Di tutto e di Niente

di draconisfirebolt
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Falling Leaf ***
Capitolo 2: *** Tenere insieme i pezzi ***



Capitolo 1
*** Falling Leaf ***


Scritta per la sfida "Tra queste note" del gruppo facebook "Sfide a colpi di storie"

PREMESSA
Songfic ispirata a "Yer Fall" degli Hey Rosetta! sul mio grande amore disperato, Patrick. Ne consiglio vivamente l'ascolto, ma non lasciatevi ingannare dalla melodia apparentemente allegra: la canzone è tutt'altro!
Buona lettura :)

In the wet grass out back
We spread the sheet
And with one last easy laugh
The night released
We breathed the dark, the shaking stars
The distant, constant cars
Breathed the sweet
Air between us
What was it like?
To be young, strong, stupid and drunk
Soft in the jagged night
My open, rosy throat
Dekeing secret knives
Now we close these petals
To the oncoming ice
And I'm not coming out, I'm not coming out, I'm not coming out, I'm not coming out.

My love, my love is dead I buried it
In the falling leaves, looking awful green, in the whipping wind
My love, my love is dead I buried it
And it's better hid, all the shit we sling into the whipping wind
My love, my love is dead I buried it
Just an honest kid, I always did everything they said
My love, my love is dead I buried it
What a senseless thing! this heart in shreds in the whipping wind!
Yer Fall ~ Hey Rosetta! 

Nonostante l'arrivo dell'autunno, l'erba sulla collinetta del campo da golf, quella della diciottesima buca, è detestabilmente verde.
Supponi che, dopotutto, debba essere così, in un campo da golf: prato verde e perfetto tutto l'anno. Quello che proprio non tolleri è il verde arrogante, inappropriato, delle foglie ancora aggrappate ai loro alberi, mentre il vento spazza via le loro sorelle, già cadute.
Tu sei una di quelle. Una foglia secca che non ha ancora toccato terra, trascinata in una caduta senza fine da un vento ben più crudele di quello che adesso ti sta graffiando forte la pelle del viso e delle mani. Vortichi nel vuoto, scendendo sempre più in basso, convinto di volta in volta di aver toccato il fondo, spinto dalla voce di Brad.
Frocio.

Ti accasci sul prato umido e freddo, lo stomaco pieno di tutto quel vino che ti sei scolato senza quasi accorgertene, così acido che ti brucia ancora in gola, il respiro pesante che sa del fumo dell'ultima sigaretta, la testa splendidamente leggera. Leggera e, grazie a Dio, vuota.
Senza la bocca di Brad che attacca la tua e la divora, nel più bello dei baci.
Senza la bocca di Brad che si contrae per il dolore ogni volta che il cuoio della cintura del padre si abbatte sulla sua schiena nuda.
Senza la bocca di Brad che ti sputa addosso quella parola.
Frocio.

Gira tutto. Fai fatica a seguire il flusso dei tuoi stessi pensieri, fai fatica a dare un nome, un ordine, un cazzo di senso a tutto quel gran casino che hai dentro. L'unica certezza è di essere sbronzo marcio.
La sorte, quando ci si mette, sa essere di un'ironia spietata. Pochi mesi prima, Brad aveva bisogno di essere ubriaco o fatto, per fare l'amore con te. Pochi mesi dopo, e sei tu ad aver bisogno di essere ubriaco o fatto, per riuscire a increspare le labbra in un sorriso malato, inespressivo e impersonale, per ripetere a chiunque – e, soprattutto, a te stesso- la formuletta ormai imparata a memoria: “Sto davvero bene. Come se fossi libero, o qualcosa del genere. Come se non fossi più costretto a fingere, adesso.” Stronzate. Non fai altro che fingere.
Fingi che il vostro amore sia morto e sepolto, che sia stato solo una patetica cottarella adolescenziale.
Fingi di non esserti reso conto del disprezzo, dell’odio, che Brad covava per quello che eravate, di come lo ritenesse sbagliato. Gay e omofobo: bel paradosso, sì. Ma tu l’hai amato comunque, caparbio, sperando che prima o dopo l’avresti convinto che non c’era niente di sbagliato nel rotolarsi insieme su questo stesso prato, nel respirare abbracciati la notte e le stelle sopra di voi. E invece lui sperava che toccare un bel paio di tette potesse piacergli quanto toccare te.
Fingi di non averlo visto quella sera, al parco, con un altro. Ci pensi e ti senti morire.
La gola si fa improvvisamente secca, la bocca piena di sabbia. E una cosa gonfia preme contro il palato, asciutta, soffocante. Impieghi secondi che sembrano anni per collegare, intontito come sei. Ah sì. È la lingua. La solita, pensi.
Gli occhi, ormai costantemente rossi e gonfi per l’alcol, l’erba e il pianto, ti si riempiono di lacrime. Non hai neanche più la voglia di provare a trattenerle, lasci che ti righino le guance, che ti appiccichino i capelli alla pelle. Ci penserà il vento ad asciugarle, lasciando delle tracce salate sul tuo viso.
Sei sempre stato bravo a fingere, a recitare una parte. Alla Mill Grove High School parlano ancora della tua interpretazione insuperabile di Frank-n-Furter nel Rocky Horror. Alla Mill Grove parlano ancora di cosa è successo a mensa quel giorno di maggio, di come un destro abbia centrato la mascella perfetta del più popolare quarterback della squadra di football. Del motivo per cui quel pugno sia partito.
Frocio.

