Last Ride Of The Day

di ShairaKrane
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Le domande di un caduto... ***
Capitolo 2: *** Forgot who you were, reborn to your tomorrow ***
Capitolo 3: *** Compiti, fiducia e alleanze. ***
Capitolo 4: *** Dopo cinque anni, la musica cambia. ***
Capitolo 5: *** La quiete prima della tempesta? ***
Capitolo 6: *** La speranza per gli amici, è l'ultima a morire. ***
Capitolo 7: *** Padri, figli, opportunità. ***
Capitolo 8: *** Disgusto e scoperte. ***
Capitolo 9: *** Il nervosismo è cattivo consigliere, ma a tutto c'è rimedio. ***
Capitolo 10: *** Vi è la paura della solitudine e quella di non poter far niente per le persone amate. ***
Capitolo 11: *** Mai arrendersi. ***



Capitolo 1
*** Le domande di un caduto... ***


Premessa dell'autrice: i personaggi non mi appartengono, solo Keira Lorien.
Buona lettura.


We live in every moment but this one
Why don't we recognize the faces loving us so “


 

I suoi occhi iniziavano ad aprirsi in quel momento, occhi che erano stati accecati tempo prima, mentre ora invece erano tornati funzionanti.
Non capiva però il motivo di tutto ciò.
L'ultima cosa che riusciva a ricordare era un dolore lancinante a uno dei due occhi, aveva sentito i suoi processori ululare per quel dolore, ed infine un'esplosione poco dopo essere diventato cieco.
Il suo mondo era diventato più nero dello spazio e ogni pensiero si era spento in un vuoto assoluto.
Prima di cadere in quel vuoto aveva maledetto quell'umano, li aveva maledetti tutti, aveva maledetto anche quell'idiota di Megatron...eppure ora, quell'odio non riusciva a tirarlo fuori.
Ricordava però ogni cosa...e delle immagini giungevano nella sua mente in quegli istanti...un momento, una mente?
Gli era scoppiata la testa, come poteva avere ancora processori di memoria attivi?

Non capiva.

 

What's God if not the spark that started my life

Smile of a stranger

Sweet music, starry skies"

 

Continuava da qualche minuto ormai a guardarsi attorno, scorgendo solo apparecchiature elettroniche e null'altro.
Due computer gli erano posizionati di fianco e ora che lo notava, doveva essere in uno specie di capannone, poichè la luce filtrava da qualche fessura posta nella parte più alta delle pareti.
Con sorpresa, notò che il suo corpo robotico non c'era più, o meglio, sembrava essere rimasto solo uno scheletro interno di filamenti, metalli principali e...i propri occhi, poichè sentiva la mancanza della propria bocca.
Voltò un'ultima volta lo sguardo per capire meglio in che razza di situazione fosse andato a cacciarsi e ciò che si ritrovò davanti lo stupì: vide una ragazzina che lo fissava con aria ansiosa e preoccupata.
Era lì, messa proprio di fianco a lui, seduta su uno sgabello e protesa verso il suo corpo “a brandelli”. Gli occhi di lei erano di un marrone scuro, che con l'alternarsi della luce filtrante dalle finestre, si facevano di un color ambra intenso.
Erano occhi curiosi, ma per lo più preoccupati.
Si, preoccupati...ma per cosa...o per chi?

Non capiva.


In quell'istante notò con la coda dell'occhio anche la propria scintilla, illuminata di una luce liminosissima, circondata da ciò che era rimasto del suo petto.
Non sentiva nè gambe nè braccia, si sentiva per la prima volta nudo,vulnerabile e lui non lo era mai stato, aveva solo sempre cercato di essere più furbo del suo capo e basta. Solo quando lui lo pestava o lo trattava male, era vulnerabile.
Giusto...Megatron! La battaglia di Chicago! Com'era finita? Cos'era successo?

"Fossi in te non sforzerei troppo i processori che ti ho appena ricostruito, è stata una faticaccia trovarne di compatibili con la tua testaccia da Decepticon."
Una voce profonda si udì nell'aria, una voce che lui aveva sentito solo in rare occasioni, poichè di quell'individuo non gli era mai importanto. Già, era solo una formica sul suo cammino, un insetto che lui e la grande armata dei Decepticon avrebbero dovuto schiacciare.

...Fino ad ora.

"Ratchet, non lo trattare così..."
Avvicinandosi con passi pesanti e metallici, dietro la ragazzina comparve uno dei più fidati Autobot sotto il comando di Optimus Prime.
Si ergeva ritto con postura fiera, con aria però di disprezzo rivolta al corpo in brandelli, il quale era lui, di fronte a sè.
Lo sguardo di Ratchet, rivolto alla ragazzina era severo, ma subitò dopo sospirò scuotendo la testa.
"Non capirò mai perchè gli sei così tanto legata...ha fatto del male a tante persone e tu stessa stavi davanti a lui quando Megatron stava per ridurgli in frammenti la sua scintilla vitale.
Fino ad adesso non te l'ho mai chiesto...ma perchè l'hai fatto?"
La risposta alla domanda dell'autobot si fece a lungo attendere e lui non riuscì nemmeno a sentirne la risposta, poichè ricadde per qualche motivo nel vuoto oscuro che lo aveva accolto all'inizio.
Ancora non riusciva a capire: perchè un Autobot e un'umana erano lì con lui? Perchè lei avrebbe voluto proteggerlo? Ma specialmente...la scintilla quindi, lo aveva salvato essendo ancora intatta?
Che le parole di anni prima, di quando ancora tutti i Transformers erano su Cyberthron, che aveva sentito provenire dalla bocca di Optimus Prime riguardo alla scintilla come fonte di ogni ricordo e vita...come anima, fossero vere e fondate?

Non capiva.

Per l'ennesima volta, in quei pochi minuti in cui era ritornato a vedere prima di sprofondare nel vuoto di nuovo, non comprendeva ciò che era successo.
Si sentiva però stanco...ogni pensiero non aveva più senso...solo una domanda ora lo assillava:
“Perchè non sono morto?”
Dopo che la sua mente, in quel vuoto l'ebbe formulata, non avvertì più niente e si perse...
"Non dovevi morire, perchè devi ancora proteggermi...papà."
Fu l'ultima frase che riuscì a sentire.
La voce che l'aveva detta era calda e gentile, ma lui era un Decepticon...come poteva capire ciò? Come poteva capire...un sentimento positivo?

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L'angolo dell'autrice:
Salve a tutti, sono Xamu l'autrice di questa Fic di Transformers. Amo questo Brand sin da quando ero bambina e poter scrivere qualcosa su di esso mi entusiasma.
Come primo capitolo, un poco sintetico, è scritto di fretta in una serata in cui ero ispirata dalla seconda visione del quarto Film di Transformers.
La fic è ambientata tra la fine del terzo film e riprende gli avvenimenti poi del quarto.
Non mi divulgherò troppo, anche perchè questo è un piccolo spazio, quindi: spero possa essere uno scritto scorrevole e piacevole da leggere, come spero anche che l'idea che poi andrò a sviluppare possa piacere.
Con questo vi do un arrivederci al prossimo capitolo.
 

Un abbraccio,
XamuPrimeOakenshield

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Capitolo 2
*** Forgot who you were, reborn to your tomorrow ***


Wonder, mystery wherever my road goes
Early wake-ups in a moving home
Scent of fresh-mown grass in the morning sun
Open theme park gates waiting for “

 

"Keira, spostati da lì, devo saldare la sua spalla."
La ragazzina di tredici anni dagli occhi scuri e capelli color della notte, guardò l'Autobot medico e si scostò rapida dal corpo del Decepticon tornato in coma, se così lo si poteva definire.
Ratchet in quel momento iniziò con un saldatore a sistemare il corpo del suo simile.
"Bah, questo verme di un Decepticon...non avrei mai pensato che sarei finito con il ripararlo."
Keira si dispiacque per le parole di lui.
Dopo tutto quello che aveva passato, il Decepticon che ora stavano riparando, era il suo salvatore.
Aveva supplicato Ratchet di ripararlo, voleva dirgli grazie e voleva parlargli, si, parlargli e non fermarsi.
"Non parlare così di papà, ti prego..."
Si udì un sospiro provenire da Ratchet in quel preciso istante e dopo aver sistemato la spalla dell'altro, si girò verso di lei.
La guardò dalla sua altezza, con i suoi profondi occhi di luce cerulea.
"Perdonami...ancora non riesco a credere che questo...questo...tch, che lui sia stato in grado di compiere una buona azione e aiutarti!
Lo stavo per uccidere definitivamente, quando mi hai fermato. Pensavo fosse stato lui a eliminare i tuoi genitori."
Al solo nominare i genitori, la ragazzina si portò le mani alla testa. Le vennero nell'immediato le lacrime agli occhi e delle calde lacrime amare, iniziarono a rigarle il viso.
"I miei genitori... sniff no, non li ha uccisi, lui non lo avrebbe fatto. Non poteva, dato che era ridotto a un globo luminoso...sniff"
Abbassò la testa e l'Autobot si sentì in colpa per averla fatta piangere...di nuovo.
Erano passato ormai quattro mesi da quel massacro a Chicago, eppure, lui finiva sempre con il farla piangere o portarle alla mente brutti ricordi.
Anni sulla terra e ancora non aveva molto tatto nel dire le cose agli esseri umani.
Piangendo, Keira indicò il corpo che ora ricominciava a prendere forma, del Decepticon.
"Mi ha protetto da Megatron...solo papà lo avrebbe fatto, sarebbe stato forte a tal punto da affrontare quell'essere malvagio..."
Parlò con convinzione, alzando lo sguardo per guardare negli occhi Ratchet. Fissò poi il Decepticon e annuì.
"E' papà."
L'Autobot rimase ancora più sorpreso da quell'atteggiamento e si grattò la testa metallica, quasi imbarazzato.
Capì quanto quella ragazzina potesse aver subito lo shock della morte dei suoi genitori. La battaglia di Chicago aveva fatto troppe vittime e per quanto lui e Optimus, come anche gli altri Autobot, si fossero impegnati a riparare ogni danno, il dolore per la perdita di tutti quegli innocenti, rimaneva.
"Keira...costui se fosse stato ancora con il suo corpo, non ti avrebbe protetto, lo sai. Hai subito uno shock e lui non è per niente uno dei buoni.
Se lo riparassi, cercherebbe di farti del male. Sei ancora convinta che debba farlo?"
A quel punto la giovane dovette sbottare.
Aveva tredici anni, ma al contrario di molte altre della sua età, che oggi come oggi vogliono sembrare più grandi, nei suoi occhi presentava ancora purezza e sincerità.
Voleva dar fiducia a quel Decepticon, pur sapendo benissimo che lui non era davvero suo padre, ma era stato davvero protettivo nei suoi confronti.
"Si, ne sono convinta! E' buono in realtà, ti prego: fidati di me. Mi avrebbe lasciata morire altrimenti!"

Fu in quell'istante che il corpo, apparentemente senza vita del Decepticon, sussultò.
Ebbe uno scatto improvviso, in cui il suo braccio ancora ridotto in brandelli di filamenti, si alzò rivoltò con il palmo della mano verso il tetto del capannone.
La testa si mosse come se fosse percorsa da una scarica elettrica, infine il braccio tornò disteso come il resto del suo corpo.
Ratchet non esitò a mettersi di scatto davanti a Keira, alzando un'arma a difesa.
Fissò il "cadavere" nemico per qualche minuto, mantenendo alta la guardia, pronto ad ucciderlo in ogni caso, anche contro la volontà della ragazza stessa, se lui avesse attaccato.
"Questi dannati Decepticon..."
Disse con amaro disprezzo nella voce roca e profonda. Il suo odio non era minimamente immaginabile dalla ragazza, quella dannata fazione nemica, aveva sempre e solo provocato morte, distruzione...e un'odissea nello spazio, lontano dal loro pianeta d'origine.
Da sempre era uno degli Autobot più calmi, ma dopo aver visto il tradimento di Sentinel e aver perso Ironhide, uno dei suoi più fidati compagni sin dall'inizio di quella serie di battaglie, era diventato mal fidente quasi verso chiunque.
Soprattutto verso anche solo le spoglie di qualunque Decepticon.
Vi fu silenzio, poi una voce profonda, provenne dal “cadavere” in ricostruzione.

Lui, stava riprendendo finalmente conoscenza, dopo tanto tempo di torpore.

"Sei scortese...Ratchet."
Parlò a tratti, i processori vocali non erano ancora a posto dopotutto, ma non sembrava per niente minaccioso.
La sua voce rispetto a prima, sembrava anche molto più gradevole da sentire e Ratchet lo notò praticamente subito.
Provò a muovere un bracciò, ma si ritrovò pervaso da dolori.
"Hn...Cosa...io...posso parlare?"
Ratchet ripose l'arma, realizzando che l'altro era ancora incapacitato a muoversi nonostante ora avesse le giunture tutte collegate al sistema centrale e alla scintilla di vita.
Gli si avvicinò, ma venne preceduto all'istante dalla ragazzina che si sedette sull'enorme piano da medico, costruito da Ratchet per curare il Decepticon, con un sorriso solare sulle labbra.
"Finalmente sei sveglio, papà! "
La testa di lui si girò in direzione di Keira e i suoi occhi luminosi, puri rubini apparentemente malefici, la fissarono per qualche minuto prima di formulare una frase.
"Papà? Io non capisco...chi sei, mocciosa?"
Chiese quasi acido e lei ci rimase decisamente male, ma prima che potesse dire qualcosa, Ratchet intervenne a spiegare, anche se con aria sfrontata, dato che sentiva il dovere di proteggere la ragazza da eventuali offese verbali del Decepticon.
"Mocciosa? Dai della mocciosa a colei che ha fatto in modo di tenerti in vita? Hai davvero una bella gratitudine nei suoi confronti e io che pensavo che dalla tua scintilla avessi visto tutto, hmpf.
Molto probabilmente non ti sei nemmeno accorto di averla salvata."
Spostò Keira e la mise seduta su una sedia.
"Ti avevo detto che non era buono, non è tuo papà."
Lei però gonfiò le guance e dopo aver sospirato lo guardò con serietà.
"Ratchet...non sto scherzando, lui mi ha salvata e...mi ha detto di chiamarlo papà, da quel momento in avanti.
Mi ha promesso che sarebbe stato insieme a me."
L'autobot si ritrovò sorpreso da tale serietà e...maturità, in un certo senso. Quella Keira era una continua sorpresa, iniziava a pensare che potesse avere un grande futuro.
"Salvato? Io ho salvato...qualcuno? Hn...temo che questa ragazzina abbia sbagliato individuo. Ahahah, io sono un Decepticon, non un Autobot.
Molto probabilmente era un'altra scintilla quella con cui hai parlato... - Si bloccò tuttavia all'improvviso. Stava provando a pronunciare una delle parole che più gli venivano naturali da dire a un umano, ma stranamente non ci riusciva.
Perchè non riusciva a chiamarla schiava?- ...cosa mi hai fatto, Ratchet?."
Se avesse potuto fare espressioni in quel momento, di sicuro ne avrebbe fatta una furiosa, anche se sapeva non avrebbe fatto paura ad alcun Autobot.
"Fatto? Mi pare che sia tu a non riuscire nel tuo intento di dare un nomignolo a Keira."
Sorrise, quasi soddisfatto del fatto, il medico dalle fattezze di un gigante. La ragazza si avvicinò nuovamente al Decepticon e questo la guardò all'istante.
Aveva qualcosa di familare quella Keira...
"Ehi papà...ti sei già dimenticato di me?"
Lui si ritrovò nuovamente confuso, soprattutto dal fatto che quell'umana non avesse paura di lui, anzi, lo trattava addirittura come un familiare...come suo padre.
La fissò a lungo, cercando un qualsiasi indizio che potesse fargli capire qualcosa di quella che lui aveva definito mocciosa, che non riusciva a chiamare schiava.
"Non so chi tu sia, umana...pertanto non mi parla-hn..."
Avvertì in quel momento una fitta al petto e la sua scintilla brillò di luce più intensa, avvertì un forte dolore al petto ancora squarciato, o meglio, i processori nella sua mente ulularono di dolore di nuovo, come quando quel Witwicky gli fece esplodere la testa.
Ratchet si ritrovò incredulo a osservare la scena, non riusciva a credere ai suoi occhi, tanto che penso che fosse qualche malfunzionamento nel proprio apparato visivo a far si che vedesse tutto ciò.
Ma si ritrovò a constatare che invece era tutto vero.
"Questa...è la memoria della scintilla..."
Keira lo guardò con aria preoccupata.
"Gli sta facendo del male?"
Gli chiese, tremando per l'ansia. Ma il movimento di negazione di Ratchet, la tranquillizzò.
"No, Optimus Prime me ne parlò tempo fa...quando di uno di noi non rimane che la scintilla, questa registra gli avvenimenti che succedono attorno ad essa.
Solo quando un Cybertroniano viene riparato e ricomposto, mette il proprio possessore a conoscenza di tutto ciò che è successo. -sorrise a Keira e tornò a guardare la scena.- penso che adesso potrai capire e ricordare tutto."
Disse, rivolto a un Decepticon mugugnante.
La luce infine andò affievolendosi e egli si riprese con un sussulto, che gli fece alzare entrambe le braccia ancora in fase di ricostruzione.
Seppur sdraiato, si fissò le mani e infine tornò con lo sguardo sui due presenti.
I suoi occhi tuttavia, si posarono sulla ragazzina che ora nascondeva metà corpo dietro l'enorme gamba di Ratchet.

"...Keira..."

Mormorò dopo che la confusione nella sua testa si calmò. Partando una mano al capo, cercò di muovere anche le gambe, ma l'Autobot presente lo fermò prima che potesse provarci.
"Non tentare, devo ancora sistemartele ed è un lavoraccio."
Gli diede stranamente ascolto e tenne fermo l'intero busto.
"Un avvenimento del genere non è possibile...la scintilla ci ha sempre dato solo la forza di combattere...perchè ora ricordo tutto quello che è successo?"
La risposta non tardò ad arrivare da parte dell'ufficiale medico degli Autobot, il quale bofonchiò con aria superiore.
"Voi Decepticon vi siete sempre chiusi sulle vostre credenze: la scintilla è in realtà sia la nostra fonte di vita, sia ciò che mantiene vivi i nostri ricordi.
Saremmo uguali ai computer se essi vivessero solo nei nostri circuiti cerebrali.
Gli umani penso la definirebbero come...il nostro cuore, ecco"
Il Decepticon stranamente non lo interruppe e lo lasciò parlare senza fiatare, nè obiettare. Ascoltò invece con estrema attenzione.
"Non sono sicuro di comprendere ciò che hai detto...ma non sono neanche nella posizione adatta per permettermi di bisticciare con te.
Ho sempre faticato a credere alle belle storielle di Prime sull' onore, sulla giustizia, sentimenti e altro, per questo su Cybertron scelsi Megatron...anche se era noioso pure lui."
Sospirò alzando persino gli occhi scarlatti al cielo.
"Ma ora che ho i miei ricordi, vedo anche la fine che quel dannato ha fatto...e per colpa di essi, non posso nemmeno ordinarti di ripararmi per tornare e prendere io il suo posto come capo dei Decepticon."
Sembrò vagamente sbuffare, mentre ancora provava a inviare segnali di movimento alle gambe, le quali non avevano la minima intenzione di rispondere al suo comando.
"Per quale motivo?"
Boffonchiò di nuovo Ratchet, il quale sapeva perfettamente la risposta.
Keira, che al momento non riusciva a seguire i suoi discorsi, si sedette di fianco a un braccio del Decepticon e glielo toccò con una grande delicatezza, quasi per paura di fargli male.
Egli la guardò e fece una risata sommessa.
"Come mi sono ridotto...sto parlando con Autobot e un'umana.-Rise quasi istericamente, ma poi si portò una mano sul petto, sopra la scintilla.- Per quale motivo mi chiedi? Beh, perchè mi sono preso un impegno, a quanto pare, nei confronti di questa pulce."
Guardò Keira e questa sorrise solarmente.
"E' come mi hai chiamata la prima volta!"
Affermò intusiasta, mentre il Decepticon sorrideva.

 

Riding the day, every day into sunset
Finding the way back home

 

Si incantò a guardare la giovane ed internamente si sentiva estremamente felice di vederla, ora.
Non capiva il motivo della felicità, nè perchè le sue memorie gli mostrassero come avesse fermato Megatron dal schiacciare quella giovane.
Lo vedeva nitidamente, aveva usato solamente le parole, ma il capo dei Decepticon si era adirato talmente tanto che molto probabilmente, se non fosse stato ferito, neanche Prime sarebbe riuscito a metterlo al tappeto.
Quei ricordi chiari, veloci sotto certi punti di vista...una semplice e piccola scintilla parlante, che teneva testa a un capo Cybertroniano adirato.
Il tutto per cosa? Proteggere un'umana, una schiava.
Questo era uno dei fattori chiave che ancora non capiva.
L'aveva protetta senza pensare che sarebbe potuto divenire una poltiglia sotto i piedi di Megatron, se non fosse stato per l'intervento di Optimus Prime quel giorno.
Non capiva, che fosse stato un ultimo gesto disperato per ottenere la redenzione? Anche un Decepticon la poteva desiderare?
L'unica cosa che capiva in quel momento è che il semplice sorriso di quella ragazzina lo faceva sentir bene. Lui, che da sempre era stato crudele e subdolo, avvertiva per la prima volta una sensazione diversa dalla rabbia, dall'invidia e tante altre emozioni negative, pervaderlo.
Ora ricordava anche la frase detta a quella Keira, mentre teneva a bada verbalmente Megatron...

 

Once upon a night we'll wake to the carnival of life
The beauty of this ride ahead such an incredible height
It's hard to light a candle, easy to curse the dark instead
This moment the dawn of humanity
Last ride of the day


"Si Keira, quando ho promesso di proteggerti...non potrei mai dimenticare quella frase, quel :'Ti proteggerò, pulce. Da qui in avanti chiamami pure papà, sono stanco di sentirti frignare. Finchè scintillerò, ti aiuterò.
Non ho più nulla da perdere'. "
Lei non riuscì a trattenere le lacrime in quel momento e si appoggiò al petto dell'enorme Decepticon, al confronto del quale, lei sembrava davvero una pulce.
Finalmente lui si ricordava ogni singola parola. Pianse di gioia, bagnando con qualche lacrima anche la scintilla nel petto di lui.
"Papà...finalmente ricordi..."
Singhiozzò, sotto gli occhi increduli di Ratchet. Come poteva essere che un Decepticon fosse capace di tali sentimenti?
Non ci credeva, non riusciva per niente a crederci e se lo avesse detto ad Optimus? Lui cosa ne avrebbe pensato?
Ma forse dirglielo non era la cosa giusta da fare...o sì?
Intanto però, osservava il Decepticon guardare e sfiorare con delicatezza la testa di Keira con un dito. Lo vide persino sorridere quasi soddisfatto.
"Accidenti...penso che dovrei maledirti Keira...tu e quella feccia del tuo amico Autobot, se non mi aveste riparato sarei morto da essere subdolo quale ero..."
Disse sarcastico, buttando l'occhiata a Ratchet.
"Cosa vuoi fare ora, sei ancora intenzionato a finire di ripararmi, a tuo rischio e pericolo?"
Quella frase non convinse l'Autobot, ma in un certo senso, guardando Keira, sentiva di poter andare avanti a ripararlo.
"Voglio fidarmi di lei, è una ragazza gentile e ti è stata vicino tutto il tempo...ti riparerò solo per renderla felice, ma una volta fatto...non provare a torcerle un solo capello, o ti ridurrò a polvere Cybertroniania insieme alla tua scintilla, Starscream."

Dai processori vocali del Decepticon fuoriuscì una risata un po' grutturale, ma per niente maligna o fastidiosa come quelle che faceva una volta.
"Starscream...non pensavo avrei sentito ancora qualcuno chiamarmi in quel modo...-Rise ancora, ma stavolta fu una risata naturale e nitida.- Starscream è morto a Chicago, Ratchet...da ora in avanti, come padre di Keira, dovrò trovare un nuovo nome e...si, penso che inizierò una nuova vita. -Guardò Keria mentre le stava accarezzando la testa.- ora l'unica cosa che ho da perdere, è lei. Quindi non posso portarmi dietro ciò che ero, mi disgusterei da solo...

 

Starscream non c'è più, sono Alphatron da ora in avanti.

Un nuovo essere"

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L'angolo dell'autrice:
Neanche a distanza di un giorno, eccomi qua.
Avevo già scritto parte di storia, per cui non mi ci è voluto molto a completarla. Ho fatto riferimento, per quanto riguarda la scintilla, ad alcune frasi di Optimus Prime, nei vari film.
Queste mi hanno ispirato molto, per cui ho voluto strutturare il tutto in questo modo.
Vorrei aprire una piccola parentesi su Starscream, dicendo che è un personaggio che personalmente adoro nonostante il suo comportamento e non mi è piaciuta la sua morte nel terzo Film, per cui ho voluto un po' riscattarlo con questa sua redenzione/rinascita.
Spero che nessuno mi tiri qualcosa addosso per questo, ma ho lasciato vagare la mia fantasia e beh...eccomi qui!
Buona lettura e al prossimo capitolo!
 
Un abbraccio,
XamuPrimeOakenshield

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Capitolo 3
*** Compiti, fiducia e alleanze. ***


Wake up, Dead Boy
Enter adventure-land


Erano ore che Keira continuava a sentire bisticciare dall'altra parte del capannone. Ratchet l'aveva allontanata perchè aveva bisogno di spazio per muoversi e per quanto riguardava Starscream, o meglio, il nuovo Alphatron, beh...ci sarebbero voluti due Cybertroniani per tenerlo fermo.
"AH! Maledizione Ratchet! Mi hai quaso fuso una parte di scintilla! Guarda dove punti quel saldatore."
Brontolò colui che un tempo era un Decepticon.
Aveva ormai ansia di essere riparato, in modo tale da poter finalmente tornare a camminare e muoversi come tempo prima.
"Lo farei più facilmente se non provassi a muovere le gambe ogni due secondi.
Posso capire che vuoi sgranchirti gli ingranaggi, ma adesso che mi manca da sistemarti solo il petto: stai fermo!"
Disse esasperato l'autobot nel vano tentativo di tener fermo il suo simile.
"Hai già trasformato il mio viso in una copia di quello di Megatron per quanto ne so, per cui permetti che vorrei alzarmi e poter controllare come mi conci!
Sapevo che non dovevo fidarmi di un Autobot."
La sua voce ora più grave rispetto a quella del vecchio Starscream, era più roca e profonda, pertanto fece tremare molto le pareti dell'intero capannone.
"Bene, mi addossi anche colpe che non ho. Ringrazia che io non abbia la pazienza che aveva Ironhide, o a quest'ora ti sarebbe saltata un'altra volta la testa! -Disse ironico, per poi sospirare al pensiero della morte del vecchio amico e compagno di molte battaglie. Abbassò la testa meccanica, prima di guardare seriamente negli occhi il Decepticon, dato che per lui, almeno per il momento, rimaneva tale.-Tanto per puntualizzare: il tuo viso è ora solo simile a quello del tuo ex-capo, non uguale.
Quindi piantala di lamentarti e torna disteso, o il tuo petto rimarrà aperto ancora per giorni."
Quella serietà spiazzò il nuovo Starscream, che non rispose e diede una tregua ai problemi, permettendo così all'ufficiale medico di proseguire riparazioni e ricostruzioni.


Quei discorsi animati però,andavano avanti ormai da cinque giorni, da quando Ratchet si era rimesso di sana pianta a ricostruire il corpo del vecchio Starscream da capo.
Più esattamente, seguendo le direttive del caro Alphatron. Ma per capire quest'ultime, il buon Autobot aveva impiegato un'intera giornata.
Ebbene si, dato che l'altro non riusciva quasi mai a esporre così bene le sue idee, l'Autobot era costatamente sotto pressione mentre tentava di decifrare ciò che egli volesse.
Vi erano poi stati parecchi punti di contrasto tra i due, quindi più che litigare non avevano fatto.
La tredicenne infatti, si era ritrovata più volte a sbuffare esasperata per il comportamento di entrambi, in certi casi sembrava addirittura lei a dover dire come comportarsi al padre e non il contrario.
Ora però, rimaneva lì in disparte, a mangiare svogliatamente un panino.
Era stanca di sentirli ed essere lasciata sola, ma a quanto pareva, nessuno dei due si accorgeva che lei si stava sentendo infelice, proprio perchè li vedeva in quel modo.
Sospirando infine, uscì dal capannone e fece una camminata all'esterno.


Il capannone era situato poco fuori da Chicago, collocato in una zona piuttosto desertica, ma poteva vedere benissimo in lontananza la città ancora in ricostruzione. Tuttavia ogni cosa procedeva spedita, gli Autobot aiutavano gli umani con il lavoro e dopo un po' sparivano.
Meno venivano visti dalla popolazione terrestre, meglio era.
A fissare però quella città le tornavano alla mente gli avvenimenti di tempo prima della grande battaglia, a causa di questo la sua tristezza spesso si faceva sentire di più.
Anche con Ratchet, aveva solamente finto di aver superato tutto, l'aveva fatto solo per non farlo preoccupare.
Pensare ai suoi genitori deceduti, la faceva riflettere sul suo futuro e su quanto sarebbe dovuta sembrare matura e adulta, da lì in avanti.
Malediva quella battaglia dove gli alieni si erano massacrati a vicenda, sterminando gran parte della popolazione di Chicago...ma allo stesso tempo sentiva di non poter dire altro, perchè uno di quegli alieni l'aveva consolata e salvata proprio nel bel mezzo del Caos di quella città.
Proprio mentre era in lacrime, quell'essere, o globo (se vogliamo parlare del fatto che di lui era rimasta solo la scintilla) dalla voce acida voce stridula e acida, l'aveva tolta dalla disperazione più assoluta e salvata, e anche quando la sua voce si era spenta per la mancanza di energie, in suo soccorso era arrivato Ratchet.
Però ora era lei che non capiva se la sua fosse stata solo fortuna, o altro.
Non riusciva a rispondersi...perchè tra tante persone, lei era stata una delle poche a sopravvivere?
 
Tricksters, magicians will show you all that's real
Careless jugglers, snake-charmers by your trail


Quella domanda le balenò però per poco nella mente, perchè un camion in pieno stile americano,di color blu elettrico, con sulle fiancate disegnate delle fiamme di un rosso acceso, si fermò proprio davanti al capannone e davanti a lei.
Con un suono metallico, egli iniziò una sequenza di quello che i Transformers definivano "Trasformazione" e in poco, si ritrovò di fronte un alieno ben più alto di Ratchet, i quali occhi, luminosi zaffiri, andarono a posarsi subito su di lei.
Per qualche motivo, si senti per un istante in soggezione e deglutì. Nonostante lei non fosse così bassa per una tredicenne, con lui davanti si sentiva proprio insignificante e soprattuto una pulce come continuava a chiamarla il padre.
Fece per parlare, ma non sapeva bene cosa dire o chiedere all'enorme essere davanti a lei. Fortunatamente in quell'istante da dietro, sentì Ratchet aprire il portone del capannone.
"Optimus! Scusa se ti ho fatto venire senza troppo preavviso."
L'Autobot alzò lo sguardo dalla ragazzina al compagno e scosse la testa. Portò una mano sul fianco e si senti un pieno rumore metallico.
"Non ha importanza, ma dimmi...cosa ti ha portato a chiamarmi con quel tono agitato?"
Chiese Optimus, con un tono caldo, ma pur sempre serio. Egli abbassò ancora una volta lo sguardo per guardare Keira, la guardò perplesso ed incuriosito, prima di alzare ancora una volta lo sguardo e guardare Ratchet.


Tono agitato? Di cosa stava parlando quell'Optimus? Ma soprattutto...era lì per papà?
Quelle furono le prime domande che nella mente della giovane per prime sorsero.
Che Ratchet si fosse mangiato la parola di non uccidere il Decepticon?
No! L'aveva riparato, perchè farlo se poi voleva ucciderlo?
Si sentiva agitata e avrebbe voluto correre nell'immediato da suo padre e riferirgli cosa stava succedendo. Tuttavia qualcosa la teneva lì, con il corpo ridotto ad un blocco di marmo, tanto che non riusciva a muoversi.
Che fosse la curiosità che provava nei confronti del nuovo arrivato?


"Si tratta di una persona...volevo presentartela. Le ho allestito questo capannone in modo che potesse vivere senza problemi, pur non avendo più una casa."
Ratchet parlò con un tono calmo e allegro allo stesso tempo.
"Keira, ti voglio presentare l'Autobot del quale ti ho parlato qualche volta: Optimus Prime, il leader della nostra fazione."
Le parole di presentazione dell'ufficiale medico, la tranquillizzarono molto. Non aveva detto niente del padre, si sentiva sollevata.
Guardò quindi Optimus e per rispetto, che da sempre i suoi genitori le avevano insegnato, abbassò la testa e lo salutò con quasi un fare molto formale.
"P-piacere...sono Keira Lorien, li-lieta di conoscerla signor...signor-" Venne interrotta dalla voce possente del Leader degli Autobot.- " Optimus, chiamami pure con il mio nome, senza farti remore."
Keira rimase sorpresa dal fare gentile di lui, tanto che le venne da rivolgergli un sorriso estremamente dolce.
"Come vuoi...Optimus."
Arrossì perfino nel rispondergli, quasi facendo la vergognosa anche se non ne capiva il perchè.
Lui sorrise ma quando guardò Ratchet, si fece all'improvviso serio, capendo che il compagno d'armi aveva qualcos' altro da dirgli.
"Dimmi Ratchet...cosa stai nascondendo?"
L'Autobot si ritrovò spiazzato dalla domanda del suo superiore. Sapeva benissimo che Optimus non lo si sarebbe mai potuto definire uno stupido...ma nemmeno poteva credere che avrebbe sospettato qualcosa tanto presto.
Nell'immediato guardò la tredicenne ai piedi di loro due.
"Keira...perdonami, ma l'ho fatto venire qui per riferirgli tutto."
Lei sgranò gli occhi all'improvviso e scattò per correre dentro al capannone, tento di chiudere il portone in metallo, ma in vano: era troppo pesante per lei.
Spingerlo le faceva solo venir un gran male alle braccia. Le lacrime, involontariamente iniziarono a solcarle il viso, per la paura di perdere il padre.
"Ratchet ti odio! -Urlò disperata, mentre i due Autobot entravano. Optimus fece attenzione alla testa, dato che lui era troppo alto per la porta.-Avevi promesso...che a papà non sarebbe successo niente...sniff...avevi promesso che non l'avresti detto a nessuno!!"
La giovane singhiozzò a lungo, scivolando con le mani contro il portone che stava tentando di chiudere, finendo così inginocchiata a terra a piangere.
Ratchet si sentì terribilmente male per lei e distolse lo sguardo, non sapeva che risponderle...ma sapeva che avrebbe dovuto dire tutto a Optimus prima o poi.
Tenerglielo nascosto, sarebbe stato un tradimento rivolto verso tutti gli Autobot.


"...Keira..."
Magic of a moment
Abracadabra


Il portone scivolò in quel momento, spinto da una grossa mano robotica, e si chiuse con un CLANG sonoro, segno che si era incastrato bene.
Voltandosi, la ragazzina sobbalzò e il cuore quasi le finì in gola.
Innanzi a lei, stava ritto in piedi con ogni pezzo, bullone e ingranaggio al suo posto, il Decepticon che le aveva salvato la vita.
Egli ora, da una piccola sfera luminosa rappresentante un'anima, aveva preso vita ma soprattutto...forma.
Il suo viso, aveva i tratti somatici simili a quelli del Decepticon che aveva tentato di ucciderla quel giorno della battaglia di Chicago, quel tale Megatron...eppure, i suoi occhi non erano gli stessi...
I rubini scarlatti che ora la guardavano, erano diversi...quel rosso che emanavano non era freddo e omicida, no...era invece caldo e affettuoso.
I denti aguzzi che aveva visto in Megatron, sull'essere ora di fronte a lei erano svaniti, fatta eccezione per qualche canino sporgente che gli davano un'aria severa, ma non spaventosa.
Quella visione agitò e tranquillizzò in certo senso la ragazzina, la quale non sapeva che parole pronunciare.
Alphatron davanti a lei, alzò lo sguardo e guardò dritto negli occhi Optimus, rivolgendosi così anche con il busto verso di lui.
La sua armatura color pece, scintillò alla presenza della fioca luce filtrante dalle finestre del capannone e Keira fece in tempo a scorgere delle piccole striature, a saetta argentate, messe ad ornargli le spalle, gli avambracci, petto e polpacci.
Osservandolo in piedi, vedeva come fosse di poco più basso di Optimus, molto probabilmente, Ratchet lo aveva ricostruito più alto di prima.
"...Prime..."


