L'apprendista della Laguna

di Francyalle
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'invito ***
Capitolo 2: *** La festa ***



Capitolo 1
*** L'invito ***


I minuti sembravano non passare mai.
Cassandra, seduta su una poltrocina bordeaux nel salotto di casa, guardava disperatamente l'orologio sul muro di fronte a lei. Tic-toc-tic-toc..quelle lancette pesanti e lente, continuavano a muoversi, eppure a lei sembrava che ci stessero mettendo una vita.
Non sopporto aspettare.
Ad un certo punto sua sorella Arianna le si avvicinò con passo felpato: -Il tuo cavaliere non è ancora arrivato?- domandò soffocando una risata.
- No, non ancora, ma sono sicura che starà arrivando-rispose Cassandra poco convinta.
-Per me si è dimenticato, dopo tutto non sarebbe la prima volta.- disse.
Già, non era la prima volta che Emilio si dimenticava un loro appuntamento. In quel momento però il campanello della porta suonò. Cassandra si alzò di scatto e si gettò verso l'entrata, superando la servitù. Aprendo la porta però, dall'altra parte, c'era l'insopportabile figlio del duca Dal Farra: Lorenzo.
-E' la prima volta che qualcuno mi apre la porta con così tanta rapidità.- disse con aria altezzosa.
Al momento Cassandra gli avrebbe chiuso la porta in faccia, e si sarebbe riaccomodata in salotto aspettando che Emilio si facesse vivo. Ma dovette trattenersi.
-In realtà stavo aspettando un'altra persona..- disse cercando di spiegare il motivo di tanta  fretta.
-non dovete giustificarvi. Tutti hanno un debole per me, state pur certa di non essere la prima, anzi, iniziate a mettervi in coda.- disse come se fosse l'unico uomo sulla terra.
-IO NON...- iniziò, ma venne interrotta da Arianna, che con un sorriso degno di una regina, entrò nella conversazione di sua sorella prima che si trasformasse in una dichiarazione di guerra.
-Lorenzo! Sono così felice di vedervi! Venite venite, accomodatevi pure in salotto, vado subito a chiamare nostra madre!
Lorenzo fu talmente lusingato da Arianna che si dimenticò la faccenda in meno di un minuto. D'altronde, l'egoismo rende ciechi, pensò Cassandra.
Pochi minuti dopo, donna Giulia arrivò con tè e biscottini. -Allora giovane Dal Farra, qual buon vento vi porta alla nostra umile dimora?- chiese Giulia cortesemente.
umile, mica tanto pensò Cassandra guardandosi intorno. Dopotutto quella era la casa el Doge!
- In realtà porto l'invito alla festa del mio diciottesimo compleanno alla vostra gentile famiglia, signora.- disse in tono terribilmente sdolcinato, che Arianna quasi si mise a vomitare.
-saremo certamente felici di parteciparvi- disse Giulia quasi con le lacrime agli occhi.
-Perfetto! Allora è meglio che vada, sapete ho deciso di occuparmi dei particolari io stesso.- disse vantandosi.
-Oh, che ragazzo! le mie figlie dovrebbero prendervi proprio d'esempio!- disse in tono sognante.
Chiusa la porta dietro le sue spalle, Cassandra e Arianna si guardarono e all'unisono mostrarono la faccia più disgustata possibile.
Erano state invitate, come ogni anno, allo "straordinario, unico e speciale" compleanno del "meraviglioso" figlio del duca della Serenissima, e ciò era sinonimo di stress, noia e imbarazzo davanti all'intera Repubblica.


