riusciva soltanto a sonnecchiare qualche volta. Verso le 3 del mattino si dirisse nella terrazzina dell’hotel, dove cercò di pensare a come giocare la partita, dato che avrebbe affrontato Federer, il suo idolo. Un altro sogno che stava diventando realtà.
Mentre continuava a pensare sentì il cellulare squillare. Lo prese e senza badare il numero rispose.

“Pronto?”

“Complimenti fratellino. Ci sei riuscito.”

“Ciao Taiga. Come mai mi chiami a quest’ora?”

“Beh, volevo complimentarti con te, e volevo dirti che… in questo preciso instante, mi trovo nell’aula della 2°C.”

“Sei tornata quindi...”

“Sì. Voglio fare una sorpresa a Ryuuji. E volevo dirti una altra cosa”

“Di che si tratta?”

“Grazie”

“Per cosa?”

“Per avermi fatto ragionare. Mi hai convinta tu a tornare, e dopotutto, avevi ragione. Mi sentivo sempre sola, nonostante avessi qualcuno che mi è stato vicino. Ma ora non lo sarò più.”

“Di niente sorellina. Ora vai e abbraccia Ryuuji. Scommetto che avete tante cose da raccontarvi.”

“Sì, hai ragione. Ora vado, e tu… In bocca al lupo.”

“Crepi. Farò del mio meglio!”

Detto questo finì la chiamata. Almeno era riuscito a farla ragionare. Quei due finalmente si sarebbero rincontrati. Erano rimasti troppo tempo separati, ma ora erano finalmente insieme.
Subito dopo guardò l’orario: le 3:13. Così andò a letto, in attesa di svegliarsi e giocare la finale.
 
***
 
Grazie pensò Taiga, chiudendo il cellulare.

 Era seduta in uno dei tanti banchi della sua vecchia classe, e continuava a far dondolare le sue piccole gambe. Guardò verso la finestra, che mostrava il cortile della scuola. Dove un ammasso gruppo di liceali era raggruppato lì, e che festeggiava la fine della scuola.
Poi si alzò, diretta verso la porta.

Sto arrivando Ryuuji

Ma mentre si avvicinava ecco che sentì qualcuno correre verso di lei.

Forse è lui.

Si guardò intorno, per cercare un nascondiglio, e focalizzò l’attenzione verso un armadietto, lo  stesso armadietto dove si era nascosta tempo fa. Sì intrufolò e dopo qualche secondo la porta dell’aula si aprì di scatto. Il cuore iniziò a battere a mille, nella speranza che fosse lui.
Sentì dei passi, passi che si avvicinavano a lei sempre di più, fino a quando non si aprì l’armadietto… e lo vide, davanti a le. Non era cambiato di una virgola.

“Cosa? Pensavo di farti una sorpresa” disse lei, col viso completamente rosso.

“Sembra che tu sia cresciuta” disse Ryuuji, sorridendo.

“Neanche di un millimetro. Mi dispiace per te”

“Lo sai… Ti amo!”

Taiga, per niente preparata, divampò. Rossa come un peperone abbassò lo sguardo, imbarazzata.

“Tai-“

Nel tentativo di chiamarla Ryuuji si prese una bella testata da parte della tigre.

“P-Perché dovresti dire una cosa imbarazzante come quella?! Avresti dovuto aspettare una giusta atmosfera…”

Ryuuji, riprendendosi l’abbracciò. Aveva aspettato fin troppo che tornasse, ma ora tutta quell’attesa era stata ripagata. Poi, prese delicatamente il viso della ragazza e la baciò, condividendo assieme a lei un lungo e tenero bacio. Taiga guardò con occhi dolci il suo amato, contenta di poterlo riabbracciare.

“Non ti lascerò più solo, te lo prometto” disse lei, rassicurandolo che da quel momento sarebbe stata al suo fianco.

Mano nella mano uscirono nel cortine della scuola. In un secondo i membri della 2°C guardarono verso di loro, sorpresi di rivedere la Tigre Palmare, che salutò tutti e corse ad abbracciare la sua amica del cuore Minori.
Così Ryuuji, Taiga, Minori, Yusaku ed Ami si organizzarono per uscire tutti insieme. Andarono da Johnny’s e pranzarono. Dopodichè decisero di uscire fino a quando non arrivò la sera, quando Minori salutò tutti quanti.

