Amnesia.

di Danger_stay
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Grandma. ***
Capitolo 2: *** Flowers hide the truth. ***



Capitolo 1
*** Grandma. ***


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Grandma.



L'acqua che scendeva leggera fra le acque del piccolo fiume, una piccola cascata che solo Lei conosceva. La luna si rispecchiava in quell'acqua chiara, facendo quasi ipnotizzare Maryanne. Si sentiva in paradiso, un vero e proprio paradiso terrestre. Era tentata dal bagnarsi in quell'acqua che definiva magica, e così si lasciò andare. Pian piano si avvicinò al piccolo corso d'acqua, sentiva che essa le sfiorava la pelle fino ad arrivare al collo. Era immersa nel fiume dei suoi pensieri, quello che nessuno le potrebbe mai togliere. Lei amava quell'acqua, ma l'acqua non amava Lei. Qualcosa sul fondo del fiume le tirava la gamba, fino a farla scendere giu con sè. Non sentiva nulla, solo il rumore dell'acqua che scorreva sopra di lei. Poi, non sentì più nulla.Vuoto.

 

 

«E' da tanto che fai questo tipo di sogni?» La psicologa che Maryanne aveva davanti era molto simpatica, ma Lei non si sentiva al sicuro lì. Perché doveva raccontare le sue cose a una sconosciuta? Le diceva sempre che era sua amica, ma quelle di cui si deve avere paura per prima sono proprio le amiche più fidate.

 

«Non lo so.» Ormai era da tempo che la psicologa riceveva solo quel tipo di risposta. Oltre al racconto del sogno, dalla bocca di Maryanne uscivano soltanto un 'Non lo so' o 'Non ne sono sicura'.

 

«Maryanne, tua madre non ti tratterà mai come una ragazza normale se non imparerai a comportarti da tale» disse la dottoressa dolcemente. Ma alle orecchie di Maryanne tutto quello che lei diceva suonava come una cattiveria. Sembrava quasi la ricattasse, ma nemmeno di quello era più sicura.

 

«E' interessante, perchè prima io ero normale. Io non sono pazza, io sono..» Maryanne si fermò. Non sapeva cosa fosse, ma non era pazza. Lei era soltanto una ragazza della sua età con problemi esistenziali. Solo quello.

 

«Nessuno dice che sei pazza. Crediamo soltanto che tu sia tormentata» disse la dottoressa.

 

«Si ha ragione dottoressa Anderson- disse lei facendo una pausa -sono tormentata da lei e da mia madre. Da tutti»

 

Dopo quella frase, Maryanne uscì dallo studio della sua psicologa. Ogni volta che ci andava si sentiva peggio, si sentiva davvero pazza.

 

L'unica cosa che la faceva sentire normale era il suo sogno. Tutti dicevano che era un incubo, ma lei continuava a chiamarlo sogno. Non era affatto un incubo, era come nella vita reale. Una persona viene attratta da una meraviglia, si lascia andare e dopo essa la tradisce. Era una cosa normale, ma nessuno le credeva. Il dolore esisteva nella realtà, perchè non doveva essere anche nei suoi sogni?

 

Così decise di andare in uno dei parchi della sua città, pieni di fiori e di vita. Armonia e allegria.

Appena ci entrò si sentì rinata, respirava aria pulita e buona. Le piaceva l'odore dei fiori, il rumore del vento che colpiva le foglie verdi degli alberi. Oppure il cinguettìo degli uccellini, e il rumore delle piccole fontanine.

Si mise a sedere su uno dei prati liberi. Poggiò la sua schiena al tronco di un albero, all'ombra. Chiuse gli occhi per un secondo, e accarezzò i capelli rossi. La faceva rilassare, quelle carezze e quei suoni armoniosi la facevano diventare un'altra.

Forse era vero, la natura cambia l'umore delle persone.