In quell'istante finalmente potè sentire quella che da quel momento sarebbe stata la sua vera voce. Pronunciò quel semplice nome, che tante volte aveva pronunciato con astio e disprezzo.
Tali emozioni, erano presenti nell'espressione dell'Autobot che lo stava ora fissando negli occhi, con una mano appoggiata al suo fedele 'fucile a pompa' che nella battaglia aveva usato svariate volte.
"Megatron..."
Mormorò con odio, il discendente dei Prime, ma l'Ex-Decepticon digrigno all'istante i denti e parlò con voce profonda, intonata e imponente.
"Non paragonarmi a quell'idiota! Tu mi conoscevi come Starscream, Prime. Non con il nome di quell'inetto."
Alla risposta, Optimus tirò fuori di scatto l'arma e gliela punto carica davanti al viso.
"Allora non ti dispiacerà portargli i miei saluti, temo di essermi dimenticato di farglieli al nostro ultimo incontro..."
Fece per premere il grilletto. Innanzi a lui: Alphatron non mostrava un'espressione, dal suo sguardo si poteva vedere quanto fosse determinato a non spostarsi dalla traiettoria del proiettile pur sapendo che nemmeno la sua scintila, a quella poca distanza, sarebbe resistita all'esplosione.
Voleva dimostrare al Leader degli Autobot, quanto lui fosse diverso rispetto allo Starscream codardo di un tempo.
Tuttavia Optimus Prime aveva il suo onore e la sua fierezza, per cui non diede cenno di esitazione, ma mentre stava per premere il grilletto i suoi circuiti sensoriali avvertirono un corpo caldo entrare in contatto con la sua caviglia.
Abbassando lo sguardo, realizzò cosa fosse quel corpo e ne rimase sorpreso.
Keira era scattata e si era avvinghiata alla caviglia del gigante metallico, stringendola più che poteva.
Sentì le braccia dolerle, poichè il metallo che stava toccando era bollente, ma non per questo lo avrebbe mollato.
"Non fare del male a papà! Lui è buono! E' come te! Come Ratchet e anche come me!"
Urlò con quanto più fiato avesse in gola. Non pianse stavolta, voleva essere forte e dire ogni cosa con sincerità e nel suo intento, a quanto pare era riuscita.
"Mi ha salvato da Megatron e ho insistito IO per farlo ricostruire da Ratchet. -Disse posando la fronte al metallo della caviglia di Prime.- se devi punire qualcuno...punisci me, è colpa mia...non voglio che papà venga disprezzato.
Non è più Starscream...non è più cattivo...è Alphatron...lui è...-Alzò la testa per guardare Optimus negli occhi, quest'ultimo mostrava segni di incredulità sul suo volto meccanico, ora coperto in parte dal suo solito 'copri bocca'.- ...il mio papà."
Lei finì il discorso, con un sorriso tenero e gentile sulle labbra, un sorriso che spiazzò Optimus, il quale sentì una fitta dritta nella scintilla di vita, per qualche motivo.


Ratchet avvertiva la tensione nell'aria, nonostante le parole della giovane. In parte quello, era ciò che voleva accadesse.
Keira era l'unica che poteva far capire le cose come stavano, a Optimus.
In qualche modo, la tredicenne aveva la capacità di comunicare direttamente ai cuori degli esseri provenienti dal pianeta Cybertron.
Passarono degli interminabili minuti, finchè Optimus non abbassò l'arma, guardò dritto negli occhi Alphatron, il quale non si era mosso di un millimetro, quasi fosse una statua, e parlò.
"Dice il vero, Starscream? Questa ragazzina...Keira, è ora sotto la tua salvaguardia e custodia?"
La risposta dell'altro, arrivò nell'immediato.
"Un tempo non me ne sarebbe importato, ma come ho detto a Ratchet qualche giorno fa: il vecchio Starscream è morto.
Sono stato risparmiato in qualche modo, per poter rinascere e svolgere una vita migliore. -Il suo sguardo si posò rapido sulla ragazzina, prima di tornare negli occhi dell'Autobot.- e Keira...lei è la mia salvezza e redenzione.
Ha saputo farmi capire ciò che umani possono essere...non schiavi, ma esseri liberi come lo eravamo noi su Cybertron."
Disse con convinzione e con sguardo sincero.
Optimus Prime riflettè a lungo, ma poi mise via l'arma e parlò sempre con la sua voce calda e profonda.
"Cosa farai dunque ora? Ti unirai a noi Autobot?"
Chiese, prima di inginocchiarsi e posare l'indice dell'enorme mano destra metallica, sulla piccola testolina fragile di Keira, ancora aggrappata a lui.
"Puoi lasciarmi adesso, non ho intenzione di fare niente a tuo padre. Alphatron, è qui per proteggerti, non posso privarti della sua presenza."
Quel fare gentile, riempì di gioia la ragazza che lo strinse di più, per ringraziarlo.
Il suo comportamento lo lasciò sorpreso, ma ora attendenva la risposta dell'ex-Decepticon, per cui si alzò in piedi.
"Non posso...aiuterò Keira da ora in avanti, le starò accanto nelle sue fasi di vita. I Decepticon l'hanno privata dei genitori, ora sta a me diventare il padre protettivo che merita. -Sorrise.- ed anche volendo...non potrei unirmi a voi Autobot..."
Optimus rimase perplesso alle sue ultime parole e a quel punto intervenne Ratchet schiarendosi la voce.
"Ehm ehm, dunque...qui posso spiegare io. -Si preparò a parlare in termini tecnici.- a quanto pare, quando Starscream, ora Alphatron, è stato distrutto, un frammento dei suoi processori è andato ad intaccare in modo negativo una parte della sua scintila.
Tale elemento è ancora bloccato in essa, ho provato ad estrarlo ma avrei rischiato di compromettere qualsiasi cosa in lui...per cui ora, non ha più la capacità di memorizzare le caratteristiche dei veicoli e trasformarsi in uno di essi."
Keira, che nel frattempo si era allontanata da Optimus, non aveva capito proprio niente di quel che l'Autobot medico aveva detto.
"Eh?"
"In poche parole, Keira, tuo padre non può farti da mezzo di trasporto."
Rispose Ratchet, alla perplessità di lei.
Optimus incrociò le braccia al petto.
"Non è un bene, non può girare sotto la sua forma originale per le strade."
Concluse infine lui, con aria enigmatica e pensierosa. Ovvio che non volesse creare altri problemi agli esseri umani, avevano già subito troppi danni da parte dei Decepticon.
Lasciare quindi un Transformers a piedi, non avrebbe migliorato la grande fama che gli alieni di Cybertron si stavano facendo da anni.
Titubante e indeciso sul dire ciò che sapeva, Alphatron si grattò la testa. Alla fine però prese sicurezza e parlò.
"Penso che...una soluzione ci possa essere. Forse è anche migliore di quella che utilizzate voi per mescolarvi agli umani."
Con quelle parole, si guadagnò su di sè lo sguardo di tutti i presenti.
"Cosa intendi?"
Chiese a quel punto, un Optimus piuttosto confuso.
"Non ricordi, Prime? Tempo fa, noi Decepticon inviammo uno di noi, seppur uno dei più piccoli, a tener d'occhio Witwicky e questo beh...prese sembianze umane.-Quasi lo disse con un velo di imbarazzo, dato dal fattore che sarebbe dovuto essere lui stesso a mutare ora il suo aspetto.- mantenendo i suoi 'organi' interni, perfettamente robotici."
Anche Keira rimase a occhi sgranati dopo aver ascoltato le sue parole.
"Qui-quindi tu potresti-" "Diventare davvero il padre di Keira?"
Optimus finì la frase della ragazza e guardò Ratchet per aver conferma delle parole del loro simile.
"Ecco...non mi guardare così, non sono sicuro che lo possa davvero fare anche un Transformers di stazza più grande, però...è un'ipotesi che potrebbe vagliare.
Non hai bisogno di scansioni di esseri umani, giusto?"
Alphatron scosse la testa.
"Basta che il processore di visualizzazione, che non è collegato a quello di immagazinamento della Scintila, visualizzi la fisionomia dell'essere umano e dovrei riuscirci."
Concluse infine, incrociando le braccia al petto anche lui.
Keira si sedette sul suo piede a gambe incrociate.
"Quindi quando proverai a diventare come me?"
Chiese con innocenza. Con un sorriso, suo padre le rispose con gentilezza.
"Forse stasera, non ti preoccupare. Avrai il tuo paparino in carne, acciaio e ingranaggi, se così posso dire."
A Optimus la scena strappò una risata sommessa.
"Che situazione paradossale...mi aguro solo che tu non faccia danni, o dovrò venire a cercarti. -Lo disse in modo abbastanza minaccioso.- Ma credo sia ora di salutarci per adesso, gli umani del NEST, hanno bisogno di me e anche di te, Ratchet.
C'è qualcosa di strano nell'aria, ed è meglio essere presenti a controllare la situazione."
L'altro Autobot annuì e si aprì il portone del capannone.
"Tornerò presto a vedere se avrai i bulloni ancora a posto, Alphatron. Ho anche un paio di cose da insegnare a Keira."
Con un gesto della mano salutè e infine Ratchet uscì. Lasciando così Optimus solo, con l'umana e l'Ex-Decepticon. Non esitò a guardare quest'ultimo con serietà.
"Spero tu non abbia mai ripensamenti dopo questa tua decisione, Keira penso abbia anche sofferto troppo per meritare altro dolore...mi voglio fidare, lascio tutto nelle tue mani. -Disse, girandosi per uscire anche lui dal capannone.- Ci rivedremo, Alphatron."
Quest'ultimo però, mentre l'altro stava per mettere piede fuori, lo fermò posandogli una mano metallica sulla spalla.
"Optimus...in qualunque modo vadano le cose, vorrei dirti solo una cosa che spero suoni da avvertimento nei tuoi circuiti.-Sembrò veramente serio, sia dal tono di voce che dallo sguardo. Keira, ancora seduta sul suo piede, ascoltò con attenzione.- da tempo so che tu sei solito parlare di alleanza con gli umani...ma ciò che non penso tu abbia capito, è che ogni alleanza si scioglie prima o poi.
C'è sempre qualcuno disposto a tradire e in questo caso...gli umani, possono non essere così differenti dal Decepticon che ero io.
Per cui rimani in guardia...tutto può finire."
Concluse, togliendo la mano.
Il leader degli Autobot lo guardò.
 
"Ma non oggi, amico mio."


Infine si girò, lasciando entrambi, figlia e padre, in quel capannone ora quasi vuoto per l'assenza di voci.
Alphatron era sorpreso, Optimus Prime lo aveva chiamato amico...inoltre non sentiva alcuna presenza del vecchio Starscream in sè...poteva dire, di essere finalmente rinato.

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L'angolo dell'autrice:
Bene, ecco qua il terzo capitolo di questa Fic che amorevolmente scrivo nella speranza che piaccia Più scrivo di ogni personaggio, più finisco con l'affezionarmici sempre di più.(Soprattutto ad Optimus)
Questo Brand verrà amato a vita dalla sottoscritta <3
Pardon. Ho sfasato...

Vorrei anticipare che dal prossimo capitolo si cambia un po' musica, per cui mi auguro possa essere allo stesso tempo bello da leggere e intrigante.
Un abbraccio,
XamuPrimeOakenshield

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Capitolo 4
*** Dopo cinque anni, la musica cambia. ***


As a child, you would wait
And watch from far away.
But you always knew that you’ll be the one
That work while they all play.

 

Cinque anni, cinque anni erano ormai passati dalla battaglia di Chicago...in cui aveva difeso gli esseri umani.
Ma qualcosa era andato storto...
Per quale motivo ora si ritrovava braccato come un animale qualsiasi? Quasi fosse una preda tanto bramata.
Lui, che tanto si era impegnato per non far finire quel pianeta come Cybertron: nella distruzione.
Persino gli umani che aveva definito amici, a cui in battaglia non aveva mai voltato le spalle e su cui aveva sempre fatto affidamento, l'avevano tradito.
Era confuso. Ma era sicuro di una cosa...non sarebbe stato più così gentile con loro, soprattutto ora. Era ancora ferito, nonostante avesse avuto la fortuna di incontrare Cade Yaegar e sua figlia, con anche quel ragazzino insulso, di cui non capiva l'utilità...
Di quei tre però, aveva notato quanto solo Cade fosse interessato ad aiutarlo, pur essendo quasi egli obbligato, poiché senza una casa e senza più un amico. L'umano infatti aveva preso tutto su un piano personale adesso, per quello avrebbe dato battaglia ai suoi stessi simili.
Ma lui...non l'aveva presa diversamente, poiché ciò che gli umani stavano devastando...era la sua famiglia: gli Autobot, i suoi simili.
Braccati, da coloro che avevano protetto e da quell'essere: Lockdown. Non comprendeva ancora, chi egli fosse e cosa volesse da lui, ma ciò che aveva capito, era che egli avesse un qualche collegamento con gli umani che ora gli davano la caccia...o meglio, che ora davano loro, la caccia.

 

“Ehi Optimus, ho trovato dei filmati nel drone che ho recuperato da quei tizi, qualche giorno fa. Credo che ci possano tornare utili, dovresti vederli.”
Disse a quel punto Cade, avvicinandosi a lui.
La landa era deserta, erano in una stazione di servizio in pieno deserto texano, ma poteva comunque passare qualcuno nell'arco della notte.
L'Autobot non prese la sua forma umanoide metallica, rimase quel camion malandato che ancora non aveva avuto modo di trasformare.
“Non credo che qui sia il posto migliore per darci un'occhiata, Cade.”
La sua voce possente fece vibrare il metallo della carrozzeria e l'umano si ritrovò ad annuire, concordando con lui.
“Allora quando e dove?”
Chiese incrociando le braccia al petto. Non si sentì nessuna risposta immediata provenire dal leader della fazione aliena, un tempo alleata della terra.
Solo dopo qualche minuto, l'uomo sentì la voce di Optimus, ma quest'ultimo non sembrò dargli una risposta.
“A tutti gli Autobot che possono sentire...ci raduneremo sul confine nord di questa zona che gli umani chiamano Texas.
Seguite il mio segnale, in marcia.”


Il sole stava ormai sorgendo e anche Tessa, con il trifoglietto, come lo chiamava Cade, si erano svegliati.
“Papà? Che cosa si fa adesso? Non dirmi che lo vuoi seguire.”
Chiese e il padre si grattò la testa, prima di sospirare.
“Non abbiamo scelta, da adesso siamo ricercati tutti. Te l'ho detto ieri.”
La bionda sembrò scocciata, ma prima che potessero dire altro, l'Autobot intervenne aprendo lo sportello del veicolo.
“Salite, abbiamo appuntamento con i miei Autobot tra qualche giorno, tempo che si radunino. Decideremo con loro il da farsi.”
Tessa fece una smorfia, come anche il suo ragazzo, ma il padre la ignorò deliberatamente e le fece cenno di montare.
Cade fu il primo a salire nel camion e anche il primo a realizzare un fattore chiave.
“Sei malconcio ancora, penso che ti servirà fermarti da un bravo meccanico, dato che io non ho i miei attrezzi per finire ciò che avevo iniziato.”
Optimus rimase in silenzio qualche minuto, riflettendo. Purtroppo però gli toccò concordare con lui.
“Hai ragione...ma è rischioso.”
L'umano posò una mano sul volante e sospirò. Tessa e Shane intanto, salirono e si misero rapidi le cinture, borbottando qualcosa tra di loro.
“Ci penserò io, starò di guardia alle riparazioni, così non avrai problemi e potrai anche trovare un altro mezzo in cui trasformarti.”
La ragazza bionda presente lì con loro, non diede tempo a Optimus di poter comunicare niente all'umano, poiché si intromise.
“Ti sei messo proprio in combutta con lui...”
Il suo tono era sfrontato, scocciato e anche abbastanza immaturo per l'impulsività utilizzata.
Tessa diventava sempre più pesante da sostenere per la psicologia di Cade, tanto che il fatto venne notato anche da dall'Autobot.
Quest'ultimo per evitare discussioni o altro, accelerò di colpo mettendosi in moto velocemente, per poter raggiungere qualche cittadina più affollata di altre, in quel deserto texano.

 

I discorsi animati dei tre umani, proseguirono dopo qualche ora di viaggio. Non lo diceva, ma si stava stancando di sentire quella ragazzina lamentosa, avrebbe volentieri aperto lo sportello per farla scendere e lasciarla lì.
Si accorse però che quello non era un pensiero adatto al suo essere il buon vecchio Optimus Prime.
No...soprattutto ora che l'essere buono, più di tanto, non gli interessava più.
La fortuna dopo un'altra mezz'ora però, sembrò favorirli. Infatti trovarono un'officina in una cittadella del confine nord-texano.
Era ormai sera, ma fortunatamente questa sembrava essere ancora aperta.
“Optimus, parcheggiati là.”
Cade indicò uno spiazzo per camion, di fianco al capannone dell'officina piuttosto vecchia, o almeno così sembrava da fuori.
“Trifoglietto, vieni con me. Andiamo a parlare con il proprietario e chiediamo se può riparare in nottata Optimus.”
Disse con tono quasi imperativo, scendendo dal camion.
Shane si trovò a dover sbuffare, ma dopo l'ennesimo sbaciucchiamento con Tessa, scese anche lui e seguì il padre della ragazza.
Optimus rimase paziente ad aspettare, a motori spenti in quel parcheggio un po' buio. Riflettè, pensando che se fosse stato umano, avrebbe già avuto una crisi di nervi per tutto quello che stava succedendo.
“...Devo ammettere che questa città sembra spettrale con così poca luce.”
La ragazza ancora a bordo di Optimus, mormorò. Interruppe così anche i pensieri di lui, che se fosse stato trasformato, avrebbe sospirato.
“Spero che il tizio di quest'officina sappia dirci anche dove poter dormire...”
Volle lamentarsi di nuovo e l'Autobot era sull'orlo di aprire davvero la porta, o cambiare forma all'improvviso.
Come al solito però, ricorreva alla pazienza: un dono che aveva ricevuto sin da appena creato.

 

Intanto, Cade entrato nell'officina, venne abbagliato dalle centinaia luci che vi erano dentro. La differenza di illuminazione tra esterno e interno, era davvero spiazzante.
“Permesso?”
Chiese con un tono pacato, portandosi le mani sui fianchi con lo sguardo rivolto qua e là a guardare le auto in riparazione.
Il capannone era davvero spazioso e a quanto pareva era costruito anche su due piani, poiché c'erano delle scale sul fondo, che molto probabilmente portavano sulla parte retro dell'edificio.
Le macchine in riparazione erano poste tutte intorno in modo ordinato, lasciando così una via per camminare che di sicuro avrebbe condotto a un ufficio. Era comunque un luogo decisamente spazioso e largo, i proprietari avevano anche parecchio lavoro a giudicare dalle molte auto presenti.
Ma il fattore che più lo lasciava sorpreso era l'impeccabile ordine, strano persino per un'officina. Nemmeno quando lavorava lui alle sue invenzioni, era così ordinato.
“Certo che per essere una città ristretta...il tizio che lavora qui dentro, ripara delle belle macchine anche da corsa. -Shane guardò una Ferrari, messa su un'alzata per auto.-Dubito che lo Sistemeranno.”
Si permise di concludere indicando vagamente nella direzione in cui doveva essersi parcheggiato Optimus con il pollice, guadagnandosi così un'occhiataccia da parte del 'suocero'.
“Dovranno ripararlo, o entrambi possiamo dire addio al-” Kade si dovette interrompere, perchè sentì i passi di qualcuno e da dietro l'angolo, dove era posta una Volkswagen Touran, apparve il proprietario dell'officina...o meglio, la proprietaria.
Entrambi sia il ragazzo che l'uomo, rimasero stupiti nel vederla.
“Hm? Ah...buonasera...non si sanno leggere i cartelli degli orari di apertura?”
Chiese con un fare svogliato, la ragazza che era di fronte a loro. Di sicuro non si aspettava nessuno a un'ora così tarda.
Ella aveva lunghi capelli, fino a metà schiena, mossi e neri, occhi marrone scuro, con riflessi chiarissimi, ed era sporca di grasso, sia sulla tuta da lavoro bianca e arancione, che sul viso.
Il suo fisico non era esile, ma nemmeno troppo robusto, con curve però abbondanti. Nella media: una bella ragazza.
Teneva sopra la frangia un paio di occhiali da saldatore e in mano una chiave inglese, che molto probabilmente stava utilizzando fino a poco prima del loro arrivo.
“Allora? Mi rispondete?”
Chiese spazientita, battendo lentamente, ma in modo ritmico, il piede. Kade notò come quella ragazza dovesse avere poco più dell'età di Tessa.
“Ecco...mi scuso per il disturbo, ma il nostro camion ha bisogno di riparazioni urgenti. Sono ore che siamo in giro e-” “Ma avete visto almeno, che ore sono?”
Chiese con un sopracciglio inarcato.
Ovvio che avesse appena finito di riparare un'altra auto, a giudicare poi da com'era conciata, sembrava anche molto stanca.
“Ci dispiace tanto piombare qui così all'improvviso, mi duole anche insistere...ma sarebbe una questione davvero urgente.”
Alla fine sospirò, anche se le sembrava davvero strano che qualcuno insistesse così tanto per una riparazione, soprattutto a quell'ora tarda di sera.
Infatti quel comportamento la insospettì.
“Il vostro camion...è quello che blocca la finestra dell'ufficio, vero?”
Chiese la ragazza, posando la chiave inglese e togliendosi gli occhiali. Si slacciò anche la tuta a modello intero e ne estrasse le braccia per allacciarsele in vita.
“Si è quello, ma comunque dov'è il tuo capo in modo per poterci parlare, dolcezza?”
Shane parlò in modo sfrontato e si guadagnò così un'occhiataccia anche dalla ragazza che aveva davanti.
Quel ragazzino si procurava proprio la simpatia di tutti, prima di Kade, e ora anche della proprietaria dell'officina.
“Il mio capo ce l'hai davanti, sono io stessa. -Rispose secca.- Ah si, ringrazia il tuo amico se non riparerò il vostro camion.
Nessuno mi chiama dolcezza.”
Gli passò infine di fianco, spintonando con la spalla Shane. Quello era uno dei comportamenti che proprio lei non sopportava da parte degli uomini o anche solo dei ragazzi che passavano lì in officina.
Si mise a sistemare delle chiavi appendendole a un muro dove vi erano chiodi appositi.
“Proprio un'idea grandiosa, trifoglietto. Complimenti.”
Cade maledì in quell'istante di aver portato dentro nell'officina, con sé, quel ragazzo insulso. Passandosi poi nervosamente la mano nei capelli, cercò di provare nuovamente a contrattare con la ragazza.
“Per favore, signorina...?
Non penso di aver afferrato il tuo nome.” “Non l'ho detto infatti.”
Rispose nell'immediato con un fare distaccato, senza quasi guardarlo. Poi però sospirando si girò verso di lui.
“Keira. Mi chiamo Keira Lorien. -Lo guardò attentamente e portò una mano al fianco, parlò poi con aria molto seria, dopo una pausa.- Non ho mai incontrato qualcuno così petulante nel chiedere delle riparazioni, sembri come braccato da giorni.”
A quella frase l'uomo di fronte a lei sbiancò. Keira inarcò un sopracciglio, dedusse subito di aver centrato l'argomento e anche il motivo di tanta fretta ed agitazione.
“Bingo, ho indovinato.”
Sbuffò e fece cenno all'altro tizio di portare dentro nella parte più alta del capannone il camion.
“Allora sei disposta a ripararlo?” Cade finalmente iniziava a pensare che la fortuna girasse dalla loro parte.
Ma prima avrebbe dovuto superare un altro ostacolo...
“Solamente se mio padre dirà di si.”
Lui la guardò con perplessità, mentre con indifferenza lei prendeva il telefono cellulare.
Non ebbe però bisogno di digitare alcun numero, poiché si sentì un rombo di motore, seguito da una Lamborghini Gallardo gialla, che si parcheggiava davanti all'entrata del capannone.
Il guidatore aspettò che Optimus fosse entrato, per poi seguirlo e parcheggiarglisi di fianco.
Cade e Shane si scambiarono uno sguardo decisamente perplesso.
Dall'auto sportiva e rigorosamente pulita, scese un individuo molto alto. Cade infatti si ritrovò spiazzato dalla sua altezza, che di sicuro sfiorava i due metri.
L'uomo era in abiti piuttosto eleganti: pantaloni e giacca grigi, cravatta rosso acceso. Tutto in tono perfetto anche con i suoi capelli, tagliati poco sopra le spalle, scarmigliati e di un colore tra il grigio e il nero.
Ciò che però lasciò confuso Cade Yaegar, furono gli occhi di quel tizio, coperti da lenti a contatto di un azzurro acceso, quasi messe a nascondere qualcosa.
Infatti lo sguardo al di sotto di esse non era percepibile.
“Oh beh, sembra che non dovrete aspettare ad aver risposta.”
Disse Keira, mentre vedeva Tessa scendere dal camion e Shane che le si appiccicava subito.

 

Optimus era immobile, ma continuava a essere pervaso da pensieri. Sia sui suoi Autobot, che sul fatto di fidarsi ancora una volta degli esseri umani.
Ma ora che la situazione sembrava farsi strana per Kade e gli altri due umani, non avrebbe potuto fare niente.
Non aveva nemmeno sentito il nome della ragazza, che molto probabilmente avrebbe risvegliato qualcosa nella sua mente. In quest'ultima però, ogni circuito gli diceva di osservare bene i due umani appena incontrati in quell'officina...e di farlo con estrema attenzione.
 

L'uomo sceso dalla Lamborghini si portò una mano in tasca e guardò i nuovi arrivati.
“Che succede qui?”
Chiese, rivolto a Keira. Il suo tono di voce era profondo, ma allo stesso tempo velava qualcosa di misterioso, come il suo sguardo nascosto dalle lenti azzurro ghiaccio.
“Capiti con un tempismo perfetto, mi serve la tua approvazione per riparare questo camion.”
La ragazza indicò con un cenno della testa Optimus, prima di incrociare le braccia poco sotto il seno e attendere la risposta dell'altro.
Lui subito inarcò un sopracciglio e squadrò il camion, si avvicinò ad esso e posò una mano sulla portiera. Sbattè rapidamente le palpebre e guardò la figlia annuendo.
“Procedi pure e tu...-Si girò minaccioso verso Shane che stava per sfiorare la Lamborghini con la mano.- tocca la mia auto e ti mozzo ogni singolo dito.”
La sua aria minacciosa era messa in risalto dalla sua stazza. Il ragazzo deglutì e non toccò niente.
Infine l'uomo tornò con le mani in tasca, a quanto pareva era di malumore.
Uno stato d'animo che Keira era abituata a vedere in quegli ultimi mesi.
 

“Non sei riuscito a contattarlo neanche oggi?”
Lui scosse la testa e digrignando i denti, mettendo così in risalto i canini, le passò di fianco in direzione dell'ufficio.
Appena entrato sbattè la porta con violenza e nervosismo.
“Direi che qualcuno non è dell'umore adatto per stare in compagnia...come neanche presentarsi.”
Dedusse Cade dal comportamento dell'uomo. La ragazza non gli rispose, ma sospirò.
“Non prendertela, ma mio padre non lo fa apposta. Stiamo cercando una...persona, da qualche mese e non riuscire a rintracciarla lo rende nervoso.”
Spiegò con calma. Nei suoi occhi c'era persino un'aria dispiaciuta, ma l'uomo di fronte a lei non sembrava capirne il motivo.
“Io sono calmo, non nervoso!”
Si sentì la voce del padre di Keira provenire dall'ufficio, essa assomigliò tanto a un tuono, tanto fu fragoroso l'urlo.
“Si, sei molto calmo! Davvero.”
Gli rispose lei a tono, prima di andare a vedere il camion. Notò subito i buchi sulla parte anteriore della carrozzeria e rimase perplessa.
“Il nostro amico ha passato qualcosa di sgradevole...si può sapere cosa avete fatto fare a questo povero camion?”
I tre si scambiarono occhiate veloci, pensando a cosa poter rispondere. Lei però non sembrava voler avere una risposta tanto immediata immediata, anzi, non ci contò proprio di riceverla.
Dato che Optimus era posizionato su un'alzata per macchine, fece scattare il meccanismo ed iniziò a controllarlo con attenzione.
“Pensavo fosse messo peggio...comunque, parlando di affari...avete da pagare, vero?”
Cade deglutì. Ma fu Shane a rispondere quanto più rapidamente poteva, in preda al panico.
“Ehm...pagare? noi- o meglio io non” “Se non puoi pagarci in contanti, puoi farlo in carta. Non siamo così arretrati.”
Il ragazzo ebbe un sussulto, quando dietro di lui arrivò di soppiatto il padre di quella Keira. Si era cambiato la parte superiore degli abiti e ora indossava una canotta bianca che lasciava scoperte le sue muscolose e robuste braccia.
Ciò che però aveva spaventato di più Shane, era lo sguardo truce con cui l'uomo lo fissava. Solo le sue intenzioni, per colpa delle lenti, non si capivano.
“Non possiamo usare la carta di credito.”
Intervenne infine Cade, spingendo via il ragazzino. L'uomo lo fissò per un istante, prima di avvicinarsi al camion e fissarlo.
“Allora perchè dovremmo ripararvelo nel cuore della notte? O meglio...perchè mia figlia, dovrebbe farlo? -Si portò un'altra volta una mano in tasca.- Keira, ti conviene andare a riposare. Sarai stanca, qui ci penso io.”
 

“Keira...”

 

Un nome, che a Optimus vagamente disse qualcosa e ricordò qualcuno. Si sforzò di capire, doveva schiarire le sue memorie, dopo tutto ciò che era successo.

 

Il tono che quell'uomo rivolse alla ragazza però, fu davvero dolce e questo non sfuggì all'inventore , lì presente.
Egli infatti ebbe un'idea improvvisa, che di sicuro a Tessa o al ragazzino, non sarebbe mai venuta.
“Aspetta!...non so il tuo nome, ma se può esserti utile, posso propormi per aiutare tua figlia nelle riparazioni.
Me ne intendo un po' di meccanica, quindi non possiamo giungere a un accordo?”
L'altro guardò Cade con la stessa aria truce con cui aveva guardato Shane, ma sembrò riflettere.
“Quindi...tu vorresti aiutare mia figlia ed in cambio lei riparerebbe il tuo catorcio?”
Optimus non fece rumore, ma essere chiamato in quel modo non gli piacque neanche un po'. Anche se un tono simile di disprezzo, lo aveva già sentito da qualche parte.
“Esatto, vedo che hai capito.”
Entrambi si guardarono negli occhi, da uomo a uomo. Due padri a confronto, finchè l'uomo innanzi a Cade non scoppiò in una fragorosa risata.
Questa tuttavia non era molto rassicurante.
“Tu cosa dici, Keira? Vuoi un sottoposto?”
Guardò la ragazza e lei alzò gli occhi al cielo, prima di sbadigliare.
“Senti, accontentiamolo e facciamola finita. Odio avere gente che mi aiuti, ma per questa volta farò un'eccezione. -Si avvicinò al padre e gli tirò una gomitata nello stomaco, si sentì però uno strano tonfo metallico, ma Cade pensò che fosse caduto qualcosa nell'officina.- tu invece piantala di fare il genitore inquietante e iperprotettivo, o mi farai scappare altri clienti com'è già successo.”
L'uomo sorrise e trattenne un ghigno, quasi come se gli piacesse incutere timore nelle persone.
In realtà: era un vizio che, nonostante gli anni, non aveva ancora perso. Trovava estremamente divertenti le espressioni che facevano certi umani alla sua vista.
“Come vuoi, pulce. Allora ti lascio al lavoro. -Prima di andarsene però, prese quelle che dovevano essere delle coperte e le lanciò a Tessa e Shane.- Dato che penso starete qui finchè il vostro camion non sarà riparato, con queste addosso non vi avrò sulla coscienza se doveste morire di freddo.”
Detto ciò, quell'uomo losco, si allontanò in direzione della parte posteriore del capannone, dove probabilmente, lui e sua figlia abitavano.

 

“Che tipo...”
“Non ha il minimo di finezza quell'uomo!”
Brontolarono, sia Tessa che il suo ragazzo. Keira passò una tuta da lavoro a Cade, prima di passare davanti ai due che si stavano lamentando.
“No, mio padre, Alpha, non ne ha. Quindi o lo prendete così com'è...o ve ne andate altrove a lamentarvi.”
Disse schietta, prima di accennare un sorrisetto beffardo ed iniziare a sistemare Optimus Prime, con l'aiuto di Cade.
Quest'ultimo aveva fatto cenno alla figlia di non dire più niente sui due proprietari dell'officina, o avrebbero rischiato di finire male tutti e tre.
Soprattutto perchè quel tale, Alpha, o come l'aveva chiamato la ragazza, non sembrava per niente amichevole.
Lei notò quei gesti, ma non commentò. Le si disegnò piuttosto un sorriso sulle labbra e ridacchiò qualche istante, prima di tornare al suo lavoro.
 

Erano ormai le tre di notte e i due stavano lavorando senza sosta alle riparazioni. A Keira si chiudevano gli occhi, ma il suo buon caffè l'aiutava a rimanere sveglia e in quel momento di pausa, ne offrì un po' anche a Cade.
Lei si appoggiò con il fondo schiena, al cofano di un auto di fianco a Optimus e sorseggiò il suo caffè caldo.
I due avevano un po' parlato mentre lavoravano, quindi lui era riuscito a rompere il ghiaccio con lei.
“Quindi tu hai diciotto anni e lavori come meccanica? Non è per essere scortese, ma non è che tuo padre ti sfrutta?”
A quella frase, per lei buffa, ridacchiò in modo sommesso.
“No, non mi sfrutta. Lavoro qui come meccanica fissa da un anno, quelli precedenti era mio padre a occuparsi di tutto, sotto suggerimento di un nostro amico.
Mi ha insegnato tutto quello che si potesse sapere di meccanica, ma nel frattempo ho anche finito gli studi e mi sono diplomata a pieni voti. -Sorrise lei.- non andrò al college a causa di Alpha, se non trovo qualcuno che lo tenga d'occhio, sono nei guai.”
Cade rimase perplesso e mentre finiva il caffè la guardò.
“E' una persona davvero terribile Alpha, allora.”
Concluse lui, ritornando a sistemare gli ultimi pezzi principali dell'Autobot.
“Ti sbagli, una volta era terribile forse...ma ora non lo è più”
Mormorò quella frase Keira, ora vicina a un fianco di Optimus. Nel dire quelle parole, il suo volto si addolci. Il pensiero di ciò che il padre aveva fatto per lei negli ultimi anni, la faceva sempre sentire bene.
Il suo 'vecchio' era tutto per lei.
Guardò poi con attenzione Optimus e vide qualcosa emanare un bagliore fioco sotto molti dei meccanismi delle ruote, dei freni e motore. Normalmente a occhio nudo, si avrebbe difficoltà a notare qualcosa del genere.
Assottigliò lo sguardo, lanciando subito dopo un'occhiata a Cade.
Qualcosa ora, non la convinceva più del tutto e aveva un sospetto.
Prima che potesse fiatare e dire qualsiasi cosa, si ritrovò con una mano posata sulla spalla. Una mano tozza, ma forte, che subito riconobbe.
Girandosi vide il padre, intento ad osservare anche lui il camion.
“Lo avete riparato bene, manca da sistemare solo l'esterno.”
“Ah! Quello non è un problema, ci arrangeremo mentre saremo in viaggio!”
Intervenne Cade, facendo abbassare il meccanismo dell'alzata per auto. Alpha inarcò un sopracciglio come sembrava solito fare e lo fissò.
“Non troverai altri meccanici che ti facciano un lavoro gratis, pivello.”
L'altro lo fissò decisamente male, pulendosi dal grasso.
Fece una smorfia storcendo il naso e si avvicinò all'uomo, decisamente più alto di lui.
“Il mio camion va benissimo così e mi chiamo Cade Yaegar, non pivello.”
Il labbro dell'uomo di fronte a lui, s'increspò in un sorriso beffardo, quasi da superiore e incrociò le braccia al petto.
“Siamo finalmente alle presentazioni, eh? Comunque ho capito, d'altronde è affar tuo quello che vuoi fare con questo camion.”
Fece un gesto vago con la mano.
“Ovvio che deve essere solo affar mio...e si, siamo alle presentazioni ma un certo gigante di quasi due metri non le ha fatte.”
Questa volta fu Cade sfrontato nei confronti di Alpha, il quale era salito su una delle tante auto presenti, per dare un'occhiata agli interni.
La sfrontatezza di lui, non gli sfuggì e quindi lo fissò.
“Oh beh, rimedio subito: Alphatron Lorien, piacere di conoscerti, pivello.”
Digrignò i denti candidi, dai canini sporgenti, in un ghigno sempre da superiore.
“Allora la volete finire?-Intervenne a quel punto un'esasperata Keira, appoggiata con la schiena al muso del camion.- Piuttosto, Cade...la curiosità è umana, per cui...- Fece una lunga pausa di silenzio, per poi guardarlo negli occhi.- Perchè viaggiate con un Transformers?”

