La più grande truffa di Neal Caffrey di ayame90 (/viewuser.php?uid=36445)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La più grande truffa di Neal Caffrey ***
Capitolo 2: *** Fin ... no, solo un nuovo grande inizio ***
Capitolo 3: *** Vecchi amici e ... nemici? ***
Capitolo 4: *** Solo favole ... o realtà? ***
Capitolo 1 *** La più grande truffa di Neal Caffrey ***
White Collar e i relativi
personaggi appartengono a Jeff Eastin e chi né detiene i
diritti. Non scrivo a scopo di lucro.
LA
PIÙ GRANDE TRUFFA DI NEAL CAFFREY
Parigi,
la città dell'amore e dell'arte, la città
perfetta per lui, perfetta per Neal Caffrey.
Questo pensi mentre cammini fra le stradine di Parigi; è
ormai un anno che ti sei stabilito nella capitale francese dopo New
York, la città in cui è finito e ricominciato
tutto.
E i ricordi riprendono a farsi strada nella tua mente, dall'inizio
….
La prima volta che giunsi a New York eri solo un ragazzo carico di
speranze e sogni, volevi mostrare quel che sapevi fare anche ai piccoli
truffatori che giravano per le strade della Grande Mela, e fu
così che iniziò una delle tue più
grandi amicizie e collaborazioni di sempre, fu così che
conoscesti Mozzie, l'unico e inimitabile.
Poi sei cresciuto, hai lasciato New York, hai conosciuto Kate e hai
iniziato la tua avventura con lei.
Kate Moreau, il tuo grande amore, quello che nonostante tutto non sei
mai riuscito a cancellare dal tuo cuore, neanche dopo anni e altre
storie importanti come quella con Sarah.
Dopo tanto girovagare per il mondo, furti, esperienze, alla fine sei
tornato a New York ma non per tua volontà. Alla fine il
gatto catturò il topo e tu conobbi finalmente di persona
Peter Burke; colui che fu la tua nemesi per anni alla fine divenne il
tuo secondo migliore amico, o meglio qualcosa di più,
qualcosa come un padre, il padre che non avevi mai avuto e che avevi
sempre sognato, di certo tu, Neal, hai interpretato bene la parte del
figlio scapestrato.
Ricordi perfettamente il tuo piano di allora, aspettare la fine della
tua condanna e continuare la tua vita con Kate, ma il destino ti si
ritrose contro Neal e all'improvviso lei sparì.
E così cominciò una nuova caccia che si concluse
in modo tragico per tutti: Kate morì e tu tornasti in
prigione, senza la possibilità di far luce su ciò
che era successo e con opprimenti sensi di colpa.
Ma poi Peter tornò, forse voleva intraprendere la sua
crociata personale di farti tornare sulla buona strada, forse aveva
visto del buono in te perchè lui ti propose il vecchio
accordo, con la clausola però di lasciar perdere eventuali
indagini sulla morte di Kate, e tu glielo lasciasti intendere. Quindi
accettasti l'offerta di Peter e tornasti in quella vita che sarebbe
stata tua per i successivi quattro anni.
E fu così che iniziò la collaborazione
più strana della tua vita, quella fra Neal Caffrey, eccelso
ladro d'arte, e Peter Burke, integerrimo agente federale.
Una collaborazione durata sei anni, fra alti e bassi, fra bugie e mezze
verità, ma che tu ricorderai sempre con il sorriso. Alla
fine però hai dovuto troncare tutto ciò, e nel
peggiore dei modi ma questo era l'unico mezzo per ottenere
ciò che bramavi da tempo: la tua libertà.
Hai organizzato così la tua più grande truffa.
Hai impiegato settimane di preparazione, sotterfugi, bugie, ricerche;
tutto è stato calcolato nel minimo dettaglio, ogni tuo
gesto, ogni parola, niente è stato lasciato al caso, tutti
sono stati guidati da te, tutti sono stati ingannati, anche Mozzie.
Le Pantere Rosa; quando sentisti quel nome, fu come se il tuo cervello si fosse messo in
moto da solo. Al nome di alcuni dei più grandi truffatori di
tutti i tempi, avevi capito che era giunto il momento del tuo canto del
cigno, di sfoggiare tutto il tuo stile.
Certo Keller è stato un imprevisto che mai avresti potuto
calcolare Neal, ma tu sei riuscito a volgere tutto a tuo favore e nel
frattempo a chiudere definitivamente con il passato.
E così è iniziato il tuo gioco, gli ingranaggi
hanno cominciato a girare, le pedine a muoversi.
