Aspettando la fine. Sperando in un nuovo inizio.

di funcool88
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Diario di viaggio, 20 dicembre 2012 ***
Capitolo 2: *** Diario di viaggio, 21 dicembre 2012 ***
Capitolo 3: *** Diario di viaggio, 22 dicembre 2012 ***
Capitolo 4: *** Diario di viaggio, 23 dicembre 2012 ***
Capitolo 5: *** Diario di viaggio, 24 dicembre 2012 ***
Capitolo 6: *** Diario di viaggio, 25 dicembre 2012 ***
Capitolo 7: *** Diario di viaggio, 26 dicembre 2012 ***
Capitolo 8: *** Diario di viaggio, 27 dicembre 2012 ***
Capitolo 9: *** Diario di viaggio, 28 dicembre 2012 ***
Capitolo 10: *** Diario di viaggio, 29 dicembre 2012 ***



Capitolo 1
*** Diario di viaggio, 20 dicembre 2012 ***


9:15
Oggi potrebbe essere il mio ultimo giorno di vita. Sono sereno anche se ogni tanto penso che potrei perdere tutto.

Se dovessi sopravvivere sarei uno dei pochi capaci di rimanere in vita. Ho visto le due serie di Ken Shiro e ho finito al 100% Fallout 3 e Fallout: New Vegas.

Sfrutterò questo giorno come se fosse l'ultimo, non facendo un cazzo nel migliore dei modi. Prenderò decisioni insolite e paxxerelle, tanto cazzomene.

Spero che qualche poveretta impazzisca, morire con del sangue in meno al cervello non sarebbe poi tanto male.

Ti saluto, torno a fare cose importanti in caso di non morte.

14:25

La tensione sale, sto per studiare anche se non so che senso abbia, visto che tra poche ore tutto quello che conosco non sarà più lo stesso.

Ho paura.

22:45

Ormai è quasi ora. Devo preparare lo zaino tecnico e prepararmi al peggio. Nel frattempo mi sto recando nel nascondiglio antiatomico che nessuno conosceva. C'è abbastanza spazio per due persone ma voglio stare largo.

Prima ho liberato il gatto, il suo istinto lo guiderà.

Ora devo aspettare.

  • Ho sbagliato data astrale. Non è ancora il 21. Evidentemente la follia è già insita nel mio subconscio...

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Capitolo 2
*** Diario di viaggio, 21 dicembre 2012 ***


00:00

Ci siamo! Sento chiaramente la terra tremare, urla e bestemmie volanti.
Non oso immaginare come sia la situazione là fuori...
Non credevo l'avrei mai detto ma... Dio mi aiuti.

  • Credo.. credo di essere ancora vivo. Ora devo riposarmi, domani esco a vedere cos'è successo là fuori.

09:43

Non sapendo cosa posso trovare, ma soprattutto CHI, porterò con me il coltello multiuso e il mio martello da geologo.
Scriverò mentre cammino, per annotare il prima possibile ogni cosa.
Finalmente sono per le strade del mio paese. Sento un leggero mal di testa, forse sono le radiazioni.
La situazione è ben peggiore di quanto potessi sperare. Le macerie invadono gran parte delle strade, molte case non esisono neanche più.
La chiesa e il suo alto campanile che vedevo da casa mia ora non sono altro che un mucchietto di detriti.
Cazzo era ora, ci voleva la fine del mondo per tirarla giù?
Comunque, di persone o animali non c'è la minima traccia. Dove sono finiti tutti?

Mi incammino verso Rovigo, a cercare superstiti.

