She follows the flowers

di EllY_cup
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** She was free ***
Capitolo 3: *** He was like a sun ***
Capitolo 4: *** She is a ordinary pricess, or not? ***
Capitolo 5: *** He didn't know ***
Capitolo 6: *** It's a confusing situation ***
Capitolo 7: *** Just love me ***
Capitolo 8: *** Aäron ***
Capitolo 9: *** Sophie d'Orange ***
Capitolo 10: *** Avviso ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Salve lettori di EFP, è la prima storia originale che pubblico e sono un po' emozionata al riguardo.
Spero recensiate in tanti, ovviamente i commenti negativi sono ben accetti per migliorare
E ora starà a voi fare un salto nel passato e guardare da vicino cosa accadrà.
Che dire? Buona lettura e alla prossima.

EllY**





They were friends

 
Le praterie verdi occupavano la maggior parte del paesaggio, le altre parti erano divise tra laghi, fiumi, coltivazioni, allevamenti e fiori. Sì fiori fra cui il più importante, il più rappresentativo, il tulipano.
Questa era l’Olanda. Quel paese che aveva da poco meno di vent’anni l’indipendenza dai Borboni, lo stesso che aveva scelto una monarchia ad una signoria.
Ora al potere c’era Guglielmo d’Orange, re giusto e buono, al suo fianco scelse di avere Rose De Porterìe, una nobildonna francese.
Il matrimonio tra i due non portò nessuna conseguenza politica tra i regni se non un’indiretta alleanza e ovviamente un infinito amore fra i due coniugi.
Dopo dieci mesi dalla grande cerimonia e dall’incoronazione di Rose nacque Sophie, una piccola bambina dai capelli ramati e lisci come la seta. “Il sorriso del regno” venne nominata in quanto appena finì di piangere, dopo il parto, e quando la regina la prese fra le sue braccia sorrise.
Un giorno i sovrani vennero invitati nella corte di Francia a Parigi, Rose e Guglielmo accettarono e partirono lasciando il potere al consigliere più fidato del re, nonché suo fratello.
A Parigi li raggiunsero i parenti della regina d’Olanda dalla Provenza così che potessero finalmente conoscere la piccola principessa di appena quattro anni.
Sophie trovò subito dei compagni di gioco, i suoi cugini di secondo grado e i due figli del re. La piccola sì diverti molto a correre per i corridoi per non essere presa, a nascondersi dietro le pesanti tende delle grandi finestre, ballare i mezzo alla sala durante le feste cercando di non pestare i piedi a qualche nobile importante.
Un giorno i cinque bambini andarono a giocare in giardino, nell’immenso giardino della reggia. Stephen, suo cugino propose di giocare a nascondino, il suo preferito, tutti accettarono entusiasti e così cominciarono. Stephen dovette contare per primo accanto ad una statua in pietra mentre Sophie corse verso il bosco, pensando che fosse il posto dove sarebbero andati a controllare per ultimi.
Arrivò all’inizio della distesa di alberi e si fermò dietro a terzo albero che sorpassò. Rideva, aveva il fiatone, ma le veniva da ridere.
Sentì qualcuno avvicinarsi e trovò il figlio del re a qualche albero di distanza. Tutti lo chiamavano il bambino baciato dal sole, per i suoi capelli dorati e i suoi occhi azzurrissimi.
“Sophie basta ridere, ci farai scoprire” disse il ragazzino a bassa voce, non fu molto convincente perché venne contagiato dalla piccola principessa d’Olanda che si mise una mano sulla bocca per fare meno rumore.
“Vuoi vedere il fiume?” chiese il piccolo principe all’improvviso. Gli occhi di Sophie brillarono, annuì e lo seguì dentro il bosco.
Senza paura i  bambini corsero tra gli alberi felici, tra il verde estivo del paesaggio e la leggera brezza che muoveva le foglie.
“Thomas cosa fai?” chiese la piccola principessa al principe che si era accasciato sull’erba tossendo.
“Cosa ti succede?” la paura era nettamente palpabile nel tono di voce di Sophie, il ragazzino cercava aria, sembrava che non riuscisse a respirare a pieno, gli occhi erano spalancati e le mani cercavano di strappare i bottoni dal colletto per liberare il collo.
Sophie guardò la scena terrorizzata tanto che non si accorse subito che l’aria cominciava a diventare pesante. Tossì.
“Va via..” tentò di dire il principe.
“Non ti lascio qui!” rispose Sophie, si guardò in torno in cerca di qualcosa, di una risposta di un aiuto, ma sembrava che una leggera nebbia li aveva avvolti. La bambina cominciò a respirare più velocemente, l’aria non era buona e leggera, ma cattiva e densa. Le gambe non la ressero più e cadde accanto a Thomas il quale le prese la mano.
“D-devi rimane” tossì “rimanere tranquilla” Sophie non capiva cosa stava succedendo, iniziò ad inspirare più forte ma era inutile, l’aria non arrivava.
Il principe cominciò a strisciare verso il castello portandosi dietro la bambina nel panico, la quale cominciò a piangere.
Non seppe per quanto strisciò sull’erba, ma l’aria cominciò a diventare più leggera e il pianto si trasformò i una serie singhiozzi. Thomas si avvicinò al volto della nuova amica “Va tutto bene..” sussurrò, poi svenne dallo sforzo. La principessa rimase a guardarlo qualche secondo immobile, incapace di comandare qualsiasi arto, poi le tenebre avvolsero anche lei.
 
I piccoli reali vennero trovati e portati al castello con estrema urgenza. Era stato un fungo a provocare una nube velenosa, uno dei due doveva averlo pestato.
Sophie venne trattata con la massima premura essendo la principessa di un altro regno. Ma le sue condizioni non sembravano migliorare anzi peggiorarono tantoché i sovrani decisero di intraprendere il viaggio di ritorno, rischioso, ma necessario.
Rose e Guglielmo partirono la mattina presto insieme al poco esercito che li aveva accompagnati.
Non si seppe come, molto probabilmente dalla corte troppo chiacchierona, ma la notizia delle condizioni della principessa si diffuse nei regni circostanti, fra gli altri nobili, fra i contadini e purtroppo fra un gruppo di banditi i quali, approfittando della vulnerabilità dei sovrani, attaccarono la carrozza che ormai era arrivata in Olanda.
Ovviamente i banditi furono costretti alla fuga dopo un breve combattimento, ma il capo dell’esercito, nonché migliore amico del re venne ucciso. La sua ultima richiesta fu di accogliere a corte il figlio e la moglie, Guglielmo accettò e a malincuore gli disse addio. Il cadavere fu caricato e portato al castello.
Finalmente a casa Sophie cominciò a stare meglio e poco a poco riprese le forze.
 
Una splendida mattina di primavera alla principessa venne finalmente concesso di uscire non solo dalla sua camera, ma anche dal castello. Ella poté andare nel giardino, nel bellissimo giardino fiorito.
“Sophie, piccola mia voglio presentarti il tuo nuovo amico” disse la madre dolcemente accompagnando un ragazzino davanti alla principessa la quale allargò le labbra in un ampio sorriso.
“E’ un piacere fare la tua conoscenza, sono Sophie” disse dolcemente lei. Il ragazzino la guardò impaurito, ella non ne capì il motivo dato che era molto più alto di lei. Si girò verso un vaso raccolse un bellissimo tulipano di un rosso acceso e lo porse al bambino il quale mostrò un debole sorriso.
“Grazie” sussurrò timidamente accettando il dono. Sophie rise “Che strano che sei” disse.
La regina fulminò la figlia con lo sguardo, ella abbassò la testa in segno di scuse, anche se non ne sapeva il motivo.
“Sophie insegnagli qualche gioco che hai imparato alla corte di Parigi” la incitò la madre.
“ Io non lo so, conosco solo nascondino che ho imparato la primavera passata a casa dei miei cugini madre..” Rose inarcò le sopracciglia interrogativa e preoccupata al tempo stesso.
“Piccola mia sai chi è Thomas?”
“No madre, è così che si chiama lui?” disse indicando il bambino che aveva di fronte.
Rose mandò a chiamare il re, insieme i sovrani chiesero alla piccola bambina altre cose sulla visita fatta alla corte Francese, ma nulla Sophie non si ricordava niente.
 

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Capitolo 2
*** She was free ***


Salve a tutti, non ho saputo resistere.
Avete il diritto di sapere cosa accade dopo e poi questo è il mio capitolo preferito. Non voglio anticiparvi niente, vi dico solo che qui conoscerete Sophie.
Buona lettura cari e spero recensiate in molti.

EllY**

 
 

UNO

 
 
La dolce e indifesa principessa d’Olanda crebbe sino a diventare una ragazza troppo matura per la sua età, ma giusta come il padre.
In questi diciassette anni Sophie aveva imparato a combattere, ora poteva colpire un bersaglio con una freccia ad occhi chiusi, si poteva difendere dai malfattori usando la spada, tutte cose che richiedevano forza di volontà e coraggio. LEI però era solo una ragazza, l’unica a maneggiare un’arma con la gonna. La madre era contraria a questo suo lato quindi Sophie imparò anche a cucire, a seguire l’etichetta ed a distinguere i vari tipi di fiori.
Nessuno sapeva in realtà cosa piacesse veramente fare alla principessa: fuggire.
Fuggire dal castello per qualche ora insieme al suo cavallo, adorava come il vento le scompigliasse i capelli e facesse svolazzare il mantello, ma soprattutto adorava il paesaggio che l’accompagnava, facendola sentire, libera, protetta, a casa.
Quel giorno era riuscita a evitare tutti i suoi doveri per colpa di una lettere dalla Provenza che fece riunire i sovrani ed i consiglieri nella sala principale.
Così, attraverso dei passaggi segreti, riuscì a non farsi vedere dagli occhi curiosi che c’erano a corte e si recò alle stalle dove preparò Achille il suo possente cavallo morello.
Appena fu pronto la ragazza montò in sella e si tirò sopra il capo il cappuccio del mantello per non farsi riconoscere.
Era quasi arrivata ai cancelli quando qualcuno l’affiancò a cavallo.
“Non vorrei irritarvi vostra grazia, ma ho ordine di seguirvi” disse la figura misteriosa alla sua destra.
Aäron desidero andare da sola” rispose Sophie senza guardare l’amico che conobbe molti anni prima, il primo giorno che dopo la sua interminabile malattia era riuscita ad uscire in giardino. Il bambino timido era divenuto un ragazzo ventenne a capo delle guardie reali, come il padre d'altronde che aveva salvato la famiglia reale da un’ imboscata.
“Sophie sai bene che devo seguirti” disse amichevolmente lui.
“Stammi dietro allora” detto questo Sophie scoccò le labbra e fece una lieve pressione sulla pancia del cavallo che partì al galoppo. Il cappuccio si tolse quasi subito ed i capelli si liberarono nell’aria riflettendo il loro colore ramato.
Si piegò in avanti per tagliare il vento in modo che Achille, il suo grosso cavallo, potesse aumentare la velocità. La ghiaia della strada sparì, Sophie si lasciò alle spalle il castello mentre le vaste praterie verdi  la chiamavano.
Il respiro di Achille si fece più corto, i movimenti più veloci e per quanto possente fosse, alla terra non sembrava pesare in quanto corresse leggero senza buttare tutto il peso sull’erba verde.
Sophie capiva il cavallo e lui capiva lei, si era creato un certo rapporto fra loro di simpatia, entrambi erano assetati di velocità e di libertà.
Le vaste coltivazioni di tulipani si mostrarono davanti alla principessa la quale decise di tornare sulla strada per non rovinare il lavoro dei contadini. Adorava i fiori, i loro colori sgargianti le mettevano allegria e se capitava, durante le sue fughe, di imbattersi in un cespuglio di margherite non perdeva l’occasione di crearsi una deliziosa coroncina, o a decorare la criniera di Achille. Era per questo che la sua stagione preferita era la Primavera.
All’orizzonte Sophie vide con piacere il mare, era arrivata alla scogliera, segno che il castello era lontano. Rallentò il galoppo del cavallo fino a farlo diventare un trotto, un passo e infine si fermò a qualche metro dal bordo scivoloso. Entrambi avevano il fiatone, Achille respirava forte riempiendo bene i polmoni e buttando fuori, rumorosamente, l’aria dalle narici.
La ragazza si guardò indietro, all’inizio pensò che l’amico non l’avesse seguita, ma non fece in tempo a realizzarlo che una macchia bianca e nera si stava avvicinando velocemente a lei.
Il nero dei capelli di Aäron era riconoscibile ovunque, così marcato e vivo che avrebbe fatto invidia all’inchiostro proveniente dalle Indie. Il manto del suo cavallo era invece grigio come i fiori di un ciliegio in primavera.
Arrivò accanto a Sophie piegato in due dalla fatica. La ragazza rise piano e aspettò che l’amico riprendesse le forze prima di parlare.
“Che razza di capo delle guardie sei se non riesci a stare dietro ad una povera fanciulla indifesa?!”
“Per diamine! La fanciulla indifesa possiede il cavallo più veloce di tutto il continente..” esclamò indicando Achille. Sophie accarezzò il collo sudato dell’animale e gli sussurrò qualche parola dolce. Aäron rimase a guardarla con un piccolo sorriso sul volto.
“Andiamo, vi porto in un posto dove potete riposarvi..”
“Potete?” chiese il ragazzo.
“Certo tu e i nostri cavalli, sai anche Achille ha bisogno di riprendere le forze” risero piano, poi Sophie fece ripartire il cavallo al passo verso il bosco.
“Niente tiara oggi?”
“No, sono stata assolta dai miei doveri e per quanto non mi dispiaccia indossarla, non volevo portarla con me, non volevo farmi riconoscere” infatti Sophie quella mattina aveva ordinato alla serva di lasciare i capelli sciolti, ma di raccogliere i ciuffi che le ricadevano spesso sul viso. Lo donna quindi le aveva raccolto le ciocche ribelli in due piccole trecce che aveva tirato indietro come ornamento sul capo e per abbellirle ci aveva infilato un nastro dello stesso colore rosa cipria dell’abito.
“Comunque si ti dona quell’acconciatura, fa sembrare il tuo volto più rilassato”
“Grazie Aäron, come ben sai sono allegra in questi giorni, l’inverno si è ritirato e i boccioli cominciano ad aprirsi in magnifici fiori colorati”
“Dimenticavo la tua devozione per i colori ed il sole”.
I ragazzi si fermarono sotto un salice piangente che faceva cadere i suoi rami in un piccolo stagno azzurro. Sophie scese da cavallo ignorando l’aiuto offerto dall’amico e dopo aver steso una coperta,precedentemente legata alla sella, si sedette.
Per quanto ribelle o stravagante potesse sembrare la principessa, non dimenticava gli insegnamenti ricevuti e mentre Aäron si sdraiò sul telo, lei rimase in posizione eretta con le mani unite in grembo.
“Come fai a fuggire di nascosto dal castello e trovare questi luoghi?” chiese il ragazzo puntando i suoi magnifici occhi verdi su Sophie.
“Io e Achille siamo curiosi tutto qui” le labbra fine dell’amico si aprirono in un sorriso. Intrecciò le braccia dietro alla testa e appoggiò la massa di capelli mossi nerissimi su di esse. I suoi capelli non erano lunghi, arrivavano solo alla mascella squadrata, ma erano molti, così tanti che si passava spesso una mano tra di essi per liberare la fronte alta.
“Dovrei accompagnarti più spesso allora, così ho una scusa per non girare a vuoto  per il castello sotto gli occhi di madri che vogliono maritare le figlie”
“Oh si, ho sentito che a corte sei molto richiesto e anche delle dicerie sulla duchessa De Marie” disse Sophie stuzzicando l’amico, il quale sbuffò  con lo sguardo rivolto verso il cielo azzurrissimo e senza nuvole.
“Le ho sentite anche io, tutte frottole amica mia, per ora non penso minimamente di chiedere la mano a nessuna di quelle arpie in cerca di qualche privilegio in più”
“Non essere così duro, ormai è ora, non penserai di vivere la tua vita solo per il tuo impiego reale, cerca l’amore Aäron..”
Aäron si alzò e si avvicinò all’amica con sguardo serio.
“L’amore, appunto! E’ quello che cerco e non lo troverò in nessuna di quelle ragazze!”
“Ma come fai a dirlo se neanche ci provi. La duchessa di Flour! Sì perfetto, è una ragazza gentilissima e con ottimi insegnamenti e..”
“Oh al diavolo! E’ follemente innamorata del mio secondo da molto ormai” gli occhi verdi erano fissi su quelli di Sophie e un piccolo e timido sorriso spuntò sul suo volto facendo scaldare il cuore alla ragazza.
“ Ora comprendo il tuo comportamento testardo! C’è un’ altra fanciulla che occupa i tuoi pensieri!” affermò lei sorridendo, il ragazzo spalancò gli occhi facendo trasparire una leggera sfumatura azzurra attorno alla pupilla.
“Io non ho detto nulla..”
“Non è servito, i tuoi occhi esprimono tutto. Ebbene, chi è? Ti prego non la contessa Patrick perché non riesco a tollerarla” Aäron rise vedendo il viso contrariato dell’amica.
“No, non è lei, anche se devo ammettere che riesce a far intendere benissimo alle persone cosa desidera, una volta mi ha costretto a seguirla in un corridoio deserto e..”
“Non dirmi una parola di più, conosco benissimo la sua cattiva reputazione per la sua immoralità, solo … non avrai approfittato del suo comportamento poco cristiano vero?”
“No, te lo assicuro. Come hai detto tu il mio cuore appartiene ad un’atra, non avrei mai potuto” Sophie tirò un sospiro di sollievo, voleva molto bene ad Aäron e desiderava che trovasse una donna che lo rendesse felice.
“Me lo dirai mai a chi appartiene?”
“Forse..” si limitò a dire il ragazzo prendendo la mano fredda di Sophie. Entrambi guardarono verso il basso, il pollice della grande mano calda del ragazzo accarezzava il dorso di quella delicata si Sophie.
“Non farei mai nulla che ti rechi dispiaceri o rabbia Sophie” sussurrò Aäron.
“A me preme che tu sia felice, te lo meriti, puoi sposare chiunque tu voglia, basta che non ti dimentichi di me..”
“Non potrei mai dimenticarmi della mia futura regina”.
Aäron si portò la mano di Sophie sino alle labbra che la baciarono delicatamente. La ragazza si sentì avvampare e non riuscendo a sostenere lo sguardo dell’amico si rivolse ai cavalli che pascolavano. Il ragazzo lasciò andare la mano di lei e una nota di delusione trasparì dai suoi occhi.
“Forse dovremo rientrare..” disse piano Sophie.
“Sì, dovremmo..” rispose il ragazzo guardando a terra.
 