“Dove vai Minorin?” chiese Taiga curiosa.

“Beh, vedi… fra un po’ inizia la finale di Roku e non posso perdermela per cui…”

“Perché non ce la guardiamo tutti insieme? Andiamo a casa mia” intervenne Ryuuji.

Alla fine verso le 21 tutti e cinque si rincontrarono a casa Takasu, pronti per assistere alla finale. I due giocatori non erano ancora in campo, evidentemente erano ancora negli spogliatoi.

“Ho un’idea” disse Minori e prese dalla tasca il cellulare.

***


“Ci siamo Roku, manca poco. Stai calmo e gioca il miglior tennis che tu abbia mai fatto, va bene? Buona fortuna!”

Tom era negli spogliatoi assieme Roku e gli stava dando gli ultimi consigli prima che il tennista scendesse in campo. Subito dopo uscì, dando a Roku il tempo per finire di prepararsi.
Era a petto nudo e stava cercando sul borsone la sua maglietta quando all’improvviso sentì la suoneria del cellulare. Si era dimenticato di spegnerlo. Lo prese e vide un messaggio da parte di Minori. Lo aprì: il messaggio era una foto scattata da lei. La foto raffigurava lei al centro, alla sua destra c’erano Kawashima e Kitamura, mentre alla sua sinistra c’erano Taiga e Ryuuji. Roku notò che la foto era stata scattata all’interno della casa di Ryuuji. Entrambi sorridevano, segno che stavano aspettando che entrasse in campo. Subito dopo un altro messaggio comparve, sempre da parte di Minori

“Siamo tutti con te!”

Roku sorrise. Questa era la carica giusta per farlo scendere in campo, pronto più che mai per giocare la finale.

“Grazie ragazzi” disse tra se e se.

Dopo aver spento il cellulare lo mise nel borsone, dove trovò la maglietta del completo che aveva ricevuto per il suo compleanno.
Finito di prepararsi uscì dagli spogliatoi, ritrovandosi nel grande corridoio che portava al campo. Lì notò una figura alta, anch’essa vestita di un completino bianco, portava sulle spalle il borsone e una bandana stretta sulla sua fronte. Roger Federer si girò verso di lui e gli diede un enorme sorriso. Roku aveva capito cosa significa quel sorriso: ossia che non vedeva l’ora di giocare contro di lui. I due iniziarono a camminare verso il campo. Stavolta Roku avrebbe dato di tutto per vincere. Era pronto, determinato, per dare il meglio e stupire tutti quanti.

Posso farcela pensò, prima di essere accolto dagli applausi del pubblico.
 
Continua
 
Angolo finale dell’autore:
Eeee siamo arrivati alla fine della mia prima fanfiction a episodi! Che dire, questo progettino mi ha impegnato moltissimo, da grandissimo fan di Toradora avevo in mente già da tempo di scriverne una,  e credetemi, non è stato per niente facile. All’inizio volevo scriverne una che iniziasse dove si bloccava l’anime ma per mancanza di idee ho messo da parte (e quindi non scartata) questa idea, per passare a un qualcosa che fosse legato molto a Taiga, qualcuno che volesse bene sin da piccola, ed è così che è nata l’idea di suo fratello-gemello Roku e della sua fanfiction. Volevo inoltre dire che non assolutamente intenzione di far finire la storia di Roku e Minori così. Sto pensando a un sequel della storia, che inizi proprio dove si ferma l’anime, avendo come protagonisti Taiga e Ryuji, ma che contemporaneamente approfondisca il rapporto fra Minori e Roku. Ho già qualche idea in mente ma non credo che pubblicherò subito un primo capitolo, anche perché per quanto abbia un po’ qual cosina, ho troppo poco materiale. Penso che il sequel arriverà fra qualche mese, il tempo per porre più basi alla storia.
Prima di andarmene voglio ringraziare supermangaka22 e mizmadaily99 che hanno seguito e recensito la mia storia, e ovviamente tutti voi che avete letto.
Spero vivamente che la mia fanfiction  sul fratello-gemello di Taiga vi sia piaciuta e se volete postate una recensione.
Per cui ci vediamo alla prossima, fandom di Toradora!
-MrRaider
 

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