16:45

Mentre percorrevo la Busa (la strada che collega Rovigo e il mio paese tramite la campagna) ho fatto un brutto incontro. Sono ancora scosso.
Sto scrivendo cercando di controllare la mano che trema, spero riusciate a leggere quanto segue un giorno.
Mi trovavo circa a metà strada quando ho cominciato dapprima a sentire un puzzo come di putrefazione, di morte quasi. A breve sono seguiti dei passetti nell'erba dei fossi ormai asciutti.
Ho accelerato il passo, ma i passi inseguitori acceleravano con me. Allora mi son girato per vede cosa effettivamente mi stesse seguendo. Col senno di poi non l'avrei mai fatto.
Davanti a me si trovavano tre cani. Sopravvissuti non so come, ormai erano tutto tranne che dei cani. Ringhianti, con gli occhi iniettati di sangue accorciavano le distanze tra di noi.
Più li guardavo più mi accorgevo che qualcosa non andava. La pelle cadeva a brandelli, erano come marci, si vedevano parti di crano. Ho soffocato dei conati di vomito.
Io ero come paralizzato, ma non so come son riuscito a sbloccarmi e prendere il martello da geologo per difendermi.
Uno di loro all'improvviso decide di caricarmi, io preso alla sprovvista me lo sono ritrovato davanti in un batter d'occhio. Appena in tempo sono riuscito ad alzare la gamba istintivamente per allontanarlo quel minimo.
Non se lo aspettava, credeva di avermi in pugno. Gli altri due cani nel mentre emettevano suoni gutturali, probabilmente stavano dicendo al primo cane di lasciare qualcosa per loro.
Deciso in un altro attacco, questa volta sia avvicina lentamente, con l'intenzione di scattare di colpo, lo sapevo. A quasi due metri da me, spiccò un balzo che però avevo previsto.
Con non so quale forza, ho vibrato un colpo di martello alla sua testa, rompendola e sparpagliandola in giro.
Sognerò per notti il rumore delle ossa che si rompono seguito da un suono molliccio e raccapricciante. Dal collo ormai usciva solo la lingua penzolante. Occhi e denti erano un po' ovunque.
Gli altri cani poi sono fuggiti, penso intimoriti per la fine brutale del loro "capo". Il punto è: ce ne sono altri? Hanno subito altre mutazioni? 
Mentre scrivevo ciò non mi sono reso conto di essere ormai giunto in centro. Come nel mio paese, molti edifici sono crollati, in seguito a non so bene quale evento.

19:00

Scrivo con gioia dal mio bar preferito, non m ene voglia la proprietaria se mi servo da bere da solo. La corrente ormai manca da quasi un giorno, le cose in frigo non sono fresche.
Poco male, è da stamattina che non mangiavo qualcosa. Mi soffermo qui un altro po', il buio mi fa sentire al sicuro, nonostante m incuta un certo timore.
Anzi, non è neanche tanto la paura del buio, ma di quello che può nascondersi in esso.
Riprendo a vagare, cercando una sistemazione per le notti future.
 

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Capitolo 3
*** Diario di viaggio, 22 dicembre 2012 ***


1:26

Sono stato svegliato da un rumore fuori dalla palazzina dove ho trovato rifugio. Scrivo con l'aiuto di una torcina led che mi son portato dall'inizio.
Ora riprendere sonno sarà ancora più dura.
Abbraccio forte il mio orsacchiotto Sbrugno nella speranza che in qualche modo mi protegga. Dal cagarmi addosso.

09:32

Il rumore di ieri sera era solo un ramo caduto per terra. Niente di vivo.
Comunque, mi sono sistemato nel negozio di divani che c'è in Galleria Rhodigium. La serranda era chiusa, ma sul lucchetto c'erano su le chiavi.
È come se qualcuno stesse cercando di rientrare ma qualcosa l'avesse interrotto bruscamente.
Comunque, ho intenzione di recarmi in alcuni posti dove so di per certo di trovare qualcosa per difendermi e del cibo.

17:33

Ho camminato parecchio, ma con calma. Ho fatto un salto in caserma dei carabinieri e mi son preso su una pistola e una discreta quantità di munizioni.
Spero di non doverle usare, ma vista la situazione non ho scelta: o io, o gli altri.
Ho fatto scorte di cibo, al supermercato. Sia cibo in scatola che cibo secco tipo crackers e similari. Non potendo andare a far la spesa quando mi pare devo razionare quel che trovo.
Già che c'ero son passato all'armeria qua davanti e mi son preso qualche oggettino utile. Tipo una katana. Ne ho sempre voluta una, ma non avrei mai pensato di doverla usare davvero.
Comunque son andato dal tipo che fa anche le chiavi dall'altra parte della strada e con tanta pazienza l'ho affilata per bene. 
Un raggio d'azione più ampio mi da più sicurezza, rispetto a un martello, per quanto sia devastante la sua forza d'impatto.

