I tried to be perfect, but nothing was worth it

di lovato_is_theway
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ricomincio a vivere ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2. ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3. ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4. ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5. ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6. ***



Capitolo 1
*** Ricomincio a vivere ***


Ciao mi presento mi chiamo Abbie vivo in Italia anche se il mio nome non è italiano. Ho 21 anni e vivo da sola. A 17 anni dissi ai miei genitori di essere lesbica, sapevo che non ne sarebbero stati felici ma non pensavo che fossero omofobi. Dopo la mia confessione vivere con loro fù praticamente una tortura, i miei genitori erano sempre stati severi ma ora stavano esagerando. Ogni volta che studiavo con un’amica mi facevano il terzo grado pensando che fosse la mia ragazza e quando io dicevo che non lo era loro puntualmente mi mettevano in punizione pensando che mentissi. Mi facevano vedere solo Rose la mia “migliore amica”, quello che loro non sapevano è che con lei ho scoperto di essere lesbica. Era strano che non lo avessero capito stavamo sempre in camera da sole e scendevamo solo quando lei doveva andare via. Questa storia andò avanti così fino a quando compii 18 anni. Quel giorno stesso presi una valigia, la mia chitarra, il portatile e i risparmi e me ne andai. Mi trasferì da Bologna a Milano. Per i primi due anni affittai una casa con i risparmi e lavorai. Iniziavo in un bar la mattina dalle 6.00 alle 11.30 per poi staccare mezzora e incominciare il turno da cameriera in un ristorante fino alle 15.00 -quando mi andava bene-. Poi la sera preparavo i cocktail in una discoteca ma non avevo orari, lavoravo finché c’era gente poi chiudevamo e ritornavo a casa. L’anno scorso, visto che avevo messo da parte un bel po’ di soldi decisi di comprare una casa. Abbandonai i miei tre noiosissimi lavori e iniziai a lavorare per una casa discografica alla quale inviavo dei brani, poi gli artisti scrivevano il testo e usavano la mie basi per le nuove conzoni. Con una canzone guadagnavo quello che prima avrei preso in due mesi con tre lavori. Avevo una ragazza bellissima ed il mio migliore amico Marco (anche lui gay) lavorava come ballerino nei video clip della “gente famosa”  lavoravamo nella stessa struttura, la mia vita era praticamente fantastica, almeno così pensavo. Dopo un paio di mesi scoprì che la mia ragazza (Niki) mi tradiva e che in realtà io non ero neanche la sua ragazza ma l’amante, ero distrutta l’unica cosa anzi persona che mi aiutava ad andare avanti era Marco per le prime tre settimane si era praticamente trasferito nella mia camera degli ospiti per controllare che non facessi nulla di “stupido”.  Una sera mi chiamo: -Ciao troia che fai?- la sua delicatezza non aveva fine. -Ciao biondone ossigenato, nulla di ché.- odiava essere chiamato in quel modo. -ohh, non osare parlare cosi dei miei capelli, sono fantastici.- Disse quasi offeso -Comunque vestiti che tra poco usciamo-. -Dove andiamo?- chiesi stupita, da quando era finita con Niki non ero uscita per niente perciò mi sembrava parecchio strano. -Andiamo a ballare ragazza.. e non te lo sto chiedendo.- Mi disse con tono deciso.Sapendo che non sarei riuscita a rifiutare, e  non perché non volessi, decisi di accettare.Avevo deciso di mettere un vestito nero attillato e dei tacchi poi mi ero truccata ed aggiustata i capelli era da tanto che non uscivo e stasera volevo fare colpo. Marco passo a prendermi dopo un’ora e appena mi vide scese dalla sua BMW e disse sillabando -OH-MIO-DIO! Sei una figa stratosferica! Se non fossi gay, e tu lesbica, saremmo già nel tuo letto.- A quelle parole diventai rossa sentendomi inappropriata ma subito lui mi disse: -Non preoccuparti sei bellissima-. -Se non ti conoscessi direi quasi che sei dolce.- Lui si guardo intorno, poi si avvicinò a me e mi sussurrò vicino all'orecchio: -Non dirlo in giro.. ai ragazzi piacciono gli stronzi- Salimmo in macchina e subito dopo aver chiuso gli sportelli Marco fece partire un CD. -Ma è possibile che ascolti solo Demi Lovato?-. -Si cara è possibilissimo e quando un giorno ballerò in un suo video e tu morirai dalla voglia di conoscerla io le dirò che sei solo una sfigata che odia la sua musica-. -E dai smettila, lo sai che la adoro, ma non puoi ascoltare solo lei-. -Si che posso.. comunque siamo arrivati scendi.- Disse spegnendo il motore. Entrati in discoteca ci dirigemmo verso il bar e ordinammo da bere dopo pochi minuti la vidi, era sola, una come lei non poteva certo essere sola ma era così. Feci finta di nulla anche se stava decisamente esagerando con l’alcool. Passarono delle ore e lei sembrava sempre più ubriaca finché ad un certo  punto la persi di vista. Marco se ne era andato perché il giorno dopo avrebbe dovuto lavorare io invece decisi di rimanere e di prendere un taxi per tornare a casa. Passò un’altra ora e si era fatto davvero tardi così pagai l’ultimo drink e chiamai un taxi, dopo dieci minuti usci pensando che fosse arrivato e la trovai lì ubriaca fradicia stesa per terra con la testa sulla borsetta. Non sapevo che fare, presi una decisione. Arrivata a casa chiamai Marco che mi rispose con la voce assonnata io senza troppi giri di parole dissi: -Marco ho bisogno del tuo aiuto. C’è Demi Lovato nel mio letto.- "SPAZIO AUTRICE: Ciao a tutti volevo solo dirvi che questa è la mia prima FF quindi non siate troppo duri.. e niente fatemi sapere se la storia vi piace e se devo continuarla.. un bacione a tutti <3"

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Capitolo 2
*** Capitolo 2. ***