 

Cade si sentì il sangue raggelare alla domanda della ragazza, pensava che avrebbe potuto tener mascherata l'identità di Optimus fino al giorno dopo, fino alla loro partenza. A quanto pareva però, non ci era riuscito.
“Transformers? Suvvia, non scherziamo. Tutti stanno dando loro la caccia e...Non ne ho mai incontrato uno.”
Mentì.
Venne afferrato all'improvviso da dietro e sbattuto con violenza sul cofano dell'auto dietro di lui. La scena lo spiazzò terribilmente, poiché si ritrovò davanti l'espressione di un Alphatron adirato con uno sguardo truce.
Finalmente scorse qualcosa dietro le sue lenti a contatto, un accenno di una strana tonalità di rosso in quegli occhi, un colore decisamente innaturale per un essere umano.
“Amico o nemico?”
Chiese freddo, posando la mano sul collo del malcapitato Cade Yaegar. Quest'ultimo la trovò fredda come il metallo, soprattutto quando iniziò a stringergli sulle vene giugulari.
“C-cosa intend-” “Non dico a te, ma a lui. Tu. - Guardò il camion.- Amico o nemico? Parla.”
Usò un tono imperativo, mentre la figlia fermò Tessa e Shane che si erano svegliati di colpo dal giaciglio dove erano.
“Fermi dove siete.”
Guardò poi anche lei il camion, non aveva un'aria familiare, ma qualcosa la spingeva a pensarci.
“Papà, aspetta...lascia Cade.”
Alphatron girò lo sguardo verso di lei e lasciò la presa sulla gola dell'uomo, di scatto. Appariva ora, davvero minaccioso, ma soprattutto...Cade era rimasto sorpreso da quella forza, mai vista in un essere umano.
“Perchè mi fermi?”
Chiese, attento e in guardia, alla figlia. Si avvicinò infatti a lei, mettendosi alla sua destra a sua difesa.
Lei lo spintonò leggermente.
“Sei sempre sulla difensiva con me, è un Autobot se viaggia con degli umani...-Andò a mettersi proprio di fronte al camion.- e da come ti hanno ridotto, penso tu sia uno dei più importanti...ti puoi fidare di noi.”
Mormorò infine vicino a lui.

 

Optimus seguì tutta la vicenda, combattuto se intervenire o meno. I nomi poi di quei due erano strani, gli riportavano alla mente qualcosa, finchè non sentì il nome completo dell'umano dalle apparenze diverse da ogni altro.

“Alphatron...”

Realizzò finalmente tutto, chi fosse quell'uomo e anche la ragazza. Su questa il suo pensiero si era soffermato più volte, anche nell'osservarla mentre veniva riparato.
Su di lei, che aveva comportamenti diffidenti e circospetti con Cade e gli altri due. Ora ne capiva l'atteggiamento dato il suo passato e il modo in cui di sicuro era stata cresciuta in quegli ultimi cinque anni.
“Amico o nemico?”
Sentì quella domanda da parte di Alphatron e non vi rispose apposta, per vedere come si sarebbero comportati tutti. Voleva agire con circospezione.
Solamente quando Keira gli si avvicinò, finalmente parlò.
“...so di potermi fidare.”
In quel preciso istante, la ragazza riconobbe quella voce, che sin da cinque anni prima, le era rimasta impressa nella mente.
“Sei tu...”
Iniziò la frase incredula, sgranando gli occhi e facendo anche un passo indietro rispetto a lui.
L'Autobot iniziò a fatica il processo di trasformazione, ma non si mise in piedi una volta completato, bensì in ginocchio.
I suoi occhi cerulei scintillanti, si posarono su di lei con interesse. Posata una mano a terra, confermò ogni idea che la ragazza si era fatta.
“Si, sono Optimus Prime.
Ed è un piacere rivederti, Keira Lorien.”

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Angolo dell'autrice:
Molto bene. Finalmente dopo giorni, sono riuscita nel mio entento di terminare questo quarto capitolo.
Ho già anticipato che sarà una cosa lunga, ma per Optimus e gli Autobot, questo ed altro <3 Arriverò a non avere più le dita.
Spero che nessuno mi denunci per qualche cambiamento alla storia, ma ho lasciato andare la mente e...beh, quando lo faccio, non so se sia così positivo...ma son dettagli.

Se dovessi avere pause troppo lunghe tra una pubblicazione di un capitolo e l'altro, comunico subito che sarà a causa dello studio che da ora inizierà a prendermi sempre di più. Vedrò ugualmente di aggiornare quando posso.
Infine, come sempre auguro a tutti una buona e piacevole lettura.
Un abbraccio,
XamuPrimeOakenshield.

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Capitolo 5
*** La quiete prima della tempesta? ***


And you, you lay, awake at night and scheme
Of all the things that you would change,
But it was just a dream!


Era rimasto senza parole nel veder quel camion trasformarsi in Optimus Prime. La sua espressione fu quasi la medesima della figlia, in cui però notò uno strano bagliore negli occhi.
“Prime...ma come- cos-”
Non riuscì a formulare una frase di senso compiuto. Più lo fissava poi, più notava quanto fosse davvero malconcio e avendolo visto poco dopo la battaglia di Chicago, cinque anni prima, era sicuro che quelle addosso non erano ferite di quel giorno, anche se ora gli erano state chiuse.
Non capiva cosa gli fosse successo.
Ma ben presto, era sicuro che avrebbe avuto le sue risposte.


Il leader degli Autobot tossì, prima di rivolgersi con la sua voce profonda a lui.
“Alphatron...vedo che alla fine, sei riuscito a fare quello che dicevi: a mutare in forma umana.”
Disse con una velata curiosità nel tono, l'Ex-Decepticon sotto di lui, fece un sorrisetto. Non pensava che gli avrebbe rivolto un tono così amichevole.
Forse scorse anche una velata tristezza negli occhi di quell'Autobot.
“Nulla di speciale, ho da ringraziare molto Ratchet. E' grazie a lui, se sono riuscito a diventare così. Mi ha aiutato a trovare un modo per mantenermi così, anche se ammetto: è stato però faticoso abituarmi a questa statura.”
Spiegò, incrociando le braccia al petto. Non riuscì tuttavia a resistere oltre e la sua curiosità prese il sopravvento.
“Ma che ti è successo? So che gli umani stanno dando la caccia ai Decepticon, ma a te? Hai trovato qualcuno uguale a Megatron, per ridurti così?”
Sembrò preoccupato nel fargli quelle domande, in particolar modo quando pronunciò il nome Megatron.
La risposta di Optimus però, non tardò.
“Fosse stato Megatron, a quest'ora starei anche meglio...purtroppo però è stato un certo Lockdown.-Fece una pausa, in cui il suo sguardo iridescente, si perse nel vuoto.- Insieme agli umani, ha iniziato a darci la caccia.
I Decepticon sono stati i primi a essere presi di mira, ma poco tempo dopo è passato a perseguitare noi Autobot. Vuole arrivare a me.
Per questo motivo, ci siamo dovuti tutti separare.”
Keira e Alphatron rimasero increduli per le sue parole, si scambiarono uno sguardo d'intesa senza volerlo, come se avessero dedotto qualcosa.
“Potrebbe...essere il motivo per cui non riusciamo più a contattare Ratchet in questo periodo...”
Disse lei, per tornare poi con lo sguardo su Optimus. Quest'ultimo si abbassò di più, avvicinando il viso alla sua testa.
“Ratchet? Lo avete quindi sentito poco tempo fa?”
Lo chiese con un tono piuttosto allarmato e preoccupato.
Ratchet dopotutto, era uno degli Autobot a lui più fedeli. Non avrebbe sopportato l'idea di perderlo.
“L'ultimo contatto che abbiamo avuto con lui, è stato qualche mese fa. Ma in questi anni ci ha di continuo aiutato, sin da quando abbiamo deciso di trasferire il capannone lontano da Chicago.”
Rispose ,al posto della figlia, Alphatron.
L'enorme Autobot, sentì quindi un barlume di speranza accenderglisi nella scintilla. Dopo la morte di Ironhide, perdere anche Ratchet sarebbe stato devastante.
Per non parlare di Bumblebee, il suo sottoposto che da sempre era stato come un figlio per lui. Di quest'ultimo infatti non aveva avuto più notizie da ancor prima di Ratchet.
Era preoccupato.
“Dobbiamo riuscire a rintracciare anche lui...”
Prima però che uno dei tre potesse proseguire, Cade si intromise nel discorso, dato che ne era stato estraniato.
“Optimus, scusa se vi interrompo...ma potresti spiegarmi come fai a conoscerli? -Guardò poi in direzione di Alphatron.- e tu raccontamela giusta! Ho sentito bene, non sei umano? Com'è possibile che tu abbia assunto questa forma?”
Decisamente, era confuso. Esigeva delle risposte, ma soprattutto delle spiegazioni.
Colui che un tempo era un Decepticon alzò gli occhi al cielo e guardò l'uomo di fianco a lui di sbieco.
“Pivello, non sopporto la tua voce, né tanto meno che mi si interrompa una conversazione seria. -Scrocchio le dita della mano destra, serrandola a pugno. Si potè udire un suono decisamente metallico questa volta.- per cui attendi la fine del discorso.”
Keira sospirò e guardò Optimus, che si era portato una mano sul viso. Cade era sul piede di guerra a causa di quella frase.
“Guarda che sto anche io dalla vostra parte, quindi se non vi dispiace vorrei partecipare e sapere anche io quel che dite.”
Alphatron fece una smorfia, aprendo bocca per dire qualcosa.
“...dimmi che non inizieranno a litigare come prima.”
Parve quasi supplicare mormorando, il leader degli Autobot, rivolto a Keira. Lei scosse la testa.
“No, non lo faranno.”
Prese il padre per un orecchio e lo allontanò di almeno tre metri da Cade.
“Insomma! Metti da parte il tuo lato da Decepticon guerrafondaio con gli umani e calmati! Sono già stanca, se poi entrambi vi mettete a litigare mi potreste far venire una crisi di ner...- La ragazza fece per continuare la frase, ma la testa le girò a causa della stanchezza e di non aver mangiato per tutto il giorno.- ...vi. Hn.”
Finì la frase, ma barcollò all'indietro e rischio di cadere in malo modo, se non fosse stato per Optimus che, rapido con la sua mano destra, la sostenne.
“Ehi...tutto bene?”
Sembrò allarmato per quel suo cedimento tanto improvviso.
Lei gli rivolse lo sguardo, ma non ebbe nemmeno il tempo di parlare poiché anche il padre le si era avvicinato rapidamente.
“Keira! Non dirmi che ancora una volta ti sei ridotta a non mangiare per tutto il giorno...- Lei non lo guardò, mentre l'Autobot continuò a sostenerla.- ...dannata sia la tua testardaggine e il tuo stacanovismo.
Sai bene che puoi lavorare anche senza ridurti così.”
Optimus la fece scivolare tra le braccia di Alphatron, il quale la strinse sospirando. Gli sembrò che quell'essere avesse messo da parte il suo lato scontroso, solo per lei.
“Lo so...ma mentre tu sei via, devo terminare tutto. Sai che non posso permettermi ritardi di consegna delle auto.”
Sforzò una risata lei, cercando di rimettersi in piedi.
“Perchè non mi dai ascolto e vai a riposare? Dopo, ovviamente, aver mangiato...”
La fermò e serrò le mani sulle sue braccia, proprio a sottolineare il suo volere di vederla riposata e in forze.
Keira non potè rispondere, dato che un'altra protesta avrebbe conseguito qualche altra frase di rimprovero da parte del padre.
“Va bene, ti darò ascolto...ma non litigare ancora, non credo sia il momento più adatto.”
Lui, sollevato dalle sue parole, sorrise e annuendo la lasciò. Lei si rimise in piedi per bene e rivolse lo sguardo a Optimus sorridendo.
“Grazie per avermi sostenuta.”
Detto quello, si diresse verso la parte posteriore del capannone, dove lei e il padre avevano gli alloggi, per poter andare a riposare.
Tuttavia avrebbe voluto andare avanti ad ascoltare i discorsi di Optimus, più tardi si sarebbe fatta dire ogni cosa dal padre.




Tessa e Shane non vollero stare con loro ancora, per cui tornarono nel loro giaciglio a riposare. Cade notò il completo disinteressamento della figlia, a confronto invece con la testardaggine di Keira.
“Che due opposti...”
Sospirò e guardò Alphatron che stava pensando alla sua, di figlia.
“Finirò con il legarla al letto un giorno o l'altro.”
Sorrise ironico e Optimus non potè che concordare con un cenno della testa. L'umano lì presente però, continuava a non capire.
“Potrei comunque avere delle risposte da parte vostra, ora?”
L'altro si appoggiò al cofano di un auto, mentre con un tonfo anche l'Autobot si sistemò seduto con la schiena appoggiata alla parete del capannone.
“Ci conosciamo perchè cinque anni fa li ho incontrati grazie a Ratchet, o meglio: ho incontrato Keira, lui invece era un Deception di mia vecchia conoscenza.”
Rispose Optimus, guardando in direzione di Cade. Quest'ultimo parve quasi incredulo e si soffermò a fissare la figura di Alphatron.
“Non mi guardare dall'alto verso il basso, pivello. Ero un Decepticon, ora sono un Trasformers alleato degli Autobot.
Quindi sta tranquillo, non farò del male né a te né ai due che ti porti dietro.”
Incrociò le braccia e, ancora una volta, l'umano scorse uno strano color rosso dietro le lenti a contatto dell'altro.
“Non ti guardavo dall'alto verso il basso, stavo solo cercando di capire... -Rispose Cade, con più rispetto di poco prima.- un'ultima cosa...come fa Keira a essere tua figlia?”
A quella domanda all'Ex-Decepticon, si disegnò un sorriso sulle labbra.
“Come fa? Beh semplice, ha perso i genitori nella battaglia di Chicago cinque anni fa. Da allora, sono diventato suo padre non biologico, ma lei è comunque felice di avermi con lei.”
La spiegazione sintetica, lasciò un po' sbalordito l'inventore.
Si grattò la testa e annuì, accorgendosi di essere stato anche piuttosto impulsivo nei confronti dell'altro.
“Ho capito...-Sospirò.- credo allora di doverti delle scuse, sono stato un po' impiccione.”
Alphatron alzò le spalle e rimase con un sorriso rilassato.
Ancora una volta stava pensando a una Keira tredicenne, brontolona, che gli diceva come comportarsi o meno con gli esseri umani. Soprattutto nei primi tempi in cui lui doveva abituarsi al nuovo corpo.
“Non è un problema, voi umani siete sempre curiosi nei confronti delle cose che non conoscete.”
Disse infine, ma tornò subito dopo serio a guardare l'Autobot di fronte a lui, perso nei suoi pensieri.


Non si accorse degli occhi di Alphatron su di sé, aveva anche distolto l'attenzione dai due per pensare a tutto ciò che stava succedendo e a cosa avrebbero potuto fare da lì in avanti.
Sembrava letteralmente perso dall'espressione che anche il suo viso robotico esprimeva, aveva trovato altre due persone di cui avrebbe potuto fidarsi, tuttavia il fatto non lo consolava: Lockdown avrebbe potuto fare del male anche a loro.
Così come gli umani, suoi alleati, avevano rischiato di farne a Cade e sua figlia.
Voleva capire cosa avrebbe potuto fare, ma in parte si sentiva con le spalle al muro. Avrebbe di sicuro dovuto parlarne con gli altri Autobot.
“Optimus? Ehi Optimus.”
Cade lo chiamò, destandolo così dai suoi pensieri.
Guardò l'umano.
“Che cosa-” “Ti sto chiamando da qualche minuto, c'è qualcosa che non va?”
Chiese lui, piuttosto confuso dal comportamento dell'Autobot. Alphatron al contrario, sembrò non esserlo, bensì quasi lo capiva.
“Cosa dovete fare ora che Keira ti ha sistemato?”
Optimus non tardò a dire ciò che ora avrebbe dovuto fare, anche se nella sua mente rimaneva ancora della confusione.
“Ho inviato un messaggio a tutti gli Autobot, ci incontreremo in una zona desertica in modo da non attirare l'attenzione.
Domani la raggiungeremo e ci riuniremo.”
Cade annuì avendo capito. Alphatron invece si fece pensieroso e portò addirittura una mano sotto il mento.
“Se dobbiamo partire presto, allora sarà meglio che io ora vada a riposare. -Disse l'umano, salutando i presenti. Anche lui era piuttosto stanco dopo un'intera giornata di viaggio ed aver aiutato Keira.- a domani.”
Andò così a prendere una coperta e a coricarsi poco lontano da Tessa e Shane, di quest'ultimo ancora non capiva l'utilità, né cosa la figlia ci trovasse in lui.


Alphatron e Optimus rimasero così soli e l'Autobot notò come l'altro fosse pensieroso.
“Qualcosa ti preoccupa?”
Chiese, nonostante fosse lui il primo a esserlo per ciò che sarebbe potuto succedere da lì in poi. Il non mostrare o far capire niente però, lo distingueva da tutti gli altri Autobot.
Lui doveva essere e rimanere un leader, pronto a tutto e dal sangue freddo in certe situazioni.
“Un po' tutta questa situazione. In particolar modo questo Lockdown, la sua alleanza con gli esseri umani è strana.
Conoscendoli, non fanno mai niente per niente.”
Dedusse Alphatron guardando Optimus negli occhi. Quest'ultimo annuì, dandogli ragione.
“E' inutile parlarne solo tra noi, sarà meglio esprimere il pensiero anche agli altri Autobot -Realizzò poi una cosa e sforzò una piccola risata.-...che stupido, non ho pensato che magari a te non piacerebbe collaborare con noi.”
Ebbe uno strano senso di rispetto in quell'istante, rivolto all'Ex-Decepticon. Egli però scoppiò in una fragorosa risata, prima di rispondere.
“Accidenti, questa è bella. Optimus Prime che parla in questo modo a un Ex-Decepticon che più volte in passato gli mise i bastoni tra le ruote. -Finì di ridacchiare e si fece d'un tratto serio.- Sono in debito con voi Autobot e con te. Non sarei il padre di Keira a quest'ora, per cui mi sento in dovere di aiutarvi.
Verrò con voi domani, lascerò semmai detto alla pulce che tornerò tra un po' di tempo. Me la so cavare.”
Disse, ma tali frasi fecero sorridere il leader degli Autobot, nonostante fossero dette in modo serio.
“Perchè sorridi, Prime?”
Chiese perplesso.
Possibile che lui non lo stesse prendendo seriamente? Aveva fama di essere un traditore, ma ora che non lo era più, non capiva il motivo di tal sorriso.
“Perchè dovresti girarti.”
Ridacchiò il leader degli Autobot.
Alphatron si girò lentamente e si ritrovò di fronte la propria figlia, intenta a fissarlo male con in mano un tubo d'acciaio che si continuava a battere piano sulla mano.
“Dove ti posso lasciare il segno con questo? -Chiese sospirando esasperata.- Sapevo che non avrei dovuto lasciarti solo a parlare con lui.”
Aveva un'aria minacciosa e lui indietreggiò di qualche metro. Anche se era di materiale cybertroniano all'interno del corpo, un colpo con qualcosa di acciaio non sarebbe comunque stato indolore.
“K-Keira! Ma tu non stavi dormendo? Dovresti tornare a le-” “Non sono più una bambina! So quello che faccio e riposerò più tardi, in macchina, mentre seguiremo Optimus.”
Rispose a tono, posando il tubo d'acciaio che aveva in mano.
Alphatron fece per obiettare, ma la ragazza troncò la sua frase sul nascere.
“Non sopporto quando decidi di non dirmi le cose, per evitare che io mi faccia male o mi metta in pericolo.
Sei un Ex-Decepticon? Sono tua figlia? Si! Bene.
Questo è il motivo per cui ti seguirò anche in questo caso.”
Lui rimase sorpreso da quelle parole e così anche Optimus. Si rivolsero uno sguardo l'un l'altro, prima di tornare a guardare lei.
“Questa volta non si tratta di lavoro, per quanto ne sappiamo potrebbero esserci scontri come nella battaglia di Chicago.
Hai già subito un trauma, non posso permetterti di fartene provare un altro.”
Negli occhi di Alphatron c'era serietà, che ormai la ragazza era abituata a scorgere anche se lui portava le lenti azzurre.
Sapeva quanto il padre tenesse a lei, ma i sentimenti erano reciproci. Non avrebbe permesso che lui facesse qualcosa di sciocco per lei, anche solamente per non metterla in pericolo.
“Quel trauma, ricordo che me l'hai fatto superare tu. E' inutile che tu dica altro, ti seguirò e vi aiuterò.
Posso tornare molto utile e...se permetti, vorrei rivedere Ratchet e nel caso gli fosse successo qualcosa, beh...-Serrò i pugni.- non la farei passare liscia a nessuno.”
Spiazzato, il padre non potè più dire niente. La pensava anche lui allo stesso suo modo, quindi cosa avrebbe potuto fare?
Sospirò e si portò una mano in tasca, prima di sforzare una risatina ironica.
“Questo è il problema quando un vecchio Decepticon, cresce una bambina umana. -Alzò lo sguardo e si avvicinò alla figlia.- non avresti dovuto prendere la mia testardaggine crescendo, ma fa niente.”
Le passò una mano tra i capelli, scompigliandoglieli.
Optimus osservò con interesse la scena, con anche un lato di sé piuttosto sorpreso di vedere una tale dolcezza, in un essere che un tempo era un Decepticon.
Fece per alzarsi, ma si ricordò che nel capannone in altezza non ci poteva stare, per cui rimase seduto.
Keira si sentì una bambina con il padre a trattarla in quel modo, per cui arrossì appena.
“Oh beh, è importante non farsi mettere i piedi in testa da nessuno. Essere testardi serve anche a questo.”
Portando la gamba dietro a quella di lui, gli fece uno scambetto con un'abile mossa di lotta e il caro Alphatron cadde a terra con un tonfo metallico.
“Senza scordare che mi hai insegnato a difendermi. -Concluse infine, con un sorriso soddisfatto sulle labbra, andando poi a mettere una borsa nel bagagliaio della Lamborghini gialla.- preparo la macchina per quando partiremo.”
L'ex-Decepticon, ancora a terra, guardò l'altra allontanarsi e lentamente si mise seduto. Soffocò un'improvvisa risata.
“Non pensavo che sarebbe diventata una ragazza così abile e brava...-Si rivolse a Optimus, il quale non si era perso una sola azione di quei due.- non sarò stato il padre desiderato da ogni figlia, ma almeno sono felice che sia cresciuta con la testa sulle spalle.”
L'Autobot lo guardò con attenzione, prima di far rimbombare la sua voce profonda, tra le pareti del capannone.
“Hai fatto un buon lavoro e se dici che anche Ratchet vi ha aiutato, beh...è stata fino ad adesso in ottime mani.
Tienila stretta, Keira è una ragazza speciale.”
Alphatron rimase sorpreso dalle parole di lui, il quale guardava ora nella direzione in cui lei si era allontanata.
I suoi occhi cerulei, esprimevano una certa curiosità nei suoi confronti, sia per i comportamenti sia per altri dettagli che, nemmeno nella figlia di Cade, aveva riscontrato.


Le poche ore rimanenti passarono in fretta e l'alba non tardò ad arrivare, facendo così svegliare i tre che stavano dormendo.
Keira aveva caricato delle cose in auto e ora ci stava sonnecchiando dentro, con il sedile completamente inclinato indietro, mentre, Optimus e Alphatron, avevano parlato durante le ore in cui gli umani avevano dormito.
“Direi che è tempo di avviarsi.”
Disse Alphatron e l'altro non potè che concordare.
Opimus riprese la sua forma di camion malandato e i tre umani, una volta che lui ebbe fatto manovra, gli salirono a bordo.
L'ex-Decepticon, dopo essersi rivestito con i suoi soliti abiti eleganti sul grigio, raggiunse la figlia a bordo della Lamborghini gialla. Lei si destò a quel punto dal sonno e si stiracchiò.
“A quanto pare possiamo dire addio alla monotonia per un po'...”
Disse con un sorrisetto, portandosi le mani dietro la testa, il padre le fece un cenno con la testa, concordando con lei.
“Ho già provveduto al cartello di chiusura, per un po' di tempo nessuno verrà a chiedere altre riparazioni.”
Fece infine manovra, uscendo dal capannone poco dopo Optimus. Quest'ultimo non si fermò ed iniziò a fare strada.
Solo lui sapeva dove potersi incontrare con gli altri Autobot, dopotutto.
 
The time will come, when you’ll have to rise
Above the best, improve yourself,
Your spirit never dies!
Farewell, I’ve gone, to take my throne
Above, don’t weep for me
Cuz this will be the labor of my love


Erano ormai in viaggio da qualche ora e nessuno si era parato loro davanti, molto probabilmente spostarsi rendeva difficile qualunque tipo di localizzazione da parte degli inseguitori di Prime.
La strada era deserta, per cui Alphatron stava accanto a Optimus a guidare.
Quest'ultimo, ebbe però uno strano senso di inadeguatezza nello stare di fianco a un' auto sportiva, quale era la Lamborghini Gallardo che gli stava a lato.
Keira vide che il padre quasi lo stava facendo apposta a stargli così vicino e lo guardò di sbieco.
“La vuoi smettere? Non vedo l'espressione di Optimus, ma credo che se potesse in questo momento ti fulminerebbe.”
Disse a difesa dell'Autobot, mentre l'altro sogghignava soddisfatto.
“Oh avanti Keira, penso lui sappia che lo faccio solo per scherzare. Non sono così cattivo, ero solo abituato a vederlo sempre messo bene con la carrozzeria. Tutto qua.”
Naturalmente disse quelle frasi ghignando in modo parecchio inquietante per un qualunque essere umano.
La figlia alzò gli occhi al cielo, mentre lui si rimise a guidare dietro l'Autobot.
A volte lei malediceva quel suo lato da Decepticon che non dava cenno di voler sparire, avrebbe persino voluto definirlo un vero “stronzo”, quando si metteva di impegno nell'esserlo.
Sospirò e guardò Optimus lì di fianco.
“Scusalo, per favore.”
Non sentì alcuna risposta né rumore, alla sua frase.
Vide però poco dopo, un camion dalle fattezze assai migliori di quelle dell'Autobot davanti a loro, passargli di fianco. Optimus però la fece rimanere sorpresa, perchè in breve tempo scannerizzò il modello dell'altro camion e ne prese le forme in pochi secondi.
Cambiò completamente aspetto sotto gli occhi di un'incredula Keira.
La sua struttura, le sue fiancate, gomme e resto...era tutto completamente cambiato!
Lei sbattè le palpebre qualche volta e, avuto il tempo di riprendersi, ammise che quel “cambio di look” non era niente male.
Il color blu, le fiammate rosse sulle fiancate e sull'abitacolo del guidatore, davano una certa classe a Optimus, che si era anche ingrandito di stazza.
Si, stava decisamente meglio di prima.
Alphatron si ritrovò per un'istante spiazzato, come anche i tre umani a bordo dell'Autobot, ma non gli ci volle molto per mettersi a ridere.
“Va bene, questa volta me l'hai fatta sotto il naso, Prime! Hai vinto tu!”
Urlò all'Autobot, mettendoglisi nuovamente di fianco a guidare. Da quest'ultimo provenne una risata gutturale che molto probabilmente aveva tentato di trattenere, ma alla fine non era riuscito nel suo intento.
Tessa e Shane, maledirono Optimus con tutto loro stessi, poiché non si aspettavano un cambiamento anche interno, che li aveva sballottati.
Cade al contrario, avendo capito anche il motivo di tale cambiamento improvviso, si era messo a ridere.
“Però! Bel design.”
“Papà non ti complimentare con lui!”
Brontolò la figlia, che lo fulminò anche con lo sguardo. A lui però non sembrò importare più di tanto.
“Avanti! Era una scena divertente, no? Un po' di risate dopo quello che è successo ci volevano.”
Lei fece una smorfia e si zittì, quasi si fosse offesa.
Keira vide sia la scena del proprio di padre, che quella con Tessa, quindi scosse la testa in modo ironico e sorrise.
Se quello era solo l'inizio di quell'avventura, se così la si poteva chiamare, beh: era curiosa di vedere come sarebbe andata avanti da lì in poi.

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L'angolo dell'autrice:
E badabum, nonostante lo studio riesco anche a scrivere...la felicità <3
Ma bando alle ciance, dunque: questo è stato un capitolo abbastanza calmo e in particolar modo di conoscenza tra tutti i personaggi, ma ho in mente parecchie idee per i prossimi capitoli che si protenderanno per le lunghe penso.
Per rispondere (dato che rispondo raramente alle recensioni e chiedo venia Per quanto riguarda Tessa e Shane: io non li sopporto, in particolar modo Tessa. Li ho inseriti solo perchè sono direttamente collegati a tutto e a Cade che invece mi sta simpatico, altrimenti me ne sarei altamente infschiata.
Detto questo, come al solito vi saluto agurandovi una buona lettura!
Grazie ancora a tutti coloro con leggono <3
Un abbraccio,
XamuPrimeOakenshield
 

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Capitolo 6
*** La speranza per gli amici, è l'ultima a morire. ***


Here we are, don’t turn away now,
We are the warriors that built this town.


Finalmente raggiunsero il luogo dell'incontro con gli altri Autobot. Era una piana desertica, tra le tipiche rocce giganti del confine Texano.
I tre umani, che erano a bordo di Optimus, scesero e videro in lontananza tre macchine, venir loro in contro nello stesso momento.
Smontati dall'auto, anche Keira e Alphatron scorsero le figure in lontananza, come anche un goffo Transformers che stava scendendo da una delle rocce più alte. Quest'ultimo, in onore di Optimus, sparò addirittura dei colpi da uno dei suoi mitra.
“Il capo è tornato!”
Urlò poco prima di saltare e atterrare con un tonfo, ai piedi della roccia.
Le auto in lontananza ci impiegarono poco a raggiungerli e una volta fatto, ognuna di esse si trasformò, prendendo la loro forma umanoide.
Keira sgranò gli occhi, non avendo mai visto così tanti Trasformers in una volta sola. Li osservò cambiare forma e notò come ognuno fosse diverso dall'altro.
Non sapeva i loro nomi, ma continuava a essere sorpresa più del giorno in cui si ritrovò davanti Optimus che cambiava forma.
La sua espressione, era però condivisa anche dai visi di Tessa e Shane, mentre Cade sembrava voler tenere un'aria seria. Aveva però delle difficoltà nel farlo.
L'unico che non aveva battuto ciglia, era Alphatron. Il quale stava comodamente appoggiato alla sua macchina, con le mani in tasca. Era rimasto indifferente nel vedere altri cybertroniani.
Infine anche Optimus si trasformò e finalmente gli Autobot si poterono dire riuniti.
Il loro capo aspettò che si fossero tutti avvicinati prima di parlare.
“Gli essere umani ci hanno tradito...è tempo di avere delle risposte e cambiare le regole.”
Disse con la sua voce profonda, che sembrava non lasciar trapelare alcuna incertezza. Ciò però non era vero, ma come già si sapeva: lui era il Leader, doveva dare sicurezza ai sottoposti.
“Umani...hmpf, solo una parola capo e appuntiamo la parola vendetta ai nostri circuiti di memoria.”
L'Autobot più goffo degli altri si avvicinò e ripose via l'arma con cui poco prima aveva sparato dei colpi.
“Hound, dovresti calmarti...un po' di meditazione non dovrebbe farti male.”
Disse l'altro suo compagno, dalle fattezze che ricordavano un Samurai. Quel tale, Hound, non sembrò però prendere bene il consiglio.
“Quel che mi consigli è per gli smidollati come te, un'arma è ciò che mi serve per rilassarmi! E un nemico contro cui puntarla...”
Estrasse una granata e minacciò subito l'altro, ma quest'ultimo fu rapido ad estrarre le sue lame e puntargliele alla gola.
“Falla finita! Non mettere alla prova la mia pace interiore!”
“Hound! Drift! Smettetela immediatamente. Non siamo qui per litigare tra di noi.”
Intervenne finalmente Optimus, troncando così lo scontro sul nascere.
“Beh Optimus, non possiamo dare torto alle parole di Hound. Gli umani non ci hanno di certo offerto un piacevole e rilassante soggiorno in questi ultimi anni.
Una piccola vendetta ci potrebbe benissimo stare...ma parlando di loro...- L'Autobot che sembrava indossare una giacca lunga, verde, estrasse una delle sue armi e la puntò contro il gruppo di umani.- Chi sono questi nuovi arrivati?”
Tessa e Shane ebbero un sussulto, mentre Cade parlò nell'immediato.
“Ehi ehi! Calmo, siamo dalla vostra parte! Anche noi siamo braccati quanto voi.”
Keira invece, aveva guardato il padre e vedendolo calmo, anche con quell'arma puntata loro addosso, non disse niente né si mosse.
Lanciò solo uno sguardo a Optimus, che vedeva a pugni serrati. Di sicuro era nervoso, anche se gli altri non lo notavano.
“Ah si? Umani dalla nostra parte? Non fatemi ridere. State di sicuro facendo la spia per conto di qualcu-” “No Crosshairs, è la verità. Mi hanno aiutato e hanno rischiato anche la loro vita per me, non permetterti di fargli un solo graffio. - Fortunatamente intervenne il leader di tutti i presenti, che guardò pure l'Autobot goffo di fianco a lui.- Anche tu Hound, abbassa quell'arma.
Abbiamo un nemico comune, perciò collaboreremo.”
Houd obbedì, mentre quel Crosshairs fece una smorfia e guardò gli umani sotto di sé.
“Siete fortunati...molto.”
Digrignò appena i denti, ma sembrava così nervoso da dover trovare per forza una scusante per attaccar briga.
Infatti, notò che uno dei cinque umani era completamente indifferente alla loro presenza.
“Ehi tu, potresti anche prestare un po' di attenzione quando qualcuno sta per spararti.”
Alphatron incrociò le braccia al petto e alzò la testa verso di lui, accennò un sorrisetto beffardo.
“Capirai. Ne ho già avute di armi di tal calibro puntate addosso...una più, una meno...non mi fa differenza.”
Quella risposta a tono, lasciò spiazzato l'Autobot ,che venne fermato dall'estrarre la pistola, solo dal suo compagno dalle fattezze più piccole e di color giallo.
“Bumblebee non ti intromettere!”
Crosshairs con una gomitata tirata sulla mandibola meccanica dell'altro, si liberò.
“Ora basta!”
Tuonò Optimus, infuriandosi. La sua voce, quasi fece tremare il terreno.
Si mise in mezzo e l'Autobot dal metallo verde, dovette fissarlo negli occhi.
Non aveva mai visto il suo Leader tanto arrabbiato, per cui subito dopo abbassò la testa e “la cresta”.
“Solo perchè vi ho lasciati soli per diverso tempo, non do il permesso a nessuno di prendere alcun iniziativa.
Crosshairs, torna al tuo posto e discutiamo cosa fare da ora in avanti!”
Egli ascoltò l'ordine e indietreggiò rimanendo il silenzio, ma anche gli altri fecero lo stesso. Escluso ovviamente Bumblebee, finito a terra.
Optimus gli si avvicinò e l'aiutò a rimettersi in piedi.
Prima di parlargli, lo guardò con uno sguardo che solo un padre sa dare a un figlio: attento e con racchiusa all'interno una dolcezza di cui anche gli altri Autobot sono all'oscuro.
“Tu vedi di fare più attenzione...-sospirò.- sono comunque felice di vedere che sta bene.”
Mormorò e l'Autobot giallo lo fissò quasi sorpreso.
“Anche io, boss”
Rispose lui, utilizzando la radio. Molto probabilmente, con gli anni non aveva ancora potuto riparare il suo sistema di comunicazione.
Alphatron osservò la scena con attenzione e lo stesso fece Keira, che gli toccò il braccio per attirare la sua attenzione.
“Tu...li conosci tutti?”
Gli chiese, con un'espressione piuttosto curiosa in volto. Lui scosse la testa, ma accennò un sorriso.
“No, solo Optimus e Bee, gli altri che conoscevo non so che fine abbiano fatto...anche se spero stiano bene: soprattutto Ratchet.”
Al solo nominarlo, lei si fece seria e annuì.
La preoccupazione per quell'Autobot non era mai svanita, solo era stata celata fino a quel momento.