 

Maryanne si lasciò andare, sembrava quasi si stesse addormentando lì. Ma un tocco leggero ai suoi capelli la fece allarmare, non si stava accarezzando più i capelli in quel momento. Eppure sentiva che qualcuno li stava toccando. Si sentiva osservata, ma non aveva il coraggio di aprire gli occhi verdi. Da tanti anni che andava in quel parco, nessuno aveva mai osato sfiorarla.

 

«Ti sei addormentata?» Era una voce che non aveva mai sentito prima, era la voce di un ragazzo. Un ragazzo che, ovviamente, non conosceva. Aprì gli occhi lentamente fino ad incontrare due occhi verde smeraldo, più chiari dei suoi. Era un ragazzo dai capelli ricci e scuri, ed era seduto sulle ginocchia proprio davanti a lei.

«Allora sei sveglia.» Lui continuava a parlare con la sua voce melodiosa, mentre Maryanne ne restava incantata ogni secondo di più.

«Puoi cantarmi una canzone?» chiese lei dolcemente. Il ragazzo sorrise e, immediatamente, annuì.

«Ma solo se tu canti con me» disse lui con un sorriso contagioso. Maryanne annuì sicura.

«Come ti chiami?» domandò lei curiosa. Lui sorrise divertito, e si avvicinò a Maryanne. Era sempre più vicino a lei, fino ad arrivare al suo orecchio.

«Harry» sussurrò lentamente. Per Maryanne, quel nome era musica pura. Era sicura che lui cantasse. Una voce così bella e armoniosa non poteva essere sprecata.

«Wonderwall» disse lei sorridente. Harry tornò a guardarla negli occhi, era la ragazza che cercava.

«La canzone, wonderwall» continuò Maryanne.

 

Così, sotto lo sguardo di tutti i presenti in quel piccolo angolo di paradiso, inziarono a cantare una piccola parte di Wonderwall di Oasis.

 

Today is gonna be the day

That they’re gonna throw it back to you

By now you should’ve somehow

Realized what you gotta do

I don’t believe that anybody

Feels the way I do about you now

 

 

Backbeat the word was on the street

That the fire in your heart is out

I’m sure you’ve heard it all before

But you never really had a doubt

I don’t believe that anybody feels

The way I do about you now

 

And all the roads we have to walk along are winding

And all the lights that lead us there are blinding

There are many things that I would

Like to say to you

I don’t know how

 

Because maybe

You’re gonna be the one who saves me?

And after all

You’re my wonderwall

 

 

Maryanne si fermò, quella canzone era il suo vero muro delle meraviglie.

«Mi piace la tua voce» disse lei timidamente. Harry sorrise compiaciuto, e poi si alzò dal prato verde.

 

«Ora devo proprio andare, principessa della natura» disse lui sorridendo tristemente. Maryanne si sentì triste, come se le avessero rubato qualcosa. Forse era semplicemente il fatto che Harry era stato il primo a rivolgerle la parola dopo che era uscita dalla clinica psichiatrica.

 

«Addio principe dalla voce stupenda» disse lei cercando di sorridere. Harry assunse un espressione confusa, e poi si avvicinò per baciarle una guancia.

 

«Questo non è affatto un addio. E' soltanto l'inizio» rispose lui guardandola negli occhi. Lei si incantò a guardare quel verde magico, e non si accorse nemmeno che Harry ormai era andato via. Così, decise di ritornare anche lei a casa sua: sua madre si sarà sicuramente preoccupata.

 

 

 

Così decise di alzarsi dal prato verde, e cominciò ad incamminarsi verso casa sua. Il tragitto non era molto lungo, quel parco era proprio a cento metri dalla sua villa. Tutte le volte che era triste, o anche soltanto arrabbiata, si rifugiava lì, mentre sua madre credeva andasse al centro commerciale.

 

Tutte quelle giornate perse in quel parco, e non aveva mai incontrato quell'angelo. Sì, perché per lei era un angelo.

 

Maryanne non se ne accorse neanche, e in pochi minuti fu davanti casa sua. Prese le chiavi dalla sua borsa, e aprì il cancelletto del giardino. Anch'esso era pieno di fiori, se ne era sempre occupata la nonna di Maryanne. La passione per la natura era una cosa di famiglia, per fortuna.