-Marco ho bisogno del tuo aiuto. C’è Demi Lovato nel mio letto.-
-TI SEI FATTA DEMI LOVATO?!- Disse sconvolto
-Certo che no idiota. Era a terra fuori dal locare completamente ubriaca. Non sapevo che fare e l’ho portata a casa mia, ti prego porta l’anti sbornia che prepari sempre a me.-
Quando mi ubriacavo troppo e svenivo Marco preparava un intruglio verde che mi faceva subito stare meglio e non mi aveva mai detto gli ingredienti quindi lo avevo chiamato.
-Okay arrivo subito- Disse attaccando senza salutare, ma chi poteva rimproverarglielo  lo avevo svegliato in piena notte.
Era passata mezz’ora e Demi era ancora lì, stesa sul mio letto. Avevo sempre sognato di incontrarla, lei era il mio idolo ed anche se nessuno lo sapeva le sue canzoni mi avevano aiutato molto. Certo avrei preferito che fosse venuta con le sue gambe e che non fosse ubriaca, ma era un inizio, e poi quando si sarebbe svegliata le avrei parlato. Mentre io pesavo alle parole che avrei usato per spiegarle perché era nel letto di un’estranea e non nel suo, qualcuno bussò alla porta: Marco.
-Ehi, sei arrivato finalmente- dissi piano per evitare di svegliare Demi.
-Si, dai facciamo presto io devo tornare a casa a dormire disse-
-No ormai rimani qua è troppo tardi per andare a casa e poi hai lasciato dei vestiti nel mio armadio per domani andranno bene-
-Grazie sei un angelo- disse schioccandomi un bacio sulla guancia.
Salimmo di sopra e Demi non si era mossa di un centimetro, non volevo svegliarla sembrava così serena, ma domani si sarebbe sentita malissimo quindi la scossi un po’, le sollevai la testa e lei gemette
-Bevi, avanti- le dissi sorreggendola.
Lei aprì la bocca ma non gli occhi, Marco le verso quella roba verde nella gola poi mi disse:
-E’ troppo ubriaca perché si svegli subito, dalle un’oretta io vado a dormire di là.- si alzò cercando di non fare rumore e se ne andò nell’altra stanza. Rimanemmo sole, di nuovo. Io la guardavo dormire e le accarezzavo i capelli pensando che si rilassasse erano passati cinque minuti, o forse un ora non riuscivo a capire da quanto tempo la stavo osservando, era così bella che non volevo  smettere. Ad un certo punto scosse la testa poi aprii gli occhi e mi guardò confusa.
-Chi sei tu, e dove sono?- disse confusa reggendosi la testa con una mano e guardandosi intorno. Io le sorrisi le dissi il mio nome e le spiegai perché era nel mio letto e perché si era sentita subito meglio, lei non si mosse, mi guardo per qualche secondo poi si avvicino a me, i suoi occhi erano bellissimi, mi ci sarei persa dento se non fosse stato che spostai lo sguardo dai suoi occhi alla sua bocca, lei si era avvicinata troppo ed io stavo incominciando a sentirmi a disagio non riuscivo a distogliere lo sguardo da quelle rosse, carnose, perfette labbra. Quando capii che mi voleva solo abbracciare mi rilassai e mi godetti quell’angolo di paradiso che erano le sue braccia. Nonostante la puzza d’alcool fosse tanta non riusciva a coprire il profumo che avevano i suoi capelli, così dolce un po’ come lei, ma lei lo era di più. Non aveva smesso di ringraziarmi da quando si era staccata da quell’abbraccio. Avrei tanto voluto che non lo facesse ma lo fece ed io ritornai a fissare quei meravigliosi occhi marroni. Si alzò barcollando un po’ poi fece per prendere la borsa.
-Cosa fai?- le chiesi stupita. Lei mi sorrise.
-Me ne vado, hai detto che quel tuo amico che mi ha portato quella specie di “pozione miracolosa” sta dormendo nell’altra stanza e non voglio disturbare- disse lei sempre con il sorriso. Erano le 5.00 ed alle 7 Marco si sarebbe svegliato perciò le dissi:
-Sta’ tranquilla non  disturbi affatto, e poi il mio amico fra un paio d’ore se ne va’. Facciamo così, tu resti a dormire qui, ed io dormo sul divano, quando Marco se ne andrà io lo sentirò ed andrò a dormire nella stanza degli ospiti, d’accordo?-  Le chiesi speranzosa, sapevo che non mi sarei alzata dal divano ma non mi andava di salutarla in quel momento avrei voluto parlarle ancora.
-D’accordo- disse – Ma tu oggi pranzi con me e non voglio sentire storie, e poi ti devo ancora ringraziare per tutto quello che hai fatto stanotte.-
-Perfetto- le risposi eccitata, se mi avessero fatto una fotografia in quel momento credo proprio che avrei avuto una scintilla negli occhi come quelle che si vedono nei cartoni. –E non mi devi ringraziare, sul serio, è stato un piacere.-
Ero uscita dalle stanza e avevo quasi chiuso la porta quando sentii Demi che mi chiamava entrai pensando che le servisse qualcosa e senza accorgermene ero fra le sue braccia.
-Abbie ti prego dormi con me non voglio che tu stia nel divano e non voglio rimanere da sola- Aveva una voce supplicante e mi guardava con la faccia da cucciolo. Io però non credevo fosse il caso visto i miei “sentimenti” verso le ragazze, certo lei questo non poteva saperlo, ma non volevo rischiare. Non volevo che sapesse quello che provavo, non volevo che mi vedesse in modo diverso, decisi di rifiutare cercando di non farglielo capire.
-Demi davvero non c’è problema sto bene, il divano è comodissimo e poi io non credo che sia il caso di dormire insieme avrai bisogno dei tuoi spaz..-
-Guarda che lo so che ti piacciono le ragazze.. non c’è problema, non ti devi vergognare..- Mi interruppe lei con tono dolce. Cazzo lo sapeva, come?! Io non le avevo detto nulla come poteva saperlo? Dissi soltanto:
