Heal my heart

di fedetojen
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I: Incontri ***
Capitolo 2: *** II: Serata in compagnia ***
Capitolo 3: *** III: Il passato bussa alla porta ***
Capitolo 4: *** IV: Esci dalla mia testa! ***
Capitolo 5: *** V: Hyun-Shik ***
Capitolo 6: *** VI: Black Rose ***
Capitolo 7: *** VII: Incontri non pianificati ***



Capitolo 1
*** I: Incontri ***


Angolo Scrittrice: ed eccomi con una nuova FF, questa è dedicata all'attore Ji Chang-Wook, che sta facendo ora il drama Healer *__* Dopo aver iniziato a vederlo ho avuto voglia di scrivere subito una Fan Fiction così eccoci qui. Spero vi piaccia :D aspetto vostre recensioni e buona lettura! 
 
Heal My Heart
 
I : Incontri
         
 
Una gelida mattina di Dicembre, scelsi di andare a fare una passeggiata.
Camminai molto in cerca di un semplice bar, nel quale sedermi e riscaldarmi un po’.

La gelida Seoul si sveglia molto presto, e anche se sono solo le 9 del mattino, sembra invece, che siano le 17 del pomeriggio. La città è molto attiva, più di come me la ricordassi.
Sono venuta qui quasi tre anni fa per imparare la lingua, ho sempre avuto un debole per le lingue orientali e ho avuto l’occasione grazie ai miei, di venire qui e studiare.
Appena entrata in questo bar, un ragazzo molto giovane si avvicina a me, con indosso un grembiule nero e un taccuino in mano.

“Buongiorno” mi dice sorridente il giovane. Rispondo chinando la testa e replicando lo stesso.

“Cosa desidera?” mi chiede il ragazzo.

“Una cioccolata calda” rispondo sorridente.

Il ragazzo annuisce e sparisce, mi guardo intorno e di fronte al tavolo, dove sono seduta c’è una sedia libera.
Il campanello della porta fa rumore, e vedo entrare un ragazzo: alto, naso a patatina, occhi a mandorla, labbra troppo rosa per il freddo. Ha un giacchetto di pelle e un cappello nero, appena entra, si sfrega le mani e si toglie il cappello.

Si dirige proprio di fronte a me e si siede.
Per educazione inchino il capo come saluto, e mi ricambia aggiungendo un leggero sorriso.
Prende dalla tasca del giacchetto di pelle il suo telefono, ma più lo guardo e più sembra un attore.
Di recente ho visto un drama, come si chiama….ah si: Healer, molto bello.

L’attore principale è molto bello, ma non ricordo come si chiami.
Prendo il telefono dalla mia borsa e subito faccio una ricerca sull’attore.

“Ji Chang-Wook” dico ad alta voce, guardo la foto dell’attore dal telefono ma appena alzo lo sguardo mi ritrovo il ragazzo di fronte a me che mi osserva: guardo di nuovo la foto del telefono e la confronto con il ragazzo davanti a me…è lui!

“Come?” chiede il ragazzo bruno verso di me, guardandomi incuriosito.

“Healer…” dico in un soffio. Il ragazzo sorride, cerco di ritornare in me e tossisco per mandare via l’imbarazzo.

“Credevo non mi riconoscessi” dice lasciando il telefono sul tavolo e guardandomi meglio.

“Sembravi un viso conosciuto e avevo ragione. Però, ti dirò una cosa: sei più bello quando ti guardo dal mio pc, a casa” dico con un sorrisetto.

È una bugia, averlo lì davanti a me, mi faceva tremare le mani così tanto, da tenerle nascoste sotto il tavolino con il telefono ancora in mano, con la sua foto aperta.

“Be sei la prima che me lo dice. Chiunque m’incontri dal vivo dice che sono molto meglio che in tv” mi dice sorridendo.

Unisce le sue mani, e le vedo rosse per il freddo gelido, appena guardo fuori mi accorgo che sta nevicando.
Amo la neve, dove vivo io non ha mai nevicato.

“Visto che ora sai chi sono, posso sapere chi sei tu?” mi chiede sporgendosi un po’ di più verso di me.

“Mi chiamo Killian” dico mentre arriva il cameriere con la mia tazza fumante di cioccolata calda.
Poggio il telefono sul tavolo e metto le mani intorno alla tazza per riscaldarmi.

“Mai sentito come nome” dice mentre il ragazzo gli porge la sua tazza.

“Da quanto sei qui?” mi chiede con il suo accento meraviglioso.
Ho deciso di imparare il coreano perché la lingua mi piaceva molto, non solo ascoltarla ma anche parlarla, mi rilassava molto. Ma con lui di fronte a me, ero molto agitata, mai successo con altri.

“Da quasi tre anni” dico mentre sorseggio la mia cioccolata che al contatto con la lingua, mi fa sussultare, era bollente accidenti. Si mette a ridere, forse si è accorto che la cioccolata bruciava.

“Non se ne vedono molte di ragazze straniere che parlano la nostra lingua, e non bene come te” mi dice sorridendomi, se continua così non saprò più dove nascondermi.

“Quando si ha una passione, si cerca di smussarla più che si può, cercando di andare sempre più in alto” dico mentre guardo il fumo che sale dalla mia tazza. Sorseggia dalla sua tazza senza staccare gli occhi dai miei.

“Ti va di venire con me?” mi chiede tutto d’un tratto.

“Dove?” chiedo guardandolo sorpresa.

“Nel mio appartamento” mi dice in un soffio. Nel suo appartamento? Ma stiamo scherzando?

“Non mi sembra il caso” dico mentre metto il telefono nella borsa e cerco di prendere tempo e scappare via. Una celebrità come lui che mi chiede una cosa del genere…sto sognando vero?

“Non scappare, non voglio mica ucciderti” mi dice sorridendo beffardo.

“Va bene dai” dico sospirando. Mi risponde ancora sorridendomi, mentre si alza e si dirige verso la cassa. Faccio così anch’io.

“Quant’è?” chiedo verso il cassiere.

“Ha già pagato il ragazzo li fuori” mi indica, e appena mi volto lo vedo che mi guarda e mi invita a seguirlo.

“Perché hai pagato tu?” chiedo mentre iniziamo a camminare.

“Perché mi andava” dice mentre esce la mano dalla tasca con un telecomando e apre la macchina: un suv nero, molto elegante e costoso. Il percorso in macchina fu silenzioso, se non fosse stato per la radio che cantava di sottofondo.

Appena arrivati davanti un grande edificio pieno di vetrate, un ragazzo apre la portella del guidatore e il bruno scende, mi invita a fare lo stesso.
Appena entrati nell’ascensore noto che schiaccia il numero 10, il palazzo ha solo 12 piani, e io soffro di vertigini…bene.

“Come mai decimo piano?” chiedo imbarazzata.

“Amo vedere i paesaggi dall’alto” cosa potevo aspettarmi?
Siamo arrivati sul pianerottolo, e si avvicina ad una porta, mette il numero e con un rumore, la porta si apre.
Appena entro mi guardo intorno, un ampio salone con mobili bianchi incornicia la stanza, con alcuni quadri di paesaggi appesi sui muri qua e la, e subito noto la vetrata. Mi avvicina incerta e piano guardo fuori.

“Bello eh?” mi chiede affiancandomi.

“S-si” dico balbettando.

“Vado un attimo in camera arrivo subito” mi dice sparendo, in effetti non aveva torto riguardo alla vista.

È davvero mozzafiato, vedere tutto imbiancato da qui sopra è davvero bellissimo, guardare come la gente va da una parte all’altra, come la vita continui nonostante tutto.

“Non seguire qualcuno senza timore, potresti cacciarti nei guai” quella frase…di colpo mi giro e mi ritrovo Healer davanti  a me, cappello nero, occhiali scuri, giacchetto di pelle nero e pantaloni neri.
Siamo vicinissimi e visto vestito così, il cuore inizia a battere forte e non riesco a controllarlo.
M’incanto guardandolo e ricordandomelo come nel drama.
Si avvicina sempre di più verso il mio volto così di colpo mi sposto dalla vetrata e lo guardo spaventata.

“Ma che intenzioni avevi?” chiedo alzando la voce, turbata.
Si leva gli occhiali scuri e mi fissa alzando un angolo delle sue labbra.

“Volevo sapere se ora sono ancora meglio di quando mi vedi dal tuo pc” dice sorridendo.

“Ovvio che sei più bello dal mio computer” dico mentre cerco di calmarmi e di non badare alla sua presenza di fronte a me, che mi scombussola troppo.

“Va bene” dice levandosi il cappello e il giubbotto in pelle. Si dirige in cucina e apre il frigo, prendendo una bottiglietta di acqua.

“Desideri qualcosa?” mi chiede calmo, è più calmo di me. Come può essere?

“No grazie” dico sedendomi timidamente sul divano bianco in pelle.
Rimane in piedi a guardarmi mentre beve l’acqua, continuo a guardarlo, cercando di resistere al suo sguardo, ma non ci riesco e dopo poco, distolgo lo sguardo da lui per posarlo su una libreria.
Mi alzo di scatto e mi dirigo verso la stessa. Inizio a toccare con l’indice i libri e a notare che ognuno ha un colore diverso.

“Ti piace leggere?” chiedo voltandomi verso di lui.
Ha le braccia e le gambe incrociate, mentre è seduto sul divano e gioca con la bottiglia, facendola passare da una mano all’altra. È dannatamente sexy con quello sguardo.

“Diciamo che quando ho tempo libero mi piace passarlo leggendo o vedendo qualche documentario” mi dice tutto sorridente.

“Quindi sei qui da quasi tre anni, parli benissimo il coreano, ma come mai sei rimasta ancora qui?” mi chiede alzandosi e avvicinandosi. Mi appoggio alla libreria, cercando di sembrare sicura di me.

“Sono rimasta perché qui le persone sono diverse. Vivono come se fosse il loro ultimo giorno, sorridono sempre, sono cordiali,
gentili, sento quel calore che nella mia città non c’è mai stato” dico guardandolo mentre viene verso di me a passo lento.

“E senti, ti andrebbe di uscire con me stasera?” mi chiede mentre è a poco più di 20 centimetri da me.
I suoi occhi mi guardano intensamente, le sue labbra formano un sorriso, e io non riesco a resistere al suo sguardo troppo potente per me. Sposto lo sguardo e gioco con le dita delle mie mani per il nervoso.

“Sei tesa, posso capirlo. So di essere bello” dice con sarcasmo.

“Elogiarsi non è una dote” dico sorridendo e guardandolo.

“Allora vieni?” mi chiede inclinando leggermente la testa.
Non sono mai uscita con qualcuno, e adesso Chang-Wook, aka Healer, me lo sta chiedendo…perché no?

“E va bene” dico infine annuendo.

Ed ecco Ji Chang-Wook


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Piccolo Bonus :3

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Capitolo 2
*** II: Serata in compagnia ***


Angolo Scrittrice: ciaoooo spero che anche questo capitolo come quello precedente vi sia piaciuto :D aspetto vostre recensioni! Buona Lettura!

II: Serata in compagnia


Quella mattina Chang-Wook mi accompagnò al mio appartamento, si stupì quando notò che avevo preso in affitto un appartamento molto carino e non alla portata di una ragazza che è li da soli 3 anni.

“Allora ci vediamo stasera alle 20” mi dice sulla soglia della porta. Mi sorride e continua a guardarmi negli occhi.