 

Appena entrata in casa, Maryanne si accorse della presenza di alcune valigie in sala da pranzo.

 

«Mamma, sei qui?» chiese lei con un filo di voce. Una donna sulla settantina le andò incontro, abbracciandola forte.

«Nonna, sei tornata?» domandò lei sorridendo. Finalmente nessuna altra pianta avrebbe sofferto nel suo giardino per causa di sua madre.

«Sì tesoro, sai Chicago è un pò diversa da qui, e mi mancavano le tue piante» ammise sua nonna sorridendo. Le due si abbracciarono un ultima volta, prima che Maryanne accompagnasse sua nonna nella camera degli ospiti.

 

 

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Un fiore. Un crisantemo bianco, credeva Maryanne. Era su una grande roccia, e davanti a Lei c'era soltanto quel fiore. Lei lo osservava come fosse sacro. Indossava un vestito corto, bianco e con la scollatura a cuore che tanto amava. Era fatto di un tessuto morbidissimo, sembrava quasi seta, o meglio, delle soffici piume. Continuava a guardare quel magico fiore, poi sentì poggiarsi una mano sulla spalla. Un tocco leggero e delicato. Distolse lo sguardo dal fiore, e si voltò dietro di Lei. Un ragazzo dai capelli ricci e scuri, totalmente vestito di bianco, con il capo abbassato. Agli occhi di Maryanne pareva un angelo, ma dopo pochi secondi, il ragazzo venne spinto lontano. Sembrava come se fosse stato portato via dal vento, lontano da tutto.

 

 

 

 

Cinguettìo, ancora un altro, e poi un altro. Era mattina, Maryanne si era appena svegliata, e aveva ancora gli occhi chiusi. Stava ripensando al sogno che aveva fatto, stava rimettendo tutti i pezzi al posto giusto. Magari tutti i sogni che faceva dovevano rimanere nascosti. Le persone non sono mica obbligate a sognare? Non si può comandare il cuore, figuriamoci la mente.

 

 

 

******** **************************************** ********

 

 

 

 

 

«Sicura di non aver sognato?» chiese la Dottoressa Anderson tranquillamente.

«Mh.. non direi, forse devo aver avuto un incubo su di Lei e mia madre. Ma non ne sono certa» ammise Maryanne con un sorriso furbo in viso. La Dottoressa la guardò con aria di disapprovazione «Non devi scherzare Mary, se hai qualche problema devi raccontarlo. O a me, o a tua madre».

 

« Non mi chiami in quel modo» disse Maryanne abbassando lo sguardo. La Dottoressa la guardò pensierosa, e poi le fece la fatidica domanda «Tuo padre ti chiamava così, vero?»

 

«Non sono affari suoi, l'ora è finita. A domani Dottoressa Anderson» rispose Maryanne bruscamente.

 

 

Maryanne era ancora molto piccola quando suo padre abbandonò Lei e sua madre, ma non ci pensava molto. Almeno non era morto, pensava Maryanne. Nel frattempo, stava ripercorrendo la strada del giorno precedente. Si fermò davanti l'entrata del suo parco, era indecisa sul da farsi. Voleva entrare, ma un'altra parte di Lei le diceva di andare a casa. Doveva correre, ma l'indecisione era troppo forte. Non sapeva proprio che fare.

 

«Va a casa» sembrava quasi un sussurro, ma nella sua mente rimbombava più che forte. Uno strano echo, ma nessuno aveva parlato intorno a Lei. E per di più era la sua voce, quella roca, quella dolce e melodiosa. Poi Maryanne si sentì mancare, c'era qualcosa che non andava. Riprese fiato, e subito dopo corse verso casa sua.

 

Appena arrivò davanti alla porta di casa, prese a bussare velocemente, finché la madre non aprì.