-Come fai a saperlo?- Lei mi guardo per un secondo cercando di non mettermi in imbarazzo, poi disse:
-Ehm.. ecco.. Stasera, quando non ero ancora troppo ubriaca, ti ho visto "sbavare" dietro ad una ragazza e provarci..  scusa lo so che non erano affari miei  ma..- La interruppi prima che potesse finire
-Non c’è problema tranquilla.. ma davvero non credo sia il caso.-
-Per favore..- sussurrò abbassando lo sguardo. Era così tenera che non riuscii a dirle di no
-Oh, va bene ma sarebbe meglio chiudere la porta o Marco penserà.. si insomma..- diventai rossa all’improvviso non riuscendo a finire la frase, le mi guardò e annui come se avesse capito.
Mi svegliai alle 12.00 e Demi dormiva ancora, quasi mi dispiaceva svegliarla era così bella mentre dormiva. Cercai di allontanare quel pensiero e la svegliai nel modo più carino che conoscevo:
-Buongiorno Signorina Lovato.. ha dormito bene?-
-Oh Buongiorno anche a lei signorina.. ho dormito benissimo devo dire.. e poi c’era una ragazza bellissima che mi abbracciava, sarebbe stato impossibile dormire male!- Arrossii violentemente e lei se ne accorse per questo mi tirò verso di lei e mi abbracciò. Verso le 13.00 Demi andò a casa per fare una doccia e cambiarsi, anch’ io avevo bisogno di una doccia perciò mi diede appuntamento in un ristorante per le 13.30. ci incontrammo là e Demi aveva prenotato un tavolo appartato per non farsi riconoscere dalla gente che era intenta a mangiare. Quando arrivai aveva anche già ordinato per entrambe così mi sedetti. Durante il pranzo parlammo del più e del meno, sapevo che lei sarebbe dovuta andare via ma non mi erano mai piaciuti gli addii quindi feci finta di nulla. A fine pranzo le dispiaceva separarci, così mi invitò nella sua stanza d’hotel decisi di andarci anche se di nuovo mi sarei sentita in imbarazzo (IO-DEMI-UN LETTO). Si era creato un legame speciale fra di noi: Una finiva le frasi dell’altra e passavamo molto tempo in silenzio a guardarci negli occhi. Appena arrivammo lei butto la borsa su una sedia e si distese sul letto. Io rimasi appoggiata alla parete a guardarla e pensare che fosse la cosa più bella che mi fosse mai capitata era l’unica persona che riusciva a distrarmi e non mi faceva pensare a.. Niki. Nell’istante in cui quelle quattro lettere si unirono nella mia mente formando quel nome i miei occhi si incupirono e Demi se ne accorse perché si alzò dal letto venne verso di me punto i suoi occhi nei miei e si avvicino pericolosamente alle mie labbra. Io sapevo quello che stava per succedere e sapevo anche che a Demi non piacevano le ragazze anche se si definiva “Bisex”. Se fosse accaduto non sarei stata in grado di fermarmi, di lasciarla andare, di salutarla. Per questo quando punto gli occhi sulle le mie labbra io fui più veloce di lei, raccolsi quel briciolo di forza di volontà che mi era rimasto e le diedi un bacio.. sulla fronte. Lei abbassò gli occhi a terra delusa, ma sollevata. Sapeva che si sarebbe pentita nell’istante stesso in cui l’avesse fatto ma le fece quasi male il fatto che io l’avessi rifiutata.
-Scusa ho frainteso tutto- disse girandosi-io pensavo che fosse quello che volevi.. non pensavo che non mi vedessi.. in quel modo- sussurrò quasi in lacrime. Io ‘avvicinai a me e le alzai il viso con un dito in modo che i miei occhi si puntassero bene nei suoi e non su le sue labbra e le dissi:
-Ehi, io ti vedo solo in quel modo, ma tu te ne saresti pentita. Ci saresti stata male. E tutto questo ti avrebbe solo confusa. Noi abbiamo qualcosa di speciale e so solo io il bene che ti voglio e non voglio che tutto si rovini a causa mia. Era chiaro che stavi solo cercando di consolarmi per qualcosa che neanche sapevi ed è proprio questo che ti rende speciale, il fatto che tu capisca la gente senza che ti dica nulla, solo con uno sguardo.- lei stava piangendo a testa bassa ed io non sapevo più cosa dire- Questo è un grande dono Devonne. – appena pronunciai quel nome alzò la testa e mi sorrise, DIO QUEL SORRISO, avrei voluto prenderlo e.. No non ci dovevo pensare.
 Il suo sorriso era contagioso e fece ridere anche me. Credo che fosse.. come ipnotizzata perché scosse  la testa cercando di scacciare via un pensiero sbagliato, ma davvero non ne capivo il senso, il mio era un semplice sorriso. Alla fine della serata  mi disse che il giorno dopo sarebbe andata via e che quello sarebbe stato il nostro ultimo giorno insieme, ci rimasi male, infondo sapevo che sarebbe dovuta partire ma speravo tanto che quel giorno non fosse domani. Andò in un’altra stanza per mezz’ora dicendomi di aspettarla lì, lo feci nonostante la curiosità fosse molta.  Poi ritorno aveva gli occhi lucidi si vedeva che stava per piangere ma glielo impedii dicendole che ci saremmo riviste e che quello non era un addio, non ci credevo nemmeno io, ma dovevo sembrare convincente così le sorrisi. Alla fine scendemmo nella hall dell’albergo e stavamo per salutarci quando lei mi diede un lettera che probabilmente aveva scritto quando si era allontanata. Appena la presi lei scappò via piangendo, anche se avevo capito che le avrebbe fatto troppo male salutarmi di persona mi ferii il fatto che lo avesse fatto con una lettera. Mentre tornavo a casa la curiosità di sapere cosa c’era scritto cresceva sempre di più ma non potevo certo leggerla in mezzo alla gente perciò appena aprii la porta gettai tutto sul letto e lessi la lettera:
“Cara Abbie…”