Hai tenuto lontano Mozzie, lui doveva restare l'uomo nell'ombra come lo
è sempre stato, lo dovevi proteggere e ripagare di tutto
quello che lui ha fatto per te in questi anni, lo hai tenuto fuori da
una situazione spinosa da cui sarebbe stato difficile uscire e gli hai
garantito anche una notevole buona uscita. Credo che si possa dire che
meglio di così non gli poteva andare.
Hai portato Keller ha fare il tuo gioco invece del suo, nonostante i
suoi colpi di testa, sapevi che il suo ego e la sua arroganza erano ben
più grandi e che avrebbe comunque tradito le Pantere Rosa e
te. Però Keller alla fine è stato una pedina
fondamentale nel tuo piano, chi altri d'altronde avrebbe potuto
ricoprire la parte dell'assassino?
Ti sei comportato magistralmente con Peter: non hai tirato troppo la
corda, gli hai fornito indizi su cui avrebbe potuto lavorare ma non che
non gli avrebbero permesso di avere il quadro d'insieme, se non alla
fine di tutto con l'ultimo pezzo che gli avresti consegnato, no
… gli avrebbero consegnato solo alla fine, alla tua morte.
Chissà se a quest'ora è riuscito a ricollegare il
tutto, avrà scoperto cosa apre la chiave? O forse
è solo troppo impegnato a fare il padre e non gli importa di
inseguire un morto.
Sorridi e pensi a Peter e Elizabeth non più come Mr. e Mrs. FBI ma
come genitori, Mozzie li avrà ribattezzati Papà e Mamma FBI?
Sei certo che sono dei genitori fantastici, d'altronde Peter ha
già imparato come tenere a bada un figlio
Tutto del tuo piano è stato programmato nei minimi dettagli
e tutto è andato secondo piani, niente è andato
storto. Tu, Neal, hai dovuto pagare un prezzo altissimo, per sei anni
hai ventilato la possibilità di fare tua la vita di Peter,
quella che hai sempre sognato fin da bambino, ma che in fin dei conti forse
non è la vita adatta a te, tu sei uno spirito libero.
Comunque tutti hanno guadagnato qualcosa, ma tu sei quello che ha
guadagnato di più: sei libero.
Eh sì, alla fine devi ammetterlo sei davvero uno dei ladri
più bravi al mondo, e sei riuscito a farla persino a una
delle organizzazioni ladresche più brave e famose come le
Pantere Rosa. La vanità sarà pure un peccato
però ogni tanto racconta la realtà.
Di questo per ora solo tu ne sei a conoscenza ma se conosci bene i tuoi
amici, e se loro hanno imparato un po' a conoscere te, sai che ben
presto anche Peter e Mozzie si renderanno conto di essere stati
raggirati. E tu li aspetterai Neal, con il tuo sorriso, che tanto
irritava Peter, e il cappello calato in testa, immancabile, e
chissà magari anche in compagnia di una bella signora dal
sorriso enigmatico.
Fin
Note Autore:
Ovviamente anch'io non potevo non esimermi dallo scrivere qualcosa su
questa bellissima serie che ho seguito con passione fin dall'inizio.
Ammaliata dal sorriso di Neal, divertita dagli intermezzi fra Peter e
Neal, catturata dalla dolcezza della coppia Peter e Elizabeth,
incuriosita dal personaggio di Mozzie, commossa dalle mille emozioni
che riuscivano a trasmettere anche attraverso lo schermo.
Spero che prima o poi potrò rivedere Neal e Peter assieme,
ma nel frattempo mi consolo con le fan fiction, dove tutto diventa
possibile, e dove la fine non può che essere un nuovo inizio.
Grazie a chiunque passerà di qui, leggerà e/o
commenterà! ^__^
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Capitolo 2 *** Fin ... no, solo un nuovo grande inizio ***
Fin
….
NO, SOLO UN NUOVO GRANDE INIZIO
“Un anno ….
è già passato un anno”
questo pensa Neal quella mattina scrutando il calendario appeso alla
parete del suo appartamento. “Avrai
già
scoperto il mio trucco Peter?”
Un
anno è passato ma Neal non può fare a meno di
pensare a colui che col tempo è diventato suo amico.
Neal Caffrey ha un amico federale,
il pensiero lo fa ancora ridere.
Pensa questo
Neal mentre sorseggia il suo caffè di fronte alla
finestra e osserva la città sotto di sé che
riprende la vita frenetica del giorno, in fondo Parigi non è
poi così diversa da New York.
L'appartamento
in cui vive il giovane ora è più modesto della camera degli ospiti
di Jun (non
dimenticherai mai la faccia di Peter quando venne la prima volta),
tuttavia è adatto a lui e ai suoi piani.