Calò la sera e dopo un'altra intera giornata di viaggio tutti erano stanchi, o almeno gli umani, che attendevano gli Autobot e soprattutto, una decisione su che cosa fare da lì in poi.
Cade,Tessa e Shane erano vicino al fuoco a parlare, mentre Keira camminava qua e là accompagnata dallo sguardo attento del padre. Esso non la perdeva di vista un sol minuto.
“Forse stai esagerando a tenerla così tanto sott'occhio, non ti pare?”
Gli chiese Optimus, il quale sguardo si posò anch'esso sulla ragazza.
Più passava il tempo, più pensava a quanto fosse bizzarra, o meglio...diversa da certi umani che aveva conosciuto.
L'altro sospirò, massaggiandosi la tempia. Annuì.
“Purtroppo è un riflesso naturale...so benissimo che non è più una tredicenne indifesa, ma ucciderei di nuovo per tenerla al sicuro...penso tu possa capirmi, Optimus, quando dico che lei è il bene più prezioso che mi sia rimasto.
E' la mia redenzione. Anni fa dissi la stessa frase.”
Ridacchiò in modo sommesso e rivolse lo sguardo all'Autobot.
Infine decise di estrarre dalla tasca il suo porta lenti a contatto, tolse finalmente queste ultime, rivelando così i suoi veri occhi.
Brillanti rubini, ardenti come fiamme svelarono finalmente la sua vera personalità di vecchio Decepticon.
“Finalmente...odio tenerle addosso.-Si strofinò un occhio, prima di tornare con lo sguardo su Optimus.- Continuando il discorso: che io debba uccidere un umano, o un Transformers, per tenerla al sicuro, non mi cambia nulla.”
Il leader degli Autobot non potè che concordare con lui e annuì.
Ormai era sicuro che anche lui non sarebbe più stato gentile con gli esseri umani. Se fosse stato necessario, avrebbe usato le armi.
Per cui sotto quel lato era d'accordo con lui.
Guardò poi gli altri della sua fazione e sbuffò: si erano messi di nuovo a bisticciare.
“Ma complimenti. Il vostro leader vi rivede dopo così tanto tempo e l'unica cosa che sapete fare è litigare tra di voi?
Dovreste proprio vedervi, siete patetici.”
Commentò Alphatron, precedendo l'altro. Poteva capire quel comportamento da parte dei Decepticon, ma dagli Autobot proprio no.
“Senti umano! Mi stai dando sui ner -Drift parlò e colui che un tempo era conosciuto con il nome di Starscream, gli si mise davanti. Fece così vedere i suoi occhi fiammeggianti.
“Prego. Vai pure avanti. Se ti sto sui nervi non è un problema mio, per quanto mi riguarda: il sentimento è reciproco.
Ma questa volta mi sto innervosendo io, non Optimus.”
Vedendo la scena, Keira tornò vicino al gruppo. Notò che i due Autobot, che quasi si stavano per scontrare poco prima, erano: Drift, il Samurai, e Bumblebee, quello che parlava solo tramite radio.
“Optimus, cosa sta succedendo?”
Lui la guardò con uno sguardo rassegnato, ma gentile. Scosse la testa, quasi per dirle un chiaro “niente” per non allarmarla.
Drift si ritrovò spiazzato dal coraggio dell'uomo ai suoi piedi e rinfonderò le armi, lasciando così anche Bumblebee.
Su quest'ultimo si posò nell'immediato, lo sguardo severo di Optimus e lui abbassò la testa, sentendosi in colpa per aver alimentato il battibecco sotto gli occhi del suo leader e...quasi padre.
“Ora però basta con le discussioni, dobbiamo capire chi è davvero questo Lockdown e perchè! ci stia dando la caccia insieme agli esseri umani.”
Prime parlò con serietà, convinto più che mai ad andare fino in fondo alla faccenda. Determinato a farla pagare a chiunque avesse dato il via a quegli avvenimenti deplorevoli.
“Io non so chi sia questo Lockdown, Optimus. Ma ho dei filmati da farti vedere, forse te ne eri dimenticato. Credo grazie a questi di sapere chi ci sia a reggere le fila di tutto questi avvenimenti.”
Esordì infine Cade, guadagnandosi tutte le occhiate dei presenti.
 
Here we are, don’t turn away now,
We are the warriors that built this town.
From Dust.


Tutto taceva intorno, l'unica illuminazione era data dalle luci degli Autobot e della Lamborghini sopra la quale erano appoggiati Keira e Alphatron.
Tutti i presenti stavano guardando i filmati ripresi dal drone che Cade aveva recuperato. La tensione nell'aria era palpabile nell'aria.
Hound si infuriò internamente nel vedere uno dei Wreckers venir fatto a pezzi da quei dannati umani.
Tuttavia...il colpo più forte, venne sparato contro il cuore e la scintilla di Alphatron e Keira, quando videro pochi secondi dopo il loro amico,l'Autobot che li aveva aiutati come nessun altro, distrutto.
O per lo più: prima massacrato dai colpi di tutta quella feccia umana e poi fatto quasi a pezzi.
L'Ex-Decepticon stava digrignando i denti e dalla sua gola proveniva il suono gutturale di un ringhio roco e adirato.
Più andava avanti a guardare quel filmato, più continuava ad infuriarsi e lo stesso era per Keira, anche se in forma differente.
A lei salirono le lacrime agli occhi, ma non pianse. Serrò i pugni stretti, facendo quasi in modo che le unghie le si incarnassero nei palmi.
Vide infine quell'essere: Lockdown, prendere e strappare, letteralmente, la scintilla di vita dal petto di Ratchet.
Optimus dietro di loro cercava di contenersi, ma avrebbe voluto urlare. La sua freddezza era data solo, come sempre, dalla sua leadership.
“Io ammazzo qualcuno...sono stanco di stare calmo”
La frase di Alphatron ruppe il silenzio. Tutti si girarono verso di lui e videro in modo netto e distinto, nel buio, i suoi occhi fiammeggianti brillare di rabbia e odio.
Gli Autobot presenti rimasero perplessi, non sapendo ancora della sua identità ma, il loro Leader, nervoso quanto l'ex-Decepticon, non era da meno in quanto ad umore e istinti omicidi.
Lui e il Transformers in forma umana di scambiarono uno sguardo.
“A quanto pare, dietro a questi massacri c'è questa KSI. La sua sede principale è a Chicago.”
La voce di Cade interruppe la tensione e la rabbia che si erano formati. Lui stesso si era intimorito nel vedere gli sguardi di Alphatron e Optimus.
Se non avessero mantenuto la calma, non avrebbe osato immaginato di cosa sarebbero stati capaci.
“Chicago? E' la città che cinque anni fa ha subito una delle devastazioni più grandi della storia del genere umano.
Dubito che potremmo quindi entrare in questa sede senza combattere.”
Hound si portò come sempre il sigaro alla bocca, mentre Optimus di fianco a lui era ancora pensieroso.
“Possono aiutarvi gli stessi umani ad entrare, se ce ne date la possibilità”
Cade fece la proposta, ma Tessa scattò subito e gli si avvicinò velocemente. Lo fissò negli occhi.
“Ti sei messo in società con loro adesso? Hai già visto cosa stavano per farci i tizi di questa KSI, vuoi davvero rischiare la nostra vita così?”
Sembrava allarmata, il suo tono era quasi di supplica nei confronti del padre. Ovvio che non voleva ritrovarsi ancora con una pistola puntata alla tempia.
“Tessa, aiutarli è probabilmente la nostra unica speranza chiarire questa storia. Come ho già ripetuto: siamo bersagli quanto loro.
Dobbiamo trovare un modo di riavere la nostra vita, o vuoi per caso continuare a vivere da nomade?”
Lei si ammutolì, non sapendo che cosa rispondere o pensare. L'unica cosa che mentalmente faceva, era maledire il giorno in cui suo padre aveva portato a casa quel camion.
Guardò infatti Optimus con uno sguardo velato di disprezzo, lui non lo notò, ma al contrario: Keira, che fino a quel momento era rimasta zitta, storse il naso.
“Piantala di fare la bambina...” Mormorò e la bionda si girò di scatto a guardarla.
“Come scusa?” Chiese, fingendo di aver capito male.
“Ho detto di piantarla di fare la bambina!
Nessuno ti chiede di infiltrarti in quella sede e corrompere con la forza il proprietario a dirti tutto!
Vuoi vivere sotto una campana di vetro? Fallo.
Se Optimus decide di andare a Chicago, troveremo un posto dove tu e il tuo ragazzo potrete stare rifugiati mentre noi altri ci sporcheremo le mani.
Così sarai bella che contenta.”
Rispose a tono Keira, già abbastanza innervosita dal fatto di tornare a Chicago. Il suo però non era nervosismo dato dalla rabbia, bensì dai ricordi che aveva.
 
Death surrounds
My heartbeat’s slowing down
I won’t take this world’s abuse
I won’t give up, I refuse!


Nonostante gli anni, le immagini di quella città in pezzi, stravolta, massacrata da sparatorie e bombe, non erano svanite dalla mente della diciottenne dai lunghi capelli neri.
Ogni volta che la sentiva nominare, era la solita storia. Rivedeva le figure dei suoi genitori tramutate in cenere per merito delle armi da fuoco dei Decepticon.
In quel caso però, di uno in particolare: Megatron.
Anche in quel momento, cinque anni dopo, sarebbe stata in grado di disegnare il volto di quell'essere dall'anima malvagia.
La forma del suo viso, la sua ferita sulla parte destra della testa, come anche i mini-robot che cercavano di ripararlo...si ricordava tutto per filo e per segno.
I suoi genitori c'erano andati di mezzo senza una motivazione.
Considerandoli insetti, lui aveva sparato quel colpo nella loro direzione senza quasi guardarli.
Perchè era successo a lei? Perchè era l'unica a non essere morta?
Le domande erano sempre quelle, ma Keira mai vi aveva dato risposta.
Sua madre l'aveva addirittura coperta con il suo corpo per proteggerla, pur sapendo che l'avrebbe lasciata da sola.
Il solo nome Chicago, era quindi una tortura per i suoi ricordi. Questi diventavano belli solo quando ricordava il cadavere di Starscream, dietro il quale si era nascosta quel giorno, e il bagliore nel suo petto, che l'aveva portata a conoscerlo.
Aveva visto anche con quanto disprezzo Megatron gli si fosse avvicinato, minacciandolo con il suo fucile, per quel suo cercare di proteggere la ragazzina che si era rifugiata lì con lui.
Il Decepticon indifeso però, per qualche strana ragione, aveva smesso di fare il lecchino nei confronti del suo “maestro” e aveva detto lui tutto ciò che pensava del suo essere comandato da “un pazzo”.
Dimostrò per la prima volta coraggio in vita sua, non codardia.
Quel suo comportamento aveva portato finalmente Keira a sperare di nuovo.
Ma ora che doveva tornare in quella città...si chiedeva cosa sarebbe successo. Sarebbe stata distrutta di nuovo? Qualcun altro si sarebbe ritrovato come lei, ovvero nella sua stessa situazione di orfana?
 
This is how it feels when you’re bent and broken
This is how it feels when your dignity’s stolen
When everything you love is leaving
You hold on to what you believe in




Con la sua freddezza nel tono di voce, aveva completamente zittito Tessa. Questa però sembrò offesa e si allontanò, trascinando Shane con sé.
Optimus trovò che le parole della mora fossero dure, ma secondo lui aveva fatto bene a risponderle in quel modo.
Notava ora anche lui quanto quelle due fossero degli opposti, ciò non sfuggiva neanche ai rispettivi padri delle ragazze.
“Non so in cosa io abbia sbagliato con Tessa...”
Cade alzò gli occhi al cielo stellato e sospirò, sembrò rivolto quasi a qualcuno. Dopo l'ennesimo sospiro però, guardò Optimus.
“Ciò che ha detto Keira, sul trovare un posto sicuro in cui poter stare a Chicago, penso sia la cosa più giusta da fare.”
Disse infine, guardando un po' tutti i presenti. Sembrarono essere d'accordo, compreso Optimus. L'unico che era perso nei suoi pensieri e fissava la figlia intensament: era Alphatron.
Si massaggiò gli occhi, ma prima che potesse dire qualcosa, lei gli si avvicinò.
“Potete scusarci un attimo? vieni con me per favore. -Lo afferrò per il braccio in modo rapido.- Cade posso prendere il tuo drone per qualche minuto?”
L'uomo annuì e glielo porse. Era però perplesso e incuriosito dalla domanda.
“A cosa ti serve?”
La domanda venne posta da Optimus, che sin da prima stava prestando attenzione, con lo sguardo, alla ragazza.
Lei scosse la testa e sorrise.
“Nulla in particolare, c'è un filmato che devo controllare con mio padre. Tutto qua.”
Sembrò però in parte mentire. Il leader degli Autobot lo capì al volo, ma non volle fare alcuna domanda.
Keira trascinò dentro la Lamborghini, Alphatron e gli si sedette di fianco, attivando poi drone nella modalità di visualizzazione dei filmati.
Pulce, perchè tutta questa fretta di mostrarmi questo drone? I filmati all'interno li abbiamo già vi-” “Muto e osserva questo pezzo.”
Lui sospirò e guardò nuovamente, dall'inizio, le riprese dell'assalto al povero Ratchet.
Quelle semplici immagini gli facevano vibrare ogni circuito di rabbia, ma tentò di nasconderla quanto più possibile. Sapeva tuttavia, che con la figlia non ci sarebbe riuscito.
“So che è difficile guardare e rimanere calmi, ma osserva con attenzione.”
Gli disse a quel punto Keira, anche se lui non capiva. Cosa c'era ancora da notare?
Passarono quei minuti, che sembrarono interminabili, nel vedere il corpo dell'Autobot amico frantumato e massacrato da tutti quei colpi.
Fino ad arrivare al colpo di grazia da parte di Lockdown.
“Ecco! Hai visto??”
Chiese frettolosa Keira, con un'espressione quasi speranzosa. Alphatron però non capì.
“Visto cosa? Come l'ha barbaramente ucciso?”
“Non lo ha ucciso!”
Non gli fece nemmeno finire la frase, che rimandò i fotogrammi indietro di qualche secondo. Fu allora che anche colui che un tempo era un Decepticon, capì.
“Ma quella è-” “La scintilla di Ratchet. Lockdown gliel'ha strappata che ancora brillava.”
Gli finì la frase lei e lui la guardò ad occhi sgranati.
Fissò i suoi intensamente e lei fece lo stesso.
“Vuol dire che-” “E' ancora vivo!”
L'espressione di Alphatron si fece comica a quel punto e sbuffò a lato, incrociando le braccia al petto.
“La smetti di finirmi le frasi?
Comunque...se davvero è così, dobbiamo riuscire assolutamente a trovarlo. Nel caso, è probabile che anche gli altri Autobot distrutti dagli umani siano ancora vivi.”
Disse e la figlia sorrise felicemente, annuendo.
Solo dopo la ragazza si accorse che vicino al finestrino, aperto, si era avvicinato Optimus. Per cui doveva aver sentito tutto.
Gli altri cybertroniani presenti erano impegnati a parlare tra loro, o a sistemare le rispettive armi. Il loro leader quindi, era l'unico ad aver seguito il discorso.
“State dicendo davvero?”
Chiese a voce bassa, inginocchiato vicino alla Lamborghini.
I due nell'auto rimasero sorpresi di udire il suo tono addolcito e scesero dal veicolo per mettersi vicino a lui.
“A quanto pare sì, c'è una probabilità per noi di riuscire a recuperare Ratchet e altri Autobot.”
Confermò Alphatron, con un'aria estremamente seria. Sua figlia di fianco a lui, non fu da meno.
“Se non hanno deciso di distruggere le loro scintille, almeno...ma io sono fiduciosa. Non riuscirei a perdonarli se avessero davvero ucciso Ratchet.”
Pensò ad alta voce e quando se ne fu accorta, portò la mano alla bocca.
“S-scusa Optimus...ho pensato a-” “Non ti preoccupare. La penso come te al riguardo. Non hai motivo per cui di scusarti.”
Le sorrise e lei ricambiò. Alphatron guardò entrambi e si soffermò su Optimus.
“Certo che andate proprio d'accordo voi due.”
S'intromise e Keira lo guardò malissimo.
“Cosa vuoi dire?”
Chiese l'Autobot, perplesso e confuso dalle parole dell'Ex-Decepticon. Quest'ultimo si massaggiò la testa e guardò di lato il vuoto.
“Nulla, una mera impressione che mi era venuta...ma molto probabilmente mi sbaglio.”
Optimus si ritrovò ancora più confuso e lanciò un'occhiata alla ragazza, la quale fece lo stesso e sospirò.
Tirò poi un calcio nello stinco al padre.
“ahi!” Saltellò lui qualche metro più in là.
“Oh, allora lo senti il dolore adesso.”
Disse lei beffarda, incrociando le braccia al petto. L'altro digrignò i denti e la guardò un po' male. Quello era uno dei motivi per cui doveva trovare e parlare assolutamente con Ratchet.
“E' normale, un calcio del genere farebbe male a chiunque...cosa indossi, degli anfibi rinforzati sulle punte?”
Le rispose sforzando un sorriso, prima di andare a sedersi in macchina e sdraiarsi.
Mentre lo guardava allontanarsi, lei scosse la testa e sospirò.
“Ancora mi chiedo a cosa si riferisse prima, tuo padre.”
Sentì la voce dell'Autobot mormorare. Lei rimase sorpresa, Optimus ancora ci stava pensando?
Ridacchiò portandosi una mano davanti alla bocca, poi alzò le spalle.
“Ti conviene ignorarlo, papà è fatto a suo modo. Non provare ad entrargli nella testa per capire a cosa si riferisse.
E' meglio pensare a quel che faremo domani piuttosto.”
Con quella frase, Keira lo riportò infatti alla realtà e alla serietà. Lui annuì.
“Hai ragione...ora sarà meglio che tu vada a riposarti, sarai stanca dopo il viaggio di oggi e lo stress della serata.”
Lei infatti sbadigliò subito dopo quella frase, mentre lui invece si erse di nuovo in piedi, in tutta la sua stazza.
“Si, ora vado. Comunque...se tu dovessi trovare colui che sta dietro tutto questo, cosa farai?”
La domanda lasciò sorpreso l'Autobot, ma egli non ci impiegò molto a risponderle.
Con voce seria e rimbombante, disse una frase che in passato non avrebbe mai osato dire:


 
“Ho giurato di non uccidere mai degli esseri umani,
ma ora sono giunto al limite.
Quando scopriremo la verità...colui che ci ha fatto tutto questo:
dovrà morire.”


--------
L'angolo dell'autrice:
Ebbene, non pensavo, ma sono riuscita a scrivere anche questo nuovo capitolo nei tempi che mi ero prefissata. Non me lo sarei aspettato, nè tanto meno con l'influenza Ho scritto quasi tutto il capitolo dopo la ventordicesima visione del terzo Film, per cui spero di non aver invertito niente...nel caso non fucilatemi, vi prego Qualcuno voleva Ratchet, ebbene: qualcosa di lui si è potuto dire finalmente, grazie all'arguta vista di Keira <3
Come al solito non voglio divulgarmi troppo e spero che la lettura sia scorrevole e piacere.
Detto questo, con fazzoletto alla mano causa influenza, vi saluto e al prossimo capitolo!
Un abbraccio,
XamuPrimeOakenshield

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Capitolo 7
*** Padri, figli, opportunità. ***


The last thing I heard was you whispering goodbye
And then I heard you flat line


La notte era passata in fretta e, la mattina successiva, il gruppo di umani e Autobot, era di nuovo in marcia. Questa volta la loro destinazione era chiara: Chicago, KSI Industries.
L'intero gruppo avrebbe fatto qualsiasi cosa, per capire cosa stesse accadendo negli ultimi anni.
Una volta giunti finalmente alla città, dovettero trovare un luogo dove poter stare senza essere scoperti o notati da nessuno.
Un posto che permettesse anche agli Autobot, di potersi trasformare e tener così la loro forma umanoide.
“Ehi Keira. -Cade, quando Bumblebee si fermò, abbassò il finestrino e si rivolse alla ragazza nell'auto sportiva gialla.- Tu conosci qualche luogo in particolare dove poter stare?”
Lei inarcò un sopracciglio e si fece pensierosa per qualche minuto, anche Optimus però, le avrebbe fatto ben presto una domanda del genere. Fortunatamente, Cade lo aveva preceduto.
“Penso...hm, beh se non l'hanno chiusa, dato che era distrutta, potremmo usare la chiesa nel centro città come base.
So che durante la battaglia, cinque anni fa, è stata anche rifugio per i militari.”
Il Leader degli Autobot sembrò capire subito a quale chiesa si riferisse, ma anche Bee lo capì. Tanto che accelerò di colpo, facendo finire Cade contro lo schienale, per fare strada.
“Ma che cosa è preso a Bumblebee?”
Chiese, un Alphatron piuttosto perplesso, mentre lo seguiva con tranquillità, sapendo anche lui la locazione della chiesa.
“Lui e la sua impulsività...”
Keira sentì Optimus sospirare poco dietro di loro e sorrise. Pensò subito alla pazienza di ogni padre con il proprio figlio...


Non passò molto, prima che arrivassero alla chiesa. Vi erano chiari segnali di divieto di accesso, ma il gruppo non se ne curò e andò a sistemarsi comodamente, si fa per dire, nell'edificio.
“Bene, direi che è perfetto qua... - Disse Cade, scendendo da Bumblee seguito dalla figlia e il trifoglietto.- Senza perdere tempo, bisogna organizzarsi. Tessa, Sh-ragazzino: voi purtroppo dovrete rubare qualcosa, almeno per poterci sfamare, dato che non possiamo usare né carte né contanti.”
I due si guardarono e maledirono in silenzio l'uomo che avevano di fronte, per poi uscire dall'edificio.
Keira si guardava attorno, ricordandosi quando quel posto era integro. Molto probabilmente, con gli anni nessuno si era curato di sistemare l'intera chiesa.
Ormai era diventato un posto utile forse solo ai senza tetto, lasciato quindi al degrado.
“Ehm...noi...non siamo ricercarti, qualche soldo l'abbiamo e possiamo usare le carte di credito. Perchè non ci hai chiesto niente?”
Brontolò Alphatron, incrociando le braccia al petto, tenendo un sopracciglio inarcato. Cade lo guardo e non seppe cosa rispondergli.
“Ecco, io sarei già in debito con voi...”
Cercò di temporeggiare, dato che avrebbe trovato scortese chiedere qualsiasi tipo di prestito a quel Transformers e a sua figlia.
L'Ex-Decepticon alzò gli occhi al cielo.
“Vado allora io a procurare qualcosa. Non è cattiveria, per una volta, la mia.
Ma non mi fido di quel ragazzino e tua figlia. Se lasci tutto nelle loro mani, ti ritroverai a non mangiare nulla per le prossime ore.”
Detto quello, si rimise le lenti a contatto azzurre, per poi avviarsi anch'egli verso l'uscita dell'edificio.
“Ehi aspetta! Devo uscire anche io, facciamo parte di strada insieme-” “No te lo sconsiglio. Sono quasi un bestione di quasi due metri a causa del mio essere un Transformers in forma umana. Se non vuoi quindi, che qualcuno di quelli che vi danno la caccia ti noti subito, ti conviene agire con circospezione.”
Gli rispose all'istante, portandosi le mani in tasca prima di uscire.
Keira si sentì però ignorata e guardò verso il padre.
“Io che faccio invece? Vengo con te?”
Lui scosse la testa e continuò a camminare, alzò solo una mano e quando fu quasi uscito parlò. Non le rivolse però lo sguardo.
“No. Rimani qui con Optimus e gli altri. Non vorrei che ti tornasse alla mente qualche ricordo sgradevole da cinque anni fa, venendo con me.”
La sua risposta, e il suo comportamento, le fecero morire le parole in bocca.
Digrignò appena i denti.
Le andava bene l'iperprotettività del padre, ma quello era davvero troppo.
Serrò i pugni.
“Se vuoi Keira, puoi venire con me. Devo andare a vedere questa famosa KSI-”
Cade Yaegar, si ritrovò quasi a rimpiangere di averle fatto quella proposta. Lo sguardo di lei in risposta alle sue parole fu gelido e adirato, per cui l'uomo dovette deglutire.
Bumblebee gli si avvicinò, proponendosi lui di accompagnarlo e l'inventore non rifiutò.


Una volta che anche Cade se ne fu andato, la ragazza rimase l'unica umana tra quattro Autobot.
Era ancora nervosa e per sbollire tirò un calcio alla gomma anteriore destra della Lamborghini.
“Sono stufa di essere trattata come una bambina!”
Sbottò infine, sedendosi sul cofano dell'auto.
Optimus la guardò con sguardo perplesso e non potendo fare altro in quel momento, come neanche gli altri Autobot, le si sedette vicino.
Notò che lei si stava massaggiando la caviglia, molto probabilmente nella foga del calcio, il contraccolpo le aveva fatto male.
“Forse hai esagerato a sfogarti in quel modo...”
I capelli della diciottenne le ricaddero sugli occhi alla frase del leader degli Autobot. Con un lieve cenno del capo annuì, dandogli ragione.
“Lo so...ma ho dovuto farlo...”
Continuò a toccarsi la caviglia e sospirò. Girò appena la testa per guardare Optimus lì di fianco.
“Questa volta papà ha esagerato...ho perso i genitori, va bene. Ciò nonostante...non sto facendo una tragedia per essere ritornata qui. ”
Lui non seppe cosa dire e per un istante fissò il vuoto.
Non era abituato ad affrontare certi argomenti con gli esseri umani, o meglio...nessuno di quelli che aveva conosciuto, gli aveva mai parlato di cose troppo personali o altro.
Anche con Cade inizialmente si era ritrovato spiazzato, fu quando avevano parlato della scintilla che l'inventore aveva definito anima, per gli umani.
“Ho visto anche Cade comportarsi in modo iperprotettivo con sua figlia, per cui non mi meraviglia che anche Alphatron lo faccia.
Ovviamente, solamente se penso che lui non sia un Cybertroniano come me...in questo caso mi chiedo dove abbia visto questo lato paterno.”
La sua riflessione attirò l'attenzione di lei, che sbattè le palpebre perplessa.
“Voi Transformers non avete genitori, giusto?”
Optimus scosse la testa in risposta a lei.
“Noi fummo creati molto tempo fa.
Tuttavia, la nostra origine talvolta è sconosciuta a noi stessi.”
Si fece infatti pensieroso al riguardo. Quando non doveva pensare a battaglie o a scappare dagli umani, gli veniva da pensare a quegli argomenti.
“E' triste...ora capisco il cambiamento radicale di mio padre.”
Pensò ad alta voce e l'altro si ritrovò confuso.
“Cosa intendi dire?”
Lei accennò un sorriso, fissando il terreno con un apparente sguardo vuoto. Capiva molte cose ora.
“Voglio dire che...è triste che non abbiate i genitori o che vi siate ritrovati così divisi per il potere su Cybertron.
Voi Autobot, noto quanto abbiate e usufruiate dei sentimenti che avete. Essi possono essere offesi e allo stesso modo quelli dei Decepticon.
Tuttavia...è come se una sola delle vostre fazioni avesse capito cosa voglia dire 'provare dell'affetto.' -Fece una breve pausa, prima di guardare di lato e notare Optimus fissarla, interessato all'argomento.- grazie a Alphatron...no, a Starscream, penso di aver capito di più. Ricorderò sempre il giorno in cui gli ho abbracciato la scintilla, felice di vederlo vivo.
Rammento anche quando Ratchet mi descrisse l'espressione sul viso metallico di lui: confusa, spiazzata e persa per qualche istante.
Ora che sono cresciuta...realizzo che il motivo di quel cambiamento sul suo volto, fosse avvenuto proprio perchè aveva trovato una persona che gli facesse capire o percepire un sentimento diverso dalla rabbia o dall'odio.
Diverso...da emozioni che da sempre con Megatron era abituato a provare.”
Continuò a parlare con enfasi, pensando a tutto l'affetto che negli ultimi anni aveva riposto nel 'vecchio' Decepticon.
Lui, che si era anche messo in moto per donarle una vita adagiata, con una base negli studi della meccanica e tanto altro.
Sorrise pensandoci e l'Autobot di fianco a lei rimase a osservarla, riflettendo sulle sue parole.
“Ogni sensazione che proviamo...viene registrata nella nostra scintilla, facendo così da memoria sia per i nostri ricordi che per questi che tu hai definito sentimenti.
Se fosse davvero come hai detto, se fosse stato questo semplice provare affetto verso di lui, a cambiarlo così tanto, beh...-Sorrise gentilmente.- avrei da congratularmi con te, che sai donare un sentimento del genere senza aver avuto pregiudizi sul suo conto.
Sei da ammirare, poiché nemmeno io sarei riuscito in qualcosa del genere.”
Concluse infine Optimus, con aria piuttosto seria nonostante il sorriso.
Aveva però detto ciò che realmente pensava, per cui andava fiero di quelle sue ultime parole e dopo anni si ritrovava ad ammirare il comportamento di alcuni esseri umani. In questo caso, di Keira e anche di Cade, che sin dall'inizio lo aveva aiutato.


I presenti dentro l'edificio della chiesa non lo avevano notato, ma qualcuno, più precisamente: il diretto interessato al discorso: aveva sentito tutto.
Ebbene si, colui che un tempo era conosciuto come Starscream, non aveva lasciato veramente la chiesa. Aveva messo, in un certo senso, alla prova la figlia.
In questo modo, era venuto a conoscenza anche dei suoi pensieri, riguardo il suo 'essere iperprotettivo nei suoi confronti', e anche dei sentimenti reali di lei.
La frangia color grigio-nero, gli ricadde sugli occhi, di un color azzurro estremamente fasullo, e sorrise.
Mostrò un sorriso che solo dopo aver stretto una certa ragazzina tredicenne tra le braccia, aveva mostrato a Ratchet soltanto.
Umani...crescono troppo in fretta.”
Mormorò, prima di incamminarsi di nuovo all'esterno dell'edificio e mettersi a camminare lungo il marciapiede.
Era strano camminare per quella città cinque anni prima aveva tentato di distruggere. Tuttavia, ora ammetteva che non era male, se non per la gente o i ragazzetti che gli davano spintoni apposta.
Fece una smorfia quando uno di questi; un bulletto, vestito con abiti firmati, e il suo gruppo, fece di proposito ad urtarlo.
“Ah? Levati dai piedi, vecchio.”
Il tono di quell'umano era di disprezzo e altezzoso. In un primo momento, Alphatron non rispose e si limitò a lanciargli un'occhiataccia. Infine però parlò.
“Dovresti imparare un po' di educazione e non spingere la gente, scarto di società.”
Rispose a tono, a come si era rivolto a lui quel ragazzetto viziato.
Proseguì infine per la sua strada, senza badar più a quel gruppo.
Questi però, non avendo apprezzato la risposta dell'Ex-Decepticon, si misero a seguirlo.
A lui non ci volle molto per capirlo ed alzò gli occhi al cielo.
“Detesto quando si fanno forti solo in gruppo...”
Mormorò sospirando, prima di svoltare in un vicolo tra due case. Il gruppetto di sette ragazzi o bulletti, come li si voglia definire, lo seguì.
“Ehi vecchio, chi è che dovrebbe imparare l'educazione?”
Alphatron tirò fuori una mano di tasca e si girò, dato che dava loro le spalle. La sua aria era indescrivibile, minacciosa come poche; con un ghigno, disegnato in modo velato, sulle sue labbra.




Erano passate ormai delle ore da quando gli altri erano usciti e qualche Autobot era anche andato a farsi dei giri per la città.
Nella chiesa, erano rimasti solo Optimus, Keira e Crosshairs. Questo stava sistemando le proprie armi, seduto a terra.
Prime, c'è la possibilità che io possa sparare a quell'umano che m'ha tenuto testa ieri?”
Il suo leader, lo guardò inizialmente non capendo, ma quando lo fece si portò la mano sulla fronte, quasi esasperato.
“Cambierai mai, Crosshairs?
No, non puoi sparargli. Ha la pelle più dura di quanto tu possa credere e anche se un tempo era nostro nemico, non puoi fargli niente.”
“Nemico?”
Optimus si tradì con le sue stesse parole e se ne pentì. Quella semplice parola, aveva suscitato l'interesse e la curiosità dell'Autobot di fronte a lui.
“Si...lo conoscevi come Starscream un tempo, ora si chiama Alphatron.”
L'altro di fronte a lui, sbattè le palpebre prima di alzarsi in piedi di scatto, giocando con i suoi cannoni-pistole.
“Oh bene, allora se è così potrei sgranchirmi con lui, no? Sono anni che le mie armi non sparano un col-” “Non ci pensare! Ti ho già detto che non è più nostro nemico: è il padre di Keira, quindi non provare nemmeno ad esercitarti con lui.”
Sbottò, un esasperato Optimus, che senza essersi accorto, aveva messo dentro nel discorso anche la ragazza. Si maledisse, da quando si tradiva così tanto con le proprie parole?
“Padre? Keira? Un attimo...quell'umana? -Guardò la ragazza, che sonnecchiava nella Lamborghini gialla. Sbuffò scocciato e rinfoderò i cannoni.- Quella ti ha fuso il cervello, Prime. Molto probabilmente Starscream la sta usando per ingannarci, già una volta hanno costretto gli umani a tacere e lavorare per loro.”
Crosshairs si avvicinò al suo leader, il quale lo afferrò all'improvviso per un lembo, d'acciaio, della giacca.
Si fece guardare negli occhi.
“Stai al tuo posto, combatto con i Decepticon sin da prima che tu venissi creato. Quelli che minacciano gli umani li riconosco perfettamente, ma Alphatron non è tra questi.
Non avverto più l'ostilità Starscream in lui.”
Gli rispose, prima di lasciarlo di scatto. L'Autobot rimase sorpreso dalla serietà e sicurezza del leader.
Fece una smorfia, ma decise di fidarsi comunque e andò a sedersi nuovamente.
A causa del fracasso metallico di Optimus che afferrava Crosshairs, Keira si svegliò e scese dall'auto.
“Hm? Che baccano...che sta succedendo?”
Il leader degli Autobot scosse la testa e andò a mettersi un angolo. Il discorso del suo sottoposto, a quanto pare, lo aveva innervosito parecchio.
“Optimus? Sei strano cos-” “Sono tornato.”
La ragazza venne interrotta dall'avvicinarsi al gigantesco Autobot, dall'arrivo del padre. Riconobbe subito la sua voce e si girò, con un sorriso sulle labbra, a guardarlo.
“Papà sei torna- che hai fatto alla mano?”
Alphatron sgranò gli occhi nell'immediato. Aveva appena varcato la soglia di entrata, non si aspettava che la figlia si sarebbe accorta di qualcosa, così velocemente.
Nascose quindi il braccio, che teneva anche un sacchetto di plastica, dietro la schiena.
“Nulla.”
Mentì.
In realtà, la sua mano era stata completamente “scuoiata” della parte di pelle umana e ora quindi, si vedeva solo il metallo cybertroniano al posto di essa.
Non era nulla di grave e lo sapeva, si sarebbe anche rigenerata da sola la finta cute, quindi non avrebbe avuto difficoltà...ma qui il vero problema ora, era la faccia preoccupata di Keira, innanzi a lui.
“Non è 'nulla'! Mostrami immediatamente la mano!”
Gli disse con tono imperativo. Lui alzò gli occhi al cielo e le si avvicinò tendendole il braccio.
“Non è grave, i tessuti si rimargineranno pre-” “Cos'hai combinato per ritrovarti così?”
Lo afferrò per il polso, per controllare che i legamenti metallici fossero ognuno al suo posto. Ratchet le aveva insegnato estremamente bene.
“Nulla...”
Rispose mormorando, guardando di lato. Cercò di evitare lo sguardo della figlia, ma incrociò per sbaglop quello di Optimus, in piedi a braccia incrociate, appoggiato con la schiena a una colonna.
“Non ti conviene mentire a tua figlia...”
Disse con un velato tono distaccato, poiché ancora pensava alle parole di Crosshairs.
E se fossero state vere? No...Keira era stata troppo sincera con lui nel parlare, qualche ora prima.
Alphatron sospirò di nuovo e guardò la figlia.
“Maledetta te che ti sei fatta come amico stretto Optimus Prime. Ci vai fin troppo d'accordo.- Sforzò una risatina, ma poi spiegò come si fosse ridotto la mano in quello stato.- ho insegnato l'educazione a un gruppetto di bulli che mi importunavano, tutto qui.”
Keira era seria, ma a quel punto tirò un sospiro di sollievo e gli diede un lieve pugnetto sulla fronte, seguito da un calcetto nello stinco.
“Idiota, mi fai preoccupare per niente...comunque, una semplice scazzottata non può scorticarti così la pelle.”
A quel punto, lui si massaggiò la testa con imbarazzo.
“Ecco...avevano bisogno di essere impressionati, per cui per lasciarmi stare ho...tirato un pugno e distrutto un muro che stava dietro a uno di loro, che per l'appunto giaceva a terra.
Dovevi vedere che faccia terrorizzata avevano fatto tutti, quando hanno visto i vari mattoni cadere in pe-AHI!”
Questa volta, Keira con il suo calcio aveva mirato più in alto, esattamente: alle sue costole di metallo alieno e,quel colpo, il padre sembrò sentirlo non poco.
“I-DIO-TA!”
Urlò la ragazza, esasperata dal comportamento di lui. Non lo stava solo fissando male, ma anche maledicendo mentalmente.
“Quanto odio quando ti ritorna la voglia improvvisa di fare rissa. Porca miseria, anche se ci sono dei bulli che ti danno fastidio, mettili solo al tappeto e vattene!
Non devi distruggere i muri.”
Si portò nervosa le mani tra i capelli e se li scompigliò, fino ad arrivare ad avere una marmaglia di fili mori scarmigliati, sulla testa.
Tirò infine un respiro profondo.
“Va bene, sono calma...”
La scena strappò, ai tre Transformers presenti, compreso Crosshairs, un sorriso. Lei lo notò ed arrossì, incrociando le braccia la petto.
“Se queste sono le tue reazioni, penso che tuo padre ti debba esasperare più spesso.”
Rise Optimus, mentre l'Autobot dal metallo verde annuiva, soffocando una risata. Alphatron invece, non accennava a farne una, prima di prendersi un altro calcio nelle costole.
Tuttavia le labbra gli tremarono, la voglia di ridere era troppa.
“Ma voi da che parte state?”
Sbuffò a lato lei, andò poi di nuovo a sedersi in macchina. Fu a quel punto che il padre scoppiò a ridere, mentre la pelle sulla sua mano si ricostituiva.
“Poi sarei io l'iperprotettivo.”
Lei lo sentì e gli lanciò un'occhiataccia fulminante.
“Taci, che non oso immaginare come potresti diventare se trovassi un ragazzo. Saresti peggio di Cade nei confronti di Shane.”
Si appoggiò poi allo schienale e si portò le braccia dietro la testa.
Alphatron fu rapido e le si avvicinò, mettendo dentro l'abitacolo del guidatore solo la testa. La guardò dritta negli occhi.
“Forse non hai capito, ma se avrai un ragazzo, sappi che questo prima deve riuscire a battermi. E' così che funzionerà da qui in poi, sono tuo padre e quindi detto legge.”
Disse, prima di allontanarsi e sedersi su una panchina di quella chiesa in disuso. Mise il sacchetto che teneva in mano, a terra dietro di essa.
“Batterti? Ma stai scherzando? -Lei scese dall'auto di scatto.- Sei un Transformers, nessun essere umano potrebbe batterti a mani nude.”
A quella frase lui sorrise beffardo e lo sguardo rivolto a lei diceva un chiaro “Quindi è ovvio che rimarrai con me.”
La testardaggine di quell' “uomo”, era impressionante. Nemmeno quando portava il nome di Starscream, era tanto convinto delle sue idee e decisoni...o in questo caso: imposizioni.
L'espressione della ragazza si fece di nuovo esasperata e sospirò.
“Anche il padre geloso mi son ritrovata...povera me.”
I due Autobot alle loro spalle invece, continuavano a sogghignare.
“Forse dovrei ritirare qualcosa di quel che ho detto prima...ma forse!”
Crosshairs era troppo orgoglioso per rimangiarsi le parole, ma Optimus lo apprezzò lo stesso.
Posò poi lo sguardo su Keira, che si stirò.
“Cambiando discorso...cosa sei andato a prendere da mangiare, papà?”
Lui sorrise e le indicò il sacchetto.
“Sapendo che non puoi cuocere niente, ti ho procurato qualcosa di precotto e altro. Dai un'occhiata e mangia.”
Le disse, prima di sdraiarsi sulla panchina e portarsi le braccia dietro la testa. Controllò prima che la pelle della mano si stesse ricomponendo nel modo esatto.
Keira prese il sacchetto e curiosò dentro, si fece infine un panino in modo da mangiare velocemente.
In quel momento arrivarono anche Tessa e Shane, con ciò che avevano rubato.
La ragazza subito guardò l'altra, che stava tranquillamente mangiando, mentre lei aveva dovuto farsi in quattro per non essere beccata dai negozianti riuscendo così a raccimolare solo poca roba, qualche integratore e zero cibo.
Fece una smorfia, ma venne interrotta nel dire qualsiasi cosa, dall'arrivo di Bumblebee e del padre.
Cade scese dall'auto, vide Keira mangiare e sorrise.
“Quindi qualcuno è riuscito a trovare cibo serio?”
Rise, guadagnandosi le occhiatacce dei due “piccioncini” appena arrivati.