Per oggi basta girovagare, ho una strana sensazione, non so. Domani penserò al da farsi.

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Capitolo 4
*** Diario di viaggio, 23 dicembre 2012 ***


11:38

Dopo una fantastica cena a base di Simmenthal e pane duro, ho dormito fin troppo. Vabbè, non ho impegni impellenti in agenda.
Ora credo uscirò a "far compere". Mi servirebbero degli abiti più adatti alla sopravvivenza. Ho sempre odiato provarmi la roba da vestire. Se qualcosa non mi va bene col cazzo che la ripiego sto giro.
Pensavo a dei pantaloni comodi con molte tasche, per tenere vari oggetti a portata di mano. Come stile fanno un po' da cagare, ma non è un problema che mi concerne ora come ora.

16:00

Ho trovato quel che cercavo, sono piuttosto funzionali. Anche se fan veramente schifo. Dovrei trovare un modo per portarmi dietro sta katana senza troppi problemi. Tipo in parte, boh.
Il tempo comunque sembra non passare mai, non so se proseguire il mio cammino verso altri centri abitati o se soffermarmi qui.
Ho un riparo, sono abbastanza nascosto e poco esposto. Non vorrei che andando in giro trovassi altre di quelle bestiacce immonde.
Un brivido mi percorre la scena mentre ripenso ai momenti di panico vissuti l'altro giorno.
Mi sto annoiando abbastanza, credo che andrò un bar a farmi un goccio. Mi porto la katana. Anche se mi cago sotto dalla paura fa comunque brutto.

 

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Capitolo 5
*** Diario di viaggio, 24 dicembre 2012 ***


17:13

Scrivo solo ora a causa di un contrattempo... di un certo tipo. Sono ancora piuttosto scosso.
Ieri sera preso dallo sconforto di essere rimasto da solo e di aver perso tutto, mi sono spostato falla modalità "goccetto" alla modalità "grondaia", e non è finita proprio bene.
Com'è intuibile ho preso una mina atomica, e non ricordo un cazzo. Mi sono risvegliato stamattina ricoperto di vomito, lol che schifo.
Sono andato a fare compere di vestiti di nuovo, e già che c'ero ho cambiato anche giacca, scarpe e di nuovo le braghe.

Ma cosa ben più inquietante, uscendo dal negozio di vestiti, tornando sulla via di casa, ho visto una cosa che mi ha fatto saltare il cuore in gola.
Una merda. Ma non una merda qualsiasi. Una merda fumante (fa freschetto fuori) appena fatta.
Non sono solo. Mi son sentito un coglione abissale per tutti i rutti che ho mollato senza ritegno in questi giorni mentre perlustravo. Probabilmente sanno dove sono, dove mi nascondo.
Mai avrei pensato in vita mia di rimanere così sconvolto per una semplice merda.

Con cautela e circospezione finora del tutto ignorate sono tornato a quella che ora chiamo casa, ma che casa non è. È solo un fottuto negozio di divani nella fottuta galleria Rhodigium.
Cazzo, ho paura. Perché non potevo morire anche io come tutti, invece di sopravvivere nell'angoscia di non sapere se arriverò a fine giornata?

Le vetrate sono protette da serrande intrecciate a rettangoli, dai ci siamo capiti.
Mi sentivo più sicuro quando ero convinto di essere il solo rimasto. Ora che so di non esserlo, quelle serrande non sembrano più tanto protettive.

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Capitolo 6
*** Diario di viaggio, 25 dicembre 2012 ***


10.45

Evviva, oggi è Natale. Tanti auguri a me. Probabilmente il peggior Natale di sempre. Niente mance. Che amarezza.
Oggi il mio pranzo di Natale ignorante sarà costituito da salame, pan biscotto e penole di grana. 
Credo che mi fotterò anche un pandoro. Sì, uno intero, fanculo.
Poi boh, mi sa che dormo, non ho un cazzo da fare.