Il salotto e
la cucina sono un unico spazio e al centro troneggia un semplice
tavolo, ora occupato da numerose carte dove fra tutte spicca
riconoscibile la planimetria di un edificio.
Neal si
avvicina al tavolo, poggia la tazza lontano dalle carte e osserva con
attenzione le linee scure che delimitano i contorni delle stanze. Ha
studiato tutto con attenzione: i sistemi di allarme, gli agenti di
sicurezza, le vie di fuga e di accesso, gli imprevisti, che spera di
rigirare a suo vantaggio se si dovessero presentare,
d'altronde è sempre stato bravo a improvvisare.
Ed ecco un
altro sorriso di soddisfazione apparire sul suo volto, per Neal era
ormai giunto il momento di tornare alla ribalta.
“Se avessi ancora dei
dubbi Peter sulla mia morte, credo che questo colpo li
cancellerà” il giovane pensa ad alta
voce mentre guarda una foto del suo obiettivo.
Una
statua, di
piccole dimensioni (quindi
facile da trasportare), raffigurante una bellissima donna
nuda dai lunghi capelli che le ricadono sul corpo perfetto. La statua
non possedeva un gran valore se paragonato alle altre opere in mostra
al museo, ma era di squisita fattura e risalente al periodo del
Rinascimento, e lui ne era rimasto conquistato appena l'aveva vista;
d'altronde come si può resistere al fascino della dea
dell'amore.
“È ora
” Neal fa sparire le carte dal tavolo e le mette
in una borsa, quindi recupera una valigetta posata ai piedi del tavolo,
prende il suo cappello dalla sedia accanto a lui e sia avvia verso la
porta. Getta per l'ultima volta uno sguardo all'appartamento, ormai
svuotato di tutto, rimane solo il tavolo, una sedia e il calendario
alla parete, quindi si chiude la porta alle spalle.
La piramide di
vetro del museo del Louvre si staglia davanti a lui, e dietro di essa,
emerge uno dei più grandi e ricchi musei del mondo, al cui
interno si possono trovare opere di ogni cultura e popolo, un giro al
Louvre è come viaggiare senza cambiare fuso orario.
Neal sorride
alle turiste che lo notano e nel contempo osserva la guardia
all'ingresso, deve solo aspettare ancora qualche minuto e poi
potrà ammirare la statua di Venere senza che ci sia un vetro
a separarli.
“FURTO
AL LOUVRE: sparita la statua di Venere.
Un
furto avvenuto nella giornata di ieri ha sconvolto l'intera direzione
del museo del Louvre.
Il
museo aveva innalzato da nemmeno un anno la sicurezza delle sue opere
ed ecco che agli inquirenti si presenta un furto le cui
modalità, come l'autore, sono ancora ignote.
Non
si conosce né l'esatta dinamica dei fatti, né il
momento preciso in cui la preziosa opera sarebbe sparita, infatti
nessuna notizia trapela dagli inquirenti e dall'ufficio stampa del
museo, dove cui sembra trapelare un certo imbarazzo.
Per
il momento non sembra mancare all'appello nessun'altra delle opere
esposte all'interno del museo ….”
Peter Burke
non aveva molti pensieri in testa quel giorno mentre finiva di
prepararsi davanti allo specchio. Al lavoro era la solita routine, il
suo team lavorava egregiamente e Jones era migliorato parecchio,
staccava dall'ufficio alle sei per tornare dalla sua famiglia in tempo
per la cena.
Ogni giorno
non vedeva l'ora di tornare a casa a fine turno per sapere cosa aveva
combinato il piccolo Neal. Forse non era stata una bella idea mettere
proprio quel nome a suo figlio, talvolta gli assaliva il pensiero che
potesse diventare come l'omonimo e … da lì
ripensare a Neal e vederselo mentre gioca con il suo cappello il passo
è breve.
Nonostante
Peter avesse scoperto il container e il suo contenuto, non c'erano
ancora prove che Neal fosse effettivamente ancora vivo, nel profondo
sapeva che lo era, ma il senso di malinconia era restio a lasciarlo.
Una volta
pronto Peter scese in cucina, dove Elizabeth stava dando da mangiare al
loro bambino, e considerò che forse per salutare il
piccolino ero meglio un avvicinamento alle spalle a meno che non avesse
voglia di cambiare già l'abito.
“Buongiorno
tesoro” salutò sua moglie con bacio e fece lo
stesso con Neal “Ehi campione!” quindi si sedette
alla penisola, a distanza di sicurezza da spruzzi di pappa.
El
gli aveva
già preparato tutto per fare colazione con i suoi cereali,
gli stessi che Neal apriva prima del tempo solo per prendere la
sorpresa, o forse lo faceva semplicemente per dargli fastidio. Ecco, di
nuovo una vena malinconica nei suoi pensieri.