Aäron piegava la coperta mentre Sophie tirava le selle dei cavalli. Sì girò verso lo stagno e non poté distogliere lo sguardo dall’amico che si legava la cintura con la spada alla vita. Era proprio un ragazzo, o meglio un uomo affascinante.
Nei confronti di Sophie aveva sempre dimostrato simpatia, era bello e la mente della ragazza a volte riusciva a farle immaginare i muscoli delle spalle o delle braccia, delineati dagli indumenti, tutte cose poco caste a cui non doveva badare.
“Cos’hai?” chiese l’amico sorridendo notando due occhi nocciola su di lui.
“Nulla, stavo guardando quanto ci mettessi a indossare quella cintura!” mentì lei.
A quindici anni Sophie si era invaghita di Aäron , ma dopo vari eventi cercò di dimenticarselo, anche se non le era passata del tutto. Lei era destinata a più di un semplice comandante, sua madre ambiva a principi, futuri re, primogeniti di famiglie molto nobili. L’attrazione però era evidente, per quanto lei cercasse di nasconderla, certe volte aveva pensato che le sarebbe piaciuto baciarlo, con foga facendo passare la sua mano fra i suoi capelli. Tutti pensieri che la faceva arrossire ogni volta, quindi cercava di evitarli anche se bastavano quei due occhi verdi a farla perdere in un abisso.
Quando finalmente il ragazzo fu pronto tornarono sulla strada e galopparono veloci verso il castello.
Appena misero piede nella grande reggia, dopo aver sistemato i cavalli, una guardia gli andò in contro.
“Vostra Grazia” disse inchinandosi “Comandante” affermò verso Aäron “I sovrani desiderano parlarvi”. I due si guardarono interrogativi, anche se entrambi avevano timore di venire ripresi per essere fuggiti per qualche ora.
Entrarono nella sala del trono, dove i reali li attendevano. L’uomo che portava la corona dorata sul capo era sereno,  i capelli corti, una volta neri, erano ormai scoloriti dalla vecchiaia. Gli anni passati a corte l’avevano inoltre ingrassato di qualche kilo, ma era rimasto il re giusto e buono di sempre.
Al contrario la regina aveva lo sguardo severo, gli occhi azzurri correvano tra i due giovani velocemente, facendo accelerare il cuore a Sophie.
“Eccovi qui!” esclamò Guglielmo alzandosi dal trono. I due ragazzi fecero una breve reverenza.
“Vi ho fatti chiamare per comunicarvi delle novità..” si avvicinò ai giovani e continuò “Oggi è arrivata una lettera dalla Provenza che ci informava che i parenti di Rose sarebbero arrivati prima della data prevista..arriveranno quindi domani” finì di dire il re sorridendo.
“Questa notizia che vi è stata comunicata vi coinvolgerà entrambi” disse la regina ancora seduta sul trono.
“Come, Vostra Maestà?” chiese educatamente Aäron curioso.
 “Voi Aäron dovrete prendervi cura dei giovani cugini di Sophie e del loro ospite, ma questo non dovrebbe essere un compito nuovo per voi” disse il re appoggiando una mano sulla spalla del giovane che annuì “Sarà un onore  Vostra Maestà” rispose serio Aäron.
“Bene potete andare grazie” disse Rose rivolta al giovane comandante il quale si inchinò, lanciò un’occhiata rassicurante a Sophie e uscì dalla stanza.
“Sophie cara tu avrai un compito semplice.. non potrai uscire dai cancelli per qualche tempo..” disse il padre tutto d’un fiato.
“Vi state prendendo gioco di me padre?Vero?” chiese Sophie piano.
“No nient’affatto..” rispose la regina.
“E..e posso saperne il motivo?”
I sovrani si guardarono a lungo lasciando Sophie sconvolta, poi la regina si alzò e affiancò il re. I capelli color mogano erano raccolti e l’elegante corona era stata incastrata nell’acconciatura, l’abito blu notte faceva splendere l’azzurro degli occhi e tutta la bellezza di Rose.
“Mia cara, ai tuoi cugini si unirà un altro giovane uomo..” la madre esitò la sua voce era ferma, ma entrambi i genitori erano curiosi della reazione della figlia, che non arrivò. Sophie non capiva, cosa aveva fatto di così grave? Come potevano farle una cosa tanto crudele.
“Non capisco, cosa centra con il fatto che non posso cavalcare?”
“Non potrai uscire in sua presenza, il motivo non te lo possiamo dire” disse il padre dolcemente.
“Ma se Aäron mi accompagnasse?”
“Sophie..” cominciò la madre.
“Se non lui un’altra guardia, per favore non posso, non potete farmi rinunciare a ciò che mi rende felice!” disse la ragazza sull’orlo di una crisi di pianto.
I sovrani si scambiarono altri sguardi, entrambi sembravano veramente dispiaciuti di togliere questo alla figlia, più il re che la regina.
“Sophie, sei una principessa e fuggire dal castello da sola ti è sempre stato negato, ma tu hai comunque disubbidito a ogni regola. Prendila come lezione, non uscirai con Achille, finché il principe sarà al castello” disse la madre fredda, o almeno ci provò.
“Madre vi supplico, non potete..”
“Basta così cara” disse il re.
“Aspettate..principe? Avete detto principe?” le lacrime rigavano ormai il volto di Sophie, ma voleva capire il vero motivo, i suoi genitori non erano persone che facevano questo genere di cose senza una valida ragione.
“Sì, ma non diremo di più..ora vai a prepararti per la cena..” rispose Rose non riuscendo a guardare in faccia la figlia. Sophie si guardò attorno, persa. Si asciugò una guancia con il palmo della mano, tornò in posizione eretta e si voltò in direzione della porta. Appena toccò la maniglia si fermò.
“Non lo faccio con cattiveria, ma spero capiate che non rispetterò la vostra regola inutile e senza fondamenta!” affermò Sophie con voce tremante prima di uscire dalla sala.
 

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Capitolo 3
*** He was like a sun ***


Salve a tutti.
Questa volta scopriremo chi è Thomas.
Spero che fin ora la storia sia di vostro gradimento, aspetto altre visite e recensioni (senza farvi problemi, se non vi piace ditemelo! I commenti negativi sono anche costruttivi)
Un bacio 
EllY**

DUE
 

La carrozza prese una buca e il braccio del principe di Francia non resse la testa dal movimento brusco ed egli si svegliò di scatto.
“Oh ben svegliato principino”disse in tono scherzoso Stephen, il suo migliore amico.
“Grazie” rispose Thomas stiracchiandosi, un dolore improvviso gli colpì la schiena, quella carrozza era proprio scomoda, sarebbe stato molto meglio andare a cavallo, pensò.
“Non siamo ancora arrivati? Quanto è distante questa Olanda?” domandò il ragazzo sbuffando.
“Siamo già in Olanda, manca poco all’arrivo al castello” rispose Katherine , sorella di Steph.
“Non fare quell’espressione contrariata, è colpa tua se sei qui..” commentò Steph vedendo che Thomas era in procinto di lamentarsi.
“Possiamo non parlarne? Grazie..” rispose il principe con un filo di nervosismo “Beh ditemi com’è l’Olanda? Dato che devo scontare la mia pena tanto vale che sia in un posto gradevole”.
“Gradevole? Amico mio guarda fuori dal finestrino, le vaste praterie, le coltivazioni di fiori il sole che splende e rende tutto più bello” l’amico sospirò felice poi si rivolse alla sorella “Scommetto che Sophie non perde occasione di sfruttare questo magnifico sole..”
“Oh lo credo bene fratello anche io lo farei se fossi in grado di cavalcare come lei” commentò Kath sistemandosi un ciuffo che era scivolato dall’elaborata acconciatura.
“Ebbene chi è mai questa Sophie?” chiese il principe curioso. I due fratelli si guardarono dubbiosi e attesero qualche secondo in più prima di rispondere.
“Sophie è nostra cugina, principessa d’Olanda” rispose Steph lentamente. Thomas guardò i due interrogativo non capendo perché si stessero comportando in quel modo. C’era qualcosa di strano negli sguardi allarmati che i fratelli si mandavano, ma non ci fece molto caso, voleva solo uscire da quella carrozza infernale.
“Non ti dice niente quel nome?” chiese Kath intenta a non ignorare il clima che si era formato, ormai l’argomento era stato toccato e Thomas non riusciva a vedere vie di uscita.
“No, mai sentito..oh forse sì” commentò serio “ Ah sì era una damigella che ero riuscito a portare nelle mie stanz..”
“Eh finiscila Thomas! Noi siamo seri” lo interruppe l’amico vedendo che il principe ci stava prendendo gioco. “Io sono serio, l’ho sentito solo in quell’occasione” commentò Thomas assumendo un’espressione concentrata. Sophie..Sophie, sì l’aveva già sentito, gli era famigliare, ma non ne sapeva il motivo. Il principe guardò i due amici e subito un’idea gli balenò in testa. Loro sapevano qualcosa.
“Come mai me lo chiedete?” domandò con fare altezzoso.
Di nuovo Steph e Kath si scambiarono sguardi dubbiosi, ma fu la ragazza a prendere parola “Vedi volevamo essere sicuri che.. che non la associassi a una delle tue donnacce che ti porti a letto. Lei è la futura regina d’Olanda e oltre che essere una persona meravigliosa, gentile e bella , potrebbe batterti a duello con la spada quando vuole”. Thomas scoppiò in una fragorosa risata “Non ti aspetterai che ti creda?”
“Ha ragione Thomas, l’ho vista con i miei occhi è un’ottima combattente!” commentò Stephen.
Il principe sbuffò e guardò fuori dal finestrino e notò con piacere che all’orizzonte comparivano degli imponenti cancelli, segno che erano finalmente arrivati.
“Non temere, ci sarà sicuramente qualche donna che soddisferà i vostri piaceri” disse Steph facendo un occhiolino a Thomas  il quale era rapito dalla distesa di tulipani che li circondava.
“Non ci giurerei, ho sentito dire che la maggior parte delle dame sono invaghite del comandante delle guardie reali e da quel che ricordo dall’ultima visita ne hanno tutti i motivi” aggiunse velocemente Kath.
La carrozza rallentò e una punta di agitazione crebbe nell’animo di Thomas, infondo il padre l’aveva mandato lì per la sua cattiva condotta. Era arrabbiato, frustrato e deluso, dal comportamento che aveva assunto il sovrano di Francia nei suoi confronti, ma era anche vero che lo aveva sfidato, ripetute volte, e l’uomo era arrivato ad un limite.
In fin dei conti Thomas era felice di non trovarsi a Parigi sotto gli occhi critici della corte e del sovrano, qui nessuno sapeva cosa aveva fatto, nessuno lo poteva giudicare, a parte i suoi due amici, gli unici.
Superarono i cancelli e meravigliose aiuole di fiori colorati li accolsero. La carrozza si fermò rivelando alcune guardie che li stavano attendendo all’entrata del castello.
“Oh eccoci” disse Steph prima di uscire dal calesse. Thomas uscì subito dopo Kath, si sistemò velocemente la giacca e seguì gli altri verso il castello.
“Bentornati al castello” cominciò a dire un ragazzo poco più vecchio di lui. Gli indumenti fecero intuire al principe che faceva parte delle guardie reali e la medaglia sul petto era segno che ne era a capo. “Sono felice di rivedervi, oh principe Thomas è un onore fare la vostra conoscenza, sono Aäron comandante delle guardie reali”disse il giovane facendo un piccolo inchino. Aveva dei capelli nerissimi che venivano contrastati dalla pelle pallida e gli occhi verdi trasmettevano sicurezza e simpatia. Sembrava il perfetto opposto di Thomas che era biondissimo e con gli occhi azzurri.
“Il piacere è mio Sir Aäron” rispose il principe sorridendo. Il rumore di zoccoli fece voltare tutti, Thomas notò giusto in tempo della preoccupazione negli occhi del comandante, che sparì subito quando capì che era la carrozza dove c’erano i genitori di Stephen e Katherine.
“Aäron caro mio, come state?” urlò Robert fratello della regina. Classico, pensò il ragazzo, era nel suo stile attirare l’attenzione, come spesso faceva nella corte Francese. Per non parlare di sua moglie la duchessa Floran, era famosa per avere delle ottime orecchie da sentinella che potevano ascoltare qualsiasi conversazione, ovviamente senza farsi riguardi se era privata e la divulgava all’intera corte. Ma nonostante questi difetti Thomas provava una certa simpatia dato che lo avevano sempre trattato come un terzo figlio.
“Oh mio caro Aäron, ancora non mi capacito che non siate sposato, guardate che bell’uomo che siete! Magari più tardi voi e Kathe..”
“E’ un piacere rivedervi duchessa, mi rincresce informarvi che non possiamo fermarci a chiacchierare molto, ho ordine di scortarvi dai sovrani” disse in tempo il giovane in modo da zittire la donna. Un piccolo sorriso spuntò sul volto del principe.
Aäron cominciò a camminare verso l’interno del castello e così tutti lo seguirono.
Non era Parigi, non lo era affatto, lo stampo completamente rinascimentale lasciava Thomas allibito, era magnifico come potesse essere tutto semplice e lineare pur mantenendo una certa regalità. Passarono attraverso corridoi pieni di luce mattutina fino ad arrivare alla sala del trono dove vi era riunita una folla di persone, appartenenti alla classe nobile e i due sovrani seduti al loro posto. Appena gli ospiti misero piede nella grande stanza il re si alzò di scatto sorridente.
“Bentornati amici” aprì le braccia affettuosamente per far accomodare i nuovi arrivati nella sala. “Spero che il viaggio vi sia risultato gradevole” continuò.
“Oh il piacere è tutto nostro di essere tornati alla bellissima corte Olandese, e il viaggio è stato incantevole, come sempre” disse Robert facendo una breve riverenza.
“Ne sono felice e come sempre..ci osanni troppo, però devo essere sincera i contadini quest’anno hanno dato il meglio” disse la donna seduta al trono.
La regina d’Olanda era una bellissima donna, pensò Thomas, i capelli color mogano erano raccolti in una lunga treccia che arrivava alla vita, la corona dorata, più fine di quella del re, era saldamente infilata fra i capelli e il vestito verde smeraldo ne risaltava la lucentezza. Gli occhi poi erano di un azzurro in piena burrasca, pronta ad attaccare velieri intrepidi.
“Bentornati a tutti e benvenuto Thomas, siamo onorati di avervi qui” disse la regina avvicinandosi al marito che distava poco più di un metro dagli ospiti.
“L’onore è mio Vostra Maestà, vi ringrazio per l’ospitalità che mi rendete” rispose Thomas sorridendo.
“Ebbene sarete lieti di sapere che questa sera ci saranno festeggiamenti in onore al vostro arrivo” applausi si liberarono tra la folla, Thomas notò che la regina si avvicinò ad Aäron sembravano entrambi preoccupati infine il ragazzo aveva fatto un accenno di consenso, stava per uscire dalla sala quando il re lo chiamò a gran voce.
“Aäron, dì agli stallieri di preparare quattro cavalli che porto gli ospiti a visitare le rigogliose praterie primaverili”
“Ma caro, gli ospiti hanno viaggiato a lungo saranno stanchi dal viaggio, non credi?” disse la regina.
“Re Guglielmo scommetto che le praterie possono essere visitate anche domani, non credete?” chiese Robert.
“Sì avete ragione Robert, ma domani non perderemo tempo io e Sophie vi accompagneremo volentieri fino alla scogliera, vero cara?” chiese il re retoricamente, sapendo benissimo quanto alla figlia facesse piacere cavalcare.
Nessuna risposta arrivò. Thomas notò che la regina lanciò uno sguardo allarmato ad Aäron il quale riuscì velocemente ad uscire dalla stanza, il re rimase sorpreso e i sussurri cominciarono a crescere nella stanza. Dov’era la principessa Sophie? Si chiedevano tutti.
_____________________________________
 
