Baloo alla scoperta del mondo

di iosonolamiagabbia
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La prima volta di Baloo con la sua copertina ***
Capitolo 2: *** La prima volta di Baloo dal dottore ***
Capitolo 3: *** La prima volta di Baloo nella vasca da bagno ***



Capitolo 1
*** La prima volta di Baloo con la sua copertina ***


Questa è la storia di un gatto e della sua prima grande emozione. Stava lì, come ogni giorno, nel suo comodo lettino a godersi la tranquillità di quel venerdì pomeriggio. Era accoccolato sulla sua copertina, la sua unica e vera amica in quella casa. Da quando era arrivato, lei era stata sempre lì, ad aspettarlo inerme, non l'aveva lasciato mai. Per questo lui le era così affezionato. Giorno dopo giorno erano diventati sempre più amici: per un gatto poco socievole come lui era un piacere passare del tempo con qualcuno che non faceva domande stupide e si limitava a tenerti compagnia. Col passare del tempo, aveva cominciato a voler davvero bene a quella coperta e quando ne parlò con un gatto suo vicino di casa, quest'ultimo gli rispose sghignazzando: "ahahah, amico mio, ti stai innamorando! di una coperta! capisci una coperta! dovresti uscire di più, questa è crisi d'astinenza!" Lui lo aveva guardato e senza proferire parola, se n'era andato, profondamente ferito. Quel venerdì pomeriggio, perso nei suoi pensieri, capì che forse il suo amico aveva ragione. Si voltò a guardare la sua copertina, la sua amica. Sentì un desiderio insolito crescere dentro di lui e per quanto cercasse di reprimerlo, non resistette e decise di possedere quella coperta. Infondo, cosa c'era di strano? Gli umani lo facevano in continuazione. Avevano rapporti con chiunque, solo per il loro piacere personale e non trovò una ragione secondo cui per un gatto doveva essere diverso. Ogni secondo che passava sentiva il suo desiderio, la sua voglia di averla sua per sempre crescere sempre di più. Forse era vero, forse era innamorato. Oh, se gli altri gatti l'avessero scoperto! Non avrebbe avuto più il coraggio di uscire di casa! In quel momento, entrò nella stanza la sua padroncina. Merda, l'aveva beccato sul fatto! Si tirò su, si sedette vicino alla sua coperta ormai esausta e guardò la faccia sconvolta della sua padrona. In risposta, gli fece lo sguardo tipico di un gatto come lui, come a dire: "e allora? che c'è tanto da guardare? sapessi tutto quello che vedo io!" La sua padroncina si avvicinò a lui e dopo qualche momento di esitazione, prese a coccolarlo come sempre, forse perché era proprio per questo che lo adorava.

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Capitolo 2
*** La prima volta di Baloo dal dottore ***


Erano già partiti da un bel po' ma non aveva idea di dove stessero andando. Lo avevano chiuso nella gabbietta con la sua coperta preferita, illusi che questo potesse bastare a farlo stare tranquillo. Dentro a quella piccola e angusta auto, i suoi padroni chiacchieravano e ridevano, ogni tanto si voltavano verso di lui e ridevano più forte. Non poteva sapere cosa stessero dicendo ma dentro di lui sapeva che non era niente di buono. Mai fidarsi di umani che ti chiudono in una gabbietta, con i tuoi giocattoli preferiti e poi ti portano in auto! C'era stato soprattutto un fatto che lo aveva insospettito: quella mattina, mentre la sua giovane padroncina lo portava fuori casa, incrociarono il suo vicino, quel gatto vecchio, grigio, obeso e puzzolente. Lo aveva guardato con un sorrisino divertito scoprendo i suoi denti quasi totalmente cariati e gli aveva detto: "auguri, amico! auguri!" e poi era scoppiato a ridere. Ripercorrendo con la mente quei ricordi, non si accorse di essere arrivato. Scesero tutti quanti dalla macchina e lo portarono dentro. Appena nell'ingresso, capì dove si trovava e il sangue gli si raggelò nelle vene. La grande sala d'attesa era piena di umani con qualsiasi tipo di animale domestico: un'anziana signora con un pappagallo che non parlava più, un uomo in giacca e cravatta con un cane che aveva la bocca bloccata da un osso probabilmente addentato con troppa foga, una bambina con un coniglio dalle orecchie stranamente basse e con uno sguardo perso nel vuoto, sicuramente era depresso oppure avevano tentato di cuocerlo per la cena di Natale. Li vide entrare in quello stanzino uno dopo l'altro e allo stesso modo uscire. I rispettivi padroni erano felicissimi mentre loro avevano la faccia sconvolta. Cominciò ad avere paura. Lo portarono dentro, lo tirarono fuori dalla gabbietta e lo misero su un tavolino d'acciaio freddissimo. Lo misero a pancia all'aria e una donna vestita di verde si avvicinò con un sorriso falsamente carino e cominciò a grattargli la pancia. Questo non gli dispiaceva. Era totalmente perso dal piacere che stava provando quando vide un uomo avvicinarsi con una siringa. Non riuscì a liberarsi perché quella donna tanto carina che prima lo coccolava amorevolmente, ora lo stringeva in una morsa da cui era impossibile uscire. Sentì un pizzichio, poi la vista annebbiarsi e poi più nulla. Si svegliò nel suo lettino, a casa sua. A fatica riuscì ad aprire gli occhi, la testa gli girava, si sentiva imbambolato. La sua giovane padrona stava davanti a lui e si stava sganasciando dalle risate, indicando la sua faccia. Chissà cosa aveva da ridere quella, come se potesse permettersi di fare osservazioni agli altri. Be', forse non era in ottima forma ma quella stava comunque esagerando. Decise di ignorarla e cominciò a leccarsi una zampa per poi passarsela sul muso. Spostò la sua gamba posteriore dietro la sua testa e si chinò per leccarsi le sue parti intime, era l'ora del bidet. Quello che vide, o meglio, che NON vide lo lasciò senza parole. In un attimo ripercorse la sua giornata, dalla partenza, all'arrivo, alla sala d'attesa, alla signora verde che gli aveva fatto i grattini sulla pancia. Lo avevano ucciso, avevano ucciso la sua virilità, il suo orgoglio, il suo essere maschio alfa. Gli avevano tolto la sua parte più importante, come avrebbe fatto d'ora in poi a stare con gli altri gatti? Lo avevano condannato ad una vita di solitudine, di amarezza ed umiliazione.