Si
versò i cereali e li annaffiò con il latte quindi
aprì il giornale davanti a sé per
leggere le pagine sportive, tuttavia prima di sfogliarlo e
andare alle ultime pagine, un trafiletto della prima lo
colpì.
“FURTO
AL LOUVRE”
la
statua di Venere, opera risalente al Rinascimento, ….
non
si conosce l'esatta dinamica dei fatti ….
eccellente
abilità del ladro che ….
Ed ecco un
sorriso apparire sulla faccia dell'agente Burke, ora non aveva
più dubbi.
Finì
di leggere l'articolo, in effetti non c'era molto per presupporre che
ci fosse Neal Caffrey dietro, ma il suo intuito gli diceva il contrario.
“Neal ...”
e al pensiero dell'amico questa volta nessuna nota malinconica. “La più
grande truffa di Neal Caffrey” il pensiero gli
uscì spontaneo, Mozzie aveva ragione.
Peter
finì la sua colazione, salutò ancora una volta
moglie e figlio e uscì di casa pronto per questo nuovo
grande inizio.
Note Autore:
Questo capitolo l'ho incentrato su Peter e Neal, in un ipotetico post
6x06, dove Peter finalmente non ha più dubbi sulla morte
di Caffrey.
La storia, per quanto riguarda la fic, è ormai definita,
all'inizio doveva essere solo il
primo capitolo incentrato sui pensieri di Neal, ma poi ho pensato anche
agli altri protagonisti, non tolleravo che nessuno sapesse che Neal in
realtà fosse ancora vivo e così ho preso in mano
carta e penna.
In tutto ci saranno quattro capitoli, riguardanti i personaggi
principali e il loro rapporto con Neal.
Il prossimo aggiornamento sarà ritardatario, inizio la
sessione di esami e non avrò tempo di definirlo entro le due
settimane che mi ero prefissata; ci sarà sicuramente per
fine febbraio.
Bye!!! ^^
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Capitolo 3 *** Vecchi amici e ... nemici? ***
VECCHI AMICI …. E
NEMICI ….?
Anche
quel giorno
Mozzie bazzicava vicino al parco ad inscenare il vecchio (ma sempre
buono) trucco delle tre carte. Da un anno ormai passava sempre
più pomeriggi a riprendere le vecchie abitudini delle
piccole
truffe, quelle maestose non erano nel suo stile; o forse in
realtà stava solo cercando nel passato il modo di andare
avanti,
di ritrovare quello che più gli mancava: un amico.
O
chissà stava
solamente aspettando un altro giovane dal sorriso irriverente che lo
avrebbe gabbato come successe più di dieci anni fa.
E quindi come
ogni giorno,
chi passava vicino a quel parco poteva sentire il richiamo di un
piccoletto dalla testa calva, che facendo leva
sull'ingenuità di
alcuni e sulla spavalderia di altri, a fine giornata tirava su un po'
di soldi senza fatica.
“Venite,
venite. Chi
vuole vincere un po' di soldi? O tentare soltanto la fortuna? Avanti
signori, soldi facili! ….. Carta vince, carta perde. Segui
la
regina, seguila attentamente. Seguila piano, seguila lenta e vinci!
….. Questa? …. Mi spiace, non è. La
regina
è qui” Mozzie s'infilò i soldi in tasca
e riprese
il suo richiamo “Chi vuole giocare ancora? Nessun
altro?”
“Gioco
io”
“A
cosa devo l'onore agente?”
Peter Burke,
distintivo in
mano, si avvicinò al banchetto con facilità visto
che la
piccola che lo attorniava si stava velocemente diradando.
Quell'intrusione
avrebbe
dovuto spaventare o perlomeno infastidire il truffatore, ma in
realtà la cosa lo divertiva, se non era strano prima, ora ci
era
diventato di sicuro per accompagnarsi ai federali.
D'altronde
aveva imparato
che anche loro nascondono un qualche lato criminale, Mozzie ricordava
con piacere i tempi dei 7 di Burke o il caso del rubino sangue di
piccione, quella volta si era divertito come un bambino.
“Sai
agente, è già la seconda volta che mi rovini la
piazza”
“E
continuerò a farlo finché ci incroceremo Mozzie,
questo è illegale”
“Arrestami
allora, ma
sappi che così Neal non saprà mai il finale della
favola” disse Mozzie incrociando le braccia e distogliendo lo
sguardo da Peter. “E lui non te lo perdonerà
mai”
rincarò la dose.