Il calore del sole riscaldava il viso del principe, il quale si era fermato davanti ad una grande finestra per osservare il paesaggio olandese. Aveva deciso di camminare per il castello per coglierne la vera bellezza e stare in tranquillità.
Dopo che il re aveva capito che la principessa non c’era e la corte aveva cominciato a divulgare la notizia si era scusato con tutti e li aveva rassicurati che Sophie stava bene, era nelle sue stanze per un lieve mal di gola. Thomas non ci credeva, era ovvio che il sovrano mentiva, ma la folla sembrò credergli, quindi non si immischiò e dopo aver visitato la sua camera da letto cominciò a curiosare per il palazzo.
Sì spostò dalla vetrata e cominciò a scendere le scale per avviarsi verso i giardini che tanto lo avevano meravigliato quella mattina. Non sapeva dove fosse Steph e nemmeno Kath, ma non gli importava molto, voleva stare da solo e riflettere, riflettere sulle sue azioni che lo avevano condotto in quel posto, riflettere sul perché suo padre (il re) lo disprezzasse tanto, era il secondogenito certo, ma non per questo non poteva ricevere affetto. Forse è per quello che ha fatto quel che ha fatto, lui era Thomas, quello che combinava guai, quello poco cristiano che senza farsi troppi riguardi aveva tolto l’innocenza a molte donzelle, più di quante gli piacesse ammettere.
Improvvisamente, appena l’aria calda del primo pomeriggio lo avvolse, un senso di vergogna e riluttanza verso i suoi comportamenti lo travolsero.
Qui poteva sistemare le cose? Poteva pentirsi dei suoi peccati e esserne assolto? Forse, o forse avrebbe commesso altri errori.
Proseguendo il suo cammino si ritrovò sotto l’ombra di un albero e sì fermò, per ripararsi dai raggi troppo forti del sole, lì un dolce venticello lo rinfrescò, facendo muovere i lacci della sua camicia bianca e i capelli biondi. Inspirò profondamente, per riempirsi di aria pura, per scacciare i cattivi pensieri, sembrò funzionare, perché una dolce melodia lo fece sorridere. Una voce soave e leggera gli fece aprire gli occhi, attorno a lui non c’era nessuno, a parte qualche guardia e dubitava che fosse un suono maschile.
Girò attorno all’albero finché non vide le stalle e il suo orecchio gli suggerì di andare. La dolce melodia creata da quella voce aumentò di volume man mano che si avvicinava, quando arrivò sulla soglia sì fermò vedendo una ragazza spazzolare un cavallo troppo grande e grosso per lei.
Indossava un mantello bordeaux che in caso di necessità, l’avrebbe nascosta facilmente. Una massa di lunghi capelli era spostata su una spalla mentre l’altra faceva intravedere del pizzo e l’azzurro dell’abito che indossava. Il possente cavallo morello aveva gli occhi chiusi, era completamente preso dalla voce della ragazza, tanto che non sembrò accorgersi di Thomas.
Delle parole dolci e delicate uscirono da quelle che il principe immaginò morbide labbra rosee, interrompendo il canto. L’orecchio dell’animale si mosse verso il punto dove si trovava il ragazzo, e subito la fanciulla si girò allarmata. I lunghi capelli ramati caddero dalla loro posizione e due occhi nocciola lo colpirono, lasciandolo senza fiato.
I due rimasero in silenzio per qualche secondo, la ragazza tendeva la spazzola contro il principe, sembrava spaventata, ma si vedeva come cercasse di mantenere la calma ed escogitare un piano d’azione.
Thomas al contrario era totalmente abbagliato, quel viso, quei lineamenti erano famigliari, ma perché?.
“Mi dispiace non era mia intenzione spaventarvi” disse con voce calma Thomas. La fanciulla abbassò “l’arma” e lo guardò confusa.
“Vi conosco?” chiese.
“No, anche se avete un’aria così famigliare..” il principe fece qualche passo in avanti mentre lei rimase immobile “Ma no, non vi conosco è impossibile, sono arrivato questa mattina” continuò poi.
“Oh voi siete..siete il principe di cui tutti parlano?”
“Credi di sì, sono Thomas principe di Francia” si presentò lui facendo una piccola reverenza. Lei con grazia rispose all’inchino senza però parlare.
“Se posso permettermi..avete una voce incantevole” disse lui avvicinandosi ancora di più.
“Sono onorata del vostro complimento principe Thomas” rispose incontrando gli occhi azzurri del ragazzo.
Entrambi non riuscirono a distogliere lo sguardo, entrambi si conoscevano già, entrambi si erano persi l’uno nello sguardo dell’altra.
“Non..non mi avete detto il vostro nome..”
Il rumore di zoccoli su ghiaia fece scattare la fanciulla, la quale allarmata portò il cavallo nel box. “Voi non mi avete vista!” disse decisa prima di cominciare a correre.
“Aspettate, vi prego..” ma non riuscì a fermarla, la fanciulla si era portata il cappuccio sopra il capo e velocemente si era rintanata nel castello.
Il ragazzo non riuscì a seguirla perché una voce lo bloccò. “Principe Thomas! Cosa ci fate nelle stalle tutto solo?”. Aäron scese dal suo cavallo bianco e lo lasciò ad uno stalliere, mentre si avvicinava al principe sorridendo.
“Io…volevo visitare il castello..” disse non curante delle parole dato che altro gli balenava in testa in quel momento.
“Oh se volete vi accomp..” il capo delle guardie si bloccò di colpo vedendo il cavallo morello che la fanciulla aveva spazzolato poco prima. “Thomas avete visto qualcuno quando siete entrato?”.
“No nessuno, perché me lo chiedete?”
“Nulla di importante, solo mi rincresce, ma dovremo rimandare il giro nel castello, c’è una faccenda di cui mi devo occupare” detto questo si dileguò verso il castello lasciando il principe da solo nella stalla di nuovo.
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Thomas si stava infilando la giacca nera con ricami dorati sul colletto,era nella sua stanza e  guardava il suo riflesso nello specchio, rovinato dal tempo, appoggiato al muro, sì passò una mano fra i capelli biondi e si accomodò sulla poltrona davanti al camino acceso.
La cena si sarebbe svolta fra poco e il re aveva accennato che ci sarebbero stati dei festeggiamenti. Erano tutti così gentili, se solo sapessero cosa aveva fatto Thomas, non lo avrebbero più degnato di uno sguardo.
Delle voci fuori dalla sua stanza lo distrassero dai suoi pensieri, curioso si avvicinò alla porta.
“Dove vado non è affar tuo Aäron..” sussurrò decisa una voce femminile.
“La regina, mi ha incaricato di controllarti, di proteggerti dimmi come posso farlo se continui a fuggire da corte?”
“Sai perché lo faccio..” nella voce della ragazza trasparì un filo di malinconia. Solo allora il principe si accorse che era la fanciulla con cui aveva parlato nelle stalle quel pomeriggio. Gli venne improvvisamente voglia di spalancare la porta, ma questo venne spento dalla voce di Aäron.
“Lo so bene, ma almeno acconsentimi di accompagnarti, così sono sicuro che non ti accada nulla di male” rispose con voce calma e rassicurante.
“Così sia allora, anche se so difendermi benissimo da sola..”
“Oh lo so!” rispose il comandante ridendo.
“ Bene, ora devo prepararmi, mandami qui Juditte e Marie e di loro che mi preparino un bagno caldo, ma in fretta prima che mia madre mi trovi. Oh Aäron, Katy e Steph sono arrivati?”
“Questa mattina, se vuoi mando a chiamare anche la signorina Katherine..”
Thomas rimase sbalordito, come mai un umile fanciulla addetta alle stalla aveva dato un soprannome ai suoi amici?.
“Grazie ne sarei felice..ci vediamo a cena”
“Certo, a dopo Sophie..” .
Non sì sentì più niente se non dei passi che si allontanavano e una porta che si chiudeva di fronte alla sua.
Sophie… Sophie.. la fanciulla addetta alle stalle era la principessa d’Olanda. Il principe confuso più che mai uscì dalla sua stanza in cerca di Steph, doveva sapere di più sulla reale prima di incontrarla durante ai festeggiamenti.