“Va bene” dico mentre chiudo piano la porta e lo vedo che si volta e se ne va.

Appena chiudo la porta, sento il cuore che finalmente ritorna a battere con il suo normale battito.
Chiudo gli occhi un momento e cerco di mandare via tutti queste emozioni contrastanti.
Paura, felicità, tristezza, stupore…sono un misto di emozioni e non tutte sembrano essere così reali.

Quando ha detto quella frase, mi è sembrato di diventare io il protagonista del drama Healer, ma poi mi sono detta che stava solo recitando, così sono uscita da quella bolla e sono ritornata alla realtà.
Mi dirigo nel salone e buttandomi sul divano, prendo il telecomando sul tavolino e lo accendo: stanno proprio facendo la pubblicità del drama, è come se lui e il drama mi seguissero dappertutto.
Mi appisolo sul divanetto svegliandomi poi per la televisione che quasi mi urla contro, mi stropiccio gli occhi e appena guardo l’orario sul televisore scatto in piedi.

“Le sette??” ero in ritardo colossale!

Scappo subito nel bagno a sciacquarmi la faccia e a lavarmi i denti.
Dopo aver fatto una pulizia generale, scelgo di farmi un tuppo alto, e di indossare un tubino nero, e un copri-spalle in seta nero.
Prendo le scarpe in pelle con un piccolo tacco e guardo l’orario: sono le otto meno dieci, sono ancora in tempo.
Mi infilo le scarpe, prendo la borsa, il telefono, mi infilo il giubbotto e scendo.

Appena esco dal portone, lo vedo appoggiato al suo suv: pantalone e giacca neri, camicia bianca con cravatta con alcune righe bianche, e capelli alzati ovviamente gelatinati. Appena mi avvicino alza il capo e mi sorride mentre si stacca dalla macchina.

“Sono in ritardo?” chiedo preoccupata una volta vicino a lui.

“No, sono io in anticipo” mi dice aprendomi la portella e facendomi entrare.

Appena entra in macchina, accende la radio, colmando così, sia l’imbarazzo che il silenzio.
Tutto d’un tratto inizia la canzone you are so beautiful di Xiah Junsu.
Istintivamente inizio a cantarla senza rendermi conto che non sono sola.

“Hai una voce bellissima” mi fermo a cantare e imbarazzata mi volto verso di lui: sguardo verso la strada e mani ben salde sul volante.

“Ma che dici” mi ero completamente dimenticata di lui, miseriaccia ladra!

“Siamo arrivati” mi dice fermando la macchina e sorridendo. Vado per aprire la portella ma mi ferma il polso della mano libera.

“Faccio io, aspetta” mi dice uscendo dalla macchina e raggiungendo la mia portiera.

Appena la apre scendo e mi offre il suo braccio per appoggiarmi.
Titubante mi appoggio con la mano e mi sorride felice, mentre ci dirigiamo dentro l’immenso ristorante.
È pieno di tante coppie, e l’arredamento è bellissimo, molto raffinato, non troppo ma il giusto.
Una ragazza giovane con un abito elegante ci fa segno di seguirla.
Ci sediamo ad un piccolo tavolo di fronte ad un’immensa vetrata che dava sulla Seoul tutta illuminata, davvero fantastico.

“Ti piace il panorama?” mi chiede attirando la mia attenzione. Sposto il mio sguardo verso di lui mentre vedo che da un’occhiata al menù.

“Si davvero bello” dico aprendo anch’io il menù. Lo guardo e i costi sono molto alti.

“Non offenderti ma a me bastava anche un piccolo ristorante, non qualcosa di così….costoso” dico imbarazzata guardandolo. Appoggia il menù sul tavolo e unendo le mani mi osserva.

“Stasera offro io, essendo il tuo Sunbae è d’obbligo” mi dice sorridente.

“Sunbae” dico sottovoce abbassando lo sguardo.
“Credo che questi, appellativi, non servano a granché, anzi credo che servano solo a ricordare alle persone che sono quasi inutili, e invece non è così. Tutti siamo utili, in un modo o nell’altro. Ma tu sei un attore professionista, sicuramente queste cose non ti interessano” dico guardandolo, ma mi sta osservando con uno sguardo diverso, ha le braccia incrociate e un leggero sorriso in volto.

“Invece no, mi piace ascoltare nuove opinioni, specialmente di gente che non conosco. E fattelo dire sei una delle poche con cui si riesca a fare un ragionamento sensato. Le fan coreane sono molto timide e difficilmente si espongono come stai facendo tu. Questa cosa, è molto interessante” dice prendendo il bicchiere con il vino e lo sorseggia.

“E dimmi Killian, come mai sei qui da tre anni?” mi chiede curioso, mentre vediamo che il cameriere si avvicina a noi per chiedere i piatti.

“Cosa desideri?” mi chiede Chang-Wook.

“Non saprei, tu cosa prendi?” chiedo curiosa, mi sorride e si volta verso il cameriere.

“Il solito, per entrambi grazie” dice verso il cameriere che si dilegua dopo aver preso l’ordine.

“Dopo essermi diplomata, ho scelto di prendere una laurea triennale in lingue, ma non mi è bastato. Ho deciso così di venire qui, e di seguire dei corsi di formazione della lingua, così eccomi qui che vivo a Seoul, e in parte ormai sono diventata un pò coreana anche io” dico sorridendo.

“Ti mancano solo gli occhi a mandorla, solo che stonerebbero con il tuo bel viso ovale e i tuoi lunghi capelli ondulati e castani” dice sorseggiando altro vino. Sento le guance avvampare e sposto il mio sguardo verso il paesaggio alla mia destra.

“Quindi dovresti avere, vediamo... 25 anni?” mi chiede, lo guardo e mi perdo nei suoi lineamenti.

“Sì è giusto. Invece tu hai 28 anni giusto?” chiedo assaggiando anche io il vino.

“Sì” mi dice sorridendomi. Il cameriere arriva con i piatti ancora fumanti e l’aspetto è davvero buono.

“Wow, è davvero buono!” dico assaggiando la prima forchettata.

“E’ Bulgogi” lo guardo non capendo cosa sia.

“Manzo marinato in salsa di soia” dice sorridente.

“Aaah, potevi dirlo prima” dico mentre al sentire di queste parole, lui ride. La sua risata: i suoi denti bianchi mi fanno imbambolare, e i suoi occhi mi fanno andare quasi in tilt.

“Ti va di ballare questo lento?” mi chiede mentre si pulisce appena ha mangiato l’ultimo boccone del suo manzo.

“Va bene” dico pulendomi e alzandomi. Mi porge la mano e appoggio la mia sulla sua.

Mentre ci dirigiamo al centro della sala, insieme ad altre coppie che stanno ballando il lento, ci mettiamo in posizione: la mia mano nella sua, l’altra mia mano sulla sua spalla e la sua mano dietro la mia spalla.
Appena la appoggia, la cerniera della lampo, tocca la mia pelle e quasi sussulto per quel contatto con la lampo fredda.
Mentre iniziamo a ballare cerco di non guardarlo troppo, ma lui si avvicina al mio orecchio per sussurrarmi qualcosa.

“Questo vestito è troppo facile da levare” mi dice mentre sento che la sua mano si sposta sotto il mio copri-spalle e tocca la zip della lampo.

Non so perché invece di reagire, mi pietrifico restando immobile.
Così lui si stacca da me e si dirige verso il nostro tavolo.
Mi lascia in mezzo alla pista, così mi giro e chiedo subito informazioni per sapere dov’era il bagno.
Appena sono nel bagno, chiudo la porta a chiave e mi guardo allo specchio: ho le guance rosse, sono imbarazzata e scossa.

Metto i polsi sotto l’acqua fredda e mi sento molto rinfrescata, così prendo coraggio e raggiungo il nostro tavolo.
Appena mi siedo ho gli occhi di Chang-Wook puntati addosso.

“Voglio solo dirti una cosa. La-”

“Sei sorpresa della frase che ti ho detto, immagino” dice abbassando il capo e chiudendo per un attimo gli occhi e riaprendoli.

“Sì. Non so con che tipo di ragazze tu abbia a che fare, ma non sono una di quelle ragazze ‘facili’ ma-”

“Non era quello che volevo intendere. Non posso non dire, che tu sia una bellissima ragazza, mi piace molto il modo in cui pensi e ce ne sono poche come te. Ma devi anche capire che sono un uomo dello spettacolo, un po’ di svago mi è concesso” dice con un sorriso splendente.

“Ed io sarei lo svago?” chiedo irritata. Ma non mi risponde, e quindi lo prendo come un sì.

“Ti ringrazio per la cena, ma ora devo proprio andare” dico alzandomi e prendendo il mio cappotto da sopra la sedia.

Non fa niente, continua a guardarmi mentre mi rivesto e me ne vado.
Esco dal locale e prendo al volo un taxi, mentre mi dirigo verso il mio appartamento.
Appena sono arrivata davanti al portone, pago il taxi e scendo.
Appena il mio sguardo è dritto verso il portone, lo vedo appoggiato alla piccola porta.
Mi sta guardando. Appena mi avvicino non lo guardo e fisso la porta.

“Spostati” dico sperando che ubbidisca e mi faccia entrare, si gela porca miseria!

“No” mi dice con tono fermo.

Cosa faccio?
È davanti a me e non si sposta. Ah giusto! La porta di servizio!
Mi giro e nemmeno qualche passo, vengo fermata dalla presa della sua mano sul mio polso.
Non mi volto a guardarlo ma è lui che si mette davanti a me, senza lasciare la presa.

“Forse mi sono espresso male prima” dice con sguardo fisso nei miei occhi, ma io non lo sto guardando, sto fissando qualcosa dietro di lui.

“Non volevo dire che tu sei una ragazza ‘facile’ anzi sembri tutto il contrario. A volte capita che io non pensi a quello che dico e combino casini come questo, malintesi e quant’altro” mi dice cercando il mio sguardo.
Lo accontento e poso il mio sguardo sul suo viso.
Nonostante il freddo, la sua mano è calda a contatto con il mio polso freddo.

“Cosa vuoi allora?” chiedo cercando di non tremare per il troppo freddo.

“Io ti ho portato in un bel ristorante, almeno un piccolo bacio posso averlo come saluto e ringraziamento, no?” mi chiede sorridente.

“E va bene” dico mentre gli do un bacio sulla guancia. Ma lui ride sotto i baffi e scuote la testa.

“Io non intendevo un bacio sulla guancia” mi dice, prima di avvicinarsi e rimanere per qualche secondo, con i nostri nasi che quasi si toccano e i respiri che si incontrano e si scontrano sui nostri volti.

Ma dopo qualche secondo tocca le mie labbra con le sue. Le mie fredde e le sue calde.
Spalanco gli occhi per la sorpresa, anche se un po’ me lo aspettavo.
Lascia la presa del mio polso per mettere la sua mano sul mio collo.

Naso contro naso, labbra contro labbra.
Con il pollice mi accarezza la guancia mentre continua il bacio lento e intenso.
Mi allontano per fermare quel bacio che lui aveva chiesto e restiamo per un po’ a guardarci, mentre i nostri respiri formano piccole nuvole di fumo per il freddo.

“Devo andare” dico allontanando il mio volto.