SPAZIO AUTRICE:  volevo ringraziarvi per le recensioni positive che avete lasciato e per avermi fatto sapere che la storia vi piaceva. Come avete notato questo capitolo è un po’ più lungo ma il primo era solo un’introduzione alla storia che doveva ancora cominciare, d’ora in poi i capitoli saranno più o meno di questa grandezza quindi spero solo che vi piacciano. Volevo anche dirvi che non sonno una di quelle persone che se non hanno un numero di recensioni non postano perciò quando avrò un capitolo pronto lo posterò. Ah e lo so che è cattivo lasciarvi così senza sapere cosa c'è scritto nella lettera ma mi piace tenervi un pò sulle spine.. un bacione a tutti.  – B

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Capitolo 3
*** Capitolo 3. ***


“Cara Abbie, - il foglio era bagnato, come se stesse piangendo mentre scriveva la lettera.-  scusa se non sono riuscita a salutarti di persona e mi sto nascondendo dietro una lettera come una vigliacca ma se fossi stata di fronte a te non sarei riuscita a dirti addio. E’ vero ci conosciamo da nemmeno due giorni, ma tu sei diversa dagli altri. Tu, guardandomi, non vedi Demi Lovato la cantante, tu vedi Demetria Devonne Lovato, una ventiduenne bassina con i capelli strani, per questo con te posso essere me stessa. Vedi oggi con te sono stata bene, intendo davvero bene, non come fingo con tutti gli altri per cortesia. Tu mi hai fatto provare qualcosa di diverso. Quando ti guardo negli occhi, non riesco a staccarmi, come se mi ci perdessi in quel mare che ti ritrovi in viso. E quando mi sono avvicinata a te, nonostante tu volessi che quel che stava per succedere succedesse, mi hai evitato per paura che io poi ci stessi male. Capito!? Non tu, io! Che ci stessi male io! Tu metti il bene degli altri davanti al tuo e questo ti rende una persona meravigliosa. Senti io lo so che dopo quello che sto per dirti penserai che sono una bambina viziata che voleva solo un giocattolino, ma anche se oggi siamo state così bene, non ci possiamo più vedere ne sentire. Non perché non lo voglia. Ma so che ti farebbe stare male. Quando tu mi hai raccontato cosa ti ha fatto quella “Niki” mi è sembrato che stessi davvero male. Ma quando poi mi hai guardata ed io sorridevo, sembrava che quel dolore non fosse mai esistito. E se io ti dovessi un giorno ferire non me lo perdonerei. Se la luce che hai negli occhi si dovesse spegnere a causa mia non riuscirei a sopportarlo, perciò scusami se adesso per te sono la stronza che ti ha spezzato il cuore ma ti consolerà il fatto che a scrivere questo si sta spezzando anche il mio. Forse mi sto facendo un film mentale, forse tu non provi nulla per me e mi hai evitato perché non volevi baciarmi, forse. Ma non posso correre il rischio. Spero di vederti un giorno da lontano mentre sorridi e non ti ricorderai nemmeno di aver incontrato Demi Lovato e di averci passato una giornata insieme. Spero che le mie canzoni continuino a darti forza e spero che continuerai ad ascoltarle così io non me ne sarò mai andata del tutto. Spero che una parte di te mi dimentichi e che una parte non mi lasci mai andare del tutto ma soprattutto spero che dopo Niki amerai ancora perché sei una persona fantastica che merita il meglio. Ed io di certo non sono il meglio.”
 
La lettera finiva così, fuori era diventato buio e pioveva, lessi e rilessi la lettera per non so quante volte. Volevo morire, lei se ne era andata perché “forse mi avrebbe ferito un giorno”. Notizia flash, MI HAI FERITO OGGI NON UN GIORNO. Lei era andata via perché io avevo iniziato a provare qualcosa. Ecco perché non volevo che sapesse che sono lesbica. Non sapevo cosa avevo sbagliato, non riuscivo a capire cosa avessi fatto di male per meritarlo. Volevo solo andare sotto quella cazzo di finestra di quella fottutissima stanza d’albergo e urlarle perché in quella maledetta lettera non ci fosse scritto ADDIO! Perché non lo aveva scritto, e soprattutto perché faceva così male. La conoscevo da un giorno, cazzo solo un giorno, perché faceva più male di quanto lo avesse fatto la separazione con Niki. Non sapevo più che pensare. Indossai una felpa le scarpe da ginnastica e uscii di casa correndo. Correre mi rilassava sempre mi schiariva le idee,
 
(POV DEMI)
Le avevo dato la lettera ed ero corsa via piangendo, salii le scale di corsa come se mi aspettassi che mi seguisse. Non lo fece. Mi affacciai alla finestra e la vidi vidi uscire dopo pochi minuti con lo sguardo assente. L’avevo abbandonata, mi ero nascosta dietro una stupida lettera. Non riuscivo a capire l’effetto che mi faceva quella ragazza. Continuavo a piangere ed urlare cose senza senso come se mi stessero strappando il cuore dal petto e non potessi fare nulla per impedirlo. Decisi di prendere la chitarra che avevo portato da L.A. e provare a suonare qualcosa per rilassarmi. Era una chitarra acustica, color legno, a spalla mancante, amplificabile, non molto grande, con il manico di colore un po’ più scuro rispetto alla cassa dietro, e nera davanti con le barrette che dividevano i tasti color oro. Sorretta da una fascia nera che avevo personalizzato con la scritta “DEMI” sulla parte che andava dalla spalla all’attaccatura del manico. Cominciai a suonare le mie canzoni e quando provai a mettere insieme degli accordi per formare un giro orecchiabile, le mie mani si fermarono. Non riuscivo a suonare niente di decente. Ero, bloccata. Posai la chitarra ed andai a fare una doccia sperando di sentirmi meglio. Usci dalla doccia indossai l’accappatoio ed aprii la porta del bagno facendo uscire tutto il vapore che velocemente si diffuse nell’aria partendo dal bagno fino ad arrivare in camera da letto. Mi vestii velocemente, indossai:
 
Descrizione: C:\Users\User\AppData\Local\Microsoft\Windows\Temporary Internet Files\Content.Word\$RCE0O2V.JPG
 
ed uscii. Era buio e non c’era molta gente in giro, ma vidi una persona correre con le cuffie e lo sguardo perso nel vuoto. Mi correva incontro, anche se non mi aveva guardata una volta, era lei. Aveva delle cuffie bianche collegate ad un ipod che teneva nella tasca posteriore dei pantaloni. Era completamente assente. Io mi fermai di colpo, rimasi impietrita, mentre lei mi passava accanto correndo. Fu una frazione di secondo ma aveva la musica così alta che le sentii anch’io. Riconobbi la mia voce. Era una mia canzone ma non ero riuscita ancora a capire quale. Mi sarei voluta voltare chiederle scusa e ricominciare. Poi mi venne in mente il nome della canzone: SHOULDN’T COME BACK. Non era un caso. Era il destino. Quelle parole risuonavano nella mia testa e non riuscivo a mandarle via :
 
Maybe you shouldn't come back
Maybe you shouldn't come back to me
Tired of being so sad
Tired of getting so mad baby
Stop, right now
You'll only let me down
Maybe you shouldn't come back
Maybe you shouldn't come back to me.
 