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Capitolo 4
*** She is a ordinary pricess, or not? ***


Salve eccomi con il terzo capitolo dove torneremo a fare compagnia a Sophie.
Abbiamo scopetro chi è Thomas, ma manca ancora quel tassello in più per capirlo a fondo.
Come sempre non anticipo niente.
Godetevi la lettura fiorellini (oggi mi sento sdolcinata).
PS: Ringrazio ancora "_PaCioChInA_ " per avermi fatto ricevere la mia  recensione in assoluto! E ringrazio anche tutti quelli che leggono solo la mia storia, sperando che la prendiate come un passatempo piacevole.
Bacio, 
EllY**
TRE
 
Katherine strinse la principessa in un abbraccio così stretto da farle perdere il respiro. Sophie non ricordava da quanto tempo non vedeva la cugina. Molto. Troppo.
I capelli lunghi e neri della parente la avvolsero sprigionando il profumo di lavanda, caratteristico della Provenza.
“Quanto mi sei mancata Sophie!” disse Katy allontanandosi un po’ dalla principessa.
“Anche tu mi sei mancata..” rispose ridendo Sophie.
La cugina non era più la ragazzina che ricordava, ormai era una donna. Per il banchetto indossava un abito verde smeraldo. Il corpetto era semplice e senza ricami particolari, la gonna era ampia, ma non esagerata. Aveva delle spalline dello stesso colore dell’abito e sull’avambraccio ricadevano dei nastri verdi scuro come decorazione. I capelli erano in parte raccolti con delle perle, mentre altri ciuffi le sfioravano le spalle risaltando il colore pallido della pelle.
“Forza siamo in ritardo e devi ancora vestirti! Dov’è finita la servitù?” urlò battendo le mani.
Juditte e Marie entrano nella stanza con un vestito bordeaux che la ragazza non aveva mai visto.
In poco tempo Sophie fu pronta e si ritrovò davanti allo specchio mentre la cugina le spazzolava i capelli ramati. Guardò il suo riflesso.
Il corpetto aderente era decorato da ricami dorati e le risaltava il seno, ma non troppo. La gonna cadeva morbida e gonfia nascondendo le scarpe. Katy aveva colorato di un rosso acceso le labbra della cugina aiutandosi con un pennello e aveva commentato che doveva imparare a farlo da sola. Katherine era il tipo di persona che amava tenersi curata, forse perché doveva trovare un uomo da maritare o semplicemente perché la faceva stare bene.
“Sei pronta cara..” disse Katy.
“Cosa mi è accaduto?” chiese Sophie avvicinandosi al suo riflesso.
“Oh, mi sono presa la libertà di renderti più graziosa di quanto tu già sia!” rispose orgogliosa.
I capelli ramati erano sciolti mentre i ciuffi ribelli erano sostenuti dalla tiara dorata che non le circondava la nuca, ma le ornava solo la parte superiore della fronte.
“Grazie Katy” disse sincera la principessa.
“Di nulla ora andiamo”.
Le due fanciulle camminarono veloci fra i corridoi ormai deserti, cosa che fece preoccupare ancora di più Sophie. Arrivarono alla sala del banchetto dove la guardia appena le vide tirò un respiro di sollievo.
“Principessa siete arrivata giusto in tempo, il re stava per cominciare il banchetto”
“Annunciaci velocemente allora!” comandò Sophie. L’uomo entrò nella sala, le due cugine si guardarono.
“Sophie d’Orange principessa d’Olanda e la Contessa Katherine della Provenza” urlò la guardia facendo zittire tutti i presenti.
Sophie entrò notando con piacere che nessuno si era ancora seduto alla grande tavolata. La folla si inchinò alla principessa a parte i genitori, entrambi avevano assunto uno sguardo severo, ma rilassato al tempo stesso.
Sophie raggiunse i reali e quando il re si sedette tutti seguirono il suo esempio, così il banchetto poté cominciare.
La cena non fu più lunga del previsto, e per la principessa non fu affatto un sollievo perché si sarebbero spostati tutti nella sala da ballo e significava avere uno scontro con i genitori, di cui aveva evitato gli sguardi.
“SOPHIE!” sentì urlare dal fondo del corridoio che li stava conducendo nell’altra sala, fu una voce calda e famigliare. Stephen. La ragazza si girò sorridente aspettandosi di incontrare il viso famigliare del cugino, ma non fu così.
Al suo posto trovò un uomo alto e sorridente. I capelli castani mossi erano tenuti corti, un taglio al di fuori della moda e gli occhi azzurri splendevano alla luce delle candele.  Non era come lo ricordava,  era cresciuto, come Katy d'altronde.
“Principessa Sophie d’Orange! Finalmente la incontro!”
“Stephen! Per grazia del Signore! Cosa ti è accaduto?” chiese Sophie avvicinandosi a lui.
“Lo stesso posso chiederlo a te cugina, non ricordavo che fossi così bella” le guance di lei si colorarono appena e Steph sorrise. “Abbiamo molto da raccontarci, quindi vorrei chiederti se mi concederesti il primo ballo..”
“Sarà un onore Steph” rispose lei accettando la mano del cugino.
Appena entrarono nella sala i sovrani aprirono le danze e non passò molto che altri nobili si unirono a loro. Stephen e Sophie si mischiarono fra il gruppo. Non smettevano di ridere e non ne sapevano il motivo questo era ancora più divertente.
Quando la musica rallentò i due si avvicinarono e finalmente Steph poté parlare con la cugina.
“Sophie devo comunicarti che con noi è venuto il principe Thomas”
“Sì i sovrani mi avevano informata..” disse la ragazza ricordando la discussione avuta il giorno prima.
“Beh ti chiedo di stare attenta, è il mio più caro amico e lo conosco bene”
“Non capisco è un uomo brutale e malvagio forse?”
“No, per niente cara cugina, solo è un po’ particolare”
“Non so se te ne sei reso conto, ma osservando da che pulpito proviene questo commento, non mi convinci affatto” Sophie rise e così fece anche il cugino, il quale la prese per la vita e la sollevò leggermente secondo i passi che dovevano fare. Appena la rimise a terra Sophie riprese a parlare.
“Comunque terrò conto delle tue parole cugino”
“Grazie” rispose lui inchinandosi, come stavano facendo tutti i ballerini.
“A proposito dov’è questo principe di cui tutti parlano?”
Dopo il loro primo incontro nelle stalle non l’aveva più visto, forse era meglio così, si disse, ma prima o poi avrebbe dovuto affrontarlo.
“L’ho lasciato con Aäron” il cugino prese la mano di lei e si allontanarono dal centro della sala “Oh sono laggiù insieme a Kath” continuò. Sophie alzò lo sguardo giusto in tempo per incontrare gli occhi verdi e il sorriso curvo di Aäron, rispose al sorriso e si affrettò a raggiungerli.
“Sophie! Ti presento l’ospite d’onore che ci farà compagnia per queste settimane, il principe Thomas” disse il giovane comandante indicando il giovane ragazzo al suo fianco.
La ragazza rimase di nuovo, disorientata dalla bellezza di quella creatura: i capelli dorati, gli occhi cristallini, la robustezza delle spalle e il suo sorriso.
Un pensiero continuava a martellarle nella mente, dove l’aveva già visto? Era strano come delle immagini veloci e confuse le apparissero alla mente senza alcun significato logico. Boschi, grandi alberi verdi, e quel sorriso.
“Principessa Sophie è un onore fare la vostra conoscenza” disse prendendo la mano della ragazza e lasciandoci un bacio leggero e guardandola dritta negli occhi come per aggiungere altre parole che non poteva dire, alludendo all’incontro nelle stalle.
Sophie sorrise “Il piacere è tutto mio principe Thomas, ditemi è tutto di vostro gradimento alla corte Olandese?”
“Sì grazie, soprattutto per i dolci canti che nel pomeriggio riempiono l’aria” commentò non spostando neanche per un secondo gli occhi da lei.
Sophie avvampò e sorrise imbarazzata. Poi Aäron li interruppe.
“Sophie mi concedi il prossimo ballo?”
“Con piacere” rispose la ragazza quasi sollevata. L’amico la condusse verso il centro della sala e per tutto il tragitto ella si sentì lo sguardo curioso e cristallino del principe addosso.
La mano di Aäron si alzò a livello della spalla aspettando quella di Sophie che arrivò subito dopo, poi cominciarono a camminare in cerchio a ritmo di musica.
“Ti vedo turbata” disse l’amico inclinando la testa.
“Turbata?”
“Devi ancora parlare con tua madre non è così?”
“Sì! Mi guarda come se fossi una criminale, avrà in serbo qualcosa di orribile da rifilarmi”
“La regina Rose non è così cattiva e lo sai anche tu!” rispose lui, spostando la mano verso l’avambraccio, come stava facendo lei.
“Non capisco perché non dovrebbe farmi uscire dal castello” disse lei guardando in direzione dei genitori, che allegramente danzavano insieme agli altri.
Aäron si mise davanti a Sophie la quale alzò lo sguardo e vide l’amico sorridente.
“Magari domani riesco a convincerla che con me non correresti alcun pericolo” disse poi guardando la principessa negli occhi.
“Ci ho provato, ma non hanno risposto”
“Davvero? Hai chiesto se ti accompagnavo?” chiese lui sorpreso.
“Cosa ti meraviglia di questa mia affermazione?” domandò lei.
“Nulla..” iniziò, i loro fianchi si avvicinarono per poi allontanarsi di nuovo, infine Aäron le prese la mano che segnava la conclusione del ballo “Non ho avuto modo di dirtelo prima, ma questa sera sei veramente incantevole Sophie” entrambi fecero un breve inchino. Nell’udire quelle parole Sophie lo guardò consapevole di avere le guance arrossate.
Lui le baciò la mano, delicatamente, come aveva fatto il giorno al laghetto.
“Buona notte” disse poi prima andarsene, lasciando la principessa con il cuore che le martellava in gola.
 
****
 
Sophie si svegliò urlando, si guardò intorno pensando di trovare demoni oscuri, invece trovò tutto come l’aveva lasciato la sera prima. Respirava velocemente ed affannosamente. Aveva avuto un incubo. Non ricordava nulla.
Era nella sua camera da letto al sicuro.
Bussarono alla porta e senza darle il tempo di rispondere un uomo entrò nella sua stanza preoccupato.
“State bene? Vi è successo qualcosa?” era Thomas, con addosso dei pantaloni neri sbottonati e una camicia messa storta, era chiaro che si era vestito frettolosamente. Erano passati tre giorni dal ballo e non aveva più avuto modo di parlare né con il principe né con Aäron.
“So-solo un incubo, non vi preoccupate principe Thomas” Sophie aveva tentato di mantenere un tono fermo e deciso, ma tremava ancora e sudava freddo.
Thomas guardò fuori dalla porta per poi chiuderla “Sembra che nessuno, a parte me, vi abbia sentito” poi si avvicinò verso il letto e la ragazza istintivamente indietreggiò con la schiena.
“Non vi preoccupate, non vi farò del male, vorrei solo aiutarvi” disse sorridendo.
Sophie tremava ancora e osservava il ragazzo armeggiare con una candela, prese un candelabro dalla toeletta e accese tutte i ceri, poi si avvicinò a Sophie.
“Ho spesso gli incubi, quindi so come vi sentite” disse appoggiando il candelabro sul comodino accanto al letto.
“Davvero? E’ la prima volta da molto tempo per me..”
“Posso?” chiese Thomas indicando il letto. Sophie sorrise e annuì, lui si sedette le si avvicinò e la avvolse con una coperta poi si spostò verso il fondo del letto.
“Grazie” disse la principessa  avvicinandosi al calore delle candele.
Ci fu un lungo silenzio e Sophie guardò le pesanti tende che ostacolavano alla luce dell’alba di entrare nella stanza.
“Sapete la prima volta che vi ho vista nelle stalle ho pensato che voi foste, beh non la principessa d’Olanda” disse Thomas ridendo piano, Sophie sorrise.
“Non sono una principessa molto tradizionalista”
“Oh questo l’avevo capito, soprattutto dopo che non vi eravate presentata al nostro arrivo”
“Avevo un compito da svolgere..”
“Spazzolare un cavallo?” chiese il principe.
“No. Non credo che siate capace di capire la mia situazione Principe Thomas” rispose Sophie in tono duro.
“Non era mia intenzione offendervi, ero solo curioso”
“Certo, scusate”
“Sapete cavalcare quindi?” chiese curvando le labbra rosee i un sorriso.
“Sì è una cosa che mi viene molto bene” disse piano Sophie.
“Allora dovrete accompagnarmi per forza per le praterie, non ho mai visto una donna, per lo più una principessa, cavalcare..” Sophie per tutta risposta scoppiò in una calorosa risata, non si spiegava come un principe non avesse mai visto una donna cavalcare. Intanto sul volto di Thomas si era formata un’espressione piacevolmente stupita.
“Cosa..?” cominciò a chiedere notando la reazione del ragazzo, ma il principe la interruppe.
“Avete una risata e un sorriso splenditi, principessa, sin dalle prime ore del giorno”  le guance della ragazza si colorarono leggermente e improvvisamente non tremò più.
Si perse nell’azzurro cristallino degli occhi di Thomas, per quanto fosse strana la situazione era piacevole passare del tempo con lui. Sophie era affascinata dal principe.
“E’ meglio che torni nella mia stanza, non vorrei rovinarvi la reputazione se per caso mi trovassero qui, vi rivedrò oggi?” chiese alzandosi dal letto.
“Certamente ai pasti sicuramente..” disse Sophie, il principe sorrise.
“Speravo in una passeggiata, magari potete mostrarmi i giardini”
“Certamente..” rispose Sophie dopo qualche secondo di attesa. Thomas ampliò il suo sorriso e uscì dalla camera.
La ragazza si sdraiò e guardò il soffitto. Forse quel giorno lontana dalla scogliera e dai suoi posti sperduti non sarebbe stato così male.

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Capitolo 5
*** He didn't know ***


Salve fiorellini di EFP.
Sono tornata con un altro capitolo (non mi entusasma molto, ed è anche corto, ma sopravviverete).
Voglio ringraziare ancora molto quelli che leggono la mia storia, quelli che la seguono e quelli che la recensiscono.
Ho apprezzato davvero molto che a qualcuno piaccia il personaggio di Sophie e sto saltellando al pensiero che la mia storia non sia risultata banale.
Vorrei solo avvertirvi o consigliarvi di non dare per scontato il finale (ho una mente contorta e malvagia).
Detto questo, buona lettura
EllY**
QUATTRO
 