Stacca gentilmente la sua mano dal mio collo e infila le mani nelle tasche del pantalone elegante.
Mi giro e in fretta infilo la chiave e salgo con l’ascensore verso il mio appartamento.
Appena sono in casa, faccio un respiro, cercando di rilassare i muscoli che poco prima erano tesi come le corde di un violino.
Mi metto una mano sul petto cercando di non far uscire il mio cuore dal petto.
Speriamo domani la giornata sia meno movimentata.


Ecco come era vestito Chang-Wook


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Capitolo 3
*** III: Il passato bussa alla porta ***


Angolo Scrittrice: Buongiorno a tutte/i, spero che anche questo capitolo vi piaccia e che recensite per farmi sapere le vostre opinioni. Ultima cosa, quando c'è l'* e la scrittura in corsivo si tratta di un sogno :) Buona Lettura!


III: Il passato bussa alla porta
 

La mattina seguente mi alzai per un fastidioso rumore proveniente dalla finestra.
Appena mi alzo, sbircio fuori: qualcuno stava traslocando proprio di fronte al mio palazzo.

“Ma che ore sono?” avvicino il telefono e guardo il display.

“Sono solo le 9?” mi chiedo, guardandomi intorno e osservo di nuovo fuori mentre mi accorgo che sta iniziando a nevicare.
Sbadiglio più volte mentre mi dirigo nella cucina per fare colazione.
Mentre stavo per fare colazione, qualcuno suona al campanello della porta di casa.

“Chi sarà mai?” mi chiedo mentre mi avvicino alla porta per aprire.

“Buongiorno”

“Wook-ssi?” dico sorpresa.

Entra sorridente in casa, chiudo la porta e mi guardo: sono in pigiama e forse è meglio se mi vado a cambiare.
Di corsa mi dirigo in camera chiudendomi a chiave, prendo un pantalone e una maglia a caso e mi cambio.
Appena ritorno in cucina lo vedo appoggiato alla cucina che mi osserva.

“Potevi rimanere anche in pigiama, stavi bene lo stesso” mi dice serio incrociando le braccia.

“Non aspettavo una tua visita” dico mentre imbarazzata, guardo ovunque tranne lui.
Si avvicina a me e con due dita mi alza il mento, facendo incontrare i nostri sguardi.

“Perché eviti i miei occhi?” mi chiede continuando a fissarmi.
Non gli rispondo, non perché non voglio, ma perché non ci riesco.
La sua vicinanza, e la sua presenza davanti a me, non so ancora non riesco ad abituarmi.
Stacca il contatto con il mio mento e si allontana sospirando.

“Va bene” dice mentre si toglie il cappello con la visiera al contrario e lo appoggia sul tavolino bianco della cucina.

“Avevi qualche programma oggi?” mi chiede e rispondo scuotendo la testa.

“Ti va di venire con me? Devo andare a filmare delle scene di Healer” appena sento così alzo lo sguardo e felice lo guardo.

“Sì mi piacerebbe” gli dico.

“Ok! Allora ti aspetto giù” dice aprendo la porta e chiudendola alle sue spalle.
Di fretta e di furia mi vesto e scendo.
La macchina è accesa, quindi presumo che lui sia dentro, così appena apro la portella e lo vedo guardarmi, confermo il mio pensiero.

“Scusa se sono venuto senza avvisare” mi dice mentre parte.

“E’ stato un po’ inaspettato” dico guardandolo.

“Mi hai chiamato Wook-ssi?” chiede guardandomi per qualche secondo e spostando poi lo sguardo sulla strada.

“Se non vuoi pos-”

“Puoi chiamarmi come vuoi, non ci sono problemi” mi dice sorridendomi.

“Va bene” dico mentre guardo fuori dal finestrino, la neve che si scontra sul finestrino.

Appena arrivammo sul set, quasi tutti mi guardarono stupiti, come se non avessero mai visto una ragazza straniera.
Wook-ssi si diresse dal regista, da tutte le carte che aveva e tutte le informazioni che gli chiedevano, poteva essere l’unico a fare quel lavoro. Wook-ssi chiese al regista qualcosa sul drama e lui gli rispose forse in una lingua diversa.

"Che ti ha detto?" chiedo stranita per non aver capito. Rispose con una risata.

"A volte nemmeno noi lo capiamo, parla un coreano diciamo arrugginito" dice mentre si cambia.

"Oggi fa freddissimo" dico stringendomi nel mio cappotto, mentre lui si cambiava, fui tirata da qualcuno.

"Salve" dico al regista, con un piccolo saluto con la testa, fa lo stesso e inizia a parlare.
Lo guardo senza capire una parola e appena finisce, mi volto verso Wook che sta ridendo.
Lo guardo dubbiosa su cosa il regista mi abbia detto.

"Ha detto che devi stare vicino a lui se vuoi seguire"

"Ah" dico ridendo.

Allora mi avvicino alla postazione del regista e rimango in piedi mentre inizio a vedere che tutti si preparano con camere e faretti.
Stanno per girare una scena di lotta da quanto ho capito, visto che non riesco a decifrare il coreano del regista.
I ragazzi dello staff non riuscivano a fare a meno di guardarmi.
Appena finita la scena, Wook-ssi si avvicina a me e si appoggia gli occhiali trasparenti sopra il cappello nero, alla Healer.

“Non ho potuto non fare a meno, di notare come i ragazzi ti stavano fissando” mi dice con un sorrisetto.

“Be, gli occhi sono fatti per guardare” dico portandomi indietro il ciuffo davanti al volto.

“Anche questo è giusto” mi dice annuendo con la testa.

“Dobbiamo continuare le riprese” dice una ragazza dietro di me.

“Va bene, arrivo. Ci vediamo dopo” dice facendomi segno.

Nel frattempo delle riprese, trovai una panchina non lontana dal set, e mi sedetti per stare più comoda.
Passarono così circa due ore, passate all’aperto e al gelo.
Appena mi alzo mi rendo contro di avere le gambe completamente congelate e non riuscivo nemmeno a piegarle per il freddo.
Vedo arrivare di corsa verso di me Wook-ssi che appena si avvicina chiude gli occhi e inizia a strofinare le mani.

“Scusa! Ti ho fatto aspettare al freddo e al gelo! Scusa!” continua a dire.

“Non ti preoccupare” dico sventolando le mani davanti a me.

“Bene allora” dice guardandomi ed esaminandomi.

“Tutto bene?” mi chiede incuriosito.

“Si, ho solo le gambe congelate” dico in un grande sorriso.
Di colpo mi prende in braccio dalle gambe e mi ritrovo con la faccia dietro alle sue spalle e le sue braccia intorno alle mie gambe.

“Ei! Fammi scendere!” dico colpendolo dietro alla spalla, ma lui inizia a camminare senza starmi a sentire.

“Giuro che appena mi metti giù ne avrai tante, ma tante!! Fermati!” continuo a gridare ma ad ogni passo sbatto la faccia contro il suo fondoschiena. Appena sento che si ferma, cerco di liberarmi e agito anche le gambe.

“Si, si ho capito!” mi dice mettendomi a terra, mi allontano da lui e lo vedo che sta ridendo sotto i baffi con le mani ai fianchi.
Lo guardo con aria di sfida, mentre mi aggiusto la maglia e mi alzo il pantalone.

“Oh cos’è quello sguardo?” mi dice indicandomi.

“Quello del tuo assassino” dico mentre mi avvicino e gli do uno schiaffo sul braccio.

“Tutto qui?” mi chiede incredulo.

“Cosa volevi un calcio rotante rovescio?” chiedo sarcastica.

“Non credo tu ci riesca” mi dice ridendo.

“Non ti montare, signor simpatia, che solo perché sai fare due mosse di lotta, non potresti mai sfiorare una donna con un dito” dico alzandomi i capelli in una coda.

“Nemmeno con un fiore” mi dice sottovoce avvicinandosi a me.
Mi scanso appena mi accorgo della vicinanza e tossisco per non sembrare imbarazzata.
Ma appena mi volto, vedo un grande fiume, dove noto alcuni bambini che giocano fra di loro con l’acqua.

“Qui è più calmo non credi?” mi chiede.

“Se vuoi farmi il quarto grado, era più calda e comoda anche casa mia” dico sedendomi sulla panchina, di fronte a quel paesaggio.

“Quanto siamo fredde oggi, ti ho fatto aspettare troppo, mi sa” mi dice dandomi un colpetto con il gomito al braccio. Lo guardo di sottecchi e continuo a parlare.

“Dai, sputa il rospo. Cosa vuoi sapere?” gli chiedo incrociando le gambe e voltandomi verso di lui, per guardarlo meglio.

“Una ragazza straniera di 25 anni in Corea, tutta sola soletta” dice fermandosi.

“Quindi? Cosa c’è di male?” gli chiedo sulla difensiva.

“Non ti sembra pericoloso andare in giro, in una città enorme con persone che non conosci minimamente?” mi chiede curioso voltandosi verso di me.

“Sono qui da 3 anni, questo non vuol dire che non riconosca una persona per bene da un maniaco, so difendermi se è questo che vuoi sapere. E poi sono sola perché preferisco il silenzio al continuo parlare. Contento?”

“Mmh, ma qualcosa non quadra” mi dice grattandosi il mento.

“E cosa Sherlock Holmes?” chiedo divertita.

“Non puoi essere senza un ragazzo, voglio dire, chiunque ci proverebbe con te”

“Cos’è una confessione?” chiedo irritata.

“No, è solo un mio pensiero. Impossibile che tu sia rimasta da sola tutto questo tempo…” mi dice guardandomi con più insistenza. Sposto lo sguardo e sospiro.

“Anche se fosse, non sono affari tuoi” dico alzandomi.

“Dove vai?” mi chiede fermandomi.

“Domani ho un esame, devo studiare. Ciao” dico mentre lo guardo per pochi secondi per poi andarmene via.

Appena arrivai a casa, mi levai le scarpe e le buttai nel bagno, andai in camera e presi il libro di letteratura coreana.
Avevo studiato giorni fa, e una lettura non fa’ mai male no?
Però più leggevo e più mi sembrava come se le parole, cambiassero posto, così distolsi lo sguardo dal libro e poco dopo lo riposai su di esso, e tutto tornò normale. Dopo qualche ora di ripetizione, chiusi il libro e andai a letto, stanca com’ero dopo aver passato l’intera mattinata al freddo.
Così appena mi misi sotto le coperte, senza nemmeno vedere l’orario, misi la sveglia e mi coprii con il grande e pesante piumone di piume d’oca.

*
“Hyun….Hyun-Shik” gridavo nel buio. Brancolavo nel buoi vedendo lontano una luce e una sagoma davanti ad essa.

“Hyun-Shik!” gridai più forte aumentando il passo e arrivando vicino alla sagoma.
Appena si gira lo vedo, nella sua completa perfezione: Hyun-Shik mi sorride, con le sue fossette che spuntano come fiori nell’erba, così spontanei e così belli.

“Devo andare mi dispiace” mi dice prima di sparire. Agito la mano davanti a me inutilmente, lui era già andato via.

*

Di colpo mi sveglio e mi tocco la fronte: sono sudata, era solo un sogno…solo un sogno.


Ecco come era vestito Wook-ssi appena è arrivato a casa di Killian

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Ed ecco come si era alzato gli occhiali
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Capitolo 4
*** IV: Esci dalla mia testa! ***


Angolo Scrittrice: buona seraaa, spero che anche questo capitolo sia di vostro gradimento (e anche le foto hihihi) aspetto vostre recensioni :D Buona Lettura!