20:15

Credo di aver sentito dei passi e visto passare un'ombra. Vado.

23.45

Allora, ora so che è una persona, l'ho seguita di nascosto dalla distanza solo per vedere dove sarebbe andato a rifugiarsi.
Si nasconde dove in stazione in ex stazione delle corriere ci stavano i barboni. Magari è uno di loro sopravvissuto. 
Un po' scoperto come rifugio ma riparato e offre una visuale ampia. Io comunque mi sento più sicuro in mezzo ai miei divani.
Domani mattina provo ad approcciarlo.
 

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Capitolo 7
*** Diario di viaggio, 26 dicembre 2012 ***


07:30

Mi sto ora dirigendo verso il nascondiglio dell'ombra misteriosa. Per quanto risulti difficile anche a me rileggere quello che scrivo, annoto quel che accade mentre mi sposto.
Non vorrei mai non annotare qualcosa e poi dimenticarmene. 
Sembra non esserci nessuno.. c'è un mucchio di cianfrusaglie e un sacco a pelo abbandonati vicino alla porta.
Mi avvicino lentamente, accovacciato, facendo meno rumore possibile.
Bene, ci sono quasi ancora pochi passi e

17:30

C'è un motivo se ho interrotto così bruscamente la narrazione, non sono stronzo. Ricostruisco più dettagliatamente possibile in base ai ricordi che conservo.
Allora ero quasi lì lì per mettermi a rovistare tra le sue cose e sbirciare tra i vetri rotti, quando sento qualcosa di metallico e freddo appoggiarsi alla mia testa.
"Non così in fretta." mi viene intimato. A pensarci mi fa ridere, con tutte quelle volte che l'ho sentito in film e videogiochi.
Vabbè insomma ero lì con sta pistola in testa. "Alzati lentamente, e molla tutto quel che hai in mano." Con tutta la calma dovuta, metto in vista le mani e appoggio penna e libretto per terra.
Mi alzo poi lentamente,e senza che mi venga ordinato mi giro altrettanto lentamente. Finalmente vedo in volto lo sfuggente personaggio che tormentava i miei pensieri in questi giorni.
Sembra un ragazzo normalissimo, sopravvissuto per miracolo come me. Trasandato, trascurato, anche un po' puzzolente se vogliamo. Non l'ho mai visto in giro.
Avrà circa 30 anni, fisico asciutto, barba incolta come me, del resto. Capelli neri corti coperti da un berretto invernale grigio. 
Noto che gli occhi gli diventano lucidi, e senza che possa accorgermene mi salta addosso e mi abbraccia. "Sapevo che non potevo essere rimasto solo io." mi dice quasi piangendo.
Ricambio l'abbraccio sinceramente, provo le stesse emozioni. Pur non conoscendolo, mi sento meno solo ora.
L'ho invitato a trasferirsi da me, di spazio ce n'è anche troppo per me solo. Lungo il tragitto mi ha parlato di sè, della sua storia la sera del disastro.
Da quel che ricorda, era a una festa, l'han mandato nel seminterrato a prendere da bere per i festeggiamenti. Fortuna vuole che non trovasse quel che cercava, e ritardandosi ha evitato non si sa come morte certa.
Morte diciamo noi, perché quando è tornato su, dopo il rombo assordante, non c'era più nessuno. Né cadaveri, né vestiti vuoti per terra, nessuno. Solo piatti rotti, forchette, bicchieri, tutto quello che la gente reggeva in mano era per terra.
Come me ha quindi racimolato quanto di più utile e si è diretto verso la prima provincia, quella cloaca di Rovigo.
Ora son anche stufo di scrivere, di cose da raccontare ne abbiamo, poi ceneremo, entrambi consci del fatto che nessuno ora potrà disturbare la nostra quiete.