 
Il sole splendeva fra gli alberi mentre Thomas e Sophie passeggiavano l’uno accanto all’altra. Il principe era completamente e sinceramente incantato dall’intelligenza e dalla bellezza di lei, non aveva mai conosciuto una donna così e questo lo sorprese, ma al tempo stesso lo turbò.
“Parlatemi del luogo dove avete vissuto..” lo incitò Sophie allegra.
“I pettegolezzi di corte non son...”
“No no, io voglio sapere di Parigi, della città!” lo interruppe lei, Thomas le sorrise e si prese il tempo per formulare una riposta degna della sua curiosità.
Parigi era una città bellissima, anche se non aveva avuto il piacere di passarci molto tempo durante la sua vita, per colpa dei suoi impegni e dei suoi guai. Era sempre stato troppo occupato a corteggiare ed a usare le donne di facili costumi per accorgersi della bellezza di ciò che lo circondava.
“Le mie parole sarebbero troppo mediocri per descriverne la bellezza..” rispose infine.
“Immagino sia meravigliosa allora, i libri che ho letto la descrivono come una città magica, potete darmi la conferma di questo?” chiese lei con gli occhi illuminati dalla curiosità.
Thomas rise.
“Sì, ve lo garantisco. Un giorno vi ci porto, se vorrete..” provò a dire il principe fermandosi sotto l’ombra di meravigliosi alberi in fiore.
“Ne sarò onorata, ma sappiamo entrambi come questo non potrà essere possibile” disse Sophie sorridendo con una nota di tristezza.
Thomas l’aveva davanti, i capelli ramati erano raccolti in una acconciatura morbida che mostrava le scapole nude. Una tiara dorata accompagnava l’abito color panna che portava con un nastro alla vita bordeaux legato in un fiocco sul retro.
Era vero, sarebbe risultata una cosa complicata, per cominciare non sapeva quando avrebbe fatto ritorno in Francia.
“Sì avete ragione, ma nessuno ci impedisce di viaggiare con la mente, anche se una donna non dovrebbe esserne capace” puntualizzò Thomas. Sophie scoppiò in una risata, meravigliosa alle orecchie del principe.
“Certo nella vostra corte forse, io ho accesso illimitato alla biblioteca e scommetto che vuoi sapete la metà delle cose che so io” disse riprendendo a camminare facendo ciondolare le braccia attorno al busto. Il principe rimase a guardarla per un po’.
“Oh lo immagino, sono ignorante in molti campi, magari potete insegnarmi qualcosa..” sapeva che stava intraprendendo una brutta strada, ma era così bella che non voleva farsela sfuggire e non voleva nemmeno rovinare tutto, come aveva fatto fino a quel momento. Gli avvertimenti di Stephen gli ronzarono improvvisamente nelle orecchie, come una cicala fastidiosa che non smette di cantare. Lei era la futura regina d’Olanda e ciò voleva dire che Thomas avrebbe dovuto essere delicato e cortese. Una regina tradita, delusa e arrabbiata non sarebbe stato un buon affare.
La ragazza sì fermò e si rivolse al principe voltando leggermente la testa, le sue guance avevano preso un leggero colorito rosato insieme ad una dolce fossetta. Il ragazzo strinse le mani in pugno per rimanere fermo dov’era e non combinare pasticci, per non ampliare il suo desiderio di prenderle il volto fra le mani.
“Potrei, cosa volete sapere?” rispose.
Il principe le si avvicinò lentamente con il sorriso in volto.
“Vorrei sapere di più sui fiori, magari quelli che caratterizzano questo Paese, sembra che ce ne siano di più che in Francia” disse arrivando a un passo dalla ragazza, che finalmente si girò mostrando quei meravigliosi occhi nocciola.
“Vi sbagliate, la Francia possiede meravigliose distese di fiori, per esempio quelle di Lavanda nella Provenza” rispose.
Thomas stava per rispondere quando un rumore fortissimo proveniente dal castello li fece voltare entrambi. Il volto di Sophie fu subito mascherato dal terrore, ma anche da determinazione.
In un batter d’occhio la principessa era già a molti metri dal principe per correre al castello. Thomas nascose un sorriso, non capiva come una principessa potesse correre così velocemente e semplicemente, di solito le donne nel farlo erano sgraziate e goffe, ma Sophie sembrava quasi abituata. Provò comunque a chiamarla per farla rallentare e per calmarla, d'altronde non erano rumori di cannoni.
Arrivarono all’entrata, ai cancelli in ferro o a quel che rimaneva di loro. Infatti erano stati buttati giù, ma non si trattava di un invasione, come già sapeva il principe, ma era comunque una cosa strana e i sovrani stavano guardando la scena soddisfatti. Thomas notò due porte in legno decorate poco lontane dall’entrata e allora capì che volevano sostituire i cancelli. Si girò verso la principessa per riprendere la conversazione, ma Sophie era scioccata da quello che stava accadendo, stava per avere una crisi di pianto, Thomas ne era certo.
“Principessa state bene?” ella lo guardò per qualche istante.
“Sì, ora scusatemi devo..devo andare”disse con voce tremante. Si avviò verso i sovrani con passo deciso. Il principe rimase a guardare la scena.
Sophie cominciò ad urlare contro il re e la regina, i quali impassibili la zittirono. Lei continuò a dar libero sfogo alla rabbia colpevolizzandoli di averle tolto la libertà.
Una folla di curiosi si avvicinò a Thomas e sentì la mano di Steph sulla spalla.
“Che succede?” chiese, ma il principe non rispose e continuò a guardare per cercare di capire cosa stesse dicendo Sophie.
La regina Rose sembrò accorgersi dei nobili che tentavano di origliare e all’improvviso arrivò Aäron, che insieme ad altre guardie portò la principessa nel castello.
“Oh povera cara” commentò Kath mettendosi una mano sulla bocca.
“Perché è circondata dalle guardie?” domandò il principe.
“Sophie è troppo ribelle, per questo stanno cambiando i cancelli, così le sue fughe saranno più difficili” rispose Floran “E credo sia un ottima idea, una futura regina non dovrebbe avere capricci simili” aggiunse altezzosa. Il principe non ci vide più.
“I vostri sono capricci, i suoi sono desideri!” ringhiò Thomas alla donna mediocre che aveva davanti.
“Thomas!” lo rimproverò Steph, ma ormai il principe era distante diretto il più possibile lontano da altri esseri umani.

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Capitolo 6
*** It's a confusing situation ***


SONO IN TREMENDO RITARDO. 
Scusatemi fiorellini miei, ma la fine della scuola e il computer che si rompe mi hanno impedito di proseguire.
Ma ora eccolo qui.
Allora facciamo un piccolo riassunto dell'ultimo capitolo: Thomas e Sophie stavano passeggiando e chiacchierando tranquillamente nei giardini quando un rumore gli ha distratti. I sovrano hanno sostituito i cancelli e ha Sophie le è stata tolta la libertà.
Spero gradiate questo nuovo pezzo di storia.
Ringrazio i nuovi  fiorellini che recensiscono la storia, siete dolcissimi. Ovviamente rignrazio anche chi segue e chi legge soltanto la mia storia.
(Un giorno vi dirò cosa ascolto mentre scrivo se vorrete).
Un bacio, e buon'inizio di vacanze.
EllY**
CINQUE
 

Sophie si sedette sulla morbida poltrona della biblioteca, furiosa, mentre Aäron chiudeva le porte. I rumori da fuori non cessavano così come nell’animo della ragazza non smetteva di crescere la disperazione. Aveva perso la sua libertà.
“Sophie io..”
“No Aäron! Non voglio ascoltare nessuna scusa che difenda i miei genitori!” rispose la principessa cercando mi mantenere un tono duro, quando in realtà stava crollando a pezzi.
“Non li difenderò, non era mia intenzione, voglio solo starti vicino per quanto mi sia possibile” i loro occhi si incontrarono e Sophie vide come l’amico fosse veramente dispiaciuto tantoché si sedette a fianco a lei.
“Non dovrei sedermi, sono il capo delle guardie per Dio” pensò ad alta voce passandosi una mano fra i folti capelli neri.
“Te lo avrei ordinato se no, sembri così esausto..” rispose ella guardando attentamente Aäron. Aveva le palpebre pesanti e due macchie scure sotto gli occhi, per non parlare del nero dei suoi capelli che sembrava meno vivo del solito. Un altro tipo di preoccupazione si insinuò in lei.
“Aäron non starai male vero? O per tutti i Borboni sei accaldato” disse allarmata passando una mano sul viso dell’amico.
“Sophie sto bene sono solo accaldato e molto stanco, ho avuto molto da fare in questi giorni e credo di aver dormito poco” il sorriso del ragazzo placò la leggera ansia che stava crescendo nella principessa.
“Come mai sei così impegnato?”
“C’è il figlio del re di Francia nel castello, oltre alla sicurezza dei reali d’Olanda devo badare anche a lui, per non parlare dei tuoi cugini e zii”
“Sono così mortificata Aäron, immagino che anche io sia un peso per te” incominciò a dire Sophie. Aäron si lasciò andare allo schienale e rise debolmente non smettendo di guardare l’amica. “Dio solo sa cosa tu stia pensando di me! Una ragazzina viziata ed egoista magari, che sciocca che sono. Non avevo idea di come il tuo compito sia stressante, oh povero amico mio” concluse prendendo le mani al ragazzo, che non smise di ridere.
“Sophie cara, sei la più asfissiante principessa di tutto il continente, ma sei anche una delle persone a cui tengo di più, e non mi sognerei mai di definirti egoista, non dopo aver scoperto dove ti rechi il giovedì”
L’espressione di Sophie cambiò diventando seria.
“Mi hai seguita?” chiese fredda.
“Mi rammarico molto di non avertelo detto prima” rispose Aäron sedendosi composto e avvicinandosi alla ragazza.
Era una sua abitudine, da parecchi mesi ormai, recarsi il giovedì nel villaggio più vicino alla reggia. Tutto è cominciato grazie ad Achille che aveva cambiato strada disubbidendo alla padrona in un brutto giorno di pioggia violenta, ella si ritrovò in mezzo alla comune gente che la accolse come una forestiera borghese. Quel giorno vide come il popolo con poco potesse dare tanto. Le diedero asilo, per poche ore, in una locanda al caldo oltre che averle offerto dei capi asciutti, mettendo i suoi vicino al fuoco.
Sophie rimase così impressionata dalla bontà dei civili che quel giorno li lasciò con una promessa: “tornerò ogni giovedì a farvi visita e a rifornirvi di ciò che avete bisogno”.
E così fece non mancando mai ad un appuntamento, portava stoffe per cucire abiti insegnando i metodi appresi, portava pane ai più bisognosi e faceva giocare i bambini con Achille. Ogni volta tornava a casa più serena e appagata, loro le davano sorrisi e ringraziamenti e ciò le sarebbe sempre bastato.
“Loro non sanno chi sono veramente Aäron, non corro nessun rischio, non negarmi la possibilità di renderli felici” lo supplicò Sophie alzandosi in piedi davanti al capitano.
“Non lo avrei mai fatto, anzi al contrario vorrei dare una mano anche io, posso unirmi?” sul volto di Sophie si aprì un meraviglioso sorriso, la gentilezza di Aäron le scaldò il cuore.
“Ne sarò onorata, ma dovrai privarti della divisa, non vorrei spaventarli” l’amico si alzò avvicinandosi a lei, la guardò negli occhi e le sorrise annuendo.
La principessa notò come gli occhi di Aäron fossero rimasti così vivi, nonostante la stanchezza, erano belli e famigliari. Guardare quel verde la faceva calmare e ogni preoccupazione che l’assillava non aveva più importanza, non esisteva più. C’era Aäron con lei e sarebbe andato tutto bene, sarebbe stata al sicuro.
L’amico le accarezzò la guancia con il dorso della mano provocandole un piccolo brivido. Sophie trattenne il respiro, il cuore cominciò a batterle forte, come se volesse sfuggire alla presa stretta del corsetto.
“Sai di essere molto importante per me, vero?” chiese Aäron improvvisamente, la principessa non riuscì a rispondere, le mancava la voce. Annuì, voleva dire all’amico di come la sua esistenza la confortasse e la facesse sentire bene, ma non ce la fece.
Lui le baciò il dorso della mano e le guance della principessa presero colore.
“Non voglio che ti affatichi troppo” disse riprendendo fiato Sophie.
“Non preoccuparti, i miei compiti non devono pesare sulla tua vita, sei la principessa d’Olanda ed è giusto che tu sia viziata ed egoista, ma non lo sei, non lo sei mai stata” Aäron disse quelle parole con una tale delicatezza da far sorridere persino il cuore di Sophie.
“Non sono una normale principessa, questo lo so, e non voglio neanche esserlo se ciò significa abbandonare Achille, dire addio alle escursioni, ma soprattutto non avere te che mi sostieni, nonostante il mio caratteraccio poco aggraziato, e che tieni a me anche se ti riduco in queste condizioni” il sorriso di Aäron fece aumentare il battito cardiaco alla ragazza. L’amico si passò una mano nei bellissimi capelli neri, per scostarli dalla fronte per poi avvicinarsi di più alla principessa.
Lei non si spostò, la sua mente le ripeteva che era tutto sbagliato, ma il suo cuore non vedeva l’ora di essere sopraffatta dal profumo di pulito dell’amico, di essere avvolta fra le sue braccia. Ma furono tutte speranze che rimasero sospese in aria perché dei passi veloci che stavano arrivando li fecero dividere e allontanare.
“HAI SUPERATO IL LIMITE!” urlò la regina entrando furiosa nella stanza seguita da delle guardie e ovviamente dal re.
Sophie non si mosse e rimase in silenzio, sapeva che non era possibile parlare razionalmente con la madre quando era in quelle condizioni.
“Davanti alla corte! Per Giove DAVANTI A TUTTA LA CORTE mi hai umiliata! Signorina, hai superato il limite. D’ora in avanti non uscirai mai più da quei cancelli! Anzi non uscirai più dalle tue stanze!” era rossa in viso e arrabbiata come non mai.
Rose rimase a guardare la figlia con due occhi minacciosi poi si rivolse ad Aäron, tentando di mantenere un tono tranquillo, che risultò freddo e distaccato.
“Sei convocato nella sala del trono con gli ufficiali ora, è importante” detto questo se ne andò conservando, seppur fosse fuori di sé, un andamento regale.
Il re rimase nella sala, si rivolse alle guardie e fece loro cenno di lasciarli soli.
“Sophie sai come Rose sia irrazionale quando perde il controllo” disse calmo verso la figlia quando le porte della biblioteca vennero chiuse lasciando il sovrano, Sophie e Aäron nella sala.
“E non dovrai rimanere chiusa nelle tue stanze, ma sappi che la tua “libertà”, come la nomini tu, non sarà come prima. Per uscire dovrai chiedere il permesso e sarai scortata sempre da Aäron”.
Per Sophie fu un brutto colpo, ma pensò che poteva andarle peggio, Aäron non era affatto una brutta compagnia, quindi annuì.
“Sì padre” disse chinando la testa.
“Bene, Aäron seguitemi, ci attende un lungo pomeriggio”
Re Guglielmo uscì, l’amico baciò frettolosamente e inaspettatamente la mano di Sophie poi le sussurrò qualcosa all’orecchio “Questa sera alle stalle, ti aspetto” , poi uscì di corsa lasciando la povera principessa colma di domande e speranze.
 