IV: Esci dalla mia testa!
 
E dopo aver sognato Hyun-Shik, mi alzo e mentre faccio colazione, preparo il materiale da portare all’esame, che consisteva in un quaderno, matita, penna e gomma. Mi vestii e appena scesi nel garage e vidi la mia macchina, feci un gran respiro e levai l’allarme e aprii la portella.

Quella macchina mi aveva portato fino in Corea, la mia BMV serie 3, papà me l’ha regalata al mio 23esimo compleanno.
Così dopo aver sentito il rombo della mia BMV appena si accende, parto per andare a fare l’esame.
Fortunatamente la neve non si è fatta vedere, e tra un passo e l’altro entro nell’aula e mi siedo come al solito al primo banco.

Appena il professore entrò, uscii il mio quaderno e il resto e aspettai con impazienza la consegna del compito.
Appena mi si posò il foglio sul banco, iniziai a dare un’occhiata alle domande.
Non c’era cosa di più semplice, che rispondere a quelle domande.
Appena iniziò l’esame, non passò molto, quasi mezz’ora e posai il foglio sulla cattedra.

Il professore, alzò il capo e mi sorrise, contento come al solito, che io ero una delle sue studentesse eccellenti, così direbbe lui.
Salutai con il capo e mi diressi verso la mia BMV.
Appena arrivo a casa, mi cambio perché come ogni mattina, faccio la mia mezz’ora di jogging, così metto il mio pinocchietto, la maglia a giro e scendo. Mi metto le cuffie e infreddolita inizio a correre.

Mi capita come canzone mentre ascolto la musica dal telefono, un’Ost del drama Healer: Eternal love.
Questa canzone mi ha colpito, mi fa pensare e ciò che mi chiedo quando la sento è: un amore eterno esiste?
È così forte il potere dell'amore da contrastare qualsiasi cosa?

Non so perché ma appena ho sentito la canzone nel drama, i miei occhi erano lucidi ed ero quasi sul punto di piangere.
Non succede quasi mai con le Ost, ma questa mi ha proprio colpito.
Così mentre mi faccio tutte queste domande e sento la musica con le cuffie, continuo a correre, in quella mattinata gelida.
Forse ci saranno sì e no, 0 gradi forse anche meno. Ma non mi potrà fermare un pò di freddo.

Mentre corro a ritmo leggero, mi sento sempre gli occhi addosso.
Mi guardo intorno ma nessuno presta attenzione a me.
Così mi lascio solo una cuffia e l'altra a penzoloni, e mentre corro entro in una piccola via, e appena diminuisco i passi, ne sento altri.

"Non credevo che facessi jogging" appena mi volto vedo una sagoma con un cappello nero. Alza piano il cappello e lo riconosco.

"Wook-ssi, non credevo ti mettessi ad inseguire giovani ragazze" dico ridendo avvicinandomi a lui.

"Ogni tanto Healer prende il sopravvento" dice sorridendomi.

"Come vanno le riprese?" chiedo mentre usciamo dalla via.

"Bene molto bene, stiamo facendo progressi. E tu come mai con questo freddo a fare jogging?" chiede curioso.

“Ho appena finito l’esame, e come ogni mattina faccio la mia mezz’ora di jogging” dico mentre camminiamo.

“Io stavo appena facendo finta di fare jogging, come vedi” dice indicando i suoi indumenti.

“Vediamo se hai la stoffa?” chiedo sorridendogli.

“Perché no” mi dice aggiustandosi il cappello e aspettando una mia mossa.

“Ok allora al mio via, il primo che arriva a quell’albero li in fondo, vince” l’albero era lontano quasi un chilometro.
Ci mettiamo in posizione e ci guardiamo.

“Via!” dico mentre partiamo.

Non avrei mai pensato che fosse così divertente correre contro qualcuno, il distacco era minimo, ma io ero in vantaggio, così appena lo guardo mi sorride, siamo quasi vicini all’albero, e con il mio ultimo scatto arrivo per prima.

“Wooow, sei davvero veloce” dice mettendosi le mani sulle ginocchia e abbassando il busto. Respiro affannosamente mentre sorrido, contenta della vittoria.

“Anche tu…ma di più io” dico ridendo. Ride anche lui e il suo sorriso fa illuminare ancora di più la giornata.

“E dimmi, che esame avevi oggi?” mi chiede mentre camminiamo e riportiamo i nostri respiri regolari.

“Letteratura coreana” dico in un soffio.

“Mmh interessante” dice guardandomi.

“Non prendermi in giro” dico mettendo il broncio e incrociando le braccia.

“Non ti prendo in giro, sono serio” dice prima ridendo e poi facendosi serio.

“Va bene ti credo” si siede in prossimità di una panchina e mi fa segno di raggiungerlo.

“Oltre alle riprese cosa farai per tutto il giorno?” chiedo curioso.

“Non so, forse vado a farmi una nuotata. Tu?”

“Non so davvero” dico guardando il cielo.

“Ti va di venire? È una piscina al chiuso, ci sono anche delle sedie, dove sdraiarsi” mi dice in attesa di una risposta.

“Mmh…e va bene, sarà la volta buona che mi rilasso e leggo un bel libro” dico sorridendogli.

“Ok, allora ci vediamo verso le 17” dice alzandosi e salutandomi con un cenno della mano, mentre si allontana.

Stranamente felice, mi dirigo a casa, con molta calma. Una doccia calda e via sul letto.
Mi sveglio che il campanello della porta urla a squarciagola. Mi alzo traballante, e apro la porta.

“Stavi dormendo?” chiede entrando qualcuno.

Quando metto a fuoco, mi rendo conto che Wook-ssi mi sta guardando, mentre ride sotto i baffi.
Ha una maglia nera con una cerniera vicino al collo, occhiali da sole e un pantalone grigio. Ma dico, non senti freddo andando in giro così??

“Non ridere, mi ero solo appisolata” dico toccandomi i capelli. Dopo essermi resa conto che sono un disastro, mi giro verso di lui e lo guardo.

“Perché sei qui?” chiedo curiosa.

“Già ti sei dimenticata? Vatti a mettere un costume, vestiti e prendi un libro” mi dice spingendomi dalle spalle nella mia camera.
Sparisce chiudendomi la porta in faccia e rimanendo in camera da sola.

“E’ vero, la piscina” dico mettendomi le mani in faccia.
Iniziai subito a tirar fuori tutti i costumi come una pazza.
Dopo un’accurata scelta, prendo un costume semplice, color azzurro a due pezzi.
Appena mi cambio, prendo un paio di occhiali da sole, un libro e via in cucina.

“Pronta?” mi chiede sorridendomi.

“Si. Però usiamo la mia macchina?” chiedo prendendo le chiavi e facendole vedere con la mano.

“Perché la mia non ti piace?” chiede curioso.

“Si ma sarebbe più corretto andare con la mia macchina. Non fare storie si fa come dico io, puoi guidarla tu se vuoi” dico sorridendo.

“Vedremo” dice mettendosi gli occhiali e uscendo. Appena siamo in garage, levo l’allarme alla macchina e guardo Wook-ssi.

“Sei in grado di guidarla?” dico giocando con le chiavi.

“E’ un giocattolo” mi dice prendendo le chiavi dalle mie mani.

“Bene, però guai a come la tratti. È la mia bambina” dico passando una mano sulla carrozzeria. Lo guardo e mi sta fissando divertito.

“Entra dai” mi dice mentre apre la sua portella ed entra. Mi metto la cintura e aspetto che accenda la macchina.

“Ha un bel motore la tua bambina” dice appena sente il rombo all’accensione.

“Lo so” dico soddisfatta.

“Il viaggio durerà più o meno due ore, ma ne vale la pena” mi dice. Allora abbasso di poco il sedile e mi adagio, pronta a dormire di nuovo.

“Ti conviene dormire” dice ridendo. Chiudo gli occhi e non so come, mi addormento subito.

“Killian” un voce dolce dice il mio nome.

“Kill!” mi scuote e mi sveglia di soprassalto.

“Dio! Sei troppo brusco!” dico levandomi la cintura.

“Ahaha scusa, è che non ti stavi svegliando” mi dice ridendo.

Esco dalla macchina e ci avviamo dentro il grande edificio.
Porto delle infradito, e appena entriamo, della sabbia tutta a terra ci da il benvenuto.
Dopo aver sorpassato varie porte, ci ritroviamo in piscina, che non sembra poi tanto una piscina ma un’isola.
Alle pareti ci sono dei disegni di palme, mare e qualche persona.

A terra c’è sabbia e alcune persone sono sedute sulle sdraio e altre sono in piscina.
La luce non sembra nemmeno vera, perché sembra così tanto la luce del sole in piena estate.

“Bello eh?” mi chiede mentre continuo a guardarmi intorno.

“Vieni dai” mi dice prendendomi dal braccio.

“Qui stiamo noi” mi indica le due sdraio vicino a noi con la scritta VIP sopra.

“Una vip, bello” dico mentre mi siedo e mi tolgo il vestitino.

Perdo di vista Wook-ssi e dopo qualche secondo che lo cerco nella sala, lo vedo che si è appena buttato in acqua e sta usando la scaletta per venire verso di me.

Ho gli occhiali da sole sul naso e non posso fare a meno di non guardarlo: l’acqua gli scivola su tutto il corpo, ha gli addominali contratti e tutti i muscoli ben in vista, col suo bel costume marrone chiaro.
Tutte le ragazze lo stavano guardando e io cercavo di non guardarlo facendo finta di prendere il libro e leggere.
Stendo le gambe sulla sdraio e apro ad una pagina a caso il libro.

“Vieni bellezza?” mi dice in tono molto sexy.
Abbasso gli occhiali con il dito e lo guardo: si sta mordendo un labbro e ha gli addominali contratti, i capelli completamente bagnati e l’acqua che gli cade sul petto.

Sto per avere un infarto, me lo sento giovane, giovane.

“Forse più tardi” dico riportando il mio sguardo sul libro.
Ma in pochi secondi me lo ritrovo davanti, con le gambe ai lati della sdraio e il suo volto di fronte al mio.

“E dai” mi dice guardandomi.

“Mi stai bagnando” dico irritata, almeno cerco di esserlo, perché se resta così per qualche altro secondo, giuro che non riuscirò a controllarmi.

“E va bene, però te la farò pagare” mi dice spostandosi e facendomi l’occhiolino prima di ributtarsi in acqua.

Faccio un gran respiro mentre vedo che si diverte con le altre.
Sono rimasta così per quasi una mezzora, poi dopo essermi accorta che praticamente la piscina era deserta, ho buttato il libro sulla sabbia e mi sono alzata.

“Quindi vieni?” mi spavento e mi giro a guardare Wook-ssi.

“Si” ma nemmeno pochi passi che mi prende in braccio e mi butta in acqua.
Il contatto con l’acqua tiepida della piscina, mi fa sussultare, per poi risalire a galla e trovare con lo sguardo davanti a me Wook-ssi, che se la rideva.