 

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Capitolo 8
*** Diario di viaggio, 27 dicembre 2012 ***


19:30

Ora che siamo in due la città fa meno paura, sembra tutto meno oppressivo. Oggi non abbiamo fatto granché, a parte parlare ed esplorare i negozi rimasti.
Finora eravamo così entustiasti dell'incontro che non ci eravamo ancora presentati. Non mi ha detto come si chiama, ma solo che lo chiamano Brombe.
Ci siamo procurati per i giorni a venire un fornelletto da campo con tanto di pentolame, per mangiare un po' più decentemente almeno adesso.
Mi ha mostrato poi quel che si porta dietro lui. Come me ha uno zaino tecnico dove tiene una valigetta che a sua volte contiene boccette in plastica, ognuna con un'etichetta diversa.
Mi ha detto di essere un chimico, e di saper combinare polveri e liquidi vari per ottenere diversi effetti. Sicuramente queste sue conoscenze ci saranno parecchio utili.
Mi dice che tal polvere combinata se compressaa sufficienza può esplodere, che quell'altro liquido tratto da dei funghi strani sembra attirare certe bestiacce dalle quali si è bel distanziato.
Porta con se poi una pistola, che come me ha preso in prestito in caserma. Poi solite cose, coltello multiuso, bussola, robe così.
Siccome era gratis, mi son preso su anche un cannello da cucina, e una bomboletta di scorta. Potrebbe esserci utile, che ne so.
Mentre scrivevo si è cucinata la pasta, adesso magnamo e poi ce la raccontiamo ancora mi sa. Non c'è molto da fare.

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Capitolo 9
*** Diario di viaggio, 28 dicembre 2012 ***


9:00

Ci prepariamo per uscire questa giornata, non abbiamo intenzione di lasciarci sopraffare da questa greve circostanza di desolazione. Desolazione che ora che ci penso in qualche arcano modo a me sconosciuto si trasmette benissimo da fuori all'interno del nostro cuore. Dico cuore anche se dovrei dire cervello, è lui che ci mantiene sani. Sani di mente, più che altro.
Impazzire in una situazione del genere è più facile di quanto si pensi. Ci si sente smarriti, perduti in un limbo senza fine. Si dormono notti inquiete, con le orecchie sempre tese pronte a carpire il minimo rumore, nella speranza o nella paura di non essere da soli. Anche questo... STUPIDO diario a volte non è che un misero pretesto per non perdere completamente la ragione, mi aiuta a tenere la mente bene ancorata al suolo.
Se dovessi perderlo sarebbe la mia fine. Partiamo, lo lascio qui, devo rimanere sano a tutti i costi.