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Quando Sophie andò a cenare, fu sorpresa nel trovare la stanza così vuota. Mancavano i sovrani, alcuni conti importanti, ma soprattutto mancava la causa del suo continuo sorridere, Aäron.
Si sedette al suo posto e ignorò tutti gli sguardi curiosi delle ricche contesse presuntuose, quella sera i loro occhietti sudici erano più insistenti del solito però.
In pochi minuti fu raggiunta da Katy, Steph e infine Thomas, il quale sembrava molto preoccupato.
“Principessa state bene?” chiese il principe sedendosi di fronte alla ragazza.
“Sì grazie, principe Thomas” rispose sorridente, poi vedendo lo sguardo serio di lui si ricordò improvvisamente di come l’avesse lasciato da solo nel giardino e di come lui deve aver assistito alla sua scenata. Le guance le si arrossarono leggermente, quei due bellissimi occhi azzurri la stavano guardando e lei non aveva una risposta degna della curiosità del principe.
“Sophie cara, dove sono i tuoi genitori?” chiese Steph rompendo il silenzio.
“Sala del Trono, sembra che sia accaduto qualcosa” rispose pacata, in realtà si stava chiedendo come mai si fossero radunati tutti, con così poco preavviso. Un nemico che minacciava i confini forse?.
Il resto della cena fu abbastanza silenzioso, gli unici a parlare furono Steph e Katy, Thomas non smetteva di guardare la principessa, ma ella era persa nei suoi pensieri e non se ne accorse.
Pensava ad Aäron, a come la guardava ultimamente, a come le baciava la mano. Una terribile morsa le strinse lo stomaco , facendole passare la fame e un orribile pensiero la rattristò improvvisamente, non poteva, il suo destino glielo impediva. Era così affascinante, però, così gentile e premuroso, era suo e non poteva lasciarlo andare fra le grinfie di nobili fanciulle.
Sì alzò improvvisamente, non aveva alcun senso rimanere in quella sala.
“Scusatemi, sono molto stanca, mi reco nelle mie stanze, buon dessert” annunciò prima di dirigersi verso l’uscita.
Era ai piedi della elegante scalinata principale del castello quando sentì chiamare il suo nome, si girò e Thomas era lì a qualche scalino di distanza, sembrava un raggio di sole da quanto la sua bellezza splendeva.
“Mi dispiace disturbarvi più del dovuto principessa, ma non ero sicuro che steste bene” disse velocemente. Sophie che aveva le mani conserte all’altezza della vita, strinse le labbra morbide e rosee. “Vi assicuro che sto bene principe Thomas, sono solo molto stanca” sorrise educatamente e Thomas sembrò convincersene e si girò per tornare dai cugini di Sophie quando ella lo fermò.
“Aspettate … mi rincresce avervi lasciato oggi pomeriggio, ma sono stata trattenuta”
“Sì mi hanno avvertito, non preoccupatevi. Sono ansioso di visitare la biblioteca un pomeriggio, potreste accompagnarmi..” rispose Thomas sorridendo.
“Sì volentieri” disse Sophie sovrappensiero, in realtà voleva solo recarsi nelle sue stanze ad aspettare il calare della notte.
Thomas, al contrario sembrava intenzionato a trattenerla, ella cominciò ad innervosirsi, fece un veloce inchino e comincio a risalire.
“Me lo promettete?” chiese Thomas.
“Sì, ve lo prometto principe” rispose la ragazza senza voltarsi.
Appena entrò nella sua stanza si maledì per il comportamento che aveva usato con il principe, non era da lei. Si sedette accanto alla finestra e guardò fuori.
Davanti a lei si distendeva la grande ed elegante entrata al castello, i tulipani colorati accanto alla ghiaia, gli alberi verdi che delineavano i confini, ma poi se si guardava attentamente, cosa che Sophie faceva spesso, si poteva scorgere le vaste distese di fiori che amava attraversare insieme ad Achille, oppure il bosco che indicava la poca distanza dalla scogliera.
Le mancava la scogliera. Le mancava il vento frizzante che muoveva la folta criniera nera di Achille, il rumore delle onde che si rompevano contro gli scogli, l’odore particolare del mare. Riaprì gli occhi e si rattristò quando si accorse che era stato tutto frutto della sua immaginazione, ma sorrise lo stesso perché pensò che la prossima volta che sarebbe andata alla scogliera sarebbe stato con Aäron.
Le ore passarono velocemente e la principessa, con il cuore che le martellava in gola, si diresse alle stalle, stando attenta a non farsi né sentire né vedere. Aveva indossato il mantello bordeaux sopra l’abito crema che portava da quella mattina, lo chignon morbido non era resistito e la ragazza preferì sciogliere i capelli, poco prima di entrare nella stalla.
Era agitata e felice, ma un tremendo senso di colpa non la lasciava in pace, il pensiero del suo destino non la lasciava in pace. Principi, grandi proprietari terrieri, ecco a chi doveva pensare, ma niente il suo cuore la indirizzava all’amico che molti anni prima aveva conosciuto nel giardino dei tulipani, allora era un bambino timido e impacciato, ora..oh, pensò la principessa, ora era il più affascinante degli uomini.
Quando arrivò nel luogo stabilito non c’era nessuno, solo i cavalli e le attrezzature. Si abbassò il cappuccio del mantello e si guardò bene in torno, ma l’amico non c’era.
Andò pensierosa dal Achille il quale appena la sentì cominciò ad alzate e abbassare la testa essendo felice di vederla. Ella entrò nel suo box e cominciò a coccolarlo e a cantargli una dolce ninnananna, il cavallo si fece cullare da quella voce soave tantoché non si accorse nemmeno lui della persona che stava entrando nella stalla.
Sophie si voltò di scatto sentendo dei passi  “Aäron sei tu?”.

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Capitolo 7
*** Just love me ***


Eccomi qui con un nuovo capitolo appena sfornato fiorellini cari.
Qui verranno fuori parecchi sentimenti repressi. Siate clementi con me per la lunghezza di questo capitolo, nel senso che è molto corto, ma credo sia parecchio intenso.
Ora vi lascio alla lettura e spero recensiate con i vostri pensieri, mi piace leggere i vostri commenti alla storia.
A presto, 
EllY_

PS: per chi fosse curioso, vi condivido il link della canzone che ho ascoltato maggiormente nella stesura di questo capitolo (https://www.youtube.com/watch?v=YYc9NPiVw7c)
SEI
 
Sophie si voltò di scatto sentendo dei passi  “Aäron sei tu?” chiese.
“Non volevo interrompere la tua dolce ninnananna” rispose l’amico entrando nel campo visivo della ragazza. Le guance di lei si colorarono leggermente a quel commento, ma non fu nulla in confronto al suo battito cardiaco che aumentò solo nel vederlo.
Non indossava alcuna divisa, solo una camicia pesante blu notte e un mantello marrone, che portava solo su una spalla. I suoi occhi di un verde intenso erano fissi in quelli nocciola di lei, più Sophie lo guardava e più notava quanta stanchezza l’amico stesse accumulando.
“Aäron, sembri distrutto, più di questo pomeriggio” affermò avvicinandosi a lui e accarezzandogli il viso pallido.
“Oh mia cara Sophie, ora che sono qui la stanchezza non mi angoscia” rispose con la massima sincerità. Ella teneva ancora la mano sulla guancia morbida di Aäron lui gliela prese e la baciò senza toglierle gli occhi di dosso.
“Di cosa avete discusso per tutto questo tempo?” chiese improvvisamente lei indietreggiando, per non prendere una strada da cui non sarebbe mai stata in grado di uscire: innamorarsi di Aäron.
Lui parve un po’ sorpreso dalla reazione della principessa, ma non lo diede a vedere molto anche se il tono della sua voce si fece più serio.
“Un nemico, ha distrutto le nostre navi che venivano dall’Inghilterra, non sappiamo ancora chi sia, si pensa a dei pirati, ma tuo padre crede che ci sia qualcosa di più grosso sotto..”
“I Borboni?”
“I Borboni” confermò Aäron guardando fuori da una finestrella il cielo stellato.
“Oh poveri noi, ancora, cosa faremo? ” pensò Sophie ad alta voce portandosi una mano al viso.
“No Sophie, tu non centri, ne sei fuori non ti metteremo in pericolo” disse deciso l’amico avvicinandosi alla principessa.
“Ma è anche il mio popolo, solo che i miei genitori non l’hanno ancora compreso appieno! Mi preoccupo Aäron, mi preoccupo per l’Olanda” dichiarò lei in tono deciso.
Aäron sorrise “ Che cuore grande che hai” disse piano.
“E allora fatemi partecipare alle riunioni, voglio dare una mano”
L’amico le prese le mani e se le porto al petto, questo li fece avvicinare più di quanto Sophie si aspettasse. “Sophie è già stato deciso cosa fare e non credo tu sia pronta di sapere..”
“E questo come lo sai?” lo interruppe lei sussurrandogli le parole tristemente.
“Lo so perché ti conosco, so che tu provi sentimenti che sopprimi per non deludere le persone che ti sono care” la ragazza distolse lo sguardo con gli occhi che le luccicavano per colpa delle lacrime che minacciavano di uscire.
“Va tutto bene, non devi vergognartene.. io so che ci tieni al giudizio dei tuoi genitori e..”
La ragazza lo interruppe di nuovo con la voce rotta.
“Tu non conosci ciò che mi tormenta”
“ E allora fammelo comprendere, così posso aiutarti” il ragazzo aveva uno sguardo pieno di compassione. Lei era nel pieno di una tempesta di sentimenti, si odiava per l’assenza di fermezza, si odiava per essersi fatta sfuggire una lacrima che le stava rigando il volto, si odiava perché era debole.
“Non posso, ti rovinerebbe”ammise poi guardandolo negli occhi.
All’inizio Aäron si sorprese di quelle parole, poi sorrise e sciolse una mano dalla presa con quella di Sophie per asciugarle una guancia.
“Oh Sophie mi sono rovinato da solo molto tempo fa” sussurrò tristemente.
La ragazza rimase immobile al tocco dell’amico, delicato e dolce. Non sapeva cosa fare, la tempesta continuava dentro di lei, ma ora non si odiava più, no..ora in gioco cerano i sentimenti che provava per Aäron e che non riusciva a decifrare.
“Così è peggio, per te voglio il meglio, ma tu ti ostini, sei così testardo!” annunciò lei sciogliendosi dalla presa di lui, allontanandosi e dandogli le spalle. “Non puoi farti questo, ma soprattutto non puoi farlo a me” sussurrò ormai sull’orlo del pianto.
“Perché ora sei triste?” chiese lui serio.
Ella si girò di scatto “ Perché ho paura Aäron, ho paura di intraprendere un cammino di non ritorno, ma..” si bloccò insicura se dirlo “..ma lo vorrei tanto, perché provo dei sentimenti per te che non sono in grado di comprendere”.
Aäron era immobile di fronte a lei la guardava, la studiava, per capire se dicesse il vero. Poi la sua espressione diventò decisa e seria.
“Spero mi perdonerai per quel che sto per fare” disse prima di fare due grandi falcate per raggiungerla e per prenderle il viso fra le mani. Non le diede il tempo di muoversi, di ribattere o di prendere fiato, la baciò, appoggiò le sue labbra morbide e rosee su quelle di Sophie.
La ragazza chiuse gli occhi e le lacrime scesero, era tutto sbagliato, ma non ci poteva fare niente, senza rendersene conto aveva intrapreso quel cammino che temeva tanto.
Aäron con quel bacio delicato e pieno di amore la rassicurò, le dimostrò come per tutto questo tempo lui avesse tenuto a lei. E in lei la tempesta si placò, si fece cullare da quei sentimenti, si lasciò amare da Aäron.
“Spero di non essere stato troppo impulsivo, ma non riuscivo a vederti così e poi questo pensiero mi tormentava da anni” disse sorridente senza essersi allontanato dal volto della ragazza. “Ma credo..” cominciò a dire lei, ma le labbra di Aäron la zittirono e lei non poté che perdersi in quei tenui movimenti di labbra.
“Non ti permetterò di avere dubbi, ti ho dato certezze e te ne darò anche in futuro, perché non posso continuare a vivere senza di te Sophie, mi hai insegnato ad amare qualcuno più di me stesso, mi hai insegnato ad avere un cuore grande quasi quanto il tuo e ora ho intenzione di ripagarti. Ti sto dando il mio cuore Sophie, il mio amore” concluse lui.
Le sue parole colpirono nel segno, Sophie voleva prendere quell’amore che le veniva offerto e cullarlo, proteggerlo contro ogni ostacolo. Ma il fato aveva in serbo una realtà diversa per loro, e lei lo sapeva, lo sapeva dalla sua nascita.
“Io vorrei darti il mio, ma sappiamo entrambi che questo non può accadere, sappiamo cosa mi aspetta, io sono destinata a vivere una vita senza amore Aäron, per quanto in questo momento ne sia piena” anche le parole di Sophie colpirono ne segno, il ragazzo rimase in silenzio, ma non provò minimamente a separarsi da lei.
“Ho la soluzione, speravo non di non comunicartelo in questo incontro, ma date le circostanze..” cominciò a dire Aäron “ Dopodomani dovrò partire per ordine del re, andrò in Spagna dai Borboni a..”
“..no..” sussurrò Sophie “..non ti lascerò morire..”
“..a dichiarare guerra” finì di dire lui prendendo le mani di Sophie e stringendole forte “ Se vinciamo, avrò dei titoli, titoli molto importanti, diventerò più ricco della regina Elisabetta I, insomma Sophie il nostro amore potrà avere una speranza” dichiarò allegro lui.
“ Ma se non vinciamo? Se tu..se tu perdi la vita io cosa farò?”
“Combatterò per te, non è abbastanza?”
“No, questo non mi assicura che tu tornerai, che tornerai da me”
“Ti prego di avere fiducia nelle mie capacità, solo questo ti chiedo”
Sophie sospirò, erano successe così tante cose quel giorno che solo ora cominciò a rendersene conto. E ora voleva solo andare nelle sue stanze e stare da sola.
“Così sia allora, non posso andare contro il volere del re, ma sia chiaro che se non ti rivedrò mai più, ti odierò fino alla fine dei tempi”
Aäron scoppiò a ridere, gli poteva bastare per ora. Le baciò la fronte e lei si abbandonò nell’abbraccio che le diede dopo, appoggiò il suo viso nel petto muscoloso e caldo del ragazzo e chiuse gli occhi. Rimasero così per quelle che parvero ore, in silenzio ascoltando i rumori della notte.
“Mi accompagni nelle mie stanze?” chiese improvvisamente lei, lui le sorrise e silenziosamente uscirono dalla stalla.
Quando ella si sdraiò a letto, dopo che Aäron le aveva lasciato un bacio sulle labbra per darle la buonanotte, ripensò a tutto quello che era accaduto.
Non aveva più la sua libertà.
Thomas insisteva nel passare del tempo con lei.
Ci sarebbe stata una guerra imminente.
Era passata da vedere Aäron come uno dei suoi più cari amici, ad esserne innamorata.
Come principessa ribelle era sicura che non sarebbe stata in grado di soddisfare i doveri dei sovrani.
Tutto questo la stava logorando, non riusciva più a sopprimere. Immerse il viso nel cuscino e cominciò a piangere silenziosamente, per quanto tutto fosse così complicato lei doveva apparire forte. Ma in quel momento da sola, poteva lasciarsi andare e sfogare tutto, buttarlo fuori in un pianto che durò finché non si addormentò.