“D'accordo,
d'accordo. Per questa volta lascerò correre Mozzie. Ci
vediamo
stasera allora, per il finale” e detto questo Peter Burke si
allontanò, non prima di aver lasciato sul banchetto delle
carte
il giornale che quella mattina stava leggendo a colazione.
Mozzie
abbassò gli
occhi mentre il federale si allontanava, il giornale era piegato in
modo tale da evidenziare un trafiletto in prima pagina.
“FURTO
AL LOUVRE: rubata la statua di Venere”
L'uomo non
riusciva quasi a
credere a ciò che stava leggendo, avrebbe riconosciuto
quello
stile e quella tecnica ovunque, era una delle loro!
“Neal
Caffrey sei un grande!”
Il giorno
dopo, l'uomo
calvo e basso che era solito presenziare nel parco con il suo banchetto
non si presentò, e nemmeno quello successivo e neanche il
successivo ancora.
Il giorno dopo
la visita di
Peter, Mozzie lasciò New York alla volta a Parigi. Una volto
giunto in Francia però non gli fu facile rintracciare
l'amico,
non aveva lasciato tracce, nessuno lo riconosceva, sembrava scomparso.
L'uomo non aveva però intenzione di arrendesi
così prima
di continuare le sue ricerche altrove, si recò al museo del
Louvre, una volta giunto a Parigi non poteva non portare i suoi saluti.
Visitò
dapprima la
sezione di arte greca, il posto della statua di Venere era stata
prontamente riempito, ed ora si trovava ad ammirare il sorriso
più enigmatico della storia. Tuttavia l'attenzione di Mozzie
fu
ben presto catturata da qualcos'altro.
“RAFFAELLO
IN MOSTRA
Roma
15 aprile – 15 maggio 2015
Presente
anche l'opera recentemente ritrovata San Giorgio e il drago”
Roma, la
città eterna con più duemila anni di storia, arte
e personalità.
Neal Caffrey
amava Roma,
era forse una delle sue mete preferite, l'unica città dove
puoi
vivere l'arte, far parte di essa e non solo ammirarla; e le temperature
miti della primavera italiana rendevano quella ultima passeggiata nel
cuore della città davvero piacevole.
Mancava ancora
una tappa
per concludere degnamente il suo addio alla città ed ora
eccolo
lì ad ammirare una delle più grandi opere del
Rinascimento.
Il
meraviglioso soffitto
della cappella Sistina si stagliava sopra di lui e Neal rimase ad
ammirarne ogni dettaglio prima di congedarsi.
Mozzie si
sentiva
leggermente piccolo in mezzo al colonnato del Bernini, ma questa
sensazione fu ben presto sostituita da quella dell'impazienza. Erano
passati tre mesi dal furto da Parigi, sapeva che sarebbe stato inutile
cercare Neal se lui non avesse voluto farsi trovare, così
Mozzie
era rientrato in America ed aveva aspettato la mostra italiana. Oggi
era il 15 maggio, l'ultimo giorno della mostra, e se ben conosceva il
suo amico, era lì che l'avrebbe ritrovato.
Neal
uscì dalla
cappella e si godette per un attimo la vista della piazza dall'alto
delle scale della chiesa, quando qualcosa di notevolmente sgargiante
attirò la sua attenzione, e un sorriso gli
illuminò il
viso.
“Moz
… Non ti sembra che l'ombrello sia troppo vistoso, per
passare inosservato?”
“Ma
questo non
è un semplice ombrello, al suo interno contiene una piccola
ricetrasmittente in grado di interferire con le comunicazioni
satellitari e rendermi invisibile ai satelliti”
Neal rise
brevemente, il suo amico non sarebbe cambiato mai. “Sono
felice di rivederti Moz”
“La
più grande
truffa di Neal Caffrey. È stata spettacolare, hai ingannato
tutti, persino l'uomo degli inganni” Mozzie parlava con
leggero
fervore, come se un anno non fosse mai passato,anche se nei suoi occhi,
seminascosti dagli occhiali, si poteva benissimo leggere commozione.
“Mi
dispiace Moz, ma
questo era l'unico che avevo per proteggervi e ottenere la
libertà. E poi mi sembra di averti lasciato anche una bella
buona uscita. L'FBI non ha ancora trovato i soldi mancanti”
“Ho
ancora la tua parte sai Neal. Non l'ho toccata”
“Sono
tuoi Moz.”
“No!
Quella è
la tua parte, io non la toccherò ma tu dovrai venire a
riprendertela” e la conversazione sotto il colonnato si
chiuse
così, con la tacita promessa di rivedersi un giorno, di
ritornare nel luogo che aveva imparato a definire casa, lui che non
l'aveva mai veramente avuta.