“Ah è questo che vuoi?” inizio a schizzargli l’acqua addosso, non curante di dove vada.
Continuo a schizzarla, vedendolo per qualche secondo che fa la stessa cosa e dopo sparisce.
Così mi fermo e non lo vedo di fronte a me.
Appena mi giro di 180° gradi me lo ritrovo vicinissimo a me, che mi guarda con i suoi capelli davanti alla fronte.
Cala il silenzio, mentre dal sorriso che avevo sul volto, passo ad un’espressione seria.
Lui mi guarda negli occhi quasi ci si volesse buttare dentro.

“Chi è Hyun-Shik?” mi chiede a voce bassa.

“Come?” chiedo non capendo.

“Hyun-Shik” dice con sguardo serio, troppo.

“Nessuno” dico girandomi, ma mi ferma con la sua presa sul mio polso.

“E’ una persona importante? Sembravi molto agitata in macchina, mentre dormivi” mi chiede preoccupato.

“Non è una cosa che t’interessa” dico fredda, perché le lacrime stavano già scendendo sul mio volto.
Come fa un solo nome a farmi essere così fragile?

“Killian”

“Non dire con quel tono il mio nome, sembra così…deprimente” dico scuotendo il braccio e liberandomi dalla sua presa.

Esco dall’acqua e mi dirigo nel bagno.
Mi chiudo a chiave e mi guardo allo specchio: sono completamente bagnata e le lacrime continuano a scendere.

“Maledetto!” dico battendo un pugno sul lavandino in plastica.

“Killian, tutto bene?”

“Si ora esco” dico asciugandomi le lacrime e aprendo la porta. Me lo ritrovo davanti alla porta con sguardo preoccupato.
Cerco di passare, ma mette la sua mano sul muro, impedendomi di passare.

“Senti non è proprio momento, quind-” non finisco la frase che mi tira a sé abbracciandomi, con la mano sui miei capelli, mi trattiene e l’altra intorno alla mia vita.

“Se non vuoi parlarne, lo capisco” mi dice stringendo la presa.

“Grazie” gli dico sottovoce, mentre allenta la presa e mi permette di guardarlo in faccia.

Passa la mano sulla mia guancia, con uno sguardo dolce.
In pochi secondi me lo ritrovo con le sue labbra sulle mie.
Sgrano gli occhi per il gesto inaspettato, così lo spingo via e lui mi guarda contrariato.
Uno schiaffo gli arriva dritto sulla guancia destra.

“Non farlo mai più” dico approfittando per andare via, prendere le mie cose e dirigermi verso la macchina.


Ed ecco le foto:

Questa è la macchina di Killian regalata dal padre:

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Queso è Wook-ssi appena arriva a casa di Killian alle 17:
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E questo è lui quando sono in piscina *___* :
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Capitolo 5
*** V: Hyun-Shik ***


Angolo Scrittrice: Annyong Chingu! Ho visto che vi piace un sacco la FF, ed ecco per voi un altro capitolo :D spero vi piaccia e Buona Lettura!!Aspetto vostre recensioni

V: Hyun-Shik
 
Arrabbiata com’ero, mi dirigo verso la macchina, ma appena cerco le chiavi non le trovo.
Mi volto, sentendo chiasso di chiavi e trovo Wook-ssi con le chiavi in mano in bella vista.
Con molta calma si avvia verso di me, e apre la macchina.
Entro senza pensarci due volte e aspetto che si sieda al posto del guidatore.
Sguardo fisso fuori dal finestrino e cercando di non guardarlo.

“Killian” dice il mio nome come se fosse un comune verbo che si usa tutti i giorni.
Non cedo alla sua voce e continuo a guardare fuori, cercando di trattenere le lacrime.

“Kill” mi dice con voce più dolce e affusolata.

“Puoi gentilmente partire?” chiedo cercando di trattenermi nello scoppiare a piangere.

“Come vuoi” dice mettendo in moto.
Mi giro con il busto dandogli le spalle e chiudendo gli occhi.
Dopo non so quanto, mi sento toccare il braccio e mi giro e guardo Wook-ssi.

“Siamo arrivati” mi dice, scendendo dalla macchina.
Scendo anch’io e spedita mi dirigo verso il portone, ma prima di arrivare ad esso, vengo fermata da lui.
Lo guardo con sguardo curioso.

“Le chiavi…” dice non lasciando la presa, e porgendomi le chiavi con le mani.
Le prendo e continuo a guardarlo. È preoccupato, lo noto dal suo sguardo.
Mi accarezza il volto e subito dopo lascia la presa e se ne va dirigendosi verso il suo suv e andando via.

Salgo frettolosamente le scale e appena entro in casa, scoppio a piangere come una bambina.
Passato quel momento di pianto, mi rialzo e mi butto sotto la doccia.
L’acqua calda riesce a schiarirmi i pensieri, ma per un secondo in mente ho la figura ben distinta di Hyun-Shik.
Scuoto la testa e sparisce dai miei pensieri, per ora.

Il giorno dopo decido di rimanere a casa in letargo, sotto le coperte per colpa del freddo che detesto, ma al quale ormai sono abituata a sopportare. Passai la giornata nel letto, a vedere la tv e a fare zapping fra i vari canali.
Il giorno successivo avevo lezione, e mi preparai per scendere.
La BMV sotto casa mi sorprese, ma poi mi ricordai che Wook-ssi l’aveva lasciata li.

Così appena in macchina, metto a palla il condizionatore su aria calda perché ero diventata un pezzo di ghiaccio che camminava.
La lezione filò liscio, e decisi dopo che finì, di farmi due passi sul fiume Han.
Appena arrivata al ponte, scendo di lato, dove si può ammirare il lago, senza sguardi curiosi.
Così mi siedo sotto il ponte su quel po’ di erba, prima del grande fiume.
Gioco con qualche pietra lanciandola nell’acqua.

Una mano mi tocca la spalla così di scatto mi volto, ma perdo l’equilibrio e sto per cadere nel fiume, ma mi prende le braccia e mi riporta sulla terra ferma.

“Scusa, ti avrò spaventata” mi dice Wook-ssi, mettendosi le mani nel giacchettino di pelle, con sotto una camicia e una maglia rossa, e un pantalone sul verde scuro.

“Come hai fatto…” dico indicando il posto.

“Stavo passando e ho notato una macchina un po’ familiare così sono sceso” dice guardandosi intorno.

“Mmh, capito” dico guardando il fiume. Passarono momenti di silenzio assoluto e di incertezza.

“Mi dispiace per ieri” dice toccandomi il braccio e avvicinandosi a me. Abbasso lo sguardo, cercando di nascondermi ma non posso.

“Davvero, non volevo essere così…invadente, ma averti visto così agitata mi ha fatto preoccupare” dice mentre scende lentamente a toccare la mia mano. Appena la sua mano tocca la mia lo guardo: mi fissa e il suo sguardo è diverso, intenso, quasi mi perdo nei suoi occhi tenebrosi.

“Hyun-Shik…era il mio ragazzo” dico guardandolo con gli occhi lucidi.
La sua mano libera si poggia sulla mia guancia e contrasta il gelo del mio volto, con il calore della sua mano sulla mia guancia.

“Ti ha fatto soffrire?” chiede in un soffio così veloce e così doloroso.

Annuisco e senza pensarci due volte lo abbraccio, sentendomi al riparo tra il suo petto e le sue braccia.
Le sue grandi e forti braccia, mi stringono forte, quasi facendomi soffocare.
Sento il suo viso toccarmi i capelli e il suo respiro contro la mia spalla.
Stringo la presa istintivamente, e sento il bisogno di non staccarmi ancora da lui.
Dopo qualche minuto così, e dopo essermi rilassata, piano allento la presa e lui fa lo stesso.
Con imbarazzo lo guardo.

“Scusa” dico mettendo le mani nel mio cappotto.

“Figurati” mi dice abbozzando un sorriso. Rimasi qualche secondo a guardarlo ancora imbarazzata.

"Vieni" dice afferrandomi la mano. Ci dirigiamo verso la sua macchina e mi apre la portella facendomi entrare.
Subito raggiunge il posto del guidatore e accende la macchina.

"Dove andiamo?" chiedo mettendomi la cintura e osservando la mia macchina farsi sempre più lontana e piccola, dallo specchietto.

"A fare delle riprese" dice sorridente con sguardo verso la strada.

Dopo pochi minuti siamo sul set e scendendo mi riprende la mano e timidamente, stringo anch’io la sua.
Appena davanti al regista lascia la mia mano, salutandolo con una stretta di mano. Io lo saluto con un cenno del capo.
Subito mi dirigo verso una sedia vicina ad uno stand, ma una mano mi blocca.

"Dove vai?" mi chiede Wook-ssi.

"A sedermi... " dico indicando la sedia in lontananza.

"No no, mi servi vicino al regista" dice portandomi vicino a lui.

"Perché?" chiedo curiosa mentre mi siedo vicina al regista.

"Perché si" mi dice sorridendomi e allontanandosi. Il suo sorriso è un'arma a doppio taglio.

"E ciak si gira!" dice il regista.

Sono su una specie di attico di un palazzo.
Sta nevicando e c'è la protagonista con il cappello fin sopra gli occhi per non vedere chi sia Healer, e Wook-ssi di fronte a lei che aspetta.
Ma cosa aspetta? Impercettibilmente sposta il suo sguardo su di me e subito dopo sulla ragazza di fronte a lui.
Si avvicina a lei inclinando la testa e forse, so anche perché. Un bacio, solo labbra contro labbra, niente di più.

"E stop! Bravi ragazzi" dice il regista dopo un'accurata analisi del suo coreano arrugginito, è una vera sfida per una ragazza straniera capirlo.
Tutti applaudono complimentandosi l'uno con l'altro. Applaudo anch’io per il duro lavoro nonostante il freddo gelido.
Wook-ssi si avvicina a me e posa la sua giacca sulle mie spalle.

"Non preoccuparti" dico cercando di ridargliela.

"Tienila per favore, fa molto freddo oggi" mi dice forzandomi a tenerla sulle spalle.

"Va bene" dico infine sorridendogli.
Mi accarezza la testa per poi andare a cambiarsi.
Con molta furtività, lascio la giacca nello stand, dove mettevano gli abiti usati per girare.
Così mi levo la giacca e la poggio sulla gruccia.

"Cosa fai?" gelo, non riconoscendo la voce. Rimango ferma e parlo.

"Stavo solo mettendo apposto-"

"Non è vero la stavi rubando. Vigilanza" dice la voce dietro di me.

"Ma cosa dici! Questo è tutta colpa di Wook-ssi" dico girandomi e vedo Wook-ssi ridere sotto i baffi mentre si avvicina a me divertito.

"Stupido" dico offesa guardando altrove.

"Dai non fare l'offesa, stavo solo giocando" mi dice divertito. Lo guardo offesa e ride ancora di più.

"Ecco vedi quando io sono offesa, tu ridi. Non mi sembra una cosa normale" dico irritata incrociando le braccia.

"Su su non fare così, o non smetterò di ridere" dice sorridendomi.
Aveva una maglia a maniche lunghe nera, con la parte davanti con una specie di tre x, un jeans blu e bianco, al polso sinistro un orologio e un cappello con la visiera al contrario portando così i suoi capelli indietro con le maniche alzate fino al gomito.

"Ci provo" dico abbozzando un sorriso.

"Brava" dice scompigliandomi i capelli.

"Yah!" dico arrabbiandomi del gesto che ha appena fatto. Ride mentre scappa fuori dallo stand.