No, not gonna die tonight
We're gonna stand and fight forever
(Don't close your eyes)
No, not gonna die tonight
We're gonna fight for us together
No, we're not gonna die tonight


Dopo che tutti ebbero mangiato, Cade si decise a dire ciò che aveva scoperto riguardo a questa KSI.
Si schiarì la voce, prima di parlare ai presenti.
“Dunque...ho notato che l'edificio è molto ben organizzato in parametri di sicurezza. Ogni dipendente utilizza un Badge e penso che venga registrato il numero di entrate del soggetto.
Fortunatamente, con Bee oggi sono riuscito a fare la copia di uno di questi. Farne altre non sarà un problema.”
Alphatron e Keira ascoltarono, ma quest'ultima aveva già preso un computer da una borsa che avevano in macchina e l'aveva già acceso.
Sullo schermo vi era la piantina con le varie sezioni dell'edificio in questione.
“Quindi da dove vorresti entrare tu?”
Gli chiese, mostrandogli l'oggetto informatico con la pianta. L'uomo davanti a lei rimase sorpreso da tale prontezza e guardò lo schermo.
“Hm...trasportano delle auto ogni giorno qui, se io e Shane riuscissimo, ci infiltreremmo con tutte le altre, fino a giungere ai laboratori.”
Disse, tutti sembrarono d'accordo, tranne Optimus e Alphatron. Entrambi avevano infatti la stessa espressione sul viso.
“Non penso sia una buona idea entrare senza qualcuno dalla parte opposta.”
L'inventore non capì bene cosa intendesse l'Ex-Decepticon. Lo guardò infatti con un'espressione perplessa.
“Puoi spiegarti? Non ho capito molto bene”
A quel punto intervenne Optimus a spiegare meglio.
“Penso che Alphatron voleva dire che ci vuole una persona che entri dalla porta principale e si finga qualcuno che non è.
In modo da indagare anche su altro, mentre tu sei dalla parte opposta.”
Cade guardò l'Autobot e pensando, si portò una mano sotto il mento.
“Siamo in cinque...Tessa e Keira sono da escludere quind-” “Un attimo, perchè sono esclusa a prescindere?”
Chiese Keira, mentre trafficava con il computer.
“Hmm...se solo riuscissi a collegarmi alla loro rete, avrei le loro telecamere...”
Pensò, mormorando. Suo padre sorrise beffardo e le posò una mano sulla testa.
“Appunto per questo, pulce.
Tu ci servi dall'esterno; entrerò io dalla porta principale.- Si propose infine, il “vecchio” Decepticon.-Mi sono sempre piaciute questo tipo di 'infiltrazioni', peccato che in passato, Megatron le affibbiasse sempre e solo a Soundwave”
Parlò tra sé e sé e Optimus lo fissò per qualche istante, prima di far ricadere la sua attenzione su Keira.
“Saresti davvero in grado di infiltrarti nel loro sistema?”
Lei annuì con convinzione e guardò il Leader degli Autobot.
“Si, me l'ha insegnato Ratchet.”
Sorrise felicemente a lui, il quale ricambiò e annuì, prima di ergersi in piedi. Guardò Bumblebee, ancora trasformato in auto.
“Andrai tu con Cade e Shane, va bene?”
Gli diede una piccola pacca con la mano sulla cappotta e l'Autobot giallo e nero si trasformò.
Guardò il suo leader con aria emozionata.
“Posso davvero, signore?”
Chiese, con la sua solita voce creata dalla radio.
Optimus annuì gentilmente, non come un qualsiasi capo...ma come un padre, come questo inffatti, gli fece delle raccomandazioni.
“Non fare però niente che possa mettere i due umani in pericolo, chiaro? Comportati con freddezza e non fonderti qualche circuito cerebrale per niente, come fai a volte.”
Bumblebee ascoltò però mezzo discorso, troppo impegnato a improvvisare mosse di lotta varie. Finita però la frase dell'altro Autobot, si mise sull'attenti.
“Sissignore!”
Optimus già aveva capito: ci sarebbero stati guai ben presto con il comportamento di Bumblebee.
Keira toccò però il piede del leader degli Autobot e lo guardò, egli fece altrettanto.
“Dagli una possibilità.”
Sorrise, prima di rimettersi seduta a controllare il pc.
Prime non potè credere al consiglio che gli era stato dato. La ragazza aveva per caso capito quanto lui tenesse a quella Camaro?
Accennò un sorriso e per non destar sospetti, guardò di nuovo i presenti.
“Allora faremo come da stabilito adesso.
Troveremo anche un modo di far connettere Keira alla rete della KSI, potrebbe tornarci utilissima e Alphatron...penso che a te non ci sia niente da dire, giusto?”
Il diretto interessato annuì.
“Farò le mie indagini tenendomi in contatto con voi, non vi preoccupate. O la mia pulce, farà da tramite.”
Guardò la figlia e lei annuì.
“Non sarà un problema e...-Lanciò un'occhiata a Optimus.- Troveremo così anche tracce anche di Ratchet. Ne sono sicura.”
Mormorò rivolta all'Autobot, mentre gli altri continuavano a parlare. Era speranzosa e determinata più che mai ad andare fino in fondo alla faccenda.
Ratchet era un caro amico, non solo un insegnante per lei. Questo, il leader degli Autobot lo aveva ben capito.
Lui la guardò con serietà e annuì convinto.
Voleva assolutamente ritrovare quell'ufficiale medico, ma ora si chiedeva se fosse sopravvissuto anche qualcun altro della squadra dei vecchi Autobot...

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L'angolo dell'autrice:
Finalmente, uscita dall'influenza con gran stile, riesco ad andare avanti con un altro capitolo! Lunga vita a Optimus Prime ( e fu così che venni uccisa da Megatron per avergli fregato e storpiato la battuta Cooomunque: si sono particolarmente rimbambita ora, ma son dettagli.
Le cose iniziano a movimentarsi per bene e spero di presentare bene ciò che ho in mente.
Prima che chiunque legga possa dire qualcosa: io tengo monto alle figure paterne sia nella realtà, che nella storia del quarto film. In quest'ultima ho apprezzato moltissimo come Optimus considerasse di più Bee, ho sempre voluto sapere cosa pensasse davvero il mio Autobot preferito <3 (se non si è capito, si adoro il caro Prime <3)
Detto questo, vi auguro una piacevole lettura! Ci 'vediamo' al prossimo capitolo -Se Megatron non mi ha trasformata in cenere a causa della battutaccia. COFF-

Un abbraccio,
XamuPrimeOakenshield

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Capitolo 8
*** Disgusto e scoperte. ***


My mind's a kaleidoscope, it thinks too fast
Blurs all the colors 'til I can't see past
The last mistake, the choice I made
Staring in the mirror with myself to blame
Sometimes I'm afraid of the thoughts inside


Tutto taceva, la bambina dormiva tranquilla. Stava su una sedia, scaldata da una coperta posata con delicatezza paterna sulle sue spalle.
Lui era lì. La vegliava con dolcezza, mentre parlava con l'Autobot di fianco a lui.
“Sarò in grado davvero di tenerla al sicuro?”
Chiese sottovoce, guardando Ratchet con la coda dell'occhio. Egli stava svolgendo gli ultimi lavori per aiutarlo a trasferire ogni immobile di quel capannone, in modo da far andare il più lontano possibile, da Chicago, i due.
“Non chiedermelo, per quanto mi riguarda non ho mai provato a prendermi cura di un umano così giovane.
Ma ho notato che badare già a Keira per poco tempo, non è stato poi così facile.”
Rispose, l'ufficiale medico degli Autobot.
Udì sospirare, pertanto guardò il cybertroniano dal metallo color della pece, alla sua sinistra.
“Non ti deprimerai ora, vero?”
Disse, dandogli una pacca sulla spalla, che assomigliava più a un pugno. L'altro lo guardò con la coda dell'occhio, mentre serrava a pugno la mano metallica.
“Optimus l'ha lasciata nelle tue mani e si è fidato, quindi vuol dire che ti ha dato una possibilità, oltre che la sua fiducia. -Tentò di rassicurarlo, con un mezzo sorriso in viso.- Sarà difficile cambiare il tuo comportamento e posso ben immaginarlo, ma anche io voglio fidarmi di te.”
Le parole di Ratchet, fecero sgranare gli occhi ad Alphatron, che lo fissò intensamente per qualche istante.
Era sorpreso. Un Autobot, anzi no...due, gli stavano dando una possibilità? Addirittura, lo stavano incoraggiando?
Non poteva crederci.
“Io-...perchè mi dici queste cose, dopo tutto il male che ho fatto?”
L'altro Cybertroniano gli diede un pugno in testa, ma non in modo violento.
“Sarai pur alto come Optimus, ma hai ancora tanto da imparare.
Ti dico queste cose, perchè sei stato tu stesso a dire di non essere più Starscream. Per cui non fare altre domande inutili e pensa finalmente a come poterti trasformare, per stare con Keira.
Più esattamente, l'aspetto che vuoi avere.”
A quel punto quello che una volta era un Decepticon, si alzò da terra, dato che era seduto e sfiorò di pochissimo il tetto del capannone.
“Hn, mi dimentico di essere più alto...comunque, ho già in mente che forma assumere! Stavo parlando apposta di Keira, perchè ho già deciso.”
Rispose scorbuticamente. Non voleva dimostrare così tanto di avere ora un “cuore” nei confronti degli Autobot.
Guardò di lato e si allontanò dalla ragazzina e da Ratchet. Quest'ultimo, lo guardò allontanarsi e incrociò le braccia al petto, soddisfatto.
“Starscream...sei davvero cambiato.”
Mormorò. Sembrò essere molto felice di quel cambiamento, ma soprattutto...era lieto di poter affidare quella ragazzina ad un individuo che ora sapeva di più il fatto suo.
La sua stessa scintilla, gli diceva che poteva fidarsi di Alphatron.
Si...la sua scintilla.

Nowhere to hide inside my mind
I'm scared that you'll compare and I'll look a lifetime past repair
I second guess myself to death, I re-solicit every step
What if my words are meaningless? What if my heart's misleading this?
I try to capture every moment as it comes to me
Bottle up the memories and let them keep me company




“Ehi papà, alzati dai. E' mattina.”
Alphatron riconobbe all'istante la voce della figlia e aprì gli occhi.
Era sdraiato su un divanetto che precedentemente, Cade era riuscito a procurare in qualche modo, insieme ad altri tre mobili.
Sbadigliò e si ritrovò all'istante perplesso. Si era addormentato? Com'era possibile? Lui non dormiva mai...
Keira non sembrò farci caso.
Molto probabilmente era troppo presa dalla missione che tutti insieme stavano per intraprendere, per notarlo.
L'Ex-Decepticon si mise all'istante in piedi e vide già Cade e Shane, pronti per partire alla volta dell'edificio della KSI.
Il ragazzino però, sembrava tremare.
Lui fece una smorfia e gli rivolse la parola.
“Ehi pivello, sicuro di non far meglio a rimaner qui con la tua fidanzatina? La mia pulce, potrebbe sostituirti nel caso.”
Sembrò ghignare malefico a quella frase acerba e forse anche un po' cattiva. Nessuno dei presenti però, tra Autobot e umani, gli diede torto. Nemmeno Optimus, o Cade. Quest'ultimo si tratteneva persino dal ridere.
Ovvio che quasi tutti concordavano con le sue parole.
Keira, seduta vicino ai piedi del leader degli Autobot, alzò gli occhi al cielo e scosse la testa, quel comportamento provocò una risatina roca, dalla gola del Transformer.
“Tornando seri per un momento, sarà meglio che ti prepari Alphatron. E' giunto ormai anche il tuo turno.”
Optimus lo guardò in modo serio, ponendo la sua intera fiducia in quello che ormai doveva essere per lui un compagno d'armi.
Il Decepticon con aspetto umano annuì e provvedette subito a sistemarsi gli abiti, i capelli e le lenti azzurro ghiaccio.
Si avvicinò poi a Cade e Shane, ma si rivolse subito alla figlia fissandola in modo intenso e premuroso.
“Keira, se dovesse succedere qualsiasi cosa, non ti allontanare da Optimus.”
Le raccomandò, lanciando uno sguardo anche a Leader degli Autobot, che annuì.
La ragazza sbattè le palpebre qualche volta, mentre si alzava. Si avvicinò al padre e lo guardò negli occhi.
“Però non succederà nulla, vero?”
Gli chiese, volendosi sentirsi dare una conferma. Sotto sotto, era ancora quella bambina di un tempo: paurosa di perdere suo padre.
Lui sorrise e le posò una mano fredda come l'acciaio, sulla guancia. Lei ci era ormai abituata e posò la propria su di essa, lo guardò con uno sguardo di supplica.
Si, una supplica a non farsi fare niente di male.
Egli sembrò recepire benissimo le emozioni di lei. Appoggiò la fronte alla sua e sorrise.
“Tornerò integro, Keira. Non preoccuparti...guidami e tornerò da te il più presto possibile.”
La diciottenne annuì e si allontanò per appostarsi davanti al suo computer.
“Mi raccomando con quelle schede, uno di voi tre deve riuscire a inserirle in qualche modem o sistema della KSI, in quel modo avrò accesso a telecamere e altro.”
I tre che dovevano avviarsi verso l'edificio annuirono.
Alphatron montò nella sua Lamborghini gialla, ed essendo che doveva entrare dalla porta principale, arrivare con essa lo avrebbe di sicuro fatto passare per un dipendente.
Particolare accentuato anche dal fatto di essere in abiti eleganti grigi.
“Pulce, hai sistemato anche i miei dati?”
Keira annuì.
“La KSI non è così forte con i Database, le difese di questi li ho superati semplicemente connettendomi con la rete e la linea elettrica.
Gli spinotti e la chiavetta compatibile che mi ha dato Ratchet, fanno miracoli.”
Sorrise lei, guardando il padre che si appuntava il tesserino per entrare nell'edificio, alla giacca.
“In che senso, cos'hai fatto ai suoi dati?”
Cade mentre saliva a bordo della Camaro in cui si era ritrasformato Bee, la guardò perplesso.
“Essendo che deve passare dalla porta principale, l'ho inserito come tecnico informatico e robotico avanzato.
In questo modo penso potrà accedere anche ad aree ristrette.”
Tento di spiegarlo in poche parole e l'uomo che le aveva fatto la domanda, rimase sorpreso. Tuttavia sorrise.
“Sei una sorpresa dopo l'altra, Keira. Ma ora sarà meglio andare.
Ci terremo in contatto.”
L'uomo scorse come una smorfia da parte di Tessa, alla sua affermazione su Keira, ma non se ne curò più di tano.
Una volta saliti in macchina, Cade, Shane e Bumblebee: si avviarono verso la KSI.
Alphatron si mise degli occhiali da sole e fece manovra.
Si ritrovò però con il finestrino in direzione di Optimus, che ora lo fissava.
“Trova Ratchet...cerca di farlo.”
Gli disse, con un tono fermo. Non lasciava trapelare nessuno informazione, ma in cuor suo, l'Autobot ci teneva ad avere notizie del suo fidato ufficiale medico.
L'ex-Decepticon sorrise.
“E' un ordine, Prime?”
Finse di chiederlo in modo scorbutico, recitando quasi con una smorfia e fare superiore.
Il Leader degli Autobot scosse la testa e si portò una mano sul fianco. Posò lo sguardo color zaffiro su quello dell'altro innanzi a lui. Ora coperto dagli occhiali.
“No. E' la richiesta di un amico.”
Alphatron rimase sorpreso da tali parole, ma non tardò ad annuire con convinzione.
“Sarà fatto, amico.”
Detto ciò, con un rombo si mise in moto e lasciò la chiesa.
La sua destinazione era la stessa di Cade, ed entrambi avrebbero presto trovato qualcosa che li avrebbe lasciati increduli...
 
When the hope of morning starts to fade in me
I don't dare let darkness have its way with me
And the hope of morning makes me worth the fight
I will not be giving in tonight


Keira aveva il suo ruolo da svolgere, gli Autobot lo stesso, Cade e Shane anche e lui...non era da meno.
Mentre guidava, pensava di continuo a cosa avrebbe potuto trovare in quell'edificio. Era tuttavia sicuro che gli umani stessero nascondendo qualcosa.
Guardò di lato e vide la via in cui era stato abbattuto cinque anni prima, da quell'umano di nome Sam.
Fece una piccola smorfia, per poi pensare a Keira e sorridere.
Farebbe di sicuro qualsiasi cosa per lei.
Ad un semaforo rosso, si fermò e sbadigliò. Ciò lo lasciò nuovamente sorpreso e si fissò la mano incredulo.
Non capiva, stava iniziando a dormire e avere sonno come un essere umano?
In quanto Trasformers, aveva da sempre provato la stanchezza, ma nulla che dell'olio o stare fermo per qualche oretta, non potesse ricostituire.
Cacciando quel pensiero, appena il semaforo tornò verde, accelerò. Non poteva pensarci ora, il suo obiettivo era ritrovare Ratchet.
Se quest'ultimo fosse stato ancora vivo, gli avrebbe fatto di sicuro tutte le domande lecite. Ad esse, solo quell'Autobot poteva rispondergli.


Dopo qualche minuto, arrivò finalmente alla KSI e durante il tragitto, aveva anche incrociato Cade e Shane.
Non li aveva però badati, non volendo far creare alcun sospetto a nessun umano.
Davanti all'enorme edificio, andò a parcheggiarsi e scese dall'auto.
Si avviò a piedi sino all'entrata delle KSI Industries, guadagnandosi in quel modo le occhiate di vari dipendenti che entravano e uscivano.
Un uomo alto un metro e novanta, se non di più, di certo non passava inosservato.
Si tolse gli occhiali e varcò l'entrata, per poi passare il badge che Bumblebee aveva creato anche per lui, sull'apposito congegno che ne registrava l'entrata.
Non ebbe problemi e quindi decise subito di contattare la figlia, di sicuro in ascolto.
“Ehi pulce, io sono dentro...gli altri?”
I contatti dei suoi processori di comunicazione, erano ancora ben funzionanti nonostante non li usasse da molto.
Senti un fruscio nella connessione, seguito dalla voce di Keira.
“Anche loro sono entrati.
Hanno già visto parecchie cose strane, tra cui una riproduzione di Bumblebee...Cade però l'ha descritta diversa, ha detto che era di color rosso, costruita grazie al Trasformio.”
Alphatron sbattè le palpebre perplesso, ma per non dare nell'occhio iniziò a camminare in direzione dei laboratori della KSI, vicino ai quali stavano anche i cervelli principali dei computer dell'azienda.
Avrebbe inserito lì le schede che Keira gli aveva dato.
“Rimani pronta, tra poco sarai connessa alle telecamere e mi mostrerai.”
Mormorò, essendo che stava passando tra due donne, vestite in modo uguale. Queste una volta che lo ebbero sorpassato, lo fissarono commentando il suo aspetto.
Non erano commenti negativi, ma di apprezzamento sul bell'uomo che era.
“Oh bene...altre donne a cui cade l'occhio su di me. Forse la mia pulce potrebbe volere una madre...”
Sorrise e ridacchiò. Tuttavia quel sorriso era più un mezzo ghigno soddisfatto e superbo.
“La prossima volta che ridacchi e dici qualcosa del genere, ricordati di chiudere le comunicazioni con me, papà.”
Gli disse a quel punto, una Keira esasperata. Conoscendola, aveva appena alzato gli occhi al cielo, o molto probabilmente, aveva rivolto uno sguardo rassegnato a Optimus.
Quest'ultimo di sicuro non era stato da meno, avendo visto il legame che stava instaurando con la ragazza.
“Hm, la seconda è la possibilità più logica- Riflettè il vecchio Decepticon.-...un attimo, perchè sto continuando a pensare che lui sia un punto di riferimento per lei, a tal punto che-”
Non fece in tempo a pensare o mormorare niente tra sé e sé, che voltando l'angolo si ritrovò di fronte il presidente della KSI: Joshua Joyce.
Ovviamente Alphatron non sapeva chi quell'uomo fosse, ma lo capì nell'immediato quando egli gli rivolse la parola.
“Ma bene...sei un nuovo arrivato per caso? Mi sembra l'unica spiegazione, dato che forse non hai letto il regolamento.”
L'ex-Decepticon inarcò un sopracciglio e lo guardò perplesso. Si trattenne dal mostrare la sua solita aria da superiore.
“Come prego?”
L'uomo innanzi a lui, si sistemò gli occhiali, mentre una bionda dietro di lui scuoteva la testa con aria di disappunto.
“Il regolamento. Sai no? Una di quelle cose bianche che possono essere date ai dipendenti in carta o via e-mail, mai visto uno?”
Chiese con aria altezzosa, mentre lo squadrava dall'alto verso il basso. Tale comportamento lo infastidì non poco.
“So bene cos'è un regolamento.-” Non ebbe però il tempo di rispondere, che l'altro gli tagliò la frase.- “Bene, allora ti sarà sfuggita la voce sulla tenuta da lavoro. Nessuno può venire vestito con colori diversi dal nero, tranne gli addetti al laboratorio che devono indossare un camice.
Abiti eleganti neri, non grici. Neri.
Perfezione, equilibrio e unicità. Queste sono alcune delle tante cose che nella mia azienda richiedo, è quindi domandare tanto?”
Colui che un tempo era un Decepticon si ritrovò spiazzato da tal comportamento e per un istante volle rispondergli male, tuttavia riuscì a trattenersi e a tenere il tono di un normale impiegato.
“No signore, mi dispiace aver omesso una tale regola. Da domani non sbaglierò più abbigliamento.”
Joshua fece una smorfia soddisfatta di superiorità e sistematosi la cravatta lo sorpassò a lato.
“Sarà meglio.”
Disse, per poi allontanarsi insieme alla bionda che era con lui.
Alphatron si massaggiò una tempia e tirò un sospiro di sollievo. C'era mancato poco che venisse scoperto, o che il suo autocontrollo cedesse.
“Per un attimo ho temuto il peggio...”
“Ti avevo detto di vestirti di nero, ma invece tu non mi dai mai ascolto.”
Sentì la voce della figlia brontolare all'orecchio e alzò gli occhi al cielo.
“L'importante è che la mia copertura ci sia ancora. Anche se andassero a controllare, risulterei come nuovo dipendente.
Ora però silenzio, ho ancora un tratto da fare prima di arrivare ai computer principali.”
Keira non parlò più. Lasciò il padre al suo 'lavoro'.


Passò un'ora prima che riuscisse bene ad orientarsi, ma fortunatamente in memoria aveva in modo chiaro e definito, la pianta di quell'edificio e quelli connessi ad esso, per cui non gli fu difficile arrivare alla sala dei computer.
Stranamente era vuota, ma anche se ci fosse stato qualcuno, sarebbe andato piano e avrebbe fatto il suo dovere.
Fu rapido.
Arrivato ad un computer, poi un altro ed infine l'ultimo, inserì le varie schede che servivano alla figlia e rapidamente, lasciò la stanza.
“Ora puoi vedere, pulce.”
Mormorò e Keira ricevette forte e chiaro il messaggio. Vi fu del silenzio improvviso, sia da parte della ragazza, che Alphatron.
“Accidenti...!”
Quell'esclamazione non piacque troppo a suo padre, il quale si fermò per un istante.
“Che succede?”
Non ebbe quasi tempo di finire la domanda.
“Dirigiti ai laboratori e vedrai.”
Le disse lei mormorando. Il suo tono era strano, la voce le tremava e la sentì deglutire.
Dal suo microfono, udì un rumore metallico, come di qualcuno che aveva pestato a terra un piede in modo molto violento.
“Non è possibile... è -”
Udì la voce di Optimus, ma non capì bene, poiché vi fu all'improvviso un'interferenza che lo costrinse a chiudere la connessione, prima di diventare sordo.
Si chiese subito cosa avessero visto dalle telecamere, ma dovette muoversi ed avviarsi verso i laboratori prima di risultare sospetto.
Cosa avevano visto la figlia e Optimus?
Il tono di entrambi l'aveva insospettito molto, tanto che il suo passo non si dimostrava calmo, bensì affrettato e preoccupato.
Che fosse successo qualcosa a Cade e Shane? No, ne dubitava fortemente. L'inventore gli era sembrato sin troppo deciso per farsi scoprire tanto presto.
Infine, dopo diversi minuti, arrivò ai laboratori e appena entrato, sgranò gli occhi.
 
When I'm old and grey, or thirty, or whatever happens first,
I'll need you to reassure me I didn't waste a verse
Or worse, what if my life's work is reduced to just myself
Like never let you get a word in, while I dissect my mental health
Or lack thereof, whatever, there's too many things to track
I really can't remember if I'm insane or insomniac


Ciò che vide in quell'istante, gli fece fermare il respiro e raggelare l'Energon che gli scorreva dentro. Ma lui non aveva bisogno di respirare, no? Eppure sentì del vuoto improvviso all'interno del suo corpo.
Sgranò gli occhi per ciò che si ritrovava a guardare, ma dopo poco...rabbia e odio, tornarono a colmare quel vuoto che aveva appena avvertito in sé.
“Non può essere...quei...bastardi.”
Digrignò i denti e serrò i pugni.
Davanti a lui, si trovava la testa di Ratchet. Essa era priva di emozioni o movimenti. Lentamente, la stavano smantellando.
Non poteva crederci, ma purtroppo era così...
“Hai visto? E' disumano anche per noi...”
Alphatron voltò la testa e si ritrovò Cade di fianco a sé. Egli notò lo sguardo di colui che un tempo era un Decepticon, ricco di odio.
“Disumano, eh? No...è anche peggio.
Coloro che stanno facendo tutto questo, vanno oltre la disumanità...potrei paragonarli a dei mostri.”
Avendo un corrimano innanzi a sé, vi appoggiò le mani e ne strinse il metallo con forza. Tanto che arrivò a piegarlo.
Cade deglutì.
“Io andrò avanti a fare ricerche, ci sentiamo più tardi.”
L'altro annuì, anche se i capelli gli ricoprivano il viso.


...aiuto.”


Alzò all'improvviso la testa, sentendo una voce familiare implorare di aiutarlo. Guardò subito attorno, ma non vide niente o nessuno che gli stesse rivolgendo uno sguardo.
Si spostò a quel punto da lì, per girare nel laboratorio, cercando da dove provenisse quella voce che solo lui sembrava aver udito.
Camminando però, si dovette bloccare alla vista di qualcos'altro che lo fece imbestialire, ma in primis, pensare a sua figlia. Alla sua protezione.
Pensando a lei, ecco che sentì la sua voce all'orecchio.
“Papà...hai-” “Si Keira...lo sto guardando negli occhi in questo momento...”


Megatron.”


Dissero in coro entrambi.
Davanti ad Alphatron, stava infatti la testa di quel Decepticon che da anni pensava morto. Ma anche se il suo viso era inanimato, riusciva a percepire ancora qualcosa in lui.
I suoi occhi erano spenti, ma lui scorgeva delle scintille dietro di essi.
Digrignò i denti e si guardò a lato, vedendo così il corpo robotico che gli umani stavano progettando tenendo presente la struttura fisica di Optimus Prime.
Fece una smorfia, poiché anche quell'affare aveva un nome: Galvatron. Era sicuro, che ben presto sarebbe arrivato ad odiarlo.
Provò a far finta di niente e si allontanò per andarsene in un corridoio isolato.
“E' ancora cosciente...”
Mormorò e a risponderle non fu la figlia, ma Optimus. Il quale era molto serio, quasi preoccupato. Aveva tuttavia la sua freddezza da Leader, quindi nulla si poteva capire bene.
“Come fai a dirlo con tanta sicurezza?”
Alphatron si appoggiò con la schiena al muro, ed incrociò le braccia al petto. Sospirò.
“Lo conosco...alcuni dei suoi circuiti cerebrali sono ancora vivi.”
Piombò un improvviso silenzio tra lui e l'Autobot, questo durò diversi minuti.
 
Now days, all the kids want crazy, wanna diagnose themselves
Trade up made up epidemics, pass around prescription pills
But my disorder can't be cured by a bottle, blade, or dose
Self-disgust and selfishness tend to hold me awfully close
But I don't wanna let you see that, I don't want my friends to know
Self-disgust and selfishness take me everywhere I go


...aiutateci.”


Alphatron sgranò gli occhi. Sentì nuovamente quella voce implorante ed ebbe uno scatto, in cui si guardò di nuovo attorno.
“Papà? Che ti prende?”
Keira lo aveva visto da una telecamera, ed era rimasta perplessa come anche Optimus, lì con lei.
“Una voce...ho sentito una voce.”
Mormorò in risposta suo padre e qualcosa lo spinse a correre in una determinata direzione. Nemmeno lui capiva dove stesse andando.
“Cosa stai facendo?”
Keira era confusa, mentre continuava a seguirlo con le telecamere, cercando anche di oscurarle man mano che egli passava sotto di esse.
Lui scosse la testa.
“Non lo so, ma c'è qualcuno che sta implorando aiuto e...ha un tono familiare.”
Disse, finchè non arrivò di fronte a una porta. La figlia a quel punto non vide più niente, poiché lì non c'erano più telecamere.
“Questa...dev'essere un'area non segnata sulla pianta.”
Affermò, con un tono confuso.
La porta era forse di cemento armato piuttosto spesso. Impossibile da aprire a mani nude, era anche ben incavata nella parete, senza nessuna combinazione o serratura.
Nulla di digitale o analogico, permetteva di aprirla.
Ciò però, non impedì a colui che una volta era chiamato Starscream, di farlo.
“E' da un po' di tempo che non impugno un arma...”
Mormorò sorridendo, mentre dal suo braccio apparentemente umano, faceva apparire qualcosa che rappresentava nettamente un cannone da Transformer, in formato ridotto.
Sorrise con un piccolo fare sadico.
“Forse ci siamo...”
“Non avrai intenzione di sparare?! Qualcuno ti sentirà.”
Disse preoccupata Keira, ma il padre sembrava già aver deciso.
“Ho visto Cade che veniva inseguito prima, credo sia stato riconosciuto...dubito quindi che la calma qui dentro durerà ancora a lungo.- Rispose, con tono fermo e concentrato.- Se ho calcolato bene poi, ci vorranno più venti minuti prima che qualcuno realizzi che questa porta è stata buttata giù.
Soprattutto perchè non è segnata sulla cartina.”
Caricò il colpo in quel cannone, ma prima di sparare, riuscì a sentire la voce di Optimus.
Questa era irrequieta stavolta e ora mostrava, o lasciava intendere, il nervosismo per ciò che aveva visto semplicemente grazie alle telecamere.
“Fai in fretta, scopri cosa nascondono questi umani e togliti da lì...se Cade è stato preso, irromperemo presto nell'edificio.”
Disse seccamente.
Anche se l'Autobot non potè vederlo, Alphatron annuì e sparò il colpo dritto sulla parete, o meglio: sulla porta.
Questa fece anche meno rumore di quanto si aspettasse nello sgretolarsi e rivelò una stanza dietro di essa.
Lui vi entrò, badando di non fare altro rumore.
La stanza era composta da diversi scaffali coperti. Non era troppo grande, anzi andava stringendosi, ma consentiva il passaggio tra i piccoli corridoi.
Era piuttosto buia con teloni che ricoprivano tre diversi scaffali, due dei quali messi uno di fronte a l'altro.
Tirò il tessuto di uno di questi e la tela cadde.
Ciò che vi trovò sotto, gli fece sgranare gli occhi e lo lasciò esterrefatto.
“Sono...arrivati a questo...”
Non poteva credere a niente. Gli sembrava impossibile, ma purtroppo era tutto reale.
Su vari ripiani, erano posti pezzi di Decepticon. Da ingranaggi, a circuiti, fino ad arrivare a veri e propri arti.
Perchè era tanto sicuro che fossero di quella fazione? Perchè riconobbe la parte destra del capo di Soundwave, il corpo di Laserbic senza testa, seguito da alcuni filamenti e braccia del vecchio Devastator distrutto già molti anni prima.
Ed infine anche l'occhio di Shockwave, strappatogli cinque anni prima, nella battaglia di Chicago, da Optimus Prime.
“Per Cybertron!...è una stanza di trofei.”
Si guardò attorno e decise di togliere il telo anche all'altro scaffale, ciò che stava sotto a questo lo sconvolse ancora di più.
Se prima aveva visto parti di Decepticon, ora si ritrovava di fronte quelle degli Autobot.
Essendoseli ritrovati puntati addosso spesso, riconobbe i potenti cannoni di Ironhide. Le braccia e le lame, su di esse, di Dino il quale ne andava tanto fiero.
Pezzi di metallo da varie parti del corpo dei Wreckers e...un braccio di Ratchet. Molto probabilmente, l'ultima parte rimasta del suo corpo.
“Alphatron, cosa stai vedendo?”
L'ex-Decepticon deglutì e sentì la scintilla nel petto, quasi dolergli per l'orrore che per lui erano tutti quei “trofei”.
Non tanto perchè fossero staccati dal corpo dei propri possessori...quanto più per il fatto che aveva avuto modo di conoscere ognuno di quei Transformers, chi più e chi meno.
Compagni, nemici ed alleati. Ripensava a ogni battaglia in cui li aveva incrociati, in cui aveva pensato sia a distruggerli che ad aiutarli.
“Optimus...è meglio che tu non lo sappia e non veda.”
Riuscì solo a mormorarlo.


...Optimus?...E' vivo?”


Nonostante stesse con lo sguardo fisso su quei resti, ecco che udì nuovamente quella voce familiare. Essa era più vicina che mai.
Si guardò attorno nell'immediato e scorse un altro scaffale coperto da un telo di stoffa più spessa, da sotto di esso però, scorgeva delle luci. Erano fioche, molto probabilmente deboli...ma vive.
Avvicinandosi ad esso in modo frettoloso, tolse subito la tela e la fece cadere di scatto a terra, muovendo anche un po' lo scaffale.
Alcune cose, messe su di esso, barcollarono.
“Razza di idiota! Bada alla tua forza, o ci farai cadere tutti! Verme di un umano...tsk.”
Riconobbe un'altra voce che in passato aveva avuto modo di conoscere.
Quel tono perennemente brusco, era inoltre inconfondibile. Anche Optimus riuscì a sentirlo.