Decisi di continuare a camminare e di cambiare strada prima che si accorgesse di me. Averla rivista in quel modo mi aveva fatto solo più male. Poi realizzai. Non era assente era concentrata, non mi aveva vista perché guardava dritta davanti a se. Stava andando al mio albergo. Allora voleva rivedermi, forse davvero non si deve credere nel destino, forse e dico forse non era arrabbiata con me. Iniziai a correre più veloce che potevo, arrivai all’hotel e la vidi seduta sui gradini davanti all’entrata con lo sguardo fisso a terra. Mi avvicinai a lei e quando sotto i suoi occhi non c’era più l’asfalto ma le mie scarpe alzo lo sguardo verso di me. Mi fece quasi paura. I suoi occhi erano davvero spenti, lucidi come se stesse per piangere ma le lacrime non erano ancora uscite, anche se dal rossore sembrava che avesse appena smesso. Ma c’era qualcos’altro nei suoi occhi. Rabbia. Tanta rabbia. Mi guardò un istante negli occhi senza parlare, poi si avvicino a me. Molto quando i nostri nasi quasi si toccarono, senza distogliere lo sguardo dai miei occhi disse:
 
(POV ABBIE)
Ero uscita di casa sbattendo il portone, avevo iniziato  a correre avevo attraversato il parco, ero arrivata alla spiaggia, l’avevo superata ed mi ero avviata verso l’hotel di Demi intenzionata a farle quella domanda, stavo correndo in una strada praticamente deserta, poi intravidi una ragazza, la notai solo perché portava gli occhiali da sole nonostante fosse praticamente notte aveva i capelli dello stesso colore di Demi. Appena la vidi parti una canzone: Shouldn’t come back. La ragazza rimase ferma soprattutto quando le passai accanto. Arrivai all’hotel, ero davanti alle porte ma non sapevo se entrare, così mi sedetti sugli scalini dell’ingresso pregando per un segno, finché sotto i miei occhi comparvero dei piedi, alzai lo sguardo, c’era la ragazza di prima, la guardai e quando mi accorsi che era Demi mi alzai e mi avvicinai a lei pericolosamente anche se baciarla era l’ultima cosa che volevo fare. La guardai intensamente negli occhi sapendo che stavo per piangere e con la voce spezzata le dissi:
(POV DEMI)
Disse:
 
-Perché non hai scritto Addio? Perché dopo tutto quel “non ci possiamo vedere perché non voglio ferirti” e “dimenticherai di avermi incontrato” non hai scritto Addio?!
 
Aveva ragione non le avevo scritto addio, ci avevo provato davvero ma le mie mani si rifiutavano. Non avevo capito se era venuta per farmi stare male o voleva farmi cambiare idea. Comunque era riuscita in tutte due, stavo male e non volevo che se ne andasse. Ma non potevo rischiare quindi dovevo allontanarla come avevo scritto nella lettera.  Avevo bisogno di abbracciarla, di sentire che era lì anche se non potevo. Lei doveva pensare che a me non importasse quindi dovevo fingere. Dovevo farle pensare che non volevo averla intorno, che era per il mio bene e non per il suo.
 
-Io.. l’ho semplicemente scordato..-  sapevo che non se la sarebbe bevuta ma ci dovevo provare. La superai dandole le spalle lei mi afferrò per il braccio facendomi voltare e disse:
 
-Non ti credo.. dimmi la verità.-
 
-La verità.. la verità è che non l’ho scritto perché non volevo che stessi troppo male visto che non volevo averti intorno, volevo che avessi un minimo di speranza, pensavo che non mi avresti potuto chiedere il perché visto che non ci saremmo più viste. Ma visto che è successo.. Addio -  il mio tono era privo di emozioni e il mio sguardo fisso nei suoi occhi. Mi girai per andarmene pensando che la questione fosse chiusa, stavo piangendo e lei non se ne era accorta. Quando senti il suono della sua voce di nuovo mi pietrificai. Aveva ancora la mano sul mio polso quindi non potevo andarmene così decisi di ascoltarla:
 
-Hai detto che non ci saremmo più viste perché  non volevi ferirmi, perché non volevi che la luce nei miei occhi si spegnesse a causa tua. Se non l’avessi capito mi hai ferita, ed ora guardami negli occhi e dimmi se vedi un qualche tipo di luce perché io non ne vedo.-
 
Ecco l’avevo ferita, avrei dovuto pensarci prima, ma non potevo girarmi o mi avrebbe vista piangere e la mia messa in scena sarebbe crollata. Con uno strattone mi liberai dalla sua presa ma non feci in tempo a fare un passo, che lei mi riafferrò ma stavolta quando mi girai lei non era lontana, le sue labbra premevano sulle mie e io non volevo staccarmi anche se non ne sapevo il perché.. senti la sua mano nella mia tasca e capii che ci aveva lasciato qualcosa, si stacco e disse:
-Se anche dopo questo hai intenzione di dirmi addio va via.. ma se penserai mai a me scrivimi.- si volto e se ne andò, lasciandomi lì a contemplare il vuoto e a pensare a come avrei potuto contattarla se avessi pensato a lei. Salii velocemente in camera mia, con la lingua che mi tormentava le labbra per sentire ancora il suo sapore e una volta sul letto misi la mano in tasca e vidi che ci aveva lasciato un biglietto. C’era scritto il suo numero di cellulare e una frase che mi fece sorride:
 
SE DAVVERO NON TI FOSSE IMPORTATO DI ME NON AVRESTI AVUTO PROBLEMI A DIRMI ADDIO DI PERSONA INVECE DI FARLO CON UNA LETTERA, PERCIO’ PRENDI QUEL CAZZO DI TELEFONO DEVONNE.
 