"Non la passi liscia" gli dico mentre lo seguo.
Inizia a scendere le scale del palazzo, dalla porta di servizio dell'attico in cui ci trovavamo.
Scende le scale velocemente e cerco di farlo anch’io, ma qualche volta stavo per inciampare e rallentavo, perdendolo di vista per qualche millesimo di secondo.

"Wook-ssi!" urlo sentendo il rimbombo nelle rampe di scale.

Finalmente sono al piano terra. Stremata per la lunga discesa, respiro per recuperare tempo.
Non lo vedo più, è completamente sparito. Il piano terra è pieno di camere e trovarlo sarebbe impossibile.
Così piano passo in mezzo al corridoio, dove a destra e a sinistra è pieno di porte che danno alle stanze.

"BOOOM"

"AAAAAH"dico urlando come una pazza. Mi volto e vedo Wook-ssi che sta ridendo come un pazzo.

"Ma sei impazzito?!?" dico arrabbiata verso di lui.

"Ahahah, dovresti vedere la tua faccia ahahah" dice ridendo.

"Ti detesto!" dico irritata incrociando le braccia.

"Naa, lo dici solo perché pensi che io sia divertente e spiritoso" dice sorridendo.

"Si come no!" dico avvicinandomi alla porta dell'edificio, ma appena provo ad aprirla, rimango bloccata perché non si apre.

"Cos'è uno scherzo??" dico irritata.

“Leva, si fa così” dice spostandomi e lavorando con la serratura della porta.

“Ecco” dice soddisfatto aprendo la porta. Gli sorrido e appena vado per uscire, si mette davanti bloccando la via di uscita.

“Be?” dico stupita.

“Non mi ringrazi?” mi dice. Gli do una pacca sulla spalla.

“Grazie” dico aspettando che si sposti per farmi passare ma niente.

Mi prende per le spalle e mi mette di spalle contro la vetrata di fianco alla porta.
Lo guardo sorpresa mentre il suo sguardo è serio e si avvicina a me.

Le sue labbra calde incontrano le mie.
All’inizio ero un po’ fredda, aveva appena finito di baciare un’altra ragazza ma dopo, è diventato diverso.
Come se lui avesse bisogno delle mie labbra di un mio contatto.
Così lo aiuto ricambiando il bacio e sposta le sue mani sul mio collo.
Il bacio si intensifica, sentendo sempre più il suo bisogno di un contatto, così appoggio la mano sul suo collo e dopo qualche secondo si ferma a guardarmi. Occhi fissi su di me, labbra semichiuse e le sue mani salde sul mio collo.


Ecco Wook-ssi appena si incontrano sul fiume Han:

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Ecco Wook-ssi dopo essersi cambiato dopo le riprese:
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Capitolo 6
*** VI: Black Rose ***


Angolo Scrittrice: ed eccoci con Wook-ssi :D un altro capitolo con dialoghi e foto! Spero vi piaccia buona lettura e aspetto vostre recensioni!
 
VI: Black Rose
 
"Ji Chang-Wook" grida una voce, riconoscendola come quella del regista. Si allontana da me, e il regista è di fronte a noi.

"Dobbiamo andare" dice verso Wook-ssi.

"Va bene" dice verso il regista.
Così io ho il tempo di uscire dal palazzo e andare a prendere un taxi, ma il ghiaccio a terra e la neve, che non avevo previsto, mi fanno cadere di sedere a terra.

"Ahi!" dico mentre cerco di alzarmi da terra, ma delle mani mi prendono e mi aiutano.

"Grazie" dico guardando Wook-ssi.

"Perché scappi sempre?" dice ridendo sotto i baffi.

"Ho da fare" dico mentendo, mentre mi pulisco dalla neve.

"Vuoi che ti accompagno?" mi chiede.

"No prendo un taxi. Non preoccuparti" dico facendo segno ad un taxi che si ferma davanti a me.

"Va bene. Ci vediamo" dice facendomi l'occhiolino.

Così prendo il taxi e filo via.
Tornai alla mia macchina e mi diressi a casa, cercando di capire cosa era successo qualche minuto fa.
Mentre guido penso, e grazie al clacson di una macchina, non mi vado a schiantare sull'altra corsia contro un camion.

Decido di pensare a ciò, quando sono a casa. Appena entro in casa, mi preparo una bella cioccolata calda e la bevo.
Wook-ssi ha sorpassato la linea che avevo prefissato nelle mie regole: amici.
Dopo averla sorpassata con il bacio, deve capire che non inizio una relazione per poi terminarla soffrendo.
Ho sofferto abbastanza per Hyun-Shik, non voglio un altro ragazzo coreano che spezzi ancora di più il mio cuore.
Se proprio deve, può farlo con qualcun'altra. In un batter d'occhio finisco la cioccolata, così lavo la tazza e mi metto a letto.
Amo riposare il pomeriggio, mi aiuta a studiare meglio. Mi sveglio e prendo il telefono. Le 19 in punto, ho dormito parecchio.
Vado in bagno a pettinarmi i capelli e qualcuno bussa alla porta. Guardo dallo spioncino e vedo un mazzo di rose rosse.

"Chi è?"

"Il fioraio." risponde la voce misteriosa.

"Avete sbagliato" dico per farlo andare via.

"Lei è la signora Killian giusto?"

"Sì"

"Allora sono per lei" sbuffo e apro al fioraio. Entra e poggia i fiori sul tavolino bianco della casa.
Appena si gira, noto che il finto fioraio è Wook-ssi.
Portava un giacchettino di pelle, maglia grigia da sotto e un pantalone di jeans con buchi e strappi.

"Fioraio eh? Cosa ti inventerai dopo?"

"Chi lo sa, forse esattore delle tasse?" dice divertito. Si avvicina a me molto pericolosamente.

"Che fai?" chiedo acida.

"Ti saluto" dice mettendo una mano sul mio collo. Indietreggio facendo staccare la sua mano dal mio collo.

"Basta anche un ciao" dico prendendo il vaso in vetro dal salone. Poggio il vaso nel lavabo e aspetto che si riempia di acqua, mentre faccio cadere le mia mano sinistra, sul fianco. Sento le sue dita della mano che scendono dal mio polso alla mia mano, e la stringono. Chiudo l'acqua e ritiro la mano dalla sua.

"Senti, questi gesti alla ‘Healer’, non funzionano" dico irritata, prendendo il mazzo di rose e mettendolo nel vaso.

"Che hai?" non lo guardo e sistemo i fiori vicino al televisore del salone sul mobile di legno.

"Non ho niente, solo che IO so riconoscere il momento in cui si deve finire di giocare" dico secca. Mi sta guardando confuso e si avvicina.

"Giocare? Ma di cosa... "

"Non fare quella faccia. Sei un attore, un uomo di teatro, so che sai recitare. E sai perfettamente, di cosa sto parlando" dico dirigendomi verso il frigo per vedere cosa mi potrei fare per cena. Mi chiude la porta del frigo in faccia e lo guardo arrabbiata.

"Guardami negli occhi e dimmi qual è il problema" dice quasi con rabbia.

"Il problema è che odio più di qualsiasi altra cosa al mondo, un uomo che gioca con i sentimenti di una donna" dico incrociando le braccia.

"Io non gioco con i sentimenti di nessuno!" dice gridando.

"Non gridare con me!" dico gridandolo anche io. Stiamo in silenzio per qualche minuto osservandoci a vicenda.

"Vai via" dico guardando altrove.

"No" lo guardo irritata, mentre mi osserva arrabbiato.

"Allora me ne vado io" dico andando verso la porta ma mi blocca afferrandomi per il braccio.

"Killian, il problema non è questo vero?"

"È uno dei tanti" dico guardando altrove. Mi tira e mi fa sedere sul divano e si siede affianco a me.

"Parla" mi dice lasciando la presa dal mio braccio.

"Perché mai dovrei? Non hai altro da fare il sabato sera? Magari uscire con qualche ragazza?" dico acida verso di lui.

"Smettila di costruire muri che tu, non riesci nemmeno a scavalcare" mi dice con voce seria.

"Perché t’interessi così tanto?" chiedo alzando la voce.

"Perché m’importa. M’importa di te"

"L'ultima persona che mi ha detto così, mi ha spezzato il cuore" dico alzandomi e avvicinandomi alla porta.

"Per favore vai via" dico aprendo la porta. Si alza e si avvicina alla porta. Mi guarda e se ne va. Chiudo con forza la porta, buttando con rabbia qualche pugno su di essa.

“Maledetti maschi!” dico gridando.

Cosa può fare compagnia a una ragazza afflitta da pene d'amore? Il vino.
Mi dirigo nel salotto, dove ho un piccolo scomparto con alcuni vini che mio padre, buongustaio, mi ha proposto.
Ne prendo uno a caso, e lo stappo. Prendo il bicchiere da vino e lo riempio. Il primo sorso è importante.

Buono, molto buono, non troppo forte né troppo leggero.
Inizio così a bere, senza rendermi conto che la vista è completamente annebbiata e ricordo solo poche cose.
Mi ricordo tanta neve, qualcuno che mi porta in braccio e poi nient'altro.

Mi sveglio a fatica, con le palpebre pesanti, ma mi guardo intorno e noto che non sono a casa mia.
Mi alzo dal letto guardandomi intorno e notando che tutti i mobili della stanza sono bianchi, di un bianco a dir poco splendente.
Così mi alzo e appena faccio i primi tre passi, un forte dolore alla testa mi ricorda della sera precedente.

"Devo essermi ubriacata per bene..." dico mentre mi dirigo fuori dalla stanza.

Mi guardo meglio in giro.
Ma ci sono già stata in questa casa, o sbaglio?
Guardo verso la cucina e vedo Wook-ssi con una tazza in mano e un giornale nell'altra.
Ma cosa... ? Si gira verso di me e mentre mi guarda, beve.

"Bentornata" mi dice ritornando a leggere il giornale.

"Tutto qui?" chiedo avvicinandomi al tavolo e sedendomi.

"Cosa volevi, una festa?" mi chiede divertito.

"Volevo delle spiegazioni… Perché sono a casa tua?" dico secca, verso di lui che alza lo sguardo e lascia il giornale e la tazza.

"Te le dirò a condizione che tu, rimanga qui a mangiare" mi dice in un sorriso.

"Non se ne parla proprio!" dico gridando. Fortunatamente quella discussione viene interrotta dal mio telefono che squilla.

"Pronto?"

"Signorina Killian, scusi per l'orario, volevo informarla che sabato prossimo, quindi tra una settimana esatta, ci sarà l'esame orale di
Letteratura"

"Va bene professore, la ringrazio per avermi avvisata" dico chiudendo la chiamata.

"Quindi rimani?"

"Maledetto" lo guardo storta.

"Lo prendo come un si. Ieri ti sei ubriaca pesantemente" dice ridendo.

"Ci sono tanti motivi per bene e poi era solo vino, non alcool" dico irritata.

"Ti ho trovata che vagavi per il parco di casa tua. Sembravi uno zombie" dice divertito.

"Ma perché non mi hai portato a casa mia?"

"Ho per caso le chiavi di casa tua?" metto le mani nella tasca del pantalone ed esco le chiavi.

"Era tanto difficile trovarle?" dico sventolandole in faccia sua.

"Non metto le mani su ragazze ubriache. Caso mai lo faccio quando sono coscienti" dice con un sorriso malizioso.