Nel ritornare
verso il suo
albergo Neal si era fermato a bere un caffè in uno dei tanti
bar
che affollano le strade italiane. E mentre si gustava il suo espresso
con tostatura italiana, come quelli che beveva da Jun, ripensava alla
conversazione avuta con Mozzie prima di lasciarsi definitivamente.
“E
così il bambino di Peter ed Elizabeth porta il mio
nome”
“Già
e fortunatamente ha ereditato anche il fascino della mamma e non quello
del padre”
“Non
ti sembra di esagerare Moz”
“Nient'affatto”
Neal
finì di gustare
il caffè e si preparò per andare via, quando dei
toni
concitati provenienti dai tavoli posti fuori il locale attirarono
l'attenzione dei clienti e della sua.
“Notevole
Signor
Lorenzi, potersi permettere un orologio di tale valore avendo
dichiarato bancarotta” una donna esile, ma con un cipiglio e
un
tono degno di un militare, e folti cappelli rossi, si trovava a
bloccare il braccio di un uomo vestito elegante e a sfilargli
l'orologio dal polso “Questo lo prendo io, suo fratello lo
rivorrà indietro. E la prossima volta le consiglio di
affiancarsi ad un falsario più esperto o non ci
sarà
gusto nel venirla a cercare”
L'uomo non
osava muoversi,
dopo essersi ribellato la prima volta al tocco della donna e che questi
aveva risposto tirando fuori dalla borsa un lungo bastone e lo aveva
colpito al ginocchio, ora sperava solo che sparisse il più
in
fretta possibile così da dileguarsi anche lui.
Sarah era
perfettamente a
suo agio e soddisfatta, aveva recuperato ciò che le era
stato
assegnato e poteva tornare a casa, anche se un po' le dispiaceva
lasciare l'Italia, le piaceva quel paese e le faceva tornare in mente
anche un po' Neal.
E i ricordi
volsero per
un'istante a colui per un breve periodo ero stato il suo fidanzato, un
po' le mancava quella vita, con lui non aveva mai corso il rischio di
annoiarsi ma lei sapeva fin dall'inizio che non sarebbe potuta durare a
lungo, appartenevano a due mondi troppi differenti per conciliare le
loro esigenze e i loro caratteri.
Dopo aver
scoccato
un'ultima occhiata all'uomo per non fargli venire in mente strane idee
sul tentare di riprendersi l'orologio, si allontanò elegante
e
tranquilla sotto gli occhi attoniti di passanti e turisti.
Si
fermò ad una
vetrina poco distante catturata da una splendida borsa esposta, e ad un
tratto lo vide, Sarah si girò di scatto ma dietro di lei non
c'era nessuno. Forse era solo troppo stanca, quella notte non aveva
dormito granché per via di quella telefonata da New York,
eppure
le sembrava di aver appena visto Neal nel riflesso della vetrina. Era
impossibile, Neal era morto più di un anno fa ormai, glielo
aveva comunicato Peter personalmente. Eppure le era sembrato
così vero ….
Neal
assistette con
divertimento alla scena fra l'uomo e Sarah, non si sarebbe aspettato di
vederla lì a Roma, la credeva chiusa nel suo ufficio di
Londra.
E invece eccola lì, sempre caparbia e decisa e sempre
elegante
nei modi e nel vestire. Decise di seguirla per un po' mentre si
allontanava fino a quando lei non si fermò ad osservare una
vetrina e notò il suo riflesso, ma quando lei si
girò,
lui era già sparito, quella donna aveva sempre mille occhi.
San Giorgio e
il drago si
stagliava in tutta la sua maestosità di soggetti e colori di
fronte a Sarah. All'ultimo momento aveva deciso di venire a controllare
il quadro, che una volta ritrovato era tornato sotto la tutela
assicurativa della Sterling Bosch. Quello era il suo ultimo giorno
nella capitale italiana e una strana sensazione l'aveva resa irrequieta
tutta la notte.
“Che fosse davvero
Neal?” questo era il pensiero che
l'aveva tormentata e fatta rigirare nel letto tutta la notte.
Sarah
passò tutta la
mattina a visitare la mostra, per poi pranzare in un ristorante
lì vicino e prendere un taxi per l'aeroporto e
lì
un aereo per Londra.
Il giorno dopo
Sarah
uscì di casa alla solita ora per recarsi in ufficio,
fermandosi
però prima a prendersi un caffè lungo la strada.
Seduta
al tavolo del locale, notò lì accanto un giornale
e una
foto che lei conosceva fin troppo bene.
“RUBATO
SAN GIORGIO E IL DRAGO:
il
quadro scomparso dalla mostra in cui era esposto”
Sarah non
riusciva a
crederci, leggeva l'articolo con attenzione e gli occhi sgranati, era
incredula. Che davvero fosse opera sua?