Era una specie di ordine?! Quella ragazza era davvero testarda quasi quanto me. Ritornai subito seria presi il telefono e salvai il numero per sicurezza. Non le avrei scritto non quella sera almeno. Ma forse un giorno lo avrei fatto. Per il momento più che un addio era un arrivederci. Il giorno dopo parti per L.A. e subito andai a salutare la mia famiglia, dopodiché chiamai Wilmer il mio “Fidanzato” lo incontrai da Starbucks. Quando arrivai lui era seduto al tavolino e mi aspettava, arrivata al tavolo cercò di baciarmi ma io mi scansai. Parlammo tutta la mattina e quando stavamo per andarcene lo fermai e gli dissi che gli dovevo parlare. Quel giorno lo lasciai. Non per Abbie, assolutamente, ma se andando in Italia e  incontrando una ragazza i miei sentimenti erano così cambiati nei confronti di Wilmer vuol dire che il nostro legame non era poi così forte e non volevo perdere tempo dietro ad un qualcosa di perso. Ora restava solo un problema non riuscivo più a scrivere e visto che sono una cantante la cosa mi preoccupava molto. Ma con il tempo avrei risolto anche quello.
 
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SPAZIO AUTRICE:  Ehy!! Scusate se ci ho messo tanto a postare ma non ho avuto molto tempo. Mi volevo scusare soprattutto perché il capitolo è scritto male.. è che ho tante idee per la testa e devo fare un po’ di ordine ed il periodo non è dei migliori quindi per ora mi limito a scrivere quello che ho.. perciò fatemi sapere se vi piace ed appena posso posto ancora. Ah come avrete notato sto cercando di fare i capitoli un po’ più lunghi quindi abbiate pazienza XD 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4. ***


(POV ABBIE)
Erano passate due settimane da quando Demi era partita e non si era ancora fatta sentire, non so perché ma ci tenevo davvero a quel tappetto tutto pepe. La mia vita era ritorna triste e monotona, certo Marco stava sempre con me ed ogni tanto facevo finta di sorridere per non farlo preoccupare ma da quando Demi era entrata nella mia vita tutto era cambiato dentro di me. Era sabato sera ed io e Marco avevamo deciso di uscire perciò mi preparai al meglio, chissà magari stasera avrei soccorso Selena Gomez visto che l’ultima volta che mi ero impegnata così tanto per preparami mi ero ritrovata con un pop star svenuta sul letto. Quando fui pronta chiamai Marco che non tardò ad arrivare. Uscii di casa chiudendomi la porta alle spalle. –Ei!-  dissi salendo in macchina
-Ei!- disse lui girando la chiave per accendere il motore. Stranamente non fece partire nessun cd.
-Cosa c’è? La grande Demi Lovato ti ha stancato?- dissi con ironia e malinconia.
-Io.. pensavo.. che non ti andava di ascoltarla..- disse lui con lo sguardo basso.
-Tranquillo io sto bene. E poi a me piace la sua musica. - dissi facendo partire il cd.
Arrivammo in discoteca in 15 minuti. Entrammo ed ordinammo da bere. Ci sedemmo in uno dei divanetti aspettando che i nostri cocktail fossero pronti e quando vidi Marco che guardava dietro di me strano. Quasi arrabbiato.
-Ti prego dimmi che non c’è di nuovo Demi che si ubriaca al bancone - dissi lasciandomi sfuggire un sospiro.
-No peggio.- disse sospirando anche lui. Mi girai e c’era l’ultima persona che avrei voluto vedere. Marco mi prese per mano facendomi alzare ed incominciammo ad andare verso l’uscita, quando senti una mano bussarmi sulla spalla. Mi girai e la vidi là.
-Abbie ciao - disse sorridendomi
-Niki - dissi il più distaccata possibile.
-Vai già via? – chiese non sapendo di che parlare e cercando di fare un minimo di conversazione
-Si c’è una persona che mi aspetta – dissi visto che Marco era già uscito.
-Ah.. ti sei trovata una nuova ragazza – disse delusa. Avrei voluto dire di si. Che mi ero trovata una ragazza, migliore di lei e con cui ero felice ma non era vero.
- No, in realtà parlavo di Marco, mi aspetta in macchina – mi maledii nell’istante stesso in cui aprii bocca...
- Ah – disse lei sollevata – Posso parlarti una attimo?- chiese speranzosa.
- Emh d’accordo – dissi io titubante.
Arrivammo nel bagno del locale e lei incomincio a parlare:
-Senti Abbie io non so come dirtelo.. io.. sono ancora innamorata di te, e lo so che ho sbagliato che ti ho mentito e ti sei sentita tradita, ma vorrei un’altra occasione, probabilmente non la merito ma so che neanche tu mi hai dimenticata. Io ci vorrei riprovare se tu sei d’accordo.- okkayy ora ero davvero confusa e arrabbiata.
- Tu sei ancora innamorata di me? ANCORA? Io mi chiedo se tu lo sia mai stata. Ascolta Niki, mi pare ovvio che io non ti ho dimenticata ma voglio andare avanti con la mia vita adesso. Sono stata abbastanza disponibile nei tuoi confronti venendo  a parlare con te, ma tra noi non ci sarà più nulla e di certo non per colpa mia, dopotutto io non ti ho mai mentito.- dissi arrabbiata.
-Okay posso capire che tu non mi abbia perdonata ma hai ammesso di essere ancora innamorata di me- disse mentre si avvicinava. Ogni volta che lei faceva un passo avanti verso di me io ne facevo uno indietro verso la porta. – vorrà dire qualcosa se non mi hai dimenticata.- disse intanto io ero arrivata con le spalle sulla porta. Cazzo era chiusa. Mi bloccò contro la porta e mi baciò. Non era un bacio delicato come con Demi. Era passionale, veloce, non aveva nulla di casto. Ma come potevo pensare a Demi in un momento come quello? Mi staccai bruscamente da quel bacio e la allontanai da me facendo leva sui suoi fianchi.
- Adesso basta- dissi quasi urlando – quel coglione di mio padre non mi ha insegnato molto ma una cosa giusta si! In un rapporto tra due persone e ci vuole prima di tutto il rispetto.  E tu non mi hai rispettato. Né nascondendomi che avevi una ragazza, né abbandonandomi dopo che ti ero stata accanto, né baciandomi contro la mia volontà nel bagno di un locale. Perciò perdonami se adesso me ne vado ma non sarò la tua seconda scelta Niki. La tua “ragazza” ti ha lasciato e ora speri che io ti riaccolga a braccia aperte? Ti sbagli. Io non sono la ruota di scorta di nessuno. Tantomeno la tua- dissi uscendo dal bagno e sbattendo la porta. Finalmente ce l’avevo fatta ad affrontarla. Dopo questo non volevo più sentire parlare di lei. In quel momento avrei tanto voluto che la mia Devonne fosse lì per abbracciarmi ma lei non si era fatta sentire e io non potevo sprecare la mia vita dietro una persona che non si degnava nemmeno di fare una telefonata. Arrivai a casa e mi gettai sul letto. Raccontai a Marco quello che mi aveva detto Niki, evitando di dire del bacio. Non volevo che il mio migliore amico andasse in galera per omicidio! Mentre contemplavo il magnifico soffitto della mia stanza il mio cellulare vibrò. Whatsapp. Avrei tanto voluto che fosse Demi , ma era Marco perciò decisi di ignorarlo per quella sera ed andare a dormire.  L’indomani era domenica quindi niente lavoro e potevo dormire mooolto.
 