 

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Capitolo 8
*** Aäron ***


Salve fiorellini  belli, sono tornata all'attacco!
Non saprei proprio come scusare il mio enorme ritardo, posso solo dire in mia difesa che amo stare in vacaza (come la maggior parte di voi no?).
Facciamo un mini riassunto del capitolo precedente: la nostra protagonista ha finalmente confessato i suoi sentimenti e per tutta risposta riceve un bacio dal nostro caro Aaron (non mi da la "A" con l'umlaut). Ma sorge un problema, la guerra, a cui il nostro capo delle guardie deve partecipare, come passeranno allora i due innamorati il loro ultimo giorno insieme?
Ho tentato di farmi perdonare allungando il più possibile il capitolo e vi avverto già che il prossimo non arriverà presto per colpa di impegni che ho preso.
Volevo ringraziare come sempre chi mi segue e recensisce, o che legge e basta la mia storia, lo apprezzo molto e questo mi fa andare avanti.
Ringrazio inoltre la mia Faiah che mi sopporta e mi consiglia (molto probabilmente è anche ignara di questa sua mini apparizione).
Che aggiungere? Buona lettura cari miei.
Un bacio, 
EllY**


 
SETTE
 
Quel giorno il sole splendeva più del solito, ma Sophie non sembrò curarsene molto, infatti ci mise più del solito a preparasi. Non volle nessun aiuto e cacciò le dame, voleva stare sola.
Era immobile davanti allo specchio da molto tempo, osservava i suoi capelli lunghi, ramati e lisci caderle delicatamente su una spalla, ma in realtà non li vedeva, era persa nei suoi pensieri. Il primo ed il più importante era di certo Aäron. Dopo tutte le dichiarazioni della sera prima ne era uscita innamorata, ma anche frastornata. Le sembrava di aver finalmente preso fra le mani qualcosa di importante, ma in pochi attimi diventava aria e non poteva più trattenerla nella sua presa. Aäron poteva essere suo, ma l’indomani sarebbe partito, con il padre, per una guerra.
Come poteva farcela? Se l’avesse perso..no. Non voleva pensarci e poi lei era Sophie D’Orange, una principessa forte, capace di combattere (letteralmente).
Finalmente si vide allo specchio e trovò una giovane donna, una futura regina, capace di tutto. Lei ce l’avrebbe fatta a superare tutto.
Doveva.
Cominciò a pettinarsi i capelli, delicatamente e molto lentamente. Si prese le ciocche che le coprivano spesso il viso e se le tirò indietro, come aveva imparato a fare, poi prese la sua corona e la mise, incastrandola bene, in modo che non le avrebbe dato problemi durante la giornata.
Qualcuno bussò alla porta mentre tirava le tende pesanti per far entrare meglio il sole nella stanza.
“Avanti..”
Con sua grande sorpresa, avvolta in un vestito bordeaux molto elegante, entrò sua madre ordinando alle sue dame di rimanere fuori dalla stanza.
“Buongiorno Sophie cara..” disse appena la porta fu chiusa dietro di lei.
“Buongiorno madre” rispose la principessa rimanendo accanto alla finestra.
Era dal giorno della sfuriata della regina che madre e figlia non parlavano o si rivolgevano sguardi. Vederla lì davanti a lei dopo il silenzio che c’era stato fra loro le fece pensare che sua madre ci teneva a lei e le voleva molto più bene di quel che dava a vedere.
“Siediti che ti sistemo la corona è un po’ storta” disse rivolgendole un sorriso caldo, da madre.
Sophie obbedì e tornò davanti a quello specchio, vedendo il riflesso - confuso per colpa della macchie- della madre. Sembrava che dal suo volto andasse tutto bene, ma la principessa vide le macchie sotto i suoi occhi blu, la donna era stanca e molto turbata. Forse è così che agiscono le regine, pensò Sophie, indossano una maschera, per la corte e per il popolo.
“Ho sentito che non hai voluto farti aiutare dalla dame, quindi ho pensato di farlo io” disse la madre dolcemente, senza un filo di rimprovero nel tono.
“Un pensiero dolce da parte vostra madre..” rispose la figlia giocherellando con la corona.
“Cosa ti turba cara?” chiese improvvisamente la regina.
Sophie la guardò attraverso lo specchio, a lungo. Poi si decise di raccontarle tutto, tralasciando i suoi sentimenti per Aäron, lei era sua madre, avrebbe capito.
“La guerra..”
“Immaginavo che Aäron te l’avesse detto” rispose in tono duro.
“Perché prendere questa decisione? Per aver saccheggiato delle navi li punite con la guerra? Punite tutti noi?” chiese Sophie tenendo lo sguardo sulla corona, sullo stemma di famiglia che splendeva al centro di essa, mentre le mani della madre si fermarono nell’intrecciare i suoi capelli per trovare una risposta adeguata.
“Sono domande molto sagge Sophie, ma devi sapere che ci sono altri motivi, motivi più oscuri macchiati di sangue che hanno portato a questa decisione, abbiamo passato molte ore a pensare se fosse la scelta giusta, ma cara la guerra non lo è mai. L’uomo è assetato di sangue e vendetta e questo dovrai sempre ricordartelo”
Rimasero in silenzio entrambe, Sophie pensò alle parole della madre che le rimasero ben incise nella mente e ricordarle le faceva venire i brividi, “assetato” era così crudele come verbo che non riusciva a capire perché la madre l’avesse usato, ma capì che come futura regina lo avrebbe sicuramente scoperto.
“Madre ho meditato molto su quello che sto per dirvi e vorrei che prendeste la mia idea in considerazione e la esaminaste a dovere”
“Ebbene sentiamo questa idea, cara”
“Ora che molti uomini partono per la guerra e io non sono più una bambina, mi chiedevo se potessi far parte del consiglio” la regina le infilò la corona nell’elaborata acconciatura che le raccoglieva i capelli lasciando qualche ciuffo libero e la guardò attraverso lo specchio.
“Principessa mia, credo che sia una splendida idea, mi servirà un carattere forte come il tuo per contrastare quei conti pavoni che mi ostacoleranno..”
Sophie sorrise per la prima volta in quella giornata, aveva un compito, aveva un incarico importante.
“Non vi deluderò madre”
“Ne sono certa” la regina le baciò la testa e se ne andò raccomandandole di passare nelle cucine per mangiare qualcosa, dato che aveva saltato la colazione.
 
Il rumore dei tacchi di Sophie rimbombava per il corridoio mentre si dirigeva alla biblioteca. Era veramente una bellissima giornata, pensò guardando attraverso le tende pesanti, le piaceva il modo in cui il calore oltrepassava le finestre e le solleticava il viso.
La chiacchierata con la madre, avvenuta quella mattina, l’aveva rallegrata e ora poteva godersi quella giornata che pensava essere destinata alla tristezza e la malinconia.
Girò l’ennesimo angolo del castello e andò addosso ad un uomo, con molta eleganza ovviamente, ma questi sembrò non averne molta.
“Perdonatemi”
“Le mie scuse Madame” dissero in coro.
La principessa alzò lo sguardo e con sua grande sorpresa e piacere incontrò quel magnifico verde di cui ormai era innamorata. Il suo battito cominciò ad accelerare procurandole un leggero colorito di imbarazzo sulle sue guance.
Intanto il volto di Aäron si era illuminato in un magnifico ed ampio sorriso.
“Sophie scusa la mia fretta, ti ho fatto male?” chiese con un filo di preoccupazione.
“No sto bene grazie, ma dove stavi andando per essere così maldestro?” chiese la ragazza sorridendo.
“In realtà stavo venendo da te” rispose l’amico sfiorando la mano di Sophie con un dito.
“Per quale ragione?” chiese lei, i loro sguardi si incontrarono e solo in quel momento lei ricordò che Aäron sarebbe partito la mattina seguente, che non l’avrebbe più visto per parecchio tempo e forse mai più.
“Sophie ti fidi di me?” domandò lui, Sophie accolse le parole di Aäron come una risposta alla sua curiosità precedente ed annuì. Lui con discrezione e senza farsi notare da nessuno le accarezzò il viso, non sarebbe stato conveniente che il loro amore fosse motivo di chiacchiere a corte.
“Allora seguimi ” rispose lui allontanandosi da Sophie e cominciando a camminare nel verso opposto alla biblioteca. Ella lo seguì curiosa e agitata al tempo stesso, Aäron in qualche modo riusciva sempre a stupirla. Proseguirono fino ad arrivare davanti alla Sala del trono.
“Ricorda che ti fidi di me, solo questo” disse prima di entrare nella stanza, senza dare il tempo a Sophie di replicare.
Il trono del padre era vuoto, egli si trovava in centro alla stanza a dialogare con Robert, suo zio. Il trono alla sinistra di quello del re era invece occupato dalla madre, circondata dalle dame a cui stava dettando ordini. Tutti si voltarono all’arrivo dei due giovani e Sophie cominciò ad essere avvolta da una nube di ansia, ma le parole di Aäron le ritornarono alla mente ed ella si calmò leggermente.
“Miei sovrani, chiedo gentilmente la vostra attenzione per una veloce domanda” disse Aäron dopo un inchino.
“Aäron, ragazzo mio, tutto quello che vuoi” esclamò il re avvicinandosi con un enorme sorriso in volto. La regina li raggiunse,  affiancando il sovrano, con un caloroso sorriso in volto.
“Volevo chiedervi maestà se mi era possibile scortare la principessa Sophie insieme a me in una cavalcata fino alla scogliera” disse Aäron assumendo un tono sicuro. Il re sembrò non rifletterci nemmeno “Certo ragazzo, ma non far stancare troppo il cavallo, che domani mattina deve essere pronto. A parte questo, Rose tu cosa dici?”
Gli occhi della regina passarono dal capo delle guardie alla figlia sospettosi, poi raggiunsero quelli nocciola del sovrano. “Dico che dovrebbero portarsi via un cesto con dei viveri dato che manca poco all’ora di pranzo, così passerete più tempo insieme, non è facile separasi da quello che nostra figlia considera un fratello” concluse Rose appoggiando una mando alla spalla del re.
“Concordo” disse l’uomo, poi si avvicinò alla figlia “Questa sera ci saranno dei festeggiamenti, e vorrei danzare con te Sophie, prima di partire”
“Ne sarò onorata padre” rispose la ragazza, ancora sorpresa da tutto quello che le stava per accadere.
“Ora andate e divertitevi, ah Aäron tornate prima del tramonto”
“Senza dubbio Sire” rispose il ragazzo.
 
Il vento fresco riempiva i polmoni di Sophie, mentre il mantello blu si liberava dietro di lei al galoppo. Achille stava dando il meglio di se, recuperando i giorni persi correndo veloce fra il verde vivace che dominava il paesaggio. L’odore dei fiori e della primavera annebbiarono l’olfatto della ragazza, rendendola ancora più felice e assetata di velocità senza avere paura di cadere, si fidava di Achille ed entrambi amavano spingersi fino al limite.
Quando cominciò a sentire il rumore del mare la principessa rallentò, per aspettare Aäron che poco prima le aveva lasciato il permesso di sfogarsi. Ella si fermò in mezzo ad un campo fiorito e si voltò respirando rumorosamente insieme al suo destriero, scorse non molto distante da lei Aäron che quando la raggiunse sorrise.
“Mi dimentico sempre di quanto vi piaccia la velocità!” esclamò il ragazzo prima di prendere un bel respiro. La ragazza scoppiò in una fragorosa risata, era così felice che avrebbe urlato, Aäron ne rimase sorpreso e sorrise dolcemente come se non avesse visto nulla di più bello.
“Dimentico anche quanto tu sia bella quando ridi” disse.
A Sophie le si scaldò il cuore e sorrise imbarazzata “Hai l’onore di passare del tempo con Il sorriso del Regno, non devi scordare neanche questo” rispose facendo ridere il ragazzo.
Ripresero la loro cavalcata, ma questa volta la principessa volle seguire il galoppo del cavallo di Aäron infastidendo Achille, ma ella non se ne curò.
Quando arrivarono alla scogliera il vento soffiava forte muovendo la folta chioma di Achille e i mantelli dei due ragazzi. “Sophie desidero portarti in un posto” affermò Aäron
“Dove?”
“Vedrai..” Il velo di mistero che avvolgeva il ragazzo stava facendo provare emozioni a Sophie che nemmeno lei era in grado di comprendere, sapeva solo che le piaceva.
Seguì quindi il capo delle guardie e si inoltrarono nel bosco fino ad arrivare in un luogo che la principessa non aveva mai visto. Una piccola cascata che sembrava arrivare dal verde, creava un piccolo lago di un turchese acceso di cui la ragazza si innamorò perdutamente. Sophie scese velocemente da Achille ed andò al limite dell’acqua, ne seguì il corso con gli occhi e trovò un piccolo torrente che proseguiva il cammino, per cui non si poteva definire “laghetto”.
“Prosegue fino alla scogliera e dopo cade formando una rumorosa cascata..” la informò Aäron sistemando una coperta a terra e poggiandoci sopra il cesto con il pranzo.
Sophie si occupò, come suo solito fare, dei cavalli, mollando le selle e legandoli a un albero lasciandoli pascolare. Raggiunse il ragazzo che, come suo solito fare, si era sdraiato sul telo con le braccia dietro la testa, appena Sophie si sedette però egli le fu subito accanto.
“Non riesco ancora a credere che mia madre abbia acconsentito a tutto questo” disse la principessa lasciandosi prendere la mano da Aäron il quale cominciò intrecciare le sue dita con quelle di lei.
“Io ancora non credo alle parole di ieri sera, a come siamo qui ora ed io riesca a parlarti liberamente di quello che provo per te e come questo comunque non ci abbia cambiati molto, per ora” disse lui fissando il proprio sguardo negli occhi nocciola di Sophie che diventarono umidi.
“Sei più bravo di me con le parole e lo sai” disse la principessa maledicendosi per le lacrime che avevano minacciato di uscire.
“ Mia forte e coraggiosa Sophie, un momento, posso considerarti mia?” chiese Aäron accarezzandole il viso e spostandole una ciocca dalla fronte.
“Puoi considerarmi ciò che vuoi, ma soprattutto che sono tua  e voglio che tu te ne ricorda molto bene mentre sarai via” disse lei baciando il palmo del ragazzo.
“Penserò a te in ogni momento, per ricordarmi di non mollare ed essere forte, per noi
Sophie si avvicinò di più al suo Aäron, non era sicura di quello che stava per fare e la cosa la imbarazzava un po’, ma appena il ragazzo capì il suo intento e le sorrise tutti i dubbi sparirono. Lo baciò, il profumo di pulito e di primavera le offuscò i pensieri, non riuscì a ragionare e diede al libero sfogo i propri sentimenti, e la passione che cominciò a nascere.
Con tutta la delicatezza possibile, senza che le loro labbra si staccassero, Aäron le mise una mano sulla schiena e la fece scivolare sul telo poi si adagiò sopra di lei non pesandole minimamente e continuò a baciarla. Con quel gesto Sophie trovò un minimo di lucidità, era completamente innamorata di Aäron e in un baleno comprese che non ce l’avrebbe fatta a lasciarlo andare via, era suo, ma al tempo stesso no. Un enorme dubbio oscurava il futuro e questo la spaventava.
Doveva trovare delle certezze e Aäron gliele dava, anche in quel momento mielato lui le faceva capire quanto lui tenesse a lei e non l’avrebbe lasciata andare facilmente.
Un semplice e delicato incontro di labbra dolce e romantico diventò un caldo e passionale contatto di lingue, ella infilò una mano nei capelli mossi di Aäron e questi le mise una mano sulla vita facendola arrossire, lui le lasciò una veloce scia di baci sulla mandibola, poi tornò alle labbra che erano diventate più rosse, più carnose.
Un respiro pesante e un odore forte di erba li fece tornare alla realtà, aprirono piano gli occhi e Sophie pensò che non si sarebbe mai abituata ad avere un verde così cristallino ed intenso poco lontano dal suo viso.
Achille si era slegato e aveva cominciato a pascolare affianco ai loro visi accaldati e ancora confusi. Risero entrambi alla vista del cavallo, Aäron si alzò e andò a legarlo stretto ad un altro arbusto, mentre la mente di Sophie viaggiava al galoppo. Realizzò come si erano lasciati trasportare e di come a lei fosse piaciuto, seppur fosse stato più che sbagliato. Una principessa non poteva cedere a queste, non sapeva come definirle, realtà poco caste?. Era sicura che se non fosse arrivato Achille, il ragazzo per quanto cauto e credente avrebbe fatto prevalere la passione e lei, oltre ad averglielo lasciato fare, avrebbe contribuito.
Aäron tornò a sedersi accanto a lei, la guardò con una strana espressione in volto “Sophie voglio che tu sappia che io non farei nulla cha ti possa recare tormenti” disse infine. Ella lo guardò e vide quanto egli fosse serio dicendo quelle parole, non voleva fare nulla che la torturasse in futuro, ma forse non aveva capito che se avessero proseguito lei non sarebbe stata in grado di fermarlo, che lei avrebbe fatto qualsiasi cosa per lui.
“Sono sicura che non lo farai” rispose lei, il ragazzo le sorrise allungò le mani e le slegò il mantello appoggiandolo affianco al suo.
“Pranziamo?” chiese poi Sophie sorridendo.
 