 

«Dov'è la nonna?» chiese ancora con il respiro irregolare. La madre le rivolse uno sguardo confuso, per poi risponderle tranquillamente «è nel retro, nella tua serra»

 

Maryanne le rispose con un semplice 'grazie', e corse immediatamente verso la sua serra. Aprì lentamente la piccola porta di vetro, e vide sua nonna distesa sul pavimento con un crisantemo bianco nella mano sinistra.

 

«Nonna» disse sottovoce Maryanne, ma la vecchia donna non rispose, strinse soltanto il crisantemo. Maryanne le andò accanto, e la nonna parlò «Tu- tuo padre è qui» disse prima di chiudere, per sempre, i suoi occhi azzurri. Maryanne non cominciò a piangere, al contrario di ciò che pensava. Si sentiva soltanto sconvolta, e spaventata.

Sua madre andò subito nella direzione della serra, e la vide lì, al fianco di sua nonna. 

 

 La madre l'abbracciò, e la strinse forte a sé. Maryanne era distrutta, e Lei non era l'unica a sapere cosa sarebbe successo a sua nonna, ma anche Harry ne era a conoscenza. Ma la domanda che la tormentava era una: Perché?

 

ANGOLO AUTRICE

 

Heilà! Buon pomeriggio a tutte, e stavolta dopo taaaaanto tempo sono tornata con una nuova fanfiction. E' diversa da quelle che ho scritto in precedenza, e spero tanto che vi piaccia. Se sarà così, allora la continuerò, ma ovviamente, se a nessuna interesserà allora non la continuerò. Fatemi sapere cosa ne pensate, e cercherò di aggiornare al più presto.

-Danger.

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Capitolo 2
*** Flowers hide the truth. ***


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Flowers hide the truth


 

Il giorno dopo Maryanne restò a casa, niente psicologa, niente parco, niente ragazzo misterioso di nome Harry. Soltanto lei, e nessun altro. Aveva bisogno di tempo per pensare, a tutto. Non ce la faceva a tenere tutto dentro, ma nemmeno a dirlo a qualcuno. Aveva paura.

 

 

Lei aveva sentito che sua nonna stava male, e Harry anche. Le aveva detto di andare a casa, quindi lui sapeva qualcosa. E poi, come aveva fatto a dirglielo? Lui non era accanto a lei. Maryanne era piena di domande, a cui soltanto lui avrebbe potuto rispondere. Ma non aveva voglia di uscire, ne di vedere qualcuno. Il giorno seguente ci sarebbe stato il funerale di sua nonna, e sicuramente sarebbe stato insopportabile sentir dire da tutti “Tua nonna era una persona stupenda, Dio porta via sempre le persone migliori. Le mie condoglianze” e altre cose del genere. Ne aveva abbastanza ancor prima di cominciare.

 

Ma non le andava di pensare cosa sarebbe accaduto da lì a un giorno, quindi restò nella sua camera, ascoltando musica e disegnando. In quei momenti la pace era con lei, ma sapeva comunque che non era giusto ciò che stava facendo. Eppure, continuò a farlo, finché non arrivò la notte, che la portò dritta fra le braccia di morfeo.

 

 

 

*** *************** ***

 

 

 

 

«Maryanne, sono le nove. E' tardi.» Sua madre era proprio accanto al suo letto, su una vecchia poltrona scomoda. Lei aprì lentamente gli occhi, e le sorrise. Sembrava quasi un sorriso triste, ma come poteva esserlo? Un sorriso è un sorriso, e si sorride quando si è felici, non quando si è tristi. Questo prova quanto gli esseri umani cerchino sempre di nascondere i propri sentimenti. Ma per lei era così, non poteva nascondere nulla.

 

La madre uscì dalla sua stanza, e Maryanne si alzò per prepararsi. E, dopo la solita routine, indossò un abito bianco. Anche se doveva andare a un funerale, non avrebbe mai indossato il nero. Mai.