SPAZIO AUTRICE: ciaoooo allora so che questo capitolo è un po’ corto ma è un capitolo di passaggio, tra un po’ entriamo nel vivo della storia perciò.. pazientate. E niente spero vi sia piaciuto. A presto baci! :-* 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5. ***


(DEMI POV)
Da due settimane ormai ero tornata a Los Angeles. Adoravo la mia città ma mi mancava Milano, mi mancava Abbie. E’ vero siamo state insieme pochissimo ma mi era entrata nel cuore.  Mi aveva detto di scriverle se l’avessi pensata, non l’avevo ancora fatto. Non perché non avessi pensato a lei, era l’unica cosa che avevo in testa ultimamente, ma se lo avessi  fatto sarebbe stato come arrendermi, lasciarla vincere.. ed ero troppo orgogliosa per farlo. Era dura trattenermi dall’afferrare il mio Iphone e mandarle un messaggio kilometrico, ma non potevo.
Quella mattina mi svegliai presto ed andai in spiaggia. Non era ancora estate quindi il mare era agitatissimo, ma non mi importava, il suono delle onde che si infrangevano sul bagnasciuga mi rilassava. Mi ritrovai a fissare il cielo, era diverso dal solito. Era di diversi colori, passava dal blu, all’azzurro, al grigio. C’erano dei nuvoloni che non promettevamo nulla di buono, ma se anche avesse iniziato a piovere non me ne sarei andata. Mille pensieri mi invasero la testa, quando perdevo l’ispirazione venivo in spiaggia a cercare di trovare le parole per esprimere quello che provavo. Invece questa volta niente, neanche il mare sembrava aiutarmi. Rimasi in spiaggia per qualche ora a meditare, ma i miei pensieri erano sempre rivolti a lei. Non riuscivo a non pensarla. Potevo mentire agli altri dicendo che stavo bene, ma non potevo mentire a me stessa fingendo che non mi mancasse da morire.
Ritornai a casa dove mi aspettava la mia migliore amica Marissa che si era praticamente trasferita a casa mia da quando avevo rotto con Wilmer. Avevamo sempre sognato di vivere insieme ma fino ad ora non lo avevamo fatto perché Marissa odiava Wilmer e non voleva averlo in giro per casa sua.
Appena entrai mi corse incontro e mi abbracciò. Mi osservò un po’ poi disse ridendo:
-Ma è sabbia quella che hai nei capelli?-
-Si, ero in spiaggia.- dissi con sguardo perso.
Il suo sorriso si spense lasciando spazio ad un viso arrabbiato.
-Demi vuoi dirmi cosa ti succede? Da quando sei tornata sei stranissima.. e sai che non puoi mentirmi!-
-Non ho niente, davvero!- abbassai lo sguardo e superandola per andare in cucina.
-Pensavo ci dicessimo tutto Demi, è quello che fanno le amiche.- disse cercando di andarsene. Le bloccai il polso facendola girare verso di me.
-Dai Mari, non fare così lo sai che ti dico tutto.. Se mi prometti che non lo saprà nessuno te lo dico- lei torno a sorridermi e promise.
Dopo il mio racconto si fermo un attimo per riflettere pensierosa, poi come se avesse trovato la soluzione alla domanda che aveva dentro mi sorrise.
-Cara Demetria.. ti sei proprio innamorata!-
IO INNAMORATA? DI UNA RAGAZZA? La mia migliore amica aveva davvero perso la testa.
-Marissa la mattina meno canne e più caffè! Io innamorata? Te sei uscita di testa..- le urlai.
-Oh si d’accordo se lo dici tu- disse prendendomi in giro in modo evidente.. poi qualcosa le illuminò gli occhi, mi sorrise.
-Me la fai vedere??-
-COSA?!? NO!-
- E daiiiiii..- mi disse facendo gli occhi da cucciolo e il labbruccio.. dannata migliore amica, mi conosceva troppo bene. Non potevo resistere a quegli occhioni!
Andai sul suo profilo instagram e cliccai sulla foto più bella, anche se lei era sempre bella.. Le porsi il telefono. Lo prese in mano e quando guardò sul display del cellulare gli occhi le uscirono quasi dalle orbite.
-OH MAMMA MIA! MA UNA FIGA STRATOSFERICA!- Forse mi ero dimenticata di dire che Marissa è bisex..
-Marissa!- la guardai malissimo.
-No Marissa non sono innamorata- disse cercando di imitare la mia voce e alzando un sopracciglio.
-Cosa? Non sono innamorata, solo non mi pare molto bello etichettare una persona in questo modo, avresti potuto dire che è una ragazza molto carina..-
La mia migliore amica scoppiò in una risata più grande dell’Alaska e disse:
-Demi sei gelosa marcia! Non mentirmi!-
-Perché dovrei essere gelosa?- dissi mentendo spudoratamente.
-Quindi se io dovessi provarci con lei tu non ti arrabbieresti?-  cercai di controllarmi.
-No certo che no.. ma tanto non ne avrai mai l’occasione, vive in Italia.- dissi soddisfatta ma anche triste perché non potevo vederla neanche io..
-Fidati amica, per una così andrei anche in Arabia Saudita!-Un enorme fastidio si fece strada dentro di me.  
Marissa era la mia migliore amica e mi capiva sempre quindi evitò di fare altre battute, perché sapeva che anche se non lo avrei mai ammesso, ero tremendamente gelosa.
Quella sera uscii, molti ragazzi ci provarono con me ma li rifiutai tutti. Quando tornai a casa, nonostante tutto l’alcool che avevo in circolo, la mia mente arrivò a lei, e dopo tanto, troppo, tempo di addormentai con il sorriso.
 