"Muoviti a cucinare, che ho fame" dico mettendo I gomiti sul tavolo e le mani sulle guance.

"Come vuoi" dice prendendo un mucchio d’ingredienti sul tavolo e iniziando a tagliare mettere in pentola.
Mi alzo dirigendomi verso la grande vetrata e osservo il paesaggio mozzafiato.

"Mi aiuti?" mi dirigo vicino a lui

"Gira la pancetta. La voglio bella croccante" dice dandomi il cucchiaio di legno e passandomelo.

"Attenzione a non bruciarti" mi dice mentre sto girando la pancetta.

"So cucinare, don't worry"

"Infatti stai bruciando la pancetta" si mette dietro di me e impugna da sopra la mia mano il cucchiaio di legno e gira velocemente la pancetta.

"Non la stavo bruciando"

"Certo che si" dice divertito. Spegne il fuoco e si gira continuando a tagliare le verdure.
Mi dirigo verso il salotto cercando il telecomando per il televisore.

“Cerchi il telecomando?”

“Ma no guarda, se no come la accendo la tv?” chiedo ironica.

“E’ li sopra” dice indicando con la mano il mobile dietro di me, che aveva tanti quadrati in legno e con al loro interno foto e oggetti vari.

“Dove potevi metterlo…Più in alto no eh?” dico mentre con la punta dei piedi cerco di prendere il telecomando.

“Meno male che si è cotto tutto” mi sento dire e girandomi, trovo davanti a me il petto di Wook-ssi, e il suo braccio sopra la mia testa che
prende il telecomando.

“L’ho messo lì perché io sono alto” dice ironico.

“Molto divertente” dico guardandolo con sguardo storto.

“Non fare così, sei più bella quando sorridi” mi dice dispiaciuto.

Mi sposto e gli passo affianco ma, mi fermo appena la sua mano stringe la mia.
Chiudo gli occhi per qualche secondo, mi giro e gentilmente gli levo la mano che stringe la mia.

“Ti ho detto che questi gesti alla ‘Healer’ non mi piacc-”

“Non sono alla ‘Healer’, sono alla Wook-ssi” mi dice guardandomi con il suo sguardo intenso, quasi troppo da farmi quasi dimenticare che siamo a casa sua. Il marrone scuro dei suoi occhi, stanno benissimo con il nero dei suoi capelli, facendomi quasi perdere nelle sue iridi color cioccolata. Subito ritorno sulla terra, e mi allontano da lui, ma vengo fermata dal suo abbraccio. Sento il suo respiro sul mio collo.

“Non negarti la felicità. Essere fragili, non è un reato” mi dice prima ti sciogliere l’abbraccio e dirigersi in cucina.

Rimango ferma a guardarlo, mentre prende due piatti, le posate e versa nei piatti ciò che ha appena cucinato.
Mi avvicino al tavolo sedendomi e, a sguardo basso iniziamo a mangiare.

“Non credevo sapessi cucinare così bene” dico guardandolo.
Mi stava guardando, mentre era seduto con le gambe accavallate e il cucchiaio in mano a mezz’aria.

“Se non fosse stata per la pancetta un po’ bruciata, sarebbe ancora meglio” sorrido e abbasso il capo.

“Finalmente ridi” lo guardo incrociando il suo sguardo felice e il suo sorriso illumina la stanza.

“Smettila di guardarmi così” dico imbarazzata continuando a mangiare.

“Così come? Ti guardo, come guardo chiunque altro” dice mangiando.

“Forse è così, forse no. Ma è più probabile che io, mi stia sbagliando” dico prendendo l’acqua e riempiendo il bicchiere.

“E se ti dicessi che non ti stai sbagliando?” mi chiede curioso.

“Be, se fosse così allora, dovrei andarmene subito” dico sorseggiando l’acqua.

“Perché dovresti?”

“Perché nessuno riuscirebbe a finire un puzzle se alcuni pezzi mancano, no?” dico bevendo.

“Quei pezzi si possono ricostruire”

“Sarebbe solo uno spreco di tempo” dico posando le posate nel piatto ormai vuoto.

“E chi lo ha detto?”

“Io” dico guardandolo con sguardo serio e quasi intimidatorio.

Mi alzo e poso i piatti e le posate nel lavabo.
Poggio le mani sul bordo in metallo del lavabo e faccio un bel respiro.

“Grazie del pranzo, ma è ora che vada a casa” dico voltandomi.

Wook-ssi ha finito di mangiare e mi guarda scuotendo la testa.
Si alza e si avvicina a me. Prende la mia mano ma io subito la ritiro.
Mi guarda con sguardo serio.

"Smettila di avere paura" mi dice secco. Mi riprende la mano e stavolta lo faccio fare, piano la appoggia al suo petto, in corrispondenza del cuore.

"Lo senti come batte? Sembra che stia facendo una corsa agonistica" dice con sarcasmo.

Sorrido e lo fa anche lui. Mi concentro sul suo battito e ha ragione, corre come un pazzo.
Lo guardo sorpresa e si avvicina a me lasciando la presa dalla mia mano.
Appoggio anche l'altra mano sul suo petto.

"Per favore" dico guardandolo nei suoi occhi marroni.

Scuote la testa e mi accarezza la guancia con delicatezza.
Non potevo lasciar correre, così subito mi levo e mi sposto andando verso la porta.

"Non te ne andare...." mi fermo e chiudo gli occhi.

"Ti ho già detto che non posso" dico guardando la porta davanti a me.

"Allora vai" mi dice mentre sento che apre il rubinetto e inizia a lavare i piatti.

"Mi spieghi perché fai così? Perché prima ti avvicini, superi il limite e poi ritorni indietro?" chiedo avvicinandomi e appoggiandomi al tavolo.

"Il limite quale sarebbe? Quelli di conoscenti o di amici?"

"Entrambi" dico incrociando le braccia.

"Un uomo se fa alcune cose e scelte, non le fa per puro capriccio, almeno io non sono quel tipo di uomo. Se decido di fare una cosa ci sarà sempre un motivo. Per cui ti chiedo, vuoi passare una giornata diversa, fra le mie braccia?" mi chiede fermandosi e guardandomi.

Lo guardo stupita, perché quella frase non me l'aspettavo.
Mi sposto nel salone camminando nervosamente intorno al tavolino posto al centro, di fronte al divano.

"Perché sei nervosa? Non ti ho chiesto di sposarmi" dice mettendosi davanti e bloccandomi il passaggio e fermandomi con la sua possente altezza e figura.

"Senti, alcune cose non devono essere dette in modo troppo diretto-"

"Non intendo fare sesso con te" dice
cambiando sguardo e diventando più pesante e guardandomi con troppa insistenza.

"Ecco, intendevo in questo modo. Meglio che vada" dico spostandomi ma prima di poterlo fare mi abbraccia, quasi a bloccarmi ma non è una presa forte.

"Fra le mie braccia intendevo questo" mi dice all'orecchio.

"Stare seduti sul divano al caldo e abbracciarti, niente di più" mi dice lasciando la presa e dirigendosi verso la cucina.
Continua a lavare i piatti e qualcosa mi dice di andare da lui e abbracciarlo.

Appena sono dietro di lui, piano metto le mani intorno ai suoi fianchi e unisco le mani all'altezza degli addominali e lentamente appoggio la testa alla sua spalla. Per qualche secondo si ferma per poi ritornare a lavare i piatti.
L'acqua smette di scorrere e sento le sue mani che dividono la presa delle mie sul suo corpo.
Si gira e mi guarda, mi prende la mano e ci sediamo sul divano, uno di fianco all'altro.

Ma appena mi siedo, vengo presa dalle sue braccia e vengo stretta. Il suo corpo più forte e più caldo del mio, quasi mi culla.
Accende la tv ad un canale qualsiasi e rimaniamo così, abbracciati a guardare la tv. Poco dopo sento gli occhi pesanti e mi addormento.
Mi sento al caldo e al sicuro. Non so che ore siano, ma sento ancora intorno al mio corpo le braccia di Wook-ssi.
Apro piano gli occhi e noto che sopra di noi c'è una coperta.
Appena alzo lo sguardo, vedo il collo di Wook-ssi e il suo volto che guarda la tv.
Rimango così a guardarlo, e appena si gira a guardarmi abbasso la testa e quasi mi copro sotto la coperta.

"Ti piace proprio dormire" mi dice divertito. Annuisco e posa la sua mano sopra la coperta e quindi vicino al mio viso.

"Hai fame?" alzo la testa e lo guardo. È sorridente.

"Che ore sono?"

"Quasi le sette"

"Come?!? Devo andare a lavoro!" dico sottraendomi alla presa di Wook-ssi e alzandomi.

"Ti accompagno" mi dice alzandosi.

"Non c'è bisogno. È qui vicino tanto" dico prendendo il cappotto dall'appendiabito.

"Fa freddo e non si sa mai cosa può
succedere" mi dice infilandosi il cappotto e prendendo le chiavi della macchina, usciamo da casa.

"Dov'è il posto in cui lavori?"

"A qualche isolato più avanti, è un bar/pasticceria" dico infilandomi la cintura.

"Forse ho capito qual è" dice partendo.

"È questo?" Mi sporgo per leggere il nome.

"Black Rose. Proprio lui" dico slacciando la cintura e uscendo. Noto che anche lui mi segue.

"Sono un cliente abituale. Cosa guardi?" mi chiede seguendomi mentre entriamo nel bar, che ci accoglie con il giusto calore di cui ne avevamo bisogno.


Wook-ssi appena arriva la sera a casa di Killian

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Capitolo 7
*** VII: Incontri non pianificati ***


VII: Incontri non pianificati
 
"Ehi Kill" mi saluta Kyung-Mi.

"Ciao Mi-ssi" dico sorridendole.

Mi dirigo verso il bancone ed entro nella camera degli armadietti, lascio la borsa e prendo il grembiule del bar e mi dirigo vicino al bancone.

"Il nostro cliente abituale vuole che tu prenda il suo ordine" dice facendomi l'occhiolino. Mi dirigo al tavolo, dove era seduto.

"Dimmi" dico appena arrivo. Mi guarda e mi sorride.

"Sei ancora più bella con questo grembiule"

"Grazie, ma vuoi ordinare o vuoi rimanere seduto qui a guardarmi lavorare?" chiedo ironica.

"La seconda scelta è molto allettante, ma farò così: ordinerò e aspetterò che tu finisca di lavorare"

"Quindi il tuo ordine? " chiedi con insistenza.

"Il solito" annuisco e mi dirigo al bancone.

"Mi-ssi il solito di Wook-ssi cosa sarebbe?" chiedo mettendomi di fianco a lei.

"Il suo solito sarebbe la tua specialità: cappuccino con schiuma al cioccolato e disegno con il fiore" mi dice sorridente.

"Va bene, ora lo faccio" mi metto all'opera e dopo quasi cinque minuti di lavorazione, porto al mio cliente il cappuccino.

"Grazie" mi dice sorridente Wook-ssi.

"Mi fai compagnia?"

"Dovrei lavorare" dico dileguandomi dietro il bancone.

"Da quando è venuto, non ti toglie gli occhi di dosso" dice Mi-ssi.

"È da qualche giorno che sembra uno stalker, ma è piacevole" dico mentre prendo l'ordine di una coppia di fronte a me.

“Guarda da questa parte, perché non vai?”

“Perché forse sono a lavoro?”