 

Si guardò un' ultima volta allo specchio, senza nemmeno truccarsi, e scese al piano di sotto, dove già alcune persone erano arrivate per le condoglianze. Sembrava tutto così noioso, sua nonna non avrebbe mai permesso che il suo stesso funerale fosse così. Ma non poteva certo accendere lo stereo e ballare, ovvio che no. Ma ebbe subito un' idea: andò a prendere dei fiori bianchi, li avrebbe portati con lei, e se ce l'avrebbe fatta, li avrebbe messi nella tomba di sua nonna. Lei amava i fiori, e come diceva sempre: La passione per i fiori la porterò con me nella tomba. E lei voleva che fosse così, ad ogni costo.

 

*** *************** ***

 

 

Ormai erano passate tre ore, e il funerale era finito. Maryanne aveva fatto ciò che voleva, e poi si andò a rinchiudere in bagno. A piangere, liberarsi, non ne poteva più. Voleva semplicemente chiudere il viale dei ricordi, i sentimenti, tutto. Non voleva avere più nulla. Vuoto. Questo almeno finché sua madre non andò ad aprire la porta. La consolò, e poi la portò a casa. Forse dormire l'avrebbe fatta sentire meglio, ma no, ci pensavano sempre i suoi sogni, che in qualche modo la consolavano meglio della madre. Voleva tanto non sentire il bisogno di aggrapparsi a qualcuno o qualcosa, ma purtroppo era schiava dei suoi stessi sogni.

 

 

Il mattino seguente si svegliò tranquilla, come se non fosse mai accaduto nulla. O, almeno, aveva provato a far finta di aver spento tutto in lei.

Fece colazione normalmente, e poi andò dritta dalla psicologa, come al solito.

 

 

«Vuoi parlare di tua nonna?» chiese gentilemente la dottoressa Anderson.

«Ultimamente non mi va di parlare di niente con nessuno. Avrei preferito non avere la voce, o non sentire. Così è peggio» ammise Maryanne con le lacrime agli occhi, ma non avrebbe pianto, non voleva.

«So che adesso vorresti soltanto spegnere tutto, e fare qualunque cosa tu voglia, ma non puoi. Sei un umano, e hai dei doveri. E, per qualche strano motivo, soffrire fa parte di quelli» disse la psicologa.  Maryanne, per la prima volta, ascoltò attentamente ciò che le disse la dottoressa.

«Mia madre le ha mai parlato di mio padre?» chiese, di punto in bianco, Maryanne.

«Come mai questa domanda? L'altra volta non volevi parlarne con me» disse la dottoressa, abbastanza preoccupata. Maryanne era sovrappensiero, per quella frase di sua nonna. Che voleva dire che suo padre era tornato? Non aveva senso, lui era andato via. E poi lei che ne sapeva? Aveva bisogno di aiuto, non di altre domande. Voleva risposte.

«Mi scusi, credo di dover andare adesso» disse Maryanne velocemente. E, con la stessa velocità, uscì dall' ufficio della sua psicologa.

 

Andò subito nel parco, allo stesso albero dell'ultima volta. Voleva, e doveva, incontrarlo. Doveva spiegarle molte cose, troppe, e non c'era tempo.

 

«Maryanne.» Ed eccola lì. Quella voce, quella tanto attesa.

«Come sai il mio nome? Io non te l'ho detto» disse Maryanne malinconica. Harry si sedette al suo fianco, sul prato.

«So molte cose su di te, forse più di quante ne conosca tu stessa» ammise lui sorridendo. Anche lui sembrava triste, ma Maryanne non gli volle domandare nulla.

«Come hai fatto a parlarmi senza farti vedere? Ti prego dobbiamo parlare senza interruzioni, ho bisogno di risposte, e di tranquillità» disse lei abbassando lo sguardo. Harry le sorrise «Sei qui per questo, avere risposte e tranquillità, principessa della natura».

«Allora? Come hai fatto?» domandò ancora Maryanne. Prese uno dei tanti fiori dal prato del parco, lo tenne fra le mani, e cominciò a farlo girare.

«Per adesso non posso dirtelo. E so che questa non è una risposta, ma è quello che posso dirti. Io sono diverso, tu sei diversa.» Harry si distese sul prato, rivolgendo il suo dolce sguardo al cielo.