Erano le cinque del pomeriggio, quando la pioggia iniziò a infrangersi sulla laguna.
Cassandra si era recata ore prima nella sartoria più famosa di Venezia, ma nonostante tutto non era ancora uscita da lì con un vestito per la festa. Avrebbe potuto usare quello che aveva indossato l'anno prima, ma in quest'ultimo, si era alzata parecchio, e quindi durante la prova d'abito era risultato un po' corto.
-Che genere di tessuto preferiresti?- domandò Caterina, la sarta.
-quello meno irritante, ho la pelle abbastanza delicata-rispose.
-quello che ti ci vuole è la seta, tesoro!- le disse come se la sapesse lunga, e in effetti era così. Caterina Schiavone era la sarta più celebre di tutta la Repubblica di Venezia e non solo. La chiamarono anche a Parigi una volta, e vinse innumerevoli premi stilistici. Una gentildonna entrava nel suo negozio e le chiedeva un consiglio? Lei aveva la risposta adeguata. Le portano un abito scucito? Lei lo sistema in quattro e quattr'otto. Sapeva abbinare colori e stoffe differenti, senza rovinare lo stile o il modello, insomma era una vera dea della moda e della sartoria. Purtroppo però questa "dea" aveva una sola assistente, sua figlia Susanna, e in giorni celebri, come in questo caso il compleanno del figlio di un duca, spesso il suo negozio era pieno fino all'orlo di gente.
Caterina prese un interessante corpetto arricciato sul seno, con deliziosi veli semi-trasparenti che scendevano fino alle caviglie e lo cucì con un lungo pezzo di seta, creando così uno splendido vestito di un colore blu lucente e di una freschezza e leggerezza che pareva  potesse farti volare. Era, semplicemente..magico.


-Sai bene di essere in torto- disse Arianna sull'uscio della porta di casa.
-Lo so, avrei dovuto avvertire Cassandra, ma ero in una situazione complicata!- disse disperatamente Emilio.
-Già, effettivamente non è carino dire all'amante "oh scusa! Ma ora devo mollare tutto perchè mi sono appena ricordato di avere una ragazza!"- Disse con asprezza.
-Io non ho l'amante! e poi dico, perchè nessuno mi crede?
-Perchè ormai ho creduto abbastanza!- disse una voce dietro al ragazzo, il quale si girò, abbassò il cappuccio del mantello, lasciando che l'acqua lo bagnasse.
-Cass!- disse correndo ad abbracciarla, ma la ragazza si scostò e lo guardò con uno sguardo triste e severo.
-Dove sei stato, Emilio?- chiese impassibile. Quel tono gelò l'aria, e per una volta Emilio, l'allegro ragazzo di Murano, sentì la pressione di quelle parole che incombarono su di lui. Sapeva che in quel momento nulla, nemmeno la scusa più raffinata e ben accurata, lo avrebbe tirato fuori da quella situazione. Così si avvicinò alla ragazza e abbassando lo sguardo le disse: -ero con Beatrice. Mi sono lasciato trasportare da forze più grandi delle mie, e ne sono realmente dispiaciuto. So che non riuscirai mai a perdonarmelo, e per questo ti chiedo scusa ancora più consapevolmente.
-Esatto- disse gelida e impassibile Cassandra -non posso perdonartelo.- e lo superò entrando a casa, e senza nemmeno girarsi per un ultimo sguardo. Nemmeno uno.

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Capitolo 2
*** La festa ***


Quella sera l'intera laguna era in festa: gente sorridente vagava per le strade e i negozi  avevano chiuso un'ora prima, in modo da potersi preparare al grande evento.
Dalla finestra del palazzo ducale che si affacciava sulla piazza San Marco, Cassandra poteva ammirare gli splenditi abiti che le damigelle indossavano graziosamente. Pensò che avrebbe dovuto iniziare a vestirsi, ma in quel momento sentì una stretta allo stomaco: aveva un abito fin troppo delizioso, per essere indossato durante la "festicciola" di quello sbruffone di Lorenzo.
A quel punto qualcuno bussò alla porta della camera. -Toc-Toc-Toc, posso entrare?- chiese una voce familiare.
Prima che Cassandra potesse rispondere la porta si aprì. -ehi! Non ti sei ancora vestita?! Ma dico, tra poco inizierà l'evento dell'anno e tu stai davanti ad una finestra a fissare nel vuoto vestita da sguattera?!- la rimproverò Sofia.
Sofia Rodriguez, figlia di una contadina greca e di un corsaro spagnolo, lasciò la madre a soli 3 anni, per seguire il suo sogno: diventare corsaro della Repubblica di Venezia. Il padre, ovviamente al cospetto della corona spagnola, non fu felice della scelta della figlia, ma decise comunque di farla arruolare nella marina della Serenissima in modo che seguisse il suo sogno. Vive praticamente più su una barca che sulla terra ferma  (se si può definire così Venezia) tornando a “riva” solo in occasioni importanti, come una festa. Una cosa certa però era che, anche se si fosse trovata in capo al mondo, certamente non avrebbe esitato a venire in soccorso alla sua migliore amica, Cassandra.
Quella sera, nonostante la vita piratesca, Sofia decise di rendersi elegante per l'occasione.
Indossava un vestito a gonna semi-ampia, di un colore verde come l'erba del prato, e i capelli castano chiaro, mossi e sciolti.
-Vediamo che si può fare per tirare fuori la dama che c'è in te..- disse aprendo il sacchetto con l'abito blu di seta.
-oh! ma questo è un super abito!- disse spalancando gli occhi, -dico, non avrai deciso di conquistare sua “noia” e sua “io sono perfetto” Lorenzo!
-No no, anzi, notavo appunto, quanto fosse bello l'abito e quanto fosse sprecata l'occasione per indossarlo.
Sistemando la sua amica, aiutandola a indossare l'abito e raccogliendole i lunghi capelli neri a ricci morbidi in una acconciatura mozza fiato, Sofia commentò in tono soddisfatto: -Così si che sei un angelo, vedrai che la prossima volta il caro Dal Farra ci manderà una gondola a venirci a prendere per non farci bagnare dalla pioggia!