“Ma quella voce...-si bloccò, ma infine terminò la frase in coro con Alphatron- Ironhide!
 
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L'angolo dell'autrice.
Parto subito dicendo che se qualcuno pensava che mi avesse ucciso Megatron, per via dello scorso capitolo, ebbene no: non l'ha fatto. Sono qui ancora a """scocciare""". -Senza contare che ho avuto problemi con l'accesso qui in EFP, maledizione a Soundwave! (Anche se penso non c'entri...forse)
Mi stava piuttosto uccidendo lo studio, infatti sono e sarò ancora impegnatissima ahimè Ho dovuto un attimo riabituarmi a scrivere, ma alla fine, ce l'ho fatta!
Passando alla trama, ebbene si è scoperto qualcosina mi sa...eheh.
Comunque sia, ho tenuto molto a incentrare questo capitolo quasi del tutto sulle azioni di Alphatron, perennemente in contatto con Keira e Optimus, la quale freddezza ad un certo punto ha dovuto lasciar spazio ai propri sentimenti protettivi, riposti nei suoi sottoposti, in questo caso nel nostro caro Ratchet <3
Detto questo, mi sono già dilungata penso troppo. Spero che come al solito il capitolo sia piacevole da seguire.
Vi auguro quindi una buona lettura e arrivederci, al prossimo capitolo!
Un abbraccio,
XamuPrimeOakenshield

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Capitolo 9
*** Il nervosismo è cattivo consigliere, ma a tutto c'è rimedio. ***


Try as I might to keep it together
Why is recovery taking forever
Fool the whole world, just until I get better
I'm terrified I'll be faking forever
On and on I wonder what went wrong inside my head
I don't have to have the answers, but tonight I wish I did
All the pain I can't explain away won't fade
All the the secrets silenced by the shame
Don't make me say it


“Ironhide! E' davvero lui?”
Optimus ebbe uno scatto improvviso, in cui si alzò di colpo. Ringraziò che sopra la sua testa non ci fosse un tetto basso, altrimenti lo avrebbe sfondato.
Era incredulo.
Keira lo fissò e sbatté le palpebre. Era un po' confusa dal suo comportamento, non se lo sarebbe davvero aspettato da lui.
“Optimus, conosci il possessore di quella voce?”
Lei tra gli Autobot, aveva conosciuto solamente Ratchet. Era quindi normale che non sapesse chi fosse quel tale.
Il cybertroniano davanti a lei annuì.
“Era l'esperto in armi della mia squadra. Ora che risulta vivo però, si può dire che lo è ancora. -Accennò un sorriso. Esso velava una felicità repressa e la ragazza non era così distratta da non notarlo.- Ma Sentinel...lui lo aveva colpito. Una ferita mortale...come può essere che sia...”
Udì all'improvviso la voce di Alphatron interrompere la sua frase.
“Se permetti, sono qui io a fare le domande, Prime.
Dovresti calmarti, la tua freddezza se n'è andata tutto d'un tratto?”
Il leader degli Autobot s'immobilizzò all'istante. Pensò che se fosse stato umano, sarebbe di sicuro stato in imbarazzo.
Fortunatamente, nessuno dei suoi sottoposti, aveva notato il suo cambiamento improvviso di stato d'animo.
Keira ridacchiò e rispose lei al padre, per difendere anche il gigante di metallo cybertroniano, dietro di sé.
“Senti, senti da che pulpito.
Almeno lui ha tenuto i nervi saldi fino ad adesso, da quando hanno cominciato a dargli la caccia...tu li perdi non appena vedi qualcuno che mi parla o mi ronza attorno.”
Calò un silenzio improvviso e la ragazza capì immediatamente di aver fatto centro, zittendo il padre.
Lo sentì borbottare e poi parlare con qualcuno.
 
When the hope of morning starts to fade in me
I don't dare let darkness have its way with me
And the hope of morning makes me worth the fight
I will not be giving in tonight


Ascoltò Optimus, decisamente su di giri nel sapere del suo compagno ancora in vita. Alla frase della figlia invece, arrossì e dovette guardare di lato.
“Sempre a difenderlo...neanche fosse il suo-” “Si può sapere perchè parli da solo, umano? Ma soprattutto...come sai il mio nome? Per conto di chi sei venuto?
Mah, inutile chiedertelo...sarai di sicuro qui a prendere qualcuno di noi, per portarlo a Lockdown...com'è successo ad altri.”
Ironhide, acidamente interruppe la sua frase, pensata ad alta voce. Notò quanto disprezzo vi fosse nel tono di quell'Autobot nei confronti del genere umano, ma non solo. Tal disprezzo era rivolto in maggior parte a Lockdown.
Eppure...come faceva lui a conoscerlo? Era stato ridotto ad una scintilla, anni prima.
Quel fatto, lasciò il vecchio Decepticon esterrefatto.
“Umano, eh? Stai prendendo un granchio, Ironhide. O meglio, ti stai rivolgendo proprio all'individuo sbagliato, dandogli dell'umano.”
Accennò un sorriso beffardo, mentre iniziò a scrutare tutto lo scaffale. Riuscì a contare tre scintille ,compreso Ironhide, più o meno grandi.
Ciò dipendeva anche dalle dimensioni che il Trasformers aveva avuto in origine, durante la sua creazione.
Tuttavia, si chiese se fossero tutti alleati.
“Siete tutti Autobot in queste scintille?”
Chiese all'improvviso, capendo di aver spiazzato Ironhide. Quest'ultimo doveva essere rimasto sorpreso dalla risposta e la compostezza dell'uomo di fronte a lui.
“Ti aspetti che te lo dica? Non mi fido di te.”
Brontolò lui, facendo un po' tremare la sua scintilla che era attualmente la più grande tra le tre. Colui che un tempo era un Decepticon, alzò gli occhi al cielo.
“Alphatron, non c'è modo che ti ascolti senza che tu gli dica chi ti ha mandato. Lo conosco fin troppo bene.”
Optimus gli suggerì all'orecchio, di scoprire la sua identità seppur a lui scocciasse.
“Va bene...come vuoi tu, amico. -Si rivolse poi ad Ironihide, portandosi una mano sul fianco.- Mi chiamo Alphatron e sono un essere come voi. Mandato qui da Optimus Prime, vostro leader.
Credo che tu abbia ancora memoria di lui, no? O Sentinel ti ha fuso parte di scintilla?”
Disse ironico, notando solo dopo, una piccola depressione sulla superficie della fonte vitale dell'addetto alle armi.
“Sorvolerò sul tuo tono, solamente perchè non sono armato...grr-Un ringhio roco, si udì insieme alla sua voce.- pertanto si, non ho parte dei miei ricordi, ma Prime lo ricordo benissimo. Per cui-
 
Optimus!”


Le scintille, attorno ad Ironhide, emisero lo stesso tono di voce entusiasta. Interruppero la frase dell'addetto alle armi, quasi gridando il nome del loro leader.
Quest'ultimo, li sentì forte e chiaro. Ciò alimentò solamente le sue emozioni, che ancora si sforzava di trattenere.
L'ex-Deception non rimase sorpreso, anzi, sorrise e guardò tutte e quattro le sfere.
“Un attimo...ho sentito bene? Alphatron...tu qui ?”
Se prima non aveva fatto una piega, adesso invece era allibito. Tanto che aveva sgranato gli occhi.
Quella voce...sapeva benissimo a chi apparteneva.
“Ratchet!...quale sei di queste scintille?”
Guardò le due che non aveva ancora identificato. Ma non capì subito da quale di esse provenisse la voce dell'ufficiale medico.
“Ironhide mi copre, sono qua dietro.”
All'istante, Alphatron scostò con delicatezza l'esperto in armi. Lo fece con una mano, nonostante generalmente, ad un umano serva un altro della sua specie, per spostare la scintilla di un Cybertroniano.
Quando si ritrovò davanti Ratchet, notò quanto la sua fonte di vita, emanasse una luce tra le più fioche.
“Ratchet cos-” “Prima tu, vedi di rispondermi! Hai portato qui anche Keira, vero? Sei arrivato a metterla in pericolo!”
Doveva immaginare che lui, sarebbe di sicuro passato a fare domande a raffica. Alphatron alzò gli occhi al cielo e sospirò.
“Keira è al sicuro con Optimus, piuttosto...incontri un amico dopo sei mesi ed è questo il modo di trattarlo?
Pensare che io sono venuto solo per salvarti la pellaccia. Hmpf, bel ringraziamento.”
Alla risposta, Ratchet si zittì e capì nell'immediato di aver sbagliato, per una volta, ad essere impulsivo.
Ironhide tuttavia, era confuso e si rivolse all'ufficiale medico, con un tono decisamente stupito.
“Cosa significa tutto questo? Tu lo conosci?”
Non potendo annuire, l'altro rimase in silenzio. Segno, che l'addetto alle armi, interpretò come un 'sì' .
“E' un Transformers che cinque anni fa ho aiutato. Era stato ridotto a scintilla, proprio come lo siamo noi quattro in questo momento.
Sua figlia mi supplicò di ripararlo e dargli di nuovo un corpo. Da quel momento, siamo stati molto legati e li ho sempre aiutati.”
L'altro rimase decisamente sorpreso e nonostante fosse solo un globo luminoso, fissò Alphatron. Questo si stava massaggiando nervosamente una tempia.
Ringraziò che Ratchet non lo avesse chiamato Starscream, per far capire che fosse quel “Transformers da lui aiutato cinque anni prima”
Interruppe subito però il discorso dato che sentì un'interferenza nella comunicazione con la figlia.
“Direi di ritardare le spiegazioni.
Sarà meglio che io trovi un modo per portarvi via di qui. Non so cosa voglia da voi Lockdown e non mi interessa al momento.”
Lasciò i due sbalorditi e anche le altre scintille presenti.
Si mise poi in cerca di qualcosa da poter utilizzare per portarli via, anche se di sicuro non sarebbe passato inosservato.
“A mano potrei portarvi solo due per volta...”
Mormorò, mentre metteva a soqquadro il locale. Maledì di non essere nella sua forma Cybertroniana, ma soprattutto di non poterla apprendere in un luogo così stretto.
“Porta fuori prima Ratchet e Ironhide, allora!”
Disse una voce con accento piuttosto diverso da quello classico. Essa proveniva dalla scintilla a destra di Ironhide.
“Dino! Non accetterei mai che tu restassi indietro insieme a Sideswipe! E tu! - L'addetto alle armi brontolò, per poi rivolgersi all'ultimo nominato, che era il globo alla sua sinistra.- Perchè non dici nulla?”
Vi fu un istante di silenzio, prima della risposta.
“Perchè concordo con lui. Siete gli ufficiali di rango più elevato, Optimus penso abbia bisogno più di voi che di noi, al momento.”
Prima che Ironhide potesse controbattere, Alphatron fece una smorfia.
“Qui non c'è nessuno più importante dell'altro. -Pronunciò quelle parole con tono freddo, serrando un pugno.- O usciamo tutti insieme di qui, o non lo fa nessuno di noi.”
Trovò quello che sembrava un carrello per portare i pacchi e prese anche altri teli, di quelli che prima ricoprivano gli scaffali.
Afferrò, in qualche modo, con una mano, la Scintilla di un incredulo Ironhide e la posizionò su quello che sarebbe stato il mezzo di trasporto adatto.
“Sei davvero testardo, lasciami qui e porta via loro! Idiota!”
Brontolò l'addetto alle armi, aggressivamente. Un'altra smorfia si disegnò sul volto del vecchio Decepticon.
Lo guardò con uno sguardo omicida.
“Scordatelo. -Il rosso dietro alle sue lenti a contatto: scintillò.- Non sono venuto fin qui, per farmi dare ordini da qualcuno che un tempo mi avrebbe voluto morto.
Quindi stai zitto, sto facendo un favore ad un amico e non lo deluderò.”
Lasciò letteralmente senza parole tutti i presenti e coprì Ironhide con parte del telo, prima di passare a Ratchet e agli altri Autobot.
“Se ci riesco, voglio passare per la zona di scarico merci.
Keira, sai darmi il via libera?”
Provò a ricontattarla e questa volta ci riuscì, tuttavia...la figlia sembrò agitata.
“Papà! Muoviti ad andartene via di lì.
Hanno scoperto che controllavo le telecamere e Cade sta venendo interrogato nell'ufficio del capo dell'azienda. -Alphatron sgranò gli occhi e uscì subito dalla stanza, tenendo quel carrello ben tra le mani. Ricorrendo anche, alle sue forze di cybertroniano, per portarlo.
Come già detto, un singolo umano non sarebbe capace di trasportare nemmeno una sola Scintilla.- Io mi sto muovendo con Optimus, andiamo a recuperare Cade.
Sfrutta il diversivo a tuo favore, papà. Ti prego.”
Il suo tono era di supplica nei confronti dell'Ex-Decepticon, quest'ultimo però si preoccupò subito per lei.
Si adirò seriamente e più tentò di trattenersi, più si avvicinava all'orlo del suo contegno.
“Non lasciare Optimus. Rimani sempre con lui, chiaro?! Altrimenti...”
La sua frase, suonò molto di monito. Egli utilizzo un tono di voce rude e aggressivo, che lasciò la ragazza senza parole.
“Lasciala fare, Alpha. Keira sa cosa fare.”
Ratchet lo rassicurò, volendo dare man forte alla giovane. Lei, che precedentemente non aveva potuto capire che lui fosse in vita, lo udì.
Tirò un sospiro di sollievo.
“L'hai trovato...”
Mormorò con un filo di voce, chiaro che fosse rimasta intimorita per il tono del padre, di poco prima. Ma all'udire la voce di Ratchet, era tornata serena.
“Si...- Rispose con un filo di voce Alphatron, contrariato nel non doversi preoccupare della figlia.- Fai solo attenzione, pulce...distruggerei chiunque se ti dovesse succedere qualcos-”


Alphatron.”


La voce di Optimus, si udì in tutta la sua profondità e serietà, essa sovrastò quella dell'altro. Interruppe così una delle solite frasi dell'Ex-Decepticon.
Il suo era il tono di una persona che ci teneva a mantenere la sua parola.
Di un individuo, con un onore rinato da dover proteggere...e anche qualcos'altro.
“A tua figlia non succederà nulla. E' sotto la mia protezione, te l'ho già detto.
Ora pensa solo a fuggire da lì.”
Fu poi lui a chiudere seccamente le comunicazioni, lasciando a occhi sgranati, un incredulo Alphatron.
Continuava ad andare verso la zona di scarico merci, tuttavia non poteva far a meno di pensare alle parole di quel leader.
“Optimus...ma che gli sarà preso?”
Mormorò, prima di arrivare finalmente alla zona destinata.
Ratchet fece per dire qualcosa, ma un auto verde e nera, suonò loro il clacson, per attirare l'attenzione dell'Ex-Decepticon.
“Crosshairs?”
L'Autobot fece una leggera sgommata, per poi parcheggiarsi davanti a lui e al carrello.
“Credo vi serva una mano.”
Disse beffardo, mentre l'altro gli si avvicinò rapidamente e Crosshairs aprì subito le porte per permettergli di posizionare sui sedili le Scintille.
“Presto. Non abbiamo molto tempo.”
“Non dovresti essere con Optimus e gli altri?”
Chiese Alphatron, salendo e sedendosi sul sedile del guidatore. Sentì una risata provenire dall'Autobot.
“Ho solo voluto fare un po' di testa mia. Mi stai simpatico dopotutto, mezza calzetta.”
Fece infine inversione a u, in modo rapidissimo.
L'ex-Decepticon fece un sorriso ironico. Mezza calzetta, eh? Gli avrebbe dimostrato chi fosse colui che stava definendo “mezza calzetta”.
 
I'm sorry about your parents, they sound like bad people
Your daddy sounds like a jerk
I guess your mama didn't know the gift she got when she got you
I'm sorry about your life, you had it pretty rough
Bending over backwards, never good enough
You poor thing, it must suck to be you
And I know it's not your fault, it never is, is it?


In viaggio per soccorrere Cade, Keira si era zittita. In particolar modo, era rimasta in silenzio, seduta a bordo di quel camion rosso e blu, fin da quando lui, Optimus, l'aveva difesa a spada tratta.
Era persino arrossita, poiché non se lo sarebbe mai aspettata.
Cos'era preso a quell'Autobot? Ogni qual volta ne aveva la possibilità, continuava a difenderla dalle frasi di monito del padre.
In lontananza, vedeva la KSI, ma più che pensare a Cade, continuava a pensare al Leader degli Autobot.
“Optimus-”
Fece per iniziare la frase, ma l'altro la troncò sul nascere, in modo frettoloso.
“Non è il momento più adatto per rispondere alla tua domanda, lo farò quando avremo un attimo di calma.
Quindi, prima recuperiamo Cade e la facciamo pagare a chi c'è dietro tutto questo...prima potrò risponderti.”
Seppur sorpresa, lei potè percepire una velata tensione nella voce di lui. Nonostante essa fosse metallica, la sentì tremare verso l'inizio, quasi volesse risponderle in quel momento.
Ma non poteva.
Giunsero alla KSI infine, ma gli Autobot non sarebbero rimasti a lungo a guardare.
Bumblee infatti, essendo uno tra i più impulsivi, fu il primo a sfondare dei vetri all'entrata dell'edificio.
Optimus sospirò, ringraziò soltanto che avesse prima fatto scendere dal veicolo gli altri due umani.
Dietro di loro, con una sgommata, arrivò anche Crosshairs con naturalmente, i suoi passeggeri.
“Ehi gente, ci siamo anche noi.”
Annunciò nell'immediato con fare baldanzoso, mentre Alphatron si affrettava a scendere, portando la Scintilla di Ironhide e Sideswipe nella sua Lamborghini, ancora parcheggiata all'entrata della KSI.
Tornò poi indietro di corsa per prendere Ratchet e Dino.
“Optimus!”
Il primo ulrò e si guadagnò l'occhiata del Leader, anche se era ancora in forma di camion.
“E' un piacere vedere che sei ancora vivo, Ratchet!”
Detto quello, l'Ex-Decepticon, si affretto a sistemare anche loro in macchina e raggiunse l'Autobot che aveva il comando.
“Qual è il piano? Lasciare andare Bee in avanscoperta?”
Aprì la portiera del guidatore e tirò giù dal camion, Keira. Lo fece un po' di prepotenza, con un umore piuttosto alterato. Soprattutto nel parlare con il leader degli Autobot.
“Pap-”
Non gli fu difficile trascinare la figlia a sé e abbracciarla, la sollevò addirittura quasi lei fosse una piuma.
Optimus sembrò però essere contrariato dalla sua azione nei confronti della ragazza, rispose quindi quasi con un fare distaccato.
Ma subito tornò l'Autobot di sempre.
“No, faremo irruzione anche noi.
 
Autobot, in marcia!”


Detto ciò, lo fecero.
Ciascuno di loro si trasformò, iniziando così a sfondare le pareti dell'edificio. Alla ricerca di Cade Yaegar.
Fu Bumblebee però, a trovarlo per primo, insieme a Drift. Per cui Optimus e gli altri, si diressero nell'immediato verso i laboratori.

I know what it's like staying up all night nursing wounds
It takes more than I have, pick fights with the past, I always lose
Oh, don't you know? That's no way to live
I know what it's like staying up all night nursing wounds


“Voglio andare con loro.”
Mormorò Keira, vedendo tutti sparire dentro l'edificio. Il padre incrociò le braccia al petto e la fissò con cipiglio decisamente severo.
“Per quale motivo? Non potresti far niente.”
Disse in tono piuttosto secco, lei girò la testa di scatto. Non ce la faceva più.
“La vuoi smettere? Non riesco a sopportarti.
Da quando hai trovato Ratchet e gli altri, continui a trattarmi come una bambina e non con il tuo solito fare scherzoso, NO!
Sei pesante e mi opprimi come se stessi facendo qualcosa di male.”
Gli rispose a tono, con freddezza. Decisamente arrabbiata. Si alterò tanto, che di scatto corse dentro l'edificio alla ricerca degli Autobot e in particolar modo di Optimus, con cui qualche ora prima, aveva parlato.
Era l'unico che si era curato di ascoltarla e di darle dei consigli. Ora, in qualche modo, sentiva che sarebbe successo qualcosa, che al Leader degli Autobot non sarebbe piaciuto per niente.
 
I get it, give me a little credit
I remember when I was that pathetic
Wear my scars on my sleeve, for all the world to see
Like look what they did to me quick, lay on the sympathy thick
You probably have the right to feel how you do
You were mistreated and cheated out of the childhood you needed
And now you'll never succeed if you're so convinced you're defeated
If you're obsessed with your yesterday then you're destined to repeat it
And I know it's not your fault, it never is, is it, is it, is it?


Due ore prima....


La ragazza stava seguendo con lo sguardo il padre che si muoveva nell'edificio, grazie alle telecamere.
Considerava quel compito in parte noioso, dato che non le piaceva osservare mentre qualcun altro era in azione. Specialmente il padre, che la lasciava sempre a svolgere tal ruolo...
Sospirò.
Quel suo buttare fuori aria, attirò l'attenzione dell'Autobot dalla carrozzeria blu e rossa, seduto dietro di lei.
“Qualcosa non va, Keira?”
Lei sbattè velocemente le palpebre e scosse la testa, gesticolando.
“No no, ero solo persa nei miei pensieri. Tutto qua.”
Sforzò una risata, ma Optimus non era per niente stupido e capì immediatamente che lei sembrava essere disturbata o tormentata da qualcosa.
“Per favore...cosa ti reca fastidio?”
A quel punto, lei non potè più nascondere niente. Sospirò per l'ennesima volta, prima di appoggiarsi con la schiena, alla poltrona su cui era seduta.
Guardò per aria e decise di rispondergli.
“Non mi piace far sempre la parte dell'osservatrice. Guardare soltanto, non è come agire. -Il leader degli Autobot si spostò di fianco a lei e si sedette nuovamente a terra, con un tonfo metallico.- Vedi Optimus...mio padre è sempre stato iperprotettivo, per questo motivo non ho mai avuto molti amici al di fuori di alcuni compagni di scuola...che poi ho perso per ovvi motivi. Tra cui lui...”
Si massaggiò una tempia con due dita.
“Una volta fece persino tremare e scappare per la paura, un ragazzo con cui ero uscita...non mi ero trovata bene con lui e glielo stavo dicendo.
Tuttavia, mio padre ci aveva impiegato poco ad apparirgli alle spalle e a spaventarlo.”
Sbuffò e guardò l'immagine di Alphatron nel monitor del computer, dove girava per la KSI.
Anche Optimus ci buttò un'occhiata, prima di tornare con l'attenzione su di lei.
“Quello che vuoi dirmi, è che hai paura di non riuscire a vivere a causa sua?”
All'improvviso, lei sgranò gli occhi e gesticolò rapidamente in segno di negazione. Una frase del genere poteva essere capita in più modi.
“Non è quello che intendo! Gli voglio bene e...uff, purtroppo un po' si...è così.
Se continuerà di questo passo, non potrò muovermi senza che mi opprima. Cerco sempre di scherzare...ma a volte è troppo.
Mentre cercava Ratchet negli ultimi mesi, la situazione era anche migliorata, perchè si distraeva...però non rimarrà distratto per sempre.”
Ammise, rilasciando l'ennesimo sospiro, incrociando le braccia. L'Autobot, in un certo senso, sembrò capirla.
I suoi occhi avevano visto molteplici situazioni umane e ora anche la sua. Come anche, stava osservando quella di Cade con Tessa.
Aveva inoltre presente, anche la propria esperienza con Bumblebee, quindi comprendeva. Decise quindi di raccontarla, come esempio.
“Keira...ascoltami: io sono quasi un padre per Bumblebee. Non l'ho mai dichiarato a nessun altro Autobot, ma tengo a lui proprio come a un figlio.
Anni fa, è stato il primo di noi ad arrivare qui sulla terra, per proteggere Sam Witwicky. -Fece una pausa, in cui si mise a fissare il vuoto.- Fu una decisione sofferta, ma dovetti lasciarlo andare e dargli una possibilità per dimostrare chi potesse essere.”
Accennò un sorriso e notò come Keira stesse seguendo il discorso con interesse.
“Quindi ora ti fidi ciecamente di lui?”
Chiese, piegando leggermente la testa di lato. Lui ridacchiò e scosse la testa.
“Ovvio che no. Al momento è come un adolescente senza limiti, lo devo tener d'occhio.
Ma fortunatamente, non crea alcun problema. E' impulsivo, ma può essere frenato certe volte. -Continuò a sorridere.- Tutto questo è per dire che un po' capisco Alphatron, tuttavia è esagerato. Tu sei stata l'unica che dopo una vita di atti malvagi, l'abbia apprezzato e amato.
Penso che per questo motivo, lui abbia paura di perderti e rimanere da solo.”
Lei strinse i pugni e si sentì in colpa per i propri pensieri, dopo le parole di Optimus. Tuttavia, lui non aveva ancora finito il suo discorso.
“Ciò nonostante, penso che lui debba imparare a lasciarti andare. Sei un volatile a cui hanno tarpato le ali, in questo momento.
Credimi, il suo affetto lo accieca e non gli permette di vedere come in realtà ti senti. Devi parlare e piuttosto andargli anche contro. -Fece un altra pausa, in cui guardò altrove, prima di tornare con lo sguardo su di lei.- Lo so, è strano detto da me...ma ribellati e dimostragli quel che sai fare. Dovrà capire prima o poi qualcosa.”
Cercò di mormorare il tutto, in modo da non farsi sentire da nessun altro. Keira sorrise per quei consigli, nonostante ne fosse rimasta decisamente sorpresa.
Davvero il leader degli Autobot gli stava dicendo quelle cose? Era ironico. Ammise però, che anche quel suo lato, le piaceva.
Chinò la testa in segno di ringraziamento.
“Grazie, Optimus.”
Lui stesso, ricambiò il suo gesto scuotendo il capo.
“Se necessario, mentre sarò con voi, ti darò una mano. Ora che ti ho dato questi consigli, mi sembra il minimo farlo.”
La ragazza tentava di non mostrarsi sorpresa, ma si mise felicemente a ridacchiare.
“Quando ti vidi la prima volta...ti credevo un tipo serio e accademico, chiuso su alcune sue considerazioni riguardo all'onore e altro. -Fece una pausa, in cui sorrise.-
Ma mi sbagliavo...da quando hai risparmiato mio padre e mi hai affidata a lui, hai cominciato ad apparire sempre più umano ai miei occhi. - Tal frase lasciò sgomento l'Autobot, anche se non lo dimostrò.
Nemmeno Keira lo notò.- Quindi perdonami, Optimus Prime.
Mi sono fatta delle idee che non si avvicinano per niente alla tua persona, oppure sei così...ma è solo una tua facciata.”
Lo fissò qualche istante con sguardo intenso e lui non fiatò, sentì tuttavia quasi un peso calare sulle sue spalle robotiche. Come se quella ragazza avesse centrato qualche fattore importante, riguardante lui.
Il momento, venne interrotto dalla voce di Alphatron, che chiamò Keira.
“Ops, mi stavo quasi dimenticando di lui.”
Ridacchiò in modo buffo e rispose.
Optimus la fissò per qualche istante, mentre rispondeva al padre e dopo diversi minuti, si guardò la mano.
La sua espressione, parve confusa. Nessuno però, lo notò. Keira forse, aveva visto qualcosa in lui che solo negli ultimi tempi aveva iniziato a mostrare?
 
umano...


Una semplice parola, che ora continuava a ronzargli per la testa. Una parola, a cui di sicuro avrebbe dovuto imparare a dare un significato...che nel corso degli anni, forse aveva ignorato inconsapevolmente.




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L'angolo dell'autrice:
Oh bene, finalmente riesco a finire anche questo capitolo <3 come sono felice!
Chiedo venia per i vari ritardi, ma oltre ora alla scuola, mi si formano anche difficoltà varie e quindi ho bisogno talvolta della positività degli Autobot e la determinazione di Optimus per andare avanti :(
E' un periodo del cavolo, ma spero che anche scrivere, mi aiuti a debellarlo <3
Inoltre essendo io una cosplayer, è probabilme che tra un po' possa avere ritardi ancora più prolungati di pubblicazione. Ho un progetto su Optimus in ballo, quidi possibile che mi richieda decisamente molto tempo.
Vedrò comunque di far arrivare un capitolo quando posso!
Detto questo: ringrazio tutti colo che seguono la mia Fic, e chi recensisce ovviamente. Con questi mi scuso, perchè non mi piace rispondere a uno per uno, perdonatemi e non voletemi male <3
Tuttavia, sono felicissima che molti di voi abbiano apprezzato il ritorno in scena di un certo Autobot e ora forse di qualcun altro... ;D
Ringrazio ancora la critica costruttiva dell'ultima volta e spero di poter migliorare ancora tanto!
Con questo, chiudo questo mio piccolo spazio di ringraziamenti e sfogo, per augurarvi una buona lettura, scorrevole e piacevole, del capitolo! <3
Un abbraccio.
XamuPrimeOakenshield


 

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Capitolo 10
*** Vi è la paura della solitudine e quella di non poter far niente per le persone amate. ***


They say we are what we are,
But we don't have to be,
I'm bad behavior but I do it in the best way,
I'll be the watcher (watcher) of the eternal flame,
I'll be the guard dog of all your fever dreams,


Aveva fissato la figlia correre dentro l'enorme l'edificio e il suo comportamento non lo aveva per niente lasciato indifferente.
La scintilla nel suo petto, fremette di rabbia per un istante e forse anche d'invidia nei confronti di Optimus.
Non si era mai ritrovato in una situazione del genere con la figlia, o meglio... lei non gli aveva mai rivolto un tono così arrabbiato.
Erano sempre andati d'accordo e ora...non comprendeva più Keira tutto ad un tratto.
Passarono pochi secondi, poi quel pensiero svanì e serrò i pugni di scatto. Si era innervosito e per tutto lo stress accumulato, il suo contegno aveva iniziato a vacillare.
Da Decepticon, non era mai stato paziente. Opportunista, calcolatore, quello si...ma paziente mai.
Nei circuiti cerebrali, gli balenarono persino pensieri che solo quando era Starscream, avrebbe fatto.
Arrivarono impetuosi, ma fortunatamente riuscì a bloccarli prima che potessero comunicargli qualcosa.


Andò alla sua auto e vi salì, digrignando i denti. Sentiva l'Energon in sé, quasi ribollire.
Appoggiò le braccia e la fronte al volante, per calmarsi.
“Keira...in cosa sto sbagliando?”
Mormorò, tentando fino all'ultimo di non distruggere niente all'interno dell'automezzo.
Mise allora in moto, avviandosi per il centro città, sicuro che Optimus e gli altri Autobot, avrebbero tenuto sua figlia al sicuro.
Non sapeva però cosa fare e nemmeno perchè si stesse allontanando dalle KSI.
“Forse sto dando loro troppa fiducia...”
Pensò nuovamente ad alta voce e dovette portarsi una mano alla tempia, mentre rifletteva. Il suo lato da Decepticon, lo aveva fatto pensare in quel modo, molto probabilmente.
Il vecchio Starscream stava di nuovo comunicando con lui, lo stava tentando.


Non ti sei mai fidato di loro, perchè lo stai facendo adesso?
Vuoi proteggere Keira? Allora perchè hai lasciato che Optimus te la portasse via?”


Forse si, la voce di quei pensieri aveva ragione e lui si stava sbagliando nel fidarsi così tanto degli Autobot...non c'erano prove che Optimus Prime riuscisse anche stavolta a fare qualcosa.
“O forse sei solo tu che sei un emerito idiota, Alphatron.”
Frenò di scatto, udendo la voce di Ratchet rimproverarlo dai sedili posteriori. Parcheggiò e rivolse, alle scintille dietro di lui, la sua attenzione.
“Perchè lo sarei?”
Chiese acidamente e in modo distaccato, all'ufficiale medico. Quest'ultimo aveva ben capito quanto la mente dell'ormai amico, stesse vacillando in quel momento.
Pertanto non avrebbe permesso che potesse tornare a pensarla come un tempo.
“Davvero non ci arrivi?
Stai iniziando a pensare che Optimus o le circostanze, ti stiano portando via Keira. -L'altro seguiva attentamente le sue parole.- Quando invece, lei sta cercando di farti capire che può farcela anche senza il tuo aiuto costante.
Poco fa si è ribellata, perchè vorrebbe ottenere più fiducia da te.”
Alphatron inarcò un sopracciglio, ma rimase allo stesso tempo sorpreso.
Lei voleva fargli capire qualcosa?
“Fiducia? Lei ce l'ha completamente da parte mi-” “A me non sembra.”
Intervenne anche Ironhide, seppur con tono distaccato. Non aveva avuto modo di conoscere la ragazza, ma era riuscito ad ascoltarne il tono poco prima.
“Detto da me suona strano, ma lei era calma e seria quando ti ha risposto. Si è infuriata solo perchè non le lasci la libertà di agire in queste situazioni.”
Continuò, con strana serenità nella voce.
Una risata, sembrò provenire sia dalla scintilla di Sideswipe che di Dino.
Il primo, intervenne prendendo un po' in giro il superiore.
“Che strano sentir usare un tono di voce del genere da te!”
Rise ancora, contagiando anche Dino di fianco lui, il quale volle continuare la frase del compagno d'armi.
“Anche quando ci addestravamo con te, eri inflessibile e non ci lasciavi fare quasi mai da soli, Ironhide.
In particolar modo al nostro arrivo sulla terra. Ci hai sempre fermato, prima che ci buttassimo a capofitto in missione.”
Concluse, con il suo tipico accento italiano sulle parole.
L'esperto in armi, borbottò qualcosa di incomprensibile e si zittì. Ratchet ridacchiò e si mise ad osservare Alphatron.
Egli si era messo a pensare, appoggiato nuovamente al volante con fronte e mani.
Si stava ora sentendo veramente in colpa.
Avendo inoltre ascoltato attentamente i discorsi degli Autobot, si era ritrovato a riflettere su sé stesso e sul proprio comportamento nei confronti della figlia.
Si rese conto in quel momento che poco prima, stava pensando come il vecchio Starscream e ciò non lo fece sentire molto bene e sopratutto...capì di avere avuto un comportamento sbagliato nei confronti di Keira e di Optimus.
“Il mio affetto per lei...le causa fastidio.”
Mormorò, con un crescente senso di colpa, proveniente dalla sua scintilla. Fortunatamente, Ratchet intervenne nuovamente in aiuto del cybertroniano.
“No, non è così.
Tu hai paura di rimanere solo, Alphatron.
Lei ti ha amato sin da quando l'hai protetta da Megatron e quindi hai capito che, finalmente, qualcuno ti prendeva in considerazione.
Vedevi che un essere, che avevi sempre disprezzato, era in grado di darti fiducia e affetto. -spiegò, con calma e fermezza nella voce.- Ti sei quindi sempre sentito in dovere di proteggerla da genitore umano, ma questa volta devi fare ciò che lei ha fatto con te da sempre: fidati di lei.
E' una ragazza che è dovuta crescere tanto sul piano psicologico, per cui non devi opprimerla.”
L'ex-Decepticon, girò la testa verso Ratchet e portò la sua scintilla sul sedile accanto a quello del guidatore.
Dovette sospirare. Le parole dell'Autobot erano sin troppo vere e i suoi sentimenti per la ragazza, lo avevano solamente accecato.
“...avevo purtroppo bisogno che qualcuno me lo dicesse per capirlo. Sono un idiota.”
Si passò una mano tra i capelli grigiastri, scompigliandoseli nervosamente.
“Io te l'ho detto sin dall'inizio che lo sei, no?”
Gli rispose un ufficiale medico, piuttosto divertito. Voleva dopotutto risollevargli il morale.
L'altro lo guardò male, ma capì l'ironia e sorrise.
“Si, è vero. -si schiarì poi la voce, per tornare l'Alphatron sfrontato di sempre.- comunque...attendiamo qualche segnale da parte di Optimus, o torniamo indietro?”
Guardò anche le tre scintille, nei sedili posteriori.
“Io vorrei riavere un paio di gambe per muovermi. Per giunta mi mancano i miei cannoni.”
Rispose Ironhide, indispettito dal fatto che potesse ricordare pochi avvenimenti di Cybertron, a causa del danno subito dalla sua scintilla.
Ratchet tacque per qualche secondo, prima di realizzare qualcosa.
“Andiamo nell'officina d'auto più vicina.
Forse possiamo fare qualcosa.”
Dino e Sideswipe erano confusi, allo stesso modo il vecchio Decepticon. Tuttavia nessuno obiettò e Alphatron si mise nell'immediato alla ricerca di un punto di vendita auto, o di un'officina.