“Neal ...”
un solo pensiero le attraverso la mente, e alla fine una certezza si
concretizzò “Neal!”
Note Autore:
Nel
tempo di attesa fra un esperimento e l'altro riesco a pubblicare, il
capitolo l'ho scritto ieri sera sul tardi quindi potrebbero esserci
degli errori, nel caso fatemelo notare e provvederò a
correggerli.
Il prossimo sarà l'ultimo capitolo e tratterà di
Elizabeth; è già scritto, deve solo essere
formattato al pc, ma non credo di riuscirci in tempi brevi, fra
laboratorio ed esami è già un miracolo che riesca a
scrivere. Questo periodo di impegni finirà però
il 9 marzo, quindi conto di aggiornare per il 15 marzo.
Grazie a chiunque passerà di qui, leggerà e/o
commenterà! ^__^
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Capitolo 4 *** Solo favole ... o realtà? ***
SOLO FAVOLE …. O
REALTÀ?
Quella mattina Elizabeth compì la sua solite routine
quotidiana: si alzò, uno sguardo veloce al bambino e poi in
bagno per una doccia altrettanto veloce.
Suo figlio sembrava aver ripreso un'inaspettata puntualità
ereditata da chissà quale dei due genitori, visto che
né lei, né Peter e né tantomeno il suo
omonimo erano conosciuti per questo lato caratteriale.
In ogni caso El ebbe appena il tempo di mettersi un filo di trucco che
il baby walkie-talkie cominciò a sfrigolare, avvertendola
del risveglio del piccolo di casa Burke.
Elizabeth entrò nella nursery, Peter aveva passato molto
tempo lì dentro per arredarla e dipingerla, forse anche in
un modo per superare la perdita che avevano subito ormai quasi
più di un anno fa. Neal, quello grande, era diventato un
caro amico per entrambi, e anche se lei non aveva passato tanto tempo a
così stretto contatto col giovane, lei stessa non riusciva
ancora a concepire pienamente il fatto che Neal non ci fosse
più. Talvolta si aspettava di vederlo rientrare assieme a
Peter, portando una bottiglia di vino perfettamente abbinata alla cena
preparata da lei; e invece l'unico Neal che era con lei al momento era
quel piccolo esserino che, tenendosi alla sponda del lettino e
sbavandoci sopra, saltellava sulle gambe che aveva imparato a conoscere
da poco, dannando lei, Peter e il povero Satchmo.
“Ehi! Stai tentando un'evasione?” certe volte il
suo piccolo Neal, le ricordava così tanto il grande Neal.
Poco che suo marito uscì di casa, il cellulare di El
squillò.
“Elizabeth? Sono Julia! Scusami ma ho avuto un imprevisto
dell'ultimo momento. Oggi non posso venire. Perdonami Elizabeth ma non
sono riuscita ad avvisarti prima, è successo tutto
così all'improvviso ...” la ragazza che avevano
preso come baby-sitter di Neal, mentre lei e Peter erano al lavoro, si
prodigava in scuse, senza lasciarle il tempo di parlare.
“Julia … non c'è problema. Non
è successo niente, spero che tu riesca a risolvere presto.
Non ti preoccupare per Neal, so già a chi chiedere aiuto per
oggi... A presto Julia. Ciao!”
Ed Elizabeth non aveva mentito, sapeva benissimo a chi chiedere aiuto,
Mrs FBI aveva mille risorse e un amico, un po' particolare, che non si
sarebbe mai rifiutato di passare qualche ora con il bambino, che ora la
guardava incuriosito dal suo seggiolone.
La donna sorrise e si rivolse al piccolo “Oggi
sarà lo zio Mozzie a prendersi cura di te. Sei contento
Neal?” e il bambino sembrava veramente felice, a giudicare
dai gorgoglii che fece.
*****
Elizabeth svolse la sua giornata lavorativa come al solito, senza
preoccupazioni se non per suo marito. Stranamente negli ultimi anni
aveva imparato a preoccuparsi meno per Peter, forse perché
inconsciamente sapeva che con lui vi era Neal, e che si sarebbero
protetti a vicenda. Ora però Neal non c'era più,
Peter era solo al lavoro, persino Diana era ripartita per Washington,
ed Elizabeth era tornata a preoccuparsi come agli inizi del loro
matrimonio, anche se non lo dava molto a vedere.
****
“E così i due fratelli tornarono in armonia,
perché compresero che il tesoro del vecchio re erano loro.