18:00

Ancora una volta sembra io sia sfuggito alla morte, in qualche modo. Ma partiamo con calma dall'inizio. Cercherò di essere più preciso possibile nella narrazione, sperando che la memoria non faccia brutti scherzi.
Una volta usciti dal rifugio abbiamo sigillato bene e ci siamo allontanati seguendo il Corso del Popolo. Qui devo dire finalmente ho potuto osservare con perizia lo stato della città, mentre percorrevamo chiacchierando il citato Corso. Credevo fosse crollata una percentuale molto maggiore di edifici, probabilmente la minor frequenza di crollo è dovuta alla "possenza" degli stessi, dico io. Molti, moltissimi vetri sono rotti, lo stesso dicasi delle vetrine, e i loro resti giacciono in parte all'interno delle stanze da cui provenivano, in parte all'esterno. Il sole oggi li faceva sembrare tanti diamanti per terra, è stato non so, bello. Abbiamo continuato a camminare, passando per piazza Vittorio Emanuele II, dove dei monumenti restano solo due moncherini. A pensare a tutte le birre e agli spritz che mi sono bevuto coi miei amici seduto sul monumento che centra la piazza. Ora non è rimasto più niente, più nessuno.
Camminiamo fino a giungere in Piazza XX Settembre, per circa le 13. Orario più che giusto dato che abbiamo perso molto tempo a controllare i vari negozi, più una piccola pausa per il pranzo necessaria al proseguimento della passeggiata. 
Appena ci avviciniamo alla piazza sento subito che qualcosa nell'aria non andava. Quell'odore pungente, acre, nauseante, che ben ricordavo. Un odore che non si può immaginare, né descrivere. Se io dicessi "odore di pizza" viene in mente a tutti, e magari stimola tosto la salivazione. L'odore che testé vi ho descritto no, no quell'odore non dovrebbe neanche esistere su questo pianeta. 
A due decine di metri da noi, al centro della piazza, ci siamo accorti della presenza di altre creature simili a quelle che incontrai la volta che mi spostai da Grignano a Rovigo. Ma erano diverse, in qualcosa. Quelli che incontrai io erano semplici cani, infettati o quel che è, marci e putridi. Questi erano comunque cani, ma avevano qualcosa che non andava in più rispetto agli altri. Non so bene come, il naso era assente, come anche gli occhi. Probabilmente parte di muso e muscoli in putrefazione non hanno più retto. Sembra che però in qualche modo queste creature infernali si siano evolute in base alle esigenze, in qualche modo.
Non appena abbiamo mosso un passo, la loro attenzione si concentrò sulle nostre figure, per poi perdersi via via e farle tornare a girovagare in quei pochi metri di spazio che si erano presi. Un'altra prova seguì: lanciai sasso lontano da noi, e oltre loro.
La reazione fu prevedibile. Le bestie subito si girarono in direzione del rumore, emettendo suoni di rantolo mentre respiravano. E fu così che capimmo. Non odoravano. Non vedevano. Ma sentivano. 
Le orecchie si erano adattate alla mancanza di due sensi, evolvendosi in qualcosa molto simile a uno collare Vittoria per cani. Un cono di pelle e termiazioni nervose, pulsante, fremente quasi. Anche la lingua ha subito modificazioni, in alcuni esemplari a cui manca la mandibola inferiore, o i cui legamenti non funzionano più. Quello che prima non era altro che un muscolo, ora non è altro che un'arma. Possente e muscolosa, dotata di numerose spine sicuramente infette atte a trafiggere e dilaniare chiunque fosse nel raggio d'azione.
Eravamo praticamente braccati, immobilizzati. Qualsiasi movimento ci sarebbe costata la vita, suppongo. Anche il bisbigliare non era tollerato dal loro udito ormai a livelli di percezione impensabili. Muovendomi a brevi passi e piccole distanze, raccolsi in sufficiente numero di sassi e vetri rotti da in terra e con un cenno feci capire al mio compare di seguirmi. Quel che stavo facendo era follia pura, ma non avevo scelta. Ho cominciato a lanciare sassi oltre i mostri, muovendomi di soppiatto nel contempo, in modo da distrarli dal mio minimo rumore e lasciarli concentrati sui sassi che li superavano e atterravano con un sonoro tic a pochi metri da loro. Giunsi a meno di un metro da uno di quei cosi, e consegnati i sassi a Brombe gli mimai con la mano di fare come facevo io. Con calma sguaninai la katana, e mi preparai a sferrare un mortale fendente su quell'orrida creatura. Le mani tremavano, le braccia seguivano le mani e le gambe di certo non aiutavano. Ma dovevo farlo. 
Presi così un respiro e abbassai con violenza la lama sul malcapitato bersaglio, che venne attraversato come fosse burro. La lama colpì il terreno con un sonoro clang, scintillando all'urto. Gli altri cani mutati si girarono di scatto ma non fecero altro.
Quello colpito da me intanto si divise in due segmenti che si staccarono scivolando l'uno sull'altro, permettendo a quanto c'era dentro di uscire allo scoperto. Interiora, sangue, qualsiasi cosa possa esserci dentro un cane, ma marcio. Trattenni con molta fatica diversi conati di vomito guardando la lingua che si dimenava sempre meno, e il sangue infetto che si espandeva per le fughe dei cubetti di porfido.
Restavano altri due di quei maledetti, e se il mio piano avesse funzionato, saremmo tornati a casa sani e salvi. In caso contrario.. non voglio neanche pensarci.Feci un gesto Brombe che riprese a lanciare pezzettini di vetro oltre i cani, il regolare tic li teneva distratti. Posai così la katana imbrattata di sangue e interiora putrescenti e sfoderai la pistola. Il mio nuovo amico fece lo stesso, e preso di mira ognuno un bersaglio diverso, aprimmo il fuoco.
Non so dire con esattezza come sia stata la mia mira, ma così a occhio direi pessima dato che solo al quinto colpo riuscii a centrare l'animale ferendolo mortalmente per pura fortuna al cuore. Anche l'altro cane venne crivellato di colpi, e neanche ebbe l'occasione di reagire.
Ora che tutto era finito mi allontanai con una breve corsa e non mi trattenni più: vomitai ogni singola cosa io avessi mangiato o bevuto negli ultimi 10 anni di vita. Recuperata la calma e soprattuto la katana, decidemmo che come giornata esplorativa poteva bastare e tornammo al rifugio.
Ora non ho molta fame, mi sembra di avere ancora quell'odore nel naso, nel cervello. Mi sforzerò di mangiare qualcosa, giusto per non indebolirmi troppo. 
 