 
Oooooooh
I am the sand in the bottom half of the hourglass (glass, glass)
Oooooooh,
I try to picture me without you but I can't


Era entrata di corsa in quell'edificio, incurante di tutti coloro che ci lavoravano dentro. Voleva raggiungere Optimus, sentiva che qualcosa non sarebbe andato per il verso giusto.
Non capiva il perchè di quel presentimento, ma ultimamente, ogni volta che ne percepiva uno, molto probabilmente era reale e fondato.
Giunse finalmente ai laboratori, dove trovò il leader degli Autobot, in compagnia di Hound, Crosshairs e...del capo delle industrie KSI.
Quest'ultimo sembrava intento a far capire loro che l'edificio fosse proprietà dell'azienda. Tuttavia i tre cybertroniani non sembravano per niente calmi.
“I miei compagni non sono di vostra proprietà!”
Sentì tuonare la voce possente di Optimus, quindi si avvicinò per ascoltare meglio la conversazione.
Poteva percepire una rabbia fremente e trattenuta, provenire dal leader degli Autobot.
Vide però che quel tale, Joshua, le aveva rivolto uno sguardo. Doveva aver notato che lei non aveva alcuna paura degli alieni presenti.
L'uomo rispose ugualmente a tono al cybertroniano.
“Sei venuto a mostrare il tuo vero volto?”
Tra i presenti, chi sembrò irritarsi di più, fu Hound che puntò infatti il fucile contro l'umano. Optimus velocemente lo fermò.
Joshua non fece una piega, anzi, inveì su ciò che stava dicendo.
“Noi qui abbiamo raggruppato solo gli alieni morti nelle battaglie che voi, avete provocato.
Innovazione, scienza! Ecco cosa creiamo qui
Non c'è limite al progres-” “Non siamo tecnologia per voi! Non lo capite? Abbiamo vite, come le avete voi esseri umani!”
Optimus sbottò e ruppe qualcosa che si trovava sotto di lui. La sua ira fece sobbalzare anche Keira, che però non si era ancora fatta vedere dall'Autobot.
Tuttavia, quel suo comportamento adirato, la lasciò intimorita. Dov'era il leader che poche ore prima l'aveva incoraggiata? Il suo sangue freddo, dov'era finito?
Forse però doveva capirlo...i suoi compagni, stavano venendo usati come oggetti.
“Questa è crudeltà, rivolta a noi. Abbiamo cercato di proteggervi, di aiutarvi!
Se ogni essere di questo mondo sapesse che voi-” “Approverebbe. -Joshua lo interruppe con aria quasi soddisfatta.
L'Autobot lo fisso interdetto, muovendo gli occhi per la sorpresa.- Siete obsoleti, fate di testa vostra e ci procurate solo problemi!
Possiedo il vostro genoma, ho decodificato le vostre strutture...possiamo quindi ricrearvi, fabbricarvi...


non c'è più bisogno di voi, lo capisci?”


Calò un silenzio gelido tra i presenti, in quel preciso istante.
Quella semplice frase, composta da poche parole, arrivò come una pugnalata o uno sparo, al petto di Optimus Prime e forse, anche dei suoi compagni.
Keira stessa, vide la luce negli occhi del leader degli Autobot, affievolirsi per la delusione. Lui sembrò persino sospirare, mentre distoglieva lo sguardo.
Aveva dedicato parte della sua esistenza, alla protezione degli umani...e ora: veniva tradito e pugnalato.
Trattato senza ritegno alcuno, come un animale qualsiasi.
“Questa era...” “Crudele”
Hound e Crosshairs, finirono la frase l'uno dell'altro e guardarono il loro capo. Egli si stava ormai girando, per andarsene.
“Autobot...su questo pianeta, abbiamo terminato.”
La sua voce, distaccata e affranta, fece sentire un peso sul cuore alla ragazza mora che stava a fare solo da spettatrice.
Vide lui e i suoi compagni andar via, senza che lei potesse dire niente. Il loro passo era allungato, ma lento.
La tristezza di Optimus, trapelava anche da quella camminata.
Quel Joshua invece, stava già per lasciare i laboratori, mostrando un'indifferenza tale, da far imbestialire Keira.
Quest'ultima gli corse incontro e gli tirò un pugno sulla guancia che, sicuramente, lui non si aspettava.
Non era mai stata una ragazza impulsiva, ma ciò che quell'uomo aveva detto...il suo comportamento, l'avevano resa cieca.
“Bastardo! -Urlò e cercò di tirare un altro pugno, venne però fermata.-Ci hanno sempre protetti!
Secondo te davvero i tuoi prototipi potrebbero sostituirli?! -Senza accorgersene, stava venendo bloccata da alcuni dei sicari del dipartimento Cemetery Wind.- Li hai trattati come oggetti, quando invece si sono sempre dedicati a no-AH! -Uno dei due individui, le torse il braccio, facendole decisamente male.- hn- Lasciatemi!”
Urlò, realizzando di essersi messa proprio nei guai da sola. Maledì sé stessa, per la sua improvvisa impulsività.


Cosa l'aveva spinta ad agire in quel modo? Forse...la sua gratitudine e devozione agli Autobot, a Ratchet, a Optimus...a suo padre, il vecchio e nuovo Starscream.
Si era sentita in dovere di 'battersi' in quel momento, per loro.
Come potevano venir trattati in tal modo? Senza che fosse detto un solo grazie o fosse loro riconosciuto qualche merito.
Il presidente della KSI, si stava massaggiando la guancia innervosito. La fissò dall'alto verso il baso, con però un'espressione comica in viso.
“Chi ha fatto entrare questa ragazzina? -La osservò con attenzione.- Deve sapere qualcosa su di loro, portatela via.”
“Allora meglio venga con noi.
Potrebbe rivelarsi utile per non far scappare gli Autobot, in modo da poterlo provare.”
Accanto a Joshua, giunse un altro uomo. Molto probabilmente doveva essere il capo del dipartimento della CIA.
Keira sembrò intuirlo da alcuni documenti, non troppo specifici, che aveva hackerato nelle ore precedenti.
Vide che lui la fissò con un cipiglio adirato. Sentiva del disprezzo, provenire da quell'uomo de dal suo sguardo.
“Cosa? Se ti stai riferendo a Galvatron proibisco deliberatamente di testarlo su un campo civile. E' ancora troppo instabile e pericoloso per la salvaguardia delle persone.”
Joshua prese a camminare verso uno dei settori che Keira non aveva avuto modo di osservare dalle telecamere.
Gli uomini del Cemetery Wind l'avevano ammanettata, per cui era costretta a seguire quei due uomini senza esitazioni. Era nervosa.
“Abbiamo la possibilità di vederlo in azione, non ti ricapiterà una seconda opportunità.
Non possiamo lasciar scappare Optimus Prime, ha attaccato e distrutto un appalto della difesa proprio sotto i nostri occhi! - lo guardò seriamente.- In più...vuoi il seme, oppure no?”
L'uomo si era avvicinato al presidente della KSI per chiederglielo senza farsi notare, ma la ragazza era riuscita ugualmente a sentire.
Joshua aveva distolto lo sguardo, quasi non volesse saperne, per un istante.
“Da questo momento l'operazione è sotto il controllo della CIA, quindi puoi startene in disparte. Vedi però di reagire!”
Superò l'uomo a passo svelto e i due individui che tenevano bloccata Keira, lo seguirono trascinandola con modi non troppo delicati o cortesi.
 
'Cause we could be immortals, immortals
Just not for long, for long,
And live with me forever now,
Pull the blackout curtains down,
Just not for long, for long,
Because we could be immooooooo- immortals,
Immooooooo- immortals,
Immooooooo- immortals,
Immooooooo- immortals,


I polsi ammanettati le dolevano e la delicatezza dei suoi due aguzzini non era certo da elogiare.
Tuttavia i suoi pensieri erano rivolti ai discorsi che i due di poco prima avevano fatto.
In particolare...a cosa si stava riferendo il capo del Cemetery Windi? Il seme che aveva nominato...a cosa sarebbe servito? Non poteva di certo trattarsi di qualcosa di biologico.
In più...Galvatron! L'essere che aveva visto dalle telecamere!
Alphatron aveva detto di aver percepito ancora le idee e la volontà di Megatron, scorrere in lui.
Cosa sarebbe successo se l'avessero attivato?
Quegli stolti di sicuro stavano sottovalutando il capo dei Decepticon.
Lei tuttavia, non poteva fare niente. Ormai era stata catturata e l'unica persona su cui poteva contare, era sé stessa.
Iniziò a sperare che il padre non si preoccupasse per lei, anche se era inutile farlo. Non era uscita dall'edificio con Optimus Prime, né con gli altri Autobot.
Era rimasta lì, come un'idiota, a proteggere e proclamare i loro diritti inutilmente.
Digrignò i denti e serrò i pugni: realizzò che quel pensiero, che stava creando, era sbagliato.
Gli Autobot sono esseri viventi quanto uomini e, in tutti quegli anni, a loro sarebbe sempre dovuto andare ogni merito per la sopravvivenza dei terrestri.
Gli esseri umani non sono mai stati assoggettati alla malvagità dei Decepticon poiché loro, gli Autobot, li hanno sempre difesi a spada tratta.
Non avrebbe quindi permesso, che si affibbiassero loro colpe che non avevano. Non era vero che non servivano più all'umanità, quel Joshua si sbagliava.
...ben presto l'avrebbe capito.

 
Sometimes the only pay off for having any faith,
Is when it's tested again and again everyday,
I'm still comparing your past to my future,
It might be your wound but they're my sutures,


Optimus si sentiva a pezzi, come anche gli altri membri della squadra. Proseguivano su quell'autostrada, intenti ad allontanarsi dalla città.
Guidavano in silenzio, senza che nessuno fiatasse. Era come se fossero stati presi in giro sin dall'inizio.
Cade, insieme alla figlia e Shane, erano a bordo di Bulblebee, tuttavia stavano notando che qualcosa li seguiva.
“Qui non va bene, non va bene per niente. Bee accelera!”
L'urlo dell'uomo, attirò anche l'attenzione di Optimus,che vide in lontananza un camion delle sue stesse fattezze e una Pagani, avvicinarsi.
L'autocarro si trasformò e saltò le barre di divisione delle due autostrade, per arrivare ad attaccare frontalmente gli Autobot, con dei missili.
Stava però distruggendo ogni cosa gli capitasse sotto tiro.
Dovettero schivare ogni missile, per riuscire a proseguire. Tuttavia all'improvviso altri ne vennero sparati, ma fortunatamente contro l'essere che poco prima era un camion.
Venne così distratto da qualcosa...o qualcuno.
Il gruppo potè quindi approfittare di quella distrazione, per tentare di fuggire.
“Bee, Optimus! Avanti andiamocene!”
Cade urlò, incoraggiando la Camaro gialla, a strisce nere.
Il leader degli Autobot non se lo fece ripetere e con tutti i compagni, si mise nuovamente in moto a velocità costante e spedita.
Tuttavia la loro distanza venne recuperata dalla Pagani dietro di loro, che sparò tre razzi. Bumblebee la riconobbe: era Stinger, il suo doppione creato dagli umani.
Si irritò nel vederlo su strada, ma Cade fortunatamente riuscì a fargli mantenere la calma.
L'automezzo controllato a distanza, provò a lanciare altri razzi, ma un'auto medica andò a sbattergli contro la fiancata destra e lo fece sbandare.
Optimus notò subito qualcosa di familiare in quell'auto, ma era incredulo.
“Non può essere- ma cosa-”
“Non meravigliarti, Prime: sono arrivati i rinforzi.”
Rapidamente, di fianco al leader degli Autobot, si era affiancata una Lamborghini gialla, ormai conosciuta dai presenti, guidata da Alphatron, il quale aveva anche un co-pilota.
Il leader Autobot fissò l'uomo sul sedile di fianco a quello del guidatore.
“Sei un pirata della strada.
Sarei dovuto esserci io alla guida! -Brontolò.- E' meglio che tu vada a pilotare aerei, Starscream!”
Brontolò colui che era in macchina con il Decepticon.
“Piantala di chiamarmi con il vecchio nome e-” “Ironhide!”
Optimus sembrò decisamente sorpreso, quella voce per l'Autobot era inconfondibile.
La sua incredulità non accennava a svanire, ma dalla suo tono profondo e serio, non trapelava.
“Come-” “E' una storia complessa, Optimus. Appena sistemiamo questi due dietro, ti diremo tutto. -Rispose beffardamente, eccitato per l'opportunità di poter combattere ancora, che gli era stata data.-
Dino! Sideswipe! Andate a coprire Ratchet!”
Urlò imperativo, mettendo fuori la testa dal finestrino.
Gli altri due Autobot, avevano ripreso, come l'ufficiale medico, la loro forma di automezzo.
Dino sfrecciava come una saetta rossa, affiancando Sideswipe che agilmente evitava ogni proiettile lanciatogli contro da Stinger.
Ognuno degli Autobot dati per dispersi: era tornato alla carica, più forte e con una voglia crescente di riscattarsi.
Solo in quel momento, Optimus notò quanto invece fosse diverso e strano vedere Ironhide, trasformato in un uomo.
Da umano appariva come un individuo sulla trentina o quarantina.
I suoi occhi azzurri scintillavano con determinazione, nonostante a volte venissero coperti dalla frangia dei capelli neri.
L'espressione concentrata, mostrava sempre di più la sua celata voglia di rompere e uccidere, chiunque gli si trovasse davanti e metteva in risalto la cicatrice nella parte destra del suo volto.
Dalle sue braccia si protraevano i suoi cannoni e con uno sparava verso l'autocarro nemico che li inseguiva. Erano l'unico elemento, che non lo facevano sembrare umano in quel momento.
“Vedi di guidare meglio! Non riesco a colpirlo se sbandi.”
Rimproverò Alphatron, per la sua cattiva condotta stradale e quest'ultimo fece una smorfia, mentre schivava dei razzi.
Fece una curva piuttosto stretta e Ironihide venne scaraventato male contro il sedile, dato che era appoggiato contro il finestrino con il busto.
Il contraccolpo alla schiena, lo avverti forte e chiaro. Non vi era abituato.
“Hn...che botta” “Sei in forma umana, non strafare! Mi pare che tu possa solo supportare gli altri in questo momento, quindi novellino...stai calmo!”
Alphatron era decisamente innervosito e si sentiva come un padre che rimprovera un secondo figlio, nel suo caso.
Sin da quando Ironhide aveva mutato forma poco prima, era stato lui a dargli le dritte su come agire nei confronti della nuova forma.
Aveva però dimenticato quanto quell'Autobot fosse testardo.
Sospirò, cercando di non pensarci.
Tuttavia non era ancora a conoscenza della figlia ora in mani nemiche.
Optimus dovette distaccarsi da loro, poiché un'esplosione lo costrinse a saltare un ponte insieme a Bumblebee, che dovette cedergli gli umani che stava trasportando.
Non fu difficile afferrarli e ritrasformarsi, per il leader degli Autobot. Il pericolo era però dietro l'angolo.
L'autocarro dietro di lui, riuscì ad evitare Bee e lo raggiunse in poco tempo, sparandogli contro altri razzi.
Dovette lasciare Cade e gli altri due a terra, per potersi trasformare e affrontare il nemico.
Tessa purtroppo si era ritrovata poco sotto ad Optimus e quindi vicinissima allo scontro.
L'essere che ancora non aveva detto il suo nome, dalla carrozzeria grigia-argentata, si scagliò contro il leader degli Autobot senza esitazione alcuna, iniziando così a fronteggiarlo.


Alphatron era dall'altra parte della carreggiata e aveva visto la scena mentre guidava. Ironhide di fianco a lui, stava ricaricando i cannoni surriscaldati, ma era pronto a sparare nuovamente.
“Dobbiamo aiutare Optimus, vai nell'altra corsia.”
“Ci sono anche i tre umani, con i tuoi cannoni potresti colpire anche loro. Per di più sei ancora instabile in questa forma...-gli rispose con tono freddo, il vecchio Decepticon.- Andrò io ad aiutarlo, prendi il volante.”
Con il suo ordine, lasciò Ironhide spiazzato.
“Come? Se io non posso fare niente, tu cosa pensi di-” “Muto e prendi il controllo dell'auto! Mi sono già incazzato troppe volte oggi, ho voglia di menar le mani.”
L'esperto in armi afferrò il volante, incredulo per le parole che...si, Starscream, gli stava rivolgendo.
“Non ti ho ammazzato in passato, ma giuro che prossimamente potrei farlo.”
L'altro aprì la portiera mentre ancora l'auto era in movimento, andava ad una certa velocità.
Sorrise beffardo e lanciò un'occhiata ad Ironhide.
“Oh beh, allora buona fortuna. Non mi faccio uccidere tanto facilmente. -Fece una pausa, dove il suo sguardo divenne omicida.- ah...ammaccami l'auto e sono io ad ucciderti.”
Saltò fuori dall'auto non appena finì la frase e atterrò sull'erba, rotolando.
Fece tuttavia in tempo a prendere con il braccio l'asfalto, per cui sul suo arto sinistro si creò un'abrasione profonda che lasciò vedere e fuoriuscire, alcuni dei suoi circuiti.
“Hn...bene, grazie alla mia bravata, non posso rimanere in questa forma per aiutare Optimus.- Si maledì per aver calcolato male le distanze tra l'auto e il prato a lato della strada.- Tanto vale buttarsi nella mischia.”
Si tolse la giacca elegante grigia, ormai ridotta a brandelli e raggiunse di corsa Cade a un lato della strada.
“Ehi pivello!”
L'uomo rimase sorpreso nel vederlo con il braccio in parte sfasciato e cercò subito di dire qualcosa, l'altro lo fermò sul nascere della frase.
“Dov'è la mia bambina? Con Crosshairs?”
Gli chiese in modo serio. Cade era confuso, stava pensando alla sua di figlia in pericolo, per cui le parole gli vennero fuori di getto e frettolosamente.
“Non lo so! Cioè- non l'ho vista da quando abbiamo lasciato la KSI, non era nemmeno con Optimus e gli altri.”
Alphatron sgranò nell'immediato gli occhi, ora privi di lenti a contatto. La preoccupazione lo assalì all'improvviso e la paura per la figlia lo travolse.
Guardò all'istante verso Optimus, il quale non se la stava passando molto bene con...Galvatron.
Il suo odio latente per quell'essere...era ormai risorto. La situazione creatasi inoltre con la figlia, non lo confortava di certo.
L'avrebbe ritrovata ad ogni costo, ma doveva affrontare un fatto per volta.
Digrignò i denti e si morse il labbro inferiore con forza, prima di mettersi in piedi.
“Vado ad aiutare Prime e...grrr, ci deve essere sempre di mezzo Megatron in qualche modo.”
Quanto lo odiava...
Si mise a scrocchiare le mani, chiuse a pugno, e da esse iniziò a sentirsi un suono metallico, sempre più roco.
“Dopo cinque anni...basta recitare la parte dell'umano.”
Il suo corpo lentamente prese a cambiare.
La trasformazione che stava subendo era simile a quella degli Autobot quando cambiano dalla forma dell'automezzo, a quella Cybertroniana, solo che questa...per Alphatron, sembrava più dolorosa.
I suoi circuiti e arti, dovevano aumentare di massa e volume. Si ricreavano e ampliavano, dopo cinque anni in cui erano rimasti inutilizzati.
Il vecchio Decepticon tratteneva gli spasmi di dolore e al termine della trasformazione, si ritrovò inginocchiato a terra, con il respiro affannato.
Il suo aspetto, ricordava quello di Megatron in tutto e per tutto, tranne per il colore del suo corpo. Esso era color pece e non grigio, con alcune parti del busto, delle gambe e delle braccia, argentate a forma di saette.
“Dopo cinque anni... -La sua voce profonda, ora era finalmente ricominciava ad avere quell'accentuazione metallica tipica dei cybertroniani.- ...sono tornato.”
Riprese le forze, si lanciò contro Galvatron, allontanandolo da Optimus. Gli bloccò le braccia e l'altro tentò all'istante di tenergli testa.
Non gliene avrebbe però dato la possibilità.
“Un verme che copia la mia passata forma...non sei un Autobot originale tu, vero?”
Si sentì dire, da quello che un tempo era il suo leader. Era forse lieto, che non lo avesse ancora riconosciuto e forse, era meglio così.
“Può darsi, ma almeno io ho mantenuto la mia anima, con il passare degli anni!”
Tirò un pugno contro la cassa toracica dell'avversario, trapassandolo, ma questi non fece una piega.
“Alphatron, no! Fermo!”
Sentì la voce di Optimus in ritardo, poiché Galvatron gli afferrò il braccio e lo spedì contro il leader degli Autobot.
Caddero insieme ed a entrambi, il nemico disse una frase.
“L'anima è per gli stolti e per chi vuole avere paura. Assoggettarsi ad essa, rende deboli e incapaci di reagire.”
I due si rialzarono nell'immediato, ma quando Optimus fu ritto in piedi, un proiettile di gradi dimensioni, lo trapassò da parte a parte, facendolo inginocchiare a terra.
“Prime!”
Alphatron non potè far subito niente, perchè dovette bloccare Galvatron che stava per colpire nuovamente l'Autobot.
Si preoccupò di difenderlo, proprio come un buon compagno d'armi farebbe. Il suo sguardo era determinato ad aiutarlo.
“Tu non sei uno di loro...no. Tu sei...come noi.”
L'ex-Decepticon ascoltò le parole del suo vecchio leader e le smentì chiaramente, dandogli un poderoso pugno sul viso.
Non si sarebbe fatto paragonare ancora, a uno come Megatron.
“Non più. -Disse con una serietà spiazzante.- Io sono rinato, ma la mia rinascita non ha nulla a che vedere con la tua, Megatron.”
Galvatron, di fronte a lui, lo fissò negli occhi con attenzione.
“Tu sei...Starscream.”
L'odio nello sguardo di quello che un tempo era un suo subordinato, era palpabile nell'aria. Quest'ultimo all'improvviso lo ignorò, per andar ad aiutare Optimus. Non gli importava niente di quell'essere corrotto, privo di anima.
Lo avrebbe distrutto un giorno. Si, lo avrebbe fatto definitivamente, ma ora Prime veniva prima.
“Ehi, tutto a posto? Chi ha sparato il colpo?”
Alphatron si guardò attorno, vide Galvatron richiamato dagli esseri umani e in fondo all'autostrada...un'enorme astronave.
Sotto di essa, un essere meccanico che veniva loro incontro.
“Vattene via da qui! E' Lockdown, vuole me.”
L'Autobot cercò di alzarsi e lui lo sostenne.
“Che diavolo fai-” “Ti aiuto. Non chiedermi di andarmene.”
Fece infatti per aiutarlo a spostarlo, ma un colpo sparato da un'arma a lui sconosciuta, di quel Lockdown, colpì entrambi.
Vennero catapultati all'indietro e atterrarono su un auto. Dentro di essa vi si nascose Tessa, che in vano, ora tentava di incitare i due cybertroniani a rialzarsi.
“Hn...la fai semplice mocciosa. Che diavolo di colpo.”
Alphatron faticava a muoversi, mentre Optimus nemmeno riusciva a rimettersi in piedi.
“Prime in piedi, avanti!”
Il Decepticon tentò nuovamente di sollevarlo, ma non ce la fece. Il colpo aveva danneggiato qualcosa anche in lui.
Nonostante infatti avesse ancora della forza, non riusciva a spostare l'altro neanche di un centimetro.
“Te l'ho già detto, vattene via Alphatron.”
Gli disse, tentando di far qualcosa per muoversi o fronteggiare Lockdown. Purtroppo però non riusciva a muovere quasi niente del proprio corpo.
“Allora? Ti ha danneggiato i circuiti di ricezione quel colpo?”
L'altro continuava a non rispondergli, finchè non lo fece con aria estremamente seria.
“Sono già scappato troppe volte in passato, Keira ci tiene a te. Non voglio vederla triste per la perdita di un amico.”
Optimus rimase sorpreso dalle sue parole e mosse la testa per alzarsi, ma ormai Lockdown era giunto fin lì.
“Ma tu guarda, è la prima volta che colpisco due bersagli allo stesso tempo. -L'essere metallico, li guardò dall'alto verso il basso, con aria decisamente superiore.- Poveri sciocchi, soprattutto tu Prime...un po' mi dispiace per te.
Così leale nei confronti degli umani e così ingenuo. Avresti dovuto immaginare che ti avrebbero tradito.”
Dalla nave alle sue spalle, si staccò nel frattempo una stra sotto-navicella di recupero.
“Chi ti ha mandato? Cosa vuoi da me?”
Alphatron cerco di muoversi, mentre Optimus parlava, tentò di attaccare quel Lockdown.
Prima però che potesse alzare una mano, questo gli afferrò il collo e glielo strinse.
“Lavoriamo tutti per qualcuno.
Tu...lui- Fissò l'ex-Decepticon, ora bloccato da lui.- e gli altri cybertroniani...non siete nati, siete stati creati.
Ora...i tuoi creatori ti reclamano, Prime. Io sono qui per compiere le loro volontà.”
Lasciò la presa su Alphatron e osservò la navicella.
“Sono anche un collezionista...per cui un essere come il tuo amico, può risultare interessante.
Metà umano e metà Cybertroniano.”
Optimus non riusciva a muoversi e nemmeno l'altro, Tessa non era utile, era solo spaventata, quindi nessuno dei tre potè evitare l'imminente cattura.
La rete venne calata su di loro e furono intrappolati.
“Maledizione! Non ora! Non posso permettermi una cosa del genere.”
Alphatron si dimenò, ma era ugualmente troppo debole per liberarsi. Maledì Lockdown con tutte le sue forze.
Il leader degli Autobot lo capiva alla perfezione, ma neanche lui poteva far nulla. Vide però Cade tentar di liberare Tessa, futilmente.
Lo guardò e l'altro ricambiò il suo sguardo.
“Avverti gli altri! Troverete un modo per arrivare da noi!”
L'umano annuì e osservò i due cybertroniani e sua figlia, portati via da quel Lockdown.
Vide Alphatron ancora intento a cercar di liberarsi.
“Devo trovare Keira, maledizione! Non ho intenzione di diventare un trofeo!”
Urlò e fu Optimus a fermarlo. Gli era sembrato disperato, sin da quando quella rete era calata su di loro.
“Prime lasciami! Devo tentare! Fammi provare ad uscire di qua!
Devo trovare la mia bambina...per favore...ti prego.”
L'Autobot non lo lasciò, ma potè capire la sua preoccupazione. Tuttavia era ignaro, come Alphatron, che Keira fosse prigioniera al momento, dei loro nemici.
“Anche se ti lasciassi, non riusciresti a rompere questa rete. Siamo entrambi troppo deboli.
Troveremo Keira, ma prima dobbiamo uscire da questa situazione!”
Il Decepticon, poco prima, non era riuscito a ragionare freddamente. Soprattutto non riusciva a spiegare a sé stesso, perchè fosse corso senza pensare, in aiuto di Optimus.
Era però stanco anche di pensare in quel momento. La trasformazione, il colpo subito e il trattamento di Lockdown, avevano contribuito a farlo sfiancare.
Doveva quindi dar retta al leader degli Autobot di fianco a lui. Stava dicendo ciò che era giusto fare dopotutto.
Annuì rivolto verso di lui.
“Va bene...perdonami Prime, mi sono fatto prendere dal panico.”
Ammise a sé stesso, di ammirare la freddezza che l'altro era in grado di mantenere. Lo guardo negli occhi.
La sua espressione era seria, ma vide che anche lui era preoccupato per qualcosa.
“Non ti scusare...a tutti noi capitano momenti di debolezza.”
Gli rispose, con tono però affievolito rispetto al normale.
“Questa frase mi è familiare...Keira l'avrebbe detta di sicuro...continuandola, dicendo anche che in questo modo...noi cybertroniani dimostriamo di essere umani.”
Optimus lo guardò e si mise a riflettere, notò la sua vena malinconica, ma un modo per uscire da quella situazione l'avrebbero di sicuro trovato.
Nemmeno lui voleva essere un trofeo.
“Si... è proprio una frase che lei direbbe...”
 
Keira.”


“No, papà!”
Si era liberata dai due aguzzini che l'avevano tenuta ferma fino a quel momento. La distanza che la divideva da quegli schermi, si, da quei vetri nei quali continuava a vedere le immagini di quella battaglia, si era ridotta a pochi centimetri.
Joshua e Attinger presenti nella stanza, come anche gli altri collaboratori, stavano ora fissando la ragazza con sguardi perplessi o di disprezzo.
Lei era in lacrime, aveva visto sino a quel momento il padre combattere, essere colpito e infine rapito.
“N-no...non può essere...anche tu Optimus...”
Persino il leader degli Autobot non era riuscito a sottrarsi a quel sequestro. Non riusciva più a sentire il cuore nel petto, tanto le doleva aver visto quegli avvenimenti.
Posò le mani sui monitor innanzi a lei e lentamente scivolò a terra, poiché le gambe le cedettero.
Stava piangendo a dirotto, disperata.
Non voleva rimanere sola, non ci sarebbe riuscita.
Perchè l'avevano portata in quella stanza, ad assistere a tutto quello?


“Avevo dunque ragione, questa ragazza è collegata agli Autobot.-Attinger la fece alzare in modo brusco.- Non sopporto gli esseri umani che sono dalla parte di quegli abomini.
Quindi ringraziami...forse rivedrai quello che tu chiami 'padre'. Sperando che Lockdown voglia un esemplare umano nella sua collezione.”
Il disprezzo nel tono di quell'uomo, fece adirare Keira che gli rivolse uno sguardo di puro odio. Le lacrime continuarono a scorrerle sul viso, ma la sua ira non la fece sentire più triste.
“Gli abomini...siete tu e Lockdown.
La pagherete per il male che avete fatto...è una promessa.”
La risposta della ragazza, sorprese l'uomo, che ricambiò il suo sguardo d'odio.
Keira non sapeva come, ma avrebbe ritrovato il padre ed Optimus e soprattutto...la sua promessa appena fatta a quell'uomo...l'avrebbe mantenuta.
 
Si, l'avrebbe mantenuta a costo di uccidere lei stessa quell'Attinger.
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L'angolo dell'autrice:
Accidenti ho ritardato un po' tanto con il capitolo, chiedo umilmente venia. Purtroppo il mio periodaccio si è prolungato, lo studio mi ha un po' tanto oppresso. Ho voluto sperimentare altri tipi di scrittura in altre fic, dato che sto cercando di migliorare un po' in ogni campo.
In futuro vorrei pubblicare qui su EFP la mia original story, per cui ogni accenno di miglioramente può aiutarmi per il futuro.
Bando alle ciance, passo al capitolo!
Sono frastornata in questo periodo, oltre perchè sta arrivando il Natale, anche per le varie cose che sto seguendo insieme, quindi spero che il mio "essere rimbambita" non venga fuori anche dalla fic.
Se no è la volta buona che mi butto dal balcone XD essendo che a questa Fic tengo davvero molto <3 *coccola Optimus*
Cooomunque, per rispondere ad alcune delle recensioni dell'ultimo capitolo: io non ho seguito molto la serie di Transformers Prime, per cui se ho fatto simile qualcosa, non me ne sono resa conto.
E' una serie che però vorrei iniziare, dopo le tante altre che sto seguendo al momento. Per cui ci darò un'occhiata e si sa mai che in futuro mi ispiri per altre fic <3
Per il resto...no ok, non posso dire niente sul futuro riguardante alcuni pg della storia, per cui...
Auguro come al solito una buona e scorrevole lettura a tutti <3
Un abbraccio,
XamuPrimeOakenshield

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Capitolo 11
*** Mai arrendersi. ***


In the end
As you fade into the night (oh whoa oh oh)
Who will tell the story of your life?


Aveva visto Optimus Prime cadere sotto i colpi di Lockdown. Aveva visto come anche Alphatron era stato trattato e come gli esseri umani, erano stati ingrati e crudeli con coloro che un tempo li salvarono.
Sarebbe dovuta essere lei, cinque anni prima, ad odiarli per ciò che era successo. Invece no, lei si era affezionata a loro, ai Transformers, più di chiunque altro.
Suo padre, i suoi amici, erano tutti cybertroniani. Non era dopotutto mai stata brava con i rapporti con le persone, proprio perchè conosceva Ratchet e Alphatron.
Loro sin da quella battaglia di cinque anni prima, erano tutto per lei. Era diventata una persona e ragazza forte, solo grazie a loro.
A volte ripensava ai suoi genitori naturali e si chiedeva se vedendola ora, sarebbero stati fieri di lei. Anche in quella situazione. Su uno dei maledettissimi tetti di uno dei grattacieli di Chicago.
Ammanettata e costretta a stare a vedere l'astronave di Lockdown discendere sulla sua testa, con i membri del Cemetery Wind, che si facevano beffe di lei.
Avrebbe dato tutto, per poter fare qualcosa per Optimus e suo padre. Per liberarsi e vendicarsi del trattamento riservato a loro e a lei.
Il sangue le ribolliva e teneva i pugni serrati. Non avrebbe perso per nulla al mondo la sua famiglia, non l'avrebbe permesso. Non di nuovo.
Guardava il cielo, con la frangia dei capelli corvini che le copriva gli occhi. Era malconcia, dopotutto non la stavano trattando nel migliore dei modi, resisteva anche allo stress psicologico che quegli uomini le volevano imprimere.
James Savoy, il leader degli uomini del Cemetery Wind, non perdeva mai tempo per insultarla e disprezzarla.
“Allora signorina, com'è sapere che il tuo caro paparino potrebbe essere morto? -Anche in quel momento, non perse l'occasione per farlo.- Tch, sono davvero disgustato. Ho perso una sorella per colpa di questi alieni e tu, addirittura dichiari uno di loro tuo padre!
Sei disgustosa, la delusione del genere umano.”
L'uomo l'afferrò per il collo della maglietta azzurra che stava indossando e la guardò negli occhi con ribrezzo e rabbia. Lei sembrò fredda, ma quando l'aria, smossa dal calare su di loro dell'astronave, scoprì dai capelli il suo viso, l'uomo vide finalmente il suo sguardo.
Pura ira e odio, erano disegnati nelle iridi ambrate della ragazza. Desiderio di vendetta e di riscatto, erano ciò che pulsava lei nelle vene insieme al sangue.
“Io ho perso i miei genitori cinque anni fa, nella battaglia di Chicago. Non solo una sorella. -Disse freddamente, con sicurezza nella voce.- ...loro mi hanno salvata...sono diventati la mia famiglia, per non farmi sentire sola.
Per aiutarmi ad andare avanti e ora...non permetterò che la feccia del genere umano possa parlare ancora a lungo di loro in questo modo!”
Si trovò quasi ad urlare quelle parole, mentre dall'astronave scendeva proprio Lockdown, con in mano qualcosa per gli esseri umani presenti.
Savoy, rimase sorpreso e spiazzato dalla tenacia della ragazza, ma allo stesso tempo, il suo disgusto aumentò soltanto.
“Traditrice.”
Le tirò uno schiaffo in faccia, più simile però ad un pugno, dato che lui utilizzò molta forza. Lei sentì il labbro creparsi e rompersi, per poi avvertire un liquido denso e dal sapore metallico, calarle nella bocca e scivolarle lungo l'angolo del mento.
Il sangue era bollente, lo sentiva scorrere lungo la pelle e ciò la fece imbestialire solo di più.
“Umani...-Lockdown si avvicinò a loro e tutti alzarono gli occhi su di lui.- Tralascerò ciò che ho visto, perchè ora niente più mi riguarda.
Ma il nostro contratto è concluso, io ho ottenuto ciò che volevo e voi...ecco il seme.”
Lasciò quell'oggetto a degli uomini addetti al recupero. Mentre questi lo posavano su un telo nero, Keira vide in lontananza una chioma bionda a bordo dell'astronave, che si nascondeva.
Riconobbe subito Tessa, tuttavia non disse niente, per non farla notare.
Lockdown si soffermò con lo sguardo su di lei e a quel punto Savoy parlò.
“Lei è una traditrice, so che non accetti umani a bordo...ma la porteresti con te?”
L'alieno fece un'espressione strana e una smorfia.
“Mi hai preso per uno che colleziona roba scadente?”
Si girò per andarsene e l'uomo lo fermò nuovamente.
“Non può fare da spuntino a qualche essere delle tue collezioni?”
Lockdown si fermò, pensieroso. Si era liberato in effetti dell'altra umana, dimenticandosi di dare del cibo a una delle bestie più feroci della sua collezione.
“Va bene, portatela a bordo e lasciatela ai miei sottoposti. Ci penseranno loro a lei.”
Savoy ghignò, guardando la ragazza con il mento ricoperto di sangue.
“Bye bye, dolcezza. Mi raccomando riempi la pancia dell'alieno che ti mangerà.”
I suoi uomini la scortarono, ma mentre stava passando lui di fianco, lei parlò.
“Stai molto attento...a essere troppo sicuri e a stare troppo in alto, prima o poi si precipita.”
Infine la portarono sull'astronave, ma sentì fin quando non ne varcò la soglia, gli occhi di quell'uomo su di sé.
 