“Il capo non c’è, il locale è semi-vuoto, me la vedo io” dice spingendomi fuori dal bancone. Sbuffo e mi dirigo verso di lui e mi siedo incrociando le braccia.

“Non sei molto felice vedo”

“Amo lavorare perché riesce a scaricarmi” dico guardandolo per qualche secondo e rialzandomi di nuovo. Mi prende il polso fermandomi.

“Sono io vero?”

“Sì sei tu. Fai ciò che vuoi quando vuoi, e a chi vuoi. Sei un attore famoso, non ti interessa cosa dicano su di te i telegiornali o le riviste?” chiedo curiosa.

“Faccio ciò che voglio e se lo faccio, è perché mi rende felice. Perché mai non dovrei fare qualcosa che mi rende felice, anche se sono famoso?” mi dice lasciando la presa dal mio polso e alzandosi e dirigendosi fuori dal bar.

Mi dirigo verso il bancone e Mi-ssi mi guarda con sguardo arrabbiato.

“Ecco, lo hai fatto andare via contenta?” chiede mettendo il broncio. La sfotto muovendole il braccio.

“Non fare così, ha detto che è un cliente abituale no? Verrà anche altri giorni, non preoccuparti” dico facendola sorridere.

La serata passa tranquilla e verso le 23 la serranda si chiude.
Così mi copro per bene, e cammino per le strade illuminate di Seoul, sotto piccoli fiocchi di neve che mi ricoprono la testa.

“Non dovresti camminare da sola a quest’ora di notte” spaventata mi giro e Wook-ssi ha le mani nella sua giacca nera lunga fino al ginocchio.

“Sei davvero uno stalker” dico ridendo sotto i baffi.

“Ti va di bere qualcosa a casa mia?” mi chiede.

“Sinceramente…” stavo per rifiutare, ma mi afferra per il braccio e contro la mia volontà andiamo in macchina.

“Io non…” dico guardandolo, ma non mi pensa, continua a guidare con gli occhi fissi sulla strada.

Sembra diverso, quasi strano.
Arriviamo al suo appartamento e non abbiamo aperto bocca, specialmente io.
Quella richiesta fatta su due piedi, mi fece pensare, ma decisi di non pensarci per una volta e lasciare tutto al caso.

“Ti piace il vino, vero?” chiede scegliendo una bottiglia dalla grande libreria dei vini.

“Sì” dico avvicinandomi al lavabo, e appoggiandomi con il corpo rivolto verso il salone.

Ne prende una con un’accurata scelta, mentre lo osservo senza la giacca e con la sua camicia bianca che mette in risalto il suo busto muscoloso.
Si avvicina al tavolo della cucina, stappa la bottiglia e prendendo i bicchieri da vino, li riempie porgendomene uno.

Alza il bicchiere come a fare un brindisi e faccio lo stesso.
Armeggia con il bicchiere facendo ondeggiare il vino al suo interno, dopodiché appoggia il bicchiere sul tavolo e lentamente si avvicina a me.
Lascio il bicchiere sul bancone della cucina.

“Wook-ssi…”

“Sssh” dice mettendo un dito sulle mie labbra.

Ha lo sguardo rivolto in basso.
Sfiora delicatamente la mano, e sale percorrendo tutto il braccio e mi accarezza la guancia.

Il mio respiro inizia ad aumentare, ma cerco di stare calma. Con la mano libera, stringe la mia mano sinistra.
Finalmente mi guarda negli occhi, con un modo diverso, quasi sconfitto e abbandonato.

La mano che poco prima mi stava accarezzando la guancia, passa dietro al mio collo e si avvicina alle mie labbra, iniziando così un contatto all’inizio leggero e poi più pesante, come a dirmi che lui c’è.
Mentre mi bacia, aumenta la stretta alla mia mano, facendomi sussultare.

In pochi secondi mi ritrovo seduta vicino al lavabo con le mie gambe intorno al busto di Wook-ssi e le sue mani che mi cingono i fianchi con una presa salda. I baci diventano come la puntura di uno scorpione, più accentuati e quasi dolorosi.

Abbiamo entrambi il fiatone e scelgo di fermare il tutto. Metto le mani sul suo petto contratto e mi allontano.
Quasi non riesco a capire che sguardo abbia, ma la luce nei suoi occhi è diversa.

“E’ meglio fermarsi qui” dico guardandolo confusa.

Mi osserva con delusione e con un pizzico di rabbia, ma si allontana e si dirige verso la grande vetrata con le braccia conserte.
Scendo dal ripiano e prendo il mio cappotto e me ne vado. Prendo un taxi e sotto la neve mi dirigo a casa.

Rimasi a letto tutta la giornata per poi recarmi al bar per lavorare il pomeriggio.
Messo il grembiule e il cappello del bar, mi avvio verso la cassa e aspetto i clienti.

Dopo qualche coppietta, dall’entrata vedo Wook-ssi che mi guarda qualche secondo e si dirige verso il suo solito tavolo.
Dopo qualche minuto entra un ragazzo un po’ troppo familiare: bruno, jeans scuri, camicia a righe nera e bianca, sorriso da 32 denti e occhi oscuri come pozzi, più conosciuto come Hyun-Shik.

Entra e sorridente si avvicina al bancone di fronte a me.

“Ciao!” mi dice sorridente. Non sapevo se nascondermi sotto il bancone, oppure rimanere apatica e rispondere con un ciao senza emozioni né gesti o optare per la cosa più ovvia: dargli uno schiaffo.

“Ciao” dico spostando il mio sguardo verso Wook-ssi che mi guardava con fare curioso. Abbasso la testa e subito divento triste e di cattivo umore.

“Un caffè doppio e un cornetto al cioccolato”

“Subito” rispondo senza guardare. Porgo lo scontrino e si dilegua sedendosi ad un tavolo.

“Buon pomeriggio Kill!” mi saluta Mi-ssi appena entra nel bar. Alzo la testa e la saluto con un cenno del capo.

“Cos’è, brutta giornata?” dice raggiungendomi dietro il bancone una volta cambiatasi. Con il capo indico Hyun-Shik al tavolo sulla destra.

“Oh. Vuoi che vada io a dargli il suo ordine?” chiede mettendo una mano sulla mia spalla.

“Si grazie” dico sforzando un sorriso. Solo Mi-ssi sa cosa io, abbia passato per lui. Sospiro cercando di scacciare via il malumore.

“E’ lui?” una voce profonda quanto arrabbiata, mi pone questa domanda.

Di scatto alzo lo sguardo e Wook-ssi mi sta fissando con sguardo evidentemente furioso.

“No”

“No perché sembra tutto il contrario” dice appoggiando le mani sul bancone e sporgendosi di poco verso di me.

Indietreggio e lo guardo abbattuta.

“Non intrometterti”

“Eccome se lo farò” dice dando un piccolo colpetto con la mano sul bancone e allontanandosi.

Rimango così a guardarlo sedersi alla sedia di fronte a quella di Hyun-Shik.

“Che ci fa lui seduto di fronte a Hyun-Shik?” mi chiede curiosa Mi-ssi.

“Lunga storia” dico aggiustandomi il cappello e cercando di coprirmi gli occhi.

I minuti passano mentre cerco di diventare invisibile, ma per quanto io cerchi di farlo, aimè sono molto visibile.

“Kill, sono più di dieci minuti che parlano. Non è che ora, si alzeranno e si prenderanno a pugni?” mi chiede preoccupata Mi-ssi.

Li guardo e decido di andare da loro.
Appena vicino a loro, mi inchino e rimango così mentre parlo.

“Mi spiace se questo cliente lo sta disturbando ma-”

“Disturbare? Come può disturbarmi un attore famoso? Non dire sciocchezze Killian” alzo il busto e Hyun-Shik mi sta sorridendo, mentre Wook-ssi lo guarda uno sguardo molto intimidatorio, ma appena Hyun-Shik lo guarda ritorna sorridente.

Ma cosa fa?
Finge che gli sia simpatico?

“Wook-ssi potresti venire un attimo con me per favore?”

“Certo” dice alzandosi sorridente. Lo faccio entrare nella stanza degli armadietti e appena chiusa la porta lo guardo curiosa.

“Cosa stai combinando?”

“Bisogna conoscere il proprio nemico”

“Il proprio nemico? E cosa centra lui con te?” chiedo curiosa avvicinandomi a lui.

“Se è venuto, un motivo ci sarà”

“Non c’è nessun motivo, non sei l’unico cliente in questo bar. Lo so, può sembrare strano, ma è così”

“Ti scaldi così tanto, quando c’è lui?”

“Hai completamente perso la testa? Se ti ho parlato di lui, un motivo ci sarà stato! E tu che fai? Gli parli anche? Be, allora sai che c’è? Va’ all’inferno tu e lui!”dico voltandomi, ma vengo tirata indietro e sbattuta contro gli armadietti.

“Mettitelo bene in testa, ieri sera era solo un accenno a cosa provo. Ma se lui ti tocca, solamente una volta, si pentirà di averti lasciato andare” dice vicino al mio orecchio, per poi uscire dalla stanza.

Metto una mano sul petto cercando di far calmare il mio cuore, che per poco non andava in iperventilazione.

“Kill?” mi chiede preoccupata Mi-ssi entrando nella stanza.

“Tutto ok” dico mentre esco dalla camera con lei.

Hyun-Shik non c’è, mentre Wook-ssi seduto, guarda fuori dal vetro.
A passo svelto mi dirigo verso di lui. Appena mi vede si alza.

“Dov’è andato?” chiedo con rabbia.

“Ha detto che aveva un impegno. Sicuramente con qualche altra ragazza” appena dice così, gli arriva uno schiaffo.

Noto che tutti si sono girati dopo il forte rumore della mia mano, contro il suo viso.

“Tu non lo conosci” dico a denti stretti mentre lui si alza. Quella frase è andata dritta al cuore colpendolo ancora una volta.

"Dio, quanto ti..." non finisco la frase, perché le lacrime sono sull'orlo e non posso esplodere.

"Tu cosa? Mi odi per averti detto la verità?" lo spingo mettendo le braccia sul suo petto.

"Va via! VA VIA! "urlo mentre lo spingo.

Mi blocca le mani e le butta giù facendole arrivare ai fianchi.
Lo guardo, ma ormai le lacrime scendono e la vista è appannata.
Lo vedo che se ne va, io mi dirigo nella camera a cambiarmi.
Sbatto l'armadietto ed esco dalla stanza.

"Scusa Mi-ssi"

"Non preoccuparti" esco dal bar ed entro in macchina, e sfreccio verso casa. Entrando in casa butto la borsa dove capita.

"Non solo viene al bar, parla con lui e mi dice quelle cose?!?" ero nera dalla rabbia.

"Inspira, espira" dico ad alta voce calmandomi.

"Lascialo stare Kill, lui non è nessuno. Devo studiare che questo sabato ho l'esame"

Allora mi dirigo in camera, prendo il libro di letteratura e inizio a studiare.
Cosa saranno mai 60 pagine? Per me niente, per qualcun altro sarebbero un problema studiarle in quattro giorni.
A me ne bastano solo due. 



ANGOLO SCRITTRICE: Ho aggiornato anche questa dopo millenni xD spero la storia vi piaccia e possiate lasciare qualche recensione, voglio sapere cosa vi aspettate adesso :3

Ji Chang-Wook

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Hyun-Shik
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