SPAZIO AUTRICE
Ciao a tutti, mi scuso per il ritardo ma ho avuto un po’ da fare. Spero che la storia vi stia annoiando anche perché questi sono solo capitoli di passaggio. Vorrei davvero sapere cosa ne pensate, se la storia vi piace prometto di aggiornare presto anche perché ho un capitolo già pronto. Ciao a tutti. <3

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Capitolo 6
*** Capitolo 6. ***


POV ABBIE
Demi era partita da cinque settimane ed io non avevo ricevuto nulla. Né una chiamata, né un messaggio, nulla di nulla. Speravo davvero che il mio cellulare si fosse rotto e che lei mi avesse pensato almeno una volta, che avesse pensato a quel bacio.
Tutti i giornali e i telegiornali ne parlavano da più di un mese ormai. Tutte le volte che accendevo la tv partiva un servizio su di loro. I titoli? “LOVATO  - VALDERRAMA. LA COPPIA SI SEPARA” oppure “DEMI  E WILMER DOPO 5 ANNI INSIEME LA STAR DI CAMP ROCK SI E’ STANCATA?”.  Per non parlare del fatto che sui giornali apparivano continuamente sue foto. Anche volendo, come avrei potuto dimenticarla?
All’inizio pensavo che quel bacio avesse significato qualcosa se il giorno dopo aveva lasciato il suo ragazzo. Avevo iniziato a sperare che forse sarebbe tornata da me, ma lei non chiamava, non si faceva sentire. Magari avevano dei problemi da prima, magari aveva già in programma di lasciarlo e quello che era successo tra di noi era solo un caso. Per fortuna non ci avrei pensato per il resto del giorno perché alle 9:00 dovevo essere a lavoro e non sapevo a che ora sarei tornata.
Uscii di casa e arrivata in ufficio, salii al quarto piano, dove si trovava il mio studio. Posai la borsa con il computer sulla scrivania ed entrai in sala di incisione per poter lavorare in pace. D’altronde era insonorizzata, nessuno mi avrebbe sentita a meno che non fosse entrato. Presi la mia chitarra preferita (Gibson Les Paul standard color oro) ed iniziai a suonare un giro di accordi.
Continuavo a suonare e per la prima volta dalla mia assunzione in questa azienda scrissi anche il testo della canzone. Dopo più di due ore la canzone era finita così la provai un’ultima volta.
 
 
 
What can you know
about a girl is in love?
What can you say
about a boy who's gone away?
What can you think
of these things if you never  felt it?
What did you mean
When you said you're my everything?
If now you let me here
I don't want to apologies,
please don't tell me it's all right,
when nothing is in place.
Please don't let me alone again,
I just want to you to stay a little next to me.
"Forever" is a word a stupid, little word.
But when you said it between
"me" and "you" I believed was the truth..
 
 
 
Finito di cantare mi accorsi che una piccola lacrima mi stava rigando il viso. Pensavo a lei mentre cantavo, non riuscivo a non farlo. Quando cantavo e suonavo, in quel momento ero fragile, facevo uscire le emozioni, non riuscivo a trattenermi. Mentre mi asciugavo quella lacrima solitaria qualcuno nella stanza applaudì. Mi girai per vedere chi fosse e riconobbi la figura del mio capo, il “direttore della baracca” come lo chiamavo io. Era una persona molto dolce e sensibile  a parer mio.
-Complimenti Abbie, non pensavo sapessi cantare così bene.
-Oh no signore, lei è troppo gentile, io non so cantare. Scrivo e basta.
Arrossii dicendo questo e lui capendo il mio imbarazzo cambiò subito argomento.
-Se sei d’accordo vorrei fare ascoltare questa canzone ad una cantante americana molto famosa e, in caso le piaccia, vendergliela.
-Certo, ma potrei sapere chi è questa star e quando verrà ad ascoltarla?
-Verrà questo pomeriggio.
-E.. chi è?
Lui sorrise, si girò e uscendo disse: -Lo scoprirai presto.
Anche se non poteva vedermi sorrisi anch’io. Ma il mio sorriso era diverso. Era un sorriso triste, perché in fondo avrei voluto che quella canzone uscisse con la mia firma, così che Demi sapesse che era mia, che ogni singola parola era stata scritta per lei.
 
Spazio autrice
SCUSATEE so che avevo detto che avrei aggiornato presto, ma non ho proprio avuto tempo.. la stavo quasi dimenticando sta storia ma oggi mi è tornata in mente e ho deciso di lasciarvi  un capitolo.. spero vi piaccia. Per la canzone, come potete vedere non è di Demi, è una mia creazione anche perché più avanti sarà importante.. non troppo ma comunque, si adatta proprio alla storia. Fatemi sapere cosa ne pensate! A presto :)

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