«Questo che vuol dire? Stai cercando un modo carino per dirmi di essere matta?» Fece girare ancora il fiore, era così colorato. Un rosso acceso, il colore preferito di Maryanne.

«No, anzi, credo che tua madre abbia sbagliato. Non dovevi essere rinchiusa in quella clinica. Ti ha fatto solo male, e non ti ha aiutato.» Guardò per un secondo Maryanne, poi tornò al cielo azzurro.

«Altra cosa che non ti avevo detto. Posso capire chi sei?» chiese Lei curiosa. Se non era pazza, lo sarebbe diventata a breve.

«Sono un angelo» ammise tranquillamente. Maryanne lo guardò confusa. Non credeva ad Harry. Forse lui era più matto di lei.

«Gli angeli non ammetterebbero mai di essere angeli» rispose lei sospirando. Harry la guardò negli occhi.

«Bene, adesso ti spiego una cosa Principessa della natura. Io sono un angelo, come tua nonna. Come te. Pensi davvero che ti parlasse di fiori tutte le volte che la vedevi? Beh, sì anche. Ma lei ti spiegava cos'eri. Voleva prepararti, così ti parlava della vera te, e poi ti offuscava la mente con la storia dei fiori. Ti faceva dimenticare di te, mentre i fiori occupavano la tua mente. Ma, come adesso, parlandone ti vengono alla mente dei ricordi. Se chiudi gli occhi ti è più facile, bisogna concentrarsi. Se non credi a me, credi a lei.» Si distese di nuovo, lasciandola in confusione. Maryanne chiuse gli occhi, come detto da lui, e pensò a sua nonna. Si concentrò, ma nulla. Continuò a pensarci, se era vero doveva riuscirci. La fece diventare il suo pensiero fisso. In un attimo la sua mente venne avvolta da migliaia di immagini, momenti e ricordi. Impossibile. Di scatto aprì gli occhi, e si distese al fianco di Harry.

«Perché sei qui?» chiese nervosa.

«Beh, tua nonna era un angelo. E tu stavi per sviluppare i tuoi, diciamo, poteri. Lei sentì che le stava per accadere qualcosa, così un giorno mi chiamò, chiedendomi di diventarti amico. Voleva che io ti insegnassi a controllarti, a vivere. Non devi farti sovrastare da tua madre. Per questo quel giorno tornò qui a casa da te» disse malinconico. Maryanne si sentì subito abbattuta, eppure qualcosa in quelle parole la faceva vivere.

«Ha detto che mio padre è tornato.» Prese il fiore e lo mise sul prato, non aveva più voglia di giocare.

« Senti, qualunque cosa ti dicano, non fidarti di tuo padre. Mai. Non posso ancora parlartene, hai assunto troppe informazioni in una sola volta, ma non fidarti di lui. Vuole solo vederti morta, credimi.» Harry si alzò dal prato, e poi si riavviò i capelli ricci.

«Ma è mio padre. Senti, già non posso crederti del tutto su questa cosa degli angeli, ma sul fatto che mio padre abbia ucciso mia nonna no. Questo no» disse lei arrabbiata.

«Io non ti ho detto che lui l'ha uccisa. Lo hai pensato tu» disse Harry lentamente. Maryanne era confusa, che voleva dire?

«Il tuo istinto da angelo non ha perso tempo per attivarsi eh? Ora devo andare, se vuoi parlarmi basta venire qui. Ti aiuterò, l'ho promesso a tua nonna» disse Harry dolcemente, mentre la guardava dritto negli occhi. Maryanne stava per ipnotizzarsi da sola, ma poi, davanti a lei, non vide più nessuno.  Il ragazzo dalla voce stupenda era un angelo?

 

ANGOLO AUTRICE

 

Salve a tutte/i, ho deciso di pubblicare anche il secondo capitolo della storia. E già da questo capitolo si capisce su cosa si basa la storia, ovviamente. Spero vi sia piaciuto, e mi scuso per eventuali errori.

-Danger.

 

 

 

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