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Capitolo 10
*** Diario di viaggio, 29 dicembre 2012 ***


15:30

Oggi è stata una giornata strana. Abbiamo parlato molto poco, e fatto ancora meno. A parte il minimo indispensabile per capirsi, nessuno dei due ha proferito più di quanto fosse necessario. Da stamattina non abbiamo fatto altro che ciondolare qui nella nostra tana "sicura", con la differenza che se prima parlavamo, ridevamo e ci raccontavamo di tutto, adesso anche bisbigliare ci sembra un'affronto alla vita. 
Il solo pensiero di poter in qualche modo attirare quelle bestiacce ci rende totalmente apatici e privi di qualsivoglia forma di svago. In realtà la vicenda di ieri ci ha fatto riflettere. Siamo stati colti impreparati, alla sprovvista. Come potevamo sapere che quei fetidi mostri si sarebbero evoluti in un lasso di tempo così breve...
Non siamo preparati per il mondo là fuori, non abbiamo abbastanza risorse. Se dovessero mutare ancora? Se dovessero che so, mangiare un volatile e in qualche modo assorbirne il DNA e acquisire la capacità di volo? Non voglio neanche pensarci...
Ho comunque intenzione di far scorta di petardi, visto che siamo in periodo natalizio e trovarli è molto facile, e di biglie di vetro, dovessi distrarre ancora quelle bestie schifose. Credo mi prenderò anche una fionda, se li colpisco al collare magari danneggio i loro sensi ultra-sviluppati, non saprei. Ormai anche le idee più stupide e bizzarre sembrano trovare un senso in questa paradossale situazione kafkiana.

22:00

Anche questa giornata è scivolata lentamente al suo epilogo, ma sorprendentemente oggi ci siamo in qualche modo fatti coraggio risvegliandoci da quel torpore che ci opprimeva. Siamo andati a prendere quelle due cosette in caso di incontri sfortunati e abbiamo fatto un piccolo giro di perlustrazione in religioso silenzio, portanto con noi anche qualche vivero per i giorni a venire.
Girare la città al buio, senza illuminazione alcuna, nel silenzio più totale... è inquietante quanto rilassante. Le stelle che di giorno brillano sulla strada grazie alle migliaia di vetri rotti che giacciono per terra, la sera sono al loro posto, come sempre. 
Avevo voglia di guardare un po' le stelle, senza far ninete di particolare. Mi ricorda sempre quanto piccoli e insignificanti siamo noi e il respiro di tempo che chiamiamo vita. 
Domani non so cosa faremo, c'è rimasto ben poco da fare e da esplorare, l'unica opzione sarebbe lasciare questo posto per l'ignoto. Dirigersi verso una nuova città, cambiare completamente luogo. Magari nell'anno nuovo se ne riparla.
Per ora ce ne rimaniamo qua, in attesa di non si sa bene cosa. Forse rimanere qua diventerà troppo pericoloso per noi. Non so dire niente con certezza. Questa parola ha perso di significato da diversi giorni ormai.
 

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