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Capitolo 9
*** Sophie d'Orange ***


Oddei Fiorellini cari, mi dispiace così tanto. Ho avuto un piccolo (grande) blocco dello scrittore e non mi sono fatta viva per parecchio tempo.
Ma ora l'Olanda si è fatta risentire e per entrare nello specifico sarà Thomas a farlo!
Mini ripasso: Il nostro capo delle guardie è patito insieme al sovrano lasciando Sophie al castello promettendole eterno amore.

Mi dispiace dirvi che molto probabilmente pubblicherò una volta al mese e spero in qualche eccezione dove pubblicherò prima, purtroppo la scuola mi assilla questo mio ultimo anno.
Detto questo buona lettura cari.
Un grande bacio a tutti quelli che leggono o danno un'occhiata alla mia storia.

EllY** 
OTTO
 
Era ormai buio quando Thomas rientrò nel castello insieme a Steph. Erano andati a fare una passeggiata per allontanarsi dall’aria triste che avvolgeva il castello dopo che la maggior parte degli uomini erano partiti per la guerra tre giorni prima.
Il principe non era più così affascinato dall’Olanda, aveva perso tutto l’interesse, insomma, che ragione c’era di rimanere lì se non riusciva mai ad incrociare la principessa?
Sophie era la creatura più graziosa ed intelligente che avesse mai incontrato e non avere un dialogo con lei da ormai una settimana lo stava logorando.
“Thomas non sarai stato contagiato da questo brutto clima che si respira nel castello vero?” chiese l’amico preoccupato.
“No, non preoccuparti Steph, ho solo un po’ di nostalgia di casa” mentii il principe sorridendo tristemente.
“Non tormentarti con questi pensieri, abbiamo tutti bisogno di più svago!”
“Hai proprio ragione, ma non saprei come soddisfare il mio piacere” rispose Thomas con un ghigno.
In realtà aveva perfettamente soddisfatto i suoi desideri in quei giorni. Gli capitò di incontrare una donzella molto disponibile ad appagare le sue voglie, era la contessa Patrick e il principe fu più che lieto ad invitarla nelle sue stanze e più di una volta. Ma solo il giorno prima, mentre la donna dormiva sul suo petto nudo, Thomas capì che era solo una distrazione dal vero pensiero che lo assillava da quel primo giorno al castello: Sophie d’Orange.
Ed ecco che ritornò a pensare a come non avesse potuto nemmeno ballare con lei, alla festa organizzata per l’imminente partenza del sovrano, in quanto l’aveva soltanto vista di sfuggita accanto al capo delle guardie.
“Intendevo altri svaghi, che coinvolgano tutta la corte magari” lo ammonì l’amico.
Cominciarono a salire la grande scalinata quando a Thomas venne una grande idea “Organizziamo un torneo!” disse a Steph. L’amico sembrò entusiasta dall’idea del principe tanto che cominciò a fare progetti da proporre alla regina.
“Tiro con l’arco! Ma certo, sì! Thomas, mio principe, faremo tiro con l’arco è deciso” concluse Stephen fermandosi davanti alla porta che conduceva nelle sue stanze. “Domani lo proporrò alla regina e vedrai che dopodomani si svolgerà uno splendido torneo” annunciò infine dirigendosi dentro e salutando appena Thomas prima che la porta si chiudesse.
Il principe sorrise al pensiero di aver contribuito a dare una nota di colore in più alle donne che avevano i mariti, o i propri amati, lontani. Le donne, al contrario di quello che pensavano la maggior parte degli uomini, erano forti e molte coraggiose, vivevano per la maggior parte della loro vita nel dolore, nascondendolo e mostrando sempre il sorriso. Ma quando amano, quando amano sono gli esseri viventi più splendidi che possano esistere sulla faccia della terra.  In realtà era frustante ammetterlo come uomo, ma era così e solo ora se ne rese completamente conto. Ma cosa aveva fatto in tutti quegli anni? Le aveva sfruttate, usate e in un paio di occasioni maltrattate. Si sentiva un verme, forse era persino un insulto verso l’invertebrato.
Aveva gli occhi lucidi e si maledì per questo, un principe, ma soprattutto un uomo non poteva permettersi di piangere. No.
“Principe Thomas?” una voce soave e leggera lo chiamò distraendolo dai suoi pensieri. Si costrinse a fare un bel respiro prima di alzare il volto, sapeva perfettamente chi era e di certo non voleva farsi trovare in quelle condizioni.
“Principessa è un onore poterla rivedere” si costrinse a sorridere a Sophie, ma appena i suoi occhi incrociarono quelli di lei si allarmò. La bellezza della reale era trascurata, per non parlare dei meravigliosi occhi nocciola che quel giorno erano completamente spenti e senza vita.
“Anche per me, posso chiedervi cosa vi turbasse tanto prima che io vi interrompessi, mi sembravate così abbattuto” la ragazza sembrava sinceramente preoccupata, ma Thomas non poteva ignorare che molto probabilmente ella stesse soffrendo più di lui. Oltre all’amico di infanzia era partito anche suo padre e questo doveva averla devastata.
“Nulla di preoccupante, penso di essere stato contagiato da questo clima poco allegro”
“Mi rincresce molto, ma non era mai capitata una cosa del genere a corte. Ovviamente c’è chi è più capace di nascondere la propria vulnerabilità, come mia madre e poi…” i suoi occhi diventarono improvvisamente lucidi, li chiuse e strinse forte i pugni “poi ci sono io che non sono capace di nascondere le mie emozioni, invidio così tanto mia madre per questo” si guardò attorno allarmata “Perdonatemi, non volevo interrompervi e parlarvi delle mie condizioni emotive”
Com’era possibile che ai suoi occhi apparisse ancora più bella in quello stato, si chiese Thomas. Il suo essere indifesa e addirittura scusarsi di aver dimostrato dell’umanità di fronte a lui. “Sono così affascinato da voi Sophie, dalla vostra vulnerabilità e innocenza che mi dimostrate” incominciò a dire Thomas, era stufo di tenersi tutto dentro e voleva assolutamente aiutarla. Si avvicinò a lei e non riuscendo a trattenersi gli scostò un ciuffo dal volto. Ella non si mosse rimase a guardarlo, quasi terrorizzata dalla dolcezza che le dimostrava, terrorizzata da come egli somigliasse ad un angelo.
“Vi svelerò un segreto” continuò il principe “Poco fa stavo per scoppiare in lacrime al pensiero del mio passato, non sono forte e coraggioso come potreste pensare. Nessuno lo è principessa, è vero si può forse nasconderlo, ma la maschera non dura mai a lungo” si accorse che sul volto di Sophie era apparsa un’espressione di stupore e Thomas non poté che esserne compiaciuto.
“Non siete così ignorante come mi dicevate, siete saggio e posso dedurre che conosciate l’animo umano più di me” si passò la manica del vestito giallo canarino che indossava sulla guancia umida e sorrise. “Non me lo aspettavo” disse infine.
“Sono felice di avervi stupito” rispose il principe ridendo.
Calò il silenzio per qualche secondo, Thomas si perse nel guardare la figura di Sophie, era alta e con le curve che dovrebbero avere le donne, i capelli ramati erano raccolti in uno chignon ormai inutile e gli occhi nocciola stavano prendendo più intensità.
“Data l’ora posso chiedervi dove vi stavate dirigendo?” chiese poi il principe curioso.
“Nelle mie stanze, ho bisogno di riposare, è da qualche giorno che non dormo bene”
“Allora, se posso chiederlo, mi permettete di scortarvi?”
“Ne sarei lieta principe Thomas” rispose imboccando un corridoio e Thomas la seguì.
“Avete ancora gli incubi?” domandò lui ripensando a quello che gli aveva detto poco prima.
“Purtroppo sì, sangue e corpi di persone a me care a terra e senza vita” disse guardando un punto lontano. Thomas si maledì di non essersene accorto, di non averla mai sentita urlare di notte e di non essere tornato a consolarla e magari aspettare che si fosse riaddormentata.
“Mi rammarica molto sentirvi parlare di questo principessa, farei qualsiasi cosa per alleviare le vostre sofferenze” ammise Thomas sincero.
“Oh non siate in pena per me..vedete quando riesco a riaddormentarmi sogno di prati verdi e di un paio di bambini che corrono per raggiungere il bosco, sono felici e mi sveglio serena anche io” un dolce sorriso spuntò sul volto di Sophie illuminandone gli occhi.
“Anche io sogno dei bambini che corrono verso un bosco, una bellissima bambina con due grandi occhi nocciola e un bambino che ha i capelli così biondi che sembrano baciati dal sole. Nel mio sogno appena arrivano nel bosco cercano un albero dove nascondersi poi però diventa tutto confuso: il sole si oscura, il bambino urla perché la bambina cercando di aiutarlo era svenuta, dopo diventa tutto buio ed io mi sveglio, terrorizzato.” Il principe ormai conosceva bene questo incubo, era lo stesso che sognava da quando era piccolo almeno una volta l’anno, ma da quando era in Olanda il butto sogno lo assillava quasi tutte le settimane. Si era stupito quando Sophie gli aveva raccontato l’inizio di quell’incubo che ormai era diventato parte di lui.
Quando il principe si voltò verso la ragazza non la trovò, stupito si guardò alle spalle e la vide a qualche passo indietro che si reggeva con una mano al muro. Stava guardando il vuoto sembrava, sembrava terrorizzata. Thomas corse da lei e le avvolse la vita con un braccio per sorreggerla, fece per parlare ma lei lo precedette.
“Come sapevate al completo l’incubo che mi assilla da quando sono piccola, l’incubo che qualche settimana fa vi fece entrare nelle mie stanze” la voce le tremava e quando lo sguardo di lei incontrò quello del principe si accorsero di come entrambi non riuscissero a spiegarsi questo fatto.
“Io non me lo so spiegare, questo incubo accompagna le mie notti inquiete da quando sono piccolo, come voi” calò il silenzio. Sophie era sorretta solo da Thomas che con molta premura la rimise in piedi senza mollarla in seguito.
“Le urla, sono quelle che vi svegliano vero? Quelle urla di altre persone che non identifico, urla disperate..” cominciò a dire Sophie incamminandosi e allontanandosi da lui “A volte credo di essere…” si interruppe voltando le spalle a Thomas.
“Di essere la bambina” continuò lui, ella si girò guardandolo negli occhi “Lo so perché io credo di essere quel bambino biondo che cerca di mandarla in salvo, ma lei rimane lì per non lasciarlo da solo” disse lui raggiungendola.
“Forse sono solo coincidenze” disse Sophie decisa, come se si fosse appena svegliata, aveva assunto una posizione eretta e determinata, non sembrò più sconvolta.
“No e nel profondo lo sapete anche voi, il destino ha voluto che ci incontrassimo e forse è questa la ragione”
“Quale ragione? Condividere un incubo? Non mi sembra logico” rispose la principessa.
“Non lo so, una ragione c’è, esiste, ne sono sicuro!” Thomas si passò una mano fra i capelli biondi per toglierseli da volto e si accorse di come Sophie non smise di fissarlo.
“Proporrei di dormirci su e di parlarne quando saremo più lucidi..” disse lei distogliendo lo sguardo.
“Concordo pienamente” concluse il principe rendendosi conto solo ora dell’imbarazzo di quella situazione.
La principessa sorrise, mostrando una graziosa fossetta. “Servirebbe qualcosa che rallegri tutti quanti”
“Allora sarete lieta di sapere che io e vostro cugino abbiamo intenzioni partecipare un torneo di tiro con l’arco”
 
***
 
Thomas indossò la sua giacca nera ricamata con fili dorati, prese il suo arco e si avvicinò alla finestra. Nel giardino, proprio sotto la sua finestra, erano state allestite il giorno prima delle tribune dove le donne e i nobili che non avrebbero preso parte al torneo si sarebbero potuti godere la gara. Subito l’immagine di Sophie che sul trono, accanto alla regina, applaudiva a suoi tiri precisi gli balenò in testa. Quel bellissimo sorriso rivolto solo a lui per non parlare del premio in palio: un ballo con la principessa o con la regina. Doveva assolutamente vincere e se lo ripeteva da quando la regina lo aveva annunciato.
“Thomas andiamo!” la voce di Stephen era accompagnata da un bussare insistente che costrinse il principe a muoversi e raggiungere l’amico.
 
“Sono lieta di annunciarvi i partecipanti al torneo di Tiro con l’arco” la voce della regina Rose era serena e il suo volto esprimeva felicità. Il principe si accorse di come la nube di tristezza per quel giorno aveva abbandonato il castello lasciando una nota di felicità che illuminava i volti di tutti.
Non aveva ancora visto la principessa e si accorse che ormai tutti avevano preso posto, compresa Kath.
“In tutto i concorrenti sono dieci  tra i quali ci ha graziati della propria presenza il principe Thomas di Francia” disse la regina, il principe ricevette qualche applauso e si inchinò per ringraziare.
 “Gentili partecipanti vi invito a mettervi in fila” seguimmo tutti l’invito della reale e ci mettemmo tutti in fila davanti alle tribune, davanti alla regina Rose e al trono vuoto accanto a lei. Thomas cominciò a preoccuparsi che Sophie non si sentisse bene finché la regina non parlò di nuovo.
“Oh ecco la decima concorrente, la principessa Sophie d’Orange” la tribuna si alzò per applaudire e tutti sembravano molto orgogliosi. Meravigliato il principe si sporse per vedere se Sophie si fosse veramente aggiunta in fondo alla file, o se era frutto della sua immaginazione. Ma quando una gonna lilla spiccò tra i pantaloni dei nobili in gara Thomas ne rimase affascinato.
“Oh no!” esclamo Steph vedendola.
“Cosa c’è?” chiese il principe, l’amico cominciò a ridere “Abbiamo già perso Thomas”.

 
 

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Capitolo 10
*** Avviso ***


Scusate lettori di EFP! //La storia non è finita ed io non sono morta, anzi sono viva e vegeta, ma sto continuando la storia su Wattpad (sito/App) dove mi è più comodo pubblicare e dirigere commenti. Se avete piacere che continui la storia anche su EFP fatemelo sapere, ne sarò più che felice. //Grazie per l'attenzione. //EllY** // Ps: questo è il link per il resto della storia se qualcuno di voi fosse iscritto a Wattpad (http://www.wattpad.com/story/25234280-she-follows-the-flowers)

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