Entrate nella splendida sala di ricevimento della Ca' Pesaro, le fanciulle rimasero a bocca aperta.
Era tutto sfavillante e perfettamente in ordine:  perfezione quasi degna di un re.
Mentre rimanevano a contemplare tale bellezza, una figura scura alta e immancabilmente bella, si avvicinò. -Ehm ehm- fece.
Cassandra si girò di scatto e si ritrovò avvolta in uno sguardo profondo che proveniva da due grandi occhi neri e lucidi come quelli di un lupo. I capelli, neri anch'essi, erano ben pettinati e lucenti come la sala dove si trovavano. Non c'erano più dubbi, quel giovane e affascinante ragazzo era Lorenzo Dal Farra.
Si inchinò e baciò delicatamente la mano di Cassandra, la quale arrossì. Era intimorita e attratta nello stesso tempo da quel ragazzo, che non riusciva a riconoscere come tale. Conosceva Lorenzo dall'età di cinque anni. Fin da piccolo le faceva scherzi e il loro legame non si è mai realmente formato. Lui era, ed è tutt'ora, uno sbruffone e isibizionista per apparire agli occhi del padre come un perfetto erede al titolo di duca.
-Siete incantevole questa sera, signorina Ballarin- disse sotto voce, sussurrandole nell'orecchio.
-Come mai avete incominciato a darmi del voi?- domandò Cassandra, rimanendo al gioco.
-Perchè solitamente, il corteggiamento inizia con il voi..- rispose con un sorriso sulle labbra.
Cassandra era esterrefatta. Corteggiamento?! Da quando Lorenzo avrebbe preso questa decisione?
-Qualcosa vi turba, mia cara?- disse.
-Piantala.- disse seccamente, -cos'è questa storia del corteggiamento? E il Voi? Ti avviso che se è uno scherzo, puoi anche andare tu sai dove..- Non fece in tempo a finire la frase che il figlio del duca si avventò su di lei, le prese il viso e piazzò le sue labbra su quelle di Cassandra, la quale gli tirò una bella ginocchiata dritta dritta nelle parti basse. Il poverino che si staccò e si piegò su se stesso per il dolore, cadette a terra gemendo, mentre Cassandra correva verso l'uscita di quella terribile casa.
Uscita da quell'inferno però, dovette scegliere alla cieca tra le mille calli e ponti di quella Venezia tempestosa e notturna. Imbucando la prima calle a destra, si ritrovò in un vicolo cieco. Era talmente stressata da quello che era appena successo, che non riuscì nemmeno a fermarsi a pensare un modo intelligente per tornare a casa, così si buttò a terra in un angolo e iniziò a piangere nervosamente.
In quel momento sentì una presenza davanti a lei. Alzò lo sguardo e si ritrovò davanti ad una figura abbigliata con un lungo mantello nero, una maschera che gli copriva interamente il viso e il tipico cappello veneziano. Spaventata Cassandra si alzò di scatto e cercò di distinguere meglio quella creatura dinnanzi a lei.
-Chi sei?- domandò tremando per il freddo e la paura.
-Sono colui che ti cambierà la vita..- rispose con voce fioca e profonda.

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