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Capitolo 3
*** La prima volta di Baloo nella vasca da bagno ***


La sua giovane padrona lo prese in braccio e lo portò in bagno. Sapeva che quella stanza era la stanza del terrore per tutti gli animali ma non se ne preoccupò: ogni mattina, mentre la sua padroncina si sistemava, lui si accomodava sul bordo della vasca e la osservava. La guardava mentre si ripuliva e si pettinava per andare a scuola ed era immensamente grato a Dio o a chi per lui che non gli toccasse lo stesso destino. Quel giorno pensò che la sua giovane padrona e sua madre lo avessero portato lì per il solito motivo, ma si sbagliò. La sua padrona lo teneva stretto tra le braccia mentre l'altra donna si chinò sul rubinetto della vasca da bagno per aprirlo. Quando vide la vasca riempirsi d'acqua cominciò a preoccuparsi ma si fidava della sua giovane padroncina, lei non lo avrebbe mai tradito. La ragazza allontanò le braccia dal suo petto per metterlo nella vasca. Lui terrorizzato, tirò fuori le unghie e con tutte le sue forze si aggrappò al maglioncino della padrona, miagolando e urlando con tutte le sue forze. Non funzionò. Allora cambiò strategia: se le sue urla disperate non l'avevano mossa, non avrebbe potuto resistere ai suoi occhi dolci. Ma la ragazza gli fece un sorriso e lo mise nella vasca. Non aveva più vie di scampo, doveva arrendersi. Il rumore dell'acqua lo terrorizzava e cercò di restare il più possibile distante dal rubinetto. La giovane padrona prese lo spruzzino e cominciò a bagnarlo tutto. Approfittando del suo momento di distrazione, fece un balzo e tentò di fuggire. Era quasi atterrato, era quasi uscito dalla vasca quando due braccia lo afferrarono. Era l'altra donna. Si era praticamente dimenticato della sua presenza, era rimasta in disparte a prepararsi all'attacco, come un serpente con la sua preda. Lo rimise nella vasca da bagno e l'altra sua padrona cominciò ad insaponarlo tutto. Quella, forse, era la parte più piacevole. Lo massaggiò accuratamente, coccolandolo ed accarezzandolo. Quando lo avvolsero nell'asciugamano, pensò che finalmente la tortura era finita. Ma si sbagliava di grosso, il peggio doveva ancora arrivare. La sua giovane padrona si diresse verso un armadietto e tirò fuori un aggeggio scuro che aveva già visto parecchie volte. Sapeva di cosa si trattava e non voleva averci a che fare nulla con lui. Inserirono la spina nella presa e lui indietreggiò impaurito. Tentò ancora una volta di scappare ma il serpente di prima era ancora lì, e lo bloccò di nuovo. La ragazza accese l'aggeggio e quel coso si avvicinò al suo corpo con un rumore assordante e infernale. Sentiva l'aria calda che soffiava su di lui, ma per quanto lui gli rispondesse soffiando a sua volta, cercando di inarcare la schiena per sembrare più grosso, l'aggeggio non indietreggiò, non sapeva più come difendersi. Il suo comportamento forse aveva intenerito le sue padrone che si arresero. Appena si allontanarono da lui, corse via e si ripromise una cosa: non sarebbe mai più rientrato in quella stanza, mai.

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