E poi capisci, in un barlume di lucidità ti rendi conto, riesci a costatare l’ovvio.
Non sei più Patrick, adesso sei davvero Niente.

Lasci che il vento ti porti via, come una foglia in autunno.

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Capitolo 2
*** Tenere insieme i pezzi ***


Tenere insieme i pezzi

Scritta per il drabbleweekend del 19-22 Dicembre 2014.
Per Mushroom
, grazie di avermi promptato qualcosa su questo fandom dimenticato dal mondo *-*

Prompt: Patrick/Charlie. Patrick si è preso la strana abitudine di baciarlo, di tanto in tanto.
388 parole.
 
Svegliati la mattina. Sigaretta. Stato comatoso/vegetativo a scuola. Fine delle lezioni della mattina. Sigaretta. Un’altra sigaretta. Bacia Charlie di nascosto, mentre tutti sono a mensa, nei corridoi deserti, schiacciati contro gli armadietti, dietro il campo di football –con un po’ di fortuna, magari Brad vi vede-, in un’aula vuota. Raggiungi Sam, Mary Elizabeth, Alice e Bob a tavola. Evita lo sguardo di Sam, che sa e disapprova e soffre per te e ti vuole bene e Dio solo sa cos’altro. Sigaretta. Bacia Charlie di nascosto nei bagni vicino all’aula del signor Callahan, prima del corso di laboratorio. Sigaretta. Stato comatoso/vegetativo a scuola. Fine delle lezioni del pomeriggio. Sigaretta, sigaretta, sigaretta, perché mentre fumi nessuno ti disturba. E poi puoi tenere gli occhi fissi a terra ed evitare di incrociare lo sguardo di Brad. Riaccompagna Charlie a casa in macchina. Bacialo di fronte a casa sua, con il rischio che vi veda tutto il vicinato. Tanto, peggio di così. Torna a casa. Sigaretta. Piangi. Sam che ti consola anche se non vuoi. Cena con tutta la famiglia recitando la parte di quello che “la vita è una cosa meravigliosa”. Sigaretta. Vino o birra o scotch o brandy o erba o acidi, non fa differenza, l’importante è essere abbastanza di fuori da non sentire quanto stai male dentro. Passa a prendere Charlie, mostragli un pezzettino del tuo mondo, perché lui capisce. Bacialo una, dieci, cento, mille volte, perché lui sa. Sigaretta, sigaretta, sigaretta. Se non sei già ubriaco o fatto, ubriacatevi o fumate insieme. Riaccompagna Charlie a casa. Bacialo di fronte a casa sua. Guardalo allontanarsi, piangi. Piangi per Brad, piangi per Charlie.
Ormai baciare Charlie è un’abitudine. Strana, malata, sbagliata. Ma fin tanto che le sue labbra sono premute contro le tue, fin tanto che la tua lingua può esplorare la sua bocca che sa sempre di buono, fin tanto che state così, silenziosi e appiccicati, tenete insieme i pezzi l’uno dell’altro. Perché Charlie sa e capisce, conosce la sofferenza e vuole che tu stia bene. Perché tu vuoi disperatamente essere aiutato, essere salvato, essere amato, e lui sembra dire “sono qui per questo”.
Quando vi baciate, Brad non esiste più, Charlie riesce a ricacciare per un attimo i suoi fantasmi in un angolino. Vi illudete di farvi reciprocamente bene mentre vi trascinate in un abisso sempre più profondo. 
 

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