In the end
As my soul's laid to rest
What is left of my body
Or am I just a shell?
And I have fought
And with flesh and blood I commanded an army
Through it all
I have given my heart for a moment of glory
(I gave it all)




Aveva paura, non avrebbe mai voluto morire divorata da qualcosa. Non poteva permetterselo! Doveva prima rivedere suo padre e Optimus, dire ad entrambi quanto volesse loro bene. Come anche agli altri.
Non tremava, il suo sangue era rimasto freddo, nonostante i sottoposti di Lockdown la legassero con delle catene ai piedi e la ponessero a testa in giù su una gabbia.
Sentiva i polsi liberi, ma ancora una volta era bloccata. Più provava anche a dimenarsi, più non riusciva a far niente.
Osservando le catene alle caviglie, notava come ci fosse quasi una serratura caratteristica. La testa le girava, per colpa dell'affluenza del sangue verso il labbro, che purtroppo in quella posizione andava verso il cervello, non a chiudere il taglio.
“Hn...se non faccio qualcosa...qui morirò prima che qualsiasi essere mi possa mangiare.”
Sotto di lei sentì un rumore metallico e sgranò gli occhi. La gabbia nascondeva un essere gigantesco con dei tentacoli, all'estremità dei quali, vi erano quasi delle lame. Fortuna di questi, solo uno era stato lasciato libero dai sottoposti di Lockdown. Ovviamente per poterla afferrare e nutrirsi.
Questi, dopo aver aperto la parte superiore della gabbia, se ne andarono. Sarebbero tornati più tardi a chiuderla.
“Non va bene, non va bene per niente!”
Gridò quasi, cercando di ragionare il più velocemente possibile. Intanto, il tentacolo dell'alieno tentò di agguantarla, ma lei dondolandosi sulle catene lo schivò.
Doveva trovare una soluzione! Alla svelta.
“Keira!”
Udì una voce familiare e guardando in basso, più in là della gabbia, vide Tessa.
“Tessa! Cerca un modo per tirarmi giù di q-” “E come faccio?? Non so niente di tecnologie aliene!”
Non fece nemmeno finir di parlare la mora, la quale anche si irritò subito.
“Cerca un qualche cazzo di interruttore, per la miseria!!”
Sbottò volgarmente, dato che la situazione non era delle migliori. Per sbraitare contro Tessa, non si accorse di un colpo del tentacolo mostruoso e spostandosi all'ultimo, questo la colpi poco sopra il seno.
La lama posta su di esso, le lacerò la maglia e parti di pelle, che presero a sanguinare.
“Me...merda...un altro afflusso...”
La testa le cominciò a girare.
Guardò verso la bionda, ma capì subito che lei non sapeva neanche dove guardare e che quindi sarebbe stata inutile!
“Tessa!”
Si udì all'improvviso una voce familiare, che però non consolò molto Keira, appesa a testa in giù. No, perchè apparteneva al ragazzo di quella bionda idiota a terra.
“Shane!!
Keira resisti! Vado da loro a chiedere aiuto!”
Disse entusiasta, senza capire la situazione in cui l'altra era.
“Brutta idiota che cazzo fa...ai....”
La testa iniziò a girarle tremendamente e, più di una volta, rischiò di perdere i sensi.
“N-no...non ora...sveglia Keira...rimani sveglia!”
Urlò.
Era adirata dentro di sé, ma non voleva piangere. Sarebbe stata una ragazza forte, si, forte come suo padre.
Guardò verso i propri piedi, dopo aver evitato un altro tentacolo e si portò una mano in tasca, a prendere qualcosa.
Ne tirò fuori una forcina malformata. Era la sua ultima speranza, avrebbe utilizzato quella per provare a forzare la serratura di quelle catene aliene.
“Ti prego...fa che funzioni.”
Fece forza sugli addominali che le dolsero e anche le caviglie, per le quali era appesa, ulularono di dolore.
Si morse il labbro dolorante e arrivò alle catene. Si tenne ad esse con una mano e con l'altra deformò la forcina in modo che potesse aderire al meccanismo interno delle catene.
Aveva già fatto una volta una cosa del genere, ma con la serratura di un'auto. Pregò con tutta sé stessa che funzionasse.
“Ti prego...hn...un...ultimo sforzo.”
Si udì un sonoro CLANG e la prima serratura serratura si aprì, facendo così in modo che anche una delle due catene mollasse la presa sulla sua caviglia destra.
Per non cadere si tenne con la mano che aveva serrato poco prima sull'altra catena e si mise finalmente dritta.
“Grazie al cielo...”
Doveva riprendere fiato, ma almeno così, il sangue non affluiva più verso il cervello e le permetteva di ragionare.
Purtroppo, il tentacolo di quel mostro, la colpi ancora di striscio alla schiena, facendola urlare ma fortunatamente non l'aveva toccata con la lama.
“D-Devo terminare.”
Si mise quindi con la forcina ad aprire anche l'altra serratura e fu in procinto di riuscirci, quando...
“Ehi tu lassù!- Guardò verso il basso e vide un uomo con i capelli neri, occhi azzurri e una cicatrice sulla guancia destra.-Ferma non muoverti! Vengo a prenderti!”
“Keira!”
Di fianco all'uomo comparve anche Crosshairs che lei riconobbe subito. Sgranò gli occhi, fece per urlare qualcosa, ma il mostro sotto di lei, tagliò la catena che le faceva da contrappeso e iniziò a precipitare.
Urlò, ma all'ultimo si sentì qualcuno sotto di sé, attutire la sua caduta, mentre la grata della gabbia si era finalmente chiusa.
Il mostro sotto di essa, batteva il tentacolo contro quelle parti in metallo.
“Per un soffio...”
Sospirò una voce che mai prima di allora, lei aveva avuto modo di sentire o meglio, l'aveva sentita solo attraverso un ricevitore. Aprì gli occhi e vide l'uomo di poco prima, sotto di lei.
“Tu...sei...- Lo aveva visto in auto con suo padre dalla KSI, era uno degli Autobot e ne aveva udito anche la voce mentre guidava suo padre in quel maledetto edificio. - Ironhide.”
Lo disse con un filo di voce e il cybertroniano in forma umana, si alzò con lei sostenendola.
“Piacere di conoscerti, Keira, giusto?”
Lei annuì dolorante.
“Tieni, mettiti questa.”
Lui si tolse la giacca, simile a un chiodo e gliela fece indossare, dato che a lei era rimasta solo la maglietta azzurra strappata, addosso.
Facendosi forza, riuscì finalmente a stare in piedi. Crosshairs preoccupato le si avvicinò e si inginocchiò a terra.
“Alphatron era preoccupato per te. Cosa ti è successo?”
Anche l'Autobot dalla carrozzeria verde, sembrava in pensiero in quel momento per lei. La vedeva sanguinare e nonostante non tenesse molto agli umani, gli dispiaceva.
Aveva fatto amicizia con Alphatron, di conseguenza si era affezionato anche a sua figlia.
“Più tardi ti racconto...ora dobbiamo trovare papà e Optimus, sono la missione primaria.”
Disse lei, con fare determinato. Purtroppo però nel fare un primo passo, barcollò e fu Ironhide a sostenerla.
“Fammi indovinare, sei una testa calda quanto Starscream, vero? -La guardò e sorrise beffardamente. Il buon vecchio Autobot, non si smentiva mai.- Non ti sforzare, sono andati gli altri a liberare tuo padre e Prime.”
Osservò il suo viso e un sorriso si disegnò anche a lei sulle labbra. Era felice di vedere facce amiche, non era ancora del tutto tranquilla, ma si sentiva troppo debole per pensare all'ira che aveva dentro, in quel momento.
Ironhide si mise in ginocchio e le fece cenno di salirgli in groppa.
“Cos-” “Non sei in grado di camminare con quelle ferite, per cui monta. Ti porterò in spalla.”
Keira era incredula e non se lo sarebbe mai aspettato, specialmente da un Autobot che conosceva solo per nome.
Tuttavia non protestò e avvolse da dietro il suo collo con le braccia, pesandosi su di lui. L'Autobot la sostenne senza alcuno sforzo e tenendole le gambe, prese a correre.
“Andiamo Crosshairs! Abbiamo disattivato i circuiti di ascese della nave, meglio trovare gli altri.”
L'altro sembrò borbottare, mentre lo seguiva correndo.
“Non serve che sia tu a dirmelo, vecchio!”
Osservò Keira sulla schiena di Ironhide, con la testa ciondolante. Non immaginava cosa le fosse successo fino a quel momento, ma continuava a dispiacersi per lei.
Non era mai stata scortese nei suoi confronti, per cui le portava rispetto.
“Ironhide! Fermo Keira è-” “Svenuta. Lo sento, ha smesso di muovere la testa proprio adesso.-precedette Crosshairs nel finire la frase.- Ha perso troppo sangue, anche per questo motivo dobbiamo trovare i nostri compagni alla svelta.
Ratchet ha fatto la scansione di un'auto medica degli esseri umani, per cui di sicuro avrà qualcosa per medicarla. Sbrighiamoci!”
L'altro non protestò ed insieme continuarono la corsa.
La ragazza, in realtà non era svenuta. La sua tenacia, faceva in modo che un minimo di coscienza le rimanesse.
Svenire avrebbe comportato non vedere suo padre, o peggio: farlo preoccupare. Nemmeno avrebbe potuto parlare con Optimus se fosse svenuta.
Doveva rimanere sveglia...per loro.
 
Born a saint
But with every sin I still wanna be holy
I will live again
Who we are
Isn't how we live we are more than our bodies
If I fall I will rise back up and relive my glory


“Non muoverti adesso! O una di quelle lame mi finisce in gola.”
“Scusa, mi si sta però arrugginendo il piede, non riesco a stare fermo...e guarda che siamo nella stessa situazione, quindi non muoverti nemmeno tu.”
I due enormi esseri metallici, stavano discutendo ormai da un po'. Nessuno dei due sapeva come uscire da quella situazione, ma specialmente: da quella gabbia.
Lockdown li aveva portati entrambi in quella parte di astronave e poiché non aveva gabbie libere, li aveva rinchiusi insieme.
Purtroppo però, le lame ai bordi di quella cella stretta, per loro, erano minacciose ad ogni loro movimento.
“Mai avrei pensato di finire rinchiuso in questo modo...specialmente con te, Prime”
L'ex-Decepticon, utilizzò un tono molto ironico nella voce. Ora come ora, era invece felice di essere alleato di quell'Autobot.
Alphatron era posizionato schiena contro schiena, con Optimus. Le loro caviglie erano legate l'una all'altra e tenute in alto, per farli rimanere a testa in giù.
“Nemmeno io, ma ormai sei un compagno d'armi. Non vedo perchè tu debba fare tutti questi problemi e- ti stai muovendo ancora!”
Una delle lame della gabbia, minacciava ogni volta la giugulare metallica del leader degli Autobot, che pertanto era costretto a lamentarsi.
Il suo cambio di voce sorprendeva Alphatron, il quale più di una volta era stato tentato a ridere, nonostante la situazione.
“Mi dispiace Optimus, ma non sono stato io a muovermi. Molto probabilmente l'astronave deve essersi fermata o qualcosa del genere. -Realizzò però dopo la prima parte della frase dell'altro.- Uh? Davvero lo pensi?”
Prime stava borbottando per l'assurda calma e ironia del compagno, ma gli rispose ugualmente con il suo solito tono composto.
“Si, perchè me lo chiedi? Cinque anni fa ti ho dato un'altra possibilità...e a quanto pare, l'hai sfruttata bene.”
Gli disse sincero, piegando leggermente la testa per vederlo con la coda dell'occhio.
Rimaneva sorpreso ogni volta che lo osservava, rivedeva infatti in lui Megatron, dato la sua somiglianza. Però notava ogni più piccola differenza da quel Decepticon.
I suoi occhi rossi, erano più tenui quando era serio e più luminosi quando parlava di qualcosa che lo emozionava.
Il suo più acerrimo nemico invece, li aveva sempre della stessa sfumatura e mai, in anni di battaglie, li aveva visti cambiare.
“Tu invece, Alphatron...cosa ne pensi di me?”
La domanda, colse l'ex-Decepticon in fallo. Rimase infatti sorpreso e ci impiegò qualche minuto, prima di formulare una frase.
“Prima che tu risponda, voglio saperlo...perchè nel caso non arrivasse nessuno da noi, almeno avrò qualcuno su cui far affidamento per parlare.”
Disse ironico. La sua ironia, strappò infatti un sorriso all'altro.
“Non pensavo che sapessi scherzare così bene, Prime. -Ridacchiò.- comunque...di te cosa penso? Hm...che sei troppo buono, un debole, uno che proteggendo gli umani rimarrà sempre alla loro stregua. -Optimus lo guardò male e lui scoppiò a ridere.- Non dirmi che hai creduto a una sola parola di queste?
Le avrebbe dette Megatron, non io. In realtà...penso che tu sia un grande Leader.
Ciò che tempo fa, tentai di essere io...provando in più modi a tradire il mio capo. Tuttavia...tu hai un qualcosa che ti permette di farti amare dai tuoi compagni e sottoposti, non so cosa sia. Però riesci ad infondere loro forza.
Se vacilli tu, lo fanno anche loro e...ti sono davvero fedeli.
Io ti invidio. Sei riuscito anche a conquistare mia figlia con il tuo senso dell'onore e la tua fierezza.
Qualsiasi cosa abbiano detto gli umani o i Decepticon sul tuo conto, non è mai stata vera.”
Optimus rimase sorpreso da quelle parole e sgranò gli occhi, fissando il vuoto per qualche minuto. La posizione non era delle migliori, ma riuscì a riflettere.
“Io non...avrei mai immaginato che tu mi rispondessi in questo modo. -La sua voce era bassa e incuriosiva Alphatron, il quale lo stava studiando.- Però...Keira...perchè l'hai nominata, cosa c'entra?”
Una risata roca, rieccheggiò per la sala dei trofei di Lockdown. La voce era quella del Decepticon, che sembrava davvero molto divertito.
“Come cosa c'entra? Optimus, mi meravigli. Non ti sei mai accorto di niente?” “Io cos-” “Mia figlia, in qualche modo, ha un debole per te.
Non l'ha mai nascosto, quando ti guarda ha un'ammirazione che non le ho mai visto nello sguardo. Ha sempre guardato alle persone forti, perchè ha sempre desiderato essere una di esse. Nonostante tu sia un cybertroniano, sei l'incarnazione dei suoi ideali e di ciò in cui ha sempre creduto.”
Per la prima volta in vita sua, il leader degli Autobot, il grande Optimus Prime, era rimasto senza parole.
La sua espressione non mostrava cambiamenti, ma il suo silenzio parlava da solo.
Quella ragazza lo aveva sempre incuriosito, sin dalla prima volta che l'aveva incontrata davanti a quel capannone, cinque anni prima. Non avrebbe mai pensato però, che avrebbe suscitato un tale interesse in lei.
“...non dovrebbe farlo.”
Calò il silenzio.
“Cosa stai dicendo, Optimus tu-” “Non deve legarsi a me. Le basti tu come esempio...io...la metterei solo più in pericolo.
E' una brava ragazza, deve provare sentimenti per un umano, non per un cybertroniano. Soprattutto ora, che questo pianeta, la terra: non ha più bisogno di noi.”
Disse freddamente, lasciando interdetto Alphatron, il quale non voleva credere a quelle parole e nemmeno Optimus...in cuor suo, voleva credere a sé stesso.
Non era un leader che abbandonava tutto! Non l'aveva mai fatto, aveva sempre lottato! Eppure...le parole degli umani...ancora gli facevano fremere la scintilla nel petto.
Non avevano più bisogno degli Autobot.
Avrebbero risolto i loro problemi da soli d'ora in avanti, anche quei creatori di cui Lockdown aveva parlato, non si sarebbero mai più interessati ai terrestri...o no?
“Dunque...tu e gli altri, lascerete questo pianeta se dovessimo uscire da questa situazione?”
Alphatron sentì la schiena di Optimus, contro la sua, irrigidirsi. Non sapeva cosa gli fosse stato detto, ma ora che era suo compagno, gli dispiaceva vederlo ridotto in quel modo.
Il suo carattere forte, il suo orgoglio, la sua forza? Dov'erano finiti?
“Svegliati Prime!-sbottò infine.- Non è questo l'Autobot che mi ha sempre tenuto testa e che mi ha fatto sputare spesso fluido vitale!
Dov'è colui che voleva addirittura sacrificarsi per non far ottenere il cubo a Megatron? Colui che dopo essere stato trafitto e creduto morto, si è rialzato e ha sconfitto grazie alla sua squadra me, The Fallen e Megatron in Egitto??
Dov'è il leader...che cinque anni fa, affrontò il suo stesso maestro traditore: Sentinel Prime?
Non ti sei mai fatto problemi a quei tempi, perchè dovresti fartene ora? Di umani contrari alla nostra esistenza, ce ne saranno sempre. Ma bisogna lottare e andare avanti, questa è la nostra casa ora...o almeno la mia...- Sorrise teneramente, il suo sorriso quasi non era adatto al suo aspetto burbero.- con la mia famiglia.”
Mormorò.
Il leader degli Autobot, sentendo le sue parole, ebbe un fremito lungo la schiena e il corpo metallico. Rimase sorpreso e non riuscì a capire.
Forse...era la sua scintilla a volergli comunicare qualcosa?
“Alphatron tu-” “PRIME!”
I due cybertroniani, udirono all'improvviso una voce a loro molto familiare e Optimus vide un compagno venir loro incontro.
“Hound! Ragazzi! Siamo qui, tirateci giù!!”
Gli Autobot appena arrivati, non se lo fecero ripete e aiutarono i due intrappolati. Non prima però, che Hound uccidesse uno dei mostri nelle gabbie.
“Era necessario?”
Gli chiese Alphatron, con una mano sul fianco.
“Era disgustoso! Comunque ora che sei alto quanto il capo, non darti così tante arie!”
Brontolò come al solito l'Autobot e il Decepticon dovette sospirare. Subito però, il pensiero vagò fino ad arrivare alla sua amata bimba.
Serrò i pugni nervoso, avrebbe dato qualsiasi cosa per sapere dove fosse. Il suo sguardo, si perse nel vuoto...finchè...
Una mano fredda, si appoggiò al piede metallico di lui. Il tocco era lieve, ma dolce e affettuoso. Destò Alphatron dal suo pensare e abbassando la testa, la vide.
La sua bambina, la sua Keira! Era appoggiata, riversa con il corpo sul suo piede, che lo abbracciava ora affettuosamente.
I suoi vestiti erano strappati qua e là, i capelli corvini erano ridotti a una massa di fili scarmigliata e i suoi occhi...lucidi come l'ambra, a causa delle lacrime che tentavano di uscirne, ma venivano trattenute dalla ragazza.
“Keira!” “Papà!”
Entrambi urlarono e lui si inginocchiò per farla salire sulla propria mano e avvicinarla al proprio viso.
“Pulce! Ero così preoccupato per te!”
Disse, con uno sguardo intenso e caldo, rivolto solo e soltanto a lei. Gli occhi, scintillanti rubini, parvero sciogliersi tanto era il calore paterno che emanavano.
“Anche io...ero preoccupatissima per voi due.”
Posò una mano sulla sua guancia, ma fu in quel momento che lui notò le sue ferite.
“Cosa...ti è successo? Chi ti ha fatto questo??- Chiese, rimettendosi in piedi, sempre tenendola, con l'ira che pian piano si faceva largo in lui.- Dimmelo.”
Fu imperativo e Keira dovette abbassare lo sguardo.
“Non ti preoccupare...più tardi ne parliamo, ora dobbiamo lasciare questo posto!”
Volle sviare il discorso e Optimus, che in realtà stava seguendo con attenzione la scena tra padre e figlia, le tenne man forte.
“Questa astronave si può dividere, avanti. Muoviamoci e andiamocene prima che Lockdown noti qualcosa.”
Fece per andare verso la sala comandi, ma si fece precedere dai compagni. Si avvicinò ad Alphatron, ancora cupo in volto e gli posò una mano sulla spalla.
Guardò Keira, con uno strano sguardo dolce, che solo cinque anni prima aveva usato con lei. Si, che aveva usato con una tredicenne piangente e volenterosa di vedere il padre risparmiato.
La fissò e parlò, con la sua forte e possente voce.
“Sono felice di vederti Keira, presto ti verranno medicate le ferite. Non voglio perdere una preziosa compagna, per cui resisti ancora un po'.”
Utilizzando quel termine, notò che suscitò la sorpresa sul viso della ragazza e ciò gli piacque. Raggiunse poi la cabina di pilotaggio, dove Hound si preparava al distacco.
“Autobot, in marcia e velocemente!”
Infine, riuscirono a lasciare quella maledetta astronave e l'umana, si lasciò alle spalle quel terribile incubo che aveva vissuto nelle ultime ore.


Who will remember this last goodbye (oh whoa oh oh)
'Cause it's the end and I'm not afraid
I'm not afraid to die



L'atterraggio fu brusco, ma Alphatron tenne Keira stretta e non le fece subire alcun contraccolpo. Ora che era più grande di lei, poteva proteggerla con tutte le sue forze.
Digrignò i denti e i canini scintillarono nella sua bocca. Chiunque l'avesse ridotta in quelle condizioni l'avrebbe pagata e di stesso avviso, anche se non lo mostrava, era Optimus Prime, che ero era finito a terra per colpa di un contraccolpo.
Si sapeva dopotutto, che Hound non era mai stato un pilota provetto.
“Autobot, siete tutti integri?”
Crosshairs stringeva Ironhide in una mano, quest'ultimo infatti lo si sentì brontolare e lamentarsi. Le sue lamentele erano un qualcosa di simile a: “Se becco il pilota, lo ammazzo.”
Per quanto riguardava gli altri Autobot, erano tutti integri.


Dopo diversi minuti, quando ebbero recuperato anche Shane e gli altri Autobot, spostarono nuovamente l'astronave, stavolta in un luogo più isolato, vicino ad un deposito treni, dove gli umani avrebbero potuto sistemarsi e riposare.
Tutti, ma non Keira. Ella infatti, espresse il desiderio di essere curata tra gli Autobot e di rimanere con loro.
Ratichet sobbalzato, al vedere le condizioni in cui la ragazza era ridotta ed aveva provveduto nell'immediato a curarla, o meglio, aveva detto ad Ironhide come fare.
In forma cybertroniana infatti, l'Autobot medico non sarebbe stato delicato con la giovane, per cui serviva qualcuno della sua stessa grandezza. Dopo molte discussioni, Ratchet era riuscito a convincere l'addetto alle armi ad aiutarlo.
La ragazza aveva fatto molti versi di dolore, poiché alcune delle sue ferite erano piuttosto profonde e le maniere di Ironhide, non erano di certo quelle di un gentiluomo.
Alphatron infatti, più di una volta aveva minacciato l'Autobot con un fare estremamente pauroso, ma grazie ad Optimus, era riuscito infine a mantenere il contegno e a lasciare che la figlia venisse finalmente medicata.
Dopo di ciò, si era anche addormentata, lasciando gli altri liberi di discutere.


Si trovò a dormire per svariate ore e si svegliò solamente a notte inoltrata. Notò di essere tra le braccia del padre, anche lui intento a dormire e riposare, nonostante fosse un transformers.
Nel vederlo, le venne da sorridere e gli posò ancora una volta una mano sulla guancia.
Era felicissima di rivederlo.
Riuscì a mettersi in piedi e a camminare verso l'apertura dell'astronave, così potè prendere una boccata d'aria fresca della serata.
Diede un'occhiata alle ferite e si rallegrò nel constatare che le dolevano molto di meno.
“Me la sono proprio vista brutta...accidenti.”
Sedendosi sulla rampa che scendeva dal velivolo, si mise a guardare il cielo stellato e particolarmente illuminato da una luna piena.
“Stupendo...”
Poco dopo, udì dei passi pesanti dietro di sé e girò la testa di lato. Ritto in piedi, ma appoggiato con la spalla a un lato del varco dell'astronave, stava Optimus Prime, anche lui intento a guardare il cielo.
“Uh? Keira...già in piedi?”
Le chiese con cortesia, guardandola. La ragazza si girò verso di lui con il busto, sorridendogli.
“Si, penso di aver dormito tutto il tempo, per cui ho recuperato un bel po' di forze.”
Disse con entusiasmo, nonostante il petto le dolesse ancora per il taglio. Si portò infatti una mano su di esso per massaggiarselo.
“Ora ti andrebbe di raccontare cosa ti è successo? -Chiese l'Autobot, sedendosi accanto a lei con un tonfo metallico.- Non sono tuo padre, quindi non voglio essere pesante. Ma vederti ferita, non mi rende di certo felice. “
La domanda e il suo sedersi accanto a lei,lasciarono la ragazza stupita. Distolse lo sguardo e guardò le stelle prima di rispondergli.
Dovette sospirare e mordersi il labbro già rotto, infine parlò.
“Quando tu e gli altri, avete fatto irruzione alla KSI per recuperare io...ecco vi ho seguiti, un terribile presentimento mi tormentava...-si rattristò al pensiero di riportare alla memoria quel momento a Optimus.- sono arrivata fino ai laboratori che voi stavate distruggendo e ho sentito la discussione che tu e quel Joshua, avete fatto.”
Girò lo sguardo e fisso Optimus, che nel frattempo aveva serrato un pugno.
“Dopo che voi ve ne siete andati...la rabbia ha preso il sopravvento e- sono corsa contro Joshua per poi tirargli un pugno in faccia!
Ho urlato, ho pianto. Non era giusto ciò che stava dicendo su di voi! Nulla era vero, voi ci avete sempre protetti senza paura né esitazione.
Non saremmo qui senza l'aiuto di voi Autobot...-fece una pausa.- senza il tuo, Optimus...e quindi mi hanno catturata.”
Si sentiva ridicola a dire quelle cose, forse lui le avrebbe dato della stupida. Purtroppo aveva agito impulsivamente quella volta, ma non se ne pentiva nemmeno mentre parlava e raccontava.
Il leader degli Autobot, non pensava nulla di ciò che la ragazza stava immaginando. La fissava ora a occhi sgranati, incredulo.
Lei li aveva difesi e in seguito per questo era stata catturata? Che ragazza sciocca...e degna di stima, da parte sua.
“Anche mentre ero loro prigioniera...ho giurato di uccidere Attinger, se vi fosse successo qualcosa! Gli Autobot sono la mia famiglia ora, voi tutti lo siete. Il mio cuore non reggerebbe se voi-” Fece per singhiozzare, ma Optimus le posò un indice sulla nuca, per accarezzarla dolcemente.
“Non provare a piangere. Sei forte, no? Hai affrontato quelle persone da sola. Quindi perchè versare lacrime ora?”
Lei girò subito la testa a guardarlo con sorpresa. I suoi occhi ambrati fissarono le scintille cerulee dell'altro.
“Optimus...” “Non approvo che tu ti sia messa in pericolo per noi. Tuttavia...hai il coraggio della mia razza, dei giganti cybertroniani.
Molto probabilmente a causa della battaglia di Chicago di cinque anni fa, tu non hai nemmeno più paura di niente. O sbaglio?”
Ci fu qualche secondo di silenzio, ma stavolta la risposta da parte della ragazza, arrivò nell'immediato.
“Invece ho paura...-Optimus la guardò con sorpresa, non aspettandosi una risposta negativa. Quanto potevano ancora essere un mistero gli esseri umani?- ...ho paura di rimanere sola.
Purtroppo so che tu ora non hai una buona idea sull'umanità, ma ti supplico e ti chiedo da amica, di guardare a tutti i lati dei terresti.
L'essere umano è stupido, si autodistrugge. Il peccato, il male...tutto può facilmente influenzare la sua mente.
Però...per favore, guarda e nota anche ciò che di positivo il mondo può ancora fare!”
Fu piuttosto convincente e ciò che disse, lo disse con sincerità oltre ogni limite.
L'Autobot dovette piegare la testa di lato, per non mostrare alcuna emozione dai suoi occhi. Aveva già provato a fare come la ragazza stava dicendo, ma come risultato aveva solo ottenuto altri tradimenti.
Battè il pugno sulla grata sotto di lui. Tale movimento e reazione, sorprese l'umana.
“Lo stai dicendo perchè non vuoi rimanere sola, Keira! Hai detto tu stessa di aver paura.”
Con quella risposta secca e quasi irata, calò il silenzio. Tuttavia, la sua risposta risvegliò parte della rabbia assopita della ragazza.
Dovette serrare i pugni e alzarsi per arrampicarsi su una delle sue gigantesche gambe di metallo.
“Che stai facendo? Non sforza-” “Zitto. E' tempo di fare quattro chiacchere da umana ad Autobot!”
Lei fu imperativa e con serietà si sedette a gambe incrociate sul ginocchio di lui. Incrociò anche le braccia al petto.
La sua espressione avrebbe potuto far paura, tanto era cupa.
“Si, non voglio rimanere sola. Ma allo stesso tempo vorrei che tu ragionassi! Cinque anni fa, l'Autobot che incontrai non si sarebbe fatto alcun problema e avrebbe lottato per riscattarsi!”
Optimus sgranò gli occhi ma tacque. Fissò la ragazza davanti a lui intensamente, riflettendo.
“Non c'è speranza che gli esseri umani si ricredano...” “Potreste comunque convivere con noi sotto forma umana! -Si affrettò a dire, per non lasciarlo parlare. - Come fa mio padre e come ha dovuto fare Ironhide, per colpa del danno alla sua scintilla.”
Molto probabilmente, l'impulsività aveva di nuovo preso il sopravvento di lei.
L'altro serrò a pugno anche la mano ancora distesa.
“Keira! Gli umani non ci accetterebbero più ugualmente!
Per loro siamo il danno, i carnefici, tecnologia! Anzi...tecnologia obsoleta, dal momento in cui hanno iniziato a produrre esseri come noi.
Prova a comprendermi. -Per la prima volta, sentì la voce di Optimus affranta.- Ciò che quell'uomo ha detto, ha ferito ognuno di noi.
Ci siamo...mi sono impegnato sempre per fare in modo che voi esseri umani, non finiste come noi su Cybertron.
Ho paragonato più e più volte la mia razza alla vostra, proprio per farvelo capire...ma a quanto pare, nessuno ha mai voluto darmi veramente ascolto. -Sospirò.- Non ha senso quindi restare, noi ce ne andremo.
Gli umani se la sbrigheranno da soli.”
Terminò infine, facendosi serio e cupo, oltre che taciturno.
Lei si morse di nuovo il labbro e purtroppo, facendolo lo fece sanguinare di nuovo. Teneva troppo a farlo ragionare.
Quello che aveva ora davanti, non era l'Optimus con cui aveva parlato poco tempo prima.
"Non tutti gli umani sono uguali, mi sento più vicina a voi Autobot che a loro. Ma questo penso che tu lo sappia molto bene."
Disse Keira, guardandolo negli occhi con serietà. Il suo sguardo ambrato, era piuttosto intenso e luminoso.
"Perchè sei stata cresciuta da lui -indicò dietro di sé, con un gesto della testa, per intendere Alphatron.-...ma cosa penseresti di me, se fossi stata allevata normalmente dai tuoi genitori naturali?"
Lui rispose con cipiglio severo.
"Non lo so...ciò che credo fermamente, è che se tu fossi umano, ti amerei."
Disse finalmente, ma in modo frettoloso. Dovette serrare lei ora i pugni, poiché nel dirlo si era innervosita.
Adorava gli ideali dell'Autobot di fronte a sé, il suo carattere, tutto.
Quanto avrebbe voluto che i suoi sentimenti potessero avere fondamenta.
Ma anche in quel caso, confessarsi come aveva appena fatto...non sarebbe servito, no? Razze fin troppo differenti non potevano trovare un compromesso e lei lo sapeva bene.
Non era infatti triste nel pensarlo, perchè si era solo tolta un peso dal cuore parlandogli chiaramente.
Lui cercò di non mostrare sorpresa. Tuttavia ne provava, soprattutto dopo le parole di ore prima di Alphatron, che ora trovavano conferma.
"Ami sviare i discorsi, Keira. -Si ritrovò tuttavia a pensare.- Umano...perdonami. non vorrei esserlo. Ho sbagliato a fidarmi degli esseri di questo pianeta.
Avendolo fatto...ora ne pago le conseguenze."
"Sbagliare...è umano, Optimus.
Hai semplicemente seguito il tuo cuore...o scintilla, in questo caso."
Lo continuò a guardare con serietà ma con occhi lucidi. Non doveva cedere, doveva convincerlo che ancora fosse in grado di fare qualcosa!
L'Autobot non seppe davvero che fare, ma riuscì a riacquistare la sua fermezza che aveva dimostrato tempo prima alla ragazza.
“Quindi...secondo te dovrei dare loro un'altra possibilità?”
Lei scosse la testa.
“No, dovresti provare a perdonarli.
Noi umani sappiamo essere stupidi, come me adesso...-Sorrise amaramente.- Possibilità ne hai già date troppe, Optimus Prime.”
Guardandola, lui le posò nuovamente l'indice sulla nuca e la vide arrossire. Non ne capì subito la motivazione, lo fece però poco dopo e accennò un sorriso.
“Ti vergogni per la confessione che mi hai fatto?”
Lei diventando più rossa, scosse rapidamente la testa e tentò di scendere dal suo ginocchio.
“Mentre ero con tuo padre in gabbia, me ne stava parlando.
Mi ha detto che avevi un debole per me. -Lei lo fissò e guardò male di lato, ovvio che l'avrebbe fatta pagare al padre.- Le nostre razze però sono differenti, mi dispiace molto Keira.
Fossi stato davvero un essere umano, avrei potuto pensare a te su un altro piano.
Sei sei una ragazza forte e ti ammiro tantissimo, soprattutto per quello che hai fatto per noi...e per me adesso.”
Gli occhi cerulei del Leader degli autobot si bloccarono in quelli della ragazza, che non sembrava per niente triste. Era bensì pronta a una risposta del genere, ma era lieta che non fosse stata troppo burbera. Quindi sorrise.
“Aspetta...io e te ora abbiamo solo parlato. Non ho fatto niente.”
Lui scosse la testa e fece una risata gutturale.
“In realtà no...mi hai fatto ragionare, Keira Lorien. Grazie a te ho capito forse qualcosa di importante...” “Cioè?”

“Che posso essere umano anche io.”


Tale frase, fece davvero felice l'umana, sul viso della quale si disegnò un bellissimo sorriso solare. Optimus nascose la sorpresa, ma in certo senso...era sicuro che a lei avrebbe fatto piacere.
“Mi rubi la pulce, Prime?”
Dietro di lui, vi era ora Alphatron a braccia incrociate. Lo guardò con cipiglio severo, ma esso durò poco.
Fu sostituito da un sorriso dolce, rivolto alla figlia.
“Tu sei la solita testona. Devi sempre agire come vuoi o non sei contenta.”
Terminò girandosi.
A quel punto un altra risata si udì, che lasciò sorpreso l'Ex-Decepticon. Perchè ancora una volta era Optimus Prime ad emetterla.
“Keira cocciuta? Per una volta mi sento di dire: da che pulpito viene la predica? -Guardò l'altro cybertroniano con la coda dell'occhio e anche la ragazza rise.- Sei suo padre, da qualcuno avrà pur preso.”
Alphatron lo guardò male e gli tirò un pugno lieve, sulla testa metallica.
“Mi rimangio tutto quello che ho detto su di te e sul tuo essere un buon leader! Parti pure per lo spazio e non tornare mai più!”
Fece una smorfia buffa e se ne tornò dentro l'astronave.
L'umana e il Leader degli Autobot si guardarono e il sorriso rimase sulle loro labbra.
“Sarà meglio che tu vada a riposare, Keira. Ho l'impressione che domani ci attenderà una giornata dura.”
Le suggerì Prime. Lei senza esitazione annuì e scese dal suo ginocchio. Lo guardò.
“Non cambiare, non farlo mai. Sei un ottimo leader proprio perchè sei te stesso.”
Detto quello, la ragazza corse a cercare un posto dove dormire. Non diede così tempo al cybertroniano di rispondere.
Sembrò aver comunque capito la lezione e avrebbe fatto ciò che riteneva più opportuno, da lì, in avanti.
La sua mente aveva vacillato, ma da quel momento in avanti: non l'avrebbe più fatto. C'era ancora un pianeta da proteggere.

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L'angolo dell'autrice:
Buon anno a tutti! (In ritardo, ma vi chiedo perdono <3)
Dopo un mese, torno finalmente anche io a pubblicare qualcosa. Ho avuto dei momentacci durante le vacanze, ma alla fine sono riuscita ugualmente a cavare un ragno dal buco e a ritrovare la mia vena da scrittrice (più o meno...)
Spero che con questo capitolo, un po' particolare, non mi si tirino pomodori adosso. Soprattutto perchè è un'idea che ho e la vorrei portare avanti al meglio <3
Non so se divulgarmi a dire altro o meno, ma onde evitare monologhi inutili finisco qui. Spero solo che il capitolo piaccia come al solito <3
Con questo auguro ancora una volta una piacevole e scorrevole lettura a tutti coloro che leggono, ci vediamo/sentiamo(?) al prossimo capitolo!
Un abbraccio,
XamuPrimeOakenshield
PS: un sentito grazie a tutti coloro che seguono e recensiscono la mia Fic, vi ringrazio davvero di cuore!

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