Ah! E anche il giovane scudiero Satchmo poté tornare a
frequentare il castello e il regno. Tutti presto si dimenticarono
dell'antico libro da lui distrutto”
Quando Mozzie raccontava, il piccolo Neal lo fissava sempre incantato,
gli piaceva quello strano bay-sitter dalla testa calva e gli occhiali
grandi, raccontava sempre delle buffe storie e il protagonista si
chiamava sempre come lui.
Mozzie era già pronto ad iniziare un'altra storia, quando il
rumore delle porte d'ingresso lo interruppe.
“Sono tornata! Allora, vi state divertendo?”
Elizabeth entrò sorridendo in casa, poggio la borsa sul
tavolino di fronte il divano e si avvicinò al figlio.
“Certo” rispose Mozzie sorridente
“Allora non ti dispiacerà restare ancora un po'
mentre preparo la cena e dò da mangiare a Neal,
vero?”
“Certo che no!” Mozzie aveva ancora una storia da
raccontare, non solo a Neal ma anche ad Elizabeth.
“Vieni qui tesoro” El prese il bambino e lo mise
nel seggiolone mentre preparava cena per il piccolo.
Mozzie nel frattempo avvicinò due sedie al bambino per
potersici accomodare e iniziò subito a raccontare.
“Questa
è la storia di un giovane artista che con i suoi quadri e
sculture ammaliava le corti di re e cavalieri, mentre con il suo
sorriso affascinava dame di ogni età.
Il giovane amava
girovagare e fu così che giunse alla corte di un vecchio re,
il re Huges. Tutti, uomini e donne, furono subiti conquistati dal
talento del giovane artista, eccetto una persona, il vecchio scrivano
di corte Peter”
Elizabeth alzò un sopracciglio all'ultima frase, povero
marito. Gli toccava sempre la parte del cattivo.
“Lo scrivano
era geloso dell'artista: della sua bellezza e del suo talento; tuttavia
per ordine del re era costretto a seguirlo ogni giorno. Col tempo
però la gelosia scemò e fra i due nacque una
splendida amicizia che durò per molti anni,
finché non arrivarono da terre lontane e misteriose un
gruppo di cavalieri il cui nome era: le Pantere Rosa”
Neal era completamente assorto da quella nuova storia e anche la madre,
visto che aveva smesso di imboccare il figlio e stava ascoltando con
attenzione il racconto di Mozzie. Era curiosa di sapere come si sarebbe
evoluta questa volta la storia, perché lei conosceva il
finale e non le piaceva per niente. Stava per intimargli di fermarsi ma
qualcosa nel suo sguardo la bloccò: un luccichio, lo stesso
che brillava negli occhi di Neal, il grande, quando aveva in mente
qualcuna delle sue idee.
“ ..... e fu
così che del giovane artista si persero le tracce e nessuno
ne seppe più niente. Non si sentì più
parlare di lui per molto tempo, nessuna corte ammirò
più i suoi quadri e nessuna dama si beò
più del suo sorriso. Finché un giorno
arrivò un mercante straniero nel palazzo con un quadro per
il vecchio re. Il quadro era maestoso e i soggetti ancora di
più: un drago e un cavaliere pronto a combatterlo. Lo
scrivano fu presente quando il mercante mostrò il quadro al
re, e rimase colpito dai tratti familiari del cavaliere. Peccando di
avventatezza chiese al mercante dove avesse preso quel quadro. L'uomo
ripose da un giovane artista che amava i cappelli”
*****
Il giorno dopo Elizabeth ritirò come suo solito il giornale
e in prima pagina una notizia la colpì.
SPARITO
RAFFAELLO: il quadro raffigurante San Giorgio e il drago,
del
noto artista rinascimentale, e recentemente ritrovato dalla sezione
White Collar di New York, e nuovamente stato rubato dalla mostra
italiana in cui era esposto. Gli inquirenti …
Elizabeth lesse avidamente tutto l'articolo, non riusciva a crederci.
Il quadro della storia, era il Raffaello!? Il giovane artista
Neal, era il suo ladro Neal!? Questo ladro era Neal? La donna era
incredula, che fosse davvero possibile?
Un sorriso alla fine le spuntò in volto e il suo cuore si
alleggerì di un peso, ormai avrebbe dovuto imparare che con
Neal Caffrey anche l'impossibile diventa possibile.
Note Autore:
E con Elizabeth (e il piccolo Neal come guest star) si
chiude questa piccola storia su White Collar, nella speranza che
rivedremo presto Neal assieme a Peter.
La speranza è l'ultima a morire, e nel mondo delle fanfic ha
vita lunga :)
Ringrazio tutti quelli che hanno letto, commentato, seguito, preferito,
ricordato, etc. :) questa storia, spero sia stata una piacevole lettura.
A presto! ^__^
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